VERSO IL GIUBILEO DELLA RIFORMA LUTERANA (1517–2017) · Riforma protestante anche a insaputa...

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ECUMENISMO Eco dei Barnabiti 4/2014 11 O gni anno, il 31 ottobre, molte Chiese membri della Fede- razione Luterana Mondiale (FLM) ricordano e celebrano con gra- titudine a Dio la Festa della Rifor- ma”. Famoso è il corale Ein’ feste Burg ist unser Gott (Una forte rocca è il nostro Dio), scritto da Lutero – pa- role e musica – nel 1529, divenuto poi il simbolo musicale della Rifor- ma, armonizzato anche da illustri compositori come J.S. Bach e F. Men- delsshon e tuttora cantato nelle chie- se nel giorno della festa. Si ritiene infatti, secondo una dibat- tuta tradizione, peraltro priva di testi- monianze sicure in merito, che il 31 ottobre 1517, verso mezzogiorno, l’inquieto monaco agostiniano Martin Lutero (1483-1546) affisse alla porta della chiesa di Ognissanti del castello di Wittenberg le celebri 95 Tesi sulle indulgenze, da allora spesso conside- rate come il Manifesto della Riforma, cioè della riforma da lui proposta, quasi un documento rivoluzionario assunto abitualmente come atto uffi- ciale di nascita della Riforma prote- stante. Ma non è così. Tutto ciò richie- de una equilibrata rivisitazione stori- ca, una adeguata interpretazione e un puntuale chiarimento circa il modo retto di intendere le Tesi e la Riforma. Andando verso la cele- brazione del quinto cen- tenario di quell’evento che avrà luogo nel 2017, non mancheranno occa- sioni per farlo “nel modo più giusto, ponendo al centro il Vangelo di Gesù Cristo”, come ha tenuto a evidenziare dalle prime righe il documento bila- terale, risultato del dialo- go teologico in atto da 50 anni, pubblicato nel 2013 dalla Commissione luterano-cattolica roma- na sull’unità proprio in vista della commemora- zione comune della Ri- forma: Dal conflitto alla comunione (cfr. in sup- plemento a Il Regno-Documenti 58/2013/11, 353-384). Il titolo è già molto significativo. Si tratta di un ric- co documento che merita una lettura attenta e uno studio serio, al fine di purificare la memoria storica e di evi- denziare la dimensione ecumenica della Riforma. Offre infatti una provvi- denziale occasione per verificare, pre- cisare, approfondire e incoraggiare l’attuale cammino ecumenico dei cri- stiani luterani e cattolici, favorendo un fraterno e franco dialogo che implica rispetto e collaborazione nella ricerca della verità. Papa Francesco ha invi- VERSO IL GIUBILEO DELLA RIFORMA LUTERANA (1517–2017) Una sfida e un appello ecumenico sulla comune fedeltà al Vangelo Papa Francesco ha invitato a non cedere alla rassegnazione e all’indifferenza davanti alla divisione tra i cristiani, ma a “credere fermamente che si può e si deve andare nella direzione della riconciliazione e della piena comunione”, facendo leva su ciò che già unisce. «Le difficoltà non mancano e non mancheranno – ha affermato Francesco – richiederanno ancora pazienza, dialogo, comprensione reciproca, ma non ci spaventiamo!». Lutero, ritratto, opera di Lucas Cranach testo musicale dell’Ein feste Burg ist unser Gott

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Eco dei Barnabiti 4/2014 11

Ogni anno, il 31 ottobre, molteChiese membri della Fede -razione Luterana Mondiale

(FLM) ricordano e celebrano con gra-titudine a Dio la “Festa della Rifor-ma”. Famoso è il corale Ein’ festeBurg ist unser Gott (Una forte rocca èil nostro Dio), scritto da Lutero – pa-role e musica – nel 1529, divenutopoi il simbolo musicale della Rifor-ma, armonizzato anche da illustricompositori come J.S. Bach e F. Men-delsshon e tuttora cantato nelle chie-se nel giorno della festa.

Si ritiene infatti, secondo una dibat-tuta tradizione, peraltro priva di testi-monianze sicure in merito, che il31 ottobre 1517, verso mezzogiorno,l’inquieto monaco agostiniano Martin

Lutero (1483-1546) affisse alla portadella chiesa di Ognissanti del castellodi Wittenberg le celebri 95 Tesi sulleindulgenze, da allora spesso conside-rate come il Manifesto della Riforma,cioè della riforma da lui proposta,quasi un documento rivoluzionarioassunto abitualmente come atto uffi-ciale di nascita della Riforma prote-stante. Ma non è così. Tutto ciò richie-de una equilibrata rivisitazione stori-ca, una adeguata interpretazione e unpuntuale chiarimento circa il modoretto di intendere le Tesi e la Riforma.

Andando verso la cele-brazione del quinto cen-tenario di quell’eventoche avrà luogo nel 2017,non mancheranno occa-sioni per farlo “nel modopiù giusto, ponendo alcentro il Vangelo di GesùCristo”, come ha tenutoa evidenziare dalle primerighe il documento bila-terale, risultato del dialo-go teologico in atto da50 anni, pubblicato nel2013 dalla Commissioneluterano-cattolica roma-na sull’unità proprio invista della commemora-zione comune della Ri-forma: Dal conflitto allacomunione (cfr. in sup-

plemento a Il Regno-Documenti58/2013/11, 353-384). Il titolo è giàmolto significativo. Si tratta di un ric-co documento che merita una letturaattenta e uno studio serio, al fine di

purificare la memoria storica e di evi-denziare la dimensione ecumenicadella Riforma. Offre infatti una provvi-denziale occasione per verificare, pre-cisare, approfondire e incoraggiarel’attuale cammino ecumenico dei cri-stiani luterani e cattolici, favorendo unfraterno e franco dialogo che implicarispetto e collaborazione nella ricercadella verità. Papa Francesco ha invi -

VERSO IL GIUBILEO DELLA RIFORMALUTERANA (1517–2017)Una sfida e un appello ecumenico sulla comune fedeltà al Vangelo

Papa Francesco ha invitato a non cedere alla rassegnazione e all’indifferenza davanti alladivisione tra i cristiani, ma a “credere fermamente che si può e si deve andare nella direzionedella riconciliazione e della piena comunione”, facendo leva su ciò che già unisce. «Le difficoltànon mancano e non mancheranno – ha affermato Francesco – richiederanno ancora pazienza,dialogo, comprensione reciproca, ma non ci spaventiamo!».

Lutero, ritratto, opera di LucasCranach

testo musicale dell’Ein feste Burg ist unser Gott

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tato a non cedere alla rasse-gnazione e all’indifferenza da-vanti alla divisione tra i cristia-ni, ma a “credere fermamenteche si può e si deve andarenella direzione della riconci-liazione e della piena comu-nione”, facendo leva su ciòche già unisce (cfr. Udienzagen. 8 ottobre 2014).

95 tesiper capire e spiegare

Lo scopo delle 95 Tesi lute-rane, redatte in latino e per-tanto non destinate al popolo,non era quello di sfidare laChiesa o di provocare ribellio-ni, come generalmente si èpensato. Il monaco Martin Lu-tero, uomo di pensiero e distudio, non ancora quindi pro-testante secondo il modo abi-tuale di identificarlo, nel 1517non intendeva affatto dare in-segnamenti o presentarsi co-me profeta e giudice dellaChiesa cattolica, né voleva laseparazione della Chiesa, masolo proporre una serie di tesio schedulae per la discussione acca-demica tra persone dotte, «per amo-re e desiderio di elucidare la verità»(Amore et studio elucidandae verita-tis), come spiccava al loro inizio. Ilproblema scottante da chiarire e ri-solvere era uno solo: la questioneaperta dell’acquisto delle indulgen-ze. Questa prassi ultrasecolare dellaChiesa cattolica si radica nella teolo-gia del tesoro spirituale della Chiesae implica una valorizzazione dellebuone opere. Circa il senso e l’usocorretto delle indulgenze rimanepuntuale riferimento la CostituzioneApostolica Indulgentiarum doctrinadi Paolo VI (1967), come pure il Ca-techismo della Chiesa cattolica (1992)alla voce (nn.1471-1479). L’intenzio-ne di Lutero era di cogliere l’occasio-ne del momento dottrinalmente piut-tosto confuso per un chiarimento erivendicare la libertà di una predica-zione evangelica, con riferimentounico al testo della Bibbia che, non èmai da dimenticare, lui stesso tradur-rà integralmente in dialetto sassone,dando così origine al tedesco moder-no. In Lutero non c’era volontà discisma, né intendeva fondare unanuova Chiesa. Lo animava soltanto

un grande desiderio di riforma. Allaconclusione del Trattato delle indul-genze aveva dichiarato: “Bisogna ac-curatamente evitare che le indulgen-ze, cioè le azioni riparatrici, diventi-no causa di sicurezza, di pigrizia e ditrascuratezza della grazia internaDobbiamo invece essere vigilanti nelcurare completamente l’infezionedella nostra natura ed essere deside-rosi di andare a Dio... Dobbiamocontinuamente ricercare la graziaguaritrice di Dio ”.

la scintilla provocatoria

Nel 1515 il Papa Leone X avevarinnovato per la durata di otto annil’indulgenza concessa da Giulio IIper la costruzione della nuova basili-ca di S. Pietro. Nella Germania delNord la predicazione di quella indul-genza era stata affidata al nuovo ve-scovo di Magonza, Alberto di Bran-deburgo, principe elettore, che nel1514, per ottenere da Roma il cumu-lo di più cariche ecclesiastiche, pal-lio, si era indebitato con i potentibanchieri Függer. A predicare l’indul-genza era stato chiamato il frate do-menicano Johan Tetzel, scortato da

un agente interessato dei Füg-ger. Il popolo assai ignorantevedeva erroneamente nell’in-dulgenza il sinonimo di remis-sione totale della colpa e dellapena, e nell’offerta in denaroil segno di una vera e propriavendita-acquisto, con tanto diattestata certificazione. In Sas-sonia, nonostante il veto delsuo principe Federico il Sag-gio, anche a Wittenberg si par-lava molto di indulgenze. Nellachiesa del castello, si contavala presenza di 5005 reliquie,grazie all’appassionata raccol-ta del principe, garanti di127.799 anni di indulgenzaper il pio pellegrino visitatoreche poteva ottenere con lucro,ma non a favore della costru-zione della grande basilica ro-mana. In tale contesto la pre-dicazione dello Tetzel risultavagrottesca. Lutero, constatandoil dilagare dei gravi danni pro-dotti da questa etica a buonmercato sollecitata dalle buo-ne opere, era già intervenutoin precedenza con sermonipubblici chiarificatori a pro-

posito dell’indulgenza papale e sullagrazia, ma alla vigilia della solennitàliturgica di Tutti i Santi, il 31 ottobredel 1517 ha compiuto il passo deci-sivo di convocare a una disputa, se-condo l’uso del tempo. L’ora delle 95tesi era scoccata. Affisse o meno allaporta della chiesa di Wittenberg, cheera anche la chiesa dell’Università,esse furono divulgate. Ma in realtà, èbene precisare, non sono state le Tesisulle indulgenze a dare inizio alla Ri-forma. L’inizio va cercato nella nuo-va teologia di Wittenberg, già formu-lata prima e nella pubblica agitazioneche essa stava ancora provocando.La lotta per le Tesi sulle indulgenzel’ha resa universale. La scelta delladata del 31 ottobre 1517 è concor-data come richiamo emblematico.

uno straordinarioe imprevisto successo

È subito da notare tra l’altro che al-cune tesi sono molto più vicine allafede e alla pietà della Chiesa cattoli-ca medievale che alla pietà e allasensibilità protestante. Basterebbe, aconferma, rileggere il testo della pri-ma tesi: «Il Signore e maestro nostro

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frontespizio del Trattato di Lutero contro leIndulgenze

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Gesù Cristo, dicendo: “Fate peniten-za”, volle che tutta la vita dei fedelifosse una penitenza». Al dire del Pa-store Paolo Ricca, «La Chiesa natadalla Riforma non era una Chiesa ri-belle, ma una Chiesa penitente, cheaveva ritrovato in Dio, e in lui solo, ilprincipio, la fine e il centro della suaesistenza». La conversione, cioè lavera penitenza, è infatti necessaria atutti, sempre, perché siamo tutti pel-legrini e mendicanti. Per comprende-re meglio lo spessore di quelle Tesinel loro complesso, esse vanno letteanche alla luce dei successivi nume-rosi interventi di Lutero. All’inizio,come si è detto, non affiorava alcunaintenzione rivoluzionaria contro Ro-ma e tanto meno di avviare un movi-mento di fermento sovversivo. A pro-posito della imprevista divulgazionedelle Tesi, il 1° settembre 1518 scri-verà al p. Johan von Staupitz, VicarioGenerale del suo Ordine degli Eremi-tani di Sant’Agostno: «Non era miaintenzione, né mio desiderio che fos-sero divulgate… Ma ora sono stam-pate e diffuse tanto al di là della miasperanza, che sono dispiacen-te di questo mio prodotto,non perché non desideri chela verità sia conosciuta dal po-polo, perché anzi cercavo sol-tanto quello, ma perché quelmodo non è adatto per istruireil popolo. Vi sono infatti alcu-ne cose che sono dubbie a mestesso e che avrei espresse inmodo molto diverso e più pre-ciso, o avrei omesso se avessisperato una tale divulgazione».

esigenza di riforma

Come si può osservare, taliaffermazioni presentano unLutero ben diverso dal comunesentire, ma piuttosto rammari-cato e non polemico, letteral-mente sorpreso dal successodel suo scritto, certamente ca-rico di speranza e di nuovaenergia, che venne subito tra-dotto in tedesco e largamentediffuso. Merita attenzione ilfatto che l’esigenza di unaprofonda riforma della Chiesaera sentita e desiderata già datempo a tutti i livelli della co-munità ecclesiale, e non solotedesca, esigenza peraltro ra-dicata nel contesto critico del-

la complessa società europea agliinizi del XVI secolo. Ecco perché laforza propositiva della Riforma che siè diffusa rapidamente in tutta l’Euro-pa, non può essere ridotta alla vicen-da personale o alla crisi religiosa delsingolare frate agostiniano o a un fe-nomeno limitato alla società tedesca.L’esigenza o sete di una riforma eragenerale, era nell’aria.

Al poco più che trentenne MartinLutero si uniscono in breve tempo al-tri giovani entusiasti come FilippoMelantone di appena 21 anni e Mar-tin Bucero di 26. È così che nasce laRiforma protestante anche a insaputadegli stessi protagonisti, Riforma cheramificherà e porterà i suoi frutti,purtroppo fino alla grave separazio-ne! A ben vedere, al centro delle Tesista la sostanza teologica del messag-gio luterano: la scoperta del valoreassoluto della Sacra Scrittura e delVangelo in particolare. Lutero teme-va che le indulgenze prendessero ilposto del Vangelo e fosse messo atacere. Commentando la Lettera diPaolo ai Romani nelle lezioni tenute

a Wittenberg (1515-1516) alla vigiliadell’avvenimento decisivo del 1517,Luterò dirà: «L’essenziale di questaepistola è di distruggere, sradicare edisperdere ogni sapienza e giustiziadella carne… Dio infatti ci vuole sal-vare non attraverso la nostra giusti-zia, ma attraverso la giustizia e la sa-pienza esterne a noi, dal di fuori, chenon sorgono dalla nostra terra, mache vengono dal cielo. Pertanto è ne-cessario apprendere una giustizia deltutto esterna e a noi estranea... cheproviene a noi da Cristo». In La liber-tà del cristiano (1520) terrà a rimar-care, a proposito della predicazionedelle indulgenze, che «nessuna buo-na opera aderisce alla parola di Diocosì come vi aderisce la fede; nessu-na buona opera può essere nell’ani-ma; nell’anima infatti regnano soltan-to la parola e la fede... Buone e giu-ste opere non rendono mai un uomobuono e giusto, ma un uomo buonoe giusto fa buone e giuste opere…Pertanto noi rifiutiamo le opere buo-ne, non per se stesse, ma per quel-l’errato corollario e quella idea falsa e

distorta, la quale fa sì che leopere appaiano buone senzaesserlo veramente, ingannan-do così sé e gli altri».

Il Commento alla lettera diPaolo ai Romani è un docu-mento storico che ci permettedi conoscere l’animo di Luteroe l’origine vera della Riforma.Mi permetto in tale ambito diaprire una breve parentesi bar-nabitica semplicemente perricordare che Antonio MariaZaccaria (1502-1539), Santodella riforma, era contempora-neo a quei fermenti, a queifatti e ai successivi.

la prassi delle indulgenze

Ma a proposito delle indul-genze è opportuno fare unaprecisazione. La teologia cat-tolica che tuttora ne proponela prassi e che la Chiesa di-spensa e applica in virtù dellapropria autorità come tesorodelle soddisfazioni di Cristo edei Santi, come recita il cano-ne 992 del Codice di Dirittocanonico (1983), ha cura disottolineare la necessità dellapenitenza e della contrizionea motivo dei peccati commes-

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Bibbia di Lutero con apparato note autografe

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si. Inoltre l’acquisto delle indulgenzesignifica solo remissione, parziale ototale, della pena, non certo remis-sione della colpa, come invece in-tendeva e forse intende ancora il po-polo ignorante. È proprio a motivo diquest’ultima interpretazione e confu-sione che Lutero si era sentito solle-citato a intervenire nella richiesta deldibattito accennato. La teologia dellaRiforma attualmente ritiene estraneala dottrina delle indulgenze, ritienefuorviante l’idea del merito e affermache solo Dio, in seguito alla confes-sione sincera e al pentimento delpeccatore, nella sua misericordia ri-mette insieme colpa e pena, e redime.

Allora la preoccupazione di Romaera che lo sviluppo delle idee espres-se da Lutero potessero arrivare a mi-nare la dottrina della Chiesa e l’auto-rità del Papa. La sua teologia avrà in-fatti un notevole incremento e diconseguenza seguiranno convoca-zioni, dispute, processi e interrogato-ri, con l’esplicito invito a ritrattare, fi-no al tentativo di arresto e di trasferi-mento a Roma. Ma Lutero non solonon ritratterà, ma radicalizzerà la suateologia perché convinto che ciò

che pensava, insegnavae scriveva non era incontrasto con il magiste-ro della Chiesa romana.Il 15 giugno 1520 LeoneX condannerà 41 propo-sizioni tratte da varie suepubblicazioni e il 3 gen-naio 1521 lo scomuniche-rà. Il conflitto sulle in-dulgenze si era sviluppa-to ed era diventato unconflitto sull’autorità. Lu-tero non vedeva un fon-damento biblico nelledichiarazioni di Roma ele vedeva in contraddi-zione. Celebri sono leparole del suo netto ri-fiuto alla ritrattazione:“Se non sarò convintomediante testimonianzedelle Scritture e chiareragioni – poiché non cre-do né al papa né ai con-cili da soli, poiché è evi-dente che spesso hannoerrato e si sono contrad-detti – io resto convintodei passi delle Scrittureda me citati e la miacoscienza è prigioniera

delle parole di Dio. Perciò non possoné voglio ritrattare, poiché non è si-curo né giusto agire contro coscien-za. Che Dio mi aiuti. Amen”. Va rico-nosciuto che Lutero aveva riscopertociò che era carente nella Chiesa delsuo tempo: non la ricchezza, la po-tenza, la dottrina, il successo, mal’amore del Vangelo a vantaggio deifratelli che per nessuna ragione do-vevano essere ingannati, ma piut -tosto essere guidati soltanto a Cristo.

orientamentidella FLM per il 2017

Nel contesto della “Decade in ono-re di Lutero”, organizzata in Germa-nia in previsione della grande com-memorazione del V° centenario dellapubblicazione delle 95 Tesi, il Rev.Martin Junge, Segretario generaledella FLM, per la celebrazione del-l’annuale Festa della Riforma del2012 ma con lo sguardo già rivoltoall’evento del 2017, ha inviato alleChiese membri uno stimolante mes-saggio, non solo per informare circale fasi della preparazione in atto, maanche per invitare a prendere in at-

tenta considerazione tre orientamen-ti proposti dalla FLM nella program-mazione degli impegni da assumerenei rispettivi ambiti ecclesiali. Oltreal citato documento ecumenico Dalconflitto alla comunione, relativo allaCommemorazione comune della Ri-forma, penso che i punti salienti diquesto messaggio possano stimolareanche la nostra riflessione e suggerirequalche iniziativa realistica a favoredi un maggiore impegno ecumeniconella Chiesa cattolica, nella famigliazaccariana in particolare, giacchésiamo pure noi, come Chierici Rego-lari detti barnabiti, Angeliche e Laicidi S. Paolo, figli del tempo della Ri-forma luterana, ma con i debiti chia-rimenti in merito, perché figli di ungiovane e grande Santo della riformache in S. Paolo, apostolo dell’unità,ci ha indicato una guida sicura perandare direttamente a Cristo e rifor-mare la nostra vita nella Chiesa, met-tendoci in guardia dalla tiepidezza edalla infedeltà: «Poiché noi abbiamoscelto per Padre e Guida un tantoApostolo e ci gloriamo di essere isuoi seguaci, sforziamoci di osserva-re in noi la sua dottrina e i suoiesempi. Non sarebbe convenienteche nelle schiere di tanto Duce, visiano soldati vili o disertori, né chesiano degeneri i figli di un Padre cosìglorioso» (cfr. S. Antonio M. Zacca-ria, Sermone VII del 4 ottobre 1534).

il testo delle tre proposte

«La prima proposta offerta dalla FLMinvita a commemorare la Riforma indimensione internazionale, con unrichiamo anche alla verifica della re-altà locale. La Riforma luterana hauna cittadinanza globale, si è diffusain tutto il mondo, si è radicata neicontesti più diversi e in regioni moltoremote per testimoniare il Vangelo diGesù Cristo. Così, la Riforma è diven-tata sia cittadina del mondo, sia citta-dina in questo mondo, in una grandevarietà di culture, sviluppando trami-te la riflessione e la prassi il suo mo-do proprio di essere Chiesa. Qualesplendida opportunità ci è offerta peravvicinarci a livello di comunioneglobale all’anniversario della Rifor-ma luterana e capirla nella sua di-mensione globale e policentrica! Ladomanda quindi deve essere non so-lo su ciò che è emerso dai suoi cen-tri-riferimenti storici e si è diffuso nel

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Wittenberg, chiesa del castello, intaglio di L. Cranach

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mondo, ma anche su ciò che ritornada tale mondiale diffusione e comesono organizzati i dialoghi che porta-no alla recezione dei diversi doni inuno spirito di reciprocità.Perché questo accada, avremo bi-

sogno di conoscere bene la storia ditutte le Chiese membri della FLM.Quali sono i nomi, i luoghi, gli eventiche ricordate relativi alla storia dellavostre Chiese nei vostri contesti? Ecome le vostre Chiese vivono con-cretamente l’essere una Chiesa chelegge e testimonia il Vangelo di GesùCristo nelle prospettive sviluppatedalla Riforma?La seconda proposta della FLM in-

vita a commemorare la Riforma in di-mensione ecumenica. L’anniversariodella Riforma deve essere vissuto inuno spirito di responsabilità ecume-nica. In molti contesti le Chiese dellediverse Confessioni hanno unito i lo-ro sforzi al fine di servire il prossimonelle diverse necessità come adesempio nella difesa dei diritti umanidelle persone alle quali sono negati enella difesa della loro dignità. La fidu-cia reciproca che si è sviluppata traloro nella collaborazione è un fruttoprezioso che deve essere raccolto ericonosciuto nella ricorrenza della Ri-forma. Ma mi permetto di citare an-che due esempi concreti come risul-tati dei dialoghi ecumenici. La Di-chiarazione congiunta sulla dottrinadella Giustificazione, firmata dallaChiesa cattolica romana e dalla Fede-razione Luterana Mondiale nel 1999,non solo manifestava un importanteconsenso differenziato su questa dot-trina, ma ha anche sottolineato chenon vi è alcun motivo per reiterarele condanne reciproche, pronunciatenel secolo XVI. Quella Dichiarazioneci ha portato oltre questo punto. Nel2017 l’anniversario della Riforma sa-rà una grande opportunità per riaffer-mare ed esprimere tutto ciò. L’altroesempio riguarda la Chiesa mennoni-ta. L’Assemblea della FLM l’ha accol-ta nel 2010 e ha chiesto scusa per lapersecuzione degli Anabattisti e perle interpretazioni errate del loro inse-gnamento, sino ad oggi. Alcune diffe-renze teologiche restano ancora. Mavi era la necessità per le Chiese dellaFLM di prendere le distanze da quel-le dimensioni della storia della Rifor-ma che non sono affatto giustificabili,quali la violenza, la persecuzione e lacaricatura. Inoltre, il profondo impe-

gno ecumenico della FLM non è for-se l’espressione del dolore attuale perla lacerazione del corpo di Cristo el’incarnazione della sua fervente pre-ghiera per l’unità?Voglio invitarvi a mettervi in rela-

zione con i vostri partner ecumenicie avviare conversazioni, se non sonogià state fatte, per avere informazionisu una loro possibile partecipazionee per poterci avvicinare insieme al-l’anniversario della Riforma con vivasensibilità ecumenica. Vi invito inoltrea rivisitare con autocritica la storiadella vostra Chiesa, in modo che l’at-teso anniversario della Riforma possadiventare anche un momento libera-torio per guarire i ricordi dolorosi delpassato.La terza proposta della FLM invita

tutti a spostare l’attenzione dal pas-sato al presente e al futuro. In effettila storia della Riforma luterana è lun-ga e ricca. Ma l’anniversario che siavvicina invita tutti noi non solo a ri-flettere sulla storia, ma anche a di-scernere il presente e il futuro e il mo-do in cui Dio chiama nuovamente leChiese alla comune testimonianza nelmondo attuale. La tua Chiesa non èsolo una Chiesa della Riforma, ma an-che una Chiesa in un continuo pro-cesso di riforma e di rinnovamento.La Riforma luterana nel XVI secolo era

l’espressione di un rinnovamento chein effetti aveva avuto inizio già primadi quella storica data e che continuaad avvenire, anche in questo nostrotempo. Con tale preparazione, il 500°anniversario si svolgerà di certo contutte le sue potenzialità.Voglio anche invitarvi al discerni-

mento sulla chiamata di Dio allamissione nel contesto in cui si trova avivere la vostra Chiesa, in modo chepossa continuare a offrire la propriatestimonianza a favore di un mondogiusto, pacifico e riconciliato».

celebrazione della Riforma,non della separazione

Avviandomi a concludere questoprimo approccio alla celebrazionedel quinto centenario della Riforma,voglio citare innanzitutto un passoappropriato di un Sermone su Ap2,1-7 tenuto il 25 ottobre 1936, nelclima della Festa della Riforma, dalpastore martire della Chiesa confes-sante Dietrich Bonhoeffer (+1945),da me sempre studiato con vivo inte-resse e commossa ammirazione, chepuò aiutare luterani e cattolici a ri-meditare insieme sull’esigenza fon-damentale e sempre attuale postadalla Riforma: “Ricorda il primoamore, ripensa agli inizi, piuttosto al-

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tomba di Lutero sotto il pulpito, nella chiesa del castello di Wittenberg

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l’inizio che è Gesù Cristo stesso: ri-cordati da chi hai ottenuto favori!Questa è la ragione di tutta la Rifor-ma, non la glorificazione delle per-sone e della storia passata, non slo-gan luterani, ma grati di ascoltare lachiamata di Dio a conversione. Noinon intendiamo celebrare alcuna Ri-forma, ma mantenere la Riforma. Lavia alla conversione e alla speranzapassa per l’orecchio. L’ascolto èquello che fa. La parola vale solo peril pentimento e la speranza. Questo èstato l’annuncio della Riforma. «Chiha orecchi ascolti ciò che lo Spiritodice alle Chiese’ (Ap 2,7)».

Nel documento di studio Dal con-flitto alla comunione si evi-denzia che sia i Cattolici, conpapa Adriano VI nel 1522 econ Giovanni Paolo II nel2000, sia i Luterani nella XIAssemblea della FLM, a Stoc-carda nel 2010, hanno confes-sato i propri peccati control’unità (nn. 234-237), ed è perquesto motivo che la previstacommemorazione della Rifor-ma non potrà essere unafesta. Sì, perché «cattolici e lu-terani si rendono conto che lo-ro e le comunità nelle quali vi-vono la loro fede appartengo-no allo stesso corpo di Cristo.In essi sta germogliando laconsapevolezza che il conflit-to del XVI secolo è finito. Leragioni per condannare reci-procamente la fede gli unidegli altri sono tramontate»(n. 238). Pertanto si ricorderan-no insieme gli eventi della Ri-forma non per festeggiare ladivisione della Chiesa d’Occi-dente – il che corrispondereb-be a celebrare pubblicamenteuno scandalo e una contraddizione –,ma per tendere insieme, nonostantela separazione, verso la piena uni-versalità della Chiesa, riconoscendociò che si ha in comune e unisce eciò che divide “Il primo aspetto èmotivo di gratitudine e gioia; il se-condo è motivo di sofferenza e ram-marico. Nessuno che sia teologica-mente responsabile potrebbe cele-brare la separazione reciproca tracristiani” (nn. 223-224). Francescoha affermato che «Cattolici e luteranipossono chiedere perdono per il ma-le arrecato gli uni agli altri e per lecolpe commesse davanti a Dio, e in-

sieme gioire per la nostalgia del-l’unità che il Signore ha risvegliatonei nostri cuori e che ci fa guardareavanti con uno sguardo di speranza»(Udienza alla FLM, 21 ottobre 2013).

Bonhoeffer nella sua Etica (1940)affermerà che «con la Riforma si rup-pe l’unità della fede. E ciò non per-ché Lutero l’avesse voluto. Al contra-rio, la cosa che gli stava a cuore eraproprio la vera unità della Chiesa.Sotto la forza della parola della Bib-bia egli riconobbe però che tale unitàpuò consistere solo in Gesù Cristo vi-vente nella parola e nel sacramentodella Chiesa e non in un potere poli-tico. In questo modo mandò in fran-

tumi la struttura della Chiesa fondatasulla tradizione romana. Solo un pa-pa che si assoggettasse senza riservealla parola biblica poteva essere ilpastore della cristianità unita».

la Riforma ha fallito?

Le situazioni, i tempi, i contesti egli uomini sono cambiati. Lo Spiritodi Dio sa bene come continuare aguidare con l’aiuto di buoni rematorila nave della sua Chiesa anche nelletempeste della storia. Il Vescovo diRoma è e rimane indice nella Chiesadel Verbo di Dio incarnato, servo

della sua Parola e in ascolto della vo-ce della Tradizione, per la vita e ilbene del mondo intero, come emer-ge con evidenza anche dall’Esorta-zione apostolica Evangelii gaudium(2013). Papa Francesco ne è oggi laconferma visibile e udibile, in parti-colare nel modo di proporre «la ri-cerca di percorsi di unità,… formecomuni di annuncio, di servizio e di testimonianza… l’impegno perun’unità che faciliti l’accoglienza diGesù Cristo… che chiama alla conti-nua riforma» (nn. 245 e 26).La Riforma in un certo senso ha fal-

lito perché non è riuscita, per moltimotivi, a rinnovare la Chiesa intera,

ma ciò non toglie che si possae si debba comunque ringrazia-re Dio, insieme ai fratelli evan-gelici luterani, dello scossoneavvenuto e che da lungo tempocontinua a richiamare tutti i cri-stiani, indistintamente, a con-vertirsi al Vangelo di Gesù Cri-sto, per ristabilire la piena unitàche lui ha voluto, vuole per lasua Chiesa, perché il mondocreda e possa essere salvato(cfr. Gv 17,21). Possiamo intan-to attuare insieme, nel nostrotempo, le aspirazioni positivedella Riforma, ma dobbiamoessere sinceri e riconoscere confranco realismo che purtroppopermangono ancora serie que-stioni teologiche, soprattuttoecclesiologiche, da risolverecon carità nella verità e che sa-rebbe avventato sottovalutare.C’è comunque tanta nostalgiadi unità e questo è un segnalepositivo che fa bene sperarenell’impegno per il suo pienoristabilimento, ma quanta pa-zienza sarà richiesta ancora!

tra rammarico e gratitudine

Tra il rammarico per la separazio-ne avvenuta “non senza colpa di uo-mini d’entrambe le parti”, come ri-corda il Concilio (UR 3/503), e chetuttora è di «scandalo al mondo econtraddice apertamente alla volontàdi Cristo» (UR 1/494), e la immensagratitudine al Dio paziente e miseri-cordioso, «sempre stupendo e sor-prendente nelle sue opere» (UR4/516) anche per il dono del movi-mento ecumenico, «impulso dellagrazia del suo Spirito» (UR 4/508),

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papa Francesco

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che aiuta a riconoscere nella vita de-gli altri fratelli «i beni veramente cri-stiani promananti dal comune patri-monio» e le autentiche «ricchezze diCristo» (UR 4/515), in definitiva è so-lo Lui, nostro unico Mediatore e Re-dentore, che noi, nel V° centenariodelle 95 Tesi, ci prepariamo a cele-brare insieme, non più da nemici ostranieri, ma con animo diverso, da«fratelli ritrovati» (cfr. Giovanni PaoloII, Ut unum sint 41-42)! Sì perché,come ha affermato Paolo VI alla con-clusione del Concilio (EV 1/468*),«per la Chiesa cattolica nessuno èestraneo, nessuno è escluso, nessunoè lontano».

In Germania in particolare, terradella Riforma, fervono da tempo ini-ziative luterane e cattoliche, tra pro-nunciamenti e appelli all’unità, oltrequello citato, anche dal mondo poli-tico che è arrivato a propone solu-zioni tutte da vagliare e correggere,come risulta dal documento “Ecu-menismo adesso!” (2012) sottoscrittoda numerose personalità religiose,del mondo accademico, dell’arte edelle scienze. Non si tiene conto adesempio, che i problemi che separa-no le Chiese non vanno risolti soloin Germania e che la realtà dellaChiesa cattolica è universale e per-tanto merita una considerazione piùrealistica.

Dopo la ricorrenza commemorati-va, che prevede innumerevoli mani-festazioni, pubblicazioni e celebra-zioni, c’è solo da augurarsi che leacque ferme si muovano, cioè chel’attenzione per la causa ecumenicacresca e possa suggerire qualchenuovo passo coraggioso, senza con-fusioni e fughe selvagge verso l’unità.Sussistono ancora questioni fonda-mentali e divergenze in campo an-tropologico ed etico, nodi da scio-gliere! «Le difficoltà non mancano enon mancheranno – ha affermatoFrancesco – richiederanno ancorapazienza, dialogo, comprensione re-ciproca, ma non ci spaventiamo!»Benedetto XVI più volte ci ha ricor-dato che l’unità non è primariamentefrutto del nostro sforzo, ma dell’azio-ne dello Spirito Santo al quale oc-corre aprire i nostri cuori con fiduciaperché ci conduca sulle vie della ri-conciliazione e della piena comu-nione visibile.

Enrico Sironi

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IL BEATO GIOVANNI BATTISTA MONTINI, PAOLO VI:UN RICORDO PERSONALE

Il 19 ottobre Giovanni Battista Montini, Paolo VI, riconosciute le suevirtù eroiche, è stato elevato alla gloria dei Santi, da Papa Francesco.

Una delle poche volte che lo vidi da vicino e che potei baciargli l’anel-lo piscatorio fu quando…

Pesco nella memoria: eravamo neglianni ’60 del secolo scorso, ’66 o ’67:era in fase di revisione la celebrazionedella Santa Messa, cioè i venerandi ritiche la configurano tuttora. Ero studentedi terza o quarta teologia. La riforma li-turgica era arrivata agli sgoccioli.

Bisognava fare una “prova generale”e dove, se non in Vaticano, nei SacriPalazzi?!...

Il nostro Collegio Teologico Interna -zionale fu incaricato di preparare i cantiliturgici, i cui testi erano del compiantoM° Mons. Raffaello Lavagna e con musi-che dell’indimenticato M° Alberico Vita-lini, e di eseguirli durante la “prova gene-rale” del nuovo rito della santa Messa initaliano, alla presenza di Paolo VI. Allapresenza… invisibile di Paolo VI! Infattila celebrazione si svolse nella CappellaClementina, con la partecipazione divescovi e cardinali e abati (tra cui quellodi San Paolo fuori le mura, abate Franzoni, già in posizione critica versoil Santo Padre...) e monsignori vari, ma il Santo Padre era nel vano diuna porta all’altezza dell’altare approntato adversus populum, un po’defilato; di tanto intanto si vedevano le mani del Papa appoggiate sul-l’inginocchiatoio, ora giunte, ora elevate e ora come rilassate e disgiuntein un gesto di approvazione e di resa. Come a dire: Finalmente ci siamoriusciti! Si sa come i laudatores temporis acti, attaccati alla tradizione,vedessero in tralice la rinnovata liturgia e quante polemiche in seguito.

Comunque la Messa finì, i canti furono eseguiti ad arte, tutti in italiano, edanche io, in certo qual modo, prossimo all’ordinazione, feci un po’ la provagenerale della celebrazione della nuova Messa, nel modo che ancora oggicelebriamo.

Al termine della celebrazione, valida a tutti gli effetti, finalmente il Papauscì dalla sua postazione discreta e venne a salutarci. Non eravamo poitanti e fu facile fare cerchio intorno al Pontefice, che mi apparve minutoe fragile e quanto amabile! Ringraziò tutti, anche il coro (e noi andammoin brodo di giuggiole!) e auspicò che la Liturgia rinnovata della SantaMessa incontrasse benevola accoglienza e non fosse causa di divisioniall’interno della Chiesa: «La mensa dell’unità non deve disgregare lacompagine ecclesiale, la comunione fra tutti i credenti».

Paolo VI centellinava le parole, le calibrava, era oro colato dalla suabocca: ne ebbi sempre questa impressione anche leggendo i suoi docu-menti magisteriali, in seguito.

Ho gioito immensamente quando si cominciò a parlare della sua Beati-ficazione e oltremodo quando Papa Francesco ne decretò la Santità.

Non so se è un privilegio essere passati accanto a un Pontefice di tantospessore, certo è una grazia grande, che ancora mi accompagna e suscitain me profonde risonanze e richiami forti ad una serietà di intenti, diapostolato e di pensieri.

Grazie, Beatissimo Padre, Paolo VI!Dal Cielo guarda e proteggi la Chiesa Santa per la quale soffristi e

sempre edificasti con il tuo Magistero e con la tua Bontà.

Giuseppe Ciliberti

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