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126 IV 2015 Periodico ufficiale del Rinnovamento nello Spirito Santo al servizio delle Comunità del RNS a cura della Comunità Magnificat Periodico ufficiale del Rinnovamento nello Spirito Santo al servizio delle Comunità del RNS a cura della Comunità Magnificat In caso di mancato recapito, restituire a “Venite e Vedrete” Via Fra’ Giovanni da Pian di Carpine, 63 - 06127 Perugia Una copia 6,25 Euro - Periodico - Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004, n. 46) art. 1 comma 2 - DCB Perugia

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126•IV•2015

Periodico ufficiale del Rinnovamento nello Spirito Santo

al servizio delle Comunità del RNSa cura della Comunità Magnificat

Periodico ufficiale del Rinnovamento nello Spirito Santo

al servizio delle Comunità del RNSa cura della Comunità Magnificat

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PERIODICO UFFICIALE DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTOAL SERVIZIO DELLE COMUNITÀ DEL RNS A CURA DELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT

Periodico ufficiale del Rinnovamento nello Spirito Santoal servizio delle Comunità,non vuol essere una rivista riservataad una cerchia ristretta di lettori,ma si propone di essere:

una voce profetica per annunciare ciò che il Signoresuggerisce alle Comunità del RnS,che ha suscitato all’interno della sua Chiesa;

un servo fedele della specifica vocazionecomunitaria carismatica,attento ad approfondire i contenutispecifici del RnS;

un ricercatore scrupoloso delle ricchezzedella spiritualità della Chiesa:dai Padri al recente Magistero;

un agile mezzo spirituale di collegamentoed uno strumento di unità per presentarevita, fatti, testimonianze delle varie Comunità del RnSal fine di accrescere la conoscenza e la reciproca stima;

una finestra perennemente apertasulle realtà comunitarie carismatichedi tutto il mondo per ammiraree far conoscere le meraviglie che il Signorecontinua a compiere in mezzo al suo popolo.

Direttore responsabileOreste Pesare

CaporedattoreDon Davide Maloberti

Collaboratori di redazioneFrancesca Acito, Elisabetta Canoro

Maria Rita Castellani, Valentina Mandoloni,

Angela Passetti, Francesca Tura Menghini

Direzione Viale Molière 51P1 - 00142 Roma

Tel. e Fax 06.5042847e-mail: [email protected]

Segreteria e servizio diffusionec/o Comunità MagnificatComplesso “San Manno”

Via Fra’ Giovanni da Pian di Carpine, 6306127 Perugia

tel. e fax 075.5057190e-mail: [email protected]

Responsabile AmministrativoSegreteria generale

della Comunità Magnificat

IconografiaArchivio Venite e VedreteArchivio Il Nuovo Giornale

StampaTipografia Corradi - Marsciano (PG)

ProprietàRivista trimestrale di proprietà

dell’Associazione Venite e VedreteAut. Trib. di Foggia n. 435 del 5/10/1998

QUOTE ABBONAMENTO 2016(diritto a quattro numeri)

Ordinario . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25,00Straordinario . . . . . . . . . . . . . . . . 50,00Sostenitore . . . . . . . . . . . . . . . . 100,00Europa e bacino Mediterraneo . . 35,00America. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45,00Altri Paesi dell’Africa e dell’Asia. . . 45,00Oceania. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50,00

Inviare a:

C/C postale 16925711 intestato a:Associazione “Venite e Vedrete”

Via Fra’ Giovanni da Pian di Carpine 63 - (PG)

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1Venite e Vedrete 126 - IV - 2015

SOMMARIO3

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EDITORIALE

LA TENTAZIONE... CHE PAURA!Oreste Pesare

“NON ABBANDONARCI ALLA TENTAZIONE”

“GESÙ FU CONDOTTO DALLO SPIRITO NEL DESERTO (Lc 4,1)”Tarcisio Mezzetti

LE TENTAZIONI DEL LEADERMassimo Roscini

I COMANDAMENTI DI PAPA FRANCESCOMons. Giuseppe Chiaretti

LE TENTAZIONI DI OGNI CRISTIANOGiosuè Busti

LE TENTAZIONI NEL MATRIMONIOAngela Passetti

PREGHIAMO PER...

DALL’ARCHIVIO DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO

ECUMENISMO E RINNOVAMENTO CARISMATICO.ORIENTAMENTI TEOLOGICI E PASTORALI

di Léon Joseph Suenens

LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE

LA “PEOPLE OF GOD COMMUNITY OF NORTHEASTERN PENNSYLVANIA”a cura di Francesca Acito

A TU PER TU CON I NOSTRI GIOVANI

COME VIVONO OGGI I GIOVANI LE TENTAZIONI DI COPPIA?a cura di Angela Passetti

NEWS

TESTIMONIANZE

COMUNITÀ MAGNIFICAT, GLI INCONTRI DI PREGHIERA

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Preghiera per la fede

Signore, io credo: io voglio credere in Te.O Signore, fa’ che la mia fede sia piena, senza riserve,

e che essa penetri nel mio pensiero, nel mio modo di giudicare le cose divine e le cose umane.

O Signore, fa’ che la mia fede sia libera: cioè abbia il concorso personale della mia adesione,

accetti le rinunce ed i doveri che essa comporta e che esprima l’apice decisivo della mia personalità:

credo in Te, o Signore.

O Signore, fa’ che la mia fede sia certa; certa d’una sua esteriore congruenza di prove

e d’una interiore testimonianza dello Spirito Santo, certa di una sua luce rassicurante, d’una sua conclusione pacificante,

d’una sua assimilazione riposante.

O Signore, fa’ che la mia fede sia forte; non tema le contrarietà dei problemi, onde è piena l’esperienza della nostra vita avida di luce;

non tema le avversità di chi la discute, la impugna, la rifiuta, la nega; ma si rinsaldi nell’intima prova della Tua verità,

resista alla fatica della critica, si corrobori nella affermazione continua sormontante le difficoltà dialettiche e spirituali,

in cui si svolge la nostra temporale esistenza.

O Signore, fa’ che la mia fede sia gioiosa e dia pace e letizia al mio spirito, e lo abiliti all’orazione con Dio e alla consacrazione con gli uomini,

così che irradi nel colloquio sacro e profano l’interiore beatitudine del suo fortunato possesso.

O Signore, fa’ che la mia fede sia operosa e dia alla carità le ragioni della sua espansione morale, così che sia vera amicizia con Te e sia in Te nelle opere,

nelle sofferenze, nell’attesa della rivelazione finale, una continua testimonianza, un alimento continuo di speranza.

O Signore, fa’ che la mia fede sia umile e non presuma fondarsi sull’esperienza del mio pensiero e del mio sentimento;

ma si arrenda alla testimonianza dello Spirito Santo, e non abbia altra migliore garanzia

che nella docilità alla Tradizione e all’autorità del Magistero della santa Chiesa. Amen.

Paolo VI

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Non abbandonarci alla tentazione

PREGHIAMO

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La tentazione...CHE PAURA!

a tentazione e come affrontarla… è un argo-mento molto importante per chi, come il mem-bro di una comunità di alleanza, vuole cammi-nare speditamente sulla via della santità.

Sappiamo bene che lo stesso “Gesù fu con-dotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavo-lo” (Lc 4,1). E sappiamo altresì che le tentazioni che eglisubì non furono un fatto isolato o circoscritto alla sua mis-sione redentrice. Gesù, infatti, ha voluto spianarci la stra-da ed insegnarci come affrontare le inevitabili tentazioniche il diavolo avrebbe scagliato contro tutti i discepoli delMaestro e contro l’intera Chiesa, sposa di Cristo.

Tarcisio Mezzetti, nel suo articolo, ci ricorda che latentazione fa parte della nostra conversione e perciò delnostro cammino di santificazione. E, come buoni discepo-li di Gesù, anche noi possiamo sempre risultare vincitorise rispondiamo alle tentazioni con la forza della Parola diDio… ‘quella Parola – scrive Tarcisio – che Gesù ha usatocosì potentemente nel deserto, sarà anche l’arma decisivaper ogni nostra battaglia e per ogni nostra vittoria. In ognioccasione poi ci piacerà scoprire quanto il Signore non sistacca mai da noi e non ci lascia mai soli. Gesù ha volutosubire le tentazioni nel deserto per farci capire come Luici comprende quando siamo assaliti dalle nostre, ma an-che per insegnarci come dobbiamo vincerle: con la poten-te Parola di Dio’.

È infatti l’ascoltare la Parola di Dio e il seguirla fedel-mente che mostra quanto noi ci fidiamo di Dio piuttostoche delle nostre sensazioni e delle nostre paure. Mi è pia-ciuto molto quanto citato dell’Imitazione di Cristo nell'ar-ticolo di Giosuè Busti a questo riguardo: ‘non è esatto af-fermare che l’uomo cade a causa delle tentazioni, ma piùprecisamente bisogna affermare che le tentazioni svelanociò che l’uomo è, svelano ciò che c’è nel suo cuore’.

E, di tentazioni per il discepolo e per i responsabili,papa Francesco ne ha parlato tante volte nelle sue predi-che, nei suoi discorsi e nei suoi scritti, e specialmente nel-la sua esortazione Evangelii gaudium.

In questo nostro numero di Venite e Vedrete, MassimoRoscini, S.E. Mons. Giuseppe Chiaretti e Gosué Busti ciaiutano a leggere l’insegnamento del Papa a questo ri-guardo dal di dentro, scorrendo e commentando varie trale tante tentazioni presentate in diversi momenti dal SantoPadre.

Tra tutte le tentazioni prese in considerazione – e tutterealisticamente vere – , ritengo profondamente pericolosae comune quella che ci persuade a mettere la nostra vo-lontà davanti a quella di Dio per noi e per la nostra vita.Leggiamo dall’articolo di Giosuè: ‘se non impariamo ametterci da parte e a fidarci della mano provvidente diDio, difficilmente riusciremo ad ascoltare la voce delloSpirito Santo che ci guida. Come ha sottolineato il Papa,“questo lasciarsi guidare da Gesù, ti porta alle sorprese diGesù… L’importante è Gesù e lasciarsi guidare da Lui”’.

Vi voglio anche sottolineare, come importanti ed inte-ressanti, l’articolo sulle tentazioni nel matrimonio di An-gela Passetti e la sua intervista su come vivono oggi i gio-vani le tentazioni di coppia.

Sono certo, quindi, che anche questo numero di Ve-nite e Vedrete sarà illuminante per i nostri lettori e stru-mento utile per andare in profondità nella vita spirituale.Invoco, dunque, su ciascuno di voi lo Spirito Santo, affin-ché vi possiate tuffare con la sua grazia in una proficuameditazione.

Dio vi benedica,

Oreste Pesare

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EDITORIALE

Venite e Vedrete 126 - IV - 2015

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“Gesù fu condottouando si deve parlaredelle tentazioni cheGesù ha dovuto subirenel deserto non si puòfare a meno di notareuna cosa assai curiosa.

Tutti i Vangeli sinottici ci raccontanola stessa storia: dopo che ebbe rice-vuto il battesimo da Giovanni Batti-sta: “Gesù fu condotto dallo Spiritonel deserto per essere tentato daldiavolo”.

La sorpresa non è solo questa; neldeserto, infatti, Gesù è spinto dalloSpirito ad imitare Mosè. Il parallelocon Mosè nasce spontaneo ed è mol-to calzante: come Mosè era rimastoquaranta giorni sul monte Sinai, cosìGesù soggiorna per quaranta giorninel deserto. Questo periodo lungo -ma nella tradizione ebraica indeter-minato - è simbolico della prepara-zione necessaria per divenire adatti acompiere la missione, che è sempreun prezioso avvenimento salvificoaccuratamente programmato dallaDivina Provvidenza.

Questo testo dal Vangelo di Mat-teo - simile a quello che racconta an-che Luca - ci presenta l’esperienzavittoriosa di Gesù, che si scontra conil «nemico» proprio all’inizio della suamissione.“Allora Gesù fu condotto dallo Spiritonel deserto per essere tentato dal dia-

volo. Dopo aver digiunato quarantagiorni e quaranta notti, alla fine eb-be fame. Il tentatore gli si accostò e glidisse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che

questi sassi diventino pane». Ma eglirispose: «Sta scritto:Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla boc-ca di Dio».Allora il diavolo lo portò nella cittàsanta, lo depose sul punto più alto deltempio, e gli disse: «Se tu sei Figlio diDio, gettati giù, sta scritto infatti:Ai suoi angeli darà ordini a tuo ri-guardo, ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché il tuo piede non inciampi inuna pietra».Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:Non metterai alla prova il SignoreDio tuo».

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Non abbandonarci alla tentazione

DALLO SPIRITO NEL DESERTO” (Lc 4,1)

> Tarcisio Mezzetti*

Le tentazioni che ha subìto Gesù nonsono un fatto isolato(...), ma sono anchequelle della Chiesa,quelle dell’apostolo

e del credente.

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IN COPERTINA

Di nuovo il diavolo lo portò sopra unmonte altissimo e gli mostrò tutti i re-gni del mondo e la loro gloria e glidisse: «Tutte queste cose io ti darò, se,gettandoti ai miei piedi, mi adore-rai». Allora Gesù gli rispose: «Vattenesatana! Sta scritto infatti:Il Signore Dio tuo adorerai: a lui solo renderai culto».Allora il diavolo lo lasciò ed ecco gliangeli gli si avvicinarono e lo servi-vano” (Mt 4, 1-11).

In questo tempo di preparazioneil demonio - che è l’avversario dellasalvezza - cerca di sfidare l’idea stes-sa che Gesù ha sulla propria missio-ne. Non fa quindi meraviglia che leterribili tentazioni, che hanno assalitoil popolo di Israele nel deserto, vada-no ora all’assalto di Gesù; ma questavolta quelle forze di seduzione e ditentazione, che allora ebbero una fa-cile presa, non avranno il sopravven-to e saranno sconfitte.

Così il disegno di Dio si compiràe Gesù, naturalmente con più sicu-rezza di Mosè, condurrà senza esitaretutta l’umanità verso la salvezza.

C’è una cosa però su cui convienesoffermarsi e riflettere: Gesù, nel de-

serto, ha sperimentato la fame e conessa tutti i bisogni che ogni giornosollecitano l’uomo. Gesù, incarnan-dosi, conosce quindi benissimo la vi-ta, le forze e le necessità che spingo-no l’uomo nella vita di ogni giorno. Eallora: come ha compreso Gesù larealtà della Sua missione? Quali sonole forze che sostengono la Sua azio-ne? Il desiderio del facile successo? Ilfascino del prestigio? L’ambizione delpotere e del dominio?

Niente di tutto ciò. La decisione diGesù è fermissima e si sgancia daquelle attrattive che nel mondo per-vertono qualsiasi azione umana, fos-se anche la più nobile di tutte.

Egli non utilizzerà i suoi poteri aproprio vantaggio, ma accetta la po-vertà e la privazione, non cercherà lagloria di un Messia politico e non ce-derà agli idoli del potere, come oggifa in ogni dove la Massoneria.

Gesù si allontanerà dalla seduzio-ne del prestigio; quando andrà a Ge-rusalemme, non sarà per salire sulpinnacolo del tempio, ma per soste-nere la prova suprema della croce.

In questa scelta senza compro-messi c’è un riconoscimento radicale

di Dio e dei veri valori, che ci fa sem-pre riflettere.

La vittoria di Gesù sulle forze delmale prelude a quella della sua mis-sione. Questa si perfeziona con lasofferenza sulla croce ed il trionfodella risurrezione, dopo gli ultimi at-tacchi del demonio.

Davanti al demonio, nel deserto,dopo un lungo periodo di digiuno,quando la fame avrebbe dovuto fardire a Gesù che le parole del tentato-re, in fondo, erano una bell’idea e ap-parentemente anche piene d’amore,Gesù afferma, con le Sue risposte,che nessuna opera di Dio si realizzacercando il proprio successo, ma sirealizza solo nella povertà, nella ve-rità e nella fedeltà.

Le tentazioni che ha subìto Gesùnon sono però un fatto isolato, circo-scritto all’avvenimento che abbiamoappena ascoltato, ma sono anchequelle della Chiesa, quelle dell’apo-stolo, quelle del credente, insommasono quelle di ciascuno di noi. Que-sto passo ci invita perciò subito a faredelle scelte vere, che fanno parte del-la nostra conversione e perciò delnostro cammino di santificazione.

Avrete notato che quando il tenta-tore comincia a parlare, le sue parolesono assai gentili. Sembra una ziamolto preoccupata per la salute delnipote, perché lo vede sciupato dallungo digiuno, ma la cosa interessan-te è che ad ogni tentazione Gesù ri-sponde sempre con la stessa frase:«Sta scritto che... ».

San Paolo nella Lettera agli Efesiniparla infatti dell’armatura di Dio, cheil credente deve sempre indossare:“Rivestitevi dell’armatura di Dio, perpoter resistere alle insidie del diavolo.La nostra battaglia infatti non è con-tro creature fatte di sangue e di car-ne, ma contro i Principati e le Pote-stà, contro i dominatori di questomondo di tenebra, contro gli spiritidel male che abitano nelle regioni ce-lesti. Prendete perciò l’armatura diDio, perché possiate resistere nel gior-

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no malvagio e restare in piedi dopoaver superato tutte le prove. Statedunque ben fermi, cinti i fianchi conla verità, rivestiti con la corazza del-la giustizia, e avendo come calzatu-ra ai piedi lo zelo per propagare ilvangelo della pace. Tenete sempre inmano lo scudo della fede, con il qualepotrete spegnere tutti i dardi infuoca-ti del maligno; prendete anche l’elmodella salvezza e la spada dello Spirito,cioè la parola di Dio” (Ef 6, 11-17).

Di questa armatura solo la “spadadello Spirito” serve contro il nemico,tutto il resto è solo per la difesa.

L’uso che ne fa Gesù è quindi as-sai significativo e addirittura si vedecome il tentatore cerchi di stabilirecon Lui addirittura un dibattito teolo-gico, citando la Bibbia - era quindianche un diavolo istruito, forse un“diavolo-teologo” - ma ha perdutovergognosamente la sfida.

Come Gesù, però, i cristiani veri -quelli che credono in Lui, vincitoredella morte e del potere delle tenebre- non hanno mai paura del diavolo,perché i cristiani sanno che Dio stacon loro; non hanno quindi alcun bi-sogno di proteggersi con amuleti,portafortuna ed altre cianfrusaglie delgenere. Il credente, quindi, che si nu-tre ogni giorno con la Parola di Dio eogni giorno si lascia trasformare daGesù in un solo Corpo con Lui, permezzo dell’Eucaristia, certamentenon teme il demonio. Chi ha pauradel diavolo perciò non è cristiano.

Nel Vangelo di Luca nel cap. 9 èdescritta la missione in cui Gesù inviai Dodici due a due e li incarica diguarire i malati e di cacciare i demo-ni. Poi invia i 72 discepoli:“e li inviò a due a due avanti a sé inogni città e luogo dove stava per re-carsi” (Lc 10, 1).

C’è da notare che a costoro dà so-lo il compito di curare i malati, cheavrebbero incontrato, ma quandotornarono da Lui:“I settantadue tornarono pieni digioia dicendo: «Signore, anche idemòni si sottomettono a noi nel tuonome». Egli disse: «Io vedevo satanacadere dal cielo come la folgore. Ec-co, io vi ho dato il potere di cam-minare sopra i serpenti e gli scor-pioni e sopra ogni potenza del ne-mico; nulla vi potrà danneggiare.Non rallegratevi però perché i demò-ni si sottomettono a voi; rallegratevipiuttosto che i vostri nomi sono scrittinei cieli»” (Lc 10, 17-20).

Se così facendo scopriremo e gu-steremo l’infinito amore di Gesù, al-lora molti dei problemi che oggi as-sediano la nostra esistenza comince-ranno a risolversi e tante ferite che ciportiamo dietro - talvolta da una vita- cominceranno a guarire, perché

avremo scoperto Gesù come il nostrogrande amico.

Ma, scopriremo con sorpresa - co-sa più importante di ogni beneficioimmediato – che la nostra preghieraè diventata più scorrevole, più arden-te, più sentita di prima, le nostre pau-re in gran parte sono diminuite - senon addirittura scomparse - e avremopiù forza nell’affrontare le inevitabilidifficoltà dell’esistenza quotidiana.

Si avvererà insomma ciò che SanPaolo prometteva ai Filippesi:“e la pace di Dio, che supera ogni in-telligenza, custodirà i vostri cuori e levostre menti in Cristo Gesù...” (Fil 4, 7)

Ma c’è anche un’altra verità chebisogna scoprire: Gesù non si è avvi-cinato a noi perché eravamo “santi”;Lui è venuto a noi perché eravamopeccatori; Lui stesso, infatti, ha di-chiarato:“«Non sono i sani che hanno biso-gno del medico, ma i malati... Ionon sono venuto infatti a chiamare igiusti, ma i peccatori»” (Mt 9, 12-13).

Allora è chiaro: se assorbiremonel nostro cuore la Parola di Dio e lafaremo vivere, questa Parola non so-lo ci farà diventare migliori, ma an-che, sicuramente, ci farà crescere spi-ritualmente, rendendoci recettivi alperdono da dare a chi ci ha ferito edesiderosi di diventare i migliori di-scepoli di Gesù.

Quella Parola che Gesù ha usatocosì potentemente nel deserto, saràanche l’arma decisiva per ogni nostrabattaglia e per ogni nostra vittoria. Inogni occasione poi ci piacerà scopri-re quanto il Signore non si stacca maida noi e non ci lascia mai soli.

Gesù ha voluto subire le tentazio-ni nel deserto per farci capire comeLui ci comprende quando siamo as-saliti dalle nostre, ma anche per inse-gnarci come dobbiamo vincerle: conla potente Parola di Dio.

* Membro anziano della Fraternità di Marsciano (Perugia)

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Non abbandonarci alla tentazione

Come Gesù i cristiani veri

non hanno maipaura del diavolo,perché i cristianisanno che Dio sta con loro

Miniatura russa, XIV sec.

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Le tentazioniredo che non tutti ab-biamo consapevolezzadi quanto, nella vitacristiana, sia importan-te la parola servizio.

Per comprenderne la serietà pren-diamo come riferimento la solennedichiarazione di Gesù: “Come il Fi-glio dell’uomo, che non è venuto perfarsi servire, ma per servire e dare lapropria vita in riscatto per molti” (Mt20, 28).

In queste lapidarie parole di Ge-sù sono racchiuse almeno tre avver-tenze.

La prima è che servire è una di-mensione dell’intera esistenza, nonun frammento del nostro tempo odel nostro agire; servire è un mododi esistere, uno stile di vita che nascedal profondo di se stessi.

La seconda è che lo stile del ser-vizio si oppone nettamente alla logi-ca del farsi servire (nelle parole diGesù c’è un ma).

La terza è che servire significa inconcreto vivere sentendosi respon-sabile degli altri.

Quando qualcuno riceve dal Si-gnore la chiamata a servire come re-sponsabile di qualsiasi realtà eccle-siale, la cosa può essere entusia-smante perché sa che se il Signore lochiama a servire attraverso un ruolodi guida e di responsabilità, gli for-

nirà anche un bagaglio di grazie e didoni con i quali poter svolgere benequesto importante ministero. Essere“protagonisti”, insieme al Signore, diun’impresa tanto grande e importan-

te, come quella di guidare una Fra-ternità o un Gruppo di preghiera ouna Comunità, è sicuramente motivodi un forte slancio di fede che faràsuperare ogni difficoltà o problema

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IN COPERTINA

DEL LEADER

> Massimo Roscini*

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circa le proprie capacità umane e ditempo.

La prima difficoltà infatti all’iniziodi un ministero di responsabilità èquella di sentirsi incapaci, ma benpresto la grazia che accompagnaquesto servizio e i carismi che Diodona fanno diminuire la sensazionedi inadeguatezza e affiora un altroostacolo: si diventa consapevoli chenon è possibile vivere più la Comu-nità in modo “tranquillo”, frequen-tando gli incontri per “ricevere” daDio e dai fratelli, per “guarire”, per“crescere” spiritualmente. Ecco allo-ra che cresce nel responsabile il sen-so di essere stato chiamato per por-tare il peso dei fratelli e dellesorelle e il dovere di vigilareed essere pronto ad aiutaretutti ad inserirsi appieno nel-la vita della Comunità. Infondo chi riceve il dono del-la responsabilità dovrà perprima cosa dimenticare sestesso perché tutti i fratellipossano crescere nella chia-mata del Signore.

Ognuno di noi quindiche si accinga a svolgere ilservizio di responsabile perla prima volta o lo faccia or-mai da tempo oltre alla bellaesperienza da fare, si trova afare i conti anche con tuttauna serie di atteggiamenti, dipensieri e di contrarietà cherendono assolutamente verala Parola di Dio: “Figlio se tipresenti per servire il Signo-re, preparati alla tentazione” (Sir2,1). Ma quali sono le tentazioni piùfrequenti che un Responsabile si tro-va a dover affrontare nello svolgereil proprio ministero?

Padre Robert Faricy in un’intervi-sta a Venite e Vedrete ha detto: “laforza del Rinnovamento sono i lea-der quando sono pieni di SpiritoSanto. La debolezza? I leader, quan-do sono ambiziosi e vogliono a tuttii costi essere capi ed emergere”.

E la prima tentazione che vo-glio evidenziare è proprio quella divedere nel proprio ministeronon tanto un servizio da svolge-re, ma uno spazio per esercitareun potere!

Secondo questa visione tutto èpensato per dare una super visibilitàal leader malato di potere: è lui l’ani-matore della preghiera, è lui che tie-ne l’insegnamento, è lui che stabili-sce chi deve fare le altre cose.

Il voler vivere il ministero di Re-sponsabile esercitando il potere si ti-ra dietro tutta una serie di comporta-menti che oltre ad accentrare tutto sudi sé, possono generare nella Comu-

nità chiusure e malumori... Quandotutte le scelte sono fatte calare dal-l’alto senza prima aver ascoltato oaver condiviso con i fratelli. Quandonon si delega ad altri nessun servizioo ministero. Quando non ci si fida dinessuno. Quando non si incoraggia-no i fratelli e le sorelle. Quando sicrede di essere carismatici vedendosolo i propri carismi. Quando si ten-de solo a rimproverare e correggeregli altri. Quando ci si sente miglioridegli altri….

Ci si dimentica così poco a pocoche la Comunità o la Fraternità di cuisiamo Responsabili è il luogo del pri-mato di Dio e del primato delle per-

sone, dove ognuno è dono ed ha deidoni da mettere a servizio del benecomune.

Un buon responsabile combattela tentazione di voler esercitare unpotere quando è grato per il servizioche il Signore e i fratelli lo hannochiamato a fare e quando aiuta tuttii fratelli a divenire corresponsabilidell’edificazione della Comunità. Unbuon responsabile si sente parte del“corpo” della Comunità e vive con

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Non abbandonarci alla tentazione

Chi riceve il donodella responsabilità

dovrà per prima cosa

dimenticare se stesso

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responsabilità il proprio ministerosecondo quanto esprime il passodella Prima Lettera di Pietro: “Pasce-te il gregge di Dio che vi è affidato,sorvegliandolo non perché costrettima volentieri, come piace a Dio, nonper vergognoso interesse, ma conanimo generoso, non come padronidelle persone a voi affidate, ma fa-cendovi modelli del gregge. E quan-do apparirà il Pastore supremo, rice-verete la corona della gloria che nonappassisce” (1 Pt 5,2-4).

La seconda tentazione che vo-glio evidenziare è quella dello stac-carsi dalla preghiera e immerger-si nel “fare”. Nella vita di una Comu-nità molte sono le cose da fare daparte dei Responsabili, ma occorreche preghiera e azione siano sempreprofondamente unite. Una preghierache non porta all’azione concretaverso i fratelli, bisognosi di aiuto o indifficoltà, è una preghiera sterile e in-completa. Ma, allo stesso modo,quando nel servizio si è attenti solo alfare, si dà più peso alle cose, alle fun-zioni, alle strutture, e ci si dimenticadella centralità di Cristo, non si riser-va tempo per il dialogo con Lui nellapreghiera, si rischia di servire se stes-si e non Dio presente nel fratello.

San Benedetto riassumeva lo stiledi vita che indicava ai suoi monaci in

due parole: “ora et labora”, prega eopera. È dalla contemplazione, da unforte rapporto di amicizia con il Si-gnore, che nasce in noi la capacità divivere e di portare l’amore di Dio, lasua misericordia, la sua tenerezzaverso gli altri. E anche il nostro servi-zio ai fratelli ci porta al Signore, per-ché noi vediamo proprio il Signorenel fratello e nella sorella da servire.

La terza tentazione che voglioevidenziare è quella della divisione.Ogni Responsabile, a qualsiasi livello,ha fra i suoi compiti principali quellodi essere un costruttore di pace e unriparatore di brecce (cfr. Is 58,12).Non è un caso infatti che il serviziodella responsabilità non è mai perso-nale, ma è sempre affidato ad un “cor-po” di fratelli con i quali si ha il dove-

re di entrare in un rapporto di stima eamore fraterno. “Un’altra indicazio-ne è quella di non dimenticare che ilbene più prezioso, il sigillo dello Spiri-to Santo, è la comunione. Si trattadella grazia suprema che Gesù ci haconquistato sulla croce, la grazia cheda risorto chiede per noi incessante-mente, mostrando le sue piaghe glo-riose al Padre: «Come tu, Padre, sei inme e io in te, siano anch’essi in noi,perché il mondo creda che tu mi haimandato» (Gv 17,21). Perché il mon-do creda che Gesù è il Signore biso-gna che veda la comunione tra i cri-stiani, ma se si vedono divisioni, riva-lità e maldicenza, il terrorismo dellechiacchiere, per favore… se si vedonoqueste cose, qualunque sia la causa,come si può evangelizzare? Ricordatequest’altro principio: “L’unità prevalesul conflitto (cfr Esort. ap. “Evangeliigaudium”, 226-230), perché il fratel-lo vale molto di più delle nostre perso-nali posizioni: per lui Cristo ha versa-to il suo sangue (cfr 1 Pt 1,18-19), perle mie idee non ha versato niente!”(Discorso del Santo Padre Francescoai partecipanti al III Convegno mon-diale dei Movimenti ecclesiali e dellenuove Comunità - Roma, 22 novem-bre 2014).

Ovviamente deve esserci unitàtra i responsabili e questa unità si de-

Quando nel serviziosi è attenti solo

al fare e ci si dimenticadella centralità

di Cristo, si rischiadi servire se stessi

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ve diffondere fino a inglobare tutti ifratelli e le sorelle della Comunità earrivare fino a quelli di fuori…

Proprio perché il ministero dellaresponsabilità porta con sé diversedifficoltà, la Comunità ha un ruolo im-portante nei confronti dei responsabiliche è quello di sostenerli e di pregareper loro: “Vi preghiamo, fratelli, diavere riguardo per quelli che faticanotra voi, che vi fanno da guida nel Si-gnore e vi ammoniscono; trattatelicon molto rispetto e amore, a motivodel loro lavoro” (1 Ts 5, 12-13).

Le malattie della Chiesa

Non a caso ho voluto riportare ilpensiero di Papa Francesco in quan-to in molti dei suoi interventi/discor-si ha espresso alcuni concetti fonda-menti per coloro che nella Chiesahanno un ruolo di responsabilità. Mipiace quindi concludere questo mioscritto riportando alcune di quelleche Papa Francesco chiama “Le ma-lattie della Chiesa” che riguardano ileader.

1. La malattia del sentirsi “im-mortale”, “immune” o addirittura“indispensabile”, trascurando i ne-

cessari e abituali controlli. È la ma-lattia del ricco stolto del Vangelo chepensava di vivere eternamente (cfrLc 12,13-21), e anche di coloro chesi trasformano in padroni e si sento-no superiori a tutti e non al serviziodi tutti. Essa deriva spesso dalla pa-tologia del potere, dal “complesso de-gli Eletti”, dal narcisismo che guar-da appassionatamente la propriaimmagine e non vede l’immagine diDio impressa sul volto degli altri, spe-cialmente dei più deboli e bisognosi.L’antidoto a questa epidemia è lagrazia di sentirci peccatori e di direcon tutto il cuore: «Siamo servi inuti-li. Abbiamo fatto quanto dovevamofare» (Lc 17,10).

2. La malattia del “martalismo”(che viene da Marta), dell’eccessivaoperosità: ossia di coloro che si im-mergono nel lavoro, trascurando,inevitabilmente, “la parte migliore”:il sedersi ai piedi di Gesù (cfr Lc10,38-42).

3. La malattia dell’ “impietrimen-to” mentale e spirituale: ossia di co-loro che posseggono un cuore di pie-tra e la “testa dura” (cfr At 7,51); dicoloro che, strada facendo, perdonola serenità interiore, la vivacità el’audacia e si nascondono sotto lecarte diventando “macchine di pra-tiche” e non “uomini di Dio” (cfr Eb3,12). È pericoloso perdere la sensi-bilità umana necessaria per piange-re con coloro che piangono e gioirecon coloro che gioiscono! È la malat-tia di coloro che perdono “i senti-menti di Gesù” (cfr Fil 2,5) perché illoro cuore, con il passare del tempo,si indurisce e diventa incapace diamare incondizionatamente il Pa-dre e il prossimo (cfr Mt 22, 34-40).

4. La malattia dell’eccessiva pia-nificazione e del funzionalismo:quando l’apostolo pianifica tutto mi-nuziosamente e crede che facendouna perfetta pianificazione le cose

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Non abbandonarci alla tentazione

Se si vedonodivisioni, rivalità,

maldicenza, e il terrorismo

delle chiacchiere,come si può

evangelizzare?

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effettivamente progrediscano, diven-tando così un contabile o un com-mercialista.

5. La malattia del cattivo coordi-namento: quando le membra perdo-no la comunione tra di loro e il corposmarrisce la sua armoniosa funzio-nalità e la sua temperanza, diven-tando un’orchestra che producechiasso, perché le sue membra noncollaborano e non vivono lo spiritodi comunione e di squadra.

6. La malattia dell’“Alzheimer spirituale”: os-sia la dimenticanza dellapropria storia di salvezza,della storia personale con ilSignore, del «primo amore»(Ap 2,4).

7. La malattia della riva-lità e della vanagloria:quando l’apparenza, i colo-ri delle vesti e le insegne dionorificenza diventano l’o-biettivo primario della vita,dimenticando le parole diSan Paolo: «Non fate nullaper rivalità o vanagloria,ma ciascuno di voi, con tut-ta umiltà, consideri gli altrisuperiori a se stesso. Ciascu-no non cerchi l’interesseproprio, ma anche quellodegli altri» (Fil 2,3-4).

8. La malattia dellaschizofrenia esistenziale. È la malat-tia di coloro che vivono una doppiavita, frutto dell’ipocrisia tipica delmediocre e del progressivo vuoto spi-rituale che lauree o titoli accademicinon possono colmare. Una malattiache colpisce spesso coloro che, ab-bandonando il servizio pastorale, silimitano alle faccende burocratiche,perdendo così il contatto con larealtà, con le persone concrete.Creano così un loro mondo paralle-lo, dove mettono da parte tutto ciòche insegnano severamente agli altrie iniziano a vivere una vita nascostae sovente dissoluta.

9. La malattia delle chiacchiere,delle mormorazioni e dei pettegolez-zi. Di questa malattia ho già parlatotante volte, ma mai abbastanza.

10. La malattia di divinizzare icapi. È la malattia di coloro che cor-teggiano i superiori, sperando di ot-tenere la loro benevolenza. Sono vit-time del carrierismo e dell’opportu-nismo, onorano le persone e non Dio(cfr Mt 23,8-12). Sono persone chevivono il servizio pensando unica-mente a ciò che devono ottenere enon a quello che devono dare.

11. La malattia dell’indifferenzaverso gli altri. Quando ognuno pen-

sa solo a sé stesso e perde la sinceritàe il calore dei rapporti umani.

12. La malattia della faccia fu-nerea, ossia delle persone burbere earcigne, le quali ritengono che peressere seri occorra dipingere il voltodi malinconia, di severità e trattaregli altri – soprattutto quelli ritenutiinferiori – con rigidità, durezza earroganza.

13. La malattia dell’accumulare:quando l’apostolo cerca dicolmare un vuoto esisten-ziale nel suo cuore accumu-lando beni materiali, nonper necessità, ma solo persentirsi al sicuro.

14. La malattia dei circo-li chiusi, dove l’appartenen-za al gruppetto diventa piùforte di quella al Corpo e, inalcune situazioni, a Cristostesso.

15. La malattia del pro-fitto mondano, degli esibi-zionismi, quando l’apostolotrasforma il suo servizio inpotere, e il suo potere in mer-ce per ottenere profitti mon-dani o più poteri. È la malat-tia delle persone che cercanoinsaziabilmente di moltipli-care poteri e per tale scoposono capaci di calunniare,di diffamare e di screditare

gli altri.

Fratelli, tali malattie e tali tenta-zioni sono naturalmente un pericoloper ogni cristiano e per ogni curia,comunità, congregazione, parroc-chia, movimento ecclesiale, e posso-no colpire sia a livello individualesia comunitario! (Discorso di papaFrancesco per la presentazione degliAuguri Natalizi alla Curia Romana,Roma 22 dicembre 2014)

* Membro anziano della Fraternitàdi San Donato all’Elce, Perugia

La Comunità ha un ruolo importante

nei confronti dei responsabili:

sostenerli e pregare per loro

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Non abbandonarci alla tentazione

I comandamentiiamo nel contesto cronolo-gico e culturale di quella“nuova evangelizzazione”,della quale il Concilio e iPapi, in particolar modo

San Giovanni Paolo II, hanno indica-to percorsi, modalità, priorità che cisollecitano a prendere sul serio que-sta urgenza del nostro tempo post-cristiano, acristiano e sempre piùspesso anticristiano, in cui il mali-gno sfodera tutte le sue armi più in-sidiose, anche violente, quasi a volerdare il colpo di grazia a questo Gesùdi Nazaret redivivo.

È ormai tempo di svegliarci dalsonno, come diceva Paolo ai cristia-ni di Roma, e di prendere le armidella luce (Rm 13, 11-12). Papa Fran-cesco ci sta dando la sveglia con isuoi insegnamenti e le sue iniziative;ed anzi, leggendo con acume questonostro tempo, ci ha dato chiare e ri-petute indicazioni perché “ciascunocerchi di fare quel che piace al pros-simo, ed è per il suo bene, per farloprogredire nella fede” (Rm 15,2).Troviamo il tutto già anticipato nellasua prima lettera pastorale “Evange-lii gaudium”, dandoci anche lui isuoi “dieci comandamenti” nel capi-tolo secondo, nn. 50-109, in base aiquali sta organizzando il camminodella Chiesa oggi. Non ha ovviamen-te paura delle sfide di oggi, anzi: “le

sfide esistono per essere superate.Siamo realisti, ma senza perderel’allegria, l’audacia e la dedizionepiene di speranza! Non lasciamoci

rubare la forza missionaria!” (n.109).

L’esposizione, sia pure abbrevia-ta, del pensiero di papa Francesco ciconsente di fare un esame di co-scienza per verificare quanto dell’i-niquo pensiero mondano oggi domi-nante ci abbia pervaso e condiziona-to nella nostra vita di credenti, e co-me sia necessario andare alle radicidei nostri comportamenti per attuareuna vera “conversione” di vita, fa-cendo scelte che vadano controcor-rente. Crescere solo in gesti di pietào di rispetto formale non serve a nul-

DI PAPA FRANCESCO

> Mons. Giuseppe Chiaretti*

S

“Siamo realisti, ma senza perderel’allegria, l’audacia

e la dedizione piene di speranza!”

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la, anzi ci illude di essere nel vero enel giusto. Lo stiamo vedendo in tan-ti comportamenti di persone formal-mente corrette, ma obiettivamenteinique. Non c’è bisogno di indugiaremolto sugli “scandali” clamorosi chehanno turbato la coscienza d’ognipersona onesta e mostrato come il“fumo di Satana” sia entrato anchenei recinti più tutelati. Valgano peròa farci riflettere per guardarci da cer-ta “massoneria ecclesiastica ed ec-clesiale” che sembra fedelissima neisuoi adempimenti formali, mentremira ad altro e fa soffrire la Chiesadei poveri e dei semplici: i recenti“fattacci” del Vaticano, che hanno of-feso papa Francesco e tutta la cristia-nità e gli onesti, insegnano.

Per questo riflettere con serietàsui “comandamenti” di papa France-sco ci sarà certamente di aiuto per lanostra fede e la nostra testimonianzain questi anni inquieti. Rivolgendosila rivista non a persone del mondodegli affari, ci fermiamo a fare qual-che considerazione non sui primicomandamenti di papa Francesco,ben noti ormai all’opinione pubblicaper la loro chiarezza e determinazio-ne, ma sulle considerazioni successi-ve che riguardano di più la formazio-

ne delle coscienze. Del resto così hafatto Gesù con i suoi apostoli quandoli scelse e li inviò (cf Mt 10,1-31; Mc3,13-19, Lc 6,12-16), dicendo loro:“Non abbiate paura!.. Due passerinon si vendono forse per due soldi?Eppure nessun passero cade a terra seDio, vostro Padre, non vuole. Quantoa voi Dio conosce anche il numerodei vostri capelli. Perciò non abbiatepaura: voi valete più di molti passe-ri!” (Mt 10,29-31). Papa Francescopreannunzia e descrive lucidamentele principali crisi del nostro tempo,sia quelle socio-culturali (nn. 55-61),sia quelle tipicamente ecclesiali chesi ritrovano anche nelle nostre Chieselocali (nn.71-108).

Sta a noi prendere coscienza peranalizzare e conoscere meglio il

campo da dissodare e gli operatoriinviati per questo lavoro di dissoda-mento, imparando, come Paolo, a“correre verso la meta” ( Fil 3,12-13),e a fare, come dice papa Francesco,quel “discernimento evangelico”,che è lo sguardo del discepolo mis-sionario che, come diceva San Gio-vanni Paolo II, “si nutre della luce edella forza dello Spirito Santo”e dàseguito, per dirla con il beato PaoloVI, alla “sempre vigile capacità distudiare i segni dei tempi”:1. No a una economia dell’esclusio-

ne (nn. 53-54)2. No alla nuova idolatria del dena-

ro (n. 55-56)3. No a un denaro che governa inve-

ce di servire (nn. 57-58)4. No all’inequità che genera violen-

za (nn. 59-60).La secolarizzazione della società

e il relativismo che ne consegue è lagrande sfida culturale del presente,che genera anche situazioni di vio-lenza (nn.61-75): dalla proliferazio-ne di nuovi movimenti religiosi, “al-cuni tendenti al fondamentalismo edaltri che sembrano proporre una spi-ritualità senza Dio” (n.63). La fami-glia- dice papa Francesco - “attraver-sa una crisi culturale profonda” (n.66) Ci sono “sfide dell’inculturazionedella fede” (n. 68)”, “sfide delle cul-ture urbane” (n. 71), malesseri quali“il traffico di droga e di persone,abuso e sfruttamento di minori, ab-bandono di anziani e malati, varieforme di corruzione e di criminalità”(n. 75).

Ci sono, in concomitanza conquesti bisogni gravi e urgenti, anchesfide per la spiritualità missionaria:individualismo, crisi d’identità, uncalo di fervore: tre mali, dice papaFrancesco “che si alimentano l’unocon l’altro” (n. 78-79). Parte da que-sta constatazione delle due crisi, laculturale e la missionaria, un’altra se-rie di “no” che riguardano in manie-ra diretta gli operatori di pastorale,nella convinzione che, se non si re-

Ci sono tre sfide per la spiritualità

missionaria:individualismo, crisi d’identità

e calo di fervore

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cupera l’entusiasmo e la gioia dell’e-vangelizzare oggi guarendo il cuoree la prassi degli evangelizzatori, nonsi andrà molto lontano con unaChiesa impoverita e non più scanda-losamente attaccata al suo Cristo e alsuo Vangelo: “Non è annullato - dicePaolo ai Galati - lo scandalo dellacroce !” (Gal 5,11). Per questo ci so-no altri No.

No all’accidia egoista (n. 81):“Oggi abbiamo più bisogno di un di-namismo missionario che porti sale eluce nel mondo”. Mancano catechistipreparati, compresi i sacerdoti “che sipreoccupano con ossessione del lorotempo personale”, come se “l’evan-gelizzazione fosse un veleno perico-loso, invece che una gioiosa rispostaall’amore di Dio che ci convoca allamissione e ci rende completi e fecon-di” (n. 81). Così prende forma la piùgrande minaccia, che è come dicevapapa Ratzinger, “il grigio pragmati-

smo della vita quotidiana della Chie-sa, nella quale tutto apparentementeprocede nella normalità, mentre inrealtà la fede si va logorando e dege-nerando nella meschinità”. “Si svi-luppa così - dice papa Francesco - lapsicologia della tomba, che poco apoco trasforma i cristiani in mum-mie da museo. Delusi della realtà,dalla Chiesa e da se stessi, vivono la

costante tentazione di attaccarsi auna tristezza dolciastra, senza spe-ranza, che si impadronisce del cuorecome il più prezioso degli elisir deldemonio, come diceva Georges Ber-nanos nel suo “Diario di un curatodi campagna”. Chiamati ad illumi-nare e a comunicare la vita, alla finesi lasciano affascinare da cose chegenerano solamente oscurità e stan-chezza interiore e che debilitano ildinamismo apostolico. Per tutto ciò -dice papa Francesco-, non lasciamo-ci rubare la gioia dell’evangelizza-zione” (n. 83).

No al pessimismo sterile(n.84): “La gioia del Vangelo è quellache niente e nessuno ci potrà mai to-gliere” (Gv 16,22). I mali della Chie-sa e del mondo sono sfide per cre-scere, non scuse per ritirarci nell’i-nerzia. Una delle tentazioni più serieche soffocano il fervore e l’audacia èil senso di sconfitta che ci trasformain pessimisti scontenti e disinteressa-ti dalla faccia scura…Il trionfo cri-stiano è sempre una croce, ma unacroce che al tempo stesso è vessillodi vittoria (n. 85)… Siamo chiamatiad essere persone-anfore per dareda bere agli altri. Non lasciamoci ru-bare la speranza! (n. 86).

Sì alle relazioni nuove genera-te da Gesù Cristo (n.87): “Oggi,quando le reti e gli strumenti dellacomunicazione umana hanno rag-giunto sviluppi inauditi, sentiamo lasfida di scoprire e trasmettere la “mi-stica” del vivere insieme, del mesco-larci, dell’incontrarci, di prenderci inbraccio, di appoggiarci, di partecipa-re a questa marea un po’ caotica, chepuò trasformarsi però in una veraesperienza di fraternità, in una caro-vana solidale, in un santo pellegri-naggio… Uscire da se stessi per unir-si agli altri fa bene! Via quindi l’isola-mento… (n. 87). Il Figlio di Dio, nellasua incarnazione, ci ha invitati allarivoluzione della tenerezza! (n.88).

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Non abbandonarci alla tentazione

Siamo chiamati ad essere

persone-anfore per dare da bere

agli altri. Non lasciamoci

rubare la speranza!

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No alla mondanità spirituale(n. 93). Papa Francesco la definiscecosì: “La mondanità spirituale, chesi nasconde dietro apparenze di re-ligiosità e persino di amore allaChiesa, consiste nel cercare, al postodella gloria del Signore, la gloriaumana e il benessere personale”. As-sume ovviamente molte forme sem-pre legata alla ricerca della apparen-za. Quando inva-de la Chiesa - di-ceva il teologo DeLubac- “è infini-tamente più disa-strosa di qualun-que altra monda-nità”.

Dice papaFrancesco: “È unapresunta sicurez-za dottrinale o di-sciplinare che dàluogo ad un elita-rismo narcisista eautoritario, doveinvece di evange-lizzare si analiz-zano e si classifi-cano gli altri e in-vece di facilitarel’accesso alla grazia si consumanole energie nel controllare”.

Egli descrive con particolare effi-cacia i malati di questa deformazio-ne: “Preferiscono essere generali dieserciti sconfitti più che semplici sol-dati di uno squadrone che continuaa combattere”. Sono gli esperti “nondel fare, ma di quello che si dovreb-be fare!”. “Dio ci liberi da una Chie-sa mondana sotto drappeggi spiri-tuali o pastorali!”. “Non lasciamocirubare il Vangelo!”, conclude papaFrancesco (n. 97).

No alla guerra tra di noi! Quan-te guerre per invidia e gelosia tra cri-stiani nella società ma anche nellaChiesa!

Papa Francesco chiede espressa-mente “dai cristiani di tutte le comu-

nità del mondo una testimonianzadi comunione fraterna che diventiattraente e luminosa. Che tutti pos-sano ammirare come vi prendete cu-ra gli uni degli altri, come vi inco-raggiate mutuamente e come vi ac-compagnate”. È l’orientamento delnuovo ecumenismo: “Da questo - hadetto Gesù - tutti sapranno che sietemiei discepoli: se avete amore gli uni

per gli altri! (Gv 13,35) Attenzionealla tentazione dell’invidia! Siamosulla stessa barca e andiamo verso lostesso porto! Chiediamo la grazia dirallegrarci dei frutti degli altri, chesono di tutti” (n. 99).

Altre sfide ecclesiali aperte.Parlando della ministerialità laicale,mentre si congratula per questa pro-mozione, papa Francesco lamentaperò che “questo impegno non si ri-flette nella penetrazione dei valoricristiani nel mondo sociale, politicoed economico” (n. 102).

Si compiace per la promozionedella donna nella Chiesa e nella so-

cietà (n. 103). Ha parole di incorag-giamento per la pastorale giovanile,che fa progressi in due ambiti, “laconsapevolezza che tutta la comu-nità li evangelizza e li educa, e l’ur-genza che essi abbiano un maggioreprotagonismo” (n. 106). Una paroladi incoraggiamento papa Francescola rivolge infine anche alla pastoralevocazionale (n. 108).

Conclusione papale: “Le sfideesistono per essere superate. Siamorealisti, ma senza perdere l’allegria,l’audacia, la dedizione piena di spe-ranza! Non lasciamoci rubare per-ciò la forza missionaria” (n. 109).

* Arcivescovo emerito di Perugia-Città della Pieve

“La mondanitàspirituale

consiste nel cercare,al posto della gloria

del Signore, la gloria umana e il benessere

spirituale”

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Non abbandonarci alla tentazione

Le tentazionira le numerose tenta-zioni dalle quali Pa-pa Francesco non sistanca di mettere inguardia la Chiesa ce

n’è una che sembra stargli particolar-mente a cuore: quella di chiudersi, dinon essere Chiesa in uscita, Chiesamissionaria. La tentazione della chiu-sura, se accolta, ostacola l’opera del-lo Spirito Santo in noi e frena l’an-nuncio evangelizzatore.

La chiusura è un atteggiamento,interiore e esteriore, di rifiuto defini-tivo per tutto ciò che è contrario o aldi fuori delle nostre posizioni perso-nali, del nostro modo di pensare o divivere. Un atteggiamento di questo ti-po limita le nostre possibilità di rico-noscere le intuizioni che vengonodallo Spirito Santo, che solitamentesono su un altro piano rispetto allenostre convinzioni, ma anche le pos-sibilità di incontro con i fratelli. Ci im-pedisce la prossimità, il dialogo, laconoscenza e di apprezzare l’altro. Lachiusura è un’incapacità comunicati-va che pregiudica la nostra realizza-zione come uomini e come cristiani.

Le dinamiche in atto

Cerchiamo di individuare alcunedinamiche che favoriscono l’acco-glienza di questa tentazione.

Una motivazione la possiamo fa-cilmente rintracciare nella nostra

scelta, a volte non del tutto cosciente,di mettere la nostra volontà da-vanti a quella di Dio. Quando ci im-pegniamo in qualcosa, per la nostravita, per la comunità o in qualsiasi al-tro ambito, spesso abbiamo la prete-sa che tutto debba andare come noiabbiamo pensato e programmato,perché è ciò che ci appare buono. Mase non siamo pronti a fare da parte lenostre idee per lasciare spazio al pro-getto di Dio, saremo di ostacolo enon di aiuto alla realizzazione dell’o-pera di Dio. Fissarsi sui propri pro-getti determina una chiusura che ci li-

DI OGNI CRISTIANO

> Giosuè Busti*

Se non impariamo a fidarci della manoprovvidente di Dio,

difficilmenteriusciremo

ad ascoltare la vocedello Spirito Santo

che ci guida

T

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mita e compromette i frutti del nostroservizio. Se non impariamo a mettercida parte e a fidarci della mano prov-vidente di Dio, difficilmente riuscire-mo ad ascoltare la voce dello SpiritoSanto che ci guida. Come ha sottoli-neato il Papa, “questo lasciarsi gui-dare da Gesù, ti porta alle sorprese diGesù. Si può pensare che l’evangeliz-zazione dobbiamo programmarla atavolino, pensando alle strategie, fa-cendo dei piani. Ma questi sono stru-menti, piccoli strumenti. L’importan-te è Gesù e lasciarsi guidare da Lui”.1

Un’altra causa potrebbe esserel’assenza di fervore, la stanchezza fi-sica e spirituale. Ogni giorno ognu-no di noi incontra difficoltà e proble-mi che ci tolgono il desidero di an-nunciare la buona notizia, di farciprossimi ai nostri fratelli, di alzarci perandare a lavorare nella vigna del Si-gnore. Questi scogli, apparentementeinsuperabili, possono portarci a vive-re senza la speranza della Risurrezio-ne. Si determina così facilmente unachiusura, alziamo un muro di doloree indifferenza che ci impedisce di ri-velarci agli altri e di accogliere la gra-zia preparata da Dio per noi.

Un ulteriore fattore che può de-terminare un atteggiamento di chiu-sura è la paura: paura di essere feriti,paura di rimanere delusi, paura deri-vante dal fatto che la nostra vita nonè totalmente nelle nostre mani. L’ele-mento della paura è molto legato allatentazione della chiusura. Le paurenon affrontate che ci portiamo dentropreparano la strada alla chiusura delnostro cuore a Dio e ai fratelli.

Le tentazioni svelano ciò che c’è in noi

Tutte queste situazioni favorisco-no la nostra caduta di fronte alla ten-tazione della chiusura. L’Imitazione

di Cristo sottolinea come non è esattoaffermare che l’uomo cade a causadelle tentazioni, ma più precisamentebisogna affermare che le tentazionisvelano ciò che l’uomo è, svelano ciòche c’è nel suo cuore.2 Le tentazioninel deserto hanno svelato la veritàdella parola pronunciata su Gesù almomento del battesimo: “Questi è ilmio figlio prediletto, nel quale mi so-no compiaciuto” (Mt 3,17). Gesù,condotto dallo Spirito nel deserto peressere tentato, rinunciando alle tenta-zioni della comodità, del potere, diuscire dalla sua storia, si rivela comeil vero Figlio pienamente fiduciosonella provvidenza del Padre e abban-donato alla sua volontà.

Quando noi cediamo alla tenta-zione della chiusura viene svelato ciòche c’è nel nostro cuore e spessoemerge che il nostro cuore è pieno diamor proprio. Per amor proprio si in-tende la tendenza a salvare se stessi,la propria immagine e la propria ri-spettabilità a discapito di qualsiasi al-tra cosa; cosa che per eccellenza ci fafuggire le umiliazioni. L’esatto oppo-sto dell’amore pieno che ha animatola vita di Gesù di Nazareth.

Se analizzate con sufficiente one-stà interiore, più di qualcuna dellegiustificazioni piene di buon sensoche sappiamo trovare per giustificarele nostre chiusure, si riveleranno unacopertura del nostro amor proprio,della nostra indisponibilità a scomo-darci per qualcun altro.

Aprire il cuore a Dio

Il nostro cammino di conversioneci invita a sostituire al nostro amoreproprio l’amore di Dio, ad aprire ilcuore alla sua misericordia. L’aperturaverso i fratelli scaturisce dall’aperturadel cuore a Dio. San Paolo scrive chel’amore del Cristo ci spinge (2 Cor5,14), ci infiamma, ci impedisce di sta-re fermi. Ogni incontro con l’amore diDio, con il Signore risorto porta con séuna spinta evangelizzatrice e caritativa

Quando noi cediamoalla tentazione della chiusura viene svelato ciò che c’è

nel nostro cuore

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Non abbandonarci alla tentazione

insopprimibile. Un atteggiamento dichiusura significa innanzitutto chequalcosa nel mio rapporto con Dionon va, che ho perso la dimensionedell’incontro, che non mi sto lascian-do toccare dalla sua misericordia.

Se non c’è esperienza di Dio chenon produca un’apertura al prossimo,è anche vero che non c’è apertura au-tentica che non parte dall’incontrocon Dio e dalla custodia del nostrorapporto con lui. Il Vangelo di Marcoci dice che Gesù costituì gli apostoli“perché stessero con lui e per mandar-li a predicare” (Mc 3,14-15): discepolie missionari, queste due dimensionisono inscindibili da sempre.

Papa Francesco ha definito chia-ramente quale è il fondamento per lanostra apertura missionaria: “Fratellie sorelle, ricordate: adorate Dio il Si-gnore: questo è il fondamento! Ado-rare Dio. Cercate la santità nellanuova vita dello Spirito Santo. Siatedispensatori della grazia di Dio. […]Uscite nelle strade a evangelizzare,annunciando il Vangelo. Ricordateche la Chiesa è nata “in uscita”,quella mattina di Pentecoste. Avvici-natevi ai poveri e toccate nella lorocarne la carne ferita di Gesù. Lascia-tevi guidare dallo Spirito Santo, conquella libertà; e per favore, non in-gabbiate lo Spirito Santo!”.3

La vera anima di ogni apostolato

Il monaco cistercense Dom Chau-tard, eminente figura spirituale delsecolo scorso, descrive molto benequesto legame tra l’apertura missio-naria e la sequela di Gesù nel suo ce-lebre scritto “L’anima di ogni aposto-lato”. Il monaco francese, prima disottolineare con forza l’universalitàdella chiamata, precisa le condizioninecessarie affinché la nostra missio-ne possa essere fruttuosa: “Per parla-re bene di Cristo, bisogna vivere dilui. È questo il vero problema dell’e-vangelizzazione. […] Come parlare

di Cristo con convinzione, se non sihanno il cuore e lo spirito pieni dilui? Come pretendere di formare Cri-sto negli altri, se prima non l’abbia-mo formato in noi stessi? […] È indi-spensabile istruirsi e santificarsi pri-ma di istruire e santificare gli altri”.4

Dom Chautard riporta poi un’im-magine illuminante di San Bernardo,secondo il quale un cristiano deve sa-per essere una cisterna più che un ca-nale: “Il canale riceve ma distribuiscequasi subito. La cisterna, invece, saaspettare finché è piena, e poi versasenza danno ciò che è in eccesso.”5

L’apertura missionaria non deve esse-re altro che lo straripamento d’una vi-ta di unione con Dio.

È per questo che il Papa non sistanca di ricordare che preferisce unaChiesa incidentata piuttosto che am-

malata di chiusura, perché se siamochiusi significa che non siamo nell’a-more di Dio, che la nostra cisternanon è piena, ma è asciutta! Gli inci-denti, i fallimenti possono capitare,nessuno di noi infatti può considerareconcluso il suo percorso di conversio-ne. Inoltre, Dio non ci chiede di averesuccesso, ci chiede di fare la sua vo-lontà. Quello che spetta a noi è di nonrimanere sordi alla voce di Dio che cichiama, ma di accoglierla per andareincontro al nostro prossimo.

1 Parole del Santo Padre Francesco inoccasione della veglia di Pentecostecon i movimenti, le nuove comunità, le associazioni e le aggregazioni laicali,Piazza San Pietro, 18 maggio 2013.

2 Cfr. L’imitazione di Cristo, libro I,capitolo XIII, Figlie di San Paolo,Milano, 1990.

3 Discorso del Santo Padre Francesco aipartecipanti alla 37ª convocazionenazionale del Rinnovamento nelloSpirito Santo, Roma, Stadio Olimpico, 1giugno 2014.

4 Dom Chautard, L’anima di ogniapostolato, San Paolo, CiniselloBalsamo, 1987, pp. 40-41

5 Ivi, 65

* Membro alleato della Fraternità di San Donato all’Elce, Perugia

Non c’è aperturaautentica

che non partadall’incontro con Dio

e dalla custodia del nostro rapporto

con lui

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IN COPERTINA

Venite e Vedrete 126 - IV - 2015

Le tentazioniel matrimonio avvie-ne quello che è ac-caduto nei rapportitra Dio e l’umanità:Dio si rivela come lo

sposo del suo popolo. All’inizio ditutto c’è l’amore nella Trinità, “[…]che è Uno in Tre, e contiene i Tre inmodo distinto” (San Gregorio Na-zianzeno).

La relazione di coppia si basa suun atto di amore, e la comunione èpossibile solo quando i due rimango-no differenziati, altrimenti c’è confu-sione, dipendenza: è nel riconoscersiognuno per ciò che è, diverso dall’al-tro, che si gioca la comunione nellacoppia.

La prima tentazione è, infatti,quella di amare per soddisfare il pro-prio bisogno e non per gratuità, ed ilpretendere che l’altro sia come lo de-sidero: è la dipendenza affettivache implica il far dipendere dall’altroil proprio valore personale, la propriaintegrità. Tutto questo può esistere inun rapporto senza confini definiti; siparla pertanto di fusione: uno deidue coniugi ha una bassa stima di sé,per cui vive all’ombra del coniuge,senza saper dar voce ai suoi desiderie ai propri bisogni.

In antitesi a tali atteggiamenti, sipuò incorrere nel pericolo che la di-versità sia occasione per prevalere

sul partner per plasmare l’altro se-condo i miei unici ed egoistici desi-deri: è la tentazione della supremazia

fisica o psicologica. D’altra parte larelazione potrebbe essere una conti-nua competizione in cui ognuno deidue si chiede: “perché devo cederesempre io?”. In questo caso la tenta-zione è la competizione, con il preva-lere di uno dei due, e allora succedeche inevitabilmente scatta la trappoladel “vinca il migliore”.

Se invece, nessuno dei due di-chiara i propri bisogni si parla di ten-tazione delle aspettative disattese.Quante volte siamo soliti dire: “se mivuole bene, lo deve sapere”. Inrealtà, è bene dichiarare i propri biso-

NEL MATRIMONIO

> Angela Passetti*

È nel riconoscersiognuno

per ciò che è che si gioca la comunione nella coppia

N

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Non abbandonarci alla tentazione

gni, senza aspettarsi che l’altro li in-dovini: entrambi i coniugi hanno de-siderio di essere capiti e di capire, maognuno si aspetta che lo faccia l’altro!

Si parla poi di evitamento quandonella relazione non appaiono conflit-ti. Di per sé il conflitto non è sintomodi una relazione malata, anzi il nonaverlo include la possibilità che nonvi sia comunicazione, mentre la pre-senza del conflitto implica nella cop-pia un triplice vantaggio: saper chie-dere perdono, saper accogliere le

scuse e condonare. Durante il litigioè però essenziale non far uso dellatentazione di assolutizzare: “Tu seisempre lo stesso”, “Non capisci nien-te”, “Sei sempre con la testa tra le nu-vole”. Non sono affermazioni vere enon risolvono nulla, anzi possono farincorrere nella tentazione della fuga,senza terminare la discussione.Quando c’è un conflitto non è facileascoltare e restare fedeli all’argomen-to della discussione, è la tentazionedi rivangare il passato: l’ascolto atten-to, aiuta ad immedesimarsi nell’altroe a capirne le ragioni per venirsi in-contro. Scavare nel passato e rinfac-ciare vecchi torti non risolve, ma peg-giora la situazione.

Inoltre, durante il litigio non sipuò pensare con la mentalità dei vin-citori e vinti: si desidera vincere opeggio stravincere sull’altro dimo-strando che ha torto. Chi perde e sisente umiliato per la sconfitta, potreb-be avvelenare la relazione. Chi ha pa-lesemente sbagliato, non va stretto

all’angolo, ma gli va sempre lasciatauna via d’uscita per potersi rifare.

Quando il clima si scalda non ca-diamo nella tentazione della ostina-zione, ossia di portare a termine ilconfronto fino all’estremo: quandol’altro non riesce a reggere la tensio-ne emotiva del confronto, o sta per-dendo il controllo di sé, è meglio ri-mandare ad un altro momento. Incerti casi la comunicazione si inter-rompe perché compare il meccani-smo del tu-io: appena inizia il litigiosi parla con il tu o con l’io? Se si usail tu, si sta accusando e chi si senteaccusato non ascolta, ma cerca di di-fendersi e di contrattaccare. Se si usal’io, si sta parlando delle proprie ra-gioni e dei propri sentimenti.

Spesso nella coppia l’incomunica-bilità e le problematiche diventanotali da indurre a cercare consolazionefuori dal matrimonio: è la tentazionedella carne che trova tante motivazio-ni per giustificare il tradimento. Ve-diamone alcune: evitare l’intimità(quando si crea un distacco emotivo,la diminuzione della sessualità puòindurre a cercare nuove avventure);evitare di parlarsi di rapporti sessualiinsoddisfacenti (la mancanza di pas-sione e di attrazione sessuale, la di-

sfunzione sessuale, l’uso del sessocome tattica di potere, le difficoltà divecchia data ad esprimere fisicamen-te il proprio amore); insoddisfazionenell’equilibrio di potere (molte cop-pie arrivano ad uno stadio di blocco,ognuno si sente incapace di fare ilprimo passo per la paura di un’ulte-riore sofferenza e per la paura di per-dere potere personale ed allora pre-feriscono rifugiarsi in un’altra relazio-ne); conservazione del mito della fa-miglia ideale (molte coppie hanno lacapacità di usare dei meccanismi percoprire i buchi della loro relazione, ilmatrimonio è tenuto insieme dal cre-dere nella famiglia piuttosto che dalegami emotivi tra i coniugi, si guardapiù a cosa dovrebbe essere fatto an-ziché ai bisogni).

Ed infine, la tentazione più comu-ne nelle coppie moderne è la mono-tonia. La salute della coppia sembramisurarsi in base alla quantità diemozioni: “Sto con lui/lei perché midà tante emozioni”. Se questo nonaccade, appare la noia. Parlare diemozioni è però diverso che trattaredi affetti: “affectus” (da afficio nellasua forma passiva) significa “sonocolpito, sono mosso”. L’affettività èprima di tutto un incontro con l’altro,

Il conflitto non èsintomo di una

relazione malata,anzi il non averlo

include la possibilità che non vi siacomunicazione

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IN COPERTINA

Per la Chiesa Corpo di Cristo, perché sia segno autentico e concreto di misericordiaverso tutti gli uomini, attuando il comandodell’amore, là dove è più necessario e spesso più difficile da realizzare. Perché ci siano sempre uomini e donnedisposti a perdere la faccia, le comode soluzioni, gli schemi precostituiti, per guadagnare altri uomini e donne alla vita vera e a sperimentare l’imprevedibile beneficio della grazia.

Per tutti coloro che, provati dalla sofferenza nel corpo e nello spirito, vivono l’amarezza di una vita senza senso, nella depressione, nello smarrimento, nella sfiducia o nella quotidiana consapevolezza di dover dipendere da altri, nella perdita di autono-mia fisica o mentale, perché possano trovare sempre messaggeri autentici dell’amore di Dio.

Per quanti nelle case, nelle famiglie, negli ospedali e in strutture analoghe impiegano la vita a servire uomini e donne provati, diversamente abili, anziani,malati cronici e terminali: possano attingere sempre

forza da Cristo crocifisso e risorto e con l’amore di Dio che non ha schemi né limiti, portare sollievo, speranza e consolazione a chi conosce troppo bene il lato più amaro della vita.

Per i bambini, gli adolescenti, i giovani, perché con la grazia di Dio e la presenza di saggi educatori possano trovare la propriastrada nella vita, la propria dignità, difendendola anche da chi vorrebbe

approfittare della loro inesperienza e della giovane etào dell’incapacità di difendere la propria autonomia.Possano così superare gli ostacoli, divenendo forti e al tempo stesso capaci di misericordia.

Per la pace nel mondo, perché tutti gli uomini di buona volontà possano incontrare il volto di Dionell’altro anche e soprattutto quando è diverso, quando ha altra ideologia o religione, quando sembrao è ostile o diffidente: possa l’amore di Dio spingerci sempre in Cristo a costruire ponti e non ad erigere steccati o peggio a diventare aggressivi. La Vergine Santa, interceda per tutti noi.

ha una direzione ed esprime un lega-me con l’altro. Il termine emozione siritrova invece nel verbo latino ex-moveo, che significa “muovere-fuori,uscire” che richiama quindi un movi-mento individuale che da “dentro”,va verso “fuori”. Ridurre il sentimentoalle emozioni significa far diventarelo spazio dell’incontro con l’altro unospazio di espressione dei propri biso-gni e dei propri desideri.

Mi piace concludere con le paroledi padre Raniero Cantalamessa detteal ritiro tenutosi a Perugia nel settem-bre 2015, per l’inizio del camminocomunitario sul tema della misericor-dia. “[…] All’inizio del matrimonioc’è passione, poi quando subentral’abitudine, si può avere la tentazio-ne di mollare tutto: ora deve interve-nire la misericordia, intesa nel sensobiblico del termine, non solo comeperdono delle offese ma anche comecompassione e tenerezza. Infatti, […

],all’eros, cioè all’amore erotico si ag-giunge l’agape, l’amore di donazio-ne, di sofferenza senza perdere la di-mensione dell’eros, che oltre al signi-ficato di sensualità presuppone lascelta, il desiderio, il progetto,il faredell’altro la persona più importantedel mondo. Il matrimonio cristianonon deve essere sotto la legge dell’«usae getta»: oggi quando una cosa siguasta non si ripara ma si getta via,

si cambia. Dobbiamo invece guarda-re al matrimonio come all’alberodella vita che è fatta di perdite, cam-biamenti e crisi che l’organismo ripa-ra continuamente. Quindi, combat-tere questa mentalità dell’«usa e get-ta» significa sostituire quella‘dell’«usa e rammenda». San Paolo cidice « non tramonti il sole sopra la vo-stra ira, […] non date occasione aldiavolo [...]». Non bisogna permettereche il nemico inserisca un cuneo tramarito e moglie. L’importante è capi-re che in questo processo il matrimo-nio non degenera, ma si raffina emigliora come la vita: il segreto è sa-per ricominciare ogni giorno, azze-rando le perdite. Ovviamente si rico-mincia con Gesù, con questo motto:«Tre per sposarsi»”.

* Membro alleato della Fraternitàdi San Donato all’Elce, Perugia

Il segreto è saper ricominciare

ogni giorno,azzerando le perdite.

Ovviamente si ricomincia

con Gesù

Preghiamo per...

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DALL’ARCHIVIO DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO

Ecumenismo e Rinnovamento Carismaticoei numeri di Venitee Vedrete di questoanno e del prossimo,abbiamo scelto dipresentare i docu-

menti di Malines, che papa Francescoci ha più volte esortato a rileggere estudiare. Per presentare il secondo diessi, che affronta il tema dell’ecume-nismo e di come il Rinnovamento ca-rismatico è chiamato ad approcciar-lo, abbiamo scelto di pubblicare le pa-role stesse dell’autore, il cardinaleLéon Joseph Suenens. Su questo docu-mento, abbiamo già a suo tempo pub-blicato l’interessante e ampia illustra-zione che fece Matteo Calisi, leaderitaliano del Rinnovamento ma anchedel dialogo ecumenico tra carismati-ci di varie denominazioni cristiane,al quale rimandiamo per un ulterioreapprofondimento (cfr. Venite e Vedre-te nr. 114/IV/2012). Ma in questo nu-mero vogliamo proporre alcuni deipassaggi più significativi del docu-mento stesso, scritti con lo stile sempli-ce, entusiasta e coinvolgente del car-dinale Suenens. Egli non fa distinzio-ne tra Rinnovamento Carismatico eRinnovamento nello Spirito. La suavisione di questa immensa correntedi grazia è tale che scrivendo ha cer-tamente davanti a sé una realtà po-liedrica, complessa, ma mossa dallostesso Soffio. Gustiamo questi brani e

lasciamoci coinvolgere dalla passioneecumenica di questo Pastore fino allasuggestiva conclusione. Che questalettura possa spingerci a ritornare al

documento e ad approfondire un’a-rea nella quale il Rinnovamento degliinizi era certamente più brillante!

(F. A.)

di LÉON JOSEPH SUENENS

Il Rinnovamento è una grazia perla Chiesa di Dio a più di un titolo, malo è assai particolarmente a titoloecumenico. Infatti il Rinnovamento,per la sua origine stessa, già invita alriavvicinamento dei cristiani assailontani gli uni dagli altri, dando lorocome terreno di incontro privilegiatouna fede comune nell’attualità e nellapotenza dello Spirito Santo.

ORIENTAMENTI TEOLOGICI E PASTORALI

Il Rinnovamento, per la sua originestessa, già invita al riavvicinamento

dei cristiani assai lontani

gli uni dagli altri

N

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DALL’ARCHIVIO DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO

Il Rinnovamento nello Spirito èuna nuova accentuazione, un’insi-stenza sul ruolo e sulla presenza atti-va e manifesta dello Spirito Santo inmezzo a noi. Nella Chiesa non si trat-ta di una novità, ma di una presa dicoscienza accresciuta di una Presen-za tanto spesso sfumata ed implicita.Tale “risveglio” ci viene, storicamen-te, dal Pentecostalismo classico, co-me pure da quello che si è convenutodi chiamare Neo-pentecostalismo.

Tale riconoscimento di debiti cheponiamo all’inizio di queste paginenon misconosce di quanto siamo de-bitori alla tradizione orientale, sem-pre così sensibile al ruolo dello Spiri-to Santo: durante il Vaticano II i Padriconciliari non hanno cessato di sotto-linearlo.

[...] Il Rinnovamento nello Spirito, di

cui oggi siamo testimoni, si presentacome un avvenimento spirituale so-stanzialmente simile nella maggiorparte delle Chiese e denominazionicristiane. Si tratta di un avvenimentospirituale idoneo a ravvicinare i cri-stiani.

[…]A numerosi cristiani che ne fanno

l’esperienza, oggi il Rinnovamento

Carismatico appare come un esaudi-mento, tra tanti altri, di quest’audacesperanza ecumenica del Concilio. Èpermesso pensare che il Rinnova-mento si pone tra gli impulsi futuridello Spirito che il Concilio confusa-mente prevedeva. La storia dellaChiesa è fatta di queste mozioni e im-prese dello Spirito, che periodica-mente vengono a rivitalizzare laChiesa. Il Rinnovamento si inseriscenel prolungamento della corrente digrazia che fu e rimane il Vaticano II.

[…]Il Rinnovamento Carismatico è

una grazia di predilezione per laChiesa del nostro tempo.

Esso ci interpella tutti, pastori efedeli, e ci invita ad intensificare il vi-

gore della nostra fede ea suscitare nuovi mo-delli di vita cristiana, incondivisione fraterna,ad immagine del Cristia-nesimo della Chiesa pri-mitiva.

Nella crisi che stia-mo attraversando [la cri-si della Chiesa post-con-ciliare del decennio1967-77, ndr], questagrazia, per molti cristia-ni, assume un ruolo disupplenza per nutrire laloro vita religiosa, lad-dove la nostra liturgiamanca troppo spesso dianima e di vita, la nostrapredicazione di potenza

nello Spirito, la nostra passività ha bi-sogno di coraggio apostolico.

[…]Il Rinnovamento ha accentuato

nuovamente il primato della preghie-ra e, anche a questo titolo, è una gra-zia che si offre per vivificare e inten-sificare ogni dialogo ecumenico tantotra cristiani ordinari che tra teologiqualificati.

[…]La logica della nostra fede do-

vrebbe ispirarci un autentico atteg-giamento di preghiera. Spesso, quan-do ci riuniamo tra cattolici, e persinotra pastori, ci limitiamo a “recitare”,come per scrupolo di coscienza, al-cune preghiere stereotipate.

Rimango colpito, invece, dal ruo-lo della preghiera in certi incontri coni nostri fratelli separati e negli am-bienti cattolici toccati dal Rinnova-mento. Preghiera iniziale ampia, im-provvisata, in sinfonia; preghiera chetalvolta si inserisce al centro di un di-battito, per implorare la luce delloSpirito e sbloccare gli intoppi nellenostre discussioni; preghiera altresìd’azione di grazie o di pentimento…Tutto ciò con una spontaneità cristal-lina ed espressa ad alta voce. Sembrache noi proviamo molta difficoltà a

Il Rinnovamento si inserisce

nel prolungamentodella corrente

di grazia che fu e rimane

il Vaticano II

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DALL’ARCHIVIO DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO

parlare ad alta voce, non di Dio ma aDio e a metterci insieme in ascolto diLui. Se i nostri teologi, i nostri pastorie i nostri leaders laici potessero spe-rimentare anch’essi questo “battesi-mo nello Spirito” che è una grazia ec-cezionale di rinnovamento interiore,troverebbero con più facilità una lun-ghezza d’onda comune e un tale ar-ricchimento!

[…]L’ecumenismo è opera dello Spi-

rito Santo: bisogna, umilmente e ar-dentemente, essere disponibili al suosoffio, abbandonarci alla sua azione,credere alla sua presenza attiva in noie in ognuno dei nostri fratelli.

[…]

Dobbiamo osare di credere allavirtù creatrice dello Spirito. Si rileg-ga la storia straordinaria di quellepoche donne che si recano al sepol-cro di Gesù “sul far dell’aurora”, unmattino di Pasqua. Esse si eranomesse in cammino “quando era an-cora buio”.

Era ancora buio, nella natura e neicuori. Fuori, la notte non era piena-mente dissipata, la strada e il paesag-gio si vedevano male e forse i piediurtavano finanche le pietre del cam-mino. Era buio nei cuori, appesantitidai penosi ricordi del Crocifisso, do-po avere sopportato con lui una in-terminabile via Crucis.

Senza sapere quel che sarebbeaccaduto – l’amore non ha bisogno dispiegazioni né di pianificazione ben

definita – esse si erano fornite di aro-mi e di profumo.

Una domanda le preoccupava;era, in fondo, la questione pratica piùimportante: “Chi avrebbe rotolato peresse la pietra del sepolcro?”.

La sapevano pesante, questa pie-tra del sepolcro. Troppo pesante perle loro mani, capaci soltanto di recareprofumi per imbalsamare il Corpodel Maestro.

Dei profumi e una speranza indi-cibile e fragile.

Ed ecco si fermano bruscamente:la pietra era rotolata, le bende strap-pate, la tomba vuota.

Immagini degli appuntamentidella fede e della speranza, nei qualilo Spirito ci precede ed irrompe conla sua potenza.

Ci troviamo, ci sembra, nell’albaincerta di una grande speranza ecu-menica.

Anche noi dobbiamo camminareancora nella notte. Sulla strada alcune

pietre potranno ancora ferire i piedi.Certe questioni rimangono senza

risposta definitiva.I pellegrini dell’ecumenismo sono

invitati al coraggio e alla perseveranza.Non hanno il diritto di fermarsi a

metà strada: la fede obbliga a crede-re in Dio, Signore dell’impossibile.

E questo deve bastare.Rispetto alle sante donne, noi ab-

biamo il vantaggio di vivere nella lu-ce dell’aurora pasquale. E di portaregià nel segreto del nostro cuore e del-la nostra speranza la risposta allaquestione cruciale: “Chi rotolerà pernoi la pietra del sepolcro?” (Mc 16,3).

Tratto da: L.J. SUENENS, Ecumenismo e Rinnovamento Carismatico.Orientamenti Teologici e Pastorali, Secondo “Documento di Malines”, Ed. Paoline, Roma 1978, pagg. 42-43, 44, 92, 160, 161-162, 177,178-179.

I pellegrinidell’ecumenismo

devono osare di credere

nella virtù creatricedello Spirito

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LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE

Venite e Vedrete 126 - IV - 2015

La “People of God Communityl nostro reportage sulle Co-munità membro della Fra-ternità Cattolica ci fa tocca-re nuovamente gli Stati Uni-ti dove, in Pennsylvania,troviamo una piccola realtà

fedele alla sua chiamata anche nellaprova. La conosciamo dalla storiache ci racconta il suo stesso attualemoderatore, James Gialanella.

Fu nei primi anni Ottanta cheMartin Hudak, insegnante di mate-matica presso il locale College, e lamoglie Louise, insegnante di econo-mia domestica in una scuola superio-re della zona, cominciarono a chie-dersi se forse il Signore li chiamavaad essere strumento per portare l’e-sperienza delle comunità di alleanzanell’area nordorientale della Pennsyl-vania dove vivevano, a circa due oredi auto a Nord di Philadelphia. En-trambi facevano parte di un gruppodi preghiera che si riuniva al College;un grande gruppo. E nel corso diquesti primi anni, Martin e Louise vi-sitarono parecchie delle varie espres-sioni di comunità di alleanza presentinegli Stati Uniti.

La Comunità “Popolo di Dio” nac-que nell’estate del 1984, quando Mar-tin e Louise invitarono varie coppienella propria casa per una cena, e fuin quell’occasione che iniziò il pro-cesso di discernimento.

Il primo coordinatore della Co-munità fu proprio Martin, assistito daTed Mike. In quel primo anno, i suoimembri pregarono molto per com-prendere quale nome dare alla Co-munità. Dalla Sacra Scrittura conti-nuavano ad arrivare parole di miseri-cordia, di luce e fede per gli altri, pa-role che esortavano ad essere un po-polo scelto. Infine, con le parole disan Pietro, la Comunità ricevette ilsuo nome: “Voi invece siete stirpeeletta, sacerdozio regale, nazionesanta, popolo che Dio si è acquistato

perché proclami le opere ammirevolidi lui, che vi ha chiamato dalle tene-bre alla sua luce meravigliosa. Untempo voi eravate non-popolo, orainvece siete popolo di Dio; un tempoeravate esclusi dalla misericordia, orainvece avete ottenuto misericordia”(1 Pt 2, 9-10).

Così, dalla fine del 1985, la Comu-nità fu chiamata “People of GodCommunity of Northeastern Pennsyl-vania”.

Il carisma particolare di questaComunità era la vita familiare e l’e-

OF NORTHEASTERN PENNSYLVANIA”

LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE

> a cura di Francesca Acito

I

Martin e Louise Hudak con l’Assistente spirituale della Comunità padre Leo McKer-nan, un prete diocesano che tuttora riveste questo ruolo.

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vangelizzazione. La Comunità eracomposta principalmente di famiglienumerose, e molto presto ci concen-trammo sul matrimonio e la vita fami-liare, conoscendo sempre più la ma-teria grazie agli insegnamenti dellaChiesa presentati dai leader della Co-munità. Il servizio dei primi tempi siconcentrava particolarmente su ritirispecifici per uomini e per donne, suweekend di ritiro, come anche su in-contri guidati dal movimento “Cou-ples for Christ” e weekend sul sacra-mento del matrimonio vissuto nelloSpirito Santo. Inoltre, per almenotrenta anni, ogni anno, le nostre fami-glie si radunavano in un campo estivo, una settimana di “Ri-creazione” vis-suta insieme.

A metà degli anni Novanta, la Co-munità era cresciuta fino a compren-dere circa venticinque famiglie e alcu-ne persone singole. Fu in questo pe-riodo dei primi anni Novanta che leguide della Comunità, con Martin intesta in qualità di fondatore e coordi-natore, si impegnarono a conoscerela neonata Fraternità Cattolica delleComunità e Associazioni Carismati-che di Alleanza. I nostri leader fre-quentarono gli incontri internazionalidella Fraternità fin dall’inizio degli an-ni Novanta. Seguendo questo deside-rio, e con l’aiuto di altre comunità sta-tunitensi membri della Fraternità, scri-vemmo infine i nostri Statuti che furo-no approvati dal vescovo mons. Ja-mes Timlin, nel dicembre del 1994.

Uno dei nostri leader, Glenn Ya-nik – che poi più tardi divenne il no-stro secondo coordinatore succeden-do a Martin – fu una persona chiavein questo compito. Fu lui, un avvoca-to, a lavorare instancabilmente per farsì che la Comunità “People of God”fosse riconosciuta come associazioneprivata di fedeli nella diocesi di Scran-ton, secondo il diritto canonico. Congli Statuti approvati, nel 1996, la Co-munità “People of God” divennemembro “underway” della Fraternità.Una delle letture della Messa domeni-

cale, nel giorno in cui a Roma, duran-te l’incontro della Fraternità, si annun-ciò l’adesione della “People of God”alla Fraternità Cattolica, era proprio laprima lettera di Pietro, con i versetti 9e 10 del capitolo 2, la parola che die-de il nome alla nostra Comunità. Checonferma è stata per noi!

Fu proprio in questi tempi in cuici unimmo alla Fraternità Cattolicache Martin e Louise, con un atto di fe-de, vendettero la loro casa per acqui-stare la Casa per Ritiri San Francesco,cambiandole il nome in Centro per ilRinnovamento Spirituale “Sacra Fa-miglia”. La struttura era composta ditredici stanze, una cappella, una cu-cina, un grande refettorio, un sog-giorno, una grande sala incontri e va-

rie piccole stanze-studio. La Comu-nità cominciò subito a sostenere lacoppia facendo della casa un Centrocomunitario per gli incontri, ospitan-dovi diversi ritiri. Il Centro è ora ge-stito da Michael, il figlio di Martin, edalla moglie Joyce, anch’essi membridella Comunità.

Malgrado tutto questo, in confron-to ad altre comunità eravamo di granlunga la più piccola. Cominciando asperimentare alcune sfide al nostrointerno, e vedendo le nostre realizza-zioni come un’ombra rispetto ad alcu-ne delle grandi comunità carismati-che presenti nel mondo, alcuni di noicominciarono ad esprimere la preoc-cupazione che forse non eravamochiamati alla Fraternità. Forse noneravamo così realizzati e dotati comealtre comunità… Ma quando, due an-ni più tardi, nel 1998, la Comunità ri-cevette lo status di membro a tutti glieffetti, durante l’incontro della Frater-nità a Roma la lettura del Vangelo delgiorno era Matteo 25, 13-30, la para-

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LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE

Sopra, “Re-creation Camp” degli anniNovanta, con la presenza del vescovodi allora mons. James Timlin, e una recente foto del nuovo moderatore della Comunità “People of God”, James Gialanella (a destra),con il presidente della Fraternità Cattolica Gilberto Barbosa all’ultimaConferenza internazionale a Roma.

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LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE

bola dei talenti! Di nuovo ci sentimmobenedetti da Dio, che ci confermavacon la Sua Parola proprio in quel gior-no. La Comunità “People of God” nonaveva forse molti talenti, forse avevasolo “un talento”, ma senza dubbioun dono da moltiplicare e condivide-re per la gloria di Dio!

Un altro significativo evento nellavita della Comunità accadde nel2003, quando alcuni di noi partecipa-rono all’incontro regionale della Fra-ternità Cattolica tenutosi ad Augusta,in Georgia, ospitato dalla ComunitàAlleluia. Una parola profetica moltoforte, ricevuta in quell’occasione,aveva a che fare con lacondivisione dei nostri fi-gli alla vita delle comunitàper il bene del Regno. Cisembrò che un nuovo le-game con la Comunità“Mt. Zion” del Michiganfosse la conferma a que-ste parole. La nostra Co-munità mandò diversi deinostri giovani a vivere unanno con la “Mt. Zion”per fare esperienza di“Youth to youth evangeli-zation” (un programma dievangelizzazione dei gio-vani ai giovani). Al lororientro in Comunità, furo-no loro i fondatori del no-stro servizio di evangelizzazione aigiovani, il “People of God YouthEvangelization Team”, che si mise aservizio della diocesi per almeno ottoanni, organizzando ritiri per i giovaniche si preparavano alla Confermazio-ne. Vari anni dopo, abbiamo assistitoanche a un matrimonio tra un mem-bro del team “Youth to youth” del Mi-chigan e una giovane della nostra Co-munità.

Purtroppo, il nuovo millennio haportato con sé anche delle sfide inat-tese per la nostra unità. Come moltealtre comunità, abbiamo sperimenta-to la divisione e il dolore della sepa-razione, e non siamo stati abbastanza

pronti a proteggere le relazioni co-struite negli anni. Incomprensioni,relazioni ferite e la riluttanza a tratta-re più direttamente le questioni sortehanno prodotto una drammatica ri-duzione dei membri della Comunitàche rimasero una dozzina. È stato du-rante un periodo di rivalutazione e dirinnovato impegno che divenni il ter-zo moderatore della Comunità “Peo-ple of God”. Abbiamo iniziato ad in-contrarci più frequentemente allaMessa settimanale e all’adorazioneeucaristica. Ci siamo nuovamenteimpegnati con piena sincerità a con-dividere le nostre vite in modo ancor

più profondo, intercedendo insiemeper le nostre famiglie, la nostra Co-munità e per altri bisogni e necessità,durante le notti di adorazione eucari-stica. Grazie all’amorevole sostegnodelle comunità sorelle statunitensimembro della Fraternità e grazie a unrinnovato impegno di amore e unitàdei loro leader, stiamo di nuovo co-minciando a gustare un po’ dell’ecci-tazione, dell’entusiasmo e della bel-lezza di vivere relazioni impegnatesperimentati nei primi tempi. In que-sto anno della Misericordia appenainiziato abbiamo già sperimentato lariconciliazione in alcune relazioni, eabbiamo ritrovato per la prima volta,

dopo quindici anni, la gioia di acco-gliere nuove persone tra di noi comemembri associati della Comunità! C’èun sentimento di ottimismo tra di noie una fede speranzosa che permea laComunità oggi. Pur restando attivinei programmi diocesani del Rinno-vamento carismatico, abbiamo rico-minciato solo ora ad “uscire” per unministero che ci riporta a offrire ritiri,a collaborare in progetti ecumenici, aevangelizzare gli emarginati offrendoi Seminari di vita nuova nello Spiritoai senza fissa dimora. Nel prossimomese di aprile ospiteremo anche unincontro regionale dei leader delle

comunità statunitensimembro della FraternitàCattolica!

Chiudo con il passodella Sacra Scrittura cheha incoraggiato molto lanostra Comunità dopoaver superato quei tempiduri di divisione e incom-prensione. Sia esso diispirazione e di aiuto peraltre comunità che stannovivendo tempi di dolore esofferenza. “«Invano hofaticato, per nulla e inva-no ho consumato le mieforze. Ma, certo, il mio di-ritto è presso il Signore, lamia ricompensa presso il

mio Dio». Ora ha parlato il Signore,che mi ha plasmato suo servo dal se-no materno ... «Io ti renderò luce del-le nazioni, perché porti la mia sal-vezza fino all’estremità della terra»”(Is 49, 4-6).

E ancora, dalla Lettera agli Ebrei,un incoraggiamento che dice che“Dio non è ingiusto tanto da dimen-ticare il vostro lavoro e la carità cheavete dimostrato verso il suo nome,con i servizi che avete reso e che tut-tora rendete ai santi. Desideriamosoltanto che ciascuno di voi dimostriil medesimo zelo perché la sua spe-ranza abbia compimento sino alla fi-ne” (Eb 6, 10-11).

Il team di evangelizzazione dei giovani della “People of God” a unritiro per la Confermazione.

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A TU PER TU CON...

Come vivono oggi i giovaniapa Francesco ha unosguardo e delle parole ditenerezza per tutti, maquando parla ai giovani,sembra voler entrare

personalmente in contatto con la vitadi ognuno di essi: “…Voi sapete che è brutto vedere ungiovane «fermo», che vive – permette-temi la parola – come un vegetale: fale cose, ma la vita non è una vita chesi muove, è ferma. Sapete che a medanno tanta tristezza al cuore i gio-vani che vanno in pensione a 20 an-ni! [… ] Ciò che fa che un giovanenon vada in pensione è la voglia diamare [… ] perché la definizione cheGiovanni dà di Dio è «Dio è amore».Ma che cos’è l’amore? L’amore per es-sere tale ruota intorno a due assi: l’a-more è più nelle opere che nelleparole, è concreto [ … ]. E la seconda dimensione, è che l’a-more sempre si comunica, cioèascolta e risponde [… ]. L’amore nonè solo un sentimento romantico delmomento no, è concreto, è nelle ope-re, sa dare la vita, e non cerca di usa-re l’altro per il proprio piacere. È unamore che considera sacra la vitadell’altra persona: io ti rispetto, ionon voglio usarti, ripeto, io non vo-glio usarti. Non è facile. Tutti sappia-mo le difficoltà per superare questaconcezione «facilista» ed edonista

dell’amore. [ … ] Perdonatemi se dicouna cosa che voi non vi aspettavate,ma vi chiedo: fate lo sforzo di viverel’amore castamente”.

Queste parole del Santo Padrepronunciate durante la visita pastora-le a Torino, fanno capire quanto Pa-pa Francesco tenga a cuore l’espe-rienza dell’amore, e quanto incoraggii giovani a vivere in tale direzione.

Ma come rispondono i giovani aquesto? Lo abbiamo chiesto ad alcuni

“L’amore è concreto,è nelle opere, sa dare la vita

e non cerca di usarel’altro per il proprio

piacere”

INTERVISTA A... I NOSTRI GIOVANI

> di Angela Passetti

P

LE TENTAZIONI DI COPPIA?

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A TU PER TU CON...

giovani della Comunità di Perugia, dietà compresa tra i 20 e i 25 anni.

— Che cosa significa l’esperienzadell’amore nel vostro rapporto dicoppia?• “Ci impegniamo ad essere pazienti,

a venirci incontro, e a morire a noistessi per l’altro; ci affidiamo a Dioe preghiamo insieme”.

• “Cerchiamo di rispettarci, scam-biarci gesti di tenerezza, di stupirel’altro, di farci sentire importantissi-mi l’uno per l’altro, accettandociper come siamo. Desideriamo cre-scere insieme, perdonare le reci-proche mancanze; ci concediamoattenzione esclusiva, mettendo daparte il nostro egoismo”.

• “Nel nostro fidanzamento per amo-re, cerchiamo di comprendere l’al-tro, ascoltarlo, essergli di sostegnonelle situazioni più difficili”.

— Che valore ha il dialogo in tuttoquesto?• “L’amore si fa nel dialogo e nella

comunione: riteniamo che si entrain comunione nel momento in cui sidialoga con l’altro e ci si confronta”.

• “Se muore il dialogo, muore anchel’amore”.

• “Nella comunione e nel dialogo ve-ro ci si mette a nudo e si rispetta esi ama l’altro con i suoi limiti ed isuoi difetti”.

— In che modo è presente Gesùnella vostra vita di coppia?• “L’amore di Dio per noi consiste

nella gioia piena, nel vivere la vo-cazione che Dio ha scelto per noi”.

• “Nella libertà che abbiamo nell’a-prirci con verità, l’uno di fronteall’altro, nel preservarci dal rappor-to amoroso o di dipendenza, nellaconsapevolezza che la nostra rela-zione è fondata su di Lui che ci so-stiene nelle difficoltà”.

• “Pensiamo che l’opera più grandeche Gesù poteva fare per noi è pro-gettare la nostra vita matrimoniale”.

— Che cosa significa per voi la ca-stità nel fidanzamento?• “Per noi la castità è stata la nostra

salvezza: è stata la svolta che ha re-so questo cammino di conoscenzameraviglioso e piacevole. È statobello non accontentarsi di un fi-danzamento qualunque, ma averaspirato a qualcosa di più alto”.

• “Astensione dai rapporti sessuali eda ogni forma di impurità. Rivol-gersi all’altro con tenerezza, trat-tandolo come un dono e puntandoad approfondire, per prima cosa, lacomunione dei cuori”.

• “Significa rispetto più totale dell’al-tro: saper stare l’uno accanto all’al-tro con un amore non solo fisico,ma, in primis, di cuore.

— L’amore è sacrificio o servizio?• “Entrambi. L’amore che Dio ci inse-

gna è sacrificio perché uno è chia-mato a morire a se stesso, ed è ser-vizio perché è nell’inginocchiarsi,che si sperimenta l’amore vero”.

• “L’amore è servizio: donarsi l’unoall’altro con libertà, senza preten-dere nulla in cambio né, allo stessotempo, annientare la propria per-sona”.

• “L’amore è un servizio in quanto timetti a disposizione dell’altro e faiquesto per amore”.

— Che cosa significa nella vostra re-lazione “andare controcorrente”?• “Andiamo controcorrente già solo

vivendo il fidanzamento in ca-stità!”.

• “Cercare di rimanere sempre radi-cati nella coppia in Cristo, di porloa fondamento del nostro rapportosenza lasciarci sviare o corromperedal mondo e dai suoi modelli, dal-le sue attrazioni mortali che dannospazio solo al piacere momenta-

“L’opera più grandeche Gesù

poteva fare per noi è progettare la nostra vitamatrimoniale”

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neo ed effimero e non all’amorecome valore, né ad una salda pro-gettualità”.

• “Vuol dire essere di Dio e non delmondo”.

Sembra che Papa Francesco co-nosca uno ad uno il cuore dei suoigiovani, è come se ad ognuno, dices-se personalmente:

Perché a me piace stare con i gio-vani? Perché voi avete dentro il vo-stro cuore una promessa di speran-za. Voi, è vero, vivete nel presente,ma voi siete artefici di futuro, arti-giani di futuro […]

Quando a me dicono: “Ma, Pa-dre, che brutti tempi, questi… Guar-da, non si può fare niente!”. Comenon si può fare niente? E spiego chesi può fare tanto! Ma quando un gio-vane mi dice: “Che brutti tempi, que-sti, Padre, non si può fare niente!” Lomando dallo psichiatra! […]

Non si capisce un giovane, chenon voglia fare una cosa grande,scommettere su ideali grandi per ilfuturo. Poi farà quello che può, ma,la scommessa è per cose grandi e bel-le. E voi siete artigiani del futuro.Perché? Perché dentro di voi avete trevoglie: la prima è la voglia della bel-lezza. A voi piace la bellezza, equando voi fate musica, fate teatro,fate pittura , voi state cercando quel-la bellezza, voi siete ricercatori dibellezza. Secondo: voi siete profeti dibontà. A voi piace la bontà, esserebuoni. E questa bontà è contagiosa,aiuta tutti gli altri. E anche - terzo -,voi avete sete di verità: cercare la ve-rità. “Ma, Padre, io ho la verità!”. Masbagli, perché la verità , che è Dio,non si ha, non la portiamo, bisognacercarla. E queste tre voglie che voiavete nel cuore, dovete portarleavanti, al futuro, e fare il futuro conla bellezza, con la bontà e con la ve-rità. Avete capito? Questa è la sfida:la vostra sfida. Ma se voi siete pigri,se voi siete tristi mah… quella bellez-za non sarà bellezza, quella bontà

non sarà bontà e quella verità saràqualcosa … Pensate bene a questo:scommettere su un grande ideale,l’ideale di fare un mondo di bontà,bellezza e verità. Questo voi avete ilpotere di farlo: se non lo fate, è perpigrizia. Volevo dirvi questo: corag-gio, andate avanti, fate rumore. Do-ve sono i giovani deve esserci rumo-

re. Andate avanti! Per favore, siatecoraggiosi, andate controcorrente.Mi dicono: “No, ma, questo, mah…prendi un po’ d’alcol, prendi un po’di droga”. No! Andate controcorren-te a questa civilizzazione che ci stafacendo tanto male […]

Voglio augurare a voi tutto il be-ne, un bel lavoro, gioia nel cuore:giovani gioiosi! E per questo vorreidarvi la Benedizione. Ma prima, tut-ti insieme, pregheremo la Madonnache è la Madre della bellezza, la Ma-dre della bontà e la Madre della ve-rità, che ci dia questa grazia del co-raggio, perché la Madonna avevacoraggio! Chiediamo a lei, che è inCielo, che è la nostra Madre, che cidia la grazia del coraggio per anda-re avanti e controcorrente.

(Saluto ai giovani della diocesi diPiacenza-Bobbio, Roma, San Pietro -28 agosto 2013)

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A TU PER TU CON...

“Voi siete artigiani del futuro perché

dentro avete tre voglie:

voglia di bellezza,voglia di bontà

e sete di verità”

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PER IMPARARELA COMPASSIONEINSIEMERITIRO DEGLI AMICI DELLA ZONA DI PERUGIA

Il 28 ottobre 2015 si è tenuto a Pe-rugia il primo ritiro di Zona del grup-po degli Amici della Comunità. Ab-biamo voluto dare un senso a questigruppi, cosicché sono stati propostivari incontri utilizzando l’acronimodella parola “Amici”, anche in virtùdel prossimo inizio del Giubileo sullaMisericordia: Ascolto - Misericordio-so - Imparare - la Compassione - In-sieme. Quindi, nel primo incontro siè parlato dell’ascolto, sia nei confron-ti di noi stessi che, di quello dei fra-telli (il prossimo ritiro verterà sull’a-scolto misericordioso della Parola diDio). L’Evangelii Gaudium ci ricor-da: “Vivere il Vangelo significa assu-mere il rischio dell’incontro con l’al-tro, significa avere una fraternità mi-stica, contemplativa, che sa guardarealla grandezza sacra del prossimo,che sa scoprire Dio in ogni essere

umano”. Il documento contienequindi, un messaggio forte, perché ri-conosce che la scommessa di oggi è“vivere l’altro”.

Non è sempre semplice ascoltarese stessi o il fratello. Vediamo allorasu quali atteggiamenti potremmo/dobbiamo porre attenzione. Qualisono le tentazioni che si insinuanonell’ascolto?

Quando ascolto me stesso:• Se sono arrabbiato, confuso, stressa-

to o altro, che cosa ascolto di me?Ascolto la rabbia e me la prendo conl’altro; penso a chi o a che cosa miha confuso e dò la colpa a questi.Questi atteggiamenti non mi per-mettono di fare verità nel mio cuore.

• Se sono nel peccato e non ne sonoconsapevole o mi sento indegno, hoil cuore chiuso alla grazia salvifica diDio e mi creo dei sensi di colpa.

• Se sono stanco o rimugino i mieiproblemi quotidiani, e mi lascio so-praffare dalla preoccupazione, michiudo in un atteggiamento pessi-mistico.

Quando ascolto il fratello:• Se quando ascolto il fratello sono

preoccupato solo dei miei pensieri,la mia attenzione sarà focalizzatasul mio discorso interiore e nonriuscirò ad ascoltarlo completa-mente.

• Se sono assalito da un senso di in-feriorità o da un desiderio di preva-ricare, mi preoccuperò di essere inaccordo o in disaccordo con ciòche il fratello dice o sente: in que-sto modo attiverò un giudizio cheperò tenderà ad imprigionare lapersona nei miei schemi.

•Se il mio zelo sarà eccessivo può in-durmi a dispensare consigli, racco-mandazioni, ecc., ritenendo che lamia efficacia consista nel trovaresoluzioni ai problemi del fratello.

•Se quando ascolto il fratello tendoa sminuire ciò che mi sta condivi-dendo perché ritengo essere un fat-to non così grave o importante,non mi sto prendendo cura dellapersona ma del problema.

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News e Testimonianze

Venite e Vedrete 126 - IV - 2015

News e Testimonianze dalla Comunità

UNA FIGLIADELLA TEMPESTATRASFIGURATADALLA PRESENZADI DIOTESTIMONIANZA DI PATIENCE DODO

Mi chiamo Patience Dodo e vengodal Gabon, ho 51 anni e 32 fratelli inquanto mio padre pur essendo catto-lico era poligamo, e dunque ha avutoalmeno nove mogli senza contare leconcubine. Egli fece battezzare solomia sorella maggiore che poi ha spo-sato un musulmano e si è convertitaall’islam. Mia madre invece era di reli-gione animista e ha ricevuto il battesi-mo tre anni fa, prima di morire. All’etàdi nove anni domandai al parroco diessere iscritta al catechismo e così,

l’anno successivo, potei ricevere il bat-tesimo e la prima comunione. A dodicianni, la cresima.

Posso dire di aver passato sullamia pelle una vera e propria “detur-pazione” sia in senso spirituale che fi-sico. Verso i 15 anni mi sono allonta-nata dalla fede e da figlia creata a im-magine e somiglianza di Dio, ho per-so quella bellezza originaria insiemecon la capacità di donare e ricevereamore.

(continua a pag. 32)

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Testimonianze

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(prosegue da pag. 31)

Abbrutita dalpeccato, diventoun mostro di arro-ganza, di orgoglioe di superbia; mipiace primeggiaree non sento più ilbisogno di Dio,pensando di basta-re a me stessa: inun certo senso micredevo una divi-nità.

Nel 1983 vincouna borsa di studioe mi trasferisco inItalia per consegui-re una laurea ineconomia e commercio, ma dopo cir-ca due anni, avviene in me una secon-da “deturpazione”, quella fisica, conuna malattia: il lupus eritematoso siste-mico e la vitiligine su quasi tutto il cor-po e la perdita dei capelli e tutto que-sto vissuto con tanta tristezza, rabbia eribellione contro Dio e il mondo inte-ro. Sono 12 anni di rancore, disobbe-dienza, povertà, miseria e peccato,avevo perso la bellezza dentro e fuori,ero brutta, anzi bruttissima nonostantecercassi di ritrovare salute e avvenen-za per mezzo di guaritori, stregoni epure attraverso una breve esperienzanel buddismo.

Solo nel 1997 sono come rientratain me: avevo 33 anni. Quella luce cheavevo ricevuta nel battesimo era anco-ra lì che mi aspettava, piccola, anzi pic-colissima, ma cominciava a rischiararequelle tenebre che si erano formatedentro di me. Tornai a sentire unaprofonda nostalgia di Dio, della SuaBellezza e così sono tornata ad acco-starmi ai sacramenti, soprattutto aquello della riconciliazione. La Chiesami ha riaccolta con dolcezza, tenerez-za, senza giudicarmi e si è presa curadi me, guarendo le mie “brutture” pro-vocate dal peccato e nutrendo la miacarne arida con la Parola di Dio.

Ero tornatanella Chiesa perinteresse, spintadal desiderio diguarire e di ritro-vare la bellezza diun tempo, ma Diomi offriva moltodi più: la salvezza.Da quel momentoho iniziato uncammino di con-versione e di gua-rigione nella Co-munità Magnifi-cat, della parroc-chia di San Barna-ba. Io mi sentivosempre più liberae bella, anche sela malattia stava

devastando il mio corpo, tanto che adun certo punto, Dio mi chiede di fareun salto di qualità: perdo completa-mente la vista. Il passaggio al buio to-tale è accaduto 7 anni fa e da quel mo-mento è avvenuta in me una nuovatrasformazione: io, la donna indipen-dente e orgogliosa, non potevo lavo-rare e ho dovuto imparare a viverecontando sulla la generosità degli altri.Soprattutto chiedere, chiedere, chie-dere, quanto è stato difficile, ho impa-rato ad avere una fiducia quasi ciecaverso i fratelli che il Signore mi hamesso accanto e ad abbandonarmi inDio con la certezza che Lui trasformatutto il male in bene.

I momenti più belli e luminosi del-la mia vita sono quelli che passo inadorazione notturna davanti al Santis-simo, perché sento che il Signore miporta in disparte. Non lo vedo con gliocchi della carne, ma lo scorgo con ilcuore e lo posso incontrare senza di-strazioni visive.

Purtroppo ho uno spirito ribelle eio mi identifico molto con Giovanni eGiacomo, i fratelli che Gesù chiama“figli del tuono”; mi sento come loro:“figlia della tempesta” ma oggi possodire di essere bella, di una bellezza“trasfigurata” dalla presenza di Dio.

“DIO È STATOFEDELE”TESTIMONIANZA DI SIMONE MARCHI

Mi chiamo Simone ed ho 37 anni,vengo da una famiglia cattolica prati-cante ed ho sentito i germi della voca-zione alla consacrazione sin dall’in-fanzia. Mia madre è stata sempre unacredente praticante e convinta, pro-viene da una famiglia di contadini del-l’Appennino folignate in cui la vita dipreghiera era una costante, pur tra letante difficoltà. Mio padre invece vie-ne da una famiglia di piccoli commer-cianti di campagna e non ha vissutomai intensamente una vita di fede finoal matrimonio con mia madre. Succes-sivamente ad esso infatti, e grazie alladi lei testimonianza, ha cominciato unprofondo cammino di conversioneche lo ha portato in breve a diventareattivo partecipe in un movimento ec-clesiale e in parrocchia.

Sono così cresciuto in un ambientefamiliare profondamente cristiano sindai miei primi anni di vita e la vita sa-cramentale mi ha nutrito da subito e daallora mi ha sempre accompagnato.

I germi di vocazione durante lamia infanzia li scorgevo nei pensieriche rivolgevo a Dio, al paradiso e allecose celesti in genere, alle primeesperienze di preghiera e al fascinodella vita eroica dei santi con il con-seguente desiderio di emularli. No-nostante le tante suggestioni dell’a-dolescenza questo pensiero rimane-va nel cuore, tanto che davo per as-sodato che alla fine delle superioriavrei preso la strada del seminario odel convento. Al momento della scel-ta, alla fine degli esami di maturità,decisi però di intraprendere la sfidadell’università, perché credevo dinon aver dimostrato tutte le mie ca-pacità e mi iscrissi alla facoltà di in-gegneria elettronica. Nonostante mi

L’incontro di Patience Dodo con papaFrancesco.

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ingegnassi da bambino a smontare ecostruire piccoli marchingegni, ave-vo repentinamente abbandonatoquella specie di gioco proprio perchécredevo che nella prospettiva dellamia vita da consacrato non fosse utileperdere tempo con quelle cose. Ave-vo ancora nel cuore una sorta di at-trazione per il mondo della scienza edella tecnica, ma non ne ero néesperto né appassionato, mi muove-va solo un indefinito gusto per la sfi-da personale misto a curiosità.

I primi anni di università furonoumanamente stimolanti ma deludentiin quanto a risultati accademici; eroinfatti abituato a cavarmela bene nellostudio del liceo senza troppi sforzi,mentre qui mi scontrai con un sistemache richiedeva disciplina ed impegnocostante.

Alcune delusioni in altri ambientidella mia vita, che per me avevano lapriorità sullo studio, mi portarono aduno scoraggiamento ulteriore che nelgiro di alcuni anni mi fece arenarequasi del tutto con gli esami. Avevo al-l’incirca 25 anni.

Di fronte a tante mie sicurezze chesi stavano sgretolando sotto i miei pie-di, cercai di aggrapparmi all’unica cosache mi rimaneva: la fede in Dio. Lasciaitutti gli impegni che avevo nella miacittà e decisi di dedicarmi principal-mente allo studio, ma evidentementenon potevo farcela da solo. Fu proprioin quel tempo che feci alcuni incontricon alcune persone: prima un fratefrancescano, poi vari laici impegnatinel Rinnovamento nello Spirito sia aFoligno che a Perugia, dove per viadell’università risiedevo più spesso.

Per grazia di Dio in quel tempo fe-ci delle profonde esperienze di vitache mi avvicinarono ad un rapportopiù intimo e fiducioso con Lui, soprat-tutto quando di fronte a piccoli e gran-di dubbi su scelte di vita quotidiana,sia nello studio che nelle relazioni af-fettive, chiedevo esplicitamente rispo-ste e segni e ricevetti spesso la conso-lazione di indicazioni esplicite che mi

diedero la conferma che Dio mi ascol-tava e agiva davvero nella mia vita.

Dopo aver ricevuto la speciale be-nedizione di una preghiera corale per-ché si rinnovasse in me l’effusionedello Spirito Santo, provai ad affronta-re al massimo quella sfida che mi sta-va ancora di fronte come un muro: gliesami che mi separavano dalla laurea.Non avevo provato niente di eccezio-nale durante quella preghiera, ma sa-pevo che l’unico modo per sapere seavevo ricevuto una grazia speciale eradi metterla alla prova; nel cuore infattirisuonava una parola che qualcunoaveva pronunciato dietro di me men-tre ero inginocchiato di fronte all’alta-re della chiesa in cui si concludeva ilritiro: “ti dico che, se tu credi, vedraila gloria di Dio”.

Qualche tempo dopo - siamo giànel 2007 - cominciai a sostenere gliesami della sessione primaverile e lisuperai tutti ad una velocità che maiavevo sperimentato e solo sognato.Nella sessione estiva la situazione ad-dirittura migliorò al punto che alla finedell’estate avevo potuto cominciare alavorare sulla tesi di laurea che sosten-ni nel febbraio successivo: nel giro dipochi mesi avevo sostenuto più esamidi quanti non ne avessi fatti nei 9 annidall’iscrizione.

Mi trovavo di fronte ad un miraco-lo che stava avvenendo dentro di mee una delle cose che mi stava più acuore era che tutto ciò mi forniva unaprova di come il Signore mi fosse dav-vero vicino. Per questo sentii il deside-rio di approfondire la mia relazionecon Dio tramite un padre spirituale,che trovai in un parroco della mia re-gione legato anch’esso alla comunitàMagnificat del Rinnovamento che fre-quentavo ormai da qualche anno.

Questo parroco mi consigliò dicontinuare gli studi fino al completa-mento anche della laurea specialistica,e intanto mi diede anche degli impe-gni di preghiera giornalieri perché miaiutassero a capire cosa il Signore vo-lesse da me. Con questi impegni dipreghiera che si risolvevano in un’a-dorazione eucaristica giornaliera, iltempo per lo studio sembrava dimi-nuisse ma avvenne che i risultati acca-demici migliorassero ancora, sia nellavelocità che nei risultati. Nel giro di unanno e mezzo mi sarei ritrovato a di-scutere anche la laurea specialistica,completando ciò che appena 4 anniprima sembrava irraggiungibile.

Prima però di questa conclusione,avevo già portato a compimento il miopersonale discernimento e dopo l’e-sperienza di un ritiro estivo in un mo-nastero, presi la decisione di fronte aGesù-Eucaristia, di consacrarmi a Lui.Non sapevo in che forma e per questochiesi al mio padre spirituale di indiriz-zarmi; lui mi indicò il seminario regio-nale delle diocesi umbre e di presen-tarmi al mio vescovo di Foligno. Capiipresto che era l’indicazione più giustae nel settembre del 2009 iniziai questanuova avventura. Festeggiai la laureache suggellava la conclusione dei mieistudi pochi mesi dopo e potei celebra-re con i miei amici proprio con quellapromessa che, ricevuta in chiesa nelnovembre del 2006, si era realizzatapienamente nel febbraio del 2010 inseminario: “Non ti ho detto che se cre-di vedrai la gloria di Dio?” (Gv 11, 40).

Simone Marchi

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Testimonianze

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Comunità Magnificat, gli incontri di preghieraFraternità in formazione di AGRIGENTO:

martedì ore 20,30 - Parrocchia di San Gregorio - Contrada Can-natello

Fraternità di BIBBIENA: giovedì ore 21,15 - Chiesa del Convento dei Cappuccini - Ponte aPoppi (AR)

Fraternità di CAMPOBASSO:lunedì ore 20,30 - Chiesa di San Pietro Apostolo

Fraternità di CASSANO ALLO IONIO (CS): sabato ore 18,00 - Chiesa di Santa Maria di Loreto

Fraternità di CORTONA: - lunedì ore 21,30 - Sala parrocchiale Chiesa di Cristo Re- lunedì ore 18,30 - Cappella del Sacro Cuore - Terontola (AR)

Fraternità in formazione di FOGGIA:lunedì ore 20,30 - Chiesa di Gesù e Maria

Fraternità in formazione di GENOVA: martedì ore 21,00 - Chiesa di Santa Caterina da Genova

Fraternità di MAGIONE/AGELLO (PG) “Santa Maria della Misericordia”:

giovedì ore 21,00 - Chiesa di Santa Maria delle Grazie - Magione(PG)

Fraternità di MAGUZZANO (BS):mercoledì ore 20,30 - Parrocchia Santa Maria Assunta

Fraternità di MARTI (PI):lunedì ore 21,30 - Parrocchia di Santa Maria Novella

Fraternità di MILANO:martedì ore 21,00 - Cappella dell’Ospedale - Viale Matteotti, 83- Sesto San Giovanni (MI)

ZONA DI PERUGIA:- venerdì ore 21,00 - Fraternità in formazione di Apiro (MC) -

Chiesa di San Michele Arcangelo, accesso da Vicolo Catacomba- mercoledì ore 21,00 - Fraternità in formazione di Città dellaPieve (PG) - Duomo Santi Gervasio e Protasio

- mercoledì ore 21,00 - Fraternità di Città di Castello - ChiesaSan Giuseppe alle Graticole

- mercoledì ore 21,15 - Fraternità di Foligno - Chiesa di San Fe-liciano

- mercoledì ore 21,15 - Fraternità di Marsciano - Oratorio San-ta Maria Assunta

- mercoledì ore 20,45 - Fraternità in formazione di Pila - Chie-sa parrocchiale di San Giovanni Battista

- mercoledì ore 21,15 - Fraternità di Ponte Felcino “Betania”- Chiesa di San Pietro (Lidarno, PG)

- mercoledì ore 21,00 - Fraternità di San Barnaba - Parrocchiadi San Barnaba (PG)

- mercoledì ore 20,45 - Fraternità di San Donato all’Elce - Par-rocchia di San Donato all’Elce (PG)

- mercoledì ore 21,15 - Fraternità di Terni - Parrocchia di SanPaolo

Fraternità di PIACENZA:lunedì ore 21,00 - Parrocchia Nostra Signora di Lourdes

Fraternità in formazionedi POMPEI-NAPOLI-SALERNO:

- giovedì ore 19,30 invernale - 20,00 estiva - Parrocchia di S. Giu-seppe (Pompei)

- mercoledì ore 20,30 - Parrocchia San Francesco d’Assisi, Vomero(Napoli)

- mercoledì ore 19,30 - Parrocchia Maria Ss.ma Immacolata, piaz-za San Francesco, 33 (Salerno)

Fraternità di ROMA: martedì ore 19,30 (a seguire, S. Messa) - Basilica parrocchiale SanGiuseppe al Trionfale

Fraternità in formazione di SAN SEVERO (FG):lunedì ore 20,00 - Chiesa di San Giuseppe Artigiano

Fraternità di SIRACUSA: lunedì ore 19,00 - Parrocchia Madre di Dio - Via Santa Panagia

Fraternità di TORINO:- mercoledì ore 21,00 - Chiesa di Maria Santissima Ausiliatrice-

Ateneo Salesiano - mercoledì ore 21,00 - Cappella del Santissimo Sacramento,

Chiesa di S. Maria Assunta (ingresso porta laterale) - Montanaro(TO)

Fraternità di TREVISO: mercoledì ore 20,30 - Chiesa Beata Vergine Immacolata

TURCHIAFraternità di ISTANBUL:

domenica ore 16,30 (durante l’ora legale alle 17,30) - Sent An-tuan Kilisesi

Gruppo di preghiera “VICTORIOUS”: mercoledì e venerdì ore 18,30 (in lingua inglese)

ROMANIAFraternità di BUCAREST:

mercoledì ore 19,30 - Fraternità Misericordia - Cappella della Cat-tedrale cattolica S. Giuseppe (Bucarest)

Fraternità in formazione di BACAU: mercoledì ore 19,00 - Fraternità in formazione Shalom - Parroc-chia romano-cattolica S. Nicola (Bacau)

Fraternità in formazione di RAMNICU VALCEA: mercoledì ore 19,30 - Chiesa greco-cattolica, in chiesa (RamnicuValcea)

Gruppo di preghiera di ALBA IULIA: giovedì ore 19,00 - Chiesa romano-cattolica “Santa Croce” (AlbaIulia)

Fraternità in formazione di POPESTI LEORDENI: venerdì ore 19,00 - Parrocchia romano-cattolica, sala di catechesi(Popesti Leordeni)

ARGENTINAMissione di PARANÁ:

venerdì ore 20,30 - Parrocchia Nuestra Señora de la Piedad, Italia370 - 3100 Paraná - Entre Ríos, Argentina

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n. 127 - I - 2016Ladroni graziati.

Misericordia e verità si incontreranno Speciale Convegno Generale 2016

n. 128 - II - 2016Misericordia,

specchio della comunità cristiana

n. 129 - III - 2016Il perdono permanente,

segreto per costruire la comunità

n. 130 - IV - 2016Evangelizzatori dal cuore misericordioso

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