VII. Socializzazione e identità

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VII. Socializzazione e identità FIORENZO PARZIALE, SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI, SAPIENZA- UNIVERSITA’ DI ROMA, A.A. 2018-2019

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VII. Socializzazione e identità

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La trasmissione intergenerazionale

• La sociologia si pone il problema di come una data cultura sorga, operi e si trasformi = la cultura è parte della società, dunque è un prodotto storico-sociale

• Analisi macro: socializzazione come processo attraverso il quale le giovani generazioni apprendono implicitamente ed esplicitamente come vivere, e in questo modo la società si riproduce

• Dialettica individuo-società = dipendenza, reciproca costituzione e conflitto

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• Pro-memoria: a differenza del mondo animale, dove azioni e comportamenti sono trasmessi per lo più per via genetica attraverso un cospicuo bagaglio istintuale, per acquisire conoscenze che andranno poi a sostanziare azioni e comportamenti il mondo umano ha bisogno di un lungo periodo di apprendimento, visto lo scarso bagaglio istintuale

• Analisi micro: socializzazione come processo mediante il quale l’individuo, pur avendo una certa predisposizione alla socialità e all’uso del linguaggio, diventa membro di un gruppo prima e di una più ampia comunità poi, cioè diventa pienamente sociale

• Per indagare la socializzazione è necessario comprendere l’intricata relazione trapensiero e linguaggio

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Trasmissione e conservazione

La società tende a riprodursi, sopravvivendo ai singoli individui: ricambio generazionale attraverso trasmissione di norme, valori, credenze, simboli

Ma questa trasmissione non è lineare; piuttosto, è interattiva, si fonda cioè su interpretazione, rielaborazione, dunque traduzione (e tradimento)

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La “individualizzazione”

• L’individuo sviluppa la propria individualità col tempo, distinguendosi dal gruppo/gruppi nel quale si ritrova ad interagire (a partire dal gruppo familiare)• Storicamente pare che differenziazione sociale

produca de-istituzionalizzazione con crescente autonomia del soggetto (modernità)

• L’IO E’ UN COSTRUTTO SOCIALE, FRUTTO DELLE RELAZIONI NELLE QUALI E’ INSERITO

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Due prospettive differenti

Socializzazione come interazione, pratica di apprendimento sociale (costruzione identitaria frutto di socializzazione, ma sempre negoziabile sulla base delle interazioni)

Socializzazione come condizionamento sociale: processo top-down (valori, interiorizzazione e meccanismi di controllo sociale incidono su azione)

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Prospettiva del condizionamento (es. Durkheim)

• Strutture sociale incorporate, assimilate, che programmano inconsciamente modi di pensare e agire

• Determinismo, ma resta valido il problema inerente ai processi cognitivi: un certo tipo di linguaggio si poggia su un insieme di concetti che pre-definiscono il campo entro il quale noi pensiamo

“NOI SIAMO PARLATI” DAL LINGUAGGIO

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Condizionamento: la teoria della socializzazione secondo Parsons (Parsons, Bales, 1955)

• Parsons riprende Durkheim, ma lo integra con Freud

• 4 tappe in ordine cronologico, quella successiva è superiore a quella precedente; ogni tappa si cara<erizza per un meccanismo e una crisi: 1. dipendenza madre-figlio/permissività/ crisi orale, 2. a5accamento amoroso/sostegno/crisi anale; 3 crisi edipica/ latenza (apprendimento qua<ro ruoli: madre, padre, genitori, figli)/rifiuto di reciprocità; 4. maturità/manipolazione delle sanzioni/crisi dell’adolescenza

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Prospettiva interazionista e dell’apprendimento socialeGeorg Herbert Mead, Mente, Sé e Società (1934):

• l'IO: disposizione spontanea all'azione (l'IO è la mia risposta agli altri e alla società in generale)

• il ME: complesso di atteggiamenti organizzati di altri che l'individuo assume, cioè quelle idee su se stesso che l'individuo impara dagli altri (è una rappresentazione del mondo in cui mi vedono gli altri)

• Il sé come insieme di io e me, l’identità sorge dal rapporto di interazione dell’individuo con l’ambiente

• Il gioco come attività di formazione del sé attraverso il riconoscimento dello «altro generalizzato»

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L’altro generalizzato

• Il bambino ritrovandosi ad agire in cerchie sociali sempre più ampie giunge a sviluppare l’astrazione. In altri termini il bambino generalizza i ruoli e gli atteggiamenti di genitori e familiari

• I valori, le norme e le conoscenze che il bambino ha ricevuto dai genitori vengono rafforzate e sostenute dagli altri e assumono quindi una generalità sempre più ampia fino a riguardare l’intera società: es. «non devo versare la minestra a terra sennò vengo punito da mamma» «non si deve versare la minestra a terra: è ovvio che vada mangiata»

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Socializzazione e sviluppo morale (Kohlberg, 1971)

• Pensiero pre-convenzionale: singole attese di comportamento e logica della punizione/ricompensa

• Pensiero convenzionale: attese di conformità generalizzate = ruoli sociali

• Pensiero post-convenzionale: autonomia soggettiva rispetto ai sistemi (norme trasmesse vs principi etici astratti: Habermas, 1976)

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Peter Berger e Thomas Luckmann: la costruzione sociale della realtà. Un approccio sociologico collegato alla «svolta linguistica»

• The social construction of reality (1966) indica una delle strade intraprese dalla sociologia con la svolta linguistica definitivamente affermatesi negli anni Sessanta-Settanta del Novecento

• Socializzazione come apprendimento sociale lungo tutto la vita e fondato sul linguaggio: prodotto e produttore della società

• Costruzione della realtà attraverso 3 momenti (in realtà sovrapposti, ma analiticamente distinguibili): esteriorizzazione-oggettivazione-interiorizzazione

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1. Esteriorizzazione• L’uomo in quanto animale culturale si rapporta al mondo in forma

culturalmente mediata, attribuendo significati, anche in assenza di referenti reali: es. al nostro risveglio troviamo un coltello conficcato nella parte poco sopra il nostro letto. Spaventati, iniziamo ad interrogarci sulle intenzioni dell’autore di questa scellerata scelta• Socialità e comunicazione come capacità potenziali che si

estrinsecano nell’azione concreta attraverso l’attribuzione di significati alla nostra e soprattutto all’altrui azione• Esteriorizzazione come produzione di significati che accompagnano

la prassi (trasformazione della natura)

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La istituzionalizzazione

• Abitudinarietà e consuetudinarietà portano alcuni tipi di relazioni, e con esse status e ruoli, a consolidarsi = istituzionalizzazione come processo di sedimentazione di modelli di comportamento

• Istituzioni intese come insieme di status e ruoli, e dunque modelli di comportamento, condivisi

NB. Status = posizione sociale (es. zio; poliziotto; docente); Ruolo = insieme di aspettative collegate a un dato status

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2. Oggettivazione e 3. interiorizzazione

L’uomo, in quanto animale culturale, apprende dall’esperienza. Tuttavia, punta a non sprecare troppa energia mentale in un problema, in modo da potersi dedicare anche ad altro.

Ripetizione e routine fanno sedimentare modelli di comportamento, che così diventano istituzioni. Il senso comune sorge da questo processo di abitualizzazione (concetto ripreso da Husserl)

Le istituzioni, a partire dal linguaggio, si oggettivano (oggettivazione), vengono cioè percepite come oggettive dai loro creatori e da tutti coloro che le usano. Affinché questo avvenga, è necessario apprendere le istituzioni: interiorizzazione

NB. Berger e Luckmann sviluppano il pensiero di Schütz, loro maestro (e allievo di Husserl), unendo Weber a Durkheim, Mead e Marx

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Socializzazione primaria, Socializzazione secondariae ri-socializzazione• La società sorge quando si aggiunge «un terzo» all’interazione duale e

sopra7u7o, quando si forma una nuova generazione: la socializzazione

• Berger e Luckmann dis?nguono tra socializzazione primaria (trasmissione di competenze di base: comunicazione, linguaggio, affe7o) e socializzazione secondaria (acquisizione di competenze per lo svolgimento di specifici ruoli)

• Socializzazione cambia a seconda del ?po di società: psiche e concezione del sé differente a seconda del contesto storico-sociale (es. contadino società tradizionale vs uomo moderno)

• La ri-socializzazione e la ri-stru7urazione = la conversione dell’iden?tà e la messa in discussione della socializzazione primaria

• Emozione e cognizione nei processi di costruzione dell’iden?tà

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La ri-strutturazione dell’identità

TALVOLTA LA MESSA IN DISCUSSIONE E’ TOTALE (ES. CONVERSIONE RELIGIOSA): SI ASSISTE ALL’ATTIVAZIONE DI NUOVI E FORTI LEGAMI EMOTIVI, TIPICI DELL’INFANZIA, E L’IDENTITA’ SI RISTRUTTURA (SI GUARDA E SI RICONSIDERA LA PROPRIA BIOGRAFIA PASSATA CON UNO SGUARDO DEL TUTTO NUOVO).

PIU’ SPESSO, INVECE, RI-SOCIALIZZAZIONE (SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA CHE SI SOVRAPPONE A QUELLA PRIMARIA DELL’INFANZIA)

Esempio: ne il film “Balla coi lupi” il protagonista acquisisce il punto di vista dell’altro fino a divenire membro della comunità che osteggiava: da inglese ad indiano

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Le strutture di plausibilità

• L’essere umano è recalcitrante, dubbioso, rispetto alla realtà, data la natura simbolicamente costruita (Mead): le mediazioni simboliche sono frutto di negoziazioni. Se qualcosa non va, il dubbio riemerge, il senso comune vacilla. Tuttavia, le cerchie sociali e più in generale il contesto nel quale agiamo ci offre conferme della nostra quotidianità: il mondo che viviamo è esattamente quello in cui abbiamo finora vissuto (Giulia è una studentessa universitaria in scienze della comunicazione, vive a Roma, ama il nuoto, è fidanzata con Alberto, appassionato di dispositivi tecnologici..)

• Le reti sociali nelle quali siamo inseriti ci ricordano quotidianamente chi siamo, dandoci conferme: es. se continuo a frequentare il circolo ARCI sarà più probabile per me mantenere la visione del mondo che condivido con i compagni del circolo

• Gli altri significativi e la possibilità di modificarli per ridefinire la realtà (Berger e Luckmann 1966/2010, p. 191) e il ruolo della conversazione

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The social construction of reality

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Legittimazione e cambiamento

• In molti casi l’istituzionalizzazione non basta, c’è bisogno di giustificare date forme culturali• Legittimazione come processo di giustificazione e spiegazione di

istituzioni: rendere plausibili le forme culturali istituzionalizzate, renderle intellegibili, ad esempio, alle nuove generazioni per le quali la mera consuetudine non è così autoevidente• Dimensione cognitiva e valutativa della legittimazione: una data

istituzione (es. famiglia) è giustificata non più solo in chiave razionale, o tradizionale (consuetudine), ma sulla base di una credenza sulla sua giustezza

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Gli universi simbolici

• Significati profondi, ultimi, che integrano tutti gli altri (Berger, Luckmann, 1966): es. universalismo nelle società moderne

• Tali significati sono organizzati in sistemi teorici, fondati sull’argomentazione (ma per questo più fragili dell’istituzionalizzazione in sé, perché possono essere contraddetti: es. eresie rispetto ad ortodossia in campo religioso, politico, etc.; chock culturali quando si viene a contatto con cultura totalmente altra dalla nostra)

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Socializzazione e persistenza della culturaAspetti fondamentali della cultura della società persistono grazie alla socializzazione: senso di vergogna quando non seguiamo norme e valori profondamente interiorizzati

Controllo interno più efficace di controllo sociale esterno per norme (es. autodisciplinamento del «lavoratore cognitivo» che, acquisito il valore della creatività,

accetta condizioni dell’impresa, purché riesca a svolgere un lavoro creativo)

Tuttavia, Zucker (2000) nota che l’istituzionalizzazione conserva la cultura indipendentemente dall’interiorizzazione; il patrimonio sociale una volta

istituzionalizzato fa parte della realtà oggettiva e può essere trasmesso anche con mera comunicazione indicando cosa «si deve fare» (es. il senso comune potrebbe essere

trasmesso attraverso questa modalità: Sciolla, 2012)

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Meccanismi di giustificazione/conservazione

Terapia (cura del deviante), Annichilazione (incorporazione nella definizione della realtà maggioritaria/negazione dell’alterità),

Razionalizzazioni (ipotesi ad hoc vs riscontri empirici che smentiscono cultura dominante)

Elaborazioni secondarie: es. l’oracolo ha sbagliato perché è stata raccolta una cattiva qualità di veleno; è stato violato un tabù; il veleno è vecchio; uso reiterato del veleno ha fatto perdere efficacia alla pozione, etc. etc. (Evans-Pitchard, 1937/1976)

Leo Festinger et al. (1956) e il fallimento della profezia della distruzione del mondo: rafforzamento del gruppo, dopo il fallimento, e spostamento della data in avanti. Ciò vale anche oggi con le fake news e la reazione dei loro produttori contro la manipolazione dei media/congiura di qualche potente lobby (es. Orban o Salvini che attaccano il finanziere Soros)

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Chiusura della comunicazione: la centralità delle reti (e delle pratiche) sociali

• Le re% sociali rafforzano con la pra%ca una credenza (es. religione, poli%ca, ma anche sfere più private legate a subculture professionali, giovanili, etc.): formazione dell’iden%tà

• Se una credenza di fondo è smen%ta, il gruppo può anche reagire rafforzando quella credenza, chiudendo la comunicazione con l’esterno e rafforzandoancor più la propria iden%tà, cioè rendendola «sta%ca»: è quello che

sta avvenendo oggi con il par%colare uso sociale della rete e la produzione di fake news; chi crede a queste no%zie non è portatopiù a meJerle in discussione: i gruppi on line come re% chiuseche alimentano false credenze, generando climi d’opinione (la«naturalizzazione» del razzismo di ques% anni)

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La riformulazione del problema inerente al rapporto tra socializzazione e identità

VALORI

INTERIORIZZAZIONE COMPORTAMENTI

VALORI

COMPORTAMENTI

Nel primo caso (Durkheim, e

sopra?u?o Parsons) abbiamo un

rapporto dire?o tra valori e

comportamento (grazie a

interiorizzazione e meccanismi di

controllo); nel secondo il rapporto è

indire?o perché ad agire sul

comportamento sono solo i valori

che rimandano a credenze

influenzanL la nostra idenLtà

(assunL cogniLvi limitano

alternaLve di azione; se ogni

membro di un gruppo crede che gli

altri abbiano modificato credenze

che incidono sull’idenLtà del

gruppo stesso, allora si modificano

le norme da loro condivise, anche in

assenza di interazione)

IDENTITA’ SOCIALE

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Identità: Chi sono? Chi siamo?

• Identità = vissuto come flusso continuo = orientamento a dare continuità alla nostra biografia (nonostante cambiamenti fisici e sociali noi percepiamo di essere sempre noi; capiamo che quel corpo e quella mente ci costituiscono..)• Continua oscillazione tra identificazione in determinati gruppi/attori sociali e

individuazione «presa di distanza» da questi: più precisamente, attraverso l’identificazione le istituzioni classificano le persone (danno i nomi: es. classificazione delle professioni); attraverso l’individuazione il soggetto interiorizza in maniera attiva e selettiva le diverse identificazioni e riconoscimenti in modo da avere una integrazione simbolica• In entrambi i processi centrale è il linguaggioFIORENZO PARZIALE, SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI, SAPIENZA-UNIVERSITA’ DI ROMA, A.A. 2018-2019

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Identità e linguaggio

• Istituzioni usano l’istituzione primaria che è il linguaggio, esso è un prodotto comune che orienta il nostro pensiero• Allo stesso tempo, noi facciamo uso della narrazione (ed autonarrazione) per

raccontare chi siamo (innanzitutto a noi stessi: autoriflessività): dialogo interiore che unisce/integra i frammenti di vita/esperienza, in vista di un progetto futuro• Come ci ricorda Mead (1934), la nostra individualità emerge proprio perché siamo

inseriti sin dalla nascita in gruppi sociali, e non perché siamo atomi che successivamente si aggregano • Pensiamo all’uso della lingua come all’esecuzione di un brano musicale: ogni

interpretazione è originale perché unica, mai identica a quella precedente o futura, eppure c’è uno spartito da seguire, aspetto che presuppone un coordinamento sociale

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I molteplici aspe- dell’iden1tà

• Sul piano personale possiamo parlare di funzione allocativa: l’identità che costruiamo serve a darci una collocazione in un sistema di

relazioni, segnando i confini tra «noi» e «gli altri»• A livello personale l’identità esercita anche una funzione integrativa: diamo

unità alla nostra biografia• Va detto che anche i gruppi sociali spesso si dotano di un’esplicita identità

collettiva («gli italiani», «la classe operaia», «il popolo», «gli hipster», «i liceali del Socrate», etc.): in questo caso la funzione allocativa è svolta da confini spaziali-territoriali o simbolici; la funzione integrativa è invece esercitata dai dirigenti-funzionari del gruppo (il gruppo si organizza e si dà una struttura)• Riti e cerimonie servono ai gruppi sociali per veicolare e rafforzare le

narrazioniFIORENZO PARZIALE, SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI, SAPIENZA-UNIVERSITA’ DI ROMA, A.A. 2018-2019

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L’invenzione della tradizione e la negazione dell’alterità

• L’identità personale è frutto della socializzazione, mentre l’identità collettiva è costruita mediante un processo storico caratterizzato dall’invenzione di simboli, miti, e corrispettive narrazioni: il mito della fondazione• Un esempio tipico di invenzione della tradizione è costituito dallo Stato-Nazione

occidentale: a cavallo tra Ottocento e Novecento furono inventate bandiere, inni, e altri simboli per integrare le popolazioni locali sotto un unico attore politico, guidato dalla borghesia e funzionale alla costruzione di un mercato nazionale (Francia, Italia, Germania si mossero in questa direzione)• Più in generale possiamo dire che l’esaltazione di un’identità collettiva è sempre

basata sulla volontà di “fermare la storia”, di fotografarla in un dato momento, inventando un punto di inizio (la fondazione), e negando le identità altre, ossia tutto ciò che è diverso da quell’artefatto identitario che si intende affermare

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Oggettivazione, stigma e riconoscimento nelle dinamiche identitarie• Identità personale e identità sociale, cioè riconosciuta dalla società, possono non

combaciare; lo stesso può avvenire per l’identità collettiva: un gruppo può non essere riconosciuto come tale dalla più ampia società• Un gruppo socialmente dominante e più in generale le istituzioni nel classificarci

possono etichettarci: l’etichettamento può produrre uno stigma (marchio negative). Quando il gruppo stigmatizzato accetta/interiorizza tale stigma si presta alla subalternità (v. gli studi post-coloniali da Said, 1978, in poi): si pensa con le categorie mentali di chi ci domina• Oppure può sorgere un’azione politica per il riconoscimento: es. lotta contro

l’apartheid negli Usa e in Sudafrica, movimento femminista e movimento gay negli anni Settanta, movimento operaio nell’Ottocento, movimento dei lavoratori precari oggi, movimenti di indipendenza, nazionalisti e religiosi, etc. etc.

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Flussi migratori e questione multiculturale

• Flussi migratori dal Sud Est del mondo al Nord Ovest, senza dimenticare i flussi interni a quest’ultimo in particolare nel recente passato (es. Tra Sud e Nord Italia; tra Italia e Nord Europa e prima ancora gli USA): lo straniero come marginale sociale (v. Scuola di Chicago)• L’identità etnica come prima identità rafforzata da questa marginalità: es.

News alla tv che segnalano che un nigeriano di 35 anni, malavitoso, ha ucciso..• Il mito primordialista (storia e lingua radicate in un territorio) e lo scontro

identitario che sfocia anche in razzismo• Questo scontro deriva anche (v. dopo) dal passaggio dall’idea di

assimilazionismo (v. studi della Scuola di Chicago) e melting pot a quello del riconoscimento della diversità culturale

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Il multiculturalismo

• Tra universalismo e riconoscimento della diversità, come salvare la democrazia• Multiculturalismo vuol dire anche pluralismo culturale (nel campo religioso,

sessuale, culinario e degli altri consumi culturali, etc.) vs omologazione e assimilazione a un unico modo di vivere religiosità, sessualità o a un unico stile di vita nei consumi culturali di ogni sorta• Questioni aperte: il caso del velo in Francia e l’identità culturale (Sciolla, 2012,

p. 140): discutiamone

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La natura della cultura dopo la svolta linguistica

• La cultura è prassi, processo, non è solo ogge2vazione o un sistema (sistema religioso, giuridico, etc.): è come l’acqua (flusso) che può solidificarsi in ghiaccio, per poi sciogliersi ed evaporare o tornare di nuovo a scorrere

• La cultura si sedimenta in sistema grazie all’azione di più aBori sociali

• La cultura si sedimenta per straCficazione..straC su straC

• L’idenCtà è una conCnua oscillazione tra idenCficazione in un gruppo e individualizzazione (disCnzione) dallo stesso (Sciolla, 1983)

• L’altro è sempre un costruBo sociale, un arCficio, e allo stesso tempo nell’altro riconosco parte dei significaC che compongono la mia idenCtà (Ricoeur, 1986)

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ES. LA “NOSTRA CULTURA”

Il tuo Cristo è ebreoe la tua democrazia è greca.La tua scrittura è latina e i tuoi numeri sono arabi.La tua auto è giapponese e il tuo caffè è brasiliano.Il tuo orologio è svizzero e il tuo walkman è coreano. La tua pizza è italiana e la tua camicia hawaiana. Le tue vacanze sono turche, tunisine o marocchine.Cittadino del mondo,non rimproverare al tuo vicinodi essere straniero.

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Ibridazione e processo: i processi culturali, oltre il meticciato e

la creolizzazione

• Ogni cultura è storia sedimentata, è incrocio di culture precedenti: è sempre stato così (le culture pure sono un mito);

• Natura storica delle identità: es. ebrei arabi nel Maghreb tradizionale ed ebrei arabi oggi, da una identità accettabile (e sincretica) a quasi un ossimoro

• Con la globalizzazione economica si assiste alla contemporanea presenza di parziale omologazione e parziale frammentazione: intreccio tra locale e globale (es. McDonald in India, nuove paninoteche a Napoli)

• Disancoramento delle relazioni sociali e delle forme culturali (Giddens, 1990) e costruzione delle comunità virtuali con la rivoluzione digitale (Castells, 2014)

• Hannerz (1996) e il ruolo della comunicazione interpersonale anche quando ci appropriamo della comunicazione mediale (Thompson, 1995)

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Dalla teoria sociologica a un problema dell’attualità:

le chiusure identitaria all’epoca della globalizzazione

Omogeneità, differenza e poli3cizzazione delle iden3tà: iden3tà come «affare di Stato»: dallo Stato-Nazione ai confli< etnici

Lo Stato-nazione impotente economicamente punta tu?o sulla costruzione di iden3tà contrapposte ai flussi migratori (Appadurai, 2017) che da sempre connotano la storia umana (si pensi al periodo dell’impero romano, o a quanto raccontato nella bibbia a proposito dell’Esodo..)

Iden3tà diasporiche ed ethnoscapes (Appadurai, 1990): globalizzazione mol3plica le iden3tà (Appadurai, 1996) o comporta chiusure iden3tarie orientate dal mito delle «culture pure di un tempo» (Amselle, 2001)? Compresenza dei due fenomeni: discu3amone

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Cultura e Identità non vanno confuse: la distinzione proposta

da Cuche (2004)

• Cultura dipende in gran parte da processi inconsci, mentre strategie identitarie sono consapevoli e finalizzate alla costruzione/invenzione di nuove culture (es. Islam nel Novecento vs Islam precedente)

• Identità non sono oggetti dai confini nitidi: identificazione e soprattutto differenziazione dagli altri spinge alla costruzione di identità: es. Etnicità è organizzazione sociale della differenza culturale (Barth, 1994)

• Identità come fenomeno relazionale, nè oggettivo nè soggettivo: identità collegata al sistema di stratificazione sociale (v. slides su subcultura a chiusura del corso)

• Identità stratificata (palermitano, meridionale, italiano, europeo, cittadino del mondo..padre, operaio, proprietario di casa, etc.) e identità multiple oggi più di ieri = la differenziazione simbolica (Sciolla, 1983, 2010)

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