Versilia Sognata. I colori della mia terra

64
MARCELLO POLACCI V ERSILIA SOGNATA FORME E COLORI DELLA MIA TERRA

description

Catalogo della mostra tenutasi a Pietrasanta, nel Chiostro di S. Agostino, dal 11 febbraio al 19 marzo 2006.

Transcript of Versilia Sognata. I colori della mia terra

Page 1: Versilia Sognata. I colori della mia terra

MARCELLOPOLACCIV E R S I L I A S O G N A T A

F O R M E E C O L O R I D E L L A M I A T E R R A

Page 2: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Ente PromotoreComune di PietrasantaMassimo Mallegni, SindacoDaniele Spina, Assessore alla Cultura

Coodinamento Generale e OrganizzazioneMassimo Dalle LucheSergio TedeschiValentina Fogher

Segreteria AmministrativaMaria Dina Albiani

Ufficio StampaFrancesca NavariAlessia Lupoli

Testi critici introduttiviMarcello PolacciDino CarlesiLouis Livadhiotis

Testimonianze criticheSilvana ArataRaffaello BertoliMassimo CarràLouis LivadhiotisFabio MazzeiTommaso Paloscia

Fotografie delle opereMarcello Polacci

Fotografia storicaArchivio Foto Fabbroni, Forte dei marmi

Graficapetrartedizioni, Pietrasanta

StampaTipografia Bandecchi e Vivaldi, Pontedera

11 febbraio – 19 marzo 2006Sale dei Putti e del CapitoloChiostro di Sant’AgostinoPietrasanta

MARCELLOPOLACCIV E R S I L I A S O G N A T A

Assessorato alla Cultura

F O R M E E C O L O R I D E L L A M I A T E R R A

Page 3: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Assessorato alla Cultura

MARCELLOPOLACCIV E R S I L I A S O G N A T A

F O R M E E C O L O R I D E L L A M I A T E R R A

Page 4: Versilia Sognata. I colori della mia terra
Page 5: Versilia Sognata. I colori della mia terra

5

Il sogno di Marcello Polacci si è realizzato: lunghi anni dedicati condevozione alla sua professione di medico pediatra, altrettanti alla sua passioneper la pittura. In entrambi i percorsi ha riscosso e riscuote grande rispetto eammirazione, grazie alla grande professionalità per l’uno e creatività per l’altroe sembra, talvolta, che la quotidiana attenzione all’infanzia influenzi la venaartistica: il grande amore per la sua terra, la “Versilia sognata”, fa sì che la rendanelle sue tele con gli occhi incantati di un fanciullo, con la freschezza di colorie spontaneità di soggetti che solo i bambini possiedono, bambini che da pediatralui assiste e cura con totale dedizione.

E attraverso lo sguardo dei bambini, perspicaci, curiosi ed attenti, hariassunto l’atmosfera della Versilia in pochi tratti essenziali, tanto quanto bastaper far capire il soggetto e la sua peculiarità, nella profondità dell’emozione chein lui ancora suscitano.

Marcello Polacci, oltre ad essere un mio caro amico, è amico di tutti. Unuomo distinto e cordiale, che, come nei dipinti della “sua Versilia”, apre e svelail suo animo, catturando in un sol istante il suo interlocutore. E ammalierà cosìtutti noi con questa mostra presso il Chiostro di Sant’Agostino, perla e santuariodell’arte della Versilia, per farci ricordare e apprezzare ogni giorno la meravigliosaterra in cui viviamo, così intensamente visitata e vissuta da gente di tutto ilmondo.

Il SindacoMassimo Mallegni

Pietrasanta, febbraio 2006

Page 6: Versilia Sognata. I colori della mia terra
Page 7: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Orizzonti di luce

Nessun’altra categoria professionale è stata nella storia artisticamenteprolifica e a così alto livello come quella dei medici. Bulgakof, Céline,Cechov, Tobino e Benn per citare solo cinque dei più grandi scrittori ditutti i tempi. Abituati come nessun altro a scavare nella corporeità degliuomini e negli abissi delle loro passioni e paure, i medici sentono urgentela necessità di trovare in loro anche il metafisico e il trascendente, trovandolospesso nell’arte. Marcello Polacci appartiene a pieno titolo a questa anticaschiera; professionista di grande cultura ed esperienza, da sempreappassionato intenditore d'arte, ha coniugato i suoi più grandi amoriextraprofessionali: la pittura e la Versilia. La sua pittura “ritrae” blocchidi marmo, emblema della Versilia antica, ante-boom economico, ante“smanie per la villeggiatura”. Dapprima solo i blocchi di cava, mentre sonoimpilati in attesa, accatastati da una parte prima di diventare scultura oambito pezzo di arredamento. Poi, sullo sfondo, compaiono intraviste lemontagne della Versilia, che ne dichiarano la provenienza. Fino alle sueopere più recenti, in cui c’è ancora e sempre la Versilia, ma i monti sonodiventati linee e la Versilia è rappresentata anche con il suo mare, i suoiinfuocati tramonti e i suoi orizzonti di luce. I blocchi si sono quasi trasfiguratiin parallelepipedi perfetti dai colori vivaci, protagonisti unici di scene vuote,costruite su linee che nascono da un solo punto di fuga, che ricordanoquelle dei binari sul molo del Forte dei Marmi su cui si trasportavano iblocchi di pietra, dalla terra al mare.

I suoi dipinti, composti da grandi spazi e ampi silenzi, rappresentanola Versilia tutta, dal mare al monte, dalla spiaggia al marmo, dalle cabineal cielo. Nel teatro del particolare ci fanno vedere l’infinito, soppesare ilvuoto, constatare presenze inesistenti ma suggerite. Sembra di respirarviuna brezza fatta di salso e polvere di marmo, un’atmosfera inconsistenteche rischiara la vista e rasserena l’animo.

La mostra di Marcello Polacci trova quindi nel Chiostro diSant’Agostino a Pietrasanta la sua collocazione ideale, per rappresentarnel’ambiente e le sue caratteristiche salienti. Le sue tele radiose e sempre piùaperte sono un invito al sogno metafisico, con pareti di cielo e pavimentidi sabbia. Le linee ci conducono intanto verso un domani migliore: cicoinvolgono ma non si fermano, noi siamo solo sulla loro traiettoria. Leimprobabili architetture, se qualche volta inquietano, hanno però sempreuna misteriosa, rassicurante e luminosa speranza: una porta tra dimensionispazio-temporali parallele che è via di fuga, salvezza, libertà ma anchetramite tra mondi contigui e pure infinitamente distanti che pur coesistendoe attraverso di essa comunicando, si ignorano.

Per me, medico che non sa scrivere, non sa dipingere né scolpirené ha qualsiasi altra qualità anche lontanamente artistica, è un orgoglioparticolare presentare la mostra di questo stimato amico e collega.

Pietrasanta, febbraio 2006L’Assessore alla Cultura

Daniele Spina

7

Page 8: Versilia Sognata. I colori della mia terra

senza tempo

con l’Itaca appesa al pennellogli orizzonti come approdi cariappaiano, multiple certezze di

futuri possibili celatidal mare

la colpa ci perseguita con ombresovrapposte ma anche l’esperienza

in spazi metafisici nostriunici porti possibili

del Viaggio

Louis LivadhiotisForte dei Marmi e dintorni,

Autunno 2005

8

Page 9: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Cominciai a dipingere alla fine degli anni cinquanta, dedicando alla pitturai momenti che la mia professione di medico mi lasciava liberi, e all’inizio queimomenti erano abbastanza lunghi. Nel 1960 un gallerista di Milano a cuiinteressava la mia pittura, mi disse: “Devi prendere una decisione, o fai il pittoreo fai il pediatra”. Scelsi la seconda strada. Comunque non ho mai abbandonatodel tutto i pennelli e oggi, che ho lasciato da qualche anno l’attività medica, siè risvegliata prepotentemente in me la vecchia passione.

Perché mi è venuta l’idea di dipingere i blocchi di marmo? Ho cominciatoa dipingere blocchi per due motivi.

Primo per un omaggio alla mia terra di Versilia. I blocchi di marmo per menon sono freddi parallelepipedi ricoperti di polvere e di terra, ma sono “carne”di quelle montagne, di quelle madri vecchie come il tempo, testimoni di storialontana, di un metamorfismo millenario. Sono pezzi della mia terra ed attraversoloro ho sentito la necessità di esprimere le mie sensazioni, i miei ricordi, i mieipensieri, i miei sogni. Io vivo a Forte dei Marmi, posta dal buon Dio fra il maree le Alpi Apuane. I marmi delle Apuane, insieme al mare, sono i simboli e laricchezza della Versilia, terra che vive e sopravvive grazie al mare e al preziosomarmo delle sue montagne .

Secondo, perché per la loro ferma stabilità, per la loro inamovibile forza, liho visti come giusti simboli per rappresentare quella ideale resistenza, quellaideale opposizione, che oggi tutti noi sentiamo necessaria, per erigerci antagonistial degrado, alla fragilità morale e materiale, alla vulnerabilità dell’uomo schiavodelle proprie passioni, consapevole della propria fragilità e transitorietà. Aquesto pazzo mondo moderno che ha disatteso i valori assoluti, universali.

All’inizio ho dipinto i blocchi con un linguaggio realistico, così come sivedono nei “piazzali” dei laboratori di marmo della Versilia. Successivamentequesti “pezzi della mia terra” li ho idealizzati, umanizzati, stabilendo con loroun misterioso rapporto e un dialogo, finché hanno cominciato a vivere e adassumere una loro personalità. Nel mio immaginario sono diventati dei personaggiche vivono le alterne vicende della vita come in un quotidiano gioco di scacchi.Li ho idealmente trasportati e ambientati nei luoghi dai quali provengono: dalmare e dalle montagne. Con le loro ambientazioni illogiche fanno parte diirreali paesaggi di sogno, che stanno fra il vero, il verosimile e il fantastico.

Dipingo una realtà che sta sotto gli occhi di tutti ma in una maniera diversada quella alla quale siamo abituati. I miei paesaggi hanno bisogno di essere lettiattentamente, non solamente guardati.

Considerazioni sulla mia pitturadi Marcello Polacci

9

Page 10: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Combinazioni di diverse prospettive. Prospettive audaci realizzate in modorigoroso con contenuti fantastici, spesso surreali. Si potrebbero chiamare deiparadossi logici in quanto rappresentano una realtà-irrealtà che, pur rappresentandoun legame con il vero, mostrano una particolare atmosfera irreale, enfatizzatadai colori, dagli spazi silenziosi, da ambientazioni di sogno, nei quali non sivede ma si sente la presenza dell’uomo. I miei blocchi sono disposti con rigorosoordine geometrico in una lucida geometria di cose immaginate, cercando conesse di mettere in forma poetica i miei sogni, i miei ricordi, le mie sensazioni.

La mia pittura vuole essere un modo di porsi davanti al mondo, di penetrarnei temi angoscianti del nostro tempo, di mostrare quei significati morali, validiper me e per chiunque intenda riproporsi il tema della fragilità umana.

10

Page 11: Versilia Sognata. I colori della mia terra

L’emozione grafica e coloristica è stata coltivata da Marcello Polacci intanti anni di passione e di attenzione dedicate entrambe all’arte proprio neglistessi momenti in cui il mestiere costringeva l’amico a fare il “dottore”. Untirocinio continuo di attese e di predilezioni soffocate, anche se non del tutto,in quanto bastava anche un ritaglio di tempo o un giorno di riposo per porremano ai pennelli e concretizzare una visione che magari era dentro da annie che attendeva che il processo creativo si realizzasse.

Ed era tale l’interesse per la pittura che quando è sorta la possibilità direalizzarlo egli vi si è dedicato con giovanile entusiasmo, al punto di insisteresu un motivo dominante, addirittura in modo ripetitivo, cioè sui blocchi di marmo,quelli che da piccolo aveva visto scendere dal monte sulla lizza delle cave e chenella sua mente erano rimasti fissati come un incubo e una tragedia. Ma questanon è la realtà e possiamo affermare fin da ora che quella iterazione di massinon è una banale ripetizione di un motivo ricorrente ma una sequenza di scenesempre diverse, poste in luci contrapposte, con i blocchi che si pongono comevittime o personaggi vincenti che entrano nella decorazione oppure partecipanoalla composizione con autonoma presenza, che vivono il loro dramma esistenzialedi pietre colme di tempo e di storia, pronte a farsi interpretare nei vari modiperché il messaggio artistico rimanga sempre ricco di ambiguità e misteriosità.

Ho affrontato subito questo problema perché ciò mi consente di contestarei critici dell’effimero che parlano inutilmente del peso dei marmi e delle loromisure, dei massi visti come volumi “statici” troppo ripetuti per carenza difantasia creativa: invece la lievitazione di un’idea – perché l’arte è sempresintesi di immaginazione e cultura – vive di tempi lunghi, il prodotto risultandosempre una elaborazione esistenziale di un evento che viene da lontano, rientranel problema della “conoscenza” e si realizza come risposta “necessaria” divita e d’arte.

Il Polacci medico era già virtualmente possessore dei suoi messaggi poetici,la poesia rimanendo viva e presente ora nelle sue scenografie mentali ma giàlatente nel suo pensiero d’artista: queste sue opere dipinte non sonoimprovvisazioni di un medico che cerca di dare un senso al “tempo libero”ma appaiono quali frutti intensi di meditati ripensamenti e soprattutto qualioriginali urgenze di comportamenti legati alla visione del mondo e al mododi viverci.

Il dolore trascorso tra i pazienti non era andato perduto, aveva fruttato ilsenso del rischio e del pericolo, la coscienza della fragilità, l’attesa dei miracoli

Una inattesa rappresentazione del mondodi Dino Carlesi

11

Page 12: Versilia Sognata. I colori della mia terra

impossibili, ed ora nasceva l’urgenza della saldezza veritiera, la solidità dellapietra seppure alleviata dalla poesia del colore e dalla misura di un ordine acui porre mano col senso dell’armonia. Gli altri amici pittori avevano quasiesaurito il loro compito, avevano già dipinto le loro utopie. Ora toccava a lui,a Marcello. Ed è qui che l’accortezza e la fantasia intervengono per impedirglidi farsi ripetitore del linguaggio dei Maestri conosciuti, stimati e amati:l’eccezionalità di questa esperienza di Polacci sta proprio nell’originalità dellesue composizioni che, pur richiamandosi – come tutti – alle poetiche delcubismo o del realismo o del geometrismo, non ne fanno motivo dominantema giungono a conclusioni inaspettate semplici e originali, classicamenteliriche.

Evidentemente Polacci è dotato di una sua energia, di un suo impeto interioreche lo portano al legittimare un suo evento personale al punto da includerlonell’area della sua “conoscenza”, anche se noi trattiamo solo il lavoro svoltodal 1996 al 2006. All’inizio i blocchi delle sue Apuane erano semplici “cose”guardate con occhio realistico e quasi neutro, blocchi terrosi e quasi assenti,per poi passare alla fase successiva in cui i blocchi iniziano a umanizzarsi, afarsi parte di un tutto che compendia vari elementi, coinvolge forze facentiparte di un progetto segnico e cromatico elegantemente risolto.

I primi blocchi erano sovrapposti secondo un ordine legato al lavoro e allafatica, deposti su terre realmente calpestate e con fondali marini non ancoradel tutto assimilati allo spirito del dipinto, poi i blocchi hanno cominciato apartecipare alla vita del sogno, cioè la storia umana che era dietro ad ogniblocco iniziò a mostrare le proprie sembianze: “Piazzale di notte” del ’96 ègià un tripudio di personaggi riuniti sul palco del mondo. E poi i “percorsi”scuri tra i blocchi allineati e poi quelli incisi da linee parallele e sovrapposticome figure colorate con fondali grigi e azzurri.

All’inizio del nuovo secolo Polacci toccò il momento massimo del suo rischioe del suo progetto lirico: o seguitare a lasciare in solitudine i suoi soggetti purarricchendoli di cieli spiagge e mari quali quinte di un teatro colmo di malinconiaoppure iniziare a coinvolgere in modo più intimo questi volumi ormai prontiper essere accolti in “composizioni” solenni, in armonie circolari o cubichedisponibili per essere trasferiti in “interni” o anche deposti ai piedi dell’Altissimo:così la montagna ritrovava i propri blocchi smarriti in un contesto ancora piùpoetico. E qui il pittore arricchisce le pietre delle ombre care alle “piazzed’Italia” di De Chirico, il quale giocava sulle arcate aperte alla luce mentrePolacci gioca sulle ombre dei suoi massi duri e aspri, ed infine l’inserimentodei blocchi nelle dimensioni interne di uno spazio entro cui essi possanofamiliarmente diventare “lui e lei”, predisporsi in armonica coppia come due“bagnanti” multicolori, porsi in successione tra due torri rosse e due porte,collocarsi in ambienti ricchi di magia con corridoi che s’avviano verso l’infinitoe il mistero delle geometrie. L’artista ha qui sfruttato tutte le sue conoscenze

12

Page 13: Versilia Sognata. I colori della mia terra

tecniche, la cultura dei linguaggi conosciuti e capiti, per esempio ricuperandoantiche visioni cubiste per far dimenticare la realtà fisica degli oggetti eraggiungendo così il punto estremo di riduzione e rarefazione (che apriràdopo le vie all’astrazione) in modo da consentire che il gioco delle scacchiere,i punti di fuga, le cabine, gli orizzonti e le scalinate acquisissero significatiprofondi di vita, aspetti non solo visivi di situazioni esistenziali complesse epronte a chiudersi nel buio della notte (“Prima della tempesta”, 2005) o acreare i misteri della metafisica per renderli esplorabili all’artista e a noi(“Ombre”, 2005) e anche per cogliere la forza magica che le “sfere” rosserivelano dinamicizzando le “scalinate” (“La sfera rossa”, 2005) che portanochissà in quale paradiso.

Quanto sono stati utili gli anni di ripensamento che Polacci ha trascorso aguardarsi attorno, a cogliere i segreti del vivere, i rapporti tra eventi e persone:ora le persone sembrano non esistere più , esistono i loro immaginati fantasmiche tracciano percorsi tra problemi e tensioni, prima che le porte verdi siaprano, prima che la surrealtà prenda il sopravvento totale trasferendo neiblocchi i colori del mare, un mare che ricorda i dechirichiani “bagni misteriosi”,prima che l’insieme ci costringa alla scelta del viaggio, soprattutto quello versola speranza. Solo in questa magrittiana sequenza di mari che diventanopavimenti geometrici e viceversa, solo queste cabine solitarie che racchiudonoi loro sacrosanti misteri, solo queste scacchiere su cui si gioca il destino dell’uomoche non si vede, solo in questo spettacolo visivo veramente insolito MarcelloPolacci consuma l’esperienza più tenera e più commovente della sua vita: nonsi tratta di una trovata occasionale o di una sopraggiunta reminiscenza dimotivi estetici goduti nel passato, ma di un determinante mutamento nel mododi porsi davanti al mondo, di penetrarne angoscianti temi di attesa, conquistarneangoli dai dolenti significati morali non solo per lui ma per ogni essere cheintende riproporsi il tema della propria fragilità e misteriosità. Provoca uncerto sgomento questa rappresentazione del mondo e forse neppure l’autore– giunto a questo punto della sua vita – si rende bene conto a quale sconvolgentesintesi egli sia pervenuto. Altro che il collezionista Polacci fedele alla sua raccoltadi opere, altro che il pediatra amico pronto al consiglio sulla salute o sullabellezza: Marcello si è dedicato alla ricerca di sé, a trovare il bandolo di quelgroviglio che fu già di Montale o dei cavalieri di Marini o dei cavallini di Music:tutti in allerta in ascolto dei segnali più segreti che la cultura appena suggeriscema che il talento tenta di scoprire e di realizzare. Anche se si è presentato unpo’ in ritardo il talento di Marcello è un segnale che merita grande attenzionee stimoli.

13

Page 14: Versilia Sognata. I colori della mia terra
Page 15: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Tavole

Page 16: Versilia Sognata. I colori della mia terra

16 Blocchi, 1996 - acrilico su tela 40x30

Page 17: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Mezzogiorno, 1997 - acrilico su tela 40x30 17

Page 18: Versilia Sognata. I colori della mia terra

18 Percorso tra i blocchi, 1997 - acrilico su cartone 35x50

Page 19: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Piazzale di notte, 1996 - acrilico su tela 50x70 19

Page 20: Versilia Sognata. I colori della mia terra

20 Blocchi, 1997 - acrilico su tela 30x40

Page 21: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Marina con blocchi, 1998 - acrilico su cartone 35x50 21

Page 22: Versilia Sognata. I colori della mia terra

22 Bagnanti, 2004 - acrilico su compensato marino 40x50

Page 23: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Bagnanti, 2004 - compensato marino 61x80 23

Page 24: Versilia Sognata. I colori della mia terra

24 Fine del gioco, 2004 - compensato marino 70x100

Page 25: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Fuori dal tunnel, 2004 - compensato marino 50x70 25

Page 26: Versilia Sognata. I colori della mia terra

26 Lui, Lei e la sfera, 2004 - acrilico su tela 30x40

Page 27: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Riunione di famiglia, 2004 - acrilico su compensato marino 30x40 27

Page 28: Versilia Sognata. I colori della mia terra

28 Speranza, 2004 - acrilico su compensato marino 35x50

Page 29: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Cammino della speranza, 2005 - acrilico su compensato marino 49x59 29

Page 30: Versilia Sognata. I colori della mia terra

30 Il capannone, 2005 - acrilico su tela 70x100

Page 31: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Orizzonti diversi, 2005 - acrilico su tela 70x100 31

Page 32: Versilia Sognata. I colori della mia terra

32 Al di qua dell’orizzonte, 2005 - acrilico su compensato marino 35x50

Page 33: Versilia Sognata. I colori della mia terra

La cabina di famiglia, 2004 - acrilico su compensato marino 30x40 33

Page 34: Versilia Sognata. I colori della mia terra

34 La sfera rossa, 2005 - acrilico su compensato marino 50x70

Page 35: Versilia Sognata. I colori della mia terra

La grande inutile scalata, 2005 - acrilico su compensato marino 57,5x77,5 35

Page 36: Versilia Sognata. I colori della mia terra

36 Ombre, 2005 - acrilico su compensato marino 52x64

Page 37: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Una luce all’orizzonte, 2005 - acrilico su compensato marino 30x40 37

Page 38: Versilia Sognata. I colori della mia terra

38 Alba, 2005 - acrilico su compensato marino 50x70

Page 39: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Una scelta di vita, 2005 - acrilico su compensato marino 44,4x57,5 39

Page 40: Versilia Sognata. I colori della mia terra

40 Le Apuane, 2005 - acrilico su compensato marino 55,5x74,8

Page 41: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Prima della tempesta, 2005 - acrilico su compensato marino 50x70 41

Page 42: Versilia Sognata. I colori della mia terra

42 Successo, 2005 - compensato marino 50x43

Page 43: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Forte dei Marmi, 2005 - acrilico su compensato marino 65x85 43

Page 44: Versilia Sognata. I colori della mia terra

44 Paesaggio versiliese, 2005 - acrilico su compensato marino 46,5x57,5

Page 45: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Ombre viola, 2005 - acrilico su compensato marino 57,4x63,6 45

Page 46: Versilia Sognata. I colori della mia terra

46 Interno con cabine 2, 2005 - acrilico su compensato marino 57,5x78

Page 47: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Punto di fuga, 2005 - acrilico su compensato marino 50x40 47

Page 48: Versilia Sognata. I colori della mia terra

48 Paesaggio improbabile, 2005 - acrilico su compensato marino 40x50

Page 49: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Il Grande Vecchio, 2005 - acrilico su compensato marino 50x54,6 49

Page 50: Versilia Sognata. I colori della mia terra

50 La visita, 2005 - acrilico su compensato marino 40x30

Page 51: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Paesaggio surreale, 2006 - acrilico su compensato marino 50x70 51

Page 52: Versilia Sognata. I colori della mia terra

52 Equilibrio instabile, 2006 - acrilico su compensato marino 34x49

Page 53: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Il pino, 2006 - acrilico su compensato marino 70,3x44,4 53

Page 54: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Silvana ArataHo sempre nutrito grande ammirazione e rispetto per il dottor Marcello Polacci fin

da piccola, naturale, avendolo avuto come pediatra. Poi, col tempo, ho avuto modo diconoscere l’aspetto più singolare della sua personalità, l’amore profondo e continuo perl’arte, per la pittura in particolare.

Versiliese autentico nato a Pietrasanta e abitante a Forte dei Marmi ha sempre coltivatola passione per l’arte, vissuta anche nell’esercizio della sua professione di medico comeuna risorsa, un valore importante al quale fare riferimento.

Conoscitore profondo della materia, ha frequentato gallerie prestigiose, ha strettorapporti con noti artisti – tra i quali Dazzi, Soffici, Carena, Maccari, Migneco, Dova –e critici d’arte. Dal 1976 ai primi anni ’90 ha diretto a Forte dei Marmi la Galleria d’ArteModerna riversando tutta la sua competenza innovativa e dopo svariate esperienze oraha avvertito l’esigenza prorompente di scoprire la sua vena artistica.

Così ha dato forma e luce ai suoi quadri attraverso solidi blocchi di marmo ovvero“i pezzi” della sua terra, la Versilia che tanto ama. I marmi delle Alpi Apuane simboli ericchezza di questa terra insieme al mare. Un binomio inscindibile, incantato cherappresenta la solidità dei valori più autentici dell’uomo e la sicurezza che gli deriva dallesue radici. Una pittura autonoma che si riflette tra porte misteriose, scacchiere del giocodella vita, spiragli di luce.

E’ la Versilia con i suoi monti protettivi, con il suo mare di speranza a richiamare oltreil tempo e lo spazio chi si sofferma su queste opere del dottor Marcello Polacci o meglio,oggi, dell’artista vero che ha intrapreso il suo nuovo cammino.

Raffaello BertoliPesanti, immobili, squadrati, danno un senso di sicurezza: sono i blocchi di marmo

delle Apuane.“… Per me non sono freddi parallelepipedi, ricoperti di polvere e di terra“, dice

Marcello Polacci, “ma sono la carne di quelle montagne, di quelle madri vecchie comeil tempo…”

Nella sua pittura – ricca di colore, suggestiva per atmosfere – i blocchi, a poco a poco,sono diventati personaggi: giganti solenni, certi della loro durezza, della loro inamovibileforza, ma soprattutto fermi antagonisti della fragilità del nostro tempo.

Basta pensare che un metro di altezza, uno di base, uno di profondità, danno un metrocubo: se di marmo, grosso modo, pesa due tonnellate e mezzo.

La fragilità morale dei nostri giorni è ben più spicca dei blocchi sul piazzale delle cave;la fragilità della nostra vita, costretta a muoversi tra inquinamenti, tragedie ecologiche,nubifragi spaventosi, delitti cinici, delinquenza scatenata e vuoto etico, non è ciò che siattendeva dal cosiddetto progresso.

Polacci, versiliese doc, sente la necessità di tornare alle cose semplici e arcaiche, allaleva capace di sollevare il mondo, al marmo di cui son fatte le nostre montagne bellissime,alle forme geometriche, alla quadratura del cerchio.

Lo conosco da quando ha cominciato a dipingere, cioè da moltissimi anni. Poi laprofessione medica ha avuto il sopravvento... Intendiamoci: fino a un certo punto, perchésegretamente non ha mai smesso di lavorare intorno al cavalletto.

I blocchi di marmo delle Apuane sono scesi al mare, lungo la via tracciata daMichelangelo Buonarroti e da Donato Benti. Ci fu un tempo, in cui Forte dei Marmi eraeffettivamente un fortino, contornato da blocchi di marmo, che attendevano di essere

Note critiche, bibliografiche e testimonianze

54

Page 55: Versilia Sognata. I colori della mia terra

caricati sui navicelli. Così Polacci ha fatto l’itinerario inverso – nato a Pietrasanta, vissutoal Forte – è andato a scegliere i suoi protagonisti, sul piazzale delle cave, come il Buonarrotisceglieva il marmo per le sue statue. Tutto viene dal mare, a suon di bradisismi e dimillenni.

E’ un giuoco serio, quello di Polacci, i dadi dei bimbi uno sopra l’altro, uno accantoall’altro, formano case, paesi, sogni, fantasie, i dadi di Polacci sono immobili guardiani diuna umana eternità. Sembrano i marinai di sentinella di Arturo Dazzi, che stanno lungoil viale a mare. Non sono fantasie, sono guizzi di creatività, suggestioni, ripensamenti.

Messosi in pensione, come pediatra, ha ripreso l’antica professione dei colori. Semprec’era stato in mezzo: amico di illustri pittori, come Carrà, Carena, Soffici, Rosai, Dova,Treccani, Migneco, Direttore della Galleria d’Arte Moderna di Forte dei Marmi perlunghi anni, ha sempre avuto l’occhio allenato. Eppoi l’amore per l’arte; le grandi mostre,i musei, i libri. Non scherzava Berenson, quando diceva: “Chi ha più figurine vince”.Intendendo foto, diapositive, immagini, libri.

Tre blocchi, tre colori, uno sopra l’altro… Un blocco solo e una rete fittissima di puntidi fuga… Blocchi e scacchiere sul pavimento, alfieri pronti a dare scacco… Lo sfondo deiblocchi non sono le Apuane, bensì il mare: li ha portati con sé e non gli sono occorse dueo tre paia di bovi, sono bastate tele, colori e pennelli.

Cubi e parallelepipedi di marmo, soli nello spazio del quadro, potrebbero far pensarea gelide forme, ad atmosfere quasi metafisiche. Ma non è così. I blocchi di Polacci sonopersonaggi statici, ma con una dinamica interna: il marmo non è materia inerte, ma“carne” delle Alpi Apuane… E con questi personaggi vien voglia di parlare, per lo menovien voglia di cercar di capire. Hanno qualcosa di profondo, di ancestrale, di meraviglioso.

Massimo CarràConosco Marcello Polacci da oltre mezzo secolo e posso dire a ragion veduta che il

suo amore per l’arte, pittura e scultura, ha caratterizzato la sua vita non meno del suoimpegno professionale di medico. In tutta questa nostra lunga amicizia, difatti, ogni voltache ci si incontrava si finiva a parlare prevalentemente di arte e di artisti.

E sono lieto di poter rendere questa piccola testimonianza su questo amore per l’artedi Marcello che via via si è esplicato in varie forme e direzioni, a cominciare dal gustodi raccogliere opere con la passione del collezionista per poi passare a gestire con la moglieAdriana una piccola galleria fortemarmina dove ha organizzato mostre soprattutto didisegni e opere grafiche di artisti importanti, pittori e scultori, del Novecento italiano. Epoi ancora come direttore della Galleria Comunale d’Arte di Forte dei Marmi per la qualeha curato rassegne significative di cui ancora oggi è interessante consultare i cataloghi.

E ora che dall’interesse per l’arte altrui è passato a una propria difficile attività creativa,affettuosamente gli dico: buon lavoro Marcello.

Louis Livadhiotis (Segni di Futuro Passato)Un approccio cautelativo e diffidente alla pittura di Marcello Polacci è impossibile per

una molteplicità di ragioni. Un’atmosfera mite ed amichevole tracciata nei quadri diPolacci crea il primo contatto con l’osservatore. Gli stessi colori intrecciati in cromatichevisoni apparentemente definite ma sottilmente dissimulate invitano anche il profano aduna meditazione serena sui temi trattati dall’artista. La semplicità pittorica dei temiintroduce alla profondità dei loro argomenti. Ma come in letteratura non sono le parolepompose a creare il significato profondo, così anche nella pittura di Polacci i mezzi pittoricisemplici utilizzati creano gli argomenti profondi trattati.

Gli orizzonti spezzati, le linee convergenti, le ombre sovrapposte, il senso del viaticoindefinito ma esistente con tracce evidenti di memoria ed infine i marmi come potenzialifigure umane in un percorso astratto, tutti questi elementi sapientemente resi collaborantiattraverso il colore lasciano l’osservatore in uno stato d’animo di sospensione temporale.E’ vero che il tempo non appare esplicitamente nei quadri di Polacci ma esisteautonomamente. Questo tempo porta con sé l’esperienza, le memorie, il vissuto, la colpa,

55

Page 56: Versilia Sognata. I colori della mia terra

la speranza ed il timore; ma ecco che questo stesso tempo guida l’osservatore in un futuronon certo, ma esistente come una prospettiva promessa.

Questa meravigliosa esperienza ci viene regalata da Polacci chiedendoci gentilmentedi assaporarla lentamente per cogliere tutte le sue sfumature che ci rivelano indietro ognidettaglio pittorico.

Io definirei i quadri di Polacci più che metafisici, diacronici nel senso oserei direletterale della parola. Il tempo è stato fissato in questi quadri, l’entropia si è miracolosamentefermata ed eccoci allora trovati in un lasso temporale indefinito, indistruttibile, fermo macon il senso del diacronico. Ecco allora che possiamo anche cogliere sfumature di unfuturo passato, accennato appena dalle amorfe masse dei blocchi di marmi durante il loroindefinito viaggio nello spazio-tempo.

Non credo che il pittore facesse coscientemente questi pensieri qui proposti al momentoche dipingeva; credo invece, conoscendo anche la persona, che i quadri dipingessero essistessi lo stato d’animo dell’artista al momento che lui li dipingeva onestamente. Ma comeogni singolo libro si moltiplica in tanti libri quanti i lettori, così i quadri di Polacci cipermettono di penetrarli, ognuno trovando in essi il suo proprio meta-tempo.

Una nota melanconica può apparire all’osservatore più sensibile. Polacci con l’uso deicolori vivaci questa nota di melanconia la dissimula nella luminosità dei suoi quadrilasciandoci con una certa incertezza. Ma non poteva che essere così; Polacci è del solareForte dei Marmi e la sua esperienza vissuta viene ripetuta anche involontariamente inogni suo dipinto. Ecco allora che la superficie pittorica diventa uno specchio dentro ilquale si riflette la personalità dell’artista ma anche di ogni osservatore.

Fabio MazzeiMarcello, ti riporto le nuove sensazioni che ho provato mentre, a casa tua, mi mostravi

i dipinti che avevi pensato di esporre nella nuova personale.Il movimento dei corpi l’ho percepito come se fosse molto avanzato stringendosi in

un’unione che si fa sempre più serrata, quasi come se, avvicinandosi ad un traguardo,fosse necessaria una maggiore consapevolezza di noi stessi e delle persone che si amano,e, quindi, uscire allo scoperto con la coscienza di poter assumere il ruolo del protagonistama sempre con la discrezione dell’animo forte.

Le luci, che non rivelano la fonte di provenienza, irrompono costantemente sulla scenada una diagonale, che oserei dire “gentile”, e sono rivelatrici di una grande vitalità chemai diventa prepotente, pronte ad accompagnarci anche con una musicalità che mi piaceassociare ai suoni che producono i venti dei nostri luoghi sulla marina, nella pineta e sullemontagne. Ti devo confessare che stavolta sono stato catturato dall’insieme di tre situazioni:

il punto o i punti di fuga, la posizione dei blocchi, la fonte luminosa e che ancora piùdel senso della vita e della sollecitazione al ragionamento mi sono cullato ad ascoltare e…ci sono riuscito!... ed è stato veramente piacevole! Ma ancora più intrigante ed attraenteè stato rapirmi e perdermi nell’intendere: che tipo di musica si suona, chi ascolta quellamusica e soprattutto chi la dirige.

Le tue rappresentazioni si compongono di situazioni in cui il singolo individuo si puòconfrontare senza limiti di spazio e di tempo e riferire le immagini e percepirle con serenitàcoerentemente ai propri stati d’animo e, quindi, decidere di volta in volta, le risposte dadarsi agli interrogativi che suscita la tua pittura.

Ti ringrazio ancora una volta di avermi fatto partecipe delle tue opere e così vorreiche fosse anche in futuro perché sono consapevole di poter godere di ulteriori meraviglioseemozioni.

Tommaso PalosciaI blocchi di marmo delle Apuane, strappati da un’antica memoria, rivivono nei dipinti

di Marcello Polacci, allineati e sovrapposti con ordine nei loro diversi colori-luce, e sitrasformano in elementi preziosi di un gioco seriamente impegnato a ricostruire armoniedisegnative e cromatiche nuove, in cui i passaggi dagli interni all’esterno, sembrano

56

Page 57: Versilia Sognata. I colori della mia terra

meditatissime mosse su una scacchiera per giganti. Giochi anch’essi, inventati con lo studioappassionato dei valori pittorici identificati via via quando su una parete si apre all’improvvisouna porta, che dall’esterno fa piovere nell’ambiente la luce vivissima chiamata a lacerarela penombra nella quale i marmi erano stati idealmente trasportati, come per una riunionedi famiglia, si sarebbe detto al primo impatto

Forse per questo sono immagini inquietanti e tuttavia capaci di opporre la loro solidità,all’esistere effimero di una società divenuta assai fragile e sempre meno consapevole deipropri mezzi, di cui stenta a recuperare l’energia e la validità.

E’ dunque in una logica esistenziale che la sua pittura va ancor più evolvendosi in uncontraddittorio vivace con i responsabili del degrado generale dell’arte, di un’artesubdolamente impoverita di soluzioni formali, degne di essere accolte nella pittura e nellascultura. E quale strumento di contrapposizione Polacci avrebbe potuto invocare piùefficace della solidità dei blocchi di marmo delle sue Apuane che in queste tele fannomuraglia ideale per arginare il caos? D’altra parte la voce dei blocchi di marmo, ambientatasuggestivamente nei luoghi che legittimamente la amplificano e la giustificano, è unostrumento che può anche essere “poesia” o, meglio, simbolo di una poesia disposta oggiad assumersi il compito di tramandare alle generazioni future certi valori il cui esistereè messo in pericolo dal caos dilagante.

La “voce” dei blocchi di marmo delle Apuane Marcello Polacci la esprime con unapittura nuova, soprattutto ricca di una suadente forza espressiva nel suo linguaggio pulito.Civile.

57

Page 58: Versilia Sognata. I colori della mia terra
Page 59: Versilia Sognata. I colori della mia terra

Finito di stamparenel mese di Febbraio

dell’anno 2006dalla Tipografia Bandecchi e Vivaldi

Pontedera

Page 60: Versilia Sognata. I colori della mia terra
Page 61: Versilia Sognata. I colori della mia terra
Page 62: Versilia Sognata. I colori della mia terra
Page 63: Versilia Sognata. I colori della mia terra
Page 64: Versilia Sognata. I colori della mia terra