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Settore B7, Politiche Comunitarie Via G. Milli, 2 – 64100 TERAMO – Tel. 0861331407 / 238 – [email protected]; [email protected] www.provincia.teramo.it VERBALE CABINA DI REGIA TERAMO, 31 GENNAIO 2014 Si è svolta a Teramo in data 31 gennaio 2014, presso la Sala Consiliare della Provincia di Teramo (PROVTE), sita in Via Milli, 2, primo piano, dalle h 10,00 alle h 12,00, la seconda riunione della Cabina di Regia (CdR), organizzata da PROVTE nell'ambito del Contratto di Fiume Tordino per il Progetto "ERCIP - European River Corridor Improvement Plans”. Erano presenti all'incontro Ennio Chiavetta, Comune di Bellante, Irene De Nigris, Comune di Teramo, Umberto De Paulis, Consorzio Bonifica Nord, Diego Di Bonaventura, Sindaco Comune di Notaresco, Daniele Di Bonaventura, Assessore Comune di Campli, Rudy Di Stefano, Assessore Comune di Teramo, Luigi D’Osfilio, Assessore Comune di Bisenti Archimede Forcellese, Assessore Comune di Giulianova, Fabrizio Fornaciari, Assessore Comune di Roseto degli Abruzzi, Gabrielle Mastellarini, RAI, Gabriele Minosse, Sindaco Comune di Cortina, Luca Muscelli, Comune di Teramo, Virna Venerucci, COPE, Doriana Calilli, PROVTE, Maria Rita De Santis, PROVTE, Mara Di Berardo, PROVTE, Giuliano Di Flavio, PROVTE, Davide Di Giacinto, Assessore PROVTE, Francesco Marconi, Assessore PROVTE, Maurilio Ronci, PROVTE. Ha coordinato i lavori la facilitatrice Virna Venerucci. L’incontro ha trattato il seguente ordine del giorno: Definizione di un Piano di Azione (PdA) per il Tordino sulla base del Quadro Strategico emerso nel corso della prima riunione della CdR, svolta in data 04 dicembre 2013, e dei focus tematici svolti nelle date 11-12 dicembre 2013. Saluti iniziali a cura dell’Assessore all’ambiente della PROVTE Francesco Marconi, che introduce i lavori della seconda Cabina di Regia (CdR) del Contratto di Fiume (CdF) Tordino, sottolineando la condivisione con portatori di interesse, associazioni di categoria e ambientaliste, illustrando l’oggetto della discussione, la bozza Strategica del PdMF da cui elaborare il PdA, anticipando la prima riunione dell’Assemblea di Bacino prevista nella giornata successiva e dando rilievo sll’importanza strategica del fiume e alla necessità di analizzarlo in maniera condivisa in termini di risorsa, così come si sta facendo a livello nazionale con regioni e ministero nonostante la difficoltà intrinseca nell’intercettare finanziamenti. Dà il via ai lavori l’Arch. Virna Venerucci, facilitatrice della sessione: illustra l’importanza della partecipazione nel processo decisionale del Tordino, per superare il localismo così come richiesto dalle politiche nazionali, e del CdF, che è un accordo che mette insieme diversi soggetti occupandosi di diversi argomenti raccolti nel denominatore fiume. Si è molto interessati al plan for planning, arrivare al piano di azione per la programmazione strategica. Bisogna fare programmazione, non riparare i danni, questa politica non interessa più e non ci sono più le risorse dirette, bisogna programmare. Questo è uno dei 5 paradigmi 2020 della Commissione Europea: democrazia diretta, costruzione du reti sociali per lavorare con tutti gli attori pubblici e privati responsabili dei territori, e in questo caso di quelli che gravitano attorno al fiume. Un altro aspetto importante del processo è la trasparenza e la PROVTE sta lavorando molto in questo senso attraverso i siti web, il geoblog, l’informazione in genere, la stampa, ed è importante perché la gente deve entrare nel processo, anche in varie fasi: importante è creare una massa che si ritrovi a ragionare sul CdF. Il CdF non termina alla fine di questo processo (fine aprile), perché è un avvio da cui partono le azioni per le quali trovare risorse e soggetti. Il CdF è un atto, una forma giuridica, e non una normativa da recepire, è volontario. Si compone di un protocollo iniziale per poi culminare nella sottoscrizione del Contratto di Fiume, con l’accordo di piano azione vero e proprio per il miglioramento fluviale, la componente che diventerà operativa recependo le comunicazioni iniziali. È un percorso strutturato: la Cabina di Regia qui presente da gli indirizzi politici ponendo in cabina le istanze del territorio, essendone rappresentanza; poi ci sono la segreteria tecnica e l’AdB, più ampia, in cui si condivide il percorso fatto e gli steps elaborati. Mostra la timeline del processo CdF ripercorrendo i precedenti incontri:

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VERBALE CABINA DI REGIA

TERAMO, 31 GENNAIO 2014

Si è svolta a Teramo in data 31 gennaio 2014, presso la Sala Consiliare della Provincia di Teramo (PROVTE), sita in Via Milli, 2, primo piano, dalle h 10,00 alle h 12,00, la seconda riunione della Cabina di

Regia (CdR), organizzata da PROVTE nell'ambito del Contratto di Fiume Tordino per il Progetto "ERCIP - European River Corridor Improvement Plans”. Erano presenti all'incontro Ennio Chiavetta, Comune di Bellante, Irene De Nigris, Comune di Teramo, Umberto De Paulis, Consorzio Bonifica Nord, Diego Di Bonaventura, Sindaco Comune di Notaresco, Daniele Di Bonaventura, Assessore Comune di Campli, Rudy Di Stefano, Assessore Comune di Teramo, Luigi D’Osfilio, Assessore Comune di Bisenti Archimede Forcellese, Assessore Comune di Giulianova, Fabrizio Fornaciari, Assessore Comune di Roseto degli Abruzzi, Gabrielle Mastellarini, RAI, Gabriele Minosse, Sindaco Comune di Cortina, Luca Muscelli, Comune di Teramo, Virna Venerucci, COPE, Doriana Calilli, PROVTE, Maria Rita De Santis, PROVTE, Mara Di Berardo, PROVTE, Giuliano Di Flavio, PROVTE, Davide Di Giacinto, Assessore PROVTE, Francesco Marconi, Assessore PROVTE, Maurilio Ronci, PROVTE. Ha coordinato i lavori la facilitatrice Virna Venerucci. L’incontro ha trattato il seguente ordine del giorno: Definizione di un Piano di Azione (PdA) per il Tordino sulla base del Quadro Strategico emerso nel corso della prima riunione della CdR, svolta in data 04 dicembre 2013, e dei focus tematici svolti nelle date 11-12 dicembre 2013. Saluti iniziali a cura dell’Assessore all’ambiente della PROVTE Francesco Marconi, che introduce i lavori della seconda Cabina di Regia (CdR) del Contratto di Fiume (CdF) Tordino, sottolineando la condivisione con portatori di interesse, associazioni di categoria e ambientaliste, illustrando l’oggetto della discussione, la bozza Strategica del PdMF da cui elaborare il PdA, anticipando la prima riunione dell’Assemblea di Bacino prevista nella giornata successiva e dando rilievo sll’importanza strategica del fiume e alla necessità di analizzarlo in maniera condivisa in termini di risorsa, così come si sta facendo a livello nazionale con regioni e ministero nonostante la difficoltà intrinseca nell’intercettare finanziamenti. Dà il via ai lavori l’Arch. Virna Venerucci, facilitatrice della sessione: illustra l’importanza della partecipazione nel processo decisionale del Tordino, per superare il localismo così come richiesto dalle politiche nazionali, e del CdF, che è un accordo che mette insieme diversi soggetti occupandosi di diversi argomenti raccolti nel denominatore fiume. Si è molto interessati al plan for planning, arrivare al piano di azione per la programmazione strategica. Bisogna fare programmazione, non riparare i danni, questa politica non interessa più e non ci sono più le risorse dirette, bisogna programmare. Questo è uno dei 5 paradigmi 2020 della Commissione Europea: democrazia diretta, costruzione du reti sociali per lavorare con tutti gli attori pubblici e privati responsabili dei territori, e in questo caso di quelli che gravitano attorno al fiume. Un altro aspetto importante del processo è la trasparenza e la PROVTE sta lavorando molto in questo senso attraverso i siti web, il geoblog, l’informazione in genere, la stampa, ed è importante perché la gente deve entrare nel processo, anche in varie fasi: importante è creare una massa che si ritrovi a ragionare sul CdF. Il CdF non termina alla fine di questo processo (fine aprile), perché è un avvio da cui partono le azioni per le quali trovare risorse e soggetti. Il CdF è un atto, una forma giuridica, e non una normativa da recepire, è volontario. Si compone di un protocollo iniziale per poi culminare nella sottoscrizione del Contratto di Fiume, con l’accordo di piano azione vero e proprio per il miglioramento fluviale, la componente che diventerà operativa recependo le comunicazioni iniziali. È un percorso strutturato: la Cabina di Regia qui presente da gli indirizzi politici ponendo in cabina le istanze del territorio, essendone rappresentanza; poi ci sono la segreteria tecnica e l’AdB, più ampia, in cui si condivide il percorso fatto e gli steps elaborati. Mostra la timeline del processo CdF ripercorrendo i precedenti incontri:

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1. Redazione Dossier Preliminare (DP): stato bacino fluviale Tordino (componenti normative, problematiche, progetti in essere, ecc.); contiene dati certificati;

2. Condivisione DP nella 1CdR (04 dicembre 2013): implementazione con indirizzi politici; 3. Focus Groups Tecnico, Economia e Società, Normativo (11-12 dicembre 2013), per approfondire il

dossier preliminare; approfondimento punti di forza e debolezza da cui sono stati elaborati gli obiettivi strategici che porteranno alle azioni (QS).

Nella 2CdR di oggi si presenta la prima stesura del QS per condivisione e ampliamento. Le fasi successive svolte saranno le seguenti: Riunione 1AdB per condivisione QS, FGs di approfondimento del QS, nuove riunioni CdR e AdB per condivisione QS e definizione Piano di Azione (PA), fino all’evento finale di sottoscrizione del contratto con gli enti coinvolti. Si mostrano alcuni estratti dei verbali dei FG (Allegato_n1_appunti_CdF_Tordino_FG_tecnico_27_02_2014.pdf; Allegato_n2_appunti_CdF_Tordino_FG_econ_soc_27_02_2014.pdf; Allegato_n3_appunti_CdF_Tordino_FG_normativo_28_02_2014.pdf) eseguito con l’applicazione della SWOT analysis per valutare particolarmente punti di forza e debolezza. Per l’area tecnica, tra i punti di debolezza, si trovano i seguenti:

- Rischio idrogeologico - Qualità acque - Ecosistema fluviale - Pianificazione Territoriale - Pianificazione Paesaggistica - Infrastrutture - La piccola manutenzione ordinaria - Le varie conoscenze

I punti di forza sono pochi rispetto alle debolezze: - Pianura molto ampia e vasta - Presenza di terreni con agricoltura di qualità - Presenza di riserve - Presenza di aree limitrofe al fiume con impianti industriali di piccole dimensioni.

È emerso il seguente slogan: Far diventare il fiume da presenza ingombrante a risorsa. Da questi contenuti gli uffici tecnici hanno redatto la prima bozza di QS. Di Flavio: illustra il QS, particolarmente l’aspetto urbanistico del Tordino. I punti 2.3, 2.1 e 5.3 sono i punti urbanistici per la pianificazione del territorio raccolti dagli incontri: come nel corso degli ultimi 40 anni si è costruita a seguito di pianificazione questa vallata, quali sono le problematiche e come perseguire il punto 1.5 (nuove tipologie di insediamento, mitigazione degli impatti) come punto di arrivo di questo progetto. Il PTCP si sta muovendo sullo stesso piano (ci sarà un incontro alle 12,00) su controllo pianificazione, consumo di suolo e rapporto con il territorio agricolo. Si mostra un’immagine (Allegato_n4_Rigidezza_fiume_Tordino.pdf) che è stata utile nelle discussioni passate per studiare il fattore di rigidezza del fiume Tordino, a causa delle aree edificate, dei piani regolatori, dei servizi e delle infrastrutture. Il quadro è preoccupante, soprattutto dalla Città di Teramo in poi, dove la rigidezza è altissima ed è difficile prevedere casse di espansione, l’allargamento dell’ambito fluviale, aree di laminazione, interventi per ridurre l’apporto di acqua sul fiume, e così via, operazione che il CdF dovrebbe prevedere. Oggi si completa lo studio su urbanizzazione e consumo di suolo: la PROVTE propone la delimitazione di un ambito più ristretto dell’intero bacino, un sub-ambito di pianura. I due elementi per delimitare l’ambito di riferimento sono quello orografico, il punto in cui la pianura termina e inizia l’elemento collinare, e il rapporto funzionale tra gli abitati, le previsioni di piano e il corso del fiume. Questo sub-ambito è circa il 10% dell’intero bacino idrografico del fiume Tordino. Le previsioni di aree edificabili residenziali, produttive, per servizi, ecc. all’interno di questo sub-ambito superano il 30%. Se questo dato lo si analizza per singolo bacino (alto, medio, basso e sotto-bacino del Vezzola), le cifre diventano preoccupanti, ma significa solo che bisogna lavorare di più e meglio su alcune problematiche. Ad es., il sotto-bacino del Vezzola ha un’area impermeabilizzata che arriva quasi all’800, che vuol dire alta rigidezza. Anche il medio Tordino è intorno al 45%. Questi sono aspetti relativi all’occupazione del suolo e dei terreni agricoli che si stanno considerando, assieme al livello di rigidezza che lavora sulle sponde. Se dobbiamo cambiare modello di pianificazione, significa che da questo momento dobbiamo dare attenzione ai territori che non sono stati

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interessati da edificazioni o da previsioni di nuove edificazioni, e devono costituire elementi di salvaguardia e valorizzazione che non vanno più conteggiati all’interno della possibile espansione delle aree residenziali e produttive, ma devono essere contabilizzate all’interno della rete ecologica, del territorio agricolo o del recupero delle aree del fiume. La sommatoria di questi due elementi (grado di rigidità già visto nelle precedenti riunioni che determina poche aree su cui intervenire) danno una situazione del Tordino abbastanza compromessa, ma stiamo già individuando ipotesi progettuali che dovrebbero attenuare questa situazione. Maurilio Ronci: bisogna capire che il QS è il risultato dell'elaborazione, da parte dei tecnici, dei contributi pervenuti dalla CdR e dai FGs. Dobbiamo agire in termini di progettazione europea: acquisire finanziamenti con questo progetto significa utilizzare una metodologia di progettazione che è già stata codificata. L'approfondimento su cui oggi vi chiediamo di impegnarvi è la verifica della coerenza nel passaggio dagli obiettivi generali a quelli specifici che il gruppo di lavoro ha proposto. Gli obiettivi generali sono quelli che rappresentano l'orizzonte da traguardare ovvero la direzione da perseguire, questi non devono essere necessariamente raggiunti ma descrivono servono per descrivere la cornice generale di riferimento all'interno della quale operare. Si assumono di conseguenza e con la necessaria coerenza gli obiettivi specifici che costituiscono invece i traguardi da raggiungere. Alla architettura progettuale sino ad ora esposta ed elaborata in modo condiviso vanno agganciati pochi e significativi indicatori utili per le valutazioni post e in corso d'opera circa l'efficacia dei progetti messi in campo. Gli obiettivi generali scaturiti dagli incontri sono sei e ora bisogna capire su quali effettivamente puntare perché il CdF non può risolvere tutti i problemi del bacino fluviale, ma deve focalizzarsi sugli elementi fondamentali. Sono inoltre emerse dalla partecipazione le linee guida che già in qualche modo tracciano il percorso rispetto al quale si può agire. Agendo in una logica di multi-level, gli obiettivi che devono essere perseguiti devono essere multidisciplinari: non si possono selezionare politiche monotematiche, ma bisogna dare risposte su più ambiti. In questo modo, si può pensare di attingere ai finanziamenti. Ad esempio: per il problema dell’esondazione del fiume Tordino si potrebbe immaginare un sistema di laminazione lenta (trattenere le acque in bacini disposti lungo il fiume per poi essere rilasciata più lentamente). Ciò permetterebbe di tenere sotto controllo un problema. Se poi questa azione si legasse alla ricerca di progetti rivolti alla valorizzazione dei territori agricoli, peraltro caratterizzati nel bacino idrografico da un’agricoltura a basso reddito perché le colture ad alto reddito hanno bisogno di grandi quantità d'acqua, i bacini di laminazione possono costituire validi riserve d'acqua per sostenere l'impianto di colture più redditizie ed allo stesso tempo diminuirebbero i prelievi diretti dal corso d'acqua. Gli stessi bacini artificiali, se realizzati a ridosso e in stretta sinergia con la rete ecologica esistente si può incrementare la dotazione di ambiti naturali all'interno del bacino idrografico e allo stesso tempo promuovere lo sviluppo di attività legate alla pesca sportiva, alla produzione di energie alternative (pannelli fotovoltaici a galleggiamento), modellare il paesaggio con luoghi dove svernano gli uccelli, ecc.. Questa diventa una politica multi-disciplinare. Si mostra un quadro di elementi (Allegato n5_analisi_contesto) che è un work in progress ma utile per indirizzare la selezione degli obiettivi specifici unitamente all’analisi delle tendenze evolutive in corso e rispetto alle quali non si può agire. Queste ultime vanno pertanto considerate come elementi rigidi mentre altri ambiti possono essere direzionati in modo diverso. Ultimo punto: l’incontro di oggi è fondamentale, si passa da un primo momento di maggiore flessibilità, cioè il QS non definito di oggi, ad un quadro più rigido a seguito delle decisioni che saranno assunte. Da qui, si può andare avanti più facilmente ma più difficile sarà tornare indietro. Ora si devono selezionare questi obiettivi specifici. Dato di partenza: l’ambito del piano d’area della Val Tordino redatto dalla PROVTE qualche anno fa, realizzò degli studi sugli assets economici della valle, che hanno indicato una polarità scontata tra Giulianova, Roseto e Teramo e una polarità di secondo grado tra Mosciano, Bellante, Castellalto e Notaresco. Queste polarità hanno una caratteristica: si cristallizzano lungo la valle, nonostante l’importanza dei paesi. Questo ha portato ad un processo incrementale di crescita intorno alla Statale 80, vero catalizzatore di tutto il sistema urbanizzato. Siamo quindi di fronte ad una “città lineare”, che va continua da Teramo al mare, e bisogna prenderne atto, dato che difficilmente si potrà invertire questa tendenza edificatoria. Ciò per evitare di programmare politiche che poi non hanno riscontro nel futuro. A fianco della Statale 80, è stata costruita la Teramo-Mare e, a fianco di quest'ultima, passa la linea ferroviaria. A lato di questi sistemi lineari esiste il fiume, che è sempre stato considerato un “retro” rispetto al quale non si urbanizza e non c’è interesse per la valorizzazione. Girando con il progetto ERCIP, la PROVTE si è accorta che negli altri Paesi europei è

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diverso: un qualsiasi corso d’acqua diventa motivo per la localizzazione di infrastrutture importanti che con il fiume diventano tutt’uno. Ad esempio, in Inghilterra a fianco ad un piccolo corso è stato costruito un ospedale, che quindi si affaccia su un parco e questi spazi vengono vissuti dalle persone. Qui non accade mai, in maniera sistematica ci si attesta sulla strada e si rimane concentrati lì. A fronte di questo, non è stato costruito un sistema strutturale degno di nota, la ferrovia ad esempio non è valorizzata. Il Piano d’Area già dava queste indicazioni qualche anno fa, suggerendo di sviluppare le aree intorno alle stazioni ferroviarie per farle diventare volano di sviluppo, ci si arriva facilmente e ci si può muovere facilmente sul territorio. Il sistema delle stazioni provinciali è predisposto per una mobilità sostenibile, cioè ciclabile tra le stazioni. La competitività del movimento in bicicletta è di 3km di raggio intorno al punto in cui si parte. Se si facesse la semplice operazione di mettere dei cerchi attorno alla stazione, l’intero territorio sarebbe coperto: si potrebbe avere un sistema di mobilità facile ed efficace all’interno di un sistema urbano consolidato. A fianco di questo, si ha il sistema naturale del fiume. Si mostra una slide (Allegato n6_utilizzo_risorse_idriche) con le pressioni che il sistema descritto esercita sul fiume e i risultati che lo stesso restituisce al fiume: qualità dell’acqua elevata (tratto verde), qualità acqua sufficiente a ridosso della città di Teramo, una qualità dell’acqua scadente alla foce. Il sistema ambientale mostra che, a partire da Teramo in giù (da Valle S. Giovanni), la situazione della qualità dell’acqua è compromessa da questi triangoli, dagli scarichi urbani e da un sistema di depuratori (palline verdi) e di discariche autorizzate e non. Emerge però che, rispetto al sistema di conoscenza posseduto, questa non è la realtà: la mancanza sistematica di attività di monitoraggio, vigilanza e controllo, ha fatto sì che le informazioni in nostro possesso non siano complete: non esiste un censimento che quantifichi la presenza degli scarichi sul fiume, degli attingimenti e degli scarichi non autorizzati, al di là di quella di Coste Lanciano o del Cirsu che sono note. Una delle prime cose da fare è stabilire qual è l’indicatore per misurare le azioni del nostro piano, ad esempio la qualità dell’acqua, che risolverebbe il problema alla foce e che per i comuni costieri significa inquinamento delle acque di balneazione con ripercussioni dirette sul loro sistema economico e non solo. Poi, la mancanza di monitoraggio e manutenzione fa sì che i rifiuti che vengono trasportati dal fiume, specie in caso di esondazione, arrivano al mare e diventano un problema solo per i comuni costieri. Se si analizza la distribuzione territoriale dei punti di campionamento che esistono sul fiume (stella nera) per misurare la qualità dell’acqua e la portata del fiume: si vede con chiarezza che su questo sistema c’è da fare un ragionamento. A questo sistema complesso, si sommano attingimenti idrici autorizzati (pallino rosso), in blu il sistema dei laghi esistente, che è ben distribuito a valle, ma caratterizzato da un’ubicazione che non è in relazione al reticolo idrografico: non svolge quindi il ruolo di laminazione lenta di cui si è parlato, occorre un progetto in termini strategici. Rispetto a ciò, è necessario selezionare gli obiettivi specifici da raggiungere, che diventeranno le parti da sviluppare con il progetto puntuale. Ultima nota sul sistema infrastrutturale: è emerso dalle attività di partecipazione che la presenza delle aree industriali sono un luogo di riconversione straordinario, il processo di dismissione di aree industriali è consolidato, le richieste per nuove aree sono diverse rispetto a qualche anno fa, si è di fronte al fatto che il sistema infrastrutturale delle aree industriali non è adeguato, per cui l’intero territorio perde competitività anche economica, con il risultato di un complessivo impoverimento. Di fronte a questo scenario, rispetto al QS è necessario discutere per individuare alcuni punti rispetto ai quali fare scelte congrue. Facilitatore: Questo è un primo incontro e i contributi al QS possono essere inviati anche in seguito, il passaggio è importante perché oggi bisogna definire le linee strategiche su cui lavorare. Ad esempio, il punto della riqualificazione di queste aree industriali, è ritenuto necessario, strategico, utile alla valorizzazione del territorio? Fabrizio Fornaciari: Si condivide lo studio approfondito fatto e le considerazioni di rigidità rispetto alla capacità di intervento sul Tordino con questa iniziativa. Rivedendo il QS rispetto alle precedenti considerazioni fatte, e per dare un chiaro segnale di praticità parlando di tutela ambienta e di monitoraggio sulle rive del fiume, sponde destra e sinistra, si potrebbe iniziare a coinvolgere la polizia provinciale, pur comprendendo la loro carenza di organico, così come quella dei vari corpi municipali: la PROVTE è già intervenuta nella formazione di numerosi volontari che hanno preso il patentino per fare questo lavoro di controllo e vigilanza, si potrebbe usufruire della loro disponibilità in collaborazione con i rispettivi corpi di polizia municipale e con la forestale, per iniziare a fare un’attività ispettiva dove i Comuni ritengono di intervenire. Potrebbe essere un primo segnale concreto di attuazione delle linee strategiche che si definiscono oggi. Un altro aspetto è relativo alle altre realtà europee in cui il fiume è concepito come un

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luogo di socializzazione e comunque che impreziosisce un ambito urbano o extra urbano. Qui non è così perché la maggiore infrastruttura viaria di questa provincia, che poi è la Teramo-Mare, lambisce il fiume Tordino e lo va a caratterizzare e ad appesantire in quei tratti mostrati dal rilievo, in cui il tracciato della Teramo-mare non incrocia l’andamento del fiume. Si potrebbero immaginare, se non ospedali, iniziative a scopo turistico-ricreativo. Il sistema di intermodalità delle stazioni ferroviarie, specificamente la tratta Giulianova-Teramo, è attraversato da un traffico di carattere regionale, ma è anche vero che già oggi è in corso una riunione per il progetto VIAVAI della Regione Abruzzo per la realizzazione di un sistema di bike-sharing, anche collegato alla possibilità di portare la bici sui treni: si potrebbe quindi immaginare un percorso ciclabile tra la città capoluogo e la città di Giulianova, all’ordine del dibattito, anche considerando che in ambito provinciale è bene prima completare il collegamento costiero, poi fare questo. Se ci si preoccupa però di creare un sistema di intermodalità con la mobilità sostenibile, bisogna creare la relativa un’infrastruttura. Ben venga, comunque, seppur in tratti limitati dove la densità abitativa non permette di realizzare parchi di semplice fruizione, allora bene che funzioni un sistema di intermodalità in cui si arriva nei centri in bici. Altra questione interessa drammaticamente i Comuni costieri rispetto al materiale spiaggiato e al materiale che insiste all’interno dell’alveo del fiume: si dovrebbe trovare un sistema di collaborazione col genio civile e con l’autorità di bacino, per consentire, sotto stretto controllo, a dei privati che vogliono intervenire per togliere non soltanto materiale come legno e sterpaglie, che è già consentito dal genio civile, ma anche altro, come togliere la ghiaia, laddove ci sia la possibilità non alterando le condizioni naturali del fiume. Questa considerazione arriva dai portatori di interesse e dal territorio, pur se vi sono varie considerazioni ambientaliste. Cercando di evitare una speculazione da parte dei privati e sottolineandone l’utilità nell’evitare danni, si potrebbe definire una modalità per sviluppare questo sistema, come ad esempio un protocollo di intenti. Francesco Marconi: È espressione di questa Giunta e del Presidente Valter Catarra indirizzare le 25 guardie ecologiche volontarie che di recente sono state nominate verso l’ispezione e il controllo dei fiumi e delle sponde, per vedere cosa si ha e per arginare l’abbandono dei rifiuti, sia sui fiumi sia sulle strade. Saranno operativi già dal mese di febbraio e si potrebbero far iniziare i lavori dal Tordino per avere riferimenti ben precisi. Archimede Forcellese: Si sostiene l’intervento di Fornaciari, particolarmente la questione dello spiaggiato. Rispetto agli obiettivi generali, l’approccio di progettazione multi-disciplinare è gradito, le politiche in discussione si legano assieme. La specificità della provincia è l’aspetto turistico: il volano del turismo è rappresentato dalle località balneari. Poi c’è tutta una parte interna della Provincia che è stupenda. Bisogna pensare sia a risolvere i problemi sul mare, come con l’inquinamento del fiume che è devastante per le località costiere, con sforamenti per le acque di balneazione nel punto di campionamento a ridosso del Salinello e di quello a ridosso del Tordino, anche alla sicurezza idraulica. Tutti questi aspetti vanno trattati con una approccio di unità. Bisogna lavorare con l’approccio multi-disciplinare per dare ai progetti la forza per essere approvati. Ci sono segmenti lungo il fiume che hanno problematiche diverse, ma bisogna mettere assieme un progetto che raggiunga un po’ tutti questi obiettivi, particolarmente la sicurezza idraulica e la sicurezza ambientale, che sono centrali perché incidono sulla sicurezza delle singole città. Si rileva un certo scetticismo quando si parla di CdF: invece con piacere si può notare che, rispetto alla riunione fatta prima di Natale, sono state recepite molte cose. Questo dev’essere il percorso: questi obiettivi sono ampiamente condivisibili, bisogna sicuramente puntare a progetti che mettano insieme, se non tutte e sei le linee, almeno la maggior parte di esse, per dar forza al progetto per l’ottenimento delle risorse e perché andrebbero incontro a tutte le esigenze dei comuni che si trovano lungo il fiume. Gabriele Minosse: Questo intervento è su un piccolo aspetto importante, il turistico. Valutando la storia dei fiumi, risolvere il problema a valle non è sufficiente. Vent’anni fa i fiumi erano puliti, ci si lavorava, si raccoglieva la legna, attualmente sul corso di fiume a monte non si può più camminare. Se non s’interviene a monte non si risolve. Anche il privato, dato che alcuni tratti sono privati, potrebbe intervenire. Si potrebbe fare come nelle strade provinciali: si dice al privato che l’albero che si trova sulla strada provinciale deve essere tagliato, altrimenti con la neve finisce sulla strada e crea problemi, i privati potrebbero pulire ognuno per la propria quota, con le cooperative c’è anche lavoro. Relativamente ai rifiuti: un paio di anni fa c’era una discarica di gomme di macchine e altro su un fiume. La provenienza era comprensibile e il fatto è stato denunciato. L’area è stata sequestrata dal giudice, la roba è rimasta lì. Dopo un anno, molte gomme erano

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state portate via dal fiume, una ventina rimaste lì, cosa assolutamente non è comprensibile. Così perde significato anche la denuncia: deve esserci accordo per un intervento immediato di pulizia. Bisogna essere duri su questo, dare esempio. Quella roba va a finire nei fiumi che la trascinano. È necessaria attenzione in alta per la pulizia dei fiumi. Sono trent’anni che non si fa manutenzione sui fiumi. Ennio Chiavetta: Bellante è uno dei territori più esposti al rischio conseguente alle piene del Tordino. Solo agli inizi di dicembre la protezione civile è rimasta in allerta per 3/4 gg. perché il Tordino poteva penetrare in un quartiere da un momento all’altro, causando lo sfollamento di alcune centinaia di cittadini. Quindi, la sicurezza deve essere uno dei primi obiettivi: argini dei fiumi, maggiore attenzione. Una volta il fiume era considerato un elemento di vita quotidiana che apparteneva a tutti, oggi è visto come una discarica comoda da utilizzare, buttando rifiuti anche da sopra ai ponti. Va riscoperto il valore del fiume, va messo in sicurezza il territorio circostante, pianificando una manutenzione periodica delle strutture che riguardano il fiume (argini e manutenzione del letto del fiume), perché a volte tutti gli intralci che si formano all’interno del letto del fiume al normale reflusso delle acque, rappresentano degli sbarramenti che spingono il fiume a produrre erosioni e a mettere a rischio la sicurezza di chi vive nei dintorni. Come amministratori, sono stati fatti degli errori: prevedere abitazioni nei piani regolatori a venti metri dai corsi dei fiumi, si deve dire oggi che è stato fatto un errore. Non è possibile correggerlo facilmente, ma si può evitare di continuare a sbagliare. A questo punto, bisogna introdurre un altro elemento: sul tratto da Teramo a Bellante-Castellalto, intorno al Tordino c’è o c’era un tessuto economico importantissimo; oggi questo tessuto economico è evaporato, vi sono numerose strutture industriali in stato di abbandono e, col tempo, rappresenteranno sempre più un degrado nel contesto che riguarda il fiume. Bisogna porsi obiettivi anche da questo punto di vista: bisogna pensare che alcune strutture vanno anche rimosse, ridare al territorio la sua precedente vocazione, smantellando dove non è immaginabile il mantenimento di questo tipo di destinazione dei suoli, e, laddove possibile, continuando a pensare ad un ulteriore sviluppo delle attività industriali. Bisogna capire come fare per far ciò: sono strutture private e l’azienda ha cura delle sue strutture solo finché produce e alla fine della sua storia non ha interesse nemmeno a vendere o a risistemare; questo vuol dire che i Comuni si ritrovano questi ruderi per secoli intorno agli argini dei fiumi. Bisogna quindi cominciare a fare uno sforzo di fantasia per andare oltre le volontà dei singoli proprietari, che sono ingombranti e impattanti, e come collettività, come potere pubblico, intervenire e favorire il reinserimento in un percorso produttivo di queste aree, oppure avere il coraggio di dire “bonifichiamo e ricominciamo da capo”. Marconi: Si concorda con tutto ciò che è stato detto negli interventi fatti fin qui, come il problema della delocalizzazione, da risolvere, ma è necessario anche fare un piano di comunicazione per sensibilizzare sul discorso fiume come risorsa, valore aggiunto del territorio e non più discarica. Studiare una comunicazione per far capire quello che può essere e deve rappresentare il fiume per il nostro paesaggio tutto, dal punto di vista ambientale, idrogeologico, ecc.. Il Facilitatore saluta i partecipanti e ricorda la riunione prevista nella data del 01 febbraio per l’AdB. Nota: A seguito della riunione, è stato redatto un QS in cui sono stati indicati gli obiettivi generali e le linee indirizzo strategico (Allegato_n7_QUADRO_STRATEGICO_PdMF_CdR2_AdB1). Nello specifico, gli obiettivi generali rappresentano gli obiettivi verso i quali le azioni del progetto, tutte, contribuiscono a perseguire ma non raggiunge in termini assoluti. Il QS è stato condiviso ad inizio Febbraio 2014 con tutti i partecipanti al processo partecipativo per eventuali modifiche/suggerimenti in vista degli incontri Focus Group successivi alla presente riunione. Nella successiva fase di progetto saranno selezionati gli obiettivi specifici, che devono invece essere raggiunti, e saranno definite le misure e/o le azioni attraverso le quali si perseguono gli obiettivi specifici. Il QS è in fase di implementazione, ad esso saranno aggregate altre informazioni puntuali a sostegno del quadro già delineato.

Teramo, lì 24.04.2014 Il Segretario Verbalizzante Il coordinatore di Progetto F.to Mara Di Berardo F.to Doriana Calilli