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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 191 (48.515) Città del Vaticano domenica 23 agosto 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +z!"!{!$!%! Kuhn, Popper e Colson: paradigmi, falsificabilità e conversione Il magistero sociale di Paolo VI durante la visita in Colombia Un messaggio per ieri e per oggi di FERNAND O CHICA ARELLANO D al 22 al 25 agosto 1968 Pao- lo VI realizzò una visita in Colombia in occasione della celebrazione del XXXIX Congresso eucaristico internazionale a Bogotá e della seconda Conferenza genera- le dell’episcopato latinoamericano che si tenne a Medellín, dopo esse- re stata inaugurata dal Santo Padre a Bogotá. Il benefico apporto di Montini nel suo pellegrinaggio in questa nobile nazione latinoamericana rappresenta una bussola per la comprensione del suo magistero sociale. In effetti, le sue parole so- no un’applicazione della sua enci- clica Populorum progressio (26 mar- zo 1967) e, al tempo stesso, una preparazione all’insegnamento suc- cessivo del Pontefice espresso in scritti tanto significativi come l’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975). La lettura distesa degli interventi dal Papa in Colombia offre chiavi di discernimento e di azione che hanno conservato tutta la loro rile- vanza e luminosità. Mi sembra im- portante ricordare qui alcuni punti del ponderato pensiero di questo insigne pastore espressi in quel viaggio apostolico. Sebbene siano trascorsi più di cinquant’anni da quando le ha pronunciate, le sue parole non sono state scalfite né dal tempo né dalla distanza. Sono lezioni valide e opportune per il momento presente. No alla forza delle armi e alla corsa agli armamenti Sull’aereo appena decollato da Roma, all’alba del 22 agosto, il Pa- CONTINUA A PAGINA 8 Dalla «Terra desolata» ai «Quattro Quartetti» di T.S. Eliot Poesia e profezia ANNA MARIA TAMBURINI A PAGINA 5 La campagna del Wcc a fianco delle native nordamericane Abbattere i muri del silenzio FRANCESCO RICUPERO A PAGINA 7 Santa Rosa da Lima Innamorata della bellezza e della vita PAOLA DIANA GOBBO A PAGINA 8 ALLINTERNO Dopo l’annuncio del cessate il fuoco e delle elezioni La Libia cerca di voltare pagina Ue: «Ora si lavori per la pace» BRUXELLES, 22. Dopo nove anni di guerra e numerosi tentativi di tregua falliti, la Libia cerca di voltare pagi- na e aprire un nuovo capitolo della sua storia. La comunità internazio- nale ha espresso la propria soddisfa- zione per l’annuncio, ieri, di un ces- sate il fuoco prolungato da parte del governo di Tripoli di Fayez al-Serraj e del governo di Tobruk. Si tratta — ha detto l’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza comune, Joseph Borrell — di «noti- zie importanti e positive: ora è cru- ciale che tutte le parti si mantengano fedeli a quanto annunciato. Tutti i libici meritano una soluzione politi- che e il ritorno della stabilità e della pace». Di «passo positivo» ha parlato anche la Francia, sottolineando che «queste promesse devono concretiz- zarsi sul terreno». In un comunicato del vicedirettore del ministero degli affari esteri si legge che «la Francia chiede a tutte le parti di attuare effi- cacemente la cessazione delle ostilità e di impegnarsi in buona fede a con- cludere un accordo di cessate il fuo- co duraturo, che consenta di com- piere passi reciproci, credibili e veri- ficabili, una ripresa del processo po- litico e la fine di tutte le ingerenze straniere in Libia». Parigi chiede inoltre alle parti rivali di «proseguire i loro sforzi per consentire la ripresa al più presto possibile della produ- zione di petrolio e la distribuzione trasparente dei suoi ricavi». Soddisfazione da Londra. «Il po- polo libico è chiaro: non esiste una soluzione militare alla crisi libica. Tutte le parti ora devono intensifica- re gli sforzi ed impegnarsi per un cessate il fuoco» ha dichiarato in un tweet l’ambasciatore britannico in Libia, Nicholas Hopton, a proposito degli ultimi sviluppi nel Paese nord- africano. Anche la Lega araba ha accolto con favore l’annuncio del cessate il fuoco libico. Lo si legge in una di- chiarazione riportata dall’agenzia di stampa egiziana Mena nella quale un responsabile della segreteria ge- nerale della Lega araba auspica che «questa tappa positiva permetta di concludere preso le negoziazioni in corso tra il governo di accordo na- zionale (di al-Serraj, ndr) e l’Esercito nazionale libico (il governo di To- bruk, ndr) al fine di pervenire a un accordo ufficiale permanente e glo- bale sui preparativi del cessate il fuoco sotto gli auspici dell’O nu». I sei Paesi membri del Consiglio di cooperazione del Golfo (Bahrein, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Sau- dita ed Emirati) sperano che il cessa- te il fuoco possa essere il primo pas- so verso la stabilità libica. Come ri- porta l’agenzia di stampa emiratina Wam, il segretario generale del Con- siglio, Nayef Falah Mubarak al-Ha- jraf, ha sollecitato tutte le parti coin- volte nella crisi «ad aderire a questo passo costruttivo, ad impegnarsi con urgenza nel dialogo politico e a la- vorare attraverso la mediazione delle Nazioni Unite per raggiungere una soluzione definitiva e globale per porre fine ai combattimenti e al con- flitto in Libia». Come noto, la notizia di una ces- sazione delle ostilità è arrivata dopo settimane di intensi negoziati tra le parti, sotto la regia dell’Onu. Favori- ti dallo stallo prolungato sulla linea del fronte Sirte-Jufra, dove a giugno la controffensiva delle truppe fedeli al premier al-Serraj si era fermata per la resistenza delle milizie del ge- nerale Khalifa Haftar, considerato “l’uomo forte della Cirenaica”. A rompere gli indugi è stata Tripoli in una nota in cui al-Serraj «ha ordina- to a tutte le forze militari di osserva- re un cessate il fuoco immediato in tutti i territori libici». Come atto di «responsabilità politica e nazionale», ma anche in considerazione «dell’emergenza coronavirus». Al- Serraj ha inoltre formalizzato «la ri- chiesta di elezioni presidenziali e parlamentari a marzo sulla base di un’adeguata base costituzionale su cui — ha affermato — le parti concor- dano». In un comunicato distinto anche le autorità della Cirenaica, il cosiddetto governo di Tobruk, han- no dichiarato il cessate il fuoco e previsto elezioni prossimamente. «Cerchiamo di voltare pagina» ha detto Aguila Saleh, il leader del par- lamento di Tobruk che è considerato il “braccio politico” di Haftar. Il Papa per la giornata in ricordo delle vittime di persecuzioni No all’uso della religione per incitare alla violenza «Dio non ha bisogno di essere di- feso da nessuno e non vuole che il Suo nome venga usato per terroriz- zare la gente»: lo ha ribadito Papa Francesco in un tweet postato sull’account @Pontifex in occasio- ne della Giornata internazionale di commemorazione delle vittime di atti di violenza basati sulla religio- ne o sul credo, che l’Onu celebra il 22 agosto. «Chiedo a tutti di cessa- re di strumentalizzare le religioni per incitare all’odio, alla violenza, all’estremismo e al fanatismo cie- co» scrive ancora il Pontefice fa- cendo riferimento al Documento sul- la Fratellanza umana firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019 insie- me al Grande Imam di al-Azhar. Rilanciando i contenuti della di- chiarazione e invitando a puntare su educazione e dialogo, in un’in- tervista a Vatican News il cardinale Ayuso Guixot, presidente del Pon- tificio Consiglio per il dialogo in- terreligioso, ha voluto esprimere in questa occasione «solidarietà e pre- ghiera per tutte le vittime e i loro familiari». Per il porporato occorre un impegno deciso per «educare ai veri valori», perché «una nuova ge- nerazione possa crescere nello spi- rito della fratellanza umana che presuppone il rimanere radicati alla propria identità ma, nello stesso tempo, avventurandosi a conoscere l’altro, a rispettare l’altro». Un omaggio «a chi ha perso la vita e a chi è vittima di aggressioni, minacce e persecuzioni a causa del- la propria religione o del proprio credo» è venuto anche dall’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza comune Jo- seph Borrell. L’allarme della Banca mondiale mentre l’Oms afferma che ci vorranno almeno due anni per uscire dalla pandemia Oltre 100 milioni in povertà estrema a causa del virus ROMA, 22. La crisi del covid-19 po- trebbe trascinare nell’estrema pover- tà fino a oltre 100 milioni di perso- ne. È questo l’allarme lanciato dal presidente della Banca mondiale David Malpass in un colloquio con la Afp. Il numero, ha aggiunto l’economista, «potrebbe aumentare se la pandemia si aggrava o perdu- ra». Questo «rende imperativo per i creditori ridurre i debiti dei Paesi poveri», ha spiegato, con un appel- lo che «va oltre la proroga della moratoria sul debito di tali Paesi». Lo scorso aprile il G20 aveva deciso di sospendere sino alla fine del 2020 i rimborsi dei debiti dei Paesi più poveri. In passato, gli analisti dell’ente con sede a Washington avevano sti- mato sui 60 milioni il dato relativo ai nuovi poveri. Oggi la situazione è cambiata. La diffusione inarresta- bile dell’emergenza covid-19 e le conseguenze sul piano economico hanno spinto gli esperti a rivedere le stime. Inoltre, «sempre più na- zioni saranno obbligate a ristruttu- rare il loro debito» ha spiegato Malpass. «Le vulnerabilità legate al debito sono alte» e «vi è l’imperati- vo sostanziale di trovare nuovi inve- stitori». La Banca mondiale intende stanziare 160 miliardi di dollari in finanziamenti a 100 nazioni entro il giugno 2021, per garantire una ri- sposta immediata all’emergenza. Ciononostante, il dato relativo all’estrema povertà — fissato al di sotto della soglia di 1,9 dollari al giorno — è in continua crescita. Secondo Malpass il deteriora- mento dell’economia è legato a una combinazione di fattori, che vanno dalla perdita inarrestabile di posti di lavoro durante la pandemia, fino alla crisi della catena alimentare che ha reso sempre più difficile l’accesso al cibo. «Maggiore è il tempo di durata della crisi — aggiunge il pre- sidente — più grande sarà il numero di persone che torneranno in condi- zioni di estrema povertà». Carmen Reinhart, neo-capo economista del- la Banca mondiale, ha definito la crisi economica una «depressione pandemica». Intanto, a otto mesi dall’inizio della pandemia, l’O rganizzazione mondiale della sanità (Oms) ha detto ieri di aspettarsi che ci vorran- no ancora — se tutto va bene — al- meno due anni per sconfiggere il vi- rus che finora ha causato almeno 800 mila morti e 22 milioni di con- tagi. Nel suo consueto briefing da Ginevra, il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghe- breyesus, ha ricordato ieri che la precedente pandemia, l’influenza spagnola del 1918, durò appunto due anni. «Oggi il virus si muove più velocemente perché sono au- mentate le connessioni» ha spiega- to, «ma allo stesso tempo abbiamo più tecnologia e conoscenze per fer- marlo». Controlli anti-covid a La Paz in Bolivia (Afp) di CARLO MARIA POLVANI I spirandosi al lavoro di Robert Merton — ri- tenuto da molti uno dei padri della sociolo- gia moderna — Thomas Kuhn, nel 1962, propose una teoria per spiegare l’evoluzione del pensiero scientifico, la cosiddetta teoria della “ri- voluzione scientifica”. Secondo Kuhn, la scienza non avanza in maniera lineare: i dati delle osser- vazioni si accumulano in teorie e le teorie forma- no dei paradigmi, che godono di una forte rigi- dità. Infatti, quando un dato nuovo non può es- sere spiegato da un paradigma, la comunità scientifica cerca ad ogni costo di giustificarlo o ignorarlo poiché, spesso inconsapevolmente, protegge il paradigma dominante. Questo acca- de fino a quando una generazione nuova di scienziati riesce a fare un salto — spesso con vivi contrasti — creando un nuovo paradigma, corre- dato da teorie aggiornate, in grado di prendere in considerazione le nuove osservazioni. A que- sta visione, conosciuta colloquialmente come quella del “cambiamento di paradigma” (para- digm shift), si oppose un altro filosofo contempo- raneo della scienza: Karl Popper. Popper vede la scienza come un progressivo aggiustamento, il cui motore è il “criterio di falsificabilità” (falsifia- bility o refutability ): gli scienziati riescono a esa- minare dati nuovi disegnando nuovi esperimenti e protocolli che possono confutare le loro ipotesi di base. In questo caso, la scienza non progredi- sce a salti, ma con una specie di mec- canismo circolare: osservazioni iniziali che danno vita a teorie e nuove os- servazioni, che a lo- ro volta entrano nelle teorie e le mo- dificano gradualmente e solo nella misura della quale dei protocolli sperimentali di confutabilità delle nuove osservazioni e ipotesi lo permettono. Inutile dire che Kuhn e Popper hanno ricevuto elogi e critiche; le loro visioni sono anche state spesso manipolate, soprattutto per ragioni di ideologia politica. Di certo, esistono esempi nel- la storia della scienza che danno ragione sia all’uno che all’altro, tant’è che molti ritengono che avessero entrambi, almeno in parte, ragione. Quando si applica questo dibattito alla fede viene spontaneo chiedersi cosa sia la conversione e anche qui gli esempi non mancano. Se si è kuhniani, si invocheranno esempi del tipo di sant’Ignazio di Loyola, che hanno avuto mo- menti di rottura nella loro vita. Se si è popperia- ni, si additeranno santi del tipo di santa Teresina di Gesù, che sono sempre cresciuti nella direzio- ne della santità sin dalla loro infanzia. Forse nel- la crescita della fede di ciascuno di noi c’è un poco di Kuhn (momenti di trasformazione sensi- bile a causa di avvenimenti specifici) e un poco di Popper (maturazione lenta e laboriosa, spesso impercettibile). Una lezione, però, vale per tutti, e la riassumono bene le parole di Chuck Colson che, condannato e incarcerato dopo lo scandalo Watergate, cambiò la sua vita per metterla a ser- vizio dei meno fortunati: convertirsi — diceva — può essere la questione di un attimo, ma vivere una vita da buoni cristiani, è uno sforzo quoti- diano che dura tutta la vita. PUNTI DI RESISTENZA La bibliotecaria di Baghdad ELISA PINNA A PAGINA 4 Dodici anni fa l’inizio delle persecuzioni in Orissa Saldi nella fede nonostante le ingiustizie PAOLO AFFATATO A PAGINA 6 NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Panamá Sua Eccellenza Monsignor Lu- ciano Russo, Arcivescovo titola- re di Monteverde, finora Nun- zio Apostolico in Algeria e in Tunisia.

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 191 (48.515) Città del Vaticano domenica 23 agosto 2020

.

y(7HA

3J1*QS

SKKM(

+z!"!{!$

!%!

Kuhn, Popper e Colson: paradigmi, falsificabilità e conversione

Il magistero sociale di Paolo VI durante la visita in Colombia

Un messaggioper ieri e per oggi

di FERNAND O CHICA ARELLANO

Dal 22 al 25 agosto 1968 Pao-lo VI realizzò una visita inColombia in occasione della

celebrazione del XXXIX C o n g re s s oeucaristico internazionale a Bogotáe della seconda Conferenza genera-le dell’episcopato latinoamericanoche si tenne a Medellín, dopo esse-re stata inaugurata dal Santo Padrea Bogotá.

Il benefico apporto di Montininel suo pellegrinaggio in questanobile nazione latinoamericanarappresenta una bussola per lacomprensione del suo magisterosociale. In effetti, le sue parole so-no un’applicazione della sua enci-clica Populorum progressio (26 mar-zo 1967) e, al tempo stesso, unapreparazione all’insegnamento suc-cessivo del Pontefice espresso inscritti tanto significativi come

l’esortazione apostolica Evangeliinuntiandi (8 dicembre 1975).

La lettura distesa degli interventidal Papa in Colombia offre chiavidi discernimento e di azione chehanno conservato tutta la loro rile-vanza e luminosità. Mi sembra im-portante ricordare qui alcuni puntidel ponderato pensiero di questoinsigne pastore espressi in quelviaggio apostolico. Sebbene sianotrascorsi più di cinquant’anni daquando le ha pronunciate, le sueparole non sono state scalfite nédal tempo né dalla distanza. Sonolezioni valide e opportune per ilmomento presente.

No alla forza delle armie alla corsa agli armamenti

Sull’aereo appena decollato daRoma, all’alba del 22 agosto, il Pa-

CO N T I N UA A PA G I N A 8

Dalla «Terra desolata»ai «Quattro Quartetti» di T.S. Eliot

Poesia e profezia

ANNA MARIA TAMBURINI A PA G I N A 5

La campagna del Wcca fianco delle native nordamericane

A b b a t t e rei muri del silenzio

FRANCESCO RICUPERO A PA G I N A 7

Santa Rosa da Lima

Innamoratadella bellezzae della vita

PAOLA DIANA GOBBO A PA G I N A 8

ALL’INTERNO

Dopo l’annuncio del cessate il fuoco e delle elezioni

La Libia cerca di voltare paginaUe: «Ora si lavori per la pace»

BRUXELLES, 22. Dopo nove anni diguerra e numerosi tentativi di treguafalliti, la Libia cerca di voltare pagi-na e aprire un nuovo capitolo dellasua storia. La comunità internazio-nale ha espresso la propria soddisfa-zione per l’annuncio, ieri, di un ces-sate il fuoco prolungato da parte delgoverno di Tripoli di Fayez al-Serraje del governo di Tobruk. Si tratta —ha detto l’Alto rappresentante Ueper la politica estera e di sicurezzacomune, Joseph Borrell — di «noti-zie importanti e positive: ora è cru-ciale che tutte le parti si mantenganofedeli a quanto annunciato. Tutti i

libici meritano una soluzione politi-che e il ritorno della stabilità e dellapace».

Di «passo positivo» ha parlatoanche la Francia, sottolineando che«queste promesse devono concretiz-zarsi sul terreno». In un comunicatodel vicedirettore del ministero degliaffari esteri si legge che «la Franciachiede a tutte le parti di attuare effi-cacemente la cessazione delle ostilitàe di impegnarsi in buona fede a con-cludere un accordo di cessate il fuo-co duraturo, che consenta di com-piere passi reciproci, credibili e veri-ficabili, una ripresa del processo po-

litico e la fine di tutte le ingerenzestraniere in Libia». Parigi chiedeinoltre alle parti rivali di «proseguirei loro sforzi per consentire la ripresaal più presto possibile della produ-zione di petrolio e la distribuzionetrasparente dei suoi ricavi».

Soddisfazione da Londra. «Il po-polo libico è chiaro: non esiste unasoluzione militare alla crisi libica.Tutte le parti ora devono intensifica-re gli sforzi ed impegnarsi per uncessate il fuoco» ha dichiarato in untweet l’ambasciatore britannico inLibia, Nicholas Hopton, a propositodegli ultimi sviluppi nel Paese nord-africano.

Anche la Lega araba ha accoltocon favore l’annuncio del cessate ilfuoco libico. Lo si legge in una di-chiarazione riportata dall’agenzia distampa egiziana Mena nella qualeun responsabile della segreteria ge-nerale della Lega araba auspica che«questa tappa positiva permetta diconcludere preso le negoziazioni incorso tra il governo di accordo na-zionale (di al-Serraj, ndr) e l’E s e rc i t onazionale libico (il governo di To-bruk, ndr) al fine di pervenire a unaccordo ufficiale permanente e glo-bale sui preparativi del cessate ilfuoco sotto gli auspici dell’O nu».

I sei Paesi membri del Consigliodi cooperazione del Golfo (Bahrein,Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Sau-dita ed Emirati) sperano che il cessa-te il fuoco possa essere il primo pas-so verso la stabilità libica. Come ri-porta l’agenzia di stampa emiratinaWam, il segretario generale del Con-siglio, Nayef Falah Mubarak al-Ha-

jraf, ha sollecitato tutte le parti coin-volte nella crisi «ad aderire a questopasso costruttivo, ad impegnarsi conurgenza nel dialogo politico e a la-vorare attraverso la mediazione delleNazioni Unite per raggiungere unasoluzione definitiva e globale perporre fine ai combattimenti e al con-flitto in Libia».

Come noto, la notizia di una ces-sazione delle ostilità è arrivata doposettimane di intensi negoziati tra leparti, sotto la regia dell’Onu. Favori-ti dallo stallo prolungato sulla lineadel fronte Sirte-Jufra, dove a giugnola controffensiva delle truppe fedelial premier al-Serraj si era fermataper la resistenza delle milizie del ge-nerale Khalifa Haftar, considerato“l’uomo forte della Cirenaica”. Arompere gli indugi è stata Tripoli inuna nota in cui al-Serraj «ha ordina-to a tutte le forze militari di osserva-re un cessate il fuoco immediato intutti i territori libici». Come atto di«responsabilità politica e nazionale»,ma anche in considerazione«dell’emergenza coronavirus». Al-Serraj ha inoltre formalizzato «la ri-chiesta di elezioni presidenziali eparlamentari a marzo sulla base diun’adeguata base costituzionale sucui — ha affermato — le parti concor-dano». In un comunicato distintoanche le autorità della Cirenaica, ilcosiddetto governo di Tobruk, han-no dichiarato il cessate il fuoco eprevisto elezioni prossimamente.«Cerchiamo di voltare pagina» hadetto Aguila Saleh, il leader del par-lamento di Tobruk che è consideratoil “braccio politico” di Haftar.

Il Papa per la giornata in ricordo delle vittime di persecuzioni

No all’uso della religioneper incitare alla violenza

«Dio non ha bisogno di essere di-feso da nessuno e non vuole che ilSuo nome venga usato per terroriz-zare la gente»: lo ha ribadito PapaFrancesco in un tweet postatosull’account @Pontifex in occasio-ne della Giornata internazionale dicommemorazione delle vittime diatti di violenza basati sulla religio-ne o sul credo, che l’Onu celebra il22 agosto. «Chiedo a tutti di cessa-re di strumentalizzare le religioniper incitare all’odio, alla violenza,all’estremismo e al fanatismo cie-co» scrive ancora il Pontefice fa-cendo riferimento al Documento sul-la Fratellanza umana firmato adAbu Dhabi il 4 febbraio 2019 insie-me al Grande Imam di al-Azhar.

Rilanciando i contenuti della di-chiarazione e invitando a puntaresu educazione e dialogo, in un’in-tervista a Vatican News il cardinaleAyuso Guixot, presidente del Pon-tificio Consiglio per il dialogo in-terreligioso, ha voluto esprimere inquesta occasione «solidarietà e pre-ghiera per tutte le vittime e i lorofamiliari». Per il porporato occorreun impegno deciso per «educare aiveri valori», perché «una nuova ge-nerazione possa crescere nello spi-rito della fratellanza umana che

presuppone il rimanere radicati allapropria identità ma, nello stessotempo, avventurandosi a conoscerel’altro, a rispettare l’a l t ro » .

Un omaggio «a chi ha perso lavita e a chi è vittima di aggressioni,minacce e persecuzioni a causa del-la propria religione o del propriocredo» è venuto anche dall’Altorappresentante Ue per la politicaestera e di sicurezza comune Jo-seph Borrell.

L’allarme della Banca mondiale mentre l’Oms afferma che ci vorranno almeno due anni per uscire dalla pandemia

Oltre 100 milioni in povertà estrema a causa del virusROMA, 22. La crisi del covid-19 po-trebbe trascinare nell’estrema pover-tà fino a oltre 100 milioni di perso-ne. È questo l’allarme lanciato dalpresidente della Banca mondialeDavid Malpass in un colloquio conla Afp. Il numero, ha aggiuntol’economista, «potrebbe aumentarese la pandemia si aggrava o perdu-ra». Questo «rende imperativo per icreditori ridurre i debiti dei Paesipoveri», ha spiegato, con un appel-lo che «va oltre la proroga dellamoratoria sul debito di tali Paesi».Lo scorso aprile il G20 aveva decisodi sospendere sino alla fine del2020 i rimborsi dei debiti dei Paesipiù poveri.

In passato, gli analisti dell’entecon sede a Washington avevano sti-mato sui 60 milioni il dato relativoai nuovi poveri. Oggi la situazione

è cambiata. La diffusione inarresta-bile dell’emergenza covid-19 e leconseguenze sul piano economicohanno spinto gli esperti a rivederele stime. Inoltre, «sempre più na-zioni saranno obbligate a ristruttu-rare il loro debito» ha spiegatoMalpass. «Le vulnerabilità legate aldebito sono alte» e «vi è l’imp erati-vo sostanziale di trovare nuovi inve-stitori». La Banca mondiale intendestanziare 160 miliardi di dollari infinanziamenti a 100 nazioni entro ilgiugno 2021, per garantire una ri-sposta immediata all’e m e rg e n z a .Ciononostante, il dato relativoall’estrema povertà — fissato al disotto della soglia di 1,9 dollari algiorno — è in continua crescita.

Secondo Malpass il deteriora-mento dell’economia è legato a unacombinazione di fattori, che vannodalla perdita inarrestabile di postidi lavoro durante la pandemia, finoalla crisi della catena alimentare cheha reso sempre più difficile l’accessoal cibo. «Maggiore è il tempo didurata della crisi — aggiunge il pre-sidente — più grande sarà il numerodi persone che torneranno in condi-zioni di estrema povertà». CarmenReinhart, neo-capo economista del-la Banca mondiale, ha definito lacrisi economica una «depressionepandemica».

Intanto, a otto mesi dall’iniziodella pandemia, l’O rganizzazionemondiale della sanità (Oms) hadetto ieri di aspettarsi che ci vorran-no ancora — se tutto va bene — al-meno due anni per sconfiggere il vi-rus che finora ha causato almeno800 mila morti e 22 milioni di con-tagi. Nel suo consueto briefing daGinevra, il direttore generaledell’Oms, Tedros Adhanom Ghe-breyesus, ha ricordato ieri che laprecedente pandemia, l’influenzaspagnola del 1918, durò appuntodue anni. «Oggi il virus si muovepiù velocemente perché sono au-mentate le connessioni» ha spiega-to, «ma allo stesso tempo abbiamopiù tecnologia e conoscenze per fer-marlo».

Controlli anti-covid a La Paz in Bolivia (Afp)

di CARLO MARIA PO LVA N I

I spirandosi al lavoro di Robert Merton — ri-tenuto da molti uno dei padri della sociolo-gia moderna — Thomas Kuhn, nel 1962,

propose una teoria per spiegare l’evoluzione delpensiero scientifico, la cosiddetta teoria della “ri-voluzione scientifica”. Secondo Kuhn, la scienzanon avanza in maniera lineare: i dati delle osser-vazioni si accumulano in teorie e le teorie forma-no dei paradigmi, che godono di una forte rigi-dità. Infatti, quando un dato nuovo non può es-sere spiegato da un paradigma, la comunitàscientifica cerca ad ogni costo di giustificarlo oignorarlo poiché, spesso inconsapevolmente,protegge il paradigma dominante. Questo acca-de fino a quando una generazione nuova discienziati riesce a fare un salto — spesso con vivicontrasti — creando un nuovo paradigma, corre-dato da teorie aggiornate, in grado di prenderein considerazione le nuove osservazioni. A que-sta visione, conosciuta colloquialmente comequella del “cambiamento di paradigma” (p a ra -digm shift), si oppose un altro filosofo contempo-

raneo della scienza: Karl Popper. Popper vede lascienza come un progressivo aggiustamento, ilcui motore è il “criterio di falsificabilità” (falsifia-bility o re f u t a b i l i t y ): gli scienziati riescono a esa-minare dati nuovi disegnando nuovi esperimentie protocolli che possono confutare le loro ipotesidi base. In questo caso, la scienza non progredi-

sce a salti, ma conuna specie di mec-canismo circolare:osservazioni inizialiche danno vita ateorie e nuove os-servazioni, che a lo-ro volta entranonelle teorie e le mo-

dificano gradualmente e solo nella misura dellaquale dei protocolli sperimentali di confutabilitàdelle nuove osservazioni e ipotesi lo permettono.Inutile dire che Kuhn e Popper hanno ricevutoelogi e critiche; le loro visioni sono anche statespesso manipolate, soprattutto per ragioni diideologia politica. Di certo, esistono esempi nel-la storia della scienza che danno ragione sia

all’uno che all’altro, tant’è che molti ritengonoche avessero entrambi, almeno in parte, ragione.

Quando si applica questo dibattito alla fedeviene spontaneo chiedersi cosa sia la conversionee anche qui gli esempi non mancano. Se si èkuhniani, si invocheranno esempi del tipo disant’Ignazio di Loyola, che hanno avuto mo-menti di rottura nella loro vita. Se si è popperia-ni, si additeranno santi del tipo di santa Teresinadi Gesù, che sono sempre cresciuti nella direzio-ne della santità sin dalla loro infanzia. Forse nel-la crescita della fede di ciascuno di noi c’è unpoco di Kuhn (momenti di trasformazione sensi-bile a causa di avvenimenti specifici) e un pocodi Popper (maturazione lenta e laboriosa, spessoimpercettibile). Una lezione, però, vale per tutti,e la riassumono bene le parole di Chuck Colsonche, condannato e incarcerato dopo lo scandaloWatergate, cambiò la sua vita per metterla a ser-vizio dei meno fortunati: convertirsi — diceva —può essere la questione di un attimo, ma vivereuna vita da buoni cristiani, è uno sforzo quoti-diano che dura tutta la vita.

PUNTI DI RESISTENZA

La bibliotecariadi Baghdad

ELISA PINNA A PA G I N A 4

Dodici anni fa l’iniziodelle persecuzioni in Orissa

Saldi nella fedenonostantele ingiustizie

PAOLO AF FATAT O A PA G I N A 6

NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha nominatoNunzio Apostolico in PanamáSua Eccellenza Monsignor Lu-ciano Russo, Arcivescovo titola-re di Monteverde, finora Nun-zio Apostolico in Algeria e inTu n i s i a .

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 domenica 23 agosto 2020

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Una delegazione dell’Ecowas a Bamako dopo il colpo di Stato della giunta militare

Mali: rappresentanti Onuvisitano il presidente Keita

Fao e Wfp sollecitano un’azione umanitaria urgente

Burkina Faso: alla famepiù di 3 milioni di persone

BA M A KO, 22. I Rappresentanti delleNazioni Unite in Mali hanno potutoincontrare, giovedì scorso, il presi-dente maliano Ibrahim BoubacarKeita (noto come Ibk) e altri diri-genti arrestati, martedì scorso, in se-guito al colpo di Stato e detenutedalla giunta militare che ha preso ilpotere nel paese. Nel frattempo, so-no stati rilasciati due prigionieri.

«Nella serata di ieri un teamdell’ufficio per i diritti umani dellaMinusma si è recato a Kati nel qua-dro del suo mandato per la protezio-ne dei diritti dell’uomo e ha potutoavere accesso al presidente IbrahimBoubacar Keita e ad altri detenuti»si legge in un tweet della MissioneOnu in Mali. Tra questi, il premierBoubou Cissé. L’Onu al momentonon ha fornito ulteriori dettagli.

Secondo fonti di Radio FranceInternationale, Keita e Cissé si tro-vano in una villa blindata di Kati,senza possibilità di accedere ai mez-zi di comunicazione. Intanto — rife-riscono le stesse fonti — sono stateliberate due delle 19 persone arresta-te dalla giunta. Si tratterebbe delministro dell’Economia e delle Fi-nanze e di un alto funzionario dellapresidenza, molto vicino a Ibk.

È attesa invece per oggi, a Bama-ko, una delegazione della Comunitàeconomica degli Stati dell’Africa Oc-cidentale (Ecowas), guidata dall’ex

presidente nigeriano Goodluck Jona-than, nominato dall’o rg a n i z z a z i o n eregionale inviato speciale per il Malial fine di risolvere la crisi politicanel paese. La delegazione sarà accol-ta dalla nuova giunta, che nei giorniscorsi ha annunciato l’istituzione di«un consiglio di transizione con unpresidente di transizione», che sarà«un civile o un militare». Obiettivodella visita è «aiutare a trovare solu-zioni» dopo la presa del potere mar-tedì scorso da parte dei militari, haaffermato ieri una fonte dell’Ecowas.«Abbiamo deciso di inviare una de-legazione di alto livello per garantirel’immediato ritorno dell’ordine costi-tuzionale», aveva spiegato nei giorniscorsi Mahamadou Issoufou, il capodi Stato nigerino che presiede l’Eco-was. «Accoglieremo con piacere ladelegazione dell’Ecowas (...) È im-portante dialogare con i nostri fratel-li», ha dichiarato intanto ai mediaun funzionario della giunta.

Il golpe — che ha costretto Keita aa dimettersi, sciogliendo governo eParlamento — è avvenuto in un mo-mento di forte tensione all’internodel paese, attraversato da grandi ma-nifestazioni di protesta organizzatein particolare dal Mouvement du 5Juin – Rassemblement des ForcesPatriotiques (M5-RFP), che da mesichiede le dimissioni del presidente.Soldati maliani durante il colpo di Stato che ha destituito il presidente Keita (Reuters)

OUAGAD OUGOU, 22. Si aggrava inmaniera significativa la situazionedella sicurezza alimentare e nutri-zionale per oltre 3 milioni di perso-ne in Burkina Faso, già colpito dal-la pandemia e dai conflitti interni.Lo segnalano l’Organizzazione del-le Nazioni Unite per l’alimentazio-ne e l’agricoltura (Fao) e il WorldFood Programme (Wfp), citandonuovi e allarmanti dati. È necessa-

ria un’azione umanitaria urgente econtinuata per far fronte a questopeggioramento, avvertono.

Si stima che circa 3,3 milioni dipersone siano in una condizione diinsicurezza alimentare acuta duran-te l’attuale stagione magra, il perio-do che precede il raccolto di set-tembre. Stando a quanto precisatoin un comunicato congiunto delledue agenzie Onu, l’ultima analisidel Cadre Harmonisé (quadro re-gionale attuale volto a prevenire lacrisi alimentare) indica un aumentodell’insicurezza alimentare acuta dioltre il 50 per cento dall’ultima va-lutazione di marzo. La crisi è stataaggravata dall’impatto del covid-19che ha ridotto la possibilità di gua-dagni per coprire i bisogni giorna-lieri in un paese già scosso dal con-flitto e dai cambiamenti climatici.

La situazione è particolarmentepreoccupante in due province dellaregione del Sahel, Oudalan eSoum, che sono entrate nella fasedi emergenza, come definito dalCadre Harmonisé. Il 3 per centodelle persone in queste aree setten-trionali sta vivendo livelli catastro-fici di insicurezza alimentare acutae deve affrontare divari estremi nelconsumo di cibo, con conseguentilivelli allarmanti di malnutrizioneacuta. Le categorie più a rischio so-no agricoltori di sussistenza, pasto-ri e gli sfollati a causa dei combat-timenti nella regione.

Oltre centomanifestanti

ancora detenutiin Bielorussia

MINSK, 22. «Forte preoccupazioneper oltre 100 persone che sarebberotuttora detenute in Bielorussia dopoaver partecipato alle proteste antigo-vernative degli ultimi giorni» arrivadall’Alto commissariato delle Nazio-ni Unite per i diritti umani. Durantele proteste ci sono stati «arresti dimassa» afferma l’agenzia Onu. DaGinevra la portavoce Liz Throssellha parlato di «varie migliaia di per-sone arrestate nelle proteste» esplosecon la diffusione dei risultati dellecontestate elezioni presidenziali del9 agosto che hanno assegnato adAlexander Lukashenko il sesto man-dato consecutivo alla presidenza.«Molte sono state liberate, ma delcentinaio di persone che resterebbe-ro in carcere una sessantina sarebbe-ro accusati di reati che potrebberoprevedere severe pene detentive» haspiegato la portavoce.

L’Alto commissariato denuncia inparticolare come non ci siano piùnotizie di «almeno otto persone».Con gli «arresti di massa» per l’O nuè stato «impossibile ottenere un qua-dro completo della situazione» e alleautorità viene chiesto di «fornire in-formazioni complete e precise sugliatti di polizia e i procedimenti giu-diziari». «Chiediamo alle autoritàdella Bielorussia — ha detto Thros-sell — di liberare tutti coloro che so-no stati arrestati in modo illegittimoo arbitrario e di smettere di arrestarele persone che esercitano i diritti allalibertà di espressione e di riunionepacifica». L’Onu lamenta la manca-ta apertura di inchieste su possibiliabusi dopo le denunce di torture emaltrattamenti ai danni dei detenuti,anche di giornalisti e bambini.

Nel frattempo, ieri, Lukashenkoha escluso qualsiasi dialogo conl’opposizione. Il presidente ha an-nunciato «misure dure» in nomedella «stabilità». Poi ha lanciatoun’accusa grave: «È tutto pianificatoe diretto dagli Usa e gli europeistanno al gioco».

«Spero che Lukashenko ascolti ilsuo popolo» ha detto la leaderdell’opposizione, Svetlana Tikhanov-skaya, fuggita in Lituania dopo ilvoto. Tikhanovskaya ha ribadito ilsuo sostegno a tutti i manifestanti.«Tornerò quando mi sentirò al sicu-ro» ha detto.

Dato alle fiamme a Favara il peschereccio simbolo dell’accoglienza

Presenza record di migranti a Lampedusa

Migranti sbarcano a Lampedusa (Ansa)

Digitalizzazione e scuolaal Meeting di Rimini

Stallo nei negoziatisulla Brexit

L’ebola colpiscela RepubblicaD emocraticadel Congo

KINSHASA, 22. Il virus ebola tornaa diffondersi nella Repubblica De-mocratica del Congo. Il nuovo gra-ve focolaio — l’undicesimo nel pae-se — ha già contagiato almeno 100persone e ne ha uccise almeno 43in undici distretti sanitari nella pro-vincia dell’Equatore. Lo ha resonoto il direttore generale dell’O r-ganizzazione mondiale della Sanità(Oms), Tedros Ghebreyesus, inapertura del suo briefing di ieri.

In circa cinque settimane è rad-doppiato il numero dei contagiati.Il focolaio, avverte Ghebreyesus, sista diffondendo in modo «invisibi-le» e preoccupante nelle comunità.In media trascorrono almeno cin-que giorni fra l’insorgenza dei sin-tomi e il momento in cui viene se-gnalato il caso, riducendo drastica-mente la possibilità di guarigioneindividuale e favorendo invece ladiffusione impercettibile del virus.La situazione è aggravata da unosciopero del personale sanitario delPaese — che contro ebola è il piùesperto al mondo — e dal covid-19.L’epidemia presenta, inoltre, sfidelogistiche significative a causa dellearee remote e densamente boscose.

L’Oms ha quindi sollecitato unfinanziamento di 40 milioni di dol-lari da destinare al governo in sup-porto al suo piano di emergenza.

BRUXELLES, 22. Rischia semprepiù di essere un divorzio non con-sensuale quello che a fine anno di-viderà il Regno Unito dai 27 Paesidell’Ue. Il settimo round dei ne-goziati bilaterali si è concluso conun sostanziale nulla di fatto, spe-cialmente sulle questioni più im-portanti e controverse come l’ac-cesso al mercato unico, la pesca etutti gli aspetti legati a un accordocommerciale. Ieri i due capi nego-ziatori, Michel Barnier per l’E u ro -pa e David Frost per il RegnoUnito, si sono scambiati accuse

sulle responsabilità di uno stalloche si sta pericolosamente trasci-nando da troppo tempo. E che haormai ristretto a un paio di mesi lafinestra temporale che si chiuderàa fine ottobre per definire un ac-cordo quadro e avere poi il tempodi ratificarlo prima del 31 dicem-bre. Altrimenti sarà il caos. «Ci re-sta poco tempo» ha esordito Bar-nier in conferenza stampa. «Adoggi un accordo appare improba-bile anche se non impossibile» haproseguito il negoziatore.

ROMA, 22. Sbarchi senza sosta aLampedusa, dove si registra la pre-senza record di poco meno di 1.500migranti. Problemi per la nave-qua-rantena Aurelia, con a bordo 250persone delle quali una ventina ri-sultati positivi al covid-19. Solo nel-la tarda serata il comune di Augu-sta ha dato il via libera allo sbarcodopo aver ricevuto dalla prefetturadi Siracusa «ampie ed esaustive ras-sicurazioni in merito alla tutela del-la salute e dell’incolumità pubbli-ca».

Da segnalare inoltre proteste deilampedusani per 40 tunisini fuggitiieri dall’hotspot che giravano senzaindossare la mascherina; i residentihanno scattato foto e richiesto in-terventi delle forze dell’o rd i n e .

È dunque una situazione incan-descente quella che si va delinean-do in Sicilia confermata dal timoreespresso dal governatore Nello Mu-sumeci: «Non vogliamo che l’isoladiventi un campo profughi». Il go-vernatore ha poi aggiunto che sefosse per lui chiuderebbe i portipur di tutelare la salute dei sicilia-ni. La prefettura di Agrigento ècorsa intanto ai ripari e ha già di-sposto il trasferimento di 220 mi-granti ospiti dell’hotspot di Lampe-dusa: 150 partiranno in serata con iltraghetto di linea per raggiungerePorto Empedocle e saranno poi tra-sferiti nella struttura d’accoglienzadi Pian del Lago, a Caltanissetta.Sempre oggi partiranno altri 70 mi-

granti a bordo di due motovedetteche raggiungeranno Pozzallo.

Una situazione d’emergenza che,dalla mezzanotte, ha visto 10 sbar-chi a Lampedusa dalla tarda seratadi ieri per ben 348 profughi appro-dati nell’isola delle Pelagie. I mi-

granti vanno ad aggiungersi ai 250arrivati ieri con sei imbarcazioni. Sitratta per lo più tunisini, ma anchelibici e subsahariani.

Intanto l’Organizzazione mon-diale delle migrazioni (Oim) ha an-nunciato il primo volo di rimpatrio

umanitario volontario di migrantidalla Libia, dopo un’i n t e r ru z i o n etemporanea del programma di rim-patrio negli ultimi 5 mesi: un char-ter con a bordo 118 migranti ghane-si è partito ieri alla volta di Accra.

Sempre in tema di migranti, ieri,il governo italiano, tramite il sotto-segretario Matteo Mauri, ha fattosapere che sono state 207 mila leregolarizzazioni dei rapporti di la-voro, definendo questi numeri «unrisultato molto positivo, che coinci-de perfettamente con le previsioniche avevamo fatto».

La notte scorsa è stato intantodato alle fiamme, a Favara — g ro s s ocentro dell’agrigentino — il simbolodell’accoglienza e dell’immigrazionedenominato “El Peskador”, il pe-schereccio sequestrato ai trafficantitunisini e sistemato nella piazzaBelvedere di San Francesco. I vigilidel fuoco hanno spento il rogo,mentre sulla vicenda indagano i ca-rabinieri.

«Abbiamo appreso, stamani, latriste notizia del gesto vile che hacolpito la nostra comunità» ha det-to il sindaco di Favara, Anna Alba.«Ci auspichiamo — ha sottolineato— che sia solamente un mero attovandalico e non un gesto razzista».

I carabinieri di Favara stannoeseguendo i controlli sulle registra-zioni di videosorveglianza nella zo-na attorno alla piazza. Si cerca dicapire se si sia trattato di un atto divandalismo o se è un messaggiocontro l’accoglienza.

ROMA, 22. Si torna a parlare diemergenza educativa al Meeting diRimini. Sul tema del rapporto tradigitalizzazione e scuola è interve-nuto oggi il prorettore vicariodell’Università Cattolica del SacroCuore, Antonella Sciarrone Ali-brandi. La digitalizzazione forzatadi questi mesi di pandemia «hacambiato tutti noi, non solo gli stu-denti» ha detto Sciarrone Alibran-di. «Ha reso le informazioni comeuna immensa prateria. Ora peròsono necessarie altre abilità: saperdistinguere le informazioni buone

da quelle non buone, costruire unpensiero critico, elaborare un pen-siero lungo. Fra gli studenti regi-striamo una minor capacità di con-centrazione e di tenere l’attenzione.Fatto che non riguarda solo le nuo-ve generazioni. È cambiato il mododi elaborare il pensiero e questoforse dipende dagli strumenti digi-tali, dall’utilizzo che se ne fa e dalnumero dei dati». Sulla didattica adistanza, «stiamo costruendo unmodello nuovo per ricostruire unlegame forte fra chi insegna e chi èlontano» ha aggiunto.

Page 3: VI La Libia cerca di voltare pagina Ue: «Ora si lavori per ......La Libia cerca di voltare pagina Ue: «Ora si lavori per la pace» BRUXELLES, 22. Dopo nove anni di guerra e numerosi

L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 23 agosto 2020 pagina 3

Accusati di corruzione anche tre ex capi di Stato

Lo scandalo Odebrecht scuotela politica messicana

Non si fermano i lanci di razzi e le rappresaglie: nessun risultato dalla mediazione di Egitto e Qatar

Massima tensione al confinetra Israele e la Striscia di Gaza

Caracas chiudeil transitof ro n t a l i e ro

con la Colombia

BO GOTÁ, 22. Le autorità migrato-rie colombiane hanno reso notoche il Venezuela ha deciso dichiudere a partire da oggi il tran-sito attraverso il principale puntodi frontiera con la Colombia.Una iniziativa che impedirà fral’altro il ritorno degli emigrantivenezuelani in patria.

L’organizzazione umanitariaMigración Colombia ha precisa-to, al riguardo, che si tratta dellachiusura dal lato venezuelano delponte internazionale SimónBolívar, vicino a Cúcuta, capo-luogo del dipartimento di Nortede Santander, nella parte nord-orientale del Paese sudamericano.

In una nota, Migración Co-lombia ha aggiunto che la misurasarebbe stata adottata a causadell’alto numero di migranti chegià si trovano nello Stato di Tá-chira, in isolamento a causa dellapandemia di coronavirus.

Il direttore dell’organismo co-lombiano, Juan FranciscoEspinosa, ha rivolto un appelloai venezuelani che si trovano inColombia «a non spostarsi inquesto momento, dato che sareb-be inutile cercare di attraversarela frontiera». «Questo è un mo-mento — ha sottolineato Espinosa— per fare attenzione e proteg-gersi reciprocamente».

Il direttore di Migración Co-lombia ha anche detto che circa100.000 venezuelani sono ritorna-ti negli ultimi mesi in patria at-traverso i tre punti di frontieraesistenti tra i due Paesi, mentrealtri 40.000 attendono ancora ilpermesso per potere oltrepassareil confine.

Da Caracas, il presidente vene-zuelano, Nicolás Maduro, hasmentito la chiusura della frontie-ra. «Quella sul ponte Bolívar èsolo una chiusura temporaneadovuta a un processo di sanifica-zione», ha detto alla televisione.

CITTÀ DEL ME S S I C O, 22. Il mondopolitico del Messico è in subbugliodopo che Emilio Lozoya, ex diretto-re della compagnia petrolifera stata-le Petróleos Mexicanos (Pemex), orasotto processo, ha presentato unamemoria alla Procura della repub-blica di Città del Messico, in cui haformulato accuse di corruzione ri-guardanti tre ex capi di Stato, dueex candidati presidenziali, quattroex ministri e due governatori.

Si tratta, informa la stampa loca-le, di esponenti dell’opposizione dicentro-destra, che sarebbero impli-cati negli ultimi 35 anni nelle tan-genti pagate dalla multinazionalebrasiliana Odebrecht. Il quadro si è

poi ulteriormente complicato dopola diffusione un video in cui si rico-noscerebbe il fratello del presidentedel Messico, Andrés Manuel LópezObrador — Pio — ricevere nel 2015denaro per il suo partito che volevavincere le elezioni politiche.

In una affollata conferenza stam-pa, il capo dello Stato ha ammessoche il documento «è autentico».

Insieme al Venezuela, rilevano glianalisti, il Messico era fino ad oral’unico Paese non “contaminato”dalla corruzione legata al colossobrasiliano per aggiudicarsi appaltipubblici in America latina.

Gli osservatori internazionali so-no concordi nel ritenere che questerivelazioni influenzeranno senzaombra di dubbio le elezioni legisla-tive di medio termine, che nel 2021rinnoveranno parzialmente il Con-gresso federale.

Arrestato in febbraio a Palma diMaiorca, Lozoya ha accusato l’expresidente, Enrique Peña Nieto(2012-2018), e l’allora ministro degliEsteri, Luis Videgaray, di essere «iprincipali referenti della corruzionedi Odebrecht». Nel documento — lacui diffusione è stata opera di sco-nosciuti e su cui è stata aperta unainchiesta — si citano anche gli expresidenti Felipe Calderón (2006-2012) e Carlos Salinas (1994-2000),gli ex candidati presidenziali Ri-

cardo Anaya e José Antonio Meade,e gli ex governatori di Q u e r é t a ro ,Francisco Domínguez, e di Tamauli-pas, Francisco García Cabeza deVaca. Molti degli accusati — in par-ticolare Anaya, Calderón e Domín-guez — hanno immediatamente rea-gito alle accuse di Lozoya, definen-dole «senza fondamento, frutto divendetta e persecuzione politica e diuna bassezza inaudita».

Lozoya, direttore di Pemex tra il2012 e il 2016, è stato estradato il 17luglio dalla Spagna in Messico, do-ve deve affrontare un processo in li-bertà vigilata per avere ricevuto 10,5milioni di dollari dalla compagniaOdebrecht come consigliere dellacampagna presidenziale del 2012 diPeña Nieto e successivamente comedirettore di Pemex e un altro pro-cesso per la vendita irregolare di unimpianto di fertilizzanti.

Iniziato in Brasile, il “casoO debrecht” ha scosso il Sud Ameri-ca dal 2015, coinvolgendo 240 per-sonalità politiche e 77 dirigentidell’azienda. La vicenda è partitacome filone della cosiddetta inchie-sta Lava Jato, avviata a Curitiba dalgiudice brasiliano Sérgio Moro, mi-rante a smantellare la corruzione e ilriciclaggio di denaro, che affliggonola vita politica e le sfere economichedel Brasile.

In vista delle elezioni presidenziali di novembre

Trump criticala convention democratica

Nuova riunionedel comitatocostituzionale

siriano

DA M A S C O, 22. «Un passo impor-tante nella giusta direzione»: cosìl’inviato speciale Onu per la Si-ria, Geir Pedersen, ha definito ie-ri in conferenza stampa la nuovariunione del comitato costituzio-nale siriano che si terrà lunedì aGinevra. Si tratta del primo in-contro da circa nove mesi, ha sot-tolineato Pedersen.

Membri delle delegazioni han-no annunciato il loro arrivo giànel corso di questo fine settimana,ha affermato Pedersen. Il comita-to costituzionale riunisce membridel governo, dell’opposizione edella società civile; è costituito da45 membri, 15 per ogni delegazio-ne. L’obiettivo è quello di definireun quadro generale per la futuranuova costituzione siriana. Unpasso decisivo — secondo l’Onu —in vista della fine del conflittoscoppiato nel 2011. Per l’inviatospeciale dell’Onu, «né il comitatoné le nuove discussioni potrannoda soli risolvere il conflitto in cor-so in Siria da ormai quasi diecianni», ma, se tutto va bene, «po-tranno aprire una porta a un pro-cesso politico più ampio e contri-buire a costruire un clima di fidu-cia». I colloqui «possono inviareun messaggio al popolo siriano ealla comunità internazionale chequalcosa di nuovo è cominciato».

India: mortie dispersi

in un rogo

NEW DELHI, 22. Tre ingegneri in-diani sono morti ieri in un vastoincendio divampato nell’unità sot-terranea di un impianto idroelet-trico nello stato del Telangana,sulla sponda sinistra della diga diSrisailam. Altri quattro tra tecnicie ingegneri dell’azienda risultanoancora dispersi, mentre, secondo iportavoce della Ts Gengo, che ge-stisce la centrale, altri sette dipen-denti, rimasti intrappolati per orein un tunnell sotterraneo, sonostati tratti in salvo e trasferiti inospedale. L’incendio, che sembraessere stato causato da un cortocircuito nei pannelli di controllo,ha costretto a fermare la produ-zione di energia. Il governatorelocale e il ministero dell’E n e rg i ahanno fatto avviare un’indagineper verificare l’accaduto.

Tutto pronto per il summitdi Jackson Hole

Accordo per costruire un parco per lo sviluppo dell’economia digitale

Aumenta la cooperazione tra Cina e Asean

Il presidente cinese Xi Jinping

TEL AV I V, 22. Ancora tensioni traIsraele e la Striscia di Gaza. Duemilioni di abitanti del territorio pa-lestinese controllato da Hamas se-guono col fiato sospeso il crescendodi incidenti lungo il confine conIsraele, caratterizzati da lanci di raz-zi e di palloni incendiari da Gaza, eda incursioni aeree come rappresa-glia di Israele. Di giorno l’e ro g a z i o -ne della corrente elettrica è ridotta atre ore perché il combustibiledell’unica centrale è esaurito.

Un portavoce di Hamas, FawziBarhum, ha precisato ieri che «ilmovimento non esiterà ad entrare incampo se Israele continuerà con lasua escalation, con i bombardamentie il blocco». Israele, ha aggiunto,«deve tenere presente che le nostrecapacità militari sono molto cresciu-te. Non sono più quelle di una vol-ta». Un altro esponente di Hamas,Mustafa al-Sawaf, ha spiegato ieriall’Ansa che «negli ultimi mesi è an-data crescendo la pressione sia acausa del rafforzamento del bloccoisraeliano alla Striscia sia per le con-seguenze del coronavirus». La situa-zione — ha spiegato — «è divenutaesplosiva».

Sull’altro versante, Israele ha di-slocato numerose batterie del sistemaIron Dome di difesa aerea dopo cheda Gaza, nelle ultime ore, sono statilanciati dodici razzi. Il ministro delladifesa Benny Gantz ha affermato chel’esercito «colpirà molto duramentequanti ci attaccano». Si riferiva an-che ai lanciatori di palloni incendiariche negli ultimi dieci giorni hannobruciato centinaia di ettari nei campidel Negev occidentale causando in-genti danni materiali ed economicialla popolazione locale. «Non reste-remo a guardare Hamas fuori con-trollo» ha dichiarato il presidenteisraeliano Reuven Rivlin in un’inter -vista al «Jerusalem Post». L’e s e rc i t o«risponderà con forza e determina-zione» e continuerà «anche se saran-no necessari tempo e pazienza finoal ritorno della calma».

Sul piano internazionale, Egitto eQatar stanno cercando di raggiun-gere una tregua: le due mediazionivanno avanti separatamente. Al mo-mento, tuttavia, non sono stati dif-fusi dettagli sull’andamento dei col-loqui. Le due parti si accusano dinon collaborare per la riuscita del

negoziato. «Gli israeliani — ha accu-sato al-Sawaf — hanno fatto fallirela mediazione egiziana. Il nostroobiettivo è l’abolizione del bloccoalla Striscia». Israele, dal canto suo,accusa Hamas di alimentare le vio-lenze al confine e questo rende im-possibile un dialogo reale.

Dietro a questa recrudescenza diviolenze c’è anche il degrado della

situazione economica nella Strisciadi Gaza. Secondo i media, Hamaschiede a Israele permessi di in-gresso per migliaia di manovali,maggiori forniture di corrente elet-trica, un’estensione delle zone dipesca, facilitazioni al transito dimerci e persone ai valichi. Hamasha inoltre chiesto al Qatar aiutiumanitari.

E rd o ğ a n :scoperto enormegiacimento di gas

nel Mar NeroAN KA R A , 22. «La Turchia ha rea-lizzato la più grande scoperta digas della sua storia nella regionedel Mar Nero». Lo ha annuncia-to ieri il presidente turco, RecepTayyip Erdoğan, precisando che«la nave Fatih ha scoperto unariserva di 320 miliardi di metricubi di gas naturale nella zona diesplorazione conosciuta come Tu-na-1», a circa 100 miglia nautichea nord della costa turca. «Il no-stro obiettivo è di mettere questogas naturale a disposizione dellanostra nazione a partire dal2023», ha aggiunto Erdoğan, ci-tato dall’agenzia di stampa Ana-dolu. «Siamo determinati a risol-vere radicalmente la questioneenergetica per il nostro Paese» hachiarito il leader turco.

Va detto che questa scopertapotrebbe ovviamente influenzarela partita che Ankara sta giocan-do nel Mediterraneo, dove le tri-vellazioni turche sono fortementecontestate dall’Ue e da alcuniPaesi del Nord Africa. Martedìprossimo il ministro degli Esteritedesco, Heiko Maas, si recheràin visita in Turchia e Grecia, do-ve avrà colloqui con i rispettiviomologhi sulle recenti tensioninel Mediterraneo orientale legateappunto alle esplorazioni per laricerca di idrocarburi. Lo riferiscela stampa greca.

WASHINGTON, 22. «Nell’ultima set-timana i democratici hanno tenutola convention più buia, arrabbiata etriste della storia americana. Hannospeso quattro giorni di seguito adattaccare l’America come un Paeserazzista e orribile che deve esseresalvato». Lo ha detto ieri sera il pre-sidente degli Stati Uniti, DonaldTru m p .

Parlando ad Arlington, in Virgi-nia, ha duramente criticato la ker-messe democratica, dove è stato piùvolte messo sotto accusa come «unpericolo per la democrazia» e doveil candidato ufficiale dem alla CasaBianca nel voto di novembre, JoeBiden, ha promesso di fare uscire ilPaese da una «stagione tenebrosa dirabbia, paura e divisioni». «Bidentristemente ha dichiarato una stagio-ne di tenebre americane», ha prose-guito Trump, accusando i democra-tici di non avere affrontato nellaconvention la minaccia della Cina ola sicurezza nelle città da loro am-ministrate. «Il 3 novembre sono ingioco il futuro del nostro Paese e lanostra civiltà», ha concluso. E que-sto è l’unico punto su cui repubbli-cani e democratici sembrano con-c o rd a re .

La valanga di critiche controTrump alla convention dem è statacensurata anche dal vicepresidentestatunitense, Mike Pence. Alla emit-

tente televisiva Fox, Pence ha infattiammonito che una presidenza Biden«distruggerebbe» l’economia degliStati Uniti e consentirebbe le rivoltenelle strade. «I democratici stannooffrendo una visione per il nostroPaese che demolirà la nostra econo-mia e promuoverà politiche che cau-seranno più violenze nelle nostrestrade», ha precisato alla Fox. «So-no in gioco l’economia, la legge el’ordine e il popolo americano losa», ha aggiunto.

La serata conclusiva della conven-tion de di Milwuakee, che ha vistoBiden accettare la candidatura, èstata comunque è stata vista da circa24,6 milioni di telespettatori, l’au-dience più alta della settimana, se-condo i dati dell’agenzia Nielsen.Dati che non includono le personeche hanno seguito la kermesse sullepiattaforme online.

In generale, la convention a gene-rato un boom di donazioni per ilpartito democratico: 82,6 milioni didollari. La cifra più alta, 27,2 milio-ni di dollari, è stata incassata nellaserata conclusiva: si tratta dellaquarta giornata più redditizia del-l’anno per ActBlue, la piattaformadi donazioni online usata dalla cam-pagne dei democratici. Ora si atten-de di vedere l’effetto-convention suBiden nei sondaggi per le presiden-ziali di novembre.

WASHINGTON, 22. Jackson Hole sifa virtuale. Il consueto appuntamen-to annuale della Federal Reserve frale montagne del Wyoming cambiapelle con la pandemia e, per la pri-ma volta nella sua storia, diventa di-gitale. Per i banchieri non ci saràquindi nessuna passeggiata nelloscenario mozzafiato del Gran TetonNational Park: tutto sarà a distanza.Ma non per questo l’appuntamento,che si terrà nei prossimi giorni, èmeno importante del solito: i pro-blemi da affrontare per le banchecentrali mondiali sono molti e le ar-mi da dispiegare per risolverli sonosempre meno dopo anni di aiuti euna pandemia che ha bloccatol’economia.

La Fed, così come la Banca cen-trale europea (Bce), lo continuano aripetere: la priorità è quella sanita-ria, perché se non si contiene il co-ronavirus non ci può essere ripresa

economica. il presidente della FedJerome Powell lo ha detto a chiarenote al termine dell’ultime riunionedella Banca centrale a luglio: il de-stino dell’economia americana «di-penderà dall’andamento del corona-virus», il fattore centrale che detta ilritmo della ripresa. Da qui l’imp e-gno «a usare tutti gli strumenti a di-sposizione per sostenere la ripresa erenderla sostenibile». E per evitarecicatrici durature in un’economiache, dopo la grande recessione del2008, ora è piombata in un’emer-genza senza precedenti. A Powell,dal palcoscenico di Jackson Hole,spetta il compito di spiegare le pros-sime mosse della Fed che, preoccu-pata dalla bassa inflazione e daibassi tassi di interesse che minano lesue capacità di combattere le reces-sioni, ha trascorso buona parte del2019 a rivedere le sue politiche.

PE C H I N O, 22. La Cina e l’Asso cia-zione delle Nazioni del Sud-estasiatico (Asean) hanno raggiuntoun’accordo per costruire il China-Asean Digital Trade Center, conl’obiettivo di dare impulso alla coo-perazione nell’ambito dell’economiadigitale nella regione.

Il volume del commercio tra Pe-chino e i dieci Paesi dell’Asean è giàampio. Nel primo semestre dell’an-no, il blocco ha peraltro superatol’Ue ed è diventato il principale so-cio commerciale di Pechino.

Gli investimenti cinesi nella regio-ne hanno superato i 9 miliardi dieuro nel 2018 (il doppio se si consi-dera anche Hong Kong), ha calco-lato l’Unctad. Il nuovo centro, consede a Nanning, capoluogo delGuangxi e sede permanente delChina-Asean Expo, è predispostoper essere un parco per lo sviluppodell’economia digitale con edifici

adibiti a uffici, industrie digitali, bigdata, Internet e altre strutture.

Il progetto è importante ancheper la costruzione del China-AseanInformation Harbor. Lo sviluppodel sud-est asiatico è un elemento

centrale della Belt and Road Initia-tive, la nuova Via della seta, il pro-getto del presidente cinese, XiJinping, per accrescere gli scambicommerciali tra Pechino e il restodel mondo.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 domenica 23 agosto 2020

Il regalo di Safira Jamil Hafidh alla sua città

La bibliotecaria di Baghdad

La biblioteca di Ivan IV il Terribile

Alla ricercadel tesoro scomparso

A oggi questa raccolta rappresentauno degli enigmi archeologicidi più difficile soluzioneA fronte di diverse testimonianzeche ne attestano l’esistenzac’è il fatto che di essanon rimane alcuna traccia

da N.N. Zarubin, La biblioteca di Ivan il Ter-ribile, Herder 1993).

A rafforzare questa testimonianza è anchela Narrazione su Maksim Grek (inizi del XVIIsecolo) dove si racconta dell’invito del mo-naco athonita a Mosca da parte del sovranoBasilio «che lo introdusse nella sua bibliote-ca imperiale e gli mostrò un innumerevolequantità di libri greci», di fronte alla quale ilreligioso «fu colto da stupore, fonte di mol-te riflessioni, per l’ampiezza così grande del-la raccolta e di fronte al pio Signore giuròche neppure presso i greci aveva veduto unacosì grande quantità di libri pregevoli». Aconfermare l’esistenza di questa L i b e re j a [Li-breria], così il vocabolo russo costruito sulcalco del latino L i b e r, è anche la Cronaca delborgomastro di Riga, Franz Nyenstädt(+1622), che riporta il resoconto del pastoreWettermann che nel 1565-1566 aveva potutovedere diversi volumi in lingua greca, latinaed ebraica, «tirati fuori da un locale muratodella biblioteca imperiale». Sulla scorta diquesti riferimenti anche al di fuori dellaRussia si erano diffuse voci sull’esistenzadella biblioteca. Probabilmente ad alimenta-re questa fama era stato il principe AndrejKurbskij, ritenuto una persona assai adden-tro alle questioni riguardanti la Russia. Que-sti era stato amico di Maksim Grek e diIvan il Terribile, prima di farsi suo opposito-re ed emigrare nel regno polacco-lituano edè probabile che sia stato proprio lui a veico-larne la notizia oltre i confini della Russia.Per esempio in quegli anni (1561) lo ierodia-cono Iaokim, che da monaco aveva preso ilnome di Isaia, era giunto a Mosca dallaMoldavia o dalla Lituania con lo scopo divisionare i manoscritti della biblioteca impe-riale per approntare l’edizione della Bibbia edelle Letture del Vangelo e di questo proget-to aveva informato Ivan Groznyj in persona.Sempre per seguire le tracce di questa bi-blioteca più tardi si era recato a Mosca nel1600, su incarico del cardinale di San Gior-gio, il greco uniate Petros Arcudios (+1633)che in una lettera del marzo 1601 informavail nunzio papale in Polonia Claudio Rango-ni che le sue ricerche erano state infruttuose.Tuttavia Arcudios non doveva essere del tut-to persuaso del suo insuccesso, tanto che nel1662/1663, un suo allievo Paisios Ligarides,metropolita di Gaza, indirizzava allo zarAlessio Michajlovič (+1676) una missiva peressere autorizzato a consultare i manoscrittigreci e latini della biblioteca imperiale.

Ivan IV il Terribile in un ritrattodi Viktor Michajlovic Vasnecov (XVI secolo)

PUNTI DI RESISTENZA

di LUCIO CO CO

Si racconta che in occasione del ma-trimonio con Ivan III di Russianella dote portata da Sofia Paelo-logo, nipote dell’ultimo imperatoredi Bisanzio, Costantino XI, ci fosse

anche un cospicuo numero di libri greci, sot-tratti miracolosamente al saccheggio dellacittà quando essa fu presa dai turchi nel1453. Probabilmente questo primo fondo li-brario andò a costituire il nucleo della bi-blioteca di Ivan IV il Terribile (+1584), nipotedi Ivan III Va s i l ’evič, e zar di tutte le Russiedal 1547. A oggi questa biblioteca rappresen-ta uno degli enigmi archeologici di più diffi-cile soluzione. Infatti a fronte di diverse te-stimonianze che ne attestano la realtà e l’esi-stenza c’è il fatto che di essa non rimanetraccia alcuna e malgrado gli sforzi dei ricer-catori di trovarne vestigia e reliquie, come sesi fosse dissolta nel nulla, essa sembra sot-trarsi anche alle indagini più meticolose eaccurate.

Il primo a parlare di questo tesoro scom-parso fu Massimo il Greco (conosciuto an-che come Maksim Grek, +1566), un monaco

del monte Athos, che giunse a Mosca nel1518 con il compito precipuo di tradurre al-cune opere dei Padri della Chiesa e di emen-dare i libri liturgici e canonici. Infatti in unalettera indirizzata a Basilio III Ivanovič, il

luoghi della cultura nazionali.«Vorrei che la mia libreria di-ventasse un punto di incontro edi convivenza per persone ditutte le età, di fedi e di ambientidiversi. Un luogo per impararee per ripartire dalle nostre radicipiù profonde», ha spiegato aigiornali.

La scrittrice appartiene aduna famiglia importante di in-tellettuali iracheni. La madre erauna donna impegnata nella sco-

A impegnare gli studiosi non è stato soloil reperimento di questa biblioteca ma ancheil definirne l’entità e stabilire quali libri dialtre lingue fossero raccolti e conservati inessa. Per esempio I.Ja. Stelleckij (+1949),uno degli animatori più vivaci delle ricerchedella “L i b re r i a ” dello zar nei primi decennidel XX secolo, non nutriva alcun dubbio sulfatto che a Mosca, ben nascosti, dovesseroesserci i manoscritti greci e latini portati daSofia Paleologo, a cui andavano aggiunti al-

tri volumi portati dai funzionari e principirussi che nel corso del tempo si erano recati in Occidente o a Costantinopoli. Per quantoriguarda la stima del numero di libri che lacomponevano Zarubin fornisce un elenco di154 volumi, «collegati al nome di Ivan Groz-nyj». Si tratta di un elenco nel quale mancail nucleo greco-latino attorno al quale si sa-rebbe aggregata successivamente la bibliote-ca. Una novità importante nella ricostruzio-ne della sua composizione originaria inter-venne nel 1822 con la scoperta dell’Indexanonimo dei libri della biblioteca di IvanGroznyj, fatta da Chrisotph Dabelow docen-te all’Università di Dorpat in Estonia. Que-sto Index fu pubblicato, sulla scorta dellatrascrizione ricevuta da Dabelow, nel 1834dallo studioso tedesco Walther Clossius chefece seguire anche una traduzione russa del-lo stesso elenco. Il già citato Stelleckij rite-neva che ci si trovasse di fronte «alla minutadell’inventario della biblioteca redatto daWettermann» (A.A. Amosov) allorché eratransitato per il palazzo imperiale verso il1565/1566, cosa che è confermata anche dalfatto che il testo probabilmente risale «allatarda metà del XVI secolo» (T. Pàroli).

È lo stesso Index in una breve premessa ainformare che la biblioteca conteneva «circaottocento volumi, che lo zar aveva in partecomperati e in parte ricevuti in dono. Essierano per la maggior parte greci, ma anchemolti latini. Di quelli latini io ho visto». Se-gue a questo punto un elenco di opere checomprende le Storie di Livio, la Repubblicadi Cicerone, le Storie dei Cesari di Svetonio epoi Tacito, Sallustio, Virgilio. Mentre tra imanoscritti greci, vengono citate opere diPolibio, Aristofane, Pindaro, Atanasio. Cer-tamente la scoperta di questo testo è fonda-mentale per ricostruire la biblioteca di IvanGroznyj Tuttavia, malgrado le assidue ricer-che, nell’archivio municipale di Parnau, este-se poi nel corso degli anni anche a Dorpat,la città dove Dabelow insegnava, non si èma riusciti a ritrovare questo documento. Lasua esistenza rimane avvolta nel mistero cosìcome resta un enigma il destino della biblio-teca di Ivan Groznyj. C’è infatti chi ha ipo-tizzato che fosse andata «distrutta in unodei grandi incendi di Mosca nel 1571, o nel1611», altri pensano che «sia stata saccheg-giata dai polacchi al tempo de Torbidi»(1568-1613), altri invece ritengono che si siaconservata e che «sia custodita in uno deisotterranei segreti del Cremlino di Mosca,dove si troverebbe ancora oggi» (Zarubin).Tuttavia malgrado diverse campagne di sca-vi, svolte anche di recente e non solo nellacapitale russa, il luogo di questa bibliotecaancora non è stato ritrovato. Rimane il mi-stero di una biblioteca scomparsa che pro-prio per essere tale continua ad affascinare,se possibile, più di quanto non lo faccianogià quelle esistenti e reali.

padre di Ivan I V, che era stato il promotoredi quella iniziativa culturale, parla «di librichiusi in un deposito che per molti anni nonerano stati di utilità ad alcuno» e di «un te-soro di volumi non più custodito negli scri-gni che potesse illuminare tutti quanti» (cito

di ELISA PINNA

La sua storia è apparsasu tutti i giornali delmondo arabo: all’etàdi 88 anni magnifica-mente portati, la

scrittrice irachena Safira JamilHafidh ha deciso quattro mesifa di trasformare la sua collezio-ne privata di libri, conservati nelsalotto e nelle camere della casaa Baghdad in una bibliotecaaperta al pubblico. Con l’aiutodi amici e altri scrittori ha tra-sportato i libri, testi moderni eantichi, in arabo, in inglese, infrancese in due stanze all’ultimopiano della palazzina in cui vi-ve, nel benestante quartiere diKaddara. La nuova “biblioteca”di Baghdad ha un ingresso pri-vato, a cui tutti possono accede-re. Centinaia, forse migliaia dilibri, divisi per argomenti, parla-no di cultura, memoria, storia.Negli scaffali figurano mano-scritti rari. Nell’ingresso è espo-sta una collezione piccola e pre-ziosa di dipinti e oggetti artisticiiracheni. Hadith è ben coscienteche la situazione in patria conti-nua a essere incerta e pericolosa,ogni giorno manifestazioni eproteste attraversano le strade diBaghdad. La pandemia di co-vid-19 dilaga. Anche una biblio-

teca aperta al pubblico può di-ventare un azzardo e un bersa-glio. La scrittrice non ha paura:vuole aiutare il suo Paese a ri-trovare la propria ricchezza in-tellettuale e storica. Ed è con-vinta che i libri possano cambia-re la vita e spera di cambiaretante altre vite, dopo decenni diguerra, saccheggi, distruzioniche non hanno risparmiato lepiù importanti biblioteche e i

larizzazione di base e nell’eman-cipazione femminile, un argo-mento quasi tabù in tempi incui gli uomini ritenevano che lasfera pubblica appartenesse soloa loro. La stessa Hafidh, autriceprolifica, cominciò a scrivere li-bri di successo già negli anniCinquanta, quando era pocopiù di un’adolescente, e tra isuoi best seller vale la pena diricordare Bambini e giocattoli untesto dedicato alla condizionedelle donne e delle mamme ara-be. Hafidh confessa di aversempre sognato, in fondo, di di-ventare una bibliotecaria e acco-gliere lettori, visitatori, curiosi.«Ho aperto la libreria in omag-gio a tutte le madri. Una madreè come una scuola: vuole che isuoi figli imparino, leggano li-bri, diventino istruiti».

La bibliotecaria ottuagenariadi Baghdad è diventata il sim-bolo di una ripresa culturale chenessuno, fino a poco tempo fa,immaginava per l’Iraq. Alcuninegozianti, negli ultimi mesi,hanno spazzato le macerie e ria-perto le loro botteghe di librinella storica Al-MutanabbiStreet, la strada del centro diBaghdad che, sin dai tempidell’impero ottomano, era il luo-go dove si pubblicavano e sivendevano i libri. Spazzata da

un sanguinoso attentato nel2007, con decine di morti e cen-tinaia di feriti, e divenuta poiuna terra di nessuno dove si af-frontavano le diverse fazioni ira-chene, Al Mutanabbi è incredi-bilmente rinata. Certo per orasolo poche serrande si sono rial-zate ma, specie il venerdì, lastrada si affolla di accademici escrittori, alla ricerca di mano-scritti altrove introvabili o delleultime novità editoriali.

Anche a Mosul, l’antica Nini-ve, vi era la strada dei libri. Nel

2014 i miliziani di Daesh si era-no accaniti contro le sue botte-ghe, avevano dato fuoco a tuttociò che aveva a che fare con lacultura e, infatti, non si eranofermati neanche davanti alla fa-mosa biblioteca universitaria.Con il loro bigottismo feroce esanguinario, i combattenti delcaliffato nero volevano cancella-re la memoria di una città untempo famosa per i suoi monu-menti e la sua vitalità intellet-tuale. Non ci sono riusciti. AdAl-Nujaifi Street, così si chiama-va e ha ricominciato a chiamarsila strada dei libri di Mosul, unabottega è stata riaperta dalla fa-miglia Al-Knikchy, librai damolte generazioni. Hanno do-vuto ricostruire il loro negozioda zero, perché la strada era sta-ta rasa al suolo durante la batta-glia per la riconquista di Mosulda parte dell’esercito iracheno.Un altro appassionato di libri,Fahad Al-Gburi, dopo la libera-zione della città, ha deciso diabbandonare il suo lavoro di in-gegnere e di inaugurare un caffèletterario a Mosul Est, dove sipuò discutere di letteratura, po-litica e musica. Il locale ospitaanche un club di scrittrici. Èl’ultima novità in un Iraq che,libro dopo libro, sta cercando diricostruire il proprio futuro.

«Una madreè come una scuola»dice la scrittricePer questo dedicai suoi libri alle donne

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L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 23 agosto 2020 pagina 5

Dalla «Terra desolata» ai «Quattro Quartetti» di Thomas Stearns Eliot

Poesia e profezia

«Profeti della Grande Acqua» di Adolfo Battisti

Canti di una Terra svanita

Per Eliot non è il quadro della «terra devastata»l’ultima parola del destino umanoTale parola intuisce infatti un orizzonteche capovolge il degrado e la morteNon per questo tuttavia ci si potrà esimeredalle responsabilità alle quali l’umanità è chiamata

La candida rosa dei beatiin una miniatura di Giovanni Di Paolo (XV secolo)

Rebecca Hayward «Sweeney among the Nightingales» (2020, particolare)

Un giovanissimo T.S. Eliot

di ANNA MARIA TAMBURINI

«S crivere della poesia chesia essenzialmente poesia,senza nulla di poetico,poesia che si regga nudasul suo nudo scheletro, o

poesia così trasparente che leggendola siamointenti a ciò che la poesia ci indica e non al-la poesia: questo mi sembra il fine a cuidobbiamo tendere. Giungere di là dalla poe-sia, come Beethoven nelle sue ultime com-posizioni si sforzò di giungere di là dallamusica», questa la tensione del poeta secon-do Thomas Stearns Eliot. Quando si compiasimile intendimento si percepisce evidente-mente la portata profetica della parola, alpunto che non di rado può accadere all’au-tore di sentirsi al limite tra il dire e l’istintodi frenarsi. «Il genere umano / troppa realtànon sopporta».

Si è riconosciuta la portata profetica di Laterra desolata (1922), che lungo tutto un se-colo è stata citata, se non altro dai poeti ve-nuti dopo, a paradigma del crollo di una ci-viltà, anche se poi in realtà come accade aiprofeti il monito che se ne sarebbe dovutotrarre è caduto inascoltato. Celebrata, lapoesia; inascoltato, quanto la poesia ci indi-ca. Ma per Eliot non è il quadro della “terradevastata” l’ultima parola del destino uma-no. L’ultima parola della poesia intuisce unorizzonte che capovolge la devastazione, ildegrado, la morte. Non per questo ci si po-trà esimere dalle responsabilità alle qualil’umanità è chiamata, a livello personale,quanto alle facoltà di ciascuno, e come col-lettività. La profezia in vero — «tutto andràbene / Ogni sorta di cosa sarà buona» —sembra riguardare non tanto la storia, bensìle cose ultime, delle quali la poesia raccoglieintuizioni alla soglia tra visibile e invisibile,all’intersezione del tempo con l’eterno, comeimpensate visioni edeniche ricevute e accolteper attimi e frammenti.

Alcune di queste scintille o echi di conno-tazione edenica sono intenzionalmente sotto-lineati nei Quattro Quartetti (1942) rincorren-dosi lungo tutti i tempi dell’opera come fra-seggi musicali (desunti, anche, e rielaboratida vari passi di precedenti opere proprie enon solo) tra i quali uno, in particolare, riaf-fiora alla congiunzione con alcuni altri moti-vi strettamente coerenti, dispiegandosi intor-no all’immagine dei bambini che ridono, na-scosti tra le foglie (già presente nei MinorPoems). La critica non tutta si trova concor-de su questa interpretazione che già ErnstCurtius riconduceva ai «beati infanti dellarosa celeste in Dante» (Saggi critici di lettera-tura europea, 1950).

Ma basterebbe raffrontare l’incipit conl’explicit per riannodare i principali elementiche compongono l’abbozzo di paradiso, dalgiardino delle rose — dove «Invisibili sguar-di s’incrociavano: le rose / Avevan l’aria deifiori che qualcuno contempla. / Erano là,nostri ospiti, da noi accettati, accettandoci»

polvere / Si leva il riso nascosto / Dei fan-ciulli tra il fogliame, / Presto ora, qui, ora,sempre — / Ridicolo il triste tempo desolato/ Che si estende nel passato e nel futuro». Ilmedesimo contesto riaffiora ancora nel terzotempo di East Coker, con evidente riferimen-to alla mistica di san Giovanni della Crocecome frutto della rinuncia nel cammino diperfezione (il nascosto timo selvatico e fra-gola selvatica, / Il riso nel giardino, estasiriecheggiata) e nell’ultimo tempo di I DrySalvages, «nel punto in cui l’eterno s’interse-ca col tempo / È occupazione da santi, anzinemmeno occupazione, / Ma qualcosa che

soprattutto conserva nell’aldilà i valori delmondo, è la realtà [...] che è passata certoattraverso la morte e che è stata ormai postasotto norme eterne, ma non cancellata». Siriconosce come segno del passaggio dell’uo-mo nella storia quella polvere sulle foglie dirosa, già in apertura. Dunque, argomentan-do sulla dimensione del tempo, se ogni tem-po è eternamente presente, nemmeno esistein sé la possibilità; ma, espresso per immagi-ni, esiste ed è operante come un dinamismotra umanità nel tempo e umanità fuori daltempo: «le rose / Avevan l’aria dei fiori chequalcuno contempla. / Erano là, nostri ospi-

cati, come il riso di quei bimbi tra le foglie.Ma nel libro di Ap o c a l i s s e si celebrano lenozze, Sposa è la città santa, compimento diquel passo del Cantico dei Cantici citato nona caso nella Divina Commedia: «Veni, spon-sa, de Libano!». Anche i Quartetti evo cano,come il monte degli aromi nel Cantico, ilgiardino dell’Amore, il contesto dell’edengenesiaco lussureggiante di foglie semprever-di risanatrici. Nella versione di MargheritaGuidacci (che iniziò a occuparsi di Eliot dal1946, con le prime traduzioni dai Quartetticonfluite, lievemente riviste, insieme a varisaggi, in Studi su Eliot, 1975), da cui sonotratte le citazioni proposte, si avverte e siconserva l’eco biblica delle allusioni: in chiu-sura, anziché semplicemente “cascata”, per

waterfall, troviamo cateratta — che nel librodi Genesi si trova nel contesto del diluvio edè ripreso nei P ro f e t i (in senso diverso, inIsaia e Malachia) relativamente al giorno delSignore — ; all'inizio si trova vasca, per thepool, che suscita l’idea dei bacini del tempio(secondo Ezechiele, allusivamente ripreso inAp o c a l i s s e ). E in effetti la musica dei quartet-ti sale in crescendo: the pool di Burnt Nortondiventa sussurro di rivi correnti (Whisper ofrunning streams) al mezzo del secondo quar-tetto, sino a cascata d’acque nel terzo enell’ultimo. Si tratta di una sineddoche cheallude al fiume d’acqua viva di Ap o c a l i s s e ,del quale la cascata mirabilmente esprimeanche un fragore di voci. Le immagini ela-borate si sono accresciute per aggregazione ealla fine sono divenute nuovo segno fondatosulla memoria di tutto ciò che esse sono sta-te, per cui davvero cateratta esprime al me-glio il diluvio di voci di lode, e gioia d’ac-que e di luce della Gerusalemme celeste nelcoronato nodo di fuoco dove il fuoco saràuno con la rosa.

If there were water, era il desiderativo daThe Waste Land: se vi fosse una sorgente,una pozza, fra la roccia (A spring / A poolamong the rock). Non più così al compimentodella promessa (Non vocaberis amplius Deso-lata sed vocaberis Voluntas mea, secondoIsaia), non più devastata (ridicolo il tristetempo desolato), la città santa appare anziricca d’acque, divenuta «Mio compiacimen-to» e «Sposata». Così arriveremo là dondepartimmo. In questa chiave di lettura un ri-cordo dell'infanzia — i bambini che dondola-no sul melo — diviene simbolo dell’inno cen-za dell’origine ripristinata e l’albero del melorichiama per allusione l’albero della vita po-sto al centro del giardino di Eden.

(Burnt Norton, 28-30) — nel profumo del ti-mo selvatico, alla polla d’acqua che divieneinfine sorgente.

«Va, diceva l’uccello, ché il fogliame gre-mivano / Fanciulli lietamente nascosti, fre-nando il riso. / Va, ripeté l’uccello: poiché ilgenere umano / Troppa realtà non soppor-ta», si legge nel primo tempo di Burnt Nor-ton, il primo dei Quartetti, con ripresa nelquinto e ultimo tempo: «Mentre si muove la

dinamismo del rapporto tra le realtà invisibi-li e il mondo visibile, perché nel presentedell’eterno il passato e il futuro vengono acoesistere e il tempo in sé, a differenza dellapersona umana, si percepisce non redimibile(All time is unredeemable). «Il mondo nonviene eliminato, ma conservato», notava Ro-mano Guardini a proposito della DivinaCommedia, opera cardine anche per Eliotall’intreccio con la Sacra Scrittura; «ciò che

viene dato e preso / In una morte d’a m o reche è di tutta la vita, / Ardore ed altruismoe abnegazione. / Per i più vi è soltanto ilmomento isolato, / Il momento nel tempoeppure fuori del tempo, / L’impeto di follia,perso in un dardo di sole, / L’occulto timoselvatico ed il lampo invernale, / La cascatadi acque o una musica udita». Si ricomponeinfine nell’ultimo movimento di Little Gid-ding, ormai in explicit.

I bambini in apertura dell’opera s’intrav-vedono in visione dai recessi della memoriache s’inoltra per luoghi non attraversati fisi-camente. Essi appartengono non alla dimen-sione del tempo, ma a quella dell’eternoesprimendo insieme alle rose del giardino un

dimensione dell’Amore che riscatta, nella co-munione tra i vivi e i morti («Nostra la mor-te di chi muore: / Vedi, essi se ne vanno enoi andiamo con loro. / Nasciamo con imorti; / Essi, vedi, ritornano e ci conduconocon loro»).

Nell’orizzonte di questo Amore risultanon solo credibile, ma fondamentale l’insisti-ta rivelazione di cui la beata romita Giulianadi Norwich fece memoria, sì da trarne con-forto e fedeltà nel tempo della prova: «ne-cessario era il peccato, / Ma tutto andrà be-ne / E ogni sorta di cose sarà buona; Noiabbiamo ricevuto dagli sconfitti / Ciò cheavevano da lasciarci — un simbolo / Un sim-bolo compiuto nella morte. / E tutto andràbene / E ogni sorta di cosa sarà buona /Quando sarà purificato ogni motivo / Nelterreno della nostra preghiera».

E infine: «Con la spinta di quest’Amore ela voce di questo richiamo / Non cesseremodi esplorare / E alla fine di una nostraesplorazione / Arriveremo là donde partim-mo / E per la prima volta conosceremo illuogo. /Oltre il cancello ignoto e ricordato /Quando l’ultimo lembo di terra da scoprire/ S’identifica ormai con l’inizio; / Alla sor-gente del fiume più lungo / La voce dellasegreta cateratta / E i fanciulli tra il fogliamedel melo / Non conosciuti, perché non cer-cati, / Ma uditi o semiuditi nel silenzio /Che separa due onde del mare, / Presto ora,qui, ora, sempre — / Una condizione di as-soluta semplicità / Che non costa meno ditutto) / E tutto andrà bene / Ogni sorta dicosa sarà buona / Quando lingue di fiammasi uniranno / Nel coronato nodo di fuoco /E il fuoco sarà uno con la rosa».

La rivelazione buona di questa misticamedievale che campeggia negli striscioniesposti un po’ dovunque in questi mesi nonha nulla di scaramantico, non è prevista unasoluzione magica di lieto fine per chi facessedel motto un amuleto; esprime invece unarealtà che già è realtà, che sarà apertamentemanifesta a tutti, viventi e trapassati, quandoappariranno i cieli nuovi e la nuova terra. Diquesta realtà che relativamente alla profeziariguarda non più la storia, bensì il presentedell’eternità di Dio, «compenetrato al mon-do», la poesia intuisce scorci mirabili.

Il verso The voice of the hidden waterfall(già presente in The Family Reunion) che neiprecedenti quartetti si trova congiunto aglialtri elementi di paradiso (il raggio di sole, iltimo selvatico), sintetizza come voce di na-scosta cateratta più versetti di Ap o c a l i s s e :«Udii una voce che veniva dal cielo, comeun fragore di grandi acque e come un rim-bombo di forte tuono. La voce che udii eracome quella di suonatori d’arpa che si ac-compagnano nel canto con le loro arpe. Essicantavano un cantico nuovo». Sono i cantidella città celeste, non uditi perché non cer-

ti, da noi accettati, ac-cettandoci. / Così insie-me ci muovemmo». Sesi interpreta in sensopiù dinamico quel valo-re di reciprocità nelquale è declinato il ver-bo to accept, che nell’ac-cezione di ricevere sipercepisce come azionepassiva, il passo può es-sere letto anche: «danoi accolti, accoglienti-ci», introducendo quella

di SI LV I A GUIDI

«P untualmente in ritardo comeil 60 quando lo aspetti aPorta Pia — scrive Romolo

Giacani nel suo blog, con il consuetotono scanzonato e allegro — eccoqualche consiglio di lettura nonrichiesto. Per la prima e probabilmenteunica volta vi consiglio un libro difantasy» continua Giacani. Che ci tienea puntualizzare: «Io adoro il fantasy masolamente ad una condizione, che siascritto da Tolkien. Tutto il resto non loprendo neanche in considerazione. Mala cosa bella è che anche l’autore diquesto libro (che non è Tolkien) lapensa come me». Detto questo, P ro f e t idella Grande Acqua di Adolfo Battisti(IBN edizioni, 2016) «è veramente ungran bel libro. Che ha tutte lecaratteristiche positive del genere(avventura, poesia, mistero, suspence,citazioni) ed in più una profondità chemanca a tanti emuli del grande Tolkiene non lo fa sfigurare nel raffronto con ilmaestro. Il finale, poi — concludeGiacani — è semplicemente geniale».Difficile resistere alla tentazione disvelarlo, il finale, tanto il fulmen in

clausola è semplice e sorprendente,preparato accuratamente da tutto ilpercorso narrativo che lo precede ma, lostesso, totalmente inatteso. Epilogo diuna storia di formazione che ha lanatura come scenario — dalle spiaggedorate di Mallovarna agli altri luoghiincantati della Terra Stretta — unanatura tanto presente da diventare essastessa un personaggio, in una tramafitta di eventi che mettono alla prova laprotagonista, alla ricerca della propriavocazione, sempre minacciata dallatentazione della “s c o rc i a t o i a ” del male.E c’è un valore aggiunto, tanto dolorosoquanto prezioso, che deriva dallabiografia dell’autore e conferisce al librola solennità di un Esodo con la “e”maiuscola. L’esperienza umana diBattisti — nota Paolo Carlotti — èdivenuta narrazione letteraria neimomenti terminali della sua esistenza,quelli insieme più delicati e profondi,quando l’essenziale appare in tutta lasua trasparenza e bellezza, e quando lacondivisione diventa una continua ereale sorpresa. «Un’occasione propizia— pur nella sua ineludibile drammaticità— per pensare e trasformare l’usualetrascorrere quotidiano».

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 domenica 23 agosto 2020

Dodici anni fa l’inizio delle persecuzioni dei cristiani in Orissa

Saldi nella fedenonostante le ingiustizie

Rimuovere gli ostacoli all’uguaglianzaL’episcopato indiano invita laici e governo a non dimenticare poveri e minoranze

A Mangalore l’impegno delle suore di Betania per i più deboli

Un fecondoservizio apostolico

Scena di devastazione in un villaggio cristiano del Kandhamal nel 2008

MANGALORE, 22. Un importante,significativo traguardo, reso ancorapiù gioioso dall’attenzione semprerivolta ai più bisognosi: in India lacongregazione delle Suore del pic-colo fiore di Betania, in occasionedel centenario di fondazionedell’istituto (le cui celebrazioni han-no preso il via nelle settimane scor-se con una messa durante la qualele religiose hanno rinnovato il loroimpegno e ringraziato il Signoreper la provvidenza ricevuta), ha av-viato un progetto di edilizia abitati-va per cento famiglie povere in tut-to il Paese, provvedendo anche allaformazione di circa mille giovaniper la leadership cristiana.

L’iniziativa è stata illustrata du-rante la liturgia celebrativa del cen-tenario, tenutasi a Mangalore, nellostato di Karnataka, presso la casamadre della congregazione, allapresenza del vescovo Peter PaulSaldanha. La superiora generale,suor Rose Celine Fernandes, haportato “il cero del Giubileo”, asimboleggiare un secolo di vita emissione, con il quale sono state ac-cese cento lampade poste sull’alta-re. Nel corso della cerimonia, ilpresule ha pubblicamente ringrazia-to e riconosciuto il prezioso contri-buto delle suore di Betania allaChiesa indiana e alla società, sotto-lineando come esse svolgano «unfecondo servizio apostolico, soprat-tutto in favore delle donne, apprez-zato universalmente da cattolici enon cattolici».

In India la congregazione — fon-data il 16 luglio 1921, festa dellaBeata Vergine Maria del MonteCarmelo, dal sacerdote RaymondFrancis Camillus Mascarenhas, perrispondere ai bisogni sociali di queltempo, soprattutto con lo scopo dieducare i poveri delle aree rurali econtribuire alla promozione umanadelle donne — ha registrato negli

anni numerose vocazioni e attual-mente conta 1.381 suore che svolgo-no il servizio apostolico in sessantu-no diocesi indiane. Presenti in 187comunità sparse in nove Paesi intutto il mondo, le religiose sonoimpegnate in attività di rilevantecarattere pastorale e sociale: in par-ticolare, educazione delle ragazze,emancipazione delle donne e, nonultimo, l’impegno per contrastare iltraffico di esseri umani vittime diindividui senza scrupoli in questitempi di pandemia, istituendo unservizio specifico.

È nato proprio all’interno dellacongregazione, per merito di suorJyoti Pinto, l’impulso che, nel 2009,ha portato alla nascita del movi-mento Amrat - Talitha Kum India,alleanza asiatica di religiose controla tratta che, insieme a diverse orga-nizzazioni governative e non gover-native, ha sviluppato alcune strate-gie, operando nella prevenzione,nel salvataggio, nella protezione,nella riabilitazione, nel reinserimen-to delle vittime e nel collegamentoin rete. Ogni anno, migliaia di casidi tratta vengono segnalati alle au-torità indiane: tra il 2011 e il 2018 sene sono registrati 38.508, secondoquanto emerso da dati governativi.Il Global Slavery Index, inoltre, sti-ma che circa otto milioni di perso-ne in India, tra le quali bambini eadolescenti, vivano in forme dischiavitù moderna, dove violenza,coercizione e inganno sono la prassiquotidiana per sfruttarle. «Moltepersone sono vulnerabili al trafficodi esseri umani durante la pande-mia di covid-19», ha spiegatoall’agenzia Fides la fondatrice delmovimento: «La perdita di lavoro,le difficoltà a tornare nei villagginativi e l’indigenza contribuisconoa renderle esposte al traffico di es-seri umani. Una persona può esserevenduta più volte; siamo di frontealla realtà straziante di quella schia-vitù moderna che è la tratta di per-sone». Molte donne delle comunitàrurali indiane, ha proseguito la suo-ra, si trasferiscono in altre città at-tratte dalla speranza di una vita mi-gliore e di possibilità di lavoro. Unsogno che diventa troppo spesso unincubo da cui sembra impossibileuscire. I trafficanti scelgono le co-munità vulnerabili — come quellecon poche fonti di reddito o colpiteda guerre o catastrofi naturali — al-lettandole con la prospettiva di unarisoluzione definitiva dei propriproblemi. Le ragazze si ritrovanocosì costrette a prostituirsi o a lavo-rare come domestiche, operaie,mendicanti. A volte sono vittime dimatrimoni forzati.

Suor Pinto ha coinvolto non solola sua congregazione ma anche glialtri ordini religiosi a unirsi percombattere questo crimine atroceavvalendosi così dell’operato di al-tre religiose di New Delhi e di Gu-wahati, nello Stato di Assam: grazieal loro impegno, Amrat - TalithaKum India ha raggiunto migliaia didonne e bambini bloccati in diverseparti dell’area nord-orientale duran-te il lockdown imposto per conte-nere la diffusione del coronavirus,fornendo assistenza e organizzandoiniziative per il sostentamento e ilreintegro nella società. Per contra-stare il fenomeno, è essenziale farerete: anche se non direttamentemembri di Amrat, vi sono circa cen-tomila suore cattoliche che esercita-no incessantemente il proprio apo-stolato, recandosi in villaggi, strade,campi profughi, scuole, ospedali,piantagioni di tè, carceri, baracco-poli, segnalando potenziali situazio-ni di presenza di trafficanti di esseriumani.

di PAOLO AF FATAT O

«N onostante la dolorosapersecuzione che hamesso a dura prova

molte vite umane e numerose fami-glie, e nonostante la distruzione dichiese, case e proprietà, andiamoavanti con il coraggio di vivere e te-stimoniare la fede cristiana al prossi-mo, secondo lo sguardo evangelicodi compassione, perdono e acco-glienza». Con queste parole, rila-sciate in un colloquio con «L’O sser-vatore Romano», monsignor JohnBarwa, alla guida dell’arcidiocesi diCuttack-Bhubaneswar, ricorda il do-dicesimo anniversario della violenzasenza precedenti contro i cristianinel distretto di Kandhamal, nello

Stato indiano di Orissa (o Odisha,secondo la nuova denominazione)iniziata il 23 agosto 2008. Quell’on-data di odio religioso — alcuni gior-ni di massacri e atroce caccia all’uo-mo — ha segnato per sempre la po-polazione di quel distretto e dell’in-tero Stato, ma anche della storiadella comunità cattolica in India.«La violenza anticristiana avvenutadodici anni fa è l’esperienza più do-lorosa nella storia della Chiesa inIndia. Non avrebbe mai dovuto ac-cadere e non credo avrà mai più unseguito di quella drammatica rile-vanza», nota l’a rc i v e s c o v o .

Si trattò di un’autentica “puliziaetnica” di carattere religioso, direttaspecificamente contro quei villaggidove vivevano i cristiani, quasi tutticontadini e allevatori, e organizzataper compiere una vendetta: il mo-vente all’origine dei massacri, infatti,era l’omicidio del leader religioso in-dù Swami Laxmanananda Saraswati,

ucciso a colpi di arma da fuoco neldistretto di Kandhamal il 23 agosto2008. Di quel delitto furono ingiu-stamente accusati i cristiani, mentreindagini successive dimostrerannoche quell’uccisione era imputabile airibelli maoisti. Ma quel crimine co-stituì il pretesto per scatenare igruppi estremisti indù contro popo-lazioni inermi che subirono — senzaalcuna protezione da parte della po-lizia — abusi di ogni genere, violen-ze, stupri, percosse, omicidi.

Nell’ultimo decennio l’arcidio cesidi Cuttack–Bhubaneswar, che ab-braccia il territorio di Kandhamal, èrimasta vicina alle vittime ed è statala forza trainante nei procedimentilegali, tesi a cercare giustizia. L’indi-cibile ferocia divampata su larga sca-

la contro i cristiani del Kandhamalha provocato oltre cento morti e cin-quantamila sfollati. Più di quarantadonne cristiane sono state aggreditesessualmente e circa dodicimilabambini hanno visto interrotto il lo-ro percorso scolastico e negato il di-ritto all’istruzione. Furono saccheg-giate e bruciate oltre ottomila case edemolite trecento chiese, mentre icristiani in fuga hanno perso persempre i loro beni e proprietà, sot-tratti e occupati in modo illegittimodagli aggressori.

«Il 23 agosto ricordiamo e affidia-mo a Dio tutti coloro che sono mor-ti durante le violenze e tutti coloroche hanno sofferto tanto. A oltre undecennio da quei tragici giorni colo-ro i cui diritti sono stati violati e cal-pestati stanno ancora aspettandogiustizia», osserva monsignor Bar-wa. La comunità cattolica nello Sta-to di Orissa si è preparata a farememoria della violenza con una pre-

ghiera comunitaria di dodici giorni,avviata l’11 agosto, e condivisa da di-verse comunità in molte altre partidell’India. Una solenne preghieraper chiedere a Dio consolazione,giustizia, misericordia, riconciliazio-ne, in nome della verità, è stata reci-tata nelle famiglie, nelle chiese e intante comunità. Anto Akkara, gior-nalista e ricercatore cattolico che hasvolto una preziosa inchiesta sulleviolenze, ha rimarcato la necessità diricordare quei dolorosi eventi per farsì che rappresentino un monito perl’intera nazione e affinché non acca-dano nuovamente. Dopo aver atten-tamente studiato il caso, grazie aun’inchiesta sul campo, Akkara nelsuo libro investigativo Who killedSwami Laxmanananda?, edito nel

MUMBAI, 22. «Non dobbiamo trat-tare i poveri come se non fosseropersone, considerandoli insignifican-ti e senza diritti e come un ostacoloalla società, ma occorre capire la lo-ro situazione e trattarli equamente».Questa rinnovata esortazione al-l’uguaglianza è stata espressa dal se-gretario generale della Catholic Bi-shops’ Conference of India (Cbci),Felix Anthony Machado, arcivesco-vo-vescovo di Vasai, in occasionedell’assemblea generale annualedell’All India Catholic Union (Ai-cu) — la più antica organizzazionedi laici cattolici in Asia fondata nel1919 e che oggi rappresenta circa se-dici milioni di cattolici indiani — or-ganizzata a Mumbai nei giorni scor-si insieme ai presuli indiani in mo-dalità webinar. Machado ha sottoli-neato, nel discorso di inaugurazionedell’evento, come «a causa dellaglobalizzazione milioni di poverisiano considerati oggetti inutili evengano usati e gettati via dal siste-ma economico», ribadendo quantosostenuto da san Giovanni Paolo IIe Papa Francesco e cioè che devonoessere prese in fretta decisioni con-crete affinché il debito estero sia de-finitivamente cancellato. «Tutti i cit-tadini indiani di fronte a Dio — haproseguito — sono uguali a noi nelladignità e, come cattolici, tutte lepersone nel mondo sono uguali anoi nella dignità».

Nel corso del meeting online,l’Aicu ha invitato i membri dellaChiesa a non stancarsi mai di esseresolidali con i poveri, ancor piùemarginati durante la pandemia dicovid-19. Molte poi le questioni af-frontate sotto la direzione del p re s i -dente dell’organismo, Lancy D’Cu-nha: la drammatica situazione dellapersecuzione cristiana nel Paese, lanuova politica educativa nazionale(in merito alla quale si è auspicatodal governo un ulteriore migliora-mento della normativa), l’e ro s i o n edei diritti civili durante il periodo diisolamento a causa della diffusionedel contagio di coronavirus. Ampiospazio è stato dato anche a temiquali le modifiche alle norme in ma-teria ambientale e la necessità diuna risposta congiunta da partedell’episcopato indiano e dell’Aicualle innumerevoli conseguenze dellapandemia. «Dobbiamo collaborare— ha affermato D’Cunha — non solocon le altre confessioni cristiane, maanche con la società civile e conpersone di tutte le fedi».

All’appello di monsignor Macha-do si sono uniti anche i presuli delKerala, rappresentati da AndrewsThazhath, arcivescovo di Trichur deiSiro-Malabaresi, e da Joseph Kalla-rangatt, vescovo di Palai dei Siro-Malabaresi, i quali hanno chiestoall’esecutivo l’applicazione della leg-ge sulle quote per le fasce più pove-

re della popolazione. La normativa,introdotta nel 2019 portando unamodifica alla Costituzione indiana,riserva il 10 per cento dei posti dilavoro statali e nelle scuole pubbli-che ai cittadini che appartengono afamiglie con un reddito annuo infe-

riore a 800.000 rupie (circa 9.000euro) e che possiedono meno di cin-que acri di terreno.

L’effettiva funzionalità della leggecostituzionale, la cui attuazione èstata demandata dal governo centra-le alle amministrazioni dei singoli

Stati della federazione, favorirebbemigliaia di fedeli siro-malabaresi maè fondamentale l’impegno della clas-se politica, ha dichiarato padre Ja-mes Kokkavayalil, direttore del Di-partimento per la sensibilizzazionedella comunità e la tutela dei dirittinell’arcidiocesi di Changanacherry,affinché sia significativamente mi-gliorata la condizione socio-econo-mica delle classi sociali più indigen-ti: «Come sottolineato dai vari lea-der cattolici, migliaia di membri del-la nostra comunità potrebbero bene-ficiare dei posti riservati» ha ribadi-to. Fino alla riforma dello scorsoanno, che estende i benefici ai pove-ri delle caste elevate, le quote negliuffici e negli istituti scolastici pub-blici spettavano solo ai dalit, cioè ifuori casta, agli adivasi (tribali indi-geni) e alle altre classi disagiate.

Finora la questione centrale per laChiesa indiana è stata quella dellequote riservate ai dalit cristiani. Ja-mes Elavunkal, presidente dell’Asso-ciazione per i dalit del Kerala, haprecisato che i “senza casta” conver-titi al cristianesimo perdono in mo-do automatico ogni diritto ai benefi-ci delle quote. «È un’ingiustizia so-ciale contro i nostri diritti costitu-zionali», che non merita di essereprotratta nel tempo a danno di per-sone estremamente vulnerabili e conpochi mezzi di sussistenza.

2016, ha svelato la cospirazione, or-dita a tavolino prima dell’omicidiodel leader religioso indù, per inne-scare la violenza gratuita sulle co-munità dei battezzati. Sette cristianiinnocenti furono ingiustamente con-dannati all’ergastolo e incarcerati nel2008 per il presunto omicidio di Sa-raswati. Il processo di appello con-tro la condanna è tuttora in corsodavanti all’Alta Corte dell’Orissa e isette uomini (sei sono analfabeti,uno disabile mentale) sono stati rila-sciati su cauzione dalla Corte supre-ma nel 2019, dopo undici anni die-tro le sbarre. «Restano ancora con-dannati per un crimine che nonhanno mai commesso. Ci aspettiamoun capovolgimento della scandalosasentenza di primo grado, l’assoluzio-ne con formula piena, la totale riabi-litazione e il risarcimento», auspicaAkkara, che ha indetto una campa-gna online denominata Justice forKandhamal su www.release7innocen-

ts.com. Nel suo documentario inti-tolato Innocents imprisoned, visibilesu quel sito internet, Akkara riassu-me lo spargimento di sangue e la“parodia della giustizia” — come eglistesso la definisce — verificatasi inKandhamal. Il paradosso, osserva, èche, mentre sette innocenti sono sta-ti condannati, i colpevoli dell’ondatadi violenza restano impuniti. Infatti,sebbene siano state presentate 3.300denunce alla polizia, solo 727 casisono stati presi in considerazione esono approdati in tribunale, conclu-dendosi con l’assoluzione (spessoper mancanza di prove e testimoni)per l’88 per cento degli imputati.Da credente, il ricercatore osserva:«La preghiera è un’arma affinché icristiani cerchino verità e giustizia eanche un delicato promemoria chefa da pungolo alla coscienza dei co-spiratori, dei colpevoli, dell’opinionepubblica».

Oggi ci si chiede: ma quale fu laragione di tanto accanimento? Per-ché pianificare un’aggressione cosìfragorosa e spietata? Secondo padreRobert Digal, sacerdote cattolico in-diano originario del distretto diKandhamal, «in Orissa la Chiesa èsempre vicina ai poveri e agli emar-ginati, riconoscendo e operando perla loro dignità umana e promozionesociale. Perciò vi sono spontaneeconversioni al cristianesimo. Questoè uno dei motivi dell’accanimentoche gli estremisti indù manifestanocontro i cristiani, che sono circa il 3per cento della popolazione nellostato». L’Orissa è uno degli Statipiù arretrati e poveri dell’India, concirca 36 milioni di abitanti, dei qualiil 40 per cento sono “fuori casta” otribali, due categorie di personemarginalizzate e discriminate dallasocietà indiana. Casi sporadici diviolenza su base religiosa, che anco-ra si registrano nello Stato, induco-no a non abbassare la guardia: «Ifedeli tuttora vivono nella paura,soffrono ancora per questa situazio-ne, ma sono forti e uniti nella fede:ogni loro preghiera è una richiestadi pace e riconciliazione», nota pa-dre Robert.

Monsignor Sarat Chandra Nayak,vescovo di Berhampur, altra diocesidello Stato di Orissa, ha elogiato ifedeli locali «rimasti saldi nella fedein Cristo nonostante le minacce, lepersecuzioni e le umiliazioni subite»e, celebrando la solennità dell’As-sunzione della Beata Vergine Maria,ha detto: «Dove c’è Maria c’è Gesùe dove c’è Gesù c’è gioia. Maria nonè solo Madre di Dio, è Madre ditutti noi che cerchiamo la sua co-stante intercessione. Le affidiamo lanostra sofferenza. Possa la Verginediventare il nostro modello ed esem-pio affinché restiamo sempre stretta-mente legati al Signore».

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L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 23 agosto 2020 pagina 7

Con la campagna «Thursdays in Black» il Wcc a fianco delle native nordamericane

Abbattere i muri del silenziodi FRANCESCO RICUPERO

«Q uando verranno ascolta-te le nostre voci? Biso-gna ancora attendere

che altre vittime innocenti venganouccise?»: è l’allarme lanciato daGwenda Yuzicappi, esponente dellariserva indiana di Standing BuffaloDakota Nation, nel Saskatchewan,provincia del Canada occidentale,da anni impegnata a difesa dei dirit-ti delle donne indigene. Migliaia diragazze, infatti, negli ultimi anni,sono scomparse nella quasi totaleindifferenza e nel silenzio delle isti-tuzioni.

Da uno studio condotto nel 2019in Canada emerge che dal 1980 al2012 le donne e le ragazze indigenescomparse o assassinate rappresenta-vano il 16 per cento di tutti gli omi-cidi femminili. L’alto tasso di vio-lenza contro di esse è stato confer-mato anche da altre ricerche svoltesia nello stato nordamericano chenegli Stati Uniti, dove si registrauna scarsa visibilità del fenomeno epoca attenzione da parte delle auto-rità e della società in generale. Nel2016 un altro studio ha evidenziatoche, sui 5712 casi di donne indianeamericane e native dell’Alaska scom-parse, solo 116 erano stati registratinel database del dipartimento digiustizia. In Alaska l’omicidio èconsiderato la terza causa di morta-lità tra le donne indiane americane.

A difesa dei loro diritti sono scesein campo diverse organizzazioni re-ligiose tra le quali il World Councilof Churches (Wcc) che, attraverso lacampagna di sensibilizzazione«Thursdays in Black» (Giovedì innero), chiede fermamente giustizia eun’azione unitaria. I giovedì in nerosono nati dai movimenti femminilidi resilienza e resistenza all’ingiusti-

zia, agli abusi e alla violenza checontinuano a portare alla luce quel-le che sono state le tragedie invisibi-li. Uno di questi movimenti in Ca-nada e negli Stati Uniti cerca giusti-zia e cambiamento per le donne in-digene scomparse e uccise. Il Consi-glio ecumenico delle Chiese ne è di-ventato uno dei primi e più impor-tanti sostenitori facendosi promoto-re di una protesta pacifica contro lostupro e la violenza.

Tra le popolazioni indigene, gra-zie al sostegno dei movimenti reli-giosi, sta crescendo la speranza dicambiamento: donne e comunità sistanno unendo per far crescere laconsapevolezza nella società civile etra le autorità governative. «Quelloche è successo a noi donne — spiegal’attivista Mary Lyons, decana dellacomunità indigena 0jibwe — è sem-pre stato messo nell’ombra findall’inizio dei tempi. Per molti ledonne indigene sono esseri umanidi seconda classe». Lyons e Yuzi-cappi hanno in comune un drammafamiliare: entrambe hanno perso lafiglia e la sorella uccise nell’indiffe-renza generale. «Molte di noi nonsapevano come muoversi per farsentire la nostra voce, abbiamo do-vuto farlo da sole. Anche se non ve-nivamo invitate ai dibattiti andava-mo lo stesso e ci siamo rese contoche il nocciolo della questione eralegato ai soldi. L’azione per il go-verno di prendersi cura dei figli edelle donne assassinate e assicurare,al contempo, il carcere agli autoridei crimini, aveva un costo. Adesso,è giunto il momento di cambiare»,affermano. Nello stato del Minneso-ta, come risposta, è stata istituitauna task force che indaga sulle don-ne indigene scomparse e uccise nel2019 e che renderà pubblici i risulta-ti il prossimo dicembre.

È un passo avanti ma Lyons — in-sieme alle nonne e ai nonni di tuttele comunità indigene — sa che biso-gna fare molto di più per ristabilirel’equilibrio e riconoscere la sacralitàdella vita. «Stiamo lavorando e dia-logando anche con i nostri anzianiper cercare di diffondere una cultu-ra basata sul rispetto della donna esulle pari dignità», rivela.

Raccontando con coraggio la vio-lenza subita dalla figlia, Yuzicappi èriuscita insieme ad altre donne ascuotere l’opinione pubblica: «Ciòche ho fatto aiuterà le altre a cam-biare la loro vita». L’attivista ricordache «le donne sono donatrici di vi-ta. Senza di esse non ci sarebbe esi-stenza. Gli uomini devono rispettar-le e proteggerle». Di qui l’esortazio-ne affinché le indigene, con l’aiutodei movimenti religiosi e delle asso-ciazioni, rendano noti i propridrammi e chiedano giustizia. Yuzi-cappi, per esempio, ha condiviso ilsuo dolore familiare con oltre 1400persone colpite, attraverso il Cana-da’s National Inquiry on Missingand Murdered Women. Per l’attivi-sta indiana è molto importante se-gnalare e monitorare le proprieistanze «assicurandosi che la poliziafaccia il proprio lavoro e che i me-dia sostengano le persone colpite ri-portando all’opinione pubblica il lo-ro dramma».

Man mano che la tragedia delledonne indigene scomparse e uccisediventerà più visibile, sempre piùpersone su scala globale chiederan-no un’azione efficace. «Credo fer-mamente nella solidarietà interna-zionale contro gli abusi sessuali e laviolenza», conclude Yuzicappi.«L’importante — aggiunge Lyons —è agire tutti insieme uno a fiancoall’altro. Dobbiamo abbattere i muriche ci separano».

Il mondo femminile cattolico sudafricano in preghiera il 24 agosto contro la violenza sulle donne

Unite nella lottaper le pari opportunità

JOHANNESBURG, 22. Una giornatadi preghiera per sensibilizzare l’opi-nione pubblica sul tema della vio-lenza sulle donne è stata indetta perlunedì 24 agosto dall’Unione suda-fricana dell’Organizzazione delledonne cattoliche (South AfricanUnion of Catholic Women’s Orga-nisation). L’iniziativa, che avrà co-me tema «Non riesco a respirare»,vuole dare voce a chi non ha voce«ed è scaturita — è scritto sul sitoweb della Southern African CatholicBishops’ Conference — dal desideriodi vincere l’isolamento e la solitudi-ne del lockdown», dovuto alla pan-demia da coronavirus, così da «sup-portarsi reciprocamente e rafforzareil senso di solidarietà tra donne inquesto tempo di sofferenza globa-le».

Il titolo della giornata sembra ri-chiamare la frase pronunciata daGeorge Floyd, l’afroamericano ucci-so da un poliziotto negli Stati Unitidopo essere stato arrestato. L’eventosi svolgerà in modalità virtuale at-traverso la piattaforma Zoom e ve-drà tra gli altri interventi quello disuor Hermenegild Makoro, segreta-rio generale della Conferenza epi-scopale.

Nel mese di agosto in Sud Africasi celebra anche il Mese delle donneper rendere omaggio alle oltre venti-mila giovani che il 9 agosto 1956,all’epoca dell’apartheid, marciaronoin massa, a Pretoria, contro l’obbli-go del “l a s c i a p a s s a re ” previsto per icittadini di colore. In relazioneall’evento, il cui tema quest’anno è«Uguaglianza di genere: realizzare idiritti delle donne per un futuro diparità», suor Nkhensani Shibambu,superiora generale della Congrega-tion of the Companions of SaintAngela e presidente della Leader-ship Conference of Consecrated Life(Lccl), ha diffuso una nota in cui hainsistito sulla necessità delle pariopportunità per il mondo femmini-le, come per esempio nella retribu-zione lavorativa, nell’impiego dome-stico, nel porre fine alle molestiesessuali e a ogni forma di violenza,nei servizi sanitari adeguati e nellapartecipazione attiva alla vita politi-ca e sociale del Paese. In Sud Africa«abbiamo una delle costituzioni piùprogressiste al mondo che garantiscel’uguaglianza di genere e l’emanci-pazione femminile», ha ricordato lareligiosa, ma «nonostante questo ilcambiamento reale è ancora lento»e resta «una delle sfide socio-econo-miche più gravi per la nazione».

Suor Shibambu ha rimarcatoinoltre come in Sud Africa «le don-

ne hanno stipendi inferiori, posti dilavoro meno sicuri, relegate nel set-tore informale, meno accesso alle tu-tele sociali, costituendo la maggio-ranza delle famiglie monoparenta-li». Non solo: tra gli ostacoli princi-pali per il mondo femminile, dram-matica è «la piaga della violenza digenere e del femminicidio». Nel2019, ha ricordato la presidente del-la Lccl, sono stati denunciati allapolizia più di cinquantaduemila rea-ti sessuali e quasi quarantaduemilastupri, a dimostrazione che la vio-lenza contro le donne è un flagellodiffuso nelle comunità sudafricane».Inoltre la quarantena e l’isolamentosociali obbligatori dovuti alla pan-demia da covid-19, «hanno reso ledonne — spiega — più vulnerabili epiù esposte alla molestie domesti-che».

Anche il peso della cura dei mala-ti è in gran parte a carico delle don-ne «con la conseguenza che un nu-mero maggiore di loro rimarrà vedo-va a causa della pandemia», comeevidenziato dalla religiosa che ha

fatto riferimento ad alcuni studi condati relativi al problema.

Il pensiero di suor Shibambu èandato, quindi, sia a tutte coloroche hanno perso il coniuge per ma-lattia, sia a tutte le donne che sonomorte a causa del coronavirus, in-cluse alcune religiose. «Le ringrazia-mo per il loro generoso contributo— ha sottolineato la responsabiledella Leadership Conference ofConsecrated Life — per il loro servi-zio disinteressato alle comunità incui hanno servito e soprattutto peril loro ministero di preghiera». Unulteriore ringraziamento è andatoalle operatrici sanitarie dell’Africache «sono in prima linea e rischianola vita per combattere questo virusmortale per nostro conto», con unapreghiera finale per i malati e le ma-late seguita da un appello: «Ora staa noi far parte della generazione chepone fine alla disuguaglianza di ge-nere, perché finché tutte le donnenon saranno libere e trattate in mo-do uguale e dignitoso noi stesse nonpotremo essere libere».

Pubblicato dal National Board of Catholic Women del Regno Unito un opuscolo sulla piaga degli abusi domestici

Conoscere per proteggereLONDRA, 22 «In un momento nelquale la pandemia da covid-19 ha vi-sto un aumento dei casi di abusodomestico questo libretto è una ri-sorsa eccellente per tutti»: è quantoha sottolineato padre Hugh Allan,referente del Consiglio nazionaledelle donne cattoliche (NationalBoard of Catholic Women) del Re-gno Unito, organismo appartenentealla Conferenza episcopale di Inghil-terra e Galles, in merito alla pubbli-cazione di un opuscolo realizzatoproprio dall’Nbcw dal titolo «Au-mentare la consapevolezza sull’abusodomestico».

Il contributo cartaceo è compostoda trenta pagine e si sofferma sulleviolenze perpetrate in casa controdonne, bambini, giovani, anziani eminoranze etniche, offrendo spuntidi riflessione sulla relativa dottrinadella Chiesa oltre a risorse utili peraffrontare il trauma subito. Molti iquesiti ai quali i promotori dell’ini-ziativa editoriale cercano di rispon-dere: cos’è un abuso domestico?Quanti casi si registrano ogni annoin Inghilterra e Galles? Qual è laposizione della Chiesa in merito aquesto turpe fenomeno e cosa si puòfare per contrastarlo? Un fenomenoche, in sostanza, è una strage silen-ziosa in aumento che fa registrareogni anno centinaia di vittime.

Durante il lockdown, nel RegnoUnito si sono registrati trenta casifra donne, ragazze o bambine uccisedai compagni o dai parenti maschi.Il dato è stato denunciato dal grup-po di ricerca Counting Dead Wo-men Project ed è stato confermatoanche dal «New York Times» inun’inchiesta condotta attraverso in-

terviste e consultando i registri dipolizia, tribunali e stampa locale.

«L’abuso domestico — si leggenell’opuscolo — è un peccato e costi-tuisce una violazione della natura es-senziale del matrimonio. La Chiesa

deve continuare a chiarire questopunto e incoraggiare il clero a con-trastare chi sfrutta le sacre Scrittureper giustificare la violenza in casa».La violenza infatti, definita un crimi-ne, «non deve essere nascosta dalla

comunità». Di qui, l’esortazione allacollaborazione tra la Chiesa e le or-ganizzazioni pubbliche e di volonta-riato che si occupano della questio-ne, così da poter aiutare i sopravvis-suti nel modo più completo possibi-le. Nel libretto viene anche precisatoche in tutte le chiese dell’Inghilterrae del Galles saranno affissi numeridi telefono di servizio, per l’ascolto el’aiuto, nonché consigli pratici allevittime.

«La sicurezza di ogni persona inquanto creatura di Dio — viene riba-dito nel testo — è responsabilità ditutti i cristiani». Per questo, precisanella prefazione Margaret Clark,presidente del National Board ofCatholic Women, lo scopo di talepubblicazione è quello «di sensibi-lizzare la Chiesa sugli effetti deva-stanti degli abusi e delle violenzedomestiche. Speriamo che esso aiutile vittime a ottenere il sostegno dicui hanno bisogno attraverso la curapastorale delle parrocchie, delle or-ganizzazioni e dei singoli. Crediamo— aggiunge — che promuovere unamaggiore consapevolezza del proble-ma sia il metodo più efficace con cuii cattolici potranno aiutare le vittimedi abusi domestici». Anche perché,osserva Clark, «l’ondata di abusicontinua a danneggiare la vita didonne e ragazze e spesso senza al-cun risarcimento».

Per quelli che sono stati a lungonelle mani dei loro aguzzini le con-seguenze sono catastrofiche. Le chia-mate ai numeri di emergenza si sono

moltiplicate, le organizzazioni bene-fiche si sono ritrovate cariche di la-voro e le strutture di accoglienza fa-ticano a ospitare le numerose vittimeche chiedono aiuto. All’inizio dellockdown il governo britannico ave-va promesso 37 milioni di sterline,pari a 41 milioni di euro, come fon-do di emergenza per le organizzazio-ni benefiche che si occupano dellevittime di violenza domestica, ma at-tualmente le risorse economiche nonsono ancora sufficienti.

Secondo gli esperti, la violenzadomestica di solito è una continua edeliberata ripetizione di aggressionipsicologiche e fisiche, che si protrag-gono nel corso degli anni, volte asoddisfare il desiderio di controllodell’autore. Trovandosi in una condi-zione di improvviso aumento dellostress, la persona che commettel’abuso spesso compensa il disagiointensificando gli attacchi allo scopodi riacquistare un senso di potere edi dominio. E lo fa con aggressioni,minacce, umiliazioni e intimidazionio altri abusi utilizzati per danneg-giare, punire o spaventare la vittima.Questo comportamento coercitivo èprogettato per rendere una personadipendente in modo che l’a g g re s s o reregoli il comportamento quotidianodella vittima. L’abuso può spesso as-sumere anche i connotati di una mi-naccia di tipo economico che portal’autore a limitare alla vittima l’ac-cesso al denaro, assumendo così ilcontrollo totale ed esclusivo delle fi-nanze della famiglia.

Per molte donne sopravvissuteagli abusi il lockdown ha significatovivere nel terrore. «Auspichiamo —ha dichiarato la presidente del-l’Nbcw — che le vittime riescano aottenere il sostegno di cui hanno bi-sogno» attraverso la cura pastoraledelle parrocchie, delle organizzazionie dei singoli individui.

«Siamo consapevoli — ha osserva-to Margaret Clark — che l’opuscolonon può trattare questo argomentoin modo esaustivo, né fornire detta-gli su iniziative e risorse locali. Ciòche ci auguriamo è che possa inco-raggiare i suoi lettori a sostenere leiniziative, pubblicizzandole il piùpossibile all’interno delle loro par-rocchie. Riteniamo che promuovereuna maggiore consapevolezza delproblema, insieme al sostegno deiservizi e dei progetti esistenti, sia ilmetodo più efficace con cui i cattoli-ci saranno in grado di aiutare le vit-time di abusi domestici».

Prevenire e combattere gli abusidomestici è una responsabilità con-divisa, viene evidenziato nella pub-blicazione, dove è compresa inoltreuna sezione che offre una guidasemplice e pratica ai cattolici in In-ghilterra e Galles che vogliono farela loro parte. A essa si affiancaun’appendice che contiene notesull’insegnamento della Chiesa ri-guardo alla violenza nelle relazioni,inclusi estratti dell’esortazione apo-stolica Amoris laetitia, e ricorda che«il matrimonio e i rapporti familiarisi basano sull’amore, la fiducia, il ri-spetto reciproco e il sostegno vicen-devole tra tutti i membri della fami-glia».

Opera dell’artista sudafricano Dominic Tshabangu dedicata alla violenza contro le donne

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 domenica 23 agosto 2020

Santa Rosa da Lima

Innamorata della bellezza e della vita

Un messaggioper ieri e per oggi

pa fece riferimento all’o ccupazionedi Praga (Cecoslovacchia) da partedelle truppe dell’Unione Sovietica edei suoi alleati del Patto di Varsavia,ad eccezione della Romania. Affron-tò il tema anche nel messaggio agliinviati della stampa, radio e televi-sione (23 agosto), occasione in cuichiese ai governi di fare il necessarioper arrestare la corsa agli armamentie destinare i fondi erogati ad allevia-re i grandi problemi che affliggono ipopoli. E durante la messa per icampesinos, i lavoratori della terra,(23 agosto) non omise di dire chiara-mente che ogni forma di violenza ècontraria allo spirito cristiano e ritar-da il compimento delle aspirazionidi giustizia.

Paolo VI riteneva che lui stesso, ipastori della Chiesa e ogni battezza-to devono essere sempre apostolidella pace e promotori del dialogo edell’intesa reciproca. Non si stancavadi esortare tutti a lottare instancabil-mente per instaurare la concordianel mondo. Si può dire che questafu una delle convinzioni più profon-de del santo Pontefice, che espressein molteplici modi durante il suoministero petrino.

Purtroppo l’anelito di Montininon è restato circoscritto all’epoca incui ha vissuto. Ancora oggi la fab-bricazione e il commercio delle armicontinuano a seminare il panico, ri-tardando lo sviluppo dei popoli econdannando le nazioni alla prostra-zione e alla schiavitù. Per questonon sorprende che Papa Francesconon smetta di levare la sua voceesortando ad arrestare la corsa agliarmamenti e a investire invece sullapace e sulla solidarietà, finanziandonon un’industria che genera morte,ma quei bisogni elementari che tantinostri fratelli, per la loro povertà,non possono soddisfare.

Trasformare il mondocon la forza del Vangelo

Paolo VI affrontò il tema dello svi-luppo dei popoli soprattutto nellasua omelia del 23 agosto, durante lamessa celebrata in occasione dellaGiornata dello sviluppo. Nel ricor-dare che bisogna trasformare l’a m o renel principio di rinnovamento mora-le e di rigenerazione sociale del-l’America latina, il Papa invitò a tra-durre “c o n c re t a m e n t e ” questo amorein ogni attività atta a favorire la pro-mozione integrale dell’uomo e deipopoli: alfabetizzazione, educazione,formazione professionale, formazio-ne della coscienza civile e politica.

Sottolineò che il dinamismo dellafede, tradizionale e rinnovata, deverisvegliare sempre più il senso di fra-ternità e di collaborazione armonio-sa per una costante convivenza paci-fica, e promuovere e consolidare glisforzi per il progresso ordinato el’equità, conformemente ai principidi giustizia e di carità cristiane (cfr.,Discorso nell’incontro con il presidentedella Repubblica, 22 agosto).

Parimenti, nel discorso pronuncia-to nella residenza del capo delloStato (23 agosto), il Papa parlò dellamissione della Chiesa nella forma-zione dei cittadini, nell’insegnamen-to dell’etica e della morale, nella tu-tela dei diritti di libertà e di giustiziae nel costante invito alla responsabi-lità sociale di tutti.

Ancora più esplicito fu nel discor-so in occasione dell’inaugurazionedella seconda Conferenza dell’epi-scopato latinoamericano, dove feceriferimento alla dimensione socialedell’evangelizzazione che esige laformazione di sacerdoti, religiose elaici nelle principali linee della dot-trina sociale della Chiesa, ed esortòa un compito evangelizzatore piùdeciso e coraggioso di fronte aigrandi problemi che affliggevano —e continuano ancora a straziare — ipopoli latinoamericani.

Anche oggi è necessario promuo-vere il rinnovamento della fede, af-finché ci sia chiara consapevolezzache l’impegno dei cattolici deve in-cludere i più svariati ambiti della vi-ta umana e delle culture. La Chiesanon può in alcun modo sottrarsi alsuo impegno con le realtà temporali,poiché esso è parte irrinunciabiledell’annuncio del Vangelo.

Adoperarsi con coraggioper l’equità sociale

La vicinanza del Papa ai più biso-gnosi, alle popolazioni rurali e aglioperai si espresse in modo evidentein diversi momenti del suo pellegri-naggio in Colombia; le sue paroleper loro sono forse le più energichee incoraggianti. Rivolgendosi ai cam-pesinos (23 agosto) ribadì che laChiesa sta dalla parte degli indigenie che non può smettere di ascoltarele loro afflizioni e sofferenze, perchérappresentano Cristo stesso. Aggiun-se che il compito della Chiesa consi-

ste nel consolidare i principi daiquali dipendono le azioni per porrerimedio alla miseria di tanti, annun-ciando così sempre la dignità umanae cristiana dei più bisognosi. LaChiesa non può rinunciare alla de-nuncia delle disuguaglianze econo-miche tra ricchi e poveri e, di conse-guenza, deve promuovere iniziative eprogrammi per lo sviluppo integralee il bene di tutti.

Montini esortò i governi del-l’America latina e di tutti i Paesi adaffrontare con prospettive ampie ecoraggiose le riforme atte a garantireai loro popoli un ordine sociale più

efficiente. In particolare, ricordòl’imperativo di accelerare una rifor-ma agraria per far sì che i più ne-gletti possano godere dei beni pro-duttivi, ridistribuendo il possesso el’uso delle terre.

Ma pure in questo ambito PaoloVI invocò la solidarietà tra le nazio-ni, anche con proposte concrete.Chiese, per esempio, di aprire alcommercio internazionale vie più fa-cili, al fine di favorire i Paesi ancoraprivi di sufficienza economica. A ta-le proposito, indicò come principiofondamentale il fatto che la ricchez-za deve stare al servizio dell’uomo(cfr. Omelia della Santa Messa per icampesinos, 23 agosto).

Quanta urgenza e quanto bisognoabbiamo oggi di globalizzare la soli-darietà! Ascoltare questi moniti emetterli in pratica diventerebbe l’an-tidoto contro il consumismo egoistae la cultura dello scarto che privanoi più bisognosi di cibo, di acqua edell’essenziale per sopravvivere e go-dere di condizioni di vita dignitose.

Durante il suo soggiorno in Co-lombia, il Pontefice prese le difesedei diseredati, dei più sfortunati, diquanti aspirano alla giustizia, a unavita dignitosa, alla libertà, al benes-sere e al progresso. Mostrò così allaChiesa e al mondo che quanti ven-gono colpiti dal dolore e dalla man-canza di risorse non possono essereesclusi dalle loro preoccupazioni esollecitudini. Se Cristo fu particolar-mente vicino ai più bisognosi, i suoidiscepoli devono imitarlo andandoincontro agli esclusi della terra, aquanti conoscono solo la solitudine,la penuria e le lacrime.

Nell’attuale congiuntura, tanto se-gnata dalla crisi, la disoccupazione,

la fame e altri iniqui flagelli, i di-scorsi pronunciati dal Papa in quelviaggio appaiono particolarmente at-tuali. Sono davvero uno sprone amostrare che la solidarietà è virtùobbligata nel momento presente. So-no un ricco vivaio di suggerimentipratici, iniziative effettive e inviti al-la fraternità, per non farci caderenell’indifferenza se ci lasciamo trasci-nare dall’incuranza. Al contrario,scuotono la nostra coscienza affin-ché, anche ai nostri giorni, uniamoforze, sommiamo idee e forgiamo al-leanze per soccorrere gli ultimi,quanti non incontrano nel loro cam-mino una mano tesa per aiutarli,motivo per cui restano indietro, ac-cantonati in un amaro presente esenza possibilità di affrontare il futu-ro con fiducia. In tal senso, il pen-

siero montiniano è sempre un validocollirio per rigenerare i nostri occhiperché non restino velati dinanzi aiproblemi altrui. Senza questa visioned’insieme, generosa e incoraggiante,cresce l’autoreferenzialità e si spegnela speranza dei più deboli e biso-gnosi. Seguendo questi insegnamentidel Papa, invece, è possibile scopriremodelli incisivi affinché la Chiesacontinui, a partire dall’amore di Dio,a compiere la sua missione di reden-zione delle persone e dei popoli,specialmente di quelli più dimentica-ti. È quindi prioritario che oggi inte-riorizziamo e accogliamo nuovamen-te il messaggio sociale di Paolo VI. Ilsuo contenuto è un faro di luce inun tempo così difficile e convulsocom’è il nostro.

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 1

di PAOLA DIANA GOBBO*

Credo che per parlare di unsanto occorra innanzituttoparlare dell’incontro avvenu-

to con lui, per renderlo vivonell’esperienza personale. Nella co-munione che si genera nella Chiesa,i santi sono appunto persone che ciaccompagnano nel cammino con laloro personale storia di vita. SantaRosa da Lima è una persona pro-fondamente appassionata, con mol-tissime sfaccettature come un dia-mante, dove ogni faccia riflette lucee nell’insieme diventa una trionfo dicolori e di splendore. Così è Rosa,difficile da racchiudere in poche ri-ghe, una donna del suo tempo, nonestranea alle problematiche dellagente comune, immersa profonda-mente nella vita dei suoi giorni, macon il cuore e la mente sempre vici-ni al suo Signore, che l’ha chiamatain maniera speciale. Rosa, come laBeata Vergine Maria, a cui è legatada un filiale e tenero affetto, ha fat-to della sua vita uno spazio acco-gliente, spazio in cui Dio è potutoentrare e compiere le Sue meravi-glie.

Isabel Flores de Oliva, questo ilsuo nome, nasce il 20 aprile 1586 emuore il 24 agosto 1617, a Lima.Non si sposterà mai dalla sua città,anche se il suo desiderio più pro-fondo era quello di partire per unanazione lontana a evangelizzare,portando l’annuncio di salvezza.Viene ribattezzata “Rosa” da unadelle serve di famiglia, incantata perla bellezza della bimba, e da alloraquesto sarà il suo nuovo nome, cheil Signore stesso le conferma chia-mandola, in una visione, «Rosa delmio cuore». Una ragazza bella, cheirradia, come narra il suo biografo,«innocenza, dolcezza e grazia», maanche una donna anticonformista edecisa, che ha sfidato il suo tempo,che ha scelto per sé la parte miglio-re e non ha permesso a nessuno ditogliergliela. La sua determinazioneè tale che è andata contro le deci-sioni che la famiglia aveva preso perlei, arrivando perfino a sfigurare ilsuo bell’aspetto pur di dissuadere ipretendenti che le presentavano.

Credo che a lei si possa adattarequesta bella espressione di san Gio-vanni Crisostomo: «Nulla spingetanto all’amore chi è amato, quantoil sapere che l’amante desidera ar-dentemente di essere corrisposto».Rosa non si è fermata al dovuto, èandata fino al dono estremo, senzacalcoli, desiderosa solo di donarsiper la salvezza delle anime, incar-nando l’ideale dell’Ordine dei Pre-dicatori, in cui entra come terziaria.Rosa conosce ben presto la famigliafondata da san Domenico perché lasua casa era vicina al convento do-menicano della città, dove trovere-mo un altro santo, che con lei hastretto un rapporto di profonda

amicizia: Martino de Porres. I duereligiosi sono molto affini, entrambidesiderosi di donarsi e crescerenell’amore, nella preghiera, nella pe-nitenza, nella pazienza, nello zelo.L’amicizia nella famiglia domenica-na si trova spesso, è come parte in-tegrante dell’Ordine: è complemen-tarità tra uomo e donna che creaunità e completezza. Come dice unautore «L’amicizia è un modo di vi-vere la Chiesa». E senza dubbio èciò che Rosa e Martino hanno vis-suto, uniti nella missione comune.«La partecipazione universale al sa-crificio di Cristo fa sì che tutti nellaChiesa partecipino non solo allamissione sacerdotale, ma anche a

quella profetica e regale di Cristo.In questo si esprime il “grande mi-s t e ro ”: la Sposa unita al suo Sposo;unita, perché vive la sua vita; unitain una maniera tale da risponderecon un «dono sincero» di séall’ineffabile dono dell’amore delloSposo» (cfr. Mulieris dignitatem, 27).

Una risposta d’amore che diventadono e che assume in Rosa sfuma-ture forse al mondo di oggi eccessi-ve o incomprensibili. Si sottoponeinfatti a pratiche penitenziali moltodure in espiazione dei suoi peccati,di quelli del prossimo e per le ani-me del purgatorio, nonché come in-tima unione alla Passione di Cristo.In lei inoltre le esperienze di soffe-renza della vita diventano un mez-zo, una opportunità di crescita, diricerca del volto di Dio, nella cer-tezza che non sono mai vissute dasoli: Gesù stesso le disse dopo unagrande prova: «Avresti tu vinto seio non fossi stato con te?». Anchenella notte, il Signore è presente. Ilgrido interiore di Rosa, sull’esempiodi san Domenico, è: «Quante animesi perdono!». Rosa ha sete della sal-vezza di tutti, non potendo permet-tere che alcuno dei figli, che sentecome suoi, si perda: è esperienza dimaternità universale un’attitudine inlei perfettamente incarnata, trovan-do l’urgenza, dopo il “contemplari”,dell’“aliis tradere”.

Innamorata della Bellezza divina,scrive: «Mi spingeva fortemente apredicare la bellezza della grazia di-vina, mi tormentava. Mi parve chel’anima non potesse più trattenersinel carcere del corpo, ma che la pri-gione dovesse rompersi, ed essa sene andasse per il mondo gridando:Oh se i mortali conoscessero chegran cosa è la grazia, quanto è bel-la, nobile e preziosa, quante ricchez-ze nasconde in sé, quanti tesori,quanta felicità!».

Questa sete è attinta dalla sorgen-te del suo cuore, dove troviamo unavena profonda di compassione, chela spinge a dissetarsi al costato diCristo per trovare la forza di donarela vita fino alla fine. Rosa si mettesempre a servizio della volontà divi-na, tanto che il suo desiderio equello di Cristo arrivano a essere un

tutt’uno, in una fiducia incondizio-nata, in lei sembrano ritrovare vocele parole dell’apostolo: «Non sonopiù io che vivo ma Cristo vive inme» (Gal 2, 20).

Segnata dal sigillo della Passione,le sue ferite sono stigmate di amoreper un mondo di schiavi, diseredati,sofferenti: essi la amavano, perchémostrava loro un Dio non lontanodalle loro sofferenze, non estraneoalle vicende di ogni uomo. Si dicedi lei che «nessuno poteva conosce-re Rosa e non amarla». All’a m o reper il crocifisso Rosa affianca l’amo-re ai fratelli, soprattutto ai malatipiù soli, ripugnanti agli occhi delmondo e perciò abbandonati. Leicome il pastore esce per le strade diLima a cercarli, se li carica sullespalle e li porta nella sua stanza percurarli. Molti per le sue cure guari-scono, anche miracolosamente, eRosa dà il merito a Gesù Bambino,il suo “d o c t o rc i n o ”, il “dottorino”, co-me amava chiamarlo, che ogni gior-no si presenta a lei. L’amore a Lui ea Maria, nel mistero dell’Incarnazio-ne, caratterizzano la sua vita.

Rosa si prende cura della vita, intutti i suoi stadi, riconoscendo pro-fonda dignità a ogni creatura. Vedeinfatti la Bellezza divina riflessa, ol-tre che nell’uomo, in ogni essere:animali, insetti, piante, fiori. Tuttoin lei è come se si armonizzasse e ri-trovasse quella pace dove l’uomo eil creato sono riconciliati.

Il motivo che spinge Rosa a tuttoquesto? Il «troppo grande amore»(cfr. Ef 2, 4) di Cristo. Rosa sa diessere amata e preziosa e non vuoleperdere nemmeno una briciola diquel tempo che le è stato donato.

Credo sia questo il messaggio cheancora oggi Rosa ci consegna: pren-dersi cura della vita, con amore gra-tuito e libero, non chiudendosi inun auto-centramento egoistico maschiudendosi, come una rosa, espargendo il buon profumo di Cri-sto.

*Monaca domenicanadel monastero Santa Mariadella Neve e San Domenicodi Pratovecchio Stia (Arezzo)

Per l’ospedale di una delle zone più povere del Paese

Il Papa dona ventilatori per assisterei malati di covid-19 in Malawi

I ventilatori donati in questi giorni da Papa Francesco al Likuni Mis-sion Hospital, in Malawi, arrivano al momento giusto in un’area, quel-la della periferia di Lilongwe, che ne è completamente sprovvista. Ècon questa concreta espressione di gratitudine che suor Agnes Lungu,direttrice della struttura, ha accolto il dono del materiale sanitario perassistere le persone colpite da coronavirus. Attraverso l’a rc i v e s c o v oGianfranco Gallone, nunzio apostolico nel Paese africano, a consegna-re alla struttura i ventilatori — come riferisce l’Associazione delle Con-ferenze episcopali dell’Africa orientale — è stato personalmente l’a rc i v e -scovo di Lilongwe, monsignor Tarcisius Ziyaye, presidente del Segreta-riato cattolico del Malawi. «Il Santo Padre è veramente preoccupatoda questa pandemia mortale che ha scosso tutto il mondo. Come gestodi gratitudine continueremo a pregare per lui» ha detto il presule.L’ospedale, situato a pochi chilometri dalla capitale e dotato di 231 po-sti letto, è gestito dalle suore Missionarie di San Francesco d’Assisi eassiste ogni anno circa quarantacinquemila persone, per lo più contadi-ni e commercianti a basso reddito.

Una originale raffigurazione della santa in un quadro della parrocchia a lei dedicatanella diocesi argentina di Quilmes