Viaggio in una delle menti più geniali del XX secolo1 Marzo 2019 SanGiuDixit Numero 9 FOLLIA E...

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1 SanGiuDixit Marzo 2019 Numero 9 FOLLIA E CINEMA Viaggio in una delle menti più geniali del XX secolo La mente umana: complesso meccanismo che ancora oggi, dopo decenni di studi a riguardo, non riusciamo a comprendere pienamente. Questo incredi- bile orologio ci risulta ancora più oscuro quando si inceppa: atti di follia, raptus, comportamenti apparentemente incomprensibili e ingiustificabili. Stanley Kubrick non era uno psicanalista, ma è riuscito, nella sua attività di regista, a rappresentare perfettamente ciò che è la pazzia, in molte sue sfac- cettature. Sebbene molti dei suoi film siano stati tratti da libri, la sua interpretazione di questi ha permesso al pubblico di apprezzare la sua abilità nel rappresenta- re le emozioni umane, dirigendo abilmente scene confuse e talvolta raccapriccianti, e presentando sguardi iconici. Come non pensare, come perfetto esempio, ad Arancia Meccanica? Allocchiata che Alex, il protagonista, lancia alla telecamera già dal primo foto- gramma. Occhiata che fa trasparire unarroganza sicura, quasi tranquilla, che andrà tuttavia mutando nel corso del film. Diverrà infatti straziata, soffe- rente, man mano che il povero ragazzo sarà torturatoe costretto a venire assoggettato alle leggi morali della società, arrivando a patire ogniqualvolta penserà alla musica di Beethoven, sua passione. La follia in questo caso è lampante: lo sguardo di un uomo costretto ad andare contro la propria natura, conformandosi e appagando un volere superiore. Di Stefano Mazza Full Metal Jacket è successore obbligato in questa lista: basti pensare agli occhi del soldato Leonard, Palla di lardo”, che in ogni istante sopporta le angherie del campo di addestramento, raggiungendo il culmine della frustrazione e della follia nella sua ultima scena, quando decide di compiere il gesto estremo: proprio un attimo prima, lo sguardo carico di odio e follia incontra quello dello spettatore. Ma va ricordata anche lespressione disperata e inquieta del soldato Joker, co- stretto a vivere gli orrori della guerra del Vietnam. Kubrick non tratta solo della follia di chi subisce la guerra, ma anche di chi la gestisce. In Il dottor Stranamore - Ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba, titolo già di per sé paradossale ed esplicativo, vediamo il tema della guerra atomica trattato con incredibile leggerezza. Il film, che effetti- vamente è una commedia, presenta la scellerata tranquillità con cui degli uomini gestiscono delle armi di distruzione di massa. Iconica è sicuramente la scena fi- nale, in cui la pazzia raggiunge il suo apice: un uomo che cavalca, come fosse un cowboy, una bomba atomica. Quasi opposti a questi sono 2001: Odissea nello spazio e Shining: in questo caso la guerrarisulta essere interiore agli uomini, costretti in situazioni di isolamento. Se in 2001: Odissea nello spazio, vediamo lastronauta Bowman che continuamente ci fissa, mentre gradualmente raggiunge uno stato di crisi man mano che il tempo in solitudine continua, in Shining vediamo relativamente meno sguardi di Jack, i quali sono tuttavia ben più espressivi, e presentano perfettamente il decorso della frustrazione e della follia dovu- ta, anche in questo caso, allisolamento. Da un lato, quindi, la paranoia sempre meno ras- segnata di un astronauta solo nello spazio, dallaltra la follia omicida di uno scrittore, pa- dre di famiglia, frustrato e alienato alla sua professione a causa dellisolamento volontario. Dulcis in fundo, Kubrick non disdegna la follia nellambito amoroso: Lolita, commedia nera, vede come protagonista la storia damore tra Humbert e la figliastra quattordicenne. In questo caso vediamo sia lavvilimento delluomo, costantemente attratto dalla ragazza ma al contempo tediato dallirraggiungibilità amorosa di questa e dallimmoralità della relazione, sia la scelleratezza e la spregiudicatezza di unadolescente tanto bella quanto tentatrice; sia gli occhi di un uomo che va contro ogni regola morale e sociale pur di appa- gare il proprio istinto, sia quelli, tutto sommato, disinteressati e capricciosi di una ragazzi- na. Stanley Kubrick non era uno psicanalista, ma ha dimostrato come, nellirrazionale, il cine- ma riesca quasi a superare la scienza, mettendo sul grande schermo i più assurdi squilibri della mente umana.

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SanGiuDixit

Marzo 2019

Numero 9

FOLLIA E CINEMA

Viaggio in una delle menti più geniali del XX secolo

La mente umana: complesso meccanismo che ancora oggi, dopo decenni di studi a riguardo, non riusciamo a comprendere pienamente. Questo incredi-

bile orologio ci risulta ancora più oscuro quando si inceppa: atti di follia, raptus, comportamenti apparentemente incomprensibili e ingiustificabili.

Stanley Kubrick non era uno psicanalista, ma è riuscito, nella sua attività di regista, a rappresentare perfettamente ciò che è la pazzia, in molte sue sfac-

cettature.

Sebbene molti dei suoi film siano stati tratti da libri, la sua interpretazione di questi ha permesso al pubblico di apprezzare la sua abilità nel rappresenta-

re le emozioni umane, dirigendo abilmente scene confuse e talvolta raccapriccianti, e presentando sguardi iconici.

Come non pensare, come perfetto esempio, ad Arancia Meccanica? All’occhiata che Alex, il protagonista, lancia alla telecamera già dal primo foto-

gramma. Occhiata che fa trasparire un’arroganza sicura, quasi tranquilla, che andrà tuttavia mutando nel corso del film. Diverrà infatti straziata, soffe-rente, man mano che il povero ragazzo sarà “torturato” e costretto a venire assoggettato alle leggi morali della società, arrivando a patire ogniqualvolta penserà alla musica di Beethoven, sua passione. La follia in questo caso è lampante: lo sguardo di un uomo costretto ad andare contro la propria natura,

conformandosi e appagando un volere superiore.

Di Stefano Mazza

Full Metal Jacket è successore obbligato in questa lista: basti pensare agli occhi

del soldato Leonard, “Palla di lardo”, che in ogni istante sopporta le angherie del

campo di addestramento, raggiungendo il culmine della frustrazione e della follia

nella sua ultima scena, quando decide di compiere il gesto estremo: proprio un

attimo prima, lo sguardo carico di odio e follia incontra quello dello spettatore.

Ma va ricordata anche l’espressione disperata e inquieta del soldato Joker, co-

stretto a vivere gli orrori della guerra del Vietnam.

Kubrick non tratta solo della follia di chi subisce la guerra, ma anche di chi la

gestisce. In Il dottor Stranamore - Ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba, titolo già di per sé paradossale ed esplicativo, vediamo il

tema della guerra atomica trattato con incredibile leggerezza. Il film, che effetti-vamente è una commedia, presenta la scellerata tranquillità con cui degli uomini gestiscono delle armi di distruzione di massa. Iconica è sicuramente la scena fi-nale, in cui la pazzia raggiunge il suo apice: un uomo che cavalca, come fosse un

cowboy, una bomba atomica.

Quasi opposti a questi sono 2001: Odissea nello spazio e Shining: in questo caso la

“guerra” risulta essere interiore agli uomini, costretti in situazioni di isolamento. Se in

2001: Odissea nello spazio, vediamo l’astronauta Bowman che continuamente ci fissa,

mentre gradualmente raggiunge uno stato di crisi man mano che il tempo in solitudine

continua, in Shining vediamo relativamente meno sguardi di Jack, i quali sono tuttavia ben

più espressivi, e presentano perfettamente il decorso della frustrazione e della follia dovu-

ta, anche in questo caso, all’isolamento. Da un lato, quindi, la paranoia sempre meno ras-

segnata di un astronauta solo nello spazio, dall’altra la follia omicida di uno scrittore, pa-

dre di famiglia, frustrato e alienato alla sua professione a causa dell’isolamento volontario.

Dulcis in fundo, Kubrick non disdegna la follia nell’ambito amoroso: Lolita, commedia

nera, vede come protagonista la storia d’amore tra Humbert e la figliastra quattordicenne.

In questo caso vediamo sia l’avvilimento dell’uomo, costantemente attratto dalla ragazza

ma al contempo tediato dall’irraggiungibilità amorosa di questa e dall’immoralità della

relazione, sia la scelleratezza e la spregiudicatezza di un’adolescente tanto bella quanto

tentatrice; sia gli occhi di un uomo che va contro ogni regola morale e sociale pur di appa-

gare il proprio istinto, sia quelli, tutto sommato, disinteressati e capricciosi di una ragazzi-

na.

Stanley Kubrick non era uno psicanalista, ma ha dimostrato come, nell’irrazionale, il cine-

ma riesca quasi a superare la scienza, mettendo sul grande schermo i più assurdi squilibri

della mente umana.

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SPORT, CINEMA E RAZZISMO

Quando la correttezza non si vede al di fuori delle gare

Di Sara Granaglia, Beatrice Iozzi, Alessia Pagano

Con l’espressione “fair play” si intende il gioco corretto, un comporta-

mento rispettoso delle regole, che garantisce le stesse opportunità ai diver-

si contendenti, in questo caso nello sport. Nonostante questa citazione sia

stata pronunciata da uno sportivo dei giorni nostri, possiamo notare che

eventi storici passati sono stati protagonisti di spiacevoli azioni, come le

discriminazioni in ambito sportivo. Risalendo al periodo di fioritura del

Nazismo, nel romanzo sportivo “L’ultima estate di Berlino” di Paolo Fru-

sca e Federico Buffa vengono raccontate le Olimpiadi del 1936 tenutesi

nella capitale del Terzo Reich. Da questo libro si possono evidenziare due

peculiarità che caratterizzano il passato e i giorni d’oggi: il razzismo e il

mondo del cinema.

Sin dal Novecento, lo sport è stato coinvolto in film e documentari di di-

verso genere. L’Istituto Luce, nato negli anni ’30, proiettava diversi docu-

mentari in cui veniva messa in risalto la fisicità degli uomini in prepara-

zione alla guerra, mentre per le donne gli sport prediletti erano la danza e

la ginnastica artistica. Per quanto riguarda la Germania nazista, il Fuhrer,

come troviamo nel romanzo sopracitato, ha sfruttato le Olimpiadi per pro-

paganda servendosi della regista Leni Riefenstahl. Ha progettato il campo

olimpico confrontandolo con quello di Los Angeles del 1932, ma allo

stesso tempo si è servita delle sue capacità e dei macchinari per fare in

modo che l’evento venisse trasmesso in mondovisione.

Nel romanzo nonostante venisse descritta, come si evince dalla citazione, un’evoluzione in ambito tecnologico, dal punto di vista umano non è mai

stato avvertito un miglioramento in quanto il vincitore dei quattro ori in atletica, Jesse Owens, essendo di origine afroamericana venne discriminato

per aver sconfitto i giocatori tedeschi.

La cinematografia si è evoluta nel corso del tempo continuando a produrre film con tema principale lo sport, facendo emergere chi viene discriminato.

Nel film americano “Il sapore della vittoria” del regista Yakin, ambientato negli anni ’70 del Novecento, i ragazzi afroamericani cominciano ad essere

accettati nelle scuole e inizia a svilupparsi la loro integrazione soprattutto nello sport, in questo caso il football.

Nonostante l’elevata produzione di film sportivi e progressi in ambiti poco elementari, come la cinematografia, nella vita reale non sempre si riesce a

fermare la malvagità dell’uomo nelle manifestazioni sportive, in cui spesso gli spettatori assistono a eventi discriminatori.

Come affermato dall’ex calciatore sopracitato, servono più fatti e meno parole!

“Parlare di fair play, di rispetto per l'avversario e di cartellino rosso al razzismo, non devono

essere parole, devono essere fatti.”

(Josè Mourinho)

“Dopo pochi istanti di trasmissione ho la certezza che, sì, questo apparecchio avrà un futuro: le immagini non sono nitidissime, ma l’impressione è

enorme: poter vedere ciò che succede in quel preciso momento in luogo molto distante”.

Leni Riefenstahl

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“SE PUOI SOGNARLO PUOI

FARLO”

La storia del topo più famoso di sempre (e del

suo creatore)

Parlando di cinema non si può non parlare anche di Walt Disney e dei

suoi capolavori. Proviamo a scoprire qualcosa in più partendo dal prin-

cipio…

Il cinema d’animazione nasce con Émile Reynaud, inventore del

Theâtre optique, una macchina che proiettava su un telo, mediante

l’aiuto di specchi, delle figure disegnate su un rullo di carta. Tra le tec-

niche del cinema più utilizzate c’è “l’animazione stop motion” secon-

do la quale, solitamente, viene fotografato l’oggetto da animare; dopo

avergli fatto compiere un leggero movimento viene eseguito un altro

scatto: la sequenza finale di scatti proiettata insieme rende l’idea del

movimento completo.

“L’animazione di silhouette” per la quale immagini nere, riprese di

profilo e ritagliate su fogli metallici o su cartoncino, vengono sistema-

te su un piano di lavoro orizzontale retroilluminato e riprese dall’alto,

creando un senso di movimento. L’ ”animazione di plastilina” in cui la

plastilina viene modellata fino ad ottenere la forma desiderata, foto-

grafata e, successivamente, rimodellata per farle assumere la posa suc-

cessiva. I “fogli di celluloide” sui quali vengono disegnati i singoli

movimenti per poi farli scorrere davanti ad una macchina da presa,

sviluppando l’illusione di un movimento fluido e continuato. I movi-

menti principali vengono disegnati dal key animator. Ultima ad essersi

sviluppata e diffusa è “l’animazione a computer”.

Un grande contributo nel cinema d’animazione è stato dato da Walter Elias Di-

sney (Chicago, 5 dicembre 1901 – Burbank, 15 dicembre 1966), animatore,

fumettista, imprenditore e cineasta statunitense, nonché produttore, regista,

sceneggiatore e doppiatore di cinema d’animazione. A lui si attribuisce la crea-

zione di personaggi dei cartoni animati, come Topolino o Micky Mouse (suo

alter ego). I primi cortometraggi muti in cui appare topolino sono “Plane

Crazy” e “The Gallopin’ Gaucho”, mentre, il primo cartone animato sonoro in

cui è presente questo personaggio è “Steamboat Willie”; fin da questo primo

esperimento sonoro possiamo vedere come la Disney utilizzi una particolare

tecnica di composizione musicale ottenuta sincronizzando le azioni sullo scher-

mo con gli effetti sonori e una musica di accompagnamento ricca di suoni

onomatopeici. Questa tecnica è oggi nota come Mickey Mousing . Oltre a que-

sto simpatico personaggio, Walt Disney crea anche Minnie Mouse e Gambadi-

legno. Nel 1935, Mickey Mouse diventa a colori. Nel 1937, è la volta di

“Biancaneve e i sette nani”, primo lungometraggio animato in inglese e in

Technicolor. Il successo di Biancaneve permise a Walt Disney di costruire i

Walt Disney Studios, che aprirono il 24 dicembre 1939. Successivamente, ven-

nero ultimati molti altri cartoni, tra cui: “Pinocchio” (1940), “Fantasia” (1940),

“Dumbo” (1941), “Bambi” (1942), “Cenerentola” (1950), “Alice nel Paese

delle Meraviglie” (1951), “Le avventure di Peter Pan” (1953), “Lilli e il vaga-

bondo” (1955), “La carica dei 101” (1961), “La bella addormentata nel bo-

sco” (1959), “La spada nella roccia” (1963) e molti altri. “L’isola del tesoro”

diventa il primo film d’azione interamente realizzato con la tecnica della live

action. In seguito, Disney ottenne i diritti del libro di Pamela Lyndon Travers,

che narra la storia di una governante magica chiamata Mary Poppins. La pelli-

cola uscirà nel 1964 riscuotendo un grande successo.

Di Francesca Piano, Angelo Taibbi

Walt Disney

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UN UOMO E LA PROPAGANDA DI SE STESSO

D’annunzio dietro alla cinepresa

Gabriele D’Annunzio è tradizionalmente conosciuto per il vivere inimi-

tabile, eccentrico e fuori dagli schemi, per il numero altissimo di amanti

e per le imprese folli di Buccari, Vienna e Fiume. Tra le tante cose fatte

in vita forse non tutti ricordano lo speciale contributo che diede allo svi-

luppo del primo cinema italiano.

Siamo nel 1913, il poeta pieno di debiti è costretto a riparare in Francia

per sfuggire ai creditori ma ecco arrivare la svolta, in una lettera il gio-

vane regista Giovanni Pastrone, nonché direttore della prima casa cine-

matografica italiana, L’Itala-Film, offre all’insolvente 50.000 lire d’oro

per scrivere le didascalie e i nomi dei personaggi di un film storico. La

sua firma non esita ad arrivare, così Pastrone lo usa come uomo di mar-

keting ante-litteram, sfruttando la popolarità tra gli italiani. Per questo il

nome di D’Annunzio fu l’unico a figurare sulla locandina.

Da questa collaborazione nel 1914 nascerà il primo kolossal a lungome-

traggio della storia del cinema: Cabiria. Esempio unico di cinema muto,

opera d’avanguardia e punto di riferimento intramontabile per ogni ci-

neasta, la pellicola tratta una vicenda nel contesto storico della seconda

guerra punica e da un punto di vista tecnico mostra un affinamento nelle

grandi scenografie e nelle riprese più fluide fatte con il carrello.

Durante la lavorazione del film il poeta scrisse un saggio intitolato:

“Del cinematografo considerato come strumento di liberazione e co-

me arte di trasfigurazione” in cui vengono fatte alcune riflessioni sul-

la neonata arte del cinema che aveva invaso, insieme alla FIAT, la

Torino dei primi anni del Novecento. Il poeta vede potenzialmente

nella Settima arte “un’arte piacevole il cui elemento essenziale fosse

il meraviglioso”. Il cinema non deve volgarizzarsi, ma attraverso la

rievocazione del mito deve essere uno strumento di elevazione spiri-

tuale, un momento di fuga dalla realtà per lo spettatore.

A dispetto del saggio e dei copioni che scriverà in seguito, l’influsso

del poeta pescarese sul grande schermo è però diverso. Le innovazio-

ni da lui apportate si concentrano nella sensualità, in atmosfere deca-

denti e rarefatte e in personaggi estetizzanti, lancia l’immagine della

femminilità promossa attraverso donne ammaliatrici, fascinose ed

erotiche come Lyda Borelli e Eleonora Duse.

Nascono le figure di attrici magiche e astratte con il loro particolare

stile di recitazione: in una parola nasce il divismo. È questo il vero

contributo di D’Annunzio ad un’arte che stava lentamente imparando

a conoscersi per mezzo di uno sperimentalismo tecnico ed espressi-

vo.

Di Federico Bubba, Filippo Galli, Stefano Pozzato, Morgan Radice

Gabriele D’annunzio

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LA NASCITA DEL CINEMA

La rivoluzionaria invenzione dei fratelli Lumière

L'invenzione del cinema avvenne nell'ultimo decennio del XIX secolo,

ma l'idea cinematografica aveva accompagnato l'uomo fin dalle sue ori-

gini. Potremmo citare a testimonianza le scene di caccia dipinte nelle

Grotte di Altamira, oppure i bassorilievi che avvolgono il fusto della Co-

lonna Traiana, disposti in sequenza come dei fotogrammi su una pellico-

la. Ma forse basterebbe ricordare che tutti noi, quando la sera chiudiamo

gli occhi e cominciamo a sognare, vediamo immagini muoversi da sole e

possiamo ascoltarle e percepirle come fossero realtà. Affinché l'idea del

cinema potesse uscire dall’immaginazione e manifestarsi in modo reale,

erano però necessari alcuni progressi scientifici e tecnologici, non a caso

il cinema nacque in piena rivoluzione industriale. Molte figure cercaro-

no delle soluzioni innovative per proiettare foto e immagini in movi-

mento, fra questi però emergono i fratelli Lumière. Auguste e Louis Lu-

mière erano i proprietari della più grande azienda europea di prodotti

fotografici. Antoine Lumière, loro padre, aveva assistito nel 1894 ad una

dimostrazione del cinetoscopio di Edison (grande cassa all'interno della

quale erano posizionati dei rulli che permettevano il trascinamento della

pellicola: lo spettatore, inserendo una monetina nell'apposita fessura,

poteva azionarlo con una manovella e veder scorrere le immagini attra-

verso un piccolo foro posto su in cima), lamentando il fatto che tale ap-

parecchio consentiva la visione dei filmati ad un solo spettatore per vol-

ta diversamente da quanto avveniva negli spettacoli di Reynaud (il quale

nel 1876 aveva messo a punto il prassinoscopio: in questo strumento le

immagini non venivano visualizzate attraverso una fessura, ma riflesse

all'esterno attraverso una serie di specchi senza subire alcuna deforma-

zione), di cui pure era stato spettatore.

Antoine Lumière, loro padre, aveva assistito nel 1894 ad una di-

mostrazione del cinetoscopio di Edison (grande cassa all'interno

della quale erano posizionati dei rulli che permettevano il tra-

scinamento della pellicola: lo spettatore, inserendo una moneti-

na nell'apposita fessura, poteva azionarlo con una manovella e

veder scorrere le immagini attraverso un piccolo foro posto su

in cima), lamentando il fatto che tale apparecchio consentiva la

visione dei filmati ad un solo spettatore per volta diversamente

da quanto avveniva negli spettacoli di Reynaud (il quale nel 1876

aveva messo a punto il prassinoscopio: in questo strumento le

immagini non venivano visualizzate attraverso una fessura, ma

riflesse all'esterno attraverso una serie di specchi senza subire

alcuna deformazione), di cui pure era stato spettatore. Convinse

i propri figli dell'opportunità di creare un apparecchio simile. In

poco tempo i due fratelli idearono una piccola ed elegante mac-

china da presa: il cinematografo, che utilizzava pellicola da

35mm. La macchina da presa montata sul proiettore diveniva

sua parte integrante. I Lumière presero inoltre l'importante de-

cisione di filmare alla velocità di 16 fotogrammi al secondo (16

ft/s). Il 28 dicembre del 1895, data oggi considerata come la na-

scita del cinema, i due fratelli organizzarono la prima proiezio-

ne pubblica a pagamento presso il Salon Indien del Grand Café

di Parigi. Per un franco i clienti del Grand Café poterono assiste-

re ad uno spettacolo di 25 minuti in cui furono proiettati dieci

film. I Lumière furono gli inventori dello spettacolo cinemato-

grafico così come lo intendiamo oggi. La parola cinematografo

(o cinema) da quel momento indicò non solo l'arte e la tecnica

delle immagini in movimento ma anche il luogo deputato a tali

proiezioni. I Lumière, però, non ne furono i soli inventori, molti

erano stati gli uomini, che come abbiamo già accennato, in va-

rio modo e a vario titolo diedero il loro contributo alla nascita

del cinema.

Di Margherita Bandiera, Elisa Malini, Andrea Pochintesta, Matilde Sostero

Fratelli Lumière: sulla sinistra, Louis, sulla destra, Auguste

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LE “GIUSEPPATE” DI

MARZO

Il tempio dello Zio Zen

.… Pag. 9

L’oroscopo del mese: cinema

edition!

…. Pag. 10

La satira di Sibilla, la strega

che sobilla

…. Pag. 10

La voce dal loggione

…. Pag. 6

Qualche curiosità sul cinema

…. Pag. 7

Nome e Cognome: il vero volto dei

prof. (Marina Passini)

…. Pag. 8

LA VOCE DAL LOGGIONE

Trafiletto di critica teatrale degli spettacoli del Carnet Scuola

Di Guglielmo Scuotilance

“Divina Commedia– From Hell to Paradise” Il 2 marzo gli studenti che hanno aderito al carnet di danza hanno assistito alla stu-penda esibizione della compagnia NoGravity. Lo spettacolo avrebbe dovuto intitolar-si “vogliamo fare una messa in scena figa e abbiamo deciso di farci ispirare dalla Di-vina Commedia”, ma probabilmente questo titolo era troppo lungo e poco accattivan-te quindi hanno optato per “Divina commedia - from hell to paradise”. Nonostante il titolo tragga in inganno, è stata un’ora e mezza estremamente piacevole e piena di stupore che ha fatto uscire meravigliati e curiosi di scoprire i le tecniche e i segreti della compagnia tutti i presenti in sala.

“Tutù” Sempre chi ha aderito al carnet danza il 20 marzo si è trovato al Cagnoni per assistere a “Tutù”. Questo spettacolo, ideato dalla compagnia dei Chicos Mambo, è una parodia della danza e non solo. Si passa dalla presa in giro del balletto classico a quella della danza contem-poranea per finire nella Haka Maori e spaziare nella ginnastica artistica, insomma nessuno escluso. Una serata piena di risate fruibile anche a chi non è avvezzo alla danza.

In conclusione l’esperimento “ carnet danza” è Guglielmo Scuotilance approved.

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LE ORIGINI DEGLI OSCAR

La storia della statuetta più famosa di Hollywood Di Benedetta Boscarello, Viola Maria Ferrari, Angela Valeria Sula, Alba Angela Sanchez Carrillo.

La statuetta dell’Academy Award of Merit è conosciuta in tutto il mondo con il soprannome Oscar.

L’Oscar è un premio conferito in ambito cinematografico, rilevante a livello mondiale. Un traguardo

prestigioso per chiunque abbia a che fare con il mondo del grande schermo. A partire dal 1927 gli

esponenti dell’industria cinematografica americana fondarono l’Accademia delle arti e della scienza

del cinema. All’inaugurazione fu proposto un premio annuale per il miglior film, regista e attore, che

non fosse però costituito dalla solita coppa. Qui entrò in gioco la famosa statuetta, la quale realizza-

zione fu affidata allo scultore George Stanley. La leggenda vuole che, alla prima premiazione, nel

1931, una segretaria dell’Accademia, Margaret Herrik, vedendo la statuina, abbia esclamato: «Ma

somiglia allo zio Oscar!». Da qui deriva il suo nome attuale. L’Oscar riproduce un cavaliere. È un

uomo dal fisico atletico che impugna una spada, e sotto ai suoi piedi si trova una bobina cinemato-

grafica, che rappresenta una delle sezioni originali dell’Academy: attori, registi, produttori, tecnici e

scrittori. Come si legge dal sito ufficiale dell’Academy, fino a oggi sono state assegnati 3.140 Oscar.

Il primo è stato impugnato dal tedesco Emil Jannings, migliore attore per il film Crepuscolo di gloria

(The Last Command) e Nel gorgo del peccato (The Way of All Flesh).

CINEMA MUTO E MUSICA DAL VIVO

Ancora prima delle parole, sul grande schermo arrivano le melodie

Di Virginia Giribuola, Alessandra Marasco, Micol Trotta Guardamagna, Martina Vai

Tra gli storici e gli studiosi della settima arte, il periodo precedente l'avvento

del sonoro nel cinema, è indicato come la silent era. In questo lasso di tempo la

cinematografia fu comunque in grado di raggiungere alti livelli qualitativi, tan-

to che bisognerà attendere qualche anno dall'introduzione della nuova tecnica

perché si eguagliasse la qualità dei film muti.

Questo periodo “muto” durò dal 1895 fino al 1927, anno in cui venne distribui-

to il primo film sonoro, Il cantante di jazz.

Il completo e definitivo passaggio al sonoro, tuttavia, non avvenne prima del

1930.

In realtà i film non erano del tutto "muti”: era infatti costume, dal grande teatro

di città a quello di periferia, accompagnare le proiezioni con musica dal vivo,

che fungeva da colonna sonora, eseguita solitamente da un pianista o organista,

o addirittura da un'orchestra, per i teatri che se lo potevano permettere.

Il teatro fu il luogo deputato alla proiezione del film muto, non necessitando

altro che un semplice schermo piuttosto che di apparecchiature tecnologiche.

Era usanza accompagnare la proiezione con spiegazioni chiarificatrici delle

scene proiettate, lettura delle didascalie da parte di un commentatore, aggiun-

gere commenti scritti. Fu però subito evidente quanto la musica fosse la com-

ponente essenziale dell'immagine, rafforzandone, anticipandone, predisponen-

do emozionalmente lo spettatore alla scena proiettata. Il primo film (muto)

della storia del cinema è variamente considerato Roundhay Garden Scene del

1888, ma gli inventori del cinema, ovvero della macchina da presa e del proiet-

tore cinematografico, sono considerati Auguste e Louis Lumière, che brevetta-

rono il loro strumento il 13 febbraio 1895; La prima pellicola venne da loro

girata il 19 marzo 1895: il film era L'uscita dalle officine Lumière (La sortie

des usines Lumière).

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NOME E COGNOME: IL VERO VOLTO

DEI PROF

Intervista a MARINA PASSINI

Di Carlotta Colombi, Sara Discacciati, Chiara Moreschi

Allora, che liceo ha frequentato?

Io in realtà ho frequentato un istituto tecnico geometra, il Casale di Vigevano.

E in che rapporto era con la scuola?

Molto buono devo dire, mi è sempre piaciuto tantissimo andare a scuola, ho sempre avuto soprat tutto una classe fantastica, soprattutto alle superiori, mi divertivo tantissimo e studiavo quello che dovevo ahahah.

Quanto tempo dedicava allo studio?

Non tantissimo, dico la verità, però stavo molto attenta in classe e comunque due o tre ore al giorno sicuramente ahahah.

Quindi si trovava bene con i compagni?

Benissimo, si si, una classe bellissima. Poi ho fatto geometra: eravamo pochissime ragazze, molti ragazzi, per cui comunque era una bella classe e alcune volte mi trovo ancora con i miei compagni di geometra, quindi ho un rapporto veramente buono.

Le piaceva andare alle feste?

Si si, molto, mi piaceva molto anche ballare e ballavo tantissimo. Alla mia epoca si andava in discoteca e quindi si, mi piaceva molto.

Quindi era molto festaiola?

Abbastanza, sì. Devo dire di sì. Anche adesso comunque ahahah

Cosa preferisce fare nel tempo libero?

Leggere. La mia passione è la lettura. La lettura e viaggiare. E vedere mostre, tantissime.

E cosa l’ha spinta a seguire la professione di insegnante?

Diciamo che io ho sempre avuto l’ambizione di fare un lavoro che fosse a contatto con la gente, ma soprattutto che avesse qualcosa di so-ciale e anche di insegnamento, per cui l’architettura per me, che poi è stata la mia laurea, è qualcosa che serviva. Ecco, la città deve essere bella ma deve essere vivibile, deve essere bella per le persone e quindi mi sono anche poi iscritta alle liste per l’insegnamento perché era una cosa che mi affascinava molto e poi è diventata la mia professione principale.

Bello!

Se adesso potesse tornare indietro?

Sì?

Studierebbe qualcos’altro?

Allora, innanzitutto non seguirei il consiglio dei miei genitori, di fare una scuola che mi dava un diploma, ma avrei fatto sicuramente liceo o

artistico o classico. Rifarei lo stesso tipo di studio, forse mi piacerebbe restaurare. Io dico questo, però sono molto soddisfatta sia del mio

lavoro da architetto sia del mio lavoro da insegnante.

Ha degli hobby?

Si, parecchi. Diciamo quelli a livello pratico: mi piace disegnare, mi piace anche cucinare, abbastanza, e soprattutto mi piace andare in giro ahahah.

Come si vede tra dieci anni?

Spero come adesso ahahah

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E ultima domanda, quali sono cinque cose che odia e cinque cose che ama?

Cinqueee???

Allora, parto con l’odio. Odio nel senso che proprio faccio fatica a sopportare: l’ipocrisia, l’ignoranza, la superbia, la cattiveria e, un’alta cosa che posso odiare...

Gli insetti.

I serpenti ahahah. Mentre amo: il mio lavoro, amo stare con i ragazzi, tantissimo, amo l’arte in tutte le sue forme, amo l’amicizia, l’amore e la passione.

Grazie per il suo tempo!

IL TEMPIO DELLO

ZIO ZEN Di Zio Zen

Mio caro lettore, benvenuto nel mio umile articolo.

Per questo numero voglio proporti una storia apparentemente banale, ma che

racchiude un insegnamento essenziale.

In particolare, si tratta di un koan, ossia una sorta di problema che il maestro

assegna ai discepoli e la cui soluzione non può essere trovata intellettual-

mente, bensì intuitivamente.

La storia recita così:

Il gusto del melone

Un maestro offrì al suo discepolo un melone.

“Come ti sembra?” gli domandò. “Ha gusto?”.

“Oh, sì! Un gusto squisito!” rispose il discepolo.

Il maestro gli pose allora questa domanda:

“Dov’è il gusto, nel melone o nella lingua?”.

Il discepolo rifletté e si addentrò nei meandri di un complesso ragiona-

mento:

“Il sapore deriva dall’interdipendenza, non solo tra il gusto del melone

e quello della lingua, ma anche dall’interdipendenza tra…”.

“Stolto! Tre volte stolto!” lo interruppe il maestro, in un impeto d’ira.

“Perché complichi il tuo modo di pensare? Il melone è buono. Basta

questo per spiegarne il gusto. La sensazione è buona. Di altro non c’è

bisogno.”

Cosa ne pensa lo Zio?

La risposta del maestro, per quanto brusca, contiene al suo

interno un’importante lezione per il discepolo, che anche

tu puoi intuire.

Egli, infatti, vuole far comprendere come la mente tenda a

perdersi in ragionamenti eccessivamente complicati, non

necessari per l’azione che sta compiendo, e sprona l’allie-

vo a concentrarsi su ciò che è davvero essenziale, ossia

vivere pienamente l’atto, apprezzandolo appieno.

Per cui ti chiedo: stai gustando il melone, o stai ragionan-

do sul suo gusto?

Cosa ne pensi tu? Appunta un tuo pensiero!

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ARIETE: Metti da parte i dolci, è ora di iniziare una

dieta e di trasformarti in un vero atleta. L’ESTATE È

VICINA!!

TORO: Sei sempre attento sul lavoro! Infatti produci

sempre un capolavoro dopo l’altro!

GEMELLI: Vi considerate dei modelli ma siete solo

dei monelli!

CANCRO: Se ti metti un po’ di impegno arriverai

alla fine con un voto degno.

LEONE: Se non vuoi essere bocciato alzati dalla pol-

trona senza fare il dormiglione

VERGINE: In questo periodo ogni riccio è un capric-cio, portati sempre dietro un pettine.

BILANCIA: Ogni settimana tua mamma ti dà la man-

cia, usala per comprarti un reggipancia!

SCORPIONE: Inizia a studiare l’addizione, se a fine

anno vuoi evitare il debitone!

SAGITTARIO: Ormai tutti hanno perso le speranze,

sei il solito ritardatario!

CAPRICORNO: Sei sempre il solito! Stai sempre nel

soggiorno senza affrontare il giorno.

ACQUARIO: Se in forma ti vuoi mantenere, l’acqua

Arno devi bere!

PESCI: Siete sempre gli stessi, ormai abbiamo capito

che non studiate i testi.

OROSCOPO: PREVISONI DA CINEMA! Di Giorgia Adragna, Aurora Centineo

LA SATIRA DI SIBILLA, LA STREGA CHE SOBILLA

Di Sibilla, che domande.

Sara Discacciati

Viola Ferrari

Simone Furlan

Filippo Galli

Piera Giè

Sara Granaglia

Marta Grignani

Beatrice Iozzi

Elisa Malini

Camilla Merlano

Chiara Moreschi

Matilde Omodeo Salè

Alessia Pagano

Francesca Piano

Andrea Pochintesta

Stefano Pozzato

Morgan Radice

Alba Sanchez

Annalisa Scansetti

Matilde Sostero

Angela Sula

Angelo Taibbi

Sibilla

Guglielmo Scuotilance

Zio Zen

Giuseppe Santo

Capo-redattori:

Beatrice Bernardelli

Stefano Mazza

Giornalisti

Giorgia Adragna

Federica Ario

Margherita Bandiera

Federico Bubba

Benedetta Boscarello

Aurora Centineo

Carlotta Colombi

Le leggende narrano di eroi validi e corag-

giosi...ma con un punto debole.

Achille ha il tallone, Superman ha la kripto-

nite, Sansone i suoi capelli.

E la Prof. Carnevale...

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MESSAGGIO IMPORTANTE

DALLA REDAZIONE!

D’ora in poi sarà possibile trovare il nostro giornalino in

versione digitale sul nostro sito e sulla pagina Facebook

dell’Istituto. Una svolta ecologica, importante per l’am-

biente!