Medioevo in Ciociaria

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Un progetto di turismo culturale

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Capitolo I

Il Turismo Culturale5

Capitolo II

Tavola Riassuntiva delle Dotazioni Territoriali11

Capitolo III

I Beni Culturali Materiali Medievali del Frusinate21

Capitolo IV

Le Manifestazioni45

Capitolo V

I Servizi al Turismo e alla Cultura53

Capitolo VI

Il Progetto57

VI.I - Le azioni “di sistema” - 60

VI.II - Le azioni dedicate ai beni culturali - 63

VI.III - Le azioni dedicate alle arti performative - 65

VI.IV - Le azioni di innovazione dell’offerta - 68

VI.V - Le azioni migliorative - 72

VI.VI - L’Anteprima nel 2011 - 74

VI.VII - Le Azioni “di Sistema” - 76

VI.VIII - I soggetti potenzialmente coinvolgibili - 77

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Capitolo I

Il Turismo Culturale

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1. Il Turismo Culturale

L’iniziativa, di cui si propone con questo rapporto il progetto di massima, nasce dal desiderio di incidere sulla proposta turistica della Ciociaria, aggiungendo ai temi consolidati del termalismo, della montagna e dei circuiti della memoria, un tema culturale forte, ovvero quello delle testimonianze medievali.

Ogni area geografica, infatti, è caratterizzata da una serie di tematiche, la cui prevalenza e la cui combinazione sono fattori decisivi nella costruzione dell’identità locale. Se infatti in tutte le aree interne italiane possiamo ritrovare beni variamente legati all’ambiente e paesaggio, al patrimonio storico - artistico, della cultura immateriale e alle produzioni tipiche e tradizionali, le modalità in cui questi temi si combinano e la loro declinazione specifica sono in buona sostanza le caratteristiche che rendono distinguibile un’identità locale.

Il “Rapporto sul turismo italiano 2008 - 2009”, nel capitolo dedicato al turismo culturale, indica come uno dei maggiori impatti negativi della strutturazione dei territori per diventare meta di turismo culturale “l’omogeneizzazione culturale, in quanto molte destinazioni hanno sviluppato attrazioni artificiali - per niente rappresentative della propria cultura e della propria identità - arri-vando, in alcuni casi, a riproporre una sterile copia di sistemi di offerta risultati di successo altrove, ma non attrattivi se sradicati dal luogo di origine”.

Diventa quindi obbligatoria una riflessione sull’identità complessiva delle aree oggetto dell’inter-vento e sulla loro capacità di comunicare questa identità comune. Tutta la programmazione territo-riale dedicata ai beni culturali (intesi nel senso più ampio) dovrebbe essere improntata a sostenere e promuovere proprio quegli elementi che sono il miglior specchio della cultura locale, dell’unicità di una comunità.

A nostro parere questo tema culturale caratterizzante, che in un secondo momento dovrà essere declinato in un messaggio comunicativo e in un brand, per la Ciociaria non può che essere l’Alto Medioevo, che ha arricchito questa terra dei suoi beni più importanti, vari nella tipologia, diffusi su tutto il territorio e che presentano picchi di assoluta eccellenza.

Il turismo, che si appresta a divenire il primo settore economico mondiale (il WTO, l’Organiz-zazione mondiale del turismo, stima che gli arrivi turistici internazionali raggiungeranno quota 1 miliardo nel 2010 e 1,6 miliardi nel 2020), è per sua stessa natura alla continua ricerca di mete inedite, di luoghi originali da scoprire, di chiavi tematiche capaci di svelare nuovi aspetti di un territorio e, allo stesso tempo, di raccontare la gente che lo abita. Ed è un fatto che l’offerta culturale rappresenti un segmento strategico per il comparto turistico nazionale. Ancora di più se lo si considera in una prospettiva di medio termine.

Secondo un recente sondaggio dell’Enit, la componente culturale rappresenta il motivo predo-minante nella scelta di una destinazione turistica in 24 fra i più importanti mercati per l’incoming italiano, con picchi che raggiungono l’85% in Giappone e poco meno fra i turisti Usa. Nella classifica mondiale degli arrivi internazionali, l’Italia si trova oggi a occupare il quinto posto, dopo Francia, Spagna, Usa e Cina, ma si prevede che nel 2020 il nostro Paese scenderà al settimo gradino, superato da Hong Kong e Regno Unito, mentre prima in graduatoria sarà la Cina. Complessivamente, la quota di mercato dei Paesi europei nel 2020 sarà fortemente ridimensionata, passando dal 54,6% al 45%.

Secondo l’Ufficio Statistica del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, nel 2008 la domanda culturale relativa a musei, monumenti ed aree archeologiche ha infatti fatto registrare una leggera flessione a livello nazionale, con una contrazione del - 3,88% dei visitatori, passati da 34.443.097 a 33.105.821.

Più nel dettaglio, è interessante osservare i dati relativi al Lazio, dove i visitatori nel 2008 sono cresciuti del 6,41%, rispetto all’anno precedente, aumentando da 11.353.679 a 12.081.327.

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Per introdurre il senso del presente lavoro, sembra interessante proporre alcune considerazioni sull’orizzonte potenziale verso il quale questo progetto si indirizza.

Non si tratta certo di siti che possano puntare a intercettare grandi flussi turistici, che tra l’altro queste fragili strutture non sarebbero in grado neppure di sopportare; essi offrono tuttavia spunti inediti ed originali a quella tipologia di “turisti evoluti” che rappresentano il principale target cui guardare.

È da considerare, inoltre, che la nuova domanda turistica richiede certamente prodotti a forte specializzazione, ma allo stesso tempo si mostra sempre meno interessata al monoprodotto e ricerca, nel corso di una stessa visita, quel mix di fattori capace di soddisfare le diverse finalità di un viaggio, dalla fruizione dell’arte al godimento del paesaggio, dalla conoscenza della storia ai piaceri dell’enogastronomia. A queste linee direttrici si è ispirato questo progetto, che desidera effettiva-mente creare le basi per una proposta turistica, basata su un insieme di attrazioni, a partire dai beni medievali ciociari.

“Il turismo culturale è uno dei segmenti di mercato più ampi del turismo europeo, e si presenta in continua evoluzione”. In questo segmento così interessante Mercury individua alcuni elementi critici che riguardano una certa “banalizzazione” dell’offerta che perde così in competitività. Per ovviare a questa flessione dell’appeal si sono delineati nuovi approcci al turismo culturale tradizionale che tendono a puntare a coinvolgere il turista, rendendolo attivo e a questo fine sviluppano una offerta di servizi in grado di permettere al visitatore un’immersione creativa nella offerta culturale del luogo. Il turismo creativo si sviluppa, sulla direttrice della partecipazione attiva, negli ambiti esperienziali caratteristici dell’imparare e del fare.

Siamo infatti nell’epoca del turismo consapevole e informato, spesso usato come strumento di autorealizzazione, di crescita sociale e culturale. Pertanto, oltre alla ricerca di relax e benessere fisico e mentale, alla sicurezza, alle relazioni e allo sviluppo di competenze e saperi (conoscenza e scoperta), quello che dobbiamo offrire a questo tipo di turista è un’esperienza di autorealizzazione e soddisfazione attraverso attività non praticabili in altri luoghi e periodi dell’anno, come sottolinea in “Un piano strategico della città ospitale per accogliere i serious tourists del ceto medio internazio-nale” Nicolò Costa. Questi visitatori utilizzano prevalentemente risorse culturali (insieme a quelle ricreative e sportive), viaggiano tutto l’anno con gli short break e i low cost, vanno negli alberghi ma anche nei B&B e negli agriturismi, scelgono anche le città minori e la campagna con i prodotti tipici ‘autentici’, sono sensibili agli eventi speciali anche se di grande richiamo mediatico, ricercano l’autenticità e l’incontro con le culture e le popolazioni locali, sono attirati dalla storia del luogo che visitano.

Per raccogliere questo tipo di domanda turistica, i decisori locali hanno intrapreso politiche di diverso tipo, attivando (XVI Rapporto Mercury):

� strutture - icone,� mega eventi,� ricercando l’identificazione del territorio con una tematica forte,� con azioni di rivalorizzazione del patrimonio.

Il “Medioevo in Ciociaria” vuole essere un programma - quadro che porti avanti coerentemente tutte le azioni sopra - citate.

Il pregevolissimo patrimonio di beni alto - medievali della provincia di Frosinone gode, al di fuori di un ristretto circolo di studiosi, di una notorietà molto limitata. In quest’area ha avuto nascita e sviluppo il monachesimo benedettino, un movimento non solo religioso ma di rinnovamento cultu-rale, la cui influenza si irradiò, a partire dall’abbaziato di Desiderio, in tutta Europa. Le testimonianze storico - artistiche (monumenti architettonici, pitture murali, codici miniati, ecc.) di questo movi-mento diffuse sul territorio frusinate, pur essendo spesso di grande interesse, non sono tuttavia sufficientemente valorizzate.

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Finalità non ultima di questa operazione sarà quella di valorizzare, agli occhi degli stessi residenti e delle Amministrazioni locali, il patrimonio architettonico ed artistico che la provincia possiede legato a questo periodo, nella speranza di innescare nuove campagne di restauro e politiche di conserva-zione, avendo riconosciuto in questi beni gli attrattori principali dell’area.

Perché possa avere effetti duraturi nel creare una nuova immagine della Ciociaria come meta cultu-rale e come terra ricca di emergenze significative, questa iniziativa dovrà essere in grado di proporre contenuti di rilievo e di avere un forte impatto sul pubblico, tanto di fruitori specializzati che di semplici turisti ed escursionisti. Sarà quindi necessaria un’intensa attività di preparazione sul piano scientifico, che valorizzi il patrimonio frusinate, ne evidenzi particolarità e ne ricostruisca le vicende.

Da un lato sembra chiaro che il progetto deve interessare in primo luogo i residenti, sia come veri attori della nuova offerta, sia come suoi consumatori. Senza il coinvolgimento della popola-zione locale non esiste, infatti, per il progetto alcuna possibilità di successo perché i beni culturali (compreso il paesaggio) devono ritornare al centro della definizione dell’identità del frusinate, che al momento sembra soffrire di una mancanza di una marca identitaria che le permetta di identificarsi e allo stesso tempo di farsi riconoscere verso l’esterno.

Ma perché questa azione abbia la giusta ricaduta sul territorio, sarà necessario che essa preveda un ventaglio di attività dirette a target molto variati.

Per guidarci fra i segmenti potenzialmente attivabili attraverso il progetto dedicato alla valorizza-zione dei beni medievali riprendiamo la Terza Parte del Rapporto Mercury sul Turismo Italiano che dedica diverse considerazioni al turismo culturale. Queste partono correttamente dalla difficoltà che si incontrano nella definizione ed identificazione del settore o comparto stesso. “Mentre le stati-stiche relative al fenomeno si limitano a trattare i dati relativi ad arrivi e presenze nelle città d’arte ed a quantificare il movimento dei visitatori nei siti culturali istituzionali, la maggior parte dei consumi turistico - culturali sfugge alle tradizionali procedure di rilevamento. Questo perché, in massima parte, la visione del turismo culturale coincide con una certa idea di fruizione delle risorse incentrata sul concetto di cultura come bene esclusivo, chiave di accesso ad una dimensione colta dell’espe-rienza di viaggio alla quale, più o meno consapevolmente, tende la maggior parte dei turisti nell’ansia di distinguersi dalle folle indistinte dei vacanzieri démodé”. Quello che viene invocato è quindi, in un certo senso, un modo più ampio di intendere il turismo culturale, con confini più permeabili almeno ad altri segmenti, che nel nostro caso possono coincidere con quello religioso, quello scolastico, quello escursionistico e, soprattutto, col turismo attivo.

Questa evoluzione del comparto deve necessariamente essere vista nel dettaglio perché condi-ziona enormemente la nostra pianificazione. La proposta di “Medioevo in Ciociaria” deve quindi tenere sempre fermi questi principi:

� un’offerta variegata e composita, anche se coerente nella comunicazione� una proposta che permetta ai visitatori di fare e di imparare.

Su queste basi diventa chiaro che quando nel corso di questo rapporto faremo riferimento al concetto di didattica faremo riferimento a un concetto più ampio di quello delle “gite scolastiche” ovvero all’insieme dei mezzi che riescono a creare le condizioni per una partecipazione attiva del visitatore, gli permettono di aumentare le proprie conoscenze o capacità, partecipando come attori all’evento culturale (che non necessariamente è una manifestazione o uno spettacolo, ma può anche essere una visita ad un museo).

Il sistema di offerta basato sull’esperienza deve proporre (secondo il Rapporto Mercury) una maggiore integrazione tra le attrazioni, la promozione di un insieme di risorse diffuse piuttosto che di una singola risorsa puntuale e modalità innovative di fruizione.

Per questo diventa strategica la progettazione innovativa delle modalità di visita dei beni. La visita guidata tradizionale non appare più come l’unica interfaccia possibile fra i beni e i fruitori. La visita

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può essere spettacolarizzata, può essere condotta da grandi narratori, può essere sostituita o accom-pagnata da un mini - corso tecnico (di tecniche di affresco, di mosaico, di restauro, ecc.), può essere realizzata all’interno di un gioco (per adulti come per ragazzi o bambini), può essere all’interno di un corso di scrittura, può diventare lo spunto di un laboratorio teatrale, può essere animata dai resi-denti del Comune, può invece essere condotta da luminari del settore prestati alla divulgazione, può essere per coppie, in notturna, accompagnata da suoni o profumi, solo per indicare le prime fra le molte possibilità di declinazione di quella che si ritiene una proposta tutto sommato immutabile, ovvero la visita guidata.

Chiudiamo questo capitolo introduttivo con alcuni elementi relativi agli impatti degli investimenti in cultura. Come è ovvio non stiamo parlando di rientri, in quanto poche delle manifestazioni potranno prevedere un biglietto (o comunque non sarà l’apporto dalla bigliettazione a coprire le spese di realiz-zazione e comunicazione delle iniziative), ma delle ricadute territoriali delle spesa degli Enti pubblici e degli sponsor. Facciamo quindi alcuni brevi accenni ad alcuni studi puntuali che hanno affrontato analiticamente il tema, concentrandosi sugli impatti degli eventi culturali (“Effetto Festival” di Guido Guerzoni e “Eventi culturali e sviluppo economico locale” di Bruno Bracalente e Luca Ferrucci).

Da queste analisi emerge che:il periodo necessario per organizzare/promuovere un festival è di circa 10 mesi e i finanziamenti

sono erogati in prevalenza da Enti pubblici e soggetti non profit, tra i quali spiccano le fondazioni ex bancarie, che tradizionalmente sostengono iniziative in favore del proprio territorio. Il costo medio di un festival si aggira intorno ai 700.000 euro, ivi compreso il controvalore monetario dei cosiddetti contributi “in natura” (cioè, ad esempio, le sedi messe a disposizione gratuitamente, il lavoro del personale volontario, gli spazi offerti dai media partner, le sponsorizzazioni tecniche, i servizi forniti da Enti locali e altre istituzioni, ecc.); tale controvalore spesso arriva ad eguagliare il valore mone-tario delle risorse finanziarie a carico degli Enti promotori, cioè copre una quota del 50% del costo medio del festival.

Infine, per quanto riguarda la questione dell’impatto economico dei festival, le stime compiute da Guerzoni nel 2007 sul Festival della Mente di Sarzana hanno evidenziato che, a fronte di un investi-mento monetario pari a circa 500.000 euro (a cui sono comunque da aggiungere i cosiddetti contri-buti “in natura” di cui sopra), si è generato un impatto pari al settuplo del valore iniziale, ma - sia pure con prudenza - si può affermare che il multiplo potrebbe oscillare tra 8 e 9 se nel computo venissero incluse le spese sostenute dai partecipanti.

Questi dati - peraltro relativi ad un caso e ad un anno ben precisi - trovano una tendenziale conferma, sia pure con un ridimensionamento in termini di entità, nelle stime complessive riguardanti il 2009 che, come si sa, è considerato per l’intera economia mondiale (e dunque, anche per il comparto turi-stico) un vero e proprio annus horribilis, le cui conseguenze si faranno sicuramente sentire anche per tutto il 2010: a fronte, infatti, di un investimento complessivo di circa 400 milioni di euro nel settore delle manifestazioni, si è riscontrato un giro d’affari quantificabile in 1,5 miliardi di euro.

Per quanto non riguardi i festival di approfondimento culturale, sembra infine interessante citare l’analisi di Bracalente e Ferrucci poiché questa indaga grandi eventi specificatamente umbri, ovvero l’edizione 2008 di Umbria Jazz, la mostra dedicata a Pintoricchio e quella intitolata “Da Corot a Picasso, da Fattori a De Pisis” (entrambe ancora del 2008), confermando anche su scala locale le linee di tendenza positive precedentemente descritte, pur senza raggiungere sempre i livelli delle espe-rienze di maggior successo. A proposito dell’impatto complessivo e dell’effetto moltiplicativo dei contributi degli Enti pubblici e privati il rapporto conclude infatti: “I risultati sono piuttosto positivi, in particolare per la mostra del Pintoricchio, il cui moltiplicatore locale è pari a poco meno di 7: ogni euro di contributo pubblico, o comunque istituzionale, ha prodotto quasi 7 euro di prodotto lordo e di reddito, pressoché esclusivamente nel settore privato dell’economia locale. Piuttosto elevato è anche il moltiplicatore locale dei contributi accordati ad Umbria Jazz, pari a 3. […] Il moltiplicatore della spesa sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio per la mostra Corot - Picasso è risultato pari a poco più di 1”, a causa dei costi piuttosto elevati necessari alla sua organizzazione.

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Capitolo II

Tavola Riassuntiva delleDotazioni Territoriali

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12 Medioevo in Ciociaria

Beni Culturali Acquafondata Manifestazioni

� Resti dei castelli di Acquafondata e Casalcassinese

Acuto� Castello medievale trasformato in villa residenziale� Borgo medievale� Chiesa di San Pietro (edificio e affreschi)� Chiesa di San Sebastiano e San Rocco (edificio)

Alatri� Borgo e mura poligonali con torri� Palazzo del Collegio Gentili e del Liceo� Chiesa di Santa Maria Maggiore (edificio, affreschi, sculture, arredi)� Cattedrale di San Paolo (elementi Architettonici)� Casa medievale a corso Vittorio Emanuele� 2 case medievali a corso Vittorio Emanuele II� Quartiere le Piagge che conserva intatta la fisionomia

del borgo rurale medievale� Chiesa di San Silvestro (edificio e affreschi)� 3 case medievali via San Francesco� Casa-torre di via Cavour� Palazzo Gottifredi� Chiesa della Donna (affresco)� Convento di San Pietro o dei Cappuccini� Chiesa delle Dodici Marie (affreschi)� Chiesa di San Francesco (edificio, reliquie, affreschi)� Chiesa di San Silvestro (edificio e affreschi)� Resti della struttura originaria di Palazzo Conti-Gentili� Chiesa della Maddalena (edificio e affreschi)� Abbazia di San Sebastiano (affreschi)� Grancia di Tecchiena: alcune parti visibili della costruzione originaria

� Teatro all’ombra dei Ciclopi (durante la stagione estiva, nel 2010 fra novembre e dicembre)

� Alatri doc (intorno al 21 giugno)

� Aletrium Festival (durante la stagione estiva)

� Giornate del patrimonio culturale di Alatri (ottobre)

� Palio delle Quattro Porte (8 settembre)

Alvito� Chiesa di San Giovanni Evangelista (affreschi)� Chiesa di San Simeone (edificio)� Chiesa di Santa Maria del Campo (affreschi)� Resti del castello Cantelmo (o di Alvito), in ristrutturazione� Tracce della Civita di Sant’Urbano

� Agosto Alvitano (rappresentazioni teatrali e in dialetto)

Amaseno� Chiesa di Santa Maria Assunta (edificio, arredi, reliquie, affreschi)� Chiesa di San Pietro Apostolo� Chiesa dell’Auricola (edificio, affreschi)� Chiesa dell’Annunziata

Anagni� Chiesa dei Cappuccini del Collegio Principe di Piemonte (affreschi)� Casa Barnekow� Chiesa di Sant’Andrea (edificio, dipinti)� Quartieri medievali� Palazzo di Bonifacio VIII (edificio, affreschi, dipinti)

� Festival del teatro medievale e rinascimentale (fine agosto)

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13 Tavola Riassuntiva delle Dotazioni Territoriali - Capitolo II

� Cattedrale (edificio, sculture, pavimento, affreschi, arredi); Cripta di San Magno (affreschi e pavimento); Tesoro della Cattedrale (reliquie, gioielli)

� Palazzo Moriconi (edificio in pietra nella piazza della Cattedrale)

� Presso il convitto di Anagni, San Pietro in Vineis (edificio, affreschi)

� Nei dintorni, alle falde dei Lepini, rovine del monastero benedettino di San Pietro di Villa Magna (X-XIII sec.) e resti di altri monasteri fortificati

� Festa di San Magno, con Palio delle Contrade o dell’Anello (18-19 agosto)

Beni Culturali Aquino Manifestazioni

� Santa Maria della Libera (edificio, mosaico, affreschi)� Torre medievale presso la chiesa di San Tommaso, borgo medievale,

casa di San Tommaso, Museo della città di Aquino (mosaici, marmi, ceramiche e monete): tutto all’interno di un Parco

� Rievocazioni storiche legate a San Tommaso (6-7 marzo)

Arce� Aspetto medievale� Resti della chiesa di Sant’Agostino, di epoca medievale� Chiesa di Santa Maria (impianto trecentesco)

� “In castro archis”, gioco storico con banchetto, spettacolo di giullari e gastronomia (week end successivo al 16 agosto)

Arnara� Aspetto medievale

Arpino� Quartiere medievale (con il “Cortile Farnese”)� Chiesa del castello ricavata in una torre medievale� Chiesa di Sant’Andrea Apostolo; nell’attiguo monastero di clausura

delle benedettine, una pittura trecentesca� Mura medievali della Civitavecchia� Torre medievale e resti di un castello nella Civita GR� Altre chiese: Sant’Amasio e Santa Lucia� Chiesetta di San Sebastiano� Nella Civita Falconara: Castello di Ladislao

(con elementi del XIII sec.), attualmente in restauro� Nel quartiere Colle, la Porta di Saturno

� Teatro all’ombra dei Ciclopi: rappresentazioni teatrali (solo nel 2009, durante la stagione estiva)

Atina� Chiesa di San Pietro, chiesa romanica � Palazzo Cantelmo (nella cappella di Sant’Onofrio, affreschi) � Nel Museo comunale, reperti medievali e affreschi

Ausonia� Chiesa di San Michele� Castello restaurato (con Museo della Pietra)� Santuario di Santa Maria del Piano

(edificio, affreschi, sculture)� Chiesa della Madonna di Correano (edificio, affreschi)� Chiesa di Sant’Antonio Abate in Castelnuovo (affreschi)

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14 Medioevo in Ciociaria

Beni Culturali Belmonte Manifestazioni

� Parrocchiale di San Nicola (affreschi)

Castello� Resti della chiesa di San Benedetto di Chio (o Clia)

Boville Ernica� Cinta muraria medievale� Chiesa di San Pietro Ispano (mosaico su disegno di Giotto)� Ex chiesa dell’antico convento di San Francesco (affreschi e portale)

Campoli Appen.� Torre medievale

Cassino� Cappella del Crocifisso (i resti degli affreschi sono ora conservati nella

Cappella di Sant’Anna nell’Abbazia di Montecassino)� Abbazia di Montecassino: nel Museo elementi architettonici e

un affresco proveniente dalla chiesa di Santa Maria Egiziaca di Sant’Apollinare; in un altro locale

� affresco dell’Ascensione proveniente dalla chiesa di Santa Maria di Trocchio di Cervara; archivio e biblioteca; nella Cappella di San Martino, resti del pavimento

� Rovine della Rocca Janula� Chiesa di Sant’Antonino (affreschi)

� Celebrazioni benedettine e corteo storico sulla Terra Sancti Benedicti (marzo)

� Rassegna di musica classica (maggio)

Castelliri� Resti delle mura medievali

Castelnuovo P.� Ruderi del castello� Chiesetta di Sant’Antonio Abate (edificio, affreschi)

Castro dei Volsci� Parrocchiale di San Nicola (edificio, affreschi)� Nell’Area archeologica di Casale di Madonna del Piano e nell’annesso

Museo Archeologico: emergenze e reperti altomedievali� Piccola chiesa di San Tamaro (XII sec.)� Chiesa di Santa Maria (pitture murali)

� Festival del folklore con visite guidate ai beni dell’area (inizio agosto)

Castrocielo� Chiesa di San Rocco (affreschi, provenienti dalla Madonna del Pianto o

dei Sette Dolori e da Santa Maria del Monacato)

Ceccano� Chiesa di Santa Maria a Fiume (edificio, arredi)� Chiesa di San Nicola (edificio)� Castello (rimaneggiato in modo discutibile)� Santuario di Santa Maria a Fiume, (fedelmente ricostruito)� Collegiata di San Giovanni Battista (affreschi)

Ceprano� Resti della Cappella di Santa Giusta � Palio delle Corti

(ottobre)

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15 Tavola Riassuntiva delle Dotazioni Territoriali - Capitolo II

Beni Culturali Cervaro Manifestazioni

� Fuori città, ruderi del castello medievale di Monte Trocchio

Colle San Magno Manifestazioni

� Torre dell’antico palazzo degli Aquino� Sul vicino Monte Asprano, resti del castello medievale Castrum Coeli e

della chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo

Collepardo� Resti di mura medievali� All’interno della Certosa di Trisulti: Palazzo di Innocenzo III e cappella

maggiore della chiesa di San Bartolomeo� Resti dei monasteri di San Domenico da Foligno (996)

e di San Nicola� Centro storico di impronta medievale� Resti della Rocca dei Colonna

Esperia� Resti del Castello medievale

Ferentino� Case medievali� Chiesa di San Pancrazio� Cripta di San Valentino (con campanile)� Oratorio dei SS Filippo e Giacomo� Chiesa di San Francesco

� Celebrazioni per la Grande Perdonanza celestiniana (18-20 maggio), con Palio (o Giostra) dell’Anello

� Nel Museo civico: bassorilievi romanici� Chiesa di Sant’Antonio Abate (ospita la sua lapide tombale)� Palazzo consolare (una loggetta)� Duomo (fortemente rimaneggiato, con campanile, pavimento e arredi)� Palazzo dei Cavalieri Gaudenti� Chiesa di Santa Maria Maggiore (edificio, affreschi)� Chiesa di Santa Lucia (edificio, tracce di affreschi)� Palazzo di Innocenzo III� Palazzo Vescovile� Torre Noverana� Chiesa di Sant’Agata Vergine e Martire (campanile e cripta)� In frazione Porciano: resti di borgo fortificato

Filettino� Parrocchiale di Santa Maria Assunta (statua lignea)� Chiesa di San Nicola (affreschi)

Fiuggi� Fonti termali utilizzate regolarmente da Bonifacio VIII� Struttura e aspetto medievali� Case Grandi (poi Palazzo Baronale)� Residenza dei canonici officianti la Collegiata di San Pietro Apostolo� Casa canonica attuale (elementi)� Chiesa di San Biagio (affreschi)

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16 Medioevo in Ciociaria

Beni Culturali Fontechiari Manifestazioni

� Chiesa della Madonna dei Fratelli (scultura)� Torre della famiglia Boncompagni

Frosinone� Cattedrale di Santa Maria Assunta (campanile) � Chiesa di Santa Maria delle Grazie o di San Gerardo (affreschi)

Fumone� Nella Rocca fu rinchiuso l’antipapa e vi morì Celestino V � Festa di San

Sebastiano (20 gennaio e primo lunedì dopo la Pentecoste)

Guarcino� Quartiere medievale� Chiesa di San Michele Arcangelo

(torre campanaria, affreschi)

Isola del Liri� Castello Boncompagni (ora Viscogliosi)

M. S. Giovanni C.� Castello Baronale � Festival

(itinerante) della città medievali, con Monte San Giovanni sede centrale (giugno-luglio, nel 2010 luglio-agosto)

Morolo� Ruderi della chiesa di San Michele Arcangelo� Ruderi della chiesa di Santa Croce� Ruderi del castello dei Colonna e di una torre medievale

Paliano� Alcune case medievali� Maschio del castello dei Colonna� Nei dintorni: tracce di una struttura fortificata difensiva sul fiume Sacco

(detta Mola o Torre dei Piscoli); resti del Castello di Zancati

� Palio della Ciociaria storica (settembre)

Pastena� Resti della cinta muraria� Chiesa di Santa Maria Maggiore

Patrica� Chiesa di San Pietro (resti dell’impianto originario)

Pescosolido� Chiesa della Madonna della Neve (resti di affreschi)

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17 Tavola Riassuntiva delle Dotazioni Territoriali - Capitolo II

Beni Culturali Picinisco Manifestazioni

� Chiesa di Santa Maria (affreschi)

Piglio� Arco di ingresso nel borgo� Nell’agro, torre medievale� Resti del Castello Orsini-Colonna� Santuario della Madonna delle Rose (affreschi)

Pignataro Inter.� Chiesa della Madonna dei Sette Dolori

Pofi� Chiesa di Sant’Antonio o Sant’Antonino (campanile, affreschi)� Torre dell’Orologio (1300)

Pontecorvo� Ruderi del castello� Campanile (torre di Rodoaldo) di San Bartolomeo� Resti di mura medievali� Chiesetta di San Giovannello

Ripi� Chiesa di San Rocco (torre medievale)

Rocca d’Arce� Resti di un castello� Chiesa di Sant’Agostino

Roccasecca� Vi nacque Tommaso d’Aquino nel 1226� Nucleo medievale, detto il Castello� A Caprile, Santa Maria delle Grazie (affreschi)� Chiesa rupestre di Sant’Angelo (affreschi)� Chiesetta di San Tommaso (resti degli affreschi della chiesa di San Pietro)

S. Donato V. C.� Torre, struttura urbanistica e alcuni resti sparsi

(mura, porte, vicoli, ecc.).

S. Giovanni Inc.� Parte del borgo medievale con mura e torre

S. Vittore del Lazio� Borgo di impronta medievale� Collegiata di Santa Maria la Rosa (arredi, sculture)� Chiesa di San Nicola (edificio, affreschi)� Chiesa di San Sebastiano o Santa Maria del Soccorso (affreschi)

� “Vita e costumi nel medioevo” (primo fine settimana di agosto)

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18 Medioevo in Ciociaria

Beni Culturali S. Ambrogio sul G. Manifestazioni

� Chiesa di San Biagio (scultura)

S. Apollinare� Fondato da Gisulfo, abate di Montecassino� Torre del castello

S. Elia Fiumerapido� Chiesa di Ognissanti (affreschi), in stato di abbandono� Chiesa di Sant’Elia o Santa Maria Nuova (sculture)� Chiesa di Santa Maria Maggiore (edificio e affreschi)� Cappella di Santa Maria della Palombara (affreschi)� Chiesa di San Michele o Sant’Angelo di Valleluce (affreschi) � Santuario di Santa Maria delle Indulgenze (sculture)

� Rassegna lirica (agosto)

� Festa del Patrono Sant’Elia Profeta, con giochi medioevali e Palio delle Contrade (20 luglio)

Santopadre� Chiesa di Santa Maria del Rosario� Torre� Nei dintorni: chiesa di S Pietro in Campea, con monastero (edificio,

affreschi)

Serrone� Resti della rocca medievale e borgo� Chiesa di San Pietro Apostolo, rifatta� Eremo di San Michele Arcangelo

� Premio internazionale “Rocca d’oro” (tre giorni a luglio)

Settefrati� Resti della chiesa dei Sette Fratelli e del castello� Chiesa della Madonna del le Grazie (edificio, affreschi)

Sgurgola� Madonna dell’Arringo (affreschi)� Chiesa di Santa Maria in Viano (affreschi)� San Leonardo, sulla strada per Gorga� Resti della piccola chiesa di San Nicola, fuori dal paese

Sora� Il Duomo di Santa Maria, con campanile� Castello di San Casto (o Rocca Sorella)� Abbazia di San Domenico

Terelle� Alcuni resti del castello

Torre Cajetani� Resti del castello della famiglia Caetani, con torre

Trevi nel Lazio� Quartiere medievale� Resti della rocca Caetani

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19 Tavola Riassuntiva delle Dotazioni Territoriali - Capitolo II

Beni Culturali Trivigliano Manifestazioni

� Centro medievale

Vallecorsa� Resti di mura e torri medievali� Chiesa di Sant’Antonio Abate

(oggi sconsacrata e in via di recupero come auditorium)

� Palio delle Quattro Porte (agosto)

Vallemaio� Resti di mura, di torri e della chiesa di San Tommaso o del Castello

Veroli� Quartieri medievali, edifici civili nel centro storico� Palazzo Aliprandi� Chiesa di Sant’Erasmo, rimaneggiata

(edificio, pitture, sculture, manoscritti)� Borgo San Leucio.� Chiesetta di San Leucio (edificio, affreschi)� Ruderi del castello di San Leucio� Casa Reali� Cattedrale di San Andrea Apostolo di fondazione romanica, rifatta nel

‘700 ma che conserva il rosone romanico� Nel Museo: sculture e altri reperti� Chiesa di Santa Maria Salome (parti dell’edificio, affreschi)� Chiesa di Santa Maria del Franconi (parti dell’edificio e l’oratorio di

Sant’Onofrio)� Chiesa di San Paolo (elementi dell’edificio originario)� Porta Santa Croce e una casa� Abbazia di Casamari: chiesa; museo-pinacoteca; chiostro, sala

capitolare, refettorio; nella biblioteca, volumi antichi, pergamene e incunaboli

� Museo delle erbe

� Festival lirico nell’Abbazia di Casamari (agosto)

Vicalvi� Castello, con annesso borgo� In località omonima, convento di San Francesco (reliquie)

Vico nel Lazio� Chiesa di San Michele (mosaici, sculture)� Chiesa di Santa Maria (edificio)� Borgo fortificato� Palazzo del Governatore

Vitivuso� Centro storico

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Capitolo III

I Beni Culturali MaterialiMedievali del Frusinate

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3. I Beni Culturali Materiali Medievali del Frusinate

Da un’analisi sulla letteratura dei beni culturali risalenti al Medioevo, e, nel nostro caso speci-fico, ad un periodo che si estende dal XII al XIV sec., che caratterizzano il frusinate sembra emer-gere in prima istanza un polo intorno alle città erniche, che risalgono tutte ad epoche ben prece-denti, ma hanno in questo periodo una fase importante di sviluppo che condiziona a tutt’oggi la loro fisionomia; in questo polo rientrano a pieno titolo Anagni, Alatri, Ferentino, Veroli e naturalmente Casamari come i luoghi più significativi, la cui offerta complessiva non può non essere integrata con i notevoli beni disseminati nel territorio circostante. A questo gruppo di borghi, che insieme possono costituire un polo attrattivo unitario, fa da contrappeso quello, più concentrato territorialmente, di Cassino e Montecassino. Fra questi due centri, in tutto il territorio sono diffuse memorie territoriali, che ora affronteremo in senso tipologico.

Al tema prescelto corrisponde una ricca varietà tipologica di reperti. Le testimonianze medievali si leggono in primo luogo nella struttura stessa delle città antiche, in particolare in alcuni centri, in cui il nucleo medievale si è mantenuto piuttosto integro. In questi casi, oltre agli edifici del periodo, è la disposizione stessa degli spazi che rimanda ad un periodo storico e alla sua organizzazione sociale. È questo il caso, naturalmente, di Anagni e di Alatri, di Vico del Lazio, del borgo di San Leucio a Veroli, ma anche di quelli di Aquino, di San Giovanni Incarico, di San Vittore del Lazio, di Roccasecca e di Vicalvi.

Spesso il nucleo abitativo nasceva intorno a un castello, che a volte si è conservato: in alcuni casi integralmente, in altri venendo in parte o totalmente rimaneggiato; fra questi edifici ricordiamo i castelli di Ausonia, Ceccano, Isola del Liri, Vicalvi, Monte San Giovanni Campano, Fumone, Paliano, Sora, Alvito, Torre Cajetani, Acuto, Morolo, Colle San Magno, i resti dei castelli di Ausonia, di Castelnuovo Parano, di Castrocielo, Cervaro, di Esperia, di Piglio, di Pontecorvo, di Rocca d’Arce, di Terelle, e di Veroli, la torre del castello di Aquino, la torre di Campoli, quelle di Sant’Apollinare, di Settefrati e quella nella Civita di Arpino, e la cinta muraria di Boville.

Oltre ai castelli, altri edifici civili di residenza nobiliare impreziosiscono i borghi precedentemente menzionati, contribuendo a ricreare il caratteristico “aspetto medievale” di molti centri dell’Italia centrale; gli stessi palazzi però raramente contribuiscono all’attrattività del territorio poiché spesso privati o sedi di uffici pubblici.

E’ innegabile che questo patrimonio sia stato oggetto, nel corso del tempo, di moltissime ricostru-zioni ed interventi. Così come raramente i borghi mantengono una qualità complessiva costante e presentano invece nella loro trama urbanistica episodi totalmente disarmonici con il periodo origi-nario, allo stesso modo gli edifici risalenti ai primi secoli del Mille sono a volte meri ruderi, sono stati

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rimaneggiati in passato ed inglobati o trasformati in edifici completamente nuovi o, anche in epoche più recenti, sono stati oggetto di restauri non sempre riuscitissimi.

Mentre in seguito indicheremo reperti di qualità assoluta, che sono però beni puntuali (come affreschi, cappelle, pavimenti, ecc.), è bene tenere in mente che anche gli edifici più interessanti, come quelli religiosi che ci apprestiamo ad affrontare, raramente sono inseriti in contesti perfetta-mente omogenei. Questa considerazione deve necessariamente diventare un impegno di prospet-tiva di tutta la provincia che ha bisogno di adottare politiche di qualità in tutte le sue componenti, a partire dai beni culturali, ai servizi al turismo (ricettività e ristorazione) ma che non può altresì prescindere dalla qualità del paesaggio e dell’urbanistica.

Gli episodi più significativi dell’arte medievale in Ciociaria sono legati all’arte sacra, in tutte le sue manifestazioni, partendo quindi dalle magnifiche architetture, possiamo ricordare fra le più eminenti in primo luogo Casamari, San Domenico di Sora, la Cattedrale di Anagni, Santa Maria Maggiore di Alatri, Santa Maria della Libera ad Aquino, San Nicola a Ceccano e la parrocchiale di San Nicola a Castro dei Volsci, il Duomo di Ferentino (per quanto molti tratti siano rifatti) e la sua chiesa di Santa Maria Maggiore, mentre a Veroli vanno ricordati Sant’Erasmo e Santa Maria dei Franconi.

Un patrimonio di altissimo livello e non sufficientemente noto e valorizzato è quello degli affre-schi, presenti sia con ricchi cicli pittorici che singolarmente. Questo rappresenta, a nostro avviso, un vero e proprio tesoro della Ciociaria che solo recentemente ha cominciato ad essere, grazie al fondamentale impegno dell’Università di Cassino, studiato e valorizzato (con due iniziative esposi-tive nel 1991 e 1996 e con il ricco volume curato da Giulia Orofino). Ma, nonostante queste iniziative, gli affreschi “benedettini” che impreziosiscono chiese, cripte e cappelle rappresentano un intero mondo da esplorare e che, pur con una qualità non sempre altissima, è in grado di raccontare la storia del Medioevo, il sapere dell’epoca, la sua perizia tecnica, le sue convinzioni filosofiche e religiose, le sue vicende ed i suoi personaggi più interessanti attraverso un documentario a colori che noi rite-niamo in grado di parlare a qualunque pubblico interessato, se opportunamente accompagnato.

Fra gli affreschi alto medievali del Frusinate citiamo anzitutto il ciclo della cripta di San Magno ad Anagni, quello della cripta di Santa Maria del Piano ad Ausonia, ad Alatri le opere di Antonio di Alatri diffuse fra le chiese della Maddalena, di Santa Maria Maggiore, di San Francesco, di San Sebastiano e di San Silvestro, gli affreschi a San Nicola di Filettino, di Pofi, nella chiesa di Sant’Antonio (o di Sant’Antonino), Santa Maria delle Grazie a Caprile di Roccasecca (nel cui territorio sussistono ulteriori testimonianze del periodo); altri affreschi sono stati sistemati nella cappella di San Rocco a Castrocielo, a Sant’Elia Fiumerapido, dove si possono ammirare (laddove l’incuria non lo abbia purtroppo reso impossibile) diversi cicli pittorici nelle chiese all’interno e all’esterno del borgo storico,

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gli affreschi della cappella del Crocifisso di Cassino sono stati sistemati nella cappella di Sant’Anna, mentre altri si trovano all’interno dell’Abbazia; rientrano nel periodo da noi considerato gli affreschi di Acuto e Piglio, Fiuggi, Sgurgola, Ferentino, in particolare quello di Santa Maria Maggiore, Veroli, Guarcino, Amaseno, Alvito, Atina (anche se non più negli edifici originari), Castelnuovo Parano, Picinisco, San Vittore del Lazio.

Sempre legati agli edifici di culto sono le opere lapidee, quindi arredi quali altari, statue, batti-steri, colonne, pergami e i magnifici pavimenti cosmateschi, presenti ad Anagni, nella cattedrale e nella cripta, a Ferentino, nel Duomo, a Sant’Elia Fiumerapido, a Santa Maria Maggiore, a Cassino, nella cappella di San Martino. Fra gli esempi più interessanti di arredi, opera di marmorari medie-vali, presenti nelle chiese della provincia, ricordiamo un’acquasantiera ad Alatri, nella chiesa di Santa Maria Maggiore; ricco è inoltre il corredo della cattedrale di Anagni, con un ciborio, una cattedra episcopale e il candelabro pasquale tortile; a Santa Maria a Fiume, nei pressi di Ceccano, si possono ammirare un’acquasantiera ed un pergamo che risalgono al ‘300; nella Collegiata di Santa Maria la Rosa a San Vittore del Lazio è custodito un altro prezioso, seppur rimaneggiato, pergamo, mentre a Sant’Elia Fiumerapido è ospitato un bassorilievo di epoca carolingia; reperti di rilievo sono conser-vati nel Museo dell’Abbazia di Montecassino, in quello di Aquino e nel Museo Civico di Ferentino, dove, nella chiesa di Sant’Antonio Abate si trova la lapide tombale di Celestino V, mentre nel Duomo si possono ammirare la cattedra vescovile, il candelabro tortile e un ciborio dell’XI sec.

Più rari, ma preziosissimi, i reperti di metallo, fra i quali vogliamo citare almeno le porte in bronzo originali dell’Abbazia di Montecassino, del 1066, opera di primaria importanza per la storia dell’arte, ma anche documento storico in grado di dare preziose notizie sull’organizzazione del territorio intorno all’anno Mille. Da citare sono anche i mosaici del frusinate, fra tutti quello attribuito a Giotto a Boville Ernica, come quelli di Santa Maria della Libera e del Museo della Città di Aquino e il paliotto a mosaico di San Michele Arcangelo di Vico nel Lazio.

Un altro elemento assolutamente unico del patrimonio ciociaro è il corpus di manoscritti, perga-mene e libri antichi prodotti e oggi conservati nell’Archivio e nella Biblioteca di Montecassino (che conserva 30.000 volumi) e, in minor proporzione, a Casamari; un esemplare unico di martirologio è conservato a Sant’Erasmo a Veroli. Il valore assoluto dei volumi conservati a Montecassino supera il valore cumulativo dei singoli manoscritti, perché la maggior parte dei manoscritti preservati nella biblioteca sono stati esemplati nello stesso scriptorium dell’abbazia e costituiscono pertanto un raro esempio di sviluppo organico di una collezione libraria. I manoscritti di Montecassino, per quanto la vulnerabilità dei beni librari richieda particolari cautele nella consultazione, non sono solo opere di inestimabile valore storico, vere e proprie opere d’arte medievali e sono, a loro volta, in grado di raccontare, attraverso degli opportuni apparati didattici, tasselli fondamentali della civiltà monastica che ha dato un’impronta decisiva allo sviluppo della cultura occidentale.

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A questi beni culturali andrebbero aggiunti, in questa relazione critica, beni più propriamente storici, ovvero luoghi resi significativi dalle vicende che vi si sono svolte e che, seppur oggi mostrino tracce materiali trascurabili degli avvenimenti da cui hanno ricavato la loro fama, sono legati nell’im-maginario collettivo a uomini o episodi che hanno condizionato lo svolgersi della storia. E’ questo il caso di Anagni e del celeberrimo Schiaffo, di Celestino V e di Fumone, della stessa Abbazia di Montecassino e del suo scriptorium; di cui resta un’eredità significativa ma non più molto leggibile nei luoghi. Un ulteriore patrimonio affidato più alla memoria che a tracce materiale è quello degli antichi cammini, dei sentieri, delle vie di pellegrinaggio che possono essere ricostruite (come è stato fatto per i vari tracciati della via Francigena del Sud) e ripercorse, sulle orme di santi e di devoti.

3.1 Il Medioevo nelle Città ErnicheCome dicevamo, uno degli aspetti che rende il Medioevo un tema culturale adatto a promuovere

la totalità del territorio è la sua diffusione. Analizzando quindi tutta la provincia, che per comodità abbiamo suddiviso in sub - aree che non hanno nessuna pretesa definitiva, possiamo entrare nel dettaglio dei beni medievali ciociari giunti fino a noi dal periodo fra il XII e il XIV secolo.

Buona parte del patrimonio costruttivo dell’antichità scomparve con il crollo della civiltà romana; la lenta formazione della civiltà cristiano - feudale lasciò, come depositi di un ricco momento, impor-tanti testimonianze. Le catacombe cristiane di Vico Moricino in agro di Anagni appaiono come le più antiche e mute testimoni della diffusione della nuova religione, che attribuì un proprio ordinamento al territorio, attraverso l’istituzione di diocesi ad Alatri, Anagni, Ferentino e Veroli. Il monachesimo in questi secoli ha nella zona il suo epicentro, in quanto essa è racchiusa tra Subiaco (la culla dell’Ordo S. Benedicti) e Montecassino (l’apogeo benedettino). Ciò ha determinato un’intensa presenza dei monaci benedettini con la fondazione di cenobi maggiori e minori, fra i quali S. Pietro di Villa Magna (nell’agro di Anagni), S. Sebastiano di Alatri e la serie degli eremi e cenobi fondati da S. Domenico di Foligno (fra cui il vecchio S. Bartolomeo a Trisulti), tutti connessi all’incastellamento che nella zona ernica ha popolato i piccoli centri collinari e montani a fianco delle civitatule di tradizione ernico - romana. Le basi delle più antiche cinte murarie e alcuni castelli risalgono appunto al X secolo e nei secoli immediata-mente seguenti sono stati integrati, ingranditi e anche trasformati. A quest’epoca risalgono la chiesa di S. Leucio sulla vetta di Veroli, l’oratorio verolano di S. Onofrio nella chiesa di Santa Maria de Franconi, la chiesetta di S. Lucia in Ferentino, e alcune tombe paleocristiane rivenute nel centro di Veroli.

Il periodo immediatamente seguente alla rinascita dell’anno Mille, sui cui ci vogliamo concen-trare per questo lavoro, è fecondo per l’intera zona poiché diversi fattori contribuirono al suo forte sviluppo, in particolare, sia la crescita demografica che la stabilizzazione feudale prima e statale

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- pontificia dopo, assieme alla presenza del papato itinerante e ai nuovi ordini religiosi. In certi momenti del periodo compreso fra il XII e l’inizio del XIV secolo, l’area ernica si trova addirittura al centro di conflitti internazionali, come i contrasti fra papato ed impero, fra Svevi e Chiesa, fra monar-chia francese e papato teocratico, tra contendenti quali Federico I Barbarossa, Enrico VI, Federico II, Manfredi, Filippo IV il Bello e dall’altra Alessandro III, Innocenzo III, Gregorio IX, Innocenzo IV e Bonifacio VIII.

A quest’epoca risale la definizione della struttura portante dei centri storici maggiori e minori, con l’edificazione di cattedrali e chiese in posizione eminente, di numerosi edifici sacri sia dentro i centri abitati che nelle aree rurali, con la riorganizzazione della rete benedettina e la costruzione dei grandi cenobi dei nuovi ordini mendicanti. Sul piano civile, sorgono i castelli, dalle dimensioni più diverse, e le città s’imbiancano di candidi palazzi, sempre più rilevanti. Una funzione trainante è data dalla presenza del papato itinerante, soprattutto ad Anagni; ma i papi furono presenti anche a Ferentino e Veroli, che con la committenza diretta, soprattutto grazie alla presenza di un largo seguito, dettero un forte impulso alla costruzione di monumenti e opere d’arte.

Anagni continuò a ricoprire un ruolo centrale, sia in quanto centro sacro ed ecclesiastico ma soprattutto per il ruolo politico conferitogli dalla ripetuta presenza dei papi, che ne fecero la loro base e roccaforte. A partire dal secolo XI, Anagni si dota progressivamente di grandiosi monumenti, come la cattedrale, il palazzo comunale e diversi edifici civili, tra cui spicca il cosiddetto palazzo di Bonifacio VIII. La costruzione della cattedrale anagnina comincia a partire dal 1072 - 73 e termina all’inizio del secolo successivo, durante gli anni 1104 - 05.

La struttura è romanica con possenti mura che poggiano sulla preesistente chiesa paleocristiana (alcuni elementi della quale verranno reimpiegati come decorazione e si trovano attualmente sulla facciata) e su una sorta di podium tutto costruito con la pietra locale. Nel retro è stata ricavata una cripta con annesso oratorio dedicato a Tommaso Becket. La facciata è romanica ed è molto semplice anche se scandita da tre portali, paraste e un fregio; sopra un muro a sinistra è dipinta a fresco una Madonna con santi.

Staccato dalla facciata e posto avanti ad essa c’è il campanile, caratterizzato da diversi ordini di finestre. L’attuale interno, scandito in tre navate da una doppia fila di pilastri e colonne portanti, presenta una ricostruzione gotica del transetto e dell’elevato, frutto di rimaneggiamenti strutturali del sec. XIII. La pavimentazione cosmatesca, le pareti, la decorazione interna sono stati sottoposti a numerosi restauri succedutisi tra fine Ottocento ed i tempi odierni. Il presbiterio è rialzato, delimi-tato da amboni intarsiati a mosaico; l’altare è sormontato da un baldacchino medioevale e di fianco si innalza una colonna tortile per il cero pasquale dei Cosmati; alle spalle dell’altare la seggia episcopale

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in marmo, anch’essa opera cosmatesca, mentre al di sopra c’è una decorazione cinquecentesca con gli apostoli e altre pitture ottocentesche.

La cappella Caetani è esterna ed appoggiata all’edificio della cattedrale; nell’interno presenta lacerti di decorazione pittorica a fresco trecenteschi; l’altare, coperto da una tribuna, è posto innanzi ai sarcofagi dei Caetani; il tutto è sormontato da un affresco raffigurante la Madonna e alcuni perso-naggi non identificati. La nota cripta della cattedrale contiene un importantissimo ciclo pittorico di cui non si conoscono con precisione la datazione e gli autori. Probabile opera unitaria, questa summa cosmologica e religiosa è il portato della vasta e profonda cultura ecclesiastico - naturalistica del sec. XIII. Probabilmente dipinta ai tempi dei pontificati di Onorio III - Gregorio IX, la cripta sembrerebbe un grande manifesto ideologico e religioso nel quale scene tratte dall’Apocalisse e da alcuni libri biblici affiancano alcuni affreschi raffiguranti la cosmologia platonica, Ippocrate e Galeno. Alcuni, dall’insieme, hanno pensato ad un manifesto contro l’imperatore Federico II: questa è una delle possibili ipotesi interpretative in quanto la lettura dei cicli porterebbe anche ad un messaggio più direttamente salvifico, oppure ad un insieme di storie sulla vita dei santi. A queste ultime si indirizze-rebbero il ciclo con le storie di S. Magno (patrono di Anagni), di S. Secondina e di altri santi venerati localmente. La tradizione dei canonici anagnini infatti ricorda la chiesa inferiore, come il santuario cittadino e dei santi locali. La cattedrale ha raccolto il suo grande patrimonio d’arte in due musei annessi: quello del Tesoro ed il Lapidario. Nel primo sono conservati famosi paramenti, la gran parte dei quali sono stati donati da Bonifacio VIII alla sua cattedrale; nel secondo vengono esposti marmi e pietre lavorate, decorazioni cosmatesche, iscrizioni antiche, medioevali e più recenti. Questo secondo museo è ospitato nel criptoportico dentro il quale si trovano affreschi e dal quale si esce a rimirare le tre absidi caratterizzate da archetti pensili.

Sulla piazza Innocenzo III si eleva il medioevale palazzo Moriconi e, scendendo, il palazzo detto di Bonifacio VIII. Residenza di Gregorio IX, passato in seguito alla sua famiglia, è poi diventato il palazzo della curia papale quando il pontefice risiedeva in Anagni. Possente costruzione, è il risul-tato dell’unificazione di più edifici ed è caratterizzato da grandi sostruzioni arcuate, dalle logge fron-tali, dalle decorazioni duecentesche dei saloni e in esso, secondo una tradizione locale, si sarebbe perpetrato il cosiddetto “Schiaffo di Anagni”: la cattura e l’oltraggio contro papa Caetani ad opera di Sciarra Colonna.

L’altro grandioso monumento medioevale anagnino è il Palazzo del Comune, sorto nel corso del XII secolo, forse ad opera dell’architetto lombardo Jacopo da Iseo che ha unificato edifici preesi-stenti, generando un grande portico e la grandiosa Sala della Ragione. Il palazzo si caratterizza anche per le finestre, bifore e trifore, e per l’elegante Loggetta del Banditore del primo Quattrocento. Sulle pareti interne ed esterne si trovano affreschi e lapidi con stemmi del Comune, dei Caetani e di perso-naggi della storia anagnina. Anagni conserva un’originale abitazione, chiamata Casa Barnekow, dal nome di un nobile svedese che ne fu tra gli ultimi proprietari, la quale presenta un profferlo coperto da un arco a tutto sesto; la facciata è scandita da una bifora, da iscrizioni e da pitture, questi ultimi opera dello stesso barone.

Ferentino vanta un notevole patrimonio medioevale. Si segnalano in particolare le tracce nella cinta muraria, la cattedrale romanica, S. Maria Maggiore, S. Lucia, S. Valentino, S. Francesco, S. Antonio Abate, il Palazzo Consolare, il Palazzo Vescovile, la Casa De Andreis, la Casa dei Cavalieri Gaudenti ed il cosiddetto Palazzo di Innocenzo III. Numerosi sono i capolavori di una città che presenta poi, in più luoghi, significativi reperti, come le torri Noverana, Cornella ed altre sparse nelle vaste campagne. Appartiene a Ferentino la frazione di Porciano dove si trova un paese medioevale diruto, in cui oltre alla cinta muraria con le torri ed al palatium (la rocca trasformata nel corso del Quattrocento) si notano ancora i resti delle antiche abitazioni.

La cattedrale dei SS. Giovanni e Paolo è un edificio romanico con facciata e tetto a capanna che ha mantenuto le sue caratteristiche architettoniche; anch’essa è il risultato dei rimaneggiamenti di più epoche. La facciata, pur molto semplice, è caratterizzata da tre portali e la decorazione architet-tonica delle absidi è ad archetti pensili. Ciò che appare all’interno è frutto di operazioni di restauro,

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anche se originali rimangono i pavimenti a mosaico, i pilastri quadrati e le colonne sormontate da capitelli corinzi. Il presbiterio è rialzato e separato da transenne poste innanzi ai leggii; l’altare è sormontato da un baldacchino del marmorario Drudo de Trivio. S. Maria Maggiore è sicuramente un monumento medievale importante, prodotto dall’attività edilizia dei Cistercensi di Casamari, e presenta, su un iniziale edificio romanico, possenti strutture gotiche che si concludono con un tiburio romanico; l’intervento cistercense ha modificato ed ingrandito la chiesa, conferendole slancio in verticale. Anche la facciata è stata modificata con la costruzione di un monumentale portale a sesto acuto sormontato da un grande rosone e decorato da pilastrini e volti umani (uno di questi si dice sia dell’imperatore Federico II).

Fra gli altri monumenti medioevali è da segnalare il complesso religioso di S. Antonio Abate, sorto a poca distanza dalla città e di fondazione celestina. Qui è stato sepolto il Santo Papa Celestino V. Sede di monastero celestino, a fianco dell’austera chiesa (in cui recentemente sono stati trovate e restaurate alcune pitture ad affresco) sorge l’edificio conventuale, anch’esso restaurato e molto semplice nelle sue forme. Vanno inoltre ricordate S. Pancrazio, l’Oratorio dei Ss. Filippo e Giacomo, la chiesa di S. Agata con la cripta e il campanile del XIII sec.

Il patrimonio edilizio e di beni culturali medioevali della città di Alatri è molto esteso e varie-gato: si va dalle mura cittadine con superfetazioni appunto risalenti al Medioevo, all’intero tessuto urbano in cui emergono una serie di costruzioni civili e religiose fra cui le chiese di S. Maria Maggiore, S. Francesco e S. Silvestro; fattezze medievali mostra inoltre il quartiere Le Piagge. Tra gli edifici civili spicca il Palazzo Gottifredo. Nel territorio comunale ci sono le chiese della Maddalena, le Dodici Marie e l’Abbazia S. Sebastiano. S. Maria Maggiore è sicuramente uno dei principali monumenti medioevali di Alatri in virtù della sua architettura e del patrimonio artistico posseduto. Eretta sulla piazza principale, le sue linee architettoniche gotiche sono scandite sia dal grande rosone di facciata, sia dai tre portali ogivali, che dal patrimonio pittorico conservato, per lo più del Trecento e del Quattrocento. L’interno è irregolare con tre navate ed una serie di cappelle poste sul lato destro. Qui si trova una ricca collezione di pitture ad affresco e sculture lignee, fra cui spiccano la bizantineggiante Madonna di Costantinopoli, i pannelli lignei con raffigurazioni della vita di Maria e Cristo, il trittico del Cristo benedicente con la Madonna e S. Sebastiano (opera di Antonio di Alatri). Testimonianze medioevali si trovano anche nella cattedrale di S. Paolo (ambone, colonna tortile, campane), mentre un ricco corredo pittorico conservano le chiese di S. Silvestro (a due navate asimmetriche, con pitture dei secoli XIV e XV raffiguranti santi venerati dal popolo, anche se prima delle distruzioni prodotte dalla II guerra mondiale esistevano quadri più complessi), delle Dodici Marie (con affreschi quat-trocenteschi attribuiti alla scuola di Antonio da Alatri, raffiguranti la Madonna in trono, i Santi Giovanni Battista e Caterina d’Alessandria, ma anche la Madonna di Loreto, un santo guerriero

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ed il Cristo in pietà ed altri santi), la Badia di S. Sebastiano (posta nelle campagne, già cenobio femminile, oggi è proprietà privata e oltre agli edifici, al chiostro e a decorazioni e fregi archi-tettonici e scultorei, conserva molte pitture affrescate raffiguranti santi, scene con ecclesiastici locali, la Dormitio Virginis, il martirio di S. Sebastiano, la vittoria del Cristo sul demonio, la Spoliazione, la discesa di Cristo nel Limbo ed il Noli me tangere, quest’ultimi posti nel presbi-terio; nella volta, inoltre, sono rappresentate scene apocalittiche) e la Maddalena (con una ricca serie di affreschi raffiguranti santi e sante). Nella chiesa di S. Francesco è custodita un’im-portante reliquia francescana, il mantello del santo, e nel vicino chiostro è stato rinvenuto l’af-fresco noto come “Il Cristo nel Labirinto”, che sembra rimandare a un’analoga raffigurazione della cattedrale di Chartres.

Ha origini medioevali la Grangia di Tecchiena, anche se oggi non appare nella sua veste originale. Il complesso sorge nell’area dove prima esisteva un castrum, scomparso fra Trecento e Quattrocento e per questo è stato acquisito al patrimonio fondiario dei Certosini di Trisulti nelle cui mani è rimasto sino all’unificazione italiana.

Non tanto appariscente è il patrimonio medioevale verolano che però è ricchissimo e comprende sia il circuito murario (in particolare i resti dell’antica rocca S. Leucio, Castel Briccoli e le torri) che l’intera città, ma si sostanzia, oltre che in alcuni palazzi nobiliari, nelle strutture superstiti della cattedrale S. Andrea (in cui spiccano il grande rosone gotico frontale ed il patri-monio d’arte sacra del Tesoro), negli affreschi dentro la chiesa dedicata a S. Maria Salome, nella chiesa di S. Maria de’ Franconi (delle benedettine di clausura, è una struttura romanica ad una sola navata, con affreschi del sec. XIII e vi è annesso il più antico oratorio - cripta, già menzio-nato, di S. Onofrio). S. Erasmo, un’antica fondazione benedettina, fu residenza papale ai tempi delle lotte col Barbarossa, con una facciata medievaleggiante, mentre alcune pitture all’interno ed un catino battesimale risalgono ai secoli XIII e XIV; qui è anche conservato un martirologio in pergamena del XII sec., scritto in caratteri gotici italiani.

Nel territorio verolano sorge l’abbazia di Casamari dei cistercensi, fondata sopra un pree-sistente cenobio benedettino (a sua volta costruito con i materiali dell’insediamento romano Casae Marii, luogo di nascita del condottiero romano Caio Mario) e assurta a grande gloria per essere una delle più importanti costruzioni del gotico borgognone in Italia. L’abbazia costitu-isce un’enclave autonoma, in quanto è posta al centro di uno spazio delimitato, al cui interno sorgono la grande chiesa, gli edifici conventuali collegati da passaggi, chiostri e cortili. L’intero complesso emana un grande fascino sia per la sua monumentalità, che per la costituzione morfo-logica. Lungo la via che conduce a Sora compare all’improvviso il grande portale d’ingresso, racchiuso da una maestosa cancellata; al di sopra sorgono le stanze già residenza abbaziale, rese

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caratteristiche da quattro bifore; all’interno del cortile, sopra un leggero colle, sorge una serie di edifici del complesso monastico e, a sinistra, l’edificio chiesastico caratterizzato dalla scalea d’accesso e dal portico coperto. I grandiosi portali a sesto acuto, il rosone e le due monofore dell’alta facciata sono tutti realizzati con pietra locale, calda e ambrata al sole del tramonto. L’interno è spettacolare: la grande aula, adornata architettonicamente da una serie di pilastri a colonnine poggianti sopra mensole, archi a ogiva, grandi campate e con l’abside terminale illu-minata da un rosone e da nove monofore, genera uno spettacolo che colpisce il visitatore. In questa abside è stato collocato il coro monastico, realizzato recentemente in legno massiccio. A destra della chiesa si sviluppa la parte più rilevante dell’abbazia con il grande chiostro di raccordo lungo il quale si trova la sala capitolare e si accede ai locali annessi del refettorio, delle residenze dei monaci, al giardino. Il chiostro è costruito da una doppia fila di colonnine, tutte difformi l’una dall’altra (sopra una di esse pare essere raffigurata la testa di Federico II). La grande sala capito-lare è sorretta da quattro pilastri centrali da cui partono fasci di colonnine che si innestano nelle nervature del soffitto. Inoltre la Biblioteca Giovanardiana conserva pergamene, manoscritti miniati ed altri preziosi codici.

La zona ernica comprende numerosi centri minori come Fumone, che hanno mantenuto inalterata l’immagine medievale, grazie alla conformazione castrense dell’intero nucleo abitato.

Fumone è noto per essere al centro di un sistema di avvistamento che s’imperniava sulla sua alta torre, oggi scomparsa (Cum Fumo fumat tota Campania tremat). È celebre anche per la reclusione di papa Celestino V, chiuso nella prigione di stato (come era già accaduto a Maurizio Burdino, l’an-tipapa) un tempo ospitata nella rocca medioevale. Tutto il paese, circondato da case - torri e mura medioevali, si caratterizza per l’intricata rete di strade e stradine, case e palazzi di pietra, dominati dalla Villa Longhi, risultato cinquecentesco della trasformazione a residenza dell’antico castello, già prigione pontificia.

Il Comune di Boville Ernica ha un centro storico di notevole pregio, racchiuso all’interno di una cinta muraria medievale che conta ben 18 torri. Inoltre, a Boville Ernica si trova la chiesa di S. Pietro Ispano in cui è conservato un mosaico di Giotto raffigurante un angelo; di poco posteriori gli affre-schi della chiesa del Convento di S. Francesco.

Anche Collepardo presenta tratti medioevali nelle mura ed in alcuni edifici; ma qui l’ambiente naturale e la Certosa sono i punti forti di un vivace centro abitato. La Grotta del Bambocci, il Pozzo d’Antullo, le montagne con i vasti boschi, sono le più significative emergenze naturalistiche di un territorio che nasconde fra i suoi alti boschi la Certosa di Trisulti, i ruderi dell’antico cenobio bene-dettino ed il castello di Trisaltus. La Certosa nacque per iniziativa di Innocenzo III sopra il precedente

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cenobio dei monaci benedettini (di cui si conservano ancora le imponenti costruzioni) e dell’edificio medioevale rimane l’insieme del complesso, poiché la chiesa e diversi edifici furono rimaneggiati fra Seicento ed Ottocento. Rimangono, dell’epoca, il palazzo di Innocenzo III (che ospita la biblioteca annessa al monumento nazionale) e la cappella maggiore della chiesa di San Bartolomeo, per il resto rifatta in epoca barocca.

Teatro della riunione dei Ghibellini congiurati contro Bonifacio VIII, Sgurgola conserva un affresco del 1375 nella chiesa della Madonna dell’Arringo, mentre un affresco bizantineggiante del Salvatore è custodito a Santa Maria di Viano. Altri resti medievali (di un romitorio e della chiesa di san Nicola) si scorgono appena al di fuori del centro storico di Sgurgola.

Molto gradevole il centro di Vico nel Lazio per il suo aspetto inalterato nel tempo con il Palazzo del Governatore, la chiesa di San Michele Arcangelo, con la sua Madonna lignea del XIII sec. e il paliotto a mosaico, e la chiesa di Santa Maria con portale tardo romanico, il campani letto a vela ed altri elementi architettonici in stile, che tutti confermano lo sviluppo di Vico nei secoli di nostro interesse.

Poco rimane di significativo a Frosinone dove la cattedrale di santa Maria Assunta è quasi integral-mente rifatta, mentre affreschi medievali si conservano a Santa Maria delle Grazie. Diversi ruderi (di due chiese e di un castello) testimoniano le origini medievali di Morolo, mentre più visibili le tracce dell’epoca a Paliano dove, nella pare alta del centro abitato, sono conservate alcune case medievali e il maschio del castello e presso il fiume Sacco sono visibili resti di fortificazioni.

3.2 I Centri dei Simbruini

Al fascino naturalistico di Filettino si affiancano alcune testimonianze di interesse storico - arti-stico. Interessanti per il nostro punto di vista sono gli affreschi duecenteschi della chiesa benedettina di S. Nicola, uno dei dodici monasteri fatti costruire da S. Benedetto lungo il corso dell’Aniene, che va a formare un unicum culturale con la comunità benedettina del non lontano santuario del Sacro Speco e del monastero di S. Scolastica, entrambi nel territorio di Subiaco. Nella parrocchiale di Santa Maria Assunta è conservata una statua lignea del XIII secolo.

A Trevi nel Lazio, sulle rovine dell’antica cittadina di Treba Augusta furono edificati il castello dei Caetani, a lungo signori del luogo, e le mura quattrocentesche di cui si notano ancora importanti resti.

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Il centro del paese di Guarcino conserva numerosi edifici medioevali ed una generale impronta urbanistica dell’epoca. La chiesa di S. Michele di fondazione gotica, come attestano il campanile e il chiostro, è stata rifatta poi nel ‘700, ma ha conservato affreschi medievali nella cripta.

Il centro storico di Piglio, dalla caratteristica forma a fuso, ha un Castello suddiviso in una sezione più in alto ed il Castello basso, quest’ultimo residenza dei Principi Colonna che mantennero il feudo di Piglio dal 1400 al 1826. Nell’agro una torre medievale e nel Santuario della Madonna delle Rose si trova un affresco di stile bizantino.

L’edificato di Serrone si dispone su più balze del terreno e fa perno sulla chiesa di S. Pietro Apostolo, che all’esterno mostra le sue origini romaniche; dell’epoca anche i resti della Rocca e probabilmente l’eremo di S. Michele Arcangelo.

Il centro storico di Acuto, che mantiene un aspetto medievale ed è contenuto entro una cinta muraria che doveva essere costituita da case fortificate, presenta interessanti testimonianze storico - architettoniche medievali, come la chiesa di S. Pietro, la chiesetta di S. Rocco, mentre rifatto appare il castello della famiglia gentilizia Giannuzzi Savelli, conti di Acuto. Un particolare rilievo meritano i numerosi portali che si susseguono nel borgo, dovuti all’opera sapiente di antichi scultori.

3.3 Fiuggi e i Borghi Circostanti

Fu proprio nel Medioevo, intorno all’anno Mille, che la città di Fiuggi, di fondazione più antica, si sviluppò e assunse maggiore importanza con il nome di Anticoli di Campagna divenuto poi, nel recente 1911, Fiuggi. È a questa data che si può far risalire la divisione tra l’antico borgo della Città, nella parte alta, e la stazione turistico - termale della Fonte più in basso.

L’antico borgo conserva pressoché intatta la sua struttura medioevale, con alcune torri delle scom-parse mura e il sistema parallelo di strade che si attestano sulla principale piazza Trento e Trieste, collegate ortogonalmente tra loro da stretti vicoli, sormontati da arcate e ricchi di scalinate e piccoli slarghi. Lungo queste strade s’innalzano in successione le case a schiera dalle quali emergono le testimonianze architettoniche degli antichi palazzi padronali, come quelli di Martini e Alessandri e di Case Grandi (poi Palazzo Baronale).

Lungo via Maggiore e via Vetere anche l’edilizia di base mostra le testimonianze di un ricco appa-rato decorativo, costituito di bifore, portali in pietra e stemmi.

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La Chiesa di S. Biagio, patrono di Fiuggi, costruita intorno al 1100, appena fuori dal vecchio borgo, successivamente rifatta in stile barocco, custodisce tra l’altro due pregevoli dipinti ed un importante affresco trecentesco, oltre ad una acquasantiera ricavata in un capitello romano.

Accanto alle distensive passeggiate che attraversano i boschi di castagno e le colline che circon-dano Fiuggi, è possibile intraprendere una serie di itinerari tra le rocche ed i castelli presenti su questo territorio che raccontano vicende storiche legate al pontificato di Bonifacio VIII (1294 - 1303) e della sua potente famiglia Caetani.

Vicine sono le località di Torre Cajetani, borgo arroccato a 830 m d’altezza dove si trovano i resti di un castello che fu dimora di Bonifacio VIII, e Trivigliano, piccolo centro medioevale a 780 m, stretto attorno alle rovine di un castello, da cui si gode un magnifico panorama sulla Riserva Naturale del Lago di Canterno.

3.4 L’Area di Arpino

Le vicende di Arpino hanno inizio, come quelle degli altri centri legati al culto di Saturno, ben prima dell’epoca di nostro interesse, ma se a partire dall’epoca romana e sino a tutto il Medioevo questo territorio conobbe un momento di grave decadenza, Arpino consolidò invece il suo ruolo centrale, diventando, in quanto luogo fortificato, un punto di riferimento importante per le popola-zioni circostanti.

Anche il fenomeno dell’incastellamento è tipico delle regioni del nascente Stato pontificio, della “Marittima e Campagna” come della “Tuscia e Sabina”: esso incanalava l’impulso demografico e

produttivo dell’VIII secolo entro forme istituzionali. Sorsero così i castra, posti sull’alto di dossi e colline e su strette terrazze spesso circondate da un doppio solco torrentizio confluente nella stessa valle, muniti di cinte fortificate, che proteggevano e controllavano le terre circostanti.

Le popolazioni preferirono riconoscere privilegi a signori e baroni in cambio della loro protezione e della possibilità di vivere all’interno di cinte fortificate, piuttosto che rimanere in case sparse sul territorio. L’inizio di questi insediamenti accentrati e fortificati su sommità di colline e su speroni di versante risale al 915 - 920, ma la loro edificazione si protrasse sino alla metà del XI secolo.

Rispetto alla forma e alla crescita di questi villaggi, sono esemplari quelli posti sulle sommità di colline: dal nucleo fortificato (rocche, castra) l’abitato scende verso il basso con anelli che coincidono

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con le curve di livello. Le case che compongono il perimetro esterno del borgo sono addossate fra loro, con la parete esterna provvista di poche aperture a feritoia e costituiscono la cinta difensiva. Nel momento in cui l’abitato si fosse espanso, questa prima cinta sarebbe stata compressa all’interno di una successiva dello stesso tipo, sita all’esterno della prima e più in basso. La funzione difensiva spiega i vicoli bui tra due fila di case simili a camminamenti collegati da passaggi coperti e da scalinate ripide che scendono dalla rocca.

In età medioevale sembra che nel luogo dell’attuale città di Arpino fossero stati eretti tre centri fortificati: le due civite ed il quartiere Colle, tutti e tre menzionati autonomamente fino alla metà del 200, ciascuno con la propria organizzazione militare e amministrativa.

La Civitavecchia, che mantiene un aspetto ben più antico, ha tratti di mura medievali ed anche una torre dell’epoca

L’altro colle, Civita Falconara, è anch’esso circondato da mura poligonali, quasi del tutto inglobate nella cinta medioevale, e sembra essere la primitiva sede dell’antico insediamento volsco. Il Castello Ladislao del XIII secolo è stato quasi totalmente rifatto. Della costruzione originale rimangono solo la parete settentrionale e qualche elemento architettonico sulla parete settentrionale.

Risalendo il quartiere Colle, si incontra la chiesa di S. Andrea con l’annesso Monastero delle bene-dettine di Clausura. La chiesa è documentata sin dal secolo XI, ma l’attuale struttura risale ai restauri del Cinquecento.

Ad Arpino esistono altre chiese dell’epoca di fondazione benedettina, fra le quali S. Amasio e S. Lucia. Al XIII sec. risale anche la chiesetta di S. Sebastiano, restaurata di recente.

Verso l’Appennino si incontra il grande centro di Sora, tra le cui principali dotazioni culturali possiamo elencare il Duomo dedicato a Maria, dalle originarie forme cistercensi poi rimaneggiate nel corso del XVII secolo, il Castello di S. Casto, detto anche Rocca Sorella, la cui fondazione origi-naria risale al 955, la straordinaria abbazia cistercense di S. Domenico Fatta erigere, in onore della Santa Vergine Maria, a partire dal 1029, dal longobardo Pietro, figlio di Rainerio, Signore di Sora e di Arpino, ad espiazione dei suoi peccati. Nel 1104 l’Abbazia fu dedicata da Pasquale II a San Domenico. Il Monastero ebbe un periodo di grande sviluppo; aveva proprietà di ogni genere e nei secc. XII e XIII fu visitato da diversi Pontefici e dall’Imperatore Federico II. Papa Onorio III, intervenendo nel 1222, sostituì ai benedettini i Cistercensi e l’intero complesso, come semplice Priorato, passò alle dipen-denze di Casamari. SAN DOMENICO, nell’abbazia di Sora vi trascorse gli ultimi anni di vita, muore il 22 gennaio 1031 e lascia come tesoro di eredità il suo corpo, che ancora oggi è centro di devozione e meta di pellegrinaggi.

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Permane un aspetto medievale della cittadina di Arce, in cui medievali sono i resti della chiesa di S. Agostino e l’impianto della chiesa di S. Maria. I resti del castello di Rocca d’Arce sono medievali, così come alcune parti di S. Bernardo, per il resto settecentesco. Alcuni episodi medievali sono riscontra-bili all’interno del centro storico di Santopadre, come la chiesa di S. Maria del Rosario (rimaneggiata) e la torre medievale, mentre nei dintorni si trova la chiesa di S. Pietro in Campea, testimoniata dal XIV sec.

In quest’area rientrano altri centri che spesso hanno sensibilmente alterato il proprio aspetto originario, ma al cui interno permangono beni d’epoca: così accade a Castelliri in cui sono visibili resti delle mura medievali, mentre del ‘300 sono le fondazioni del Castello Boncompagni, che oggi presenta consistenti parti dei secoli successivi; anche il castello di Monte San Giovanni Campano è stato costruito fra l’XI e il XIII secolo, ma è stato poi sottoposto a pesanti restauri. Il Castello ducale, originariamente costruito nel XI secolo e più volte distrutto e rimaneggiato. Esso possedeva ben 70 torri, due carceri, (uno maschile e uno femminile) e una serie di camminamenti interni per lo sposta-mento veloce delle truppe in caso di assedio. La fama di questo castello è legata al nome di San Tommaso d’Aquino, che nel Castello, venne tenuto prigioniero per due anni (1238 - 40), per volere dei suoi genitori, che non condividevano la sua scelta di farsi monaco domenicano.

3.5 I Centri fra i Lepini e il Liri

Vogliamo con questo sub - ambito raccogliere le testimonianze alto - medievali diffuse nel terri-torio del versante destro della Valle del Sacco fino al corso del Liri. Possiamo quindi iniziare con il ricco centro di Ceccano e della sua S. Maria a Fiume consacrata nel 1196, distrutta e ricostruita con gli stessi materiali e al cui interno si trovano un’acquasantiera ed un pergamo originali del 1300. Coeva è l’importante S. Nicola, ricostruita nel XIII sec. Il castello, eretto fra XI e XII sec., non conserva in toto l’aspetto originario. Importante anche la Collegiata di San Giovanna Battista, di origine medievale, che ha subito diversi rifacimenti fin dal XVI secolo, ma nella cui sacrestia si trovano affreschi del XIII sec. Qualche piccolo resto rimane anche nella vicina Patrica, dove medievali sono alcuni resti della chiesa di S. Pietro.

Un aspetto generalmente medievale conserva il centro storico di Arnara; di Pofi, pur sull’altro versante dell’A1, va citata almeno la romanica chiesa di S. Antonio (o S. Antonino), con affreschi appena più tardi rispetto all’epoca su cui stiamo focalizzando la nostra attenzione (1443), ma attri-buiti alla scuola di Giotto e che ripropongono le vicende della Divina Commedia; nel centro del paese, invece, la Torre dell’Orologio è del 1300. Interesse storico presenta Ceprano per i resti della cappella di S. Giusta, in cui Federico II fu assolto dalla scomunica.

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Recentemente restaurata è la parrocchiale di S. Nicola di Castro dei Volsci, di fondazione medie-vale, benedettina, con affreschi del XIII sec. Nell’Area archeologica di Casale di Madonna del Piano e nell’annesso Museo Archeologico emergenze e reperti altomedievali datati fra il IV - VII sec., mentre al XII sec. sembrano risalire la piccola chiesa di S. Tamaro (XII sec.) e la chiesa di Santa Maria, con pitture murali probabilmente coeve.

Un centro di rilievo per quest’area è stato Amaseno, come è testimoniato dalla ricca S. Maria Assunta, eretta nella seconda metà del 1200 e nella quale la facciata, il pergamo ed un trittico risal-gono al XIII sec., dalla chiesa di S. Pietro Apostolo, del XIV sec. (per quanto profondamente rimaneg-giata), dalla chiesa dell’Auricola, che anch’essa ha sofferto i danni della storia, ma conserva impor-tanti affreschi del 1200, ed anche dalla chiesa dell’Annunziata, ugualmente danneggiata e rifatta.

A Vallecorsa ricordiamo, fuori dal centro abitato, S. Antonio Abate del XIV sec. di fondazione gotica non più adibita al culto e i resti di mura e torri medievali. Cospicui resti della cinta muraria medievale rimangono anche a Pastena in cui tracce dell’impianto originario del XI sec. permangono anche a S. Maria Maggiore. San Giovanni Incarico ha una porzione delle mura e una torre medievali e anche una sezione del borgo conserva l’aspetto originario.

Poco visibile la sistemazione originaria di S. Sosio, convento ai margini del comune di Falvaterra, trasformato fra ‘700 e ‘800, come anche la parrocchiale di S. Maria, anch’essa di origini medievali e rifatta nel Settecento.

3.6 Il Medioevo nel Cassinate

La fase più importante della storia di Montecassino si aprì dopo la ricostruzione seguita alla distruzione saracena dell’883, diventando fra il IX e il XIV secolo caput Ordo S. Benedicti, ossia un faro di civiltà ed un rilevante centro economico e politico. La ricostruzione fu dovuta alla necessità di riorganizzare la zona sul piano politico - territoriale, e ciò non poteva accadere se non attraverso il potere di un’istituzione feudale ed ecclesiastica. Di conseguenza, il cenobio acquisì una vasta giurisdizione lungo le montagne al confine tra il Lazio, Campania e Molise, penetrando successivamente nella Puglia e nell’Abruzzo e arrivando ad interessare una super-ficie di 80.000 ettari: il cenobio divenne così l’artefice della riconquista agraria e della boni-fica benedettina, sottraendo all’incolto zone sempre più vaste e riducendo le grandi foreste montane e planiziarie.

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Questa fase coincise anche il cosiddetto “incastellamento” che l’Abbazia promosse sia nelle zone montane che in pianura - dando vita ai castra della zona, detta oggi “dei Santi” in quanto i nomi dei Comuni riprendono quelli dei santi venerati - e venne giuridicamente inquadrata con una serie di carthae libertatum. Il dissodamento delle terre e il favore dei poteri civili e religiosi ampliarono i domini cassinesi del cenobio, che arrivò a controllare feudalmente l’in-tera area, mentre vennero acquistate chiese e beni. A tale progressivo arricchimento seguì

anche un maggiore ruolo a livello culturale: scuola, scriptorium e biblioteca con tabularium sono tre aspetti di un monumentum alla cultura elevato dai monaci cassinesi, testimoniato oggi dai numerosi codici e documenti medioevali, a cui si aggiunge un particolare interesse anche per le arti figurative, quali la pittura e l’architettura. Col X secolo si rinnovarono gli edifici del complesso monastico e nel 701si consacrò la nuova chiesa, di cui le porte bizantine sono il più illustre reperto.

Montecassino rimase fino alla metà del Duecento il fulcro della vita politica del regno del Sud; solo l’emarginazione dalla scena politica internazionale del Regno di Sicilia e la crisi dei monaci nel corso del secolo XIII portarono il cenobio a ridurre la sua influenza, ma non a scomparire. Infatti, per quanto mutati gli scenari esterni, il caput dell’ordine per un altro secolo ed arrivò ad assorbire tutti i monasteri italiani nel tentativo di ricreare l’ordine ideale unitario delle origini.

Nel territorio del Comune di Cassino si trovano le rovine della Rocca Janula che risale al X sec. e la chiesa di S. Antonino, pesantemente rifatta ma con affreschi del XIV sec. Ben più rilevanti i reperti conservati all’interno dell’Abbazia. Non citiamo qui nuovamente i beni librari dell’Archivio e della Biblioteca, che rimangono comunque un bene di valore assoluto e di estremo interesse per il progetto del “Medioevo in Ciociaria”. Nella cappella di S. Anna sono inoltre conservati gli affreschi staccati dalla cappella del Crocifisso, di origine romana, rifatta poi nell’anno Mille. Nella cappella di S. Martino sono conservati i resti del pavimento desideriano. In un locale dell’Abbazia è preservato l’affresco dell’Ascensione che proviene dalla chiesa di Santa Maria di Trocchio di Cervara che risale alla fine dell’XI sec. Nel Museo sono presenti bifore e trifore del XIII sec. e l’affresco di un angelo che proviene dalla chiesa di S. Maria Egiziaca di S. Apollinare, della fine dell’XI sec.

Montecassino e Cassino si trovano al centro di un’area, la Terra S. Benedicti o Cassinate, delimi-tata già nell’antichità dagli insediamenti campani, romani e monastici; le scaturigini sono connesse alla conformazione del territorio e alla viabilità trasversale che collegava monti e mare.

In particolare, il territorio è ricco di architetture religiose, risalenti a epoche che vanno da quella medioevale a quella barocca, e che presentano spesso decorazioni con importanti affreschi, realiz-

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zati singolarmente o a cicli. È di particolare interesse mettere in rilievo le pitture medioevali, la cui realizzazione è solo in parte legata alla realtà benedettina, poiché sembra non ci sia stata un’inizia-tiva partita dal cenobio cassinese; probabilmente, la larga presenza di cicli pittorici d’ispirazione sacra è dipesa dai processi di imitazione e di arricchimento decorativo voluti dal clero locale e, soprattutto, dalla pietà e dalla devozione popolare. È straordinario il fatto che questo patrimonio pittorico, che costituisce un unicum, si sia così largamente conservato, in considerazione della carica distruttiva del tempo, degli eventi bellici recenti e dell’imponente processo di trasforma-zione avvenuto fra Settecento e Novecento. Forse, l’arretratezza della zona, proseguita per tutta l’età moderna, unitamente ad un certo conservatorismo culturale e all’abbandono di molti centri di culto, sono stati i fattori che hanno favorito il preservarsi di tale patrimonio.

Sicuramente, uno degli esempi di maggiore rilevanza è costituito dalla chiesa di S. Maria della Libera, appena ai bordi della città di Aquino, in un’area dove si conservano anche alcuni resti romani. Ampiamente rimaneggiata soprattutto negli elevati e nelle coperture, la chiesa si eleva sopra un podium e si presenta con un atrio, antistante la facciata, arricchito da un fregio lungo ben sette metri. La chiesa, in cui sono conservati anche reperti antichi impiegati nella costruzione e provenienti da un vicina necropoli, è testimone della fioritura che nel Medioevo ha interessato la città, all’epoca al centro di un vasto dominio. Caratteristica la Torre medievale presso la chiesa di S. Tommaso, che è ciò che rimane del Castello dei Conti d’Aquino e fa parte di un complesso che il Comune ha sottoposto a restauro e inserito in un Parco (detto del Vallone d’Aquino), compren-dente anche l’antico borgo medievale e la cosiddetta Casa di San Tommaso, nei cui spazi è alle-stita una mostra permanente sulla vita del santo.

Il Cassinate è ricco di cicli pittorici; meritano una citazione gli affreschi, databili intorno ai secoli XI - XV, conservati nella chiesa di S. Rocco a Castrocielo, benché provengano da altre due chiese - quella della Madonna del Pianto e quella di S. Maria del Monacato.

Un ricco apparato pittorico, risalente ai secoli X - XII, si trova nella chiesa, ubicata in una grotta, di S. Angelo Asprano, nel nucleo più antico di Roccasecca, denominato Caprile, mentre altre pitture decorano l’interno e il fianco della chiesa di S. Maria delle Grazie del borgo, con raffigurazioni di S. Cristoforo nelle sue consuete fattezze giganti. Chiese medioevali e barocche arricchiscono il sugge-stivo nucleo medioevale, denominato Castello, dove sorge la chiesa di S. Tommaso, contenente affreschi trecenteschi provenienti da S. Pietro in Campea.

Oltre Cassino, in direzione dei Preappennini, troviamo altri cicli di affreschi, fra i quali quelli nelle chiese di S. Nicola (originariamente dell’XI sec.) e di S. Maria del Soccorso a S. Vittore nel Lazio. Questo borgo di impronta medievale conserva inoltre nella Collegiata di S. Maria La Rosa un pergamo del XIII sec., rimaneggiato, e una coeva statua lignea di S. Nicola di Mira.

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Un consistente patrimonio di beni culturali e naturalistici è proprio anche di quell’area setten-trionale più vicina alle montagne: pitture quattrocentesche emergono nell’appartata chiesa di S. Nicola a Belmonte Castello, mentre in ben quattro edifici religiosi di S. Elia Fiumerapido - S. Maria della Palombara, Ognissanti, S. Maria Maggiore e S. Michele nella frazione di Valleluce - si trovano semplici affreschi o interi cicli (come a S. Maria Maggiore) per lo più trecenteschi, anche se in alcuni casi risalgono ad epoche più recenti. Sempre a S. Elia Fiumerapido nella chiesa di S. Maria Nuova o S. Elia vi sono un bassorilievo quattrocentesco e un Crocefisso medioevale. Una tale ricchezza di manufatti artistici dipende dal fatto che S. Elia, sorta lungo il fiume Rapido, è stata sempre un centro particolarmente vivo.

In quest’area si possono far rientrare inoltre i ruderi del castello di Monte Trocchio che risale all’XI sec., oggi nel comune di Cervaro, e il centro storico di Colle San Magno; qui si scorge ancora la torre due - trecentesca (rimaneggiata) dell’antico palazzo voluto dagli Aquino. Sul vicino Monte Asprano resti di un altro castello medievale Castrum Coeli nonché della pressoché coeva chiesa di S. Maria Assunta in Cielo.

3.7 La Val di Comino MedievaleCon la caduta dell’Impero Romano si assiste agli arroccamenti (“incastellamento”) degli abitati

in strutture difensive, nelle quali si concentrano per secoli le attività umane; i territori vedono il susseguirsi di diverse dominazioni (Bizantini, Longobardi, Normanni, Svevi) e diventano posse-dimento benedettino (Abbazia di Montecassino), contea e ducato con piccoli feudatari (Conti d’Aquino, Conti dei Marsi, i Gallio) che edificano castelli, torri e fortificazioni (Vicalvi, Alvito, Campoli, San Donato). I centri storici medievali si adagiano alle pendici dei rilievi, sul bordo della valle e si collocano nelle zone maggiormente stabili (sia per rischio sismico che idrogeo-logico), spesso nei punti dove si erano insediati i centri del sistema di avvistamento sannita. Le catene montuose che delimitano da Nord - Ovest a Sud - Est la conca sono incise da depressioni vallive (anch’esse di natura fluvio - tettonica) che confluiscono nella valle di Comino a quote diverse; le roccaforti difensive medioevali sono collocate, con regolarità e ad altezze variabili fra i 430 m di Posta Fibreno e gli 830 m di S. Biagio, proprio ai margini della conca nei punti di confluenza delle valli minori, in genere sui siti degli antichi insediamenti sanniti e a presidio degli antichi corsi d’acqua.

L’assetto medioevale, rappresentato dal disporsi dei centri fortificati sui rilievi che si affacciano verso la valle, permane fino ad oggi. A Vicalvi rimane inoltre il Convento di S. Francesco, che custo-disce oggetti appartenenti al Santo.

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Sono da considerare inoltre gli affreschi oggi conservati a Palazzo Cantelmo e nel Museo comu-nale di Atina e gli affreschi medievali di S. Giovanni Evangelista e di S. Maria del Campo di Alvito e quelli, purtroppo compromessi di S. Maria di Picinisco.

Ad Atina vanno inoltre ricordati il Palazzo Cantelmo, oggi Municipio, eretto nel 1349, nella cui cappella di S. Onofrio sono presenti affreschi della seconda metà del XIV sec. Mentre altre pitture coeve sono, con altri reperti medievali, ospitate nel Museo. Altri affreschi, purtroppo molto compro-messi, sono nella Madonna della Neve di Pescosolido.

A Settefrati si possono ammirare i resti della chiesa medievale dei Sette Fratelli e del castello, in parte inglobati in edifici più moderni. La chiesa della Madonna delle Grazie è del X sec. A Fontechiari, nella chiesa della Madonna dei Fratelli si può ammirare un Cristo ligneo del XIII sec.; medievale è anche la torre della famiglia Boncompagni.

3.8 I Beni Medievali degli Aurunci

Significative in quest’area appaiono anche le risorse storico - culturali presenti prevalentemente nei centri principali: Ausonia ed Esperia. Dominato dagli imponenti resti del Castello che oggi ospita il Museo della Pietra, Ausonia ha un aspetto prevalentemente medioevale nonostante le sue origini remote, testimoniate dai resti delle mura megalitiche della frazione di Correano.

Ausonia nell’alto Medio Evo prendeva il nome di “Fratte”, dal castrum fractae sorto a difesa della valle dell’Ausente, come attesta un documento dell’Abbazia di Montecassino dell’XI secolo. Dapprima diviso tra il ducato di Gaeta e l’Abbazia di Montecassino, il centro passò successivamente sotto il controllo dell’Abate e quindi, dal XV secolo in poi, fu feudo dei Caetani, dei Colonna e infine dei Carafa. Nel 1862 infine prese il nome di Ausonia. Del Castello oggi rimangono resti imponenti, nono-stante le numerose manomissioni avvenute nel corso del tempo: si sono salvate la sagoma quadrata del maschio e la torre dell’orologio, mentre una terza torre che si affaccia sulla valle è molto compro-messa e altre due, citate negli antichi documenti, non sono più rilevabili. Il castello ebbe funzione militare attiva fino al XVI secolo, poi la decadenza fu continua sino al 1842, quando fu adibito a cimi-tero e dotato di una cappella mortuaria. Ancora maestosa si erge la chiesa trecentesca di S. Michele Arcangelo, sorta probabilmente sui ruderi di un tempio dedicato a Ercole. Pesantemente rimaneggiata all’interno, conserva tre portali gotici, mentre al principio della navata centrale, due acquasantiere sono ricavate da antiche are romane. Appena fuori del paese, procedendo per la strada per Selvacava e quindi lungo il Torrente Ausente, si raggiunge il Santuario di S. Maria del Piano, meta di pellegri-naggi legati alla miracolosa traslazione della Madonna con il Bambino dalla vicina Castro dei Volsci,

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avvenuta il 23 aprile del 1100. La chiesa, eretta nel XV secolo su una preesistente struttura dell’inizio del XII secolo, fu pesantemente restaurata alla metà degli anni ’50 a causa dei danni subiti durante la Seconda Guerra Mondiale. Sull’altare maggiore è collocato un trittico, in cui è inserito al centro il miracoloso gruppo ligneo del XII secolo della Madonna con il Bambino. Di particolare interesse sono gli affreschi della cripta dell’inizio del XII secolo piuttosto deperiti, raffiguranti Cristo, la Madonna, gli angeli e i santi e il miracolo di Remingarda legato alla traslazione della statua della Vergine.

Nei pressi di Ausonia, in località Correano, all’interno di un’interessante area archeologica di cui si sono citati i resti delle mura megalitiche di epoca preromana, si erge la piccola chiesetta romanica di S. Maria, annessa al monastero di S. Marino che un tempo sorgeva in questo luogo. Un’altra impor-tante testimonianza dell’arte figurativa risale al ‘300 e si può ammirare lungo le pareti interne della navata, che in origine dovevano essere completamente affrescate. Di questo ciclo pittorico resta solo un frammento che illustra l’episodio evangelico di S. Nicola di Bari che placa la tempesta.

Procedendo da Ausonia verso l’entroterra si incontra Castelnuovo Parano. Il centro storico del paese, denominato Terra, sorge sopra una collina che domina la valle dell’Ausente e occupa il luogo dell’antico Castello eretto dell’Abate Desiderio di Montecassino, sul Monte Perano allo scopo di difendere i possedimenti dell’Abbazia dalle aggressioni degli abitanti di Fratte e Minturno. Nella valle sorge la chiesa di S. Antonio, la cui edificazione si ipotizza sia coeva a quella del Castello e che presenta al suo interno interessanti affreschi, tra cui quelli più antichi di influsso bizantino.

Esperia, che sorge tra le montagne particolarmente ricche di boschi di carpino e faggete, oggi si presenta dominata dalle rovine del Castello normanno e dotata di interessante patrimonio architet-tonico e artistico, sebbene di frequente segnato dagli eventi bellici.

Anche Pontecorvo, per quanto sviluppato centro moderno, conserva ruderi del castello del IX sec. e coevi resti delle mura, mentre dell’originario S. Bartolomeo rimane unicamente il campanile. A Vallemaio la parte più antica del centro abitato è semidistrutta, ma sono ancora visibili resti delle mura e di torri medievali. Inoltre S. Antonio Abate è di fondazione gotica. Sempre in quest’ambito geografico sembra opportuno citare la Madonna dei Sette Dolori, del 1300, a Pignataro Interamna.

3.9 Alcune Considerazioni Critiche sui Beni Materiali della Provincia, Riconducibili al Tema Medievale

Con questa breve disamina dei beni culturali frusinati riconducibili ai secoli oggetto del nostro progetto di valorizzazione ne abbiamo, se non altro, evidenziato la numerosità e la varietà. Si

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tratta inoltre, come abbiamo già indicato, di un patrimonio molto diffuso territorialmente, per quanto abbia anche dei poli di maggiore concentrazione nelle città erniche e a Cassino. Ma, come è evidente, è un patrimonio che è esistito in questo territorio da mille anni, senza diventare mai un punto di attrazione significativo in termini quantitativi per i flussi di visitatori.

Stabilito che la responsabilità non possa essere in nessun caso attribuita alla qualità del patrimonio, che contiene elementi di valore assoluto e di indiscussa unicità, la problematica deve necessaria-mente riguardare il rapporto che questi beni hanno, o meglio non hanno, instaurato con il proprio pubblico potenziale.

La prima questione che ci pare necessario porre è quella che riguarda l’accessibilità dei beni. Con questo intendiamo il fatto che il patrimonio, come in moltissimi casi in Italia, è un patrimonio capil-larmente diffuso, in città, cittadine, paesi e paesini; questi ultimi richiedono tempi di percorrenza molto significativi per essere raggiunti dalle città metropolitane di Roma e Napoli, potenziali bacini di utenza dei beni ciociari.

La questione è però complicata dall’accessibilità diretta ai beni stessi. Il patrimonio, vecchio di mille anni, è in gran parte molto fragile e richiede quindi condizioni di grande riguardo per la sua conserva-zione; queste purtroppo non sono state sempre garantite per cui, soprattutto nel caso degli affreschi, alcuni esemplari sono stati fortemente danneggiati dall’incuria e sono ormai irrecuperabili. Per gli altri dovrebbero essere approntate modalità di visita regolamentate, impianti di climatizzazione, restauri conservativi, ecc. Uno degli obiettivi del progetto diventa quindi proprio quello di promuovere una fruizione rispettosa, che non può prescindere da una migliore conoscenza, dei beni del frusinate.

Esiste infatti un ulteriore modo in cui si intende l’accessibilità della cultura ed è quello che riguarda la possibilità del pubblico di conoscere i contenuti, la ricchezza dei significati delle opere d’arte. Per intenderci su questo tema potrebbe tornare utile avvicinare l’arte medievale all’arche-ologia, con la quale è del resto temporalmente contigua. In tutti e due i casi ci troviamo infatti di fronte a patrimoni di “difficile” lettura, poco frequentati nel dettaglio dall’educazione scolastica, lontani temporalmente da noi e le cui testimonianze sono spesso lacunose (frammenti di affreschi o di statue, sezioni di costruzione per il resto rimaneggiate, ma anche vicende non del tutto note o chiarite dalla ricerca storica).

L’eccezionalità dei reperti deve essere promossa e spiegata. Scrive Adriano La Regina, Professore ordinario di Etruscologia e Antichità Italiche alla Sapienza e per quasi trent’anni Soprintendente alle Antichità di Roma, nel Rapporto Civita sul pubblico dell’archeologia: “[…] anche l’odierno pubblico dell’archeologia giunge di fronte alle rovine del mondo antico attratto dalla fama delle cose e dei luoghi”. Per creare una motivazione di visita è quindi necessario creare un immaginario che induca

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43 I Beni Culturali Materiali Medievali del Frusinate - Capitolo III

il desiderio di conoscere il bene da visitare. Della ricchezza culturale di questa parte del Lazio (del resto, in toto, poco presente nell’immaginario nazionale) pochissimi sono al corrente. La reputazione dei suoi siti va tutta costruita e potrà esserlo con molta più efficacia se la proposta sarà chiaramente comprensibile.

La grande sfida che questo progetto vuole affrontare è in qualche modo proprio quella di creare un nuovo immaginario collettivo sulla Ciociaria, a partire dal suo patrimonio di maggior valore. Non c’è oggi un “monumento simbolo” con cui viene identificata la provincia (non c’è insomma né il Colosseo, né la Torre di Pisa) e per creare ex novo un’affezione nei confronti di questi beni è imprescindibile capirli. Facendo un esempio fra i molti possibili, la bellezza straordinaria del ciclo di affreschi della cripta di S. Magno deriva anche dall’originalità dei temi trattati che propongo una summa del sapere antico e “moderno” e dei suoi protagonisti. Ma mentre la maggior parte del pubblico sa riconoscere i protagonisti più usuali dell’iconografia cristiana, grazie ai loro attributi, e quindi individua in S. Pietro il santo con le chiavi, non è facile riconoscere i filosofi greci riprodotti dal maestro pittore.

Esiste attualmente un grande interesse nei confronti del Medioevo, alimentato da narrativa di grande successo sia indirizzata al pubblico adulto che ai bambini. Il filone “Dan Brown” ha incontrato inoltre il ricco genere “mistero” che alimenta una ricca pubblicistica nonché una serie di programmi televisivi, fra i quali citiamo solo “Voyager” con Roberto Giacobbo. Si tratta di un vero e proprio fenomeno che non può che giocare a favore di questa proposta. Ma è essenziale capire che accanto alla imprescindibile correttezza dei contenuti, tutti questi prodotti di consumo culturale hanno incontrato il proprio mercato grazie a scelte stilistiche vincenti, divulgative ed accattivanti.

Qualunque sia il bene che si vuole valorizzare e promuovere, è essenziale che i suoi contenuti siano resi comprensibili ad un pubblico articolato in segmenti diversi fra loro, per età, educazione, interesse specifico per il tema. Anche tralasciando quindi le questioni, sia pure ormai difficilmente accantonabili, dell’accesso ai beni per fruitori affetti da disabilità e del preponderante monolinguismo degli apparati didattici, rimane immutato il fatto che il visitatore comune non è aiutato a decriptare la complessità culturale a cui gli oggetti rimandano. L’introduzione nei musei delle audioguide, o meglio ancora delle visite guidate, supplisce in parte a questa mancanza, laddove queste sono dispo-nibili, a fronte di un ulteriore investimento del visitatore, al di là del costo iniziale del biglietto. Le guide cartacee rimangono, dove esistono, uno strumento un po’ datato ma potenzialmente efficace per fornire informazioni sui beni consultabili in loco.

Il progetto deve quindi fondarsi su due momenti prevalenti: la comunicazione e l’animazione dei beni, con la quale si vuole intendere la creazione di un articolato menu di offerta di attività e servizi, in prevalenza di edutainment, che invoglino i visitatori a conoscere questi beni “misteriosi”.

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Capitolo IV

Le Manifestazioni

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4. Le Manifestazioni

Attraverso un approccio analitico e valutativo, all’interno dell’universo di eventi e manifestazioni di diverso tipo che nel corso dell’anno animano il territorio della Ciociaria è stato anzitutto indivi-duato ed enucleato un insieme più ristretto - intrinsecamente connesso o comunque riconducibile al tema del Medioevo - che si presenta a sua volta articolato in due categorie principali: i palii, le rievocazioni ed i cortei storici, che abbastanza spesso risultano collegati a feste e celebrazioni sacre o religioso - devozionali; i festival e le rassegne di natura sia teatrale sia musicale. A tali categorie se ne può aggiungere un’altra, nella quale si riuniscano altre differenti iniziative di carattere culturale, anch’esse riconducibili al medesimo tema.

Uno degli eventi principali fra quelli appartenenti alla prima categoria è senz’altro l’imponente corteo storico Terra Sancti Benedicti, che da 16 anni si svolge a Cassino nella settimana che precede il 21 marzo inserendosi nel più ampio ambito delle celebrazioni benedettine, organizzate dal Comune insieme all’Abbazia di Montecassino e caratterizzate da un programma particolarmente intenso, nel quale solenni momenti religiosi si alternano con momenti di spettacolo e cultura (il corteo stesso, sessioni quotidiane di canti polifonici, il Palio dei castelli, concerti di piazza, i fuochi d’artificio) e altre attività collaterali (la Fiera del santo, il mercatino medievale, le visite guidate destinate alle scuole del territorio); nel mese di maggio, un altro appuntamento importante è costituito dalla cele-brazione della Grande Perdonanza celestiniana che si tiene a Ferentino, con una processione che accoglie la fiaccola proveniente dall’Aquila e trasla la reliquia del cuore incorrotto di San Celestino, mentre il giorno successivo tradizionalmente si svolgono il Palio dell’Anello e una processione in costume d’epoca (inseriti, negli anni più recenti, all’interno di una cornice più ampia, una manifesta-zione chiamata “Ferentino è”, che dura due giorni e propone in diverse location del centro storico un programma di concerti, altri eventi outdoor, degustazioni di prodotti tipici e visite guidate ai monu-menti della città; ad Anagni, nel mese di agosto, al termine di una decina di giorni durante i quali le 9 contrade cittadine sfilano in costume d’epoca, i festeggiamenti per il Patrono San Magno (il 18 e 19 agosto) culminano in un corteo storico e nel palio a cavallo con gara dell’anello detto Palio delle Contrade; il 20 luglio a Sant’Elia Fiumerapido, un’altra festa patronale, in onore di Sant’Elia Profeta, rappresenta l’occasione per organizzare celebrazioni solenni, una processione, giochi medievali e un Palio delle Contrade (oltre a spettacoli in piazza e fuochi d’artificio); anche ad Aquino il compatrono San Tommaso viene celebrato con festeggiamenti che culminano il 7 marzo in una cerimonia reli-giosa e in una lunga ed affollata processione, ma prevedono altre manifestazioni collaterali organiz-zate dalla curia locale, dal Comune e da diverse associazioni culturali; nel mese di ottobre, a Ceprano, per rievocare la sottomissione di Manfredi di Svevia a Papa Innocenzo IV (un evento che risale al 1254), viene organizzata una “tre giorni” denominata Palio delle Corti, in cui al corteo storico vero e proprio si affiancano giochi medievali, esibizioni, spettacoli teatrali e musicali in piazza, un percorso enogastronomico e un mercatino a tema; meritano una citazione finale anche i festeggiamenti in onore di San Sebastiano che si svolgono a Fumone in due riprese (il 20 gennaio e il primo lunedì dopo la Pentecoste): si tratta di un culto e di una tradizione non solo molto antichi (risalgono al IX secolo) ma anche molto sentiti e partecipati, che rappresentano un’occasione per immergersi in atmosfere medievali nel suggestivo scenario dell’antica Arx Fumonis.

Sempre all’interno di questa categoria, fra le manifestazioni non attinenti al tema religioso vanno segnalate “Vita e costumi nel Medioevo” (che si svolge nel primo week end di agosto a San Vittore nel Lazio e consiste in un corteo storico, accompagnato da proposte enogastronomiche e stand di prodotti artigianali), “In Castro Archis” (ad Arce, a cavallo di giugno e luglio, per due giorni si rievoca la figura di Federico II con un banchetto, uno spettacolo di giullari, un gioco di ruolo a squadre, un corteo in costume, mostre mercato, enogastronomia e spettacoli di strada), il Palio della Ciociaria storica di Paliano (al quale nel mese di settembre partecipano molti comuni delle province di Frosinone, Roma e Latina, con una gara di “Giostra dell’anello con lancia”, una parata di cortei storici, diversi spettacoli musicali ed esibizioni folkloristiche, stand enogastronomici e una ludoteca all’aperto), nonché due palii indicati con lo stesso nome (delle Quattro Porte): quello di Alatri è una sfida fra le contrade, legata all’antichissima usanza di salutare in forma augurale i pastori che lascia-vano la propria città per iniziare la transumanza, che consiste in una gara fra lanciatori di formaggio

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e si svolge all’inizio di settembre, integrata dall’allestimento di stand gastronomici e affiancata ad altri eventi collaterali: un corteo storico e musica dal vivo, mentre quello di Vallecorsa, dedicato alla figura storica di Jacobella Cajetani, contessa di Fondi vissuta a cavallo fra Tre e Quattrocento, si svolge nell’arco di quattro giorni alla fine di agosto e offre cortei storici, diversi giochi popolari ed esibizioni folkloristiche, nonché una serie di sfide fra le contrade, che portano all’assegnazione del Palio.

Passando invece alla seconda categoria principale cui si è fatto cenno all’inizio, sul versante delle rassegne dedicate al teatro merita un posto di assoluto rilievo il Festival del teatro medievale e rina-scimentale di Anagni, che viene organizzato dalla Pro Loco con il contributo degli assessorati alla cultura della Provincia di Frosinone e del Comune, conta ormai 17 edizioni e si svolge per diversi giorni nel corso della stagione estiva (inizialmente cadenzato nelle settimane fra giugno e luglio, quest’anno concentrato in un’unica settimana alla fine di agosto), proponendo una serie di spettacoli ed eventi performativi (prosa, danza, concerti, street art, spesso frutto di produzioni originali) che di volta in volta ruotano intorno ad un tema differente, individuato su base storica, ne affrontano le diverse sfaccettature secondo la prospettiva e gli stilemi espressivi medievali e rinascimentali e portano sul palco, tradizionalmente collocato nella cornice d’epoca di piazza Innocenzo III, grandi compagnie ed artisti italiani ed internazionali del teatro e delle performing arts, in un mix equilibrato di spessore artistico e forza comunicativa che ha fatto del festival un appuntamento molto apprez-zato e frequentato, anche dal cosiddetto “grande pubblico”, al di là del carattere solo apparente-mente ostico e “distante” sia dei temi, sia degli autori e degli stili espressivi scelti per affrontarli.

Un’altra manifestazione interessante è “Teatro all’ombra dei Ciclopi”, che si svolge ad Alatri, solitamente durante il mese di luglio, in location all’aperto (con occasionali “escursioni” ad Arpino e Frosinone per l’edizione 2009, mentre quella del 2010, che è l’ottava, si è invece tenuta in spazi indoor, di nuovo nella sola Alatri ed a cavallo fra novembre e dicembre) ed ha sempre presentato un’offerta molto varia, sia in quanto a generi toccati sia (a dire il vero) in quanto a livello artistico delle proposte, ma nel corso degli anni ha comunque mostrato un’attenzione non episodica né casuale per temi, autori, stili e personaggi tipici della tradizione medievale o ad essa legati.

Sul versante delle manifestazioni musicali, invece, è evidente la necessità di concentrare la nostra attenzione in particolar modo su quelle che gravitano intorno al mondo della musica classica o colta: in quest’ambito il festival che appare di maggior respiro e spessore artistico è quello - dedicato al canto lirico - che si svolge all’interno dell’Abbazia di Casamari: organizzato nel mese di agosto dall’Abbazia stessa, da 9 anni è un appuntamento fisso che porta grandi voci nazionali e internazionali della lirica

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in diverse location della Ciociaria, offrendo un programma di esecuzioni di opere celebri del teatro italiano, incorniciato da recital (d’apertura e di chiusura) affidati a nomi di assoluta eccellenza, che propongono il proprio repertorio personale o estratti di opere particolarmente amate dal pubblico (ma, al di là dell’alta qualità artistica del cartellone, costituisce una tangenza molto interessante il fatto che l’Abbazia stessa nel corso dell’anno organizzi con continuità corsi di canto gregoriano); nuovamente la lirica è la protagonista della Rassegna lirica santeliana che da quattro anni si svolge, con appuntamenti in diversi momenti della primavera e dell’estate, a Sant’Elia Fiumerapido, sia all’interno che all’esterno della chiesa di Santa Maria La Nova, mescolando in maniera talvolta un po’ ardita e rischiosa l’“alto” e il “popolare” dell’opera e dell’operetta; la musica classica dovrebbe essere invece la protagonista di una rassegna cassinate, della quale si conosce il periodo di svolgimento (maggio), ma non i contenuti ed il relativo livello della programmazione.

Sempre nella sotto - categoria musicale può infine essere annoverato almeno un paio di manife-stazioni che, seppure incentrate su generi e stili non sempre coincidenti con il nostro tema portante, sono state pensate e costruite come uno strumento di valorizzazione dei beni storici, architettonici ed artistici del territorio, anche di epoca medievale. Facciamo riferimento anzitutto al Festival della città medievali, che è arrivato alla sua trentesima edizione ed è stato pensato dai suoi organizzatori (l’Associazione musicale ernico - simbruina) secondo una formula dislocata e itinerante, con Monte San Giovanni Campano come sede centrale: generalmente fra giugno e luglio, in location di pregio di diversi centri della Ciociaria (diversi, a rotazione, per ogni edizione) si tengono concerti, sia indoor sia outdoor di musica classica (anche da camera e corale), moderna e contemporanea (con un’atten-zione particolare rivolta alla musica popolare), spesso di livello qualitativo medio - alto, grazie anche alla partecipazione di grandi nomi della scena nazionale e internazionale: l’obiettivo del festival, enunciato programmaticamente già nel suo nome, è proprio quello di dare visibilità e di promuo-vere, utilizzando il “pretesto” delle performance dal vivo, i più notevoli spazi ed edifici di impronta medievale disseminati in tutto il frusinate (anche se, a dire il vero, nell’edizione più recente si rileva un’involuzione, sia della formula - che non è stata itinerante ed ha subito uno slittamento nel mese di agosto - sia dei contenuti - sicuramente di qualità e risonanza inferiori al solito - , molto probabil-mente per difficoltà economiche); ma un’altra esperienza da tenere presente, anche come possibile modello da riproporre in altri contesti, è quella del Castro Folk Festival, che nella prima settimana di agosto anima per tre giorni Castro dei Volsci: oltre ad assistere alle esibizioni di gruppi musicali e di danza, di menestrelli e di cantori italiani e stranieri, in concomitanza con il festival è infatti possi-bile entrare in contatto con la storia, la cultura e le tradizioni locali grazie ad un programma di visite guidate ai beni del territorio e di degustazioni di prodotti e piatti tipici.

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Nella categoria aggiuntiva - che riunisce iniziative culturali di differenti tipologie, comunque attinenti al tema medievale - rientrano sicuramente due manifestazioni che si svolgono ad Alatri in periodi differenti: si tratta di “Alatri Doc” (organizzata dall’associazione Ciociariaturismo e dal Comune), che in concomitanza con il Natale della città (il 21 giugno) offre per un week end aper-ture straordinarie dei monumenti, visite guidate gratuite (curate dall’Associazione guide turistiche Cicerone, un soggetto che svolge in tutto il territorio provinciale un’attività di servizi alla cultura molto interessante e di buon livello), musica, mostre d’arte e di costumi, degustazione di vini ed olio, spazi e momenti dedicati alle tradizioni locali, facendo riscontrare un buon successo di pubblico, nonché delle “Giornate del patrimonio culturale di Alatri - Passeggiate Alatrensi”, che ruotano ogni anno intorno ad un tema differente e mirano a far scoprire o riscoprire attraverso una formula di fruizione condivisa e socializzante le bellezze storico - artistiche della città; a Serrone, invece, un altro esempio di valorizzazione del patrimonio medievale è rappresentato dal Premio internazionale “Rocca d’Oro”, che, con un “taglio” culturale e l’affiancamento di una serie di eventi e attività colla-terali, si pone l’obiettivo di dare visibilità e salvaguardare la location che gli fa da cornice .

Rispetto al panorama tracciato fin qui - che, ribadiamo, non intende essere esaustivo, ma è il frutto dell’applicazione di un duplice filtro valutativo, su base tematica e qualitativa, all’offerta comples-siva di celebrazioni religiose, di feste popolari, di manifestazioni e rassegne legate alla performance dal vivo e di altri eventi culturali in senso lato - è possibile compiere alcune ulteriori considerazioni “mirate” su quanto è stato selezionato, che possono essere comunque considerate valide, a maggior ragione, anche per l’intero corpus dell’offerta stessa.

Sotto il profilo quantitativo, le manifestazioni legate alla tradizione e alla cultura religiosa e popo-lare - come d’altra parte avviene in molti altri territori provinciali italiani - fanno riscontrare una presenza numericamente importante in termini assoluti, una distribuzione abbastanza uniforme su tutta l’area, un certo predominio della matrice religiosa (e del connesso carattere calendariale) ed una tendenziale stagionalità (coincidente, com’è normale, per lo più con il periodo estivo).

Quando l’analisi (seppur condotta in modalità desk e dunque con tutte le cautele del caso) si sposta sul piano qualitativo, anche “a distanza” emergono tuttavia con evidenza alcuni fenomeni che non possono non essere letti in termini talvolta fortemente limitanti rispetto alla capacità delle singole celebrazioni di rappresentare in sé un significativo attrattore, non tanto in un contesto provinciale, ma soprattutto a livello regionale o, ancora di più, nazionale.

In questo senso, ad esempio, le contaminazioni e i “sincretismi” fra tematiche sacre, religioso - devozionali, storiche ed etno - antropologiche (ampiamente testimoniati dalla proliferazione di feste dedicate ai santi patroni locali) fanno sì che spesso le celebrazioni siano affiancate o suggellate da momenti, più o meno strutturati, di ulteriore condivisione e socializzazione basati sulla convivialità (come feste gastronomiche o sagre agroalimentari) e che tendano inoltre ad assumere il connotato delle feste di piazza, presentando spettacoli o esibizioni alle volte parzialmente irrelati e avulsi, nei contenuti e nelle forme, rispetto all’autentico contesto tradizionale: i risultati, in questi casi, appaiono dunque quanto meno frammentari, se non del tutto discutibili e spesso decisamente migliorabili.

Un altro dato che emerge con forza è il carattere localistico e, in un certo senso, autoreferen-ziale di alcune celebrazioni: la qualità intrinseca delle feste, infatti, dal punto di vista dei contenuti e della struttura allo stato attuale non sempre riesce a raggiungere - al di là della partecipazione molto sentita dei residenti - un livello tale da consentire loro di varcare facilmente i confini geografici e culturali dell’area cui appartengono e rappresenta dunque un altro aspetto sul quale intervenire, scegliendo un approccio più attento alla “filologia”.

Tuttavia, va comunque sottolineato in termini positivi il fatto che - rispetto alle criticità appena enunciate, dalle quali pressoché nessuna delle manifestazioni prese in considerazione riesce ad essere totalmente al riparo, eccezion fatta, forse, per le celebrazioni benedettine di Cassino - proprio la tematizzazione medievale che costituisce la base di questo progetto può esercitare sul territorio nella sua interezza (ma anche per ciascuna singola comunità locale) una funzione di indi-

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rizzo, rappresentare un tratto unificante (anzitutto dal punto di vista identitario e culturale) e dunque il presupposto, o meglio ancora, un’opportunità ed un vero e proprio catalizzatore per innescare un processo diffuso e condiviso di innalzamento del profilo qualitativo di quest’area dell’offerta e di creazione, su queste basi, di una “marca territoriale” riconoscibile sia per i residenti (in termini di autoconsapevolezza) sia, soprattutto, per i potenziali visitatori (in termini di appeal turistico).

Rispetto alla categoria degli eventi e delle rassegne teatrali e musicali - anche sulla scorta di quanto, caso per caso, è stato già evidenziato in precedenza - si possono compiere alcune conside-razioni più generali: anche in questo caso, l’universo dell’offerta risulta essere quantitativamente molto più vasto di quanto faccia trasparire la selezione compiuta - che è stata necessariamente “severa” - e connotato da una situazione frastagliata e da forti disuguaglianze qualitative fra diverse realtà: questo significa che, sia pure con una buona distribuzione su tutto il territorio, le rassegne e gli eventi caratterizzati da buoni standard qualitativi e/o da una certa originalità delle proposte artistiche (molti dei quali sono stati effettivamente intercettati ed evidenziati dal nostro screening tematico) convivono con una congerie di situazioni - numericamente piuttosto predominanti - che si attestano sul basso profilo della festa paesana, un po’ estemporanea e casuale, apparentemente priva di progettazione e persino contenutisticamente slegata dagli specifici contesti ambientali e culturali: un po’ ovunque dominano i cartelloni estivi locali (il che - tra l’altro - evidenzia una spiccata stagio-nalità), assemblati come contenitori delle attività più disparate, al cui interno le notevoli asimmetrie qualitative rischiano di annullare i vantaggi potenziali generalmente offerti, in termini di sinergie e di reciproco “traino”, dall’inserimento in un cartellone unico di generi differenti di spettacoli. Così, anche nei casi migliori - persino in quelli che possono essere definiti major event e corrispondono ad eccellenze, relative o assolute - nonostante gli sforzi di internazionalizzazione continua a persistere (sia per il teatro sia per la musica) un fenomeno che potremmo definire “la tentazione del nazional-popolare”: una sorta di scorciatoia delle scelte di programmazione che - ad esempio, a partire da un utilizzo fin troppo spregiudicato di generi o dei grandi nomi di richiamo al fianco di proposte talvolta non all’altezza o mal calibrate - raramente costituisce un sinonimo di coerenza progettuale e di alta qualità e che spesso si accompagna ad un’interpretazione delle manifestazioni come un format o una sorta di mero contenitore “televisivo”.

Con altrettanta evidenza è inoltre emerso un trend che può generare preoccupazioni di altra natura, che va tenuto sotto controllo e che individua, in prospettiva, una precisa area di intervento. L’analisi su base temporale dei cartelloni di diverse fra le esperienze migliori e più interessanti ha infatti mostrato, negli anni più recenti, una progressiva involuzione della programmazione artistica e una parallela “sofferenza” di alcune manifestazioni, che sono state costrette a ridurre e a compri-

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mere - sia quantitativamente che qualitativamente - la propria offerta, oppure a spostarsi in periodi differenti, più “convenienti”: è un tema, questo, di grande rilevanza strategica e progettuale perché spesso risulta inscindibilmente collegato con la concreta disponibilità delle risorse economiche e finanziarie necessarie per garantire l’effettiva realizzazione degli eventi e il mantenimento degli standard.

Tutto quanto detto fin qui, naturalmente, non cancella il valore e le potenzialità sia delle rassegne e dei festival che abbiamo segnalato su base tematica nel nostro excursus, sia di altre realtà che, pur non essendo attinenti al tema medievale, rappresentano delle eccellenze territoriali, dotate di una buona strutturazione e capaci di attrarre segmenti di pubblico interessanti: pensiamo, per fare qualche esempio, all’Atina Jazz Festival, al Liri Blues Festival, a “Ernica Etnica” di Veroli, ai festival internazionali del folklore che si svolgono ad Alatri, Atina e Castro dei Volsci, al Festival interna-zionale della zampogna di Acquafondata, a quello intitolato a Severino Gazzelloni che si svolge a Roccasecca, alla rassegna itinerante “Incontro dei Popoli” e al già citato cartellone estivo di “Cassino Arte”, fino agli stessi “Fasti Verulani”. Tutte queste esperienze - oltre a individuare nel territorio la positiva presenza di una serie di soggetti locali che agiscono in maniera efficace, fanno parte di micro - filiere in qualche modo consolidate e affidabili e appaiono dunque in prospettiva come validi interlocutori per una progettualità strategica e sistemica - possono essere prese in considera-zione secondo un approccio al quale abbiamo già avuto modo di far cenno descrivendo manifesta-zioni come il Castro Folk Festival, il Festival delle città medievali e il Premio internazionale “Rocca d’Oro”: cioè, la tutela, la salvaguardia, la promozione e la valorizzazione di spazi e luoghi legati al tema medievale (e, a cascata, dei beni culturali materiali che essi raccolgono o ospitano) attraverso il loro utilizzo come location prestigiose di eventi e manifestazioni di richiamo, che si pongano a loro volta come “pretesto” per accrescerne l’accessibilità, la visibilità e la conoscenza presso un pubblico sempre più ampio.

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Capitolo V

I Servizi al Tursimo ealla Cultura

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5. I Servizi al Turismo e alla Cultura

Come anticipavamo, tanto quanto i beni culturali, materiali ed immateriali, sono necessari alla buona riuscita del progetto le dotazioni di servizi al turismo che devono “animare”, collegare e valorizzare con modalità innovative e non standardizzate i beni medievali. Fra questi servizi non possiamo non annoverare ricettività e ristorazione, guide turistiche, trasporti interni, service per gli spettacoli, che non solo devono essere disponibili (e non sempre lo sono) ma devono fornire un’of-ferta di qualità.

Da questa prospettiva, il sistema dei servizi al turismo ciociaro sembra scontare lo stesso ritardo accusato dalla provincia in altri settori e, nel complesso, appare ancora lontano dagli standard di qualità necessari per competere sul mercato turistico nazionale e internazionale.

A oggi non esistono, infatti, su tutto il territorio ristoranti capaci di competere con i massimi rappresentanti dell’arte culinaria italiana e sono ancora pochi gli esercizi che riescono a superare la soglia d’accesso delle più importanti guide gastronomiche, mentre sul lato della ricettività le strut-ture alberghiere di livello medio ed alto sono poche e molto concentrate.

Iniziamo la disamina delle strutture ricettive dagli alberghi la cui qualità sia stata individuata come di 4 stelle o superiore. Solo 8 sui 91 Comuni della provincia offrono strutture alberghiere così classi-ficate, con un unico hotel a 5 stelle lusso, situato a Fiuggi, dove peraltro si trovano 14 hotel a 4 stelle, a fronte dei 24 disseminati sul resto del territorio provinciale. Gli altri 10 alberghi a 4 stelle sono così distribuiti: uno ad Anagni, due a Cassino, uno a Castrocielo, uno a Ceprano, tre nel capoluogo, uno a Settefrati e uno a Sora (fonte APT). Sembra che la situazione nel settore della ricettività alternativa (agriturismo e turismo rurale) presenti elementi di maggiore qualificazione, ma qui il censimento non può basarsi su un sistema di classificazione universalmente accettato e quindi rimandiamo alle verifiche territoriali la possibilità di creare sinergie con questi attori territoriali.

Passando alla ristorazione, nonostante permanga una certa reputazione di “buona cucina” legata alla Ciociaria, il sistema ristorativo ciociaro è apparso finora scarsamente dinamico e poco attento all’evoluzione della domanda. L’offerta si presenta poco articolata e standardizzata perlopiù su poche preparazioni poco caratterizzate localmente, senza riuscire a rappresentare compiutamente la varie-gata originalità di ogni territorio di provenienza. L’offerta di ristorazione si presenta nel complesso appiattita, senza significative differenze da zona a zona, con il risultato di esprimere la cucina tradi-zionale come un insieme indistinto, dalla scarsa visibilità e costituito da un repertorio limitato di specialità. Di contro, pochi ristoratori si curano di migliorare e diversificare l’offerta, dimostrando scarsa propensione all’innovazione.

Considerando due delle guide più attente a valorizzare le offerte locali e di maggiore diffusione (“Ristoranti d’Italia 2011” del Gambero Rosso e “Osterie d’Italia 2010 di Slow Food) possiamo indi-care, anche in questo campo, un quadro che mostra ampi margini di miglioramento.

Volendo ora esaminare più nel dettaglio le diverse strutture ristorative, rispetto sia alla loro “qualità” che alla loro dislocazione territoriale provinciale emerge, come già accennato in prece-dente, una debolezza (anche numerica) della cucina ciociara con poche eccellenze dislocate, talaltro, in un ristretto numero di comuni.

L’analisi delle guide evidenzia soltanto 16 segnalazioni tra tutte le strutture ristorative presenti in Ciociaria le quali, a loro volta, risultano essere concentrate in 12 dei 91 comuni facenti parte della provincia con un’incidenza percentuale pari appena al 13% del totale provinciale.

Tra i comuni che hanno ristoranti segnalati spicca in maniera forte quello di Acuto il quale, benché sia un comune molto piccolo, detiene ben tre strutture ristorative segnalate proponendosi, di fatto, come il centro provinciale più importante per l’offerta ristorativa di qualità.

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55 I Servizi al Turismo e alla Cultura - Capitolo V

Accanto a questo troviamo, con 2 strutture segnalate ciascuno, il comune di Castro dei Volsci e di Frosinone, mentre i comuni di Anagni, Casalvieri, Cassino, Castrocielo, Ferentino, Fiuggi, Fontana Liri, Paliano e Serrone presentano una sola struttura ristorativa segnalata.

Appare evidente come, oltre alle considerazioni già fatte sulla scarsa incidenza del numero delle strutture segnalate rispetto sia al numero totale che ai comuni interessati, altre ne emergano riguardo alla esigua presenza di ristorazione di qualità in centri turistici importanti come Fiuggi (dove invece si concentra la maggior parte delle strutture ricettive anche di pregio) o come la stessa Frosinone che manifesta una sua debolezza anche rispetto a questo segmento dell’offerta turistica.

Pertanto è essenziale ricordare come anche in questo settore dell’offerta turistica, così impor-tante in quanto complementare ed integrativo di quella culturale/medioevale individuata come asset principale del progetto, sia opportuno mettere in atto una energica riqualificazione partendo, attra-verso un processo di innovazione, anche dalla riscoperta della cucina e delle tradizioni medioevali eliminando tutti quegli elementi spuri che nel tempo l’hanno inquinata senza apportare concreti elementi di qualità.

Attività già iniziata con il progetto “Pane, Vino e Ciociaria” e che potrebbe essere ampliato con l’inserimento di ricette e sapori delle tradizioni medioevali.

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Capitolo VI

Il Progetto

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6. Il Progetto

La disamina che abbiamo condotto fino a questo punto di tutti i beni riconducibili, in provincia di Frosinone, al tema medievale ha offerto un quadro di sintesi valutativa degli asset territoriali che costituiranno le colonne portanti dell’offerta territoriale, da valorizzare e da animare.

Alla base della proposta di “Medioevo in Ciociaria” ci sono alcuni principi di base:

Esiste un patrimonio storico - artistico di pregio nel frusinate, legato al Medioevo, poco cono-sciuto al di fuori del territorio.

Questo patrimonio soffre generalmente di problemi di accessibilità, quindi non è facile visitarlo e manca di supporti che aiutino il pubblico curioso ma non specialistico a capirne i valori; mancano spesso orari sicuri in cui vistare i beni, sono necessarie azioni di messa in sicurezza e restauri, sareb-bero utili guide specializzate e pubblicazioni di approfondimento.

Per rendere questa offerta attraente è importante vivacizzare i luoghi importanti dal punto di vista culturale, fornendo servizi alla cultura e al turismo che non rappresentano soltanto un’occasione di reddito per il territorio, ma possono costituire in se stessi una motivazione di visita.

Oltre ai servizi, un’altra modalità di animazione territoriale è rappresentata dagli eventi del territorio, in particolare di quelli di tematica medievale o che si svolgono in location legate a quel periodo storico. Il problema, e non solo in questo caso, è quello di assicurare degli standard di qualità che, soprattutto nel caso dello spettacolo dal vivo, non sono codificabili. La qualità però deve essere un criterio di ingresso al quale non è possibile mai derogare, perché non ha senso fare proposte territoriali e investire in comunicazione se poi il prodotto turistico non rispetta le qualità promesse. Nel caso degli eventi, quindi, la qualità deve essere innanzitutto filologica, dei conte-nuti e poi di resa artistica.

L’iniziativa nel suo complesso mira ad essere ripetuta ogni anno, con gli stessi appuntamenti arti-colati nel corso dell’anno. Trattandosi di un progetto che riguarda l’intera provincia e che prevede attività all’aperto e spostamenti si è previsto di proporre iniziative articolate per tutti i mesi fra marzo e ottobre, dislocate nei centri di maggiore interesse di tutta la provincia.

Dal momento che si è verificato che non esiste allo stadio attuale una dotazione di momenti di animazione sufficiente a costituire la massa critica che si ritiene necessaria, si sono immagi-nate delle occasioni aggiuntive, degli eventi progettati ex - novo per integrare il calendario già presente. Le proposte di animazione si strutturano quindi in due macro - categorie: eventi già esistenti ai quali “Medioevo in Ciociaria” darà un opportuno sostegno e che aiuterà attraverso al predisposizione di attività collaterale, aggiuntive a quelle tradizionalmente presentate, ed eventi nuovi.

Vogliamo fortemente rimarcare che “Medioevo in Ciociaria” non è un cartellone di eventi. Il suo obiettivo principale è la creazione di un prodotto di turismo culturale legato ai beni del terri-torio. Per la creazione di questo prodotto è necessario dotare i beni stessi di servizi, attualmente assolutamente sottodimensionati. La finalità è però quella di riuscire a creare un sistema di beni culturali che poi possa offrire stabilmente ai visitatori beni accessibili, ben conservati, leggibili (tramite guide turistiche qualificate o attraverso le nuove tecnologie) e collegati fra loro, accanto al quale si consolidi una proposta ricettiva e ristorativa di pari qualità (questo non significa in nessun modo che tutta la provincia debba offrire solo hotel 5 stelle lusso, o ristoranti a 3 stelle Michelin; quello che si perora è invece un sistema di eccellenza nel proprio segmento, quindi ottime trattorie tradizionali e piacevoli alberghi a 3 stelle, tanto quanto offerte per il segmento lusso). In questa prima fase la dotazione di servizi non potrà essere attivata, in tutta la sua varietà e complessità, in maniera continuativa, ma potrà solo riguardare i momenti di animazione terri-toriale e le aree in cui questi avvengono, ma è chiaro che l’obiettivo deve essere quello di creare

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un’area di eccellenza di servizi ai beni culturali, così che la provincia possa diventare realmente una possibile tappa intermedia a tutti quei turisti internazionali che percorrono annualmente la direttrice Roma - Napoli - Pompei, oltre che per l’abbondante bacino di residenti romani e partenopei.

Deve essere altresì chiaro che il momento di comunicazione, necessario e impegnativo dal punto di vista economico non può essere che successivo alla creazione del prodotto. Non esiste oggi un “Medioevo in Ciociaria” che possa essere promosso e venduto, poiché i beni in sé, che esistono e sono molto interessanti, non costituiscono automaticamente un prodotto vendibile sul mercato delle proposte turistiche.

Una volta messo a punto il prodotto, però, la campagna di comunicazione dovrà assolutamente esserci, perché sarà fondamentale per creare un immaginario intorno alla Ciociaria e quindi per attrarre visitatori. Il tema della diffusione di una diversa reputazione della Ciociaria è ovviamente centrale ed è all’interno di questo obiettivo che si situano anche alcune delle nuove proposte, come quelle del premio letterario o del convegno, col quale si vorrebbe anche attrarre nuova ricerca storica ed artistica sul territorio.

La distribuzione dei beni, per quanto capillare, non comprende naturalmente tutto il territorio in maniera omogenea. Esistono, come è noto, due polarità, quella di Cassino e quella delle città erniche. L’intento è chiaramente quello di coinvolgere sezioni sempre più ampie del frusinate ed altre manifestazioni ed ulteriori operatori economici, con la progressiva messa in qualità del terri-torio. La proposta medievale sarà il brand della Ciociaria, attraverso il quale guadagneranno visibilità anche le altre sue risorse.

Questo capitolo si articola quindi in un’analisi dettagliata della proposta complessiva di “Medioevo in Ciociaria”. Il primo paragrafo sarà dedicato alle azioni cosiddette “di sistema”, a quelle attività, cioè, che non avverranno in un luogo puntuale, in una settimana specifica, ma interesseranno tutta l’area per tutta la durata dell’iniziativa; in queste rientrano le attività di comunicazione e di formazione, ad esempio, che dovranno accompagnare la costruzione del prodotto.

In seguito si descrivono le attività già in essere sul territorio, che il progetto vorrebbe soste-nere e completare, e si affrontano quindi le nuove proposte di azioni da integrare alla prece-denti. Si arriva così a definire in cosa dovrebbe consistere “Medioevo in Ciociaria”, articolato nel corso di otto mesi (da marzo a ottobre) affrontando una grande varietà di proposte culturali e di intrattenimento, che rappresentano altrettanti punti di vista rispetto ai quali avvicinarsi ai primi secoli del primo millennio.

La variazione di linguaggi è anche un mezzo per raggiungere target diversi: dai concerti di musica colta, ai giochi e tornei, si vuole declinare il Medioevo in modo che raggiunga età diverse, gruppi con interessi differenti e anche persone che esprimono preferenze diverse sull’utilizzo del proprio tempo libero. Un elemento caratterizzante trasversalmente però questa proposta è quella di predi-ligere il coinvolgimento attivo: rispetto al poter vedere e ascoltare si sono volute creare molte possi-bilità per fare, imparare, giocare, camminare, costruire in prima persona. L’occasione di svago in Ciociaria dovrebbe essere coniugata il più possibile con una possibilità di apprendimento, che assi-cura maggior divertimento e quindi fidelizzazione.

Dopo aver affrontato quindi uno scenario di ulteriore accrescimento dell’offerta, per il quale è necessario prevedere maggiori risorse e tempi più lunghi di realizzazione, si affronta la questione della possibilità di anticipare all’anno in corso una parte di quello che si vorrà offrire con Medioevo in Ciociaria. Si ipotizza quindi un’anteprima della manifestazione per il 2011.

Per guadagnare in concretezza il progetto di massima è corredato di un’analisi dei possibili costi delle varie iniziative e di un’indicazione riguardo alle tipologie di soggetti che potrebbe essere utile coinvolgere nella realizzazione di questa iniziativa di grande respiro.

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6.1 Le Azioni “di Sistema”

È del tutto evidente come il complesso di interventi diffusi sul territorio nei quali si articola “Medioevo in Ciociaria” debba essere inserito ed inquadrato in una cornice di azioni che possono essere definite “trasversali” o “di sistema” e riguardano diversi aspetti - di natura comunicativa e promozionale - , spesso fondamentali per l’attuazione stessa e la buona riuscita dei progetti di sviluppo locale, in termini di coordinamento, supporto, amplificazione e disseminazione.

In questo senso - seguendo un approccio che è proprio dei piani di marketing - gli step propedeu-tici da compiere rispetto ad un orizzonte strategico riguardano anzitutto, su un versante, la costru-zione di mailing list settoriali e, su un altro, lo studio e la creazione dell’immagine coordinata.

Nel primo caso, le mailing list corrisponderanno ai diversi segmenti della domanda, a partire dall’individuazione dei target primari (residenti, turisti singoli, gruppi intermediati e non, scuole, ecc.) e secondari (altri soggetti capaci in qualche modo di influenzare i primi, nonché di contri-buire direttamente ad una migliore attuazione del progetto stesso, cioè rispettivamente i cosiddetti “influenzatori” ed “influenti”: opinion maker, sistema dei media, tour operator e agenzie di viaggio; ma anche operatori di settore presenti nell’area, in qualità di prestatori di servizi, ad esempio nel campo della ricettività, della ristorazione, dei trasporti; e infine, partner potenziali, pubblici o privati, quali decision maker, istituzioni, fondazioni e associazioni) verso i quali destinare e “mirare” le azioni di comunicazione e di promozione; in altre parole si costruirà un efficace strumento operativo di base in vista di un triplice obiettivo: animare il territorio e le sue risorse materiali ed umane intorno al progetto e alla sua realizzazione fin dalle fasi iniziali della realizzazione, aumentarne la reputazione e posizionare sul mercato il prodotto “Medioevo in Ciociaria”.

Nel secondo caso, si tratterà invece di associare una serie di elementi grafici alle peculiarità tema-tiche e tipologiche di “Medioevo in Ciociaria” e della sua offerta, creando un marchio, un logotipo e compiendo scelte cromatiche, che - insieme alla linea grafica che ne sarà diretta traduzione - verranno poi declinati ad hoc ed applicati sia agli strumenti informativi e di comunicazione sia a quelli pubblicitari e promozionali previsti dal progetto. In tal modo l’intero sistema dell’offerta diverrà riconoscibile all’esterno attraverso una rappresentazione coordinata, sintetica, univoca e progressi-vamente sempre più “familiare” per il pubblico, ma si innescherà anche un processo di rafforzamento dell’identità “interna” presso tutti i soggetti e gli operatori coinvolti, a partire dalla crescita del loro senso di appartenenza.

Quanto realizzato nell’ambito di questa prima fase propedeutica costituirà poi la base per le attività ulteriori. Più specificamente:

� una struttura di Comitato Tecnico Scientifico (composto da esponenti della Giunta Camerale, rappresentati degli enti firmatari dell’accordo di partenariato ed accademici) avrà una funzione di indirizzo, armonizzazione e monitoraggio delle risorse e delle attività multidisciplinari legate all’esecuzione delle diverse azioni in cui il progetto si articola;

� in stretta interazione sinergica con il Comitato tecnico Scientifico, un Ufficio Stampa, Comunicazione e Pubbliche Relazioni lavorerà da interfaccia con l’esterno: da una parte, l’attenzione sarà concentrata su quella particolare categoria di “influenzatori” globali che è rappresentata dal mondo dei media, tenendo contatti con le redazioni e i singoli giornalisti di quotidiani, periodici (di settore e generalisti), reti radiotelevisive, inviando materiali, dossier, immagini e comunicati, dedicando (anche attraverso azioni di viral marketing) un’attenzione specifica all’universo del web e dei media digitali e al loro crescente ruolo di opinion e trend maker, raccogliendo i feedback relativi ai diversi segmenti raggiunti; da un’altra parte, verranno promossi, coordinati e gestiti processi di animazione territoriale ed una campagna di relazioni pubbliche destinati (per lo più a livello locale, cioè provinciale o, al massimo, regionale) agli altri cosiddetti “influenti” ed “influenzatori”, stimolando tutte queste diverse categorie di interlocu-tori ad offrire il proprio contributo al progetto e incentivando le loro adesioni; in questo caso il fine non è dunque solo quello di supportare lo sviluppo della reputazione territoriale, ma anche quello di individuare e coinvolgere nelle fasi operative e realizzative - come potenziali sosteni-

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tori, partner e finanziatori - istituzioni, soggetti ed enti, sia pubblici che privati. All’interno delle categorie suddette, un posto di rilievo va senz’altro assegnato a quella dei cosiddetti interme-diatori, come i tour operator e le agenzie di viaggio, che sono il tramite più efficace per raggiun-gere fasce significative di turisti ed escursionisti o, nel caso di quelle specializzate, il segmento scolastico e della formazione in genere (ivi compreso il long - life learning): dunque, su scala progressivamente crescente (locale, nazionale e internazionale), sempre a partire dalle mailing list settoriali cui si è fatto riferimento, si potranno organizzare incontri (anche in occasione delle fiere e delle borse del turismo) e attivare un sistema di educational che informi ed aggiorni tali operatori, sostenendoli ed incentivandoli nell’inserimento del nuovo prodotto nei loro panieri di offerte turistiche, ma si potrà arrivare anche ad un loro coinvolgimento più profondo nella fase attuativa, ad esempio nella progettazione esecutiva dei pacchetti turistici di “Medioevo in Ciociaria” da offrire al pubblico. A sua volta, il suddetto segmento della formazione (a tutti i livelli), proprio per il suo intrinseco interesse in senso quali - quantitativo, si presta ad azioni “mirate” ulteriori rispetto a quelle che coinvolgano i tour operator specializzati, cioè verso i singoli docenti dei cicli di primo e secondo grado, le istituzioni di formazione superiore come le università pubbliche o private, ma anche altre strutture come le università popolari: rivolgendo loro un altro sistema di educational articolato nel tempo e strutturato come i corsi di aggiorna-mento, oppure - come vedremo meglio in seguito - collegando su piano scientifico alcuni temi di “Medioevo in Ciociaria” con i sistemi di crediti formativi sarà infatti possibile trasformare i soggetti sopra citati in promotori dell’esperienza di visita dei beni e della fruizione dei servizi previsti dal progetto, in modo da raggiungere in maniera diretta e mirata il target degli studenti e dei discenti in genere, appartenenti a diverse fasce di età (e va, tra parentesi, rilevata l’ulteriore positiva funzione “virale” che gli studenti, soprattutto i più giovani, una volta compiuta l’espe-rienza in ambito scolastico, possono assumere “in privato” nei confronti dei rispettivi nuclei familiari, con evidenti effetti moltiplicatori);

� il portale web ufficiale rappresenterà un altro strumento molto importante per promuo-vere l’immagine di “Medioevo in Ciociaria” e veicolare all’esterno le informazioni e gli aggior-namenti sulla sua offerta, anche grazie alla necessaria sinergia con le attività dell’Ufficio Stampa, Comunicazione e P.R. e attraverso l’attenzione particolare dedicata alle interazioni con i social network (come Facebook e Twitter) e alle piattaforme di condivisione di contenuti multime-diali (come Youtube). Naturalmente, si dovrà prevedere l’individuazione e l’attivazione di una struttura tecnica e di una redazione che siano in grado di gestirlo e implementarlo sotto tutti i profili, rendendolo il più possibile dinamico e “aperto”, cioè aggiornandone costantemente i contenuti, rispondendo ai contatti, animando una glocal community di appassionati e sosteni-tori, compiendo azioni mirate di comunicazione e di marketing via web. Per ciò che riguarda i contenuti, il sito dovrà offrire al pubblico non solo la già citata possibilità di informarsi in maniera “statica” e istituzionale sui beni culturali, sui servizi offerti e sugli eventi proposti, ma anche materiali e contenuti speciali (non solo testuali e fotografici, ma audio e video), approfondimenti e link capaci di creare curiosità e attrarre l’attenzione, aree dedicate all’interazione con e fra gli utenti e, soprattutto, utilities (ad esempio, servizi di prenotazione on - line, oppure un sistema di mappe GPS scaricabili su dispositivi mobili) che consentano ai singoli e ai gruppi (o agli stessi intermediatori, magari attraverso sezioni riservate) di programmare e di gestire “in remoto” le proprie attività (e, a tal fine, al sito potrà essere affiancato anche un numero verde unico, gestito dalla medesima struttura tecnica e redazionale). Va comunque sottolineato che, dal punto di vista operativo, le possibili strade da percorrere sono due: quella di progettare ed attivare il sito totalmente ex novo, oppure - secondo un approccio più collaborativo ed attento a possibili economie di scala - quella di confrontarsi ed integrarsi con le esperienze di qualità, particolar-mente significative e ben strutturate in atto a livello locale - sia in campo pubblico e istituzionale che in campo privato - e implementare e sviluppare siti o portali già esistenti o creare al loro interno specifiche sezioni dedicate a “Medioevo in Ciociaria”;

� un altro strumento e veicolo fondamentale per la comunicazione dei contenuti e delle informazioni relativi non solo ai beni storici, artistici e architettonici presenti sul territorio, ma anche alle sue bellezze naturalistiche, alle sue risorse agroalimentari, alle sue tradizioni popolari e religiose e agli altri eventi spettacolari e culturali che lo animano potrà essere costituito - in affiancamento al portale web e secondo una declinazione più tradizionale e meno virtuale e

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smaterializzata - da una collana di pubblicazioni cartacee, realizzate - sempre secondo gli indi-rizzi grafici dell’immagine coordinata - in diversi formati (dai dépliant alle guide vere e proprie, ma sempre con un’attenzione particolare alla loro agilità ed usabilità), ma sempre caratteriz-zate sia da un taglio editoriale fortemente comunicativo ed accattivante sia dal rigore scienti-fico e dalla completezza delle informazioni: è per questo che per la cura e la realizzazione della collana - esattamente come dovrebbe avvenire anche rispetto ai contenuti culturali presenti nel portale - si ritengono fondamentali il ruolo e il contributo dell’Università di Cassino e dei suoi specialisti;

� sarà necessario ricorrere anche alla “leva” della pubblicità, tenendo tuttavia presente che spesso - al di là del suo affiancamento e della sua integrazione con gli strumenti e le azioni descritti fin qui - essa risponde a logiche proprie e essa richiede investimenti “dedicati” e potenzialmente gravosi, ponendo dunque la delicata questione delle risorse economico - finanziarie a disposi-zione e del loro migliore dosaggio in questo campo in termini di efficacia. Questo significa che, se da un lato non si potrà e non si dovrà rinunciare del tutto a realizzare - sia pure con parsimonia - una classica campagna con connotati “generalisti”, incentrata tradizionalmente sull’affissione statica e dinamica, sugli spazi tabellari su giornali e riviste (o sulla realizzazione ad hoc di inserti divulgativi da allegare), sugli spot radiofonici e/o televisivi, sui banner nel web, ecc., da un altro lato bisognerà invece concentrare gli sforzi ideativi e realizzativi su alcune azioni, economica-mente vantaggiose in termini costi/benefici, “mirate” direttamente su segmenti specifici dei target (le cosiddette “nicchie”), assegnando carattere di priorità a quelli più definiti e più facil-mente conquistabili (a partire quindi da “influenzatori” ed “influenti”);

� sul contiguo versante della promozione, al di là della sua tangenza e sovrapposizione con diverse delle azioni passate in rassegna finora, sarà opportuno orientarsi innanzitutto sul tema della fidelizzazione del pubblico, intesa in particolar modo come incentivazione alla ripetizione dell’esperienza di visita: in questo senso, proprio a partire dalla diversificazione tipologica dell’offerta che caratterizza “Medioevo in Ciociaria”, si pensa di attivare una card a punti, legata ad un concorso basato sul meccanismo della “caccia al tesoro” (ma anche del “gioco dell’oca”), per il quale il singolo visitatore ad ogni sua visita e/o partecipazione ad un’attività o a un evento di “Medioevo in Ciociaria” accumulerà progressivamente sulla sua card personale un punteggio e una serie di indizi che, rispettivamente, lo faranno accedere a sconti o facility da utilizzare sul territorio, e lo guideranno verso la soluzione di un quiz enigmatico, dandogli la possibilità di vincere un premio finale, sempre collegato all’offerta territoriale. Questo piccolo strumento ludico consente infatti non solo di istituire con il pubblico un contatto non occasionale, inco-raggiandolo al tempo stesso a tornare più volte sul territorio con motivazioni e mete differenti, ponendo così le basi per ottenere al tempo stesso diversi risultati positivi: l’incremento degli arrivi in termini assoluti, la disseminazione dei flussi su aree più ampie e diversificate, nonché la loro destagionalizzazione.

Va infine sottolineato che, accanto a queste azioni, tutte orientate alla comunicazione e alla promozione del progetto e al marketing dei suoi prodotti e della sua offerta, sarà necessario pensare, progettare e realizzare un’altra categoria di interventi “di sistema”, non meno impor-tanti per la buona riuscita delle iniziative di “Medioevo in Ciociaria”: si tratta di un programma articolato di corsi di formazione (con livelli e obiettivi diversi: dalla professionalizzazione vera e propria all’aggiornamento) destinato agli addetti e agli operatori dei diversi settori della filiera turistica coinvolti nel progetto, con particolare riferimento ai servizi di ristorazione, ricetti-vità e di guide turistiche, che ci appaiono snodi davvero decisivi per integrarsi con i processi di valorizzazione dei beni culturali, delle risorse ambientali e delle tradizioni locali, garantendo un buon tasso di attrattività e di ospitalità del territorio. Pur senza approfondire in questa sede il dettaglio dei possibili contenuti e delle modalità attuative di tali corsi, se ne può comunque fin d’ora enunciare l’obiettivo primario, che - al di là del generico aumento dei livelli qualitativi dell’offerta territoriale grazie al miglioramento del capitale umano - consiste soprattutto, e più specificamente, nello sviluppo, presso gli addetti e gli operatori, di una sensibilità mirata e di un know how in qualche modo specialistico sul “taglio” e sulla caratterizzazione medievale (e sulle loro conseguenti declinazioni e sfumature) con cui si intende connotare tanto l’identità quanto l’offerta territoriale.

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6.2 Le Azioni Dedicate ai Beni Culturali

L’analisi compiuta nella prima parte del lavoro ha fatto emergere con chiarezza come il patrimonio storico, artistico e architettonico appartenente al periodo medievale rappresenti per la Ciociaria un tratto decisamente caratterizzante, sia in termini quantitativi che qualita-tivi, e dunque un capital asset sul quale puntare per innescare processi di valorizzazione terri-toriale e di sviluppo locale basati sui beni culturali e sul turismo ad essi collegato; al tempo stesso, tuttavia, sono emerse le caratteristiche intrinseche di tale patrimonio, che mostrano aspetti talvolta anche controversi: all’esistenza di una buona “massa critica” di beni, abba-stanza ben distribuiti sul territorio (le emergenze coinvolgono oltre 40 Comuni, equamente divisi fra zona nord - ernico - simbruina, più Fiuggi, Arpino ed i rispettivi dintorni - e zona sud della provincia - il cassinate, gli Aurunci e la Val di Comino) e con punte di eccellenza assolute (rispettivamente, gli affreschi della cripta di San Magno ad Anagni e il patrimonio librario a Montecassino) fanno infatti da contraltare le questioni dell’accessibilità e della conservazione dei beni, diverse (anche notevoli) disparità qualitative, la quasi totale assenza di animazione e di servizi al turismo intorno ad essi (fatti salvi alcuni tentativi coraggiosi e anche ben strutturati, purtroppo assai occasionali e isolati).

In un contesto siffatto, le linee di intervento e la progettualità conseguente appaiono quasi obbli-gate: come già accennato, si tratta soprattutto di strutturare un’offerta di servizi e di attività che ruoti attorno ai beni medievali del territorio, con l’obiettivo di farli conoscere presso un pubblico che largamente ne ignora persino l’esistenza, di attrarre visitatori, di costruire attraverso la narrazione un immaginario che abbia anche un valore di autoconsapevolezza identitaria per il territorio stesso; e poiché, d’altro canto, è stato relativamente facile individuare, nell’attuale situazione dell’offerta, le esperienze meglio posizionate e maggiormente integrabili con lo spirito e la struttura comples-siva dell’intero progetto (tenendo conto di parametri qualitativi, di riscontro di pubblico, di colloca-zione geografica e temporale), si è pensato che tali esperienze potessero costituire un’ottima base di partenza per compiere gli interventi, in questo caso “appoggiandosi” dunque all’esistente, sostenen-dolo, valorizzandolo e implementandolo mentre se ne mettono a frutto le potenzialità intrinseche (anche in termini di economie di scala).

I due principali punti di applicazione di tali interventi - che dovranno corrispondere ad uno sforzo progettuale, organizzativo e anche finanziario - sono stati dunque individuati nel complesso di cele-brazioni ed eventi legati al corteo storico Terra Sancti Benedicti che si svolge a Cassino nel mese di marzo (per una settimana) e nella manifestazione “Alatri Doc” che si tiene nel mese di giugno in concomitanza con il Natale della città (per un week end).

L’idea è quella di costruire intorno a queste occasioni - che hanno già una loro visibilità ed attrag-gono un’interessante “massa critica” di pubblico - un’offerta innovativa di servizi di visita ai beni medievali presenti nelle due aree cui Cassino e Alatri appartengono, creandola pressoché ex novo nel caso del cassinate e integrandola con una forte amplificazione territoriale nel caso della zona settentrionale, ernico - simbriuina.

Così, nel corso della settimana di celebrazioni benedettine, al corteo storico, alle cerimonie religiose, al Palio dei castelli, alla Fiera del Santo, agli altri momenti spettacolari (concerti e fuochi d’artificio), verrà affiancato un sistema di visite guidate, ben più ampio ed articolato di quello che attualmente coinvolge le sole scuole del territorio, sia dal punto di vista dei conte-nuti sia dal punto di vista geografico: il fondamentale ruolo storico, politico e culturale dell’Ab-bazia di Montecassino nella Terra Sancti Benedicti e oltre potrà essere raccontato dentro e fuori dall’Abbazia stessa, attraverso il suo Museo, la scoperta dell’inestimabile patrimonio librario e documentale che la sua Biblioteca e il suo Archivio ospitano, le architetture religiose e i note-voli cicli di affreschi presenti ad Aquino, Castrocielo, Caprile di Roccasecca, Belmonte Castello, S. Vittore nel Lazio, S. Elia Fiumerapido, Alvito ed Ausonia, oppure le tracce urbanistiche medioevo che caratterizzano diversi centri (quelli della Val di Comino, ma anche Cervaro, Colle San Magno, la stessa Esperia),.

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Per quanto riguarda “Alatri Doc”, invece, la sua durata dovrà essere ampliata dagli attuali tre giorni all’intera settimana e anche al week end precedente e, al tempo stesso, l’attuale offerta di visita ai beni, che appare comunque già connotata da una buona qualità e da modalità sovrapponibili a quelle del presente progetto, dovrà essere maggiormente caratterizzata dal tema medievale e dovrà dive-nire in un certo senso itinerante, coinvolgendo quindi i molti altri centri di rilievo del territorio circo-stante (da Anagni, Ferentino, Boville Ernica e Veroli a Fumone e Collepardo, fino alle stesse Fiuggi ed Arpino, solo per citare gli esempi principali).

La nuova offerta sarà caratterizzata e articolata secondo queste modalità:� più che visite a singoli beni o a gruppi di beni collocati nello stesso centro verranno proposti

itinerari fra centri diversi, il che spingerà i visitatori a muoversi all’interno del territorio e ad avere dunque la possibilità di entrare in contatto anche con le altre sue peculiarità, compiendo un’espe-rienza più dinamica e stratificata (in questo modo, su un altro piano, si creeranno evidenti vantaggi nella distribuzione dei flussi, che sarà più ampia e dislocata);

� le visite saranno condotte da guide formate ad hoc sulle tematiche medievali affrontate, anche grazie alle attività formative specialistiche previste, come si è visto, da una delle azioni “di sistema”, ma verranno offerte al pubblico anche alcune occasioni speciali (magari incentrate su aspetti parti-colari del patrimonio), nelle quali la guida sarà un esperto di chiara fama, proveniente dal mondo dell’università e della ricerca;

� le visite potranno essere integrate sia da minicorsi pratici su alcuni temi collegati ai beni che abbiano particolare rilievo e si prestino ad una declinazione non solo frontale, ma più coinvolgente e capace di coinvolgere la manualità (un esempio su tutti possono essere le tecniche di composi-zione e restauro dei mosaici), in modo da stimolare e rispondere alla richiesta di “turismo attivo”, sia da un’offerta di ristorazione tematica di ottimo livello (incentrata cioè su una proposta di ricette di derivazione medievale, frutto di un attento lavoro di ricerca e selezione e di un altrettanto attento monitoraggio della qualità: il tutto, anche in questo caso, in correlazione con le attività di formazione professionale descritte nelle azioni “di sistema”), che - mentre arricchisce e approfondisce su altri piani l’esperienza culturale, rendendola più “totale”, coinvolgente e dunque “memorabile”– riesca a porsi a sua volta anche come ulteriore motivazione a se stante per ritornare nel territorio in altre occasioni;

� ci sarà la possibilità di compiere le visite sia per i gruppi organizzati sia per i singoli turisti (effet-tuando le prenotazioni “in remoto”, cioè attraverso il portale internet e il Call Center previsti nell’am-bito delle azioni e degli strumenti “di sistema”);

� verrà costruito un paniere di scelte “tagliate” su misura per diversi livelli di approfondimento (scolastico per i ragazzi dei diversi cicli formativi, divulgativo per il grande pubblico, superiore per gli esperti e più appassionati) e per diversi specifici segmenti di pubblico (dagli stessi bambini ai turisti stranieri, fino a soggetti portatori di disabilità);

� il suddetto paniere di scelte “open” potrà inoltre essere affiancato da proposte strutturate e “chiuse”, nella forma di veri e propri pacchetti turistici integrati, la cui progettazione, costruzione e commercializzazione potrà avvenire anche grazie alla collaborazione con un tour operator, secondo le modalità già accennate nell’ambito delle azioni “di sistema”.

Infine, qualora le condizioni lo consentissero, sia a livello finanziario sia a livello organizzativo, l’in-tera tipologia di offerta potrebbe essere ripetuta in altri momenti dell’anno, in occasione di appun-tamenti particolarmente significativi per il territorio, non necessariamente e direttamente connessi con il tema medievale, andando così ad intersecarsi e ad integrarsi con altre; in questo modo, tra l’altro, si getterebbe un ponte verso uno degli obiettivi strategici del progetto: quello della valoriz-zazione permanente del patrimonio dei beni medievali del territorio, innanzitutto attraverso la loro immissione nel circuito della fruizione continuativa, che rappresenta in sé una vera e propria pre - condizione anche per la tutela e la salvaguardia della loro integrità.

Dunque, oltre agli appuntamenti “classici” delle Giornate del FAI e alla Settimana della cultura, pensiamo soprattutto ai major events che caratterizzano l’offerta di spettacoli della provincia e atti-rano fasce di pubblico significative e interessanti, anzitutto dal punto di vista numerico: l’Atina Jazz Festival, il Liri Blues Festival o gli stessi “Fasti verulani”, solo per fare alcuni esempi, potrebbero

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costituire un ottimo “pretesto” per intercettare nuovi visitatori potenziali, indirizzandoli e canaliz-zandoli verso il patrimonio medievale e le sue storie e “trattenendoli” per un tempo maggiore nel territorio, attraverso proposte integrate strutturate ad hoc, nella quali la fruizione delle performance dal vivo (a dire il vero, spesso tendenzialmente occasionale e casuale) si trasformi in un’opportunità e in un’esperienza più complessa, ricca e profonda di scoperta e di conoscenza della Ciociaria e dei suoi tesori nascosti.

6.3 Le Azioni Dedicate alle Arti Performative

Anche nel caso dell’offerta territoriale di spettacolo dal vivo (musica, teatro, tradizioni popolari e di matrice religiosa), l’analisi compiuta ha evidenziato, in termini di criticità e di potenzialità, peculiarità che suggeriscono un approccio simile a quello seguito per i beni culturali. Quindi, più che aggiungere nuovi eventi - magari di grandi dimensioni e portata, al fine di ottenere un effetto - faro capace di concentrare l’attenzione sul territorio per il tempo della loro durata, che si rivelerebbe tuttavia effi-mero e inoltre tenderebbe inevitabilmente a “schiacciare” e danneggiare il resto dell’offerta - si prefe-risce operare una serie di interventi mirati, ma pensati secondo un’unica filosofia e un’ottica di inte-grazione reticolare, con l’obiettivo di sostenere e potenziare le esperienze che sono emerse come le più interessanti, non solo e non tanto in senso assoluto quanto in una prospettiva strategica, in ragione del loro legame diretto al tema medievale e in relazione ad un complesso di parametri che abbiamo già enunciato (qualità, riscontro di pubblico, collocazione geografica e temporale), cui si è aggiunta in questo caso una valutazione dell’appeal complessivo delle rispettive location di svolgimento.

La scelta è così caduta su il corteo storico Terra Sancti Benedicti, che da 16 anni si svolge a Cassino nella settimana che precede il 21 marzo inserendosi nel più ampio ambito delle celebrazioni benedet-tine, organizzate dal Comune insieme all’Abbazia di Montecassino e caratterizzate da un programma particolarmente intenso, nel quale solenni momenti religiosi si alternano con momenti di spetta-colo e cultura (il corteo stesso, sessioni quotidiane di canti polifonici, il Palio dei castelli, concerti di piazza, i fuochi d’artificio) e altre attività collaterali (la Fiera del santo, il mercatino medievale, le visite guidate destinate alle scuole del territorio); Festival lirico di Casamari e sul Festival delle città medievali per la parte musicale (oggi programmati rispettivamente ad agosto e a cavallo fra giugno e luglio), sull’eccellenza assoluta del Festival del teatro medievale e rinascimentale di Anagni (attual-mente previsto ad agosto), sul Palio della Ciociaria storica, che si svolge a settembre a Paliano.

Si tratta di manifestazioni che, tra l’altro, condividono problematiche e criticità molto simili (e peraltro piuttosto emblematiche per l’intero territorio): in particolare, la tendenziale contrazione quantitativa e l’instabilità dei rispettivi cartelloni e calendari, la ripetitività della formula, la capa-cità di mantenimento degli standard qualitativi della programmazione - tutti fenomeni che corri-spondono poi ai tentativi più o meno scomposti di “inseguimento” del pubblico, attuato (a discapito della qualità e dell’idea stessa di proposta e di progettualità coerente) secondo quella che abbiamo definito “tentazione del nazionalpopolare”, ma che - al tempo stesso - spesso derivano anzitutto da difficoltà sia economico - finanziarie sia organizzative. sulle quali è possibile, e in questo caso dove-roso, intervenire direttamente, nella convinzione che queste manifestazioni, una volta risolti i loro problemi sul piano progettuale e gestionale, possano rappresentare un modello da seguire ed eser-citare una sorta di “traino” per tutte le altre.

In questo senso, perciò, la filosofia dell’approccio ruota intorno ad alcuni interventi comuni alle manifestazioni individuate, che possono essere così sintetizzati (mentre per i dettagli delle neces-sarie declinazioni specifiche e personalizzate degli interventi stessi per le tre differenti categorie di manifestazioni si rimanda alla trattazione più specifica che vi farà seguito):

� l’erogazione di un flusso diretto di nuove e più consistenti risorse finanziarie, destinato agli interventi di seguito riportati e condizionato alla loro effettiva attuazione, al fine di fornire un supporto più certo e stabile e/o, dove necessario, di operare un rilancio delle manifestazioni;

� un più deciso utilizzo delle tematiche medievali come “taglio” culturale e come linee di indirizzo programmatiche e strategiche per una migliore definizione dell’identità territoriale e del suo appeal;

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� una conseguente generale estensione sia del numero degli eventi a connotazione medievale proposti nei diversi cartelloni sia, soprattutto, l’integrazione con una serie di attività collaterali (soprattutto di carattere divulgativo - formativo) collegate ai temi delle manifestazioni, nonché con altre tipologie di offerta (quella ristorativa e ricettiva e quella dei beni culturali medievali del terri-torio, come si è già detto), che diano maggiore spessore alla fruizione delle componenti meramente spettacolari e la diversifichino, coinvolgendo e “trattenendo” il pubblico attraverso una partecipa-zione diretta piuttosto che intrattenendolo semplicemente;

� un lavoro di strutturazione di questa nuova offerta integrata in pacchetti turistici “chiusi”, che ne faccia insomma un prodotto vero e proprio da affidare per la commercializzazione a tour operator e/o ad altri operatori del settore (dunque, con modalità analoghe e sinergiche rispetto a quelle accennate per le visite guidate);

� una definizione più coordinata e stabile dei rispettivi calendari, mediante aggiustamenti e spostamenti rispetto agli assetti più recenti, soprattutto al fine di evitare sovrapposizioni e di coordi-narsi nel migliore dei modi sia rispetto agli altri eventi targati “Medioevo in Ciociaria” sia rispetto al resto dell’offerta di eventi e spettacoli;

� la dislocazione degli eventi previsti in porzioni di territorio più ampie di quelle attualmente coinvolte, privilegiando e incentivando la formula del festival “itinerante” e policentrico, in modo da coinvolgere diverse realtà e comunità locali e da indirizzare il pubblico (e dunque i flussi di visitatori potenziali) alla scoperta di destinazioni meno note ma ugualmente accattivanti.

Per passare alle applicazioni specifiche degli interventi previsti dalla filosofia generale, le proposte possono essere così sintetizzate:

� rispetto al Festival del teatro medievale e rinascimentale di Anagni, che è stato scelto sia per la sua pertinenza sia perché rappresenta un’eccellenza assoluta nel contesto dell’offerta di cultura e spettacoli della provincia, lo spostamento del cartellone nel mese di agosto e la sua concentrazione in un periodo di tempo piuttosto definito (una settimana) operati piuttosto di recente (mentre la formula precedente prevedeva una serie di appuntamenti cadenzati nel corso della stagione estiva) possono essere confermati, un po’ per mettere un punto fermo nella programmazione e non diso-rientare ulteriormente il pubblico, un po’ con l’obiettivo di raggiungere un effetto di “massa critica” dell’offerta, ma - al tempo stesso - il cartellone dovrà essere ampliato sia quantitativamente che nei contenuti: quantitativamente, aumentando il numero dei giorni della manifestazione (ad esempio da 7 a 10) e il numero di spettacoli in cartellone e organizzando alcune anteprime di lancio, sia nello stesso mese di agosto che a luglio - il tutto, possibilmente, organizzando alcune delle rappresen-tazioni in comuni diversi da Anagni e utilizzando le location di pregio (e pertinenti alla tematica) che essi sono in grado di offrire; dal punto di vista dei contenuti, compiendo proprio uno sforzo di ampliamento e rivitalizzazione della sezione medievale, che oggi appare un po’ sacrificata rispetto a quella rinascimentale, ad esempio attraverso il ricorso a modalità espressive meno “bloccate” di quelle codificate e cristallizzate filologicamente come “teatro medievale”, e cioè l’apertura a formule di messa in scena più libere, “aperte” e contaminate, come le teatralizzazioni di testi letterari, le mise en espace, gli spettacoli che coniugano la parola e le esecuzioni musicali, fino alle diverse moda-lità possibili del cosiddetto “teatro attivo”, che prevede l’interazione con il pubblico anche mediante meccanismi ludici (l’animazione “di strada”, i giochi di ruolo, le cene - teatro, il teatro sensoriale, ecc.), sempre nel rispetto dei dati storici e storiografici e, anzi, prestando una particolare attenzione alla qualità dei costumi e degli allestimenti. Per ciò che riguarda l’offerta di attività collaterali che si inte-grino e “dialoghino” con la fruizione degli spettacoli, nel corso delle sue giornate il Festival dovrebbe anzitutto proporre a segmenti di pubblico differenziati la possibilità di partecipare - magari ancora una volta secondo modalità non solo “frontali” e dunque coinvolgenti - a seminari, laboratori, confe-renze, brevi clinics e master class, caratterizzati da una forma agile e dal taglio soprattutto divulga-tivo (o comunque modulabile sui singoli segmenti suddetti); inoltre, sempre nell’ottica dell’avvicina-mento del pubblico ad un periodo storico tutto sommato sempre un po’ lontano e misterioso come il Medioevo, sarebbe opportuno coinvolgerlo in un’esperienza “totale” stimolandone ulteriormente i sensi attraverso un’offerta di ristorazione tematica di alto livello, pensata e realizzata sensibilizzando e (come si è detto altrove) formando appositamente gli operatori locali;

� sul versante delle performance musicali, invece, il Festival lirico di Casamari e il Festival delle città medievali sono stati scelti per motivazioni differenti e per compiervi differenti interventi, ma

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in qualche modo anche perché sottendono problematiche e potenzialità complementari e molto rappresentative dell’intero panorama in cui si inseriscono: il primo, infatti, è un appuntamento prestigioso, che coniuga l’attenzione per generi classici e colti (con un forte accento sul canto), l’alto livello artistico e la risonanza del proprio cartellone sia ad una location centrale di indubbio fascino sia ad un’interessante dislocazione territoriale, mentre il secondo ha fatto proprio della dissemina-zione territoriale delle location, del loro carattere medievale e della loro qualità la propria caratte-ristica connotante, costruendo in scenari suggestivi un’offerta di spettacoli altrettanto diversificata in quanto a generi e stili toccati. Come si vede, sono due modelli che - dal punto di vista tematico, progettuale e strategico - nel loro insieme coincidono perfettamente con il senso profondo della nostra proposta, ma che hanno conosciuto negli ultimi anni una sofferenza - come si è detto, presu-mibilmente, di natura economica in primis - che rischia di snaturarne lo spirito, di vanificarne i risul-tati raggiunti fin qui o, addirittura, di metterne a repentaglio la stessa esistenza, privando l’offerta territoriale sia di un duplice punto di riferimento sia di un collante che riteniamo importanti. Gli inter-venti (e i corrispondenti finanziamenti) previsti, dunque, sono anche in questo caso di sostegno e sviluppo e - per quanto riguarda il Festival di Casamari - prevedono: il fondamentale apporto idea-tivo, progettuale, scientifico e realizzativo del Conservatorio di Frosinone; la conferma del periodo di svolgimento, ma con un’estensione dell’offerta, in quanto sia al numero dei giorni di programma-zione sia al numero di eventi giornalieri, nonché il mantenimento dell’attuale formula, con eventi cadenzati nell’arco dell’intero mese (e, naturalmente, una decisa preferenza per la collocazione nei week end); la creazione di una nuova sezione del festival, dedicata appositamente al canto sacro di epoca medievale, nella quale ogni anno le esibizioni dei più grandi cori nazionali e internazionali verranno ospitate non solo nell’abbazia ma anche in altre location di prestigio sparse sul territorio, da individuare con cura (in modo da recuperare quella vocazione alla dislocazione che negli ultimi tempi è andata progressivamente scemando a vantaggio di una più “facile” concentrazione); infine, analogamente a quanto proposto per il festival teatrale di Anagni, l’integrazione della program-mazione con un agile sistema di offerta didattica e divulgativa collegata al tema della musica sacra medievale, con laboratori, incontri, seminari, brevi clinic e master class destinati a fasce di pubblico diversificate e la costruzione di proposte modulari per la fruizione dei contenuti della manifestazione che comprendano anche servizi di ricettività e di ristorazione caratterizzati da una qualità garantita, nonché la già citata possibilità di compiere visite guidate ai beni medievali delle location o, più in generale, delle aree coinvolte secondo le formule descritte nel paragrafo di riferimento. Sempre con la supervisione e l’expertise del Conservatorio di Frosinone, nel caso del Festival delle città medie-vali si propone di mantenere la concentrazione degli eventi nel mese di luglio, adottando anche in questo caso una programmazione cadenzata in corrispondenza dei week end, ma soprattutto si intende riportare la manifestazione alla forza della sua originaria formula itinerante, tornando ad organizzare i diversi concerti indoor e outdoor nel maggior numero possibile di location di pregio storico, artistico e architettonico sparse sul territorio ed aggiungendo all’offerta esistente nuovi appuntamenti tematici, almeno uno dei quali dedicato alla musica sacra medievale e almeno un altro con il quale nel tempo si possano svelare e approfondire le diverse forme in cui si manifesta il legame esistente fra alcuni stili ed espressioni musicali folkloristici arrivati fino a noi per via tradizionale e le loro ascendenze storiche, che spesso risultano essere proprio medievali. Naturalmente, la formula stessa della manifestazione richiede, forse ancor più che nelle altre situazioni passate in rassegna, sia l’intersezione dell’offerta di spettacoli con un sistema di visite guidate dedicate alle location nelle quali si svolgono gli eventi sia la sua integrazione con attività collaterali tematiche e targettizzate di carattere divulgativo e didattico e con la ristorazione anch’essa tematica e di qualità, ancora una volta da proporre al pubblico secondo modalità altamente personalizzabili oppure nella forma “chiusa” del pacchetto turistico. Vogliamo infine sottolineare che il festival, per la sua collocazione tempo-rale, coincide con il momento di maggior concentrazione di eventi e spettacoli musicali nell’area e dunque, attraverso il brand “Medioevo in Ciociaria” che lo accompagna e connota, può essere un catalizzatore e un veicolo di promozione incrociata per le altre manifestazioni, soprattutto nel caso in cui queste - com’è auspicabile e come d’altro canto è già parzialmente in atto in alcune realtà (si veda ad esempio il caso di Atina Jazz) - riescano ad abbracciare in maniera crescente la filosofia itinerante e dislocata e la scelta di promuovere e valorizzare location medievali di pregio attraverso le esibizioni dal vivo, magari gemellandosi con il Festival delle città medievali o arrivando ad affiliarsi, secondo modalità da definire, a “Medioevo in Ciociaria” e al suo sistema di promozione, comunicazione e

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marketing di nuovi prodotti turistici integrati d’area;� per quanto concerne le manifestazioni legate alle tradizioni popolari di connotazione medie-

vale, nell’ambito di un panorama piuttosto variegato ma altrettanto frastagliato e diseguale, si è scelto di concentrare gli interventi e le relative risorse sul Palio della Ciociaria storica di Paliano che - lasciando da parte il complesso di eventi legati alle celebrazioni benedettine utilizzato nel mese di marzo come “pretesto” e punto di riferimento per la valorizzazione dei beni dell’area meridionale della provincia - è apparso non solo come una delle realtà meglio strutturate, ma soprattutto risulta ben collocato sia geograficamente (e per di più in un contesto urbanistico più gradevole di altri) sia temporalmente rispetto alla strategia e alla conformazione generale del progetto, nonché dotata di potenzialità e di margini di miglioramento particolarmente interessanti. Questo Palio è infatti già un punto di riferimento a livello regionale, vista la partecipazione di delegazioni di comuni provenienti da diverse province del Lazio, rappresenta un’occasione di incontro e confronto ludico e agonistico fra tante storie e tradizioni locali e propone al pubblico un carnet già abbastanza diversificato di eventi e attività. Anche in questo caso, dunque, confermando senz’altro il periodo di svolgimento (a settembre, per un intero week end), l’approccio dovrà essere, da una parte, quello del sostegno e del miglioramento dell’offerta attuale, in termini quantitativi e soprattutto qualitativi (una maggiore cura degli aspetti filologici per l’ambientazione e gli allestimenti della “Giostra dell’anello con lancia” e della parata dei cortei storici; il contemporaneo incremento delle delegazioni comunali invitate a partecipare; l’aumento del numero degli stand di enogastronomia ed artigianato; l’innalzamento del livello artistico e della pertinenza tematica di tutti i diversi spettacoli di contorno, ecc.); da un’altra parte, sarà opportuno integrare l’offerta stessa con nuove attività capaci di coinvolgere maggior-mente il pubblico - che in questo caso appare composto per lo più da nuclei familiari - nell’atmosfera e nell’esperienza del palio attraverso modalità ludiche secondo i dettami del cosiddetto “turismo attivo”, rendendolo in qualche modo protagonista di piccoli tornei di giochi antichi, di sessioni guidate di giochi di ruolo in piazza, di rappresentazioni teatrali interattive (ivi comprese le cene - teatro a tema di cui si è parlato anche altrove, da intendere qui come forma spettacolare per proporre enogastronomia e ristorazione tematica di qualità). Non va inoltre dimenticato, su un piano più largo e strategico, che il successo del Palio della Ciociaria storica e del suo modello di sviluppo potrebbero generare sul territorio il cosiddetto “effetto faro”, rappresentando insomma un punto di riferimento, una formula da seguire e, al tempo stesso un’occasione e un “traino” promozionali per gli altri nume-rosi eventi di questo tipo che si svolgono in provincia e ponendo in tal modo le basi per una crescita della loro qualità e, in prospettiva, persino per una loro futura “messa in rete” in una sorta di circuito delle tradizioni popolari e religiose ciociare.

6.4 Le Azioni di Innovazione dell’Offerta

6.4.1 Il Convegno e il Premio Letterario

Come anticipato, si è ritenuto che potrebbe risultare utile integrare l’offerta esistente con nuovi elementi di attrazione, capaci di valorizzare i beni locali e allo stesso tempo di incoraggiare un flusso più significativo di visitatori

La prima azione a cui si è pensato, opportuna anche per incrementare l’interesse scientifico nei confronti del patrimonio medievale ciociaro, è quella dell’organizzazione di un Convegno sul tema.

Il Convegno, a scadenza annuale, tratterà questioni scientifiche inerenti il Medioevo, sarà di livello internazionale da organizzare in collaborazione la Fondazione CISAM di Spoleto e l’Univer-sità di Cassino. Anche per quanto riguarda il convegno, sarà però opportuno intervenire in un senso innovativo, cercando di aprire, per quanto possibile, lo scambio fra ricercatori ad un pubblico inte-ressato al tema.

Rifacendoci quindi alle esperienze dei vari Festival di successo che animano attualmente l’Italia, sarebbe molto interessante che le personalità di maggiore spicco offrissero, accanto alla loro rela-

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zione al convegno, almeno una “Lectio magistralis” aperta ad un pubblico più ampio. A queste andrebbero aggiunte delle “lezioni on field”, ovvero la possibilità per gruppi di scoprire alcuni dei beni architettonici medievali più importanti dell’area. La di comunicarle come “eventi unici”.

Accanto a queste iniziative congegnate perché un pubblico più vasto possa “sfruttare” la presenza degli accademici, sarà strategico prevedere un’iniziativa speculare, per permettere agli accademici di conoscere beni meno noti della provincia e attivare un “passa parola” di qualità che attivi flussi di turisti culturali attratti dai beni ciociari.

Allo stesso tempo potrebbe essere utile immaginare invece una sezione del convegno (o l’intero impianto dello stesso) dedicata a temi più divulgativi, seppure legati alla stessa tematica. Il convegno quindi non si occuperebbe (o non solo) di questioni scientifiche, ma potrebbe indagare i vari media che hanno narrato il Medioevo, quindi i grandi filoni come il fantasy, il fumetto, il poliziesco o noir, il cinema, ecc. Questa scelta permetterebbe agli organizzatori di far intervenire star internazionali, ben note al pubblico generalista e non solo ai circoli di studiosi o di appassionati al tema.

Importante sarà comunque agire, in questa come in tutte le iniziative di “Medioevo in Ciociaria”, senza compromessi rispetto alla qualità, quindi assicurando sempre un alto profilo scientifico e una correttezza indiscutibile delle informazioni, con una forte capacità divulgativa.

Proprio il convegno potrebbe quindi essere una giusta apertura dell’iniziativa complessiva se riuscirà a trasmettere questo “stile” innovativo di Medioevo in Ciociaria che non vorrà essere un intervento dedicato a pochi, ma al contrario vorrà interessare un pubblico più ampio alle tematiche del territorio.

Uno degli obiettivi strategici del progetto è comunque quello di attrarre l’attenzione dei media, da questo nasce la proposta di un Premio letterario.

L’obiettivo del Premio Letterario è di stimolare ed incentivare gli autori letterari alla narrazione di luoghi ed episodi legati al Medioevo in Ciociaria creando di link turistici con il nostro territorio. Questa nuova strategia di marketing turistico è stata brillantemente attuata in molti luoghi nel mondo citati in libri famosi - Parigi e Roma con Dan Brown, Stoccolma con la trilogia Millennium di Larson

Il concorso potrà articolarsi in diverse sezioni, ovvero quelle più proprie del genere di riferimento. Ci potrà essere quindi una sezione dedicata all’illustrazione, al libro a fumetti, oltre che naturalmente al romanzo o al racconto breve.

Ovviamente il Premio sarà il momento di maggiore visibilità territoriale, ma per l’organizzazione dell’iniziativa sarà necessario attivare una campagna di comunicazione che convinca numerosi scrit-tori a presentare le proprie candidature. Elemento dirimente sarà in questo ambito il ricorso ad una giuria composta di nomi di chiara fama, che associno il proprio nome al concorso, oltre che la dispo-nibilità di un premio in denaro per i primi classificati nelle varie categorie.

Per la Giuria, oltre che poter contare su alcuni degli stessi soggetti promotori del progetto, fra cui l’Università, potrebbe essere interessante potersi assicurare la presenza proprio di quegli autori che hanno contribuito a creare l’immaginario contemporaneo sul Medioevo: studiosi come Umberto Eco, i grandi esperti della divulgazione in Italia come Piero Angela, oppure quanti hanno ricreato, attraverso l’evocazione del mistero, un forte interesse intorno ad alcuni temi, come ad esempio Roberto Giacobbo. Probabilmente il concorso dovrà avere una cadenza annuale, quindi in ogni appuntamento potranno convergere la premiazione dell’anno precedente e l’apertura del concorso successivo. In questo modo ci sarà, nuovamente, la concentrazione in un momento di forte comuni-cazione di tutta l’iniziativa.

Per l’insieme di queste due iniziative si è pensato alle uniche location che potrebbero garantire una qualificata presenza di strutture ricettive, quindi Fiuggi e Cassino.

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6.4.2 Le Vie del Medioevo

Per diversificare ulteriormente la proposta, in modo che possa comprendere target più differen-ziati, abbiamo pensato di creare un evento dedicato al “turismo attivo”, a quanti cioè preferiscono una offerta che preveda delle attività da svolgere anche fisicamente, pur senza arrivare a coincidere con un segmento decisamente “sportivo”.

Rifacendoci quindi alle diffuse esperienze di “cammini” più o meno religiosi, si vuole mettere a punto anche per la Ciociaria un’offerta da percorrere in prevalenza a piedi, ma anche in bicicletta o a cavallo, rispondendo a una nuova domanda che si sta imponendo nel settore turistico, sempre più esigente rispetto alla qualità e alla varietà dei servizi offerti. Il nuovo turista si mostra, più che in passato, alla ricerca di esperienze che consentano di trascorrere una vacanza singolare e completa, in cui realizzare uno scambio più intimo e profondo con il territorio prescelto, attraverso la fruizione di beni culturali e artistici, l’osservazione della natura e un nuovo spiccato interesse verso tradizioni e tipicità della cultura ospitante.

Partendo, anche in questo caso, da suggerimenti che vengono da attività già in essere sul terri-torio, crediamo che sarebbe possibile mettere a punto un ventaglio di percorsi tematici da compiere con mezzi alternativi, che permettano la scoperta di realtà poco note del frusinate.

I temi a cui collegarsi, che rientrino nella più generale tematica del Medioevo, possono essere relativi, ad esempio, alla conoscenza delle erbe. Minicorsi sul campo per erboristi già si organiz-zano nell’area di Trisulti da qualche anno e la loro offerta potrebbe essere rinforzata ed allargata ad altre aree. Per i partecipanti quindi i vantaggi saranno diversi: condensare in un’unica esperienza la possibilità di approfondire la conoscenza della flora locale e delle virtù delle piante, tema effettiva-mente già esplorato dai monaci benedettini, e allo stesso tempo conoscere le zone di maggior qualità ambientale del frusinate. La proposta potrà quindi essere articolata sul territorio in vari percorsi secondo i diversi temi da esplorare.

Potranno nello stesso modo essere attrezzati percorsi celestiniani, sulle varianti della Francigena, vie dei pellegrini, oppure percorsi a piedi che colleghino luoghi “segreti” e “misteriosi” della provincia. Il presente intervento non persegue l’obiettivo di ripristinare le antiche piste, attraverso il loro recupero fisico e filologico, ma di operare una valorizzazione globale degli aspetti legati ai beni artistici, alla storia ed alla cultura materiale dei percorsi, intesi come patrimonio e memoria storica del territorio. Il percorso diviene così un viaggio nella cultura, nella natura e nei prodotti di una data terra, trasformandosi in esperienza culturale e sensoriale. L’emozione può e deve rappresentare un mezzo di collegamento con il contesto storico - culturale, con l’ambiente naturale e sociale.

Si progetteranno attività di tipo escursionistico, a diretto contatto con la natura, allo scopo di incentivare una fruizione del territorio ricca di stimoli eterogenei, in grado di offrire la percezione, ma anche di far vivere in prima persona, l’universo di relazioni ed emozioni che intercorrono tra il territorio ed i suoi ospiti. L’offerta dei servizi punta ad una coerenza di base che fa riferimento alla filosofia del vivere “slow”, a contatto con la natura e la cultura.

Una programmazione articolata potrebbe in linea di massima prevedere:� conferenze propedeutiche al tema e all’ambiente relativamente ai temi prescelti, da tenere in

sedi idonee o significative presenti, quali giardini dei monasteri, romitori, chiese rurali, ecc.;� visite guidate, condotte da personale appositamente formato, alle emergenze che insistono sul

tracciato da percorrere;� ideazione di percorsi a tappe, sulla base di differenti lunghezze e difficoltà, formulati con

l’obiettivo di agevolare e contemporaneamente vivacizzare il viaggio itinerante, assimilandolo all’antica pratica del cammino dei pellegrini o dei pastori;

� possibilità di noleggiare o fruire di mezzi di trasporto alternativi, ma eco - compatibili, quali biciclette e cavalli;

� attrezzare punti di ristoro dove acquistare cestini confezionati con prodotti tipici locali di qualità, selezionati sul fronte produttivo;

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� attrezzare “oasi” di sosta dove poter gustare in tutta tranquillità piacevoli letture di testi, scelti nel settore della letteratura di viaggio e delle memorie del “grand tour”, per l’approfondimento dell’esperienza che il turista sta vivendo;

� convenzioni con le strutture ricettive operanti nelle aree pilota selezionate dal progetto, comprensive oltre che dei tradizionali servizi di accoglienza, anche di offerte alternative di supporto logistico quali, ad esempio, il trasferimento dei bagagli da un tappa all’altra;

� convenzioni con ristoranti per degustazioni a base di vino e piatti tipici della tradizione.

6.4.3 Giocare al Medioevo

Mentre fino a questo punto ci siamo occupati di target di turisti - studiosi o curiosi, di gruppi di escursionisti, di individuali e di famiglie, l’ultima iniziativa “nuova” che vogliamo proporre è quella dedicata ad un target giovane, quindi non di bambini, che potrà essere richiamato a “giocare” in gruppi in Ciociaria.

Dal “Signore degli Anelli” in poi nel mondo sono fioriti diversi filoni di giochi di ambientazione o sapore medievale, che, in modalità molto diverse, creano mondi fantastici popolati da personaggi mitici come cavalieri, fate, maghi, elfi e guerrieri che compiono avventure immaginarie, guerreg-giano, conquistano terre e armate, a volte si evolvono ed altre muoiono. Impossibile tentare ad oggi un censimento di questi giochi, di ruolo, di guerra, di simulazione, virtuali on - e offline, ecc. Possiamo però distinguerli almeno in un gruppo indoor, quindi di giochi di ruolo o da tavolo (di cui il capostipite riconosciuto è certamente “Dungeons and Dragons”), e giochi da svolgere all’aperto, con ambientazioni, armi ed armature ricostruite, attività che potrebbe essere concertata con il nuovo Parco Divertimenti di Valmontone legato alla Magia. Per quanto i giocatori abituali tendano a riunirsi sempre all’interno dello stesso gruppo, per tutti è desiderabile sfidare nuovi concorrenti ed esistono quindi tornei, reali e virtuali, per quasi ogni categoria di gioco.

Alcune iniziative sono state invece in grado di offrirsi come punti di incontro fra tutti i giocatori, ma mai concentrandosi esclusivamente sul tema medievale, ed in ogni caso mai nell’Italia centro - meridionale. I giochi spesso si strutturano in vere e proprie campagne che non si possono esaurire nell’arco di una serata o giornata di gioco. Questo è particolarmente vero per i giochi di simulazione, in cui i partecipanti ricostruiscono utensili, capanne e costumi e quindi hanno piacere di utilizzarli almeno per un fine settimana.

Sarebbe quindi davvero interessante proporre una location mista, con ambienti al coperto e aree verdi in cui, per un week - end lungo o due, giovani di tutta Italia possano essere ospitati per svol-gere i propri tornei. Sarebbe chiaramente necessario trovare un borgo con queste caratteristiche, possibilmente con ambienti di pregio disponibili e con connessioni wi - fi che permettano di svolgere anche i giochi on - line, magari in un castello o comunque in una architettura con un valore storico e in un’area con la disponibilità di posti letto a buon mercato: ad esempio l’ostello le Fraschette presente ad Alatri.

Ovviamente non si tratta di un segmento di pubblico con la stessa capacità di spesa degli altri, ma questo evento potrebbe contribuire significativamente ad avvicinare un target diverso al territorio provinciale e fidelizzarlo.

Per l’organizzazione sarebbe necessario utilizzare i circuiti già esistenti e cercare di collaborare con le associazioni più attive, che hanno canali consolidati per interagire con il proprio pubblico. Il contributo dell’Amministrazione ospitante potrebbe limitarsi ad offrire i servizi, la logistica e magari un evento serale di intrattenimento, di musica o conviviale.

Con “Giocare al Medioevo” si completa dunque il quadro del primo livello di interventi previsti per “Medioevo in Ciociaria”, che nel loro insieme possono essere sintetizzati e rappresentati, anche su base temporale, come nella tabella seguente:

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Tipologia Intervento Eventi Riferimento Location Centrale Mese di Svolgimento

Valorizzazione dei beni medievali della zona sud

Celebrazioni benedettine

Cassino Marzo

Creazione di nuovi elementi di attrazione

Convegno e premio letterario

Fiuggi - Anagni Ottobre/Novembre

Creazione di nuovi elementi di attrazione

Le vie del Medioevo e Franchigene

Diverse location Maggio

Valorizzazione dei beni medievali della zona nord

Alatri DOC Alatri Giugno

Sostegno e sviluppo del sistema di offerta di spettacoli live

Festival delle città medievali

Monte S. Giovanni Campano

Luglio

Sostegno e sviluppo del sistema di offerta di spettacoli live

Festival lirico di CasamariFestival del teatro medievale e rinascimentale

Casamari (Veroli)Anagni

Agosto

Sostegno e sviluppo del sistema di offerta di spettacoli live

Palio della Ciociaria storica

Paliano Settembre

Creazione di nuovi elementi di attrazione

Giocare il Medioevo Da definire Ottobre

6.5 Le Azioni Migliorative

Se l’insieme di azioni descritto nei paragrafi precedenti individua - anzitutto da un punto di vista economico - finanziario ed organizzativo - un primo livello di intervento nell’attuazione del progetto, corrispondente ad uno scenario, per così dire, di base o “inerziale”, è fin d’ora possibile - anzi, auspicabile - compiere una prima, sintetica riflessione su un potenziale scenario differente, corrispondente a un secondo livello di intervento e connotato da uno spiccato carattere migliorativo, da una maggiore complessità sia realizzativa (anche in termini di prospettiva temporale) che gestio-nale e, naturalmente, subordinato all’esistenza e/o al reperimento di fonti e risorse di finanziamento (e non solo) decisamente più consistenti.

In questo orizzonte più ottimistico - verso il quale comunque il progetto dovrebbe tendere fin dal primo momento - le azioni da compiere, per produrre i loro massimi effetti in senso quantitativo e qualitativo, dovrebbero concentrarsi sull’ulteriore valorizzazione del patrimonio di beni storici, artistici e architettonici medievali, che è emerso come il capital asset territoriale, non solo sul piano materiale ma anche e soprattutto su quello della costruzione/ricostruzione di un’identità condivisa e di un nuovo immaginario.

Proponiamo, dunque, di organizzare - da una parte - grandi mostre sul Medioevo e sulle tematiche ad esso collegate e - da un’altra - di realizzare un modello innovativo di fruizione dei beni culturali (sempre medievali) del territorio, basato su un utilizzo spinto delle nuove tecnologie: come si intuisce, si tratta di interventi non solo perfettamente integrabili nella filosofia che caratterizza il “primo livello”

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73 Il Progetto - Capitolo VI

del progetto, ma anche dotati di una reciproca complementarità: uno più “tradizionale”, “mirato” e concentrato nello spazio e nel tempo; l’altro più all’avanguardia, “coraggioso” e “diffuso”.

Senza entrare in questa sede nell’approfondimento dei dettagli contenutistici, attuativi e gestio-nali di tali interventi, forniamo qui di seguito una descrizione sintetica delle loro principali carat-teristiche, suggerendo - laddove necessario - anche qualche riflessione problematica, in modo da fornire un quadro, sempre di massima, ma il più rappresentativo e utile possibile ai fini di una prima valutazione sulla loro realizzabilità e sul rapporto costi/benefici che potenzialmente sottendono.

6.5.1 Un Ciclo di Mostre Tematiche

La mostra o, meglio, il ciclo di mostre dovrebbe essere ideato, programmato, organizzato e realiz-zato con il decisivo contributo sia della comunità scientifica locale (in primis l’Università di Cassino), sia di esperti di fama nazionale e internazionale, ma anche grazie al dialogo e alla stretta sinergia con le attività e il lavoro compiuti in occasione del Convegno annuale.

La cadenza dovrebbe essere annuale anch’essa, e si dovrebbe prevedere una durata di sei mesi, possibilmente in un periodo che si sovrapponga solo parzialmente al calendario di otto mesi del “primo livello” di “Medioevo in Ciociaria”, con l’effetto di allungarne la stagione (un periodo giusto potrebbe essere dunque luglio - dicembre).

Le tematiche, naturalmente, dovrebbero ruotare anno dopo anno sempre intorno al Medioevo e alle sue storie, attraverso un approccio multidisciplinare (cioè, non solo artistico ed estetico, ma anche storico - antropologico e scientifico) che riesca tra l’altro ad inserire i caratteri e le peculiarità locali in un contesto di respiro decisamente più ampio e a dar vita a narrazioni originali e affascinanti: dunque, sarà certamente dato uno spazio e un ruolo rilevanti al patrimonio unico di preziosi beni librari e manoscritti che caratterizza il territorio, ma si farà altrettanto ricorso a prestiti di beni e oggetti provenienti da altre collezioni nazionali ed internazionali e senz’altro si sceglierà per i materiali esposti un trattamento affatto statico e, anzi, largamente basato sulla narratività (con grande abbondanza e diversificazione degli apparati esplicativi e un’attenzione particolare dedicata ai servizi di supporto alla visita, in modo da dialogare con i visitatori secondo modalità differenziate e persino personalizzabili).

Anche la scelta della location avrà rilevanza strategica, proponendo inoltre questioni di una certa delicatezza: si dovrà individuare infatti non solo il luogo più giusto per posizione territoriale (dovendo affrontare sicuramente sia questioni, per così dire, di “equilibrio geo - politico”, sia temi più “tecnici”, come ad esempio la raggiungibilità del centro eletto e la presenza di servizi collaterali nella zona di riferimento), ma anche lo specifico contenitore più adeguato in termini di spazio e di struttura (con parametri e problemi quali la conformazione fisica e la sua adattabilità agli allestimenti necessari, le eventuali barriere architettoniche, le dotazioni impiantistiche di illuminazione e clima-tizzazione, la sicurezza in genere), cioè compiere delle scelte che - da sole - possono fortemente influenzare l’attuabilità e il successo stessi dell’intervento.

Delineate le caratteristiche di massima della nuova attività che si intendere intraprendere, non ci si può comunque esimere dal portare all’attenzione e sintetizzare, come s’è annunciato, alcuni nodi potenzialmente problematici che le sono in qualche modo connaturati e che vanno tenuti presenti per assumere un atteggiamento non già pessimistico, ma semmai realistico e avvertito; se è vero infatti che le mostre di grande livello rappresentano sicuramente un attrattore molto forte e che, un po’ ovunque in Italia, vengono “lette” e utilizzate in maniera talvolta un po’ semplicistica, automatica e acritica, anzi-tutto dalle amministrazioni pubbliche a tutti i livelli (comunale, provinciale, regionale), come volani per lo sviluppo economico di un territorio, per la loro capacità di aumentarne la visibilità e la reputazione, di attrarre il pubblico dei visitatori aumentando così anche i flussi turistici, di catalizzare e coagulare nuove risorse finanziarie ed umane, di migliorare il capitale sociale locale, è anche vero che talvolta le mostre stesse si sono rivelate - in sé e in relazione alle suddette finalità - un “oggetto” e uno strumento meno esenti da criticità e più ambigui nei risultati effettivi di quanto ci si aspettasse inizialmente. Ciò

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è sicuramente dovuto alla concorrenza globale, che si è fatta ovviamente via via sempre più aspra, ma anche a frequenti errori di valutazione e di gestione ordinaria. Fin dall’inizio, dunque, bisogna tener presenti alcuni elementi, che possono essere così sintetizzati: le mostre (e ancor più i cicli, ovviamente) hanno bisogno di un significativo approccio programmatorio, comportano spese di realizzazione e di gestione generalmente piuttosto alte (soprattutto laddove vogliano raggiungere livelli di eccellenza), sono raramente capaci (se non in caso di un grandissimo successo di pubblico) di autosostenersi con i puri rientri da bigliettazione (e dunque per la copertura dei costi hanno dunque necessità di precisi e talvolta consistenti interventi finanziari esterni, pubblici e/o privati) e riescono ad ottenere, per il terri-torio su cui insistono, impatti economici significativi sui segmenti produttivi collegati alla filiera cultura - turismo solo se circondate e supportate da un’infrastrutturazione e da un’offerta di servizi collaterali (a partire da ricettività e ristorazione, ad esempio) di livello quantitativo e qualitativo adeguato.

6.5.2 Le Tecnologie D’avanguardia per la Fruizione del Patrimonio

Anche per questo intervento - che si presenta con un alto tasso di valore aggiunto - è necessario tener presente preliminarmente la necessità di un investimento iniziale piuttosto consistente e di una capacità di remunerazione diretta presumibilmente piuttosto basso, vista la tendenziale gratuità dei servizi offerti, mentre appaiono fin d’ora meno complessi ed onerosi gli aspetti gestionali; inoltre, anche in questo caso, si pone la questione - questa volta meno delicata, tuttavia - dell’individuazione delle location in cui realizzare fisicamente alcune parti dell’intervento stesso.

D’altra parte è innegabile che l’offerta proposta e le soluzioni tecniche scelte per realizzarla rappresentino non solo un importante strumento di valorizzazione del patrimonio esistente, ma soprattutto un elemento in sé capace di aumentare l’attrattività di un territorio, di accrescerne la visi-bilità attraverso la “presa” emotiva che l’innovazione tecnologica esercita sul pubblico e di costituire una forte connotazione della sua “marca” e un potenziale vantaggio competitivo.

Si pensa infatti di proporre al pubblico un modello innovativo di fruizione dei beni culturali medie-vali sparsi sul territorio basato su un uso massivo delle nuove tecnologie e dei dispositivi portatili, che può essere sinteticamente descritto in questo modo.

Ai visitatori, singoli o in gruppo, sarà offerta la possibilità di accedere al territorio transitando in tre cosiddette “porte digitali” presenti in centri individuati strategicamente (rispettivamente, nell’area nord, in quella sud e sicuramente a Frosinone) e collocate in contenitori da individuare con la consueta attenzione.

In ciascuno di questi contenitori sarà dunque allestito un “centro servizi” che, oltre ad un “tradizio-nale” desk informativo e promozionale, ospiterà installazioni multimediali interattive (le “porte digi-tali”, appunto) di vario tipo (postazioni informatiche singole, o dotate di moduli di proiezione per la fruizione collettiva, in modalità tradizionale e/o touchscreen, tavoli interattivi multitouch, hot point di accesso alla Rete, ecc.) con il supporto di nuovo applicativi per smartphone e I - Phone in cui inserire tutti i luoghi, date e giochi, che offriranno al pubblico la possibilità sia di entrare in un primo contatto con i beni medievali sparsi sul territorio sia di essere instradati e indirizzati verso i diversi percorsi di visita, per approfondire le tematiche di interesse “sul campo” e attraverso l’esperienza diretta.

6.6 L’Anteprima nel 2012

Una realistica riflessione sulla tempistica necessaria a realizzare gli interventi previsti non consente di immaginare che il 2012 sia il primo anno di “Medioevo in Ciociaria”, cioè l’anno di lancio di tutto il complesso di attività finora descritte, che dovrebbero interessare la quasi totalità del territorio ciociaro nei mesi fra marzo e ottobre. D’altro canto sembra corretto provare ad immaginare un’oc-casione i cui fare una “prova generale” del progetto molto impegnativo che si vuole organizzare e, al tempo stesso, si vuole evitare che l’attenzione che oggi si è risvegliata intorno al tema ed intorno al progetto possa essere frustrata dall’inevitabile estensione dei tempi di attuazione.

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75 Il Progetto - Capitolo VI

Si propone quindi di svolgere, nella seconda parte del 2012, quindi fra novembre e dicembre, un’Anteprima di quella che sarà l’offerta degli anni successivi, che funzioni anche come test di tutta l’iniziativa, dal lato dell’organizzazione e dal lato del gradimento del pubblico che sarà chiamato a sperimentare un assaggio di quanto si realizzerà in seguito.

La logica di fondo dell’Anteprima è quella di sperimentare le soluzioni individuate e adottare i neces-sari correttivi laddove si presentassero problemi di rilievo o venissero individuate, anche grazie alle sollecitazioni ricevute dagli utenti del sistema, delle soluzioni alternative rispetto a quelle originaria-mente previste. Questa occasione sarà il preliminare banco di prova delle politiche di concertazione tra i diversi soggetti coinvolti e potrà mettere alla prova le strategie di comunicazione, verificando l’efficacia delle scelte effettuate, mentre sarà un primo momento di animazione del territorio, di lancio delle inizia-tive dell’anno successivo. Confezionare la proposta con lo stile di una “Preview”, permetterà inoltre di coinvolgere meglio i fruitori rendendoli partecipi, in qualche misura, della progettazione stessa.

Alcune azioni dovranno in ogni caso essere terminate ben prima dell’avvio degli eventi, ed in parti-colar modo tutte quelle che attengono alla Comunicazione, quindi sia la predisposizione e condivi-sione dell’immagine coordinata, sia l’individuazione di un Piano mezzi, che già per l’Anteprima dovrà mirare a raggiungere il pubblico generalista almeno di tutta la provincia e della due realtà metropoli-tane di Roma e Napoli, bacini naturali in cui ricercare il pubblico di “Medioevo in Ciociaria”.

Inoltre dovrà essere disponibile ad una fruizione organizzata il nuovo sistema integrato di offerta terri-toriale, attraverso l’apertura coordinata dei luoghi più importanti della provincia legati al tema medievale, con le animazioni e la didattica già dettagliati; nel caso di siti già aperti al pubblico, si procederà principal-mente al coordinamento degli orari di apertura; nel caso di siti non aperti al pubblico, invece, si dovranno prevedere allestimenti ad hoc minimali che ne consentano l’accesso. Dovrà quindi essere definito un calendario coordinato di attività comprendenti visite guidate, laboratori, letture, spettacoli da svolgersi all’interno dei beni che principalmente si vuole mettere al centro di questa prima fase di valorizzazione.

Tutte queste iniziative saranno coordinate da un organismo unico, ed affidate a diversi soggetti, coinvolgendo sia i soggetti proprietari e/o gestori dei beni, che altri soggetti portatori di interesse quali associazioni di categorie, gruppi di volontariato, consorzi, ecc.

In occasione di un evento spettacolare da realizzare, che potrà riguardare il settore dello spettacolo dal vivo e delle arti performative, verrà inoltre lanciata la prima edizione del Premio letterario e del Convegno scientifico, sfruttando l’occasione mediatica per raggiungere almeno un pubblico nazionale che potrà partecipare inviando le proprie opere e venendo ad assistere alle lezioni aperte del Convegno.Questo spettacolo, di alto livello, potrà essere, ad esempio, uno spettacolo di musica medievale, da realizzare in una location di pregio, dal punto di vista delle architetture medievali.

Allo stesso tempo, intorno all’evento principale si potranno organizzare le già citate visite al terri-torio sia come escursioni guidate e animate sui beni, sia con la predisposizione di alcuni dei sentieri per mobilità alternativa, da attrezzare così come dettagliato nel progetto specifico. L’evento di lancio dovrà quindi essere corredato da un ricco ventaglio di offerte territoriali che possano rendere attivi i visitatori.

L’anteprima potrà protrarsi per tre week - end e coprire almeno gran parte dei beni medievali di spicco. Sarà opportuno allestire già dall’anteprima un Call Center che permetta di prenotare visite guidate che dovranno essere il più possibile “customizzate”, come già indicato in precedenza. Sempre per mezzo del Call Center si potranno prenotare gli spettacoli a pagamento e allo stesso tempo ricevere informazioni sulle opportunità di soggiorno nell’area.

Anche l’anteprima dovrà quindi contare sulla collaborazione di molti attori territoriali anche afferenti all’ambito privato, che dovranno rispondere ai criteri generali di qualità a cui deve tassativamente essere improntata tutta l’offerta territoriale e che però potranno beneficiare della comunicazione di tutta l’inizia-tiva a cui potranno partecipare con le proprie proposte individuali di soggiorno con animazione (conver-sazioni pre - visita in agriturismo, ad esempio), di ristorazione medievale, di minicorsi sulla stessa, ecc.

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6.7 Le Azione “di Sistema”

Azioni ed Interventi Eventi Riferimento Location di Riferim. Mese di Svolgimento

Coordinamento e Segreteria Tecnica Mailing ListLogo e immagine coordinataUfficio Stampa, Comunicazione e Pubbliche RelazioniPortale webCall CenterCollana di Pubblicaz.CartaceeCampagne pubblicitarieFidelizzazione del pubblicoFormaz.degli addettiAzioni ed Interventi Eventi Riferimento Location di Riferim. Mese di Svolgimento

Azioni dedicate ai beni culturaliValorizzazione dei beni medievali della zona sud

Celebrazioni benedettine con animazione dei beni

Cassino Marzo

Valorizzazione dei beni medievali della zona nord

Alatri DOC con animazione dei beni

Alatri Giugno

Azioni dedicate alle arti performativeSostegno e sviluppo del sistema di offerta di spettacoli teatrali

Festival del teatro medievale e rinascimentale

Anagni Agosto

Sostegno e sviluppo del sistema di offerta di spettacoli musicali

Festival lirico di CasamariFestival delle città medievali

Casamari (Veroli)Monte S. Giovanni Campano

AgostoLuglio

Sostegno e sviluppo del sistema di offerta di spettacoli di tradizione popolare

Palio della Ciociaria storica

Paliano Settembre

Azioni di innovazione dell’offertaCreazione di un nuovo elemento di attrazione

Convegno e Premio letterario

Fiuggi/Cassino

Creazione di un nuovo elemento di attrazione

Le vie del Medioevo Tutto il territorio

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77 Il Progetto - Capitolo VI

Creazione di un nuovo elemento di attrazione

Giocare il Medioevo Da definire

Azioni ed Interventi Eventi Riferimento Location di Riferim. Mese di Svolgimento

Azioni migliorativeValorizzazione dei beni medievali del territorio

Mostra di arte medievale

Da definire

Valorizzazione dei beni medievali del territorio

Le nuove tecnologie applicate ai beni medievali

Location diffuse e 3 porte d’accesso al territorio (Frosinone e 2 da definire)

Integrazione alle campagne pubblicitarieAzioni ed Interventi Eventi Riferimento Location di Riferim. Mese di Svolgimento

Azioni di anteprimaCoordinamento e segreteria tecnicaNuovi elementi di attrazione

Convegno e lancio Premio letterario

Fiuggi/Cassino

Valorizzazione dei beni medievali

Visite guidate Zona Fiuggi/Zona Cassino

Offerta di spettacoli dal vivo

Concerto di musiche medievali

Zona Fiuggi/Zona Cassino

6.8 I Soggetti Potenzialmente Coinvolgibili

È chiaro a tutti che il progetto che si sta proponendo è un’iniziativa complessa che ha forti poten-zialità di successo, poiché nasce da una realtà indubitabile ovvero, da una forte concentrazione di beni culturali che risalgono al Medioevo nell’ambito della provincia. Inoltre il Medioevo stesso, come dicevamo, non è una delle proposte forti della Capitale e quindi il frusinate in questo settore non teme di essere schiacciato dalla concorrenza, ma anzi creare delle sinergie; infine proprio questi beni sono quelli che sorgono in contesti migliori, diffusi nelle campagne o al centro dei borghi di pregio architettonico.

Si tratta però di un’iniziativa molto innovativa per la provincia, perché presuppone la collabora-zione di tutto il territorio, di Enti differenti e addirittura fra soggetti pubblici e privati. Si tratta inoltre di un’iniziativa ambiziosa, nei contenuti e nei risultati attesi e che richiede quindi un investimento iniziale che necessita di una condivisione territoriale degli obiettivi da perseguire e dei mezzi neces-sari a raggiungerli.

È opportuno quindi pensare di attivare almeno tre livelli diversi di coinvolgimento da offrire ai soggetti locali potenzialmente interessati. In primo luogo ci saranno i partner del progetto, che firmeranno il protocollo e che condividono fin dall’inizio il progetto. Questi saranno al tempo stesso i membri dell’organismo di indirizzo che opera le scelte di coordinamento e di selezione su quanto deve rientrare nell’iniziativa “Medioevo in Ciociaria”. Il loro ruolo è trasversale, rispetto al territorio e rispetto alle tematiche, poiché sono tenuti a partecipare e condividere l’intera iniziativa e non i singoli appuntamenti in cui si articolerà. Questi soggetti riconoscono il proprio capofila nella Camera di Commercio di Frosinone, che dal 2003 sta lavorando sull’idea di una qualificazione del frusinate come possibile meta di turismo culturale e partecipano a vario titolo, con varie responsabilità e diversi impegni, alla partnership, così come sarà dettagliato nel Protocollo di intesa.

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La partnership potrà in seguito accettare nuovi membri, in seguito ad una decisione congiunta dei primi firmatari.

Al momento si ipotizza che il gruppo di base ristretto sia formato dalla Camera di Commercio, dall’Amministrazione Provinciale, da Confindustria Frosinone, dall’Università di Cassino e dal Conservatorio di Frosinone, con il supporto esterno del Cisam - Fondazione dell’Alto Medio. Un ulteriore soggetto che potrebbe rientrare in questo primo gruppo o nei successivi è la Regione Lazio, che in ogni caso dovrà essere informata del progetto, e che potrebbe intervenire direttamente o tramite le sue Agenzie. Anche le Soprintendenze competenti e l’Abbazia di Montecassino e le Diocesi dovranno essere parte attiva sullo svolgimento di “Medioevo in Ciociaria”.

Un altro livello di coinvolgimento sarà invece quello indirizzato ad alcune iniziative specifiche. In questa tipologia rientreranno gli accordi con i soggetti interessati, ad esempio, solo ad alcuni territori o solo ad una tipologia di attività. Per i principali appuntamenti che saranno organizzati sarà chiaramente necessario coinvolgere le Amministrazioni comunali che potranno partecipare con risorse proprie e con il sostegno che solitamente offrono agli eventi che si svolgono nel loro terri-torio in termini di attrezzature tecniche, sicurezza, ecc. Altre collaborazioni potranno essere cercate con media partner quali radio locali, emittenti e gestori di siti internet, che potranno assicurare la copertura in diretta di quello che si svolge sul territorio. A questa tipologia vanno ricondotte anche le associazioni di categoria che come soggetti di secondo livello potranno veicolare sul territorio ai propri associati le informazioni sul progetto. Gli stessi operatori singoli potranno diventare partner di iniziative locali, sia nel caso di ristoratori, strutture ricettive e imprese di servizi, di cui dovrà però essere vagliata severamente la qualità. Fra i servizi al turismo particolarmente utili saranno gli accordi quadro stipulati con associazioni o cooperative di guide turistiche, accompagnatori turistici e guide naturalistiche, che potranno dar vita a tutto l’ampio ventaglio di proposte territoriali che costitui-scono il core business di “Medioevo in Ciociaria”. Qualora fosse necessario potranno essere intra-prese azioni formative per l’approfondimento di tematiche storico - artistiche legate al Medioevo, anche con la collaborazione dell’Università. Un accordo generale dovrebbe inoltre essere raggiunto con un tour - operator interessato a promuovere commercialmente e attraverso i canali più propri un’offerta strutturata in pacchetti e legata ai momenti più salienti dell’animazione prevista.

L’ultima categoria sarà quella delle sponsorizzazioni. Aziende e istituti di credito potranno legare il proprio marchio a iniziative territoriali a loro scelta. In questo caso si tratterà di pubblicizzare la propria presenza o dei nuovi servizi sul territorio attraverso la comparsa del logo aziendale o dell’isti-tuto nel corso della manifestazione, secondo le modalità più tradizionali. Questo tipo di intervento non è affatto da sottovalutare e potrà contribuire a raggiungere il budget necessario all’intera inizia-tiva. Le azioni di fund raising, coordinate dalla Cabina di regia centralizzata, dovranno essere intra-prese da tutti i sottoscrittori del Protocollo di intesa, con modalità concordate intese a raggiungere la massima efficienza.

La cabina di regia potrà inoltre coordinare l’apporto, fondamentale, dell’associazionismo e del volontariato. Questo sia nel senso che sarà utile convogliare le energie territoriali, ad esempio delle Pro Loco, nell’offerta nuova e in quella rinnovata, sia nel senso che spesso gli organizzatori storici di alcune manifestazioni sono per l’appunto gruppi di volontari che in nessun caso possono essere estromessi dall’organizzazione, ad esempio, di pali e cortei storici. Inoltre le associazioni, soprattutto in questo caso quelle giovanili dedicate al tempo libero, hanno canali di comunicazione informale già rodati che potranno costituire un ottimo complemento al piano di comunicazione di “Medioevo in Ciociaria”. Se ben coordinati, tutti questi apporti potranno contribuire alla riuscita del programma, purché sia chiaro anche a questi collaboratori che la qualità complessiva e del dettaglio è un impera-tivo a cui “Medioevo in Ciociaria” non può fare deroghe in nessun momento.

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Viale Roma, snc - 03100 FrosinoneTelefono: 0775.2751

E-mail [email protected] - www.fr.camcom.it

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