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#VELENITOUR: UN VIAGGIO DENUNCIA DENTRO LA CIOCIARIA AVVELENATA

Valle del Sacco

16 gennaio 2016

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INDICE:

1. Introduzione

2. Cenni storici:

2 a- industrializzazione Valle del Sacco

2.b - Dalla prima guerra mondiale al boom economico del 1960

2.c – Progetto militare

2.d - Progetto industriale civile

2.e - 2005: Betaesaclorocicloesano

2.f – Bonifiche mai avviate

3. contaminazione metalli pesanti

3.a Polveri e IPA - Effetti sulla salute umana

4. Malattie autoimmuni e la loro correlazione con l’esposizione ad agenti

Chimici inquinanti

5. Associazione Medici di famiglia per l’ambiente e le centraline

6. Patrica: balcone sulla Valle del Sacco

7. Frosinone: Discarica Via Le Lame

8. Ceprano: tra rifiuti interrati e siti dismessi

Conclusioni

ALLEGATI:

A. Stabilimenti incidente rischio rilevanti

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INTRODUZIONE

La seguente raccolta di documenti è redatta da un gruppo di attivisti di diversi Meetup certificati dal blog nazionale del Movimento 5 Stelle, al fine di costituire una banca dati di tipologia open source.

1)

Cenni storici

La Valle del Sacco prende il suo nome dal Fiume Sacco che vi scorre al centro, attraversando i territori delle Province di Roma e Frosinone nella Regione Lazio.

Il Fiume che nasce dai torrenti che scendono dai monti prenestini, raggiunge la pianura e corre per un percorso di circa 80 km prima di confluire nel Liri a Ceprano

Il fiume essendo l’agente di maggiore erosione viste le caratteristiche orografiche del territorio ha da sempre detenuto una grande valenza per lo sviluppo delle popolazioni che abitavano lungo le sue sponde.

Una rete ancora in parte visibile di torrette di avvistamento, ville storiche e casali, mulini e acquedotti segue le stesse maggiori vie di comunicazione, percorsi millenari che nell’ insieme del contesto paesaggistico integrato alla rete di cittadine e piccoli

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borghi precostituiscono il tema paesaggistico di elevato pregio della Valle del Sacco, un territorio che invece di essere agevolato a diventare sistema turistico culturale paesaggistico, chiaro traino dell’economia provinciale oggi soffre un disastroso degrado ambientale che implicitamente rende il territorio incapace di generare un ecosistema sostenibile.

Il fiume funge da sempre da confine fra paesi e genti, ma dall’avvento della industrializzazione ha cominciato a divenire uno scomodo ospite che invece di rimanere una linfa territoriale oggi rimane abbandonato da uomini e animali.

Industrializzazione della Valle

Proprio lungo il percorso fluviale si snoda la ferrovia statale, Roma Cassino, tratta fondamentale per i collegamenti tra Lazio e Campania, lungo il suo percorso nel corso degli anni si sono sviluppati gli attuali poli industriali che oggi contraddistinguono il territorio della provincia frusinate, nelle città di Anagni , Frosinone, Ceccano e Ceprano.

Poco a nord di Anagni nel 1912 nasce il polo chimico di Colleferro sul quale si rimanda a diversi report dei link elencati di seguito:

Dalla lettura degli articoli e delle testimonianze si evince che da prima della guerra mondiale ad oggi lo stesso territorio è stato utilizzato anche dallo stato come localizzazione di industrie dall’elevato impatto industriale, senza che dopo più di cento anni si sia mai pensato a risanare il territorio.

Il progetto militare

Sembra fin troppo facile ricondurre ad un unico intento strategico lo sviluppo di depositi anti bombardamento, con ferrovia e vie di comunicazioni comodamente collegati, con annessi facili scarichi in acque superflue, abbia caratterizzato la scelta

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di investire nell’indotto chimico militare sul fiume Sacco, i collegamenti tra i depositi ancora mai bonificati del tutto, nascosti dalla vegetazione o sotto la terra, corrono lungo l’arteria fluviale che annovera infatti i centri militari dismessi di Colleferro, Anagni, Ceccano tra gli appezzamenti di proprietà statale gestiti dai corpi militari di stato.

L’idea che viene in mente a unire tali punti sulla mappa è che ci fosse una vera è propria capacità di produzione bellica di alto profilo, di confezionamento finale per armi di tipo chimico e assemblaggio di diverse tipologie di armamenti una sorta di officina segreta che dislocata lungo il fiume per kilometri garantiva funzionalità belliche adattabili alle diverse esigenze.

Anagni deposito militare sulla linea ferroviaria oggi al lato degli stabilimenti industriali asi FR in figura l’area industriale asi , tutto a sinistra il deposito sotterraneo abbandonato mai bonificato sul quale abbiamo pochissime notizie incluso nella tappa veleni tour

L’industria bellica, lo stoccaggio e l’assemblaggio degli armamenti ha garantito occupazione per molto tempo ma nel corso degli anni ha subito trasformazioni e le modifiche delle esigenze di produzione hanno determinato un abbassamento di produzione che oggi risponde a nuovi criteri e strategie, fino a restituire al mondo civile strutture abbandonate mai bonificate come nel caso di Anagni in cui proprio

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accanto alla zona industriale oggi rimangono gli scheletri degli impianti militari abbandonati sul fiume, o come il bosco di Faito di Ceccano dapprima totalmente di proprietà militare divenuto solo nel 2009 una riserva, che ancora parzialmente cela un vecchio deposito militare, proprio accanto all’unica raffineria di olio del centro Italia, oggi di proprietà della Visco Lube.

Ceccano bosco Faito dal 2009 monumento naturale :

link: https://it.wikipedia.org/wiki/Bosco_Faito

Il bosco Faito è stato per molto tempo, e in buona parte, di proprietà della Snia Bpd, la quale, al suo interno aveva costruito diversi stabilimenti che negli anni del secondo dopo guerra fino agli anni 90 era specializzata dapprima nella costruzione di parti delle locomotive dei treni e successivamente di alcuni tipi di esplosivi. Negli anni della prima guerra del Golfo l'intera zona fu militarizzata in quanto obiettivo militare, data la presenza di arsenali esplosivi. Fino a che l'attività produttiva è stata presente (anni 90) le ortofoto o le foto satellitari del bosco erano volutamente ritoccate per non mostrare l'esatta ubicazione degli stabilimenti. Alla fine dell'attività produttiva molti degli operai furono trasferiti allo stabilimento SNIA di Colleferro (Roma).

L’abbandono nel territorio degli impianti militari è avvolta da una nube di segreto militare e resta dunque molto difficile specificare meglio la dislocazione e la funzione di tutti gli impianti, come dato generico possiamo affermare che dagli anni 80 l’indotto militare sembra via via ormai diretto al ridimensionamento e alla dismissione totale dei vecchi stabilimenti.

Il Progetto Industriale civile

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http://www.asifrosinone.com/cinquantanni-pi%C3%B9-venti-asi

http://www.asifrosinone.com/cinquantanni-asi

Dal primo dopoguerra lungo tutto il periodo del boom degli anni sessanta, La crescita degli investimenti industriali lungo la Valle del Sacco è caratterizzata nelle tipologie degli impianti chimici e farmaceutici, estrattivi e di smaltimento dei rifiuti, di raffineria petrolifera e produzione energetica, stoccaggio di rifiuti e tessile.

Il territorio andava via via trasformandosi rendendo attigue le attività agricole delle campagne con quelle industriali senza una vera e propria differenziazione o profilassi tra le due diverse e contrastanti tipologie di attività, ecco che accanto alla fattoria e proprio davanti all’antico mulino sul fiume s realizzavano migliaia di metricubi di impianti industriali, ciminiere e camini si stagliavano nella vecchia vegetazione sotto ai monti che lambiscono la valle.

La confusione delle attività civili e militari comincia a far parte della vita quotidiana, nessuno si accorge che la Valle si sta degradando ma gli interessi industriali diventano vera e propria speculazione industriale.

Ogni industria rifiutata oggi dalle popolazioni più attente all’inquinamento viene accolta dal regime di incentivo statale alla proliferazione industriale dell’indotto del sacco, e le amministrazioni locali invece di tentare di arginare il fenomeno sembrano sempre più spesso ammaliate dagli investitori.

La concentrazione industriale è la più alta del Lazio a sud di Roma e La Provincia di Frosinone anche grazie al comparto di Sora e Cassino assurge a 2° potenza industriale nella regione dopo Roma.

Ancora oggi i dati forniti dall’Arpa testimoniano tale posizionamento produttivo su scala regionale e nazionale.

Nascono nuove infrastrutture e l’ente del Consorzio Industriale Provinciale A.S.I, la strategia degli anni 60- 80 subisce alcuni rallentamenti di economia ma nel generale gli asset rimangono inalterati grandi aziende internazionali scelgono il comparto per dislocare i propri impianti e le infrastrutture appaiono ancora al passo con i tempi del mercato.

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Anni 80, anni in cui il mercato comincia a regredire e le aziende dell’indotto che garantivano il terziario risentono per prime del calo della produttività ma il comparto industriale comincia a cambiare strategia gli impianti che subiscono mutamenti resistono, mentre quelli che non si adattano alla concorrenza cominciano a divenire desueti.

Il tracollo degli anni 90 segna il passo sulla valle gli stabilimenti che fino ad allora continuavano a produrre vengono via via dismessi e abbandonati sul territorio cominciano ad apparire i mostri di cemento che ancora oggi dopo quasi 40 anni restano abbandonati al degrado.

Lo stallo economico prosegue ininterrotto fino ai primi del duemila, dopo il 1998 infatti sia lo stato ce i grandi invetitori privati legati al chimico tracollano è il caso dello stabilimento agip petroli di ceccano che a seguito del mutamento dei protocolli produttivi e dei controlli e delle certificazioni europee non risulta aver adottato gli standard e così per magia lo stabilimento viene messo in vendita, e acquistato dalla Viscolube attuale proprietaria che si impegna dopo aver acquistato a poco di rilanciare lo stabilimento dotandosi apparentemente di tutti i requisiti dettati dall’UE.

Nel 2005 scoppia il caso del latte avvelenato per il betaesaclorocicloesano

Sul tema esistono diversi resoconti ai link:

http://www.asplazio.it/asp_online/prev_for_doc/corsi_formazione_new/convegni/sanit/files/valle_sacco_03_stampa.pdf

rapporti sull’epidemiologia in zona

http://www.asl.fr.it/sites/default/files/Rapporto%20sorveglianza%20Valle%20Sacco_Giugno2013.pdf

http://www.ilgiornalino.net/home/cronaca/846-sacco-beta-bhc-nel-sangue-dei-residenti.html

https://it.wikipedia.org/wiki/Valle_Latina_(geografia)

etc

Il latte in questione deriva da allevamenti che sono stanziali nei territori limitrofi al Sacco del comune di Colleferro, subito dopo il latte con pesticidi, è il caso del cianuro nei canali affluenti del Sacco nel territorio fra Anagni e Colleferro, decine le

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bestie morte sul colpo oppure soppresse a causa della contaminazione, ma neanche dopo qualche tempo tutto torna a tacere.

Da quegli anni però il monitoraggio dell’aria comincia a rivelare che il nuovo nemico invisibile nella valle è il pm10 e le polveri sottili, infatti la qualità dell’aria dal 2000 risulta essere in graduale peggioramento e nel 2010 finalmente la regione pubblica il piano di risanamento dell’aria , un dossier dove appare chiaramente che l’aria della zona di Frosinone Ceccano e cassino è tra le più inquinate d’Italia.

http://www.regione.lazio.it/rl_ambiente/?vw=contenutidettaglio&id=18

Il quadro finale è devastante , ma al peggio non c’è più fine, infatti l’agenzia regionale per la protezione ambientale finisce sotto la lente di ingrandimento degli investigatori a causa dei mancati controlli sulle aree industriali come nel caso della discarica di Via le lame (FR) discarica nata nel 1950 e mai autorizzata in cui confluirono dopo gli anni 60 rifiuti urbani da tutta Italia, sito di stoccaggio mai effettivamente progettato per accogliere i rifiuti che ancora oggi insistono nell’area.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/21/lazio-analisi-falsate-dirigente-arpa-sotto-processo-ma-resta-al-suo-posto/470726/

http://www.frosinoneweb.net/2014/02/21/indagati-cinque-tecnici-dell-arpa-di-frosinone/

L’arpa non aveva effettuato i sopralluoghi per anni sul sito e nemmeno vi aveva effettuato semplici accessi, finisce sotto accusa proprio la dirigenza frusinate e il processo è ancora in corso.

Intanto proprio nel 2014 finisce sotto accusa il commissario della provincia di Frosinone per l’indagine sulle AIA concesse solo agli amici si parla di impianti trattamento dei fanghi, depuratori mancanti e acqudotti mai costruiti.

http://www.ciociariaoggi.it/news/news/3993/frosinone-inchiesta-autorizzazioni-integrate-ambientali-unindustria.html

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La Valle diventa sito di emergenza ambientale si forma l’ufficio dell’emergenza ambientale della Valle del Sacco che viene affidata al presidente della regione Lazio, il sito diviene da sir a sin e si passa alle fasi preliminari per la perimetrazione dei lotti da includere che dura anni e viene rifatta più volte fino proprio a qualche giorno fa quando finalmente esce la nuova mappa dei veleni ciociara.

http://www.cittadinireattivi.it/place/valle-del-sacco-perimetrazione-del-sin-completata-dagli-enti-ora-tocca-ai-privati/

questa la precedente

https://legambienteanagni.wordpress.com/2015/03/07/coordinamento-associazioni-ambientaliste-valle-del-sacco/

A tutto questo non può essere non aggiunto che da Ceccano a Ceprano le cose erano uguali se non peggiori almeno secondo quanto emerso grazie alle indagini della gdf nel polo industriale di Ceprano che ha svelato l’interramento di diversi rifiuti, oltre alle dichiarazioni del boss pentito schiavone che parlava di discariche illegali di materiali cancerogeni su tutta la valle soprattutto tra ceprano ed anagni, le lobbies e i contadini a braccio con i clan del basso lazio avevanodissminato di rifiuti tossici ogni pertugio possibile

http://www.comitato-antimafia-lt.org/?p=9953

http://www.laprovinciaquotidiano.it/frosinone-schiavone-abbiamo-avvelenatola-vostra-terra-lex-boss-dei-casalesi-racconta-i-traffici-di-rifiuti-tossici/

Il problema delle bonifiche mai avviate

Basta dare un’occhiata al territorio per constatare i tanti residui di degrado industriale e i tanti impianti rimasti in disuso sul territorio eclatante il caso della azienda saponificio di Ceccano Scala ancora in piedi senza alcun progetto avviato.

Seguono il colosso della ex Videocon che secondo i progetti studiati sarebbe un ottimo terreno per coltivare piantagioni per biocombustibile e bruciatori.

Ancora bruciatori nonostante l’aria sia irrespirabile?

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Fino ad oggi nulla di concreto solo oggi il sindaco di Fr dopo quello di Ferentino diramano note stampa sul blocco dei progetti di realizzazione, in compenso si continua a bruciare a San vittore e Pontecorvo, Colleferrro etc, le discariche scoppiano e non si trova soluzione.

Non va dimenticato che a pochi chilometri esistono anche due centrali nucleari dismesse B.go Sabotino (LT) e Garigliano Sessa aurunca.

Il quadro è devastante ma la politica sembra non rendersene conto da quest’anno infatti si è assistiti attoniti alla proposta di patto fluviale e contratto di fiume del Sacco , valorizzare senza aver bonificato? Si

Alcuni progetti finanziati per la tutela del patrimonio sono gia in opera ma le acque sono altamente inquinate e la fauna stenta a sopravvivere.

I progetti del futuro

Appare ovvio richiedere ai comuni di stipulare convenzioni per il monitoraggio dell’aria e delle falde e dei terreni attraverso le università che insistono sul territorio che attualmente invece vengono sovvenzionate dai privati per supportare progetti e valutazioni di impatto a favore di inceneritori e nuove discariche.

L’università di Cassino e Roma sfornano laureati anche in facoltà di risanamento ambientale e ingegneria ambientale ma i giovani sono costretti ad espatriare per lavorare mentre sarebbe giusto lavorassero per il loro stesso territorio e per il loro paese.

Manca ad oggi uno studio di impatto definitivo per il risanamento e di conseguenza si continua a navigare senza una rotta.

Il paesaggio come gia scritto in premessa è di alta potenzialità per cultura e paesaggio, non a caso la valle del sacco è anche chiamata Valle Latina su di essa si affacciano città millenarie dotate di bellezze uniche ma spesso degradate e abbandonate, la strada del risanamento accompagnerebbe una rinascita culturale delle popolazione ormai costrette a lasciare i territori in cui da secoli hanno vissuto.

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Molto altro ancora si nasconde tra le pieghe che la storia e l’oblio creano, oggi ciò che conta è lottare per riappropriarsi del diritto alla salute e alla propria terra in modo sostenibile.

3. CONTAMINAZIONE METALLI PESANTI

In alcune industrie della zona di Colleferro venivano prodotte grandi quantità di

Lindano (gamma esaclorocicloesano gHCH), un insetticida poi rivelatosi

altamente tossico. Il suo isomero beta HCH ha consistente capacità di accumulo

e persistenza su matrici biologiche.

La presenza di fitofarmaci clorurati, quali il lindano e suoi isomeri, costituisce un

marker per identificare un’emergenza ambientale in atto. In particolare le elevate

concentrazioni di beta HCH aumentano con l’età dei soggetti, ad indicare che la

contaminazione ha caratteristiche croniche e di accumulo.

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Nel bacino della Valle del Sacco è stata rilevata una contaminazione cronica da

residui di fitofarmaci organoclorurati (isomeri di HCH, DDD, DDT, DDE).

Lo schema di contaminazione è stato il seguente: le acque di dilavamento dei piazzali

e terreni delle industrie, oltre che delle discariche, hanno trascinato il beta HCH nel

Sacco; le esondazioni hanno trasportato i sedimenti contaminati al suolo agricolo, da

dove, attraverso il foraggio, viene trasferito agli animali da reddito e al cibo.

In particolare bisogna considerare la caratteristica lipofila del beta HCH: per questo

motivo il beta HCH presente nei sedimenti fluviali durante le esondazioni resta a

contatto con il terreno agricolo, entrando nella catena alimentare attraverso

l’ingestione di foraggio contaminato da parte degli animali.

In aggiunta a ciò, la contaminazione cronica ambientale da metalli pesanti e

amianto, tipica della antropizzazione della valle del sacco, determina una

morbosità più elevata per patologie cardiovascolari e respiratorie con

conseguente aumento delle patologie croniche e conseguente aumento della spesa

sanitaria per ricoveri e farmaci. In particolare l’esposizione all’amianto ha

determinato un aumento delle patologie tumorali a carico del polmone.

Il betaHCH ha effetti tossici documentati sulle funzioni epatiche, renali,

endocrine, neurologiche, immunitarie e della riproduzione, in particolare

femminile; conseguenti a ciò l’aumento delle patologie tumorali a carico di

questi distretti.

Diversi studi epidemiologici hanno messo in evidenza un quadro complesso di

mortalità e morbosità nella popolazione esaminata. Appare chiaro un eccesso di

patologie tumorali, specie tra gli uomini, per quanto riguarda il tumore polmonare,

della pleura, e della vescica. Per le condizioni non tumorali, risultano in eccesso i

disturbi del sistema nervoso periferico, la patologia respiratoria di tipo asmatico

specie nei bambini, e le patologia degli organi genitali femminili.

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Da studi epidemiologici risulta una chiara correlazione tra alti livelli ematici di b

HCH e alterazione del metabolismo dei lipidi, a causa della lipofilia del

composto, disfunzioni renali, alterazione della produzione di ormoni sessuali con

conseguenti patologie a carico degli organi sessuali soprattutto femminili,

disturbi cognitivi.

L’alterazione del metabolismo dei lipidi, con conseguente aumento dei lipidi ematici,

comporta un aumento delle concentrazioni di b HCH nel sangue a causa di un

aumentato fenomeno di accumulo.

Allo stesso modo, l’alterazione della funzionalità renale diminuisce la possibilità di

eliminazione di b HCH dal sangue.

Dato l’elevato impatto sociale ed economico, da non sottovalutare le correlazioni tra

la presenza dei suddetti inquinanti sull'insorgenza del diabete.

E’stata identificata una significativa associazione tra insulino resistenza, un

fattore implicato nell'insorgenza del diabete e la presenza a livello plasmatico di

sostanze organiche persistenti (POP persistent organic pollutant), sopratutto

composti organoclorurati (OC) o difenili policlorurati (PCBs) non diossina simili.

Uno studio, condotto in 749 soggetti non diabetici con età superiore ai 20 anni, ha

dimostrato che i pesticidi OC mostrano una significativa associazione con

l'insorgenza di insulino resistenza, una relazione che si rafforza con l'aumento dei

valori della circonferenza vita dei partecipanti alla ricerca.

I pesticidi OC e PCB non diossina simili sono, dunque, coinvolti nella patogenesi

dell'insulino resistenza e questo meccanismo potrebbe essere proprio alla base

dell'incremento del rischio di divenire diabetici osservato nei soggetti con elevate

concentrazioni plasmatiche di POP.

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Inoltre, come detto precedentemente il b HCH altera la capacità dell'organismo di

metabolizzare i grassi, inducendo, così, sintomi (come l'aumento del peso corporeo)

che favoriscono l'insorgenza del diabete.

Da non sottovalutare il ruolo di questi contaminanti come interferenti/distruttori

endocrini, con la allarmante caratteristica di interferire con l’espressione genica. In

particolare, l’esposizione a tali contaminanti in epoca embrio fetale risulta quella più

pericolosa e più difficilmente diagnosticabile, in quanto le patologie si

manifesteranno negli anni successivi, poiche gli ormoni svolgono un ruolo

fondamentale nelle varie fasi dello sviluppo embrio fetale e dell’organogenesi. Ad

esempio gli ormoni tiroidei nello sviluppo del sistema nervoso e gli ormoni steroidei

nello sviluppo dei tessuti che regoleranno il sistema omeostatico metabolico.

Considerazioni socio economiche riguardo l’inquinamento della valle del Sacco

Dall’analisi degli ultimi bilanci Asl risulta una sostanziale stabilità dei fondi trasferiti

alla stessa dal FSR; tuttavia l’ultimo bilancio disponibile risulta in perdita di circa 5

mln. In particolare risulta un aumento di 11mln dovuto all’aumento dei costi di

esercizio. Per rimanere in tema di inquinamento, un aumento esponeziale di tali costi

avviene per le spese di riscaldamento ed energia elettrica, senza che nella

programmazione e nell’atto aziendale ci sia nulla riguardo il reperimento di fondi

europei per l’adeguamento energetico, peraltro obbligatorio entro il 2020. In

particolare, oltre a fondi europei per l’efficientamento energetico, vi è un fondo

specifico dedicato alla ricerca in ambito sanitarie e in particolare comprende

programmi di screening per la sorveglianza sanitaria e programmi di ottimizzazione

dell’organizzazione ed efficienza sanitaria.

Sempre in tema di spesa sanitaria, i dati diffusi da fonti ASL riportano un aumento di

costi relativi all’acquisto di beni pari a circa 4 MLN, dovuti in particolare al

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● RADDOPPIO del numero di pazienti oncologici colpiti da ca polmonare

● Aumento del 30% dei pazienti colpiti da ca della mammella

● Aumento le costo dei trattamenti chemioterapici dei pazienti in

ematologia, dal momento che si registra un aumento del numero di

pazienti trattati e della loro sopravvivenza media e dell’impiego di nuovi

farmaci.

Un altro aspetto importante relativo alle patologie tumorali, che potrebbe essere una

motivazione per contestare la strategia smantellante della regione, è che nella

provincia di Fr per moltissimi comuni è stato dichiarato lo stato di emergenza socio-

economico-sanitario conseguenza della gravissima emergenza inquinamento della

valle del Sacco (DPCM 19/5/2005). Inoltre, nella provincia di Fr sono presenti 121

specifici siti ed aree sottoposte a bonifica e 21 stabilimenti industriali ad alto rischio

di incidente rilevante secondo la cosiddetta Direttiva Seveso. Pertanto, al contrario di

quanto previsto, si dovrebbe incrementare e non ridurre l’offerta sanitaria in aree ad

alto rischio sanitario in quanto il diritto alla salute costituzionalmente garantito

dovrebbe essere preminente rispetto al mero governo della spesa. Peraltro anche il

solo risparmio economico risulterebbe evidente da quanto detto prima sull’aumento

dei pazienti trattati.

3.a Polveri e IPA - Effetti sulla salute umana

Il materiale particolato presente nell'aria è costituito da una miscela di particelle

solide e liquide, che possono rimanere sospese anche per lunghi periodi. Hanno

dimensioni comprese tra 0,005 µm e 50-150 µm, e sono costituite da una miscela di

elementi quali: carbonio, piombo, nichel, nitrati, solfati, composti organici,

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frammenti di suolo, ecc. Le polveri totali vengono generalmente distinte in tre classi

dimensionali corrispondenti alla capacità di penetrazione nelle vie respiratorie da cui

dipende l'intensità degli effetti nocivi.

In particolare:

● PM10 – particolato formato da particelle con diametro < 10 µm, è una polvere

inalabile, ovvero in grado di penetrare nel tratto respiratorio superiore (naso,

faringe e laringe).

● PM2.5 – particolato fine con diametro < 2.5 µm, è una polvere toracica, cioè in

grado di penetrare nel tratto tracheobronchiale (trachea, bronchi, bronchioli ).

● PM0.1 – particolato ultrafine: diametro < 0.1 µm, è una polvere in grado di

penetrare profondamente nei polmoni fino agli alveoli ( 10).

Le particelle solide sono originate sia per emissione diretta (particelle primarie) sia

per reazione nell'atmosfera di composti chimici, quali ossidi di azoto e zolfo,

ammoniaca e composti organici (particelle secondarie). Le sorgenti del particolato

possono essere naturali (polveri del deserto, aerosol marino, eruzioni vulcaniche) e

antropiche (combustioni dei motori, riscaldamento, residui dell'usura del manto

stradale, dei freni e delle gomme delle vetture, emissioni di impianti industriali).

Effetti sulla salute umana

L’interazione tra il particolato sospeso e l’uomo avviene prevalentemente attraverso

la respirazione. La frazione di particelle presenti in sospensione nell’aria che vengono

inalate dipendono dalla velocità e direzione di spostamento dell’aria vicino

all’individuo, dalla sua frequenza respiratoria e dal tipo di respirazione (nasale od

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orale). Le particelle inalate si possono depositare in qualche tratto dell’apparato

respiratorio, oppure essere espirate.

Dato che l’apparato respiratorio è come un canale che si ramifica dal punto di

inalazione (naso o bocca) sino agli alveoli con diametro sempre decrescente, si può

immaginare come le particelle più grandi si depositino molto prima delle particelle

più piccole che penetrano più profondamente nel canale. Il rischio determinato dalle

particelle è dovuto alla deposizione che avviene lungo tutto l’apparato respiratorio,

dal naso agli alveoli. L’impatto si ha quando la velocità delle particelle si annulla per

effetto delle forze di resistenza inerziale alla velocità di trascinamento dell’aria, che

decresce dal naso sino agli alveoli. Ciò significa che man mano si procede dal naso o

dalla bocca attraverso il tratto tracheo-bronchiale sino agli alveoli, diminuisce il

diametro delle particelle che penetrano e si depositano.

Approssimativamente la parte di particelle totali sospese (PTS) con diametro non

superiore a 10 µm (PM10 , cioè la frazione inalabile) interessano il tratto tracheo-

bronchiale e le particelle con diametro intorno e inferiore ai 2,5 µm (PM2,5, cioè la

frazione respirabile) si depositano negli alveoli.

Le vie respiratorie possiedono una serie di "meccanismi di difesa" contro le sostanze

estranee che penetrano in esse. Le vie aeree superiori sono rivestite da una mucosa,

costituita soprattutto da cellule cigliate (munite cioè di piccolissime ciglia) e di

cellule caliciformi (che secernono muco). Le ciglia delle cellule si muovono a onda,

in modo coordinato, così trasportano la sottile patina di muco e le sostanze estranee

che vi restano attaccate verso la cavità orale, dove vengono inghiottite. Inoltre fra le

cellule della mucosa vi sono le terminazioni di finissime fibre nervose le quali

possono essere irritate dalle sostanze nocive presenti nell’aria e possono determinare

una contrazione della muscolatura dei bronchi, un aumento della secrezione di muco

e provocare la tosse. Negli alveoli, cioè le parti più profonde dei polmoni, la funzione

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di ripulitura non è più svolta da queste cellule, ma da altre cellule chiamate macrofagi

(o cellule spazzine) che mangiano e smaltiscono i batteri penetrati nell’organismo,

nonché i resti di cellule distrutte. Le sostanze nocive che penetrano nelle vie aeree

possono, sia a seguito di esposizioni acute (cioè di breve durata) che di esposizioni

croniche, danneggiare in vario modo tutti questi meccanismi di difesa.

Se comprendere l’azione tossica diretta sulle vie respiratorie è abbastanza semplice,

più complesso è invece capire il possibile meccanismo biologico, che collega

l’inquinamento atmosferico alle patologie cardiovascolari. Vi possono essere effetti

diretti sull’apparto cardiovascolare, sul sangue e sui recettori polmonari, ed effetti

indiretti attraverso lo stress ossidativo e la risposta infiammatoria. Effetti diretti

possono avvenire con il passaggio attraversano l’epitelio polmonare fino a

raggiungere il circolo sanguigno oppure attraverso l’attivazione di riflessi nervosi che

comportano alterazioni del tono del sistema nervoso autonomo e possono dare inizio

ad un’aritmia cardiaca. Effetti indiretti si possono avere attraverso lo stimolo al

rilascio di agenti infiammatori che comportano uno stato di infiammazione sistemica.

Questi effetti rappresentano una spiegazione plausibile della rapida (entro poche ore)

risposta cardiovascolare, come l’incremento nella frequenza di infarto miocardio o di

aritmie.

Gli studi epidemiologici hanno evidenziato una relazione lineare fra l’esposizione a

particelle e gli effetti sulla salute, vale a dire che quanto più è alta la concentrazione

di particelle nell’aria tanto maggiore è l’effetto sulla salute della popolazione. Allo

stato attuale delle conoscenze, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, non

è possibile fissare una soglia di esposizione al di sotto della quale certamente non si

verificano nella popolazione degli effetti avversi sulla salute. Per questo motivo,

l’OMS non fornisce un valore guida di riferimento per le particelle, ma indica delle

"funzioni di rischio" per i diversi effetti sulla salute. Tali funzioni quantificano

l’eccesso di effetto avverso per la salute che ci si deve aspettare per ogni incremento

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unitario delle concentrazioni di PM10 o di PM2,5. Recenti studi indicano inoltre che

l’esposizione acuta a particelle in sospensione contenenti metalli (come le particelle

derivanti dai combustibili fossili usati come carburanti) possono causare un vasto

spettro di risposte infiammatorie nelle vie respiratorie e nel sistema cardiovascolare

(danneggiamento cellulare e aumento della permeabilità cellulare), verosimilmente in

relazione alle loro componenti metalliche. Nelle persone sensibili (come gli asmatici

e le persone con malattie polmonari e cardiache preesistenti), c’è ragione di temere

un peggioramento della meccanica respiratoria (diminuzione della funzione

polmonare) ed uno scatenamento di sintomi (es. tosse o un attacco di asma), nonché

un’alterazione dei meccanismi di regolazione del cuore e della coagulazione del

sangue.

Sulla base degli studi epidemiologici, risultano particolarmente sensibili agli effetti

del particolato i soggetti anziani e quelli con malattie cardiocircolatorie e polmonari.

Anche i neonati e i bambini costituiscono un gruppo potenzialmente sensibile. In

particolare, i bambini sono a maggior rischio per alcuni effetti respiratori quali le crisi

di asma bronchiale e l’insorgenza di sintomi respiratori, come tosse e catarro. Va

rilevato che l’esposizione dei bambini è influenzata dalle loro attività e dal luogo

dove queste attività vengono svolte. In confronto agli adulti, stanno molto di più

all’aperto, praticando giochi e sport. I bambini e i ragazzi hanno in particolare un’alta

frequenza respiratoria, in relazione ai loro livelli di consumo di ossigeno. La loro

relativa grande superficie corporea per unità di peso e il loro elevato livello di attività

determinano una grande spesa energetica per la maggiore termogenesi di quella

richiesta per un adulto. La media della frequenza respiratoria di bambini in età 3-12

anni è approssimativamente doppia rispetto a quella di un adulto (425 rispetto a 232

l/kg/giorno). Confrontando le frequenze respiratorie in questi due gruppi per un

periodo di un’ora, un bambino che gioca può respirare un volume di aria 4,5 volte

maggiore di quello di un adulto sedentario.

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Prendendo a riferimento il PM10, è possibile definire un quadro schematico che

caratterizzi il livello di inquinamento dovuta a tale inquinante ed i possibili effetti

sanitari.

Gli effetti del PM10 sulla salute umana variano sensibilmente in funzione delle

caratteristiche individuali e c’è accordo, inoltre, nell’indicare che tali effetti crescono

in modo uniforme all’aumentare della concentrazione, senza che sia stata individuata

una soglia né per gli effetti di tipo acuto, che si manifestano entro pochi giorni

dall’esposizione, né per gli effetti di lungo termine che si manifestano in seguito

all’esposizione cumulata di anni. Anche se quindi da un punto di vista sanitario

sarebbe più corretta l’adozione di una scala continua nella comunicazione dei livelli

di PM10, per semplicità si è scelto di definire cinque livelli di concentrazione di PM10

e di associare ad essi altrettanti commenti specifici.

Per quanto riguarda i consigli, se i comportamenti individuali che possono contribuire

a ridurre la concentrazione in atmosfera di polveri fini sono facilmente individuabili

(soprattutto in termini di scelte di mobilità), più complicato risulta suggerire azioni o

scelte che comportino con sicurezza la riduzione dell’esposizione individuale e

quindi un beneficio per la salute. Alcuni di questi consigli inoltre, sebbene validi in

generale, vengono riportati solo per i livelli più elevati, in corrispondenza dei quali la

loro applicazione risulta più rilevante per la salvaguardia della salute.

Concentrazione

Media giornaliera

di PM10 µg/m3)

Livello di

inquinamento

da PM10

Commento

0 - 25 Basso Questi livelli di concentrazione possono essere

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considerati valori di fondo. Sebbene anche a

questi livelli non siano da escludere effetti

sanitari, non vengono suggerite particolari

precauzioni.

26 - 50 Medio

Le concentrazioni di PM10 sono ancora sotto il

“limite per la protezione della salute umana”

(DM 60/02), tuttavia già a questi livelli è

opportuno che individui particolarmente sensibili

(es. asmatici, cardiopatici, bambini, anziani)

cerchino di adottare precauzioni per ridurre la

propria esposizione.

51 - 100 Alto

I livelli di PM10 sono superiori al “limite per la

protezione della salute umana” che non può

essere superato più di 35 volte all’anno. In tali

situazioni, aumenta la probabilità di accusare

sintomi per i soggetti particolarmente sensibili.

Anche gli adulti sani possono manifestare

difficoltà respiratorie e cardiache, soprattutto

durante attività fisiche intense e prolungate

all’aperto. Si consiglia quindi di programmare

eventuali attività sportive all’aperto in ore in cui

i livelli di inquinamento sono inferiori (prima

delle 8 del mattino o nel primo pomeriggio dalle

14 alle 16) e di arieggiare gli ambienti chiusi

negli stessi orari. Si invita la popolazione a

collaborare per ridurre i livelli di inquinamento

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riducendo l’uso dell’auto.

101 - 150 Molto Alto

Il livello di PM10 è molto superiore al “limite per

la protezione della salute umana”. Si consiglia di

evitare attività fisiche intense e prolungate

all’aperto e di rimanere il più possibile in

ambienti chiusi, in particolare per i soggetti a

rischio. Si invita la popolazione a collaborare per

ridurre i livelli di inquinamento, adottando forme

di mobilità di minore impatto ambientale

spostandosi a piedi, in bicicletta o con i mezzi

pubblici.

Oltre 150 Eccezionale

I livelli di inquinamento sono eccezionalmente

alti. Si raccomanda di adottare forme di mobilità

di minore impatto ambientale e di ridurre il più

possibile la permanenza all’aperto. Data

l’eccezionalità dei valori previsti, si consiglia

agli individui particolarmente sensibili (es.

asmatici, cardiopatici, bambini, anziani) di

consultare il proprio medico curante per consigli

specifici.

Nel particolato fine sono spesso presenti metalli pesanti la cui tossicità è ben nota e

vale solo la pena ribadirla. Per quanto riguarda, invece, i solfati anch’essi spesso

presenti, essendo essi di natura acida, possono reagire direttamente con i polmoni.

Per quanto riguarda, invece, la presenza degli IPA nelle polveri, alcuni di essi sono

sospettati di essere agenti cancerogeni. Tra tutti, il benzo(a)pirene (BaP) è

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considerato il più pericoloso per la salute umana. Esso è ritenuto responsabile del

cancro polmonare. Un altro IPA di cui si riconosce il potere cancerogeno è il

benzo(a)antracene. Recentemente alcuni studi hanno stabilito una connessione fra la

presenza di queste sostanze nel particolato e le allergie; si è notato, infatti, come

l’esposizione alle esalazioni dei motori diesel incrementi la sensibilizzazione e le

reazioni allergiche al polline.

Il piombo assorbito attraverso l’epitelio polmonare entra nel circolo sanguigno e si

distribuisce in quantità decrescenti nelle ossa, nel fegato, nei reni, nei muscoli e nel

cervello. L’intossicazione acuta è rara e si verifica solo in seguito all’ingestione o

all’inalazione di notevoli quantità di piombo. La tossicità di questo elemento può

essere spiegata in parte dal fatto che, legandosi ai gruppi sulfidrilici, interferisce con

diversi sistemi enzimatici. Tutti gli organi costituiscono potenziali bersagli e gli

effetti sono estremamente vari (anemia, danni al sistema nervoso centrale e

periferico, ai reni, al sistema riproduttivo, cardiovascolare, epatico, endocrino,

gastrointestinale e immunitario). I gruppi maggiormente a rischio sono costituiti dai

bambini e dalle donne in gravidanza.

Dato che sia la presenza di metalli che quella degli IPA è più frequente nel particolato

presente nelle aree urbane, i consigli riportati in precedenza devono essere seguiti più

scrupolosamente dalla popolazione presente in tali zone.

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4. Le malattie autoimmuni e la loro correlazione con l’esposizione ad

agenti chimici inquinanti.

In diverse aree di Italia, compreso la nostra provincia, sembrano delinearsi situazioni

di gravissima crisi ambientale. La condizione dell'aria e la sicurezza dei prodotti

alimentari sembrano essere compromesse oramai in modo irrimediabile. I devastanti

risvolti per la salute comprendono un aumento di malformazioni neonatali, cancro,

malattie autoimmuni e neurodegenerative. I legami tra le malattie autoimmuni, le

infezioni, la genetica e l’ambiente sono complessi e misteriosi. Il nostro ambiente

circostante interagisce con la nostra programmazione genetica ed è in grado di

determinare se ci colpirà o meno una malattia . In letteratura si trovano sempre più

studi su gruppi di comuni malattie reumatiche infiammatorie, dette “autoimmuni” che

sembrano essere in parte scatenate da fattori ambientali. Ma in cosa consiste la

malattia autoimmune? Essa si presenta come un disordine del Sistema Immunitario

che attacca se stesso provocando gravi danni al distretto interessato. Più

semplicemente, il sistema immunitario è programmato per riconoscere il “self” cioè

le cellule e tessuti del proprio organismo come "amici". Quando non sono più

riconosciuti come tali vengono attaccati scatenando una reazione infiammatoria nei

confronti del tessuto o tessuti interessati. Verranno quindi prodotti dai linfociti B

anticorpi programmati per distruggere il tessuto dell´organismo ora considerato come

estraneo. Ad esempio, l’artrite reumatoide aggredisce in particolare le articolazioni,

con conseguente dolore, deformità e una perdita sostanziale di mobilità. E’ ancora

molto difficile, se non impossibile, dire con certezza quali geni intervengono nel

generarsi di questo tipo di patologie, ma si stanno acquisendo sempre più dati che

potrebbero aiutare a stabilire il perché alcune persone risultano essere più suscettibili

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alle malattie autoimmuni. L’inquinamento ambientale potrebbe in questo senso

intervenire in modo incisivo. In particolare, uno studio effettuato dagli scienziati della

Trinity College di Dublino, pubblicata sul giornale internazionale “Nanomedicine”

,ha osservato che l'esposizione alle nanoparticelle può avere un impatto serio sulla

salute, collegandola all'artrite reumatoide ed allo sviluppo di altre malattie

autoimmuni serie. L'Inquinamento ambientale come le particelle di carbonio emesse

dallo scarico dell'automobile, l'inalazione a lungo termine di polvere di varie origini

sono stati riconosciuti come fattori di rischio che causano non solo l'infiammazione

cronica dei polmoni ma anche una reazione anomala del nostro sistema immunitario

che scatena una reazione esagerata contro diversi distretti del nostro corpo causando

localmente gravi disfunzioni. Tale ricerca quindi ha osservato un chiaro collegamento

fra le malattie autoimmuni e le nanoparticelle. Si potrebbe però controbattere che il

numero delle malattie autoimmuni ha subito un notevole incremento negli ultimi

anni perché vi è una maggiore capacità di riconoscere tali patologie e di emettere

delle diagnosi nel corso del tempo, grazie anche alla scoperta di tecniche mediche più

evolute del passato. In parte potrebbe essere vero, ma è ancor più schietto l’uso

spesso scorretto che l’uomo ha fatto delle recenti tecnologie non preoccupandosi

minimamente dell’effetto che avrebbero provocato sull’ambiente e su stesso uomo.

A tal riguardo vorrei menzionarvi una malattia, o meglio una sindrome, di cui

recentemente si sente sempre più spesso parlare chiamata “Sindrome della sensibilità

chimica multipla (MCS: Multiple Chemichal Sensitivity)”, fino a qualche tempo fa

quasi del tutto sconosciuta. La causa genetica di tale patologia non basta da sola a

giustificare tutta la grande diffusione che si sta avendo; intervengono anche altri

fattori. Tra le cause che sembrano provocare la MSC è stato fortemente chiamato in

causa anche l’inquinamento, sebbene non vi siano ancora prove così certe come in

altri casi di malattie autoimmuni strettamente legate ,ad esempio, a fattori ben precisi

come potrebbe essere il fumo. La sindrome, infatti, si verifica in un numero limitato

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di pazienti nel globo, e quindi per molti anni è stata una di quelle malattie latenti poco

studiate. Oggi la MSC colpisce un numero più alto di persone e l’emergere di

numerosi casi e l’incremento del numero degli studi sull’argomento hanno dato a

questa sindrome un posto di maggior rilievo all’interno del panorama delle malattie

mondiali, anche se ancora sono tra quelle classificate come più rare. La sensibilità

chimica multipla viene definita come una sindrome immuno-tossica-infiammatoria

che sotto molti punti di vista potrebbe essere scambiata per una forte allergia, perché

possiede numerosi punti di contatto con questa. Allo stesso modo, infatti, i sintomi

della sensibilità chimica multipla possono apparire o scomparire a seconda della

vicinanza o della lontananza dalla causa scatenante.

A differenza delle normali allergie, però, nella MCS, il soggetto colpito perde del

tutto la capacità di tollerare gli agenti chimici, dal momento che la sindrome si

presenta proprio come una manifestazione multisistemica di intolleranza ambientale

alle sostanze chimiche di qualsiasi genere. La sindrome può colpire, infatti, diversi

apparati e organi del corpo umano. I sintomi di questa malattia si presentano in

risposta all’esposizione a molti composti chimici indipendenti e indipendentemente

dalle dosi in cui questi sono presenti nell’ambiente, perché da questo punto di vista

ogni soggetto può sviluppare una reazione a sé stante, diversa da quella normalmente

avuta dalla popolazione generale. Per completare il quadro di questa sindrome si può

inoltre dire che si tratta di una malattia progressiva, irreversibile, per cui non esiste al

momento ancora nessuna cura. Le sostanze chimiche interessate da questa sindrome

sono la maggior parte delle sostanze chimiche di sintesi presenti nell’ambiente,

come detersivi, profumi, deodoranti, insetticidi, pesticidi, vernici, solventi e

inchiostri, ma anche fumi, scarichi e farmaci, insomma tutti i derivati dell’industria

chimica e petrolchimica. La sensibilità chimica multipla può interessare diverse aree

del nostro organismo, causando patologie disabilitanti ai danni dei seguenti sistemi

fisiologici:

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▪ sistema renale

▪ sistema endocrino – immunitario

▪ apparato cardiocircolatorio

▪ apparato digerente

▪ apparato respiratorio

▪ sistema neurologico

▪ sistema muscolo – scheletrico.

Inoltre, proprio sulla base del fatto che si tratta di una malattia progressiva e

irreversibile, con il passare degli anni le malattie a carico degli apparati tendono a

cronicizzarsi e a causare anche conseguenze molto gravi, sfociando in patologie

come emorragie, collassi, ictus e infarti, ma anche forme tumorali e leucemie. I

maggiori studi che trattano la sindrome MCS hanno individuato per questa malattia

un decorso abbastanza omogeneo, che prosegue a tappe progressive attraverso diversi

stadi. L’ultimo stadio quello del “ deterioramento”, l’infiammazione cronica

provoca danni ai tessuti dei principali sistemi fisiologici elencati in precedenza, tra

cui quello nervoso centrale, renale o al sistema immunitario. Questa fase della

sindrome è quella in cui il decorso della malattia viene considerato irreversibile,

perché una volta che il tessuto degli organi è stato danneggiato e la funzione

compromessa, restano poche speranze di invertire il processo. In questo stadio,

quindi, ai danni dei soggetti colpiti possono verificarsi anche altre malattie gravi

come lupus, ischemie, cancro, autoimmunità, forme degenerative reumatiche, sclerosi

multipla, porfiria. La MCS è dunque una malattia fortemente invalidante.

Possono avere un ruolo rilevante, quindi, nello sviluppo di malattie autoimmuni vari

tipi di inquinanti industriali, come solventi, resine e pesticidi, ma anche silicone e

metalli pesanti come nel caso particolare della stessa “sclerodermia”. Recentemente è

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stato segnalato, infine, il caso particolare degli xerioestrogeni, un gruppo specifico di

composti chimici rappresentato da sostanze naturali che possono essere presenti negli

alimenti o negli ambienti. Queste sostanze sono pericolose perché possono agire

come ormoni e influenzare il sistema immunitario.

Non è un caso che le patologie autoimmuni siano in aumento, mentre la nostra

società diventa sempre più tossica con un aumento molto rapido di sostanze chimiche

(farmaci, additivi chimici nei cibi, inquinamento atmosferico, inquinamento delle

acque e dei terreni coltivati ecc.).

Per un adeguato adattamento genetico sarebbero necessari migliaia e migliaia di anni

per rendere l´organismo umano in grado di fronteggiare tale aumento di tossicità che

invece si è verificato in pochi decenni.

La prima azione per ridurre l’insorgere delle malattie autoimmuni dovrebbe essere

quella di eliminare gli agenti patogeni scatenanti. Come per il registro tumori,

sarebbe importante monitorare l’insorgere di tali patologie, per arrivare a riconoscere

in modo sempre più efficace le sostanze che inducono disordini nel Sistema

Immunitario. Le industrie andrebbero monitorate seriamente e periodicamente

tentando di ridurre al minimo il rischio che i loro prodotti provocano sulla salute di

intere comunità. In realtà, purtroppo, ancora oggi, il diritto alla salute è scarsamente

tutelato. A ciò si aggiunge un crescente disinteresse verso la sicurezza dei lavoratori,

ignorando spesso rischi connessi al tipo di lavoro e nascondendo responsabilità di

fronte a malattie chiaramente professionali. Oggi vige un vero e proprio “stato di

emergenza” verso il quale la politica sembra voltarsi altrove senza accertare

responsabilità dirette e indirette e punire in modo esemplare.

Il nostro scopo quindi deve essere quello di monitorare costantemente i nostri

territori, porre sotto i riflettori ogni tipo di irregolarità e coinvolgere attivamente il

cittadino nella difesa della proprio ambiente. Dobbiamo essere costanti nel

denunciare tutto ciò che ci espropria del nostro diritto alla salute ed essere

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intransigenti di fronte a insabbiamenti, non solo in senso figurativo, di ciò che

danneggia fortemente il nostro benessere e quello dei nostri figli.

5. L'ASSOCIAZIONE MEDICI DI FAMIGLIA PER L'AMBIENTE E

LE CENTRALINE BIOLOGICHE.

9 medici di famiglia ed una specialista in pneumologia, operanti nella e per la città di Frosinone,

riferimento per oltre 10000 residenti del capoluogo ciociaro, si sono interrogati e successivamente

confrontati relativamente l'incremento esponenziale, postosi all'attenzione negli ultimi anni di

attività medica, di nuove diagnosi di malattie respiratorie acute e croniche e di riacutizzazioni delle

patologie laddove già preesistenti (broncopatie acute, croniche, asma, enfisema).

I medici, anche alla luce delle difficoltà terapeutiche dettate dalla persistenza e dalla gravità dei

sintomi, ravvisando la differenza di espressione tra i quadri clinici tradizionali e gli attuali,

fondando sulla sensibilità, responsabilità e preoccupazione propria della professione, si sono chiesti

quale il loro ruolo aldilà della diagnosi e terapia.

La convinzione che accomuna i professionisti dell'Associazione Medici di Famiglia per l'Ambiente

di Frosinone, è che il grave inquinamento dell'aria, che ha portato Frosinone ad essere, per anni, tra

le prime in Italia per record da polveri sottili, abbia un ruolo patogenetico determinante per le

patologie dell'apparato respiratorio e non solo.

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Il progetto di "Medici di Famiglia per l'Ambiente" nasce dalla necessità di trarre informazioni sugli

effetti a breve e lungo termine sulla salute respiratoria della popolazione di Frosinone, in

conseguenza dell'esposizione alle diverse frazioni del PM e degli altri inquinanti: dosabili, non

dosabili, ipotizzati e sconosciuti. Si pensi alle particelle ultrafini secondarie, stimate essere circa 3

volte quella delle particelle primarie, la produzione delle quali solitamente non viene considerata e

conteggiata tra i prodotti di una sorgente di polveri sottili. Si pensi alle cosidette "bombe chimiche"

frutto della condensazione e dell'aggregazione delle polveri ultrafini secondarie con altri composti

tossici adesi a nanoparticelle e a pollini naturali. Inquinanti non dosabili, non classificabili, instabili,

variabili con le condizioni atmosferiche, che esplodono con la pioggia o che si potenziano con le

ondate di calore, di cui poco si conosce circa i meccanismi patogenetici, ma che risultano essere

causa di malattia: la nuova frontiera dell'inquinamento. Ciò ha portato l'associazione ad adottare,

pertanto, un metodo di valutazione che dia la misura dell'inquinamento aereo nella città, che

prescinda dal solo rilievo delle concentrazioni ambientali di un peraltro circoscritto numero di

agenti inquinanti rilevati dalle centraline. L'Associazione Medici di Famiglia per l'Ambiente, ha

fatto propria la convinzione, tenuto conto delle nuove continue acquisizioni scientifiche, che

rispetto al determinismo o all'aggravamento delle patologie polmonari croniche quali: broncopatia

cronica, asma dell'adulto e del bambino, enfisema e cancro del polmone, si configuri l'obbligo di

indagini sull'inquinamento aereo con altre metodologie, che considerino la salute del cittadino come

la vera misura dell'inquinamento dell'aria. Il paziente, depositario del danno, costituirà una

"centralina biologica" che verrà studiata e monitorata dall'attività del medico referente. La salute

compromessa del paziente, rapportata al numero totale dei soggetti malati, diverrà indicatore diretto

dello stato dell'aria, con proporzionalità rapportabile al livello di inquinamento aereo. I medici di

famiglia, quindi, quali tecnici ambientali che tracceranno indirettamente, attraverso metodologie

non invasive, quantizzabili, riproducibili, rivalutabili e riconfrontabili a distanza, la mappa della

qualità dell'aria con l'osservazione continuativa dei propri pazienti: la nuova frontiera della

medicina di base. L'attività dell'associazione si confronterà e si avvarrà dell'aiuto di autorità

mediche che operano nel campo dell'inquinamento, di valenza universitaria con riconoscimento a

livello internazionale.

Il metodo di osservazione prevede il monitoraggio di asma e BPCO. La realizzazione, iniziata un

anno fa, sta avvenendo attraverso la compilazione di 2 questionari diagnostici riguardanti le

patologie suddette, somministrati entrambi contemporaneamente a ciascun cittadino di Frosinone

che voglia liberamente partecipare.

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La popolazione testata interessa qualsiasi individuo, di ambo i sessi e di età compresa tra i 14 e i

90+ anni. E' intento dell'associazione verificare la percentuale di soggetti malati di Asma e BPCO

residenti nel comune di Frosinone e porre confronto con il dato della media nazionale. Riteniamo

che l'inquinamento vada valutato per la ricaduta sulla salute della gente, aldilà delle quantizzazioni

relative le mere valutazioni numeriche riferibili alle PM. Auspichiamo che la quantizzazione del

sanno salute che si preannuncia di significativa importanza per Frosinone, comporterà un'attenzione

sanitaria maggiore sul nostro territorio da parte delle istituzioni, anche nazionali. I cittadini

esaminati a tutt'oggi risultano circa 3500.

6.PATRICA: balcone sulla Valle del Sacco

Patrica è uno dei tanti comuni della Ciociaria che si affaccia sulla Valle del Sacco e

nasce a ridosso dei Monti Lepini e a pochissimi Km da Frosinone, Ceccano e

Ferentino e che aimè è attraversata nella sua parte bassa dal Fiume Sacco.

L’area a ridosso del Fiume Sacco, un tempo molto fertile e una grossa risorsa per

l’economia agricola di tutto il territorio, poi progressivamente con l’avvento

dell’illusione industriale degli anni 60-70 e con l’introduzione dei tanti meccanismi

perversi della politica, quali la Cassa del Mezzogiorno, è stato progressivamente

devastato e trasformato da area agricola ad area fortemente industrializzata.

Oggi il sogno industriale è finito da tempo ma con esso si sono spenti i riflettori sia

dentro che fuori le tante aziende che vi lavoravano, di cui molte hanno deciso di

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delocalizzare in cerca di nuovi paradisi/incentivi fiscali, mentre altre sono fallite

perché soffocate dalla crisi economica.

Ora basta attraversare alcune strade a ridosso della Zona Industriale di Patrica (via

Morolense, Via Le Lame, Strada ASI), per osservare solo tante cattedrali nel deserto,

tantissimi capannoni un tempo attivi e oggi invece quasi completamente chiusi e

trasformati dal tempo e da speculatori/criminali in #TERRA DEI VELENI. Queste

aziende, negli anni, con la complicità anche di amministratori, organi competenti e

preposti al controllo del territorio, hanno devastato il territorio scaricando e

nascondendo rifiuti di ogni tipo ovunque a ridosso e dentro il Fiume Sacco,

scaricando in aria di tutto.

Di seguito si elencheranno solo alcuni dei problemi che ad oggi attanagliano il

territorio del Comune di Patrica in materia di inquinamento ambientale, soprattutto

nella zona industriale ed aree limitrofe:

1. Richiesta VIA per Impianto Biometano da parte della società RECALL

FROSINONE

2. Richiesta VIA da parte della società TERRA PULITA

3. Dichiarazioni del Pentito SCHIAVONE e Verbali secretati

4. Odori nauseabondi in tutta la zona industriale – Ripetute denunce da parte dei

cittadini di Patrica e comitati di cittadini

1. Richiesta VIA per Impianto Biometano da parte della società RECALL

FROSINONE

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La Recall Frosinone srl in data 30 luglio 2015, attraverso la società progettista ESCO

Lazio srl (le due società condividono la medesima sede), ha presentato istanza alla

Regione Lazio per ottenere parere VIA sul progetto di realizzazione di un “Impianto

di Produzione di Biometano” attraverso la valorizzazione della frazione organica dei

rifiuti solidi urbani (FORSU), impianto questo da ubicarsi nel Comune di Patrica in

località Le Lame, al Km 1.400 della Strada Provinciale N.11 (Via Morolense).

Trattasi quindi di un impianto per il trattamento di rifiuti solidi urbani che nelle

intenzioni del progettista dovrebbe trattare 100.000 tonnellate/anno di rifiuti, di cui

70.000 della frazione organica di FORSU, 15.000 fanghi, 15.000 verde.

Di queste, 70.000 tonnellate verrebbero utilizzate per produrre biogas con nuovi

impianti, ed altre 30.000 per produrre compost.

Le dimensioni, la complessità e le quantità di rifiuti che si intende trattare sono

notevolissime se solamente si tiene conto che la produzione di FORSU dell’intera

Provincia di Frosinone è di 30.000 tonnellate/annue. Appare quindi evidente che i

rifiuti solidi urbani che l’azienda intende trattare, proverranno da altre province della

Regione e probabilmente, visti i quantitativi, da Roma.

Sia il Comune di Patrica, che diverse associazioni/comitati esistenti sul territorio,

hanno subito presentato una serie di ricorsi a suddetta istanza di VIA e basati tutti sui

seguenti punti cardine:

● Collocazione dell’attività in un’area interna alla perimetrazione del

SIN (Sito di Interesse Nazionale) per la bonifica di Frosinone e del

bacino del Fiume Sacco;

● Collocazione dell’attività in un’area esondabile a rischio alluvioni;

● Non sostenibilità in relazione allo stato di qualità delle acque del Bacino

del Fiume Sacco;

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● Mancata VAS (Valutazione Ambientale Strategica) su fabbisogno

impiantistico del Piano Riuti Regione Lazio;

● Non sostenibilità delle emissioni in atmosfera;

● Precedente pronuncia regionale di VIA negativa su un impianto di

compostaggio similare sito nel Comune di Ferentino che avrebbe

trattato 50.000 tonnellate/annue di Rifiuti Solidi Urbani;

● Rischio di esposizione per nuclei abitativi presenti in un raggio di 1000-

1500 metri;

● Rischio di esposizione per attività produttive e commerciali presenti in

una raggio di 1000 -2000 metri;

● Dissenso dei cittadini al nuovo insediamento industriale della

RECALL, manifestato mediante raccolta di oltre 1.000 firme.

Ad oggi, non sappiamo nulla su quanto stia accadendo in Regione in relazione a

quanto progetto.

2. Richiesta VIA da parte della società TERRA PULITA

Procedimento integrato AIA + VIA per l’autorizzazione di un nuovo impianto per il

trattamento e recupero terreni, in località “Tosca” nel Comune di Patrica (FR).

Società istante: TERRA PULITA S.r.l.

Istanza VIA presentata il 05/08/2011.

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Si tratta di un progetto per la realizzazione di un impianto trattamento rifiuti, in

particolare parliamo di 30.000 tonnellate/annue di fanghi.

Il progetto fu presentato nel 2011 ed è andato avanti ma senza nessun ricorso da parte

dell'Amministrazione comunale di Patrica entro i 60 giorni dalla sua presentazione e

successivamente senza la partecipazione degli ex amministratori dell’epoca alle

diverse Conferenze dei Servizi che ci sono state su questo progetto.

Solo del 2015 il progetto ha subito un arresto a seguito di una comunicazione della

Regione Lazio al Comune di Patrica con la quale si chiedeva di esprimere un parere

urbanistico sull'area in oggetto.

A novembre 2015 il Comune di Patrica, tramite un punto approvato all'Odg del

Consiglio Comunale, ha approvato una relazione con cui chiedeva alla Regione Lazio

di esprimere il diniego, anche se di fatto il progetto è in una fase molto avanzata.

Ad oggi, non sappiamo nulla circa lo stato di avanzamento del progetto.

3.Dichiarazioni del Pentito SCHIAVONE e Verbali secretati

A Cassino, Secondo il pentito Schiavone sarebbero stati reinvestiti i proventi illeciti

del traffico di rifiuti Nel 1996 a Patrica venne segnalato l’interramento di bidoni

nocivi in arrivo da Gran Bretagna e Croazia.

Smaltimento illecito di rifiuti e riciclaggio. Fusti tossici interrati lungo l’autostrada

del Sole, la linea ad Alta Velocità e, infine, una banca nella quale «ripulire» i

proventi dell’attività criminale. Il frusinate, provincia cuscinetto tra Roma e Napoli,

eletta dal clan dei Casalesi, dalle cosche calabre e dalla malavita romana, come

«porto franco».

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Così Carmine Schiavone, ex boss e oggi pentito, descrive l’ex terra di Lavoro, in uno

dei suoi tanti interrogatori fiume. Un’area di quiete confinante con la provincia di

Caserta e necessaria a consentire lo «svernamento» dei boss in fuga. Setola è stato

arrestato a Mignano Montelungo, un comune dell’alto casertano che dista dieci

chilometri da Cassino. Qui, nella città martire, a soggiorno obbligato c’è stato per

tanti anni Luigi Venosa, il sanguinario killer di Casapesenna e oggi al 41 bis. Deve

scontare diversi ergasoli. O’ cocchiere viveva nella centrale via Garigliano come un

normale imprenditore edile in pensione. Ogni giorno si recava a firmare il registro

delle presenze e nello stesso tempo gestiva il traffico di droga e delle estorsioni nella

sua terra.

Le parole di Carmine Schiavone hanno portato alla luce lo spaccato di una provincia

molto più vicina all’omertà che alla voglia di legalità. All’ombra dell’abbazia più

conosciuta al mondo si sarebbero sviluppati gli interessi del clan malativoso più

potente al mondo. A Cassino, come racconta sempre Schiavone, sarebbero stati

reinvestiti i proventi illeciti del traffico dei rifiuti. Il collaboratore di giustizia nella

dichiarazioni rilasciate alla magistratura napoletana non lascia spazio a dubbi: «Nel

1994 l’avvocato Cipriano Chianese era impegnato nell’attività di apertura di una

banca a Cassino dove sarebbero stati reinvestiti i proventi illeciti del traffico di

rifiuti». Quella banca, secondo il collaboratore di Giustizia e come vergato in

un’informativa scritta dalla Criminalpol che porta la data del 1996, è la mai aperta

Banca Industriale del Lazio che, qualche giorno prima dell’apertura, nel maggio del

1994 appunto, viene sequestrata dall’antimafia e dal Gico della Finanza. L’intero

Consiglio d’Amministrazione venne indagato dall’Antimafia per riciclaggio e

associazione mafiosa. Un capitale sociale composto da venticinque miliardi di

vecchie lire. La banca contava 738 soci e numerosi influenti finanziatori tra cui

Cipriano Chianese che possedeva cinquemila azioni per 600 milioni di lire; la stessa

cifra possedevano suoi stretti familiari insieme agli amministratori delegati di tre

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finanziarie. Negli anni successivi la DDA di Roma derubricò il reato che, per

competenza venne trattato dalle Procure territoriali. I sei indagati sono stati tutti

assolti. La Banca d’Italia, però, ha revocato l’autorizzazione alla Bil. Nelle 63 pagine

di verbale dell’audizione Schiavone parla ancora di ambiente. Al presidente di quella

Commissione nella tredicesima legistaura, Massimo Scalia, al deputato Gianfranco

Saraca, e ai senatori Giovanni Lubrano di Ricco, Roberto Napoli e Giuseppe

Specchia, riferisce dei camion che partivano anche dalla Ciociaria (sette quelli citati

nell’elenco consegnato al presidente della Commissione, con annessi numeri di targa

e nomi delle società operanti per conto del clan) e diretti in Toscana, in Germania e

nel nord Italia dove caricavano rifiuti tossici e nocivi che poi venivamo smaltiti nel

sud. Alla precisa domanda del presidente Massimo Scalia sul ruolo della provincia di

Frosinone in questa sconcertante vicenda di smaltimento illecito e criminale di fusti

al veleno, il boss risponde: «Quando parlo di sud per noi Frosinone e Cassino sono il

sud e quindi anche lì». Cita sostanze tossiche,

come fanghi industriali, rifiuti di ogni tipo di lavorazione. Gli stessi temi che

verranno trattati qualche giorno più tardi - è il 23 ottobre del 1997 - dal Sostituto

Procuratore della Direzione Nazionale Antimafia, Luigi De Fichy, che venne

ascoltato in audizione presso la Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei

rifiuti. ll magistrato evidenziò che, secondo alcune indagini, alcuni gruppi criminali

avevano un controllo del territorio nelle zone di Cassino e Frosinone. Quell’audizione

venne secretata ma Angelo Bonelli, all’epoca presidente della Commissione

Criminalità della Regione Lazio, riferì di comunicazioni da parte delle forze

dell’ordine inerenti siti e discariche localizzati lungo la tratta Roma-Napoli. A

Patrica, nel 1996, venne segnalato un interramento di bidoni e di sversamento

notturno da parte di camion provenienti dalla Gran Bretagna e dalla Croazia.

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Lo stesso Bonelli riferisce anche di un’indagine della Guardia di Finanza di

Frosinone e di Pavia inerente un sito, a Ceprano, dove sarebbero stati smaltiti decine

di fusti tossici. L’ex onorevole regionale si riferisce alla vicenda Olivieri, l’ex

azienda che nel 2010 è salita agli onori della cronaca nazionale: nel sottosuolo ed a

due passi dal fiume Liri, sono stati rinvenuti dalle Fiamme Gialle ciociare, bidoni

contenenti materiale altamente inquinante. Le stesse verifiche hanno riguardato i

comuni di Pontecorvo (lungo la tratta Tav) e di Arpino. A distanza di dieci anni, nel

2007, la Digos di Frosinone e il Corpo Forestale dello Stato, bloccano nelle cave di

Coreno Ausonio - nel Cassinate ed ai confini con le province di Latina e Caserta -

l’arrivo di undici tir carichi di rifiuti e provenienti dalla Campania. Le montagne,

cariche di marmo pregiatissimo e importato in tutto il globo, per anni sono state regno

incontrastato del clan dei Mendico e dei Bardellino. I riscontri della DDA di Napoli e

della Procura di Cassino hanno portato ad accertare che nelle cave in disuso venivano

scaricati rifiuti solidi urbani e speciali. E Schiavone nel 1996, torna a spiegare gli

intrecci che legavano il clan dei Casalesi a Cassino ed al suo hinterland: «Che era

affidato a Gennaro De Angelis, capozona oltre che venditore di veicoli. Gennaro

rappresentava per noi un vero punto di riferimento per le attività di penetrazione e di

investimento, si occupava di allacciare i contatti politici necessari a conoscere in

anticipo le decisioni che sarebbero state prese in materia di urbanizzazione ed

edificazione».

4 Odori nauseabondi in tutta la zona industriale – Ripetute denunce da

parte dei cittadini di Patrica e comitati di cittadini

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Sulla Via Morolense, nell’area compresa tra Sgurgola, Morolo, Supino, Ferentino,

Frosinone, Patrica e Ceccano, ormai è diventata famosa per gli odori nauseabondi.

Dopo varie proteste, esposti e controlli dell’Arpa Lazio, Carabinieri, Polizia

Municipale, Polizia Scientifica, un comitato cittadino sorto in zona e che si batte per

la tutela ambientale della zona, ha inviato una lettera ai carabinieri del Noe di Roma.

Nella missiva, i cittadini esasperati per i continui odori nauseabondi, chiedono al

Reparto di tutela dell’ambiente un intervento urgente attraverso “un’ispezione a

tappeto nell’area industriale”. In comitato, inoltre, ha presentato attraverso i propri

legali un esposto dettagliato a tutte le autorità competenti per risolvere quanto prima

il problema.

Sono anni che tutta la zona di Patrica è particolarmente colpita da questi fenomeni di

odori nauseabondi e la situazione sta peggiorando di giorno in giorno.

Ormai i cittadini contattano ripetutamente Carabinieri, Forestale, Arpa Lazio,

Comune di Patrica, Polizia Municipale quasi quotidianamente chiedendo loro di

intervenire.

L'Arpa Lazio ha eseguito diversi campionamenti in zona sulle acque, ma ad oggi il

comitato non è riuscito ad avere visione di questi risultati e dei verbali di intervento.

E' già successo più volte, che i cittadini della zona abbiano chiamato la Polizia

Municipale per i forti odori presenti in zona. Nella loro relazione, si specifica però

che dopo circa quaranta minuti dalla chiamata e dall'arrivo della municipale sul posto,

il fenomeno della puzza andava man mano scemando rendendo di fatto impossibile

risalire alla causa.

I cittadini di Patrica sono esasperati da questo problema degli odori nauseabondi a

tutte le ore del giorno e della notte, si sentono sequestrati all’interno delle proprie

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abitazioni e soprattutto in estate non possono neanche tenere le finestre aperte oppure

sostare in giardino.

● I cittadini di Patrica, chiedono quindi a gran voce a tutti gli organi competenti

di intervenire al più presto e di risolvere il problema.

Conclusioni

Che cosa chiedono i cittadini di Patrica?

● Al fine di informare e tranquillizzare anche l’intera cittadinanza, chiedono a

tutti gli organi preposti al controllo sul territorio (Arpa Lazio, Carabinieri,

Polizia Locale, Guardia Forestale, Comune) di intervenire e di mettere in

campo tutti i loro strumenti per individuare le cause dei ripetuti odori

nauseabondi in questa zona.

A tal fine, chiedono un monitoraggio in continuo su tutta la zona industriale di Patrica

e zone limitrofe, mediante l’installazione di centraline permanenti e che i dati rilevati

al monitoraggio vangano resi pubblici.

● Di avere una maggiore collaborazione da parte di tutti gli organi competenti in

materia ambientale (Comune, Arpa, Asl, Carabinieri, Guardia Forestale) e delle

risposte concrete e chiare alle tante interrogazioni che come cittadini e comitati

abbiamo fatto riguardo alla critica situazione ambientale di Patrica.

● Di avere tutto il supporto possibile in Regione Lazio, affinché la Regione

stessa esprima il proprio diniego ai due progetti in attesa del parere di VIA

(Impianto per la produzione di biometano e Impianto per lo stoccaggio di

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rifiuti speciali/fanghi) al fine di evitare che Patrica diventi la pattumiera della

Ciociaria e si vada a peggiorare ulteriormente una situazione ambientale già

critica e compromessa da anni di totale negligenza e di non rispetto verso

l’ambiente in cui viviamo.

● Che si faccia finalmente luce sulle dichiarazioni del pentito Schiavone e si

vada effettivamente a verificare se nei punti da lui indicati e confermati da

diverse denunce e segnalazioni da parte degli organi di Polizia dell’epoca, ci

sono effettivamente i rifiuti tossici di cui tanto si parla. In tal caso, sarà

fondamentale mettere in pratica un progetto di bonifica di queste aree.

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CEPRANO: tra rifiuti interrati e siti dismessi

Il territorio di Ceprano solo recentemente sta facendo i conti col suo passato e con la

passata gestione dello stesso. industrializzazione pre e post bellica non ha mai,

ovviamente, preso in considerazione la sostenibilità. La presenza di un casello

autostradale, di una centrale idroelettrica, di una grande cartiera e di altre

infrastrutture hanno reso Ceprano un distretto molto importante per la zona che

comprende ovviamente molti comuni limitrofi. Una tradizione agricola si convertì ad

essere industriale e manifatturiera. Con lo spostamento della Cassa del Mezzogiorno

più a sud iniziò la crisi che piano piano chiuse molte delle fabbriche della zona. Ma

oltre al danno e al degrado di ex impianti industriali abbandonati si è aggiunta la

beffa della trasformazione di questi ultimi in discariche abusive e come depositi di

rifiuti speciali tossici e velenosi. Proprio in questi giorni torna alla ribalta un ex

impianto non bonificato dall'eternit e sul quale molti hanno mangiato con i fondi

della conversione e del rilancio. Impianto situato nel pieno della macchia verde della

città. Dopo questo ci porteremo nella zona dello scalo ferroviario della città, altra

parte di Ceprano che ha visto aziende aprire e chiudere e dove sono stati rinvenuti dei

fusti di rifiuti speciali, interrati e ricoperti di cemento che ancora si trovano sul posto

in alcuni container a due passi dal corso del fiume Sacco. Oltre al fiume Sacco anche

a ridosso del fiume Liri in una ex azienda di stampa sono stati rinvenuti fusti di

vernici, solventi a e altri materiali tossici. Anche in questo caso la bonifica è iniziata

ma non terminata. Tutto ciò fa paradossalmente passare in secondo piano la presenza

dell'eternit nelle coperture di questi siti che dovrebbero quindi essere bonificati in alto

e sotto terra. Nel centro della città poi si trova la vecchia cartiera con i suoi capannoni

in eternit e che da 30 anni non viene né bonificata, né ristrutturata né altro. Anzi

controversie legali e cavilli, oltre alla mancanza di fondi ed ad una oculata gestione

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degli stessi, ne ritarda la messa in sicurezza. Anche a Ceprano si nota un aumento dei

casi di tumore, e l'assenza di numeri certi non permette di capire quanto questo stato

di cose venga ad influenzare anche questa situazione di emergenza sanitaria. Oltre a

ciò ovviamente ci sono altri elementi di inquinamento, le linee elettriche di pertinenza

della centrale idroelettrica, che passano sopra una zona archeologica e su un oasi

naturalistica, la vecchia gestione della raccolta dei rifiuti comunali che vedeva la

macchia come una discarica diffusa dove abbandonare gli stessi, l'alta velocità che

passa a ridosso della valle del Sacco, l'autostrada del Sole che con la terza corsia ha

ulteriormente consumato suolo dividendo la città in due. Ancora una conferma che un

programma è sistematico, tutto è importante e tutto è correlato: bonifiche, registro

tumori, ottimizzazione delle risorse sanitarie, rilancio dell'occupazione sono elementi

inscindibili. Il lavoro è molto, ma il cambiamento è iniziato.

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CONCLUSIONI:

Sono necessari interventi urgenti e non più rimandabili in grado di ridurre

DRASTICAMENTE la produzione e immissione in ambiente di anidride carbonica e

altri gas serra e si sostanze nocive e tossiche. E’ indispensabile che in tutto il

territorio nazionale siano ampliate le reti di monitoraggio delle qualità dell’aria con

utilizzo delle migliori tecnologie disponibili.

Scopo dell'evento è quello di accendere un focus su un problema che attanaglia la

quotidianità di tutti i cittadini ciociari, senza la presunzione di avere la soluzione in

mano. Tanta buona volontà e spirito di servizio nel volersi mettere a disposizione,

anche delle nostre Istituzioni, per cercare insieme la strada migliore da percorrere.

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Cercate di lasciare

questo mondo un po'

migliore di quanto non

l'avete trovato.

Robert Baden-Powell

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Documento a cura degli attivisti: Dottor Paolo Ruggeri;Dottor Andrea

Affinita;Biologa Paola Indigeno;Dott.ssa Ilaria Fontana; dei Meetup: Ceccano 5

Stelle; Cittadini a 5 Stelle Ceprano

Con il contributo : Ing. Gianluca Bufalini e dell’Associazione Medici di famiglia per

l’ambiente --Dott.ssa Petricca --

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