«..sì de la scheggia rotta usciva insieme parole e sangue..» (Inferno, Canto XIII - vv. 43-44)

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«..sì de la scheggia rotta usciva insieme parole e sangue..» (Inferno, Canto XIII - vv. 43-44)

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«..sì de la scheggia rotta usciva insieme parole e sangue..»

(Inferno, Canto XIII - vv. 43-44)

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I suicidi sono coloro che disprezzano la vita e se ne privano.

Per Dante la violenza contro se stessi è più grave della violenza contro

il prossimo.

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La selva dei suicidi, che Dante descrive nel canto XIII, si presenta come un luogo intricato, fitto di alberi e senza sentieri che la attraversino.

Tuttavia la vegetazione risulta bruna e scura, gli alberi hanno rami nodosi e privi di foglie e frutti e la terra è brulla.

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Inferno, Canto XIII, vv.4-6

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Dante nota come si sentano lamenti ovunque senza vedere nessuno, al che pensa che ci siano delle anime nascoste tra la boscaglia. Virgilio gli legge nel pensiero e lo invita a troncare un rametto da una pianta perché la sua idea venga confutata.

“li pensier c' hai si faran tutti monchi". Canto XIII,v.30”

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In questo modo Dante scopre che gli alberi che lo circondano non sono affatto delle piante comuni, bensi’ delle anime di peccatori tramutati in esse.

 ”Allor porsi la mano un poco avante, e colsi un ramicel da un gran pruno; e ’l tronco suo gridò: «Perché mi schiante?».

Inferno, Canto XIII, vv.31-34

Gustave Dorè, incisione

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La prova è data dal fatto che nel momento in cui Dante stacca il ramoscello dall’albero vicino, seguendo il consiglio di Virgilio, da esso inizia a sgorgare sangue

“sì de la scheggia rotta usciva insieme parole e sangue.”Inferno, Canto XIII, vv. 43-44

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In questo bosco Dante si trova davanti un nuovo tipo di mostri infernali: le arpie.

Questi mostri dal corpo dalle sembianze di uccello e la testa di donna, costruiscono il loro nido sugli alberi della selva e arrecano ad essi dolore.

“Ali hanno late, e colli e visi umani, piè con artigli, e pennuto ’l gran ventre; fanno lamenti in su li alberi strani.”

Inferno , canto XIII ,vv. 13-15

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I suicidi sono trasformati I suicidi sono trasformati in piante in quanto essi in piante in quanto essi hanno rifiutato la loro hanno rifiutato la loro condizione umana condizione umana uccidendosi: perciò non uccidendosi: perciò non sono degni di avere il sono degni di avere il loro corpo. La questione loro corpo. La questione del sangue e delle ferite del sangue e delle ferite è un accrescimento della è un accrescimento della pena e va intesa come il pena e va intesa come il fatto che essi, che fatto che essi, che versarono il proprio versarono il proprio sangue, ora lo vedono sangue, ora lo vedono versato per mano altrui.versato per mano altrui.

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La storia di Pier delle Vigne, personaggio che Dante incontra tra i suicidi, è una di quelle più drammatiche fra quelle raccontate nella ”Commedia”.Dante stesso rimane a tal punto impietosito di questo dannato che non riesce a porgli domande. Pier delle Vigne era un consigliere di Federico II Re di Sicilia.

Il sovrano si fidava di lui sin quando …

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… … inizia ad avere dubbi su questo inizia ad avere dubbi su questo personaggio, forse a causa di un personaggio, forse a causa di un complotto contro il povero consigliere.complotto contro il povero consigliere.

Ad ogni modo dopo un anno di servizio, Ad ogni modo dopo un anno di servizio, Pier delle Vigne viene catturato, Pier delle Vigne viene catturato, incarcerato, e accecato con un ferro incarcerato, e accecato con un ferro rovente.rovente.

Si suiciderà nella sua cella fracassandosi Si suiciderà nella sua cella fracassandosi la testa contro il muro.la testa contro il muro.

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Il discorso di Pier delle Vigne è interrotto dall’apparizione delle ombre di due scialacquatori e, dietro loro, di una muta di nere cagne fameliche. Mentre uno di questi due dannati riesce a sottrarsi alla caccia, l’altro, esausto, cerca riparo in un cespuglio, ma le cagne, non tardano a scoprirlo e lo sbranano ferocemente.

“Di rietro a loro era la selva piena di nere cagne, bramose e correnti come veltri c’uscisser di catena.” (Inferno ,canto XIII, vv. 124-126)

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La loro violenza non risparmia neppure il cespuglio, dal quale una voce si leva a protestare contro tanto scempio. Quella che adesso parla è l’anima di un suicida fiorentino: prega i due pellegrini di raccogliere ai piedi del suo corpo vegetale le fronde di cui è stato mutilato e lamenta le sventure abbattutesi sulla sua città.

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Gustave Dorè

Gustav Dorè

William Blake

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Intressalvi Martina

Gallo Francesca

Bia Christian

Cosca Stefano

Classe 3^V a. s. 2009/2010