Verona è cultura e società - ottobre 2011

23
linguaggi espressivi. Tra i tanti spettacoli, abbia- mo scelto la prima nazionale di “Romeo and Juliet” del- la greca Apotosoma Dance Company , con la coreografia e la direzione artistica di An- donis Foniadakis, in scena al Teatro Sociale di Trento. De- insegnando come queste possono essere un arric- chimento anziché una minaccia. Il mare inteso an- che come “mare di conoscenza” da cui tutte le sue po- polazioni possono attingere pro- spettive di futuro. Italia, Spagna, Francia, Maroc- co, Egitto, Israele, Turchia, Grecia e Algeria, gli stati rappresentati, per una proposta culturale varia ed interessan- te. E’ la danza, ovviamente, a farla da padrona, ed in partico- lare la danza contemporanea, che libera il corpo e ne esalta l’espressività in un condensato di forza, energia e flessuosità, nella continua ricerca di nuovi Come avviene ormai da oltre trent’anni, nel corso della pri- ma metà di settembre, Rovere- to e Trento diventano le capitali della danza contemporanea. Qui si possono ammirare alcu- ne tra le migliori compagnie ed il lavoro dei migliori coreografi del mondo, in rappresentanza di angoli del pianeta che cam- biano di anno in anno, a secon- da del tema scelto. Soprattutto danza, ma anche incontri e dibattiti che danno il segno dell’effervescenza culturale di questa piccola provincia. Oriente Occidente (www. orienteoccidente.it), il festival nato nel 1981, da allora si pro- pone come occasione di incon- tro di culture. Sotto lo slogan “Sulle rotte di Ulisse” quest’an- no ha radunato quelle che si affacciano sul Mediterraneo, il mare che accomuna tante diversità, senza omologarle, Quinta Parete V erona cultura e società mensile on-line www.quintaparete.it Anno II - n. 10 - Ottobre 2011 Diretto da Federico Martinelli Musica Red Hot Chili Peppers Libri Insieme “Per sempre” Viaggi Yemen: altro che miraggio Scopriamo i dettagli di una attesa novità musicale, il nuovo album dello storico gruppo americano Intervista all’autore del libro Marco Scarmagnani, per conoscere i consigli del vivere in coppia Non solo deserto: questo Paese ha da offrire più di quello che si possa desiderare a pagina 10 a pagina 6 a pagina 18 Romeo and Juliet, cose forse mai viste Segue a pag. 2 www.ewakesolutions.it Progettazione e realizzazione web Realizzazione software aziendali Web mail - Account di posta Via Leida, 8 37135 - Verona Tel. 045 82 13 434 Ne hanno viste di cose, questi occhi di Paolo Corsi La danza di “Oriente Occidente” a Trento e Rovereto stava infatti particolare curiosi- tà la rappresentazione in questa forma della storia d’amore più famosa del mondo, un già visto ormai in quasi tutte le salse, dal teatro di prosa, al balletto clas- sico, all’opera lirica, al cinema.

description

Il nuovo numero del mensile on-line

Transcript of Verona è cultura e società - ottobre 2011

Page 1: Verona è cultura e società - ottobre 2011

linguaggi espressivi.Tra i tanti spettacoli, abbia-mo scelto la prima nazionale di “Romeo and Juliet” del-la greca Apotosoma Dance Company, con la coreografia e la direzione artistica di An-donis Foniadakis, in scena al Teatro Sociale di Trento. De-

insegnando come queste possono essere un arric-chimento anziché una minaccia. Il mare inteso an-che come “mare di conoscenza” da cui tutte le sue po-polazioni possono attingere pro-spettive di futuro. Italia, Spagna, Francia, Maroc-co, Egitto, Israele, Turchia, Grecia e Algeria, gli stati rappresentati, per una proposta culturale varia ed interessan-te. E’ la danza, ovviamente, a farla da padrona, ed in partico-lare la danza contemporanea, che libera il corpo e ne esalta l’espressività in un condensato di forza, energia e flessuosità, nella continua ricerca di nuovi

Come avviene ormai da oltre trent’anni, nel corso della pri-ma metà di settembre, Rovere-to e Trento diventano le capitali della danza contemporanea. Qui si possono ammirare alcu-ne tra le migliori compagnie ed il lavoro dei migliori coreografi del mondo, in rappresentanza di angoli del pianeta che cam-biano di anno in anno, a secon-da del tema scelto. Soprattutto danza, ma anche incontri e dibattiti che danno il segno dell’effervescenza culturale di questa piccola provincia. Oriente Occidente (www.orienteoccidente.it), il festival nato nel 1981, da allora si pro-pone come occasione di incon-tro di culture. Sotto lo slogan “Sulle rotte di Ulisse” quest’an-no ha radunato quelle che si affacciano sul Mediterraneo, il mare che accomuna tante diversità, senza omologarle,

Q u i n t a P a r e t eVeronacultura e società

mensile on-linewww.quintaparete.itAnno II - n. 10 - Ottobre 2011 Diretto da Federico Martinelli

Musica

Red Hot Chili PeppersLibri

Insieme “Per sempre”Viaggi

Yemen: altro che miraggioScopriamo i dettagli di una attesa novità musicale, il nuovo album dello storico gruppo americano

Intervista all’autore del libro Marco Scarmagnani, per conoscere i consigli del vivere in coppia

Non solo deserto: questo Paese ha da offrire più di quello che si possa desiderare

a pagina 10a pagina 6 a pagina 18

Romeo and Juliet, cose forse mai viste

Segue a pag. 2

Società13Novembre 2010eronacultura e società

V èQ u i n t a P a r e t e

Omologati in TV. Peggio, omoge-neizzati. No, non mi riferisco aiprogrammi televisivi, che sem-brano tutti “fatti con lo stampino”da almeno dieci anni, peggio an-cora dei vari telegiornali che sonoproprio tutti uguali.Sto parlando dei concorrenti delGrande Fratello, tutti conformi a unmodello standard tristissimo, quellodella volgarità estrema. Sì, la volga-rità dei gesti, delle parole, degli at-teggiamenti è il denominatorecomune che unisce, tra loro, quasitutti i reclusi della “casa”. E li uni-sce anche alla presentatrice, Alessiaa gambe sempre aperte Marcuzzi. Mapossibile che nessuno abbia maifatto notare a questa povera ra-gazza – addirittura capace la scorsaedizione di sedersi sul pavimentodello studio, sempre rigorosamentea gambe aperte, spalancandoun’ampia panoramica sulle propriabiancheria intima – che, in video,assume delle posture che fanno a

pugni con un minimo di eleganzae di buon gusto? Oddio, non è chesiano tanto più signorili gli autoridella trasmissione, che ricordano aogni piè sospinto il premio finale dialcune centinaia di migliaia euro,come fosse l’unica molla a spingerequesta variopinta umanità aesporre le proprie miserie alla vistadi qualche milione di guardoni. Equi cominciano le rogne vere, per-ché sarebbe necessaria una com-missione di psicologi, sociologi eantropologi per cercare di capireche cosa possa indurre alcuni mi-lioni di persone normali ad abbrut-tire il proprio spirito davanti alleincredibili esibizioni dei “ragazzidella casa”. Forse la solita voglia disentirsi migliori?A farci respirare, fortunatamente,c’è la Gialappa, che non ne lasciapassare una sia alla conduttrice siaai concorrenti. Di più, per farci ca-pire il livello di squallore (o di cru-deltà?) dell’ufficio casting del

programma, non ha mancato diproporre una selezione – mamma-mia! Una selezione… Chissà glialtri! – dei provini, dove quasi nes-suno dei candidati, per esempio, hasaputo dare una risposta sensata, oalmeno non insensata, alla richiestadi dichiarare il proprio “tallone diAchille”.A ben pensarci, coloro che neescono meno peggio sono proprioi reclusi del Grande Fratello. Perchéfanno pena, fino alla tenerezza. Ab-bagliati dal miraggio di diventareVip, e di guadagnare un sacco diquattrini, si prostituiscono fino a unpunto di non ritorno, rimanendomarchiati a vita da quel suffisso –“del Grande Fratello” appunto –che li accompagnerà per tutta lavita. Pochi finora hanno avuto lacapacità di affrancarsene, e di fardimenticare questa squallida ori-gine mediatica. Per tutti, Luca Ar-gentero; e pochi altri che si possonocontare sulle dita di una sola mano.Non ritengo sia indenne da questobaratro di volgarità l’editore ditanto spettacolo. Vorrei chiedergli – se mai fosse per-sona abituata a rispondere alle do-mande – se sarebbe contento di farassistere i suoi figli adolescenti, o isuoi nipoti, a una porcheria simile.Ma forse conosco la risposta, diret-tamente ispirata dal dio denaro.Mi sono sempre ribellato a ogniforma di censura, come espressionedella più proterva volontà di an-nientare, nella gente, il senso e lacapacità di critica. Ma devo dire

che, di fronte a questo osanna allavolgarità, comincio a capire quellastriscia di carta bianca, incollata, aitempi della mia adolescenza, suimanifesti e le locandine dei film edegli spettacoli più “sconvenienti”,che prescriveva «V.M. di 16 anni».Forse, adesso, sul cartellone delGrande Fratello si dovrebbe scrivere«V.M. di 99 anni»…Per continuare con il giro di volga-rità e stupidità sui media di oggi, virimando all’ultima pubblicità diMarc Jacobs. Ma tenetevi forte, eh!

Tutti vediamo la volgarità del GrandeFratello, ma nessuno ne parla

Sono in video, ergo sumdi Silvano Tommasoli [email protected]

Vi diremo qualsiasi cazzata vorrete sentire

www.ewakesolutions.it

Progettazione e realizzazione webRealizzazione software aziendaliWeb mail - Account di posta

Via Leida, 8 37135 - Verona Tel. 045 82 13 434

Ne hanno viste di cose, questi occhidi Paolo Corsi

di Federico Martinelli

La danza di “Oriente Occidente” a Trento e Rovereto

stava infatti particolare curiosi-tà la rappresentazione in questa forma della storia d’amore più famosa del mondo, un già visto ormai in quasi tutte le salse, dal teatro di prosa, al balletto clas-sico, all’opera lirica, al cinema.

Page 2: Verona è cultura e società - ottobre 2011

Non vado mai al cinema, la vita è troppo breve

Teatro2

con la coppia riunita dopo la morte in una dimensione tutta nuova, a danzare su un fondale azzurro luminoso sul quale si stagliano i movimenti dei loro corpi liberati. In una società dove la tecno-logia sta sempre più limitando l’uso del corpo, di cui andiamo progressivamente perdendo la percezione, l’arte della danza ci riporta alle cose essenziali e rimette l’individuo al centro dell’attenzione. Assieme alla musica ed al teatro dovrebbe essere tra le principali materie di insegnamento in tutte le no-stre scuole. E gli spettacoli di Oriente Occidente dovrebbero costituire per tutti una valida alternativa alla televisione.

stili di movimento, mescolan-do, come egli stesso spiega, “fi-gure neoclassiche, burlesque, danze di cabaret e lotta greco-romana”. Ne consegue un mo-vimento continuo e vario che sostiene un gioco emozionale che cattura lo spettatore facen-dogli rivivere le sensazioni forti del racconto di Romeo e Giu-lietta. Il rosso dell’amore lascia gradualmente il posto al nero della morte, ma solo nei costu-mi, perché non c’è scenografia, se si esclude l’uso di quinte mo-bili e della porta antincendio, chiusa per un momento sul proscenio a simboleggiare una divisione insuperabile. Solo il finale riporta in maniera ine-quivocabile alla storia classica,

marie che non lasciano spazio all’idillio.Foniadakis ottiene tutto questo con l’utilizzo di molti e diversi

E lo spettacolo non ha deluso. Nuovo il linguaggio, nuove le rappresentazioni simboliche, nuove le forme. Basati preva-lentemente sulle musiche di Prokofiev, i movimenti sono veloci, energici, sorprendente-mente continui, caratterizzati da curate catene di intrecci tra gruppi. La storia non si dipana attraverso un racconto, ma è ri-mescolata e rivelata attraverso segni forti ed anche sconcertan-ti: l’ambiguità sessuale (balleri-ni maschi e femmine con visto-se scarpe rosse e tacchi a spillo, scambi di ruoli e riferimenti omosessuali), la comparazione di amore e morte messe sullo stesso piano ed interscambia-bili, la fisicità di relazioni pri-

di Lorenzo Magnabosco

Il teatro di qualità Vola in ValpolicellaGrandi spettacoli per la sesta rassegna del Teatro Armathan

Ottobre 2011

Segue dalla prima

dal testo di Moliere per la regia di Luciana Ravazzin. Il prota-gonista è assillato da malattie inesistenti e dal cruccio di esse-re spodestato dal nuovo mondo che avanza: figli, pretendenti, cameriere e dottore che, invece di proteggerlo contribuiranno a indebolirlo ulteriormente con frequenti salassi e clisteri. Dopo la pausa natalizia a riaprire la rassegna, nella seconda parte da gennaio in poi, sarà la com-pagnia “Luci della ribalta” con “Regalo di nozze” di Valerio di Piramo, per la regia di Alessan-dro di Spazio, in scena il 14 gen-naio. La vicenda si focalizza sul matrimonio di una figlia di una famiglia borghese italiana; tut-to porta a riflettere sull’amore, sulle sue illusioni, sulla sinceri-tà e gli affetti guidati dall’ac-cettazione serena degli eventi. Sabato 28 gennaio il testimone passerà alla Compagnia teatra-le di Treviso “Il satiro” che si cimenterà in “Mato de guera” di Giandomenico Mazzoccato, per la regia di Roberto Cuppo-ne. Il testo, che ha come tema la prima Guerra Mondiale, ser-ve come spunto per una analisi sulla guerra e sulla sua inutilità tout court.

è convinto di essere accompa-gnato da un grande coniglio bianco, Harvey, che presenta a chiunque gli capiti sotto tiro. Sabato 10 dicembre appunta-mento successivo con la Com-pagna “Renato Simoni” di Verona e il suo ‘’Il malato im-maginario (per non parlar del medico)”, liberamente tratto

21,00 sarà la volta di “Harvey” di Mary Chase per la regia di Renato Biroli e Andrea Di Cle-mente. Nel testo si narrano le vicissitudini di Elwood P.Dowd un simpatico e generoso uomo di mezza età che affascina le donne per la sua cortesia e che è simpatico agli uomini per la sua spontaneità. Elwood, però,

Torna anche quest’anno l’ap-puntamento con “Vola a Te-atro”, rassegna di spettacoli teatrali che andranno in scena da ottobre a marzo 2012 a Bure presso il teatro “Silvano Ca-liari”. L’originalità e la ricerca di nuove drammaturgie da ac-costare a testi della tradizione classica, rivisitati e attualizzati, è il denominatore comune delle scelte che il direttore artistico Marco Cantieri ha utilizzato per l’edizione di quest’anno. “Vola a Teatro” è organizzata dalla Compagnia Teatrale Ar-mathan con la collaborazione dell’amministrazione comuna-le di San Pietro In ariano, la Parrocchia di Bure, il Circolo “Noi” e i vari comitati di ge-stione del teatro stesso. Si parte sabato 8 ottobre alle ore 21,00 con “Pene d’amor perduto in 3D”, interessante rilettura del testo di Shakespeare per la re-gia di Stefano Cenci e messo in scena dalla Compagnia mode-nese “Dimensioni parallele”. Seconda data in cartellone, il 29 ottobre alle 21,00 con “Il teatro comico” di Carlo Goldo-ni per opera della compagnia veronese “Il carro dei comici’’. Sabato 19 novembre alle ore

Page 3: Verona è cultura e società - ottobre 2011

3Teatro

novità. Per questo l’integerri-mo Carlo coinvolgerà Adele in situazioni che resteranno per entrambi indimenticabili. Pas-sione, divertimento e risate si avvicenderanno finché il senti-mento d’amore tornerà a pulsa-re più intensamente.Sabato 10 marco conclude la rassegna il “Teatro Impiria’” con “America”, la vera storia di una famiglia emigrata negli Usa. All’inizio del Novecento Giovanni lascia l’Italia e a Hol-lywood compra terra a buon prezzo, allevando bestiame come i suoi antenati. Diverse generazioni della stessa famiglia sono raccontati nella loro storia umana e interiore. Alla fine di ogni serata verran-no offerti assaggi enogastrono-mici a cura delle cantine della Valpolicella, da Nicolis a Villa MonteLeone, da Benedetti, a Monte Faustino fino a L’Arco vini.Per informazioni 3386000334, www.teatroarmathan.it

Ottobre 2011

Le foto di questo articolo mostranoalcuni fotogrammi degli spettacoli in programma

e delle compagnie che vi partecipano

visita il sito internet di “Verona è”www.quintaparete.it

Il fante Ugo Vardanega è da tempo tornato nella sua Tre-viso dove, in centro storico, ha una scalcinata bancarella con della povera mercanzia. La sua mente è ancora sconvolta dall’orrore del conflitto e la sua vita si alterna tra le difficoltà economiche della sua attività commerciale e i ricoveri forzati al Sant’Artemio. “Mato de gue-ra” getta uno sguardo anche sui profughi che si riversano ovun-que in Italia e su quanti non ritornano. Ugo Vardanega alla fine scopre che la sua malattia è la memoria e decide allora di ri-cordare tutto, senza fughe nella follia, in una lucida disperazio-ne per tutta la vita.I padroni di casa, il teatro “Ar-mathan”, il 18 febbraio saranno in scena con “Buon Comple-anno” di Massimo Meneghi-ni, diretti da Marco Cantieri. Adele e Carlo sono una coppia che improvvisamente scopre che il sentimento di un tempo non basta più. C’è bisogno di

Page 4: Verona è cultura e società - ottobre 2011

4

di Michele Fontana

Non vado mai al cinema, la vita è troppo breve

di Francesco Fontana

La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione

gia di Lorenzo Bassotto, vuole raccontare attraverso immagi-ni, frammenti di poesie e testi di Pier Paolo Pasolini, la rela-zione tra un uomo e una don-na, ponendo l’attenzione sui sentimenti della quotidianità. Ne traspare l’inconfondibile visione della vita pasoliniana, fondata sull’interesse verso i più deboli e le classi meno agiate della società. Il 3 no-vembre andrà in scena “Villa Verdi”, con Lorenzo Bassotto, Celeste Sartori e Flora Sar-rubbo, per la regia di Gaetano Miglioranzi.

teatrale con Fabio Mangolini per le musiche da vivo di Joe Chiericati. Novecento narra l’incredibile storia d’amicizia tra il trombettista Tim Too-ney e Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento. Tuffo nel passato giovedì 20 ottobre con “Beatles show”. Si esibiranno infatti i The Beatbox, tribute band del quartetto di Liverpo-ol, che , con le loro fedelissime interpretazioni faranno rivive-re emozioni e atmosfere indi-menticabili. Andrà in scena il 27 Ottobre “Le foglie di Paso-lini”. Lo spettacolo con la re-

Ottobre 2011Teatro/Arte

Arrivano gli “Eroi Mascherati”Alla Biblioteca di Via Mantovana rassegna dedicata agli eroi dei fumetti

“Atto terzo”: qualità in scena

Appuntamenti di rilievo al Teatro Filippiniper la rassegna organizzata dalla Fondazione Aida

Al teatro Filippini andrà in scena, per l’ottavo anno conse-cutivo, “Atto terzo”, rassegna teatral-musicale organizzata dalla Fondazione Aida. Inau-gurazione fissata per giove-dì 6 ottobre con i Joe’ Street Quartet, quartetto composto da pianista-cantante, contrab-basso, batteria e chitarra. Il gruppo proporrà, oltre a pezzi propri, brani di Ray Charles, Louis Jordan, in più sonorità blues e della tradizione afro-americana. Il 13 e 14 ottobre sarà la volta di “Novecento”, di Alessandro Baricco, monologo

Un particolare della locandina,che celebra i 30 anni della manifestazione

Dall’8 all’11 ottobre in Via Mantovana, 66 a Santa Lucia (Verona), avrà luogo la 16ma Rassegna del Fumetto, a cura di Giuseppe Poldiallai e con l’organizzazione di Domenico Lista.La rassegna, intitolata “Il Tem-po Degli Eroi Mascherati”, prende le mosse dal personaggio che ha ispirato tutti i successivi eroi che portano una maschera sul volto: “L’Eroe Mascherato”. Comparso per la prima volta sulle pagine dei quotidiani ne-gli Stati Uniti nel lontano 17 febbraio 1936, era giunto poi nel settembre dello stesso anno anche in Italia su “L’Avventu-roso”, pubblicato dall’editore Nerbini. L’Eroe Mascherato divenne rapidamente celebre. Dopo la prima pubblicazione, il personaggio era infatti compar-so su vari giornali e albi. Par-ticolare merito va riconosciuto ai fratelli Spada che, a partire dagli inizi degli anni Sessanta, hanno contribuito a far cono-scere l’eroe attraverso le pubbli-

cazioni delle sue avventure in diverse collane. Altro eroe americano è Lone Ranger, pubblicato anch’esso in Italia dalla Nerbini sulle pa-gine di “L’Avventuroso, Giun-gla e Pisellino”, con 5 serie in esposizione. Lone Ranger è un Cow Boy che, in compagnia del suo pard indiano Tonto e in sel-la al suo cavallo bianco Silver, sgomina ladri e fuorilegge nelle sconfinate praterie del vecchio West. Alla fine delle sue impre-se, l’eroe lascia il suo marchio inconfondibile: una pallottola d’argento.Passando ad un altro eroe made in USA, va citato senza dubbio Zorro. La sua più celebre tra-sposizione fumettistica è quella della Walt Disney, pubblicata in Italia dalla Mondadori, con 4 serie in esposizione.Sull’onda del successo degli eroi mascherati americani, co-minciano a comparire anche in Italia nuovi personaggi. Verso la fine del 1945 arriva l’Asso Di Picche, primo personaggio di-

segnato da Hugo Pratt. Appare in edicola per la prima volta nel 1950 Kinowa, eroe dalle fat-tezze demoniache che va alla ricerca, attraverso boschi e pra-terie, di pellirossa da scalpare. Come altri eroi, lascia anche lui il suo marchio distintivo: il segno di serpente sulla fronte.

Teatro della rassegna: il Camploy

Page 5: Verona è cultura e società - ottobre 2011

5

lazione e Video, da parte di una giuria composta da esponenti della cultura e dell’arte con-temporanea, si rinnova anche il tradizionale appuntamento con Icona, il riconoscimento rivolto alle gallerie espositrici che della fiera sono anima ed espressione, affidato al vaglio di una com-missione, con l’obiettivo di ac-quistare un’opera, che divente-rà l’immagine della campagna di comunicazione di ArtVerona per l’edizione successiva e sarà data in deposito alla Galleria d’Arte Moderna Palazzo Forti. Inoltre, in accordo con l’Asso-ciazione dei Musei d’Arte Con-temporanea Italiani, anche per questa edizione ArtVerona of-frirà l’ingresso gratuito ai visita-tori dei musei associati, per cui ogni biglietto usufruito durante l’anno nelle loro sedi museali sarà titolo per entrare gratuita-mente in fiera.Infine si ripropongono Starting Collection e ArtFairOnLine, due iniziative sul web rivolte a collezionisti, artisti, galleristi, art advisor, che, dal 15 settem-bre 2011 al 30 giugno 2012, potranno dal sito www.star-tingcollection.com partecipare alla selezione di opere d’autore per investimenti di costo fino ai 6.000 Euro, e attraverso www.artfaironline.it, aumentare e coltivare per quasi un anno in-tero le occasioni di relazione.ArtVerona si presenta quindi come una manifestazione in co-stante crescita, catalizzatrice di eventi in fiera ma anche in città e nel suo territorio, da scoprire e approfondire.

a cura di Stefano Campostrini

Appuntamenti culturali

zione, The End, un monologo dal linguaggio forte e violento sulla morte, su come sia ban-dita ed esorcizzata nella no-stra società; seguirà, domenica 9, Urge, l’ultimo spettacolo di Alessandro Bergonzoni, con un testo in cui sottili nonsense e giochi di parole invocheran-no la necessità, tra le altre cose, di pensiero, grandezza e non mania di grandezza, idee, colti-vazione dell’anima, distinzione tra sogno e bisogno. Ripropo-sta anche l’attenzione verso la musica contemporanea, con un incontro in fiera - sabato 8 otto-bre, all’interno del programma FaceToFace nello Spazio Aletti - dedicato allo scambio tra arte e musica, in occasione di Ad Lucem, l’omaggio al composi-tore estone Arvo Pärt a cura di Angela Madesani, che prevede due mostre e, la sera stessa, un concerto per coro e orchestra presso la chiesa dei SS. Fermo e Rustico, a Verona.Confermato il Premio Alet-ti promosso da Banca Aletti, main sponsor della manife-stazione, al fine di valorizzare nuovi talenti e riconoscere il lavoro svolto dalle gallerie che li rappresentano, con la doppia assegnazione per la Fotografia e per Pittura/Scultura/Instal-

zionali, invitati a riflettere sul delicato tema della Spiritualità. Mentre per la sezione D’Est alla Galleria d’Arte Moderna Palazzo Forti, dal 7 ottobre 2011 al 29 gennaio 2012, pro-seguirà la ricognizione sull’arte dell’Europa orientale, iniziata da Aurora Fonda nel 2008, con la mostra La Casa – Giovani artisti serbi, che si misureranno con l’idea di ricreare uno spazio domestico, proponendo propri frammenti di vita intima e quo-tidiana.Nuovo partner per PhotoArtVe-rona lo IED, con la mostra Di-sappearance curata da Angela Madesani, che ha selezionato sette giovani artisti, accomu-nati dall’esperienza presso il Corso di Fotografia dell’Istituto Europeo di Design, le cui opere parteciperanno alla segnalazio-ne da parte di pubblico ed espo-sitori per aggiudicarsi d’entrare a fare parte delle collezioni di due prestigiose istituzioni mu-seali italiane. Tornano, a gran-de richiesta i Babilonia Teatri chiamati sabato 8 ottobre alle 21 dal Teatro Stabile di Vero-na per TheatreArtVerona, che presenterà la loro nuova produ-

Divenuta uno dei principali ap-puntamenti italiani per il mer-cato dell’arte moderna e con-temporanea, ArtVerona - con la direzione artistica di Massimo Simonetti - si presenta quest’an-no rafforzata, oltre che come manifestazione espositiva, come ricco e articolato evento culturale.A partire da progetti plurienna-li come On Stage, con l’inten-to di promuovere fattivamente la ricerca nel sistema dell’arte contemporanea, dopo aver pro-posto una selezione di gallerie giovani nel 2009 e di artisti emergenti nel 2010, quest’anno ha invitato in fiera nove neo-collezionisti a presentare, all’in-terno del progetto I numeri pri-mi, i lavori di due artisti della loro collezione insieme all’opera di un artista emergente di cui si fanno promotori e committen-ti; o da iniziative come Inde-pendents2, a cura di Cristiano Seganfreddo di Fuoribiennale, che ospiteranno, inusualmente in un contesto fieristico, tutte quelle realtà tra associazioni, fondazioni, collettivi e spazi no profit, che si muovono in ma-niera autonoma ed emancipata rispetto al sistema istituzionale.Rinnovata inoltre la collabora-zione con l’Assessorato alla Cul-tura del Comune di Verona, per la sezione VideoArtVerona, dal 7 ottobre al 6 novembre 2011, sarà ospitata alla Biblioteca Civica, la mostra The Mystical Self a cura di Cecilia Freschini; una rassegna, presente anche in fiera, che vede la partecipazio-ne di quattordici artisti interna-

Ottobre 2011 Arte

ArtVerona tra continuità ed evoluzioneDal 6 al 10 ottobre 2011 molti gli appuntamenti da non mancare

Fiera di Verona | mercoledì 5 ottobre 2011 | ore 21,00

L’esperienza della famigliaUna bellezza da riconquistare

JULIÁN CARRÓN

“L’amore tra uomo e donna,

nel quale corpo e anima concorrono

inscindibilmente e all’essere umano

si schiude una promessa di felicità

che sembra irresistibile, emerge come

archetipo al cui confronto, a prima

vista, tutti gli altri tipi di amore

sbiadiscono”. (Deus Caritas est)

main partner

2011 - 7a EDIZIONE

mobile: +39 347 409 99 [email protected]

familyhappening.wordpress.com

2011 - 7 a EDIZION E

Page 6: Verona è cultura e società - ottobre 2011

6

Ho cercato di diventare qualcuno

re nel tuo matrimonio quando quasi tutti i tuoi amici si sepa-rano o si tradiscono? In fondo il libro serve anche per questo: molti si scoraggiano, non trova-no il sostegno adeguato.

- Non si possono avere amici separati quindi?Non è questo il punto. Non sono così ingenuo o bigotto: conosco la fragilità dell’essere umano. Ma una coppia di amici che si separa rimane una coppia che si separa, mentre dieci coppie di amici che si separano metto-no fortemente in crisi, e creano una cultura. E’ questa la cultu-ra che sto cercando di controbi-lanciare.

-E vissero “per sempre” felici e con-tenti. E’ ancora possibile questo?Felici e contenti per sempre si vive solo nelle favole. Ma la vita non è una favola, la gioia e il dolore ci accompagnano da quando nasciamo. Ma poi - a dirla tutta - i single invece sono sempre contenti? Io non credo. Il punto è cercare sem-pre il bene, il meglio, crescere, amarsi e diffondere un amore che diventa più vero ogni anno che passa, perché è forgiato dai dolori che abbiamo sperimen-tato e dalle gioie che abbiamo vissuto.

-Un messaggio per i suoi lettori…Il libro è laico ma il messaggio lo parafraso volentieri da Gio-vanni Paolo II: Non abbiate paura! Spalancate le porte all’a-more. Ne vale la pena.

di Valentina Bazzani

È ancora possibile un amore che duri “Per sempre”?

Per sempre: ingredienti per vincerela sfida di una vita insieme

Non è sempre facile, non nego che in una coppia ci possano essere momenti di buio molto dolorosi. Servono tante cose, in primis direi due doti quasi anti-tetiche: forza e umiltà. La forza serve per rialzarsi e non farsi travolgere dal conflitto, l’umil-tà per rimettersi continuamen-te in dialogo. E poi serve la pazienza - da pa-tior - che è la capacità di pati-re. “La pazienza è la virtù dei forti” dicevano in nostri non-ni. Saper patire senza lasciarsi sopraffare, senza avere paura, è effettivamente una dote da coltivare per tutta la vita, che ci serve ovunque. E la coppia è un’ottima palestra.

-L’abitudine, un male che rischia di annientare il rapporto. Cosa si sente di dire alle coppie per non cadere nel-la routine?L’abitudine e la novità sono come il giorno e la notte. C’è bisogno di entrambe. Spesso si sentono coppie che si lamenta-no della routine della loro vita. Bisogna capire cosa intendono. Una persona non è mai sconta-ta, è sempre in evoluzione, in movimento. Il senso di insod-disfazione può significare che è il momento di puntare più in alto, che ciò che siamo non basta più, e allora si fa un salto di qualità, si rilancia, si cerca ancora la propria strada, come in un viaggio. Come si fa ad annoiarsi in un viaggio? O si è stanchi - e allora ci si riposa un attimo - o si parte per una nuo-va meta, si genera qualcosa, si fa un progetto insieme.

-Qual è il malessere che le coppie che si rivolgono a lei, vivono maggior-mente?E’ un po’ difficile generalizza-re... ci sono i problemi di sem-pre: scelte di vita, sessualità, fi-gli, lavoro. Però - davvero - sen-to che molte coppie pagano lo scotto del dilagare di una cultu-ra disfattista. Come fai a crede-

paghiamo poi tutti: figli, geni-tori, amici.

-Da cosa è nata l’idea di scrivere que-sto libro?Da tempo desideravo stendere con un po’ di ordine tutte le intuizioni degli ultimi anni di formazione e di lavoro. Con-cretamente ho ricevuto molte spinte nell’ultimo anno quando molti - nel corso di qualche in-contro pubblico - mi chiedeva-no perché non scrivevo quello che dicevo.

-Cos’è secondo lei l’Amore? Come lo definirebbe?L’amore è la scelta e la passione di una relazione trasformativa. L’amore è desiderio di crescita di sé, dell’altro e della coppia.

-Cosa ci deve essere, secondo lei, alla base di un legame sentimentale? Quali sono gli ingredienti per far du-rare una storia d’amore?Scelta e passione appunto. L’a-spetto etico e quello passionale di ogni relazione. Chiarisco i termini: quando dico “etico” non intendo “moralistico” ma intendo una matura assunzione di responsabilità nei confron-ti del rapporto. Quando dico “passionale” intendo il “pa-thos” cioè la capacità di vivere con pienezza la gioia e il dolore di ogni incontro.Gli ingredienti vanno bilancia-ti: se c’è troppa etica la coppia diventa poco più di un freddo contatto, se c’è troppa passione siamo in preda alle nostre emo-zioni che a volte sono un po› troppo ballerine per garantire la stabilità.

-L’Amore eterno esiste?Certo che esiste! Lo dimostra-no tutte le coppie che lo hanno vissuto e che lo stanno vivendo.

-Le crisi in qualsiasi tipo di rappor-to sono inevitabili. Cosa è necessario fare per far tornare il sole dopo la tempesta?

“Per sempre: ingredienti per vincere la sfida di una vita in-sieme” è un libro che regala molti spunti di riflessione, pro-ponendo un percorso che ruota intorno all’affascinante temati-ca dell’Amore. L’autore, Marco Scarmagna-ni, veronese, sposato, ha 3 figli e diverse esperienze di affida-mento familiare. Divide la sua giornata tra il lavoro di gior-nalista, il suo studio di media-zione e consulenza familiare, e la sua attività di animatore e formatore di gruppi di coppie e genitori. Appassionato di come le differenze tra uomini e don-ne si esprimono in famiglia, lo divulga attraverso il divertente format “Io Tarzan, tu Jane” e altre modalità sempre aggior-nate e coinvolgenti (www.stu-dioscarmagnani.it).

-Dott. Scarmagnani, il titolo del suo libro in una società in cui le coppie si dividono, i tradimenti sono in au-mento e un matrimonio su tre va in crisi, sembra un messaggio provoca-torio, quasi un imperativo per ripor-tare un po’ di ordine. E’ così?In effetti è veramente parados-sale che sia considerata provo-catoria una tesi che trovo asso-lutamente naturale: un uomo e una donna si mettono insieme per condividere la totalità della loro esistenza. Qualsiasi perso-na per donarsi e aprirsi all’altro desidera la totalità dell’incon-tro. L’amore eterno è il sogno di ogni giovane. Penso che più che una provocazione o un im-perativo sia il richiamo ad una responsabilità collettiva, perché i dolori delle crisi coniugali li

L’intervista Ottobre 2011

Page 7: Verona è cultura e società - ottobre 2011

7

anche i cinesi cucinare i loro involtini primavera e ballare le loro danze con gli ospiti che torneranno ad incontrarsi qui.

S. Sepolcro, all’Istituto Don Calabria, dalla “Pro Senectu-te” di Piazza Isolo alla Chiesa di Santa Toscana, con visita

dove è stato proiettato il video per i più giovani “A scuola ho un nuovo compagno di classe: il volontariato”, realizzato dai ragazzi IC7 Stadio. Quali sono

realizzare questa festa a Ve-ronetta? Ne abbiamo parlato con il Presidente della Fevoss, Giorgio Giacopuzzi. Questa festa -ci informa- “si svolge già in vari Paesi allo scopo di far incontrare le persone. La

-ta la chiusura della gente e la

fatto leva proprio su questo: far uscire la gente di casa, farla incontrare attraverso musica, tavolate, teatro, ballo. Non più un quartiere di persone che “si tollerano” a fatica. Non sempre questo è facile da realizzare, ad esempio con i cinesi. Più facile con africani, cingalesi, suda-mericani. Dallo scorso anno (prima edizione) è stato anche creato un sito per l’evento, ve-ronetta.net. Lo scopo è anche quello di trovare fondi, ma ci si scontra con la scarsa sensibili-tà degli operatori economici:

e vivibile, godibile è il deside-rio di tutti, ma per realizzare ciò occorrono risorse e bisogna impegnarsi in questo senso”. Capito il messaggio? E chissà se il prossimo anno vedremo

tiche forse un po’ scontate ma molto gradite come il cuscus e i “falafel” libanesi. Per dessert, invece, la cucina etnica ha fat-to da padrona con “arroz de leche” e “mazamorra morada” dal Perù, e i “cake” dello Sri Lanka. Poco distante si era ap-pena inaugurata, alla presenza di autorità cittadine, la mostra

-stallazioni “Veronette” a cura di “Sguardi paralleli” con il contributo del Gruppo Studen-tesco “Come Treni paralleli”,

-co dell’Associazione Désegni. Porta Vescovo, da poco ristrut-turata e sapientemente illumi-nata, ha offerto certamente la cornice giusta per la rassegna: un clima caldo e intimo al pic-colo spazio teatrale che se ne è ricavato per gli spettatori che il sabato sera hanno assistito a “Regina Strega: Dòne Catìe”, due atti di Silveria Gonzato rappresentati da “I dilettanti”. Nel tardo pomeriggio si era as-sistito alle letture di brani e po-esie di Thea Griminelli e Mar-gherita Sciarretta. Non sono mancati neppure i giochi per bambini “Ricostruiamo Porta Vescovo”, a cura dell’Associa-zione “Murmure” e il merca-

-ciazione San Vincenzo. Inte-ressante “Sulle orme dei padri alla riscoperta del servizio gra-tuito”, camminata con guida turistica per visitare siti storici, ambientali, religiosi e solidari-stici del quartiere; dalla Salita

Resoconto della manifestazione multiculturale nel quartiere

Festa del buon vicinato a Veronetta

Appuntamenti culturalidi Isabella Zacco

Veronetta… Veronette… “Fe-sta del buon vicinato”, e se fos-se un’idea? Nel cuore storico di Verona, nel quartiere degli anziani rimasti soli, degli stu-denti dell’hinterland e soprat-tutto degli extracomunitari, per il secondo anno si è svolta una festa di quartiere un po’ particolare. Ma particolare è anche il territorio, che ha visto uniti nell’organizzazione e nel-lo svolgimento la Fevoss, asso-ciazione di volontariato che ha qui il suo quartier generale, il Comune di Verona, varie asso-ciazioni e… il popolo di tutti i colori che lo abita.Grandi assenti i cinesi, che pure sono presenti numerosi al mercato del mercoledì e del ve-nerdì di Santa Toscana ma gli altri non mancano all’invito: indiani e cingalesi con gli oc-chi brillanti e i colori festosi dei loro abiti, intere famiglie di pe-ruviani, parrucchieri ed este-tisti marocchini, africani che ballano e presentano. Stilisti e modelli si alternano in piazza, gli spettatori non sono tantis-simi ma la giornata è bollente e afosa e il sole è ben deciso a non abbandonare lo spicchio di piazza in cui stiamo seduti su sedie di fortuna, tra un red car-pet -chetti da cui esalano profumi di sagre antiche e la via poco

-nerdì sera la tavolata imbandi-ta per cento e più persone, ha visto protagonista la buona cu-cina veneta, con aggiunte eso-

EventiOttobre 2011

Edito daQuinta Parete

Via Vasco de Gama 1337024 Arbizzano di Negrar, Verona

Direttore responsabileFederico Martinelli

Coordinatore editorialeSilvano Tommasoli

Assistente di redazioneStefano Campostrini

Hanno collaboratoDaniele AdamiPaolo Antonelli

Valentina BazzaniAnna Chiara BozzaStefano Campostrini

Paolo CorsiMichele Esposito

Francesco FontanaMichele Fontana

Lorenzo MagnaboscoFederico Martinelli

Ernesto PavanAlice Perini

Michela SaggioroSilvano Tommasoli

Isabella Zacco

Stefano Campostrini

Autorizzazione del Tribunale di Veronadel 26 novembre 2008

Registro stampa n° 1821

www.amicidellacattolica.com

Page 8: Verona è cultura e società - ottobre 2011

8

fettamente incarnate nell’in-terpretazione del protagoni-sta. Shota Sometani e Fumi Nikaido, per il film Himizu del giapponese Sion, sono invece i vincitori del Premio Marcello Mastroianni.Il Premio Leone del Futuro è andato a Là-Bas di Guido Lom-bardi. Premiato, come già da tempo annunciato, Marco Bel-locchio con il prestigioso Leone d’Oro alla carriera, ricevuto dalle mani di Bernardo Berto-lucci.

Ottobre 2011Cinema

Yip, protagonista nel film My simple life (titolo originale Tao Jie), per la miglior interpreta-zione femminile. Per quanto riguarda la miglior interpre-tazione maschile, il riconosci-mento è andato invece a Mi-chael Fassbender, attore già noto per pellicole quali 300 e Bastardi senza gloria. Fassbender a Venezia era presente come at-tore protagonista di Shame, film firmato da Steve McQueen. Una pellicola interessante, che affronta i temi dell’alienazione nella metropoli e della dipen-denza dal sesso, nevrosi per-

Mostra di Venezia: vincitori e vintiTrionfo per Alexander Sokurov. Premiato anche Terraferma di Crialese

di Francesco Fontana

Visto abbastanza?

Si è chiusa la 68sima Mostra Internazionale d’Arte Cinema-tografica di Venezia, caratte-rizzata da qualche sorpresa e da alcune illustri esclusioni. Leone d’Oro meritatissimo per il regista russo Alexander Soku-rov, con il suo Faust. Il film, accolto con grande favore alla Mostra e dato per favorito nei giorni precedenti alla premia-zione, ha scalzato altre pellicole di registi del calibro di Roman Polanski, presente a Venezia con l’atteso Carnage (comunque apprezzato), e l’inauguratore del Festival George Clooney, con il film Le idi di Marzo. Premiato anche il regista italia-no Emanuele Crialese che, con Terraferma, si è aggiudicato il “Premio Speciale della Giuria”. Leone d’argento per il regista cinese Shangjun Cai, con People mountain people sea, premiato per la migliore regia.Passiamo alla Coppa Volpi. Il premio è stato assegnato a sor-presa all’attrice cinese Deanie

Il miglior effetto speciale è il cinema stesso

Jean-Marie Gourio

“Carnage”, una prima recensione

Due ragazzini si picchiano in un parco e quello che ha la peggio ci rimette due denti. I rispettivi genitori si incontrano per risolve-re civilmente la questione.Il luogo di confronto (ma sarebbe chiamarlo ring) è la casa appartenente ai genitori del ragazzo contuso: Jodie Foster autrice di li-bri sulle tragedie in Darfur e sulle missioni umanitarie e John C. Reilly che vende og-getti per la casa.La “controparte” è composta da Christoph Waltz avvocato costantemente attaccato al suo Blackberry e Kate Winslet mediatrice fi-nanziaria.Non si può restare indifferenti alla nuova fatica di Roman Polanski che appare in un cameo (è il signore che apre l’uscio di casa sua richiamato dalle urla e ricacciato dentro dalla Foster) che mette in scena una lite tra genitori che spesso e volentieri sfocia nella lotta tra ceto medio e classe abbiente.Sembra quasi giocare con lo spettatore il re-

gista: più volte fa rientrare i toni in momenti di tranquilla conversazione, tutto sembra sotto controllo ma poco dopo ecco una nuo-va esplosione di insulti e di offese.La straordinaria bravura dei quattro prota-gonisti è fuori discussione, nessuno di loro si risparmia grazie anche a dei dialoghi serra-ti, ma se si dovesse assegnare un premio al migliore non si potrebbe non scegliere Chri-stoph Waltz: l’espressione dell’uomo d’affari che non vede l’ora di tornare al suo lavoro di avvocato indaffarato e che in quell’ambiente si sente un pesce fuor d’acqua, disinteres-sandosi completamente delle questioni che riguardano il figlio aggressore e scaricando tutto il fardello sulle spalle della confusa e sottomessa moglie entra di diritto nella Sto-ria del Cinema.Un film che ha la capacità di essere cattivo fino in fondo, claustrofobico (in 79 minuti la scenografia è sempre la stessa: il soggior-no), graffiante e che farà uscire sconfitti dal

confronto tutti e quattro i genitori (vedere le immagini sulle quali scorrono i titoli di coda per capire).Presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia è stato accolto da commenti positivi dalla critica specializzata ma inspiegabil-mente non è stato preso in considerazione per nessun premio.La pellicola prende spunto dalla piéce tea-trale di Yasmine Reza (che ha collaborato insieme al regista alla stesura della sceneg-giatura) “Il Dio del massacro” che ha riscos-so successo in tutto il mondo, Italia compre-sa.Infatti nella scorsa stagione è stata rappre-sentata a Roma dal regista Roberto Andò con attori del calibro di Anna Bonaiuto, Silvio Orlando, Michela Cescon e Alessio Boni.Chi volesse leggere il testo teatrale “Il Dio del massacro” è edito in Italia da Adelphi.Michele Esposito

I due volti soddisfatti di Sokurov (a sin)e Crialese (sotto)

Page 9: Verona è cultura e società - ottobre 2011

9

Carnage, di Roman PolanskiDelirio da Middle Class americana ed elogio stilistico del gioco al massacro

di Michela Saggioro

Visto abbastanza?

CinemaOttobre 2011

Tratto dalla pluripremiata commedia teatrale di Yasmi-na Reza del 2007 “Il Dio del massacro”, Carnage di Roman Polanski apparentemente par-la di due tranquille famiglie della Middle Class americana. Nella sostanza è un sofisticato esercizio di regia presento alla 68esima Mostra Internaziona-le d’Arte a Venezia, in assenza del regista - l’Italia ha infatti un accordo di estradizione con gli

Stati Uniti a causa del reato che Polanski avrebbe commesso nel 1977.L’inizio di Carnage è facile a dirsi: due ragazzetti rivali in gioco litigano aspramente al parco e l’uno, brandendo un bastone, colpisce l’altro rom-pendogli due denti. La trama altrettanto semplicemente ha inizio proprio quando i genito-ri dell’aggressore fanno visita a quelli della vittima per trovare un accordo e scongiurare azio-ni legali. La situazione sembra presto risolta: i primi paghe-ranno tutte le spese dentisti-che e i secondi archivieranno l’accaduto come uno spiacevole incontro fanciullesco mosso da antipatia. Tutto sembra andare

in primis Jodie Foster, nel film Penelope, moglie e madre dai nervi tirati, sposata col pacifi-co ma incostante bamboccione Michael ( John C. Reilly, spet-tacolare nella parte!), così sen-sibile davanti ad un cellulare in panne ma capace di abban-donare per strada un criceto indifeso. Allo specchio i coniu-gi Kate Winslet e Christopher Waltz: Nancy e Alan, lei inca-pace di nascondere le insoddi-sfazioni familiari, lui dirigente di una ditta farmaceutica in crisi disinteressato alle medesi-me questioni (un Waltz ipocrita quanto nessuno avrebbe mai potuto essere in questo ruolo). Alan ammira John Wayne, cre-de nell’uomo forte, potente e spietato e in quel Dio del mas-sacro che proprio lui introduce a metà pellicola, quando sug-gerisce che “la crudeltà salverà il mondo”. Un concetto questo tanto caro all’ultimo Polanski, che con Carnage mette in sce-na forse un attacco diretto a quell’America critica verso gli atteggiamenti altrui ma altret-tanto incapace di lavarsi in casa i panni sporchi. L’opera, giudi-cata positivamente al Festival di Venezia da gran parte della critica, è complementare rispet-to a The Ghost Writer dello scorso anno, pellicola relativa al filone delle collusioni politiche Made in Usa.

per il verso giusto fino a quan-do qualcosa devia gli equili-bri. Una semplice domanda, sussurrata a denti stretti dalla madre del malcapitato: “Ma a undici il ragazzo è consapevole del male arrecato, si è pentito veramente?” e il tema della violenza atavica esonda come un fiume in piena scuotendo gli animi repressi della benestante borghesia americana.Tragedia e consolazione ini-

ziano ad alternarsi in un ap-partamento di Brooklyn per 75 minuti, durata reale del film e tempo della scena. Men-tre le spirali di ipocrisia e falsi miti privati assalgono al collo i quattro protagonisti, l’unità di luogo ed azione - canone aristo-telico teatrale per eccellenza - viene qui rispettata nel minimo dettaglio e portata alla logica assoluta con la grande maestrìa di Polanski. La crisi economica attuale trascende dai piccoli-grandi problemi delle due cop-pie e la velocità delle inqua-drature mette gli esibizionistici personaggi in competizione, quasi come se la storia non fos-se più ambientata in una stanza chiusa ma nello spazio “mon-

do”. Il cerchio di tutta l’azione, chiuso e quanto mai claustrofo-bico, procede con lentezza ed acutezza soprattutto quando appare sulla scena una bottiglia di whisky per aiutare i protago-nisti a liberare il loro Io; così la casalinga disperata affronta la borghese insoddisfatta con di-chiarazioni pungenti come spi-ne. Gli intrecci di potere, odio e falsità sottolineano le crisi di stomaco, i giochi d’intelletto e

i danni provocati tanto ai vec-chi libri quanto alla tecnologia – metafora evidente del disfat-tismo dei valori. Le soluzioni alle problematiche che si susse-guono tendono ad un gioco al massacro che però, a differenza della commedia di Reza, pro-ietta lo spettatore in uno spira-glio di positività - grazie al fina-le aperto con doppia sorpresa.Superbo Polanski nel tener te-sta ad una commedia più volte rappresentata a teatro (in Italia la regia de “Il Dio della carne-ficina” è di Roberto Andò, con Anna Bonaiuto, Silvio orlando, Alessio Boni e Michela Cescon) ma che sul grane schermo si fa vanta primi piani e visi tesi ed espressivi. Bravissimi gli attori,

Il regista Roman Polanski, autore tra gli altri di “Rosemary’s baby”,

“Il pianista” e “L’uomo nell’ombra”, uscito lo scorso anno

Page 10: Verona è cultura e società - ottobre 2011

10 Ottobre 2011

di Francesco Fontana

Verso l’infinito e oltre

Musica

Sono tornati i Red Hot Chili Peppers“I’m With You” è il nuovo album della band californiana

La curiosa copertina dell’ultimo album e in alto il gruppo con il nuovo chitarrista(il primo da sinistra)

La musica è una rivelazione più profonda di ogni saggezza e filosofia. Chi penetra il senso della mia musica potrà liberar-si delle miserie in cui si trasci-

nano gli altri uomini

Ludwig Van Beethoven

Dopo il secondo abbandono di John Frusciante, avvenuto nel dicembre 2009, si comincia-vano a nutrire forti dubbi sul futuro della band e sulla pos-sibilità che il gruppo potesse nuovamente uscire allo scoper-to con un progetto discografico degno di nota. Vi era quindi grande attesa e curiosità per “I’m With You”, il nuovo disco dei Red Hot Chili Peppers, che lo scorso 30 agosto è finito “in pasto” agli esigenti appassionati della band. Il nome nuovo, tra i soliti Anthony Kiedis alla voce, Michael “Flea” Balzary al bas-so e Chad Smith alla batteria, è quello del chitarrista Josh Klinghoffer, che ha raccolto la pesante eredità di Frusciante.Negli anni Duemila la band californiana aveva proposto solamente due album: “By The Way” (2002), grande successo sia di pubblico che di critica, e “Stadium Arcadium” (2006), minor riscontro commerciale rispetto a molti album prece-denti ma ben accolto dai critici.

orecchiabile, con un incontro assolutamente piacevole tra chitarra e pianoforte. Anche Happiness Loves Company, e Even You Brutus, sono caratterizzate dall’insolita presenza del piano tra gli altri strumenti. Chiude Dance, Dance, Dance, un brano molto veloce, non di certo uno dei migliori del disco.I fan possono tirare un sospiro di sollievo. Nonostante i cinque anni passati dal precedente disco e il “rischioso” avvicen-damento alla chitarra, la band ha proposto un buon album. Josh Klinghoffer sembra aver raccolto l’eredità in modo or-dinato, forse poco coraggioso, quasi a non voler snaturare lo stile dei pezzi, evitando così di creare grossi scossoni agli ap-passionati. Inevitabilmente lo spazio che occupava Fruscian-te con riff e assoli non è stato del tutto riempito dal nuovo chitarrista. La soluzione (az-zeccata) per sopperire a questo “vuoto” è stata quella di intro-durre molte ritmiche di basso e batteria (protagonisti asso-luti del disco), per un groove di grandissimo spessore. Per il resto ottima ricercatezza nella scelta dei suoni e il consueto gusto per la sperimentazione e il miscuglio di generi. L’al-bum è certamente piacevole e tecnicamente apprezzabile nel complesso. Il temuto passo in-dietro, tutto sommato, non è stato compiuto.

La carriera dei Red Hot era però iniziata nel lontano 1984, con il primo album inti-tolato semplicemente “Red Hot Chili Pep-pers”. Il percorso ar-tistico, passando per altri tre dischi regi-strati in studio, giun-ge a “Blood Sugar Sex Magic” (1991), che viene considerato da molti come il loro miglior disco. L’al-bum contiene pietre miliari del rock come Under The Bridge e Give it Away e ha ven-duto circa 13 milioni di copie in tutto il mondo. Dopo il grande successo, nel 1992 John Fru-sciante abbandona per la prima volta il gruppo. La metà degli anni Novanta sono un periodo piuttosto buio, almeno fino al 1998, anno in cui Frusciante decide di rientrare a far parte della band. Il ritorno del chi-tarrista si fa sentire e segna una nuova tappa: l’anno successivo esce infatti “Californication” (1999), uno dei loro migliori al-bum, oltre che quello con mag-gior successo commerciale, con ben 15 milioni di copie vendu-te. Oltre a Scar Tissue, singolo che anticipa l’uscita del disco, in “Californication” si possono

apprezzare, tra gli altri, pezzi come Otherside, Californication e la stupenda ballata Road Trip-pin.Tornando al nuovo disco. L’al-bum è composto da 14 canzo-ni per circa sessanta minuti di musica, anticipate dal primo singolo estratto The Adventures of Rain Dance Maggie, già in cir-colazione in radio dallo scorso 15 luglio. Monarchy Of Roses è il pezzo di apertura. È un ini-zio piuttosto deciso, quasi uno shock per le orecchie: una chi-tarra distorta accompagnata da basso e batteria, per un mix di suoni apparentemente disor-dinati, con la voce di Kiedis che irrompe carica di effetti. Poi Factory Of Faith ci immerge in un coinvolgente ritmo di bas-so e batteria (motivo conduttore del disco). Brendan’s Death Song è una classica ballata, introdotta da un arpeggio di chitarra. In Ethiopia è nuovamente il basso di Flea a dettare il tempo in modo deciso: il brano ricorda un po’ la “vecchia” Can’t Stop. Grande ritmo per The Adventu-res of Rain Dance Maggie e Look Around che, con uno stacco im-provviso, ci porta subito nel mezzo della ritmica della can-zone per poi accogliere la voce, quasi in stile rap (territorio già ampiamente esplorato da Kie-dis). Did I let you Know è forse un pezzo piuttosto debole e banale rispetto ad altri del disco. Po-lice Station è la tipica canzone

Page 11: Verona è cultura e società - ottobre 2011

11Musica

Una selezione di alcune delle uscite discografiche di questo ultimo periodo

di Francesco Fontana

Verso l’infinito e oltre

News dalla musica, internazionale e non

Ottobre 2011

È uscito il 22 agosto il nuovo album, registrato in studio, di Will Young, intitolato “Echo-es” e anticipato dal singolo Jealousy. Buone notizie per gli appassionati di Sting: dal 27 settembre è possibile acquistare “25 years”, l’ultimo progetto di-scografico del cantante britan-nico. Si tratta di una selezione dei migliori pezzi da solista dell’artista, raccolti in tre cd e un dvd intitolato “Rough, raw & unreleased: live at Irving Pla-za”, con immagini inedite del concerto tenutosi a New York nel 2005. Dal 20 settembre è in vendita un doppio cd pubblica-to dai Pearl Jam, contenente la colonna sonora di “Pearl Jam Twenty”: un lungometrag-gio che racconta la storia della band. È uscito il 27 settembre “Biophilia”, il nuovo album dell’artista islandese Bjork. Grande ritorno anche per i Red Hot Chili Peppers. È nei negozi dal 30 agosto “I’m

bum di J-Ax, sugli scaffali già da agosto, contenente 16 brani inediti, tra i quali i singoli Den-tro me e Musica da rabbia.

With You”, con 14 pezzi inediti del gruppo.Esordio da solista per Noel Gallagher. Uscirà infatti il 17 ottobre “Noel Gallagher’s High Flying Birds”. Si ripropongono

al pubblico anche gli Evane-scence: sarà in vendita dall’11 ottobre “Evanescence”, antici-pato dal singolo What you want.

Dal 26 settetmbre è sugli scaf-fali il disco dei Blink-182 dal titolo “Neighborhoods”, anti-cipato dai singoli Up all night e Heart’s all gone.Passando dal panorama musi-cale internazionale a quello italiano, è nei negozi dal 20 settembre “Unici al mondo”, l’ultimo album di Michele Zarrillo, antici-pato dal singolo La prima cosa che farò. Torna sulla sce-na musicale anche Antonello Ven-ditti. Il cantautore romano uscirà il 29 novembre, a quat-tro anni di distanza dall’ultimo album, con il suo nuovo progetto discografico “Unica”, che lo porterà da marzo 2012 in tour nei palasport. “Meglio prima (?)” è invece l’ultimo al-

A sinistra Noel Gallagher, l’ex chitarrista degli Oasis, qui sopra la

copertina del nuovo disco di J-Ax

Page 12: Verona è cultura e società - ottobre 2011

12 Società Ottobre 2011

Storie di ordinaria folliadi Ernesto Pavan

Osservazioni e preoccupazionisull’homo italicus

L’ambiente ostile ai giovani mette a rischio il futuro della specie

Tale tratto distintivo, la cui presenza è dimostrata empiri-camente, non trova una spie-gazione univoca. Riteniamo, tuttavia, che quest’ultima vada cercata nel processo di evolu-zione della specie: vivendo in un ambiente dove gli adulti e gli anziani sono la maggioranza, è inevitabile che il potere eco-nomico sia concentrato nelle mani di questi ultimi, pertanto i giovani hanno dovuto ridurre

drasticamente i propri impulsi competitivi per non rischiare di trovarsi intrappolati in scontri generazionali che non hanno la minima speranza di vince-re. Di conseguenza, si posso-no vedere giovani italiani in posizioni di responsabilità e/o che richiedono qualifiche spe-cifiche senza che percepisca-no la minima retribuzione (il fenomeno noto come “stage”) o tollerando al massimo una retribuzione minima (classifi-cabile come “rimborso spese”); questi periodi nella vita di un giovane possono avere durata variabile e il loro numero varia

Gli studi sull’homo sapiens sapiens europaeus hanno riguardato, nella stragrande maggioranza dei casi (Comma, 1922; Valli, 1927; Altarini, 1965; Ostrogoti, 1978), la specie nel suo insieme, dando per scontato che le diffe-renze fisiologiche fra le singole sottospecie fossero di origine ambientale (una su tutte, la differente pigmentazione). Se questa assunzione può essere considerata valida per quanto riguarda l’h.s.s.e. francus, il ger-manicus, l’ibericus, l’albionensis e la quasi totalità degli altri, essa non pare corretta quando si esamina con attenzione la sot-tospecie italicus. Sebbene, infat-ti, gli esemplari adulti non pre-sentino differenze apprezzabili con le altre sottospecie dell’homo sapiens sapiens europaeus, i giova-ni possiedono caratteristiche talmente differenti da far sor-gere una similitudine con i lepi-dotteri, dove le differenze fra il bruco e la farfalla sono tali che l’osservatore all’oscuro della re-lazione fra i due non potrebbe mai pensare che l’uno è desti-nato a diventare l’altra. Nel caso dell’h.s.s.e. italicus, lo stadio vitale intermedio fra “pupa” e “farfalla” è al momento scono-sciuto, ma la ricerca in materia ha ottenuto finora risultati inte-ressanti (Milani, 2001 ed Espo-siti, 2004). La caratteristica più straordi-naria del giovane italiano, non presente nell’adulto e neppu-re fra i giovani delle altre sot-tospecie, è la sua capacità di mimetizzazione. Assumendo l’aspetto dell’Inoccupato (un elemento del paesaggio italiano che non ha un anno di lavoro continuativo alle spalle), ad esempio, esso riesce a rendersi invisibile allo Stato e agli enti locali, evitando di percepire sussidi ed esenzioni da ticket. Nel caso degli esemplari cre-sciuti in ambiente universita-rio, questa dote si estende fino a coprire lauree, master e altre

a seconda degli individui. Dato che gli adulti della sottospecie, come tutti gli altri homo sapiens sapiens europaeus, non mostrano il tratto dell’intolleranza al de-naro (Astrotti, 1914) si pensa che la perdita di quest’ultimo sia un requisito essenziale per la maturazione del giovane. Il problema nell’identificare con precisione lo “stadio inter-medio” fra giovane italiano e italiano adulto sta nel fatto che l’osservazione ha rivelato molte possibili risposte, che tuttavia non appaiono soddisfacenti per via dell’apparente casualità e della durata variabile delle si-tuazioni osservate. Sebbene la maggior parte dei giovani ita-liani attraversi periodi di vera e propria mutazione, classifi-cati dalla letteratura (Giannini 1986) come “lavoro a proget-to”, “lavoro con partita IVA”, “co.co.co”, “lavoro a chiamata” e via dicendo, solo una mino-ranza (circa un terzo) di essi raggiunge lo stadio di adulto a seguito di uno di essi; inoltre, si pensa che questi non possa-no essere stadi intermedi per il fatto che avvengono in ordine apparentemente casuale e sono di durata variabile da indivi-duo a individuo. Ci sentiamo pertanto di dire che essi non hanno alcun ruolo nella cresci-ta dell’individuo e nella sua tra-sformazione in adulto; né può trattarsi di necessità biologiche, visto e considerato che sono gli adulti a provocarli e che nessu-na specie, in natura, ostacola la propria stessa crescita.L’atteggiamento degli adulti della sottospecie nei confronti dei giovani è, però, ambivalen-te. Se da un lato infatti essi ten-dono a essere ostili verso quelli che non appartengono al loro nucleo familiare, d’altro canto sono, con rare eccezioni, mol-to protettivi nei confronti della propria discendenza; ai giovani è concesso di rimanere presso il nucleo familiare per dei periodi

qualifiche: la letteratura descri-ve numerosi giovani italiani laureati che si mescolano senza problemi a spazzini, operai e macchinisti. Alcuni ambienti particolarmente ostili riducono però l’efficacia di questo “trave-stimento”; uno di questi sono le redazioni dei giornali, dove il giovane italiano laureato rie-sce al massimo a farsi passare per giovane italiano diplomato e a mendicare come quest’ulti-

mo articoli non pagati o paga-ti pochi euro. Testimonianze di seconda mano, attendibili ma non verificate (Maramal-di, 2005), affermano che un fenomeno simile o identico si verificherebbe anche in altri ambienti, come quello impie-gatizio, dove il giovane italiano laureato riuscirebbe a evitare un inquadramento appropria-to al suo grado di istruzione. Questi fenomeni potrebbero essere collegati a un’altra carat-teristica riscontrata nei giovani italiani: la loro apparente intol-leranza verso il denaro (Asmo-dei, 1994; Piroddi, 2008).

Page 13: Verona è cultura e società - ottobre 2011

13

Storie di ordinaria follia

Società/LibriOttobre 2011

questa meravigliosa specie non vada distrutta.

(tutti i riferimenti e i cognomi per essi utilizzati in questo articolo sono fittizi. Qualunque omonimia è puramente casuale. Nessun termine scientifico è stato maltrattato durante la realizzazione di questo articolo. Infine, nel caso qualcuno abbia vera-mente bisogno di sentirselo dire, non esiste alcuna specie chiamata homo sapiens sapiens europaeus)

di tempo che suscitano stupore, specialmente se confrontati con quelli riscontrati nel resto della specie homo sapiens sapiens euro-paeus e nell’homo sapiens sapiens americanus). Questo, unito alla feroce competitività e alla ri-dotta offerta di alloggi del loro habitat naturale, rende i giova-ni italiani estremamente legati al luogo di nascita, al punto che buona parte di essi non lo abbandona mai. La conseguen-za di ciò è un tasso di fertilità molto basso, dovuto a ovvie necessità di spazio vitale e al desiderio innato nella specie di assicurare il miglior futuro pos-sibile alla propria discendenza. La combinazione di scarsa pro-lificità e dipendenza estrema dal nucleo familiare fa temere per la sorte dei giovani italiani e, di riflesso, per quella dell’ho-mo sapiens sapiens europaeus itali-cus. L’equilibrio del loro ecosi-stema si sbilancia un poco ogni giorno e nulla fa pensare che questa tendenza si correggerà nel futuro prossimo. È nostra opinione che un intervento im-mediato sia necessario affinché

appleproducts.tkApple Products è un gruppo di persone che condividono la passione per i prodotti Apple.

Per una totale accessibilità al sito è necessaria l’iscrizione gratuita al forum.

Visitateci sul sito internet dove

potrete trovare guide, aiuti e

molto altro sul mondo Apple.

L’angolo del lettore

Cinque libri su... il medioevo

L’autunno del medioevo di Johan Huizinga (Newton Compton, € 6,00). Questo classico illustra la continuità fra cultura e arte medievali e rinascimentali, rivelando aspetti straordinari di quelli che, fino alla sua pubblicazione, erano considerati “secoli bui”.

La cavalleria medievale di Jean Flori (il Mulino, € 11,50). Un saggio di poche pagine che getta una luce sugli aspetti militari e sociali della classe di guerrieri più famosa dell’Occidente.

Guardaroba medievale di Maria Giuseppina Muzzarelli (il Mulino, € 14,00). Il vestiario del Medioevo, le sue tecniche di produzione e il valore sociale dell’abbigliamento spiegati in 380 ottime pagine.

La guerra nel medioevo di Philippe Contamine (il Mulino, € 15,00). Uno dei migliori saggi in circolazione sui conflitti armati durante del periodo medievale.

La vita quotidiana nel medioevo di Robert Delort (Einaudi, € 10,00). La suddivisione della società in ordini, il valore del tempo e la vita di tutti i giorni. Un saggio indispensabile per comprendere la società e il modo di vivere medievali.

(a cura di Ernesto Pavan)

Page 14: Verona è cultura e società - ottobre 2011

14

ebook, nemmeno a comprarla all’I-kea.Detto questo, quali sono i lettori di ebook miglio-ri? Ciascuno ha la sua opinione e noi diamo la no-stra. Il Kindle 3 di Amazon (139$ più spedizione) e il Sony PRS-350 (199€ più spedi-zione) sono pro-babilmente i mo-

delli più interessanti, ma voci insistenti dicono che l’uscita delle nuove versioni di entram-bi è prossima, quindi l’acquisto non è al momento consigliato. Il Kobo Touch (129$ più spedizio-ne) è un buon terzo classificato,

ma sembra che la garanzia non sia disponibile per l’Europa, quindi è meglio evitarlo (un di-fetto degli e-reader è che sono piuttosto fragili, sebbene durino un’eternità se ben tenuti). Altri prodotti, come il Cybook, sono di qualità tendenzialmente infe-riori a questi. Scegliere di acquistare un let-tore di ebook è una scelta in-telligente per chiunque ami la lettura, ma anche per chi vuole avvicinarsi a essa o riprendere una passione accantonata per motivi familiari o di lavoro. Pa-rola di un felice possessore.

sebbene marchin-gegni come l’iPad abbiano gli stru-menti per legge-re ebook, essi non sono lettori e non ne possiedono le ca rat ter i s t iche. Un tablet ha uno schermo LCD, pertanto consu-ma molta energia e alla lunga leg-gere dà fastidio agli occhi. D’altro canto, rispetto ai tablet gli e-reader non hanno lo schermo a colori e hanno mol-te meno funzionalità. Servono principalmente a fare una cosa sola (leggere) e lo fanno benissi-mo. L’acquirente deve pertanto essere sicuro di quello che de-sidera prima di scegliere cosa acquistare.Un problema solo apparente della lettura su e-reader è l’al-to “costo di ingresso”: il più economico dei lettori di no-stra conoscenza, il Kindle 3 di Amazon, costa 139 dollari più le spese di spedizione dagli USA (ma la garanzia è valida a livello mondiale), mentre al-tri superano tranquillamente di 200 euro. Molte persone potrebbero sentirsi scoraggiate all’idea di dover pagare tanto per un apparecchio, quando con una quindicina di euro possono acquistare un roman-zo appena uscito. In realtà, i lettori di ebook si ripagano pra-ticamente da soli: in molti casi i libri elettronici costano meno di quelli reali (e tale risparmio va pian piano a compensare il costo del lettore), per non parla-re della possibilità di utilizzare, per procurarseli, metodi invisi al legislatore (che ovviamente noi non consigliamo). Inoltre la lettura su e-reader è talmente comoda da valere la spesa. E, a pensarci bene, una libreria nuo-va per contenere i libri stampati non costa meno di un lettore di

che non nuoce alla vista e che la batteria non si consuma te-nendo il lettore acceso. I lettori di ebook sono di dimensioni ri-dotte (tranne alcune eccezioni, come il Kindle DX) e pesano poco. Le dimensioni della me-moria variano, ma tutti hanno una capacità che si misura in gigabyte ed equivale, poten-zialmente, a migliaia di libri (circa 3.500 per il Kindle 3 di Amazon; intorno ai 2.000 per il PRS-350 della Sony e circa 1.000 per il Cybook Opus) che

è possibile portare con sé in ogni luogo. Utilizzare un lettore di ebook è semplicissimo e, una volta imparato, l’esperienza è molto simile, se non migliore, della lettura di un libro su carta.A questo punto, qualcuno tire-rà in bello l’amore per la car-ta, il profumo dell’inchiostro e quant’altro. Abbiamo sentito questi discorsi decine di volte e, sebbene ci paiano perfettamen-te comprensibili, la nostra espe-rienza di lettori è piena di libri stampati con caratteri minu-scoli (un bel risparmio per l’edi-tore e un guadagno sicuro per l’ottico), con pagine mancanti perché bianche, con pagine il-leggibili a causa dell’inchiostro sbavato, andati fuori stampa e introvabili o rinvenibili solo a prezzi esagerati. Nessuno di questi problemi si verifica con i libri elettronici. È importante ricordare che,

di Ernesto Pavan

È la stampa, bellezza

La rivoluzione ebook:perché acquistare un lettore e quali

Consigli su uno strumento indispensabile per il lettore moderno

Immaginate di possedere un libro, un singolo libro tascabile spesso quanto il manuale d’uso del televisore. Immaginate che questo libro abbia una sola pa-gina, ma che su di essa le parole appaiano e scompaiano come per magia ai vostri comandi. Immaginate che su questa pa-gina possano apparire le parole che compongono le pagine di tutti i libri del mondo. Ora im-maginate che intorno a questa pagina ci sia una scocca di pla-stica e a coprirla uno schermo di vetro. Avete immaginato un lettore di ebook (o “e-reader”).Un ebook non è altro che un libro elettronico: un file .epub, .mobi o in altri formati che contiene il testo impaginato di un romanzo, un saggio o quel che vi pare. Questo tipo di file è diverso dai .pdf che si leggono comunemente dagli schermi dei computer: mentre questi ultimi sono documenti destinati alla stampa, gli ebook sono pensa-ti per essere letti su un conge-gno apposito (che solitamente legge anche i .pdf, seppur non in modo ottimale). Negli Stati Uniti gli ebook hanno già con-quistato una grossa fetta di mer-cato (intorno al 20%), mentre in Italia si sono appena affacciati sulla scena. Gli ebook hanno numerosi vantaggi rispetto ai libri tradizionali: non occupa-no spazio, costano meno e sono più ecologici (per produrli ser-ve molta meno energia e il loro “trasporto” non ne richiede per nulla). L’unico difetto è che per usufruire di tali meraviglie oc-corre un lettore apposito, oppu-re un PC con installato un pro-gramma per leggere gli ebook (ma il monitor affatica gli occhi, a differenza del lettore).Esistono parecchi modelli di e-reader, ma tutti hanno alcune caratteristiche in comune. Lo schermo, innanzitutto, riprodu-ce l’effetto di una pagina carta-cea e non è illuminato come gli schermi LCD: questo significa

Ottobre 2011Libri/Tecnologia

Page 15: Verona è cultura e società - ottobre 2011

15Libri/TecnologiaOttobre 2011

LA FIERA DELLE GALLERIE ITALIANE DI ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA

6 > 10 OTTOBRE 2011 VERONAWWW.ARTVERONA.IT

ideazione e realizzazioneFULLSTREAM

Luca

Poz

zi,

-

ICON

A 20

10

Supe

rsym

met

ric P

artn

er -

Pao

lo V

eron

ese "

Utim

a Cen

a", P

inac

otec

a di B

rera

, Mila

no

Page 16: Verona è cultura e società - ottobre 2011

16

di Anna Chiara Bozza

È la stampa, bellezza

sua cruda verità e risbatte con violenza il lettore nel suo letto, comodo e opulento eppure così triste. Lo fa uscire dalla dimen-sione onirica di paesaggi caldi e persone sorridenti, nonostante non abbiano nulla, per ripor-tarlo alla fredda realtà fatta in-dividui frettolosi e infelici.Il libro offre uno spunto di ri-flessione unico, e l’occasione per indagare un mondo scono-sciuto fatto di professionisti che mettono la loro vita al servizio dei disagiati, collocandosi in contesti spesso pericolosi e im-pegnativi. In tempi di salotti televisivi ur-lati il libro esprime immedia-tamente il suo punto di vista essendo dedicato «a chi compie la sua missione senza far rumo-re». Più che una semplice analisi di un’organizzazione, “Il bene ostinato” è il racconto di un viaggio lungo il Nilo, nell’Afri-ca delle meraviglie alla scoper-ta delle singole storie di uomini e donne che hanno dato tutto in favore degli ultimi.

Sudan. L’organizzazione, nata nel 1950 per impulso del mons. Girolamo Bortignon e un medi-co di Schio, Francesco Canova, si batte per il diritto alla salute in Africa. «Questo grande ca-talizzatore di persone e di pro-getti rappresenta quell’Italia migliore di cui abbiamo perso l’abitudine». “Il bene ostinato” non è il racconto dell’ennesima Ong che spesso si rivela un’inu-tile succhiasoldi, è una raccolta di storie di uomini e donne che con le loro famiglie decidono di vivere e operare nei villaggi africani vivendo di sacrifici, di

lotte contro governi ostili, con-tro ignoranza e superstizione. Rumiz, come nelle altre sue opere, racconta le sfumature e la complessità del mondo che incontra. E questa Africa la racconta e basta, perchè il suo viaggio è troppo breve per po-terla capire. Descrive senza na-scondere nulla. Il libro rapisce il lettore, lo tira dentro le strade polverose percorse con sudo-re e fatica, negli ospedali pie-ni di dignitosa sofferenza. La conclusione è straziante per la

«È la storia dei profeti di oggi, i punti emergenti di un volon-tariato di cui non si scrive, il nucleo di un altruismo che al-berga negli stessi territori dell’e-goismo anti-stranieri».Nel suo ultimo libro “Il bene

ostinato” il giornalista triestino Paolo Rumiz traccia un ritratto inedito di questi medici e volon-tari, che in silenzio da oltre ses-sant’anni partono per l’Africa, donando la loro professionalità, ma soprattutto un pezzo della loro vita a chi un ospedale e dei farmaci non può permetterseli.Un viaggio, quello di Rumiz, che parte da Padova dove la storica Organizzazione non go-vernativa del Cuamm ha sede, per vedere con i propri occhi il lavoro sul campo in Uganda e

“Il bene ostinato”, ecco l’Africadei medici del Cuamm

Il racconto di un’Italia migliore

Ottobre 2011Viaggi

A sinistra l’autore Rumiz e qui soprauno dei primi volontari negli anni ‘50

Milletrecentotrenta uomini e donne si sono mossi su due-

centoundici ospedali tra il Su-dan e il confine settentrionale del Sud Africa. Un esercito.

Una bandiera. Milletrecento-trenta storie che in silenzio hanno cambiato il mondo

della sanità pubblicanel continente nero.

Così parlò Eatwood

E ora si è messo a parlare anche in dialetto. General-mente lo fa quando si sente sottovalutato o quando vuole prevaricare sugli altri. Effet-tivamente, questa volta, un po’ di ragione l’aveva. Tutti i componenti del gruppo ave-vano accettato l’imposizione del loro superiore, comuni-cata durante una cena solo all’apparenza cordiale. Con forchetta in mano avevano mandato giù il boccone di trota al cartoccio malvolen-tieri. Il giovane capo, tutto ag-ghindato con vestiti di marca, l’aveva studiata giusta e si era preso le sue lente rivalse su un ex direzione che ormai faceva acqua da tutte le parti. Lenta-mente, con astuzia e arguzia lombardo-veneta, aveva tessu-to la sua fitta trama d’interessi in maniera così graduale che nessuno, tranne Eatwood, se n’era finora accorto. Ai vertici dell’azienda avrebbe trionfato il suo “trota” aziendale; uno squallido clone solo all’appa-renza taciturno ma in realtà desidero di surclassare tutti. E Eatwood l’aveva detto alzando la voce e causando il malumo-re dei vicini di tavolo che, da ottimi snob, mai avevano sen-tito parlare con un linguaggio così cavernicolo.

Page 17: Verona è cultura e società - ottobre 2011

17Ottobre 2011 Viaggi

la gente chiede. Se si sceglie un viaggio solo sulla base del costo l’obiettivo principale dei tour operator sarà sempre e solo la riduzione dei prezzi. E per ri-sparmiare, ad esempio, abbas-serà gli stipendi dei lavoratori locali. In Italia il turismo responsabi-le è nato meno di un decennio fa. Il terreno fertile è stato cre-ato dal mondo del commercio equo-solidale e da quello della cooperazione internazionale. Sempre più persone, infatti, decidevano di viaggiare nei luoghi dove risiedono i progetti delle Ong. La prima organizza-zione a stilare un vero e proprio catalogo di itinerari “respon-sabili” è stata Ram (un im-portatore di commercio equo-solidale). Dai primi approcci si è arrivati a forme sempre più strutturate. Nascono così altre agenzie che si prefiggono come scopo la creazione viaggi della stessa tipologia, appoggiandosi ad organizzazioni nazionali e locali. Si tratta di far conoscere culture e bellezze naturali di un determinato luogo attraversan-dolo in punta di piedi. Spesso ci si affida a guide locali, che fun-

gono da mediatori culturali e lingui-stici tra i turisti e gli abitanti. I dati sono inco-raggianti: nel 2004 questa tipologia di itinerari veniva scelta solo dal due percento di coloro che andavano in vacanza, mentre oggi si è arrivati al

diciassette percento.Cambiare si può e conviene. Soltanto una maggiore consa-pevolezza può ridare senso al viaggio: quella crescita indivi-duale che si ottiene attraverso gli incontri più diversi con po-poli e culture che possono solo arricchire il nostro bagaglio personale.

pio, che la presenza di turisti è un elemento non insignificante nel contenimento del bracco-naggio in molti paesi dell’Afri-ca, come Tanzania e Kenya. Ad aggravare ulteriormente il quadro ambientale e sociale in alcuni casi disastroso è l’impat-to economico. I viaggi massivi, infatti, riescono a mantenere i prezzi bassi non solo giocan-do sull’economia di scala, ma sfruttando personale sottopa-gato o aggirando le leggi di tu-tela ambientale. Spesso si è ar-rivati a degli eccessi che hanno portato profonde crisi in alcu-ne nazioni. Un caso eclatante, reso famoso per una campa-gna di boicottaggio turistico internazionale, è quello della Birmania. Qui la dittatura ha costruito grandi impianti per le vacanze utilizzando lavoro minorile e forzato di prigionieri politici. Sono stati documenta-ti anche casi di espropriazione terriera, con conseguente “tra-sferimento” della popolazione, ma ancora più grave è lo sfrut-tamento delle risorse idriche o energetiche. A volte, villaggi posti in zone semi-desertiche hanno al loro interno un cam-

po da golf in erba. È necessario, dunque, cominciare a guardare meglio cosa viene offerto dietro un viaggio e quale sia il punto di vista di chi ci offre la vacan-za. Andrebbe incentivata la scelta di chi garantisce un certo livello di attenzione alla real-tà locale. Le agenzie devono vendere, e vendono quello che

principi universali: equità, so-stenibilità e tolleranza». Que-sta dichiarazione dell’ AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile) è chiara e cristal-lina, ma non spiega come mai si sia sentita l’esigenza di inven-

tare questa nuova forma di iti-nerari. Nell’epoca del turismo di massa le persone vengono attratte con il miraggio della meta “esotica”, ma si trova di fatto a fare un viaggio appena dietro casa, dato che non ha né la percezione spaziale né la percezione culturale di essere in un’altra zona della terra. I vacanzieri molte volte preten-dono di non sentirsi lontano da casa e di conseguenza non vogliono adattarsi alle usanze locali. Questo rappresenta sicu-ramente un forte inquinamento della realtà locale, che perde l’autenticità e le peculiarità che la rendevano attraente. Un pro-blema da non sottovalutare è sicuramente quello del degrado ambientale. È noto, per esem-

Ormai tutti sono stati ovun-que: dagli Stati Uniti al Brasile, dall’India al Kenya. Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo, ogni anno settecento milioni di vacanzieri lasciano casa per

svagarsi e rilassarsi. L’ottanta percento di essi proviene, ov-viamente, dai paesi più ricchi al mondo, i quali poco si curano dei danni ambientali e sociali provocati dall’industria del tu-rismo alle destinazioni paradi-siache di turno. Ma tutto questo sta cambiando. Associazioni, gruppi ambien-talisti e solidali, tour operator stanno sviluppando un nuovo modo di viaggiare. Si può dire che si sta giungendo alla cosid-detta “etica del turismo”.«Un viaggiare consapevole che va incontro ai paesi di destina-zione, alla gente, alla natura con rispetto e responsabilità. Un viaggiare che sceglie di non avallare distruzione e sfrut-tamento, ma si fa portatore di

Turismo responsabile: prende largoun nuovo modo di viaggiare

Sfruttamento e inquinamento lasciano il posto a conoscenza e rispetto

di Anna Chiara Bozza

Houston, abbiamo un problema

Page 18: Verona è cultura e società - ottobre 2011

18

colma di bancarelle con le ma-schere di carnevale, l’altra di spezie colorate. E poi, perché selvaggia? Forse perché ci sono poche macchine e non girano vaporetti? Perché la somma di televisioni e cellulari è molto inferiore alla popolazione dello Yemen? Selvaggia perché incontami-

nata, come la definì Pier Paolo Pasolini, che nel 1970 si trovava proprio in questa città per rea-lizzare alcune scene del suo film Il Decameron. Il 18 ottobre di quell’anno, una volta terminate le riprese, Pasolini volle girare un documentario con quel poco di pellicola avanzata. Tredici minuti interamente dedicati a

Sana’a, tredici minuti nei quali anche Pasolini deve aver pen-sato che, su questa terra, non sempre quello che è, è. Perché la capitale rischiava di essere dimenticata, distrutta dall’a-vanzata del nuovo, nascosta da

terreno usato come magazzino (in passato come recinto per gli animali), il primo piano come salone o stanza per le grandi cerimonie, il secondo per don-ne e bambini, il terzo riservato agli uomini. Al posto dell’oc-cidentale mansarda, in cima a ogni edificio si trova un salotto di forma rettangolare chiamato

Al Mafraj, una specie di terrazza panoramica con ampie finestre che si affaccia sui giardini cir-costanti (perché Sana’a offre anche orti, frutteti e spazi verdi che interrompono di tanto in tanto l’intreccio di corpi, case e vicoli). Alcuni hanno paragonato la capitale dello Yemen a una Ve-

nezia selvaggia, ma non so fino a che punto questo paragone esalti la bellezza di Sana’a: non ci sono canali né ponticelli, né San Marco né piccioni; una ha le radici nell’acqua, l’altra nella sabbia del deserto; una è

snodo della via del sale a 2.200 metri d’altitudine, Sana’a è una città sospesa nel tempo, ferma a quelle origini antichissime (secondo alcuni sarebbe stata fondata già nel II secolo d.C.) che le conferiscono un fasci-no misterioso. I vicoli lunghi, tortuosi e stretti che sembrano disegnati apposta per disorien-tare chi non è nato in questi luoghi che sanno di magico, le case color ocra, i palazzi altis-simi in pietra e mattoni crudi, decorati con gesso bianco, gli edifici a torre, ancora uguali a

com’erano più di 1.000 anni fa, i mercati, colorati, profumati e sempre affollati. Le sue vie sono vive: di bambini che corrono da ogni parte, per-ché il loro gioco è rincorrersi in questo dedalo di stradine; di donne che, a differenza di quei bambini, camminano silenzio-se per quelle stesse vie in dire-zione di uno dei tanti mercati (ce ne sono circa una quaranti-na, uno per ogni tipo di merce o prodotti di artigianato) e poi verso casa; di uomini, che in quelle strade coltivano la loro socialità. Una socialità diversa da quella cui siamo abituati, molto più calda, collaborativa. Umana.Se le case sono così alte (in media cinque piani), un per-ché dovrà pur esserci. È strano pensare che a ogni piano viva una famiglia; è più probabile che una famiglia abbia a di-sposizione tutta una casa, svi-luppata in altezza, con il pian-

Ottobre 2011Viaggi

Quando il viaggio è solo un miraggioDa Sana’a, l’oasi della pace, a Socotra, l’isola che non c’è(ra). Leggende dello Yemen

di Alice Perini

Houston, abbiamo un problema

Su questa terra, anche lo Ye-men è quello che è. Eppure, non vorrei fosse davvero così com’è. E in meno di dieci secondi, ci ho ripensato e sono già cornuta. Lo ha detto Pasolini. A questo punto, con un “cor-nuta” che inizia a pesare sulla testa, mi dico che posso conti-nuare a riflettere. Vale la pena

proporre un viaggio a Socotra, isola al largo delle coste dello Yemen? Quanto è demenziale suggerire, in questo momento storico, un itinerario in questo Stato, l’Arabia felix degli antichi Romani? Un’occhiata al sito internet “Viaggiare sicuri” e la con-ferma, perché è di questo che abbiamo sempre bisogno, che lo Yemen non è quello che era per i Romani. Combattimenti – pericolo – attentati – rapimenti. Ambasciata chiusa fino a nuovo avviso. Cambiamo destinazione? Nella vita (quella vera), ognuno di voi saprà cosa fare. Lo ammetto, io non avrei il coraggio di parti-re; ma nella vita che possiamo immaginare, son già sull’aereo che vi aspetto.Per arrivare a Socotra, isola selvaggia e “regina” del Golfo di Aden, è indispensabile uno scalo a Sana’a, capitale di quel-la che fu l’Arabia felix. Antico

Su questa terra quello che è, è, e chi ci ripensa è un cornuto

Pier Paolo Pasolini

Page 19: Verona è cultura e società - ottobre 2011

19

Houston, abbiamo un problema

Ottobre 2011 Viaggi

riflettori si sono accesi anche su quest’isola: programmi di svi-luppo, opportunità di crescita, realizzazione di infrastrutture indispensabili per richiamare turisti/viaggiatori. Meccanismi necessari per come gira oggi il mondo, nella speranza che que-ste occasioni di progresso non facciano sprofondare, sotto le pressioni dell’economia, quella vita che ha migliaia di anni. A proposito di profondità, sap-piate che a Socotra vale la pena immergersi non solo nelle ac-que celesti, ma anche nel siste-ma di grotte (uno dei più estesi di tutto il mondo) situato nella parte meridionale dell’isola. Ne è un esempio Dogub Cave, caverna facilmente accessibile posta lungo il fianco di un’altu-ra e rassomigliante a un’enorme bocca di coccodrillo con stalat-titi e stalagmiti che sembrano denti affilati.Prima di lasciare Socotra per ripartire alla volta di Sana’a, scalo obbligato per ritornare in patria, una curiosità. Pare che il nome di quest’isola sia da ricondurre al sanscrito Dvi-pa Sukhadhara (o Dvpa Sukhatara), ovvero “isola della felicità”: che sia stata felice in passato non possiamo saperlo, anche se le probabilità che sia stato così sono alte. Che sia felice in fu-turo, invece, possiamo solo au-gurarcelo: dipende da noi, da chi ha l’entusiasmo di visitare un luogo senza nulla pretende-re, da chi ha la voglia di speri-mentare la felicità altrui, anche senza 5 stelle o pullman gran turismo. E mentre ci imbarchiamo sull’aereo per l’Italia, ripensia-mo a Sem, uno dei figli di Noè, che fondò la città di Sana’a, eleggendola a luogo in cui era vietato combattere. Questa è leggenda; il nostro viaggio, in-vece, è fantasia. Almeno, quan-do ci ripenseremo, non avremo il patema di diventare cornuti, perché questo, come tante altre cose, accade solo sulla Terra. Quella a cui stiamo ritornando ora.

tra la vegetazione talvolta fit-ta, altre volte quasi inesistente, spiagge di una sabbia che ri-corda il borotalco e dune che sembrano volersi tuffare in un mare semplicemente bello. Arriva la civiltà, qualcosa di completamente diverso; incom-be la modernità, fatta di jeep, inviate da quei parenti emigrati negli Emirati Arabi alla ricerca di un lavoro, di strade d’asfalto e di nuove costruzioni. È disarmante pensare che questo luogo sia rimasto immutato per secoli e sapere che, forse, anche Diodoro Sicu-Sicu-lo deve aver visto, nel I secolo a.C., quello che ammiriamo noi oggi. Per lo storico e viag-giatore greco, Socotra era (ed è) un pozzo di ricchezze: rifor-niva il mondo intero di ogni sorta di spezie, aromi e piante medicinali. Ed è ancora più emozionante trovarsi di fron-te agli alberi “bottiglia” e ai Dragon’s blood trees (gli alberi del sangue di drago), presenti già nell’era terziaria e conosciuti dagli antichi greci per il pote-re medicamentoso della resina rossa; mentre suscita una certa tenerezza osservare le dune di sabbia bianca ricoperte da una fitta vegetazione di piante gras-se cariche di fiori colorati. A vederla così, non sembra che la “Galapagos dell’Oceano In-diano”, com’è chiamata per la

sua incredibile biodiversità, sia minacciata: il turismo rimane ancora piuttosto contenuto, la totalità dei servizi presenti è concentrata nella capitale, Ha-dibu, il punto di partenza per escursioni imperdibili su tutta l’isola. Eppure, dagli anni ’90, i

servare. Dei 50.000 isolani, il 70% vive di quello che coltiva, in molti (soprattutto di etnia araba) allevano greggi di ca-pre e mucche nelle regioni più interne, altrettanti, per la mag-gior parte di origine africana, sono pescatori; le case sono ca-verne o capanne, si commercia incenso, aloe e ghee, un tipo di

burro semifuso. L’isola che non c’è, o meglio che non c’era: trovarsi nella lista dell’UNESCO significa, infat-ti, doversi aprire all’esterno, si-gnifica, forse paradossalmente, dover faticare per conservare la propria unicità. Biologi e zoolo-gi provenienti da tutto il mondo per studiare tutto ciò che non è di nessun’altra parte al mondo;

turisti e viaggiatori più o meno ecosostenibili alla ricerca di quella natura contrastante che qui regna sovrana: canyon e gole scavate dai fiumi, monta-gne dal color rosso granito e altipiani calcarei dall’aspetto lunare, sentieri che si snodano

quelle «catapecchie moderne», derubata dei millenni di storia e della sua inconfondibile ric-chezza, ovvero la capacità di essere rimasta pura e intatta per secoli. Nel 1984, grazie all’appello di Pasolini, l’UNESCO lancia una campagna internazionale per la conservazione e il restau-

ro delle mura della città. Due anni più tardi, Sana’a è dichia-rata Patrimonio dell’Umanità (chissà se è quella stessa umani-tà che qui trovò la sua culla, più di 2.500 anni fa…). Un passo molto più indietro nel tempo ci porta a Socotra, la più grande di un gruppo di quattro isole staccatesi circa 6 milioni di anni or sono dal continente africano. A 350 Km a sud della Penisola Arabica e a 250 dalle coste africane della Somalia, anche Socotra rientra, per le sue bellezze naturali, nella lista dei luoghi Patrimonio dell’U-manità. Dal 2008 pare, infatti, che tutto il mondo si sia reso conto di questo “spicchio” di terra (3.625 Km2) adagiato nel Golfo di Aden, dove è endemi-co (ovvero vive solamente su quest’isola) il 37% della flora, il 90% dei rettili, il 95% delle lu-mache di terra. L’ambiente ma-rino non è da meno: 253 specie di coralli, 730 di pesci e 300 di granchi, aragoste e gamberetti. Una realtà biodiversa, un ecosi-stema unico e inviolato, rima-sto in equilibrio per migliaia di anni: anche i suoi abitanti, in-fatti, custodiscono quell’armo-nia, quella stabilità che hanno imparato a conoscere e a pre-

In queste pagine: il mare di Socotra,la flora con le sue forme particolari,

le abitazioni tipiche e lo scorciodi un mercato di San’a

Page 20: Verona è cultura e società - ottobre 2011

20 Ottobre 2011Viaggi

DAL LAGO ALLA PIANURA PASSANDO PER I MONTIPercorso itinerante alla scoperta del territorio veronese

MARTEDI’ 25 ottobre La Montagna Presso Agriturismo “TENUTA LA PRESA” Caprino V.se20:30 – 22:00, Storia del territorio - 22:00 – Lettura del paesaggio e tradizioni enogastronomiche. Degustazione guidata di un prodotto tipico della zona.

MARTEDI’ 8 novembre La Collina Veronese –Presso Agriturismo “VITICCIO DEI RONCHI” – Mizzole20:30 – 22:00, Storia del territorio - 22:00 – Lettura del paesaggio e tradizioni enogastronomiche. Degustazione guidata di un prodotto tipico della zona.

MARTEDI’ 15 novembre La Pianura Veronese a sinistra dell’AdigePresso Agriturismo “ANTICA CORTE CASON” – Albaredo d’Adige20:30 – 22:00, Storia del territorio - 22:00 – Lettura del paesaggio e tradizioni enogastronomiche. Degustazione guidata di un prodotto tipico della zona.

MARTEDI’ 22 novembre La Pianura Veronese a destra dell’AdigePresso Agriturismo “OTTO DUCATI D’ORO” – Isola della Scala20:30 – 22:00, Storia del territorio - 22:00 – Lettura del paesaggio e tradizioni enogastronomiche. Degustazione guidata di un prodotto tipico della zona.

MARTEDI’ 29 novembre Il Lago di GardaPresso Agriturismo “EREMO RELAIS” – Bardolino20:30 – 22:00, Storia del territorio - 22:00 – Lettura del paesaggio e tradizioni enogastronomiche. Degustazione guidata di un prodotto tipico della zona.

Il corso è rivolto agli operatori del settore turistico (imprese agrituristiche, fattoriedidattiche, agenzie che si occupano di incoming…) e a tutte le persone chedesiderano approfondire la loro conoscenza sugli aspetti storici – culturali dellaprovincia di Verona.Data la biodiversità del territorio gli incontri saranno cinque e in ogni serata verràapprofondita una particolare zona; è possibile partecipare anche alle singole lezioni.Le docenze saranno tenute dal Prof. Marco Pasa, per la parte storica, e dalla Dott.ssaCristina Mariani, per la parte paesaggistica ed enogastronomica.

C O R S O d i " S T O R I A e P A E S A G G I O " d i V e r o n a

Prenotazione obbligatoria: mail [email protected] - Tel. 3921806002 Cristina

Quota partecipazione al corso: 40 euroQuota partecipazione alla singola serata: 10 euro

Page 21: Verona è cultura e società - ottobre 2011

21

Pertanto, possibili partite truc-cate, possibili scommesse sugli esiti delle gare, ritardo nell’ini-zio del campionato sono amari rospi che le persone che fre-quentano lo sport sono inclini a sopportare e a mandare giù. Si va avanti, come se nulla fosse successo. Ma non si può dimen-ticare.Mentre la nostra nazionale era impegnata a guadagnarsi la qualificazione per il prossimo europeo, il tavolo occupato dalle varie associazioni rara-mente ha avuto sedie vuote. Si è trovato un accordo, e il calcio di Serie A è ripartito. Con la seconda giornata. Bene la Ju-ventus, il Napoli, la Fiorentina, il Palermo e l’Udinese. Abba-stanza bene il Milan, la Lazio e il Chievo. Non bene la Roma e l’Inter. Anche in Spagna si è partiti in ritardo, per motivi non molto dissimili da quel-li nostrani. Buona la seconda. Speriamo.

comunicazione. Una forza che ha facilmente la meglio sugli animi dei tifosi. Insomma, sa-rebbe corretto parlare di una forma di debolezza da parte del comune tifoso nei confronti del “football” italiano?

Probabilmente simile debolez-za è così ben mescolata all’at-taccamento alla propria maglia del cuore che non si nota la differenza fra i due elementi.

non ha nemmeno acceso il te-levisore. Il mancato calcio di inizio, tuttavia, avrà mutato solo in parte quel sentimento di amore-passione-ossessione che attanaglia migliaia di so-stenitori in tutta Italia. Tale

sport ha un così forte potere sulla gente che quest’ultima è pronta a perdonargli qualsiasi cosa. Un potere reso ancora più grande dalla forza dei mezzi di

Ottobre 2011 Sport

di Daniele Adami

Quando il gioco si fa duro

Un “secondo” calcio di inizio

Bolt, falsa partenza? Non direi

Il campionato di Serie A è ripartito. Con difficoltà. Fra l’amore e la delusione dei tifosi

Uno scatto dai blocchi prima del via. Un pezzo di Mondiale sfumato. Un peccato

Strano. Davvero strano ve-der slittare l’inizio effettivo del campionato di Serie A. Alla vigilia della prima giornata, dopo un’intera estate, le diver-se associazioni che governano il nostro calcio non avevano ancora trovato un accordo. Un tira e molla di interessi che an-dasse bene a tutti. Risultato? Al posto delle “vere” sfide a punti, qualche amichevole. Molti opi-nionisti hanno espresso il loro pensiero. Numerose trasmissio-ni e telegiornali hanno trattato l’argomento. Una vasta schiera di tifosi rimasta insoddisfatta.Tutte quelle persone con in mano il biglietto dello stadio si sono dovute arrendere ad altre attività. Chi, a casa, era già pronto con il telecomando, ha dovuto cambiare canale. O

Al mondo pochi sportivi possiedono un curriculum senza macchie. Piccole o grandi che siano.Insomma, la partenza sbagliata è stata un errore non di poco conto, dato che la preparazione di settimane e settimane è sparita in un istante.

Questo è innegabile. Ciò nonostante, tale episodio non è sufficiente ad apostrofare Bolt come arrogante o irrispettoso. La sua esuberanza è qualcosa di innato, e non deve essere vista e letta come un insulto verso gli altri corridori. Perché non vedere e leggere un simile tratto come un vero e proprio talento? Dopotutto, dobbiamo riconoscere che è piuttosto veloce.

Pioggia di critiche. Come può la persona più veloce al mondo tentare di scattare ancor prima dell’inizio? Non vuol dare nemmeno l’illusione di tentare una battaglia ai suoi avversari? Queste sono solo due delle domande che sono rimbalzate nei miei timpani. Magari (e sottolineo magari) un eccesso di tensione. Un briciolo di superficialità? Forse. Può capitare a chiunque.

pena. Farebbe solo male allo sport.Un nome, tuttavia, lo dobbiamo fare. E vogliamo essere chiari, sin da subito: il carattere dello sportivo in questione non si lega al contenuto delle frasi appena scritte. Queste ultime parole, ovviamente, sono intrise di un giudizio personale. Sono convinto, però, di non essere il solo a pensarla così. L’idea di battere sulla tastiera un pezzo dedicato a Usain Bolt è nata nell’istante in cui, nella finale dei 100 metri al Mondiale di Daegu, l’atleta giamaicano è scattato dai blocchi ancor prima che il via venisse dato. Falsa partenza. Gara finita. Medaglia sfumata.

Lo sport vede sorgere e tramontare numerosi talenti. Continuamente, senza sosta. Ogni disciplina sforna giovani promesse che, nel corso del tempo, si confermano tali, con la possibilità e la speranza che diventino validi esempi per le generazioni future. Oppure no.Alcuni atleti, infatti, pur consapevoli del naturale dono che possiedono, lo utilizzano in malo modo. Non dimostrano gentilezza e altruismo nei confronti dei propri compagni di squadra, esibiscono arroganza e mancanza di rispetto verso gli avversari, al di fuori del terreno di gioco conducono una vita al di sopra delle righe. E così, il talento, visibile alla luce del sole, viene messo in ombra. Potremmo citare svariati nomi per consolidare questa nostra riflessione, ma non ne vale la

Il calcio rimarrà sempre uno sport per undici persone

Valentino Mazzola

Page 22: Verona è cultura e società - ottobre 2011

Prepariamo il tortino di patateUn’idea per un piatto semplice ma sicuramente appetitoso

Serviti il pasto, cowboydi Giordana Vullo

Ottobre 201122 Cucina

Ingredienti per 4 persone

Patate 1 kgBurro 75/80 gLatte q.b.Besciamella (già pronta) 2 tazze grandi2 uova interePrezzemolo tritato 50 gParmigiano grattugiato 100 gSale e pepe q.b.Pangrattato 100 g.

LO CHEF A DOMICILIO

lochefadomicilio.altervista.org

riscaldato a 180°C fino a dora-tura. Gnam gnam...cotto e sbafato!

Preparazione

Pulire le patate dalla terra, sfogliate e pulire il prezzemolo (usate una centrifuga per asciu-garlo bene).Mettere le patate, in pento-la partendo con acqua fredda e sale grosso (q.b.), ad inizio bollitura prendete il tem-po e lessarle per 40 minuti. Pelare le patate lessate, oppu-re utilizzate uno schiacciapa-tate per ottenere una purea, unire quindi metà del burro e latte quanto basta per ot-tenere un purè omogeneo. Aggiungere al composto le uova, metà del parmigiano, il prezzemolo tritato finemente, un pizzico di sale e la bescia-mella, amalgamare il tutto e versarlo in una teglia unta con burro e cosparsa di pangrattato. Livellare la superficie, spol-verizzarla con il rimanen-te parmigiano e guarnir-la con il burro a fiocchetti. Cuocere il tortino in forno pre-

Vuoi pubblicizzare la tua attivitàsul nostro giornale o sul sito internet?

[email protected]. 349 6171250

Page 23: Verona è cultura e società - ottobre 2011

Via Spighetta 1537020 Torbe di Negrar, Verona

Tel/fax: +39 045 750 21 88www.casalespighetta.it

Casale Spighetta, un nuovo spazio, un sorprendente gioco architettonico di salette che si intersecano pur rimanendo raccolte

nella loro intimità. L'atrio Nafura, il Lounge panoramico Gioia & Gaia, la cantina del Trabucco, il Coffee Lounge tutti con arredi eleganti, diversi, con un tocco d'oriente legati da toni materiali ed

effetti di luce e colore che rispecchiano alla logica di mirabili equilibri.

Il Casale la Spighetta è un ristorante collocato nelle colline della Valpolicella a Verona, i suoi ambienti eleganti sono indicati per cene

romantiche, banchetti e cene aziendali. Dal giardino estivo si può godere di un meraviglioso panorama.

Le sale esprimono un’atmosfera ariosa ed elegante perfettamente in linea con la cucina dello Chef Patron. Un’esigenza per chi, come lo Chef Angelo Zantedeschi va al di la dell’arte culinaria, un grande amore per la tradizione e l’arte moderma.

... dove la cucina tradizionale italianaviene rivisitata con un sapore d'Oriente ...

R I STORANTE

Casale Spighetta