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Sono cresciuto con gli articoli di GianniMura su “la Repubblica”. Il più bello uscivala domenica e si chiamava “Sette giorni di

cattivi pensieri”: era una specie di taccuinodella settimana in cui il giornalista erede di

Gianni Brera raccontava la settimanaitaliana, dando pure qualche voto aiprotagonisti. Questa settimana molto

travagliata dalle preoccupazioni di contagioe virus, ha ispirato anche me in una sorta dipiccolo reportage settimanale dalla Locride.È aperto il nuovo

studio medico del ProfessoreVincenzo Albanese

Studio Medico SCVTel 0964 389878Corso VittorioEmanuele 71 Locri

Neurochirurgo di fama internazionale, il dottorAlbanese vanta 24 anni di attività accademica, clin-ica e scientifica come Direttore della Scuola diSpecializzazione in Neurochirurgia dell’Universitàdegli Studi di Catania e ha dedicato gli ultimi 5 annidella sua straordinaria esperienza professionale alleinnovazioni tecnologiche in ambito neurochirurgicopresso la Clinica Neurochirurgica della stessaUniversità.Il suo lavoro di ricerca lo ha reso autore di importan-tissime pubblicazioni scientifiche, diffuse negli annida decine e decine di prestigiose riviste del settore.Ma la cosa più importante è che oggi il professoreAlbanese mette a disposizione dei cittadini dellaLocride i suoi 25 anni di esperienza chirurgica indi-viduale, dedicata in particolare alla chirurgia deitumori intracranici e spinali intradurali, alle malfor-mazioni vascolari e a quelle del sistema nervosocentrale, ivi comprese quelle dei casi pediatrici.Specializzato in microchirurgia vertebrale, in partico-lare nella chirurgia della colonna vertebrale cervi-cale, il professore è infatti oggi uno dei massimiesperti nell’installazione di protesi cervicali e nel trat-tamento di ernie del disco intervertebrali e fenomeniartrosici, qualità che lo rendono imprescindibilepunto di riferimento per il trattamento di queste del-icatissime patologie in un territorio in cui i poli sani-tari specializzati sono purtroppo estremamente rari.

Sette di varie

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ROSARIO VLADIMIR CONDARCURI

Questa settimana è stata veramente strana e piena, segnata per noi, comeper il resto d’Italia dalla psicosi del Coronavirus. In Calabria, tuttavia, que-sta settimana è stata segnata anche da una grande operazione di polizia cheha portato all’arresto di 65 persone ritenute vicine al clan Alvaro, accusateper reati di ‘ndrangheta e scambio elettorale. Durante questa operazione èstato arrestato anche il neo eletto consigliere regionale di Fratelli d’Italia, ilsindaco di Sant’Eufemia Domenico Creazzo, ed è stato richiesto l’arrestoper il senatore di Forza Italia Marco Siclari. Come ho già scritto in altreoccasioni, l’opera del Procuratore Capo del Tribunale di Reggio CalabriaGiovanni Bombardieri procede senza grandi proclami ma con costanza eprecisione. Nel caso specifico sono emblematiche le parole che esprime ilProcuratore parlando della politica, nel raccontare che la scelta di Creazzonon era con chi candidarsi, ma cercare il partito in cui portare i suoi voti peressere eletto, un modo per scaricare le responsabilità del movimento politi-co, non impegnato a sostenere un candidato che si è costruito invece da solola propria squadra, scegliendo arbitrariamente se far recitare anche alla‘ndrangheta un ruolo.

Nei giorni scorsi si è svolto a Locri un incontro in cui, alla presenza di tecni-ci e politici della Città Metropolitana, è stata analizzata la situazione turisti-ca del nostro comprensorio. Durante l’incontro mi ha molto colpito l’inter-vento di Raffaele Sainato, che ha spiegato come questa terra creda poco aiprogetti e alle linee programmatiche perché delusa dalla politica e da chinon ha messo in campo le azioni amministrative promesse susseguitesi neltempo. Sainato ha voluto anche rimarcare un altro elemento di mancato svi-luppo del territorio, identificato nello scioglimento del comune di Siderno,che ha definito equivalente allo scioglimento di tutta la Locride. Il nostro ter-ritorio, infatti, senza la forza propulsiva di Siderno non può costruire il pro-prio futuro, perché una conurbazione di 100mila abitanti non può pensareal domani senza 20mila di loro. Una situazione determinata da una leggeche danneggia non solo il paese sciolto, ma tutti i centri limitrofi. Ora checon l’arresto di Creazzo, Sainato da primo dei non eletti è diventato ultimoconsigliere eletto della Regione Calabria, ci auguriamo di vederlo interveni-re su questi problemi con quelle azioni amministrative in favore del nostrocomprensorio fino a oggi mai intraprese. Buon lavoro, consigliere!

La speranza è grande per il futuro di questa terra, soprattutto per un gior-nale che, come il nostro, porta nel DNA le tracce di Nicola Zitara ePasquino Crupi. Che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, insieme alMinistro per il Mezzogiorno Giuseppe Provenzano, e al Ministrodell’Istruzione Lucia Azzolina, abbia scelto Gioia Tauro per presentare ilPiano per il Sud non può che farci piacere. Assumere un’iniziativa per pro-porre attenzione nei confronti di una parte del Paese che vive una condizio-ne di disparità e di squilibrio economico, sociale e civile, non può che esse-re valutato positivamente. Il Mezzogiorno, però, per essere aiutato a riscat-tarsi e a riconquistare fiducia, ha bisogno di scelte chiare e libere da vecchiericette e pratiche di Governo di cui è pieno il suo tormentato rapporto conlo Stato centrale.

Abbiamo aspettato con ansia il mese di febbraio perché, dopo esserci inna-morati di Genny e Ciro, aspettavamo di incontrare il nostro eroe aspromon-tano. Per chi, come me, segue il cinema di Sollima e la sua avanguardia por-tata in Italia dalle Serie TV come “Romanzo Criminale” o “Gomorra”,oppure il crudo affresco romano del film “Suburra”, le aspettative per“ZeroZeroZero” erano altissime. Della nuova serie ancora ci stiamo capen-do poco, anche se sono già quattro le puntate, ma la suggestione generatadal vedere i nostri luoghi sullo schermo è sicuramente una nota che non pas-serà inosservata. Sentite congratulazioni a tutti i ragazzi che hanno collabo-rato alla produzione: anche se alcuni sono apparsi sullo schermo solo perpoche sequenze hanno reso più vera una storia incredibile.

Vanno dette quattro parole sul carnevale di Ardore, perché è stata un espe-rienza unica e coinvolgente. Anche se preoccupato e poco predisposto,domenica sono andato al “Carnevale della Locride”, dove ho respirato dasubito un clima di festa e la genuina passione dei giovani mi ha subito coin-volto. Sono rimasto ammirato dai carri, dalle coreografie bellissime, dallemaschere e dalla cura di tutti i particolari. Una nota di merito particolare vaall’organizzazione, aspetto sempre complesso dalle nostre part, che è statotuttavia gestito benissimo, da Gianfranco Sorbara in particolare. Se nonsapete chi è guardate le foto dei carri e capirete. E poi la sera di martedì, lavotazione su “Locride +”… è stata davvero una bellissima esperienza.

Ilario Ammendolia, a pagina 8, conclude una splendida riflessione sulCoronavirus che questa settimana ha spaventato l’Italia affermando che, inquesto momento di difficoltà e nel rispetto dei sentimenti del meridionali-smo, dovremmo tendere la mano ai nostri fratelli lombardi, piemontesi,veneti e delle altre regioni colpite dall’epidemia per affrontare assieme l’e-mergenza e sconfiggere uniti il pericolo. Ci sarà tempo per riprendere lalotta per i nostri diritti e porre con fermezza la questione meridionale. Oggi,però, in barba a qualunque istinto ci spinga a rifugiarci nell’improvvisamen-te famosa Pietra Cappa, dobbiamo ricordare di essere un unico popolo e disentirci parte dell’Unità.Nell’attesa che l’emergenza finisca non mancano i problemi quotidiani daaffrontare, come le segnalazioni insistenti giunteci da alcuni lettori chelamentano multe assurde tra i comuni di Ardore, Casignana e Grotteria.

La settimana, per me, si chiude tuttavia con il ricordo di mio padre, che il 4marzo avrebbe compiuto 95 anni, e del mio amico Michele, che il com-pleanno, invece, lo fa oggi.

e giorni egati pensieri

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www.larivieraonline.com Rattualità

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PILLOLE scelte da effemme

«Allora Pietro accostatosi, gli disse:Signore, quante volte, peccando ilmio fratello contro a me, gli perdo-nerò io? Fino a sette volte? Gesùgli disse: Io non ti dico fino a settevolte, ma fino a settanta voltesette»

(Matteo 18, 21.22)

Da sempre vi sono stati uominizelanti e virtuosi che fornivanoconsigli a chi non era in grado didifendersi da solo o a chi avevameno fiducia nelle proprie idee chein quelle del suo disponibile difen-sore.

Boucher d’Argis, Histoire abrégée del’ordre des avvocats

Un uomo di cultura degenerato èun problema serio, e noi siamo ter-ribilmente scossi quando osservia-mo che tutto quanto il nostromondo pubblico di studiosi e digiornalisti porta in sé i segni di que-sta degenerazione. Come si puògiudicare rettamente i nostri stu-diosi – vedendoli assistere senzaalcun fastidi , o addirittura fornireil loro aiuto all’opera di seduzionegiornalistica nei confronti delpopolo – se non con l’ipotesi cheper essi l’erudizione possa risultarequalcosa di simile a ciò che risultaper gli altri lo scrivere romanzi,ossia una fuga di fronte a se stessi,una mortificazione ascetica del loroimpulso culturale, un disperatoannientamento dell’individuo?

Friedrich Nietzsche – Sull’avveniredelle nostre scuole, 1872

QUISQUILIE

Confesso di provare un moto di grande nostalgia tutte le volte cheripenso ai viaggi familiari da bambino a bordo dell'alfetta targataReggio Calabria di mio papà. Anche se all'epoca, si era nei primianni Ottanta, un'Alfetta targata RC in una qualunque autostrada osuperstrada del Centro-Nord veniva sistematicamente fermata aiposti di blocco della polizia o dei carabinieri. Era bello incrociaresulle strade italiane altre macchine con targa RC o con targhe "limi-trofe" e salutarsi a colpi di clacson; credo lo facessero anche quellidel Nord incontrandosi in strade lontane da quelle di casa.Era un'altra Italia, quella. E forse era un altro mondo. Le differen-ze regionali venivano evidenziate anche nelle targhe delle macchi-ne ma c'era un comune afflato nazionale che ci faceva sentire tuttiparte di quel grande Paese che ancora siamo, anche se spesso ogginon sentiamo di farne parte. Ripenso a quelle targhe tutte le volteche faccio il conto degli anni che io, nato a Marina di Gioiosa Ionicae orgogliosamente targato Reggio Calabria, ho vissuto a Roma, lacittà in cui abito tuttora. Gli inglesi distinguono tra home (dove senti

che è casa tua) e house (la casa in cui vivi); io dico spesso che Marinadi Gioiosa Ionica è "home" e Roma è "house" anche se, da due anniè più il tempo della mia vita che ho trascorso nella mia città d'ado-zione che non quello vissuto la dove sono nato. Quando si parla difigli che somigliano ai genitori si dice che il frutto non cade troppolontano dall'albero che l'ha generato. Ecco, frutto e albero non pos-sono stare troppo distanti dalle radici. E stanno dietro tutto questo,in fondo, le ragioni che mi hanno spinto a non abbandonare lacadenza, il tono, il timbro e in certi casi persino il dialetto del mionatio borgo selvaggio. In 22 anni di Roma non ho mai detto "daje",che a Roma si dice in continuazione; continuo dire "jamu", come sidice dalle parti mie. Perché da dove vieni è molto di quello che sei.E, che tu lo voglia o meno, quel "molto" è molto più di quello chepensi. L'identità è una cosa bellissima. Riconoscere e difendere conorgoglio la propria è la strada migliore per apprezzare e rispettarequella altrui. Sempre.

Tommaso Labate

CORONAVIRUSAMBIZIOSISSIMO: DOPOLA SCALA VUOLE ANCHE

PALAZZO CHIGI

RENZI & SALVINI:ALLEANZA INFETTA

IL CORONAVIRUS È PER ILPROPORZIONALE

VINCENZO AMIDEI

Ripubblichiamo unbreve ma intenso pezzo

di Tommaso Labate,giornalista originario di

Marina di Gioiosa Ionicache, questa settimana,

sulla rivista “Io donna”,ha prodotto questa

splendida riflessionesulla cadenza dialettale ela volontà di rivendicare

le proprie radici.

Antonino Lacoposubentra aPasquale

Sansalone. Ilpresidente

uscente, neldiscorso di

commiato, hatracciato un

bilancio del suomandato.

Tommaso Labate Calabrese DOC Ripubblichiamo

La Camera Civile di Locri “Tommaso Giusti” ha eletto i nuovi organidirettivi. Nuovo presidente è Antonino Lacopo, che subentra aPasquale Sansalone. Il presidente uscente ha tracciato un bilancio delsuo mandato evidenziando che la Camera Civile di Locri ha svolto, inquesti anni, importante e apprezzata attività di politica forense e di for-mazione nel Foro in collaborazione con la Presidenza del Tribunale diLocri, il Consiglio dell’Ordine e con il locale Consiglio dell’Ordine deiCommercialisti, oltre che con l’Unione Nazionale Camere Civili.Fermamente convinto che l’alternanza delle cariche rappresenti lavera affermazione di un’associazione, l’avvocato Sansalone ha ricorda-to che, sotto la sua direzione, la Camera Civile di Locri condivide daanni, tra l’altro, con la Presidenza del Tribunale, l’evento dellaGiornata Europea della Giustizia Civile. Da ultimo il presidenteuscente ha ricordato il rapporto di grande intesa che ha legato laCamera Civile di Locri all’Unione Nazionale Camere Civili.

Eletti i nuovi organi direttivi della Camera Civile di Locri

L’annuncioshock con unbreve post su

Facebook. Il commiato:“Ringrazio

tutti coloro chehanno

condiviso conme questa

avventura”.

Tansi lascia la politica:“Ho problemi di salute”

L'enciclopedia del calcio in versione operaia

Annuncio a sorpresa diCarlo Tansi, candidatopresidente alle ultime ele-zioni regionali, con“Tesoro Calabria”, ilmovimento da lui stessofondato. Nella giornata dimercoledì, sul proprioprofilo Facebook, l’excapo della protezione civi-le calabrese ha infatti scrit-to: “Questioni personalilegate al mio stato di salu-te, che auspico di rapidarisoluzione, mi induconoad abbandonare la miabreve e unica esperienzapolitica. Ringrazio tutticoloro hanno condivisocon me questa appassio-nante avventura di cam-biamento della nostraTerra”.

Umanità varia nel salone (o salotto?) di MimmoVartolo, a Bovalino. Tanto San Luca: la forestalecome dovrebbe essere e com'è, come insegni lacucina ai tedeschi, la Chiesa declinata tra PadreStefano De Fiores e le strade impervie di Polsi,moda nuova e tradizioni ma, più di ogni altracosa, il sogno che sta regalando la squadra di cal-cio.Il più gettonato per i giudizi è Peppe, che li mitra-glia come sentenze. Screanzato no, non lo è maistato, ma si può considerare paziente e "nobile" ilmodo con il quale si confronta? Peppe non tiregala un centimetro di ragione, se la prendetutta lui. Deciso e insofferente, fermo sul punto,magari non con la testa che attacca l'aria, per direche è così, come dice lui. Punto. A ogni parolaaffibbia una precisazione, per ogni fatto pretendela Dichiarazione di Origine Controllata. Maquanto è informato, quanto è competente?Tanto. Non legge dieci giornali al giorno, non fre-quenta lezioni, convegni e seminari, eppure èsempre sul pezzo.Il mistero lo ha chiarito il suo amico onorevole:«Peppe, certamente tu non ce lo dici ma navighida anni su Internet in quella stanzetta dove haiuna TV dedicata al Milan, che guardi in compa-gnia di te stesso… Incameri tutto, e poi vai amemoria».«Nel campionato ’87-’88 il Divin Codino Baggio,con la maglia della Fiorentina, andando in goalcontro i rossoneri tuoi e di Berlusconi, infilòMaldini e Tassotti, non Baresi e Costacurta…senti ammè».L'enciclopedia del calcio in versione operaia nondigerisce la sentenza Bosman. L'Olanda gli dà ildestro di parlare degli anni da emigrante, dellepolitiche di accoglienza.

“I rossoneri tuoi e di Berlusconi…»: quandoparla di Milan e del declino politico di Silvio,Peppe ricorda - e si infervora - che i primi segni sisono visti giusto con il declino della società. Vuolemeravigliare e stroncare, dire più che farsi dire.Le ultime verità assolute sono che il San Lucadeve salire in serie D e che i tatuaggi vanno tassa-ti.Nel primo caso è per la convinzione che il trenogiusto stia passando adesso: «Penso che un sognocosì non ritorni mai più… - afferma usandoModugno. - La squadra ha un neo, presenta solodue indigeni, titolari o quasi: Carbone e Pelle. Seavesse, tra quelli di un tempo, Giorgi (Chinaglia),Pipicelli e Trimboli sarebbe pronta anche per laserie C. Lo "stacco" tra generazioni di calciatori, aSan Luca, è avvenuto perché lì il calcio ha avutoun periodo di “sonno”».E via ancora, a ragionare di San Luca e le campa-gne di Bovalino, Benestare, Careri, Casignana…le contaminazioni… non riferendosi a cronacheavverse, ma a come guardare all'entusiasmo deitifosi della squadra che sta facendo una stupendacavalcata. Lo sport diventa gioco di squadra,ambizione, buon vicinato, rilancio del territorio.Partecipazione e allegria per trascinare e avanza-re. Ben sapendo che San Luca deve "leggere" dipiù, l'omaggio a Corrado Alvaro si fa andando suigiornali per le cose positive, non per l'eterna pole-mica con lo Stato, e neppure pensando che il cal-cio da solo possa elevare la comunità.Nel caso dei tatuaggi Peppe non ha dubbi:«Vanno tassati un tot a centimetro quadrato dipelle».«Vuoi dire che dobbiamo scoraggiarli?Considerarli come una sorta di autopromozione,di pubblicità in movimento, che si paga come leimmagini sui cartelloni?» gli domandano.«No, pagano così imparano a fare 'ste cose. Sirovinano loro e invogliano altri…»«Peppe, non puoi avere un intento punitivo,ognuno è libero di fare di sé quello che vuole…»«No, è come dico io!»Ho capito, come al solito vuole avere ragione,non ammette repliche.Ma anche se ha questo difetto fanno a gara perparlare con lui.

Franco Crinò

Il senatoreFranco Crinò

incontraperiodicamenteumanità varianel salotto di

Mimmo Vartolo,a Bovalino. Ma

al centro del lorodibattito di

questasettimana c’è

stato tantissimoSan Luca: dalla

forestale alletradizioni

religiose, dallamoda alle

enormi emozioniche la squadra

di calcio staregalando

quest’anno alpaese.

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ROCCO MUSCARI

“Robinson”, il settimanale culturale della domeni-ca de “la Repubblica”, nei giorni scorsi ha lanciatoun torneo tra gli scrittori italiani. Nomi conosciuti,in gran parte, hanno trovato spazio nel singolartenzone a colpi di sfida letteraria arbitrata da 112giurati prescelti. Ci sono tre siciliani che meritanocertamente di stare al centro dell’attenzione cultu-rale. Di altri rappresentanti della letteraturaMeridionale neanche l’ombra. L’ostracismo delSud passa anche da queste scelte, specialmentequando a determinarle è un quotidiano di caratu-ra nazionale. Un giornale di certo con una lineaeditoriale che, per quanto ci consta, è in netto con-trasto con movimenti di sicura origine regionalistae separatista.Mentre “Robinson” inizia il torneo ci si è posti uninterrogativo. Perché hanno escluso tanti scrittoricalabresi che pure hanno trovato un’eco impor-tante a livello nazionale? Una scelta che non pos-siamo condividere. Ne prendiamo atto ma, vadacome vada, sarà comunque un torneo parziale.Per controbattere a quell’ostracismo abbiamoimmaginato di porre l’accento su un’idea che giàtempo addietro abbiamo impostato. Si trattadell’Itinerario degli Scrittori della Locride e, più ingenerale, della Città Metropolitana. Un percorsoattraverso i territori vissuti dai nostri scrittori,quelli di ieri ma anche quelli che oggi rappresen-tano un punto di vista importante per la crescitaculturale di questa terra. Senza preclusioni disorta. Da Mario La Cava a Saverio Strati, daNicola Zitara a Corrado Alvaro, passando perFrancesco Perri e Saverio Montalto. E ancora dalpassato remoto rappresentato da TommasoCampanella e Nosside a quello recente diVincenzo Guerrisi Parlà, del nostro mai dimenti-cato direttore Pasquino Crupi e del caro AntonioTotò Delfino. Tanti altri ancora di ieri e, insieme aloro, il presente di Walter Pedullà, MimmoGangemi, Gioacchino Criaco, GiuseppePellegrino, Marco Lupis, Carmine Abate e di tantialtri.Abbiamo immaginato così di poter creare un per-corso culturale in cui rileggere i loro scritti e con-dividerli insieme alle bellezze del territorio. L’ideaè quella di fornire una conoscenza diversa da noi epresentarla al panorama nazionale ed estero par-tendo, per ipotesi, da Stilo e girare lungo la costaper poi risalire nelle colline che custodiscono inostri borghi. Un itinerario di cultura da vivereinsieme e con la consapevolezza che le nostre radi-ci affondano, salde, nella cultura dei nostri padri enelle civiltà che hanno attraversato i secoli portan-do i semi della democrazia e dell’uguaglianza perprimi in tutto l’Occidente.

Combatteremol’ostracismo del sud conl’Itinerario

degli Scrittori

La copertina del supplemento cul-turale de “la Repubblica” in cuiparte il torneo degli scrittori chedimentica la gran parte della letter-atura meridionale e da cui è partitala nostra riflessione.

L’INTERVISTAA LUIGIFRANCO

Ci ha fatto molto riflettere la sfida lanciata la scorsasettimana da “Robinson”, il supplemento culturale de“La Repubblica” che ha messo a confronto 32 grandi

della letteratura italiana dimenticando completa-mente i rappresentanti del sud. Un torneo al quale

vogliamo controbattere rilanciando l’Itinerario degliScrittori della Locride, un’idea che avevamo avanzatodalle pagine del nostro settimanale per promuovere il

variegatissimo mondo letterario calabrese.

Dopo aver letto del “Torneo degli

scrittori” di “Robinson”ci siamo confrontati

con Luigi Franco,direttore editoriale di

Rubbettino, per cercaredi comprendere quali

siano state le ragioniche hanno spinto la

redazione delsupplemento culturale

de “la Repubblica” adimenticare quasi deltutto la letteratura

meridionale e fare ilpunto su quale sia lostato di salute della

letteratura moderna econtemporanea della

Calabria. Ecco cosa ci ha detto.

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Tu che lavori in una casa editrice damolti anni, come hai visto questa classi-fica?Il fatto che giustifichino la selezionedegli autori con una scelta di redazionepuò lasciare il tempo che trova, ognunopuò fare la sua classifica. Il discorso èche se questa classifica viene fatta suRepubblica, che è uno dei massimi quo-tidiani nazionali, questo gioco, apparen-temente innocente, finirà per influenza-re e dettare la norma, evidenziandocome i meridionali siano fuori. Chi fainformazione ha una responsabilità chedeve tenere ben presente. Non si pubbli-ca un gioco di questo tipo se davvero diquello si tratta. Il fatto che questo gio-chino sia stato ideato da un giornalista diCatania mi fa veramente specie. Ilnostro obiettivo è quello di tenere in vitai grandi autori che hanno contribuitonon solo a raccontare i meridionali e ilmeridionalismo, ma hanno dato un con-tributo in campo nazionale e internazio-nale come Corrado Alvaro, che sarebberiduttivo vincolare a un ambito regiona-le. Mi viene in mente un libro di WalterPedullà, “Il mondo visto da sotto”, che èuna mappatura della letteratura meri-dionale. Pur volendo escludere laCalabria, come si fa a dimenticare auto-ri siciliani importanti per la letteraturaitaliana del ‘900, come VitalianoBrancati, Gesualdo Bufalino oVincenzo Consoli? Quindi questo gio-chino irrita, perché oggi si fa sulla lette-ratura, domani si farà sulle città più vivi-bili. Può andar bene se si concepisconoparametri condivisi, non se la decisioneviene presa solo da una redazione lom-barda.Allargando il discorso, sembra ancheassurdo che nella stessa letteratura ita-liana sia citato solo Corrado Alvaro tragli autori calabresi, evenienza che fini-sce con il far ignorare agli studenti dellanostra regione la varietà della loro stes-sa cultura. Cosa si potrebbe fare percambiare questa situazione?Noi abbiamo da poco avviato con gran-di sforzi la pubblicazione delle opere diSaverio Strati. Abbiamo iniziato con“Tibi e Tascia”, proseguiremo con “LaTeda” e poi con i maggiori romanzi.Saverio Strati diceva nelle sue intervisteche un libro non esiste se non viene

letto.I suoi sono stati grandi libri che hannoavuto riconoscimenti importanti, quindiè criminale farlo sparire come se nonavesse scritto nulla quando i suoi sonotesti che contengono un messaggio uni-versale, non legato ad un’epoca specifi-ca. Proprio “Tibi e Tascia” viene consi-derato uno dei più bei libri sull’infanzia.Il punto è che la lettura funziona percontagio, non per imposizione, pertantocerte letture non vanno imposte perprogramma ministeriale, altrimenti nonverrebbero recepite nel modo giusto.Per fortuna ci sono tanti docenti chehanno questa capacità di entusiasmare.A una casa editrice come Rubbettinoquesta mancata informazione, sia nellescuole sia sui giornali, provoca deidanni?Provoca delle difficoltà, perché noi inve-stiamo sul nostro territorio attraverso lacura che abbiamo per le nostre opere e,dovendo fronteggiare questo atteggia-mento, dobbiamo fare uno sforzo in piùper conseguire i nostri obiettivi. Unaclassifica del genere rischia di influenza-

r eil pubblico stesso, influenza la curiositàdell’acquisto. Il messaggio che arriva èche i nostri autori valgono meno, e soloperché qualcuno lo ha reclamizzato suun giornale nazionale. In questi giorni,per esempio, abbiamo dato alle stampeun romanzo sconosciuto ai più diGiovanni Sapia, che da alcuni autorevo-li lettori è stato definito il nuovo“Gattopardo”. Altro scrittore importan-te è Giuseppe Occhiato, ma sarà sem-pre troppo tardi quando lo si riscoprirà.E Saverio Montalto? Era davvero, comediceva Pasquino Crupi, il più grandescrittore del Novecento?Non dimentichiamo che SaverioMontalto ha avuto l’appoggio di MarioLa Cava, che sosteneva che il suo valorestesse nell’essere uno scrittore naturale,istintivo. È anche lui uno scrittore chemerita di essere letto, non collocabilenell’ambito del proprio paesino, ma ingrado di lanciare un messaggio univer-sale.È vero che i nostri scrittori sono statimarginalizzati dalla letteratura italia-

na,ma quali sono le “colpe” che hannofatto meritare alla letteratura meridio-nale questo trattamento? E, soprattut-to, come dovrebbe essere valorizzataoggi la letteratura meridionale per evi-tare che in futuro si continui ad adotta-re questa linea?Il fatto di essere periferici, lontano daigrandi centri, non è una colpa, ma unacondizione. C’è chi con determinazioneè riuscito a superarla, perché aveva untalento. Certo, se le condizioni fosserostate più favorevoli ci sarebbe potutaessere una schiera più numerosa ditalenti che, invece, sono rimasti ine-spressi. Poi non sono mancati e nonmancano tutt’ora scrittori che scrivonoperché hanno qualcosa da dire e altriche non fanno della Calabria materianarrativa come Giuseppe Aloe, autorecosentino. Quindi bisogna fare questodistinguo, perché abbiamo una grandevarietà di autori. L’importante è che tuttirifuggano dalle mode.E questo superamento dalle mode nondipende in buona parte dalle case edi-

trici?Non credo. Certo una casa editrice conuna tradizione più forte può in qualchemodo favorire e divulgare un’opera,però alla fine non è la casa editrice checostruisce un successo duraturo. Il suc-cesso del libro lo dà la qualità, anche unlibro che oggi non riesce ad affermarsi,se ha la qualità, riuscirà a farlo neltempo. Una casa editrice non può stabi-lire la qualità di un’opera, quella ladetermina solo il pubblico.E a livello di qualità, secondo lei, com’èmessa la letteratura meridionale con-temporanea?Io penso ci sia una buona fioritura e che,facendo un’adeguata cernita, ci sianotante cose importanti. Il fatto di vivere inluoghi diversi dagli altri è sempre unasofferenza. È l’editoria che deve farequest’opera di rivalutazione per tenere agalla la memoria del nostro patrimonio,non solo letterario.

Rosalba Topini

“La letteraturacalabresecrescerà se rifuggiremo dalle mode”

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Nel 1867 l’epidemia di colera a Napoli ebbe effetti drammatici persino adArdore, dove un’intera famiglia venne massacrata perché le masseerano state convinte che fosse portatrice del morbo. Ciò che staaccadendo in queste settimane con la psicosi da Covid-19, purtroppo,non è diverso: le classi dirigenti si stanno infatti comportando come isobillatori dell’epoca, diffondendo tra la popolazione una psicosi che cidivide proprio quando dovremmo cercare l’unità.

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Uno spettro si aggira per il mondo: il Coronavirus. Non è leci-to scherzare sulla malattia anche perché le paure sono umanee nessuno è immune. Poi però c’è una specie mutante delvirus che si è diffusa a velocità della luce e che aggredisce ilcervello. Gli studiosi l’hanno classificato come“Coglionavirus”, perché fa rincoglionire la gente. Noi cala-bresi l’abbiamo già sperimentato a nostre spese quando, nel-l’estate del 1867, si diffuse a Napoli una grave epidemia dicolera. Nei paesi della Locride dapprima si riempirono le

Chiese chiedendo a Dio, alla Vergine e ai Santi di risparmiarci dal morbo, maquando il colera incominciò a mietere vittime si cercò il “Nemico”.La ricerca venne effettuata dappertutto, ma ebbe effetti tragici proprio nelnostro comprensorio. Era il 4 settembre, infatti, quando la campana suonò nelvillaggio di San Nicola di Ardore e una massa irrazionale e superstiziosa, sobil-lata da una parte delle classi dirigenti, tra cui l’arciprete del paese, si riversònelle strade per “vendicare i morti di colera”, come scrive Filippo Racco ne “Ifatti di Ardore”.Non debellarono, né potevano debellare, il vibrione colerico, ma fecero unastrage di innocenti. Gli untori vennero individuati nei componenti della fami-glia Lo Schiavo che, sentendosi accerchiati, tentarono la salvezza rifugiandosinella caserma. Inutile! La folla s’era trasformata in un’immensa a travolgenteonda di rabbia e di odio che non esitò a circondare l’edificio e a dargli fuoco. Imilitari si salvarono con una sortita che provocò feriti, tra cui una donna appar-tenente alla famiglia Lo Schiavo che, il giorno dopo, fu trovata dalla folla men-tre giaceva dolorante su un pagliericcio. Trasportata sulla pubblica strada, fufinita con un colpo di schioppo. Nello stesso modo furono ammazzati i bambi-ni innocenti “scovati” nei loro nascondigli. Alla fine di quelle giornate si conta-rono 13 vittime di cui ben 6 appartenenti alla famiglia Lo Schiavo. Numerosifurono i feriti e molti gli edifici bruciati, tra cui la farmacia del paese.

Cercavano un “nemico” che non c’era. Avevano però l'alibi dell'ignoranza edelle miseria che oggi non dovremmo avere e, dall’assurdo massacro del 1867,giunge un monito rivolto a tutti noi ma, soprattutto, alle classi dirigenti cheavrebbero il dovere della serietà e della compostezza, che tuttavia spesso nonhanno. Per esempio molti giornalisti hanno trasformato la giusta esigenza diinformazione in sventagliate di mitraglia cariche di terrore e continuano a com-portarsi come i monaci dell’anno Mille che giravano i paesi per annunciarel’imminente fine del mondo.Onestamente provo rabbia e vergogna dinanzi alle manifestazioni razziste diIschia o di altri paesi che vorrebbero vietare l'ingresso ai "nordici", così comedinanzi al magistrato che non entra in aula perché l’avvocato è milanese. Larabbia e vergogna che, in passato, ho provato dinanzi alle tantissime manifesta-zioni razziste contro i bambini “rom” o contro gli immigrati di colore.“Meridionalismo” da secoli significa ospitalità, generosità, accoglienza. Quindi,se potessi dare un consiglio, direi ad alcuni sindaci e presidenti di Regioni delSud di smetterla di diffondere allarmismo e di emettere ordinanze illegittime,strampalate, divisive quanto inutili. Altro è il messaggio che, in questi giorni,dovremmo mandare ai nostri fratelli che vivono e lavorano nelle Regioni delNord. Siamo complementari e non contrapposti, malgrado la storica miopiadelle classi dirigenti del Nord e del Sud. Questo è il momento dell’Unità e diaffrontare spalla a spalla ogni possibile emergenza mettendo sin da subito, purcon le dovute cautele, tutte le strutture ricettive della Calabria e del Sud adisposizione delle Regioni del Nord.Verrà poi il tempo per riparlare della “questione meridionale”, della “diffama-zione calcolata del Sud”, della necessità di abolire il titolo V e di attuare conurgenza l’articolo 3 della Costituzione. Oggi no!Oggi siamo un unico popolo… parte dell’Umanità.

Ilario Ammendolia

Quando l’ironia è più virale dell’epidemia

“‘Ntonella!”

Questa settimana non si è fattoaltro che parlare del diffondersi

del Covid-19 in Italia. InCalabria, tuttavia, ricorderemoquesti giorni come quelli in cuila psicosi ha fatto produrre unassurdo vocale su WhatsAppche, diffusosi in poche ore in

tutto modo, ci ha fatto affrontarel’emergenza con il sorriso e ha

fatto una straordinariapubblicità a Pietra Cappa

ROSARIO VLADIMIR CONDARCURI

L’approdo del Coronavirus in Pianura Padana hascatenato un’incontenibile psicosi in tutta laPenisola. Tuttavia, mentre nel resto d’Italia il pro-blema è stato affrontato in uno stato di estremaemergenza (basti pensare che è stato sospeso ilsacro Campionato di Calcio) qui ancora stiamocercando di organizzarci, come del resto testimo-niano i messaggi WhatsApp rubati a ‘Ntonella ealle sue amiche. Pietra Cappa, il monolite più alto

d'Europa, uno dei simboli più affascinantidell’Aspromonte, non ha mai avuto tanta noto-rietà come in questo momento grazie a un mes-saggio vocale in africoto stretto. Una cosa incredi-bile: dei messaggi hanno avuto una diffusionemille volte superiore al tanto temuto virus e hannocontagiato tutti i calabresi con un grande sorriso.Il mondo dei social è veramente strano, in pocheore è cambiato lo stato d’animo di un intero popo-lo, perché comunque vada, per qualche giorno, ci

siamo sentiti importanti, tutti i nostri figli sonovoluti tornare a casa mentre chi alzava muri èdiventato vittima egli stesso dei propri muri. Noisiamo meridionalisti accoglienti, ma che bello sen-tire i negri di quel paese africano dire al caro ragio-nier Collodi: “No, guardi, qui non affittiamo ai set-tentrionali, torni a casa sua”. Così, dopo la grandepreoccupazione, speriamo di avviarci alla risolu-zione di questa situazione e che l’emergenza fini-sca bene, senza stragi di innocenti.

L’eterna cacciaall’untore

PierdomenicoMammì: «La Calabria è pronta adaffrontare ilCoronavirus»JACOPO GIUCA

L’arrivo del Covid-19 in Pianura Padanaha scatenato un’ondata di panico chemesi di informazione sommaria avrebbe-ro dovuto rendere prevedibile. Anche selontanissimi dai focolai d’infezione, i resi-denti del nostro comprensorio si sonorivelati molto preoccupati dall’arrivo inzona di persone provenienti dal setten-trione o dal ritorno a casa di calabresi resi-denti al nord.A chiarire gli aspetti di questa epidemia ciha pensato, durante l’Assemblea deiSindaci convocata presso il Comune diSiderno lunedì sera, PierdomenicoMammì, Responsabile di Medicina pre-ventiva, per l’ambito di Locri,dell’Azienda Sanitaria Provinciale diReggio Calabria.«Nessuno bada al fatto che ogni anno, nelnostro Paese, ci sono 6 milioni di influen-zati e che fino a 600mila persone muoia-no per complicanze dovute alla comuneinfluenza - ha affermato il dottore in aper-tura del proprio intervento. - Se questodato impressionante non ci spaventa nondovrebbe farlo nemmeno questa patolo-gia, una forte influenza che provoca pro-blemi all’apparato respiratorio, colpisce incasi sporadici bambini e adolescenti erisparmia tutte le persone colpite fino ai40 anni di età. È vero che si tratta di unvirus molto aggressivo, ma dobbiamoanche capire che i decessi sono solo laconseguenza di crisi respiratorie che inpersone di età superiore ai 60 anni e affet-te da patologie pregresse possono creareproblemi di ipertensione e cardiaci. Lastessa cosa accade con la tubercolosi, dicui ricevo settimanalmente decine disegnalazioni che trattiamo senza diffi-coltà.«In Italia - ha continuato Mammì, - convi-viamo ogni anno con 1.600 casi di menin-gite, di cui muoiono fino al 25% delle per-sone affette, eppure nessuno parla di que-sta malattia che, come il Covid-19, vienetrasmessa per via aerea e che è per questopiù difficile da contenere. Deve però esse-re chiaro che sono state prese valide con-tromisure a livello nazionale a cui se neaggiungono altre a livello regionale, loca-le e di buon senso. Ascoltare il parere deituttologi non fa che creare confusione ecasi come quello avvenuto a Locri, in cuisono stato chiamato a fare il tampone auna persona senza alcun sintomo soloperché i vicini erano allarmati dal fattoche fosse stato al nord. Mettiamoci intesta che siamo tutti esposti, indipenden-temente dai luoghi che abbiamo visitato,perché anche una viaggio in una zonadistante dai focolai del contagio o su unmezzo pubblico potrebbe metterci in con-tatto con un portatore del virus, a prescin-dere dalla sua provenienza. Gli allarmi-smi, al contempo, sono del tutto inutiliperché abbiamo i mezzi e la forza per con-tenere questo virus e perché la nostraRegione, osservando ciò che sta accaden-do al nord Italia, ha la possibilità di prepa-rarsi per non farsi cogliere impreparatanel caso in cui insorgesse qualche casoanche alle nostre latitudini. Inutile, per-tanto, farsi prendere dalla frenesia dieffettuare tamponi faringei a tappeto,anche perché non abbiamo i materiali perpoterne fare. Non ci sono morti o malatigravi da trattare con urgenza, possiamoaffrontare il problema come abbiamofatto con tubercolosi, meningite, malaria,sifilide e tante altre patologie da cui l’uo-mo può essere affetto. Siamo dinanzi auna malattia che va trattata sulla base deisintomi, che possono essere diagnosticatisolo attraverso l’osservazione. Si è diffusarapidamente perché non è stata contenu-ta adeguatamente nei Paesi Asiatici in cuiha avuto origine e per la velocità con cuile persone stesse si possono spostare nellanostra società globalizzata.«Il problema esiste - ha concluso il dotto-re, - ma dobbiamo affrontarlo senza farciprendere dal panico, non è da noi. Lasanità e chi la guida sta facendo le cosecon serietà, gli allarmismi non hannosenso e soprattutto è inutile che gli ammi-nistratori prendano provvedimenti nonconcordati precedentemente con i colle-ghi, altrimenti aggiungeremo solo altratensione a quella già esistente».

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Questo spazio è riservato ate. 1200 battute per lamen-tarti o complimentarti connoi, fare segnalazioni, rac-contarci le tue esperienze,potrai inviarci foto degli

scorci del tuo paese o videose hai un talento nascosto.Saremo lieti di rispondertipubblicamente, daremovoce al tuo pensiero e ti

daremo visibilità sui nostrisocial.

Sii parte integrante diquesta realtà

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“I calabresi di buon senso dannoil benvenuto al Capitano Ultimo”

Antonio Previte: l’uomoche sapeva mediare

Onoreremo i tuoiinsegnamenti dimadre e di nonna

In Calabria esistela forza percambiare

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Vivo in Calabria da ormai sette anni, da quando ho scelto, io chesono nato in Romagna da genitori Romagnoli, di trasferirmi inquesta meravigliosa regione che oggi ho l’impressione di amare eapprezzare più di tanti calabresi e, soprattutto, di alcuni opinioni-sti.Ancora oggi rimango basito leggendo certi articoli sui fatti cheriguardano la Calabria: penso ad esempio a quanto pubblicato daIlario Ammendolia domenica scorsa.Come ormai tutti sanno, in questa fase di definizione della nuovagiunta regionale, la presidente Jole Santelli ha annunciato che il“Capitano Ultimo” sarà destinato all’assessorato all’ambiente.A chi non conosce la storia di questo eroe nazionale, ricordo che il“Capitano Ultimo” non solo è la persona che creò e coordinò ilgruppo scelto di Carabinieri Crimor, che riuscì nel 1993 ad arresta-re Salvatore Riina (allora il latitante più famoso e pericolosod’Italia), ma soprattutto, che dall’anno 2000 è vice comandante delNucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri, presso il quale hasvolto importantissime indagini su discariche e altri reati ambien-tali. Un ruolo svolto con la stessa serietà, rigidità e professionalitàdimostrata negli anni della lotta alla mafia siciliana.Quando ho letto della sua decisione di accettare il ruolo di asses-sore all’ambiente in Calabria ho pensato che finalmente qualcosastesse cambiando in questa regione e mi aspettavo che la notiziafosse accolta da tutti con unanime soddisfazione, a prescindere dalcredo politico. Invece sono partiti incredibili distinguo per i piùdisparati motivi: chi non condivideva la scelta perché non è cala-brese, chi perché non ha il coraggio di mostrare il suo volto (dimen-ticando che vive sotto scorta non perché ha scritto un libro copian-

do gli atti della Procura ma perché ha materialmente arrestatoimportanti mafiosi), chi perché non è un politico eletto (definendoquesta scelta una sconfitta della politica). E, infine, l’opinione chepiù mi ha lasciato l’amaro in bocca: definire la scelta del “CapitanoUltimo” un messaggio sbagliato sulla Calabria perché segnale chenella nostra regione l’unico problema sia la ‘ndrangheta, ragion percui questo assessore sarebbe stato scelto per una questione diimmagine e con quello scopo.Mi chiedo: che c’entra la ‘ndrangheta? Appurato che resta un pro-blema della nostra terra, che ci piaccia o no, stiamo contestando lascelta per l’assessorato all’ambiente di una delle persone più com-petenti e integerrime sui temi ambientali (settore nel quale operada vent’anni); un po’ come quando furono scelti i medici Sirchia oVeronesi per guidare il Ministero della Salute.Collegare il “Capitano Ultimo” ad altro non ha alcun senso, se nonarrampicarsi sugli specchi per denigrare la scelta di una parte poli-tica. “Ultimo” è invece una risorsa per tutti i calabresi, senza se esenza ma, che sia una giunta di destra o di sinistra a sceglierlo. Edobbiamo essere fieri e onorati che ha scelto di portare la sua pro-fessionalità ed esperienza proprio alla nostra regione (che di pro-blemi in materia di ambiente ne ha tantissimi), invece di sceglieregiunte regionali di realtà più importanti.Per cui mi sento di dare, a nome dei calabresi di buon senso, il ben-venuto al “Capitano Ultimo”, che spero presto di avere ospitenella nostra splendida Locride.

Riccardo Angelini

È ancora vivida l’immagine di quell’uomoin loden che intreccia le mani dietro laschiena sull’uscio del portone del liceo, cheha accolto ingenui sbarbatelli di provincia epoi consegnato al mondo ambiziosi e bril-lanti giovani di successo.E lui, il Dottore, col suo andare peripateti-co per i corridoi dell’istituto, intrattienediscorsi ora con qualche liceale negligente,ora con genitori, preside e professori. Sadare consigli. E Lo fa a bassa voce, col suosguardo bonario, appoggiandoti una manosul braccio che infonde sicurezza. Dietro

quell’apparente formalità quasi istituziona-le di chi è nato per mediare, si nasconde unuomo buono, di media statura, attorno alquale non avresti notato giganti nellanostra comunità. Per un decennio o più,oltre al suo lavoro dirigenziale di medico,ha affiancato la passione per la scuola, lastessa che lo aveva accolto in gioventù, rap-presentando la voce dei genitori degli alun-ni del liceo classico di Locri. È sua l’idea dipremiare i vecchi allievi dell’Ivo Oliveti chesi sono contraddistinti nella vita professio-nale. Per anni infatti, questi illustri figlidella Locride hanno ricevuto un simbolicoringraziamento per aver dato un’altra opi-nione di noi al mondo. I messaggi sonoimportanti e il Dottore lo sa bene, una giu-sta narrazione può far riemergere dall’o-blio una società troppo spesso marginaliz-zata.Mi trovavo in una fase travagliata del miopercorso liceale, e in un periodo turbolen-to del mio quinto ginnasio, avevo smesso distudiare, di preoccuparmi di qualsiasi fac-cenda scolastica. Durante l’ora di latino ilmio destino di studente vacillò quando laprofessoressa di lettere iniziò ad interro-garmi sull’uso della perifrastica. Non ci furisposta. La mia attitudine era totalmentenegativa. Dopo il suono della campana, neicorridoi la prof. mi preventivò l’infausto

scenario che mi avrebbe atteso a fine anno,se non avessi dato una significativa svolta aimiei studi. Si ritrovava a passare di lì ancheil Dottore che, udita la minaccia incomben-te su di me, mitigò la gravità della situazio-ne dando la sua parola che avrei dato ilmassimo dell’impegno già nelle settimanea venire, poi mi prese per un braccio e miportò con sé. “Andiamo a trovare tuo zio inospedale, a casa te ne torni con lui, adessochiamiamo tua madre”. Sapeva quantoavrebbero influito le sue parole su di me ecosì facendo volle darmi una strigliata.“Ciao Teresa, sto accompagnando Brunoin neurologia.” A giudicare dalle urla dispavento di mia madre, non credo compre-se all’istante il motivo per cui stessimoandando lì, a quell’ora, di certo non avevainteso che stavamo raggiungendo suo fra-tello semplicemente per fargli visita. Poi coisuoi consueti toni pacati chiarì l’equivoco.Antonio Previte parla con chiunque. Nongli importa l’estrazione sociale, lui è uncomunicatore e sa livellarsi a qualsiasiinterlocutore, sa offrire supporto e rassicu-razione, ma soprattutto ha la capacità distrapparti una risata quando meno te loaspetti.Nulla è immortale, così come nulla puòscalfire il ricordo di un uomo che manca.

Bruno Strangio

Riceviamo epubblichiamo la

lettera di un nostrolettore, che esprimela sua opinione sullascelta di Jole Santellidi fare del Capitano

Ultimo il primoassessore alla nuova

giunta regionaledella nostra regionee che controbatte

all’articolo del nostroIlario Ammendolia,che leggeva invecein questa scelta unchiaro messaggioantindrangheta.

Riceviamo e pubblichiamo unariflessione sulla necessità, daparte della società calabrese, difare rete per mettere in circuitouna buona economia econtrastare le forze anti-legaitàche ancora imperversano nellanostra regione.

Domani pomeriggio ricorre il trigesimo della sig-nora Pierina Figliomeni, che ricordiamo attraver-so le parole dei suoi famigliari.È triste riassumere una vita intera in una solaimmagine… ma è nel segno di questo tuoSorriso contagioso che ti porteremo dentroognuno di Noi, con la speranza di riuscire aonorare i tuoi insegnamenti di madre e dinonna.La nostra promessa si riassumerà nell’impegnodi continuare a tenere unita, nella tua casa e neltuo nome, la nostra famiglia… per come haisempre desiderato.La Vita fa il suo corso, il tempo passa… ma Tuper Noi non passerai MAI.

Nella proclamata terra di Calabria esiste laforza per cambiare ogni atteggiamento chepossa mettere in ombra la stessa personaumana. Tutto questo è reso possibile dalcontrasto delle forze anti-legalità, perchéla presenza di tali realtà impedisce di met-tere in circuito la buona economia. Questodovrebbe portare a un trionfo della societàcivile, che può riscattarsi attraverso azionipolitiche mirate e con la collaborazione ditutti, senza perdere la bussola. In caso con-trario si scivolerebbe verso la fine dellacivile convivenza. Tutti devono avere unruolo nella costruzione di una nuova soci-età, in cui i cittadini si sentano uniti da unprogetto di solidarietà, rispettando i dirittidi ognuno. Queste azioni si debbonointraprendere soprattutto per i giovani,che hanno il diritto di non abbandonare lapropria terra facendo così trionfare anchealle nostre latitudini una cultura dellalegalità e della cultura.

Paolo Piscioneri

Questa settimana ci halasciato Antonio Previte,stimato dottore di Locri

che è stato sempreconosciuto dai suoi

concittadini per la suaprofessionalità e

gentilezza. Lo ricordiamoattraverso queste belle

parole di Bruno Strangio.

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Quando mio padre mi portò via dalla città in cuivivevamo e avevo amici e amori la presi moltomale. L’unica cosa che mi consolò dallo strappofu che ci trasferimmo in un paesino del sud, unaccumulo di case coloratissime stese sulla pianu-ra che declinava lentamente sino alle dune e almare. Andai ad abitare in una piccola casa ver-niciata color lobelia, con finestre aperte verso ilpaesaggio acquatico.La mattina scendevo lì dove c’erano pochecostruzioni di legno, con in cima le bandierinedei Bagni Misteriosi e la loro stabilità sul mareassicurata da pali rotondi affondati nella sabbia.Le donne erano poche e si riparavano dal solecon ombrelli da pioggia neri. Gli uomini, lontaninelle onde, scoperti fino al torace, erano preva-lentemente immobili e avevano l’aspetto di eroigreci.Nel paese, con alberi di oleandri nei viali e datu-re nei giardini, vi era anche una biblioteca, unabella biblioteca di una volta, con i libri che span-devano prepotentemente profumo di cartaovunque, in cui potevo leggere a volontà senzastancarmi. In uno scaffale in alto, tra la polvereluminosa, trovai quello che è stato per moltotempo il mio libro prediletto, “Ebdòmero”, ilromanzo-mondo di Giorgio De Chirico. Sullacopertina il personaggio è raffigurato all’internodi una stanza in barca, in atto di remare. “Fecein barca il giro della sua camera, respinto sempreagli angoli dalla risacca e, finalmente, sfruttandotutta la sua energia e la sua destrezza di vecchioginnasta, aiutandosi con le cornici, abbandonò ilsuo agile scafo e si issò alla finestra, che era posta

molto in alto, come la finestra di una prigione”.De Chirico ricorda che l’idea gli venne guardan-do un signore che camminava in una casa su unparquet lucidato a cera: “Ebbi l’impressione cheegli potesse affondare in quel pavimento, comein una piscina, che vi potesse muoversi e anchenuotare”.È stato allora che scrutando quel mare senzaonde, senza burrasche, mi sono sorpreso immer-so, circondato in un mistero che non compren-devo ma che invece mi comprendeva, miabbracciava, mi affascinava e mi turbava. Volevocapire, volevo imparare, volevo disperatamentesapere se c'è un modo – o se non c'è – di disegna-re una casa in cui si possa rinchiudere il mare, lesue musiche, le schegge bluastre delle sue ire.Una casa o almeno una stanza in cui si possatrattenere il mare. Tenere il mare almeno per ilfondo della camicia. Anche soltanto per un po',anche un mare su misura, di pochi metri quadri,solo acquattato nella stanza da letto, mentre laluce arriva da una finestra illuminata. In molti midicono che è del tutto impossibile.Dopo i profumati tempi in cui ero giovane, miavvicino alla vecchiaia e penso che quella dell’ar-chitetto sia un’esistenza sentimentale alla ricercacontinua della propria forma, non solo per viver-la, ma soprattutto per raccontarla e che, dunquel’architettura non sia immaginare come siano lecose e neanche quello che si immagina dentro odietro le cose.L’architettura è ancora più in là: è immaginarequello che c’è nei i sogni.

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Non so perché ho vissuto con particola-re coinvolgimento la frenesia del conta-gio, o perché mi sono sentito così inti-

mamente toccato nel profondo del mio orgoglio,italiano o calabrese non lo so, per quanto ho letto,ascoltato e vissuto negli ultimi giorni.Non credo di aver avuto natali così importanti perassumere una posizione di alterigia nei confrontidel prossimo o delle vicende che lo riguardanonella sua evangelica interpretazione. D’altrondenon credo di aver mai manifestato, e se per casove ne fosse il ricordo chiederei anche scusa, di sof-frire di una carenza aristocratica magari compen-sata con il sottolineare una posizione sociale ocon l’appartenenza a blasonate associazioni giu-sto per distinguermi dalla massa. Credo di averavuto qualche esperienza per poter ricordare inche misura drammi dovuti a emergenze hannocontrassegnato il mio modesto operato, sia alNord come al Sud. E, credo, altrettanto, di averimparato che serietà e una buona dose di distac-co siano in fondo gli ingredienti preliminari,essenziali, per poter decidere in che modo agire esoprattutto nei confronti di chi.Non celebro le mie imprese, non ne ho così tantee lascio gli eroismi di circostanza ad altri dalmomento che non credo negli eroi. Tuttavia vor-rei sottolineare due cose. La prima è che comun-que sia andata, e comunque andrà, abbiamoperso una grande occasione come italiani didimostrare quel giusto sangue freddo e quellagiusta dose di realismo che permette a una nazio-ne di essere grande. Grande nella sua unità, nelsuo andare oltre le staccionate, se non veri e pro-

pri muri ideologici, ai quali anche un virus è dovu-to sottostare cambiando colore più volte secondole convenienze mediatiche, contro ogni ulterioreaspettativa di possibile mutazione. La seconda,l’occasione persa dal Sud di dimostrare di esseresicura e razionalmente coesa, e non emotivamen-te perturbabile per frenesia da contagio, ponen-dosi come una sponda, seppur con le cautele masenza tragedie, per assumere un comportamentoragionato e ragionevole. Un Sud che ha vistoalcuni amministratori andare in ordine sparso, avario titolo e secondo interpretazioni, comuneper comune. Una corsa a prevenirsi dal possibileuntore, questa volta proveniente dal Nord, chenon ha lasciato tempo per guardarsi indietro oattorno. Ma non solo. Si sono man mano sovrap-poste dichiarazioni e commenti dei più disparaticon esperti virologi da social se non da mercatodel sabato.E, anzi, proprio due giustificazioni raccolte tra lepagine impazzite del web mi sono sembrate le piùemblematiche. La prima. A ogni pensiero diver-gente sulle scelte fatte al Sud si è risposto ripor-tando tutto sul piano della fatalità. Un destinorassegnato che assecondando lo stato delle cosechiedeva, visto che non saremmo in grado di fron-

teggiare le emergenze, di evitare di scendere alSud e di lasciare tutto com’è, poiché in fondo chivi risiede si accontenterebbe di quanto ha e, percarità, non chiede che sia necessario di più. Laseconda: la paura della discesa dei… calabresi delNord - di certo non di turisti geneticamente pada-ni, questi ultimi già restii a frequentare le nostrespiagge in stagioni più indicate - ma di ragazzi oragazze di ritorno da università del Nord, o diuomini e donne che lavorano al Nord o checoprono cattedre in attesa di ruoli scelte, non acaso, al Nord. Un timore dettato dal fatto che sel’emergenza si fosse manifestata anche al Sud lasanità non sarebbe stata in grado di dare le rispo-ste necessarie.Due considerazioni che sono disarmanti e chefotografano due aspetti che, al di là delle quaran-tene degli altri, dimostrano come il Sud sia in qua-rantena, culturale, da sempre, e che sembra vogliarestarci ancora per anni. E quindi, ancora, laprima: il rinchiudersi nel “chisti simu” quando ilconfronto diventa poco sostenibile per scarsità diargomenti. La seconda: la consapevolezza, tragi-ca, di una sanità che in una possibile emergenzanon sarebbe in grado di dare risposte. Una consa-pevolezza che denota non solo quale sia il livello

di fiducia del cittadino, ma che ipoteca il futuroqualora si dovessero manifestare al Sud problemipandemici veri o presunti che siano. Un pensierocui vorrei ricorrere è che è nella gestione delleemergenze che si vede la qualità delle strutturesanitarie, perché una sanità che improvvisa nelleemergenze è quella che poi trascura il quotidiano.Ma vi è una terza giustificazione alla paura dacontagio del Nord raccolta nell’universo da tastie-ra, ed è data dalla domanda: ma se fosse capitatoal Sud quanto successo al Nord le regioni coinvol-te come avrebbero reagito nei nostri confronti?Ecco, io credo che in questa ultimadomanda/risposta risieda un “animus” di cui nonriusciamo a liberarci. Quel limite che guarda acosa farebbe il vicino, buono o cattivo che sia,senza pensare come e in che modo posso dimo-strare dignità o una superiorità di sentimento por-gendogli la mano proprio quando egli è in diffi-coltà.Ma sono sentimenti troppo semplici nella loronobiltà, che vanno ben oltre gli egoismi delmomento e che ci condannano a quel voler esse-re protagonisti senza memoria di un Eschilosenza tempo.

Quando la paura fa Novanta… al SudCALABRESE PER CASO a cura di Giuseppe Romeo

Voglio portare il mare in una stanza

“Scolpire il mare fino a farne il volto del dileguante…Dire (in calmerìa o in fortunale) l’indicibile usando il mare come materiale… Il mare come costruzione… Il mare come invenzione…” - Giorgio Caproni

ARCHITETTURASULLA SCALA a cura di Pas Giurleo

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GIUDIZIARIA

È il gennaio del 2016 quando un rampollo di unadelle consorterie più in vista di Crotone raccontaad un magistrato della Procura Antimafia le origi-

ni di quello che viene definito dagli investigatori il“Crimine Catanzarese”.Ecco la sintesi del verbale: «ADR: “Sono il figlio di V.L., lamia è una famiglia storica della ‘ndrangheta, già quandoero ragazzo c’era il locale formato a Crotone e già coman-dava la mia famiglia. A 16-17 anni, quindi alla fine deglianni ’60, ero già picciotto, poi ho fatto tutta la trafila nel-l’associazione ricevendo le varie doti fino al trequartino,che mi è stato concesso nel 1995-1996. All’epoca della miaaffiliazione il “Crimine” lo aveva Catanzaro, come capo-luogo di Provincia, ma lì c’erano pochi “uomini” quindialla fine la società si formava a Crotone. Questo “Crimine”di cui parlo era in sostanza il potere ’ndranghetistico che sipoteva esercitare sui territori di Catanzaro e Crotone e ter-ritori limitrofi (ad esempio zone come quelle di Cutro,Cirò che rendevano conto a Crotone all’epoca), forse all’e-poca Lamezia Terme dipendeva pure dal Crimine diCatanzaro, mentre non so dire la zona di Vibo Valentia sedipendesse direttamente dal Crimine di San Luca;Cosenza non rientrava nel Crimine e la ‘ndrangheta ivipresente era considerata “bastarda”. Come ho già dichia-rato e come lei mi ricorda citando il mio precedente inter-rogatorio del… 2011, questo Crimine veniva concesso aCatanzaro dal crimine “Reggino” ossia il Crimine di SanLuca, nel cui contesto all’epoca operavano soggetti come‘Ntoni Pelle, ‘Ntoni Nirta, Peppe Nirta, ‘Ntoni Macrì.Erano questi soggetti che riconoscevano il “crimine” aCatanzaro. Quindi si trattava di due strutture (il Criminereggino e quello catanzarese) in questo senso collegate.Addirittura gli ‘ndranghetisti anziani raccontavano che inun lontano passato il vero Crimine risiedesse a Catanzaro,ma non so quanto sia vera questa affermazione.Successivamente come ho già riferito questo Crimine èstato spostato dai reggini anche in altre località, ad esem-pio da Catanzaro a Cirò».Quindi il collaboratore riferisce dell’esistenza, alla finedegli anni ’60, di una struttura di coordinamento, “IlCrimine Catanzarese”, poi spostatosi prima - di fatto - aCrotone, poiché Catanzaro non disponeva di un numeroelevato di “uomini”, ossia di soggetti affiliati alla ‘ndran-gheta, e poi - formalmente - per volere del Crimine reggi-no, a Cirò.Come spiega il collaboratore “Il Crimine Catanzarese”:- era “in sostanza il potere ’ndranghetistico che si potevaesercitare sui territori di Catanzaro e Crotone e territorilimitrofi (ad esempio zone come quelle di Cutro ,Cirò, cherendevano conto a Crotone all’epoca)”. Dunque, un rico-noscimento formale che individuava, per decisione delCrimine reggino, chi dovesse rappresentare formalmentel’organizzazione in territori ad alta densità mafiosa, fuoridalla provincia reggina e, nel caso in specie, nel territoriodelle province di Catanzaro e Crotone, atteso che Cosenzaera “bastarda”, ossia, all’epoca, agli inizi di questo proces-so organizzativo, evolutosi con il tempo, non formalmentericonosciuta;- era derivante e concesso, rimanendo collegato, alCrimine reggino, ossia a Polsi, venendo spostato, in basealle decisioni degli esponenti di vertice della ‘ndranghetadella provincia di Reggio Calabria;- rappresentava l’investitura formale e ufficiale per unalocale/società o un affiliato di alto rango che potevanointerloquire con Il Crimine di Polsi.Il collaboratore, poi, specificava di non sapere se l’area diVibo Valentia avesse un Crimine o dipendesse direttamen-te dal Crimine reggino. Egli, in sostanza, ci dice che il vibo-nese poteva rientrare formalmente nel Crimine reggino,oppure essere dotato anch’esso di questa struttura di rac-cordo a sua volta collegata al Crimine reggino, ma dava perscontato e implicito che la ‘ndrangheta vibonese fosse for-malmente riconosciuta dal Crimine reggino eavesse con questo una dipendenza formale.

FRUTTI DIMENTICATI

Le origini del“CrimineCatanzarese”

A TAVOLA CON BLUETTE

ROSA L.FAMIGLIA ROSACEEE

L’orto della famiglia Siciliano, a FerruzzanoSaccuti, confinava con quello della famiglia diAngelo Bono, che già prima della II GuerraMondiale aveva visto due dei figli emigrare inAmerica, dove si erano ben sistemati nel NewJersey.Celestina Siciliano, da bambina, verso la metàdegli anni ’40 del ‘900, ammirava nell’orto deivicini un’enorme rosaio dal ceppo molto gros-so che si diceva avesse almeno una cinquantinad’anni, e si avvicinava timidamente a sentire davicino il profumo inebriante che dalle rose siespandeva intorno. La signora Teresa, mogliedi Angelo, curava la pianta con amore e, ognitanto, spiccava delle rose per donarle alla bam-bina, che amava ornarsi i capelli con qualcunadi esse dato il loro forte profumo.La famiglia Bono, successivamente, emigrò daFerruzzano e quando Celestina si sposò, versola metà degli anni ’50, ottenne la casa dei vicini,che aggiunse alla sua, assieme all’orto chedivenne curatissimo e fornito di molte varietàdi fiori. Spiccavano fra le altre le rose di Teresae la Damascena, che produceva delle infiore-scenze ugualmente profumate, essendo pureesse antiche. Purtroppo il rosaio più vecchio,piantato alla fine dell’800, seccò, ma Celestinaaveva fatto in tempo a riprodurre per taleaun'altra pianta ai bordi dell’orto.Alla fine degli anni ’80 Celestina si trasferì aFerruzzano Marina e cominciò a curare l’ortoattorno alla casa, che trasformò in giardino,abbellendo anche gli spazi comunali a ridossodell’abitazione. Contrariamente alle sue vicine,che mettevano a dimora negli spazi privati,oltre che in quelli pubblici, unicamente pianteortive, ella disdegnò sempre di farlo, e comin-ciò a coltivare nel suo spazio privato prevalen-temente rose, trasferendo naturalmente dal-l’orto di Ferruzzano Saccuti le sue piante dagiardino. Ma lo spazio non fu sufficiente,ragion per cui ebbe necessità di utilizzare glispazi pubblici, in cui localizzò prevalentementele rose antiche, tranne una portatale dal figlioda Crotone. Di conseguenza furono in bellamostra la Rosa di Damasco, la rosa rifiorente diFerruzzano, la rosa che di solito veniva messa a

dimora accanto ai pozzi e anche una Rosa Teache, assieme alle altre di questo tipo, non furo-no create nell’antichità.Quando Antonio Elia mi propose la ricercadelle rose antiche nel territorio della Locridenon pensavo che a Ferruzzano ne avrei trovatetante e tanto belle e cominciai così a chiederenotizie a Celestina, che mi additò quella piùresistente, che per tutto l’anno produce dellerose, puntualizzando che si trattava dellavarietà piantata da Teresa Bono tanti anniprima nell’orto di Saccuti. Mi fece vedere laDamascena, che seguii in tutto il suo percorsosegnandola con un laccetto colorato, comepure la altre due a mio parere interessanti.Le chiesi di non potarle senza avvisarmi, per-ché ne avrei voluto delle parti per preparare letalee di modo che potessi salvarle dall’estinzio-ne, tranne la Damascena, ovviamente, che è lapiù diffusa nel mondo. Avevo già procurato lefitocelle, predisposto la sabbia di fiumara e latorba per miscelarle assieme quando mi accor-si, ai primi di ottobre, che le rose erano statepotate. Chiesi a Celestina perché l’avesse fattoe lei mi rispose che quella rifiorente diFerruzzano bisogna potarla due volte all’anno,perché così produrrà abbondantemente sia ininverno che in primavera, e aggiunse che nel-l’orto di Ferruzzano Saccuti, a protezione dellarecinzione, ne esisteva una che nessuno potapiù, ma che produce in abbondanza rose; daquella avrei potuto procurarmi delle talee.La rosa rifiorente della marina era stata potatain maniera radicale e non pensavo che potesserifiorire se non in primavera avanzata. Già aiprimi di dicembre, tuttavia, cominciai a notareche la pianta aveva cominciato a ricrescere e aiprimi di gennaio iniziarono a spuntare le primerose, naturalmente profumate. Ai primi di feb-braio tutti i germogli nuovi, una ventina, eranosormontati da boccioli, che verso la metà delmese esplosero in un tripudio di rose profuma-tissime, che non fotografai al punto giusto. Volliaddirittura contare e ricontare i petali che costi-tuiscono ogni rosa e notai che in tutto sono unaquindicina, non molti quindi, che quandocominciano ad aprirsi sono di un rosa intenso,ma che in seguito perdono d’intensità, ma nondi profumo, che resta sempre persistente.

Orlando Sculli

La Rosa rifiorente di Teresa

PASTA ALLANORMA

BRIGANTI

… dicevano a Troisi, in “Non ci resta chepiangere”. “Sì, sì, mo’ mo’ segno!”, risponde-va lui. E io la butto lì per sdrammatizzare unpo’, in questi giorni di attesa di un “vairus”che ci ammazzerà tutti, fino all’ultimo, unodopo l’altro. Perché non è ancora arrivato,ma già siamo moribondi. Non resterà nulladi noi, solo polvere e puzza putrida, melma eossa. Eh sì, perché anche se ancora inCalabria non ci sono casi conclamati, non èdetto che non arrivino! Ed è anche vero chetutti i morti fino a ora sono stati dei poverivecchietti con malattie respiratorie gravi, manon è detto che il “vairus” non decidaimprovvisamente di mutare e andare a infet-tare anche chi è perfettamente sano e squa-gliarlo vivo!“Ricordati che devi morire!” E chi se lo scor-da? Intanto, però, ci pensano le tv a mandar-ci in tilt, a creare panico sfrenato. Poi ci sono

i politicanti dei giorni nostri, (senza bisognodi fare nomi perché è totalmente intuitivo)che continuano la loro campagna elettoralefacendo leva sui poveri morti causati da pre-sunti aeroporti non chiusi, e ci buttiamo den-tro anche i porti, che quelli adesso sonoaperti e porteranno di sicuro altri morbi!Certochesì! Chiudiamoci dentro casa,armiamoci di lanciafiamme, ungiamoci conamuchina, andiamo a scovare gli untori chediffondono malattie! Chi saranno? Sarannodi sicuro quelli che arrivano da lontano: dallaCina, dai barconi.È stato solo un caso (e un peccato!) che que-sta volta il “vairus” sia sbarcato nella parteproduttiva del paese (come Mentana haaffermato). Pensa cosa sarebbe successo sefosse apparso a Reggio o a Messina. Se lamemoria non mi inganna ho letto che per ilterremoto del 1908 che colpì le Città dello

Stretto il giovane governo italiano non trovònulla di meglio che bombardare le due cittàe imprigionare chi cercasse di sfamarsi.Dopo tutti questi anni le cose sono cambia-te… eh sì: immagino infatti che se fossescoppiata una crisi sanitaria in Calabriacome quella che adesso ha colpito Milanocome minimo avrebbero eretto un murotagliando la Penisola in due, fisicamente.Una muraglia italiana.Non so se essere sollevata per il fatto che ilsud stavolta non sia nel mirino dei media.Posso solo augurare una pronta guarigione atutti, e che la questione si risolva velocemen-te anche per farla finita con le crisi istericheche dilagano all’interno delle chat scolasti-che, dove le mamme diffondono un pani-co… chi mancu li cani!

Brigantessa Serena Iannopollo

Ricordati che devi morire!

Questa settimana andiamo in Siciliae incontriamo il simpaticissimo SasàSelvaggio: inviato di Striscia la notiziae grande comico Siciliano, con la suaricetta.

Preparazione: 20 min. Cottura: 60min. Difficoltà: facile Dosi: 4Persone, Costo: Basso

INGRADIENTI:Sedani rigati: 350 gr.; ricotta salata200 gr.; Melanzane 500 gr, olio, aglio,pomodori ramati 900 gr.;basilico,sale.PREPARAZIONE:1) Tagliate a 4 i pomodori , in un tega-me versate un filo d’olio, 2 Spicchid’aglio e fate soffriggere qualcheistante e versate i pomodori.2) Fateli cuocere a fuoco basso percirca 20 min. e passateli al passatutto.3) Tagliate le melanzane e fatele sof-friggere in abbondante olio, unavolta dorate fatele scolare su unfoglio di carta per fritti, salate.4) Cuocete la pasta al dente, mettetenel sugo il basilico, versate la pasta emescolate bene per insaporire.5) Versate sui piatti da portata lapasta condita con abbondante fettedi melanzane, infine spolverizzatecon la ricotta salata con la grattugia amaglie grossa, il piatto è pronto buonappetito !! Alla prossima ricetta !!!

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www.larivieraonline.com R01 MARZO -16 attualità

Sabato 22 febbraio io e un mio amico, andandoin macchina a scoprire da dove proveniva lapuzza che aveva invaso Siderno, scherzavamo eriflettevamo sulle scelte sbagliate che rovinanol’ambiente.Quella stessa mattina, sui social, i cittadini diffon-devano la notizia della presenza di puzza nell’a-ria che, presente già dalla sera prima in via Jonio,aveva successivamente raggiunto altre zone,compreso il centro e strade periferiche come Viadelle Industrie, via Garibaldi e laCirconvallazione. Le ipotesi sulla sua origineerano contrastanti (dall’impianto per il tratta-mento dell’organico al depuratore consortile) inquanto i fetori erano vari: spazzatura in putrefa-zione, fogna e sansa.Deciso a controllare con il mio olfatto, alle 13 misono recato al depuratore e, non avvertendopuzza di alcun tipo, ho invitato il mio amico, cheabita a Locri, a raggiungermi per verificare per-sonalmente la situazione. Anche lui mi ha con-fermato che di olezzi non vi fosse sentore e cosìabbiamo deciso di partire per San Leo, alla voltadell’impianto di trattamento dei rifiuti, in meritoal quale un altro mio conoscente, noto ambienta-lista, mi aveva da poco comunicato di aversapu-to che il biofiltro era stato movimentato.Avvicinandoci all’impianto abbiamo effettiva-mente cominciato a sentire i primi effluvi, dive-nuti insopportabili una volta arrivati in loco, dovedue camionisti, incuranti dello schifo, attendeva-no il proprio turno di scaricare la spazzatura, cheperaltro avevamo notato in abbondanza, duran-te il nostro tragitto, anche a margine del greto delNovito. Ci siamo allora allontanati velocementeper recarci a Timpe Bianche, la vecchia discarica,per controllare lo stato di rischio della collina dispazzatura.Attraversato su strade spesso difficili e strette SanLeo, ho scoperto case di contadini costruite condifficoltà e ancora da finire dietro il mostro cheavvelena verdure piantate, aranceti e mandarini,che con il loro colore spendente ti invitano ascendere e ad assaggiare il proprio succo, e olive-

ti, vigne e belle residenze, ville, che si innalzanosu spazi verdi per le cui sorti ti piange il cuore. Tichiedi perché tante persone, contadini o meno,che lì avevano i terreni su cui per anni hannopiantato verdure e altri ortaggi, hanno allevatogalline e mangiato uova che assorbono veleni,siano state messe forzatamente dinanzi a unascelta: restare lì e rischiare la propria salute,oppure decidere di cambiare aria.Oggi chi comprerebbe una casa o un terreno inquella zona? Se è vero che questi impianti nonsono nocivi, perché è stato deciso che vannocostruiti sempre in zone periferiche e non vicinoalle case di chi sta in centro?Arrivati, non senza difficoltà, sul greto del torren-te Novito per poter osservare meglio la discaricadi Timpe Bianche, abbiamo notato che il cancel-lo era chiuso e non si poteva entrare. Da unaparte si potevano osservare Agnana, Gerace e ilMonte Mutolo in una giornata di sole, tante col-line verdeggianti e che ti liberano dai problemiquotidiani. Dall’altra, la collina, con tonnellate dispazzatura che si stanno muovendo, che oltre asversare il percolato nel Novito, rischiano diriversarsi direttamente nel greto.Una bomba ecologica a cui, in base alla direzio-ne del vento, si aggiungono gli olezzi emanati daldepuratore consortile e i miasmi provenienti daicamion che attraversano Siderno con il loro cari-co di organico che, lasciando “tracce” del loropassaggio, mi fanno domandare se sia davvero ilcaso che si pensi alla costruzione di questo tipo diimpianti in zone protette da vincoli paesaggisticie ambientali.Il mio amico, esperto di terreni e territori, men-tre osservavamo la discarica abbandonata diTimpe Bianche ha affermato: «Ecco cosa stiamolasciando ai nostri nipoti. Tra cinquant’anni quel-la collina con i rifiuti non ci sarà più, perché saràstata dispersa in mare dalle acque del torrenteNovito!»

Francesco MartinoComitato a Difesa della Salute dei Cittadini

Sidernesi

“I forti miasmi che hanno ammorbato Siderno loscorso fine settimana hanno convinto il Comitatoa Difesa della Salute dei Cittadini Sidernesi a fareun’indagine sul campo per verificare quale fosse

la natura degli odori percepiti fino in centro. Una breve escursione nella periferia, tuttavia,

si è rivelata un’occasione di riflessionesull’antinomia venutasi a creare tra l’emergenza

ambientale e la commovente bellezza della nostra natura.

Alla ricerca della puzza e alla scoperta della natura

Comitato dei sindaci: nasce il “Parlamentino della Locride”L’incontro presiedutoda Giuseppe Campisi,svoltosi mercoledì sera,ha stabilito di affidare a

ogni sindaco delledeleghe in tutto e per

tutto simili adassessorati (o ministeri)che permetteranno direndere più agevole illavoro dell’organo e di

dare risposte piùefficaci al territorio.

Si è svolta mercoledì la seconda riunione delComitato dei Sindaci della Locride, presieduta daGiuseppe Campisi, sindaco di Ardore. Erano pre-senti quasi tutti i componenti del comitato: oltreCampisi, infatti, si trovavano in aula anche il pre-sidente dell’Assemblea Caterina Belcastro,Bruno Bartolo, Giovanni Calabrese, GeppoFemia, Vincenzo Loiero, Giuseppe Lupis,Vincenzo Maesano, Giovanna Pellicanò,Alessandro Taverniti e Vittorio Zito.Dopo aver discusso dei punti dei punti inseriti nel-l’ordine del giorno (l’incontro al Ministero delleInfrastrutture della scorsa settimana e l’emergen-za Coronavirus), particolare attenzione è statadedicata, su indicazione della Belcastro, alla situa-zione dell’impianto TMB di Siderno, che ha chiu-so la linea dell’indifferenziato per un guasto anco-ra non risolto. Dopo il sopralluogo di martedì daparte dei tecnici della Città Metropolitana, chehanno ordinato alla ditta di intervenire, è infattiadesso necessario un monitoraggio da parte deisindaci affinché si possa addivenire a una soluzio-ne in tempi brevi.

Ma l’aspetto più interessante dell’assise è statal’individuazione di deleghe che danno alComitato una struttura inedita. Dopo la nominacome da statuto di tre vice presidenti individuatinelle persone di Maesano, Loiero e Femia, sonoinfatti state proposte delle deleghe da assegnare,come una sorta di ministero, a ogni primo cittadi-no del Comitato: Calabrese si occuperà così disanità, infrastrutture e beni culturali, Zito di turi-smo e sviluppo economico, Pellicanò di Welfare ele politiche sociali, Taverinti e Bartolo di politiche

forestali e Lupis e Crinò delle problematiche rela-tive allo spopolamento dei paesi montani e deicentri storici.In conclusione di questo primo incontro del “par-lamentino” della Locride si è discusso della situa-zione del consorzio Locride Ambiente, per tratta-re la quale è stato stabilito di convocare un’assem-blea apposita, mentre alcuni sindaci hanno solle-vato il problema della fiumara Bonamico invitan-do il presidente a indire anche in questo caso unaseduta ad hoc.

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MAR

ZO 18

Le prelibatezze della Locride sono state gustatedai palati degli ospiti presenti al Bristol di

Firenze, che hanno evidenziato ancora unavolta come i prodotti calabresi non passino maiinosservati ogni qual volta escono dal territorio.

Il maiale nero D’Aspromonteconquista il Bristol di FirenzeDomenica scorsa, 23 febbraio, all’Helvetia Bristoldi Firenze, con lo chef Pasquale D’Ambrosio c’èstato il grande debutto delle carni di maiale nerod’Aspromonte. Carni prelibate che resistonoanche a basse temperature, come la pancetta, cuci-nata per 100 ore a 64 gradi; prelibatezze degusta-te dai palati più fini e lodate dallo chefD’Ambrosio. La mortadella e i salumi della macel-leria gastronomica “Da Bruno” a Locri, sostenutodalla cooperativa allevatori del maiale neroD’Aspromonte e dai Gal di Locri e Crotone, con iPresidenti Francesco Macrì e Natale Carvello,

hanno inviato un attestato di riconoscimento allochef Pasquale D’Ambrosio per la sua collaborazio-ne preziosa quale maestro esploratore, ed inter-prete dei sapori delle carni di maiale neroD’Aspromonte. Lo chef, ringraziando tutti, hapromesso che dai suoi menù non mancherannomai le prelibatezze calabresi. Ha anche detto diaver ricevuto l’invito a scendere in Calabria, pervisitare gli allevatori di maiale nero D’Aspromontee per eventi culinari inerenti e queste eccellenze.Insieme al maiale nero D’Aspromonte, è statoprotagonista anche il bergamotto, con le sue mille

virtù nutraceutiche e tutti i prodotti dolciari, pre-sentati dallo chef Rocco Agostino della Cascina diRoccella Jonica, anche membro del CDA delmaiale nero, che ha saputo abbinare l’uno e l’altro.Lo chef D’Ambrosio non si è fatto scappare questeprelibatezze, che insieme alla degustazione delmaiale nero, ha abbinato diversi piatti con il berga-motto. i due prodotti sono stati esposti al Bristol,insieme agli altri prodotti migliori d’Italia. Unsogno quello del maiale nero che è ricercato daipiù grandi e non solo dai migliori chef, basti ricor-dare che il ristorante la Corte Pallavicina di

Palesine Parmense, dei fratelli Spigaroli, è un’a-zienda che da 10 anni vende maiali neriD’Aspromonte, tramite le sorelle Gerini diPontapieve, che arrivano nelle tavole reali di tuttoil mondo. Le sorelle Gerini, insieme a SimoneFracassi (ambasciatore della chianina nel mondo),hanno i prosciutti crudi che vengono venduti a 50euro più IVA. A Bristol, c’è stato l’incontro anchecon Roberto Messina, prossimo un suo libro sullochef, che con l’armonia quasi familiare e da buoncalabrese è venuto a salutarci. Il mondo è piccoloe in esso è possibile fare incontri costruttivi.

Compiuta la missione istituzionale a Roma, loscorso 20 febbraio, con la partecipazione di tuttoil Consiglio agli “Stati Generali dellaProfessione”, continua senza sosta l’attività diprogrammazione dell’Ordine dei DottoriCommercialisti ed Esperti Contabili di Locri.Tra queste, si segnala un’importantissima inizia-tiva formativa, il Master breve “La Riformadella crisi d’impresa e dell’insolvenza” che sisvolgerà dal 6 marzo al 24 aprile 2020, in 8 lezio-ni frontali, per un totale di 40 ore di formazione;tutto presso la sede dello stesso ordine nell’acco-gliente aula di formazione dedicata agli eventi.Si tratta di un’attività formativa di altissimo livel-lo, che vede il coinvolgimento di docenti univer-sitari e professionisti esperti nella materia dellacrisi d’impresa con curriculum di tutto rispetto.Obiettivo del master è di fornire – con un taglioscientifico ma anche pratico – quella conoscen-za del cosiddetto “nuovo codice della crisi d’im-presa”, che porta con sé uno stravolgimento cul-turale sia per le imprese sia per i professionisti.A differenza di cosa avveniva in passato con lalegge fallimentare, oggi nessuno - imprenditorie professionisti in particolare - può dirsi estra-neo o disinteressarsi dalla portata di tale rifor-ma. “Il legislatore ha scelto e preso coscienzache la crisi d’impresa non è solo una fase patolo-

gica, ma anche una possibile fisiologia delleaziende, per cui alla cultura aziendale occorreaffiancare la cultura della crisi, affinché si possa-no salvare le imprese e avviare per tempo i per-corsi di ristrutturazione e di risanamento ade-guati” (Pollio, “La Riforma del fallimento”,Italia Oggi).Le tante novità, in parte già in vigore da alcunimesi (mentre le più importanti saranno in vigo-re dal prossimo 14 agosto), esigono un’adeguatae rinnovata formazione dei professionisti delsettore.Il Consiglio dell’Ordine intero ha, pertanto, rite-nuto di offrire un’opportunità formativa ai pro-pri iscritti, ma non solo, (il master sta riscuoten-do consenso anche tra gli avvocati esperti inmateria commerciale di crisi d’impresa), perpotersi trovare pronti alle sfide che interesseran-no il tessuto economico e imprenditoriale delnostro territorio, ma con uno sguardo anche aldi fuori dello stesso.Ricordiamo, infine, che la partecipazione alMaster è per esigenze didattiche a numero chiu-so (con un massimo di 50 partecipanti) e puòavvenire entro il prossimo 2 marzo. Ogni infor-mazione utile circa il programma e le modalitàdi iscrizione è reperibile sul sito istituzionalewww.odceclocri.it.

Si svolgerà tra il 6 marzo e il 24 aprile per un totaledi 40 ore presso la sede dell’Ordine dei DottoriCommercialisti ed Esperti Contabili di Locri.

Al via il master breve sullariforma della crisi d’impresa

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Sabato 22 febbraio,a Siderno, è stato

presentato il nuovolibro del giornalistadi Grotteria MarcoLupis. Vista la sua

esperienza diinviato proprio nel

periodo di diffusionedella SARS,l’incontro si è

rivelato occasioneideale per

approfondire alcuniaspetti non detti

della patologia cheha terrorizzato il

mondo tra il 2002 eil 2003 e per fare un

parallelo conl’attuale epidemia di

Covid-19.

“I cannibali di Mao”Ecco come la Cina rurale è diventata una superpotenza

Il Lions Club Roccella ottiene uninaspettato successo con unprogetto di prevenzione oncologica

STAMPA: Se.Sta srl: 73100 LecceINFO-MAIL REDAZIONE: 0964342198

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Le COLLABORAZIONI non precedute dallasottoscrizione di preventivi accorditra l’editore e gli autori sono da

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DIRETTORE EDITORIALEROSARIO VLADIMIR CONDARCURI

HANNO COLLABORATOGiuseppe Romeo, Orlando Sculli, Mario Nirta, Serena Iannopollo,Gaetano Marando, Rosalba Topini, Arturo Rocca, Francesco

Rao, giuliano zucco, Bluette Cattaneo,

Direttore responsabile ROCCO LUCIANO MUSCARI

IN REDAZIONEJacopo Giuca

PRESIDENTE ONORARIOILARIO AMMENDOLIA

In un periodo in cui sui telegiornali e isocial network impazzano le notizie sulCoronavirus o, per dirla in maniera scienti-fica, sul Covid-19, sabato 22 febbraio, allaMondadori Bookstore di Siderno, è statopresentato il libro del giornalista originariodi Grotteria Marco Lupis dal titolo “I can-nibali di Mao. La nuova Cina alla conquistadel mondo”, edito da Rubbettino.Il dibattito, moderato dalla giornalistaMaria Teresa D’Agostino, è risultato moltolegato all’attualità, considerato che l’autoreè stato in Cina durante il periodo dellaSARS, che ha spaventato il mondo tra il2002 e il 2003. Un capitolo del libro è infat-ti totalmente dedicato a questa malattia,

all’epoca sconosciuta, alla quale diedero ilnome di “Severe Acute RespiratorySyndrome” (Sindrome Acuta RespiratoriaGrave) da cui deriva la sigla “SARS”.Naturalmente, ascoltando il racconto diLupis, è stato inevitabile il confronto sullapreoccupazione che tutto il mondo stavivendo oggi a causa di una nuova malattiavirale. “Il Coronavirus si chiama ancheSARS-CoV-2 - ha spiegato il giornalista ariguardo. - Non è altro che una nuovaSARS. Non lo dicono perché pensano chefaccia meno paura”.Il saggio, vincitore del Premio Città diComo come miglior libro per il giornalismodi viaggio 2019, è un diario lungo 25 anni in

cui è descritto l’amore che il suo autoresente nei confronti del continente asiatico edel popolo cinese fin dal 1995, quando, dagiovane reporter, è atterrato per la primavolta nell’aeroporto Kai Tak di Hong Kong.Egli racconta di come, agli inizi degli anni’90, la Cina fosse una nazione povera, rura-le, in cui una larga parte della popolazionefaceva la fame; oggi domina invece il mer-cato high-tech mondiale, assume il control-lo economico e finanziario di intere nazio-ni.Lupis ci spiega l’origine del nuovo potereglobale cinese, quali sono le sue radici edove ci sta portando e ha ricordato, infine,il legame con Tiziano Terzani, alla quale lo

ha unito un’amore così forte per l’orienteda non essere un caso se Angela TerzaniStaude ha detto dell’opera “Tiziano avreb-be amato questo libro”, citazione che vieneriportata sulla copertina.“I cannibali di Mao” è un libro ricco di noti-zie, di avventure, di testimonianze e diemozioni. Grazie a esso si comprende chela Cina non è solo SARS o Coronavirus,ma è un mondo a lungo trascurato, unmondo che per secoli è rimasto nascostoper poi mostrarsi all’improvviso in tutte lesue sfaccettature.

Rosalba Topini

Durante il IX Congresso d’Inverno del Distretto108 YA, svoltosi nei giorni scorsi a Melfi, il LionsClub di Roccella Jonica ha ottenuto un importantericonoscimento per il lavoro svolto e grazie alla pre-sentazione di un progetto di straordinaria valenzasociale.«Dopo questa esperienza altamente positiva - ci haspiegato il presidente Domenico Leonardo, - ilnostro Club ha avuto la conferma della grandestima tributatagli da tutto il Distretto, che compren-de Calabria, Campania e Basilicata. Abbiamo rice-vuto attestati di stima che ci accreditano un succes-so mai raggiunto fino a oggi. Avere ottenuto un otti-mo piazzamento tra tutti i Club Lions partecipantia un bando distrettuale è stato un premio per illavoro svolto da tutti i soci, ma in particolare daAngela Maria Pia Guarnieri, che ha presentato unprogetto dal titolo “In viaggio per la vita”. La pro-fessionalità, il senso di lionismo e l’esperienza delladottoressa Guarnieri le hanno consentito di ideareun progetto basato sulla prevenzione oncoematolo-gico-pediatrica attraverso uno screening su tutto ilterritorio delle tre regioni del distretto».«Il progetto nasce da una ricerca scientifica che stoeffettuando in Calabria - ha spiegato la dottoressaGuarnieri, che ci ha voluto raccontare come si svi-luppa “In viaggio per la vita”. - Per questo ho dovu-to ricorrere alla consultazione del Registro Tumori

della regione. I risultati li ho integrati con quellidella Campania e della Basilicata. Dopo avereunito i tre pezzi del puzzle mi sono resa conto che idati presentati per le tre regioni, in materia di onco-logia infantile, sono incompleti e fermi al 2012. Ènato così il desiderio di approfondire le motivazioniper cui i dati sono incompleti. Capire perché non èstato semplice, dato che influiscono sui risultati laqualità di vita inferiore rispetto al resto della nazio-ne; il grado culturale ancora basso, specialmente incerte zone del territorio; la mancata o inadeguatasensibilizzazione della popolazione nei confrontidella prevenzione; il trattamento dei tumori fuoridalle regioni di residenza. I tumori infantili, infatti,se diagnosticati in tempo, hanno una possibilità diguarigione del 90% (specialmente la Leucemialinfoblastica acuta). Ma sul lungo termine si posso-no riscontrare effetti indesiderati, molte volte deva-stanti. Urge quindi un “Osservatorio” attento, poi-ché i pazienti, per età, non trovano nel post-terapieun’adeguata collocazione terapeutica. I bambinipiù colpiti da una sanità insufficiente a proteggerlisono quelli appartenenti alle classi sociali più debo-li. Ho ideato così il mio progetto per il Club LionsRoccella Jonica, al quale mi onoro di appartenere.La finalità di “In viaggio per la vita” è quella, se ungiorno ci dovesse essere la possibilità economica diapplicarlo, di servire tutto il Distretto e portare cosìla prevenzione oncologico-pediatrica ove la carenzaè più forte attraverso un camper adibito e attrezza-to a uso sanitario, in cui si lavorerà con équipemediche altamente specializzate che faranno unlavoro a staffetta. Un viaggio, appunto, per la vita.L’obiettivo dei Lions è di compartecipare insiemealle istituzioni per permettere una crescita sana dicoloro che costituiranno un giorno parte della forzaumana del nostro Paese. Quindi arricchire ilRegistro Tumori delle tre regioni di dati completi eaggiornati, perché sia una fonte esaustiva di consul-tazione da parte di quanti vi accederanno. Il proget-to è realizzabile in sei mesi. Naturalmente il nostrosarà uno screening di 1º livello, mentre per gli stepsanitari successivi si chiede a chi di competenza unpotenziamento e un adeguamento delle strutturesanitarie anche per il Sud, che ha donato eccellentimenti scientifiche al Paese e al mondo intero».

Il IX Congressod’Inverno del

Distretto 108 YAplaude il Lions ClubRoccella Jonica. A

rendere gli associatimeritevoli, oltre

all’attività svolta, ilprogetto di

prevenzioneoncoematologico-

pediatrica ideato daAngela Maria Pia

Guarnieri, chepotrebbe cambiareil modo di prevenire

i tumori nelmeridione.

Un ex vigile del fuocoinglese sensibilizzagli studenti di Sidernosull’uso della plasticaMartin Hutchinson

ha discussodell’inquinamento

causato dallaplastica con igiovani del

"Marconi" diSiderno, un

confronto che hacostituito unimportante

arricchimentodell’offerta

formativa per iragazzi del nostro

comprensorio.

Gli studenti dell'Istituto Tecnico "Marconi"di Siderno hanno incontrato MartinHutchinson, ex vigile del fuoco inglese, perdiscutere di inquinamento causato dallaplastica. Da subito si sono dimostrati inte-ressati alla tematica, sostenendo che ilprimo passo da compiere è sicuramentequello di limitare il consumo di tutti queiprodotti che generano un alto tasso diinquinamento. Martin si rivolge ai giovaniperché sostiene che le nuove generazionisiano più sensibili alla questione ambien-tale. È proprio sull'educazione che bisognafocalizzarsi, affinché alle nuove generazio-ni risulti normale comportarsi in un certomodo, per far si che possano camminarenel mondo senza distruggerlo. Doveroso èil ringraziamento al comandante dei vigilidel fuoco di Reggio Calabria, CarloMetelli, che ha sostenuto l'iniziativa delsignor Hutchinson e alla DirigenteScolastico Clelia Bruzzì per l' opportunitàdata e per le tante idee e progetti da leipromosse, che continuano a contribuireall'arricchimento e all'ampliamentodell'Offerta Formativa dell’Istituto.

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JACOPO GIUCA

Damiano Figliomeno, classe 1957, ex ope-raio generico nel campo della manuten-zione dei condizionatori, impianti diriscaldamento ed elettrici, non può otte-nere la tanto desiderata pensione perappena quattro mesi di lavoro effettivo.Originario di Siderno, Damiano arriva aGenova da piccolo e inizia a lavorareall'età di 16 anni come elettricista, ripara-tore, promotore di un'azienda dolciaria emanutentore di impianti elettrici e ter-mici e potrebbe far parte di quella cheviene chiamata in gergo quota 41, unaforma di pensionamento anticipata, inderoga alle regole della riforma Fornero,che permette di lasciare il lavoro prima

del raggiungimento dei 67 anni di età a patto che siano stati versatialmeno 41 anni di contributi.«Il problema è che la mia domanda all'INPS è stata respinta perchénon sono in possesso delle settimane contributive previste - spiegaDamiano ai colleghi de “Il Secolo XIX”, - perché gli ultimi contrattiavuti da agenzie interinali erano di qualche mese e non mi sono statirinnovati. Ho le ore contate perché presto questa riforma potrebbeessere cancellata».E dire che nel 2011 Damiano ha ricevuto persino una medaglia al valo-re civile per aver salvato da morte certa tre persone mettendo a rischiola propria vita. Durante l’alluvione del 4 novembre, Figliomeno siaccorse infatti di un minivan con a bordo tre ragazze della ditta che sioccupa dei pasti dell’ospedale San Martino che stava per essere inghiot-tito dalle acque e non ha esitato nemmeno un momento a lanciarsi insoccorso delle tre giovani. Legato a un naspo antincendio, Damiano,con l’aiuto di alcuni colleghi, arrivò al furgone e, con l'aiuto di una chia-ve inglese, riescì a liberare le donne aiutandole a salire sul tetto per met-tersi in salvo.«Sono stati momenti orribili - ricorda Figliomeno, - ma è stato bellissi-mo riuscire a salvare delle vite umane». Sul foglio di encomio firmatodall'allora direttore generale dell’ospedale, che Damiano tiene incorni-ciata nella sala da pranzo di casa sua, si legge: “Mettere a repentagliola propria vita pur di trarre in salvo delle persone che avrebbero sicura-mente perso la loro, considerando il frangente particolarmente criticodeterminato dall'impossibilità, in quel momento, da parte dei mezzi disoccorso, di intervenire tempestivamente, è stato un gesto caratterizza-to da un alto senso del dovere civico”, un riconoscimento che finisce peracuire l’amarezza della situazione vissuta oggi.«Mi domando perché ora sia io a dover chiedere aiuto» continuaDamiano nell’intervista rilasciata a “Il Secolo XIX”, dove si spiega chei problemi di Figliomeno sono iniziati in seguito a un’infortunio sullavoro per il quale resta ricoverato 40 giorni. In seguito a quell’eventoviene trasferito a Genova, ma ne dicembre del 2019 gli viene comuni-cato che il badge, da lì a breve, non sarà più attivo. Un modo indirettodi dirgli che è stato licenziato.E così, con soli pochi mesi di contributi mancanti per poter andare inpensione, Damiano si ritrova in un limbo dal quale gli sembra impossi-bile uscire e per il quale non esita a rivolgere un appello disperato:«Sono un elettricista, ma farei qualsiasi tipo di lavoro, anche gratis, perarrivare alla pensione. Mi occorrono solo i contributi. Mi sento distrut-to fisicamente e mentalmente, l'unica cosa che mi fa andare avanti è ilpensiero dei miei nipotini. Chi salverà me, adesso?»

“Classe 1957, Damiano non haesitato a trasferirsi in

giovanissima età dalla natiaSiderno alla Liguria per lavorare.

Si occupa per decenni dellamanutenzione di impianti elettrici

e, durante il lavoro, nel 2011,salva tre ragazze da morte

certa ricevendo una medaglia alvalore civile. Ma nel 2019, dopo

un infortunio, gli vienedisattivato il badge a meno diquattro mesi dalla pensione…

Damiano Figliomeno,

l’eroe di Siderno bloccato a un passo

dalla pensione

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Incontri a 5 StelleChiudiamo la nostra carrellata

elettorale condividendo con voianche uno scatto del candidato apresidente dei 5 Stelle FrancescoAiello, che posa in compagnia

della giornalista e candidata dellaLocride Antonella Italiano.

RMartedì sera il cielo di Ardore è stato illuminato dai fuo-chi d’artificio che hanno salutato la seconda edizione delCarnevale Ardorese. Ciò che ha caratterizzato le giorna-te della manifestazione è stata l’allegria che ha coinvoltograndi e piccini.Domenica, infatti, sul corso principale di Ardore, si èsvolta la sfilata dei carri, tutti molto originali anche neicostumi e nella coreografia: dai cowboy alla Royal Crazyfamily, dai pirati dei Caraibi agli uomini medievalidavanti al castello passando per la banda di Pinocchio,un carro dedicato al tema della lettura, uno aGianfranco Sorbara e uno a tema ambientale realizzatodalla scuola media di Ardore. La manifestazione è statadivisa in due sezioni: la prima dedicata ai carri delle con-trade, la seconda a quelli fuori concorso dei comuni diBenestare, Sant’Ilario dello Ionio, Ciminà, della scuolamedia e della Pro Loco di Ardore.I vincenti sono stati decretati da una votazione, effettua-ta sul gruppo Facebook “Locride +” con la collabora-zione del nostro giornale. Durante la serata di martedì,condotta da Michele Macrì, è stato proclamato il vinci-tore: Contrada Schiavo con 1454 voti; mentre il premiofuori concorso è andato al Comune di Sant’Ilario con250 voti.Ecco il dettaglio dei voti:Contrada Schiavo: 1454 voti;Contrada San Nicola: 1377;Contrada Centro: 936;Contrada Pantano: 649;Contrada Marina: 568;Contrada Giudeo: 292;Contrada Pozzo Secco: 175;Contrada Potito: 131.

Classifica dei fuori concorso:Sant’Ilario: 250 voti;Ciminà: 159;Benestare: 116;Pro Loco: 99;ITC Scuola Media: 94;

Questa la classifica completa ma, al di là di chi ha rag-giunto il primo posto, lo spettacolo più bello è stato quel-lo di percepire divertimento, spensieratezza e armonia.Appuntamento, quindi, al prossimo anno.

TR

Primoposto

sondaggioLocride+

del Carnevale di Ardore

Divertimento e sinergia decretano il successo

Si è chiusa martedì sera, con la proclamazione delvincitore del concorso dei carri allegorici, la secondaedizione del “Carnevale Ardorese”, quest’annoribattezzato “Carnevale della Locride”, unamanifestazione che ha divertito grandi e piccinicoinvolgendo anche le persone da casa grazie a unpartecipassimo sondaggio su Facebook.

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MigrazioniGuido Mignolli, nono-stante le origini di sini-stra, si sposta sempre

più a destra. Non ritenia-mo un caso, infatti, che sisia fatto ritrarre in questa

foto in compagnia diFrancesco Macrì, candi-dato alle regionali con laLega, e Tilde Minasi, che

della Lega è inveceesponente in consiglio

regionale.

Carnevale di culturaIl carnevale è anche cultura, ad Ardore, perché “il Libro apre lamente”. Ne danno testimonianza, Mimmo Minniti e Mario Muscolo,irriconoscibili nei loro costumi di celebri scrittori di epoche diverse.

Incontri letterariMimmo Femia eRosario Rocca: dovesi sarebbero potutiincontrare due neo-fiti della scritturadella Locride, se nonalla Libreria “MAG -La ladra di Libri” diSiderno?

Destrorsi diversiC’è destra e destra.Questo il concetto chesembra esprimere ilsindaco di RiaceAntonio Trifoli incon-trando il filosoficoesponente della LegaVincenzo Taverniti.

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