vie di dialogo/3graziano spinosi

VIE DI DIALOGO

COmunE DI RImInI

FAR | FAbbRICA ARtE RImInI

IstItutO pER I bEnI ARtIstICI, CuLtuRALI E nAtuRALI

DELLA REGIOnE EmILIA-ROmAGnA

In copertina:ForestaTondino di ferro · Altezza 5 metri · 2000Foto di Maurizio Nicosia

© 2012 La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio SrlVia Dell’Artigianato, 23 - 47826 Verucchio (RN)Tel. 0541 678632 - Fax 0541 678003 - info@lapievepoligrafica.it

Finito di stampare nell’anno 2012 pressoLa Pieve Poligrafica Editore

ISBN 978-88-906-1665-5

RingraziamentiUgo Amati, Paola Babini, Guido De Carli, Woldek Goldkorn, Paul Harvey, Daniela Mugelli, Maurizio Nicosia, Igor Pellicciari, Gigi Riva, Massimo Rocchi, Manuela Savioli, Serafini Paolo & C., Guido Staffa, Ketty Tagliatti, Gilberto Vittori. Un particolare ringraziamento a Sara Vasini che da un anno mi assiste, nel lavoro in studio, con notevole abilità e tanta pazienza.

VIE DI DIALoGo/3

GRAzIANo SPINoSI

A cura di Claudia Collina e Massimo Pulini

PROGETTO VIE DI DIALOGO

Comitato scientifico:Davide Benati, Laura Carlini, Claudia Collina, Marco Pierini, Massimo Pulini, Claudio Spadoni

Organizzazione: Piero Delucca

Vie di dialogo/3Graziano Spinosi - Ketty TagliattiRimini-FARPalazzo del Podestà e dell’Arengo23 giugno – 2 settembre 2012

Mostra ideata e promossa daComune di Riminiin collaborazione con Istituto Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna

MOSTRAa cura di Claudia Collina e Massimo Pulini

Allestimento Stefano Caminiti e Maurizio Succi

Promozione e comunicazioneEmilio SalvatoriUfficio Stampa Comune di Riminihttp://arengo.comune.rimini.itValeria Cicala e Carlo TovoliUfficio Stampa IBCwww.ibc.regione.emilia-romagna.it

CATALOGOa cura di Claudia Collina e Massimo Pulini

FotografieAndrea Scardova, IBC (2012)Franco PagettiMaurizio NicosiaMauro Domenichini

StampaLa Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio Srl

Indice

6 Graziano Spinosi. Nidiare MASSIMo PULINI

13 Graziano Spinosi. opere

38 Graziano Spinosi. Biografia artistica

42-43 Una pagina baciata. Spinosi - Tagliatti

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Graziano Spinosi. Nidiare

Massimo Pulini

Fu il grande classificatore Linneo, nel suo “Systema naturae” del 1735, a introdurre il termine ‘pupa’ per definire quello stadio intermedio tra la condizione larvale e la forma compiuta degli insetti metamorfici. Nella lingua latina il vocabolo pūpu(m) nomina la bambola e il bambino in fasce. Da sempre i salti di campo delle parole vengono spinti dalle analogie e si può dire che tutte le lingue non siano altro che meravigliosi labirinti di metafore. In questo caso non si limita a un sol punto la connessione tra i differenti utilizzi: la forma ovoidale, allungata ai poli, accomuna bambole, neonati e crisalidi, così come il disporsi delle bende, che in quasi tutte le culture venivano usate per bloccare gli arti del bambino, hanno una straordinaria somiglianza con i rigonfiamenti di certi bozzoli, che alternano bombature diagonali a parallele. Ma la metafora più pertinente è contenuta nella condizione di sviluppo, di stadio intermedio della forma.È indubbiamente per tale richiamo semantico che anche i morti venivano, e talvolta vengono ancora, fasciati in bende, nella speranza di una rinascita, di una metamorfosi del corpo.

Così come la storia delle parole, anche quella delle immagini, delle arti visive, continua a generarsi e a proliferare per via di analogie e metafore. Le forme primarie della natura sono un alfabeto inesauribile di significati e allusioni, di sintesi e ramificazioni artistiche. Da molti anni, con una insistenza variopinta, con un’ossessione innamorata, Graziano Spinosi lavora e ricerca, progetta e costruisce intorno alla forma archetipica del nido. Ma si potrebbe dire intorno al grembo materno, alla crisalide, al guscio, alla barca, alla gemma, alle mani giunte, al vaso, al carapace, al gomitolo, al sacco, al seme, al cranio, al nodo, al pianeta.Sono tutte forme che, prima di giungere all’arte, contengono cose tra loro diverse: un nascituro, un navigante, un cervello, una preghiera o un fuoco, ma ognuna svolge un ruolo di protezione, di conservazione e riparo.

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L’atto di cingere e fasciare una forma, nel muto linguaggio dei segni, può tuttavia alludere a sentimenti tra loro opposti, come opposte sono la protezione e la prigione, l’occultamento e la cura. Questo dualismo è stato abitato da Graziano quando quel giro regolare di corde avvolgeva i grandi ‘Libri’, un ciclo di opere degli anni ottanta che postulava l’inaccessibilità del pensiero nello stesso momento in cui lo preservava. Più decisamente occultate erano le sue ‘Allegorie dei cinque sensi’, precluse e ostacolate proprio là dove avrebbero dovuto sorgere le rispettive proprietà: cieca era la vista, labirintico l’udito, murato era l’olfatto, alterato il gusto e impedito il tatto.Corazze caleidoscopiche e parlanti sono state invece le ‘Patocche’. Come in una fiaba dell’arte le differenti materie nelle quali l’autore ha forgiato i calzari, sono bastate a fornire una implicita dedica individuale, affettuosa quanto più allusiva a destini ineluttabili. Allora erano sandali di armatura geometrica per Piero della Francesca; zoccoli di fango per Vincent; mocassini di piombo per Anselm Kiefer; pantofole di seta cruda color del sangue per Mark Rothko.Non è un caso che anche solo a ricordarli i lavori di Graziano Spinosi riconducano a una forma di catalogo sistematico, che dispone elenchi classificatori come è nell’incipit di questo stesso testo. Forse sarà che il termine “catalogo”, attraverso la metafora attigua di “catasta”, si collega sottilmente al processo “catartico”. Dalla essenzialità della lista a una pira di oggetti, pronta per la purificazione, per la rinascita. Ma non è necessario ricorrere a una psicoanalisi della lingua per comprendere come il disegno e la scultura siano per Graziano un accostarsi di fili, di rami, di segni che, volo dopo volo, gesto dopo gesto vanno a costruire un nido di pensieri. Ricordo un manifesto, realizzato da lui ai tempi dell’accademia per una ditta di arredamenti, che mostrava semplicemente la foto di un uccello in volo con un ramo nel becco.

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Al nidiare è dunque approdata la pratica della scultura e se c’è un artista per cui il processo di costruzione della forma si identifica con il concetto, con il senso più intimo dell’opera, quello è Graziano. Mi piace perciò parlare delle ultime sue maniere di procedere. Pur riuscendo a evocare la filamentosa e leggerissima seta dei bozzoli per lungo tempo l’artista ha impiegato fasciame di ferro e intonaco cementizio, strutturato nei modi di un’architettura armata, di una gabbia appena penetrabile, modellando con fiamma ossidrica, cazzuola, tenaglie e martello. Servivano argani per sollevare quelle crisalidi fossili e la tenuta da lavoro prevedeva guantoni e spesse parannanze di cuoio, maschere da saldatore e sigarette da fumare.L’estremo peso specifico della ‘Foresta’ d’acciaio viene tuttavia sublimato e alleggerito dalla forma cipressina, affusolata e fumosa. Le fessure lasciate tra metallo e metallo fanno intuire uno spazio interno, una cavità che ci permette di immaginare presenze imprigionate e spianti. E qualcosa di vero c’è in questa suggestione, dato che da anni ognuna delle sette possenti chiome è stata colonizzata da comunità di insetti, vespe soprattutto, che hanno costruito alveari nel nido di ferro.Da qualche tempo il leggerissimo ‘rattan’ ha infine sostituito il minerale rugginoso. La flessibile e resistente fibra vegetale estratta dall’omonima palma, endemica in indocina, è divenuta l’elemento principe per modellare giganteschi fuchi e insieme rappresentarne la trama a budello, a stuoia.Un giorno si dovrà scrivere un libro sulla specifica incidenza degli strumenti e delle materie sullo stile degli artisti e sulla semantica stessa delle forme. A questo punto muta infatti radicalmente anche il sistematico e determinato protocollo di costruzione che Graziano aveva, negli anni, fatto divenire cifra individuale, grammatica dello

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stile. Si potrebbe affermare che da una costruzione concepita sui modelli strutturali di Le Corbusier, Spinosi abbia recuperato un procedere brunelleschiano. Vale a dire dalla verticalità del cemento armato a quel percorso orizzontale che giunge a chiudere la cupola per via di spirale.Un plasmare che, nel linguaggio millenario della ceramica, ha un termine affascinante ed evocativo. Si chiama fattura ‘a lucignolo’ quando in assenza o in rifiuto di un tornio (prima vera tecnologia del laterizio e dell’umanità intera) un vaso si fa crescere per aggregazione circolare di sottili serpentelli di creta. Il vocabolo, che dallo stoppino della lanterna passa alle mani sapienti del vasaio, fino alla penna di Collodi, ci porta in un paese di balocchi e di ere vascolari per giungere ora fino ai nidi di Graziano.Sono certo che questo stesso processo di formatura a lucignolo abbia contribuito ad assestare, se non a riconvertire, anche l’obiettivo del lavoro aggiungendo sinuosità, movimenti interni e morbidezze che non avevano luogo nelle opere precedenti.Così queste immense crisalidi sono immobili davanti a noi ma è come fossero sospese un attimo prima del loro dischiudersi. Un nascituro scalciante si è rigirato nel sonno metamorfico o ha cercato, senza riuscirci, di squarciare la membrana che ne ha protetto la muta. L’ambiguità, che non di rado produce valore in arte, è salvata dalla forma ancora intonsa, enigmatica nell’esito di quella catarsi.Alla metafora entomologica si aggiungono anche letture umane, non solo rivolte al ventre materno, ma per quel commovente rapporto tra pensiero e pratica, tra uso e cura che c’è dietro a certi oggetti, agli strumenti che ogni popolazione ha prodotto a partire da elementi vegetali.La leggerezza tenace di questa nuova e primaria materia, eletta da Graziano Spinosi, ha permeato profondamente anche la sua produzione più asciutta ed ermetica. Le opere a parete,

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in precedenza costruite come una porzione regolare di muro, cintata in longitudine da barre di ferro o di acciaio, accolgono ora laghi caldi di cera d’api, dai quali emerge un fasciame di giunco che evoca piroghe in costruzione, canneti e ceste dall’infanzia di Mosè.

La prima volta che mi sono trovato di fronte alle grandi sculture di Graziano modellate nel ‘rattan’, alcune delle quali erano ancora incompiute, ho richiamato istintivamente alla memoria un racconto di Tommaso Landolfi letto molti anni fa. Per la verità non ne rammentavo più il titolo e non sono ancora riuscito a ritrovarlo, ma da quel che ricordo si trattava di una narrazione epistolare. Attraverso una serie di lettere una giovane donna, che si trovava per chissà quale motivo a soggiornare in una regione isolata, quasi desertica, corrispondeva con la propria sorella. Le prime missive descrivevano piccole stranezze della famiglia che la ospitava, ma le anomalie erano destinate a crescere progressivamente fino all’ultima lettera autunnale nella quale si comprendeva che ogni componente della piccola comunità si era preparato con dovizia un capiente involucro, un grande sacco appeso al soffitto, destinato ad accogliere il proprio letargo. L’epistolario non rivelava la sorte della giovane ospite.

Massimo Pulini

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GRAzIANO SPINOSI

Opere

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Indus, tondino di ferro · Altezza 300 cm · 1999 - Foto Mauro Domenichini

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Nido I, tondino di ferro, intonaco · Altezza 230 cm · 2001 - Foto Mauro Domenichini

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Nido II, tondino di ferro, intonaco · Altezza 200 cm · 2001 - Foto Mauro Domenichini

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Texture

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Nido III, tondino di ferro, intonaco · Altezza 210 cm · 2001 - Foto Mauro Domenichini

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Wire 33, ferro, intonaco - 160 x 240 cm · 2000 - Foto Franco Pagetti

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Wire 33, ferro, intonaco - 160 x 240 cm · 2000 - Foto Franco Pagetti

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Bianco litopone

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Cera d’api

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Atelier · Nidi

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Nido XV, rattan, cera d’api · Altezza 130 cm · 2011

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Koan 1, rattan, cera d’api su tavola · 80 x 60 cm · 2012 - Foto Andrea Scardova (IBC)

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Atelier, nido XVI in costruzione

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Atelier, nido XVII in costruzione

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Koan 4, canapa, cera d’api su tavola · 80 x 60 cm · 2012 - Foto di Andrea Scardova (IBC)

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Koan 7, rafia, legno fossile, cera d’api su tavola · 80 x 120 cm · 2012 - Foto Andrea Scardova (IBC)

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Koan 2 · rattan, cera d’api su tavola ·100 x 200 cm · 2012 · Foto Andrea Scardova (IBC)

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Atelier

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La distanza

che separa

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lega

Graziano Spinosi

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GRAzIANO SPINOSINato a Bologna il 13 gennaio 1958. Dal 1994 insegna presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna. Vive e lavora a Santarcangelo di Romagna.

Studi

1980 Diploma di pittura · Accademia di Belle Arti di Bologna.

Mostre personali

1979 In-creato, chiesa sconsacrata di Santa Lucia, Bologna1983 Lo spazio felice, P.A.C. Ferrara, a cura di Sandro Pascucci1984 Lo spazio felice, Italian Factory, Longiano, a cura di Sandro Pascucci1987 opere, Reporterart, Cesena, a cura di Giancarlo Papi Nuove opere, Galleria dell’immagine, Rimini, a cura di Gabriello Millantoni1988 opere, Hannah Feldman Galerie, Bern1989 Nuove opere, Hannah Feldman Galerie, Bern, a cura di Giulia D’Intino1991 Bella ciao, Galleria Romberg, Cisterna di Latina Bella ciao, Castello di Sorrivoli · FC1992 Bella ciao, Susanne Kulli Galerie, Bern, a cura di Giulia D’Intino1993 opere, Galleria comunale Ex Pescheria, a cura di Sabrina Foschini1994 opere, Galleria Il Segno · Roma, a cura di Raffaele Gavarro, con un testo di Stefano Benni1995 opere, Villa Turque, testo di Stefano Benni1996 opere, Herrenshwanden·Talmatt, Bern, testo di Stefano Benni2001 Graziano Spinosi, Galleria Comunale Palazzo del Ridotto, Foyer del teatro Bonci, Piazza Pia, Cesena, testi di Arnaldo Romani Brizzi e Romeo Casalini Wire, Showroom Biagetti, Cesena, testi di Arnaldo Romani Brizzi e Romeo Casalini2002 Graziano Spinosi, Logge dei Balestrieri, Repubblica di San Marino, a cura di Giancarlo Papi opere, Ursula Huber Galerie, olten, testi di Martin Kraft2003 Arte Fiera Bologna, Ursula Huber Galerie, one-man exibition 2005 Foresta, Campo Fierato, Santarcangelo di Romagna2007 opere, Museo Storico Archeologico, Santarcangelo di Romagna2010 Materials, Showroom Natuzzi, Rimini

Mostre collettive

1978 Sei dell’Accademia, Galleria del Circolo Artistico, Bologna, a cura di Concetto Pozzati1980 Artaga, Galleria Voltone della Molinella, Faenza, a cura di Sandro Pascucci1985 Biennale Giovani, Galleria d’arte moderna, Bologna, a cura di Claudio Cerritelli Biennale Giovani, Palazzo delle esposizioni, Faenza, a cura di Claudio Cerritelli1987 Cinque pittori = Arte valente, Valente arte contemporanea, Finale Ligure Collettiva per un’estate, Galleria Romberg, Cisterna di Latina1988 Itinerari, Galleria Romberg, Cisterna di Latina1989 Artisti della galleria, Galleria Romberg, Cisterna di Latina1990 Massimo Pulini · Graziano Spinosi, oratorio di San Sebastiano, Forlì, a cura di Sandro Pascucci Arte Fiera Bologna, Valente Arte Contemporanea1992 Grand Tour, Galleria Romberg, Cisterna di Latina, a cura di Raffele Gavarro1993 A onor del falso, Palazzo delle Esposizioni, Roma, a cura di omar Calabrese L’arte contemporanea a Bologna - Prima Biennale, Palazzo Re Enzo, Bologna Museo Esule, Museo d’arte contemporanea, Rimini A onor del falso, Palazzo Re Enzo, Bologna, a cura di omar Calabrese1994 Ante rem post rem, Ex convento di San Domenico, Spoleto, a cura di Raffaele Gavarro e Viviana Gravano

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Luoghi 40 x 40, Galleria Eva Menzio, Torino, a cura di Ludovico Pratesi Intolleranti, Galleria Nova, Roma, a cura di Viviana Gravano Contemporanee, Galleria Continua, San Gimignano, a cura di Ludovico Pratesi Sessanta artisti a New York, Istituto italiano di cultura, New York, Artisti a Pordenone, Quartiere fieristico, a cura di Maria Campitelli Barbarini Botta Giovannoni Pierfranceschi Spinosi, Galleria il Segno, Roma Pietre, Vitorchiano, Museo della scultura in peperino nero, a cura di Raffaele Gavarro e Viviana Gravano Crav-arte, Galleria Idea Books, Milano, a cura di Samuele Mazza Intra-visto, Galleria Idea Books, Milano, a cura di Samuele Mazza1995 Riparte, Fiera Internazionale d’arte contemporanea, Roma Arte in gioco, Galleria il Segno, Roma1996 The Blue Gallery, London Come quando fuori piove, Galleria Romberg, Latina1997 The London Contemporary Art Fair, England and Co. Gallery Sculture, Galleria il Campo delle Fragole, Bologna The Blue Gallery, London England and Co. Gallery, London1998 Premio Marche, Biennale d’arte contemporanea, Mole Vanvitelliana, Ancona2001 Figure del Novecento, Pinacoteca, Bologna, a cura di Adriano Baccilieri, Roberto Daolio, Concetto Pozzati Agape, Chiostro di San Domenico, Faenza, a cura di Claudio Cerritelli Italiana, Galleria Romberg, latina Arte Fiera Bologna, Galleria il Segno · Roma2002 Biennale Aldo Rocaglia, San Felice sul Panaro, a cura di A. Baccilieri, G. Bonini, A.B. Del Guercio Arte Fiera Bologna, Galleria il Segno · Roma, Ursula Huber Galerie · Basel Mi-art, Milano, Galleria il Segno · Roma In Continuum, Galleria dell’Accademia, Rimini, a cura di Massimo Marra Lo sguardo dell’albatros, Centro culturale Cetra, Castelbolognese · RA2003 Golem, Pala De Andrè, Ravenna, a cura di Bruno Bandini e Silvana Costa Sguardi incrociati, La Fabbrica, Gambettola · FC, a cura di Giancarlo Papi Lo sguardo dell’albatros, Castello di Frontone · PU, a cura di P. Marco Turchetti, M. Livia Brunelli2004 Ipermercati dell’arte, Palazzo delle Papesse, Santa Maria della Scala, Magazzini del sale, Palazzo Pubblico, Palazzo Squarcialupi, Siena, a cura di omar Calabrese, Achille Bonito oliva, François Burkhard, Laurent Busine, Max Hollein Kunst 04 – Internationale Messe, zurich, Ursula Huber Galerie, Basel La galleria compie 40 anni · Nove scultori, Galleria Il Segno, Roma, testo di Lorenzo Canova Ars Captiva, Ex carcere del Sant’uffizio, Spoleto, a cura di Anna Cochetti Mi-art, Milano, Galleria il Segno · Roma Sculture all’aperto, Centro culturale Cetra, Castelbolognese · RA2005 Mi-art, Milano, Galleria Il Segno · Roma Scarpe: arte e poesia del quotidiano, Villa Torlonia, San Mauro Pascoli, a cura di Alessandro Sibilla2006 Rom(a)berg, Galleria Romberg, Roma, a cura di Italo Bergantini e Gianluca Marziani La fabbrica delle immagini, Magazzini del Sale, Cervia, a cura di Bruno Bandini e Silvana Costa Copulamundi, Centro culturale Cetra, Castelbolognese · RA, a cura di Cristina Marabini, Marco Sangiorgi, Giovanni Scardovi2007 nowheremen, Acciaierie Arte Contemporanea, Bergamo, a cura di omar Calabrese e Maurizio Bettini2010 A NERA. UNA LEzIoNE DI TENEBRA, Museo civico San Rocco, Fusignano · RA, a cura di Massimiliano Fabbri

Hanno scritto di Graziano Spinosi

Ugo Amati, Adriano Baccilieri, Bruno Bandini, Stefano Benni, Maria Rita Bentini, Arnaldo Romani Brizzi, omar Calabrese, Claudio Cerritelli, Leonardo Coen, Giulia D’Intino, Massimiliano Fabbri, Viviana Gravano, Sabrina Foschini, Raffaele Gavarro, Gianluca Marziani, Gabriello Millantoni, Paola Naldi, Giancarlo Papi, Sandro Pascucci, Adriana Polveroni, Concetto Pozzati, Ludovico Pratesi, Massimo Pulini, Gigi Riva, Claudio Spadoni.

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