Verona è cultura e società - Aprile 2012

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Anno III - n. 4 - Aprile 2012 Progettazione e realizzazione web Realizzazione software aziendali Web mail - Account di posta Via Leida, 8 37135 - Verona - Tel. 045 8213 434 www.ewakesolutions.it edito da Associazione Culturale www.quintaparete.it La libreria Ghelfi e Barbato in Via Mazzini. Un triste finale per le sue vetrine A PAGINA 26

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Il nuovo numero on-line!

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Anno III - n. 4 - Aprile 2012

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Via Leida, 8 37135 - Verona - Tel. 045 8213 434 www.ewakesolutions.it

edito daAssociazione Culturale

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La libreria Ghelfi e Barbato in Via Mazzini.Un triste finale per le sue vetrine

A PAGINA 26

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Edito daAssociazione CulturaleQuinta Parete - Verona

Via Vasco de Gama 1337024 Arbizzano di Negrar, Verona

Direttore responsabileFederico Martinelli

Assistente di redazioneStefano Campostrini

Hanno collaboratoDaniele AdamiAlberto Avesani

Valentina BazzaniAnna Chiara Bozza

Caterina CaffiStefano Campostrini

Paolo CorsiFrancesco Fontana

Valeria GiarolaLorenzo MagnaboscoFederico Martinelli

Anna MoscaIrene PalentiniErnesto Pavan

Alice PeriniMichela Saggioro

Silvano Tommasoli

Realizzazione graficaStefano Campostrini

Autorizzazione del Tribunale di Veronadel 26 novembre 2008

Registro stampa n° 1821

I titoli delle rubriche sono desunti, con ironia, da battute di celebri film

contatti

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Federico MartinelliCell.: 349 61 71 250

www.quintaparete.it

Anno III - n. 4 - Aprile 2012

Musica pag. 6

Teatro pag. 10

Arte pag. 13

pag. 20In ricordo di...

pag. 22Libri/Giochi

pag. 26Società

pag. 32Animali

pag. 34Sport

pag. 36Cucina

Incontri pag. 2

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in questo numero

Numero chiuso il 4 aprile 2012

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Musica, letteratura, cinema e televisione: l’artista si racconta

Arisa alla Feltrinelli di Veronagi “minori”». Poi, sull’esperienza a X Factor: «Ha rappresentato per me una svolta positiva. Mi ha dato maggiore fiducia, nonostante la sofferta elimi-nazione del “mio cantante” Claudio, uno dei migliori talenti dell’ultima edizione». Ora c’è anche un libro: Il Paradiso non è un granché è infatti il suo esordio letterario. Sulle prospettive future svela al pubblico: «Avrei vo-glia di sperimentare nuove sonorità, seguire progetti diversi, per esempio un album di cover, oppure con note elettroniche, dedicando sempre atten-zione ai contenuti».

chissà che c’ è, la seconda caratterizzata da canzoni romantiche e l’ultima da ritmi “carnali”, come lei stessa li de-finisce, con le tracce Amami e Missiva d’amore.La cantante dimostra di essere un’ar-tista a tutto tondo. Vanta anche un’e-sperienza come attrice: nel film La peggior settimana della mia vita ha in-fatti recitato al fianco di importanti attori quali Fabio de Luigi, Cristia-na Capotondi e Alessandro Siani. In merito alla sua esperienza nel mondo del cinema racconta: «Ho imparato a piccoli passi, interpretando personag-

Nei mesi di febbraio e marzo la Libreria Feltrinelli di Ve-rona ha ospitato importanti artisti del panorama musi-cale nazionale come, tra gli altri, Francesco Renga, Eu-genio Finardi e, lo scorso 22 febbraio, Arisa. La cantan-te, dopo la partecipazione al Festival di Sanremo con La notte, classificatasi al secon-do posto, ha presentato al suo pubblico il nuovo album intitolato “Amami”. L’artista, durante l’incontro, ha parlato a ruota libera, ri-percorrendo le tappe della sua giovane carriera: dalla prima partecipazione al Fe-stival nel 2009 con il brano Sincerità, all’ultima esperienza a X Factor, pas-sando per la trasmissione condotta da Victoria Cabello Very Victoria. Arisa confida: «Dopo Sincerità ho sentito il bisogno di crescere per di-mostrare una maggiore maturità arti-stica». La volontà di mettersi in gioco con un brano riflessivo e serio, come lei stessa spiega, l’ha emozionata par-ticolarmente. Il nuovo album denota atmosfere particolari, quasi latine. Si potrebbe dire che sia diviso in tre parti sostanziali: la prima scanzonata, con i brani Democrazia e Nel regno di

di Francesco FontanaHo cercato di diventare qualcuno

Aprile 20122 Incontri

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Occhiello

Tonino Guerra?!

Mese 2012 X

È la stampa, bellezza

Argomento

di Silvano Tommasoli

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E V E N T Ila Feltrinelli Libri e Musica Veronavia Quattro Spade, 2 - Tel. 045809081Orari di apertura:lunedì/domenica 10.00 - 22.00

Aprile 2012

13/04

16/04

18/04

Venerdì ore 18.00LIBRI

Lunedì ore 16.30LIBRI

Mercoledì ore 18.00LIBRI/ATTUALITA’

TITANIC. L’ALTRA STORIANella gelida notte tra il 14 e il 15 aprile 1912 il Titanic strisciava contro un iceberg , meno di duecento minuti dopo scompariva nell’oceano immobile e in quel preciso istante iniziava il suo mito. A cento anni da quella notte, ripercorriamo le vicende del transatlantico più famoso della storia insieme a Donatello Bellomo, autore del libro Titanic. L’altra storia (Mursia). Introduce l’incontro Gabriele Colleoni, caporedattore del quotidiano “L’Arena”.

GUGLIELMO SCILLAChi non vorrebbe scoprire quali sono davvero le regole dell’amore? Ne parliamo in compagnia di Guglielmo Scilla, autore del libro 10 regole per fare innamorare (Kowalski), voce di Radio DeeJay, star del web e protagonista nelle sale cinematografiche del film omonimo diretto da Vincenzo Salemme.

DIGNITA’ CON WILFRIED N’SONDE’Incontriamo lo scrittore Wilfried N’Sondé, uno degli autori del libro: Dignità. Nove scrittori per Medici Senza Frontiere (Giangiacomo Feltrinelli Editore).Presenta la giornalista Maria Teresa Ferrari. Evento in collaborazione con Medici Senza Frontiere.

11/04

17/04

06/04

Mercoledì ore 18.00LIBRI

Martedì ore 18.00INCONTRO

Venerdì ore 18.00LIBRI

GIORGIO FONTANAGiorgio Fontana è l’autore del libro Per legge superiore (Sellerio), un romanzo di matura consapevolezza sulla giustizia e sui pregiudizi di cui siamo affetti. Lo incontriamo in libreria insieme a Silvana Rigobon.

ENGLISH ON THE ROAD: DESTINATION USALa Feltrinelli, in collaborazione con Wall Street Institute di Verona, presenta un nuovo ciclo di tre appuntamenti dal titolo “English On The Road”, un modo nuovo di incontrare la lingua inglese per tutti. Durante il primo laboratorio

l’insegnante Adriana Vassao partendo dalle pagine del libro An Italian in America di Beppe Severgnini, ci guiderà alla scoperta del territorio e della cultura nord americana. Seguirà un aperitivo a tema offerto da Wall Street Institute.

ANTONIA ARSLANNel suo nuovo romanzo Il Libro di Mush (Skira) Antonia Arslan torna ad affrontare la “Shoah del popolo armeno” soffermandosi su un episodio di amore ed eroismo e regalandoci ancora una volta un racconto intenso e commovente. Introduce l’incontro la prof.ssa Paola Azzolini.

Foto diSilvia Aquilesi

04/04 Mercoledì ore 18.00LIBRI

LUCA BASSANESEIn un evento tra parole e musica, Luca Bassanese presenta il suo nuovo libro Oggi ho imparato a volare (Buenaonda) scritto insieme a Elisa Bedin e con la prefazione di Eugenio Finardi.

10/04 Martedì ore 18.00MUSICA

MUSICA E CONTAMINAZIONE:LA PITTURA SONORALa Feltrinelli, in collaborazione con l’Accademia di Alta Formazione Musicale, presenta il secondo appuntamento del ciclo “Musica e contaminazione” a cura del Maestro Nicola Guerini che condurrà una conversazione dal titolo “La pittura sonora”. Ospite dell’incontro la dr.ssa

Elena Knijnikova-Semenova, membro del comitato di redazione della rivista scientifica internazionale “Pax Sonoris”.

05/04 Giovedì ore 18.00LIBRI

CHIESA E POTERE Incontriamo il prof. Gregorio Monasta in occasione dell’uscita del suo nuovo libro S’è tu già costì ritto Benedetto? La chiesa tra potere e spiritualità (Editori Riuniti). Dialoga con l’autore l’Avv. Guariente Guarienti.

Primo frutto dell’incontro e della collaborazione tra Librerie Feltrinelli e la Fondazione Fellini, questa mostra in omaggio al riminese più illustre e conosciuto nel mondo, raccoglie un’accurata selezione di disegni del grande regista Federico Fellini tratti da Il librone dei sogni.

Da lunedì 2 a lunedì 30 aprilein mostra

IMMAGINI ONIRICHEdi Federico Fellini

12/04

14/04

Giovedì ore 18.00LIBRI

Sabato ore 19.00LIBRI/GUSTO

CINZIA TANIOspite la scrittrice Cinzia Tani in occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo Il bacio della Dionea (Mondadori). Introduce l’incontro il giornalista Simone Azzoni. Evento in collaborazione con Fondazione Aida Teatro Stabile Innovazione di Verona.

APERISHOW: IL CRUDO E’ SERVITOAperishow in compagnia di Laura Cuccato e Susanna Eduini, cuoche d’eccezione che daranno vita alle ricette del libro Il Crudo è servito! (Edizioni My Life) preparando in diretta alcuni apetizer per il pubblico e svelandoci i segreti del crudismo per vivere più sani senza mai rinunciare al piacere del cibo.

03/04 Martedì ore 18.30LIBRI

PIETRO TRABUCCHIDopo il successo di Resisto dunque sono, Pietro Trabucchi il motivational coach più richiesto d’Italia, torna con una lezione dallo sport che racconta nel suo nuovo libro Perseverare è umano (Corbaccio Editore).

02/04 Lunedì ore 18.00LIBRI/ATTUALITA’

CARLOTTA ZAVATTIEROPoveri padri (Ponte alle Grazie Editore) è la nuova e rigorosa inchiesta sulla discriminazione al contrario che colpisce il sesso forte condotta dalla giornalista e scrittrice veronese Carlotta Zavattiero. Interviene l’Avv. Alessandro Sartori, presidente di AIAF Veneto, Associazione Italiana degli Avvocati per la Famiglia e per i Minori.

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La bellezza della semplicità

Intervista a Francesco Renga

Ci racconti qualcosa dell’esperienza sanremese?Conosco i meccanismi arcani del Festival, non avevo alcun tipo di aspettative rispetto alla vittoria e non era assolutamente quello il mio obiettivo. Io volevo che il messaggio arrivasse forte e chiaro, e così è sta-to. In questo momento “La tua bel-lezza” è tra i pezzi più mandati dalle radio e sta andando molto bene. Per scrivere i testi de La tua bellezza e Senza Sorridere hanno collaborato gli artisti Diego Mancino e Dario Faini, che hanno rappresentato va-lori aggiunti di freschezza, qualità ed energia.

Lo scorso novembre hai avuto un in-cidente stradale importante, è cam-

che parli di qualcosa che va al di là dei parametri puramente estetici, ma coinvolge l’anima. Ce ne vuoi parla-re?La bellezza, essendo femmina per definizione, parte dall’immagine di una figura femminile. Questa can-zone parla appunto di una bellezza estetica che poi passa a un livello più alto diventando filosofica, oggettiva, morale, assoluta, furiosa. Quando nel testo si dice “che è la parte mi-gliore di me”, è perché è qualcosa che supera i limiti della materialità, arrivando nel profondo dell’anima. Nel momento in cui questa parte non siamo più in grado di vederla vuol dire che ci manca qualcosa e forse siamo diventati un po’ più brutti noi.

Francesco Renga, dopo la recen-te partecipazione all’Ariston di Sanremo, martedì 28 febbraio ha incontrato i suoi fan alla Libreria Feltrinelli di Verona per presentare FermoImmagine, il suo ultimo lavo-ro. Dopo aver salutato centinaia di fan, malgrado la stanchezza dei nu-merosi impegni accumulati in que-sti giorni, al termine dell’incontro Francesco si ferma con noi per una chiacchierata.

FermoImmagine è una sintesi di tut-to tuo percorso musicale fino ad oggi. Da cosa nasce questa scelta? Come vedi il tuo passato?Il passato lo vedo e lo leggo attra-verso questa raccolta che ha l’in-tenzione di rappresentare una sorta di racconto della mia vita, non solo artistica ma anche “umana”. Ogni canzone rappresenta “freno” su un momento particolare della mia vita e racconta una parte di me. Allo stesso tempo ho gettato le basi per il futuro che germoglierà con i tre ine-diti: “La tua bellezza”, “Ho ma non ho” e “Senza sorridere”.

Ci sono molte citazioni sulla bellez-za: La bellezza salverà il mondo, la bellezza sta negli occhi di chi guar-da.. Cos’è per te la bellezza?La bellezza è tutte queste cose. A Sanremo ho voluto proprio raccon-tare la mia voglia di bellezza, più che la bellezza in sé. Credo forte-mente che la bellezza sia negli occhi di chi guarda e il potere salvifico citato da Dostoevskij è certamente uno dei grandi poteri che la bellezza suscita…quindi non so se salverà il mondo ma certamente può salvare me!

Il brano “La tua bellezza”, sembra

Aprile 20124

di Valentina Bazzani - fotografie di Stefano CampostriniHo cercato di diventare qualcuno

Intervista

Page 7: Verona è cultura e società - Aprile 2012

Aprile 2012 5

Ho cercato di diventare qualcuno

Intervista

biata la prospettiva con cui guardi il mondo a seguito di questo evento?Io credo che i momenti in cui la vita ti costringe a scontrarti con la sof-ferenza siano importanti e possano insegnare molto. Magari il senso lo scopri dopo qualche tempo, perché quando stai male non te ne rendi conto. Io sono stato in ospedale due volte nella mia vita, a diciannove anni per la rottura di un femore e qualche mese fa, per una brutta frattura al bacino. In entrambe le situazioni sono stato costretto a fermarmi e a riflettere. Sono even-

ti che diventano occasioni per capire per esempio cosa c’è che non va e per fare un punto della situazione. La prima volta che mi sono fat-to male ho capito quanto sia preziosa la vita. Il fatto di stare a letto tre mesi, pro-vare dolore e vedere intorno a me, negli ospedali, quante persone soffrono veramente e pensare che tu magari in quel momento stai mandan-do a rotoli la tua vita perché sei in una fase nichilista, mi è servito per capire che vo-levo vivere davvero. Questa volta invece non ho ancora ben chiaro il motivo per cui mi sono fatto male, ma ho intuito che mi è servito per comprendere meglio le per-sone che avevo intorno.

Cosa rappresenta per te la musica?È l’unico modo che ho per raccon-tarmi davvero, la forma espressiva che utilizzo per rappresentare il mio punto di vista. Per il resto, infatti, a volte mi sento un po’“fuori dalla realtà”… la musica per me è fonda-mentale e non riesco a scinderla da quella che è la mia esistenza. È un mezzo che mi fa sentire realizzato e credo che sia il motivo per cui sono al mondo.

C’è un modello o un cantante a cui ti ispiri?

Faccio fatica a trovare un cantante attuale cui potermi accostare… di-ciamo che tutto quello che ascolto mi influenza in qualche modo. Ammiro tantissimo Domenico Modugno, re-sta uno dei miei preferiti, così come il primo Demetrio Stratos, la voce nei Ribelli. Poi è diventato uno spe-rimentatore, con gli Area ma soprat-tutto come solista. Ecco, lui è stato ed è il mio “maestro della voce”.

Tornando a Sanremo, il cantante che ti ha colpito maggiormente?Apprezzo molto Nina Zilli. Ha una bella vocalità italiana, mi ricorda le cantanti degli anni Sessanta.

Il momento più bello della tua vita?«Ce ne sono stati tanti, spero che debba ancora venire comunque». (ride)

Il pezzo a cui sei più legato?In questo momento La tua bellezza, ma in futuro magari sarà un altro.

Come vedi il tuo futuro?Per il lavoro che faccio sono sempre proiettato nel futuro e in realtà que-sto è un grande limite che ho. Penso al domani ma non ne ho una visione lucida perché a volte sono così con-centrato su quello che farò da per-dere il contatto con il momento che sto vivendo. Mi piacerebbe vivere al meglio il presente e godermi mag-giormente le cose che ho. È quello che sto cercando di fare.

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Aprile 20126 Musica

Gli appuntamenti di Eventi Ve-rona sono sempre molto curati e selezionati per il pubblico va-rio che può usufruirne. Anche per questo mese gli artisti che si alterneranno sui palchi di Verona e provincia sono par-ticolari ed interessanti, da non perdere per gli appassionati. A cominciare da Caparezza, artista ormai definitivamente consacrato da pubblico e criti-ca, che farà tappa al Palasport accanto allo Stadio venerdì 13 aprile alle ore 21. Coadiuvato sul palco dalla sua band, pre-senterà agli spettatori un’altra pun-tata del suo “Eretico Tour”, prevedi-bilmente senza mancare di eseguire il suo nuovo singolo “Kevin Spacey”, in onda in questo periodo nelle ra-dio italiane. Una nuova serie di live dopo il grande successo della scor-sa stagione con record di presenze,

per proporre come sempre il suo stile assolutamente per-sonale, tra fusione di generi musicali e grande contatto con il pubblico.

Lunedì 16 aprile si esibi-rà al Teatro Filarmonico

Sergio Cammariere. Pianista, composito-re, grande interprete, arriva a Verona per presentare i brani del suo nuovo album che prende il suo nome e contiene il sin-golo “Ogni cosa di me”. Sarà sicuramente occasione anche per festeggiare e ripercorre-re la sua decennale carriera discografica, a partire dal celebre “Tutto quello che un uomo” portato a Sanremo e grazie al quale si fece cono-scere al grande pubblico. Dopo anni dedicati alle co-lonne sonore per il cinema l’artista crotonese decise in-fatti di dare forma alla sua personale creatività, tra jazz, pop, world music e incursio-

ni di musica etnica. Carico di intensità espressiva e talento compositivo rende ogni vol-ta uno spettacolo molto ricco, esibendosi in improvvisazio-ni “senza tempo” dando largo spazio anche ai musicisti che lo accompagnano, creando un’at-mosfera raffinata ed emotiva, unica e inconfondibile.

Grande attesa il primo mag-gio per l’arrivo dei Litfiba in Arena. Piero Pelù e Ghigo Renzulli, membri storici della band, dal 2010 hanno scelto la

strada della reunion dopo un decen-nio di separazione e carriere soliste, arrivando all’album “Stato libero di Litfiba” documento delle loro esibi-zioni. A gennaio è uscito il loro nuo-vo album di inediti “Grande Nazio-ne”, seguito a marzo da alcune ante-prime live e poi dal tour ufficiale in giro per l’Italia che approda appun-to nella splendida cornice dell’an-fiteatro romano per la prima volta nella loro carriera. Termineranno a Firenze il 1° giugno e saranno poi impegnati a suonare nel resto d’Eu-ropa. Per i fan quindi appuntamento in Arena, ad ascoltare le nuove can-zoni e rivivere i successi del passato.

Tre grandi esponenti della musica italiana arrivano in città

Eventi Verona, continua il successo

Verso l’infinito e oltredi Stefano Campostrini

Page 9: Verona è cultura e società - Aprile 2012

Qui a fianco una panoramica della chiesa di Santa Maria della Pietà

Aprile 2012 7Musica

I Virtuosi Italiani, dopo il successo della tredicesima Stagione Concer-tistica presso la Sala Maffeiana e il Teatro Filarmonico di Verona, sono tornati a esibirsi nella Chiesa di Santa Maria della Pietà di Venezia, dove, nello scorso mese di marzo hanno inaugurato la nuova stagione concertistica che proseguirà sino a gennaio 2013. L’orchestra veronese, dopo la precedente esperienza nel 2011, torna quindi a esibirsi nel-la chiesa veneziana con una nuova proposta musicale, organizzata gra-zie alla collaborazione con l’Istitu-to Provinciale per l’Infanzia Santa

Maria della Pietà.

Il contesto è certamente molto sug-gestivo. La Chiesa della Pietà è ricca di testimonianze artistiche, come la splendida facciata marmorea e il sof-fitto affrescato da Giambattista Tie-polo con La gloria o L’ incoronazione di Maria Immacolata, opera eseguita tra il 1754 e il 1755. Nota anche come Chiesa di Vivaldi, per lo stretto le-game con il compositore veneziano che, nei primi anni del Settecento, divenne maestro di violino e viola presso l’adiacente Seminario Musi-cale dell’Ospedale della Pietà: una

delle scuole musicali di Venezia che ospitava orfane e ragazze povere o abbandonate, fornendo loro un’ot-tima formazione musicale con i mi-gliori maestri. Antonio Vivaldi qui compose molte sue opere e si esibì in svariate occasioni.

Il pubblico, in occasione della nuova stagione concertistica, potrà anche visitare le cantorie e il museo, dove si potranno ritrovare testimonianze della vita nell’Ospedale della Pietà e dell’istruzione che veniva impartita alle allieve.

Nel programma dei Virtuosi Italiani ci saranno alcune delle composizioni più note e apprezzate di Antonio Vi-valdi come, tra le altre, l’integrale de L’Estro Armonico op. 3, La Stravaganza op. 4, Il Cimento dell’Armonia e dell’ in-venzione op. 8, i Concerti per flauto op. 10 e I Concerti per le Solennità, oltre agli inediti Concerti di Dresda, pagine di Nino Rota, W. A. Mozart e Cantate di Nicola Porpora.

Inoltre, l’11 maggio 2012, l’orche-stra veronese sarà nuovamente pro-tagonista alla Chiesa della Pietà con la terza edizione del Concerto di Primavera, organizzato dall’Istitu-to Provinciale per l’Infanzia “San-ta Maria della Pietà”, con ingresso gratuito. Si potrà qui apprezzare il connubio tra musica e letteratura: alle note di Vivaldi suonate dai Vir-tuosi Italiani, infatti, si sovrappor-rà la voce dello scrittore veneziano Tiziano Scarpa, che leggerà il suo romanzo Stabat Mater, vincitore del “Premio Strega” nel 2009.

Nuova prestigiosa stagione concertistica per l’orchestra veronese

I Virtuosi Italiani a Venezia

Verso l’infinito e oltredi Francesco Fontana

Page 10: Verona è cultura e società - Aprile 2012

Geniali. Non c’è proprio nessun’al-tra parola per descrivere Elio e le Storie Tese, trionfanti padroni sul palcoscenico del Teatro Filarmonico lo scorso 27 febbraio.

Il tour «Enlarge Your Penis», arrivato a Verona senza una scaletta predefinita, ha lasciato gli spet-tatori letteralmente a bocca aperta. L’effet-to straniante è dovu-to all’ingresso di Elio che sale solitario sul palco e annuncia il ritardo dei compagni di avventura. Rocco Tanica, Jantoman, Christian Meyer, Cesareo e Faso «stanno cer-cando parcheggio», si giustifica il cantautore. Che inizia subito dopo a intrattenerci con canzoni di reper-torio, salvo poi tentare di svignarse-la alla prima pausa. Solo «la (finta) missiva firmata dal Questore di Ve-rona» può fermarlo e indurre gli Elii ad attaccar banda.

Dal pubblico spunta poi uno scate-nato Mengoni, che come sempre si dedica alle «coreografie» del grup-po. Il pubblico intona in coro le care vecchie La vendetta del fantasma For-

maggino, Pippero, Born to Be Abramo e le più recenti Shpalman e Parco Sem-pione, e la serata diventa un’enorme festa. C’è chi urla «Bello e bravo» e chi ride ininterrottamente, men-tre molti altri presenti si sussurra-

no l’un l’altro «Però! Elio sa anche cantare e com’è intonato!». Eh già, perché è questa la particolarità di Elio: racchiude in sé le conoscenze del musicista diplomato al Conser-vatorio in flauto traverso e l’anima di un paroliere che si sa divertire facendo sorridere. A Verona dimo-stra tutto ciò con la voglia di can-tare (alla perfezione) testi insoliti su melodie coinvolgenti: e sospettiamo veramente che prima del loro arrivo una festa delle medie non si sapesse veramente cosa fosse (Tapparella) né come si sarebbe potuto descrivere esattamente un amore adolescenzia-le da manuale della fregatura (Servi

delle gleba). Dopotutto, se gli EelST sono stati inseriti tra gli autori post-moderni più autorevoli un motivo ci sarà: sono eroi del nostro tempo che scrivono testi controcorrente e se ne «sbattono» di qualsiasi convenienza

sociale.

Detto ciò, una breve nota per chi non ne sapesse più di tanto degli EelST: il grup-po si forma nel 1980 e il primo disco esce nove anni dopo col titolo «Elio Samaga Hukapan Kariyana

Turu» (il cui significato in cingalese è qualcosa di agghiacciante) e vende più di centomila copie. Da lì in poi l’ascesa della band, che si vanta di aver creato un nuovo stile musicale, il ChaChaCha, è inarrestabile. Tra le altre cose nel 1996 gli Elii arrivano secondi al Festival di Sanremo con «La terra dei cachi» e si cimentano in concerti, teatro, romanzi e chi più ne ha più ne metta. Insomma è un gruppo che mette d’accordo giovani e meno giovani grazie alla facoltà, rarissima, di far sorridere con poco. Come a dire che senza di loro la vita sarebbe certamente meno bella.

Ovvero perché la vita sarebbe un po’ meno bella senza gli EelST

Elio e le Storie Tese in concerto a Verona

Aprile 20128

di Michela SaggioroVerso l’infinito e oltre

Musica

Page 11: Verona è cultura e società - Aprile 2012

Aprile 2012 XMusica

Occhiello

Titolo titolo titolo

Verso l’infinito e oltredi __________?!?

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15/04 Domenica ore 16.00

PEPPA PIG E I SUOI AMICIPer Peppa Pig ogni giorno è un’avventura e ogni avventura è un momento da condividere da cui si impara in allegria. Gli episodi del popolarissimo cartone animato trasmesso su Rai Yo Yo si trasformano in racconti da leggere e in un divertente laboratorio.Laboratorio di promozione alla lettura a cura di Giunti Editore.Età consigliata: dai 3 anni.

22/04 Domenica ore 16.00

NOTE DI PRIMAVERALa libreria Feltrinelli in collaborazione con il Centro “Facciamo il Punto” organizzano un laboratorio creativo per bambini ispirato al libro illustrato di Mauro Corona , Torneranno le quattro stagioni (Mondadori). Età consigliata: dai 4 ai 10 anni.

23/04

22/04

30/04

Lunedì ore 18.00LIBRI

Domenica ore 11.00LIBRI/GUSTO

Lunedì ore 18.00LIBRI

MASSIMO PULINI Incontriamo Massimo Pulini, artista, docente di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e oggi autore del libro Gli inestimabili (CartaCanta edizioni); un’indagine nei retroscena di uno dei misteri più fitti della storia museale italiana. Introduce la giornalista Anna Barina.

DAVIDE PAOLININell’ambito della manifestazione “Le Piazze dei Sapori” 2012 incontriamo il Gastronauta Davide Paolini che ci condurrà in un imperdibile viaggio nel panorama del gusto attraverso i suoi racconti, libri e prodotti. Interviene il giornalista di TelaArena Stefano Cantiero. Seguirà una degustazione di prodotti enogastronomici a cura di Davide Paolini.

PAOLO POMPEIIl candore dei perdenti (Manni Editori) è l’ultimo libro di Paolo Pompei. Ne parliamo insieme all’autore e al prof. Sebastiano Saglimbeni.

27/04 Venerdì ore 18.00LIBRI

ATTENZIONE CICLISTI IN GIROMarco Pastonesi e Fernanda Pessolano sono gli autori del libro Attenzione ciclisti in giro (Ediciclo) e ne parlano con Giorgio Migliorini, presidente di FIAB Verona. Evento in collaborazione con FIAB Verona - Federazione Italiana Amici della Bicicletta Onlus.

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Aprile 2012

20/04

21/04

24/04

Venerdì ore 18.00LIBRI/GUSTO

Sabato ore 11.00LIBRI/ATTUALITA’

Martedì ore 18.00LIBRI

PARLAMI D’AMORE RAGU’Nel programma de “Le Piazze dei Sapori” 2012 (Verona, 19-22 aprile) appuntamento con Rocco Moliterni in occasione dell’uscita del suo nuovo libro Parlami d’amore ragù. Sfizi e vizi degli italiani a tavola (Mondadori Electa). Presenta il giornalista di TeleArena Stefano Cantiero. Al termine dell’incontro seguirà una degustazione di vini a cura di Agricola F.lli Tedeschi.

GREEN ITALYIncontro con il parlamentare e presidente onorario di Legambiente l’on. Ermete Realacci, in occasione dell’uscita del suo nuovo libro Green Italy. Perché ce la possiamo fare (ChiareLettere). Ne parlano con l’autore: Michele Bertucco già presidente di Legambiente Veneto e Damiano Fermo del gruppo #bicigialle e referente di alcuni Gas di Verona. Evento in collaborazione con Legambiete Verona.

SERIAL KILLERDELLA SERENISSIMAI Serial killer sella Serenissima (Helvetia editrice) è il nuovo libro dello storico veneziano Davide Busato che lo presenta al pubblico in un incontro speciale accompagnato dalla videoproiezione di documenti visivi rari e di grande pregio.

26/04 Giovedì ore 18.00MUSICA

CIAO RAGAZZOPresentazione del doppio album Ciao ragazzo (Club Tenco/Ala Bianca Group), con un concerto di Chico Buarque de Hollanda e dei suoi interpreti italiani. Interviene Enrico de Angelis, curatore del disco. Letture di Alice Ronzani e interventi musicali di Daria Toffali voce ed Enrico Breanza chitarra. L’incontro sarà arricchito dalla proiezione di documenti visivi. Conduce il giornalista Annino La Posta.

02/05 Mercoledì ore 18.00LIBRI

I PIACERI DELL’INTELLETTOPresentazione del libro Tutti i piaceri dell’intelletto. Antologia di testi libertini francesi del XVII secolo (Edizioni Dedalo). Ne parliamo insieme alla curatrice Maria Antonietta Del Boccio e al prof. Federico Barbierato, docente di Storia Moderna all’Università degli Studi di Verona.

03/05 Giovedì ore 18.00MUSICA

RUBEN LIVERuben presenta in una speciale versione acustica il suo nuovo album di inediti dal titolo Il lavoro più duro (Vrec/Venus).

04/05 Venerdì ore 18.00LIBRI

PINO CACUCCINell’ambito del programma di incontri collaterali del Premio Emilio Salgari 2012, incontriamo Pino Cacucci in occasione dell’uscita del suo nuovo libro Nessuno può portarti un fiore (Giangiacomo Feltrinelli Editore). Introduce l’incontro il giornalista Beppe Muraro. Evento organizzato in collaborazione con “Premio di Letteratura Avventurosa Emilio Salgari – Quarta edizione” e con il “Consorzio Pro Loco Valpolicella”.

05/05 Sabato ore 11.30LIBRI

NAZIONALE ITALIANA CANTANTIIn occasione dell’uscita del libro Senza essere eroi. La storia della Nazionale cantanti raccontata dai suoi interpreti (Viator) incontriamo Gianluca Pecchini, direttore della Nazionale Cantanti, Daniele Gallo, presidente della Casa Editrice Viator e come ospite a sorpresa un cantante protagonista della Nazionale, fra i più grandi e amati dal pubblico.

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“Maestro d’arme e rime, istrio-ne, viaggiatore, amante, qui giace Cyrano de Bergerac, che fu tutto e non fu niente”. E’ lo stesso protago-nista che nel ravvisare l’avvicinarsi della sua ultima ora suggerisce l’e-pitaffio, ultimo tributo ad una vita condotta nel rifiuto della beffa di cui la natura lo aveva fatto ogget-to, nascondendo una straordina-ria ricchezza d’animo dietro ad un volto sgraziato. La celebre opera di

Edmond Rostand narra la vicenda di Cyrano de Bergerac, abilissimo spadaccino e poeta, da tutti ammi-rato e temuto, ossessionato dal pro-prio aspetto esteriore, per via dell’e-sagerata lunghezza del naso. Tale è il disagio provocato da questa os-sessione, da impedirgli di esprimere alla cugina Rossana il grande amore che nutre per lei. Anzi, appreso che Rossana si è invaghita di Cristia-no de Neuvillette, un cadetto tan-

to bello d’aspetto quanto imbarazzante nell’eloquio, Cyrano, disilluso e rasse-gnato, sublima il dolore mettendo al servizio di Cristiano la sua sensibilità poetica e la sua maestria di verseggiatore, nell’illu-sione di essere amato, an-che se attraverso la figura di un altro. Rossana finirà con l’innamorarsi perdu-

tamente non della bellezza del giovane, ma di quella che crede essere la sua ani-ma, e solo dopo molti anni, morto Cristiano in batta-glia, le si svelerà l’amore del cugino, quando sarà però ormai troppo tardi. Cyrano è un eroe irre-quieto, assetato di batta-glie, di lingua e di spada, un’anima perennemente in

fermento. Lo divora una rabbia che in nessuna bat-taglia può trovare sfogo, poiché il suo vero nemico è se stesso, la sua incapacità di combinare la straordi-naria bellezza e ricchezza interiore con la bruttezza esteriore. Un limite che gli altri, a cominciare da Rossana, non avrebbero difficoltà a superare, proprio perché

la vera bellezza è quella del cuore. Per Cyrano il limite resta invalicabile, e questa è la sua vera con-danna. L’intera sfera dei sentimenti e delle passio-ni umane è racchiusa in questo testo dall’altissimo valore letterario, il cui fa-scino conquista da oltre un secolo attori e registi,

che nel confrontarsi con esso sono stimolati a dare il meglio. Ne è un esempio il recente allestimento del Teatro Stabile d’Abruzzo e Khora Teatro, andato in scena al Teatro Nuovo di Verona con la regia di Alessandro Preziosi, che ne è anche il protagonista. Dal punto di vista generale è davvero difficile trovare qualcosa che non abbia funziona-to, tanta è l’attenzione nella cura di ciascun particolare della messin-

scena, dalla scenografia ai costumi, dai movimenti scenici alle musiche, dalla traduzione e adattamento del testo all’interpretazione dei singo-li. Un felice debutto alla regia per Alessandro Preziosi, che ha coordi-nato un cast creativo di alto livel-lo. Merito della produzione è anche quello di aver inserito nel gruppo di interpreti nove giovani attori diplomati alla Link Academy, per nulla intimoriti dal rapido passag-

Aprile 201210 Teatro

Grande prova di maturità artistica di un convincente Alessandro Preziosi

Un Cyrano de Bergerac da ricordare

di Paolo CorsiNe hanno viste di cose, questi occhi

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gio dalle aule dell’Accademia alle tavole del palcoscenico. Al loro fianco un cast esper-to con Valentina Cenni (Ros-sana), Massimo Zordan (De Guiche), Emiliano Masala (Le Bret) e Marco Canuto (Regenau e Valvert). Inte-ressante la scelta del giovane danese Benjamin Stender, che ha caratterizzato al meglio un Cristiano incerto nell’approc-cio amoroso ed impacciato nel discorrere con la bella Rossa-na, aiutato in questo dall’in-

flessione straniera della sua parlata, che ha accentuato il divario tra l’eloquenza e l’agilità verbale di Cyrano e la sua. Ma il vero perno su cui gira tutta la vicenda è il protagonista, che ha avuto in Alessandro Preziosi un in-terprete eccezionale. Cyrano è un’autentica fonte di ispi-razione, un personaggio che pretende dall’attore la più vasta gamma espressiva (ne è un esempio la famosa tirata iniziale, vero pezzo di bravu-ra sul quale si cimentano gli allievi di tutte le scuole di te-atro) e che ha fatto scoprire al pubblico che fino ad allora lo avesse ammirato solo nelle fiction televisive, che Ales-sandro Preziosi è veramente un grande attore. Capace di

trascinare il pubblico tra gli sbalzi d’umore di Cyrano, di farlo ridere e commuovere, Preziosi è persino riuscito a passare per quello che lui decisamente non è: un uomo brutto. Senza trucco e senza la classica protesi sul naso il suo Cyrano è riuscito a con-vincere non tanto di essere brutto, ma di sentirsi tale. E tanto basta per partecipare al dramma di un uomo che vive con sofferenza il suo stato, qualsiasi esso sia. Insomma

uno spettacolo ben costruito, fluido ed intenso, capace di coinvolgere un pubblico che certamente lo ricorde-rà come una riuscitissima rappre-sentazione di questo grande classico del teatro.

Ne hanno viste di cose, questi occhi

Aprile 2012 11Teatro

Via Trieste, 56/5837135 Verona

Tel. 045 585197

Page 14: Verona è cultura e società - Aprile 2012

Si è svolto lunedì 19 marzo, alle ore 18, nella sede dell'Antica Bottega del Vino l'anteprima in musica del ciclo d'eventi che interesserà il teatro Ri-stori nei giorni dal 24 marzo al 23 aprile.La presentazione, rivolta alla stam-pa, ha associato la musica al vino e all'arte, indicando quelle che nel Bel-paese sono attività da promuovere, accanto a quella cinematografica. In quell'occasione la degustazione vini-cola era accompagnata dalla voce di Raffaella Benetti e dalle note della fisarmonica di Thomas Sinigaglia. La rassegna “Di teatro e cinema del-la memoria”, organizzata da Le falìe di Velo Veronese, film festival della Lessinia e l'agenzia di spettacolo Aissa Maissa ha avuto il sostegno di Fondazione Cariverona e Unicredit, la sponsorizzazione della Fondazio-

ne Masi e il patrocinio della Regione Veneto. Essa prevede la rappresen-tazione, proprio sul palco del Teatro Ristori, di sei eventi teatrali e cine-matografici. Il direttore artistico Alessandro Anderloni ha selezionato film e spettacoli che, guidandoci nel '900, ci mostrano una realtà punteg-giata da eventi che hanno fatto la no-stra storia. La prima di queste serate si è tenuta sabato 24 marzo, protago-nista è la città di Velo, gli anni rac-

contati quelli caldi del secondo con-flitto mondiale. La Lessinia è teatro degli scontri tra partigiani e nazisti. Le storie sono quelle non troppo lon-tane che i nostri nonni possono an-cora raccontarci. Il secondo appun-tamento si è svolto lunedì 26, con la proiezione del film: “Ritratti”. I nomi: Luigi Meneghello, Marco Pa-olini. Lunedì 2 aprile è la volta del recital “18 mila giorni”, quelli vissuti dal protagonista prima di perdere il lavoro e rendersi conto della comple-ta assenza, in Italia, di un futuro. Il 13 aprile è il momento del monologo: “Nati in casa”. Giuliana Musso parla in nome di tutte le donne e madri. Ci racconta la difficoltà di essere madri oggi, la bellezza del dare la vita ad una creatura è infatti oscurata dal-la difficoltà di darle futuro. Ancora una volta il tema della speranza, in

un mondo che ne è privo. A metà mese, il 16 aprile, sarà proiettato il film: “Io sono lì”. Protagonista una donna cinese, Shun li, che dopo aver lavorato in un laboratorio tessile nel-la periferia di Roma, viene trasferita a Venezia. La scoperta della laguna va di pari passo con il percorso di maturazione della donna, lontana dalla sua terra ma pronta alla sfida di crearsi qui una nuova patria. Gli spettacoli del ciclo si chiuderanno il

23 aprile con il concerto-narrazione: “Avevano vent'anni e li mandarono oltre le steppe”. Ancora una volta un racconto di ricordi, di giovani parti-ti per il fronte, in questo caso alpini inviati sul Don, appena ragazzi a cui venne chiesto di dare la propria vita, il proprio coraggio, il proprio ardore di giovani uomini, per una causa a cui neppure sapevano dar nome.

Aprile 201212 Teatro

Tra un balletto e un concerto, un mese di ricordi al teatro Ristori

“La storia siamo noi”

Sopra a sx Giuliana Musso in “Nati in casa”. In alto un’ immagine di “Io sono li” (fotografia di Simone Falso), qui sopra Bepi De Marzi e Alessandro Anderloni protagonisti di “Avevano vent’anni e li mandarono oltre le steppe”

di Caterina CaffiNon vado mai al cinema, la vita è troppo breve

TEATRO

Una volta si nasceva in casa. Nei paesi c’era una donna, la levatrice, che tutti chiamavano comare. Era lei a far partorire le donne. Di notte suonava il campanello e lei sempre di corsa: a piedi, col calesse, in bici-cletta, persino a dorso d’asino. An-dava accompagnata da almeno due persone perché di notte, da sola, con un uomo foresto non si poteva andare. Un giorno ebbe ad assistere alla nascita di ben cinque partorien-ti; un altro giorno, in una casa, dopo nove sorelle, nacque infine un ma-schio che venne sollevato e proteso verso il cielo come un piccolo Mosè. E quella famiglia era così povera che il bambino appena nato venne adagiato in un cassetto, anziché in una culla. E oggi? Letti di ospedale, ostetriche, maternità assistita e la sensazione che nascere non sia con-siderato un evento naturale ma una malattia. Dieci anni di repliche per un monologo che è diventato un classico del teatro italiano.

VENERDÌ 13 APRILE 2012 ore 21.00

La Corte Ospitale

NATI IN CASAdi Giuliana Mussoe Massimo Somaglino

con Giuliana Mussoregia Massimo Somaglino

Da un laboratorio tessile nella peri-feria di Roma, Shun Li deve trasferirsi all’improvviso a Chioggia. Nella pic-cola città della Laguna Veneta lavora come barista in un’osteria. Bepi, pe-scatore di origini slave, che gli amici chiamano “il Poeta”, da anni frequen-ta quell’osteria. Il loro incontro è una fuga poetica dalla solitudine e un dialogo tra mondi diversi. Ma la loro amicizia turba le due comunità, quel-la cinese e quella chioggiotta, che ostacolano questo nuovo viaggio, forse perché ne hanno semplicemen-te paura. Andrea Segre torna con Io sono Li ai temi cari del suo percorso di regista: le migrazioni verso l’Euro-pa e l’indagine sul territorio Veneto. Lo sguardo di documentarista, la sot-tigliezza del linguaggio cinematogra-fico orientale e i modelli del cinema indipendente si mescolano, come un felice incontro tra culture diverse.

LUNEDÌ 16 APRILE 2012 ore 21.00

JolefilmAeternam Films

IO SONO LIun film di Andrea Segre

con Zhao Tao, Rade SherbedgiaMarco Paolini, Giuseppe BattistonRoberto Citran, Wang Yuen

Sarà presente il regista Andrea Segre

CINEMA

fotografie di Simone Falso

TEATRO

Erano alpini e li mandarono in riva al Don, nell’estrema, desolata pianura russa, con i pesanti obici da mon-tagna costruiti dai cecoslovacchi nel 1912. Erano Italiani che avevano obbedito al Duce e al Re e che, una volta tornati a casa, si erano sentiti perfino isolati e guardati con sospet-to. Erano ragazzi che sacrificarono a una guerra insensata la loro giovinez-za e l’età che porta alla malinconia. A camminare con loro, in quei dicias-sette giorni di ritirata a quaranta sot-to zero, un ufficiale medico, Giulio Bedeschi, e un sergente, Mario Rigo-ni Stern. E due libri per aggrapparsi alla memoria: Centomila gavette di ghiaccio e Il sergente nella neve. A settant’anni dalla Campagna di Rus-sia, Bepi De Marzi, Alessandro Ander-loni intonano, con i cori I Crodaioli e La Falìa, un commosso ricordo tessu-to con letture e canti.

LUNEDÌ 23 APRILE 2012 ore 21.00

I CrodaioliLe Falìe

AVEVANO VENT’ANNIE LI MANDARONO OLTRE LE STEPPEtesti di Giulio Bedeschi, Mario Rigoni Stern

con Bepi De Marzi, Alessandro Anderlonie i cori I Crodaioli e La Falìa

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In alto “Prayer”al centro “Free Lots”

in basso “Rabat riviera”

Aprile 2012 13Arte

Si è svolta presso la Biblioteca Ci-vica del Comune di Verona l’inau-gurazione venerdì 16 marzo dell’e-sposizione curata da Kn Studio. In occasione del primo deposito legale di opere di artisti veronesi presso la Biblioteca, istituita come archivio regionale del video d’autore, ha pre-sentato gli artisti Francesca Ama-to Arragon e Ruggero Mantovani (FAARM) già conosciuti in ambito internazionale e le loro opere video The Prayer, Riviera e Free Lots.

Nelle vetrine esterne della Bibliote-ca Civica di Verona è stato possibile fino visionare i lavori degli artisti.

L’evento è nato con il patrocinio di Assessorato alla Cultura del Comu-ne di Verona, dell’Associazione Con-temporanea e con la collaborazione ed Artverona.

Kn STUDIO, Via San Giovanni in Valle 19, [email protected]

“Immaginando il Passato remoto contro un Tempo futuro. Doppie esposizioni di luoghi persone oriz-zonti intenzioni. Turisti disinvolti perduti in sfondi aperti. Cammina-vamo e il vuoto, così lento, strideva con il pieno riempito. Le traiettorie apparivano simili e confuse; lo spa-zio vitale necessario. Da qui, con le dita incrociate, abbiamo messo in fila le più semplici preghiere.” FAARM

Installazione a cura di Kn Studio

FAARM - Lots for Free

La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisionea cura di Stefano Campostrini

Page 16: Verona è cultura e società - Aprile 2012

Aprile 201214 Arte

La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione

Dal 17 marzo all’1 luglio 2012 alle Scuderie del Castello Visconteo si terrà la mostra “Rembrandt. incidere la luce. I capolavori della grafica”.

L’esposizione è un elogio all’attività del Rembrandt grafico, che in tutta la sua carriera eseguì più di trecento stampe, avvalendosi di un uso incon-sueto della luce.

Rembrandt Hamenszoon van Ri-jin (Leida 1606-Amsterdam 1669) è considerato uno dei pittori più importanti e influenti della pittura olandese. La mostra di Pavia espone per la prima volta quaranta incisioni, tra autografe del maestro e fogli di bottega, provenienti dalla Collezione Malaspina, che grazie alla generosa donazione della stessa famiglia, co-stituisce buona parte dei musei civici pavesi.

Il fil rouge dell’esposizione è la luce, che già presente nell’atto dell’incisio-ne, quando l’artista, attraverso segni più o meno profondi, determina l’ef-fetto chiaroscurale dell’opera, imbe-ve le opere grafiche giostrandosi su violenti contrasti luminosi.

La mostra, promossa dal Comune di Pavia e cu-rata da Laura Aldovini, presenta capolavori fon-damentali della carriera del pittore come Stampa da cento fiorini, opera dal fortissimo impatto emoti-vo, la quale riscosse così tanto successo tra i con-temporanei all’artista da essere riprodotta in mano ad un personaggio di un altro quadro molto proba-bilmente Arent de Gelder, proveniente dalla scuola del maestro olandese.

E se in pittura la tematica dell’autoritratto è uno tra i temi salienti della sua po-etica, tantoché si contano più di settantacinque tele in cui con grande introspezione psicologica l’artista si ritrae, ci sono altrettante stampe riportanti la stessa intensi-tà emozionale, come Ritratto di Jan Six (1647?), Autoritratto con sciarpa al collo (1633?); Autoritratto alla finestra (1648).

Nelle sale successive, si passa a scene sacre come La morte della Vergine (1639), dove Rembrandt per la prima volta fa am-pio uso della puntasecca; per arrivare alle opere più enigmatiche tra cui il Faust.

I capolavori del pittore sono messi a dialogare con le grafiche di un altro prolifico incisore: Albrecht Dürer (1471-1528) a testimonianza dell’in-fluenza che il maestro tedesco eserci-tò su Rembrandt e come figura chia-

ve tra gli incisori di tutti i tempi, che intuì l’eccezionalità di questa tecni-ca, la quale faceva sì che si potesse-ro avere numerose copie della stessa opera, attraverso i meccanismo della stampa, che ne facilitava la riprodu-zione seriale.

Scoprire l’artista attraverso capolavori grafici

Rembrandt a Pavia

di Valeria Giarola

A sinistra il “Faust”, sopra “La morte della Vergine” e qui sotto “Stampa da cento fiorini”

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Aprile 2012 15Arte

Giovani per i giovani. Arte per l’arte. Da qualche settimana potremmo dire anche “tempo al tempo”. Da qui si può parti-re per far conoscere e rendere l’idea dell’azione di Carsmit. È un gruppo, un progetto, un’as-sociazione culturale. La sua ul-tima creazione in Sala Birolli a Verona dal 3 al 10 marzo scorsi. Una mostra, “È tempo”, incen-trata sullo scorrere incessante e inesorabile della quarta dimensione, nata dalla risposta alla stessa affer-mazione posta in senso interroga-tivo. Una dualità nella quale porsi in relazione, ognuno per affronta-re, analizzare e scegliere il proprio tempo. Uno spazio fisico e appunto temporale, nel quale, quasi para-dossalmente, soffermarsi; un punto di incontro e per certi versi un mo-mento di raccoglimento. Nove artisti, studenti, amatori, sem-plicemente appassionati, con l’intento di proporre qualcosa di personale, entrare in empa-tia con l’osservatore, porre del-le domande e magari dare delle risposte. Al giorno d’oggi fer-marsi pare perlopiù una scon-fortante scelta, una perdizione. Le opere esposte hanno invece dato la possibilità di concedersi

la passione e dalla voglia, ma anche necessità, di “rompere le regole”, di adottare una filoso-fia controvento, mostrare altro, più profondo, comunque frutto della singolarità di ogni parte-cipante e della messa in comu-ne di esperienze e volontà. La giovane età, la determinazio-ne, alcune dosi di pazienza e di fortuna hanno permesso di raggiungere alcuni traguardi

negli anni passati, tra i quali le col-laborazioni con MAG - Musica Arte Giovani e con Just Married, orga-nizzatrice di eventi all’insegna di di-vertimento, musica e arte.

All’inizio di quest’anno è nato inol-tre anche il portale carsmit.net, spa-zio virtuale di condivisione artistica e musicale, un blog in cui gli artisti

mostrano le loro opere, indivi-duano ascolti da proporre e in-teragiscono con i visitatori.

Non si fermano quindi i proget-ti dell’associazione, tra studio e “laboratorio” questi giovani fanno ben sperare. Potremmo anche dire, diamogli tempo. Appuntamento alla prossima mostra.

La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione

L’Associazione Culturale Carsmit ha da poco organizzato la prima mostra ufficiale

È tempo? È tempo

di Stefano Campostrini

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e specialità sicilianedi Cutino Antonio

via Porta San Zeno - 37100 Verona347 4949106

un attimo di tregua per riflettere e smettere di agire per inerzia, in par-ticolare per chi si è sentito più coin-volto.

Nata alla fine del 2009 per mano di alcuni veronesi, Carsmit ha trova-to il proprio spazio e i propri spazi: arte, design, musica. Ideatori, orga-nizzatori e artisti, insieme spinti dal-

Page 18: Verona è cultura e società - Aprile 2012

Aprile 201216 Arte

La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione

A marzo è sbocciato un fiore all’oc-chiello della città di Verona. In un’atmosfera raccolta si è appena tenuta, tra il 15 marzo e il 1 apri-le, la personale di Nicola Nannini presso la Galleria Spazio6 di Ve-rona. Nannini riscopre la bellezza dell’antica tecnica pittorica, affa-scinando per delicatezza e intensi-tà come ormai in pochi riescono a fare. Le sue opere sanno adattarsi perfettamente al soggetto che ospi-tano e l’artista passa con sicurezza dal grande formato panoramico al piccolo dipinto gioiello, prezioso e introspettivo. Nannini mette i suoi studi della pittura cinquecentesca al servizio della propria ricerca cre-

ativa, personale e contemporanea. I quadri si presentano come un’inda-gine meticolosa dell’animo umano attraverso l’analisi di ciò che è e di ciò che lo circonda. Divisa in due grandi nuclei tematici, la mostra comprende la serie dei Types e quel-la delle Houses. I Types sono esseri umani a grandezza naturale, scom-posti in ciò che sono e gli oggetti che li caratterizzano. L’analisi che Nannini fa del quotidiano ci porta a riscoprire la realtà nella quale sia-mo immersi, guardandola come per la prima volta. Con un effetto di straniamento Nannini ci presenta luoghi familiari che non sono però le nostre Homes, nel senso domesti-

co del termine inglese, ma Houses, in un’analisi metodica dell’arredo ur-bano. Nella ricerca l’animo dell’ar-tista si fonde con quello dei soggetti in un dialogo gentile. Per chi si è perso la mostra, speriamo di riaver-lo presto a Verona!

Una tecnica antichissima per uno stile innovativo

Types e Houses

di Irene Palentini

FINO ALLE ORE

24:00

DAL MERCOLEDÌ ALLA DOMENICA San Marco

Antica Pasticceria

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Aprile 2012 17Arte

La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione

Nelle opere di Federico Bellomi della retrospettiva «Lo sguardo di un pittore: appunti di bellezza» sal-tano subito agli occhi le tecniche inusuali utilizzate, la conoscenza profonda della materia a l’arte di rappresentare oggetti, volti e detta-gli del mondo con una tenacia senza pari.

Le opere ricordano l’artista a due anni dalla scomparsa: Bellomi, classe ’28, originario di Colognola ai Colli, ha fatto scoprire allo spet-ha fatto scoprire allo spet-coprire allo spet-tatore modi nuovi di vedere spazi conosciuti. A Verona l’artista è noto soprattutto per i suoi affreschi alla Parrocchia di Quaderni, realizzati negli anni ’60. Nel quattrocentesco ambiente Antica Locanda Mincio di Valeggio sul Mincio Bellomi af-frescò le «Storie del Mincio», con l’aiuto del giornalista Indro Mon-tanelli che posò per lui e fu ritrat-to nei panni di Virgilio. Anche la Chiesa di Lugagnano gode di una tempera di grandi dimensioni del pittore.

Nella mostra Incorniciarte si trova-no paesaggi e nature morte che po-trebbero sembrare lontani dal pre-sente ma che, se osservati attenta-

mente, fanno scoprire sfu-mature e segni moderni, nati dallo studio manuale dell’artista. Un pittore che ritrae il paesaggio verone-se rendendone le dolci on-dulazioni in una luce cal-da: questo è dunque Fede-rico Bellomi, e così lo pre-senta la rassegna, anche se in essa ovviamente non possono figurare le opere eseguite per le Chiese ed

altre, significative, che figurano in importanti collezioni italiane, fran-cesi, tedesche, ceche e slovacche e americane. Bellomi fu un artista fervido che attraverso un lungo e difficile travaglio compiuto in si-

lenzio, respingendo facili richiami e altrettanto fa-cili successi, è riuscito ad affermare, nel ricordo di un passato intimamente sentito ed autonomamen-te rivissuto, un proprio mondo espressivo.

«Lo sguardo di un pitto-re: appunti di bellezza» sarà aperta fino al pros-simo 14 aprile dal marte-dì al sabato dalle 10 alle 12,30 e dalle 16 alle 19,30

a San Massimo in via Brigata Regi-na, 27a. Per ulteriori informazioni è possibile contattare il numero 045 8900212 o scrivere a [email protected].

Retrospettiva di Federico Bellomi a Incorniciarte di San Massimo; aperta fino al 14/4

Lo sguardo di un pittore: appunti di bellezza

di Michela Saggioro

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Page 20: Verona è cultura e società - Aprile 2012

Aprile 201218 Arte

di Anna Mosca - fotografie di Stefano CampostriniLa vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione

Quando si è giovani si vorrebbe cre-dere di poter essere se stessi, al mas-simo del proprio potenziale, da gran-di. Si sogna. Si sogna di cambiare il mondo, di creare una realtà diversa da quella che vediamo, di quella che

i nostri genitori lamentano a tavo-la. Di quella discussa dai parenti al pranzo di Natale, di quella che ci propongono i telegiornali rovinan-doci i pasti. La voglia di rivoluzione è insita nei giovani ed è sana. Sareb-be da pazzi in una mente giovane, non ancora piegata alla rassegna-zione, non meditare dei piccoli o dei grandi cambiamenti nella società. Si scende nelle piazze, si abbracciano ideali, si decide un po’, almeno per un po’, tra l’oratorio e il lavoro, di cercare alternative. Quando si sceglie la via dell’arte, o si è scelti da un talento, ci si scontra presto con la realtà. Si comprende che sarà una vita di lotte. Con i com-pagni di svago che non capiscono i voli pindarici dei nostri giochi coreo-grafati, dei nostri costumi, dei nostri colori. Ci si scontra con un potenzia-le mondo di colori, di aperture, di

gesti ampi e ripetuti, di scoperte, di liberazione - e una scala a pioli pic-colissima per raggiungerlo. Capita di trovarsi con il naso appiccicato alla vetrina dei colorifici a guardare le scatole di colori come i cioccolatini

per il goloso. E a desiderarli tanto. Si spendono la paghetta e i soldi del-la discoteca per averli. Un salto nel vuoto perché il prodotto che ci lascia intuire meraviglie è un perfetto sco-nosciuto. La scuola non ha i fondi, non ha gli spazi, non ha i lavandini

per provare la pittura a olio, o l’acri-lica, perché al massimo si arriva alle chine. Con l’aerografo. E imperano matite, carboncini, pantoni. Ma sap-piamo che un pennello ha una sua vita, che un liquido sulla tela ha un suo perché. Finisce che quando si entra in un colorificio si comprino i colori, o ci si faccia regalare la cas-setta di legno a Natale, ma poi non li si usi, intimoriti, non siamo sicuri del loro utilizzo. O che si comprino i tubi che costano meno, senza capire cosa hanno di diverso. Si azzardano domande che spesso cadono contro il malumore del negoziante che non vuole spiegare a una ragazzina che molto probabilmente non spenderà tanto, quali siano le differenze tra i colori e le tecniche, il perché del prezzo più alto. Che al massimo le farà provare i pennarelli e le matite, ma i colori liquidi mai e gli acquerel-li, ah no, quelli sono troppo cari.Capita che la delusione sia un sasso nel cuore degli studenti d’arte che non riescono a volare perché nessu-no mostra loro la cassetta degli at-trezzi per costruirsi il velivolo. Ca-pita sempre più spesso che i migliori cervelli trovino sfogo all’estero.

Percorsi e traguardi dell’arte italiana, un’esperienza personale

Scelti da un talento

Page 21: Verona è cultura e società - Aprile 2012

Le immagini documentano momenti e particolari dello stand alla fiera AAF.Gli artisti preparano i workshop e poi spazio alla pratica con pennelli e colori

Ci si trova in uno stato qualunque oltre oceano e nelle scuole hanno la-boratori dove sono insegnate nozioni importanti. Capita di dover seguire dei seminari sulla sicurezza dei colo-ri a olio e di come smaltire i solventi per non inquinare il pianeta e non avvelenarsi. Che si passi in un colo-rificio e che si sia sollecitati a pro-vare il colore. Anche quello liquido. Come nelle profumerie si provano i cosmetici. Che il negoziante t’invi-ti il sabato mattina a un workshop gratuito per imparare le tecniche, provare i colori, i medium. Le op-portunità crescono dove si offre la possibilità di sperimentare per poter poi esercitare una scelta oculata e ponderata. Si spende più volentieri se si sa cosa si compra.

Capita che nel nostro paese, nella culla dell’arte i giovani artisti muo-iano, ripiegati su se stessi. L’arte è il respiro del nostro paese. L’arte e i giovani artisti andrebbero tutelati. Mi sono ritrovata, da grande, a capo di un progetto che racchiude queste potenzialità. Un programma che en-tra nelle scuole con un paio di ore di lezioni alternative in cui s’informa lo studente delle potenzialità e delle caratteristiche dei prodotti artistici. Non è un programma di vendita. L’artista illustra i prodotti che usa a chi non li conosce facendoli provare.

Le aziende produttrici di materiale artistico hanno compreso la necessi-tà, non di creare vetrine e cassette di legno ancora più costose, ma di avvi-cinarsi agli utenti. Questo programma ha un nome AOP, acronimo dall’inglese Artist Outreach Program. Area Oggetto Pittura in italiano. E’ stato intro-dotto a Milano lo scorso gennaio; all’estero esiste da anni. All’AAF la fiera che ha voluto appoggiare que-sta iniziativa, espongono galleristi e artisti che vogliono arrivare a un pubblico di collezionisti che pur non

avendo tanti soldi non rinunciano al piacere dell’opera d’arte. Abbiamo preso uno spazio ampio e allestito dei tavoloni ricoperti di colori, tubi, medium, pennelli, spatole, tele, tut-to quello che poteva interessare gli amanti dell’arte. Il pubblico entusia-sta non rispettava gli orari assegnati ai workshop, voleva provare i pro-dotti. Sono arrivati in molti. Capita che si senta che le cose stiano cambiando, un po’. Che quando ar-riva l’occasione, si desideri cogliere l’opportunità. Che si vogliano offri-re nuove possibilità a chi viene dopo di noi.

Aprile 2012 19Arte

La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione

Page 22: Verona è cultura e società - Aprile 2012

Il sorriso e la sua contagiosa solarità lo hanno contraddistinto per tutta la vita.Nella foto in basso insieme a Federico Fellini

La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione

L’ottimismo è il profumo della vita!

Tonino Guerra

di Silvano Tommasoli

Aprile 201220 In ricordo di...

Guardi la sua filmografia, e ti devi rendere conto che, senza di lui, il cinema italiano sarebbe stato poca cosa. Tonino Guerra ha sceneggiato quasi tutte le più belle storie raccontate con la pellicola sui grandi schermi italiani. Le ultime opere di Fellini, e poi molte di De Sica, Monicelli, Petri, Rosi e dei fratelli Taviani portano anche la firma di Tonino Guerra. E Antonioni, con il quale ha lavorato dal 1959 fino a cinque anni fa, alla morte del regista ferrarese, ha voluto che fosse lui a sceneggiare i suoi film più importanti, dalla tetralogia esistenziale dell’incomunicabilità in avanti.

Certo che deve essere stato davvero bravo Tonino Guerra, se è stato capace di raccontare in quel modo il dramma dell’incomunicabilità, lui che, sangue romagnolo nelle vene, emanava una straordinaria carica di simpatia e aveva un’incredibile capacità di interloquire con tutti. Diceva che la sua forza era nelle parole, ma peccava di grande modestia: vi ricordate di quanta presenza scenica fosse capace, in uno spot pubblicitario di qualche anno fa, quando cantava il suo credo nell’ottimismo?

È stato un Autore completo. Oltre

che grandi sceneggiature, ha scritto narrativa e poesie, anche in lingua di Romagna, e poi opere teatrali e spot pubblicitari; pittore, scultore e ideatore di allestimenti scenici, non è mai stato avaro, nei confronti del pubblico, dei frutti della sua straordinaria capacità creativa e visionaria.

Nato nel 1920, in terra di Romagna, dove si è spento nei giorni scorsi, ci ha regalato oltre settant’anni della sua preziosa intelligenza e voglia di fare, incarnando e rappresentando nel mondo uno splendido esempio della continuità del genio artistico e creativo italiano.

Via 1° Maggio, 37 - 37012 Bussolengo (VR) - Località FerlinaTel. 045 6717736 Fax: 045 6717736 - E- mail: [email protected]

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Page 23: Verona è cultura e società - Aprile 2012

neverending

Omanfotografie di

Stefano Campostrini

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Aprile 201222 Poesia

Sole, caldo, fiori. Una Valeria Rossi riadattata per l'occasione. E' inizia-ta così, nel centro di Verona, la bella stagione, preannunciata da giorni di mercurio alto nella sua colonnina e un via vai telematico che intasa le linee.

Ore 17.45 ritrovo in Piazza dei Signo-ri. Ore 18.00 inizio dello slow mob.

E' Marisa Michieli, vedova Zanzotto, ad aprire le danze poetiche: “la poesia è suono” si legge infatti sul program-ma che si trova accanto alle valigie improvvisate gradini, ai piedi della statua di Dante improvvisata palco.

Marisa legge una poesia del marito mancato la mattina del 18 Ottobre 2011. Ha lo sguardo distante, ma sor-ride, forse memore del modo in cui Andrea pronunciava la r mentre gliela leggeva, quella stessa poesia, nell'inti-mo della loro casa.

Al termine della lettura riceve un mazzo di fiori, sorride di nuovo, gli occhi lucidi.

Poi altre poesie, altri nomi illustri: To-nino Guerra, Peppino Impastato, Pier Paolo Pasolini.

Il 21 Marzo è una data importante, per i calendari comincia la Primavera, ma questa è solo una delle ricorrenze. Questa data vuol ricordare anche le vittime del razzismo, le vittime delle Mafie. Il 21 a Primavera nacque Alda Merini. Sono Silvia ed Enrico a ricor-darcelo, lei con la sua voce ed Enrico dando la parola alla sua chitarra.

Alle 18.30 la poesia diventa dono, la folla si disperde ma converge a piccoli crocicchi agli angoli di via Mazzini, via Cappello, via Stella.

Donne sorridenti, il fiore tra i capel-li, sollevano i loro cartelli di cartone che dicono: poesie dialettali; poesie in tutte le lingue, poesie su ruote, poesie libere.

Chi su una cassetta della frutta, chi su delle valigie, chi semplicemente a terra. Chi col megafono, chi al micro-

fono, chi alzando la voce, i versi s'odo-no, s'intrecciano, si perdono.

Qualche anziano chiede: “Che fan-no?” E udita la risposta stringe gli occhi compiaciuto. Ai suoi tempi le poesie s'imparavano a memoria alle elementari. Qualche donna ancora le ricorda e le ricalca col labiale.

Infine la poesia diventa luce. Il ritrovo è in piazza Bra, proprio sotto l'Arena, dove i lumini compongono la scritta: Poesia. Poco dopo s'alzano in cielo tre lanterne cinesi, un bambino chiude con una filastrocca in rima.

Gli ultimi saluti, gli ultimi ringrazia-menti al professor Beltrame, orga-nizzatore dell'iniziativa, poi la gente sciama.

Rimane qualche fiore, un bambino a seguire con lo sguardo la lucina che s'allontana nel cielo scuro, poi la piaz-za si ripopola: è cominciata la prima-vera.

Sbocciano fiori per le vie di Verona; il loro nettare sono poesie

PrimaVera PoEtica. Dilla Tu (la poesia)

di Caterina CaffiÈ la stampa, bellezza

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Aprile 2012 23Libri/Tecnologia

Il modello PRS-T1 è l’ultimo pro-dotto della Sony in fatto di lettori di ebook. Piccolo (110 mm di larghez-za e 173 di altezza) e leggero (168 grammi) ha uno schermo touchscreen ha infrarossi che consente di utiliz-zare le dita o il pennino per naviga-re, sfogliare le pagine, sottolineare e prendere note. La batteria ha una durata dichiarata di 100 ore di lettu-

ra, mentre la memoria utilizzabile è di circa 1,3 gigabyte; entrambe sono nella media. La velocità di reazione del lettore è buona, ma non eccezio-nale; in particolare, le pagine girano più o meno rapidamente a seconda del file aperto, il che fa sospettare problemi a livello di software (altri lettori su cui abbiamo provato gli stessi file non hanno dato problemi).

Il T1 possiede diverse funzioni oltre alla lettura, in gran parte più o meno standard per i lettori di ebook mo-derni: mp3 (bisogna però acquista-re le cuffie a parte, perché il lettore non ha altoparlanti), navigazione in internet (che richiede una rete wire-less accessibile), dizionari (dieci, di qualità non eccezionale) e possibilità di archiviare immagini e di disegna-re o prendere appunti a mano. Tutto sommato, nulla che faccia gridare al miracolo: il lettore è ottimo per lo studio, discreto per la semplice lettu-ra. Perlomeno in teoria. In pratica,

infatti, numerosi difetti legati a un software scadente ne comprometto-no in alcuni casi la funzionalità.

Nel corso dei due mesi in cui siamo stati in possesso di un T1, abbiamo sperimentato diversi “crash” (qua-lunque applicazione in uso, ebook inclusi, si chiude senza motivo, a vol-te facendo perdere il segno nel caso della lettura), “loop” (il lettore con-tinua a eseguire la stessa operazio-ne, senza che ci sia la possibilità di interromperlo, fino a quando non si scarica la batteria) e una volta, addi-rittura, una vera e propria morte del dispositivo, che ha richiesto l’inter-vento dell’assistenza tecnica nonché il dover sopportare l’orripilante ser-vizio clienti telematico della Sony (si parla di e-mail scritte in un italiano

stentato, da traduttore automatico, con tempi di risposta biblici). Quando funziona, il lettore non è male... ma, almeno per quanto riguarda la let-tura, un servizio simile lo rendono anche il Kindle di Amazon o il l’O-dissey della Cybook, che sono più ergonomici e costano rispettivamen-te cento e cinquanta euro di meno. Il che ci porta all’ultimo punto di que-sta recensione.

Il PRS-T1 della Sony, in Italia, co-sta 200 euro (spese di spedizione incluse), contro i 150 a cui lo stesso identico prodotto è venduto nel resto d’Europa. La scelta della Sony, da questo punto di vista, è incompren-sibile e ingiustificabile, tanto più a fronte della qualità dell’articolo.

Il PRS-T1 è il tipico caso di prodot-to la cui popolarità è gonfiata da re-censioni opinabili e non corrisponde alla realtà. Sebbene si tratti, sulla carta, di un buon lettore di ebook, i numerosi difetti e il prezzo troppo alto lo rendono difficile da consiglia-re a chiunque.

È la stampa, bellezza

Nonostante sia buono sulla carta, questo lettore di ebook ha fin troppi difetti

L’e-reader Sony PRST-T1 non convince

di Ernesto Pavan

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Aprile 201224 Giochi

Quello dei giochi di ruolo per due è un mercato scarno, che non offre molti prodotti; un peccato per chi non riesce a formare o a trovare un gruppo ed è costretto a (non) gioca-re assieme a un amico (o a diversi amici che non riescono mai a trovar-si). Fantasmi assassini (di D. Vincent Baker, Narrattiva, 9,90€) colma questa lacuna. Il gioco è composto da due libretti, contenuti in un agi-le cofanetto il cui unico difetto pare il suo essere pronto a sfasciarsi alla prima occasione. Uno dei libretti è per il “giocatore”, l’altro per il “Ma-estro di Cerimonie”; i partecipanti possono scambiarsi i ruoli da una partita all’altra.

Ciascun libretto è diviso in para-grafi. A turno, ciascun partecipan-

te legge un paragrafo e lo usa come spunto per raccontare ad alta voce qualcosa all’altro; esempi tratti dal libretto del giocatore sono “Qual’è [sic] la cosa più brutta che può far-ti il fantasma?”, oppure “Dì all’MC chi sentirà la tua mancanza se non torni a casa”. Ogni paragrafo riman-da ad altri, sul libretto del giocatore oppure su quello dell’MC; a volte, inoltre, uno dei due è chiamato a pescare delle carte, sommare i loro valori e, a seconda del caso, andare a un paragrafo in particolare. Il gioco è competitivo: per vincere, il gioca-tore deve sopravvivere, mentre l’MC deve “ucciderlo” tramite uno dei fan-tasmi del titolo. Una partita può du-rare fra i venti minuti e l’ora.

Fantasmi assassini è un prodotto mol-

to interessante ed economico, consi-gliato a chi ama le giocate veloci fra pochissimi intimi.

Fantasmi assassini: un gioco horror per due

Giocare di ruolo con il morto: ora si può

di Ernesto PavanNessun uomo è un fallito se ha degli amici

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Aprile 2012 25Giochi

Nessun uomo è un fallito se ha degli amici

Volete passare una serata diversa dall’ordinario? Avete sempre desiderato di partecipare ad un quiz o mettervi in competizione contro tutti a suon di duelli culturali? Allora dovete proprio entrare nel magico mondo di QuizzaMi.Essere protagonisti e non più semplici spettatori di un quiz è la grande novità. Se infatti con Jerry Scotti o Carlo Conti siamo costretti a guardare passivamente senza poterci cimentare nel gioco da loro proposto ai concorrenti (se non per sfizio di dimostrare a noi stessi di essere più bravi dei presenti in studio), con QuizzaMi il campo dei fruitori del divertimento si allarga.Il meccanismo è molto semplice. Innanzitutto si devono individuare

i locali nei quali viene proposto il quiz, ormai presente nella maggior parte delle regioni italiane in modo sempre più massiccio. Per i lettori veronesi segnaliamo il Planet Beer a Bussolengo il giovedì e il Paulaner di San Giovanni Lupatoto il venerdì.Si può decidere di partecipare singolarmente o in gruppo, ma solitamente la seconda opzione è la

più praticata. Dopo essersi iscritti al gioco fornendo al presentatore il nome della squadra, si riceve una pulsantiera. E’ lo scettro del potere!Il gioco si struttura in quattro manches, abitualmente composte da dodici domande cadauna. Il quiz si propone di spaziare sulla cultura generale, alternando quesiti classici con prove di diversa natura, come per esempio l’ascolto di una canzone da indovinare o la visualizzazione di uno spezzone di film di cui riconoscere il titolo, il regista

piuttosto che l’anno di produzione. Più veloci si è a rispondere e più punti si ottengono per ogni singola domanda esatta; se invece la risposta è sbagliata, il punteggio andrà in passivo. Per ogni manche, inoltre, sono previste domande con premio, come il “grattino” per la compagine che risponde più velocemente e in modo esatto al quesito proposto, o

ancora prove a squadre per aggiudicarsi punti bonus.Lo scopo del proprio team è quello di arrivare tra i primi tre classificati di una partita, in modo da qualificarsi per la finale ma al contempo continuare a giocare con lo scopo di guadagnare

punti extra. L’atto conclusivo, composto da otto domande, decreterà il vincitore della

serata, che avrà l’onore di scegliere un premio in busta chiusa (e le sorprese non mancano). I più curiosi possono provare sul sito quizzami.com.Al di là del gioco in sé, QuizzaMi è anche un buon modo per socializzare e fare nuove amicizie. Se poi si riesce a trovare l’ipotetica donna della propria vita ben venga. Insomma, buon divertimento!

Un quiz live alla portata di tutti per serate alternative con gli amici

QuizzaMi: il divertimento è assicurato

di Alberto Avesani

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Aprile 201226 Società

Se volevamo una conferma del fatto che molti italiani – troppi! – pensano che con la cultura non si mangi, proprio come ha sostenuto l’ex ministro Tremonti circa sei mesi fa, ecco che dalla nostra Verona ci arriva una nuova dimostrazione di questo asinesco assioma.

“L’Arena” di mercoledì 21 marzo 2012, a pagina 14, riporta, di taglio basso, una notizia che, a qualcuno, ha fatto fare un balzo alto sulla sedia. Il pezzo è intitolato Addio a Ghelfi&Barbato, la libreria dei veronesi, e tra le trecentosessantasei parole che lo compongono non appare il vocabolo “cultura”. Vi si parla di concorrenza, di logiche di mercato e di dio denaro, ma la cultura, anzi la Cultura, qui è il convitato di pietra. Eppure, quando una libreria deve chiudere perché altre – nuove o innovative – hanno aperto, il primo fatto che appare, in tutta la sua drammatica evidenza, è la mazzata alla cultura, se è vero che il numero totale di libri venduti nell’unità di tempo non aumenta: si è solo spostato il luogo di acquisto!

Eppure, il libro è lo strumento principale di diffusione della cultura e le librerie sono i templi di questa devozione. Ma non tutti i templi sono uguali fra loro, non credete? Senza nulla togliere alle immense cattedrali di proprietà diretta delle Case editrici, le librerie “indipendenti” sono i luoghi dove possiamo trovare molto di più che un “insieme di fogli stampati, di forma e misura uguale, ordinati secondo un dato ordine, numerati e cuciti insieme in modo da formare un volume, fornito di copertina o rilegato”. Troviamo

il titolo uscito di classifica da settimane o mesi, magari vecchiotto di qualche anno. Troviamo il libro del piccolo editore, quello che non si può nemmeno affacciare alle librerie di catena perché non ha la distribuzione, non ha le tirature, non ha il best-seller; però ha il saggio, tirato in appena 2.500 copie, quello che noi cerchiamo, che vogliamo leggere. Ma soprattutto, nella libreria indipendente, troviamo un consiglio, una guida, un parere; troviamo un “libraio”, che ha scelto di fare questo mestiere perché ama i libri, proprio come noi. Non è semplicemente un commesso, che oggi vende libri ma domani potrebbe essere nel reparto audiovisivi, e dopodomani in tutt’altro settore merceologico: è un libraio, propone e “vende” cultura.

Il nostro, si sa, è il Paese che possiede il più grande patrimonio culturale al mondo. Forse è per questo che siamo così impegnati a distruggerlo, anche

per legge. Come con la legge Levi, che prevede, da parte dei librai, uno sconto massimo del 15% praticabile sul prezzo di copertina di un libro. In tutti gli altri paesi d’Europa, la norma impone sui libri il prezzo fisso o consente uno sconto massimo del 5%: gli editori, che possiedono dappertutto le catene di librerie, non possono tenere alto il prezzo di copertina e poi fare sconti maggiori nei loro punti vendita (fate un giro in una di queste librerie di catena, oltre a passare una bellissima ora tra i libri, vedrete che, quasi sempre, i titoli dell’editore proprietario sono scontati almeno del 25%). Meglio per il consumatore, penserà qualche sprovveduto. No, peggio!

Molto peggio, perché far morire le librerie indipendenti significa far morire i piccoli editori, e tutti quegli autori che scrivono cose scomode, o semplicemente difficili da gestire. Significa far morire

La chiusura della libreria dei veronesi, emblema di una cultura in decadenza

Cultura e ricchezza. Anzi, sopravvivenza:il paradosso italiano

di Silvano Tommasoli - fotografie di Stefano CampostriniIl re è nudo

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Aprile 2012 27Società

Il re è nudo

la Cultura e anche la libertà di opinione, e quell’articolo 21 della nostra Carta costituzionale, che, ogni tanto, bisognerebbe rileggere. In più, significa pagare un prezzo di copertina “gonfiato”, ogni volta che non si accede allo sconto delle catene librarie.

Possibile che nell’Italia dei mille e uno garantismi, dove si trova sempre qualche scilipoto che promuova e faccia promulgare una legge per la tutela e la difesa della zanzara tigre (che, tra l’altro, non è nemmeno una specie autoctona) nessuno abbia pensato di difendere i templi della cultura più importanti? Proprio come le storiche librerie indipendenti – ce n’è almeno una, o due, in ogni città – oggi specie in via di estinzione.

A Verona abbiamo (o devo scrivere avevamo?) Ghelfi&Barbato, di Via Mazzini. Adesso, niente facili populismi né romanticismi d’effetto. Quando la libreria chiuderà, qualcuno perderà il lavoro. Ma è cosa alla quale siamo purtroppo abituati, in questi tempi di governi tecnici e «di concorrenza, di logiche di mercato e di dio denaro»; qualcun altro, perderà un luogo della memoria, ma anche questo non può e non deve essere un problema. Il vero guaio è

che tutti, ma proprio tutti, perderemo un luogo dell’anima, dove alimentare la mente e il cuore, dove continuare a far vivere lo spirito (che, il corpo, l’abbiamo già dato in appalto a cose che chiamano snack sushi e fast). All’angolo tra Via Mazzini e Via Scala ci faranno un bel negozio di

scarpe, anzi di mutande – ma quanti culi hanno gli italiani che comprano tutte ‘ste mutande? – con buona pace della Cultura e del signor Tremonti.

A nessuno fischiano le orecchie?

Le stesse orecchie che dovrebbero fischiare a molti, se affrontassimo, una volta per tutte, il problema della cultura e dell’arte nel Bel Paese.

Ci avete mai pensato al fatto che, se in Italia facessimo quattro semplicissime cose, potremmo non avere più problemi di Leggi finanziarie per tappare buchi economici? (Sì, lo so che sarebbe necessario, prima, tagliare le manine a quei politici che, i nostri quattrini, li scialacquano in mille maniere. Ma questo è un altro film, prossimamente sui nostri schermi…).

Vediamola, allora, questa check-list delle cose da fare. Primo, consolidare, restaurare e mettere in sicurezza i musei italiani esistenti.

Secondo, adibire a musei quei palazzi pubblici, abbandonati a sé stessi e all’incuria da decenni (qualcuno sa a cosa serva, in questo momento, l’ex carcere veronese del Campone? E Castel San Pietro? Vogliamo parlare dell’Arsenale?). Terzo, esporre in questi spazi le migliaia, avete letto bene ragazzi, ho scritto migliaia, di opere d’arte buttate – sì! Buttate! – nei magazzini dei nostri fatiscenti musei. Quarto, far pagare un vero biglietto d’ingresso, diciamo 18,00 euro, ai milioni di turisti che vengono in Italia soprattutto per vederne le preziose bellezze artistiche e si trovano musei chiusi per assenza di personale, per pioggia (Brera) per diosolosacosa. Adesso do i numeri, in ordine sparso. A Brera, per vedere il Cristo Morto di Mantegna, riescono a entrare circa 850.000 visitatori all’anno. Al Louvre, 18.000.000. Guardate gli zeri di differenza, e vi sentirete male. In quasi tutti i musei d’Europa, il biglietto d’ingresso costa 18 euro. In Italia, quasi sempre 8,00 euro. A volte, all’estero, ho pagato un biglietto per vedere poco o nulla. A Berlino, ho visitato la mostra dei Ritratti del Rinascimento: 20,00 euro di ingresso, 101 opere esposte delle quali oltre novanta di maestri italiani, moltissime provenienti in prestito da musei italiani: ne avevo visto la pubblicità sui principali quotidiani nazionali. Al Museo di Castelvecchio di Verona, si conservano almeno un migliaio di pregevoli opere che non hanno spazio per essere esposte.

Allora, svegliamoci! Salviamo la nostra vera ricchezza, la Cultura e l’Arte che da sempre il mondo ci invidia, ci ammira e ci saccheggia. Custodiamone i templi, siano librerie o musei, facendone il vero motore di un nuovo Rinascimento. Che di Braghettone ne abbiamo avuto già uno alla Cappella Sistina, ed è bastato!

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Aprile 201228 Società

Immaginate una professione dove il lavoro bisogna letteralmente mendi-carlo. E non parliamo di un lavoro che tutti possono svolgere o che è ben retribuito: si tratta di qualcosa che richiede grande professionalità, espone a notevoli rischi legali ed è, nella maggior parte dei casi, pagato al punto che non perderci è un gran risultato. Perché quello che fate è buono abbastanza perché altri ne traggano un guadagno, non voi.

Immaginate una preparazione du-rata anni e culminata in una laurea che, senza amicizie nel settore, è inu-tile. Qualcuno che non è mai andato all’università vi guarderà dall’alto

in basso, giudicando con sufficienza i vostri studi e offrendovi qualche collaborazione miserabile come per farvi un favore. Non contate nulla: siete dei poveri idioti.

Immaginate i sorrisi fra la compas-sione e lo scherno, i consigli di chi è già sistemato e vi invita a essere

umili, sempre più umili, come per convincervi che non valete nulla. Che vi promette, a compensa-zione di sforzi molto terreni, un futuro che sembra più spirituale ogni volta che viene menzionato.

Immaginate che qualcuno vi dica “devi fare il tuo lavoro in modo corretto ed etico, ma senza pe-stare i piedi a nessuno e cercan-do, quando ti verrà richiesto, di favorire chi ti indicheremo noi.” Naturalmente, in origine aveva-te scelto questa strada anche in nome della verità. Ma qui si tira a campare.

Immaginate un mondo set-tario, che celebra se stesso, dove tutti si danno grandi arie e si tributano grande rispetto per riflettere e amplificare quel-la che non è altro che la luce di un lumicino, la lampada voti-va di una professionalità morta da tempo. Un mondo dove tutti sanno, ma fingono di non sapere.

Immaginate una lunga cantile-na di “rifai, rifai, rifai”, perché ovviamente loro sanno come si fa, voi no. Non importa se, pro-fessionalmente, siete nati quan-do avete capito che quello che fanno loro non va bene, è disordinato, confuso, inutile: si è sempre fatto così, loro così hanno im-

parato a fare. Poco importa che i maestri fossero confusi e disordinati quanto loro.

Immaginate un mondo di-viso in due parti. Da una parte, circondata da mura ciclopiche, c’è la città del vi-zio, del parassitismo, dell’a-

buso. Dall’altra, la campagna pove-ra, infestata da mostri e banditi, di chi ha solo la propria buona volontà e comincia a capire che senza i sol-di non si fanno le rivoluzioni, tutt’al più si muore di fame. Ma va avanti lo stesso.

Immaginate tutto questo e forse, solo forse, avrete un’idea di come sia il magnifico mondo del giornalismo.

Viaggio immaginario per scoprire un’antico mestiere forse scomparso

I sepolcri

di Ernesto PavanStorie di ordinaria follia

Le immagini sono tratte da Flickr: quella in alto e a sx sono di Rodrigo Soldon, quella qui sotto è di Dominic Torrisi

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Aprile 2012 29Società

Houston, abbiamo un problema

Verona // aprile 2012

musica libri cinema

gaming fotografia

eventi

litfiba

pacifico

afterhours

John peter sloan

Page 32: Verona è cultura e società - Aprile 2012

Aprile 201230 Società

Fino a qualche tempo fa avrei do-vuto dar ragione a questo signore. Per tutti gli anni ‘90, il telefono era il fisso di casa, l’unico telefono di (e per) tutta la famiglia che, a una certa ora x di ogni santo giorno, sarebbe stato sequestrato dal/la figlio/a per l’abituale saluto all’altra metà della mela. «Mi ami? Ma quanto mi ami?» diventò il tormentone di un’indimen-ticabile pubblicità e, probabilmente, l’incubo di tanti mamme e papà ter-rorizzati dalle cifre delle bollette te-lefoniche. Oggi, nemmeno il fisso ha più la garanzia di avere il posto fisso: se il cellulare poteva essere visto ini-zialmente come un aiuto per smez-zare la mole di lavoro in famiglia, chissà come l’avranno presa quei po-veri telefoni nel vedersi ora superati e dimenticati.Per il bagno, posso solo confessare che in casa abbiamo la fortuna di averne due…È divertente poter ragionare di tele-ragionare di tele-foni e bagni. Anzi, è una questione di fortuna potersi prendere in giro e riconoscersi, anche solo in parte, in quella frase all’inizio dell’articolo. Perché non dev’essere piacevole sen-tirsi ripetere auguri di questo tipo: «Che tu possa diventare madre di un centinaio di figli maschi». Addirittu-ra un centinaio! Altroché la semplice formula «Auguri e figli maschi», una battuta così, tanto per dire, anche perché c’è poco da far gli schizzinosi di questi tempi, quando perfino le ci-cogne hanno poco lavoro. Maschio o femmina, non importa (o non dovreb-

be importare). In India, così come in altri Paesi del mondo, fiocco azzurro o fiocco rosa conta, eccome. La col-pa è di quattro lettere: d-o-t-e. Ecco come si spiega quell’augurio hindu in occasione delle nozze. «Se siete assillate da problemi di dote, telefonate a questo numero»: non è un aforisma, ma un messag-gio stampato qualche tempo fa su

milioni di cartoni di latte in India. Quanto può costare rispettare la tradizione, non solo in termini eco-nomici. Qui entra in gioco la dignità della persona, della donna e dei ge-nitori della sposa, costretti spesso a indebitarsi pur di garantire alla pro-pria figlia una dote adeguata. Fosse

almeno una soluzione una tantum, si potrebbe pensare che, dopo es-ser stati spremuti per bene, nessuno possa più pretendere nulla. Niente di più sbagliato, a quanto pare, se si verificano casi sempre più frequenti in cui, in India, i genitori dello spo-so, non contenti del corredo nuziale, reclamano nuove aggiunte. Un’e-storsione camuffata dietro l’etichet-

ta della “tradizione” che costa cara, parlando di vite umane: del resto, se la famiglia della sposa non soddisfa le pretese, è facile sbarazzarsi di una moglie che diventa un peso più che un affare. Delitti mascherati da in-cidenti domestici, magari cospargen-do la donna di benzina mentre è ai fornelli. Dōs, dōtĭs: da quanto ce la portiamo appresso? Pare che già i Longo-bardi rispettassero quest’usanza, con la quale le famiglie degli sposi concordavano quanta “roba” (case, gioielli, denaro, biancheria) doveva essere messa in gioco. Nel Medioe-vo, la dote doveva servire alla donna

In India, affare per alcuni, sacrificio per altri. E in Italia?

La dote è femmina

di Alice PeriniGiro giro tondo, io giro intorno al mondo

«Quando la figlia si sposa, il padre perde la dote, ma riguadagna il bagno e il telefono»Robert Lembke

Page 33: Verona è cultura e società - Aprile 2012

Nella pagina a fianco al centro un corteo matrimoniale nell’Italia meridionale di alcuni decenni fa. In questa pagina a sx un tipico abbigliamento delle spose indiane

Aprile 2012 31Società

Giro giro tondo, io giro intorno al mondo

come una sorta di ricompensa: non potendo vantare diritti sull’eredità, il corredo matrimoniale veniva con-siderato un “risarcimento”. Escluse dalla trasmissione di beni e castelli così come estromesse dalle attività

di commercio e artigianato, riserva-te agli uomini, la donna doveva ri-nunciava all’eredità in favore dei fra-telli: ormai, passata dalla potestà del padre a quella del marito, che motivi c’erano per pretendere dell’altro? E pensare che potrebbe essere così bello costruire, passo dopo passo, la propria dote. Certo, per prima cosa è necessa-rio superare l’ansia iniziale, dovuta ai prezzi di certa biancheria per la casa. Aggirarsi con il carrello vuoto in un capannone immenso che sputa lenzuola, asciugamani, tovaglie, co-priletto e tende da ogni angolo, sbir-ciare con nonchalance i cartellini dei prezzi senza lasciar trasparire alcu-na emozione (impossibile), dar retta alla commessa che fino a un secondo prima ti sembrava stesse parlando in italiano e che improvvisamente ti in-tontisce con “pelle d’uovo”, “percalle” e rasatello. Per fortuna, la dote è una questione da donne. Donne, al plu-rale: io, da sola, sarei scappata dal

negozio dopo due minuti. D’altronde, è così che è bella la tra-dizione: se condivisa e se vissuta con chi, per quella strada, c’è già pas-sato. E anche se i tempi cambiano e meno coppie scelgono di sposarsi, non importa, perché di asciugamani e di lenzuola c’è bisogno in entrambi i casi. Sta tutto nella nostra scelta, una del-le tante fortune di noi donne in Oc-cidente.

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Aprile 201232 Animali

Qui sopra il falco pellegrino, in basso il caratteristico kiwi della Nuova Zelanda.Nella pagina a fianco un primo piano di uno struzzo e un rondone ferito in mani accoglienti.I due disegni in queste pagine raffigurano le celebri “macchine volanti” di Leonardo

Sogno per l’umanità. Volare. Realtà per gli uccelli. Dal croccolone capa-ce di compiere una traversata tran-scontinentale dalla Svezia all’Africa sub-sahariana in 2 giorni e senza siesta, al colibrì, il più piccino del-la categoria; dal falco pellegrino, la “Ferrari” tra gli uccelli per la ve-locità in picchiata, ben 322 Km/h, all’albatro, la cui apertura alare può superare i 3 metri e mezzo: tutti vo-lano.

D’accordo, lo struzzo è un caso a parte. Non vola, ma una leggenda boscimane racconta che questo ani-

male, in principio, avesse la fortuna di guardare il mondo dall’alto ver-so il basso. A “tagliare le ali” all’ex gigante dell’aria è stato l’uomo: adocchiata una strana luce sotto l’ala dell’enorme pennuto e intui-to che poteva trattarsi di qualcosa di utile, i nostri antenati regalaro-

no all’umanità niente di meno che il fuoco e strapparono allo struzzo la meraviglia del volo. Lo struzzo, neanche a dirlo, si arrabbiò moltis-simo. I pinguini al Polo Sud, i Kiwi nelle foreste della Nuova Zelanda e il Kagu della Nuova Caledonia gli fanno compagnia, per terra.

Eppure, anche chi è nato per vo-lare deve imparare ad “andar per aria”. Quanto sia difficile per que-ste creature librarsi nel cielo non lo sappiamo, ma è certo che la troppa smania di seguire il proprio istinto può diventare un grosso rischio. Gran parte dei nidiacei, gli uccelli ancora implumi, abbandona sponta-neamente il nido, pur essendo anco-ra nutriti dai genitori, prima di aver appreso i segreti del volo. E in pri-mavera, stagione di esercitazioni, può capitare di trovarsi di fronte un principiante caduto dal nido. Avrà bisogno di aiuto? Se state fumando una sigaretta mentre valutate il da farsi, spegnetela! Gli uccelli sono

Qualche consiglio…al volo!Perché anche chi nasce con le ali, a volte, può aver bisogno di una mano

Amici mieidi Alice Perini

«È sempre difficile venire al mondo. Gli uccelli fanno fatica a uscire dall’uovo… bisogna trovare il proprio sogno perché la strada diventi facile»Hermann Hesse

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Aprile 2012 33Animali

Amici miei

molto sensibili alla nicotina, sostan-za che può causare loro avvelena-menti mortali.

Se il vostro istinto vi ha indotto a raccogliere il trovatello, fate atten-zione a non avvicinare troppo l’ani-male al viso: i nostri occhi appaiono enormi a un uccellino, che potrebbe scambiarli per quelli di un predato-re e, nel tentativo di difendersi da quella che per lui è una fonte di pe-ricolo, potrebbe beccarli.

Primo problema: come prendere in mano il pic-colo. La presa deve essere sicura e delicata al tempo stesso, evitando di strin-gerlo in pugno. Ricordate che l’istinto di fuga sugge-risce all’animale di scap-pare e di liberarsi dalla vostra mano; quindi, non cercate di afferrarlo per la coda, perché per divinco-larsi potrebbe perdere le timoniere, le piume della

coda, senza le quali diventa impos-sibile volare. Fate attenzione anche alle ali, poiché in questa parte del corpo le ossa sono fragili: se la pre-sa è scorretta, potreste procurare loro fratture.

Seconda fase: trovare un riparo. Una scatola di cartone con dei fori per l’aria andrà benissimo, mentre

sono sconsigliate gabbie e trasporti-ni per gatti; abbiate solo l’accortez-za di non esporre l’animale a corren-ti d’aria, a sbalzi di temperatura o di collocarlo in ambienti umidi, come la cucina o il bagno. Se il vostro ospite è un pulcino potete sistemare sotto la scatola una borsa d’acqua calda.

Scelto un posto tranquillo, cerca-te di capire se l’uccellino è ferito.

Controllate lo stato delle piume, le ali e la coda, tenendo presente che, in genere, i piccoli caduti dal nido non hanno nulla di patologico: qui si tratta solo di dar loro da mangiare!

Ecco il terzo punto: il vitto, acqua compresa, poiché spesso un volatile denutrito è anche disidratato. Cer-cate di farlo bere con una siringa

priva di ago o facendo scivolare di-rettamente dal vostro dito delle goc-ce d’acqua al becco dell’animale. Si tratta di un’operazione vitale, par-ticolarmente in estate, visto che gli uccelli sono sensibili ai colpi di calo-re. Non somministrate loro latte…è indigesto! Apprezzata sarà la carne macinata magra e (qui andiamo sul difficile) le camole della farina. Un pasto ogni 3 ore dalle 8 alle 20 do-vrebbe risollevare anche l’uccellino

più abbattuto.

Prove di volo nella sca-tola? Ali poco più lunghe della coda che frullano senza sosta? Serve una pista di decollo! Se l’uc-cellino è capace di alzarsi di qualche centimetro da terra senza il vostro aiuto, allora la forma è ottima e, una volta lanciato in aria, su un campo, prenderà il volo senza più cadute.

Voi? Siate orgogliosi del-

la sua conquista, che è in parte anche la vostra. In qualche modo, potrete dire di aver volato e «Una volta che avrete imparato a volare, camminerete sulla terra guardando il cielo perché è là che siete stati ed è là che vorrete tornare». Lo scrisse Da Vinci, che di volo se ne inten-deva…

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Aprile 201234 Sport

Gioco di squadra e raggiungimento di particolari obiettivi agonistici: due dei numerosi motori che muovono il mondo dello sport. Il primo elemento che abbiamo menzionato rappresenta una caratteristica visibile o riscontra-bile in ogni tipologia di competizione. Infatti, anche l’atleta che pratica in-dividualmente una gara è supportato da una schiera più o meno vasta di persone. Persone che lo aiutano, lo stimolano, lo festeggiano e lo conso-lano. Gente in grado di allenarlo e prepararlo fisicamente agli sforzi che dovrà affrontare. Gente che non lo lascia mai solo.

E lo scopo che sta alla base di tutto ciò è, nella maggior parte dei casi, l’ottenimento di una vittoria, di un trofeo. Il voler afferrare un risultato importante, per sé e per la comunità cui si appartiene. Voler dimostrare che l’aiuto ricevuto dagli altri è stato utile.

Il protagonista del nostro articolo è un personaggio particolare, che viag-gia sul proprio mezzo sportivo anche quando non si occupa direttamente di

sport. Parliamo di Vittorio Brumotti, campione indiscusso di bike trial e inviato di un programma satirico.

In questi giorni si trova lontano dall’Italia. Parecchio lontano. Assie-me alla sua bicicletta sta muovendo i primi “passi” per tentare di scala-re l’Everest. L’obiettivo, insomma, è portare le sue due ruote sulla monta-gna più alta del mondo. E, se la cima verrà raggiunta, tenterà di fare qual-che salto sulla ruota posteriore.

Alla base di un simile progetto vi sta una dura preparazione fisica e psicologica. Il corpo e la mente de-vono procedere all’unisono. Nei mesi precedenti alla partenza per l’Asia Brumotti si è allenato su alcune dif-ficili piste da sci italiane. Momenti che servono per capire la montagna, le insidie, i punti favorevoli o meno. Momenti che servono per apportare specifiche modifiche al mezzo che lo dovrà accompagnare in tale viaggio. Pertanto, non parliamo della medesi-

ma bicicletta abituata a saltare da un tetto all’altro.

Si tratta di una vera e propria im-presa, in cui l’uomo e la natura si affrontano, si confrontano e, perché no, si scambiano un aiuto reciproco. Ma fondamentale sarà l’aiuto che ri-ceverà ogni giorno dalle persone che lo seguiranno. Non si muoverà da solo. Le sue spalle saranno protette dall’esperienza di alcuni individui che hanno vissuto (o vivono ancora) lo sport come qualcosa di magico, di assoluto, di estremamente difficile e affascinante. La posta in palio qui è davvero alta, non è solo un gioco. Basterà avere le ruote ben piantate a terra, e la testa fissa sulle spalle.

Vittorio Brumotti, campione di bike trial, e il tetto del mondo: corpo, testa e ruote

Quattro salti sull’Everest, non con i piedi

di Daniele AdamiQuando il gioco si fa duro

Il bravo e simpatico “100% Brumotti” si accinge alla grande sfida con la natura e con sè stesso.La cima più alta del mondo lo attende

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Aprile 2012 35Sport

Quando il gioco si fa duro

Chi sostiene che per giocare a calcio è sufficiente avere gambe e piedi buo-ni si sbaglia. Occorrono resistenza fisica, tattica, visone di gioco, spirito di sacrificio e propensione all’aiuto verso i compagni in difficoltà. Ele-menti, questi, che sono indispensabi-li, forse ancora più importanti della caratteristica riportata nella prima frase.

Insomma, se da un lato non si può fare a meno degli arti inferiori se si vuol praticare uno sport simile, dall’altro tali parti del corpo servono a poco se non esiste un “con-torno” adatto e adeguato.

Qualche settimana fa è pas-sata una notizia, di grande impatto ma poco considera-ta dalla stampa. Gabriel Omar Ba-tistuta, ex calciatore di Fiorentina, Roma e Inter (e della nazionale ar-gentina) ha rilasciato un’intervista a un giornale francese in cui ha parla-to della sua situazione fisica.

Ha raccontato di un periodo in cui non era quasi più in grado di cammi-nare, di dolori acuti alle ginocchia, della sua lenta ripresa. Afferma che tuttora non riesce a correre e, di con-seguenza, non può giocare.

vengono messe in secondo piano. Ora Batistuta ha un ruolo dirigen-ziale presso la società sportiva del Colon, a Santa Fe. Il modo giusto di far vedere a tutti che oltre ai piedi buoni c’è dell’altro.

Le parole di Batistuta sulla sua salute e sulla sua vita: gol, gioie e anche dolore

C’è ancora uno sportivo

di Daniele Adami

Ci auguriamo che il grande goleador Batistuta possa tornare presto in forma per continuare la sua attività e lavorare per il bene del calcio

Non vogliamo ora soffermarci sulle possibili cause del suo stato di sa-lute, ma concentrarci sulla compo-nente umana dell’atleta. Sentire il bisogno di parlare di certi argomenti trascende tutto quello che avviene sul campo: i gol, le esultanze, le gioie o le delusioni dei tifosi. Queste cose

Stefano Campostrinigraphicdesigner_photoeditor

(+39)[email protected]

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In alto le meravigliose colorazioni di alcune spezie, al centro a sx una portata di zighini e qui sopra un piatto di sambussa

Aprile 201236 Cucina

In Italia ormai abbiamo visto di tut-to: dopo i sushi bar, i wok cinesi e le steak house argentine la nuova moda che impazza nel bel paese è rappre-sentata dai ristoranti africani. Rele-gati fino a qualche anno fa soltanto a Milano e Roma, questo tipo di cuci-na sta cominciando a propagarsi nel-le maggiori città italiane.

Uno degli stili più apprezzati è si-curamente la gastronomia etiope ed eritrea, che con le sue note spezziate porta la mente in posti esotici e lonta-ni. I locali, oltre a richiamare queste terre misteriose e calde nell’arreda-mento, propongono un modo nuovo e diverso di gustare i piatti. Nella tradizione africana, infatti, il cibo rappresenta un momento magico, di

pace e armonia. Un momento sacro e allo stesso tempo di allegria e pro-fonda unione. Mangiare il cibo con le mani, servendosi tutti dallo stesso piatto è una delle tradizioni più im-portanti, un’occasione di condivisio-ne tra i commensali.

Le cucine di Eritrea ed Etiopia han-no ritmi dettati dai tempi e dal favo-re delle stagioni. Sono caratterizzate dall’impiego di molti legumi com-binati con carne e pesce. Le spezie rappresentano, uno dei prodotti più importanti, sono elaborate in diverse miscellanee, spesso piccanti, di cui la

più nota è il berberè.

Al posto del pane si uti-lizza l’injera, una focaccia composta da una mistura di farine di manioca, mais e miglio. Di consistenza spugnosa, viene utilizzata sia come base per riporre le pietanze, che come mezzo per raccogliere i bocconcini di cibo e portarli alla bocca. Non è previsto l’utilizzo di forchette, per cui gli alimenti vengono serviti in piccoli pezzi e l’injera viene spezzata con le mani.

Su questa focaccia possono essere posti cibi a base di legumi o carne, ti-picamente stufata e aromatizzata.

La pietanza africana più conosciuta è sicuramente lo zighini, piatto nazionale per Eritrea, Etiopia e Somalia. Uno spezzatino di carne o pesce piccante, cotto in un intingolo di burro, cipolla, pomodoro e berberè.

Le verdure sono usate sia come accompagnamento

alla carne, che come piatto unico, ad esempio l’hamli, un misto di ortaggi cotto con le spezie.

In alcuni ristoranti per dare la possibilità di assaporare diverse specialità viene ser-vita un’injera sui cui vengo-no posti diversi piatti di car-ne, legumi e verdure.

Per chi volesse provare qualcosa di più leggero, esi-stono diversi antipasti, di cui il più diffuso è sicuramente la sambussa, un involtino multistrato di acqua e

farina, ripieno di carne macinata e spezie. Per completare la cena in vero stile africano non possono manca-re le bevande caratteristiche come i thè aromatizzati, il caffè con chiodi di garofano, e i liquori tradizionali a base di miele, aromi e radici.

Si tratta di piatti speziati e partico-lari, che certamente non potranno essere apprezzati da tutti, trattandosi di un tipo di cucina completamente diversa da quella italiana. Ma per chi volesse provare una nuova esperien-za sia a livello gustativo che cultura-le, o ritornare con la mente ai viaggi e alle atmosfere esotiche, sicuramente non potrà mancare una visita in uno di questi ristoranti, che nel loro pic-colo porteranno un pezzetto del calo-re africano nella primavera europea.

Eritrea, Etiopia e Somalia la nuova frontiera del gusto

Città che vai, ristorante etnico che trovi

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Page 39: Verona è cultura e società - Aprile 2012

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