«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il...

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1 20 a riflessione «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.» (Gv 14,27) Introduzione Dobbiamo metterci davanti ad una Parola di vita. Il Vangelo dà una vita; in modo particolare, il Vangelo di San Giovanni è carico di questa vita; ma lo sviluppo dipende da noi: da come ci relazioniamo con esso viviamo una vita piuttosto che un’altra. Nel Vangelo di San Giovanni ci sono alcune “parole”, alcune affermazioni perentorie, che non ammettono discussioni, né dubbi, né incertezze, né ragionamenti… O si accolgono o si rifiutano. Una di queste “parole”, che vi ho già presentato, è, ad esempio, quella del Prologo: Dio nessuno lo ha mai visto, l’unigenito che è nel seno del padre lui ce lo ha raccontato (Gv 1,18). Dio non l’ha mai visto nessuno: vuol dire che Egli è inaccessibile agli uomini, però è accessibile a chi accoglie Gesù. Un’altra “parola” molto forte, sempre nel capitolo uno, è: ecco l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (Gv 1,29).

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«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.»

(Gv 14,27)

Introduzione Dobbiamo metterci davanti ad una Parola di vita. Il Vangelo dà una vita; in modo particolare, il Vangelo di San Giovanni è carico di questa vita; ma lo sviluppo dipende da noi: da come ci relazioniamo con esso viviamo una vita piuttosto che un’altra. Nel Vangelo di San Giovanni ci sono alcune “parole”, alcune affermazioni perentorie, che non ammettono discussioni, né dubbi, né incertezze, né ragionamenti… O si accolgono o si rifiutano. Una di queste “parole”, che vi ho già presentato, è, ad esempio, quella del Prologo: Dio nessuno lo ha mai visto, l’unigenito che è nel seno del padre lui ce lo ha raccontato (Gv 1,18). Dio non l’ha mai visto nessuno: vuol dire che Egli è inaccessibile agli uomini, però è accessibile a chi accoglie Gesù. Un’altra “parola” molto forte, sempre nel capitolo uno, è: ecco l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (Gv 1,29).

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Comprendiamo che cosa significa quest’affermazione? Significa che c’è Qualcuno che è capace di togliere dal nostro cuore il male! È possibile che il nostro cuore venga liberato dal male, se noi accogliamo Gesù: ecco l’agnello di Dio! Questa parola poi è talmente forte che è parte essenziale nell’Eucarestia; prima di accostarci alla Comunione, infatti, lo diciamo: “Beati noi invitati alla cena del Signore, ecco l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. Ma, siamo convinti che Egli è davvero colui che può togliere il male dal nostro cuore e darci la vita vera? Forse non lo siamo fino in fondo… Perché, se lo fossimo, questa vita vera l’avremmo già ricevuta. In realtà, se siamo veramente onesti con noi stessi, scopriamo che non siamo mai veramente convinti… La “parola” che oggi vorrei lasciarvi da meditare è collegata all’ultima riflessione che abbiamo fatto (Meditazione 19). In essa avevamo meditato questo versetto: 1Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Vado a prepararvi un posto. Gesù, prima di accomiatarsi dei suoi apostoli, cerca di rincuorarli, di consolarli, di fortificarli nella speranza.

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Sviluppo del tema Il versetto che precede questa espressione e che vorrei meditare oggi è: Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Leggiamo qualche versetto in più per capire il contesto: 27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: «Vado e tornerò da voi». Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l'ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. 30Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; contro di me non può nulla, 31ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco. Alzatevi, andiamo via di qui». C’è una prima chiusura qui del capitolo 14. I capitoli 14-17 sono un compendio dei discorsi di Gesù che hanno come tema la sua dipartita. In questo contesto, il capitolo 14 si conclude con questo dono di Gesù: vi lascio la pace vi do la mia pace. Questa sua dichiarazione merita una particolare riflessione, perché la pace è una di quelle condizioni dell’esistenza umana che tutti noi cerchiamo di realizzare, ma che pochi conseguono… Chi è che non vuole vivere in pace? I genitori vogliono vivere in pace con i figli, i colleghi vogliono vivere in pace, gli Stati vorrebbero cercare anche la pace… Insomma, la pace ritengo sia un bisogno naturale ineliminabile dell’uomo.

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Oggi ci fermiamo su questo tema prima di tutto perché la pace è un bene necessario e quasi irraggiungibile, e, poi, perché il termine “pace“ è uno dei modi per indicare e chiarire il senso del termine “salvezza“. Nella Chiesa, siamo abituati a dire “Gesù ci ha salvato, noi siamo stati salvati”, però poi non si capisce bene in che cosa consiste questa salvezza, perché siamo sempre arruffati, contorti, in lite con gli altri, insoddisfatti, complicati… Che cos’è, dunque, questa salvezza? Non sapendo bene rispondere, allora la si rimanda a dopo la morte, perché si pensa che in questa vita sia impossibile raggiungerla. Abbiamo detto che la pace è il dono che vuole dare Gesù ed è una possibilità che ci viene donata attraverso l’impegno anche nostro a non lasciarsi turbare dalle cose del mondo o dall’accadere degli eventi. Non si turbi il vostro cuore, credete in Dio e credete anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore, vado a prepararvi un posto. La fede interiorizzata, quindi, la fede veramente accolta in modo esistenziale ha il potere di liberare il nostro animo dalla paura, dalla inquietudine, dall’incertezza della vita. E, per quanto la mia testimonianza possa valere, vi dichiaro che le cose affermate nel Vangelo sono vere! Perché è possibile sperimentarle e la mia esperienza ne è una testimonianza concreta. Questo invito alla pace ritorna anche alla fine del capitolo 14, e, in questa seconda volta, oltre alla fede nelle sue parole e nella sua persona, l’esortazione di Gesù a non turbarsi è associata al dono della pace che i discepoli riceveranno.

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Il messaggio è quindi: non sia turbato il vostro cuore perché io vi lascio la pace. Allora, la domanda che possiamo porci a questo punto è: come dobbiamo interpretare questa pace di Gesù? In che cosa consiste la pace che Gesù ci vuole donare? Mentre noi siamo ancora nel mondo e dobbiamo soffrire? Come anche i discepoli, dopo la dipartita di Gesù, dovranno affrontare tante tribolazioni? Lo vedranno, infatti, martoriato, ucciso, essi stessi saranno perseguitati… Eppure, il Signore dice loro Io vi lascio la pace… Come possono convivere la pace e le afflizioni del mondo? Come ci viene donata questa pace? Partiamo dalla seconda domanda: come riceveremo questa pace che il Signore ci vuole donare? Per prima cosa, riprendiamo la seconda parte del versetto, nella quale il Signore sottolinea: non con me la da il mondo io la do a voi. Dunque, ci sono due modi di concepire la pace. Il termine “pace” nel Vangelo di San Giovanni appare qui per la prima volta, in occasione del commiato di Gesù, è associata ad esso ed è presentata come un dono, non come qualcosa che dobbiamo realizzare noi. Non è quindi un invito a cui corrispondere con un impegno, con un nostro sforzo ascetico, come, invece, viene presentato nel Discorso della montagna di San Matteo: Beati gli operatori di pace (cfr. Mt 5). San Giovanni tiene a sottolineare più volte che è un dono che dobbiamo ricevere!

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Un dono particolare che si differenzia completamente da quello che il mondo può offrire. Siamo all’interno dei discorsi di commiato, prima che Gesù lasci questo mondo; è la sua eredità particolare lasciata ai suoi apostoli, che, per estensione, vale per tutti coloro che sono suoi amici, per tutti coloro che lo hanno accolto e per tutti quelli che lo seguono, e quindi anche per noi. In questo capitolo vengono date anche altre istruzioni su come i discepoli devono affrontare e vivere in questo mondo, una volta lasciati soli. Ci sono due indicazioni:

1. amarlo in modo concreto; attraverso l’osservanza dei comandamenti -se mi amate osserverete i miei comandamenti;

2. io pregherò il padre ed egli vi darà un altro Paraclito, perché rimango con voi per sempre, lo spirito di verità Quindi:

1. amarlo attraverso l’osservanza dei comandamenti, ossia non in modo sentimentale, intimistico, bensì in modo concreto, reale, quotidiano;

2. e aspettando il dono dello Spirito Santo. All’interno di questo capitolo il Signore offre dunque due istruzioni su come devono vivere e potranno vivere questa situazione, anche attraverso questo dono della pace: il Paraclito, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io ti ho detto. Torniamo dunque ciò che ho detto all’inizio, ossia che noi non possiamo dire di accogliere la profondità della parola di Dio e la relazione della parola di Dio con la nostra vita, con la nostra felicità, con la nostra realizzazione, senza l’aiuto dello Spirito Santo.

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La promessa del dono della pace ritorna nel capitolo 16:

32Ecco, viene l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.33Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!». Il Signore, quindi, ritorna con questa offerta di pace che è la garanzia per non essere sopraffatti dal mondo; infatti, dice: nel mondo avete tribolazione. Lo dice Gesù stesso. È inutile pertanto che noi ci illudiamo, speriamo e facciamo come se non dovessimo averne di tribolazioni… Come la parabola del grano e della zizzania: il grano cresce in mezzo alla zizzania; noi vogliamo continuamente togliere la zizzania, ma il Signore non l’ha tolta… Non abbiate paura perché io vi do la pace e le parole che io vi dico, se accolte, sono quelle che vi manterranno nella pace, perché io ho vinto il mondo e tutto quello che può turbare ed eliminare la pace. In questo capitolo 16 la pace è associata alla protezione di Gesù che garantisce ai suoi discepoli; li aiuterà a contrastare lo smarrimento dopo la sua morte. Pensate dunque: il loro Maestro, il loro Salvatore, il Messia, tutto quello in cui avevano sperato sarà loro sottratto, chiaramente si smarriranno, saranno delusi, frustrati, si sentiranno oppressi … Ma il Signore dice: non vi preoccupate perché io vi do la mia pace, vi sosterrò con la mia pace. Gesù parla della pace nel momento più critico della vita delle persone, dei suoi amici.

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Non toglie le difficoltà, ma afferma che in mezzo alle difficoltà, quelle terribili che loro dovranno affrontare attraverso la morte di Gesù, essi comunque rimarranno nella pace. Nel Vangelo di San Giovanni, il tema della pace ritorna nel capitolo 20 per 2 volte; in esso si racconta della resurrezione di Gesù:

19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». 24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». 26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Nelle due citazioni del capitolo 20 c’è un’evoluzione rispetto a quanto abbiamo visto precedentemente, perché prima si parla della promessa della pace, adesso del dono reale della pace che viene conferito da Gesù. Pace a voi! Gesù qui non promette ma dona. Prima di morire la pace è una promessa, dopo la resurrezione la pace è donata.

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La pace di Gesù non è quindi un auspicio, un augurio, una speranza, così come avviene nel nostro linguaggio e nel nostro vissuto; noi possiamo augurarci di ricevere pace, di donare pace, di vivere nella pace, ma sono speranze… In Gesù, invece, c’è il dono reale, si tratta di una realtà concreta: pace a voi! La pace di Gesù è cioè qualcosa che entra direttamente nel cuore dei discepoli, per mezzo della sua umanità risorta. Pace a voi! e, poi, Gesù soffia su di loro lo Spirito Santo. Allora, possiamo dire che la pace che Gesù dona, nei Vangeli, è sempre associata al dono dello Spirito Santo alitato su di loro. Anche San Paolo associa la pace al dono dello Spirito: Il frutto dello Spirito è: pace, gioia, fortezza, dominio di sé (Gal 5,22). La pace, quindi, non è qualcosa - ripeto - che possiamo conquistare noi, ma è un dono che possiamo ricevere e che Dio vuole darci. La pace di Gesù è una realtà spirituale reale, concreta, che si può ricevere in dono. Adesso, siamo in grado di rispondere all’altra domanda: che cos’è esattamente questa pace di Gesù? Ossia, qual è la pace che Gesù dona ai suoi? Innanzitutto, dobbiamo avere chiaro che la pace che Gesù promette è presentata in contrapposizione alla pace del mondo. È uno spartiacque: da una parte vivere nel mondo e per il mondo, dall’altra vivere in Dio e per Dio. Vi lascio la pace, non come la dà il mondo. Significa che anche il mondo può offrire una pace, che anche noi

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cerchiamo una pace nel mondo, che pure noi speriamo di ricevere una pace in questo mondo… Ma la pace del mondo e la pace di Gesù sono due tipologie di pace alternative. Di conseguenza, noi siamo chiamati a scegliere se vogliamo cercare la pace che dà il mondo o se vogliamo cercare la pace che dà Dio. La maggior parte di noi, probabilmente, cerca la pace che dà il mondo facendosi aiutare da Dio…! Facciamo, dunque, un esame di coscienza per valutare se, per caso, non siamo confusi e cerchiamo la pace del mondo attraverso Dio… Dio non ci dà questa pace del mondo, l’ha detto esplicitamente Gesù: non come la dà il mondo io la do a voi. Ossia, io do la mia pace; la pace che il Signore dona è un’altra pace. Dobbiamo quindi essere ben consapevoli che entrambe non possono essere perseguite. In un altro brano Gesù ha sottolineato questa verità: non potete seguire Dio e mammona (cfr. Lc 16,13)… La fede, quindi, si specifica anche per il modo attraverso cui noi cerchiamo la pace del cuore. Possiamo verificare che tipo di fede abbiamo anche attraverso che tipo di pace cerchiamo: se cerchiamo la pace del mondo, significa che non abbiamo quella fede che salva e che purifica; abbiamo cioè una fede sbagliata. Chi ha la vera fede cerca certe cose in un certo modo; chi non ha la fede, o ha una fede non corretta, cerca altre cose in un altro modo. Il Vangelo di San Giovanni è perentorio quando dice: chi osserva i miei comandamenti, questi mi ama; o, in un altro passo: chi non ama il proprio fratello che vede come può dire di amare Dio che non vede? (1^Gv 4,20). Con questi avvertimenti San Giovanni non vuole flagellarci, ma

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aiutarci a purificare la confusione che possiamo avere dentro di noi. Possiamo, infatti, ingannarci ed essere ingannati anche dagli altri. La nostra psiche può ingannarsi, il diavolo ci può ingannare. L’evangelista, attraverso queste affermazioni che possono sembrare molto dure, in realtà ci offre un aiuto straordinario per farci comprendere in quale misura amiamo Dio realmente e farci prendere consapevolezza del cammino che ancora abbiamo davanti da percorrere per diventare autentici discepoli del Signore. Parafrasando le sue espressioni, è come se ci dicesse: se vuoi amare Dio per davvero, esercitati amando il fratello… Il primo passaggio, dunque, è allora per noi quello di dover scegliere se nella nostra vita vogliamo cercare la pace che dà Dio o la pace che dà il mondo. Oggi siamo interpellati a dover scegliere; ognuno di noi dovrebbe dire a se stesso: se io voglio seguire Gesù, allora non voglio più cercare la pace che mi da il mondo. Il secondo passaggio che dobbiamo fare è avere chiaro che questa pace che Gesù ci dona coesiste con le tribolazioni e la fatica che viviamo nel mondo. Gesù non ha detto che ci tira fuori dai problemi e dalle difficoltà, o dal dolore e dalla sofferenza; ma: vi ho detto queste cose perché abbiate pace; nel mondo avete tribolazione ma, coraggio, io ho vinto il mondo. Il Signore ci dice in pratica: io vi lascio in mezzo ai vostri problemi, anzi dovete vivere queste difficoltà in un certo modo, ossia affrontare le tribolazioni come insegno io e con la pace che io vi do. Gesù dona la pace come forza per poter affrontare i problemi, le difficoltà, le tribolazioni, non per eliminarle! A questo punto, potremmo dirci e chiederci: come è possibile che coesistano tribolazione e pace? Per noi è una cosa impossibile.

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La coesistenza della tribolazione e della pace in noi certificano, quindi, che stiamo seguendo Dio e stiamo cercando la sua pace e non quella terrena. Se, quando affrontiamo la vita del mondo, veniamo travolti e tribolati dalle cose del mondo, significa che non stiamo vivendo in Dio. Questo deve essere molto chiaro. Vuol dire che la presenza di Dio in noi non è ancora arrivata a quella profondità attraverso la quale Egli ci può dare questa capacità di convivere con le tribolazioni senza esserne travolti. Siamo quindi in comunione con Lui anche in mezzo ai problemi, alle fatiche, alle sofferenze, se siamo nella vera pace. Chi vive nell’amore vive in Dio, dice San Giovanni, e Dio in lui (cfr. 1^Gv 4,16). Chi non ama non conosce Dio (1^Gv 4,8). Ci sono dei segnali affinché possiamo capire qual è la qualità della nostra fede e sono, come ho già detto, l’amore, ma anche il dono della pace. Porto qualche semplice esempio, tratto dalla mia esperienza nei colloqui con le persone. Ci sono alcuni che, quando arriva qualche problema, vengono letteralmente travolti e si smarriscono. Ora, può capitare che si rimanga un po’ frastornati in un momento iniziale, perché non siamo così forti nella fede e nella pace, però anche la storia della Chiesa ci racconta dei martiri che andavano a morire cantando, dei santi che hanno sofferto moltissimo ed erano sereni e nella pace profonda… Anche negli Atti degli Apostoli si narra che San Paolo, e gli altri discepoli presi prigionieri, in carcere cantavano e lodavano Dio e, attraverso proprio questo canto e questa lode, le porte della prigione si

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sono aperte… Questi sono anche dei simboli che ci indicano la potenza della pace che dà il Signore a chi lo accoglie esistenzialmente. La pace di Gesù è un dono, ma richiede la fede. Ossia la nostra partecipazione attiva: Non si turbi il vostro cuore: ossia, siamo noi che possiamo e dobbiamo evitare che il nostro cuore si turbi oltremodo, si inquieti e ci sovrasti. È come se Gesù ci dicesse: “appena sentite il cuore che si turba, fermatelo, bloccatelo, fate memoria di quello che Io sono, di quello che rappresento per voi, di quello che voglio donarvi, di quello che posso darvi; fermatevi, e sappiate che Io sono Dio”. Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me, ha detto ai suoi discepoli. Per avere la pace, quindi, è necessario l’azione concomitante del nostro modo di accogliere l’insegnamento di Gesù: avere fede nelle sue parole, non farsi turbare, non farsi sopraffare dalle vicende tristi e dolorose della vita, ossia vivere in comunione con lui. Più noi viviamo in comunione con lui e non viviamo in comunione col mondo, più riceveremo la pace che il Signore ci vuole donare. Se la pace del mondo e quella di Dio sono contrapposte, dobbiamo sapere esattamente in che cosa consiste la pace dell’uno e la pace dell’altro. Altrimenti, non possiamo fare altro che confusione e pensare che siano la stessa cosa Qual è, allora, la pace che dà il mondo e quale quella che dà Dio? Come si realizzano queste due possibilità nella nostra esistenza? In che cosa consiste la pace del mondo? E chiaro che c’è una risposta soggettiva, la pace che il mondo può dare ad ognuno di noi dipende anche da come siamo e da quello che siamo.

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Esempi di pace soggettiva: io sono nella pace se la mia azienda va bene; io sono nella pace se mio figlio mi vuole bene, e del resto non m’importa; io ho la mia casetta in campagna, la mia fattoria, vado là a rilassarmi, per me la pace è questo… Ci sono, però, delle coordinate che accomunano queste differenziazioni; la pace del mondo è sempre legata all’accadere delle cose del mondo. Ossia, se accadono le cose che io spero che avvengano, allora sono nella pace, nella felicità, mi godo i frutti di queste cose che mi fanno piacere. Normalmente, queste eventi a che cosa corrispondono? Alla realizzazione del nostro desiderio: io desidero avere una bella famiglia, poi guardo la mia famiglia, la contemplo, andiamo tutti d’amore e d’accordo, e allora sono nella pace… Al contrario, io desidero avere una bella famiglia, purtroppo questo sogno non riesco a realizzarlo e mi sento schiacciato… Quando il nostro desiderio è realizzato non sperimentiamo più conflitti, contraddizioni, frustrazione… Anche in campo politico o militare, quando c’è la pace? Quando c’è un accordo, un trattato, un’assenza di conflitti e non ci sono persecuzioni, contraddizioni, insomma, per dirla breve, quando tutto gira secondo le nostre più rosee attese. Questa è la pace del mondo. Il nostro io è in pace, tutto funziona come noi vogliamo, siamo soddisfatti perché non c’è alcuna cosa materiale che ci turba e che ci ostacola. Prendiamo una bella barca a vela, il mare è calmo, ci facciamo questo bel giro in mare e godiamo del sole, della brezza… Questa è la pace del mondo.

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La pace di Gesù, invece, prescinde dall’accadere delle cose del mondo. Questa è l’alternativa. La pace che Gesù ci dona non è collegata all’accadere delle cose terrene, perché si basa sull’accadere di cose spirituali, celesti. Più precisamente, la pace di Gesù è la pace che consegue all’essere in comunione con lui per mezzo dello Spirito Santo. Il centro del nostro cuore non abita nel mondo, ma abita in un’altra realtà, una dimensione spirituale. Se nell’intimo del nostro cuore, che non è materiale, ma è spirituale, non c’è la comunione con Dio, non possiamo essere in pace! Ecco perché poi cerchiamo la pacificazione nelle cose del mondo, perché ci manca la pace dell’essere, ci manca la pace profonda. Questo, perché noi dimentichiamo che non siamo solamente materiali, carnali, psichici, bensì siamo creature anche spirituali. Una parte del nostro essere non vive in questo mondo materiale, vive in un altro mondo: quello spirituale. E soprattutto noi credenti. La pace che il Signore ci vuole donare non è quella che è ordinata a soddisfare i nostri sensi, o la nostra psiche. Ma è quella che è ordinata a riempire il nostro essere, il nostro cuore, il nostro spirito. Se Dio, quindi, è con noi, se è dentro di noi, non possiamo non essere in pace, perché il nostro essere si trova dove deve stare, nel suo luogo proprio, in Dio. Di conseguenza, non può essere turbato da nulla. Può esserci qualche dispiacere terreno, ma è cosa di poco conto.

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Vi lascio la pace non con me la dai il mondo vuol dire, pertanto, che Gesù ci vuole dare quella pace profonda del cuore che nessuno potrà mai toglierci, perché non è legata alle cose del mondo. Accade una cosa, accade un’altra, non importa. Siamo solo noi che possiamo privarci della pace di Dio allontanandoci da Lui. E se ci allontaniamo da Lui, fonte della pace, perdiamo la pace. Se ci avviciniamo, invece, saremo nella pace. Essendo Dio fedele, non potrà mai toglierci Lui la sua pace; invece la pace che dà il mondo è collegata alle cose contingenti e transeunti, che a volte ci sono e a volte no. Sono infatti realtà instabili e cangianti, come tutto ciò che appartiene al mondo terreno. È chiaro che se noi siamo legati a queste cose e viviamo in balìa di esse, il nostro cuore è alla mercé di tutto quello che avviene, così come il nostro corpo è in balìa del cambiamento del tempo: se c’è freddo, abbiamo freddo; se c’è caldo, abbiamo caldo. Se, invece, c’è la temperatura mite stiamo bene… Qual è il clima ideale che tutti noi sogniamo? E che possiamo paragonare alla pace? Quando ci sono 22-23 °C, magari siamo su una terrazza in riva al mare con la brezza lieve… E così è per lo spirito, ma se ci leghiamo a questo mondo, instabile e che avrà fine, siamo “fregati”. A questo punto, dunque, possiamo affermare che la pace che Gesù dona è veramente uno dei doni che indicano la salvezza ricevuta e già attuata. Perché, quando Dio entra nel nostro cuore, noi sperimentiamo la pace e quindi sperimentiamo la salvezza. Non a caso la pace è ciò che il Messia doveva realizzare. Per questo è il nome della salvezza, perché è il nome di ciò che il Messia doveva portare: Shalom, pace. Shalom è il compimento di tutte le promesse di Dio, come i profeti hanno insegnato.

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Il nome della città santa, la Gerusalemme celeste, nome che è anche simbolico; Gerusalemme etimologicamente vuol dire il luogo della pace, là ci sarà la pace. La salvezza dunque è ricevere la pace che viene da Dio. Vi leggo una nota, tratta dall’apparato critico della Bibbia TOB, dove si parla sinteticamente della pace: “La parola ebraica Shalom, molto frequente nella Bibbia, è tradotta dalla TOB come armonia perfetta. La traduzione esatta sarebbe questa. Sovente, invece, si usa la parola pace. Ma il significato di Shalom supera di molto quello del puro termine italiano Pace. Al di là dell’assenza della guerra, essa designa il dono che riassume tutti gli altri doni: benessere, felicità, salute, prosperità, sicurezza, relazioni sociali ben equilibrate, l’armonia tra Dio e gli uomini, vita vissuta nella sua pienezza. Il Signore stesso è il re della pace. Il Signore è Shalom. Re dell’avvenire.” Quando, allora, nel Vangelo di Giovanni leggiamo: vi lascio la pace vi do la mia pace, vuol dire che ci dona questo benessere spirituale totale, assoluto. Concludendo, possiamo comprendere meglio perché, prima di accostarci alla Comunione, preghiamo per avere la pace: Signore Gesù, che hai detto ai tuoi apostoli vi lascio la pace vi do la mia pace,… È talmente importante che è parte integrante nell’Eucarestia; e uno degli obiettivi dell’Eucarestia è realizzare proprio questa pace, con la quale anche noi evidentemente ci impegniamo a diventare operatori di pace come lo fu Gesù. La Comunione, infatti, serve a questo: ricevere la pace che Dio ci vuole dare per donarla a nostra volta.

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Vivere, dunque, la vita come una intensa e instancabile ricerca di pace, anche riguardo alle cose di questo mondo come ha fatto Gesù. Comprendiamo, inoltre, che, attraverso la pace del nostro cuore, possiamo avere anche un criterio per misurare la qualità della nostra fede, reale, concreta, e della nostra comunione con Gesù. Se non abbiamo pace nelle nostre giornate, significa che ancora non abbiamo sperimentato psicologicamente la salvezza che Gesù ci ha portato. Se abbiamo poca pace, significa che abbiamo poca fede. Se abbiamo pace in mezzo alle tribolazioni, alle sofferenze, significa anche che abbiamo conosciuto Dio. A volte noi vorremmo vedere il volto di Dio, essere certi di essere in comunione con Lui, ma questa certezza ci arriva in maniera indiretta, attraverso i segni che Egli lascia nel nostro cuore. Noi dobbiamo abituarci a leggere questi segni. Perché sono essi che ci parlano della verità della nostra fede, o del limite, o dei progressi che dobbiamo ancora fare. Noi non troviamo la pace perché non la cerchiamo nel luogo giusto e nel modo giusto, e impediamo anche agli altri di trovarla! Inoltre, se gli altri ci vedessero nella pace e nella gioia sempre, può darsi che si avvicinerebbero alla Chiesa, perché comincerebbero a pensare che conviene loro. Un pensiero si affaccerebbe alla loro mente: se questa persona è sempre della pace anche quando tutto le va male, perché io devo privarmi di questo bene? Altrimenti, se vedono che soffriamo come gli altri che non hanno fede, uno potrebbe dire: che cosa vado a fare in chiesa, a che pro?

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Domande per la riflessione personale

Vi lascio qualche domanda provocatoria: 1. ma noi perché vogliamo privarci di questo bene?

Di questa pace che Gesù ci ha dato e che riassume tutto il benessere possibile?

2. Perché vogliamo privarcene e continuare a cercare la pace in

questo mondo? 3. Perché non investiamo tutte le nostre risorse, il nostro impegno

religioso, per ricevere questa pace?

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