Verona In 02/2004

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N ° 2 - MARZO 2004 - GIORNALE EDITO DALLO STUDIO EDITORIALE GIORGIO MONTOLLI - WWW. VERONA - IN . IT i n VERONA

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N ° 2 - M A R Z O 2004 - G I O R NA L E E D I TO DA L LO S T U D I O E D I TO R I A L E G I O RG I O M O N TO L L I - W W W. V E RO NA- I N . I T

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Giù le mani dal “Modello Italia”.Ha fatto clamore, e quel che piùconta sta facendo centro nel cuo-re degli italiani, il libro ItaliaSpa, di Salvatore Settis, che de-nuncia il tentativo di privatizzareparte del patrimonio culturaledel nostro Paese. L’autore, do-cente di Storia dell’arte e dell’ar-cheologia classica, nonché diret-tore della Scuola Normale Supe-riore di Pisa, spiega come un si-stema di gestione e tutela italia-no, fino a pochi decenni fa all’a-vanguardia, sia stato «progressi-vamente delegittimato e sman-tellato a opera degli stessi mini-stri a cui era affidato».Settis non ne fa però una que-stione politica, anzi si affretta asostenere: «Sono convinto chequella in favore del nostro patri-monio culturale non è una bat-taglia di destra né di sinistra: èuna battaglia di civiltà». La causadi questa nuova considerazioneprettamente finanziaria dei beniartistici del Bel Paese sarebbe, se-condo Settis, il risultato di unprofondo mutamento di culturaistituzionale e civile che ha coin-volto trasversalmente il mondopolitico, in particolare negli ulti-mi tre mandati ministeriali, consempre maggiore forza.«Quello che l’Italia offre» sotto-linea Settis «non è solo la summadei suoi monumenti, musei, bel-lezze naturali ma soprattutto illoro comporsi in un tutto unico,il cui legante non saprei chiama-re meglio che tradizione nazio-nale o identità nazionale, e cioèla consapevolezza del propriopatrimonio, della sua unità eunicità, della necessità di conser-varlo in situ». Ecco perché il pro-fessore si dice contrario a defini-re i beni storici nazionali come“gioielli di famiglia”. Questa me-tafora implicherebbe l’idea delpatrimonio storico come di un«deposito di risparmi di cui ci sipuò disfare in caso di necessità»

mentre di fatto esso rappresenta«la coscienza del legame profon-do tra la propria storia e il pro-prio futuro». Un futuro che è in-dissolubilmente legato a quellodell’Europa, dove la nozionestessa di patrimonio culturale edei modi di proteggerlo e perpe-tuarlo è ancora tra i problemi ir-risolti della Comunità. Per que-sto, spiega Settis «L’Italia devescegliere subito se portare nelconcerto europeo la propria tra-dizione e la propria cultura, civi-le e giuridica, elaborata nei secoliin questo campo, proponendolaagli altri come modello, o se in-tende invece presentarsi disar-mata al confronto, pronta ad ap-piattirsi su altre concezioni, qua-si che in materia di patrimonioculturale noi avessimo solo daimparare e nulla da insegnare».Il nostro paese sarebbe invece«doppiamente esemplare rispet-to al resto d’Europa» perché inItalia vi è un «alto tasso di conti-nuità» del patrimonio culturale euna precoce cultura istituzionaledi conservazione. L’articolo 9della Costituzione ne è la prova.Esso recita: «La Repubblica tute-la il paesaggio e il patrimoniostorico e artistico della Nazio-ne». In queste semplici e inequi-vocabili parole si afferma la cen-tralità del patrimonio culturalegarantendo e consolidando i va-lori di identità nazionale che so-no il cuore dell’ordinamento re-pubblicano.Parlare di identità culturale etradizione nazionale non è quin-di un riesumare antichi concettima una necessità, soprattutto afronte della prospettiva di inte-grazione europea e di una civiltàsempre più caratterizzata dall’incontro di diverse culture. In unmondo dove l’autocoscienza sto-rica dei popoli sembra essere ilmiglior antidoto ai nazionalismi,Settis ritiene che il patrimonioculturale, in quanto «luogo di se-

Primo piano

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Nel suo libro SalvatoreSettis, direttore dellaScuola NormaleSuperiore di Pisa,spiega come un sistemadi gestione e tutelaitaliano dei beniculturali, fino a pochidecenni faall’avanguardia, siastato «progressivamentedelegittimato esmantellato a operadegli stessi ministri a cui era affidato»

In copertina foto di Francesco Passarella

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lari di osmosi e di interscambiofra culture» possa giocare unruolo capitale nel processo dicreazione di un’identità cultura-le europea che «non pretenda dicancellare le identità nazionaliforti, ma nemmeno si limiti a ge-nerici principi».

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di Giorgia Cozzolino

Sono loro a tirare le redini dell’e-ditoria: i ragazzi. Bambini e ado-lescenti risultano infatti esserelettori attenti ed esigenti. È perquesto che è nata la Fiera Interna-zionale del Libro per Ragazzi, inprogramma a Bologna dal 14 al17 aprile e giunta quest’anno alla41ª edizione.Si tratta del più importante mer-cato per lo scambio di diritti per

l’editoria libraria e multimedia-le dedicata ai giovani. Un luo-go d’incontro privilegiato do-ve professionisti del settore,come editori, autori, illustra-tori, agenti letterari, stampa-

tori, distributori, produttori te-levisivi/cinematografici e broad-

caster possono trovare un’ampiapanoramica della produzione

editoriale e multimediale.In un ambito strettamenteprofessionale, su oltre ven-timila metri quadrati diesposizione, la manifesta-zione mette in mostra le

ultime tendenze internazionali ela possibilità di valutare le nuoveopportunità di business.Un appuntamento irrinunciabileper gli operatori e per gli amantidella lettura, che attribuisce a Bo-logna il titolo di capitale mondia-le dell’editoria per ragazzi.Le quattro giornate di manifesta-zione saranno caratterizzate daun’ampia proposta espositiva eda un programma di iniziative direspiro internazionale. Alla tradi-zionale Mostra degli illustratori siaffiancheranno tre iniziative diparticolare interesse: la GlobalLearning Initiaive, il CentroAgenti Letterari e il TV & FilmRights Centre che completerannoogni segmento espositivo.La Mostra degli illustratori, la cui

prima edizione risale al 1967, èsuddivisa in due sezioni, Fiction eNon Fiction, e propone ogni announ’unica e internazionale vetrinadelle tendenze e delle novità nelmondo dell’illustrazione di libriper ragazzi. Rappresenta inoltreper gli artisti un’opportunità perpresentare e far conoscere le pro-prie opere a tutti i più importantieditori del settore. L’esposizione èuna selezione rigorosa di 126 au-tori, scelti da una giuria interna-zionale, ed è al contempo un luo-go di incontro dove si concretiz-zano collaborazioni e accordi.Tra i programmi della fiera ancheil GLI, ovvero Global LearningInitiative che, dopo il fortunatodebutto dello scorso anno, vieneriproposto con nuovo slancio. L’e-

Eventi

Marzo 2003

BOLOGNA

Sono i bambinii lettori più attenti

Dal 14 al 17 aprile si svolge la Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi, giuntaquest’anno alla 41ª edizione. Al suo interno la Mostra degli illustratori

Un luogo d’incontroprivilegiato dove

editori, autori,illustratori, agenti

letterari, stampatori,e distributori trovano

un’ampia panoramicaeditoriale

e multimediale

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vento, in collaborazione con l’As-sociation of Educational Publis-hers (USA), prevede la partecipa-zione di un comitato scientificodi operatori delle più importanticase editrici mondiali che si occu-pano di materiali didattici di sup-porto all’insegnamento e all’ap-prendimento, e fornisce un’occa-sione di incontro, di scambi e diaffari esplicitamente rivolta aglieditori legati alla scuola primariae secondaria e alle bibliotechescolastiche. Un intero padiglionesarà quindi dedicato alla letturadelle nuove tendenze, all’identifi-cazione di potenziali partner e al-lo sviluppo di relazioni professio-nali. Stand espositivi, vetrine perle novità, sale incontri e uno spa-zio dedicato alle presentazioni diprodotti e idee, insieme a semina-ri e workshop sulle tematiche dimaggior interesse, completeran-no l’iniziativa.Un altro luogo privilegiato è ilCentro Agenti Letterari, uno spa-zio dedicato allo scambio di copy-right tra gli agenti registrati. È unservizio che la fiera di Bolognamette a disposizione e che ognianno risulta in costante crescita.L’incontro tra libri e cinema èsempre più ravvicinato tanto chela manifestazione dedica una largasuperficie al Tv & Film RightsCenter. Un punto di incontro, perconferenze e appuntamenti, dovel’editoria classica si apre a quellamultimediale e visiva nonché allacinematografia.Uno degli eventi più importantilegati alla Fiera è il Bologna Ragaz-zi Award, un riconoscimento al-l’eccellenza del progetto editorialecomplessivo. È ormai un marchio

Eventi

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Una delle cinque tavole sulla storia di Cappuccetto Rosso della veroneseEmanuela Recchia, esposte alla Fiera del Libro per Ragazzi - Bologna 2002.

di qualità per gli editori interna-zionali, un appuntamento classicoper l’editoria per ragazzi e per glioperatori e fornisce un primosguardo alle novità e alle tendenzeeditoriali. È diviso in tre sezioni:fiction, riservato alla fantasia, ilNon Fiction, dedicato al libro di di-vulgazione scientifica e attualità eNew Horizon, ideato per fornireun palcoscenico agli editori deiPaesi emergenti. Quest’anno, lagiuria composta dal presidenteAntonio Faeti, professore di Lette-ratura per l’infanzia, Steven Guar-naccia, direttore artistico di OpEdNew York Times e Denise VonStockar, direttore dell’Istituto sviz-zero dei Media per ragazzi e la gio-ventù, ha scelto come vincitore perla sezione Fiction “La grande que-stion” (Edition Être -Francia) diWolf Erlbruch. Per la Non Fiction“The tree of Life” (Farrar, Strauss& Giroux – N.Y. Usa) di Peter Sis,mentre il premio New Horizon èandato all’iraniana Shabaviz Pu-blishing Company per una collanadi volumetti in diversi stili.

Anche Torino lancia uno sguardo all’editoria dei bambini. Il Lin-gotto Fiere organizza infatti dal 6 al 10 maggio la tradizionale Fie-ra del Libro il cui filo conduttore riconduce in particolarmente almondo dei ragazzi. Il tema di quest’anno è l’ironia. L’umorismo ela comicità sono i sistemi più diretti ed incisivi con cui attrarre ilettori in erba.Scrittori, attori, registi e studiosi saranno al salone di Torino persvelare i segreti di laboratorio e i meccanismi che scatenano la risa-ta, per parlare delle tante declinazioni che il comico ha trovato inletteratura, nel teatro, nel cinema, in televisione, ma anche neigiornali satirici, nei fumetti, nella graffiante satira politica d’oggi enei funambolici piaceri dei giochi linguistici. Si potrebbe così an-che scoprire una insospettabile vena umoristica in Dante, Leopar-di e Shakespeare ma sarà anche possibile infilarsi in discorsi altempo stesso serissimi e divertenti, nel segno ironico di Don Chi-sciotte e della sua follia, nata dall’aver creduto alla realtà dei libriche aveva letto. L’umorismo e la comicità, la parodia e la satira, l’i-ronia e la caricatura, i giochi di parole e l’invenzione surreale, ilgrottesco e l’umor nero sono tutti elementi che caratterizzano le so-cietà umane e sono anche il modo migliore che abbiamo per pren-dere distanza dalla realtà, per leggerla criticamente, per tentare diesorcizzarla, per colpire il ridicolo di certi comportamenti, per ri-flettere sulla natura umana, tra critica sociale e gusto della tra-sgressione.Ecco quindi che il mondo dei ragazzi viene investito di un’impor-tanza cruciale in questa nuova edizione della Fiera Internazionaledel Libro di Torino. Tra le numerose iniziative, come il “Torneo dilettura online” e “Adotta uno scrittore”, alcune sono volte alla pro-mozione della lettura già in età prescolare. Si tratta del progetto“Nati per leggere”, sviluppato dall’Associazione Italiana Bibliote-cari, dalla Regione Piemonte, dall’Associazione Culturale Pediatrie dal Centro per la Salute del Bambino, che ha l’obiettivo di rende-re i genitori sempre più consapevoli dell’importanza di soddisfare ibisogni fondamentali dei più piccoli, in particolare quello di cre-scere in un ambiente ricco di stimoli, vicino a persone che sappianoparlare loro con affetto e intelligenza, con rispetto e onestà. (g.c.)

A Torino la Fiera Internazionale del libro

E il Lingotto dal 6 al 10 maggioattira i ragazzi con il sorriso

Inoltre, come ogni anno, vieneinvitato alla Mostra degli illustra-tori un Paese ospite d’onore cheespone una panoramica globaledella produzione artistica dei suoidisegnatori. Quest’edizione è sta-ta dedicata alla Polonia che, oltreai libri pubblicati, esporrà anchele opere di quegli artisti che han-no ottenuto riconoscimenti inpatria o all’estero negli ultimi do-dici anni. Si tratta di una mostra,curata da Krystyna Lipka-Sztar-ballo, illustratrice, Presidente del-la “Sezione Illustratori” della Sededi Varsavia del Sindacato degliArtisti Polacchi, composta daquarantasette maestri della crea-zione artistica ed una selezionedall’Almanacco degli illustratoriper l’infanzia.

Alla tradizionale Mostradegli illustratori siaffiancheranno tre

iniziative di particolareinteresse: la GlobalLearning Initiative,

il Centro AgentiLetterari e il TV & Film

Rights Centre

Come ogni anno vieneinvitato alla Mostradegli illustratori unPaese ospite d’onoreche espone unapanoramica globaledella produzioneartistica dei suoidisegnatori.Quest’edizione è statadedicata alla Polonia

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Eventi

Marzo 20036

di Giovanni Padovani

Sarà all’insegna dei cinquant’annidella conquista del K2, la monta-gna degli italiani, la 52ª edizionedel Filmfestival internazionaledella montagna, che si ripresente-rà a Trento dal 2 al 9 maggio2004. Così come lo scorso annofu all’insegna dell’Everest, salitodalla spedizione inglese nel mag-gio del 1953.Fu la spedizione del geologo Ardi-to Desio a conquistare con AchilleCompagnoni e Lino Lacedelli, il31 luglio del 1954, la seconda cimadella catena himalayana (m.8611), inferiore all’Everest di 237metri, ma sicuramente più arduasotto il profilo alpinistico.E sarà una lastra del 1909, impres-sa da Vittorio Sella, fotografo dellaprima spedizione del Duca degliAbruzzi, a fare da refrain icono-grafico su tutta la documentazio-ne ufficiale dell’edizione 2004, dalposter ai vari cataloghi sezionali.

TRENTO

K2, 50 anni fa la salita italiana

La 52ª edizione del Filmfestival della montagna, che si terràdal 2 al 9 maggio, celebrerà la conquista italiana della vetta.

Anche Velo Veronese alla manifestazione trentina

Era nella storia dei numerosi ten-tativi alle vette himalayane chedovessero essere gli italiani a sali-re per primi il K2, così come eradestino che fossero degli inglesi edei tedeschi le vittorie sull’Evereste sul Nanga Parbat. Ma se tuttoquesto collimò fu per una serie dicircostanze, che confermano

Filmfestivaldella montagnaLa storia

La prima edizionedel FilmfestivalIn t e r n a z i o n a l edella Montagna“Città di Trento” sisvolse dal 14 al 17settembre 1952,per iniziativa delClub Alpino Ita-liano e del Comu-ne di Trento, su

idea del roveretano Amedeo Co-sta e del torinese Enrico Rolandi.A quella prima edizione venneroiscritte 39 pellicole di sette paesi ela prima Genziana d’oro, il massi-mo riconoscimento del Filmfesti-val, venne vinta dal francese Sa-mivel con il documentario Cimeset merveilles. Il concorso cinema-tografico assunse la denomina-zione di “Festival” nel 1955,quando venne esteso anche aifilm di esplorazione, mentre par-tire dal 1957 venne inserito nelcalendario della manifestazioneanche l’Incontro alpinistico inter-nazionale per riunire e premiare imigliori protagonisti di una sta-gione alpinistica o per affrontaretemi e argomenti legati alle ten-denze, alle tecniche, ai nuovi filo-ni e ai nuovi terreni dell’esplora-zione alpini. Nel corso dei cin-quant’anni di vita sono statiproiettati film che testimonianol’evolversi non solo delle tecnichee della filosofia dell’alpinismo,ma anche – specialmente daglianni ’80 – dei problemi che oggiruotano intorno all’ “universomontagna”, all’ambiente, al terri-torio, al rapporto con l’uomo chein montagna vive o che le si avvi-cina per i più svariati motivi. Etutto ciò non soltanto con i film,ma anche con convegni e tavolerotonde, attraverso mostre tema-tiche, con i Concorsi fotografici“Tre Ranuncoli d’oro”, con la Ras-segna internazionale dell’editoriadi montagna “Montagnalibri”(nata nel 1987), oggi la più im-portante a livello mondiale, con il“Premio Itas” del libro di monta-gna, la “Mostra filatelica” curatadalla Società Filatelica trentina,con il ricercare collaborazionicon i massimi soggetti referenti.

Se gli italianiconquistarono il K2nel 1954 fu perché

l’agguerrita spedizioneamericana dell’anno

prima dovetteinterrompere iltentativo ormai

avanzato a causa diun incidente mortale

Le Dolomiti

quanto la fortuna giochi, e talvol-ta non poco, negli eventi degliuomini.Se la spedizione di Sir Hunt portòHillary e Tenzing in vetta all’Eve-rest il 29 maggio del 1953, nelgiorno in cui a Londra Elisabettaveniva incoronata regina d’In-ghilterra, fu perché l’anno prima

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Eventi

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Luglio 1954. Achille Compagnoni e Lino Lacedellisono i due alpinisti scelti dalla spedizione italianacapeggiata da Ardito Desio per raggiungere gli8616 metri del K2. Per riuscire nell’attacco finale idue hanno bisogno delle bombole di ossigeno. Ci siaccorda per un incontro a quota 7900 con altri duealpinisti,Walter Bonatti e lo sherpa Mahdi, che il30 luglio partono dal sottostante campo 8, posto a7627 metri. Giunti sul luogo dell’appuntamentoCompagnoni e Lacedelli non ci sono e questo co-stringe Bonatti e Mahdi ad una difficilissima ar-rampicata per cercare di raggiungerli, una faticaestrema che termina quando si fa buio. La conse-guenza di questo fuori programma è una notte al-l’addiaccio a quota 8100, con lo sherpa al limitedella sopravvivenza (gli saranno amputate alcunedita delle mani e dei piedi). I due chiamano ripetu-tamente i compagni in alto, che finalmente rispon-dono di lasciare le bombole e di tornare a valle.Grazie all’ossigeno recuperato Compagnoni e Lace-delli il 31 luglio passano alla storia come i primiuomini a mettere piede sul K2.Il mancato appuntamento a quota 7900, che mise arepentaglio la vita dei due soccorritori, non fu l’uni-

co spunto per le polemiche che seguirono. Nella rela-zione ufficiale della scalata non venne menzionatocon il giusto peso il ruolo decisivo di Bonatti e Mah-di. Anzi, qualcuno sostenne che questi utilizzaronoparte dell’ossigeno per sopravvivere, o addiritturacon l’intento di raggiungere loro la vetta al posto deipredestinati. Ma i tribunale diede ragione a Bonattie Mahdi, perché i miscelatori e le maschere, senza lequali non sarebbe stato possibile utilizzare le bombo-le, erano negli zaini di Compagnoni e Lacedelli.Con la celebrazione del 50° della scalata le polemi-che ritornano e Bonatti chiede, come non ha maismesso di fare, che sia riscritta la storia del K2. E loha fatto anche recentemente con il libro “K2, la ve-rità” (Baldini Castoldi Dalai editore, 282 pagine,15 euro) che rievoca tutte le ambiguità che caratte-rizzarono l’ultimo attacco alla vetta, i festeggia-menti al rientro in Italia e, soprattutto, la stesuradella relazione finale. Il volume contiene gli aggior-namenti delle polemiche, mai cessate in tutti questianni, fino all’ultima del 2001, quando il presidenteCiampi rese i massimi onori ad Ardito desio, ilgrande geologo ed esploratore italiano che morì po-chi mesi dopo all’età di 104 anni. (g.m.)

conseguente della propria storia.Di Velo Veronese si parlerà nelcorso della settimana con la pre-senza dei ragazzi delle “Falie” econ una rassegna espositiva chefarà conoscere come un paesepossa entusiasmarsi a far teatro, atener vive due corali, a far memo-ria delle proprie tradizioni ed es-serne orgogliosi.Un “Caso Velo” che diventeràpropositivo di modelli di svilup-po umano e culturale che matu-rano all’interno di una comunità.Anche questo sarà un motivo perporre in agenda l’appuntamentodi Trento.

Per approfondire:www.mountainfilmfestival.trento.it

via più che mai, sarebbe rimasta,lì, intonsa, anche per l’anno dopo.E invece capitarono gli italiani.Fu un risultato di grande presti-gio per l’alpinismo nazionale, av-vilito però ancora da qualchestrascico. Trattasi della polemicanei confronti di Ardito Desio edei vincitori, Compagnoni e La-cedelli, innescata da Walter Bo-natti dopo un po’ dal suo rientroin patria e che puntualmente si èripresentata alla vigilia della sca-denza celebrativa del cinquante-nario con la riedizione del suoProcesso al K2. Una querelle cheprobabilmente è destinata a ri-emergere a Trento nel corso delprossimo festival, in quanto ilprogramma dedicherà al K2 unamostra e una serata rievocativa,nell’ormai abituale appuntamen-to del venerdì.Grande evento il Filmfestival dellamontagna di Trento, veramenteuna grande ribalta, unico nel suogenere, che ha fatto della filmo-grafia di montagna, dell’alpini-smo, dell’esplorazione e dell’av-ventura un fatto culturale. Unprestigio che gli è indiscutibil-mente riconosciuto. Perché Tren-to, rispetto alle molteplici analo-ghe iniziative che si sono ripro-dotte nei vari continenti, ha sapu-

Ma cosa accadde a quota 7900?

la spedizione svizzera scoprì la vialogica di salita lungo l’itinerariodel Lhotse e per poco, ma assaiper poco, non mancò la salita. Ese gli italiani conquistarono il K2nel 1954 fu perché l’agguerritaspedizione americana dell’annoprima dovette interrompere iltentativo ormai avanzato a causadi un incidente mortale a uno deisuoi componenti. Rientrarononella certezza che la cima, imper-

Fu un risultato di grande prestigio

per l’alpinismonazionale, avvilito

però dalle polemichenei confronti di Ardito

Desio, Compagnoni e Lacedelli

to esprimersi con una vivacitàprogettuale, che pur nella fedeltàall’originaria base tematica, haimpresso al festival un costanteaggiornamento. Basti guardare al-le rassegne che lo affiancano e chedel festival fanno parte integrante:Montagnalibri, la mostra interna-zionale dell’editoria di Montagna,giunta alla 18ª edizione, la Mostradelle librerie antiquarie (verachicca per i bibliofili e per i ricer-catori di iconografia di monta-gna), giunta all’8ª edizione, il Pre-mio Itas di letteratura di monta-gna, (presieduto da Mario RigoniStern) che va alla ricerca del me-glio in campo di narrativa, diari-stica e di studi sull’alpinismo e lamontagna. E poi mostre minori,dibattiti, incontri. Insomma unasettimana piena di appuntamenti,di fortissimo richiamo per tutticoloro che vivono la montagnacome una componente di cuore edi cultura.Nell’edizione di quest’anno ilFilmfestival coinvolgerà nelle sueiniziative collaterali una realtàtutta veronese, quella del coro “LeFalie” di Velo, che sta imponendo-si per il valore dei suoi contenutiben oltre i confini locali. Alessan-dro Anderloni non è nuovo allarassegna di Trento, essendovi sta-

to accolto in edizioni passate consuoi documentari. In questo pros-simo vi sarà coinvolto in modo di-verso, invitato a portare la testi-monianza di come le “terre alte”possano trovare un loro “riscatto”grazie alla determinazione dellaloro gente, attraverso iniziative at-te a inserire nel tessuto locale laforza di una identità.Lo scorso anno si parlò a Trentodi Prado, un piccolo centro delleGiudicarie, rinato comunitaria-mente per l’impegno posto daisuoi pochi abitanti a non accetta-re l’emarginazione imposta dainuovi corsi economici e la perditaNella pagina a fianco:

31 luglio 1954, Compagnoni e Lacedelli sulla vetta del K2.A destra: la parete Sud dellamontagna himalayana

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di Matteo Padovani

La recente proposta del Difensorecivico, Antonio Sambugaro, ditornare a suonare il Rengo quan-do si riunisce il Consiglio comu-nale riporta l’attenzione su que-sta significativa campana che èparte integrante della storia e del-l’arte di Verona.Il Rengo raggiungerà nel 2007 ilprestigioso traguardo dei 450 an-ni di età. In tutto questo tempo hasuonato ininterrottamente dal-l’alto della Torre dei Lamberti,simbolo storico del potere comu-nale della città, segnalando i prin-cipali avvenimenti della vita pub-blica e le ricorrenze di interessecittadino e nazionale. Se questacampana, con un po’ di fantasia,avesse il dono della parola, po-trebbe raccontarci moltissime co-se. Ci direbbe di avere suonatoper quasi due secoli e mezzo sottola dominazione veneziana, poisotto quella austriaca, di avere

rintoccato per le Pasque Veronesi,per l’Unità d’Italia, per la conclu-sione delle due guerre mondiali echissà in quanti altri eventi stori-ci. Con tristezza ci ricorderebbeche, in epoca veneziana, gli spet-tava anche il grave compito di an-nunciare le esecuzioni capitali.Forse nemmeno lui potrebbe ri-

cordare quante volte, in questi se-coli, ha suonato per convocare ilConsiglio comunale, compito cheha svolto regolarmente fino aqualche decennio fa.Le campane nacquero per scopireligiosi e ancora svolgono l’im-portante funzione di richiamo li-turgico. Ma alcune di esse, quelle

cosiddette “civiche”, fin dall’epo-ca medievale risuonano dall’altodelle torri comunali. La Torre deiLamberti, la più alta di Verona,raggiunge l’altezza di 79,10 metrialla sommità delle falde di coper-tura e di 83 metri alla banderuolache sormonta la sfera. Le campa-ne attualmente esistenti sulla tor-re sono quattro, frutto di rifusio-ni ed aggiunte avvenute nel corsodei secoli: il Rengo si trova nellacella campanaria ottagonale su-periore, mentre un’altra, dettaMarangona, assieme a due bronzipiù piccoli è posizionata in quellainferiore. Le quattro campanecostituiscono un accordo musi-cale armonico (prima, terza,quinta, ottava). Questo tipo diaccordo, un tempo abbastanzadiffuso sui campanili cittadini,venne progressivamente sostitui-to dalla scala musicale diatonicamaggiore.L’origine di queste campane vie-ne fatta risalire agli Statuti Alber-tini (1272-1276), i quali stabiliva-no che sulla Turris Palatijs Comu-nis Verone dovevano esserci duecampane di diversa grandezza. Lamaggiore aveva il compito princi-pale di convocare il parlamentocittadino, detto Arengo, da cui de-riva il nome di Rengo assegnatoalla campana. La minore, la Ma-rangona, aveva il compito di se-gnalare l’inizio e la fine delle atti-vità lavorative.Le due campane furono rifatte nel1311 per gli Scaligeri Alboino e

Cultura

Marzo 20038

VERONA

La storia del Rengo:la campana dei veronesiIl Difensore civico Antonio Sambugaro ha chiesto che il bronzo torni a suonare

dalla Torre dei Lamberti nei giorni in cui si tiene il Consiglio comunale

È per dimensioni la seconda campananel Veneto. Al primo

posto il bronzomaggiore del concerto

della Cattedrale di Verona, rinnovata

nel 2003 e pesante4566 chili

Il Rengo è considerato un capolavoro dell’arte fusoria rinascimentale per laqualità del suono e per l’eleganza degli ornamenti (foto Maurizio Guadagnini)

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Esiste un sistema tutto veronese di suonare le cam-pane. È stato studiato e messo a punto verso la finedel secolo XVIII, precisamente nel campanile di SanGiorgio in Bràida e agli inizi del Ventesimo secoloconobbe la sua completa affermazione. È un sistemadi suono “a campane giranti”, ossia in grado di com-piere la rotazione completa di 360°.La montatura prevede un ceppo in ghisa di sostegnoe bilanciamento, corrispondente al quaranta per-cento del peso del bronzo. A lato del ceppo vi è laruota di azionamento, di diametro circa doppio diquello della campana. A questa è fissata la corda chescende fino alla base del campanile. Il battaglio è ditipo cadente, con peso ideale pari al due per centodel peso del bronzo. I suonatori eseguono di solito leconcertazioni dal piano terreno, a volte invece ope-rano da un livello intermedio, ma in ogni caso pos-sono solamente udire le campane, non vederle.Una volta disposta la squadra di suonatori, uno percampana, o più di uno se le campane superano un

certo peso, inizia l’esecuzione concertistica. La pri-ma operazione consiste nella messa “in piedi” dellecampane, agendo a strappi successivi sulla fune dimanovra finché il bronzo raggiunge la posizione diequilibrio con la bocca verso l’alto, posizione cheviene poi mantenuta grazie all’abilità del suonato-re. Il maestro ha il compito di indicare la successionedelle campane prevista dallo spartito il quale è costi-tuito da una serie di numeri che sostituiscono le no-te musicali e ad ogni numero corrisponde una cam-pana. Il compito di ogni suonatore, ogni qualvoltavenga chiamato il numero corrispondente, è di ri-portare la campana dalla posizione di riposo, farlecompiere una rotazione completa con l’emissione diun unico squillo e fermarla dalla parte opposta aquella di partenza. I suonatori provengono da ap-posite scuole campanarie, istruiti da maestri edesperti. Nel veronese ci sono un centinaio di gruppidi suonatori, per un totale di oltre mille praticanti,molti dei quali di giovane età. (m.p.)

di adeguate sistemazioni museali,come ad esempio nel Museo diCastelvecchio. Ma ce ne sono al-tre che continuano a svolgere conpuntualità il loro servizioUna di queste è appunto il Rengo,montato su un’incastellatura me-tallica realizzata intorno al 1970dalla ditta Cavadini di Verona,costituita da una robusta struttu-ra intelaiata, da un ceppo che so-stiene e controbilancia la campa-na e da una grande ruota di azio-namento. La struttura consentel’utilizzo della campana in condi-zioni di massima sicurezza per lastaticità della torre.Il suono avviene con moto oscil-latorio per mezzo di un motore

elettrico, il quale, tramite una ca-tena di trasmissione, agisce sullaruota di azionamento. In questomodo si ha la percussione del bat-taglio in ferro appeso interna-mente alla campana. Il Rengo rin-tocca quotidianamente per se-gnare le ore dell’orologio, talesuono avviene però a campanaferma, per mezzo di un martelloelettrico che colpisce il bordoesterno di battuta.La campana, pur presentando isegni dell’usura, è assolutamentesana. Lo testimoniano non soloun attento esame esterno, ma so-prattutto la resa acustica che èdavvero notevole. Il suono è gra-ve, cupo, armonicamente imper-fetto se paragonato a quello dellecampane realizzate negli ultimidue secoli, ma è comunque pos-sente, solenne, ed in grado di eser-citare un fascino davvero unico.Il Rengo potrebbe tornare a suo-nare con una certa regolarità, mail suo utilizzo dovrebbe necessa-riamente avvenire con le dovutecautele, poiché si tratta di unacampana antica e di un bene sto-rico per il quale è fondamentaleinnanzitutto la conservazione.L’Amministrazione comunale sifa carico infatti di assicurare unamanutenzione costante e qualifi-cata alle varie parti meccaniche.La durata del suono deve sempreessere limitata a pochi minuti,per non sottoporre la vetustacampana a vibrazioni troppoprolungate. In questo modo ilRengo potrà continuare per lun-ghi secoli ancora a far sentire lasua autorevole voce.

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Cangrande, e una successiva rifu-sione del Rengo avvenne nel 1394per opera del fonditore Zanfran-cesco da Legnago. Nel 1452 en-trambe furono rifatte dal MaestroGasparino da Vicenza, a cui ilConsiglio di Verona diede il titolodi Archicampanista. Nel 1471 sirifece nuovamente la Marangona,e nel 1521 fu ancora la volta delRengo ad opera di don Bonaven-tura, capostipite della dinastia deifonditori Bonaventurini: la cam-pana riuscì del peso di dieci mila884 libbre, corrispondenti a tre-mila 611 chili (Il peso veronesecorrisponde a 8,33050 chili e si di-vide in 25 libbre).Nel 1557 si dovette procedere aduna nuova rifusione per la qualefu incaricato Alessandro Bona-venturini, nipote di don Bonaven-tura. La campana, che è quellatuttora funzionante sulla torre,pesava dodici mila 658 libbre, ov-vero 4215 chili. La Marangona furifatta nel 1597 per opera di ServoDe Levis, e infine da Giovanni Ca-vadini nel 1833.Il Rengo è per dimensioni la se-conda campana nel Veneto. Alprimo posto vi è la campanamaggiore del concerto della Cat-tedrale di Verona, rinnovata nel2003 e pesante 4566 chili, mentreal terzo posto vi è la maggioredelle cinque campane di SanMarco, a Venezia, di 3625 chili.Il Rengo è considerato un capola-

voro dell’arte fusoria rinascimen-tale, non solo per la qualità delsuono, ma anche per l’eleganzadegli ornamenti che arricchisco-no la superficie esterna del vasobronzeo. È una delle campane piùantiche tra quelle oggi esistentinella provincia di Verona, poichél’attuale patrimonio campanariodella città risale, nella grandemaggioranza dei casi, ai secoliXIX e XX. Le campane precedenti(fino al secolo XVIII) furono ingran parte sostituite con nuovefusioni a causa di rotture dovuteall’usura, o per esigenze superioririspetto a quelle passate. Alcunecampane antiche, tuttora esistentie non più utilizzate, sono oggetto

La Marangona, con due campane più piccole, è posizionata nella cella campanaria inferiore della Torre dei Lamberti

Il sistema veronese di suonare le campane

Cultura

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di Angelo Brugnoli

La Cina è una terra di dimensioniinimmaginabili, ma questa sensa-zione di vastità è difficilmentepercepibile nelle grandi megalo-poli turistiche e commerciali del-la costa. Pechino è lontana, nonsolo fisicamente, ma anche comestile di vita. I frequenti discorsisulla Cina che girano sui giornaliin questi giorni ci descrivono unpaese in fortissima espansioneeconomica e commerciale. Manon tutta la Cina è così.Il Museo Civico di Storia Natura-le di Verona dal 1994 ha organiz-zato e portato a termine ben 5

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spedizioni scientifiche nella re-gione del Guizhou, all’estremitàsudoccidentale dell’immenso sta-to asiatico. Questa regione, gran-de come metà Italia, è senza sboc-chi sul mare ed è una delle regionicinesi economicamente più arre-trate, dove l’attività principaledella popolazione è ancora l’agri-coltura, spesso eseguita con mezzirudimentali. Non è difficile anco-ra oggi vedere contadini che ara-no una terra magra con aratro dilegno tirato dal bufalo, esatta-mente come 5000 anni fa. La terracoltivabile è poca perché tutta laregione è prevalentemente costi-tuita da una grande piattaforma

Il Museo Civico di Storia Naturale di Verona dal 1994

ha organizzatocinque spedizioni

scientifiche nella regione del Guizhou

In Cina, alla ricercadell’acqua perduta

Dopo la stagione delle piogge il prezioso liquido sparisce sottoterra e costringegli abitanti alla sete. Gli scienziati del nostro Museo alla ricerca di una soluzione

L’ingresso della cavità Shui Xiang Dong, detta grotta “dell’Acqua Rombante”

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di rocce calcaree. Situata nella fa-scia subtropicale e soggetta quin-di alle grandi piogge dei monso-ni, la piattaforma calcarea si è an-data erodendo e modificando,creando profondi canyons, picchie guglie, grotte e voragini. Il feno-meno è noto ai veronesi che benconoscono la morfologia carsicadella Lessinia; qui però la scala èquella cinese. I ponti naturali so-no giganteschi, le imboccaturedelle caverne monumentali ed icorsi d’acqua che frequentementesi riversano al loro interno ap-paiono fiumi che percorronomaestose cattedrali gotiche. Maalla fine della stagione delle piog-ge, poco a poco tutta l’acqua, cheda milioni di anni scava questopaesaggio particolarissimo, spari-sce sottoterra: per la popolazionelocale diventa un problema l’ap-provvigionamento idrico. I pozzisi seccano, le vasche si prosciuga-no e le sorgenti diminuiscono laloro portata, costringendo gli abi-tanti dei numerosi villaggi a spo-stamenti, anche di uno o due chi-lometri, alla ricerca dell’acqua. IlMuseo, con un finanziamento delMinistero degli Affari Esteri ita-liano ed in collaborazione con ilScience and Technology Depart-ment of Guizhou Province e laGuizhou Normal University diGuiyang, ha accettato di studiareil fenomeno e di cercare possibilisoluzioni. La spedizione organiz-zata nel novembre 2003 infatti haavuto come obiettivo lo studiodella qualità delle acque di am-biente carsico della regione delGuizhou, al fine di stabilire l’op-portunità di un loro correttosfruttamento ad uso idropotabile.

Quattordici specialisti di diversediscipline si sono ritrovati perventi giorni nella contea di Qian-xi, nel paese di Hong Lin, insiemea colleghi dell’Università delGuizhou. Hong Lin è un paesinodi 4000 abitanti, raggiungibiledalla capitale Guyiang con unviaggio di tre ore per strade chevia via passano dall’asfalto allosterrato. Nel paese la spedizioneha alloggiato presso il cosiddettoHotel Hong Lin, ex casermettadegli ufficiali, scampolo del pe-riodo durante il quale il paesinoaveva nelle vicinanze un’impor-tante fabbrica di munizioni peraerei, rigorosamente sistemata inuna enorme grotta naturale edora scheletro abbandonato. Tra iricercatori c’erano speleologi,geologi, zoologi, cartografi, spe-cialisti in analisi fisico-chimiche:il lavoro si è prospettato subitoimpegnativo, anche a causa deltempo piuttosto inclemente perla stagione e la latitudine. Le nu-merose t-shirt portate dall’Italia,con i 5 gradi di temperatura suquest’altipiano a 1400 metri sul

Cultura

inVERONA 11

livello del mare, sono rimaste nel-le sacche. Ogni giorno tre squadresi dirigevano nelle zone di ricercaprogrammate ed è solo a sera, in-torno alle tipiche stufe cinesi, checi si ritrovava per commentare lenuove scoperte e pianificare il la-voro dell’indomani. Le grotte nel-le zone intorno sono numerosis-sime: quelle esplorate sono statepiù di 77 e di queste ben 25 chilo-

Quattordici specialisti di diverse discipline si sonoritrovati per venti giorni nella contea di Qianxi,

nel paese di Hong Lin, insieme a colleghidell’Università del Guizhou

A sera, intorno alletipiche stufe cinesi,ci si ritrovava percommentare le nuovescoperte e pianificareil lavoro del giornodopo

Sopra: approvvigionamento idrico. Sotto: è ancora utilizzato l’aratro di legno

metri sono stati rilevati. Sotto ilpaese di Hong Lin si trova un’e-norme cavità detta Shui XiangDong o grotta “dell’Acqua Rom-bante”; una cupola di dimensioniimpressionanti copre un’area dal-la quale emergono resti di muri asecco, fornaci, camminamenti, te-stimonianze di epoche durante lequali la grotta era rifugio e casaper una numerosa comunità. Il

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Il prof. Dan Schwarz, studioso diletteratura e insegnante alla Cor-nell University (USA), il 30 marzosarà a Verona per tenere una con-ferenza agli studenti dell’Univer-sità sulla cultura newyorkese trale due guerre, a partire dall’operadi Damon Runyon, figura minorema centrale di quel periodo, cheha avuto un influsso fortissimosulla cultura europea. Runyon,conosciuto soprattutto per il ro-manzo Bulli e pupe da cui vennetratto il film Angeli con la pistoladi Frank Capra, è in realtà una fi-gura poliedrica: reporter giudi-ziario, opinionist e giornalista

sportivo, contribuì a creare l’im-magine di New York e della suacultura in America e oltre, diven-tando uno dei personaggi più dispicco sulla spumeggiante scenanewyorkese tra Grande depres-sione e Seconda guerra mondiale.L’aspetto più rilevante della suapoliedrica attività è forse la crea-zione di un linguaggio nuovo, diun inglese non solo tipicamenteamericano ma specificamentenewyorkese: un’invenzione che ègiunta fino a noi con la calata deipersonaggi di Puzo o di WoodyAllen e, più di ogni altro, di quelRobert De Niro che è stato per

Cultura

Marzo 200312

sti, particolarmente sensibili allepiù piccole variazioni ambientali,prima ancora che vengano sco-perti dalla scienza. Le grotte ed iloro curiosi ospiti sono inoltreuna fonte preziosa di informazio-ni sulle vicende ecologiche ditempi remoti; rappresentano in-fatti degli ambienti rifugio, le cuifaune ci testimoniano l’alternanzadelle fasi climatiche nel passato.L’attività di campionamento eraccolta in 31 grotte della zona diHong Lin ha portato alla catalo-gazione di ben 70 specie animali evegetali, delle quali almeno quin-dici risultano nuove per la scien-za. Tra la fauna di grotta, oltre aicitati coleotteri cavernicoli (5nuove specie ed 1 genere), sonostati trovati anche una nuova spe-cie di collemboli, due specie nuo-ve di ortotteri e due specie nuovedi pesci. Tutto il materiale è at-tualmente in fase di studio siste-matico da parte di un’equipe con-giunta italiana e cinese. L’analisidegli “indici biotici” ha mostratouna diversità faunistica dell’areapiuttosto bassa negli ecosistemiesterni, mentre sembra essere sen-z’altro più alto il valore della bio-

diversità all’interno delle grotte.La composizione faunistica, cioèl’insieme di tutti gli animali rac-colti, è nel complesso influenzatada fattori d’inquinamento; è fre-quente per esempio l’uso di scari-care i liquami degli allevamentifamiliari di maiali direttamentenei torrenti. Tuttavia la presenzadegli agenti inquinanti nell’acquanon ha ancora provocato altera-zioni irreversibili nel sistema na-turale. Sarà interessante capire se,alla luce di questi dati, la comuni-tà locale cinese si attiverà per ri-durre o eliminare questi fattorid’inquinamento ambientale. Re-centemente il governo centrale,dopo i disboscamenti selvaggi de-gli ultimi 50 anni, ha invitato lapopolazione ad una maggiore sal-vaguardia dei boschi, offrendonel contempo incentivi economi-ci per il rimboschimento agliagricoltori.Tutti i dati raccolti, topografici,analisi chimico-fisiche delle ac-que, dati di prelievi e raccoltefaunistiche e botaniche, sono sta-ti introdotti in database informa-tizzati e verificati sul posto: l’au-silio di quella che oggi è diventatal’Information CommunicationTechnology (ICT) ha permesso diottimizzare i tempi e di ridurregli errori. A far compagnia allenuove tecnologie è comparso an-che il sito Web dedicato alla spe-dizione 2003 (www.progetto-guizhou.it), ma che raccoglie an-che dati e notizie sulle precedentispedizioni. Al suo interno è pos-sibile visionare un ricco portfoliofotografico.

fiume proveniente dalla valle en-tra nella caverna, l’attraversa edopo aver oltrepassato il villaggioin rovina, nella parte più interna epiù buia della grotta, si immergetra i massi scomparendo. Proprioin questa cavità è stato deciso iltest con la fluoresceina sodica; lasostanza, sciogliendosi nell’acqua,la colora di un bel giallo-verdebrillante e diluendosi via viascompare alla vista. Ma anchetracce infinitesimali possono esse-re catturate da apposite “trappo-le” chimiche. Con questa tecnica,riversando nel fiume della grottadell’Acqua Rombante la fluore-sceina, si è scoperto che il fiumesotterraneo continua la sua corsaper diversi chilometri. Gli speleo-logi, scendendo in una cavità di-stante 3 chilometri, dopo aver su-perato vari pozzi ed attraversatogallerie, alla profondità di 270metri hanno ritrovato il fiumesotterraneo… ancora colorato diverde! La scoperta del collega-mento tra le due grotte è impor-tante per chiarire le modalità diformazione di questi condotti sot-terranei ed il loro andamento. Inultima analisi ciò permetterà diricostruire il percorso dell’acqua equindi prendere le opportune de-cisioni che potranno riguardareforme di tutela e controllo, comeanche interventi strutturali utilialla posa di stazioni di presa del-l’acqua per uso idropotabile.Nella ricostruzione di questocomplesso mondo di acque sot-terranee, una parte importante èstata giocata dai ricercatori delMuseo di Verona che si sono de-

dicati ad analizzare la qualità del-le acque utilizzando la tecnica deicosiddetti “indici biotici”. In pra-tica si tratta di determinare lapresenza o l’assenza di specie del-la fauna delle acque dolci, com-posta principalmente da animaliappartenenti a gruppi quali gliinsetti, i crostacei, i briozoi ed al-tri ancora. Con retini e altri stru-menti di raccolta gli zoologi han-no campionato sorgenti, laghetti,fumi e torrenti, sia all’aperto chein grotta. Tra le maglie dei retini enelle “trappole” sono finiti anchealcuni animali curiosi come alcu-ni coleotteri adattati alla vita ca-vernicola, completamente depig-mentati, senza occhi, con antennee zampe lunghissime. Questi ani-maletti sono carnivori e nel buiototale delle grotte vanno a cacciadei pochi altri esseri che osano vi-vere in un ambiente così povero disostanze organiche. Gli scienziatihanno calcolato che approssima-tivamente il numero delle speciecavernicole conosciute sia pari al10% delle specie realmente esi-stenti; l’inquinamento di acquesotterranee può provocare lascomparsa di animali come que-

Il pesce fa parte di una nuova specie scoperta in Cina tra la fauna di grotta

molti anni la voce del registaScorsese e delle sue ossessioni ita-lo-newyorkesi, almeno per chi dinoi ha potuto goderselo in unaversione non doppiata.Proprio per via di questa notevolecapacità di creare una linguanuova, che mescolava i fulgori diBroadway con il gergo dei gang-ster, il linguaggio della radio e delvaudeville con quello del giorna-lismo sensazionalistico dei quoti-diani, Dan Schwarz parlerà, a par-tire dal suo studio Broadway Boo-gie Woogie. Damon Runyon andthe Making of the New York CityCulture (2003) agli studenti della

UNIVERSITÀ

La culturanewyorkese

tra le due guerre

Conferenza del prof. Dan Schwarz

il 30 marzo a Verona

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È stato trovato un documento,una pergamena araldica, che ri-portando uno stemma con tantodi chiavi fa derivare la casata deiSalgari dal castello di Salgaro, nelpadovano, ne attesta l’apparte-nenza alle arti di Padova fin dal-l’età comunale e nomina i serviziresi in favore di Firenze, del Papa-to e di Venezia Serenissima.È questo il frutto delle ricerche diFrancesco Quintarelli, che è statosindaco e preside a Negrar, doveEmilio Salgari passava le vacanzeda bambino. Quintarelli è anchemembro acquisito della famigliaSalgari: la moglie Emilia, infatti,portava il cognome dell’illustrescrittore nato a Verona nel 1862.Il professore ha consultato gli ar-chivi pubblici, ha cercato in vec-chie cassapanche e granai privati,ricorrendo anche alla memoriastorica di tutto il parentado, ed èuscita questa novità che ci aiutaad inquadrare meglio le origini

del padre di Sandokan e dei Ti-grotti della Malesia, del CorsaroNero, della Scotennatrice e diun’infinità di personaggi che fu-rono cari a parecchie generazionidi giovani.Nel 1825, sotto l’imperial regiogoverno, la famiglia Salgari erabenestante. Possedeva terre inValpolicella, a Tomenighe di Sot-to, fra San Vito e San Peretto eaveva un appezzamento d’unasettantina di campi. Qui si colti-vava la buona terra da vigna, siproduceva il vino, si allevavano elavoravano i bachi da seta. In cittài Salgari gestivano un paio di lu-crose attività: un servizio di vettu-rale, con cavalli e vetture, e l’Oste-ria all’Ortolan, celebrata da ga-stronomi e viaggiatori.Il bisnonno di Salgari ebbe 10 figlifra cui vennero divise queste pro-prietà. Al nonno del romanziere,Paolo, toccarono metà degli edifi-ci della vecchia casa di Tomeni-

Cultura

inVERONA 13

facoltà di Lingue, grazie alla colla-borazione tra il Centro linguisti-co di ateneo e l’Ufficio Affari cul-turali dell’ambasciata americanaa Milano, dello slang della NewYork dei locali jazz, delle redazio-ni dei giornali, del mondo dellosport e del crimine. Non a caso glistessi americani hanno coniato iltermine ‘runyonese’ per definirela variante newyorkese delloslang, che proprio da questo scrit-tore ha ricevuto una spinta tutto-ra visibile nei neologismi e neicolloquialismi che infarcisconol’inglese di oltreoceano.Come molti studiosi americani di

letteratura, Dan Schwarz haorientato la ricerca in direzioniapparentemente molto diverse, inrealtà tutte legate alla modernità.Dai suoi libri emerge infatti unaconferma degli effetti a tuttocampo che la modernità ha avutosulla storia del Novecento: se dauna parte ha segnato una svoltaper il jazz, per la letteratura e perla storia dell’arte, dall’altra haprodotto i campi di sterminio, se-condo una tesi che aveva già arti-colato qualche anno fa Bauman,con un libro intitolato per l’ap-punto Modernità e olocausto. I la-vori di Schwarz sono dunque de-

dicati ad analizzare testi specificie a fare storia della cultura in sen-so lato, ma non nel senso spessoinfantile dei Cultural studies, chesi dedicano agli oggetti più dis-parati per riconoscervi le coordi-nate di culturali di un gruppo.L’opera forse più nota di Schwarzè Immaginare l’olocausto, uscitanegli Stati Uniti nel 1999: cheruolo ha l’immaginazione lettera-ria per mantenere vivo il ricordodei campi di sterminio? Più ci al-lontaniamo dall’epoca in cui queifatti si svolsero, e più i raccontiche ne parlano assumono tonianti-realistici o la forma di para-

bole. Oltre ai racconti classici diquell’esperienza (Levi, Wiesel,Anna Frank), il volume affrontatra gli altri testi di Borowski, He-resy, Kosinski, Styron, Aplefeld eOzick, autori che vantano anchenumerose traduzioni italiane, edue film emblematici: Shoah diLanzmann e Schindler’s List diSpielberg. (s. f.)

Dan Schwarz “Broadway Boogie Woogie”.Martedì 30 marzo, ore 8.45-10Aula 2.5 - Università di Verona.

ghe, con una ventina di campi diterra, e il servizio cittadino di vet-turale. Suo fratello minore, Luigi,rimanendo sul posto, conservòinvece lo stemma (probabilmentederivato da una frequentazionedegli antenati a piccole cariche didignità locale), tenne i campi inlocalità Colonel di San Vito, lungoil Progno di Negrar, dove si rifece

VERONA

Le origini dei SalgariUn’antica pergamena riconduce la casata dello scrittore al Castello padovano

di Salgaro e nomina i servizi resi a Firenze, al Papato e alla Serenissima

la casa che i suoi discendenti con-servano ancora, insieme alle anti-che attività vitivinicole.Un altro interessante documentoottocentesco venuto alla luce è lapianta della grande corte di To-menighe che ci mostra un luogosicuramente frequentato dal gio-vane Emilio nei suoi frequentisoggiorni in Valpolicella presso ilparentado dove visse estrosi so-gni infantili. Arrampicato sulculmine della torretta di casa si-curamente Emilio resistette adassedi infernali di turpi coloniali-sti inglesi e di arrembanti ciurmesaracene. In questi luoghi si mi-surò col reale la sovrabbondantecapacità del giovinetto di lasciarlibero sfogo alla fantasia, proba-bilmente di trascinarvi dentro icompagni, portandoseli a spassonel mito, come poi farà con gene-razioni di entusiasti.

Michele Gragnato

Lo stemma dei Salgari

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Spettacoli

di Enrico Linaria

Lunedì 29 marzo al teatro Camploy è inprogramma Lo straniero di Albert Camusnell’interpretazione di Marco Baliani.Straniero non significa forestiero. Per Ca-mus straniero vuol dire estraneo a se stes-so, indifferente. Meursault, il modesto im-piegato protagonista del romanzo uscitonel 1942, uccide infatti senza ragione appa-rente un uomo e si lascia poi condannare amorte, evitando ogni giustificazione, conla massima indifferenza. Stesso stato d’ani-mo dei protagonisti degli Indifferenti(1929) di Moravia dove situazioni, che fa-rebbero rivoltare un morto nella tomba,non provocano indignazione alcuna. Nel

nostro immaginario di italiani, Meur-sault ha il volto di un quarantatreen-

ne Marcello Mastroianni, direttoda Luchino Visconti nel 1967, in

un film piuttosto opaco dove pococ’è dello spirito di Camus e poco si

sente la sua poetica dell’assurdo tesaa evidenziare l’inumanità dell’uomo.

E ora, quasi quarant’anni dopo Ma-stroianni, Meursault ha il volto diMarco Baliani che reduce del successo“teatro di narrazione” col suo Khol-haas del 1989, si è rivelato ecletticoattore di cinema e teatro, valente re-gista e apprezzato autore: tra i suoilibri nati da eventi teatrali segnalia-mo Francesco a testa in giù (Gar-zanti, 2000) e Corpo di stato (Riz-zoli, 2003).La chiave di lettura che Baliani dà

del capolavoro portato in scena, ce laspiega lui stesso: «Lo straniero di Ca-

mus è uno di quei racconti di vita cheda tempo abitano un mio speciale giar-dino, un luogo in cui coltivo particolari

“amicizie” e “parentele”, dove vado dise-gnando negli anni una mia mappa segre-ta di riferimenti e tesori. Que-sta terra, abitata da alcuni

artisti e dalle loro opere,continua a produrre

frutti nutrendomi spi-rito e corpo in forme

molto concrete». E aggiunge:«Non è uncampo vasto, deve poter avere un limite chepermetta anche delle esclusioni; i confinisono labili e transitori. Non ho mai amato iconfini, ma la terra non può contenere tut-ti, va scelta ed eletta. Camus è uno di quelliche hanno messo radici da quercia, profon-de, solide. E questo è ben strano perché ilsuo Straniero sembrerebbe non trovare pa-ce né dimora essendo per sua natura estra-neo e nomade e non dovrebbe fermarsi inun posto: invece è lì fin da quando ho co-minciato ad arare il campo nella mia giovi-nezza artistica, quando ho sentito che nonero solo in questo mondo e che potevo pro-teggermi e parlare coltivando speciali in-contri e amicizie». Baliani spiega: «Nell’ac-cingermi all’impresa di divenire per un po’io stesso “straniero”, cerco di immaginarechi dei miei abitanti possa leggere insieme ame le pagine di Camus. Penso al vecchioMelville, seduto su un fagotto intento a sfo-gliarne le pagine, perdendosi in quellascrittura così essenziale e lucida, così lonta-na dalla sua. Dietro di lui in piedi, comesempre di passaggio, sta Pavese, lì che sorri-de delle reazioni del vecchio baleniere. Epiù in là Bacon che, sporco di colore, trac-cia schizzi di tutte e due. Insomma a giudi-care da come vedo consumate e ingiallite lepagine, questo Straniero se lo devono esserepassato di mano in mano e di oc-chio in cuore tutti gli abitatoridel mio giardino, al punto chenon è più un libro ma una vita,non più personaggio ma per-sona, perché la vita, a sa-perla raccontare, fa diciascuno di noi un per-sonaggio».

VERONA - CAMPLOY

“Lo straniero”di Camuscelebra l’indifferenza

Lunedì 29 marzo in scena lavicenda di Meursault,il modesto impiegato

protagonista del romanzouscito nel 1942. Uccide senzaragione apparente un uomo

e si lascia poi condannare a morte, evitando ognigiustificazione, con lamassima indifferenza

inVERONA

Marco Baliani è Meursault

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cità. Si arrivava così, per Strehler,al senso di un Nuovo Teatro d’Ar-te: «L’arte contro il disumano, ilmale e tutto ciò che di basso aogni ora ci circonda».Oggi, lo spettacolo torna a calcarele scene diretto da Carlo Battistoni,successore naturale e morale diStrehler. Toccò infatti a questostraordinario regista il compito diconcludere l’opera e oggi quello diriproporla. «Aveva un’affinità par-ticolare con Mozart» spiega Batti-stoni parlando dell’amico registacon il quale condivise i sipari peroltre venticinque anni. E aggiunge:«Solitamente lavorava per puntidrammaturgici, centri focali chevenivano prima di ogni cosa per-ché in essi vedeva gli snodi dell’o-pera. Con Mozart no: faceva tuttoin rigorosa sequenza, dalla primaall’ultima scena, condivideva e siritrovava in ogni particolare».Battistoni mantiene invariato, sep-

pur maturato, il nucleo storico diCosì fan tutte: «I contenuti dellaregia, i rapporti dei personaggi so-no quelli immaginati dallo stessoStrehler» spiega il regista «È unospettacolo magico e di ferrea co-erenza, che ancor oggi commuovee soggioga il pubblico».Con Così fan tutte Strehler inau-gurò un nuovo modo di portarein scena l’opera lirica. Innovativoera del resto anche il lavoro dellacoppia Mozart - Da Ponte che, ri-spetto ai due precedenti Nozze diFigaro e il Don Giovanni, si diffe-renziava notevolmente.In Così fan tutte non c’è un incisi-vo, ironico ed arguto disegno psi-cologico dei personaggi principa-li, che sono in realtà soggetti distudio con i quali giocare osser-vandone gli effetti dall’esterno.Solo Don Alfonso e Despina, veriburattinai della trama, sono per-sonaggi vivi e reali. Non c’è nem-meno il sentimento rivoluziona-

rio del Figaro né il carattere de-moniaco del Don Giovanni, sitratta per lo più della copiaturaburlesca dell’opera seria.Così fan tutte fu commissionatodall’imperatore Giuseppe II, notoper la sua passione teatrale, allacoppia Da Ponte - Mozart i qualisfruttarono la vena licenziosa gra-dita al sovrano per sbaragliare laconcorrenza. Se in Figaro l’indi-screzione era ancora guardinga, inDon Giovanni era divenuta im-prudente, nonostante il finale pu-nitivo che disorientò i moralisti. InCosì fan tutte l’invadenza divenneinvece sfacciata. Non era la radicesociale della sfida ad istigare il li-brettista Da Ponte. A trascinarloera il gioco d’azzardo sulla fortunascenica, che aveva per posta untrionfo musicale. Una scommessache, dalla prima rappresentazionedel 20 febbraio del 1790 e da quel-la più fortunata di Strehler del1998, sembra vinta.

Spettacoli

Marzo 200316

VERONA - FILARMONICO

Un atto d’amoreper due atti di genio

In Così fan tutte, in scena dal 16 al 24 aprile, il regista Battistoni che conclusel’opera fa rivivere Mozart e Strehler. Direttore è il maestro Gustav Kuhn

di Giorgia Cozzolino

«Senza clamore, senza monda-nità, semplicemente con unostraordinario raccoglimento». Èin questo modo che Strehler de-scrisse l’inizio delle prove di Co-sì fan tutte, opera in cartelloneal Teatro Filarmonico dal 16 al24 aprile per la regia dello stessoStrehler, ripresa da Carlo Batti-stoni e diretta da Gustav Kuhn.Dopo aver messo in scena ilDon Giovanni e Le Nozze di Fi-garo, il fondatore del PiccoloTeatro intraprese la prepara-zione della terza opera mozar-tiana con lo spirito di chi è in-tento a compiere un grande“atto d’amore”. Un “atto” nonnel senso teatrale, colmo diastuzie istrioniche e plateali,ma un “atto” umano che, rad-doppiandosi sulla scena, vuoleappunto donare un po’ di feli-

«L’arte contro il disumano,il male e tuttociò che di bassoa ogni ora cicirconda»

Il regista scomparso Giorgio Strehler

Il maestroGustav Kuhn

Page 17: Verona In 02/2004

«Ho sempre avuto molto accesol’interesse per la direzione d’orche-stra – spiega Guerini –. Ho debut-tato a 24 anni dirigendo una fiabaper ragazzi commissionata dallaFondazione Arena di Verona allaScuola Sperimentale di composi-zione; da quel momento ho capitoche quell’esperienza fantastica sa-rebbe stata per me l’inizio di uncammino di ricerca e di studio perla mia futura vita artistica».Dopo aver concluso brillante-mente il Corso Superiore dellaScuola Sperimentale di composi-zione al conservatorio GiuseppeVerdi di Milano con il M° Umber-to Rotondi, Guerini perfeziona isuoi studi seguendo il Corso Su-periore di Musicologia. Dal 1992frequenta corsi di direzione d’or-chestra in Italia (Siena, Roma, Pe-scara, Milano) e all’estero (Lienz,Barcellona e Vienna).«La direzione d’orchestra racco-glie un mondo affascinante mamolto impegnativo che richiedeuna notevole preparazione anali-tica e un costante approfondi-mento stilistico del linguaggio –spiega il musicista –. Poi c’è tuttoun sottobosco emotivo e psicolo-gico che si affronta nel momento

in cui si lavora con l’orchestraper raggiungere il risultatoestetico del suono attraverso il“sentire” ontologico e poeti-co del direttore».

Nel 1994 il giovane artistasegue un importante stagesulla musica del Nove-

Spettacoli

17

cento storico tenuto dal M° Val-dambrini, preparando la direzionede L’Histoire du soldat di Stra-vinsky e l’opera n° 5 di A. Webern.Nell’aprile 1995 debutta in veste dicompositore e direttore d’orche-stra al teatro Nuovo di Verona,nell’ambito del Festival di Prima-vera, con l’opera in prima assolu-ta, dal titolo Zaabok, commissio-nata dall’Ente Lirico alla ScuolaSperimentale di Composizione diVerona. Nell’estate del 1995 seguel’allestimento de Il Flauto Magicodi W. A. Mozart in qualità di assi-stente del direttore d’orchestra au-striaco Ralf Weikart al teatro Mu-nicipal Victoria Eujenia di S. Seba-stian (Spagna). Nel dicembre del1996 l’Accademia Filarmonica diVerona gli commissiona la revisio-ne critica della partitura mano-scritta di un’opera del Settecentoveneto del compositore veroneseGiuseppe Gazzaniga dal titolo L’i-sola d’Alcina, che sarà poi da lui di-retta in prima esecuzione moder-na (dopo 200 anni dall’ultima rap-presentazione) nell’ambito della

rassegna “Musica & Musica” il 1° eil 5 settembre 1997 nel Cortile delMercato Vecchio di Verona.L’incontro con il M° Luis SalomonGuerini lo ricorda come il mo-mento più significativo del suopercorso: «A lui devo molto perl’alto valore pedagogico, artistico eper i consigli e l’appoggio che ungiovane direttore cerca nella fasedella formazione».Dal 1997 Guerini è docente di pia-noforte, di Storia ed Estetica dellaMusica presso il Centro Studi Mu-sicali di Verona, dove dal 2002 hainaugurato un Laboratorio Speri-mentale di Composizione.«Il mio impegno più grande –conclude il giovane artista verone-se – è quello di introdurre semprepiù nei miei programmi tutto quelrepertorio che è ancora ignoratodal grande pubblico. Con il trioEikasia lavoro da anni su Nove-cento e linguaggio contempora-neo accorgendomi che il pubblicodi oggi non trova più questo mon-do “illeggibile” ma si accosta concuriosità e interesse». (g.m.)

MUSICA

Nicola Guerinigiovane talentoDirige l’Orchestra Archi Filarmonici e l’Orchestra

da camera Franco Faccio. Il debutto a 24 anni con una fiaba per ragazzi

Anche Verona ha i suoi artisti ditalento. Uno di questi è NicolaGuerini, giovane compositore,direttore d’orchestra e apprezzatointerprete di pianoforte e organo.Guerini dirige l’Orchestra ArchiFilarmonici e l’Orchestra da ca-mera Franco Faccio con le quali èimpegnato in manifestazioni pre-stigiose e collaborazioni con le as-sociazioni culturali interessatenella riscoperta di pregevoli ope-re del passato.

«La direzioned’orchestra richiede

una notevolepreparazione analitica

e un costanteapprofondimento

stilistico dellinguaggio»

L’Orchestra Archi Filarmonici

Page 18: Verona In 02/2004

di Maria Grazia Tornisiello

Per celebrare i cento anni dallanascita del pittore Salvador Dalìda settembre 2004 a gennaio2005 Palazzo Grassi, a Venezia,ospiterà una mostra monograficadedicata all’arte dell’eclettico edeccentrico artista catalano. Lamostra, organizzata nel quadrodelle manifestazioni previste incollaborazione con il ministerodella Cultura spagnolo, ospiteràoltre centocinquanta dipinti adolio provenienti dalle collezionidella Fondazione e del Centro deArte Reina Sofia di Madrid. Molteopere proverranno anche dalMuseo Dalí di St. Petersburg inFlorida e da collezioni pubbliche

e private di tutto il mondo. Larassegna sarà curata da DawnAdes, un’autorità internazionalenel campo degli studi daliniani,con la collaborazione di MontseAguer, direttrice del centro studidella Fondazione Gala-SalvadorDalí di Figueras. Dopo PalazzoGrassi la mostra sarà ospitata alPhiladelphia Museum of Art, ne-gli Stati Uniti.Salvador Felipe y Jacinto Dalì na-sce l’11 maggio 1904 a Figueres,nella provincia catalana di Gero-na, in Spagna e sin da piccolo simostra un bimbo ricco di imma-ginazione: ama fantasticare, po-polando la sua vita di figure im-maginarie e di segni avvertiti co-me predestinazioni alla gloria.Dalì è bravo nel disegno, ha ta-lento per la pittura e nel 1921, al-cuni mesi dopo la morte dellamadre, viene ammesso all’Acca-

demia d’Arte di S. Fernando aMadrid, dove stringe amiciziacon Federico Garcìa Lorca e il re-gista Luis Buñuel con il quale,qualche anno più tardi, collabo-rerà alla regia del film Un chienandalou a Parigi. Ed è proprionella capitale francese che, nel1929, Dalì conosce Gala, sua fu-tura compagna di vita e musaispiratrice e, sempre nello stessoanno, aderisce al movimento sur-realista di Andrè Breton.Il Surrealismo è un movimentoartistico-letterario che nasce uffi-cialmente in Francia nel 1924 conla pubblicazione del Manifestesurréaliste, dove André Bretondefinisce questa corrente comeun «automatismo psichico purocon il quale ci si propone di espri-mere, sia verbalmente che in ognialtro modo, il funzionamentoreale del pensiero, in assenza diqualsiasi controllo esercitato dal-la ragione, al di fuori di ognipreoccupazione estetica o mora-le». Il Surrealismo può essereconsiderato come un’evoluzionedel Dadaismo ma, al contrario diquest’ultimo, che si poneva comeobiettivo di abbattere tutte le “re-strizioni” artistiche radicate dasecoli, il Surrealismo attribuisceall’arte un ruolo edificante sugge-rito dall’interiorità dell’uomo.Gli aspetti fondamentali del pen-siero surrealista sono la riconsi-derazione della componente irra-zionale della creatività umana, lavolontà di esprimere attraverso

l’arte le manifestazioni del sub-conscio e il rifiuto della logicaumana e delle restrizioni della ci-viltà a favore di una totale libertàdi espressione.Sono rivalutati il sogno, l’irrazio-nalità, la follia, gli stati di alluci-nazione, cogliendo l’essenza inti-ma della realtà, oltre la realtà stes-sa. È nelle arti figurative che sihanno i più grandi successi delSurrealismo, dove la fusione trarealtà e sogno si esplica nel liberoaccostamento di materiali diversi.Dalí, con la sua pittura illusioni-stica, fondata su un’intensa con-centrazione di immagini legatead ossessioni di castrazione, pu-trefazione, impotenza aderisce alSurrealismo anche se in modomolto personale. Infatti dopo fre-quenti dissapori con il gruppo, avolte anche violenti, nel 1939 sicompirà la sua rottura definitivacon il movimento.In una sua famosa dichiarazione,durante un’intervista, alla do-manda del giornalista che glichiedeva cosa fosse il Surreali-smo, Dalí rispose: «il surreali-smo... sono io!» Salvador Dalì muore il 23 gen-naio del 1989 a causa di un colpoapoplettico, nella torre Galateadel suo Castello di Pùbol, doveormai risiedeva stabilmente dopola morte di Gala. Viene sepoltonella cripta del Teatro-museo Da-lì, a Figueras. Nel suo testamentolascia allo Stato spagnolo tutte lesue opere e tutte le sue proprietà.

Mostre

Marzo 200318

VENEZIA

Salvator Dalìa Palazzo Grassi

A 100 anni dalla nascita, da settembre 2004 a gennaio2005 una mostra dedicata all’eccentrico artista catalano

Il Surrealismoriconsidera la

componenteirrazionale della

creatività umana e la volontà di

esprimere, attraversol’arte, le

manifestazioni delsubconscio

“L’uomo di Legge”

“Il creatore di moda”

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Rimarrà aperta fino al 12 aprile laprima Antologica dedicata alloscultore neoclassico Antonio Ca-nova, allestita a Possagno (Trevi-so), dove l’artista nacque nel1757, e a Bassano del Grappa (Vi-cenza). Promossa dai due comu-ni, dalla Fondazione Canova, in-sieme al ministero per i Beni e leAttività culturali e alla RegioneVeneto, la mostra è curata da Ser-gej Androssov, Mario Guderzo eGiuseppe Pavanello e resa possi-bile anche grazie alla collabora-zione del Comune di Bassano conil Museo statale Ermitage di SanPietroburgo, che per l’occasioneha prestato sette statue della piùimportante collezione al mondodi marmi canoviani.Il Neoclassicismo nasce nella se-conda metà del ’700 in seguito adalcune importanti scoperte ar-cheologiche del tedesco GiovanniGioacchino Winckelmann e sipropaga subito all’arte e alla lette-ratura. “Una calma grandezza”,“una nobile semplicità”: la forzadel gusto neoclassico sta in quel-l’armonia spirituale e umana cheviene platonicamente riconosciu-ta come bellezza ideale e caratterefondamentale dell’età antica, inopposizione al Barocco e alle sueeccessive estrosità.Quest’ultimo era stato un movi-mento complesso, virtuosistico,sensuale; al contrario, il Neoclas-sicismo vuole essere semplice, ge-nuino, razionale. Il Barocco pro-poneva le immagini delle coseche nascondevano, nella loro bel-lezza esterna, le brutture interiori;il Neoclassicismo non si accon-

chessa di Toscana. Canova tutta-via la terminò solo nel 1815, dopola caduta di Napoleone: alla scul-tura venne allora eliminato ogniriferimento realistico, furonoidealizzati i tratti del volto e l’o-pera poté essere compresa nell’o-maggio delle province venete allanuova imperatrice d’Austria, allaquale l’origine della statua fu na-turalmente celata.

Maria Grazia Tornisiello

Per informazioni:tel. 0423544323; fax 0423922007e-mail: [email protected]

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tenta della sola bellezza esteriore,vuole che questa corrisponda aduna razionalità interiore. Il Ba-rocco perseguiva effetti fantasiosie bizzarri, affidandosi all’estro eall’immaginazione, mentre ilNeoclassicismo va alla continuaricerca di equilibrio e di simme-tria seguendo norme precise.L’Italia ebbe un ruolo determi-nante nella nascita del Neoclassi-cismo rappresentato non solodalle sculture di Canova, ma inletteratura da autori come Pinde-monte, Foscolo, Monti e Giorda-ni. Questa corrente culturale ebbecaratteri ambivalenti: nella suaforma più diffusa penetrò nella

moda, nel costume, diven-ne gusto di scenografiespettacolari o solenni eserviva a celebrare col tra-

vestimento di una ro-manità stilizzata i fastidel regime napoleoni-co. Viceversa la storiaantica per alcuni servìa riscoprire quei valorietici e morali di alto

contenuto civile in grado di susci-tare gli ideali irrequieti e passio-nali del Romanticismo e del Ri-sorgimento.Nel 1779 Canova compì il suoprimo viaggio a Roma, dove svol-se la maggior parte della sua atti-vità conquistandosi la stima deipapi e di Napoleone Bonaparte.Nel 1798 fece ritorno a Possagnodove si dedicò alla pittura.Qui, nel luglio del 1819, treanni prima della morte avve-nuta il 13 ottobre 1822 a Ve-nezia, pose la prima pietra delTempio, dove è sepolto.Due sono le tipologie principalidei soggetti delle sculture del Ca-nova: da un lato le allegorie mito-logiche di Teseo sul Minotauro,Amore e Psiche, Ercole e Lica e Letre Grazie, dall’altro i monumentifunebri di Clemente XIV, Clemen-te XIII e Maria Cristina d’Austria.Da vedere nelle mostre di Possa-gno e Bassano del Grappa operemai esposte prima d’ora in Italia,come la Pace da Kiev, la Venere daLeeds o la Polimnia da Vienna. Lastoria di quest’ultima scultura inparticolare è legata alle vicissitu-dini politiche dei primi anni del-l’Ottocento. La statua, commis-sionata nel 1812, raffigurava ElisaBonaparte Baciocchi grandu-

POSSAGNO - BASSANO

Canova e il bello

idealeDall’Ermitage di San Pietroburgosette statue della più importantecollezione di marmi canovianiLa mostra chiude il 12 aprile

Mostre

Page 20: Verona In 02/2004

protette e difese. Apre su un eventodi dirompente gravità, con relativobattage sulla stampa europea: ilbombardamento tedesco dellacattedrale di Reims nel ’14. In Ita-lia se ne occupa Ugo Ojetti, criticod’arte del Corriere della Sera, cheinizia una virulenta campagna an-tigermanica accusando Bode, di-rettore dei musei berlinesi, di aversuggerito il cannoneggiamentoper non esser riuscito ad appro-priarsi di alcuni importanti capo-lavori francesi. E se, durante unavisita alla cattedrale in compagniadi D’Annunzio, Ojetti sarà turbatoa sua volta dal “sadismo estetico”del Vate, come giornalista bencomprende l’enorme potenzialesuasorio delle immagini e lo sfrut-ta per veicolare messaggi. In un’I-talia in cui la propaganda ancoranon c’è, la vediamo germinare esvilupparsi attraverso le pagine diquesto personaggio, futuro registadi tanta politica culturale fascista.Arruolatosi, fa da tramite fra il mi-nistero della guerra, la direzionegenerale delle arti e le sovrinten-denze, per la protezione e rimo-zione delle opere in pericolo. Epoiché quest’ultima pratica è vistacon sospetto dalla popolazione,che si sente derubata, trasforma itrasporti in eventi mediatici e li-turgie laiche. Alla traslazionedell’Assunta di Tiziano da Veneziafa ala il popolo; dopo la distruzio-ne del soffitto di Tiepolo agli Scal-zi, Ojetti vuol riaprire la chiesaper sacralizzare il luogo devastatoe nel 1917, sulle pagine de Illustra-zione Italiana, spettacolarizza perimmagini le difese padovane del-l’altare del Santo e del Gattamela-ta. L’ostensione dei monumenti,

Libri

Marzo 200320

Critica d’arte in guerraLa Grande Guerra rivisitata da un’angolatura inusuale: quella delle opere d’arte

lesionate o distrutte, ma anche protette e difese per ragioni di propaganda

mascherati da impalcature e sac-cate, coinvolge emotivamente ilpubblico e ne rinsalda gli idealipatriottici.Dopo Caporetto gli eventi precipi-tano e sempre più il volto dell’arterimanda a significati ulteriori, vei-cola ragioni e mistificazioni politi-che. Significativo il commentoojettiano al bombardamento delduomo di Padova: «Tutta la cimadella facciata a terra, un monte disassi e di mattoni: danni riparabili,ma ottimo per la propaganda con-tro questa canaglia». E un suo ap-punto recita: «La propaganda piùefficace è quella per gli occhi: foto-grafie, cinematografie, disegni,manifesti. Essa sola raggiunge glianalfabeti, i pigri, i distratti: cioè ilpubblico». Su tale linea, nel librodedicato ai Monumenti italiani e laguerra (1917), arriva ad articolare

il racconto affidandosi quasi esclu-sivamente al collante visivo: i mo-numenti feriti diventano metaforadi un’aggressione al corpo dellanazione che con essi si identifica.Il sottile cambiamento che MartaNezzo mette in luce riguarda ilpassaggio dalla propaganda attra-verso l’arte alla propaganda dell’ar-te come forma della persuasione;un’arte antiavanguardistica, narra-tiva, in armonia (e non in tensio-ne) con la grande tradizione delRinascimento. È il ritorno all’ordi-ne europeo nella sua accezione piùreazionaria, che condurrà ai con-corsi a tema del premio Cremonanegli anni della Seconda guerramondiale.

Giuliana TomasellaDocente di Storia della critica

d’arte, Facoltà di lettere e filosofiaUniversità di Verona

Ugo Ojetti, criticod’arte del Corriere

della Sera, bencomprende l’enorme

potenziale suasoriodelle immagini e lo

sfrutta per veicolaremessaggi

Marta NezzoCritica d’arte in guerra.Ojetti 1914-1920Edizioni Terrafermapp. 176, euro 20,00

Marta Nezzo è nata a Verona nel1966, ha studiato Storia dell’arteall’Università di Padova e allaScuola Normale Superiore di Pisa.Attualmente svolge ricerche pressol’Ateneo patavino. L’autrice, colsuo Critica d’arte in guerra. Ojetti1914-1920, rivisita la GrandeGuerra da un’angolatura inusuale:quella della sorte delle opere d’ar-te, distrutte, lesionate, ma anche

Le BaccantiTragedia di Euripide reinterpretata da Luca DorizziEdizioni Bonaccorsopp. 60, euro 9,00

A Verona è stata recentementepubblicata dall’editore Bonac-corso una re-interpretazionedelle Baccanti di Euripide, acura di Luca Dorizzi. Le espe-rienze di Dorizzi sono soprat-tutto di carattere teatrale: da-gli inizi con “La Barcaccia” aicorsi tenuti da Dario Fo aGubbio, e poi il diploma otte-nuto presso la Scuola regiona-le di teatro di Padova (con do-

centi del calibro di Arnoldo Foà)e, più recentemente, i laboratoridi regia e drammaturgia orga-nizzati dallo Iuav di Venezia, conla partecipazione di famosi regi-sti, fra cui Luca Ronconi, ed infi-ne gli stages presso il “Piccolo” diMilano (per seguire la ripresadell’allestimento del Prometeoincatenato di Eschilo) e “La Feni-ce” di Venezia (per il Marin Fa-liero di Donizetti).«Il Teatro delle origini, e in parti-colare la Tragedia, hanno sempreesercitato su di me un fascinoparticolare» spiega Dorizzi «e hointerpretato come una specie disegno del destino il fatto di averpotuto seguire, nel maggio 2002

Page 21: Verona In 02/2004

Libri

inVERONA 21

al Teatro Greco di Siracusa, l’alle-stimento, curato dal maestroRonconi, del Prometeo incatenatodi Eschilo, delle Rane di Aristofa-ne e, per l’appunto, delle Baccantidi Euripide. L’interesse specificoper quest’ultima opera era perònato molto tempo prima, dopolo studio della Nascita della trage-dia di Nietzsche e di vari testi diargomento dionisiaco».Da qui l’idea di esordire comescrittore-traduttore con Le Bac-canti, senza dubbio una sfida,perché si tratta di un testo pro-blematico ed enigmatico, sia peri contenuti – il cui filo condutto-re è quello della razionalità difronte all’irrazionale, o, come di-

rebbe Nietzsche, del conflitto fra“apollineo” e “dionisiaco” – cheper lo stesso tessuto verbale, eperciò di difficile approccio perl’interprete. «In genere i tradut-tori, essendo dei letterati, non sipongono il problema della messain scena; io non sono un lettera-to» spiega Dorizzi «e ho volutoriscrivere il testo pensando aduna sua possibile rappresenta-zione e, in primo luogo, agli atto-ri che dovrebbero realizzarla. Sispiega, dunque, il termine “tradi-re lo spirito dell’opera”».Così si giustifica il termine “re-interpretazione”, con quel tratti-no che serve per evidenziare an-cor più il concetto. Dal punto di

vista del drammaturgo, l’inter-prete per eccellenza è l’attore, lacui parola, non va mai dimenti-cato, è sempre indirizzata ad unpubblico. Ma molte traduzioni,pur pregevolissime dal punto divista stilistico, si rivelano supera-te, oppure ostiche per l’attore/in-terprete e quindi di difficile com-prensione da parte dello spetta-tore, che non riesce a coglierepienamente il messaggio conte-nuto nel testo. Ecco perché ogniepoca, al fine di poter meglio co-municare l’essenza di un’opera,ha i suoi traduttori. «Per questomotivo» conclude Dorizzi «nelmio lavoro drammaturgico hovoluto semplificare il linguaggio,

rinunciando anche ad alcunipassaggi, probabilmente trop-po ardui per il pubblico con-temporaneo. Ho voluto predi-sporre un testo adatto ad esse-re rappresentato, che non aves-se nulla di letterario ma fosseinvece squisitamente teatrale.Peraltro questa tragedia, che èun po’ il canto del cigno di Eu-ripide (venne infatti rappre-sentata postuma dal figlio delpoeta nel 405 a.C.) e anchedella grande stagione della tra-gedia attica iniziata da Eschiloe Sofocle, è l’unica superstitead avere per protagonista pro-prio il dio del teatro, e cioèDioniso».

Giovanni RapelliSi dice a Verona500 modi di dire del veroneseCierre edizionipp 192, euro12,50

Cos’è un modo di dire? L’autore diquesto libro la definisce una locu-zione che non avrebbe nessun sen-so, o ben poco, se venisse interpre-tata letteralmente. I modi di direcontengono riferimenti ad avveni-menti, persone, usanze, tradizioni,oggetti spesso oggi difficilmenteafferrabili. Nel caso di parole sin-gole, oltre a queste considerazioni,vanno aggiunti i fattori foneticiche portano alla contrazione dipiù termini in uno solo.Per parlare bene una lingua nonbasta imparare il maggior nume-ro di vocaboli possibile e cercaredi riprodurre al meglio i suoi fo-nemi. È importante anche cono-scere i suoi modi di dire, senza iquali la comunicazione divente-rebbe monotona e povera di spi-rito.Pensiamo, per esempio, all’ingle-se it’s raining cats and dogs “piovea dirotto” (che letteralmente var-rebbe “piovono gatti e cani”), alrusso pojtí po miru “stendere lamano, fare l’accattone” (letteral-mente “andare per il mondo”), algiapponese o-naka ga suita “hofame” (letteralmente “l’onorevoleinterno è diventato vuoto”), al ca-talano buscar tres peus al gat “cer-care il pelo nell’uovo” (letteral-

mente “cercare tre peli al gatto”).In questo libro, che contribuisce acolmare una lacuna negli studisul dialetto di Verona, Rapelli inprimo luogo ha voluto fissare inumerosi modi di dire che arric-chivano fino a un recente passato,e spesso ancor oggi, la parlata ve-ronese. Secondariamente ha cer-cato di ricostruire le circostanzeche ne hanno causato la nascita,dando quindi, ove possibile, l’eti-mologia della voce o delle vociprincipali. La maggior parte deimodi di dire trattati appartienealla parlata della città, benché sianota praticamente in tutto il ter-ritorio veronese.Il variegato quadro della vita delpopolo come affiora da questidetti è di enorme interesse, per ilricercatore ma anche per il comu-ne lettore. Non si tratta infatti distrutture espressive create in po-chi decenni. Molti modi di direrisalgono a tempi antichi, e ciparlano di oggetti, persone e si-tuazioni oggi non più esistenti.Esaminare questo particolare set-tore della comunicazione oralediventa quindi anche un’opera-zione di archeologia.L’autore distingue tra modi di di-re e proverbi e avverte che tra idue c’è una fondamentale diffe-renza. I primi comprendono unavarietà di possibili espressioni,tutte metaforiche: il modo di direè costituzionalmente il regno deltraslato, del doppio senso, delleallusioni. I secondi sono sempre

composti di frasi complete, dal si-gnificato letterale generalmentecomprensibile, e vengono semprecitati con intento esortativo, dimonito, di consiglio, di avverti-mento. Mentre nei modi di dire siscatena al massimo la fantasia po-polare, utilizzando capricciosa-mente le parole per esprimere an-che ciò che esse di per sé non po-trebbero mai esprimere, nei pro-verbi abbiamo una sorta di codi-ficazione della saggezza dei nostriantenati.Mentre i dialetti tendono ad avvi-cinarsi sempre di più all’italiano,soggetti come sono al costantemartellamento del linguaggiodella televisione, è piacevole con-statare come assai di più resistanonella vita di tutti i giorni i modi didire dialettali. Essi svolgono le be-nefiche funzioni di valvola di sfo-go verbale in una situazione criti-ca, di suggello a una discussione,di commento esortativo, saggiooppure comico, sarcastico o iro-nico, cinico o disincantato, perfi-do o di colorita integrazione diun discorso altrimenti noioso.Spesso i dizionari dialettali nedanno una traduzione vaga, onon li traducono affatto, limitan-dosi a dire, per esempio, “fraseusata per esprimere disappunto”.Rapelli ha tentato qui di tradurlisia letteralmente sia nel significa-to specifico che viene loro attri-buito nei contesti abituali attra-verso una ricerca storica, ma an-che etimologica.

I modidi dire

veronesiEsaminare questoparticolare settore

della comunicazioneorale diventa

un’operazione diarcheologia

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A cura di Piero Piazzola Pro Loco “Sprea cum Progno”San’Andrea - Badia CalavenaSant’Andrea e i suoi “bogoni”Editrice La Graficapp. 94

L’associazione Pro Loco di San-t’Andrea di Badia Calavena, inoccasione dei festeggiamenti perla celebrazione della secolareFiera di Sant’Andrea del 2003,cui da secoli è associato il più an-tico mercato dei bogoni d’Euro-pa, ha dato alle stampe un opu-scolo di un centinaio di pagine,un lavoro che compendia, consemplicità e chiarezza espositiva,il mondo della lumaca (bogón).Un vademecum utile per adden-trarsi nella storia, nelle tradizio-ni, nella gastronomia e nellapoesia di questo gasteropodeche, seppur piccolo, lento e unpo’ impacciato ha saputo supera-re i grandi cataclismi geologicidella Terra, giungendo fino ainostri giorni indenne.

Si tratta di un libretto prezioso,curato con la consueta precisio-ne da “La Grafica” di Vago, per-ché richiama la sapienziale tra-smissione delle memorie di unmercato millenario che nel tem-po ha associato il nome di San-t’Andrea, l’antica Sprea cum Pro-gno, uno dei Tredici Comuni Ve-ronesi di etnia cimbrica, a quellodei bogoni , f ino a suggellare,qualche anno fa, lo sposaliziocon l’inaugurazione, all’ingressodel paese, di un monumento allachiocciola, opera in ferro battu-to di un valente artista locale, Gi-no Bonamini.Vuole essere un plauso all’inizia-tiva e all’opera della Pro Locoche l’ha promosso e fatto curareda Piero Piazzola, che lo apre conuna sua arguta introduzione sto-rica, alla quale si sono aggiunti,col loro prezioso contributo, Au-lo Crisma con la vera storia delpaese, Edoardo Mori con la ga-stronomia e con le ricette dellacucina d’altri paesi, Pietro Gal-letto, Antonio Cisamolo e Fran-cesca Zappelli appassionati cul-tori pure loro delle tradizionidella nostra terra, ricca di storiae di antiche memorie, con alcuneliriche, fresche e semplici, su untema di tutt’altra sostanza. Laraccolta puntuale delle ricettegastronomiche locali diventanoquasi un motivo di riconoscenza

per il protagonista, il bogón, unabestiolina che ha tenuto viva einvitante una manifestazione persecoli.La Pro Loco Sprea cum Progno,dopo gli avvenimenti bellici chehanno sconvolto un po’ tutta lamontagna veronese, e con lei an-che la Lessinia, ha lavorato ap-passionatamente per anni, nel si-lenzio e nella serenità del luogo,per far tornare alla luce del solel’antica manifestazione del 30novembre, togliendo questa qua-si millenaria patina di storia chevi si era depositata sopra e per ri-darle prestigio e freschezza nuo-vi, pur nella diversità di tempi.Un modo per farla amare, in par-ticolar modo dai veronesi, manon solo, e farla conoscere in piùvasti orizzonti, com’è avvenutoper tante altre manifestazioni dipaese, provincia o regione.Il vademecum, come l’ha definitoil sindaco di Badia, Stefano Val-degamberi, è arricchito da undiscreto corredo di immaginid’epoca, in bianco e nero e a co-lori, che ripropongono il merca-to e le sue usanze, il luogo e lesue offerte culturali. È un tasca-bile pulito e gradevole, anchegraficamente, che offre lo spuntoal lettore per scoprire e gustaregli aspetti locali, così come la ri-costruzione del passato, e per ri-flettere sui possibili futuri svi-luppi di una manifestazione cheattira da sempre centinaia e cen-tinaia di curiosi, di cultori delletradizioni, di intenditori e di as-saggiatori di piatti tipici, comequello, o quelli, dei bogoni che iristoranti del luogo da secoli pre-parano.

Libri

Marzo 200322

Il mondo dei bogoniIl volumetto si addentra nella storia e nelle tradizioni millenarie che

accompagnano la vita degli abitanti di Sant’Andrea e delle loro lumache

L’associazione ProLoco di Sant’Andreadi Badia Calavena,dove si svolge il piùantico mercato dei

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Page 23: Verona In 02/2004

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S T U D I O E D I T O R I A L E G I O R G I O M O N T O L L I

Page 24: Verona In 02/2004

Salute

Marzo 200324

to prove difficili, a partire da quellepioneristiche della fondazione.Siamo agli inizi del ’900. Un picco-lo gruppo di veronesi vorrebbe ga-rantire un servizio moderno per iltrasporto e la cura dei malati. L’i-dea è quella di un’associazione conun solo scopo: aiutare il prossimo.È con questo spirito che il 27 no-vembre 1909 nasce nel salone dellaGran Guardia la Croce Verde,mentre l’inaugurazione avviene il26 febbraio 1910 nella vecchia sededi Cortile Mercato Vecchio.I primi fondi vengono dal Comu-ne, dalla Provincia e dalla Cassa diRisparmio. Ma non mancano gliaiuti della gente comune, comequello dei ferrovieri che nel 1911offrono una bellissima lettiga amano “di volata”, mentre la prima amotore è del 1919.Il 13 dicembre 1925 viene inaugu-rata l’attuale sede tra via Libera elungadige Panvinio. Un’altra data

di Alessandra Motta

Nel 2003 ha effettuato 50.441 ser-vizi, di cui 12.614 di primo inter-vento attraverso il 118. Oggi laCroce Verde di Verona è una realtàstrutturata con 1.823 soci, disponedi 32 mezzi, organizza corsi seme-strali di formazione ed è dislocatain dieci sedi: 2 cittadine (Lungadi-ge Panvinio e Borgo Venezia) e 8provinciali: Castel D’Azzano, Cer-ro, Grezzana, Isola della Scala, Le-gnago, San Giovanni Lupatoto,San Pietro in cariano e Villafranca.Un traguardo che poggia su fonda-menta robuste. Quella che è natacome “Società volontaria di assi-stenza pubblica” ha infatti supera-

SANITÀ

La Croce Verde a VeronaCome nasce, le prime lettighe a mano, il servizio oggi

importante è il 21 febbraio del1926, quando la Società Volontariadi Assistenza Pubblica Croce Verdeottiene, con decreto di VittorioEmanuele III, la costituzione in en-te morale.Questi uomini e donne che dedi-cano il loro tempo per cercare distrappare vite alla morte, anche neimomenti più difficili hanno sapu-to rimanere fedeli allo spirito divolontariato che li anima. Nel 1940le difficoltà economiche e organiz-zative si fanno sentire e addiritturaprecipitano nel 1944 per il bom-bardamento della sede e per la so-spensione della fornitura di carbu-rante che blocca le tre autoambu-lanze. Nonostante questo la CroceVerde ha una posizione eroica erassicura il Comune: «il servizioper i poveri non subirà sosta alcu-na, perché in una maniera o nel-l’altra, magari con le vecchie letti-ghe a mano, si provvederà alle ne-cessità più urgenti».Si giunge così alla fine della guer-ra, privi di mezzi per il prosegui-mento dell’attività. Un primo se-gnale di risveglio viene dal Comi-tato di Liberazione che mette adisposizione una radio (bottinodi guerra) “bisognosa di ripara-zioni”. Negli anni successivi il so-dalizio si riprende, si rafforza etorna alla piena efficienza. Nel1976 ci sono 14 ambulanze, di cui12 con radiotelefono.Negli anni ’80 e ’90, per far frontealle crescenti necessità della comu-nità, si assiste ad un massiccio in-

cremento del volontariato giovani-le, ad una nuova solidarietà di entie imprese veronesi: gli automezziin quegli anni sono 30, moderna-mente attrezzati. Un altro signifi-cativo passo si ha verso la fine deglianni ’90 quando l’ente diventa ca-pofila nel servizio d’emergenza(118) attraverso il rapporto attiva-to con l’ULSS 20.Croce Verde non è solo sinonimodi sirene spiegate nella lotta con-tro il tempo per salvare una vita.Oggi questa realtà comprende an-che i servizi di trasporto internoall’Ospedale di Borgo Trento; trail Policlinico di Borgo Roma el’Ospedale di Borgo Trento; tra lealtre strutture sanitarie presentiin provincia; servizi di ricovero edimissione dei pazienti; di trasfe-rimento da e per altre città italia-ne; trasporto di organi e di perso-nale sanitario.Va anche ricordato che durantel’anno i volontari della Croce Ver-de sono impegnati in servizi di as-sistenza a manifestazioni culturalie sportive su tutto il territorio dellaprovincia, come la presenza in Are-na e il servizio all’interno dello Sta-dio Bentegodi durante le partitedomenicali. Non passa giorno chela presenza dei volontari sia richie-sta per gare sportive, concerti emanifestazioni varie.Infine presso la Croce Verde di Ve-rona è operativo un nucleo di Pro-tezione Civile che opera in situa-zioni di particolare gravità sia inItalia che all’estero.

In alto: come erano le ambulanze neiprimi anni del’900.La prima autolettigaa motore in dotazionealla Croce Verde diVerona è del 1919.A sinistra: alcunimezzi oggi

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di Michele Bertucco *

Nei primi due mesi del 2004 lepolveri sottili (PM 10) a Veronahanno superato i limiti di leggeper ben 45 giorni nella centralinadi Corso Milano e per 24 giorniin quella di località Cason. Secon-do la normativa attuale il valoredi riferimento non deve essere su-perato più di 35 volte l’anno. Nel2003 in Corso Milano i valori so-no stati sorpassati per 213 giornie in Via San Giacomo, Borgo Ro-ma, per 179.Sulla pericolosità delle polverisottili si è espressa in manierainequivocabile l’ULSS 20 di Vero-na nella propria Relazione Sani-taria dell’anno 2002 che, definen-do l’inquinamento da traffico cit-tadino “in alcuni momenti, unavera emergenza” scrive: “Gli effet-ti del PM 10 sono proporzionalialle concentrazioni dello stessonell’aria e non sono noti livelli disoglia, cioè valori al di sotto deiquali non si verifica un danno allasalute. Per il PM 10 i dati fornitidall’ARPAV evidenziano nel 2002a Verona un numero di giorni disuperamento del limite ambien-tale di 65 mg/Nm3 pari a 59 e 68nelle due centraline. L’Organizza-zione Mondiale della Sanità(OMS) ha evidenziato che pas-sando da concentrazioni di 50 a100 mg/Nm3 di PM 10 si verificaun raddoppio degli effetti sanitariattribuibili a questa causa comemortalità, ricoveri per malattie

respiratorie, uso di broncodilata-tori e giorni di malattia”.La relazione prosegue segnalandopreoccupanti effetti acuti suibambini e mostra un legame di-retto tra residenza in prossimitàdi strade a traffico pesante e catti-ve condizioni di salute dei piùpiccoli, con manifestazioni preva-lentemente respiratorie come sin-tomi asmatici e tosse.Gli effetti cronici dell’inquina-mento atmosferico causano inve-ce problemi di salute anche quan-

Ambiente

inVERONA 25

INQUINAMENTO

Allarme polveri sottiliServono nuove politicheInquinamento atmosferico a Verona: come uscire dall’emergenza per tutelare

la salute, soprattutto quella dei più piccoli. I dati allarmanti dell’ULSS 20

do le concentrazioni di inqui-nanti sono inferiori ai valori diriferimento e agli standard diqualità dell’aria. Per questo mo-tivo nelle linee guida OMS nonviene indicato un valore di riferi-mento per il PM 10, ma vengonofornite stime di rischio sanitariocorrelate alle varie concentrazio-ni. Un calo delle concentrazionidi PM 10 a 30 mg/Nm3, secondole stime dell’OMS, produrrebbeuna riduzione di quasi il cinqueper cento della mortalità totaleannua nelle persone oltre i 30 an-ni, escluse naturalmente le mortiper cause violente.È quindi evidente che l’inquina-mento atmosferico non è più so-lo un’emergenza invernale, ma èun problema presente a Veronaper tutto l’anno che comporta se-ri rischi per la salute di tutti i cit-tadini ed in modo particolare peri bambini e per gli anziani.A tutt’oggi il tavolo degli assesso-ri all’Ambiente dei capoluoghidel Veneto ha prodotto interventideboli, tardivi, ininfluenti e le re-sponsabilità maggiori ricadonosulla Regione Veneto. Proprioquesto tavolo dovrebbe aprireuna contrattazione serrata con laRegione per ottenere un serioimpegno da parte dell’istituzioneveneta.Il Decreto del ministero perl’Ambiente, n. 60 del 4 aprile2002, ha indicato obblighi precisialle Regioni. Esse dovevano entroun anno, sulla base di una valuta-

Nei primi due mesi del2004 le polveri sottili a

Verona hanno superato ilimiti di legge per ben 45

giorni nella centralinadi Corso Milano.

Secondo la normativa il valore di riferimento

non deve essere superatopiù di 35 volte l’anno

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Ambiente

Marzo 200326

zione della qualità dell’aria, pre-disporre ed attuare un piano diinterventi che consentisse di ri-spettare i valori limite dell’inqui-namento e di ridurre i rischi disuperamento. La Regione Veneto,a tutt’oggi, non ha ratificato nul-la di definitivo: c’è stata una pri-ma approvazione, ma manca l’a-dozione formale.Oltre a questo, quanto è stato finqui preliminarmente elaboratodalla Giunta regionale tutto sipuò definire tranne che un Pianoorganico e incisivo. Infatti: nonprevede interventi per l’emer-genza, né fornisce indicazioniper la gestione provvedimenti e,in sostanza, lascia ancora ai Co-muni la responsabilità di inter-venire. Inoltre si limita a fare unelenco delle azioni possibili sen-za formulare una gerarchia dipriorità.La zonizzazione del territorio inaree di intervento a seconda dellagravità dell’inquinamento, la ba-se stessa del Piano, risulta carentee inadeguata. Il Veneto è diviso inaree nelle quali modulare inter-venti per il “risanamento” o il“mantenimento” della qualitàdell’aria. Ma le zone critiche in-dividuate, di tipo A, quelle in cuibisogna risanare, sono eccessiva-mente ristrette e ciò non permet-te di realizzare interventi efficaci.Il Piano, infine, qualora entrasse

«È evidente che la soluzione delproblema dell’inquinamento diVerona e del Veneto è legato allarealizzazione di una massicciopiano di interventi strutturaliper la mobilità sostenibile. Nelfrattempo, oggi e fino a quandotali interventi non avrannoprodotto i benefici auspicatisulla qualità dell’aria, bisognaadottare tutti quei provvedi-menti di limitazione del trafficoprogrammati, e sul lungo perio-do, che possono diminuire al-meno la media annua delleconcentrazioni di benzo (a) pi-rene e Pm10.La scelta degli interventi spettaa Regione e Comuni, ma Le-

gambiente ribadisce le caratte-ristiche che certamente tali in-terventi devono avere, se si vuo-le sperare in una minima effi-cacia. In primis, le limitazionialla circolazione dovrebbero av-venire su scala territoriale piùampia possibile, visto la forteubiquità del pm10. Tali restri-zioni devono inoltre essere co-stanti, frequenti e coprire unlargo arco temporale, e comun-que nel periodo di maggior in-quinamento, che va dai primidi ottobre alla fine di maggio.Il blocco delle auto non cataliz-zate e dei vecchi diesel non è suf-ficiente. Tutte le sperimentazio-ni fatte in questo senso dimo-

strano che limitazioni del traffi-co troppo articolate e piene dieccezioni e deroghe finiscono pernon essere applicabili e tolgonodalle strade percentuali chevanno dal cinque al dieci percento del parco mezzi circolante,per cui sfuggono ai divieti mol-tissimi veicoli che dovrebbero inrealtà restare fermi. Del restoquesto tipo di provvedimenti,già realizzati anche a Verona,dati alla mano non hanno maiprodotto miglioramenti dellaqualità dell’aria.Legambiente ritiene che la lottaall’inquinamento si vince accet-tando la sfida della mobilità so-stenibile e si governa selezio-

nando gli obiettivi, scegliendoinvestimenti e politiche.Il Comune di Verona e la Regio-ne Veneto dovrebbero, ragionan-do in un orizzonte di dieci anni,programmare di spostare su fer-ro e cabotaggio una quota pari aldieci per cento del traffico mercie aumentare gli spostamenti sutraffico pubblico in ambito urba-no del venti o trenta per cento.Si dovrebbero inoltre ridurre iconsumi energetici legati al siste-ma dei trasporti. Legambientepropone quindi che per una mo-bilità sostenibile è necessario at-tivare alcune scelte strategiche diinvestimento, di trasparenza, in-novazione e qualità».

Le proposte di Legambiente per contrastare l’emergenza

in vigore introdurrebbe un ag-gravio burocratico che rischia dirallentare qualsiasi tipo di prov-vedimento.Infine lo stesso Piano ammetteche l’aumento delle emissioni èdovuto all’incremento inarresta-bile del traffico veicolare ma evitaaccuratamente di porre tra gliobiettivi operativi quello della ri-duzione del suo volume e conse-guentemente la necessità di rivi-sitare le politiche della mobilità edel trasporto pubblico e colletti-vo. Non si trova infatti mai unadescrizione di come entro il 2005

o il 2010, scadenze limite fissatedal Decreto ministeriale, si arrivia non superare i valori previstidalla normativa. Non c’è quindiuna pianificazione delle azioni inbase alle quale agire, pianificazio-ne che faccia evolvere per passisuccessivi la situazione verso unamigliore qualità dell’aria.Il rischio più tangibile è che, inassenza di un Piano regionale ca-pace di dirigere o coordinare, icapoluoghi del Veneto si muova-no di nuovo in ordine sparso.

* Presidente Legambiente Verona

Il blocco delle autonon catalizzate e dei

vecchi diesel non èsufficiente. La lottaall’inquinamento sivince accettando lasfida della mobilità

sostenibile

Il traffico cittadino è uno dei maggiori responsabili dell’inquinamento

Page 27: Verona In 02/2004

gerla nel 1703, inizialmente co-me avamposto militare contro letruppe svedesi, sino a farne poila nuova capitale dell’impero.Ma torniamo a fare compagniaal nostro Raskolnikov: affac-ciandosi sulla piazza del fieno(Sennaja Ploshchad) resterebbeforse stupito constatando l’as-senza della Chiesa dell’Assun-zione. Al posto di questo luogodi culto si staglia ora l’imponen-te facciata della stazione dellametropolitana, e vista la magni-ficenza delle cattedrali soprav-vissute, unita alla comodità deitreni sotterranei, non ci si puòlagnare troppo per il cambio didestinazione.San Pietroburgo, infatti, è unacittà da visitare a piedi, costeg-giandone l’intrico di canali perimmergersi poi rapidamente nelsottosuolo sfruttando la rapiditàdella metro. Logicamente, primadi salire sui vagoni imparate be-ne il nome della vostra stazioned’arrivo, visto che lo troveretescritto solamente in caratteri ci-rillici, oppure fate il conto delle

fermate che vi separano dallavostra mèta.Una volta riemersi, i colori pa-stello delle facciate dei palazzidaranno sollievo allo sguardo,quasi quanto gli occhi ceruleidelle giovani pietroburghesi chescivolano altere nel turbinio dicolori della Nevskij prospekt.Percorrendo questa lunga stra-da, giustamente la più famosa diSan Pietroburgo, vale la pena so-stare un attimo sul ponte Ka-zanskji per ammirare le cupoledorate della Chiesa sul SangueVersato, nome un po’ truculen-to, dovuto al fatto che fu edifica-ta ove fu assassinato lo zar Ales-sandro II, nel marzo del 1881.Inevitabilmente si verrà at-tratti dallo splendore delledecorazioni musive, ed è be-ne assecondare tale curiosi-tà percorrendo quindi il ca-nale Griboedova sino agiungere dinnanzi alla fac-ciata della chiesa, in perfettostile russo seicentesco.

Chi desidera ritrovare atmosferepiù consone alla tradizione arti-stica di San Pietroburgo non avràche da compiere una breve retro-marcia: a pochi passi di distanzasi trova, infatti, il Museo Russo,che contiene una delle più ma-gnificenti collezioni d’arte russa,dalle splendide icone di AndreyRublyov sino alle opere degli im-pressionisti Korovin e Grabar.L’offerta museale della città non èinfatti limitata al famoso Ermita-ge che varrebbe, da solo, il costodella trasferta. Accanto al gran-

Viaggiare

inVERONA

SAN PIETROBURGO

Nella città di DostoevskijSi visita a piedi, costeggiando l’intrico di canali, per poi scendere nel sottosuolo

e sfruttare la rapidità della metropolitana. Un patrimonio di arte e cultura

di Michele Domaschio

«Ai primi di luglio, in un perio-do straordinariamente caldo,verso sera, un giovanotto se neuscì in strada dal suo bugigatto-lo preso in subaffitto dagli in-quilini nel vicolo Stoljàrnyi, elentamente, quasi esitando, sidiresse al ponte Kòkuskin». Se ilgiovane Raskolnikov uscisse og-gi, come per incanto, dalle pagi-ne di Delitto e castigo, il panora-ma che gli si presenterebbe din-nanzi agli occhi sarebbe certo unpo’ diverso da quello che Do-stoevskij narrava nel suo roman-zo. Eppure, dopo tre secoli displendori e sofferenze, il fascinodi San Pietroburgo resiste inal-terato e si offre al viaggiatorenelle imponenti piazze come neivicoli più malfamati. Neppure ilunghi decenni del regime sovie-tico ne hanno intaccato la bel-lezza. L’anima di San Pietrobur-go resta saldamente ancorata al-la trama di canali che si affaccia-no sul Golfo di Finlandia, dovelo zar Pietro il Grande volle eri-

La statuaequestre

di Nicola I, inPiazza

Sant’Isacco

Due dei quattro grifoni in bronzo dalle ali dorate del Ponte Banca

Page 28: Verona In 02/2004

Marzo 200328

dioso palazzo, costituito da cin-que edifici collegati e imprezio-sito da oltre tre milioni di opere,vi sono autentiche chicche.È il caso, ad esempio, del MuseoKirov, singolare ricostruzionedell’abitazione ove Sergei Kirov,fidato consigliere di Stalin, tra-scorse gli ultimi giorni di vita pri-ma di morire assassinato per ma-no di sicari presumibilmente in-viati dallo stesso sovrano. Le an-ziane signore (babushke) che ve-gliano sulle stanze si prodighe-ranno per farvi visitare pure la se-zione dedicata all’educazione deigiovani nell’era stalinista: divise,bandiere e oggettistica varia de-stinata alla formazione degli au-daci Pionieri, veri e propri boy-scout del socialismo reale.La cultura, è risaputo, stuzzical’appetito: per rifocillarsi sarà be-

ne abbandonare la profusione dilocali alla moda occidentale,spuntati come funghi nelle vieprincipali della città, e dirigersinuovamente verso SennajaPloshchad. I cambiamenti urba-nistici hanno lasciato fortunata-mente inalterata la vocazione go-dereccia di questo quartiere, riccodi localini tipici. Tra le alternativepiù ghiotte (mai aggettivo fu piùindicato) ci si presentano il KafeAdzhika e la tavola calda vegeta-riana in Vladimirsky Prospekt.Per gustare la cucina caucasica sa-rà sufficiente, invece, qualche fer-

Libri e filmPartendo dai classici: Delitto e castigo, Le notti bianche di FedorDostoevskij e i Racconti di Pietroburgo di Nikolaj Gogol’. Duepoeti hanno legato la propria esistenza e l’ispirazione alla cittàsulla Neva: Anna Akhmatova (Poema senza eroe e altre poesie, Lacorsa del tempo) e Josif Brodskij (Fondamenta degli incurabili, Lapoesia di San Pietroburgo).Per avere un quadro realistico e crudo delle giovani generazionirusse, niente di meglio di Dammi! Songs for lovers, dell’esordien-te Irina Denezkina.Due film tratti da Le notti bianche meritano di essere ricordati: ilprimo, che porta il titolo del romanzo, diretto da Luchino Vi-sconti nel 1956 con Marcello Mastroianni e Maria Schell, e leQuattro notti di un sognatore (1971), del francese Robert Bres-son. Accanto a queste pellicole, due proposte antitetiche: il clas-sico per antonomasia, Sergej Eisenstein, con Ottobre (1928), filmcelebrativo della rivoluzione russa, e il finlandese Aki Kaurismä-ki con il surreale Leningrad cowboys go america (1989), precurso-re involontario della caduta del Muro.

mata di metropolitana: il Piroma-ni Restaurant si trova infatti a Pe-trograd, sparuto gruppetto di iso-le da cui Pietro il Grande iniziò lacostruzione della città. Il deside-rio di assaggiare un’ottima zuppad’agnello speziata (kharchoh) puòessere così la scusa per visitare laFortezza di Pietro e Paolo. All’in-terno del perimetro delle mura sitrova l’omonima Cattedrale, checontiene le tombe degli zar, daPietro il Grande sino a Nicola II.L’inumazione della salma di que-sto che fu l’ultimo sovrano di tut-te le Russie, avvenuta nel 1998,suscitò molte polemiche, ma inrealtà rappresenta solo uno deiparadossi che costellano la storiae la cultura di questi luoghi: bastipensare che, a qualche centinaiadi metri dalla tomba dell’ultimozar, lungo la Neva, è placidamenteattraccato l’incrociatore Aurora,che con un sol colpo di cannone,nella notte del 25 ottobre 1917,diede l’avvio alla Rivoluzioned’Ottobre.Ma oramai si è fatto tardi: è tem-po di gustare i riflessi del tra-monto che accarezza i palazzi af-facciati sul fiume. Si profila unlento declinare di luce, misterio-so e affascinante come solo SanPietroburgo sa essere, una nottebianca, con il sole che non vuolemorire, «..una notte incantevole,una di quelle notti che succedo-no solo se si è giovani, gentilelettore».

A sinistra: la Chiesa della Resurrezione o Chiesa sul SangueVersato, perché costruita sul luogo dove fu assassinatoAlessandro II. Sopra: “La passeggiata” di Marc Chagall. Latela si trova al Museo Russo.

INFORMAZIONIUTILI PER IL VIAGGIO

Su internet si possonotrovare numerose offerteper la sistemazione a SanPietroburgo, dagli alber-ghi più lussuosi agli ap-partamenti, ad esempio:www.saint-petersburg-hotel.com;www.hotelscentral.com.www.hotelsrussia.comoffre un’ampia scelta einoltre consente di noleg-giare una vettura per rag-giungere il vostro hoteldall’aeroporto Pulkovo(costo: 31 dollari). Per lastessa cifra potrete riceve-re via fax la visa supportletter, ovvero la lettera diconferma della vostra pre-notazione, di vitale im-portanza per il rilascio delvisto d’ingresso. Tale do-cumento, necessario perrecarsi in Russia, va ri-chiesto per tempo presso iconsolati russi di Roma,Milano o Genova. Le ta-riffe per i visti variano inbase all’urgenza: le autori-tà consolari possono rila-sciarvelo immediatamen-te (e vi chiederanno 80 o100 euro), ma se pazienta-te per una decina di giorniil costo scende sino a 30euro. San Pietroburgo ècollegata con voli direttiAeroflot da Milano e Ro-ma. Le tariffe sono ragio-nevoli e sugli spartani ae-romobili (i gloriosi Tupo-lev) le corpulente hostessservono birra e vino senzalimitazioni di sorta.

L’incrociatore Aurora

Page 29: Verona In 02/2004

di Alessandra Motta

La navigazione a Vela è una tecnicaaccessibile a tutti. Non è solo av-ventura estrema, conquista ma an-che semplice divertimento, distra-zione dall’ordinario, recupero deiritmi biologici, stare con gli amici,conoscersi e conoscere l’ambiente.Dalla metà del ventesimo secologiovani e meno giovani sono at-tratti dalle variabili di questo sport:vento e mare, con le loro rispettiveintensità e direzioni, tipi di vele eloro combinazioni, carattere del-l’individuo, e più caratteri quindiper l’equipaggio, condizioni e ca-pacità fisiche, tipo di barca.Il lago di Garda è l’ideale per chi sidedica alla nautica da diporto.Questo specchio d’acqua ha infattiuna lunga e consolidata tradizionevelica e negli ultimi cinquant’annii suoi Club hanno saputo creare al-cuni tra i migliori skipper delleclassi olimpiche. Le condizioni deiventi variano a seconda della zona:arie leggere nella parte bassa, venti

Sport

29

VELA

Sulla rotta di Odissèo

più freschi nella zona a nord diGargnano, verso Malcesine, Riva eTorbole. In ogni località c’è un Cir-colo velico riconosciuto dalla FIV(Federazione Italiana Vela) spessocon una scuola sia per ragazzi cheper adulti. Famosissime sono lecompetizioni gardesane come laCentomiglia e l’Intervela, regateche vantano cinquant’anni di sto-ria. «La scuola, quando si rivolge aipiù giovani – spiega Mimmo Pal-mieri di Est Garda Equipe Vela,uno dei tanti circoli velici, con unascuola in via Magellano 28, a Vero-na – serve a responsabilizzarli conl’attribuzione di compiti ben pre-cisi, nella consapevolezza dell’im-portanza del proprio ruolo in rap-porto ai compagni. Diventa cosìun’esperienza notevole, sotto ilprofilo educativo, tecnico, socialeed ecologico».Est Garda Equipe Vela, in collabo-razione con l’Ospedale Villa SantaGiuliana e con il sostegno dell’A-mia ha istituito il progetto “Rivela-zione”, rivolto agli adolescenti con

All’indirizzo internet www.leganavale.it/portale/gioco_vela.aspsi trova un opuscolo in formato PDF realizzato dalla Lega NavaleItaliana dove in maniera molto accessibile viene spiegato come simanovra una imbarcazione a vela, tanto per fare un esempio, unOptimist, che è la classica e più diffusa barca di iniziazione. Con-tiene una descrizione delle sue singole parti, i termini marinare-schi di uso più corrente e le manovre fondamentali per condurlo,in relazione alla direzione di provenienza del vento e delle variecircostanze. In appendice un regolamento semplificato indica co-me comportarsi in regata.

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Il lago di Garda è l’ideale per chi si dedica alla nautica da diporto. Questo specchio d’acqua

ha infatti una lunga e consolidata tradizione velica e negli ultimi cinquant’anni i suoi club hanno

fornito alcuni tra i migliori skipper delle classi olimpiche

Page 30: Verona In 02/2004

ARCO. Circolo Vela Arco (0464 505086). BARDOLI-NO. Circolo Nautico Bardolino (045 7210816).BRENZONE. Circolo Nautico Brenzone (0457430169). Compagnia delle Derive (045 7420762).Yacht Club Acquafresca (045 7420575). DESENZA-NO DEL GARDA. Club Nautico Diavoli Rossi (0309141346). Fraglia Vela Desenzano (030 9143343). Le-ga Navale Italiana-Sez. Brescia Desenzano (0309980344 - 0349 3509871). GARDA. Gruppo VelaL.N.I. Garda (045 7256377). GARGNANO. CircoloVela Gargnano (0365 71433). LIMONE SUL GAR-DA. Circolo Vela Limone (0365 914045). MALCESI-NE. (Fraglia Vela Malcesine (045 7400274). SpheraSail - Scuola di Vela (388 0402537). MANERBA DELGARDA. Circolo Vela Torcolo (030 9907217). MONI-GA DEL GARDA. Nauticlub Moniga (0365 503884 -

338 7405713). PADENGHE SUL GARDA. West Gar-da Yacht Club (030 9907295). West Garda Marina(030 9907164). PESCHIERA DEL GARDA. FragliaVela Peschiera (045 7550727). RIVA DEL GARDA.Circolo Velico Alto Garda (0464 521831). Fraglia VelaRiva (0464 552460). Sezione L.N.I. Riva (0464556028). SALÒ. Società Canottieri Garda (036543245). SAN FELICE DEL BENACO. Circolo Nauti-co Portese (0365 559893). SIRMIONE.Yachting ClubSirmione (030 9904078). Cantiere Nautico Bisoli(030 916088). TORBOLE. Circolo Vela Torbole (0464506240). TORRI DEL BENACO. Yachting Club Torri(045 7225124). Est Garda Vela (045/8340428 -348/2575272). TOSCOLANO MADERNO. CircoloVela Toscolano Maderno (0365 540888). TREMOSI-NE.Vela Club Campione (0365 916908).

Sport

Marzo 200330

UN LIBRO DI SOLDINI

«L’idea di poter andare da unposto all’altro utilizzando so-lo l’energia della natura miha sempre affascinato.» Conqueste semplici parole Gio-vanni Soldini, il celebre navi-gatore solitario, comincia ilsuo libro “Nel blu, una storiadi vita e di mare” (EditoreTea, pp. 248, euro 7,80) doveracconta del proprio amoreper la vela: dalle esperienzecompiute da bambino sul la-go Maggiore in compagniadel padre agli esordi nellecompetizioni, sino alle regated’altura e alla prima delle or-mai numerose traversateoceaniche. Un’avventura fat-ta di impegno, sofferenza maanche di gioia.

Giornale di attualità e cultura

DirettoreGiorgio [email protected]

RedazioneGiorgia Cozzolino

Lungadige Re Teodorico, 1037129 -Verona. Tel. 045592695

StampaNovastampa di Verona

Registrazione al Tribunale di Verona n° 1550

del 6 novembre 2003

Progetto editorialeProporre temi di attualità e cultura, stili di vita per la

crescita della persona.

N° 2/marzo 2004

Il giornale è distribuito gratuita-mente nelle più importanti libre-rie di Verona. Per riceverlo a do-micilio consultare la voce “infor-mazioni” all’indirizzo internet:

www.verona-in.it

STUDIOeDITORIALEGiorgio Montol l i

inVERONA

difficoltà psichiche, dimostrandoche la vela può diventare un ecce-zionale campo d’esperienza percombattere la sofferenza mentale.Per chi invece preferisce il mare lameta in ogni periodo dell’annopotrebbe essere Portoferraio, dovedal 1970 “Casa di Vela Elba”propo-ne corsi a tutti i livelli per entrarenel mondo affascinante della navi-gazione da diporto. C’è una grandesimpatica casa, nel tradizionale emarinaro ambiente dell’isola d’El-ba, dove si vive con altri allievi econ gli istruttori. A terra le attrez-zature del centro sono concepiteper permettere un soggiorno di-

vertente e distensivo. Poche perso-ne, pienamente responsabili di tut-ta l’organizzazione, curano diret-tamente ogni gruppo di allievi.Piccole unità, in seno alle quali lerelazioni umane conservano a pie-no il loro valore.

Est Garda Equipe Vela.Mimmo Palmieri.Tel. 045/8340428 - 48/[email protected]

Casa di Vela Elba, Portoferraio.Luigi e Tommaso Monteleone. Tel.0586.505562; [email protected].

Circoli FIV e Scuole di Vela sul lago di Garda

Breve storia della navigazione da diporto(A.M.) Le prime imbarcazionida diporto furono costruite inOlanda nel XVII sec., ma la pri-ma regata velica si svolse a Lon-dra, sul Tamigi nel 1662. Nel1720 fu istituito il Cork HarborWater Club, la prima società veli-ca. In Italia la prima associazionefu il Regata Club, fondato nel1842 a Como. A Genova, nel1879, sorse il Regio Yacht ClubItaliano, che rappresentò la pri-ma vera autorità nazionale incampo velico. Attraverso i varipassaggi si giunse, nel 1946, al-l’Unione società veliche italiane(USVI), divenuta nel 1946 l’at-tuale Federazione Italiana Vela(FIV). Nel 1919 venne fondata lafederazione internazionale, laIYRU (International Yacht Ra-

cing Union), con l’adesione di 28nazioni, tra le quali l’Italia. Essastabilisce le regole che discipli-nano le regate, denominazionedelle gare di vela che si svolgonosu percorsi tracciati da boe, daripetere più volte. In genere ilpercorso è triangolare e la dire-zione, alla partenza, è quellacontro vento. Gli equipaggi af-frontano il percorso dalla par-tenza alla prima boa con l’anda-tura di bolina, ossia stringendo ilvento, per poi passare, ai succes-sivi giri di boa, a quella di lasco oa quella di poppa. In queste ulti-me si può fare uso di una velasupplementare semisferica, lospinnaker, che richiede una spe-ciale attrezzatura di cui è caratte-ristica saliente il tangone, la lun-

ga asta fissata all’albero. La rega-ta velica più famosa al mondo èla Coppa America, nata nel 1851per iniziativa del New York Yach-ting Club.

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Calendario manifestazioni 2004

Orientamenti per il futuro

www.veronafiere.it

GENNAIO

24/01 Vivi la Casa Evento mostra mercato1/02 Soluzioni d’arredo classiche e moderne.

Prodotti e servizi per la casa e gli sposi.

FEBBRAIO

7 - 15 Luxury & Yachts Salone italiano del lusso

7 - 15 Nautic Show Salone internazionale della nautica

7 - 9 Pescare Salone delle attrezzature per la pesca sportiva

18 - 20 Pte Expo Progetto terza età - Fiera e congresso delletecnologie, prodotti e servizi per la terza età

MARZO

3 - 7 Fieragricola Fiera internazionale biennale della meccanica,dei servizi e dei prodotti per l’agricoltura e lazootecnia

15 Concorso Internazionale di Packaging

18 - 21 Progetto Fuoco Mostra internazionale di impianti ed attrezzatureper la produzione di calore ed energia dellacombustione di legna

24 - 28 Concorso Enologico Internazionale

APRILE

1 - 5 Vinitaly Salone internazionale del vino e dei distillati

1 - 5 Enolitech Salone internazionale delle tecniche per laviticoltura, l’enologia e delle tecnologie olivicoleed olearie

1 - 5 Sol Salone internazionale dell’olio d’oliva vergineed extravergine

22 - 25 Transpotec & Logitec Salone internazionale delle tecnologie deltrasporto, dei servizi intermodali e della logistica

MAGGIO

8 - 12 Siab Salone internazionale dell’arte bianca, panificazione,pasticceria, dolciario pasta fresca e pizza

21 - 23 Borsa del Minerale Mostra di pietre preziose, pietre dure, pietreornamentali, fossili e derivati , oggettistica in pietra

21 - 23 Veronafil Manifestazione filatelica, numismatica, cartofila

CALENDARIO SUSCETTIBILE DI VARIAZIONI

IN COLLABORAZIONE CON

SETTEMBRE

10 - 12 Ver-Con I giochi dei grandi

16 - 20 Abitare il Tempo Giornate internazionali dell’arredo

OTTOBRE

7 - 10 Marmomacc Mostra internazionale di marmi, pietre etecnologie

14 - 17 Iosposa La fiera per il tuo matrimonio

22 - 25 Texmacos Salone costruttori macchine tessili

NOVEMBRE

4 - 7 Fieracavalli Fiera internazionale dei cavalli e salone delleattrezzature e delle attività ippiche

13 - 14 Elettroexpo Mostra mercato di elettronica, radiantismo,strumentazione, componentistica informatica

18 - 20 Ecocoating Mostra convegno di prodotti, tecnologie e serviziper verniciatura, galvanica ed altri trattamenti abasso impatto ambientale.

18 - 21 Expografica Mostra industriale per arti grafiche

19 - 21 Veronafil Manifestazione filatelica, numismatica, cartofila

25 - 27 Job & Orienta Scuola, orientamento formazione e lavoro

25 - 28 Big Buyer Mostra convegno del settore cartoleria/cancelleriadi prodotti ufficio/casa/scuola per grandicompratori italiani ed esteri

FIERE ALL’ESTERO

8 - 10 Gennaio IFOWS - INDIA FOOD & WINE SHOWTaj Palace Hotel - New Delhi - IndiaSalone internazionale del prodotto alimentare diqualità, vini, bevande alcoliche e analcoliche

9 - 12 Settembre BAUCON INDIA - New Delhi - IndiaFiera internazionale delle macchine e dei materialiper la costruzione

26 Ottobre VINITALY- US TOUR - Miami - U.S.A.Presentazione di vino, olio e prodotti tipiciitaliani.

28 Ottobre VINITALY- US TOUR - San Francisco - U.S.A.Presentazione di vino, olio e prodotto alimentareitaliano

24 - 26 Novembre VINITALY CHINA - Shangai - Cina

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