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VEDERE LA PAROLA, ASCOLTARE L’IMMAGINE ARCHITETTURA, ARTI E MUSICA PER LA LITURGIA

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ARCHITETTURA, ARTI E MUSICA PER LA LITURGIA

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Direttore

Gabriele OPontificio Ateneo Sant’Anselmo

Comitato scientifico

Jordi–Agustí P C, OSBPontificio Ateneo Sant’Anselmo

Pietro Angelo MPontificia Università Urbaniana di Roma

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VEDERE LA PAROLA, ASCOLTARE L’IMMAGINE

ARCHITETTURA, ARTI E MUSICA PER LA LITURGIA

Se il Signore non costruisce la città invano noi mettiamo pietra su pietra.

Luca, ,–

La collana raccoglie e pubblica le tesi prodotte nell’ambito del masterbiennale post–universitario di II livello in Architettura e arti per la li-turgia. In casi particolari può ospitare anche le tesi del master biennalepost–universitario di II livello in Musica liturgica.

La scelta dei lavori avviene in base a una rigorosa selezione, vengonopresi in esame solo quelli valutati con il giudizio massimo, cioè consumma cum laude, e che abbiano trattato una tematica totalmenteinedita per la propria area di studio.

La finalità è duplice: la divulgazione dei risultati raggiunti dai suddettimaster e la possibilità di fornire agli studiosi del settore testi scientificiche siano da considerare un punto di partenza per ulteriori e necessariapprofondimenti di argomentazioni. Argomentazioni che fino ad oggisono state trascurate oppure affrontate con colpevole superficialità.

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Cecilia Maria Roberta Luschi

La mistagogia del monasterofra sintassi teologica

e composizione architettonica

Prefazioni diGabriele Orlando

Eduardo López–Tello García

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I edizione: maggio

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Il nome Benedetto evoca […] la straordi-naria figura del grande “Patriarca del mo-nachesimo occidentale”, san Benedetto da Norcia, compatrono d’Europa insieme ai santi Cirillo e Metodio e le sante donne Bri-gida di Svezia, Caterina da Siena ed Edith Stein. La progressiva espansione dell’ordine benedettino da lui fondato ha esercitato un influsso enorme nella diffusione del cristia-nesimo in tutto il continente. San Benedetto è perciò molto venerato anche in Germania e, in particolare, nella Baviera, la mia terra d’origine; costituisce un fondamentale pun-to di riferimento per l’unità dell’Europa e un forte richiamo alle irrinunciabili radici cristiane della sua cultura e della sua civiltà.

Benedetto XVI, prima udienza generale in piazza San Pietro, 27 aprile 2005

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Indice

13 Prefazione di Gabriele Orlando

15 Prefazione di Eduardo López–Tello García

19 Introduzione23 Premessa

Parte IDall’architettura romana

all’architettura latina: il monastero

33 Capitolo i Architettura nella Regola

37 Capitolo 2 L’etica del lavoro per la distribuzione architettonica

41 Capitolo 3 L’azione di Gregorio Magno

45 Capitolo 4 Architettura latina: linguaggio e forma

49 Capitolo 5 Sulla tradizione architettonica romana

5.1. L’arco, 50 – 5.2. Il pilastro, 51

57 Capitolo 6 Il linguaggio dell’architettura romana

61 Capitolo 7 Tradizione architettonica: la villa e la Domus

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10 Indice

7.1. Domus e villa: tipologia architettonica e società rurale, 61 – 7.2. Villa come nucleo polifunzionale, 65

69 Capitolo 8 La nascita dell’architettura latina

Parte IIL’architettura costruita: la latinità del monastero

81 Capitolo 1 Monastero hic et nunc

87 Capitolo 2 Sul progresso dei monasteri

91 Capitolo 3 I monasteri dal VI al IX secolo

103 Capitolo 4 Monasteri in Terrasanta

107 Capitolo 5 I primi monasteri benedettini in area italiana

5.1. Il Santuario Romano di Monte sant’Angelo a Terracina, 107 – 5.2. Il Monastero Benedettino di Santo Stefano a Privernum, 120 – 5.3. Il Monastero del Castello di Lagopesole, 125 – 5.4. San Vincenzo al Volturno, 134 – 5.5. San Sebastiano ad Alatri, 142

145 Capitolo 6 Sui primi monasteri benedettini

153 Capitolo 7 Il secondo periodo benedettino dal IX al XII secolo

159 Capitolo 8 Il lungo cammino della Riforma

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11Indice

153 Capitolo 9 La discussione all’interno del mondo cenobitico

Parte III

L’Architettura come Teologia

167 Capitolo 1 L’ad quadratum del claustro

179 Capitolo 2 La concinnitas del monastero: Cluny II e Montecassino

185 Capitolo 3 Il cenobio benedettino dal X secolo

195 Capitolo 4 La scelta del sito

197 Capitolo 5 L’orientamento

201 Capitolo 6 La centuriazione e la composizione ad quadratum

203 Capitolo 7 La diagonale e la croce

207 Capitolo 8 Il chiostro cammino del monaco verso Cristo

213 Capitolo 9 La Gerusalemme celeste: la Chiesa

221 Capitolo 10 La porta della Chiesa

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12 Indice

227 Capitolo 11 La parte occidentale

11.1 Il westwerk, 231 – 11.2 La galilea, 237 – 11.3 Il paradiso, 245

253 Capitolo 12 Il refettorio luogo dell’agape e dell’ascolto

255 Capitolo 13 Il capitolo

261 Capitolo 14 Il dormitorio

265 Capitolo 15 La biblioteca

269 Conclusioni

277 Elenco delle Figure

279 Elenco delle Tavole

281 Fonti

283 Bibliografia

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Prefazionedi Gabriele Orlando

La collana “Architettura, arti e suoni” deve la sua denominazione all’obiet-tivo di raccogliere le migliori tesi prodotte sia dal Master in “Architettura e arti per la liturgia”, sia dal Master in “Musica liturgica”, affinché possa proporsi non solo come prezioso e completo strumento di conoscenza, ma anche come ausilio importante per tenersi al corrente della ricerca che, si spera con crescente interesse, interessa e interesserà il rapporto fra architettura, arti, musica e liturgia.

Alla base della filosofia editoriale c’è senz’altro una spiccata vocazione all’esaustività, oltremodo necessaria per un’iniziativa che è la prima nel suo genere, e che tale intende restare grazie alla sua peculiarità magnifica-mente sintetizzata con il “per” (la liturgia), da cui non si può e non si vuole prescindere. In piena rispondenza a questo fondamento, le tesi avranno pertanto il primo e ultimo scopo di-svelare tutte le articolazioni di questo “per”. Ciò porta a un preciso percorso di lettura che deve necessariamente conservare la stretta sinergia fra testo e immagini, oltremodo imprescin-dibile quando si parla di architettura e arti.

Non è quindi un caso se la prima pubblicazione della collana riguarda uno studio approfondito e inedito che l’architetto Cecilia Luschi ha scien-tificamente condotto sull’architettura monastica, però ben lungi dal con-siderarsi opera che “chiude” poiché, semmai, “apre” la strada verso una materia a sua volta rimasta colpevolmente inedita sino ad oggi.

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Prefazionedi Eduardo López-Tello García

Il fenomeno della vita monastica va ben oltre i limiti di una determinata chiesa o religione. È presente nel Cristianesimo e nelle religioni dell’e-stremo Oriente, nell’antichità pre-cristiana e nella società post-moderna, nell’Oriente ortodosso e nell’Occidente cattolico. Esso va ben al di là dei propri limiti per esprimere nient’altro che un atteggiamento di ricerca del trascendente nell’immanenza della vita quotidiana.

L’irruzione del totalmente altro nella vita ordinaria del monaco, nel suo hic et nunc, configura una cultura del tutto particolare che esprime «una continua contrapposizione di forze, una lotta fra gravità e slancio». L’uomo che cerca Dio è paradossalmente cercato da Dio in questa antitesi di tensioni che si rivela in modo preminente nella natura architettonica del monastero.

La tesi dell’architetto Cecilia Maria Roberta Luschi ci inserisce in que-sta dinamica di scontro di forze fra il divino e l’umano, fra l’aldilà e l’aldi-quà, e ci fa pregustare l’eterno nel fugace. Nell’unione di questi elementi il monastero diventa mistagogia, architettura che spiega il trascendente nel-la visibilità delle forme. La configurazione di questo discorso sul mistero si fa mediante una sintassi teologica ben articolata, mediante un insieme di proposizioni che raccontano la vita del monaco come una vita di ricerca di Dio nei diversi ambiti architettonici ed esistenziali della sua quotidiani-tà: dalla chiesa alla sala capitolare, dal dormitorio al refettorio, dalla porta della chiesa al chiostro.

La tensione interno/esterno, limitato/illimitato, dischiude tutta la sua forza espressiva mediante una composizione nella quale s’integrano tutti gli elementi.

Questa cultura, questo fascino del trascendente, trova un luogo acco-gliente nell’opera di Cecilia Luschi, vera sintassi architettonica che riesce a guidarci attraverso i sentieri della storia fino a raggiungere la plenitudine di senso desiderata dalla vita monastica.

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16 Prefazione

Le tre parti del lavoro segnano questo percorso: il radicarsi dell’archi-tettura monastica occidentale nell’architettura romana, le sue prime rea-lizzazioni, e infine la rivelazione del suo senso teologico nascosto sotto le sue forme. Ognuna delle parti ha una propria originalità e non manca di proposte interessanti.

I primi capitoli ci fanno vedere il sorgere della tradizione benedettina e la sua configurazione mediante il linguaggio dell’architettura romana, unendo in sé domus e villa in un’ambivalenza segnata per un verso dall’es-sere casa accogliente di Dio e dell’uomo, e per altro verso luogo di lavoro. Di estremo interesse è il percorso simultaneamente visivo e intellettuale che ci propone l’architetto Luschi, dalle ville rustiche fino a salire sulla vetta del Palatino per visitare la Domus Flavia.

E quindi, nella seconda parte lo stesso autore ci guida attraverso il sor-gere dei primi monasteri benedettini. Non nascondo la mia ammirazione per questa pregevole opera di ricerca; la ricostruzione dei monasteri di Terracina, Priverno, Lagopesole, S. Vincenzo al Volturno e Alatri ne sono senz’altro uno dei grandi valori. In essi si dischiudono davanti ai nostri oc-chi le prime realizzazioni architettoniche del monachesimo occidentale.

Ed infine, l’autore ci coinvolge nella ricerca della teologia dello spazio architettonico, che trova una sua realizzazione eccezionale nel monaste-ro. È qui che si rivela davanti ai nostri occhi la concinnitas, l’armonia da raggiungere fra gli elementi sensibili e il pensiero intellegibile. Armonia cercata dai monaci; armonia trovata dall’autore.

Resta soltanto da dire: grazie, Cecilia, per questo tuo contributo che unisce in sé spiritualità e visibilità architettonica. È stato un privilegio co-noscerti e discutere con te i frutti della tua ricerca. Grazie, nel godimento della lettura di questa tua opera e in attesa del tuo prossimo lavoro. Grazie nella sicurezza che la tua opera diventerà senz’altro fonte d’ispirazione per futuri studenti del nostro Master.

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Figura a. Roma: Catacombe di Priscilla. Si noti la struttura voltata a curvatura complessa e la postura di preghiera.

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Introduzione

Il tema architettonico dei monasteri è particolarmente ampio e non scevro da incertezze ed interpretazioni ancora lontane da trovare una uni-voca posizione fra gli studiosi. Ma è di estremo fascino riuscire a capire chi sia un monaco e cosa sia un monastero secondo i monaci stessi. Il punto di vista, come è facile credere, è completamente diverso da quello di un ar-chitetto, se omettessimo però che i primi architetti dei monasteri furono proprio i monaci. Ciò non può che contribuire a far emergere il profondo significato dell’entità architettonica di un monastero.

Numerose questioni, riguardo l’architettura, sono sospese fra la prassi ed il progetto. Da una parte vi è una esigenza decisiva che è pratica un labor manu, dall’altra vi è una necessità ineludibile che attiene al pensiero.

Il mondo dell’architettura è un’espressione di un linguaggio sapienzia-le che diviene testimonianza del pensiero umano nella storia.

In questa ottica il lavoro proposto, non si rivolge all’architettura da analizzare secondo dati sensibili in ordine di: lunghezza, larghezza ed al-tezza; ma secondo l’eloquenza del rapporto che intercorre fra pensiero ed azione, come quest’ultima possa efficacemente adempiere alla sua funzio-ne lessicale.

L’azione di progettare un evento architettonico, parte da una prefigu-razione della realtà, senza che essa esista in modo sensibile, tuttavia risulta compiuta. Vi sono tre aspetti per indagare il pensiero progettuale, uno formale, uno compositivo ed uno funzionale. Nessuno dei tre aspetti ha predominanza sull’altro in fase di progetto e d’ideazione, ma si gerarchiz-zano in fase di reificazione; non riuscendo tuttavia ad esprimere compiu-tamente e completamente l’idea progettuale. Si ha necessità di individua-re l’intenzionalità architettonica, per tentare di avvicinare il pensiero che l’ha plasmata. Al fine di compiere questo percorso, dovremmo poggiare molte riflessioni su principi di analogia e di rilettura delle esperienze co-struttive e funzionali, legandole al panorama precedentemente costituito per poter enucleare i punti di discontinuità e le eccezioni che così potran-

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20 Introduzione

no essere meglio indagate. É un dato di fatto che l’architettura travalichi la dimensione pragmatico–evolutiva e riverbera nelle scelte una necessità “altra” che le determina e le cristallizza nella composizione a tal punto da far pensare ad una standardizzazione di un piano unitario precostituito. A tal proposito molti sono gli aspetti da valutare e ampie le discussioni.

La prima questione che si pone è fra concetto di spazio e concetto di luogo1, ed il dirimerla sembra essere decisivo.

La seconda riguarda il concetto di bello. Esso in architettura vuol dire riuscire a rappresentare il “buono” ed il “vero”2.

La terza questione forse ancor più vasta è individuare in architettura i concetti di latinità e cosa essi rappresentino nella loro verità espressiva.

Definito il solco della ricerca, si presenta la materia di indagato: l’archi-tettura monastica.

Un’eccellente risposta antropologica ai bisogni primari di una comu-nità, inquadrati all’interno di un più ampio programma edilizio che con-templa e reifica un pensiero filosofico e teologico, ciò non presuppone una definizione di architettura monastica ma sintetizza la sua eloquenza.

Per completare la premessa, pare fondamentale spiegare perché si vo-glia indagare il senso teologico dell’architettura: quell’armonia del co-strutto poetico che irrompe prepotentemente nel pensiero progettuale e diviene mezzo espressivo della verità quindi del bello.

Armonia che è poi l’espressione della dialettica fra pensiero e forma, unico dispositivo teorico formale che riesce ad appesantire un pensiero e lo riverbera in una “pietra”.

Pertanto, è imprescindibile che l’architettura sia pensata come idea, ov-vero come forma di pensiero e non come fenomeno estetico funzionale; solo così può essere posta come elemento teologico, arrivando ad intende-re l’architettura monastica come consapevolezza o come elemento empa-tico che può portare all’esperienza, esperienza che “liturgicamente e sacra-mentalmente può portare all’esperienza di Dio, all’intuizione della grazia”3.

1 DEBUYST F. O.S.B. Significato dell’architettura romana, pp. 23–33; 72–75.2 Categorie dell’Estetica.3 Cfr. PIQUET I COLLADO J., L’attimo fuggente/sfuggente: l’universo sacramentale della

musica, in “Il corpo del Logos, Pensiero estetico e teologia cristiana”, ed. Sequeri, 2009, pp.179–181.

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21Introduzione

Ho pensato molto a evitare un inquadramento generale sul fenomeno del monachesimo, ma sono arrivata alla conclusione che sebbene sem-plificato e superficiale, esso debba costituire una parte fondamentale del lavoro, testimoniare un percorso di avvicinamento e comprensione. Leg-gere la Regola di San Benedetto è necessario per comprendere la forza ispiratrice da cui tutte le successive azioni, e dunque anche l’architettura, traggono il loro significato più profondo. Capire chi è un monaco è neces-sario anche se non sufficiente, per rispondere a esigenze di relazione che devono essere messe in campo nella composizione architettonica.

Una volta avvicinata la personalità di Benedetto, il modo di celebrarlo di Gregorio Magno, e come nei secoli si è sviluppato l’affectus e la spiritua-lità del mondo monastico, solo dopo, è possibile guardare l’architettura e leggere fra i muri e gli spazi aperti una vitalità liturgica, una partecipazio-ne emotiva che fanno del monastero benedettino un hic et nunc, testimone dell’esperienza di preghiera.

Figura b. Pietra tombale di un costruttore latino datata XII sec., Jerusalem Ro-ckefeller Museum. Sotto la Croce latina sono raffigurati un martello e gradina e una squadra. Rimane interessante notare come la croce assuma un costrutto equilatero e sia posta in diagonale rispetto al quadrilatero che ne unisce i bracci. Tipologia della Croce potenzata, molto comune in ambito crociato.

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