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file:///G|/Downloads/Tolkien%20J.%20R.%20R/Il%20signore%20degli%20anelli/00%20-%20Indice.txt INDICE Introduzione, di El‚mire Zolla 5 Nota bio-bibliografica 19 Nota del curatore 21 Prologo 25 1. A proposito degli Hobbit 25 2. A proposito dell'erba-pipa 32 3. L'Ordinamento della Contea 34 4. A proposito della Scoperta dell'Anell o 36 Nota sulla documentazione della Contea 39 Parte prima LA COMPAGNIA DELL'ANELLO LIBRO PRIMO I. Una festa a lungo attesa 47 II. L'ombra del passato 72 III. In tre si Š in compagnia 101 IV. Una scorciatoia che porta ai funghi 125 V. Una congiura smascherata 140 VI. La Vecchia Foresta 154 VII. Nella casa di Tom Bombadil 170 VIII. Nebbia sui Tumulilande 184 IX. All'insegna del ®Puledro Impennato¯ 201 X. Grampasso 218 XI. Un coltello nel buio 233 XII. Fuga al Guado 257 LIBRO SECONDO I. Molti incontri 281 II. Il Consiglio di Elrond 304 III. L'Anello va a sud 343 IV. Un viaggio nell'oscurit… 370 V. Il ponte di Khazad-d–m 400 VI. Lothl¢rien 414 VII. Lo Specchio di Galadriel 438 VIII. Addio a L¢rien 455 IX. Il Grande Fiume 470 X. La Compagnia si scioglie 488 file:///G|/Downloads/Tolkien%20J.%20R.%20R/Il%20signore%20degli%20anelli/00%20-%20Indice.txt (1 di 3)06/05/2004 22.19.15

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INDICE

Introduzione, di Elmire Zolla 5Nota bio-bibliografica 19Nota del curatore 21

Prologo 25 1. A proposito degli Hobbit 25 2. A proposito dell'erba-pipa 32 3. L'Ordinamento della Contea 34 4. A proposito della Scoperta dell'Anell o 36 Nota sulla documentazione della Contea 39

Parte prima LA COMPAGNIA DELL'ANELLO

LIBRO PRIMOI. Una festa a lungo attesa 47II. L'ombra del passato 72III. In tre si in compagnia 101IV. Una scorciatoia che porta ai funghi 125V. Una congiura smascherata 140VI. La Vecchia Foresta 154VII. Nella casa di Tom Bombadil 170VIII. Nebbia sui Tumulilande 184IX. All'insegna del Puledro Impennato 201X. Grampasso 218XI. Un coltello nel buio 233XII. Fuga al Guado 257

LIBRO SECONDOI. Molti incontri 281II. Il Consiglio di Elrond 304III. L'Anello va a sud 343IV. Un viaggio nell'oscurit 370V. Il ponte di Khazad-dm 400VI. Lothlrien 414VII. Lo Specchio di Galadriel 438VIII. Addio a Lrien 455IX. Il Grande Fiume 470X. La Compagnia si scioglie 488

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Parte seconda LE DUE TORRI

LIBRO TERZOI. L'addio di Boromir 507II. I Cavalieri di Rohan 516III. Gli Uruk-hai 544IV. Barbalbero 564V. Il Cavaliere Bianco 595VI. Il re del Palazzo d'Oro 617VII. Il Fosso di Helm 640VIII. La via che porta a Isengard 660IX. Relitti ed alluvioni 680X. La voce di Saruman 699XI. Il Palantir 713

LIBRO QUARTOI. Smagol domato 731II. L'attraversamento delle Paludi 751III. Il Cancello Nero chiuso 770IV. Erbe aromatiche e coniglio al rag 784V. La finestra che si affaccia a occidente 801VI. Lo stagno proibito 825VII. Viaggio sino al Crocevia 838

VIII. Le scale di Cirith Ungol 849IX. La tana di Shelob 865X. Messer Samvise e le sue decisioni 877

Parte terza IL RITORNO DEL RE

LIBRO QUINTOI. Minas Tirith 899II. Il passaggio della Grigia Compagnia 930III. L'adunata di Rohan 951IV. L'assedio di Gondor 968V. La cavalcata dei Rohirrim 997VI. La battaglia dei Campi del Pelennor 1008VII. Il rogo di Denethor 1021VIII. Le Case di Guarigione 1030IX. L'ultima discussione 1046X. Il Cancello Nero si apre 1059

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LIBRO SESTO1. La Torre di Cirith Ungol 1073II. La Terra d'Ombra 1095III. Monte Fato 1114IV. Il Campo di Cormallen 1132V. Il Sovrintendente e il Re 1144VI. Molte separazioni 1161VII. Verso casa 1178VIII. Percorrendo la Contea 1188IX. I Rifugi Oscuri 1215

APPENDICIA) Annali dei Re e Governatori 1229 I. I Re numenoreani 1230 II. La Casa di Eorl 1269 III. Il popolo di Durin 1279

B) Il calcolo degli anni 1292C) Alberi genealogici 1313D) Calendario della Contea valido per tutti gli anni 1318E) Scrittura e pronunzia 1327 I. Pronunzia di parole e nomi propri 1327 II. Scrittura 1332F) Notizie etnografiche e linguistiche 1345 I. Popoli e lingue della Terza Era 1345 II. A proposito della traduzione 1353

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INTRODUZIONE

Tra il 1954 ed il 1955 usciva la trilogia di J.R.R. Tolkien,The Lord of the Rings: il maggior studioso di letteratura anglosassonee medievale aveva scritto a sua volta un'epopea secondole regole del genere cavalleresco, diventando il servitoreappassionato delle forze stesse che aveva sentito pulsare neiversi di uomini morti da pi d'un millennio. Macpherson nel '700 aveva immaginato un bardo scozzesevestendosi dei suoi ruvidi gaelici panni, ma la sua era unafrode, un fingersi antico, agitato da selvatiche furie e malinconie.Altri avevano giocato con l'antico parodiandolo, MarkTwain e J.B. Cabe" si erano rassicurati sulla loro eccellenza diuomini evoluti e coscienti a cospetto delle leggende e dei ciclicavallereschi dei loro compassionevoli avi. Tolkien con costoronon ha niente da spartire, e nemmeno compone una favolaromantica, magari riatteggiata come gioco surreale, tanto damostrare di stare alle regole di buona creanza dell'avanguardiache tanto intimidiscono i timidi. Tolkien commise una lunga infrazione alle regole, specie aquelle che presiedono all'ancora (per poco?) vigente studio accademicodelle letterature antiche. Esse vogliono che il filologoo lo storico del gusto partecipi per la parte riservata al suoufficio all'opera di schedatura universale, nel quadro d'unaBurocrazia-come-Essere-che-si-svela-a-se-stesso. Guai a far riviverel'antico (uccidendo il moderne). In The Lord of the RingsTolkien viceversa riparla, in una lingua che ha la semplicitdell'anglosassone o del medioinglese, di paesaggi che pare d'avergi amato leggendo Beowulf o Sir Gawain o La Mort Arthur,di creature campate tra il mondo sublunare ed il terzo cielo, di

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essenze incarnate in forze fantastiche, di archetipi divenutifigure.

Naturalmente le infrazioni di Tolkien non potevano chesuscitare le reazioni coatte, sonnamboliche e feroci che si sannodi prammatica. Non la sua un'opera staccata dalla realt?Non forse un'evasione?.

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Vi sono momenti di noncuranza, di distrazione, nei qualisi tralascia l'ottimo consiglio di Nietzsche, che la vera criticasia un distogliere lo sguardo, e si parla perfino alla massa dannata.Avvenne a Tolkien in un saggio sulla fiaba' di replicareche, certo, una fiaba un'evasione dal carcere e aggiunse: chigetta come un'accusa questa che dovrebbe essere una lode commetteun errore forse insincero, accomunando la santa fuga delprigioniero con la diserzione del guerriero, dando per scontatoche tutti dovrebbero militare a favore della propria degradazionea fenomeni sociali. Non si possono ignorare le realtpresenti, impellenti, inesorabili!, dicono ancora i custodi delladegradazione. Realt transitorie, corregge Tolkien. Le fiabe parlanodi cose permanente: non di lampadine elettriche, ma difulmine. Autore o amatore di fiabe colui che non si fa servodelle cose presenti. Esiste una fiaba suprema, che non unasottocreazione, come altre, ma il compimento della Creazione,il cui rifiuto conduce alla furia o alla tristezza: la vicenda evangelica,in cui storia e leggenda si fondono.'

La fiaba e la religione sono state sciaguratamente scisse esempre vanno tentando di riabbracciarsi e rifondersi in uno (eper religione Tolkien intende: il divino, il diritto al potere,distinto dal possesso del potere, l'obbligo di culto). Le fiabe,Tolkien insegna, hanno tre volti, quello mistico che guarda alsoprannaturale quello magico indirizzato alla natura, e infine lospecchio di scorno e piet che offrono all'uomo. La triade dellaterra, del cielo e dell'essere in cui s'incontrano, definisce lasottocreazione o microcreazione che la fiaba.

Ma di fiabe, pi o meno in questo senso, c' una sporadenell'Inghilterra recente.

Tree and Leaf, Londra 1964 (trad. it. di Francesco Saba Sardi, Albero e Foglia,Rusconi, Milano 1976, pp. 75-77). Ivi, pp. 89-91.

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Robert Graves non ha rinarrato la vicenda degli Argonauticon un empito che gioca nel contempo sui tre piani? E ChartesWilliams non ha voluto fondere una partita magica di tarocchicon una vicenda quotidiana? E john Cowper Powys non hatessuto tante fiabe gallesi, non ha riraccontato quella di RuggeroBacone? E anche George Mac Donald non ha fatto accenniesoterici tra invenzioni favolose per l'infanzia? E C.S.Lewis non ha composte una trilogia fiabesca? Ma una differenza

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sottile e radicale, come fra la notte e il giorno, discrimina Tolkien,segnatamente da Graves e Williams e Powys: egli noncerca la mediazione fra male e bene, ma soltanto la vittoriasul male. I suoi draghi non sono da assimilare, da sentire inqualche modo fratelli, ma da annientare.

In un Powys sempre ritorna l'immagine dell'ermafrodito,come stato di mescolanza, d'ibridazione satanicamente fruttuosa,sempre si assiste a una calata negli inferi non per debellarlima per farsi contagiare, s da ricevere una diabolica energia.In un Graves sempre si torna a venerare una Madre Biancache sorgente di energia tutta terrestre. In breve, ci si ritrovanell'atmosfera consueta, moderna, erotica, intrisa di confusione,androgina, che fu inaugurata da Blake, che stata nella scorsagenerazione formulata da jung.

La fascinazione che sprigiona da Tolkien proviene dal suocompleto ripudio di questa tradizione sinistra. La sua fiaba noncelebra il consueto signore delle favole moderne, Lucifero, maSan Michele o Beowulf o San Giorgio. E accetta il destino disconfitta che inevitabile per l'eroe solare: vincitore l'Anarca,come gi nel Giardino, ma tanto maggiore dunque la purezzadi chi lo combatte. Si con lui agli antipodi di Powys cheesalta un venturo Messia dell'era dell'Acquario, goffo, violento,puerile, svergognato, che oltraggia l'ordine dei sessi, della religionee della famiglia stessa. Si agli antipodi di tutto ci chein qualche modo si rifaccia anche a meno sinistre dottrine, anchesoltanto a quella provvisoria accettazione delle energie edelle passioni pericolose che Keats suggeriva.'

3 I, passa in rassegna G. Wilson Kniglit in A Chart ot the Prose Torks of lobnCowper Powys, Londra 1964.

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Come per Powys il numero sacro per eccellenza il quattro,per Tolkien il tre, trinitario, che non accetta la presenza deldemonio.

Anche quei favolisti della mano sinistre sanno cose abbastanzanascoste, conoscono il potere immenso dei puri pensieri,anch'essi compongono fiabe e accedono ad archetipi, eppuresono inconciliabili con la schiera dei favolisti della Tradizionebenigna e luminosa: Tolkien o C.S. Lewis. Non esaltante chepure in tempi dediti al culto del Caos, abbiano levato la voceanche questi ultimi, e che la tradizione da loro cantata abbia

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avuto anche un altro servitore, dedito a narrare le opere dellatenebra, Montagne Summers?

Qualcuno, a sentir parlare della creazione di una nuovaepopea cavalleresca, ha scosso la mano dicendo che preferivaleggersi epopee antiche vere. Obiezione encomiabile, se Tolkiennon avesse scritto appunto qualcosa di uguale alle epopeeantiche, di altrettanto vero. Infatti ci vuol poco a sentire cheegli sta parlando di ci'o che tutti affrontiamo quotidianamentenegli spazi immutevoli che dividono la decisione dal gesto, ildubbio dalla risoluzione, la tentazione dalla caduta o dalla salvezza.Spazi, paesaggi uguali nei millenni, ma da lui riscopertiin occasioni prossime a quelle che noi stessi abbiamo conosciuto.Sull'elsa delle spade immemoriali dura ancora il caloredi un pugno, sull'erba immutevole passata un'orma da poco,e quella presenza cos prossima potrebbe essere la sua o la nostra.Non a caso The Lord of the Rings diventato cos popolare,i bambini vi si ambientano subito e i dotti godono tanto adecifrarlo quanto a restare giocati da certi suoi enigmi puramenteesornativi. Si rimane stretti in una maglia ben tessuta,fatta dei nostri stessi tremiti, inconfessati sospetti, sospiri piintimi a noi di noi stessi. Perch opera di cos impalpabili for-ze, The Lord of the Rings si divulg smisuratamente, senzabisogno di persuasioni o di avalli, perch parlava per simbolie figure di un mondo perenne oltre che arcaico, dunque pipresente a noi del presente.

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I personaggi sono come Melkitsedek, senza padre n madreanche se si occupano intensamente di genealogie; non sai didove traggano sussistenza: sono fisionomie peraltro inconfondibiliin mondi senza data.

Il romanzo piglia inizio in una contrada abitata da esseriabbastanza simili a villici inglesi con forte vena celtica piuttostoche a uomini in genere; sono piccoli, come Celti. Tolkienli chiama Hobbits, e si pu pensare a gente che corra la cavallinadei suoi estri o bobby-borse. Estri bonari e casalinghi, ispiratidai Lari: gli Hobbits sono amabili, buffi, profondamente seri (ela quiete domestica non un modesto accenno a una quietedivina?). Essi somigliano gli avventori di ideali locande diun'ideale campagna inglese, o i membri di un club pickwickiano;sono quasi deliberatamente svagati, dediti quasi per impuntaturaa privatissime frivolezze quando si trovino sull'orlo dellacatastrofe, a celie e divagazioni nel cuore d'una tragedia, pronti

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a sacrifici e ardimenti e dure resistenze, purch sia dato di affrontarlicon aria distratta e lievemente comica.

Ci aggiriamo dunque nera loro terra pettinata e pacifica;uno di loro, apprendiamo, Bilbo, ebbe in tempi remoti un'avventuracon un sozzo abitatore di grotte, viscido divoratore dipesci bianchicci che guazzano nelle melme sotterranee: Gollum,cui invol un anello simile a quello dei Nibelunghi, che rendeanche invisibile chi lo infili. Un giorno Bilbo sparisce, lasciandol'anello all'amico Frodo. A costui si presenta un mago, Gandalf,che gli svela il destino nel quale egli caduto o assurto.Quello l'anello della forza assoluta, della Tenebra cheShakespeare avrebbe chiamata l'universale lupo; spetta infattial Signore del Male, il quale lo cercher per poter radiaredal mondo le ultime vestigia di incurante bellezza. E' l'anellodell'abisso informe, dotato di un potere ben maggiore dei treanelli degli Elfi, la triade o trinit che suscita e nutre le formedell'universo. Sar sconveniente spezzare l'atmosfera di dolcee puerile semplicit rammentando la cosmogonia di Boehme(che ebbe il suo maggior discepolato in Inghilterra) dove all'inizio il principio tenebroso e acre, dalla cui compressione gelidaemaner la triade benefica del calore, della luce e dell'aria o

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spirito (ovvero: la materia potenziale, il suo intimo succo animatore,lo spirito o profumo che la soffonde, ovvero: il corpo,l'anima e lo spirito; il Padre il Figlio e lo Spirito)? E sarnecessario rammentare che cos, in Boehme, riemergeva la cosmogonianordica che poneva all'inizio il gelo, e aveva la suaTriade? Una delle poesie del romanzo insegna:

Tre anelli per i re degli Elfi sotto il cielo, Sette per i signori dei nani nelle aule di pietra, Nove per gli uomini votati alla morte, Uno per il Signore tenebroso sul cupo trono Nella terra di Mordor dove posano le ombre. Un unico anello per reggerli tutti e trovarli E adunarli e legarli nel buio, Nella terra di Mordor dove posano le ombre.

Al tre, numero dello spirito e della germinazione d'ogni forma,si aggiunga il quattro, numero della materia e si avr la completezza,il sette (il numero di Minerva sapiente e delle artiliberali), proprio dei nani costruttori; il nove il numero dellaredenzione dell'uomo, seconde gi Dante insegnava-

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I significati d'un simile unico anello sono quanti si voglia.Pu ben essere il segreto terribile cui accenna Lollis-Claude deSaint-Martin nella prefazione all'Aurora di Boehme, dove presagisceche le scienze naturali scisse dalle divine troveranno ilmodo di far dellagrare il fuoco essenziale d'ogni cosa. Potrebbeessere anche un segreto pi sinistro, la conoscenza della plasmabilitassoluta dell'uomo sociale, una capacit di rendersi invisibile,nel regno delle forze infere, per dominare, di l, gliuomini. Frodo iniziato a questi sgomenti da un Merlino redivivo,Gandalf, cui sono note le forze che reggono e si disputano laterra. Molti i suoi antenati, stando anche alla sola Inghilterraottocentesca: il Saladino del Talisman di Sir Walter Scott, Zanonie Mejnour nello Zanoni di Sir Bulwer Lytton. Fuor d'Inghilterra,s'intende, lo larno del Wilhelm Meister. Per tornarea tempi prossimi, a Yeats parve d'incontrarne qualche replicaa Londra. Ed il fratello di Jivago gli somigliava.

Introduzione 11

L'anello conferisce una vita perpetua e infonde un tediosconfinato al mortale che lo infili al dito, il quale per noncresce, non ottiene maggior vita, prosegue soltanto, in un mondodi larve, in un crepuscolo sotto l'occhio del Maligno chelo divorer, dunque l'elisir del Septimius Felton di Hawthorne.Quali segreti, per un povero Hobbit! Frodo non desideracapirli, ma Gandalf incalza con verit vieppi intollerabili.Il Male s'incarna di ciclo in ciclo in forme diverse, ma restauguale e mira alla schiavit universale. E perch vorrebbeaver tutti schiavi?, geme Frodo. Per mera malizia e oscuravendetta, replica Gandalf. Il potere del Male si va dilatando via via, un tempo gliElfi reggevano robusti, gli uomini ancora non s'erano straniatida loro, ma ormai ogni traccia elfica per svanire. W.H. Auden non ha sopportato la visione, e in un articolocomparso sul Critical Quarterly ha protestato: non esistonoesseri che ubbidiscano al Male assoluto, la loro presenza nell'operadi Tolkien gli spiace, non mi rallegrano, perch la loroesistenza sembra significare che possibile che una specie dotatadi parola e perci capace di scelta morale sia maligna pernatura. Se le concezioni di Tolkien fossero meno velate, questavoce di protesta diventerebbe un coro: un'umanit dagli occhiquasi spenti non regge a luci troppo gagliarde: non tollera l'ideache esistano santi, carismatici che perseguano il bene (il divino,non le buone azioni) fine a se stesso, perci nemmeno pu ammettere

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l'esistenza d'un satanico, consapevole esecutore di unmale senza secondi fini. Che qualcuno ami la degradazione, sivoti ad essa inilessibilmente, ne ordisca la trama con dissimulazione,sofferenza e prudenza, questo troppo per l'umanitche assiste affascinata, come uno scoiattolo sotto lo sguardo delserpente, alla demolizione sistematica dell'arte, della grazia contemplativa,della vegetazione stessa, di tutto ci che elficoal mondo. L'intelligenza maligna che conduce quest'opera dirovina non meno sovrumana di quella divina che s'infuse nelgenio degli edificatori. Ma per conoscere sperimentalmente la presenza del Male

m

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necessario aver fatto almeno qualche passo sulla strada dellapurificazione.

Auden discerne dunque il criptogramma dell'affresco di Tolkiene torce lo sguardo. Come mai il gran stuolo di lettoriviceversa gode a farsi insinuare nel cuore un messaggio cosostico alla moderna miseria? Non se ne accorge? O forse sene accorge, e perci ama la storia dell'anello, che parla d'unaverit repressa, ma ben nota nel profondo dei cuori, anche acoloro che ripetono come intontiti le consuete e le stolte negazionidel peccato originale e del suo artefice, anche se vocimacchinali ripeteranno che nessuno del tutto maligno, che perfinoin Lucifero brilla un filo di bont. Ma bando al ricordodi menzogne, se il destino propizio concede invece di occuparcidell'Anello.

Gandalf narra a Frodo come l'anello forgiato col fuoco dell'abissocadde in mano di Gollum, come costui in tempi remotifosse un essere attratto verso le radici, gli inizi, verso le profonditdove covano i semi delle piante. Era dunque dannatoalla conoscenza tutta materiale, incapace di comprendere comele forme siano l'essenza delle cose, come nella foglia e nellaradice si sveli la verit della pianta, la sua integra figura; irami nelle nervature, le fronde nei lobi, le radici nell'attaccatura.Gollum aveva scordato le foglie, le cime, i bocci che siaprono all'aria, cio la destinazione delle cose che ne sono ilprincipio, l'entelechia. La forma s'incarna e plasma, non sprigionata dalla materia, insegnava ancora Goethe. Gollum

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al polo opposto, non immagina nemmeno pi che sia l'imperfettoa rinviate alla perfezione, che il fiore sia l'immanente,invisibile, dominante destino nel ruvido seme materiale.

Bench uomo tutto assorto nelle scienze naturali e percidimentico del primato delle forme sulle sostanze, Gollum hain s un cantuccio ancora del tutto indenne, dove filtra comeper una fessura un fioco lume, dalla luce del passato: asthrougli a chink in the dark; liglit out of the past. Non ilservo assoluto del Male.

Gollum troppo meschino; il destino dell'Anello non pu

Introduzione 13

coniluire nel suo destino: tende al Male totale. Il fato dell'Anellos'intreccia si con quello dei suoi detentori, ma, insegnaGandalf, di l da essi vige una forza maggiore, la Provvidenza,cui si pu alludere dicendo che Bilbo e Frodo dovevano impadronirsidell'Anello, e non per volont di chi l'aveva forgiato.Gandalf sa congiungere gli eventi come perle su un filo, e laluce che glielo consente la nozione del Male assoluto, incarnato,operoso. Dinanzi agli ometti che non intendono questalogica egli ansioso e spazientito. Con Frodo ha un momentodi furia, quando questi gli domanda se tiri a indovinare overamente sappia, e gli risponde che non verr a rendere contoproprio a lui delle proprie azioni. Eppure reso immensamentemite dal carico di conoscenza che si addossato e, quando Frodoesclama che Gollum meriterebbe la morte, esclama che forses la meriterebbe, ma quanti che muoiono meriterebbero divivere, e chi non padrone di rendere la vita ai morenti nonpresuma di largire la morte ai vivi, essendo i fini ultimi celatialla vista perfino del pi saggio. Anche Gollum connesso aldestino dell'Anello, il cuore avverte che quel vincolo si rifarsentire, che Gollum rientrer nella vicenda, in modi che nonsi possono prevedere fausti o deleteri.

Frodo parte per distruggere l'Anello e scopre che gli amicibonaccioni che lo accompagnano per la prima parte del tragitto(dove si sente inseguito gi da certi foschi cavalieri inviati dalMale) hanno tutto indovinato e sono decisi a scortarlo fino incapo al mondo, al vulcano maledetto. E' una compagnia diHobbits dunque che varca la frontiera e s'inoltra in una temibileforesta per non seguire la strada maestra, dove scorrazzano icavalieri infausti. Un albero li attrae sotto le sue ombre e all'improvvisoli rinserra nelle sue radici; resterebbero schiacciati

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se non comparisse il genio del luogo, un ilare Silvano: TomBombadil, che cantando disincanta la morsa di legno, liberandoli.Egli il padrone della contrada, non il suo proprietario,perch la propriet sarebbe un peso da cui la sua leggera eleggiadra natura rifuggirebbe. Conosce i segreti delle piante edelle pietre, e svela ai viandanti che l'albero che li ha ghermitiha un cuore marcio ma una forza verde, e con il suo spirito

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assetato e grigio dirama le sue filiformi radici per tutta la terradel bosco, irretendo ogni pianta. Un altro pericolo incombe:le pietre fredde cattureranno a loro volta i compagni e soltantoi canti solari di Bombadil varranno nuovamente a liberarli. Di l della foresta si stende la marca di frontiera, il paesedi Bree, dove l'ultima locanda si apre ad accogliere gli Hobbits.In essa Frodo si lascia andare alla baldoria della compagnieche gremisce il salone (o non sono gli sguardi pesanti di certiforestieri a squilibrarlo?) e si infila l'Anello, sparendo, gettandoin tutti l'allarme. La notte i cavalieri del Nemico metterannoin libert i muli degli Hobbits, i quali fuggiranno tra gli improperidegli abitanti. Hanno per acquistato uno strano, cupocompagno, Aragorn. Con lui s'avventurano nelle lande desolatee grazie a lui sopravvivono a un primo atroce attacco dei cavalieri.In che consiste l'attacco? In un trasognato piombare nelmale: Frodo non per speranza di fuggire, non nella convinzionedi compiere checchessia di bene o di male, ma come sentendosemplicemente di doverlo fare, si infila l'anello. Quale rappresentazioneperfetta della tentazione! I cavalieri neri nonsono forse uguali al maggiordomo e alla governante sinistra diThe Turn of the Screw? Frodo rimane ferito alla spalla, attraversatoda un terribile gelo, che soltanto le erbe di Aragornattenueranno; Aragorn cos entra nella sua piena fiducia; stato finora tenuto in sospetto, come naturale che desti unlieve allarme chi percorra le terre pericolose sul confine tral'umano e il soprannaturale. Ancora un altro assalto di cavalieri nemici viene respinto,ma sulle soglie oramai del reame di Rivende", un luogo esenteda ogni ombra, un riparo di estasi e leggiadria. Frodo visar assistito da Gandalf, vi ritrover Bilbo, che vi si ritiratoper comporre poemi e annali. Nelle conversazioni fra gli abitatori di Rivendeil affioranoaltre verit. Aragorn osserva che i semplici sono esentida preoccupazione e timore, e semplici vogliono restare, e noidobbiamo restare segreti affinch essi restino come sono. Gandalfannuncia che il capo dell'ordine dei maghi, Saruman,

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diventato ligio al Nemico: i suoi manti che sono sempre parsi

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candidi si sono svelati contessuti di tutti i colori dell'iride,ed egli ha proclamato: Il bianco! Serve per incominciare.Ma il panno bianco si pu tingere. La pagina bianca si pucoprire di scrittura, e la luce bianca si pu spezzare. Come ilcapitolo sul bianco, colore dell'innocenza che si ribalta in lebbrae morte, in Moby Dick, questa rivelazione minaccia di far caderenella terribile confusione onde male e bene si fondono,l'uno e l'altro paiono intrecciati in modi inestricabili. Ma Gandalfavverte che se il bianco non pi tale vuol dire che sparito, non gi che sia confuso e infuso nel suo opposto, echi infrange una cosa per scrutarla (analizzi il candore perscoprirvi altre cose) ha abbandonato la strada della sapienza. Che resta degli inganni cos cari ai mediatori di bene e male,di salute e malattia, di divino e diabolico, cos frequenti nelsecolo scorso e in questo? Infatti Saruman non perdona aGandalf d'aver smascherato la sua falsa sapienza di mediatorefra bene e male, fra virt e vizio, ha tentato di imprigionarlo,e soltanto per la sua amicizia con le aquile (col puro spirito?)Gandalf ha potuto mettersi in salvo ed ora qui con gli amici.Saruman s'illude di poter collaborare con il Signore del Male,fatale dominatore della nuova era, e suggerisce di tener segretii pensieri , deplorando nel cuore le nefandezze inevitabili, confidandoche sotto qualsiasi regime del Male i sapienti potrannosopravvivere e lentamente giungere alle leve di comando, poichinfine anche la dominazione del Male si dovr proporreConoscenza, Legge, Ordine, le cose che finora abbiamo procuratoinvano di attuare, ostacolati piuttosto che assistiti com'eravamodai nostri deboli o inerti amici. Non necessaria, nonci sar un'alterazione dei nostri fini, ma solo nei mezzi.

Eppure, una volta salvi dalle lusinghe del Male, dalla vocedi Saruman, che si potr mai fare contro un futuro schiacciante?Gandalf mette in guardia dal voler affrontare il male conle sue armi, dall'usare l'Anello; l'unico modo di vincere sardi perseguire un fine che il Maligno non potr mai credere,che non ha nulla a vedere con l'acquisto del potere, che per il

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Maligno dunque pura follia. Se ci si propone di distruggerel'Anello si sar sotto un ammanto che coprir perfettamenteogni mossa, render del tutto enigmatici. La follia secondo il

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mondo pur l'unico scudo.

La furbizia di Saruman, con le sue arie da complotto dimaghi, non poi di qualit meno misera di quelle battute dellaprotagonista di Rosemary's Baby di Ira Levin, la quale, guardandoil mostricino partorito dopo il connubio con Satana, ilcui occhio felino esattamente uguale a quello del Male assolutodi The Lord of the Rings, sussurra: Non pu essere tuttomalvagio, non potrebbe esserlo. Anche se mezzo Satana, erapure per met suo, per met un essere umano decente, ordinario,sensato... Se ella avesse operato contro di loro, esercitandoun'iniluenza buona per contrastare la loro, maligna....

Sar senza speranza che Frodo, in una compagnia accresciutadalla presenza di un principe, Boromir, d'un nano, d'un elfoe di Gandalf, si metter in cammino.

Anzi, non solo senza speranza, ma con certezza di ineluttabiliscadimenti, poich se l'Unico Anello sar catturato dalMale, tutti ne saranno schiavi, ma anche se si riuscir a farlosparire nelle fiamme del magma, i tre anelli degli elfi checomprendono, fanno, curano, mantengono le cose della vita,perderanno vigore.

Il percorso aspro, per valichi di montagna infestati dailupi, a fianco d'un lago dove un mostro in agguato, dentrouna caverna e dentro le radici della montagna infestate dagliOrc, gli esseri pi completamente satanici. Per uscire nuovamenteall'aperto Gandalf deve lottare contro un immane mostroe nella lotta pare soccombere, cadendo con quello in unostrapiombo. Priva della sua guida, la compagnia raggiunge infinela terra degli Elfi, dove la regina Galadriel mostra a Frodolo specchio magico di certe acque, dove si palesano concose desiderate anche altre, non richieste, che furono, sono eforse avverranno. E' la distesa della propria fantasia epurata eresa oggettiva, profetica, mondo d'immagini non pi soggettive.In essa appare, a sgomento e orrore, l'Occhio del Male, cerchia-

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to di fiamma, giallo, attento, con una fessura nel mezzo, pupillespalancata su un nero abisso, sul nulla.

Anche la regina degli Elfi vede quell'occhio e leva unbraccio candido e allarga la mano verso l'Oriente come a respingerelo sguardo orribile; intanto splende in cielo la stella Vespero

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(Earendil la chiama Tolkien, con il suo nome anglosassone)e il suo raggio cade sul dito della regina, inargentandol'anello d'oro, facendone luccicare la pietra, quasi a dire chelui, Vespero, vi incastonato. P, uno dei tre anelli elfici.

I compagne si congedano dal paese di canti e di estasi, ripigliandoil cammino insidiato. E l'insidia maggiore celatanel loro mezzo: in nulla si manifesta pi chiaramente il poteredel Signore Tenebroso che nello straniamento che divide l'undall'altro coloro che ancora lo contrastano. Boromir, il principe,propone a Frodo di usare l'anello per combattere il Male, e,avutone un rifiuto, lo assalta. Boromir morir, mentre Frodofugge, solo, lasciando alle spalle la compagnia. Lo raggiungeril suo amico Sam, semplice e devoto, e insieme si avvierannoverso i reami della desolazione.

Il secondo libro della trilogia, The Two Towers, narra comela compagnia cos ridotta debba inseguire una masnada diOrc i quali hanno rapito due degli Hobbits, come questi sisalvino in una antica foresta e vi incontrino Treebearci, unpastore d'alberi, un'anima puramente e possentemente vegetale;come la compagnia che IA va cercando s'imbatta, in quellamedesima foresta, in Gandalf redivivo e con lui vada a liberareil re di Rohan dai sortilegi del suo consigliere Grima, asservitoa Saruman. Grima ha isolato il re, l'ha persuaso di non esserecapace di fare pi nulla, facendogli sentire un invincibile languore.Gandalf lo scioglie da quella soggezione: Ecco! Seigiunto a un pericolo ancor maggiore di quello che l'ingegno diGrima intesseva nei tuoi sogni. Eppure ecco! Non sogni pi.Vivi. Il re vive e assume la sua parte nella lotta contro le forzepreponderanti del Male. Gli appaiono ora leali amici coloro chedurante l'infatuazione maligna gli sembravano irritanti (a occhiche guardano di sbieco, la verit pu mostrare un voltodistorto).

18 Introduzione

La battaglia contro gli Orc aspra, ma la vittoria arridesu quella truppa ghignante e turpe allorquando Treebearcigiunge in soccorso con i suoi alberi secolari, simili alla forestache atterrisce Macheth. Saruman imprigionato, Gandalf nespezza il potere, ma le lusinghe dello stregone sono state temibilifino all'ultimo, poich la sua voce quella d'un buon cuoreferito da offese immeritate, e chi la ascolta di rado saprebberiferirne le parole, ci si ricorda solamente che essa deliziosaad ascoltarsi, pare dir cose sagge e razionali, destando il desiderio

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di mostrarsi, senza esitazione, altrettanto razionali, consentendo.

Frodo e Sam s'inerpicano intanto per le montagne che cingonoil regno del Male assoluto. C' un essere che da tempo lista inseguendo, Gollum, affascinato ancora e sempre dall'Anello.Frodo lo affronta e soggioga, obbligandolo a scortarli fino auna galleria nella montagna che cinge il temibile regno. Il mostrodelle caverne, Shelob, piomba sui due amici e ferisce Frodo;una pattuglia di Orc s'impadronisce di lui. Sam, rimastosolo, si mette, invisibile grazie all'Anello, a inseguirli.

Frattanto il Signore del Male ha scatenato le sue truppainnumerevoli contro il reame di Numenor, retto dal vecchiore Denethor. Soltanto l'arrivo tempestivo delle truppe di Rohanpotrebbe salvarlo. Questa incerta battaglia sospesa al filo d'unmomento decisivo il tema della terza parte della trilogia,The Return of the King.

e re: Numenor un mago decaduto, la sua stirpe regale presea cercare i segreti delle arti nere o si stempr nell'ozio, e fusostituita dalla stirpe dei maestri di palazzo. Il re Denethor impazzirnel colmo della mischia, isolato nera sua rocca. Soltantola presenza di Gandalf evita il crollo e dopo la vittoria chevede congiungersi sul campo i cavalieri di Rohan, la compagniecapeggiata da Aragorn e gli uomini di Numenor assediata, unanuova dinastia, con Aragorn, salir sul trono. La designazione semplice: Aragorn mostra di saper guarire i feriti: Le manidel Re sono mani di guaritore. E cos sempre si potuto stabilirechi fosse il legittimo sovrano.

Introduzione 19

Una spedizione capeggiata da Aragorn e Gandalf va incontroal Nemico, senza speranza alcuna, nell'unico intento didistrarlo mentre Frodo tenta d'accostarsi al vulcano.

La disperata impresa riesce: crollano le difese del Male,Frodo giunge, dopo essere stato liberato da Sam, a far sparirenelle fiamme l'Anello. P, in iscacco (per poco, certamente) ilMale, la potenza che pu parodiare ma non sa costruire, che siregge sull'odio e sulle gradazioni dell'odio (talch le sue creature,che vivono odiandosi, tuttavia odiano ancor di pi ilbene).

Sarebbe finita l'avventura, se, per simmetria, Tolkien nonavesse aggiunto, come Omero una lotta contro i Proci all'Odissea,

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un funesto ritorno alla terra degli Hobbits, dove Saruman riuscito a ispirare una tirannide che spegne tutte le virt naturalidel popolo. La lugubre atmosfera, l'organizzazione cupad'ogni atto, sono perfette rappresentazioni dei tanti regimi oppressiviche il secolo ha prodotto. Poich la fiaba deve concludersiper il bene, l'arrivo dei reduci scioglie l'incantesimo; lavita ripiglia a scorrere nel modo usato, anche se la dolcezza divivere non torner mai pi qual era prima.

ELMIRE ZOLLA

NOTIZIA

John Ronald Reul Tolkien nacque il 3 gennaio 1892 a Bloemfontein,nel Sudafrica, da genitori inglesi originari di Birmingham. Morto il padrenel 1896, la famiglia si trasfer in Inghilterra, nel villaggio di Sareholepresso Birmingham. Dalla madre, Tolkien eredit l'amore per lelingue e per le antiche leggende e fiabe. Dopo la morte di lei nel 1904,fu educato da P. Francis Xavier Morgan, un sacerdote cattolico degliOratoriani. Studi all'Exeter College di Oxford, ove ottenne il titolo diBachelor of Arts nel 1915. Combattente nella prima guerra mondiale, ritornad Oxford ove divenne Master of Arts nel 1919, e collabor all'OxfordEnglish Dictionary. Insegn lingua e letteratura anglosassonead Oxford dal 1925 al 1945, e poi lingua e letteratura inglese fino al suoritiro dall'attivit didattica. Mor a Bournemouth, nello Hampshire, il2 settembre 1973. Tolkien pubblic The Hobbit, la prima delle invenzioni narrativeche lo hanno reso celebre, nel 1936; W.H. Auden ha definito quel librola pi bella storia per fanciulli scritta negli ultimi cinquant'anni,anche se Tolkien scrittore per adulti capaci di ritrovare nei suoi libri,pi che non i fanciulli, il fascino sottile della fiaba. Intorno al nucleooriginario di The Hobbit ha preso forma il mondo fantastico di Tolkiencon il successivo Farmer Giles of Ham (1949), e soprattutto con la trilogiaThe Lord of the Rings, composta nell'arco di quattordici anni epubblicata nel 1954-1955. Dopo The Adventures of Tom Bombadil(1962), Tolkien pensa alla possibilit di mettere in musica le molte canzonidi cui si dilettano i suoi personaggi: nel 1968, il musicista DonaldSwann ha pubblicato un ciclo di liriche su testi di Tolkien, dal titoloThe Road goes ever on. I libri di Tolkien sono stati tradotti in una decinadi lingue, con una tiratura complessiva di milioni di copie.

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Gli scritti principali di Tolkien sono:

The Hobbit, 1936. Trad. it., Lo Hobbit, Adelphi, Milano 1973.On Fairy-Stories, 1938.Leal by Niggle, 1939.

Nota del Curatore 21

Farmer Giles of Ham, 1949. Trad. it., Il cacciatore di draghi Einaudi,Torino 1975. The Fellowsbip of the Ring, 1954.

The Two Towers, 1954.The Return of the King, 1955 (che insieme con i precedenti forma la trilogiaThe Lord of the Rings; trad. it.: Il Signore degli Anelli, chequi si pubblica).

Tree and Leal, 1955 (riunisce On Fairy-Stories e Leal by Niggle).The Adventures of Tom Bombadil, 1962,

Smith of Wootton Major, 1967.The Homecoming of Beorhtnoth Beorhtbelm's Son, 1975.

Tree and Leal. Smii of Wootton Major. The Homecoming of BeorhtnothBeorhtbelm's Son, 1975. Trad. it., Albero e Foglia, Rusconi,Milano 1976.

Tutte le opere citate sono state pubblicate da George Allen & Unwin,Londra.

Nel 1968 la Caedmon Records ha inciso un disco in cui J.R.R.Tolkien legge alcune poesie tratte da The Lord of the Rings e da theAdventures of Tom Bombadil.

NOTA DEL CURATORE

La principale difficolt incontrata nel tradurre The Lord of the Ringsriguarda i nomi propri di persone e di luoghi. Il romanzo ha un centrogeografico, la Contea (the Shire popolata dagli Hobbit, i quali, nel testoinglese, portano nomi che vanno da un'intonazione comune, quotidiana,borghese (Baggins, Sackville-Baggins, Bottin) a toni pi fiabeschi o addirittura

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da fiaba comica (Brandybuck, Bracegirdle). I personaggi che vivonofuori della Contea, o che vi vengono da fuori, recano nomi in generesonori e leggendari, da saga nordica o da poema cavalleresco (Gandalf,Aragorn, Glorfindel, Galadriel, ecc.). Si noti, per, che in tutti, o inquasi tutti i nomi, c' un'allusione, pi o meno evidente o nascosta.Se si volesse che l'allusione avesse significato pieno anche nella traduzioneitaliana, i nomi dovrebbero essere tutti tradotti ricalcando il significatocui alludono nella lingua originale. Il traduttore, d'altra parte, havoluto evitare stonature stridenti. Perci, anche se Baggins richiama bag(sacco, borsa), e cos Sackville richiama sack (con significato simile), chia-

22 Nota del Curatore

re allusioni alla prosperit e all'abbondanza in cui i Baggins vivono ein cui i Sackville-Baggins vorrebbero vivere, ai miti di tesori nascosti,alla felice allegria che domina a Hobbiville (Hobbiton in inglese), il traduttoreha conservato la forma originale, scansando cos una traduzionefuori tono, come sarebbe potuto essere Sacconi, o Borsi-Sacconi, oqualcosa del genere. In altri casi, sono state adattate certe grafie (ingl.Took, it. Tuc; ingl. Brandybuck, it. Brandibuck), per accentuare l'intonazionefiabesca di certi nomi. In certi rari casi, stata adottata una verae propria traduzione italiana, ricalcata sull'originale, o scelta come interpretazionedell'originale (es.: ingl. Rivendell, it. Gran Burrone; ingl.Bywater, it. Lungacque); e ci per evitare, ove fosse possibile, un affastellamentodi nomi esotici, soprattutto toponimi, difficili ad essere ricordatiper il lettore italiano, e anche per accentuare, ove l'orecchio lo suggerisse,un tono familiare, di casa (es. Lungacque), da porre in contrastocon il tono leggendario di altri luoghi o personaggi incontrati durantel'avventura; nonch per accentuare i valori visivi impliciti incerti toponimi (es. Gran Burrone). In tutti gli altri casi si conservatala forma originale. Il risultato, che una gamma di forme linguistiche, da un plausibileinglese quotidiano, all'italiano, al nome esotico, antico o cavalleresco,a forme ibride, non tradisce, crediamo, i rapporti che tra i nomi intercorrononell'originale, in cui, si ricordi, descritto un mondo immaginarioin un'epoca immaginaria.

Q.P.

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IL SIGNORE DEGLI ANELLI

Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,Sette ai Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra,Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,Uno per l'Oscuro Sire chiuso nella reggia tetraNella Terra di Mordor, dove l'Ombra nera scende.Un Anello per domarli, Un Anello per trovarli,Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli,Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra cupa scende.

PROLOGO

A proposito degli Hobbit

Questo libro riguarda principalmente gli Hobbit, e dalle sue pagineil lettore imparer molto sul loro carattere e un po' della lorostoria; ulteriori informazioni potranno trovarsi nel Libro Rosso deiConfini Occidentali, gi pubblicato col titolo di Lo Hobbit. Questastoria tratta dai pi antichi capitoli del Libro Rosso, scritti da Bilboin persona, il primo Hobbit divenuto famoso nel resto del mondo,e da lui intitolati Andata e Ritorno poich narravano il suo viaggioverso l'Est e il ritorno a casa. Fu questa un'avventura che avrebbepi tardi coinvolto tutti gli Hobbit nei grandi avvenimenti diun'Era di cui parleremo. Molti, comunque, desidererebbero saperne di pi su questo popoloprimordiale, e per questi lettori ho annotato qui i punti essenzialidella tradizione hobbit e riassunto le sue prime vicende.

Il popolo hobbit discreto e modesto, ma di antica origine,meno numeroso oggi che nel passato; amante della pace, della calmae della terra ben coltivata, il suo asilo preferito era una campagnascrupolosamente ordinata e curata. Ora come allora, essi non capisconoe non amano macchinari pi complessi del soffietto del fabbro,

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del mulino ad acqua o del telaio a mano, quantunque abilissiminel maneggiare attrezzi di ogni tipo. Anche in passato eranoestremamente timidi; ora, poi, evitano addirittura con costernazionela Gente Alta, come ci chiamano, ed diventato difficilissimotrovarli. Hanno una vista ed un udito particolarmente acuti, e benchtendano ad essere grassocci e piuttosto pigri, sono agili e sveltinei movimenti. Sin dal principio possedevano l'arte di sparire velocie silenziosi al sopraggiungere di genti che non desideravano incontrare,ma ora quest'arte l'hanno talmente perfezionata, che agli Uo-

26 Prologo

mini pu sembrare quasi magica. Gli Hobbit, invece, non hannomai effettivamente studiato alcun tipo di magia; e quella loro raradote unicamente dovuta ad una abilit professionale che l'eredit,la pratica, e un'amicizia molto intima con la terra hanno reso inimitabileda parte di razze pi grandi e goffe. Essi sono infatti minuscoli; anche i pi alti fra loro sono pipiccoli dei Nani, sebbene meno tozzi e robusti. La loro statura variabile, ed oscilla da un braccio a un braccio e mezzo; ma ormai raro che qualcuno arrivi a quella misura, giacch pare che col temposi siano rimpiccioliti e che in passato fossero pi alti. Secondoquanto riferisce il Libro Rosso, Brandobras Tuc (Ruggibrante), figliodi Isengrim Secondo, misurava due braccia ed era capace di montarea cavallo. Il suo record fu battuto in tutta la storia hobbit da altridue personaggi soltanto; ma di questo parleremo in seguito. Per quanto riguarda gli Hobbit della Contea, di cui tratta questonostro racconto, essi erano, nei tempi di pace e di benessere, unpopolo allegro e spensierato; portavano vestiti di colori vivaci, preferendoil giallo ed il verde, ma calzavano raramente scarpe, essendoi loro piedi ricoperti di un pelo riccio, folto e castano come iloro capelli, e le piante dure e callose come suole. Perci l'unicaforma di artigianato che praticassero poco era la fabbricazione dicalzature, bench avessero lunghe dita abilissime, capaci di crearetanti altri oggetti utili ed artistici. Pi che belli, i loro visi eranogeneralmente gioviali, illuminati da occhi vivacissimi e guance colorite,con una bocca fatta per ridere, bere e mangiare. Ed era proprioci che facevano: mangiavano, bevevano e ridevano con tuttoil cuore, amavano fare a tutte le ore scherzi infantili, e pranzavanosei volte al giorno, quando ne avevano la possibilit. Erano ospitali:feste e regali, che offrivano con grande generosit ed accettavanocon entusiasmo, costituivano il loro massimo divertimento. La parentela che ci unisce agli Hobbit, malgrado la loro recenteostilit, pi che evidente e molto pi stretta che non quella checi unisce agli Elfi o persino ai Nani. In tempi lontani parlavano lelingue degli Uomini, a modo loro, ed avevano le stesse preferenze

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e le stesse antipatie. Quale sia per la nostra esatta parentela, ormainessuno lo pu pi dire: gli albori della civilt hobbit sono persinei Tempi Remoti caduti nell'oblio; solamente gli Elfi conservanoancora ricordi di quel tempo che fu, ma sono solo ricordi della loropropria storia, ove gli Uomini hanno poco posto e gli Hobbit nientedel tutto. Eppure un fatto che gli Hobbit siano vissuti tran-

Prologo 27

quilli e pacifici nella Terra di Mezzo per anni e anni prima che glialtri popoli si accorgessero della loro presenza; e, dato che il mondo pieno zeppo di strane creature, questi piccoli esseri sembravanoben poco importanti. Fu ai tempi di Bilbo e del duo erede Frodoche essi acquistarono improvvisamente, senza desiderarlo per nulla,importanza e fama, importunando non poco i consigli dei Saggi edei Grandi.

Quei giorni (la Terza Era della Terra di Mezzo) sono ormaimolto lontani, e la configurazione di tutti i paesi cambiata; ma leregioni in cui allora vivevano gli Hobbit sono senza alcun dubbiole stesse ove essi passano tuttora i loro giorni: a nord-ovest del VecchioMondo e ad est del Mare. Gli Hobbit del tempo di Bilbo nonavevano la pi vaga idea di quale fosse il loro luogo d'origine. L'amoreper lo studio (a parte l'erudizione genealogica) era molto pocodiffusa ma vi era ancora qualche membro delle antiche casate chestudiava i libri di famiglia, e che raccoglieva persino cronache deitempi passati e di terre lontane abitate dagli Elfi, dagli Uomini edai Nani. Quanto alle loro proprie cronache, esse furono intrapresesolamente dopo l'installazione nella Contea, e persino le loro piantiche leggende risalgono appena all'Epoca della Lunga Marcia. Risultacomunque chiaramente da queste leggende, dai loro particolariusi e costume e dal loro strano linguaggio, che gli Hobbit, come moltialtri popoli, in un lontano passato migrarono verso ovest. I loro primi racconti lasciano intravedere il tempo in cui dimoravanonelle alte vallate dell'Anduin, tra la Grande Foresta Verde e leMontagne Nebbiose; nessuno pu dire perch essi intrapresero pitardi la difficile e pericolosa traversata delle montagne, scendendonella valle dell'Eriador: le loro cronache parlano del numero semprecrescente di Uomini in quel posto e di una grande ombra cheoscur la foresta, alla quale diedero perci il nome di Bosco Atro. Prima di valicare le montagne, gli Hobbit erano gi divisi intre razze: i Pelopiedi, gli Sturoi ed i Paloidi. I Pelopiedi erano ipi scuri, bassi e minuti; non portavano barba n scarpe; avevanomani e piedi piccoli ed agili, e preferivano la montagna alla pianura. Gli Sturoi, al contrario, erano tozzi e ben piantati; avevano manie piedi pi grandi e prediligevano la campagna e le rive dei fiumi.

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I Paloidi infine, chiari di pelle e di capelli, erano i pi alti emagri; essi amavano i boschi e le foreste. I Pelopiedi erano stati in passato, allorch vivevano ancora sulle

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falde dei monti, grandi amici dei Nani. Furono i primi a emigrareverso ovest, attraversando l'Eriador per giungere fino al Colle Vento,mentre gli altri erano rimasti nelle Terre Selvagge. Erano la razzapi tipica e caratteristica, e di gran lunga la pi numerosa. Inclinavanoa stabilirsi definitivamente in un posto, e conservaronoa lungo l'antico costume di vivere in caverne e gallerie sotterranee. Gli Sturoi, i meno timidi, errarono molto tempo lungo le spondedel Gran Fiume Anduin, quindi seguirono i Pelopiedi nel loroviaggio verso ovest, dirottando a sud lungo il corso del Rombirivo.Molti di loro vi sostarono, tra Sarbad ed i confini del Dunand,prima di ritornare al Nord. I Paloidi, ramo nordico degli Hobbit, erano i meno numerosi;dotati per le lingue e per il canto piuttosto che per l'artigianato,preferivano la caccia all'agricoltura. Dopo aver valicato le montagnea nord di Gran Burrone e costeggiato il Fiume Bianco, giunsero nell'Eriadordove si mescolarono presto alle altre due razze; ci nonostante,essendo pi spericolati ed avventurosi, furono spesso loro acomandare i clan dei Pelopiedi e degli Sturoi. Le grandi famiglie,quali i Tuc ed i Signori di Buck, si distinguevano, all'epoca di Bilbo,per il forte temperamento paloidiano. Ad ovest dell'Eriador, tra le Montagne Nebbiose ed i MontiLuhun, vivevano Uomini ed Elfi. Vi erano persino gli ultimi Numenoreani,i re degli Uomini giunti per Mare dall'Ovesturia in tempiremoti; ma poich stavano velocemente sparendo, le terre del loroRegno del Nord erano in un pietoso stato di abbandono. Vi eraquindi spazio in abbondanza, e presto si formarono le prime piccolecomunit di Hobbit. Della maggior parte di queste colonie, ai tempidi Bilbo, non vi era pi alcuna traccia. Una sola delle pi importantisopravviveva ancora a circa quaranta chilometri dalla Contea,a Brea e nel circostante Bosco Cet. Fu senza dubbio a questi tempi che gli Hobbit appresero l'alfabetodei Numenoreani, ai quali gli Elfi avevano insegnato a scrivere.Dimenticarono cos tutte le lingue che avevano adoperateprima, per parlare unicamente la Lingua Corrente, il cosiddetto Ovestron,di uso comune nelle terre dei re da Arnor a Gondor e sullecoste del Mare dal Golfo di Belfalas a Luhun. Conservarono perancora qualche termine, come i nomi dei mesi e dei giorni e granparte dei nomi di persona. All'incirca dalla stessa epoca cominciarono a contare gli anni, segnandocos la fine delle leggende ed il nascere della storia hobbit.

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Fu nell'anno 1601 della Terza ErA che i due fratelli paloidi, Marchoe Blanco, partirono da Brea; e avendo ottenuto il permesso dalgran re di Fornost 1 attraversarono il fiume Baranduin seguiti da ungran numero di Hobbit; passarono sul Ponte di Arcoinpietra, costruitonei giorni di splendore del Regno del Nord, ed occuparonole terre comprese tra il fiume ed i Luoghi Lontani. Fu loro solamentechiesto, come compenso, di riparare tutte le strade ed i ponti, inparticolar modo il Grande Ponte, di augurare buon viaggio ai messidel re e di riverire la sua regalit. Cos ebbe inizio l'Era della Contea, e gli Hobbit fissarono comePrimo Anno quello del passaggio del Brandivino (nuovo nome datoda loro al Fiume). Tutte le date seguenti sono state calcolate in basea questo calendario. 2 Gli Hobbit d'occidente s'innamorarono subitodel loro nuovo paese e vi restarono per sempre, scomparendocos nuovamente dalla storia degli Uomini e degli Elfi. Fino allamorte dell'ultimo re rimasero ufficialmente suoi sudditi sebbeneavessero i loro propri capi e non si occupassero per nulla di ci cheaccadeva nel resto del mondo. Sostengono di aver mandato degli arcieriin aiuto del re durante la battaglia di Fornost contro il capodegli Stregoni di Angmar, quantunque la storia degli Uomini nonlo riferisca. In ogni modo, quella guerra segn la fine del Regno delNord; gli Hobbit presero allora in mano le redini del paese e scelserofra i loro capi un Conte che sostituisse il re. Soltanto qualcheguerra turb i mille anni seguenti e, dopo la Peste Nera (C.C. 37), 3essi si moltiplicarono e si arricchirono fino alla catastrofe del LungoInverno e alla conseguente carestia che ne stermin a migliaia. All'epocadella nostra storia, comunque, i Giorni della Fame (1158-60)erano molto lontani, e gli Hobbit avevano ritrovato il benessere.La terra era ricca e generosa, e prima dello stato di abbandonoin cui l'avevano trovata, aveva conosciuto bravi coltivatori che curavanole fattorie, le piantagioni di granturco, i vigneti ed i boschidi propriet del re. Questo paese, che si estendeva per quaranta leghe dai LuoghiLontani al Brandivino, e per cinquanta dalle brughiere del Nord allepaludi del Sud, fu chiamato dagli Hobbit La Contea poich la re-

1 Argeleb II, ventesimo re del ramo nordico che si estinse trecento anni dopocon Anedui. 2 Per calcolare, in base al calendario degli Elfi e dei Numenoreani, gli anni dellaTerza Era, basta quindi aggiungere 1600 anni alla data dell'Era della Contea. 3 Calendario della Contea (N.d.T.).

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gione, attiva negli affari e nel commercio, era sotto l'autorit delConte. Noncuranti del resto del mondo, abitato da strani esseri oscuri,conducevano in quel ridente angolo della terra una vita talmenteordinata e bene organizzata che finirono per credere che pace e prosperitfossero normali nella Terra di Mezzo, nonch un diritto diogni popolo ragionevole. Dimenticarono o ignorarono quel poco chesapevano sui Guardiani e sulle pene di coloro che avevano lottatoper la pace della Contea. Erano protetti, ma lo dimenticarono. Gli Hobbit non avevano mai amato la guerra, n combattutofra di loro. In principio erano naturalmente stati costretti a lottareper sopravvivere, ma all'epoca di Bilbo nessuno se ne ricordava pi.L'ultima battaglia prima dell'inizio di questo libro, e certo l'unicacombattuta all'interno della Contea, fu la Battaglia di Terreverdi(C.C. 1147), durante la quale Brandobras Tuc mise in fuga gli Orchettiche avevano invaso il paese. Finanche le tempeste si eranocalmate, ed i lupi che un tempo solevano venire dal Nord nei terribiliinverni glaciali in cerca di preda, esistevano ormai soltantonelle favole della nonna. Cos, bench possedessero ancora pochearmi, gli Hobbit le adoperavano unicamente come trofei, appese aimuri e sui camini, o raccolte nel museo di Pietraforata, detto PalazzoMathom. Chiamavano infatti mathom tutto ci che non sapevanocome utilizzare ma che non desideravano eliminare. Le loro abitazionierano generalmente piene di mathom, di cui la maggior parteera costituita dai regali che si scambiavano tra di loro. Nonostante la pace ed il benessere di cui godevano, gli Hobbiterano rimasti stranamente resistenti. Era difficile impaurirli ed ucciderli;e quel loro amore inesauribile per tutte le cose buone eradovuto al fatto che sapevano, se necessario, farne a meno e resisterealle ostilit degli Uomini ed alle avversit della natura, tanto dadestare meraviglia in coloro che non li conoscevano bene e che diloro vedevano soltanto i pancioni ed i visi ben pasciuti. Bench lentinel combattimento e non particolarmente dotati per lo sport, all'occorrenzasapevano ancora adoperare le armi, e persino nelle situazionipi disparate e senza scampo si comportavano valorosamente.Erano arcieri abilissimi, per via della vista straordinariamenteacuta e della fermezza della mano; e se un Hobbit raccoglievauna pietra, era bene correre subito al riparo; e gli animale chetentavano di assalirli lo apprendevano a proprie spese. Le caverne, che ritenevano fossero state le loro prime abitazioni,erano tuttora la dimora che preferivano, bench col passar del

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tempo si fossero dovuti trasferire altrove. All'epoca di Bilbo la legge

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voleva che soltanto i pi ricchi ed i pi poveri vi abitassero ancora.I poveri vivevano in tane estremamente primitive, dei veri epropri buchi con una sola finestra o addirittura senza, mentre lecaverne dei benestanti continuavano ad essere ampliate e decorate.Siccome quei lunghi tunnel, che chiamavano smial, non potevanoessere ricavati ovunque, nelle pianure e nelle conche, gli Hobbitsi trovarono costretti a costruire in superficie. Ora, persino sullecolline e negli antichi villaggi come Hobbiville o Tucboro, o nelcapoluogo della Contea, Pietraforata sui bianchi Poggi, sorgevanoedifici di legno, pietra o mattoni. Vi abitavano soprattutto mugnai,fabbri, cordai ed altri artigiani i quali gi al tempo delle cavernesolevano costruirsi laboratori e botteghe. Pare che i primi a creare fattorie e granai fossero gli abitanti dellePaludi lungo il Brandivino; gli Hobbit di quella regione, chiamataDecumano Est, erano grossi, avevano gambe corte e se piovevaportavano stivaletti. Si sapeva, comunque, che erano in gran partedi sangue sturoi, e lo dimostrava la barbetta che molti di loro sifacevano crescere. Infatti, nessun Pelopiede e nessun Paloide avevala minima traccia di barba. La gente delle Paludi, dopo aver occupatoper qualche tempo la Terra di Buck, contrada ad est del Fiume,si trasfer poi in gran parte a nord, nella Contea, conservandoper strane parole e nomi bizzarri, ignoti nel resto del paese. E' probabile che l'arte dell'edilizia, come molte altre arti, provenissedai Numenoreani. Ma erano stati gli Elfi ad insegnarlaagli Uomini, e gli Hobbit potrebbero averla appresa direttamente daloro. Gli Elfi di Alto Lignaggio non avevano infatti ancora abbandonatola Terra di Mezzo, e vivevano ad ovest nei Rifugi Oscuri edin altri luoghi non lontani dalla Contea. Si potevano ancora vedere,oltre i confini occidentali, tre torri di epoca immemorabile, costruitedagli Elfi. Luccicavano da lontano illuminate dai raggi della luna.La pi alta era anche la pi lontana, e si innalzava su di uncolle verdeggiante. Gli Hobbit del Decumano Ovest sostenevanoche si dovesse vedere il Mare dall'alto della torre, ma nessuno vi siera mai arrampicato. Erano infatti pochi quelli che avevano visto oattraversato il Mare, e pochissimi quelli ritornati per narrare leavventure vissute. I pi non sapevano nuotare, e fiumi e barchedestavano la loro diffidenza. Con l'andar del tempo parlarono sempremeno con gli Elfi, ed incominciarono a temerli e a sospettaredi coloro che li frequentavano. Si allontanarono il pi possibile dal-

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le colline occidentali e dal Mare, diventato per loro il simbolo dellapaura e della morte. A quell'arte dell'edilizia che avevano appreso dagli Elfi e dagliUomini, gli Hobbit diedero un carattere tutto particolare. Torri non

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ne volevano, e le loro case erano infatti tutte basse, lunghe e comode.Il tipo pi antico non era che un'imitazione degli smial, daitetti di paglia, di erba secca o di muschio, e dai muri leggermentecurvi. Da allora, comunque, avevano fatto molti progressi e perfezionatole costruzioni grazie agli stratagemmi insegnati loro dagliElfi o escogitati da loro stessi. L'unica particolarit dell'architetturahobbit tuttora esistente era la forma circolare delle finestre epersino delle porte. Case e caverne della Contea erano grandi ed abitate da famiglienumerose (Bilbo e Frodo Baggins erano pi unici che rari, essendoscapoli e grandi amici degli Elfi). Alcuni, come per esempio i Tucdei Grandi Smial ed i Brandibuck di Villa Brandy, vivevano con pigenerazioni di parenti in relativa pace nella vasta e ramificata dimoraavita. Tutti gli Hobbit avevano uno spiccato senso della famigliae tenevano molto alle parentele. Disegnavano lunghi ed intricatialberi genealogici dagli innumerevoli rami che, parlando diloro, importantissimo conoscere. Sarebbe impossibile stabilire inquesto libro anche solo un albero genealogico che comprenda unicamentei membri principali delle grandi famiglie di quell'epoca.Ve ne sono parecchi alla fine del Libro Rosso dei Confini Occidentali,ma costituiscono un piccolo volume a s, estremamente noiosoper chiunque, eccetto che per gli Hobbit che adoravano questo generedi cose. Si dilettavano a riempire meticolosamente libri interidi cose che gi sapevano, in termini chiari e senza contraddizioni.

2.

A proposito dell'erba-pipa

E' bene qui far cenno di un'altra originale abitudine degli Hobbit:solevano aspirare o inalare, con pipe di legno o di argilla, il fumoproveniente dalla combustione di certe foglie che chiamavanoerba-pipa o foglia-pipa e che probabilmente erano una variet diquella che noi chiamiamo Nicotiana. Un gran mistero avvolge leorigini di questo strano costume, o arte come la chiamano gliHobbit. Tutte le notizie che fu possibile procurarsi, le riun in unlibro Meriadoc Brandibuck (Signore della Terra di Buck), e data

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la parte importante che tanto lui quanto il tabacco del DecumanoSud occupano in questo libro, opportuno citare l'introduzione dellasua opera intitolata L'Erborista della Contea. E' questa un'arte, sostiene, che possiamo certo dire di averinventata noi. Quando gli Hobbit incominciarono a fumare nessuno

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lo sa; tutte le leggende e storie di famiglia ne parlano come di unaabitudine esistita da sempre. Da secoli le genti della Contea fumavanovari tipi di erbe, le une amare, le altre pi dolci. Un fatto sicuro che il primo a coltivare l'autentica erba-pipa nei suoi giardini, aitempi di Isengrim Secondo, verso l'anno 1070 secondo il Calendariodella Contea, fu Tobaldo Soffiatromba di Pianilungone. Le varietprodotte in quella regione, come la Foglia di Pianilungone, il VecchioTobia e la Stella del Sud, sono tuttora le pi pregiate. Il Vecchio Tobia non volle mai svelare, nemmeno in punto.di morte, dove scopr quella pianta. Sapeva tutto sulle erbe, ma nonera un gran viaggiatore. Pare che da giovane si recasse spesso aBrea, e certo non si allontan mai pi di tanto dalla Contea. E' dunquepossibile che sentisse parlare della pianta a Brea dove, oraperlomeno, cresce molto bene sulle falde delle colline. Gli Hobbitdi quella regione pretendono infatti di essere stati i primi a fumare;sostengono di aver fatto tutto prima o meglio della gente dellaContea, che chiamano "abitanti delle colonie"; e su questo puntocredo che abbiano probabilmente ragione. Fu certo da Brea chel'arte di fumare l'autentica erba-pipa si diffusa recentemente fra iNani, i Raminghi, gli Stregoni, i viaggiatori che attraversavano quellaregione e fra altre genti ancora. Il centro e nucleo di sviluppo diquest'arte fu cos l'antica osteria di Brea l Puledro Impennato, dipropriet della famiglia Cactacei da tempo immemorabile. Ci nonostante, dalle ricerche compiute da me personalmentedurante numerosi viaggi nel Sud, risulta che detta erba non originariadelle nostre parti; credo provenga invece dall'Ovesturia, eche fu poi da l portata dagli Uomini, attraverso il Mare. A Gondor abbondante, pi folta e profumata che non a nord, dove noncresce spontanea e per sopravvivere e fiorire ha bisogno di luoghicaldi e riparati come Pianilungone. Gli Uomini di Gondor lachiamano dolce galenas, e ne apprezzano solo la fragranza dei fiori.Forse, nei secoli tra la venuta di Elendil ed i giorni nostri, futrasportata verso nord lungo il Verdecammino. Persino i Numenoreaniriconoscono che gli Hobbit furono i primi a metterla in unapipa. Prima di noi nemmeno gli Stregoni vi avevano pensato, ben-

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ch uno di loto che conoscevo tanto tempo fa avesse appreso questanostra arte e la praticasse, come tutte le altre arti che conoscevo,alla perfezione.

L'Ordinamento della Contea

La Contea era divisa in quattro regioni delle quali abbiamo gi

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parlato: i Decumani Sud, Nord, Est ed Ovest: questi a loro voltaerano divisi in un certo numero di signorie che portavano ancora inomi delle antiche e potenti famiglie. Ma ai tempi della nostra storiaquesti nomi si trovavano anche fuori dalle rispettive signorie.Quasi tutti i Tuc vivevano ancora in Tuclandia, ma n i Baggins n iBoffin vivevano nelle loro antiche signorie. Fuori dei Decumani, vierano i Confini Occidentali e Orientali; la Terra di Buck ed i ConfiniOccidentali furono aggiunti alla Contea nell'anno 1462. La Contea non aveva in quel tempo un vero e proprio governo.Ogni famiglia si occupava dei suoi affari. I lavori agricoli necessariper produrre i generi alimentari ed i continui pasti occupavanointeramente le loro giornate. Negli altri settori non erano, inlinea di massima, avidi ed ingordi bens generosi e moderati, tantoche le dimensioni dei fondi, fattorie e botteghe rimanevano immutateper intere generazioni. Avevano conservato l'antica tradizione che voleva il re a Fornost,o Roccanorda, come preferivano chiamare quel villaggio a norddella Contea. Ma da quasi mille anni non vi erano pi re, e le rovinedi Roccanorda erano invase dall'erba. Ci nonostante gli Hobbitcontinuavano a dire, parlando di popoli selvaggi e di esseri crudeli(i Vagabondi, per esempio), che non avevano mai conosciuto ilre. Attribuivano infatti al re dei tempi antichi tutte le leggi fondamentali,e generalmente le osservavano di loro spontanea iniziativa,considerandole regole antiche e giuste. La famiglia Tuc fu certo per molto tempo la pi patente, poichil titolo e le mansioni del Conte (dopo essere toccati ai Vecchiobecco)erano passati a loro. Il primogenito portava dunque iltitolo di Conte; era il giudice supremo della Corte di Giustizia, presidentedell'Assemblea Nazionale e capo dell'esercito hobbit. Istituzioniche per esistevano solo in periodi di emergenza, ormai piunici che rari, per cui il Conteato non era altro che un'onorificenza.La famiglia Tuc godeva comunque di una stima e di unrispetto particolari, essendo numerosa ed immensamente ricca; inol-

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tre, generava rampolli forti e volitivi, dalle abitudini bizzarre e daltemperamento avventuroso e spericolato. Ora che i tempi erano cambiati,questo lato del carattere dei ricchi era mal visto, e tollerato anzichapprezzato. Gli Hobbit, tuttavia, conservarono l'abitudine dichiamare il capo famiglia il Tuc e di aggiungere al suo nome,se necessario, un numero: per esempio, Isengrim Secondo. L'unico vero e proprio ufficiale della Contea era il Sindaco diPietraforata, eletto ogni sette anni alla Fiera Gratuita sui bianchiPoggi, in occasione della grande festa Lithe di Mezza Estate. Il solocompito del Sindaco era di presiedere i frequenti banchetti festivi;

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senonch, essendo egli anche Ministro delle Poste e Primo Guardacontea,doveva occuparsi contemporaneamente dei Servizi di Messie della Guardia nazionale. Questi erano gli unici due servizi dellaContea, e i Messi erano i pi numerosi e di gran lunga i pi attivi.Pochi tra gli Hobbit erano i letterati, ma coloro che lo erano scrivevanospessissimo a tutti gli amici ed a una scelta cerchia di parentinon raggiungibili con una passeggiata pomeridiana. Guardacontea era il nome dato dagli Hobbit a quelli che pi rassomigliavanoai nostri poliziotti. Non portavano certo uniformi (neignoravano persino l'esistenza), ma solo una piuma sul berretto, e sioccupavano molto pi degli smarrimenti di animali che non dellasicurezza delle persone. Erano in tutto dodici, tre per ogni Decumano,addetti al Lavoro Interno. Un corpo armato pi importante, icui effettivi variavano secondo le necessit, era impiegato per sorvegliarele frontiere ed impedire a qualsiasi straniero, grande, piccoloo importante che fosse, di dare fastidio. All'epoca in cui comincia la nostra storia, il numero dei Confinieri,come venivano chiamati, era notevolmente aumentato. Vierano stati infatti molti rapporti e lagnanze su strani esseri ed ignotecreature che vagavano attorno alle frontiere e che talvolta le attraversavano.Era questo il primo segno che le cose non andavanocome dovevano e come in passato erano sempre andate, eccetto chenelle favole e leggende di tempi remoti. Eppure, quasi nessuno vipreste attenzione: nemmeno Bilbo si rese conto di ci che potevasignificare. Erano passati sessant'anni da quando era partito per ilsuo famoso viaggio, ed era considerato molto vecchio anche dagliHobbit, che spessissimo raggiungevano i cento anni. Conservavaancora gran parte dell'enorme fortuna che aveva portata con s alsuo ritorno. A quanto ammontasse non lo rivel mai a nessuno, nemmenoa Frodo, il suo nipote preferito. E non svel mai il segretodell'anello che aveva trovato.

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4.

A proposito della Scoperta dell'Anello

Il Libro Rosso racconta che un giorno si present alla porta diBilbo il grande Stregone, Gandalf il Grigio, accompagnato da trediciNani, tra i quali nientemeno che Thorin Scudodiquercia, discendentedi re, ed i suoi dodici compagni ci'esilio. Bench sbalordito eincredulo, Bilbo part con loro, in una mattina ci'aprile del 1341(Calendario della Contea) alla ricerca del gran tesoro appartenuto aiRe dei Nani. Si diceva che fosse stato seppellito sotto la Montagna,nella Valle a sud di Erebor. Il Drago di guardia al tesoro fu ucciso.

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La spedizione fu coronata da un brillante successo. Tuttavia, nonostantela Battaglia dei Cinque Eserciti, durante la quale Thorin emolti altri valorosi cavalieri persero la vita, l'impresa non avrebbeavuto molto rilievo nella storia, o meritato pi di un accenno neilunghi annali della Terza Era, se non si fosse verificato uno stranoincidente. Il gruppo diretto verso le Terre Selvagge fu assalito dagliOrchetti in un alto valico delle Montagne Nebbiose; durante lalotta Bilbo si smarri nelle profonde miniere nere degli Orchetti.Brancolando nel buio, pos una mano in terra, e gli capit di trovareun anello. Gli parve, allora, un semplice caso, e si mise l'anelloin tasca. Cercando una via ci'uscita, Bilbo giunse alla fine della galleria nelventre della montagna. In quel luogo viveva Gollum, lontano dallaluce del giorno, su un isolotto in mezzo a un gran lago ghiacciato.Era un piccolo essere ripugnante: adoperava i grandi piedi piatticome remi, per muovere una piccola barca, mentre con pallidi occhifosforescenti osservava i pesci ciechi che le sue lunghe dita afferravanoed infilavano, ancora vivi, in bocca. Mangiava ogni essere viventeche riusciva a catturare e strangolare, persino gli Orchetti.Possedeva un tesoro segreto venuto in suo possesso molti anniprima, quando viveva ancora alla luce: un anello ci'oro capace di,rendere invisibile colui che lo portava. Era l'unica cosa che amava,il suo talismano col quale parlava e discuteva anche quando nonl'aveva con s. Di solito lo teneva nascosto nel suo isolotto, al sicuroin un buco, fuorch quando cacciava o spiava gli Orchetti al lavoronella miniera. Gollum avrebbe certo subito attaccato Bilbo se avesse avuto cons l'anello al momento del loro incontro. Invece era l'Hobbit adavere un'arma, un coltello elfico che adoperava a mo' di spada.Per guadagnare tempo, il mostro lo sfid al gioco degli enigmi: se

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Bilbo non fosse riuscito a risolvere gli enigmi, egli l'avrebbe uccisoe divorato; nel caso contrario, sarebbe stato lui a fare qualcosa perBilbo: gli avrebbe mostrato, cio, la via ci'uscita dalla galleria. Bilbo, smarrito nel buio, senza speranza, incapace sia di avanzareche di tornare indietro, accett la sfida. Alla fine fu Bilbo avincere, pi per fortuna (sembra) che per intelligenza; infatti, nonsapendo pi che cosa chiedere, ed avendo inavvertitamente toccatol'anello raccolto nella galleria, domand: Che cosa ho in tasca?;Gollum, pur @avendo dato tre risposte, non riusc a trovare quellagiusta. I pareri dei Commentatori sono discordi, se considerare veramente,cio in base alle regole del gioco, l'ultima domanda di Bilbocome un vero e proprio enigma oppure come una semplice domanda;

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; ma tutti sono ci'accordo nel dire che Gollum, avendo accettatola sfida e tentato di risolvere l'ultime quesito, era irrevocabilmentetenuto a rispettate la promessa. Bilbo, colto dall'improvvisaidea che quella viscida creatura potasse essere falsa e bugiarda,preg vivamente Gollum di mantenere la parola, vincolo sacro chenessuno oserebbe mai rompere. Ma dopo anni di buio, il cuoredi Gollum era diventato nero e in lui covava la falsit: fuggi furtivamentesulla sua isoletta in mezzo alle scure acque, di cui Bilboignorava l'esistenza. L, pensava, era il suo talismano che l'avrebbeprotetto e confortato, ora che si sentiva furioso ed affamato. Ma l'anello era sparito; l'aveva perso, glielo avevano rubato.Mand un urlo che fece rizzare i capelli sulla testa di Bilbo, il qualenon aveva pero capito che cosa fosse successo. Un'idea balen improvvisamentenella mente di Gollum: Ecco che cosa aveva intasca!, grid, e si precipit per ammazzare l'Hobbit e riprendersiil suo tesoro. Nell'oscurit gli occhi di Gollum brillavano come unafiamma verde. Bilbo si accorse del pericolo giusto in tempo per fuggiresu per la galleria lontano dal lago: e di nuovo la sua buona stellalo salve. Mentre correva, mise una mano in tasca e l'anello gli siinfil dolcemente al dito. Gollum lo sorpass e si mise a guardiadell'uscita per impedire al ladro di scappare. Bilbo, seguendostancamente il mostro che imprecava e piagnucolava, indovin il segretodell'anello: aveva trovato lui il magico amuleto e con esso lil modo per sfuggire agli Orchetti e a Gollum. La speranza fu comeuna luce nell'oscurit. Infine arrivarono davanti ad un'apertura pressoch invisibile checonduceva alle uscite inferiori della miniera sul lato est della Mon-

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tagna. Gollum si mise all'agguato e Bilbo fu tentato di ucciderlocon la spada. Ma la piet glielo imped, ed egli non volle che l'anello,unica sua speranza di sopravvivenza, gli servisse per ammazzareuna creatura impaurita e in situazione di svantaggio. Raccogliendotutte le proprio forze, salt al di l di Gollum nel buio, e scappgi per il passaggio, inseguito dalle grida di odio e di disperazionedel suo nemico: Al ladro, al ladro! Baggins! Sia maledetto ineterno!.

Lo strano che la prima versione dei fatti data da Bilbo ai suoicompagni era molto diversa da questa. Egli infatti disse loro cheGollum gli aveva promesso un regalo se avesse vinto il gioco;quando poi era andato sull'isola a cercare l'anello, si era accorto cheil suo tesoro era sparito: un anello magico che gli era stato regalatomolto tempo prima per il suo compleanno. Bilbo si sarebbe reso contoallora che si trattava dell'anello trovato nel tunnel, ma non avrebbe

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detto niente e come premio, invece del gioiello, si sarebbe fattoindicare l'uscita. Questo ci che Bilbo scrisse nelle sue memorie,e sembra non aver mai pi, nemmeno dopo il Consiglio di Elrond,modificato il testo che cos riportato dall'edizione originale del LibroRosso e da molte copie e riassunti. Solo le copie pi tardive contengonoambedue le versioni, ispirate agli appunti di Frodo e diSamvise, i quali, malgrado fossero venuti a conoscenza della verit,si mostrarono sempre molto resta a cancellare e distruggere qualcosascritta di proprio pugno dal loro compatriotta. Chi fin dal principio non credette mai alla storia raccontata daBilbo, fu Gandalf, che continu ad essere molto incuriosito dallastoria dell'anello. Dopo innumerevoli interrogatori che dettero originea una certa tensione nei loro rapporti, Gandalf riusc finalmentead apprendere da Bilbo la verit. Lo stregone teneva molto a conoscerel'esatta versione dei fatti e considerava preoccupante e sospettoche il caro amico non gli avesse detto la verit sin dall'inizio,come aveva sempre fatto. L'idea del regalo non era comunqueuna semplice invenzione alla hobbit. Gliel'avevano suggerita,dichiar poi Bilbo, le parole borbottate da Gollum, cheriferendosi pi volte all'anello, lo aveva chiamato regalo di compleanno.Anche questo Gandalf lo trovava strano ed ambiguo, mala verit non gli fu rivelata che anni ed anni dopo, come vedremopi in l. Sulle ultime avventure di Bilbo non vi pi molto da dire.Grazie all'anello, riusc a varcare l'uscita della miniera ed a fuggire

Prologo 39

lontano dagli Orchetti, raggiungendo i compagni. Adoper l'anellomolte altre volte prima di rientrare a casa, specialmente per venirein aiuto agli amici, mantenendo tuttavia il segreto per quanto glifu possibile. Al suo ritorno ne parla unicamente a Gandalf e a Frodo;nessun altro nella Contea conosceva l'esistenza dell'anello, operlomeno cos egli credeva. Soltanto a Frodo mostr ci chestava scrivendo: il diario del suo viaggio. Al suo ritorno, Bilbo appese la spada Pungolo sul camino epreste ad un museo, e precisamente al Palazzo Mathom di Pietraforata,la meravigliosa armatura proveniente dal tesoro del Dragoe regalatagli dai Nani. Ma conserv in un cassetto di Casa Bagginsl'antica mantella con cappuccio che aveva portato durante ilviaggio, e in tasca, assicurato ad una catenella, il prezioso anelloche non lasciava mai. Ritorn a Casa Baggins il 22 giugno; aveva allora cinquantadueanni (C.C. 1342), e nella Contea non si verific alcun fattodegno di nota fino ai preparativi per festeggiare il suo centoundicesimocompleanno. E' qui che incomincia la nostra Storia.

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NOTA SULLA DOCUMENTAZIONE DELLA CONTEA

La parte sostenuta dagli Hobbit negli avvenimenti della TerzaEra che portarono all'annessione della Contea al Reame Unificato,dest in loro un crescente interesse per la propria storia; moltedelle loro tradizioni, tramandate fino allora per via orale, furono raccoltee trascritte. Le grandi famiglie si interessarono anche degliavvenimenti occorsi nelle altre parti del Reame e molti dei loromembri ne studiarono le antiche storie e leggende. Alla fine delprimo secolo della Quarta Era, vi erano gi nella Contea numerosebiblioteche ricche di libri storici e di preziosi documenti. Le collezioni pi belle e numerose si trovavano probabilmentea Sottotorri, ai Grandi Smial, ed a Villa Brandy. La nostra storia,che riguarda la fine della Terza Era, tratta per la maggior partedal Libro Rosso dei Confini Occidentali. Il nome di questa importantefonte di notizie sulla Guerra dell'Anello dovuto al fatto chefu a lungo conservata a Sottotorri dai Belpiccolo, Custodi dei ConfiniOccidentali, Era originariamente il diario privato di Bilbo, cheegli rec con s a Gran Burrone. Frodo, avendolo riportato nella

Vedi Appendice B: annali 1451, 1462, 1482; e Nota conclusiva dell'Appendice C.

40 Prologo

Contea assieme ad altri numerosi appunti, lo complet nel 1420-1421(C.C.) con la storia della Guerra. Egli vi annesse tre grossivolum