Simboli medioevo

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Tratto da

FREEBOOK

Tratto da Manuale dei simboli dell’arte. Il Medioevo

Maurizio Chelli

Una società piena di simboli

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Freebook è un progetto di “libro libero”. L’Edup dona ai suoi lettori dei veri e propri libri, prodottieditoriali completi rispetto all’opera da cui sono tratti. Possono essere letti, stampati, citati, riprodotti sul proprioblog, con la sola raccomandazione di indicare sempre la fonte: www.edup.it

MAURIZIO CHELLI, architetto, insegna Storia dell’arte all’Upter,Università Popolare di Roma.

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© Edup S.r.l.© FREEBOOK, 2009Via Quattro Novembre, 157 - 00187 RomaTel. +39.06.69204371www.edup.it • [email protected]

Prima edizione Freebook aprile 2009

Gli artisti del Medioevo vivevano in una società piena disimboli e anche quando rispecchiavano le forme natu-rali lo facevano per suggerire una realtà più grande diquella rappresentata.

Che la funzione del simbolo era così estesa ci vienetestimoniato da uno scritto del vescovo Guillaume Du-rand de Mende, che recita:

Non solo la pianta cruciforme della Chiesa richiama laCroce, ma la banderuola a forma di gallo che è sui cam-panili adombra il predicatore che desta il dormiente dal-la notte del peccato, e anche i materiali costruttivi hannoun valore allegorico, così come la malta si compone dicalce, che è amore, di sabbia che è il travaglio umano chel’amore si è assunto, e di acqua che unisce l’amore cele-ste al nostro mondo terreno.

La natura è il frutto della Creazione, espressione del di-vino, ma come affermava Sant’Agostino nel De Doctri-na Christiana le cose spesso significano il loro contra-

Animali, uomini, stagioni emesi

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rio e ciò che designa Cristo può designare anche il de-monio, una affermazione illuminante per il nostro stu-dio che lega l’interpretazione non alla figura in se stes-sa ma al contesto nel quale viene utilizzata.

Lo stesso Sant’Agostino scrive:

Quanti e innumerevoli progressi l’uomo ha fatto nelle ar-ti e nelle industrie, adornando vesti e calzari, vasi e pro-dotti di ogni genere, così ha progredito nella pittura ed inogni forma di rappresentazione, ma ha voluto semprespingersi al di là che ciò che l’uso moderato ed il signifi-cato pio richiedevano ed ha badato solo alla festa degliocchi, intento di fuori a ciò che egli stesso creava, dentrodimentico e al qual fine fu creato; eppure mio Signore emia dignità, anche per questo elevo a Te un inno, giac-ché le bellezze che dall’anima passano nelle mani degliartefici vengano da quella bellezza che è al di sopra del-le anime ed a cui l’anima mia anela giorno e notte.

Questo pensiero inquadra in anticipo quella che sarà lapreoccupazione di Bernando da Chiaravalle, con laquale abbiamo aperto la prefazione del libro, e cioè chele immagini fantasiose possano distogliere l’artefice daquello che è il loro intento, e altrettanto il destinatario,ma è una preoccupazione superata dal fatto che quellabellezza attinge ad una ispirazione divina.

Alla base di questa cultura delle immagini che si-gnificano qualcosa che va al di là delle loro apparenzec’è l’opera di studiosi che con gusto enciclopedico clas-sificano meticolosamente i vari elementi della natura,attingendo informazioni da fonti antiche, con il soloscopo di esaltare le diversità della creazione divina.

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Alcuni di questi però non si limitarono alla descri-zione di animali, piante o popoli, ma proposero an-che una interpretazione simbolica e morale e tra que-sti possiamo ricordare Philippe de Thaun (XII seco-lo), Honoris de Autun (1075-1156), Guillaume deConches (1100-1155).

Accade così che gli animali da cortile, gli animali sel-vatici, gli animali esotici, diventano simboli positivi onegativi in base a quello che è il loro modo di com-portarsi, il loro temperamento, a quelle che sono le lo-ro abitudini, tenendo conto anche del significato cheviene dato a questi animali nel Vecchio e nel Nuovo Te-stamento.

Possiamo fare l’esempio del maiale, che per la leg-ge mosaica era un animale impuro e che nelle inter-pretazioni fatte da questi studiosi mantiene la sua con-notazione negativa, o ancora quello dell’asino che con-serva il simbolismo positivo che gli era stato attribuitonel Vecchio e nel Nuovo Testamento.

Una fonte importante e che è all’origine delle inter-pretazioni di questi studiosi medievali è il Phisiologus,un trattato di storia naturale scritto in lingua greca da unautore anonimo, che ebbe una grande diffusione gra-zie ad un cospicuo numero di traduzioni.

In occidente la versione latina viene ampliata conl’aggiunta di studi filosofici e naturalistici derivati da Ari-stotele e da Lucrezio e fu utilizzata come testo di riferi-mento per la formulazione di Bestiari.

Ma queste reali o presunte attitudini positive o ne-gative degli animali entrano a far parte anche della vi-

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del grande universo. Questo principio della corrispon-denza deriva dalla filosofia orientale che paragonava lastruttura del corpo umano a quella del mondo visibile, egli autori medievali la utilizzarono per stabilire un rap-porto tra l’aspetto fisico dell’uomo e l’Universo.

Honoris de Autun, nel suo Elucidarium, al riguar-do scrive:

La testa dell’uomo è rotonda al pari della sfera celeste; gliocchi brillano come due luci nel cielo; sette orifizi lo ador-nano, armoniosi come i sette cieli; il petto dove sono il re-spiro e la tosse, è simile all’aria dove si formano i venti ele tempeste; il ventre riceve tutti i liquidi, come il mare tut-ti i fiumi; i piedi portano il peso del corpo come la terra;l’uomo trae la vista dal fuoco celeste, l’udito dall’aria su-periore, l’odorato dall’aria inferiore, il gusto dall’acqua, iltatto dalla terra; partecipa alla durezza della pietra con leossa, alla forza degli alberi con le unghie, alla bellezza de-gli alberi con i capelli.

Il mondo vegetale con le sue piante, intorno alle qua-li nella cultura antica erano fioriti miti straordinari,viene riscoperto e diventa il simbolo di ciò che uni-sce la terra al cielo, l’umano al divino ma anche del-la “foresta-deserto”, luogo della condizione eremitica,delle visioni, delle apparizioni, quella foresta che nel-la letteratura cortese viene definita foresta félone, per-ché come ricorda Jacques Le Goff in termini di mora-le feudale è la foresta traditrice, dove sono in aggua-to tutte le insidie possibili.

Tutti questi significati vivono nelle immagini di pie-tra degli artisti medievali: cercheremo ora di portarli al-

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ta quotidiana, e così gli animali vengono celebrati condelle feste o subiscono veri e propri processi, con tan-to di verdetto e di eventuale condanna a morte.

I messali liturgici del tempo, ad esempio, ci tra-mandano la celebrazione dedicata all’asino, in un pe-riodo compreso tra il Natale e l’Epifania, la Festa del-l’asino, per esaltare il suo ruolo nelle vicende che ri-guardano la vita di Cristo: l’asino riscaldò il Bambino;fu il protagonista della Fuga in Egitto e accompagnòil Cristo nel suo ingresso a Gerusalemme.

La celebrazione aveva inizio in piena notte e si pro-traeva fino al mattino inoltrato, con l’asino condotto al-l’interno della chiesa in una preziosa bardatura, mentredei cantori esaltavano le virtù dell’animale e con i par-tecipanti che scandivano un ritornello intercalato dal-l’imitazione del raglio dell’animale. Seguivano preghie-re, canti e persino danze intorno all’asino che poi veni-va condotto fuori dalla chiesa per dare inizio alla partelaica della festa.

Per contro abbiamo testimonianze scritte di proces-si intentati contro topi, locuste, maiali, scrofe per averdanneggiato raccolti o per aver divorato esseri umani,come poteva accadere con i maiali che spesso mangia-vano i figli dei contadini. Dopo questi processi, e lacondanna, veniva eseguita la pena capitale che potevaessere il rogo, l’impiccagione, o una lenta atroce, pro-gressiva mutilazione.

Anche l’uomo entra nel novero di questo sapere en-ciclopedico e diventa con le sue azioni una metafora, insenso mistico, del mondo “minore”, un piccolo specchio

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L’agnello serve anche a designare il fedele che se-gue l’insegnamento divino.

Nelle diverse varianti iconografiche l’agnello può es-sere accostato al leone, che lo assale o lo protegge, op-pure all’aquila che lo afferra con i suoi artigli per rapir-lo, con significati diversi.

Naturalmente il leone che assale l’agnello simboleg-gia il maligno, mentre il leone che protegge l’agnellorappresenta “il leone della giustizia”, del quale parlere-mo più avanti, simbolo della protezione divina che vie-ne accordata all’innocente.

L’aquila che rapisce l’agnello può simboleggiare ilmale che fa la sua vittima oppure al contrario l’inter-vento divino salvifico.

Le diverse interpretazioni che si possono dare, equesto vale in generale per tutte le iconografie, sonostrettamente legate al contesto, dove altri elementipresenti nella composizione determinano il senso delsimbolo.

Rimanendo sul tema dell’agnello e dell’aquila, tantoper fare un esempio, se l’aquila rapisce l’agnello e ac-canto è rappresentato un gregge è chiaro che il simbo-lismo del rapace è negativo, mentre se l’aquila rapiscel’agnello che ha accanto un lupo è altrettanto chiaro cheil suo valore simbolico è positivo.

L’AQUILA

L’aquila che abbiamo appena citato, può corrisponderead un simbolo positivo o ad un simbolo negativo.

la luce cominciando la nostra analisi della figurazioneanimale.

ANIMALI

L’AGNELLO

È un simbolo che appartiene alla cultura paleocristianae che nella scultura medievale mantiene il suo signifi-cato cristologico di vittima sacrificale e di Resurrezione.

In genere si trova nelle lunette dei portali e in corri-spondenza degli archi centinati (figura 1), ed è associa-to al simbolo della croce, per richiamare la Passione,oppure ad uno stendardo per richiamare il tema del Cri-sto risorto.

Figura 1

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divino che mette in salvo l’anima, che è incarnata dallafigura del bambino.

In alcuni casi l’aquila artiglia un serpente per testi-moniare la vittoria del bene sul male.

Questo uccello serve ad evocare anche la figura diSan Giovanni Evangelista, secondo la visione tetra-morfica dell’Apocalisse, ricorrendo nella decorazionescultorea dei pulpiti, assieme al toro, che simboleggiaSan Luca, al leone, che simboleggia San Marco, e adun angelo che simboleggia San Matteo. L’aquila vie-ne utilizzata anche per alludere all’Ascensione del Cri-sto, ma può, più raramente, richiamare il tema dellasuperbia.

Quando è rappresentata come figura isolata,l’aquila, compare con le zampe poggiate sul punto diimposta del capitello, con le ali spiegate, come pron-ta a spiccare il volo, per intervenire a salvare qualcu-no, come dimostra anche lo sguardo vigile rivolto ver-so il basso.

Ma l’aquila può anche corrispondere alla figura del-l’angelo, un simbolismo che deriva dalla tradizione bi-blica e dall’Apocalisse.

Nel Medioevo l’aquila serve anche a rappresentarela preghiera, identificando le ali dell’uccello, che si in-nalzano verso la luce, alla preghiera che eleva le animeverso Dio.

L’aquila bicipite, con due teste, che è un’iconogra-fia proveniente dall’Asia minore può assolvere ad unsemplice intento decorativo oppure può servire a ri-chiamare la doppiezza del simbolo.

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In genere però l’aquila adombra un significato cri-stologico, come possiamo vedere in uno dei capitellidella chiesa della Madeleine, a Vezelay, dove è raffigu-rata nell’atto di afferrare con il becco un bambino perportarlo in alto (figura 2).

Siccome in basso, a destra, compare una figura de-moniaca la scena vuole illustrare il tema dell’intervento

Figura 2

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lizzato come rappresentazione della vittima sacrificalee può comparire nell’allegoria del mese di Dicembre inalternativa al maiale.

IL CANE

Nella Bibbia il cane è una presenza negativa ma in se-guito, nella cultura Etrusca e Romana, diviene un sim-bolo di fedeltà.

Nel Medioevo questa fedeltà identifica i fedeli, chevengono indicati con il termine Domini-canes, un sim-bolismo nato in seno all’Ordine domenicano; in questosenso la rappresentazione di un cane che affronta deilupi ha come significato la lotta all’eresia.

IL CERVO

Questo animale corrisponde sempre ad un simbolo po-sitivo e serve a richiamare la figura del catecumeno, delfedele perseguitato e della vittoria del bene sul male.

Un cervo che si abbevera ad una fonte è il catecu-meno che si appresta a ricevere il Battesimo, mentre uncervo inseguito da un centauro è il fedele che subisceuna persecuzione ad opera del maligno (figura 4).

In alcune rappresentazioni il cervo è in compagniadi un caprone per significare il bene opposto al male,mentre in altre, più rare, il cervo addenta un serpente,per raffigurare la vittoria del bene sul male.

Un esempio di questa ultima iconografia si puòtrovare nella facciata della chiesa di San Pietro, a Spo-leto.

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L’ASINO

Questo animale è giàpresente come elemen-to simbolico nel Vec-chio Testamento, nelNuovo Testamento enella tradizione ebrai-ca. All’asino corrispon-dono diversi significati:la pazienza, la mode-stia, l’umiltà, ma anchela materialità, l’ignoran-za, o la presunzione.

Una figura umanache cavalca un asinoindica l’uomo che rie-sce a dominare il suoistinto materiale, mentre un asino nelle vesti di musico,con un’arpa o con una cetra, come possiamo vedere inuna chiesa di Aulnay, in corrispondenza di un archi-volto del portale maggiore, allude alla ignoranza e allapresunzione. L’iconografia deriva da una favola di Fe-dro e può essere interpretata anche come simbolo del-l’uomo che cerca di avvicinarsi alle armonie superiori,che cerca di migliorare se stesso (figura 3).

IL BUE

La connotazione simbolica del bue è sempre positiva elo identifica nella forza e nella pazienza; è inoltre uti-

Figura 3

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IL COCCODRILLO

Simbolo del male, compare come attributo di SanTeodoro che secondo la leggenda avrebbe combattu-to contro un drago come San Giorgio e per distin-guerlo da quest’ultimo viene raffigurato in compagniadi un coccodrillo.

Nel portale maggiore della Collegiata di San Qui-rico d’Orcia, ad esempio, dei coccodrilli minaccianoun bue e una colomba, per rappresentare le virtù in-sidiate dal male.

LA COLOMBA

È un simbolo di derivazione paleocristiana che alludealla pace, allo Spirito Santo e alla Concordia. Piuttostofrequente è l’iconografia che mostra due colombe chesi abbeverano ad un calice o ad una piccola fontana persimboleggiare la vita eterna.

IL CONIGLIO

In origine simbolo di prolificità diviene nel Medioevosimbolo della lussuria ed in alcune chiese appare scol-pito in corrispondenza delle basi delle colonne, comese fosse schiacciato da queste ultime.

La colonna rappresenta la forza della fede e quindila colonna che schiaccia il coniglio vuole alludere allafede che schiaccia il peccato.

Questo simbolismo verrà ripreso nella pittura delQuattrocento, come testimonia un famoso dipinto di

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Figura 4

LA CICOGNA

È una rappresentazione piuttosto rara e serve ad illu-strare il tema della devozione filiale, in base ad una tra-dizione antica secondo la quale questo uccello aveval’abitudine di nutrire i propri genitori quando questi ul-timi non erano più in grado di badare a loro stessi.

IL CINGHIALE

È la quintessenza del-la lussuria e nei capi-telli il suo muso sbucaimprovvisamente datralci vegetali, per ri-cordare il peccato del-la carne che è semprein agguato (figura 5). Figura 5

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tendo ad esempiouna delle sue caratte-ristiche più peculiari,le grandi orecchie,op pure rappresen-tandolo con le zam-pe palmate, comemo strano alcuni rilie-vi a Perrecy-le Forges(figura 7).

IL GALLO

Utilizzato già in ambi-to paleocristiano, ilgallo serve per richia-mare il tema della ne-gazione di San Pietro,ma anche i temi del-l’Annunciazione, dellaResurrezione e dellaVigilanza. Tuttavianella scultura medie-vale, questo animale,può assumere una valenza negativa per incarnare ilsimbolo della lussuria.

Un’iconografia molto diffusa è quella del combatti-mento tra due galli, con sullo sfondo dei personaggiche sembrano commentare coi gesti la vittoria di unosull’altro (figura 8).

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Jan van Eyeck, La Vergine del cancelliere Rolin, con-servata al Louvre, dove sotto il toro di una delle colon-ne che sostengono i tre archi sullo sfondo è raffiguratoun coniglio.

IL DROMEDARIO

In realtà gli arteficimedievali con questaimmagine intendeva-no rappresentare uncammello ma per lascarsa conoscenza fi-niscono per identifi-carlo in un dromedario. È l’animale che aiuta l’uomo adattraversare il deserto e lo conduce nelle oasi e divieneil simbolo della ricerca della fede che rigenera e dellasalvazione (figura 6).

L’ELEFANTE

L’elefante riassume in sé diversi significati: per la sualongevità è associato all’idea di vittoria sulla morte,mentre per la sua grandezza e la sua forza è associatoal concetto di “giusta via” e di saggezza.

Può essere rappresentato come immagine isolata,come due figure affrontate, oppure come immagine ri-petuta in sequenza.

Come per il cammello gli scultori medievali ave-vano una scarsa conoscenza dell’animale perciò nereinterpretavano la forma molto liberamente, omet-

Figura 6 Figura 7

Figura 8

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divina vegliava; la sua abitudine di soffiare sui propricuccioli, se non danno segni di vita, dopo tre giorni perrianimarli esprime l’idea dell’Eterno che dopo tre gior-ni ha resuscitato il Figlio.

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Secondo alcuni studiosi questa iconografia nonavrebbe alcuna implicazione simbolica ma si riferirebbead una usanza del tempo, purtroppo ancora oggi in vo-ga, mentre secondo altri studiosi potrebbe alludere allavittoria della Ecclesia sulla Sinagoga.

IL LEONE

È il re degli animali e la sua forza può essere associataal coraggio e alla crudeltà, al bene e al male.

In molte facciate delle chiese romaniche il protiro èsostenuto da colonne impostate su leoni stilofori, i co-siddetti “leoni della giustizia”, i guardiani della portadella chiesa che vigilano per impedire che le forze delmale penetrino al suo interno (figura 9).

In genere uno dei due leoni aggredisce una figuraumana mentre l’altro è colto nell’atto di proteggereun’animale; una variante è costituita da due leoni acco-vacciati che proteggono un fanciullo e un animale.

Nel primo caso il leone aggredisce per simboleg-giare la punizione del peccatore e dell’eretico, mentrel’altro testimonia la protezione che viene accordata al-l’innocente.

Nel secondo caso i leoni richiamano solamente il te-ma della protezione. Il leone è anche un simbolo cri-stologico: l’abitudine dell’animale di cancellare le trac-ce del suo passaggio ricorda l’atteggiamento di Cristoche cancellò le tracce della sua natura divina; il modoche ha di dormire, ad occhi aperti, richiama il Salvato-re che sulla croce si addormentò mentre la sua natura

Figura 9

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IL LUPO E L’AIRONE

A partire dall’XI secolo le favole di Esopo, utilizzate co-me insegnamento morale cominciano ad essere rap-presentate nei refettori dei conventi e nei capitelli dellechiese.

Una di queste è quella del lupo e l’airone, che rac-conta di un lupo alla disperata ricerca di qualcuno chel’aiutasse a togliersi un osso che gli si era fermato nellagola e incontrando un airone gli promise una ricom-pensa se l’avesse aiutato a sbarazzarsi di quel fastidio.

L’airone acconsentì e infilando la testa nella boccadel lupo riuscì a togliere l’osso, reclamando poi la ri-compensa promessa ma il lupo rispose che era già sta-

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Ma, come abbiamo detto, il leone è anche un sim-bolo negativo: San Pietro ad esempio identifica il de-monio in un leone ruggente.

Un leone che minaccia o sbrana un essere umanosimboleggia il male e la sua vittima è il peccatore, men-tre un leone cavalcato da un uomo simboleggia l’uomoche riesce a dominare il male, e ancora un cavaliere checombatte contro un leone simboleggia la lotta del be-ne contro il male.

LA LUMACA

Compare sui fusti delle colonne e sale verso l’alto per fi-gurare il lento percorso della fede che lascia la scia.

Questa iconografia tipicamente medievale, verrà uti-lizzata anche nella pittura del Quattrocento, come di-mostra il bellissimo dipinto di Francesco del Cossa, conil tema dell’Annunciazione, conservato nella Gemalde-galerie di Dresda, dove la lumaca attraversa la scena inprimo piano.

IL LUPO

Nel Medioevo questo animale, per la sua ferocia, la suaastuzia e la sua avidità, incarna il male e spesso serve arappresentare il tema dell’eresia.

Un bell’esempio di questa figurazione lo possiamotrovare in uno dei capitelli della chiesa di San Pietro aGropina, in provincia di Arezzo, dove il lupo sta per di-vorare un agnello (figura 10).

Figura 10

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Questa curiosa informazione è alla base di uno deisimbolismi dell’orso, che allude alla conversione dei pa-gani al Cristianesimo.

In quanto l’orso è particolarmente goloso di miele,esso diventa anche una personificazione del peccato digola.

IL PAVONE

Secondo un’antica tradizione la carne del pavone non sicorrompe e quindi l’animale diviene simbolo d’immor-talità, di vita eterna, alludendo al Paradiso.

Nell’ambito della decorazione scultorea può, rara-mente, essere utilizzato per simboleggiare la vanità.

IL PELLICANO

È un simbolo cristologico, e ingenerale dell’altruismo, perchésecondo la tradizione questo ani-male quando non ha di che nu-trire i figli si strappa le carni dalpetto per sfamarli (figura 12).

IL ROSPO

È un simbolo negativo, associatoal maligno e alla lussuria, come dimostrano alcune fi-gurazioni dove è rappresentato in corrispondenza delsesso dei nudi femminili.

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to ricompensato per il fatto di essere uscito dalla suabocca sano e salvo.

Questa favoletta ha avuto diverse versioni, in epo-che diverse, e in alcune di queste l’airone è sostituitoda una gru, come in una versione di epoca romana, ri-salente al V secolo.

In uno dei capitellidella chiesa di SaintLazare, ad Autun, rela-tivo ad una delle co-lonne che sostiene iltimpano, viene rap-presentato il momentoin cui l’airone infila ilsuo becco nella boccadel lupo, in uno sce-nario composto datralci vegetali (figura 11).

IL MAIALE

Per la legge mosaica era un animale immondo, fetido,amante dello sterco e del fango, e nel Medioevo divie-ne il simbolo della lussuria e dell’avidità, e serve a rap-presentare anche il peccato di gola.

L’ORSO

Secondo i bestiari medievali i cuccioli dell’orso nasce-vano informi ed era poi la madre che leccandoli ne pla-smava le forme.

Figura 11

Figura 12

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Dunque in questo caso la scrofa è il simbolo del-l’abbondanza, mentre i suoi piccoli, che in genere sonoquattro, rappresentano le stagioni.

Un esempio di questa figurazione si trova in uno deicapitelli della chiesa di San Pietro, a Gropina (figura 14).

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LA SCIMMIA

La scimmia è lapersonificazionedella lussuria e delpeccato in genera-le. Un uomo conla testa di scimmiapuò simboleggiarela trasformazionedell’uomo in ani-male a causa delpeccato, del pre-valere dell’istinto bestiale sulla spiritualità.

Una iconografia particolare è quella che mostra unpersonaggio dal volto scimmiesco con una corda le-gata al collo, la cui estremità libera è tenuta da un al-tro personaggio; quest’ultimo è l’uomo in stato di gra-zia che tiene in cattività il peccatore per impedirgli dinuocere, preservando così la comunità dei fedeli dalmale (figura 13).

LA SCROFA

Come il maiale è la personificazione della lussuria ma inalcuni casi può essere raffigurata mentre allatta i suoipiccoli divenendo un simbolo positivo.

In molte chiese, nei capitelli, può comparire questaseconda iconografia che deriva da una consuetudinedei popoli barbarici di sacrificare questo animale perpropiziarsi un buon raccolto.

Figura 13

Figura 14

IL SERPENTE

È il re della fauna diabolica e viene utilizzato per rap-presentare il demonio, l’eresia, la malvagità in tutte lesue possibili manifestazioni.

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barbuto mentre con lemani si aggrappanoalla sua barba.

L’uomo barbutopuò essere riassuntonella forma di ungrande volto ed è ilsimbolo del falsoprofeta.

In Italia troviamouna bella rappresenta-zione dell’acrobata, nel senso di uomo che ricerca la fe-de, nel pulpito della chiesa di Santa Maria del lago, aMoscufo, in provincia di Pescara.

ATLANTE E TELAMONE

Isolati o in gruppo questi personaggi compaiono in cor-rispondenza dei capitelli, dei piedritti che sostengonogli architravi dei portali, o degli architravi che sosten-gono i pulpiti.

Essi rappresentano i fedeli che con le loro opere so-stengono la Chiesa, partecipando alla costruzione delRegno di Dio.

Il pulpito della chiesa di San Pietro a Gropina pre-senta un gruppo di figure con le braccia sollevate, co-me se stessero sostenendo il pulpito stesso; hanno uncorpo piccolo rispetto alla testa per esprimere la supre-mazia dello spirito sul corpo e sono nudi per simbo-leggiare la ricerca della verità (figura 16).

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L’UCCELLO

È il simbolo paleocristiano dell’anima e nel Medioevodiventa anche una rappresentazione della libertà daivincoli terreni e dalla materialità, e ancora messaggerodella volontà divina.

Quando è associato ad un serpente esprime il con-flitto tra il mondo celeste ed il mondo terreno, tra il be-ne e il male.

Può essere raffigurato in volo o posato sugli alberi,mentre rallegra con il suo canto la natura, per simbo-leggiare l’armonia del creato.

Un’iconografia ricorrente è quella che mostra un uc-cello o più uccelli con una coda fogliata, recante deifrutti che gli stessi uccelli mangiano; questi uccelli so-no detti Uccelli del Paradiso e chiaramente alludono al-l’Eternità.

UOMINI

L’ACROBATA

Questa figura, colta nell’atto di arrampicarsi su unacolonna oppure nell’atto di compiere strane contor-sioni richiama due significati completamente opposti(figura 15).

Nel primo l’acrobata incarna colui che elevandosiva alla ricerca della fede, mentre nel secondo incarnal’eretico.

Gli acrobati, come eretici, possono essere rappre-sentati anche come sostenuti per i capelli da un uomo

Figura 15

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chia il latte dal seno di una donna dal corpo smagrito,della quale possiamo avere un esempio nel portale del-la chiesa di Saint Pierre a Moissac.

Oppure quella in cui il serpente sembra uscire dalsesso della donna e contemporaneamente succhiare illatte da un seno, come testimonia il frammento di capi-tello conservato nel Museé des Augustins, a Tolouse.

FIGURE OPPOSTE

Sono figure affrontate ma diversamente orientate; unarivolta con la testa verso l’alto mentre l’altra ha la testarivolta in basso, per alludere alla spiritualità e alla mon-danità.

Come esempio possiamo citare la metopa della fac-ciata della Cattedrale di Modena, ora conservata nel mu-seo lapidario.

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Sempre nell’ambi-to della stessa com-posizione compaionodue personaggi checompiono azioni di-verse: uno si abbassale guance con le ma-ni mentre l’altro si al-za le palpebre, sonoazioni che servonoad aprire bene gli oc-chi per simboleggiarela ricerca della fede(figura 17).

Inoltre questi duepersonaggi sono te-nuti per le bracciadalle altre figure perrichiamare l’insegna-mento di Cristo che incita all’amore fraterno: “Questoè il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altricome io vi ho amati”.

DONNA CON IL SERPENTE

La prima associazione è quella di Eva con il serpente, iltema del peccato originale, ma oltre a questa iconogra-fia tradizionale, che analizzeremo più avanti, è possibi-le trovare altre figurazioni che servono a rappresentareil tema della lussuria, come quella del serpente che suc-

Figura 16

Figura 17Figura 18

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ne, San Marco; il fiu-me Fisone, San Mat-teo; il fiume Tigri,San Luca; il fiume Eu-frate, San Giovanni.

Un altro significa-to è quello dellequattro virtù cardina-li: Fortezza, Giustizia,Prudenza, Temperan-za.

Questa figurazione è molto diffusa nei battisteri enei capitelli delle chiese, come nella chiesa di SaintLazare, ad Autun, o in uno dei capitelli di Cluny III,conservato in stato frammentario nel museo Farinier(figura 19).

Quello di Autun ha i personaggi centrali che ten-gono le anfore sopra la testa, mentre i personaggi la-terali le tengono sollevate all’altezza dei fianchi, men-tre quello di Cluny III si caratterizza per la presenza dipesci nell’acqua che sgorga dalle anfore, per alluderealla grazia divina fonte di vita per i fedeli.

TIRATORI DI FUNE

Gruppi di personaggi contrapposti che si sfidano altiro della fune, simboleggiano la lotta del bene con-tro il male.

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La figura orientata in alto indossa abiti spartani e hale mani giunte in preghiera, mentre quella orientata ver-so il basso indossa abiti più ricercati e presenta una ac-conciatura elaborata, conclusa da una lunga treccia (fi-gura 18).

GIOCATORI DI PALLA

In questa figurazione al centro compare una testa mo-struosa, dalla cui bocca si sviluppano tralci vegetali, cheavvolgono una donna e un uomo rappresentati ai lati.

La donna, a destra, si appresta a lanciare una palla,di piccole dimensioni, mentre l’uomo, a sinistra, si ap-presta a riceverla; le due figure sono entrambe nude ehanno i piedi poggiati sopra una sfera, che è un sim-bolo di instabilità, elemento quest’ultimo che contribui-sce a dare un altro significato alla scena.

I due giocatori potrebbero identificare Eva e Adamoe la piccola palla alludere al frutto del peccato, mentrel’equilibrio instabile potrebbe richiamare l’imminentecaduta (la cacciata dall’Eden), il maligno invece che dalserpente sarebbe simboleggiato dalla testa mostruosa,interposta tra le due figure.

QUATTRO PERSONAGGI CON ANFORE

DALLE QUALI SGORGA ACQUA

I quattro personaggi sono personificazioni dei Fiumi delParadiso: Gisone, Fisone, Tigri ed Eufrate.

Secondo i commentari dell’epoca questi fiumi sim-boleggiano anche i quattro evangelisti: il fiume Giso-

Figura 19

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L’ALBERO DELLA VITA

L’albero della vita è l’albero del Paradiso terrestre, maanche l’albero descritto dall’Apocalisse, che sorge sullapiazza della nuova Gerusalemme e le cui foglie sonodestinate a guarire le nazioni pagane.

Nel Medioevo l’albero della vita viene identificatocon l’albero di Adamo, dal quale sarà tratto il legno perla croce di Cristo.

Questa identificazione trova la sua miglioreespressione nella Legenda Aurea di Jacopo da Vara-gine, scritta nel Duecento, e della quale è bene ricor-dare la prima parte.

Adamo morente chiama suo figlio Seth e lo incaricadi andare nell’Eden per prendere dall’Arcangelo Mi-chele l’olio che guarisce miracolosamente, ma raggiun-to il luogo l’arcangelo invece di consegnargli l’olio del-la salvezza gli consegna tre semi, che dovranno esseremessi sotto la lingua del padre, prima che venga sep-pellito, poiché dall’albero che nascerà dalla bocca diAdamo verrà la redenzione dell’umanità.

Dalla sepoltura nasceranno tre alberi: un cedro, chesimboleggia il Padre; un cipresso, che simboleggia il Fi-glio che deve morire; una palma, che simboleggia loSpirito Santo.

I tre alberi intrecceranno i loro rami formando ununico albero che la leggenda identifica in un cedro delLibano, e dal quale verrà tratto il legno della Croce.Dunque la vita, intesa come vita eterna, scaturisce dalsacrificio del Cristo e l’albero diventa il suo simbolo.

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PIANTE

L’ALBERO

In tutte le religioni arcaiche l’albero è stato oggetto diculto come elemento di comunicazione tra tre mondi:gli inferi, la terra e il cielo.

L’albero è il simbolo della perpetua rigenerazione,di un rinnovamento ciclico senza fine, della vittoriadella vita sulla morte.

Nella decorazione dei capitelli romanici comparecon dei frutti, in genere delle pigne, che rappresenta-no i frutti della fede e sono simbolo di eternità.

L’ALBERO A FORMA DI Y

L’albero medievalepuò assumere la for-ma di y, con un tron-co centrale e due ra-mi che divergono inalto; il tronco rappre-senta il Cristo mentrei due rami che si divi-dono rappresentanole due Chiese, laChiesa d’Occidente ela Chiesa d’Oriente(figura 20).

Figura 20

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Nella decorazione scultorea l’albero della vita può es-sere rappresentato da un tronco con tre rami, per ri-chiamare l’origine costituita da tre diversi alberi.

L’ALBERO DI JESSE

Questa iconografia deriva dal Libro di Isaia, nel qualesi dice che il Messia sarebbe appartenuto alla famiglia diJesse, padre di Davide. Jesse è rappresentato disteso interra e dal suo corpo sorge il tronco sui cui rami com-paiono gli Antenati di Cristo e i Profeti, mentre al verti-ce sono rappresentati la Vergine e il Bambino.

È un tema raro per quanto riguarda i rilievi scultoreied è invece piuttosto frequente nelle vetrate delle cat-tedrali (figura 21).

LA QUERCIA

La quercia è una pianta robusta delle foreste, che sfidala furia degli elementi, per questo motivo viene assun-ta come simbolo della fortezza, una delle quattro virtùcardinali, e della Fede, una delle tre virtù Teologali.

Nella decorazione scultorea viene rappresentata inuna forma molto stilizzata.

LA VITE E I SUOI FRUTTI

La vite è il simbolo dell’unione di Cristo con gli uomini,come ricorda il Vangelo di San Giovanni:

Io sono la vite e voi i tralci, chi rimane in me fa molto frut-to, perché senza di me non potete fare nulla Figura 21

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Da queste due iconografie Lorenzo Lotto trarrà lospunto per realizzare l’affresco dell’Oratorio Suardi, aTrescore, dove al centro è raffigurato il Cristo, dalle cuimani si sviluppano i tralci che alcuni uomini, gli eretici,saliti su delle scale cercano di recidere, ma non riesco-no nell’intento perché vengono fatti precipitare in bas-so dall’intervento di Sant’Ambrogio e San Gerolamo.

LE STAGIONI E I MESI

Nell’arte greca prima del IV secolo a.C. compaiono leHorai, personificazioni simboliche che in età ellenisti-ca e romana vennero identificate nelle stagioni.

Nel IV secolo l’anno verrà suddiviso in quattro cicliclimatici, corrispondenti ad alcune divinità dispensatri-ci di doni benefici e da allora in poi le stagioni si tra-sformarono, secondo la fantasia degli scultori, in cor-nucopie ripiene di fiori, frutti, selvaggina, o in geni ala-ti e giovani donne piene di vigore.

L’arte cristiana primitiva si servì delle stagioni peresprimere il proprio pensiero religioso, rimanendospesso fedele alle iconografie pagane.

Nel Medioevo gli elementi della tradizione paga-na vennero mescolati a nuove dottrine astrologicheprovenienti dall’oriente generando rappresentazionipiù complesse che comprendevano anche il tema deimesi.

Questo tema ricorre negli archinvolti dei portalidelle cattedrali e ha il compito di riassumere diversisignificati, che vanno dal trascorrere del tempo a

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I frutti della vite sono ifrutti della fede e giànella figurazione pa-leocristiana compaio-no delle figure intentea raccogliere i grappo-li d’uva da una vite.

L’immagine vieneripetuta anche nel Me-dioevo e in alcuni casi i tralci sorgono da una figuracentrale che simboleggia il Cristo, come ad esempio inuna lunetta, sopra al portale destro, della chiesa di San-ta Maria Maggiore a Tuscania (figura 22).

La vite è simbolo della “vigna mistica”, utilizzato an-che per rappresentare il tema dell’eresia.

Nella chiesa di Saint Lazare, ad Autun, in un capi-tello possiamo trovare raffigurato un albero stilizzatocon dei grappoli d’uva, sopra al quale è un uomo coldoppio bastone,simbolo del pelle-grino, mentre sot-to compare unuomo, con unagrande ascia, cheforse si apprestaad abbattere lapianta; quest’ulti-mo è l’incarnazio-ne dell’eretico (fi-gura 23). Figura 23

Figura 22

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quello del lavoro, inteso come riscatto per espiare ilpeccato originale e come impegno di vita per guada-gnarsi il Paradiso.

Come esempio possiamo ricordare le sculture di Be-nedetto Antelami, conservate nel Battistero di Parma,esaminando le varie iconografie a partire dal mese diMarzo, perché al tempo in cui furono realizzate questeallegorie l’anno iniziava il 25 Marzo, giorno dell’Incar-nazione di Gesù.

Marzo ha l’aspetto di un giovane dai capelli ricci, ve-stito con una tunica corta, colto nell’atto di suonare unostrumento a fiato, che non possiamo identificare perchéframmentario, forse un flauto o un olifante.

Si tratta di una scultura incompleta poiché manca ilrelativo segno zodiacale che è l’Ariete.

Aprile è interpretato come il re dei mesi, indossauna corona e un abito dalle maniche lunghe, sopra alquale porta un mantello chiuso da un lato.

La decorazione della corona ricorda i motivi florea-li dei capitelli romanici.

Egli tiene nella mano destra un ramo fiorito a mo’di scettro mentre nella mano sinistra tiene un giglio; ilsuo volto è molto caratterizzato espressivamente e ri-chiama quello della statua di Carlo d’Angiò, conservatanei musei Capitolini a Roma, di Arnolfo di Cambio, chedeve essersi ispirato a questa opera (figura 24).

Maggio è raffigurato in groppa ad un robusto caval-lo da lavoro, indossa una tunica corta e tiene in manoun falcetto da fieno. Il falcetto riveste un duplice signi-ficato poiché oltre a richiamare il semplice attrezzo agri- Figura 24

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frumento mentre qui appare un contadino che incitadue cavalli a calpestare le spighe con le zampe.

Nella composizione domina la figura del contadi-no, che indossa una tunica corta, ha un viso tondocon la fronte bassa coronata da riccioli; il segno zo-diacale è il Leone.

Il mese di Agosto è rappresentato da un contadinocon veste corta che con due mazzuoli sta assestando ledoghe di una piccola botte disposta in verticale.

Come faceva notare, in suo scritto, Gianni Capel-li, questo personaggio ha più l’aspetto di un uomo dimare che con le mazze scandisce il ritmo dei remato-ri di una galera che quello di un bottaio intento a rias-sestare con cura il recipiente destinato a contenere ilprezioso vino; il segno zodiacale della Vergine è rap-presentato da una giovane donna che stacca un frut-to da un albero.

Settembre corrisponde all’immagine del vendem-miatore, che è raffigurato con un piede poggiato sul ter-reno e l’altro sopra una foglia di acanto, intento a stac-care con un coltello affilato i grappoli d’uva dai tralci,lasciandoli cadere nella tinozza sottostante.

Il particolare della vite testimonia l’usanza di man-tenere il tralcio a mezza altezza, una caratteristica tipicadelle coltivazioni del luogo.

In basso a sinistra, in corrispondenza della tinozza,ma su un piano di composizione avanzato è rappre-sentata una piccola figura che tiene con una mano unabilancia e nell’altra un peso, è la figurazione che corri-sponde al segno zodiacale della Bilancia.

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colo simboleggia un’arma, per ricordare che Maggio erail periodo in cui gli eserciti muovevano guerra, in quan-to era possibile trovare cibo per i cavalli.

Inoltre è presente la raffigurazione del relativo se-gno zodiacale, i Gemelli (figura 25).

Giugno è raffigurato come un contadino scalzo, conuna tunica corta, mentre sta tagliando le messi.

Il suo corpo è piegato in avanti, ha le gambe dispo-ste a forbice e le sue braccia sono protese in avanti percompiere l’azione; la mano destra impugna il falcettomentre la sinistra stringe il mazzo di grano.

Questo personaggio che è molto ben caratterizzato,ha un volto con mascelle quadrate, uno sguardo acutoe un corpo tarchiato, non sembra affatto accusare la fa-tica di un lavoro compiuto sotto il tormento del sole ca-nicolare.

Anche di questomese si è conservatala rappresentazionedel relativo segno zo-diacale, il Cancro.

Luglio presentaun’iconografia piùcomplessa e anche in-novativa poiché tradi-zionalmente la treb-biatura veniva rappre-sentata con degli uo-mini che col doppiobastone battevano il Figura 25

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Ottobre è incarnato dal seminatore, un uomo dietà matura, con barba e baffi, che ha un aspetto se-vero, sacerdotale.

In una mano tiene la semente, mentre l’altra mano,occultata dal corto mantello, tiene un sacchetto.

In alto spicca un elemento vegetale sormontato dalsegno zodiacale dello Scorpione.

Novembre ha l’aspetto di un contadino curvato, conle mani impegnate nella presa di due grosse barbabie-tole appena strappate dalla terra; è l’immagine di unvecchio dal volto spigoloso e dal corpo smagrito.

In alto compare il segno zodiacale del Sagittario, chenon ha il tradizionale aspetto del centauro ma quello diuna figura nuda nell’atto di scoccare una freccia.

Dicembre è un anziano contadino, con barba e baf-fi, intento a tagliare i rami spogli con una roncola.

Egli compie il suo lavoro con grande attenzione, hagli occhi sgranati e le braccia sono in una posa rigidamentre le gambe non rivelano alcuna tensione; è l’im-magine di un saggio, di un sapiente che conosce i se-greti ritmi della natura ma che non smette di cogliernel’insegnamento; il segno zodiacale è il Capricorno.

Il mese di Gennaio è l’unico reso con una figura atutto tondo, seduta su un subsellium, davanti ad un ipo-tetico fuoco per riscaldarsi; è bifronte, rispettando l’ico-nografia pagana, poiché guarda da un lato il nuovo an-no che nasce e dall’altro quello che muore (figura 26).

Nella parte bassa della composizione è situata larappresentazione del segno zodiacale dell’Acquario,che comprende diverse figure: un contadino che fa Figura 26

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bollire l’acqua in una pentola mentre prepara il cibo;un giovane che versa l’acqua da una brocca; un gio-vane intento a spaccare la legna con un’ascia.

Febbraio ha l’aspetto di un giovane contadino ric-cioluto intento a vangare; il suo braccio destro è diste-so e la mano ad esso relativa afferra l’asta della vangamentre la mano sinistra è appoggiata sul manico oriz-zontale; il piede sinistro spinge il ferro, che penetra nel-la terra, mentre l’altro piede ha una funzione portante.

In alto sono raffigurati due polposi pesci che cor-rispondono al segno zodiacale del mese.

L’inverno è simboleggiato da un uomo anziano,con una lunga barba e il capo coperto da una cuffiadi lana; metà del suo corpo è nuda mentre la restan-te metà è coperta da un mantello; nelle mani reca uncartiglio (figura 27).

Alle sue spalle in corrispondenza della parte ve-stita è raffigurato un ramo secco, mentre in corri-spondenza della parte nuda è un ramo fiorito, per da-re forma simbolica al letargo invernale e al successi-vo risveglio della natura.

La Primavera ha sembianze di una fanciulla inco-ronata da una ghirlanda, vestita con tunica e manto(figura 28).

Ella ha una mano alzata all’altezza della cintola,nella quale tiene lo stelo di un fiore, mentre l’altra ma-no poggia sul petto e ha tre dita infilate nel nastro chechiude il mantello.

È un’immagine che sembra esprimere l’ideale dibellezza femminile di Benedetto Antelami, una bel- Figura 27

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