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ARPA Emilia-Romagna – Sezione di Bologna Verifica sperimentale delle metodiche di campionamento degli elementi di Qualità Biologica, Macrobenthos e Diatomee bentoniche, applicata ai fiumi ai sensi della Direttiva 2000/60/CE Sezione Provinciale di Bologna Febbraio 2010

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Verifica sperimentale delle metodiche di campionamento

degli elementi di Qualità Biologica, Macrobenthos e Diatomee bentoniche, applicata ai fiumi ai sensi della

Direttiva 2000/60/CE

Sezione Provinciale di Bologna

Febbraio 2010

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Verifica sperimentale delle metodiche di campionamento degli

elementi di Qualità Biologica, Macrobenthos e Diatomee bentoniche, applicata ai fiumi ai sensi della Direttiva 2000/60/CE

Responsabili di Progetto: Dott.ssa Daniela Lucchini Laboratorio Integrato Sezione Provinciale di Bologna Dott.ssa Anna Maria Zapparoli Servizio Sistemi Ambientali Sezione Provinciale di Bologna

Gruppo di Lavoro: Alessandra Agostini, Andrea Bragalli, Maria Alessia Cavallari, Lucia Di Gregorio, Veronica Menna, Alberto Sommacal

Sezione Provinciale di Bologna

Hanno collaborato alla realizzazione del progetto: Elisabetta Russo, Giuseppe Gallinari, Laura Contardi, Bruno Bardetti Sezione Provinciale di Piacenza

Camillo Pedrelli , Barbara Gandolfi, Chiara Melegari Sezione Provinciale di Parma Silvia Franceschini, Davide Tonna, Federica Poli Sezione Provinciale di Reggio Emilia Anna Maria Manzieri, Daniela Corradini, Paola Bonini Sezione Provinciale di Modena Anna Maria Casadei, Francesco Ortali, Fabiola Morrone Sezione Provinciale di Forlì-Cesena Saverio Giaquinta, Fabrizio Bandini, Giovanna Savelli, Maurizio Sirotti

Sezione Provinciale di Ravenna

Alberto Capra, Patrizia Anelli, Cinzia Para, Paola Pellegrino, Vanessa Rinaldini,

Sezione Provinciale di Rimini

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INDICE

1. INTRODUZIONE 1

2. DESCRIZIONE DELLE ATTIVITÀ SVOLTE 2

2.1 Individuazione dei Corsi d’acqua e delle Stazioni di Prelievo da sottoporre allo studio 2

2.2 Attività di prelievo e di analisi 5

2.3 Altre attività di monitoraggio 12

3 CONSIDERAZIONI di FATTIBILITA': tempi e risorse 17

4 CONCLUSIONI 19

5 APPENDICE 1 Macrobenthos 20

6 APPENDICE 2 IFF 28

7 BIBLIOGRAFIA 34

Allegati Tecnici

Provincia Piacenza 1 Provincia Parma 78 Provincia Reggio Emilia 130 Provincia Modena 168 Provincia Bologna 204 Provincia Ravenna 315 Provincia Forlì-Cesena 386 Provincia Rimini 442

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1. INTRODUZIONE L’emanazione della Direttiva Europea 2000/60/CE (Unione Europea, 2000) rende necessario e obbligatorio un confronto ed un allineamento, sia a livello nazionale che a livello locale, delle strategie pianificate a tutela della qualità dei corpi idrici. Gli scopi ultimi della Direttiva sono quelli della tutela e del miglioramento della qualità ambientale attraverso il miglioramento e la protezione degli ecosistemi acquatici e l’utilizzo accorto e razionale della risorsa idrica promuovendone un utilizzo sostenibile. Il principale aspetto innovativo della Direttiva, che la caratterizza nei confronti di tutte le precedenti norme, è l’importanza riconosciuta agli elementi biologici degli ecosistemi acquatici. La valutazione dello stato ambientale è focalizzato sull’analisi delle comunità biologiche. Gli elementi biologici presi in esame dalla Direttiva rappresentano i diversi livelli trofici dell’ecosistema, Diatomee (fitobenthos) e Macrofite rappresentano i produttori primari, Macroinvertebrati e Pesci sono due livelli diversi di consumatori. Per ogni componente biologica è richiesto:

- monitoraggio della composizione tassonomica - rapporto tra taxa sensibili e tolleranti - valutazione della diversità all’interno della popolazione reperita - analisi della comunità in termini di abbondanze relative per evidenziare

eventuali squilibri tra taxa I parametri chimico-fisici, indicati come a supporto degli elementi biologici, misurano le condizione dei Nutrienti, l’Ossigenazione, la Salinità, lo Stato di Acidificazione e la Temperatura e quindi concorrono di fatto a descrivere e completare il monitoraggio biologico permettendo una migliore interpretazione dei risultati ottenuti dallo studio delle comunità reperite. Simili considerazioni devono essere fatte anche per gli elementi Idromorfologici, indicati come a supporto degli elementi biologici, ma che in verità sono in grado di descrivere la situazione ecologica nel suo complesso osservando le relazioni tra il sistema di acqua corrente e l’intero bacino idrografico circostante. Sono osservati elementi che gli indici biologici non prendono in considerazione, ma dai quali sono fortemente influenzati come l’uso del territorio, le pressioni puntiformi e diffuse, le strutture delle rive, l’ampiezza delle fasce riparie e la loro composizione vegetale. A livello nazionale la Direttiva è stata recepita parzialmente attraverso l’emanazione di decreti del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTMM):

- DL.vo n. 152/2006 “Norme in materia ambientale” (Italia,2006), - Decreto Ministeriale n° 131/2008 “ Criteri per la caratterizzazione dei corpi

idrici ( tipizzazione, individuazione dei corpi idrici,analisi delle pressioni)” (Italia,2008),

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- Decreto Ministeriale n° 56/2009 “Criteri per il monitoraggio dei corpi idrici e l’identificazione delle condizioni di riferimento” (Italia, 2009),

- Decreto “CLASSIFICAZIONE” All. 1 e All. 2 Parte III DL.vo 152/06 (Bozza)in via di emanazione

La Direttiva, pur avendo indicato e affidato un ruolo di primaria importanza agli indicatori biologici, non specifica le metodologie di analisi e demanda ai singoli Stati Membri la loro definizione. Questo ha reso necessario nella maggior parte dei casi, Italia compresa, studi di approfondimento per la stesura ex novo di metodiche o modifiche di metodi già in uso allo scopo di aggiornarli alle richieste della Direttiva . In Italia si sono costituiti gruppi di lavoro coordinati da Ispra (Istituto Superiore per la Protezione dell’Ambiente) che hanno prodotto protocolli per i metodi di campionamento per tutti gli elementi di qualità biologica L’applicazione di questi protocolli si è rivelata, su tutto il territorio italiano, molto difficile. Le problematiche di applicazione sono dovute a due ragioni principali, la prima è la scarsa conoscenza, tra gli operatori, della sistematica legata agli elementi biologici la seconda è rappresentata dalla poca chiarezza e dalle contraddizioni che accompagnano le metodiche stesse. 2. DESCRIZIONE DELLE ATTIVITÀ SVOLTE

2.1 Individuazione dei Corsi d’acqua e delle stazioni di prelievo da sottoporre

allo studio Per quanto riguarda l’indice che utilizza i macroinvertebrati bentonici i problemi di applicazione sono collegabili alla seconda tipologia di problematiche cioè la scarsa chiarezza delle procedure di monitoraggio Gli obiettivi che il Progetto fissava erano :

• valutare la applicabilità delle metodiche di campionamento ed analisi di macroinvertebrati bentonici;

• ottimizzare le diverse attività di campo e individuare le fasi critiche fonti di potenziali errori;

• valutare le risorse necessarie, in materiali strumentazione tempo e personale, per l’applicazione del nuovo monitoraggio;

• gettare le basi per una pianificazione della intera attività di monitoraggio; La pubblicazione del Decreto Ministeriale n° 131/2008 “ Criteri per la caratterizzazione dei corpi idrici ( tipizzazione, individuazione dei corpi idrici,analisi delle pressioni)” ha permesso la individuazione delle Tipologie fluviali su tutto il reticolo idrologico della nostra regione.

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L’attività di monitoraggio dei fiumi con l’utilizzo dei macroinvertebrati bentonici è una attività che conta, nella nostra regione, anni di esperienza con l’applicazione a partire dagli anni ’80 dell’IBE che ha prodotto, con la pubblicazione di numerosi Rapporti ambientali, un vasto numero di mappe di qualità biologica. Le conoscenze ambientali trasferite sul nuovo Reticolo Idrografico ha permesso di effettuare una scelta mirata nella individuazione dei siti di campionamento che ha prodotto una Rete regionale di Monitoraggio Sperimentale comprendente 11 Bacini con 22 Corpi Idrici e 28 Stazioni di Monitoraggio.

BACINO ASTA FLUVIALE STAZIONE PROVINCIA Tipo

TREBBIA F. TREBBIA Ponte Valsigiara Piacenza 10/2N TREBBIA F. TREBBIA Piancasale a valle Bobbio Piacenza 10/3N TREBBIA F. TREBBIA Pieve Dugliara Piacenza 6/4F NURE T. NURE Valle Biana Piacenza 6/3F TARO T. CENO Serravalle Parma 10/3N TARO F. TARO Oppiano di Gaiano Parma 6/4F PARMA T. BAGANZA Berceto Parma 10/1N ENZA T. ENZA Vetto d'Enza Reggio E. 10/3N ENZA T. ENZA S. Ilario d’Enza Reggio E. 6/4D F. SECCHIA T. SECCHIELLO Villaminozzo Reggio E. 10/2N F. SECCHIA T. MOCOGNO A valle Rossenna Modena 10/2N PANARO T.SCOLTENNA Ponte Luccio Modena 10/2N PANARO T. DARDAGNA Uscita parco Corno Scale Bologna 10/2N PANARO F. PANARO valle Ponte Chiozzo Modena 10/3N RENO T.LIMENTRA A monte Suviana Bologna 10/2N RENO T.LIMENTRA Chiusura bacino Bologna 10/2N RENO F. RENO Casalecchio Bologna 6/4D RENO T. SAMOGGIA A monte Savigno Bologna 10/ IN8 RENO T. SANTERNO Moraduccio Bologna 10/3N RENO T. SENIO Ponte Peccatrice Ravenna 10/2N RENO T. SINTRIA Fornazzano Ravenna 10/1N LAMONE F. LAMONE Castellina Ravenna 10/3N LAMONE F. LAMONE P.te Mulino Rosso Ravenna 6/3F FIUMI UNITI T.RABBI Castel dell'Alpe Forlì 10/1N FIUMI UNITI T. BIDENTE Mulino tre Fonti Forlì 10/2N FIUMI UNITI F.RONCO meandri f Ronco a Selbagnone Forlì 6/3F CONCA T. CONCA P.te strada per Marazzano Rimini 12 IN8 D CONCA T. CONCA Conca 3 Rimini 12 IN8 D

Le attività di prelievo hanno impegnato tutto il 2009, sono iniziate a maggio terminate a dicembre. Il monitoraggio è iniziato con notevole ritardo rispetto a quanto pianificato inizialmente a causa dell’andamento meteorologico.

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Abbondanti precipitazioni hanno caratterizzato la fine dell’inverno e buona parte della primavera determinando situazioni idrologiche di piena a cui ha fatto seguito un periodo di siccità che ha determinato situazioni idrologiche di magra in corsi d’acque perenni e di secca in corsi d’acqua temporanei. Per ottenere un risultato significativo il monitoraggio degli elementi biologici deve essere eseguito in situazioni idrologiche stabili in quanto occorre essere certi che i taxa catturati costituiscano l’effettiva comunità rappresentativa dell’ ambiente indagato. Per ogni Stazione di campionamento è stato effettuato :

• verifica della rappresentatività della Stazione Il sito di campionamento (stazione) deve essere rappresentativo della composizione in habitat del tratto fluviale a cui appartiene. E’ importante eseguire un sopralluogo su un tratto di almeno 500 metri allo scopo di verificare le principali caratteristiche idromorfologiche, tipo di substrato tipo di flusso, a verifica della rappresentatività della stazione di prelievo. La vegetazione riparia deve essere rappresentativa del tratto fluviale. Nelle immediate vicinanze non devono essere presenti strutture di origine antropica, in presenza di immissione di acque reflue il punto di campionamento va individuato in una zona dove il rimescolamento delle acque sia completo. In presenza di più alvei bagnati fissare il sito di campionamento all’interno del ramo in cui l’acqua è sempre presente.

• sopralluogo per l’accertamento della accessibilità in sicurezza

Sono stati individuati accessi che non presentavano rive molto ripide, evitando di scendere in fiume attraverso terreni scivolosi che potevano compromettere risalita sulle sponde. Si è evitato di individuare tratti con attraversamenti in acque profonde ad elevata velocità di corrente o tratti ad elevata deposizione di limo o argilla. Si è prestato attenzione ai siti soggetti a fluttuazioni di portate improvvise determinate da rilasci, in questi casi si è annotato l’obbligo di prendere contatti diretti con enti gestori per accertarsi dell’assenza di manovre nella giornata di prelievo.

• predisposizione di nuove Schede Monografiche

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Sono state redatte Schede informative della stazione contenenti tutte le informazioni descrittive del sito e della sua precisa collocazione (UTM), delle modalità di accesso e con indicazioni sulle difficoltà di approccio al campionamento . Nelle schede sono riportate informazioni sulla tipologia di appartenenza, sulla altitudine, distanza dalla sorgente, bacino sotteso e altre attività di monitoraggio eseguite sullo stesso sito.

2.2 Attività di prelievo e di analisi I prelievi eseguiti presso le stazioni di monitoraggio, hanno previsto attività volte a: A) valutare la applicabilità delle nuove procedure di campionamento ed analisi di macroinvertebrati bentonici Una delle maggiori perplessità che gli operatori del settore hanno mosso al nuovo metodo di campionamento, multihabitat/quantitativo, ( IRSA-CNR n°1 marzo 2007 e APAT 2008 ) riguardava il timore che la procedura dimostrasse scarsa attendibilità nel monitorare tutte le nicchie ecologiche rappresentate nel sito e presentasse di conseguenza una bassa capacità di cattura dal punto di vista quantitativo. I dubbi in merito sono stati risolti, quasi totalmente, eseguendo campioni in parallelo con l’ IBE, metodo a fino ad ora utilizzato per la classificazione della qualità ambientale, applicato sia come da metodica che con il conteggio di tutti gli individui catturati. Le liste faunistiche ottenute dai due diversi metodi di campionamento si sono rivelate sovrapponibili sia in numero di taxa catturati che in numero di individui contati con degli scostamenti da ritenersi non significativi , numericamente sempre all’interno dello stesso ordine di grandezza.

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STAR _ICMi

IBE QUANT.vo

STAR _ICMi

IBE QUANT.vo

Limentra P.te Verzuno POOL

Numero di individui

Limentra Bargi POOL

Numero di individui

Plecotteri Leuctra 548 684 Plecotteri Leuctra 34 40 Efemerotteri Baetis 39 44 Perla 1 1 Caenis 0 1 Efemerotteri Baetis 15 10 Ecdyonurus 27 23 Ecdyonurus 13 31 Ephemerella 87 103 Ephemerella 35 58 Habroleptoides 15 12 Rhitrogena 0 20 Tricotteri Hydropsychidae 6 5 Habrophlebia 55 64 Rhyacophilidae 9 10 Ephemera 3 1 Limnephilidae 3 4 Heptagenia 6 0 Policentropodidae 8 7 Tricotteri Hydropsychidae 7 10 Philopotamidae 3 3 Rhyacophilidae 0 1 Coleotteri Elmidae 30 39 Beraidae 8 4 Helodidae 2 0 Limnephilidae 20 13 Driopidae 1 1 Sericostomatidae 13 8 Ditteri Tabanidae 2 3 Policentropodidae 1 5 Chironomidae 53 37 Philopotamidae 3 5 Ceratopogonidae 8 32 Coleotteri Elmidae 10 20 Athericidae 0 2 Gyrinidae 1 0 Limonidae 24 13 Ditteri Tabanidae 3 1 Oligocheti Lumbricidae 2 2 Simulidae 2 0 Tubificidae 14 12 Ceratopogonidae 5 4 Naididae 3 2 Athericidae 2 0

Oligocheti Lumbricidae 0 1 Tubificidae 50 9

LISTA FAUNISTICA 20 21 LISTA FAUNISTICA 21 20 N° INDIVIDUI CATTURATI 884 1039 N° INDIVIDUI CATTURATI 287 306

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STAR _ICMi

IBE QUANT.vo

STAR _ICMi

IBE QUANT.vo

Silla Pianaccio POOL

Numero di individui

Dardagna Farnè

Numero di individui

Plecotteri Leuctra 105 127 Plecotteri Leuctra 285 203 Dinocras 20 6 Dinocras 6 12 Protonemura 42 31 Perla 1 1 Efemerotteri Baetis 60 96 Protonemura 11 13 Ecdyonurus 11 18 Efemerotteri Baetis 138 116 Ephemerella 69 76 Ecdyonurus 10 16 Habroleptoides 129 148 Ephemerella 46 36 Tricotteri Hydropsychidae 17 9 Rhitrogena 3 5 Rhyacophilidae 8 4 Habroleptoides 75 65 Limnephilidae 1 5 Ephemera 3 1 Philopotamidae 9 10 Tricotteri Hydropsychidae 37 25 Coleotteri Elmidae 44 23 Rhyacophilidae 4 8 Helodidae 6 6 Beraidae 13 7 Driopidae 1 0 Limnephilidae 18 8 Hydraenidae 17 6 Policentropodidae 1 0 Ditteri Tabanidae 1 1 Philopotamidae 9 24 Simulidae 12 7 Coleotteri Elmidae 11 17 Chironomidae 89 75 Ditiscidae 1 1 Ceratopogonidae 1 4 Hydraenidae 5 5 Athericidae 81 60 Ditteri Tabanidae 2 3 Limonidae 10 4 Chironomidae 20 46 Dixidae 2 0 Ceratopogonidae 3 6 Oligocheti Lumbriculidae 2 0 Athericidae 45 28 Tubificidae 4 1 Limonidae 10 13 Naididae 2 0 Stratyomidae 0 1 Altri Gordiidae 2 0 Oligocheti Lumbriculidae 1 0 Lumbricidae 3 7

LISTA FAUNISTICA 26 21 LISTA FAUNISTICA 26 25 N° INDIVIDUI CATTURATI 745 717 N° INDIVIDUI CATTURATI 761 667

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B) ottimizzare le diverse attività di campo allo scopo di individuarne le fasi critiche fonti di potenziali errori. La metodica ( Vedi Metodica in Appendice 1)si applica ai FIUMI GUADABILI: tratti fluviali dove è possibile, in sicurezza, accedere a porzioni di alveo sufficientemente estese e tali da consentire di raggiungere tutti i principali microhabitat rappresentativi del sito per il campionamento. Tale caratteristica deve essere costante per la maggior parte dell’anno. Obiettivo del prelievo è la raccolta di macroinvertebrati in maniera proporzionale alla presenza degli habitat, minerali e biotici, individuati e quantificati prima del campionamento. La quantificazione dei microhabitat più rappresentativi del tratto fluviale, selezionati in relazione alla loro presenza percentuale, è registrata nella scheda di campo stabilendo così il numero delle repliche da eseguire . I campionamenti sono stati effettuati su superfici di 1 m2 o di 0,5 m2 eseguendo 10 Unità di Campionamento (repliche) ciascuna di area rispettivamente pari a 0,1 m2 o 0,05 m2. Per la scelta delle superfici di campionamento ( 1 o 0,5 m2 ) ci si è attenuti alla tabella di IRSA-CNR 2007.

Idroecoregione (HER) Superficie

Campionamento (m2)

Riffle/Pool/ *Generico

6 - Pianura Padana 0,5 G 10 - Appennino Settentrionale 1 Pool/G 12 - Costa Adriatica 0,5 Pool/G

*Generico indica che il campionamento prescinde dal riconoscimento della sequenza Riffle/Pool e che le repliche di Campionamento vengono distribuite in maniera proporzionale in un GENERICO tratto Rappresentativo La sequenza Riffle/Pool si riconosce in fiume per essere costituita da due aree contigue che presentano caratteristiche di turbolenza, profondità, granulometria del substrato e carattere deposizionale/erosionale comparativamente diverso. I campionamenti sono stati eseguiti in Pool e Riffle tenendoli separati e all’interno dei due mesohabitat sono state registrate separatamente le catture risultanti dalle repliche (10+10) dei singoli microabithat. Sulle stazioni appartenente alle Idroecoregioni Appennino Settentrionale (HER 10) e Costa Adriatica (HER 12) si è proceduto all’individuazione dei mesohabitat Pool e

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Riffle e, dove questi erano ben riconoscibili, si sono eseguite 10+10 repliche ottenendo in questo modo 2 liste faunistiche separate . Sulle stazioni della Idroecoregione Pianura Padana (HER 6), si è campionato in mesoabithat Generico 10 repliche ottenendo una sola lista faunistica. I livelli di determinazione che sono stati adottati sono di Famiglia e Genere. Questo livello di identificazione secondo le indicazioni normative(*) permetterà di classificare in monitoraggio Operativo per il quale è richiesto il livello di famiglia, ma solo in parte in monitoraggio di Sorveglianza dove per alcuni Efemerotteri sarà richiesto il livello di Unità Operazionale. E’ il livello utile per la definizione delle Unità Sistematiche dell’ Indice Biotico Esteso (I.B.E.). Questo ci ha permesso calcolare il valore IBE presso ogni stazione campionata. I risultati ottenuti sono sempre riportati nelle Schede di Campionamento. (*) IRSA –CNR Notiziario dei metodi analitici , Marzo 2007 All. 1 e All. 2 Parte III DL.vo 152/06 (Bozza)

GRUPPI FAUNISTICI

LIVELLI di DETERMINAZIONE

TASSONOMICA Plecoteri Genere Tricotteri Famiglia

Efemerotteri Genere Coleotteti Famiglia Odonati Genere Ditteri Famiglia

Eterotteri Famiglia Crostacei Famiglia

Gasteropodi Famiglia Bivalvi Famiglia

Tricladi Genere Irudinei Genere

Oligocheti Famiglia Altri taxa da considerare

Sialidae (Megalotteri) Osmylidae (Planipenni) Prostoma (Nemertini) Gordiidae (Nematomorfi)

L’ampiezza dei tratti su cui effettuare il campionamento, secondo le indicazioni dei metodi (Ispra e Irsa-CNR), pur dipendendo principalmente dalla larghezza dell’alveo bagnato e dalla variabilità degli habitat, non dovrebbe essere inferiore a 15 metri di lunghezza. Nell’ambito del progetto la maggior parte dei corsi d’acqua presenta un’ ampiezza di alveo bagnato per cui è stato sempre possibile individuare con facilità i tratti idonei al campionamento. In alcuni casi, piccoli corsi d’acqua di alto Appennino con sequenze di pool/riffle omogeneamente alternate, ma di ampiezza longitudinale di 2-3 metri si è scelto di campionare su due Pool e due Riffle. In presenza di ampi alvei all’interno dei quali il fiume divaga formando canali intrecciati il sito di campionamento è stato individuato in quel/i ramo/i in cui l’acqua risulta sempre presente.

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Riconoscimento e conta/stima degli individui della comunità macrobenthonica catturata sono attività che sono state tutte eseguite in campo, sono stati portati in laboratorio per indagini microscopiche solo quegli individui con caratteri identificativi di difficile osservazione. Molti possono essere i punti critici all’interno del processo di campionamento che potrebbero determinare sostanziali errori di classificazione finale. - Dovendo campionare in modo proporzionale alla presenza dei microhabitat, e dovendo distribuire le 10 repliche tra microhabitat presenti almeno con quote pari al 10% il timore iniziale degli operatori è stato quello di non essere in grado di produrre valutazioni omogenee. Questo problema si è rivelato superabile grazie all’esperienza pregressa degli operatori. Dopo alcuni campionamenti si è visto che tali valutazioni si allineavano e che in caso di valutazioni non coincidenti le differenze erano sempre assegnabili nell’ambito dei microhabitat maggiormente rappresentati. Nessuno ha scartato microhabitat presenti in percentuali basse. - Un altro passaggio critico è costituito dalla poca chiarezza, nei testi di Ispra, circa la scelta degli strumenti di campionamento da utilizzare (retino Surber e retino Immanicato). Il retino Surber presenta, in alcuni ambienti, una capacità di cattura inferiore a quello Immanicato. E’ molto difficile eseguire campionamenti corretti con Surber in acque profonde più di 50 centimetri. Inoltre l’utilizzo del Surber per campionare substrati a megalithal (> 40cm) e a macrolithal (>20 cm) si è rivelato poco duttile dimostrando scarsa capacità di cattura con risultati non attendibili per difetto. La nostra scelta è stata quella di utilizzare il retino Immanicato nei substrati di grandi dimensioni (mega/macrolithal) e adottare il retino Surber per tutte le altre tipologie di microhabitat. - E’ stata redatta una Scheda di campo a “griglia” studiata per facilitare la registrazione dei conteggi degli individui raccolti con l’intento di evitare gli errori di omissione e al contempo modulata in maniera tale da permettere la sua compilazione anche ad operatori meno esperti.

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9

?

8

18

7

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?

5

23

4

19

3

22

2

20

TaeniopteryxSiphonoperlaProtonemuraPerlodesPerlaNemurellaNemoura

Leuctra

IsoperlaDyctiogenusDinocrasChloroperlaCapniaBrachypteraAmphinemura

PLECOTTERI

Famiglia / GenereOrdine

SCHEDA di CAMPOSCHEDA di CAMPOSCHEDA di CAMPO

U.S. in ORDINE

ALFABETICO

U.S. in ORDINE

ALFABETICO

MACROLITHALMACROLITHAL MESOLITHALMESOLITHAL

MICROHABITATSEPARATI

MICROHABITATSEPARATI

VASCHETTESUB-CAMPIONIVASCHETTE

SUB-CAMPIONI

OMISSIONE Di CONTA

OMISSIONE Di CONTA

- L’attività di riconoscimento e conta degli individui catturati rappresenta una delle fasi più importanti dell’intero processo e richiede la presenza di operatori con un elevato livello di conoscenza nel riconoscimento del macrobenthos. Il materiale raccolto è stato riconosciuto e contato in campo utilizzando per l’osservazione delle vaschette bianche del tipo sviluppo fotografico delle dimensioni 30x20 cm all’interno delle quali è stato analizzato parte del materiale campionato fino all’esaurimento del campione stesso. La quantità di materiale osservato all’interno di queste vaschette è sempre una quantità standard tale da non superare in altezza le costolature presenti sul fondo dei contenitori. In questo modo gli individui particolarmente mobili vengono “segregati” all’interno delle aree orizzontali facilitandone la conta. - L’utilizzo di buone lenti di ingrandimento si è rivelato indispensabile per osservare particolari utili alla classificazione in campo di alcuni taxa. Sono stati raccolti e portati in laboratorio quegli esemplari assegnabili a taxa per la cui classificazione è necessario osservare parti non identificabili ad occhio nudo e che necessitano quindi di una accurata osservazione al microscopio (osservazione dei segmenti dei palpi mascellari ecc.). L’osservazione microscopica in laboratorio si è rivelata utile per la conferma di alcuni generi di Plecotteri ed Efemerotteri , ma anche per confermare alcune famiglie di Tricotteri e Odonati. Rivestirà ancora più importanza con la raccolta di molti più individui da confermare in laboratorio quando, per i campionamenti in Sorveglianza e Referens, occorrerà individuare le Unità operazionali.( All. 1 e All. 2 Parte III DL.vo 152/06 Bozza) Tutti i campionamenti sull’intero territorio regionale sono stati eseguiti dallo stesso gruppo di operatori che hanno affiancato i colleghi delle diverse sezioni provinciali. In questo modo si sono raggiunti due fondamentali obiettivi :

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• tutti i campionamenti sono stati eseguiti adottando le stesse soluzioni a fronte di criticità per cui i risultati ottenuti sono comparabili tra loro

• tutti gli operatori della regione sono stati formati, in campo e sulle proprie realtà territoriali, nell’adottare le medesime soluzione procedurali.

Le schede compilate con le Liste faunistiche e i giudizi di qualità IBE sono inserite nell’allegato tecnico.

2.3 Altre attività di monitoraggio - DIATOMEE Presso ogni stazione di monitoraggio sono stati eseguiti prelievi di Diatomee bentoniche. Il Decreto Ministeriale n° 56/2009 “Criteri per il monitoraggio dei corpi idrici e l’identificazione delle condizioni di riferimento” indica di eseguire questo prelievo in concomitanza con quello del macrobenthos. Il prelievo è abbastanza semplice, ma occorre individuare, all’interno del sito di campionamento, la tipologia di substrato idoneo al prelievo. I substrati possono essere di varia natura :

• substrati duri naturali mobili • substrati artificiali • vegetazione acquatica, macrofite emergenti o macrofite/macroalghe

sommerse • substrati artificiali da posizionare

I campioni raccolti sono stati sempre prelevati su substrati duri naturali mobili (ciottoli). La scelta del microhabitat viene effettuata tenendo conto della :

• velocità della corrente • dell’ombreggiatura • della profondità dell’acqua.

L’area su cui si effettua il prelievo, con l’ausilio di uno spazzolino, non deve essere inferiore a 100 cm2 Ai fini di una caratterizzazione di maggior dettaglio della stazione, sono stati rilevati ed annotati sulla scheda di rilevamento e registrazione dei dati i valori relativi ad alcuni parametri come :

• descrizione del substrato campionato • parametri idro-morfologici granulometria, corrente e torpidità • parametri fisico-chimici T°, Conducibilità, pH , Ossigeno disciolto e Nutrienti

questi ultimi sono indispensabili per la valutazione dell’Indice Diatomico.

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Il materiale prelevato è stato conferito al laboratorio dove, dopo 12-18 ore di sedimentazione viene trattato per bloccare la moltiplicazione delle diatomee. E’ stato quindi sottoposto a digestione di tutta la sostanza organica, e a ripetuti lavaggi e centrifugazioni allo scopo di ottenere un campione stabile di frustali di diatomee. Questa attività di preparativa richiede un impegno di lavoro di tre-quattro ore, è possibile trattare più campioni contemporaneamente. L’attività analitica è svolta al microscopio ottico e prevede il riconoscimento da parte di un operatore esperto delle specie diatomiche. Devono essere contati 400 frustuli diatomici per ogni campione e la classificazione è a livello di specie. Vengono restituite liste faunistiche. Per quanto riguarda lo stato dell’arte circa questo indicatore, sono stati prelevati e preparate almeno un campione, in molti casi due, per ogni sito campionato. I campioni hanno subito tutti l’attività di preparazione e sono stati fissati. Si prevede un ulteriore periodo di studio e formazione degli operatori per giungere alla determinazione di tutte le specie presenti presso le nostre stazioni di monitoraggio e la stesura delle liste diatomiche. - PARAMETRI CHIMICO/FISICI a SUPPORTO Presso ogni stazione di monitoraggio sono state effettuate misure ed eseguiti prelievi di acqua per analisi chimiche. Secondo il “Protocollo APAT per il campionamento dei parametri fisico-chimici a sostegno degli elementi biologici nei corsi d’acqua superficiali” i parametri sono: - Condizioni termiche (temperatura dell’acqua, temperatura dell’aria). - Condizioni di ossigenazione (ossigeno disciolto, BOD, COD). - Salinità (conducibilità, Ca2+, solidi sospesi). - Stato di acidificazione (pH). - Alcalinità - Condizioni dei nutrienti (azoto nitrico, azoto nitroso, azoto ammoniacale, azoto totale, fosfato inorganico, fosforo totale) Tali parametri sono stati rilevati su tutti i campioni di acqua prelevata presso tutte le stazioni . Alcuni di questi, come il pH, la conducibilità, la temperatura dell’acqua e dell’aria e l’ossigeno disciolto, sono stati effettuati in campo con l’ausilio di una sonda multiparametrica e altri in laboratorio.

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- INDICE di FUNZIONALITA’ FLUVIALE (IFF) La scelta di applicare in questa Rete Sperimentale l’IFF (Vedi Metodica in Appendice 2)è stata dettata dalla assenza di altre metodologie ufficiali Apat, ma soprattutto in quanto l’indice è inserito nell’elenco delle best practices, ovvero l’elenco europeo degli indici nazionali ritenuti più utili per definire la qualità e, in questo caso, la funzionalità di un ecosistema fluviale secondo quanto suggerito dalla Direttiva 2000/60/CE. L’Indice di Funzionalità Fluviale si può applicare a qualunque ambiente d’acqua corrente, sia di montagna che di pianura, ma non trova applicazione negli ambienti di transizione e di foce e nelle acque ferme. E’ un metodo finalizzato al rilievo dello stato complessivo dell’ambiente fluviale e alla valutazione della sua funzionalità che non necessariamente si sovrappone a “naturalità”, intesa come risultato della sinergia e dell’integrazione di un’importante serie di fattori presenti nell’ecosistema acquatico e in quello terrestre ad esso collegato. Fornisce un giudizio sintetico che tiene conto di un ampio ventaglio di elementi ecosistemici, biotici ed abiotici, ed indaga l’insieme dei processi coinvolti nelle dinamiche fluviali, sia fisiche che biologiche. Le informazioni che si ricavano sono relative al territorio circostante e alle condizioni vegetazionali delle zone perifluviali, alla struttura e morfologia delle zone perifluviali e dell’alveo. Permettono inoltre valutazioni sull’ idoneità ad ospitare la fauna ittica e ad individuare la diversificazione idromorfologica. Solo a luglio 2009 ISPRA ha reso disponibile, in bozza, un documento “Proposta metodologica per l’analisi e la valutazione degli aspetti idromorfologici” che comprende sia una guida per la valutazione del Regime Ideologico che per le Condizioni Morfologiche. Questo ultimo documento prevede una raccolta di osservazioni in campo articolate in tre segmenti :

1) Funzionalità geomorfologica

2) Artificialità

3) Variazioni morfologiche

con valutazioni diverse a seconda delle Tipologie dei corsi d’acqua. Gli IFF rispondono completamente al primo segmento, Funzionalità geomorfologica, per cui le informazioni raccolte fino ad ora dovranno essere in seguito incrementate con le osservazioni da raccogliere per soddisfare i restanti due segmenti. L’IFF è una metodologia che non richiede una strumentazione sofisticata, ma un requisito fondamentale è la competenza degli operatori, che devono essere in

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possesso di un’adeguata conoscenza dell’ecologia fluviale e delle dinamiche funzionali di un ecosistema fluviale ed essere in grado di effettuare una lettura critica dell’ambiente, distaccandosi da una visione puntuale e di dettaglio. Come prima azione si è proceduto allo studio preliminare dell’ambiente oggetto dell’indagine, attraverso l’utilizzo della cartografia necessaria che ha portato alla individuazione dei tratti più rappresentativi dei corsi d’acqua in esame. L’indice è stato applicato in ognuna delle stazioni di campionamento e la rilevazione è stata effettuata in contemporanea alle indagini biologiche . Le schede compilate con le valutazioni e i giudizi di qualità sono inserite nell’allegato tecnico.

CORSO D'ACQUA: TORRENTE LOCALITA’ : DATA :… ………. CODICE :……………………

SEZIONE PROVINCIALE BOLOGNA

BACINO FIUME RENO SCHEDA I.F.F.

QUOTA :………………………. TRATTO :………. metri ALVEO MORBIDA : Metri COORDINATE:

SCHEDA N° :…… FOTO N° :…

sponda Dx Sx

1. Stato del territorio circostante a) Assenza di antropizzazione 25 25 b) Compresenza di aree naturali e usi antropici del territorio 20 20 c) Colture stagionali e/o permanenti, urbanizzazione rada 5 5 d) Aree urbanizzate 1 1 2. Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria a) Compresenza di formazioni riparie complementari funzionali 40 40 b) Presenza di una sola o di una serie semplificata di formazioni riparie 25 25 c) Assenza di formazioni riparie ma presenza di formazioni comunque funzionali 10 10 d) Assenza di formazioni a funzionalità significativa 1 1 2bis Vegetazione presente nella fascia perifluviale secondaria a) Compresenza di formazioni riparie complementari funzionali 20 20 b) Presenza di una sola o di una serie semplificata di formazioni riparie 10 10 c) Assenza di formazioni riparie ma presenza di formazioni comunque funzionali 5 5 d) Assenza di formazioni a funzionalità significativa 1 1 3. Ampiezza delle formazioni funzionali presenti in fascia perifluviale a) Ampiezza cumulativa delle formazioni funzionali maggiore di 30 m 15 15 b) Ampiezza cumulativa delle formazioni funzionali compresa tra 30 e 10 m 10 10 c) Ampiezza cumulativa delle formazioni funzionali compresa tra 10 e 2 m 5 5 d) Assenza di formazioni funzionali 1 1 4. Continuita' delle formazioni funzionali presenti in fascia perifluviale a) Sviluppo delle formazioni funzionali senza interruzioni 15 15 b) Sviluppo delle formazioni funzionali con interruzioni 10 10 c) Sviluppo delle formazioni funzionali con interruzioni frequenti o solo erbacea continua consolidata o solo arbusteti a dominanza di esotiche infestanti

5 5

d) Suolo nudo, popolamenti radi 1 1

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5. Condizioni idriche a) Regime perenne con portate indisturbate e larghezza dell’alveo bagnato > 1/3 dell’alveo di morbida 20 b) Fluttuazioni di portata indotte di lungo periodo con ampiezza dell’alveo bagnato < 1/3 dell’alveo di morbida o variazioni del solo tirante idraulico

10

c) Disturbi di portata frequenti o secche naturali stagionali non prolungate o portate costanti indotte 5 d) Disturbi di portata intensi, molto frequenti o improvvisi o secche prolungate indotte per azione antropica

1

6. Efficienza di esondazione a) Tratto non arginato, alveo di piena ordinaria superiore al triplo dell’alveo di morbida 25 b) Alveo di piena ordinaria largo tra 2 e 3 volte l’alveo di morbida (o, se arginato, superiore al triplo) 15 c) Alveo di piena ordinaria largo tra 1 e 2 volte l’alveo di morbida (o, se arginato, largo 2-3 volte) 5 d) Tratti di valli a V con forte acclività dei versanti e tratti arginati con alveo di piena ordinaria < di 2 volte l’alveo di morbida

1

7. Substrato dell’alveo e strutture di ritenzione degli apporti trofici a) Alveo con massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati ( o presenza di fasce di canneti o idrofite ) 25 b) Massi e/o rami presenti con deposito di materia organica ( o canneto o idrofite rade e poco estese ) 15 c) Strutture di ritenzione libere e mobili con le piene ( o assenza di canneto e idrofite ) 5 d) Alveo di sedimenti sabbiosi o sagomature artificiali lisce a corrente uniforme 1 8. Erosione a) Poco evidente e non rilevante o solamente nelle curve 20 20 b) Presente sui rettilinei e/o modesta incisione verticale 15 15 c) Frequente con scavo delle rive e delle radici e/o evidente incisione verticale 5 5 d) Molto evidente con rive scavate e franate o presenza di interventi artificiali 1 1 9. Sezione trasversale a) Alveo integro con alta diversità morfologica 20 b) Presenza di lievi interventi artificiali ma con discreta diversità morfologica 15 c) Presenza di interventi artificiali o con scarsa diversità morfologica 5 d) Artificiale o diversità morfologica quasi nulla 1 10. Idoneità ittica a) Elevata 25 b) Buona o discreta 20 c) Poco sufficiente 5 d) Assente o scarsa 1 11. Idromorfologia a) Elementi idromorfologici ben distinti con successione regolare 20 b) Elementi idromorfologici ben distinti con successione irregolare 15 c) Elementi idromorfologici indistinti con preponderanza di un solo tipo 5 d) Elementi idromorfologici non distinguibili 1 12. Componente vegetale in alveo bagnato a) Perifiton sottile e scarsa copertura di macrofite tolleranti 15 b) Film perifitico tridimensionale apprezzabile e scarsa copertura di macrofite tolleranti 10 c) perifiton discreto o ( se con significativa copertura di macrofite tolleranti ) da assente a discreto 5 d) Periphyton spesso e/o elevata copertura di macrofite tolleranti 1 13. Detrito a) Frammenti vegetali riconoscibili e fibrosi 15 b) Frammenti vegetali fibrosi e polposi 10 c) Frammenti polposi 5 d) Detrito anaerobico 1 14. Comunità macrobentonica a) Ben strutturata e diversificata, adeguata alla tipologia fluviale 20 b) Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto all’atteso 10

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c) Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all'inquinamento 5 d) Assenza di una comunità strutturata, presenza di pochi taxa, tutti piuttosto tolleranti l’inquinamento

1

PUNTEGGIO TOTALE

LIVELLO DI FUNZIONALITA' 3- CONSIDERAZIONI DI FATTIBILITÀ: tempi e risorse Le difficoltà nella interpretazione delle attività di prelievo sono state affrontate e risolte ricorrendo alle esperienze e conoscenze sull’ecologia degli ambiente fluviale e sulla biologia delle comunità bentoniche accumulata negli anni dal personale di Arpa. Si ritiene che le attività eseguite in parallelo per testare le scelte procedurali siano state utili e ben mirate permettendoci di fugare molti dubbi e nel contempo hanno messo in luce altre problematiche che altrimenti sarebbero state ignorate. L’applicazione della nuova procedura di prelievo per il macrobenthos deve essere assolutamente standardizzata circa gli strumenti di prelievo e lo smistamento del campione, la separazione in campo, che prevede lunghi tempi di attività, deve essere eseguita disponendo di supporti di appoggio, tavolino e sedie, comodi e di facile trasporto. Diventa assolutamente indispensabile l’adozione di una copertura mobile per ripararsi dal sole o dalla pioggia. Il campionamento in acqua deve essere eseguito in sicurezza. Occorrerà studiare tutte le misure idonee da adottare al riguardo, tenendo conto comunque della necessità di doversi muovere agevolmente in acqua e che, quindi, i dispositivi di sicurezza da adottare non dovranno impedire i movimenti per non rivelarsi più negativi che di supporto. - Risorse umane e Tempi per le attività esterne La squadra che opera deve essere composta come minimo da tre persone. Risulta indispensabile che almeno due operatori siano degli esperti in macrobentos. Il terzo operatore, che può non essere esperto in macrobentos :

- è formato per le attività di prelievo in acqua con i retini surber e immanicato ( i prelevatori devono essere due)

- è indispensabile per velocizzare la compilazione delle schede a griglia per la registrazione dei conteggi eseguiti dai due esperti.

- è formato per eseguire i prelievi dei campioni di acqua e per determinare i parametri che possono essere eseguiti con sonde da campo.

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- è formato per eseguire i prelievi di diatomee, queste due operazioni (Diatomee e Prelievo chimico) sono eseguite dall’operatore in tempi che parzialmente si sovrappongono all’attività di separazione del macrobenthos.

Considerando di operare con una squadra come sopra descritta si procede nelle attività secondo lo schema sotto riportato.

Operatore 1

esperto

Operatore 2

esperto

Operatore 3

Tempi di spostamento Valutazioni dei microhabitat X X X Prelievo X X Predisposizione del campo lavoro e Compilazione Scheda di C. X INIZIO Separazione/lettura X Separazione/lettura/compilazione X X X Prelievo acqua per analisi chimiche supporto X Prelievo diatomee X Raccolta materiale per laboratorio e valutazione complessiva X Chiusura attrezzature X X X I tempi per svolgere le attività descritte presso una stazione di prelievo sulla quale si esegue un prelievo di 10 REPLICHE richiede dalle 2 alle 3 ore a seconda della ricchezza dell’ambiente in esame e del tipo di monitoraggio da applicare in riferimento alle IdroEcoRegioni .

HER 10 6 12 10 repliche POOL 1 m2 X 10 repliche RIFFLE 1 m2 X 10 repliche GENERICO 1 m2 X 10 repliche POOL 0,5 m2 X 10 repliche RIFFLE 0,5 m2 X 10 repliche GENERICO 0,5 m2 X X

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4- CONCLUSIONI Le conclusioni/considerazioni che si possono tirare al termine di questo anno di monitoraggio sperimentale sono diverse .

A) L’IFF è una metodica consolidata negli anni descritta in un manuale (Anpa 2000) che, date le numerose applicazioni che il metodo ha avuto in Italia, è stato già aggiornato (Ispra 2007). La sua applicazione durante il Progetto ha permesso la definizione di un giudizio finale, per ogni stazione monitorata, per Classi di Qualità.

B) Il monitoraggio attraverso il macrobenthos ha prodotto risultati positivi per

quanto concerne l’individuazione e la risoluzione delle problematiche relative all’attività di campo collegate alle individuazioni dei meso/microhabitat, alle modalità di campionamento, classificazione del raccolto, tempi di esecuzione.

C) I risultati dei campionamenti con macrobenthos hanno prodotto: • Informazioni da associare al campionamento biologico così come richiesto

al punto A.2:1 dell’All. 2 decreto classificazione (Bozza) • Liste Faunistiche utili per essere inviate al Ministero sempre ai sensi dell’

All. 2 decreto classificazione (Bozza) punto A.2.2.3. o Queste Liste Faunistiche sono utilizzabili per il monitoraggio di tipo

Operativo e non per il monitoraggio di Sorveglianza, come inizialmente progettato. L’attività di campionamento, pur essendo stata eseguita in doppio su ogni sito 10+10 sui due mesohabitat, la determinazioni dei macroinvertebrati non ha previsto il riconoscimento a livello di Unità Operazionali , ma livello di Famiglia e Genere. Ciò è dovuto al fatto che a tutt’oggi non è ancora esplicitata la definizione di Unità Operazionali.

• Parametri fisico-chimici rilevati in coincidenza della raccolta dei campioni biologici. (All. 2 decreto classificazione (Bozza) punto A.2.3.1)

• Per ogni campionamento di Macroinvertebrati è stato calcolato l’Indice Biotico Esteso (IBE) che permette un continuità di valutazione di qualità con i monitoraggi degli anni precedenti.

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5- APPENDICE 1 MACROBENTHOS Macroinvertebrati acquatici- Metodo di campionamento per i fiumi guadabili (Da Notiziario dei Metodi analitici n° 1, Marzo 2007) Il metodo si basa su una procedura di campionamento MULTIHABITAT e QUANTITATIVO. Devono essere campionati gli habitat più rappresentativi del tratto fluviale selezionato in relazione alla loro presenza percentuale. Un campione è costituito da un numero definito di unità di campionamento (10), indicate con il termine ‘repliche’, che vengono raccolte in tutti gli habitat presenti secondo la percentuale di presenza. La soglia minima di presenza di un habitat per essere campionato è 10%. Il campionamento è quantitativo si farà quindi riferimento ad un’area prefissata, specifica a seconda del tipo fluviale analizzato. Una volta quantificata la presenza degli habitat si deve procedere al campionamento di un numero prestabilito di unità di campionamento. Una unità di campionamento corrisponde al campione raccolto smuovendo il substrato localizzato immediatamente a monte del punto in cui viene posizionata l’imboccatura della rete, su una superficie definita (EN 27828). La tecnica di campionamento multihabitat proporzionale è legata alla necessità di campionare in modo standard un tratto fluviale, riducendo il più possibile la variabilità legata al campionamento. La lista faunistica che si ottiene dal campionamento multihabitat proporzionale viene utilizzata per la definizione dello stato ecologico del corso d’acqua ai sensi della Direttiva 2000/60/CE. Il campionamento multihabitat proporzionale può non essere del tutto rappresentativo della reale diversità degli habitat presenti. Esso infatti per definizione trascura gli habitat presenti al di sotto di una certa soglia. Se l’obiettivo del campionamento è specificatamente legato alla valutazione della ricchezza tassonomica globale del sito si potranno effettuare raccolte integrative di tipo qualitativo o quantitativo. Il campionamento dovrà essere effettuato su una superficie complessiva di 1 m2 o 0.5 m2, derivante dalla raccolta di 10 unità di campionamento ciascuna di area pari a 0.1 m2o 0.05 m2. La definizione dell’area di campionamento (pool, riffle o generico), nonché della superficie (0.5/1 m2), dovrà avvenire a livello di HER e/o di tipo fluviale trasversalmente alle Regioni/Provincie in modo da garantire uniformità di interpretazione dei dati raccolti. Una volta definiti, il settore fluviale dove operare il campionamento e la superficie resteranno costanti per tutti i campionamenti effettuati in quella IdroEcoregione/Tipo fluviale, per tutti i tipi di monitoraggio. CAMPIONAMENTO La procedura di campionamento richiede un’analisi della struttura in habitat del sito. Il primo livello di analisi richiede il riconoscimento della sequenza ‘riffle/pool /generico’.

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La sequenza riffle/pool si riconosce nel fiume per essere costituita da due aree contigue che presentano caratteristiche di turbolenza, profondità, granulometria del substrato e carattere deposizionale/erosionale comparativamente diverso. - L’area di pool presenta minor turbolenza e substrato a granulometria più fine rispetto all’area di riffle e, di norma, prevalente carattere deposizionale, nel complesso può essere considerata un’area lentica, senza con questo intendere un’area dove la velocità di corrente sia nulla. - L’area di riffle si presenta invece come caratterizzata da un prevalente carattere erosionale, da una minor profondità e da una turbolenza più elevata rispetto alla pool, nel complesso si può considerare come un’area lotica. La chiave del riconoscimento di tale sequenza è la comparazione fra due aree adiacenti che presentano caratteristiche di flusso differenti.

- Dove non è evidente la sequenza Pool/Riffle il campionamento viene eseguito in modo proporzionale in un generico tratto rappresentativo del corso d’acqua.

La fase successiva è rappresentata da riconoscimento e quantificazione dei microhabitat presenti nel sito individuati secondo le due tipologie MINERALI e BIOTICI. Lista e descrizione dei microhabitat Gli habitat MINERALI vengono classificati in base alle dimensioni del substrato che sono determinate stimando la lunghezza dell’asse intermedio. Limo/Argilla < 6 μ

• Substrati limosi, anche con importante componente organica, e/o substrati argillosi composti da materiale di granulometria molto fine che rende le particelle che lo compongo adesive, compattando il sedimento che arriva talvolta a formare una superficie solida.

Sabbia 6 μ -2 mm

• Sabbia fine e grossolana Ghiaia 0.2-2 cm

• Ghiaia e sabbia grossolana (con predominanza di ghiaia) Microlithal 2- 6 cm

• Pietre piccole Mesolithal 6-20 cm

• Pietre di medie dimensioni Macrolithal 20-40 cm

• Pietre grossolane Megalithal > 40 cm

• Pietre di grosse dimensioni, massi, substrati rocciosi di cui viene campionata solo la superficie

Artificiale

• Cemento e tutti i substrati immessi artificialmente nel fiume Igropetrico

• Sottile strato d'acqua su substrato solido generalmente ricoperto di muschi I microhabitat BIOTICI sono catalogati in base al fatto che si tratti di alghe, macrofite emergenti, macrofite sommerse, frammenti vegetali, etc.

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Alghe • Principalmente alghe filamentose; anche Diatomee o altre alghe in grado di formare

spessi feltri perifitici Macrofite sommerse

• Macrofite acquatiche sommerse. Sono da includere nella categoria anche muschi, Characeae, etc.

Macrofite emergenti • Macrofite emergenti radicate in alveo (e.g. Thypha, Carex, Phragmites )

Parti vive di piante terrestri • Radici fluitanti di vegetazione riparia (e.g. radici di ontani)

Xylal (legno) • Materiale legnoso grossolano e.g. rami, legno morto, radici (diametro almeno pari a 10

cm) CPOM (corse particulate organic matter)

• Deposito di materiale organico particellato grossolano rappresenta detrito vegetale grossolano, principalmente fogliare (foglie, rametti)

FPOM (fine particulate organic matter) • Deposito di materiale organico particellato fine rappresenta detrito vegetale che ha

subito dei processi di trasformazione/decomposizione che ne hanno ridotto le dimensioni.

Film batterici

• Il substrato costituito da film batterici è generalmente poco frequente, con l’esclusione dei siti fluviali caratterizzati da forte inquinamento, dove tale substrato può diventare dominante. Funghi e sapropel (e.g. Sphaerotilus, Leptomitus), solfobatteri (e.g. Beggiatoa,

In generale, durante il campionamento, i sedimenti fluviali devono essere smossi/rimossi fino ad una profondità adeguata alla cattura dei taxa presenti. La profondità dipenderà dal tipo di substrato, dalla sua forma e dalla sua compattezza. É importante che la superficie di campionamento non venga disturbata prima di procedere al campionamento stesso. In relazione allo scopo del campionamento e al tipo fluviale il campione biologico dovrà essere raccolto nella sola area di riffle, nella sola area di pool, o in entrambe le aree, la stima della composizione in habitat dovrà quindi essere applicata nella sola area di pool o in quella di riffle o nel caso a tutte e due, ma tenendo le valutazioni separate così come le successive campionature. La percentuale di presenza dei singoli habitat deve essere registrata a step del 10%, dal momento che il numero totale di unità di campionamento da raccogliere è 10. Ogni 10% corrisponderà quindi ad una unità di campionamento. Eventuali altri microhabitat che dovessero essere presenti con percentuale inferiore al 10% possono essere registrati come presenti, ma non verrà eseguiti su di essi nessun campionamento. Il substrato minerale e quello biotico devono essere considerati come un unico layer. La somma di tutti gli habitat registrati (minerali e biotici) deve dare 100%.

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All’interno dell’area in cui il campionamento deve essere effettuato, ove possibile, le unità di campionamento dovranno essere adeguatamente distribuite tra centro alveo e rive La caratterizzazione esaustiva dei punti di campionamento prevede che nella scheda di campo vengano indicati i tipi di flusso associati ai substrati sui quali viene effettuato il campionamento biologico. I tipi di flusso vengono classificati visivamente in base al grado di turbolenza superficiale dell’acqua e risultano nella maggior parte dei casi facilmente riconoscibili. I tipi di flusso sono ordinati in funzione di turbolenza crescente, dal flusso non percettibile dove la velocità di corrente è nulla al flusso dove la superficie dell’acqua è molto increspata e dà luogo a creste bianche e spesso disordinate. I flussi ‘cascata’ e ‘caotico’ risultano difficilmente idonei per il campionamento. Quando si debbano posizionare più unità di campionamento sullo stesso tipo di substrato, l’individuazione dei tipi di flusso aiuta nel diversificare l’allocazione delle repliche. Strumenti per il Campionamento Le norme CEN individuano nella rete Surber lo strumento da utilizzare per il campionamento quantitativo (UNI EN 28265: 1995) e nel retino immanicato quello per la raccolta di campioni qualitativi (UNI EN 27828: 1996). Per la raccolta quantitativa degli invertebrati, necessaria per una corretta applicazione della WFD, è quindi previsto l’uso del retino Surber. In alternativa, in ambienti a elevata profondità, potrà essere impiegato un retino immanicato utilizzato in modo da poter posizionare, davanti all’imboccatura della rete, un quadrato/rettangolo che delimiti l’area prevista per il campionamento. Rete Surber L’uso della rete Surber è indicato per tutti gli habitat non molto profondi (ca <0.5 m) a corrente elevata, scarsa o nulla. La rete Surber aperta è fornita di pareti laterali, di solito metalliche (in acciaio o in lega di alluminio), che individuano un’area pari a 0.1 m2 (o 0.05 m2) ed è aperta sul davanti. La forma dell’intelaiatura del retino è di norma quadrata (raramente rettangolare). Le dimensioni dell’intelaiatura che definisce l’area di campionamento sono pari a circa 0.22 X 0.23 m e circa 0.32 X 0.32 m per aree unitarie rispettivamente di 0.05 e 0.1 m2. La forma della rete vera e propria è a cono, con una lunghezza approssimativa di 0.6-0.8 m. La dimensione delle maglie della rete è di 8-10 maglie per centimetro Può essere prevista la presenza di un bicchiere di raccolta nella parte terminale del sacco. Retino immanicato L’uso del retino immanicato è L’uso del retino immanicato è consigliato nel caso di habitat caratterizzati da profondità maggiori di 0.5 m. Le dimensioni della rete e dell’intelaiatura sono analoghe a quelle indicate per il retino Surber. La forma dell’intelaiatura del retino è quadrata (o rettangolare). Permanentemente o durante il campionamento, davanti al retino deve essere posizionato uno strumento che delimiti l’area da campionare che, a seconda del tipo fluviale, sarà pari a 0.05 m2 o 0.1 m2 per unità di campionamento.

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Le dimensioni dell’intelaiatura sono pari a 0.22 X 0.23 m e 0.32 X 0.32 m per aree complessive rispettivamente di 0.05 e 0.1 m2. Sul lato superiore della rete è inserito un manico, possibilmente avvitabile ed estensibile. La forma della rete vera e propria è a cono, con una lunghezza approssimativa di 0.6-0.8 m. • La dimensione delle maglie della rete è di 8-10 maglie per centimetro. • Può essere prevista (consigliata) la presenza di un bicchiere di raccolta nella parte terminale del sacco. Raccomandazioni generali per il campionamento Il sito campionato dove essere rappresentativo di un tratto più ampio del fiume in esame, se possibile, dell’intero corpo idrico sensu WFD. Il campionamento inizia nel punto più a valle dell’area oggetto d’indagine e prosegue verso monte, in modo da non disturbare gli habitat che vengono campionati. Nel caso di utilizzo della rete Surber, la tecnica di campionamento prevede l’utilizzo delle mani (sempre con l’ausilio di guanti di adeguata lunghezza) per il disturbo del substrato e la rimozione degli organismi. Nel caso di uso di retino immanicato, si può procedere al campionamento sia utilizzando i piedi per smuovere il fondo sia utilizzando le mani. Nonostante il campionamento sia costituito dal totale delle unità di campionamento raccolte, per facilità di smistamento degli invertebrati, si suggerisce di tenere separate le repliche caratterizzate da presenza di detrito vegetale e le repliche effettuate su substrati fini (argilla, sabbia) dal resto delle repliche. Se il campionamento è effettuato con obiettivi particolari (approfondimenti del monitoraggio di sorveglianza o investigativo), i macroinvertebrati raccolti nelle singole unità di campionamento potranno essere tenuti separati, specialmente se raccolti in aree diverse del fiume (pool riffle). Occorre applicare alcuni accorgimenti utili per il campionamento in alcuni microhabitat specifici, ma per tutti i substrati considerati è importante che la base dell’imboccatura della rete sia ben appoggiata al fondo, senza spazi vuoti tra la parte inferiore del telaio e il substrato, per limitare la possibilità di sottrarsi alla cattura di alcuni organismi. Fattori limitanti per l’applicazione della procedura multihabitat e del campionamento biologico in generale Il campionamento non dovrebbe essere effettuato se si sono verificate o si verificano una o più delle seguenti situazioni: - durante o subito dopo eventi di piena (meglio dopo almeno 2 settimane); - durante o subito dopo periodi di secca estrema (meglio dopo almeno 4 settimane); - se qualche fattore impedisce una stima dell’occorrenza degli habitat (in caso di elevata torbidità).

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In quest’ultimo caso è possibile segnalare sulla scheda che il campionamento è avvenuto in condizioni non ottimali per la corretta quantificazione della presenza dei diversi microhabitat. Stima delle abbondanze In genere il campione è smistato totalmente in campo. Gli individui raccolti con la rete vengono trasferiti in vaschette e quindi si procede allo smistamento e alla stima delle abbondanze dei diversi taxa. Alcuni esemplari di taxa selezionati dovranno essere fissati e portati in laboratorio. Ciò per verificare l’identificazione effettuata in campo per organismi poco noti, poco frequenti o la cui presenza possa avere una forte influenza sul giudizio di qualità. Inoltre, ciò dovrà essere effettuato per i taxa che richiedano, per un’identificazione certa, l’ausilio di strumentazione di norma non disponibile su campo. Gli organismi che devono essere portati in laboratorio possono essere riposti in provette di plastica contenenti alcool al 70% con relativo tappo. Identificazione dei taxa Il livello di identificazione richiesto varia in relazione al tipo di monitoraggio e potrà variare in base al modulo di calcolo secondo cui viene effettuata la valutazione della qualità ecologica moduli di classificazione tipo specifici, attualmente in fase di completamento. Per il monitoraggio operativo, con l’esclusione dei siti di riferimento eventualmente inclusi nella relativa rete di monitoraggio e dei grandi fiumi di pianura, il livello di famiglia è considerato sufficiente. Per il monitoraggio di sorveglianza e per quello investigativo, nonché per i siti di riferimento e per i grandi fiumi di pianura, l’identificazione richiesta è fino al livello di genere per alcuni taxa (Ghetti, 1997; APAT & IRSA, 2003), secondo quanto già in uso per il metodo IBE, e al livello di Unità Operazionale per gli Efemerotteri (Buffagni, 1999; 2002; Buffagni & Belfiore, 2007). In futuro, alcuni moduli di classificazione potranno prevedere approfondimenti tassonomici a livello di Unità Operazionale per gruppi diversi dagli Efemerotteri ( Ditteri, Plecotteri, Odonati). Stagione di campionamento La maggior parte delle popolazioni di invertebrati bentonici sono soggette a cicli vitali stagionali; pertanto, per poter correttamente definire la composizione tassonomica di un sito, le abbondanze degli individui e la diversità, le stagioni di campionamento devono essere chiaramente stabilite. In molti tipi fluviali italiani, le stagioni migliori per il campionamento sono: inverno (febbraio, inizio marzo), tarda primavera (maggio), e tarda estate (settembre). La stagione di campionamento più adatta è soprattutto legata al tipo fluviale in esame; peraltro, in alcuni tipi fluviali il campione raccolto in diverse stagioni porta a risultati del tutto comparabili, non richiedendo una particolare modulazione del campionamento nel corso dell’anno.

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SISTEMA di CLASSIFICAZIONE Il sistema di classificazione per i Macroinvertebrati è basato sul calcolo dell’Indice Multimetrico STAR di Intercalibrazione (STAR_ICMi) La tecnica è stata testata attraverso il Progetto Europeo AQUEM (2002), successivamente è stata applicata nel Progetto STAR (2006) che ha visto la partecipazione di 22 partner di 14 paesi europei, e il coinvolgimento del CEN (Comitè Europèen de Normalisation) per la definizione di Standard metodologici da adottare per gli Invertebrati fluviali. STAR : deriva dal fatto di essere stato sviluppato all’interno del Progetto Europeo STAR ( Standardizzazione per la classificazione dei fiumi). ICMs : Intercalibrazione di Metriche Comuni, sono le Metriche Selezionate. ICMi : Indice Multimetrico finale ottenuto dalla somma delle metriche utilizzate E’ un Indice Multimetrico composto da 6 Metriche che includono i principali aspetti richiesti dalla Direttiva 2000/60/CE : TOLLERANZA, ABBONDANZA/HABITAT, RICCHEZZA/DIVERSITA -ASPT

• è un indice di TOLLERANZA che prende in considerazione l’intera comunità a livello di famiglia

-Log10 (sel_EPTD+1) : • È una metrica che valuta l’ABBONDANZA ( somma di Heptageniidae, Ephemeridae,

Leptophlebiidae, Brachycentridae, Goeridae, Polycentropodidae, Limnephlidae, Odontoceridae, Dolichopodidae, Dixidae, Empididae, Athericidae,e Nemouridae+1).

-1-GOLD : • è una metrica che valuta l’ABBONDANZA ( abbondanza relativa a Gastropoda,

Oligochaetae Diptera) -Numero totale delle famiglie :

• è una metrica che prende in esame il numero di taxa RICCHEZZA, somma tutte le famiglie presenti nel sito.

-Numero di famiglie di EPT: • è una metrica che prende in esame il numero di taxa RICCHEZZA, somma le famiglie

di Ephemeroptera, Plecoptera e Trichoptera -Indice di diversità di Shannon-Wiener:

• è un indice di DIVERSITA’

Alle singole metriche è attribuito un peso diverso le cui somme determinano un uguale peso di 0,333 per le tre categorie Il sistema di calcolo dell’indice è analogo in tutti i tipi fluviali, ma i calcoli devono essere condotti su base TIPO-SPECIFICHE, come indica la WFD, esisteranno quindi valori di riferimento specifici per ciascun Tipo Fluviale Il valore di una metrica atteso nei SITI di RIFERIMENTO è TIPO-SPECIFICO e dovrà essere pertanto trans-regionale tra le regioni che condividono le stesse Idroecoregioni.

TOLLERANZA ABBONDANZA/HABITAT RICCHEZZA/DIVERSITA’

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Il Rapporto tra il valore osservato e il valore della condizioni di riferimento, permette la COMPARABILITA’ dei risultati ottenuti in aree diverse dato che la composizione faunistica, e quindi il valore assoluto delle singole metriche, possono risultare molto differenti tra HER o tipi fluviali differenti. L’Indice STAR_ICMi, come tutti i risultati dei monitoraggi biologici, viene calcolato ed espresso come Rapporto di Qualità Ecologica = EQR Che in 5 Classi di Qualità esprime il rapporto tra il VALORE OSSERVATO e il VALORE di RIFERIMENTO Dove EQR = 1 determinerà un giudizio ELEVATO di Qualità e EQR = 0 determinerà un giudizio PESSIMO di Qualità

ELEVATO BUONO

SUFFICIENTE

SCADENTE

PESSIMO

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6- APPENDICE 2 IFF Indice di Funzionalità Fluviale-IFF 2007 (Da Manuale APAT, 2007) L’applicazione dell’IFF deve essere preceduta da uno studio preliminare dell’ambiente oggetto d’indagine, attraverso l’utilizzo di un’adeguata cartografia. Successivamente, viene svolta l’attività di campo secondo la procedura indicata nel protocollo di applicazione del metodo IFF (APAT, 2007). Il corso d’acqua indagato deve essere percorso a piedi da valle verso monte, individuando tratti fluviali omogenei per una serie di parametri eco-morfologici e compilando, per ognuna delle due sponde, una scheda di rilevamento. Tale scheda ha lo scopo principale di inquadrare in sole quattro categorie di situazioni le diverse casistiche che esistono in natura. Si compone di una parte iniziale, contenente informazioni ambientali relative al bacino e al corso d’acqua, e di 14 domande che consentono di indagare diversi comparti ambientali e possono essere raggruppate in quattro gruppi funzionali:

stato del territorio circostante il corso d’acqua e condizioni vegetazionali delle rive; ampiezza relativa dell’alveo bagnato e struttura fisica e morfologica delle rive; struttura dell’alveo; caratteristiche biologiche.

Per ogni domanda è possibile esprimere una sola delle quattro risposte predefinite, che evidenziano una funzionalità ecologica decrescente. Il valore dell’IFF si ottiene sommando i punteggi parziali relativi ad ogni domanda; il risultato, viene tradotto in 5 Livelli di Funzionalità (dal I, che indica la funzionalità migliore, al V, che indica quella peggiore), ai quali corrispondono i relativi giudizi. Sono inoltre previsti livelli intermedi, al fine di meglio graduare il passaggio da una classe all’altra. Ad ogni Livello di Funzionalità viene associato un colore convenzionale per la rappresentazione cartografica. Attraverso una rappresentazione cartografica di facile comprensione è possibile, pertanto, cogliere con immediatezza la funzionalità dei singoli tratti fluviali ed individuare i tratti che risentono delle maggiori criticità ambientali e sono più esposti agli impatti. Successivamente, esaminando in dettaglio i valori di IFF ed, eventualmente, i punteggi assegnati ai diversi gruppi di domande, possono essere evidenziate le componenti ambientali più compromesse e, di conseguenza, si possono individuare gli interventi ambientali più opportuni .

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Le 14 domande che costituiscono la scheda di valutazione dell’IFF CORSO D'ACQUA: TORRENTE LOCALITA’ : DATA :… ………. CODICE :… ……

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BACINO FIUME RENO SCHEDA I.F.F.

QUOTA :………………………. TRATTO :…………. metri ALVEO MORBIDA : …m COORDINATE:

SCHEDA N° :…… FOTO N° :………

sponda Dx Sx

1. Stato del territorio circostante a) Assenza di antropizzazione 25 25 b) Compresenza di aree naturali e usi antropici del territorio 20 20 c) Colture stagionali e/o permanenti, urbanizzazione rada 5 5 d) Aree urbanizzate 1 1 2. Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria a) Compresenza di formazioni riparie complementari funzionali 40 40 b) Presenza di una sola o di una serie semplificata di formazioni riparie 25 25 c) Assenza di formazioni riparie ma presenza di formazioni comunque funzionali 10 10 d) Assenza di formazioni a funzionalità significativa 1 1 2bis Vegetazione presente nella fascia perifluviale secondaria a) Compresenza di formazioni riparie complementari funzionali 20 20 b) Presenza di una sola o di una serie semplificata di formazioni riparie 10 10 c) Assenza di formazioni riparie ma presenza di formazioni comunque funzionali 5 5 d) Assenza di formazioni a funzionalità significativa 1 1 3. Ampiezza delle formazioni funzionali presenti in fascia perifluviale a) Ampiezza cumulativa delle formazioni funzionali maggiore di 30 m 15 15 b) Ampiezza cumulativa delle formazioni funzionali compresa tra 30 e 10 m 10 10 c) Ampiezza cumulativa delle formazioni funzionali compresa tra 10 e 2 m 5 5 d) Assenza di formazioni funzionali 1 1 4. Continuita' delle formazioni funzionali presenti in fascia perifluviale a) Sviluppo delle formazioni funzionali senza interruzioni 15 15 b) Sviluppo delle formazioni funzionali con interruzioni 10 10 c) Sviluppo delle formazioni funzionali con interruzioni frequenti o solo erbacea continua consolidata o solo arbusteti a dominanza di esotiche infestanti

5 5

d) Suolo nudo, popolamenti radi 1 1 5. Condizioni idriche a) Regime perenne con portate indisturbate e larghezza dell’alveo bagnato > 1/3 dell’alveo di morbida 20 b) Fluttuazioni di portata indotte di lungo periodo con ampiezza dell’alveo bagnato < 1/3 dell’alveo di morbida o variazioni del solo tirante idraulico

10

c) Disturbi di portata frequenti o secche naturali stagionali non prolungate o portate costanti indotte 5 d) Disturbi di portata intensi, molto frequenti o improvvisi o secche prolungate indotte per azione antropica

1

6. Efficienza di esondazione a) Tratto non arginato, alveo di piena ordinaria superiore al triplo dell’alveo di morbida 25 b) Alveo di piena ordinaria largo tra 2 e 3 volte l’alveo di morbida (o, se arginato, superiore al triplo) 15 c) Alveo di piena ordinaria largo tra 1 e 2 volte l’alveo di morbida (o, se arginato, largo 2-3 volte)) 5 d) Tratti di valli a V con forte acclività dei versanti e tratti arginati con alveo di piena ordinaria < di 2 volte l’alveo di morbida

1

7. Substrato dell’alveo e strutture di ritenzione degli apporti trofici a) Alveo con massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati ( o presenza di fasce di canneti o idrofite) 25 b) Massi e/o rami presenti con deposito di materia organica ( o canneto o idrofite rade e poco estes ) 15 c) Strutture di ritenzione libere e mobili con le piene ( o assenza di canneto e idrofite ) 5 d) Alveo di sedimenti sabbiosi o sagomature artificiali lisce a corrente uniforme 1

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8. Erosione a) Poco evidente e non rilevante o solamente nelle curve 20 20 b) Presente sui rettilinei e/o modesta incisione verticale 15 15 c) Frequente con scavo delle rive e delle radici e/o evidente incisione verticale 5 5 d) Molto evidente con rive scavate e franate o presenza di interventi artificiali 1 1 9. Sezione trasversale a) Alveo integro con alta diversità morfologica 20 b) Presenza di lievi interventi artificiali ma con discreta diversità morfologica 15 c) Presenza di interventi artificiali o con scarsa diversità morfologica 5 d) Artificiale o diversità morfologica quasi nulla 1 10. Idoneità ittica a) Elevata 25 b) Buona o discreta 20 c) Poco sufficiente 5 d) Assente o scarsa 1 11. Idromorfologia a) Elementi idromorfologici ben distinti con successione regolare 20 b) Elementi idromorfologici ben distinti con successione irregolare 15 c) Elementi idromorfologici indistinti con preponderanza di un solo tipo 5 d) Elementi idromorfologici non distinguibili 1 12. Componente vegetale in alveo bagnato a) Perifiton sottile e scarsa copertura di macrofite tolleranti 15 b) Film perifitico tridimensionale apprezzabile e scarsa copertura di macrofite tolleranti 10 c) perifiton discreto o ( se con significativa copertura di macrofite tolleranti ) da assente a discreto 5 d) Periphyton spesso e/o elevata copertura di macrofite tolleranti 1 13. Detrito a) Frammenti vegetali riconoscibili e fibrosi 15 b) Frammenti vegetali fibrosi e polposi 10 c) Frammenti polposi 5 d) Detrito anaerobico 1 14. Comunità macrobentonica a) Ben strutturata e diversificata, adeguata alla tipologia fluviale 20 b) Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto all’atteso 10 c) Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all'inquinamento 5 d) Assenza di una comunità strutturata, presenza di pochi taxa, tutti piuttosto tolleranti l’inquinamento 1

PUNTEGGIO TOTALE

LIVELLO DI FUNZIONALITA' Osservazioni …………………………………..……… Rilevazioni effettuate da :……………………………………………………………………………………………………………….

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1) Stato del territorio circostante: definisce la tipologia prevalente del territorio circostante. Il suo utilizzo influenza l’apporto, diffuso e puntiforme, di materia organica, nutrienti ed inquinanti al corso d’acqua. La presenza ridotta dell’impatto antropico (foreste, boschi) migliora la funzionalità Il suo obbiettivo è quello di valutare le ripercussioni sulla funzionalità fluviale indotte dall’uso del suolo e la eventuale compromissione dei processi di permeabilità ed infiltrazione. La valutazione riguarda quella porzione di territorio circostante Il corpo idrico che ha diretta influenza su di esso. 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale (distinzione in primaria e secondaria): struttura (formazione arborea, arbustiva) e caratterizzazione (ripariale o non) della vegetazione immediatamente all’esterno dell’alveo di morbida. Le formazioni ben strutturate e naturali (riparali) vengono premiate dal momento che costituiscono un ecotono di enorme importanza ed agiscono da fasce tampone con il territorio circostante. L’obbiettivo è quello di rilevare le caratteristiche delle formazioni vegetali al fine di valutarne la loro efficienza nella costituzione di habitat,nel contributo alla capacità autodepurativa del corso d’acqua, nella funzione di filtro all’inquinamento diffuso,e nell’apporto trofico al corso d’acqua. Si distingue una fascia perifluviale primaria quando esiste una condizione di totale permeabilità ai flussi superficiali e subsuperficiali tra alveo e territorio circostante E una fascia perifluviale secondaria quando la vegetazione è insediata in un alveo artificializzato con interruzione della permeabilità ( presenza di argini, o difese spondali artificiali cementate). 3) Ampiezza delle formazioni funzionali presenti in fascia perifluviale sia arborea che arbustiva: Si valuta l’ampiezza, ortogonale al corso d’acqua, della copertura vegetale della fascia perifluviale. Maggiore è l’ampiezza della fascia, migliore è la stabilizzazione delle sponde, la possibilità di reperire cibo per le zoocenosi, e più semplice è l’espletamento delle funzioni di controllo dei sedimenti e delle inondazioni, e di corridoio ecologico. 4) Continuità delle formazioni funzionali presenti in fascia perifluviale sia arborea che arbustiva: Si valuta la continuità, in senso longitudinale al corso d’acqua, della fascia perifluviale. Si individuano le eventuali interruzioni che compromettono, a vario livello, molte delle funzioni ecologiche. 5) Condizioni idriche: caratterizza l’efficienza e la stabilità della colonizzazione dell’alveo attraverso la valutazione dell’effetto e dell’intensità delle variazioni di portata. La stabilità del regime idraulico di un corso d’acqua permette la colonizzazione da parte di comunità più articolate e strutturate. Valuta le ripercussioni sulla funzionalità dell’andamento della portata determinato dal regime ideologico Variazioni di portata di tipo stagionale legate al regime delle precipitazioni hanno una influenza positiva sul corso d’acqua favorendone la diversificazione morfologica attraverso il trasporto di materiale organico e solido. Portate costanti, indotte in maniera artificiale(DMV9 sono da considerarsi negative perché a lungo termine alterano le dinamiche biologiche e privano il corso d’acqua di quelle variazioni ideologiche e morfologiche necessarie a mantenere un alto grado di funzionalità. Diminuisce la

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capacità di rididstribuzione della sostanza organica che rimane a monte impoverendo l’apporto di materia ed energia agli organismi a valle. 6) Efficienza di esondazione: caratterizza la diversità ambientale nella fascia di confine tra alveo di morbida e fascia perifluviale. È funzionale alla maggiore possibilità di sfruttamento dei microhabitat da parte delle biocenosi. Le variazioni di portata stanno alla base del dinamismo fluviale e determinano la diversità strutturale e specifica degli ambienti fluviali. L’alternanza di piene e morbide consente i meccanismi di interscambio di materia organica, nutrienti ed organismi tra la zona perifluviale ed il corso d’acqua. La presenza di vaste aree esondabili è un elemento fondamentale per la funzionalità dell’ecosistema fluviale. 7) Substrato dell’alveo e strutture di ritenzione degli apporti trofici: valuta la capacità di ritenzione potenziale della sostanza organica attraverso strutture morfologiche (massi, ciottoli, radici, vegetazione). L’efficienza ritentiva di un corso d’acqua aumenta la disponibilità dei nutrienti ed una maggiore diversificazione della catena trofica. La varietà dei microhabitat consente la colonizzazioni delle diverse comunità animali e vegetali che concorrono al processo di autodepurazione delle acque. La domanda è applicata sia ai corsi d’acqua a decorso turbolento sia a quelli a flusso laminare. 8) Erosione: individua i processi erosivi e gli eventuali interventi artificiali messi in opera per contenerne gli effetti. L’elevata erosione impedisce la naturale maturazione e stabilizzazione dell’ecosistema fluviale, provocando continue sollecitazioni e trasformazioni che compromettono l’equilibrio delle biocenosi. 9) Sezione trasversale: valuta la diversità morfologica e strutturale della sezione trasversale e il deterioramento conseguente a trasformazioni antropiche. Gli interventi antropici interrompono la continuità con l’ecotono ripario e banalizzano gli ambienti. La diversità ambientale dell’alveo bagnato, di quello di morbida e di piena determina una diversità bilogica e di conseguenza una funzionalità ecologica elevata.Gli interventi di risagomatura e quindi di banalizzazione dell’alveo determinano una riduzione della funzionalità globale dell’ecosistema fluviale. 10) Idoneità ittica: valuta la l’idoneità del tratto omogeneo ad ospitare la fauna ittica considerando sia le esigenze dei diversi stadi vitali, sia del ciclo vitale. Si valutano le caratteristiche ambientali correlate alla capacità riproduttiva, ai fattori legati alla fotosensibilità e alla presenza di un adeguato apporto trofico. Si ricerca inoltre la presenza di “zone rifugio” in cui i pesci possano sostare e sfuggire ad eventuali predatori. Si valuta la presenza di sbarramenti trasversali che creano discontinuità longitudinale dell’alveo impedendo le migrazioni riproduttive di alcuni pesci 11) Idromorfologia: valuta la diversità morfologica dell’alveo fluviale, prodotto del libero svolgimento dei processi idrodinamici e geomorfologici. Le diverse componenti si susseguono con regolarità, assicurando alle biocenosi habitat diversi per espletare le proprie funzioni vitali. I raschi favoriscono l’ossigenazione delle acque e sono le zone di maggior produzione di biomassa soprattutto di macroinvertebrati bentonici, mentre le pozze, solitamente associate ai raschi permettono il deposito della sostanza organica.

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12) Componente vegetale in alveo bagnato: valuta lo stato trofico delle acque attraverso l’osservazione del feltro perifitico (pellicola biologica formata da comunità microscopiche di batteri, microalghe, protozoi, funghi ecc.) e della copertura macrofitica (piante in alveo). Lo sviluppo del filtro perifitico, oltre che dalla presenza di nutrienti, è influenzato dalla velocità della corrente,dall’ombreggiamento, dalla torpidità dell’acqua e dal tipo di substrato. 13) Detrito: valuta lo stadio di demolizione del detrito vegetale. Esso rappresenta la risorsa alimentare primaria delle comunità macrobentoniche. In condizioni ottimali il detrito si presenta grossolano, ad indicare la demolizione operata dai macroinvertebrati. Al contrario, in presenza di detrito fine (polposo), la degradazione è di tipo microbico e spesso è accompagnata da fenomeni di scarsa ossigenazione associata a materiale fine nerastro. La composizione del detrito fornisce informazioni sull’equilibrio tra apporti trofici e capacità demolitive. 14) Comunità macrobentonica: valuta la composizione della comunità macrobentonica, intesa come ricchezza e diversificazione, indice di una rete trofica ben articolata. La capacità autodepurativa di un corso d’acqua e, quindi, la possibilità di contrastare gli impatti antropici, è legata ad una comunità di macroinvertebrati ben strutturata, stabile e diversificata.

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7. BIBLIOGRAFIA APAT. Metodi biologici per le acque. Parte I. Roma: APAT; 2008. Disponibile all’indirizzo http://www.apat.gov.it/site/it-IT/APAT/Pubblicazioni/metodi_bio_acque.html; 21 marzo 2008. Baldacchini GN, Sansoni G (Ed.). Atti Seminario di Studi “Nuovi Orizzonti dell’ecologia”, Trento18-19 aprile 2002. Trento: Provincia Automa di Trento, APPA Trento, CISBA; 2003. Buffagni A., Erba S. Macroinvertebrati acquatici e Direttiva 2000/60/CE (WFD) Notiziario dei Metodi Analitici n°1 2007 :2-27 / 28-52/94-100. Buffagni A., Erba S. Direttiva 2000/60/CE (WFD) Condizioni di Riferimento per Fiumi e Laghi. Classificazione dei fiumi sulla base dei Macroinvertebrati acquatici Notiziario dei Metodi Analitici n° Speciale 2008 Campaioli S, Ghetti PF, Minelli A, Ruffo S. Manuale per il riconoscimento dei macroinvertebrati delle acque dolci italiane. Vol I, II. Trento: Provincia Autonoma di Trento; 1999. Cappelletti C, Ciutti F, Torrisi M. Diatomee epilitiche e qualità biologica del torrente Noce (Trentino). CEN EN 13946. Water quality. Guidance Standard for the routine sampling and pre-treatment of benthic diatoms from rivers. Brussels: European Committee for Standardization; 2003. CEN EN 14407. Water quality. Guidance standard for the identification, and enumeration of benthic diatom samples from rivers, and their interpretation. Brussels: European Committee for Standardization; 2004. Dell’Uomo A. L’indice diatomico di eutrofizzazione/polluzione (EPI-D) nel monitoraggio delle acque correnti. Linee Guida. Roma: APAT, CTN AIM; 2004. Ghetti PF. Manuale di applicazione: Indice Biotico Esteso (IBE). I macroinvertebrati nel controllo della qualità degli ambienti di acque correnti. Provincia Autonoma di Trento. Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente; 1997. Ghetti PF. I macroinvertebrati nell’analisi di qualità dei corsi d’acqua. Manuale di applicazione Indice Biotico EBI modificato. Provincia Autonoma di Trento, Stazione Sperimentale Agraria Forestale, Servizio Protezione Ambiente, 1986. Ghetti PF. Indice Biotico Esteso (IBE). Notiziario dei Metodi Analitici; 1995:1-24. Decreto legislativo 10 maggio 1976 n. 319. norme per la tutela delle acque dall’inquinamento. Gazzetta Ufficiale n. 141 del 29 maggio 1976.

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