VecchiInforma

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In un momento in cui molte testate giornalistiche versano in condizioni di grave crisi, la redazione del Vecchinforma si appropria di questa famosa citazione di Enzo Biagi, grande giornalista del nostro Paese, per il suo primo editoriale perché ritiene che la libertà ,sancita dall’articolo 21 della nostra Costituzione, sia uno dei cardini su cui fondare la rinascita dell’Italia. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con l’unica clausola del rispetto della dignità altrui; spesso si aggredisce piuttosto che argomentare, si offende , sostituendo il dialogo e il confronto costruttivo con la violenza verbale. Ecco ciò che il nostro giornalino d’istituto vuole combattere, le sue pagine hanno l’alta finalità di informare e promuovere lo spirito critico confidando nella forza delle idee e soprattutto nella genialità dell’ironia e dell’intelligenza. Il Vecchinforma ha l’ambizione di essere lo specchio delle mille iniziative della nostra scuola, lo scrigno dove racchiudere e divulgare allo stesso tempo le emozioni profonde scaturite dagli incontri culturali, dentro e fuori le mura delle aule. Il nostro istituto dimostra ,giorno dopo giorno, di go- dere ottima salute intellettuale, di essere vera- mente in forma per svolgere l’importante ruo- lo di polo educativo. Con un pizzico di orgo- glio ci piace scorgere qualche affinità tra il nostro giornale e il Caffè, crediamo, in sinto- nia con gli ideatori della nobile rivista del passato, che il suo obiettivo debba essere l’informazione trasmessa con ogni stile , che non annoi. Siamo certi che possiamo diffon- dere delle utili conoscenze in ogni campo del sapere offrendo a tutta la nostra comunità sco- lastica la possibilità di far sentire la sua voce, di far avvertire la sua passione, di far scoprire le sue innumerevoli possibilità di promozione culturale. Prof.ssa Angela Di Nanni La libertà è come la poesia, non ha bisogno di aggettivi Inter-vec Diavolina: il Fuoco dell’Arte MAIL Nel prof-ondo A scuola di Scienze Numero 1

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Giornalino scolastico

Transcript of VecchiInforma

In un momento in cui molte testate giornalistiche versano in condizioni di grave crisi, la redazione del

Vecchinforma si appropria di questa famosa citazione di Enzo Biagi, grande giornalista del nostro Paese,

per il suo primo editoriale perché ritiene che la libertà ,sancita dall’articolo 21 della nostra Costituzione,

sia uno dei cardini su cui fondare la rinascita dell’Italia. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il

proprio pensiero con l’unica clausola del rispetto della dignità altrui; spesso si aggredisce piuttosto che

argomentare, si offende , sostituendo il dialogo e il confronto costruttivo con la violenza verbale. Ecco

ciò che il nostro giornalino d’istituto vuole combattere, le sue pagine hanno l’alta finalità di informare e

promuovere lo spirito critico confidando nella forza delle idee e soprattutto nella genialità dell’ironia e

dell’intelligenza. Il Vecchinforma ha l’ambizione di essere lo specchio delle mille iniziative della nostra

scuola, lo scrigno dove racchiudere e divulgare allo stesso tempo le emozioni profonde scaturite dagli

incontri culturali, dentro e fuori le mura delle aule. Il nostro istituto dimostra ,giorno dopo giorno, di go-

dere ottima salute intellettuale, di essere vera-

mente in forma per svolgere l’importante ruo-

lo di polo educativo. Con un pizzico di orgo-

glio ci piace scorgere qualche affinità tra il

nostro giornale e il Caffè, crediamo, in sinto-

nia con gli ideatori della nobile rivista del

passato, che il suo obiettivo debba essere

l’informazione trasmessa con ogni stile , che

non annoi. Siamo certi che possiamo diffon-

dere delle utili conoscenze in ogni campo del

sapere offrendo a tutta la nostra comunità sco-

lastica la possibilità di far sentire la sua voce,

di far avvertire la sua passione, di far scoprire

le sue innumerevoli possibilità di promozione

culturale.

Prof.ssa Angela Di Nanni

La libertà è come la poesia, non ha bisogno

di aggettivi

Inter-vec

Diavolina: il

Fuoco

dell’Arte

MAIL

Nel prof-ondo

A scuola

di Scienze

Numero 1

2

INTER-VEC

MAIL

DIAVOLINA: Il fuoco dell’ arte

A SCUOLA DI SCIENZE

NEL PROF-ondo

Un Salto Temporale… Lorenzo Marcone IV C pag. 3

I semini della bontà: noi e l’ANT Raffaele di Giglio III E pag. 4

Il Liceo Scientifico “Valdemaro Vecchi” incontra LUIGI PIRANDELLO. Contributo dell’ eclettico scrittore

girgentino al Cinema Silvana Ancona V A

pag. 5

Primo giorno di scuola al Vecchi! Maria Parente I A pag. 6

UNA NUOVA AVVENTURA Giulia Voglino III E S.M.S. “G.Rocca” pag. 7

La musica è l’occhio dell’ orecchio Edoardo Nigretti & Nicola Ruggiero II C pag. 8

Sport: Nell’ oblio di Trani Alessia Merra IV C pag. 8

Economia di tatto Francesco Berardi IV C pag. 9

Vademecum dello studente del Vecchi Vittorio Sileo IV D pag. 10

Promessi? Promosssi! Francesco Loporchio, Michaela Monno, Riccardo Rella II C pag. 11

Solitudine E. III C pag. 12

Il vecchio e il mare Maria Parente I A pag. 13

La città che inquina il cielo, inquina se stessa Classe II C pag. 14

Con Plauto il divertimento è assicurato! Giuliano Sestili & Raffaele Lionetti II C pag. 14

L’invecchiamento della Luce: Odissea a 300 000 Km/s Domenico Ranieri IV C pag. 15

FOLDING@HOME: SUPERCOMPUTER A COSTO ZERO Antonio Albanese IV C pag. 16

Dovremmo passeggiare un po’ più spesso, solo per alzare gli occhi al cielo… Domenico Ranieri IV C pag. 17

Emozioni Prof.ssa Nicoletta Curci pag. 18

Arte delle immagini e linguaggio della logica Prof. Giuseppe Di Canosa pag. 20

Raccontare per immagini Prof. Giuseppe Di Canosa pag. 20

Per Elisa Prof. Domenico Formichella pag. 22

INDICE

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Un Salto Temporale…

Un salto temporale. Fogli dall’inestimabile valore, ingialliti dalle burle degli orologi, tavoloz-

ze con impressi i caratteri di stampa universali, smangiucchiate da qualche simpatico proca-

riota. Di tale patrimonio il nostro Liceo si è potuto fregiare dal 15 al 22 Dicembre 2011. Il

tutto non sarebbe stato possibile, se non grazie alla gentile concessione dell’Avv. Vittorio

Tolomeo, colonna portante di Traninostra., l’Associazione Culturale che si preoccupa di pre-

servare e diffondere la storia della nostra città. All’intera comunità tranese è stato ravviva-

to il ricordo di un illustre personaggio, concittadino d’adozione, sbiadito dagli anni e consun-

to proprio come le tavolozze dei caratteri di stampa da lui utilizzate : Valdemaro Vecchi.

Nacque a Borgo San Donnino, quella che oggi chiamano Fidenza, nel 1840. Le foto d’epoca lo

rappresentano maestoso ed aggrottato: naso adunco, sguardo torvo, fronte bassa e baffo

curato, proprio com’era di moda in quel tempo. Dedito sin dalla giovane età all’arte tipografi-

ca , mostrava conoscenze e fiuto per gli affari davvero eccezionali. Per guadagnarsi il pane

quotidiano, dovette farsi le ossa come ‘’garzone’’ presso la tipografia milanese ‘’Guglielmini’’,

crebbe, imparò l’arte e la mise da parte. Si trasferì ad Alessandria ed acquistò una stampe-

ria tutta sua. Da gran conversatore, aveva amici ogni dove ; un giorno qualcuno gli fece una

soffiata. La sua vita sarebbe cambiata radicalmente se avesse avuto l’ardire di farsi un giro

giù nel tavoliere, la terra delle opportunità. Non se lo fece ripetere due volte, partì alla volta

della città della disfida, Barletta. Col suo savoir fare, com’era ovvio, si ambientò subito. Nel

1879, però qualcosa lo scombussolò: gli mori il suo unico figlio. Non si dette per vinto. Mosso

da occasioni più lucrose, o come vogliono gli storici, dal dolore di tale perdita, giunse in car-

rozza a Trani. Si assicurò così la pagina di Wikipedia. Fosse campato cent’anni dopo avrebbe

fatto invidia a certi megalomani industriali nordici del calibro di Agnelli o Moratti che dir si

voglia. Imprenditore lui, del sapere però. Aprì in via Cavour, nei locali di Palazzo Sarri, la ti-

pografia Vecchi. La stamperia fu vera e propria manna dal cielo per una ridente cittadina che

trasudava cultura da tutti i pori. Ideò riviste, elargì posti di lavoro e fece, del paese sede

della Corte d’Appello delle Puglie, l’ indiscussa sovrana dell’arte tipografica e dell’editoria. Le

sue opere , custodite ad oggi sotto l’egida dell’Associazione Traninostra, ed esposte per cir-

ca una settimana tra le mura del Liceo Vecchi ( Toh ! Ma guarda un po’), rappresentano

tutt’oggi motivo di orgoglio tranese.

Lorenzo Marcone IV C

INT

ER

-VE

C

4

I semini della bontà: noi e l’ANT

“Il modo migliore per essere felici è quello di procura-

re felicità agli altri” diceva Lord Baden-Powell (fondatore del movimento Scout), e in Italia per fortu-

na esiste la fondazione l’ANT ( associazione nazionale

onlus, che assiste gratuitamente gli ammalati di can-cro e le loro famiglie) che fa del volontariato il suo fine

esistenziale. Assistere gli ammalati terminali o aiutare

i più bisognosi sono solo due tra le attività praticate da questa onlus, della quale fanno parte tanti dottori che donano il loro tempo e la lo-

ro professionalità a fin di bene, ma anche tantissime persone comuni, che con un pic-

colo gesto possono donare felicità e serenità a chi ne ha bisogno.

Le classi del Liceo scientifico della comunic@zione, 3°E e 3°F, hanno avuto la fortuna di incrociarsi con questa realtà che sembra così distante da noi, ma che di fatto è a

pochi passi. Così, grazie all’ intraprendenza educativo-didattica delle professoresse

Leuci e Di Bari, le terze E ed F hanno realizzato uno spot per pubblicizzare la stessa ANT nelle sue attività in giro per l’Italia, dopo un “iter” di quattro incontri con la psico-

loga dott.ssa Rosalia Petronelli, che ha introdotto i ragazzi alla comunicazione

televisiva. Da partecipante posso dire che questa è stata un’ esperienza davvero unica, emozio-

nante , specie quando abbiamo sentito le parole di presentazione dell’associazione da

parte della delegata regionale ANT, sig.ra Rosa Vanda Triggiani ed educativo-pedagogica quando

abbiamo imparato tutto il lavoro che c’è dietro la

“comunicazione” di uno spot, dalla musica ai colo-ri, dalle immagini ai personaggi.

Al termine dei quattro incontri i ragazzi si sono a-

doperati con le loro abilità e la loro fantasia. Grazie

alla divisione in quattro gruppi misti tra i ragazzi delle due classi, finalizzata alla conoscenza e a svi-

luppare la capacità di lavorare in gruppo dei ragaz-

zi, sono stati realizzati quattro spot, tutti molto belli ed interessanti, ma alla fine dell’esperienza c’è stata la premiazione (indicativa,

perché tutti avrebbero meritato di essere trasmessi) di un solo spot, quello del gruppo

“le ventidue scarpe”, da parte di una commissione esaminatrice, nella quale era pre-sente anche la nostra Dirigente scolastica, la professoressa Angela Tannoia, che ha

reso possibile questa emozionante esperienza.

Il fine era imparare, imparare aiuta a crescere e a diventare gli uomini o le donne del futuro;

sensibilizzarsi al volontariato è una cosa specia-

le e piacevole, e questo semino della bontà è

stato piantato nella terra della mente fertile di noi ragazzi in modo che possa germogliare bene

per far nascere una società migliore.

Un’esperienza da fare o rifare in futuro.

Raffaele Di Giglio III E

5

Quest’ultimo anno di scuola ha

regalato ad alcuni di noi la ma-

gnifica opportunità di parteci-

pare alla 48esima edizione del

Convegno Internazionale degli

Studi Pirandelliani, “Quel che il

Cinema deve a Pirandello”, dal 5

all’8 dicembre 2011. Dopo un

approfondito studio estivo sul

rapporto ambivalente tra lo

scrittore siciliano e l’ambiente

cinematografico, caratterizza-

to da un iniziale scetticismo nei

confronti della settima arte e

da un successivo e graduale innamoramento per essa, noi studenti, divisi in gruppi e guidati

dalla prof.ssa Di Nanni, ci siamo ritrovati immersi nell’atmosfera della ridente Agrigento, a

strettissimo contatto con i luoghi tanto amati dal celebre scrittore. Abbiamo assistito ad

interessanti conferenze tenute da illustri professori internazionali, che ci hanno dato la pos-

sibilità di ampliare notevolmente le conoscenze scolastiche inerenti l’autore: infatti, è poco

noto l’importante contributo fornito da Pirandello al Cinema, contributo riscontrabile nelle

più celebri opere cinematografiche moderne, prime fra tutte “La rosa purpurea del Cairo” di

Woody Allen e “L’Infedele” di Ingmar Bergman, che, insieme ad altri film come per esempio

“L’ultimo metrò” di Truffaut, sono state proiettate all’interno dell’accogliente e maestosa

struttura del Palacongressi. L’esperienza è stata inoltre arricchita da un nostro intervento

relativo al precedente approfondimento, grazie al quale abbiamo avuto la possibilità di con-

frontarci con altri studenti provenienti dalle più disparate parti d’Italia, tutti accomunati

dallo stesso amore e dal medesimo interesse per le opere pirandelliane. Tutto ciò è stato co-

ronato da visite guidate nei luoghi più rappresentativi del territorio girgentino: la Valle dei

Templi, le città di Agrigento e Porto Empedocle per scoprire scenari e personaggi che hanno

ispirato alcune opere pirandelliane, e la Casa Natale di Pirandello; per non dimenticare poi la

suggestiva passeggiata a picco sul mare per giungere a quella “rozza pietra” che custodisce

le ceneri dello scrittore. E per avere una conoscenza globale del territorio siciliano non ci

siamo fatti neppure mancare un approfondimento culinario, all’insegna dei deliziosi dolci tipi-

ci, tra cannoli e cassatine. Con l’augurio che questa esperienza possa essere ripetuta anche

nei prossimi anni, con un simile, o ancor meglio superiore, interesse nello studio della figura

di uno dei più geniali scrittori italiani di tutti i tempi, Luigi Pirandello.

Silvana Ancona V A

Il Liceo Scientifico “Valdemaro Vecchi” incontra LUIGI PIRANDELLO. Contributo dell’eclettico scrittore girgentino al Cinema

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Primo giorno di scuola al Vecchi!

Scritto da una ragazza a cui piace sognare ...

E’ il pomeriggio prima del 12 settembre 2011, il giorno di un nuovo inizio, l’inizio di una nuova

avventura che prende il nome di “Liceo scientifico Valdemaro Vecchi”. Sto uscendo con la mia ami-

ca a fare compere e d’improvviso mi accorgo che non ho ancora preparato i vestiti che dovrò indossa-

re per fare bella figura domani! Che tragedia! Decido tutta agitata di spendere tutti i miei ri-

sparmi perché non è possibile che utilizzi un vestito già visto! Tutto il pomeriggio a fare compere,

poi finalmente torno a casa, convinta di aver preso tutto e … -Non ho tutti i libri, e ora?- dico a

mia madre più agitata di prima. -Domani le professoresse si arrabbieranno con me e si trasforme-

ranno per la rabbia in brutte streghe, e subito un bel 2 sul registro! O peggio una NOTA! - -

Inoltre non ho più soldi e i negozi sono già chiusi!- -Mary! Mary!- -Drin, drin!- -Mary spe-

gni quella sveglia!-. Apro gli occhi e mi ritrovo nel mio letto; mi guardo

intorno, c’erano tutti i libri, i quaderni nella borsa, i vestiti sulla sedia con

le scarpe a terra. Mi vesto in fretta e corro a scuola perché non so cosa

succederà. Chissà come saranno i miei compagni? Corro a scuola … ma a

quale scuola? Mi ritrovo di fronte alla mia scuola media col grembiule ad-

dosso! –Oh no! Ma come mi sono conciata!- Torno a casa: una baracca

dove trovo solo vecchi stracci. Inizio a cucire e mi sento come la mamma di

Arlecchino. Alla fine, guardo l’orario e …- Sono le 8.10! E ora come

faccio?!- Prendo una bici che trovo lì per caso, una con una ruota piccola davanti e una ruota

enorme dietro. Prendo una scala per salirci e inizio a pedalare. Ad un tratto quattro cavalli sono

fermi al centro della strada e non mi lasciano passare. Salto su uno di loro e inizio a correre

all’impazzata. Arrivo finalmente a scuola e chi mi trovo davanti ? ...mille facce diverse: tutti i

miei nuovi compagni che mi “squadrano” con i loro occhi gialli come i gatti e la nuova preside che

mi dice:-Vieni qua bel dolcetto! Fammi dare un morsetto!- e io – Aiutoooo!- Apro di scatto gli

occhi e mi ritrovo con tanti sguardi addosso che cercano di capire se sono totalmente impazzita. Li

metto a fuoco e vedo i miei amici: sono nell’auditorium del liceo con i miei vestiti nuovi. La preside

è seduta vicino a me: una persona carina, col sorriso sul volto e un simpatico vestitino come quello

delle Barbie. Non era affatto una brutta orchessa che voleva divorarmi …. Mi ero solo addormen-

tata a furia di sentire una specie di cantilena di tante voci che parlavano. –

Meno male! Uff! Era solo un incubo!- Qualcuno si avvicina al mio orecchio

e in silenzio mi dice:-Attenta, che se non studi, lo diventerà!-. ;-D

Maria Parente I A

MA

IL

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La musica è l’ occhio dell’ orecchio

La musica è l'occhio dell'orecchio. Cosa vuol dire esatta-mente? Quest' aforisma è un proverbio italiano, il senso da coglie-re è il fatto che la musica sia un altro modo per vedere e comprendere. Come l'occhio serve per vedere, anche l'o-recchio vede attraverso la musica.

Citando Friedrich Nietzsche " Senza la musica, la vita sarebbe un errore" ; infatti per noi ragazzi, ma anche per le persone adulte e anziane la musica svolge una funzione importantissima nella vita quotidiana : oltre che per-mettere di chiuderci in noi stessi e viaggiare nei meandri della nostra ani-ma, è una forma di comunicazione che ci aiuta a manifestare le nostre emozioni, le nostre considerazioni o addirittura il nostro disappunto. La musica negli ultimi anni sta attraversando un periodo buio, anche se il

business che gira attorno ad essa è sempre in rivoluzione, questa crisi è

dovuta alla mediocrità dei cantanti esordienti e alla facilità nell’entrare nel

mondo della musica. Infatti esistono tantissimi programmi che aprono le

porte del successo a questi giovani che però spesso deludono le aspettati-

ve dei loro fan. Anche alcuni dei cantanti più celebri stanno subendo que-

sto degrado perché per essere al passo con i tempi stanno mutando la

loro ideologia musicale, altri invece quando arrivano all’apice della loro

carriera (sessant’anni) perdono il vigore e l’ energia degli anni passati e

producono musica di scarso livello. La nostra generazione sta vivendo il declino culturale della musica leggera e

l’ignoranza in ambito musicale dei giovani ; rivogliamo Jimi Hendrix a Woodstock che infuoca la chitarra, Jim Morri-

son che si spoglia sul palco, i Beatles che professano pace e amore e Keith Richards che ha i suoi attacchi di pani-

co sul palco. Pretendere ciò sarebbe assurdo ma vorremmo vivere dei loro degni eredi che ci facciano emozionare

come solo questi grandi musicisti hanno saputo fare nel corso di questi anni.

Edoardo Nigretti & Nicola Ruggiero II C

Sport: nell’oblio di Trani. Trani sa come non valorizzare lo sport. Il campionato è ormai iniziato e

per gli atleti è indispensabile una sana serie di allenamenti in vista del-

la partita settimanale. Si, ma dove? Le scuole non mettono a disposizione le loro palestre e le poche disposte a farlo richiedo-

no cifre stellari per le prosciugate casse delle società. Ovviamente in tutto questo sussiste un problema

di fondo: la causa maggiore di tutti questi mali che affliggono l’ambito sportivo si annida nel pessimo

sistema amministrativo (in questo caso a livello provinciale) che non pone le scuole nelle condizioni idea-

li di aprire alla collettività le proprie strutture. E così le società sportive sono costrette ad affrontare il

loro campionato contendendosi l’una con l’altra gli insufficienti spazi comunali adibiti allo sport per otte-

nere i benefici di qualche allenamento in più. Ma in un millennio dove si dà molta importanza al benes-

sere fisico è possibile che i giovani non possano praticare sport perché non ci sono spazi o ,addirittura,

fondi? La crisi, in particolar modo a Trani, ha mietuto numerose vittime e fra esse soprattutto il settore

dello sport, privo di incentivi e vincolato all’oblio dell’indifferenza degli imprenditori tranesi che non

puntano in alcun modo al bene comune e al futuro della nuova generazione destinata sempre più ad un avvenire non certo

roseo. Ecco, dunque, le parole chiave della situazione odierna sportiva tranese: poche palestre disponibili, pochi sponsor, poco

interesse cittadino, pochi fondi. Le conseguenze di così grandi difficoltà sono la cessione di vari titoli (serie

B1 Aquila Azzurra e di serie C GEDA Volley Trani) e la mancanza di uno stadio con illuminazione serale in-

dispensabile per la Fortis Trani. E’ d’obbligo, quindi, denunciare tale realtà alla società civile e all’ ammini-

strazione comunale di Trani che non devono eludere le legittime richieste di chi crede nello sport, quello

che insegna a vincere e a perdere, in una parola a diventare uomini. Con un po’ di ONESTA’ e di ALTRUI-

SMO i mezzi per puntare sul futuro di tanti giovani si trovano sempre, anche in un periodo di crisi

come questo.

Alessia Merra IV C

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UNA NUOVA AVVENTURA

Ciao a tutti, sono una ragazzina di 13 anni che, come potete immaginare, è impegnata nella scelta della scuola supe-riore.

Il tentativo di quest’ultime di abbindolare noi futuri liceali è affascinante, ma non sempre efficace. L’unico ad avermi particolarmente colpito è stato il Liceo Scientifico “V. Vecchi”: quest’ultimo è stato sempre definito come un liceo eccellente con ottimi corsi e professori. Certamente, però, non lo conosco alla perfezione. Dalle presentazioni ascoltate fin’ora mi aspetto tante attività e laboratori.

Vorrei studiare materie che mi interessino, provare teorie con esperimenti

in chimica, vedere per la prima volta un “vero” laboratorio di scienze e toccare strumenti mai visti prima. Spero di trovare professori capaci di

trattarmi da 14enne e di insegnarmi bene anche le materie più impegnati-

ve. E spero di riuscire a vivere bene ogni esperienza che farò e di riuscire,

perché no, ad andare persino fuori Italia, con qualche progetto!

Però ho anche molta paura: sarà pur sempre una nuova esperien-za e come tale sono curiosa di provarla per vedere che effetto mi fa. Ma dovrò aspettare mesi e mesi, e fino ad allora non potrò far altro che immaginare tutto questo.

…LOOKING FORWARD SEPTEMBER…

Giulia Voglino III E , S.M.S. “G.Rocca”

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LA SCENA: 2007: Estate, negli Stati Uniti ha origine una crisi di natura finanziaria (Crisi mutui Sub-prime). 2008: Nei primi mesi, per effetto della mondializzazione dei mercati,la crisi si espande in tutto il mondo. Si succedono una crisi di natura recessiva (secondo trimestre del 2008) e una grave crisi industriale (autunno dello stesso anno). 2009: La crisi economica viene ulteriormente aggravata da pesanti recessioni e vertiginosi crolli di Pil in numerosi paesi. Par-ticolarmente nel mondo occidentale. Ridimensionata la recessione si ha una parziale ripresa economica. 2011: La crisi continua e quest’ anno ha conosciuto l'allargamento di questa ai debiti sovrani (Fenomeno manifestatosi a

causa dell’ aumento sproporzionato del debito pubblico e deficit di bilancio) e

alle finanze pubbliche di molti paesi, soprattutto dell'eurozona, in molti casi

salvate in extremis (Portogallo,Irlanda, Grecia) dal rischio di insolvenza.

INSOLVENZA

In economia per stato di decozione o insolvenza si intende, nel diritto falli-

mentare, la situazione in cui un soggetto economico, solitamente

un imprenditore commerciale, non è in grado di onorare regolarmente, con

mezzi normali di pagamento, le obbligazioni assunte alle scadenze pattuite.

DEBITO PUBBLICO

In economia per debito pubblico si

intende il debito dello Stato nei con-

fronti di altri soggetti, individui,

imprese, banche o stati esteri, che

hanno sottoscritto un credito allo

Stato sotto forma

di obbligazioni o titoli di sta-

to destinate a coprire il disavanzo del

fabbisogno finanziario statale oppure

coprire l'eventuale deficit pubbli-

co nel bilancio dello Stato.

IN ITALIA: In particolare, analizzando la crisi economica in Italia, queste “mancanze” potrebbero essere figlie di errori del passato. Tra le diverse cause la più evidenziata e discussa è stata la crescita economica dei primi anni ’90, sostenuta e basata sull’indebitamento eccessivo dei cittadini e degli Stati, che ha alimentato speculazioni di vario tipo che vanno da quelle im-mobiliari fino a quelle puramente finanziarie. Ma partiamo dal principio. Due direttrici fondamentali, lo spostamento della forza lavoro dal settore agricolo a quello industriale e il passaggio ad un’ economia dove le esportazioni divengono prevalenti (causa una maggiore competitività resa possibile dallo scarto fra au-mento della produttività e aumento dei costi di lavoro) agevolate dalla valuta della moneta, caratterizzarono il dopoguerra italiano e conseguente boom economico fino agli anni ’60. Ma le origini dell'alto ammontare del debito dello Stato italiano vanno ricercate nella politica economica seguita tra la fine degli anni Sessanta ed i primi anni Ottanta, periodo che coincise prima con il rallentamento della crescita economica al termi-ne del boom economico e poi con i periodi di recessione legati alle crisi petrolifere degli anni Settanta. Infatti, se nel 1963 il debito pubblico italiano tocca il livello minimo dal dopoguerra (32,6% del PIL), da quel momento comincia a crescere ininterrottamente fino ai primi anni novanta. Più che il valore assoluto di debito pubblico o PIL, un importante indice della solidità finanziaria ed economica di uno Stato è il rapporto tra il debito pubblico ed il Prodotto interno lordo, in quanto il PIL in questo caso rappresenta un indice o parame-tro di quanto lo Stato è in grado di risanare il proprio debito pubblico. Un rapporto che oggi è al 120% in Italia(in Grecia è al 160%). Questo rapporto debito/PIL in Italia ci costringe a distogliere sempre più risorse per pagare tassi di interesse crescen-ti, attraverso il ridimensionamento delle spese “superflue” statali, l’ aumento della pressione fiscale e l’emissione di nuovi titoli di stato, con l’ obiettivo di salvare la nostra economia.

Il Prodotto Interno Lordo (PIL)è una grandezza che esprime il valore complessivo dei beni e servizi prodotti all'interno di un Paese in un certo intervallo di tempo (solitamente l'anno) e desti-nati ad usi finali (consumi finali,investimenti, esportazioni nette)

Economia di tatto

10

La felicità non è che una semplice equazione, la realtà divisa per le aspettative. Se troppo ti aspetti ri-marrai sempre deluso, se poco ti aspetti sarai sempre felice. (Anonimo) Esordendo con questa citazione mi chiedo perché tanti fra noi si ritengono infelici? Le possibili opzioni sono due: è la realtà troppo infelice, generalizzazione falsa e scomoda, o sono le eccessive aspettative che la rendono tale? Il liceo è una di queste aspettative. Tutti prima o poi seduti tra quei piccoli banchi di scuola media abbia-mo percorso con la mente, almeno una volta, i corridoi di questo nuovo mondo che ci avrebbe atteso. Un mondo nuovo,tutto da scoprire, nel quale imparare,sorridere,maturare. Ma anche piangere, rimane-re delusi, litigare, maturare e nel caso non l’ avessi detto, maturare. Io la vedo cosi, il liceo è questo: un percorso che noi intraprendiamo e al termine del quale, si spera di essere cresciuti. Una crescita che non ci porti a rimanere in panchina, a stare seduti nell’ “ultima fila” del teatro della vi-ta, ma una crescita di pensiero, di vedute che dovrebbero portarci ad una divergenza, uno scisma dal resto della massa, che è sempre più un gregge, poiché composta da pecore non pensanti. Crescita che ci consenta di divenire un individuo pensante, che si distacchi o che emerga da essa, e non un semplice elemento della sua massa amorfa. Questa scuola ti porta a maturare, non insegna ad esercitare una data professione, ma fornisce gli stru-menti , primo fra tutti la cultura, grazie ai quali si possa prendere atto dei propri oneri ed onori e delle capacità personali. Ora non è facile rendersene conto, ma ben presto ci accorgeremo che grazie a que-sta formazione, avremo acquisito una personalità più profonda, che non si ferma alle apparenze . Fin quando lo studente continuerà il suo lavoro al fine di ottenere un buon voto, per poi dimenticare la settimana seguente tutto ciò che si era appreso non riuscirà mai a far proprio quell’ argomento studiato per poi poterlo utilizzare al momento opportuno. Frequentare il liceo scientifico non è una passeggiata, ma se si sceglie questa scuola evidentemente si hanno tutte le carte in regola per farcela. Piuttosto che affliggersi e pensare a tutto ciò che non va,bisogna cominciare a trovare una soluzione. Nessuno potrà dirci quale sia la strada giusta da prendere, come diceva Hemingway “ai più importanti bivi della vita non c’ è segnaletica, quindi è necessario sentirsi liberi di fare ciò in cui si crede, senza rinunciare alle proprie passioni”. Se così non fosse si finirebbe per essere infelice e pieni di rimorsi. In fondo gli anni del liceo sono sempre “I migliori anni della nostra vita” citando Renato, e dobbiamo viverli al meglio. Proprio per questo evitiamo di chiuderci in noi stessi, nelle nostre convinzioni, nei nostri pregiudizi e nelle nostre paure; ma sperimentiamo, viaggiando con la mente attraverso passioni e desideri, queste inclinazioni che vanno coltivate, e non inibite! Anche le delusioni sono qualcosa di positivo, aiutano a crescere. La rassegnazione non deve albergare nell’animo di uno studente del Vecchi, in qualunque situazione si

può superare l’ostacolo. Bisogna solo fermarsi, riflettere e ricominciare da capo.

Vademecum dello studente del Vecchi

Vittorio Sileo IV D

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Il musical de "I Promessi Sposi", inscenato al teatro Team di Bari, ha visto la partecipazione di numerose scuole della provincia. Spettacolo ben strutturato e fedele al testo, quello diretto da Michele Guardì. Ottima la sceneggiatura, rivelatasi probabilmente l'elemento di maggior successo. Gli attori, capaci di rendere divertente ed inte-ressante un grande classico, si sono impersonati alla perfezione nei personaggi. Le musiche, tuttavia, non hanno aiutato: la ripetizione del ritmo e della melodia rende un po' mono-tono lo svolgimento dello spettacolo; spesso il volume troppo alto delle canzoni copre la voce degli atto-ri e perciò, a volte, non si comprendono parole e intere frasi. Inoltre, l'eccessiva durata dello spettacolo risulta una componente negativa per un pubblico composto in prevalenza da ragazzi, per lo più lontani dal teatro. Quest'esperienza serve ai giovani studenti per uscire dagli schemi almeno una volta e per apprezzare di più il romanzo, valutandolo sotto un'altra luce. Un musical, che piaccia o no, è pur sempre una forma d'arte, e si è sempre poveri senza la cultura e l'arte nella propria vita.

Promessi Sposi – Opera Moderna-

Francesco Loporchio, Michaela Monno & Riccardo Rella II C

DIA

VO

LIN

A

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SOLITUDINE

Sola, lontano dal mondo,

come l’ universo vivo in silenzio,

nel silenzio del mistero, sola

nel mistero della pace. Il fantasma del passato

vaga per il cielo del presente,

mi accarezza le palpebre dischiuse,

mi abbraccia in una sensazione

di nostalgia. Sola,

con i miei sogni nuoto

nel mare dell’ infinito,

mi cullo nella musica del tempo, mi distendo

sul prato fiorito dell’ amore.

Sento però profondi i palpiti

del cuore sento però la voce

misteriosa dal cuore che geme,

sento però l’ infuriare la lotta dell’ amore.

E. III C

13

Pubblicato per la prima volta sulla rivista “Life” nel 1952, il romanzo fu scritto da Ernest

Hemingway, nato a Oak Park nel 1899 e morto suicida nel 1961. Il testo, analogamente al

romanzo “Di là dal fiume e tra gli alberi”, rispecchia il tentativo di Hemingway di superare

il suo malessere esistenziale. La storia è ambientata nelle isole caraibiche nel periodo com-

preso tra il 1936 e il 1945, come si evince dai diversi riferimenti al campione americano

del baseball, J. Di Maggio. La scelta del luogo probabilmente non è casuale visto che

l’autore negli anni in cui componeva il romanzo si trovava a Cuba.

Il linguaggio, utilizzato da Hemingway, è semplice, adatto alla con-

dizione sociale e culturale dei protagonisti, un pescatore e un ra-

gazzo. Tuttavia in molte pagine compaiono termini tecnici riguar-

danti la pesca che potrebbero essere difficili da comprendere, e

termini in spagnolo, la lingua delle isole caraibiche. Nel romanzo

sono affrontati diversi temi: l’amicizia e l’affetto tra il vecchio

pescatore Santiago e il giovane Manolo; la solitudine e lo sconfor-

to di chi è ormai vecchio e quasi emarginato da tutti; la vittoria

evidente della natura sul vecchio, dopo che è riuscito a catturare

il grandissimo pesce tanto desiderato; la “vittoria” finale del vec-

chio, che ha stabilito, forse per la prima volta, una vera fratellan-

za con le forze incontrollabili della natura e ha trovato dentro di

sé il segno del proprio coraggio e il senso della vita.

Il libro presenta, a volte, lunghe sequenze descrittive e riflessive, che rallentano l’azione,

rendendolo, in tal modo, abbastanza monotono e pesante. Un esempio è offerto dalla scena

in cui il vecchio in mare aperto aspetta che il pesce, che lo sta trascinando al largo, muoia

per poterlo tirare in barca e ritornare a riva. Ma ci sono momenti più avvincenti come quello

della pesca o della morte del pesce e dell’arrivo del grave pericolo, momenti in cui si vor-

rebbe entrare nella storia per aiutare il vecchio. Per questi motivi è un libro per chi ha vo-

glia di trovare un esempio di straordinaria tenacia e caparbietà, per chi ha voglia di lottare

e di non avere rimpianti, per chi ha voglia di ritrovare le forze e affrontare la vita con de-

terminazione.

Maria Parente I A

Il vecchio e il mare

14

La città che inquina il cielo, inquina se stessa

Quindici passi la distanza che separa il più grande disastro ambientale dalle pri-

me case del quartiere Tamburi di Taranto, sempre quindici passi dividono

l’impianto dell’Ilva dal cimitero del paese, luogo di sepoltura di molti lavoratori

della stessa.

Il libro scritto da Giuliano Foschini, giornalista di Repubblica e del L’Espresso,

è redatto dalla casa editrice Fandango, rientrando nella categoria dei libri di criti-

ca sociale, ma soprattutto rappresenta una campagna di sensibilizzazione a favo-

re della sicurezza sul lavoro. Il disastro ambientale infatti è analizzato sotto tutti

gli aspetti, dal punto di vista politico a quello ambientale, senza lasciare inosser-

vato il giudizio più importante: l’opinione degli abitanti di Taranto.

Scritto con un linguaggio molto semplice, di facile comprensione e lettura ma

molto dettagliato, con ricchezza di aggettivi e dati scientifici riguardanti le tematiche ambientali.

Espediente particolare è l’uso frequente di citazioni che non è puramente casuale, infatti, alleggeriscono il

racconto e allo stesso tempo aggiungono altri aspetti che nella narrazione sono spesso omessi. Sulla coper-

tina color verde limone sono raffigurate in primo piano alcune ciminiere che originano grandi nubi nere,

proprio come il cielo che i bambini tarantini disegnano. La narrazione alterna alcuni capitoli nei quali viene

descritta la crude realtà dei pastori del Tamburi, quartiere nel quale è situato il grande impianto siderurgico,

invece in altri spiega importanti questioni con leggerezza, come sostengono i bambini nei loro disegni.

La situazione a Taranto è molto critica, perché chiudere la fabbrica significherebbe certamente un inquina-

mento minore ma sicuramente una maggiore disoccupazione.

Consigliabile questo libro a noi giovani, che rappresentiamo il futuro, ma soprattutto

siamo l’unica voce che potrebbe cambiare la sorte dei cieli grigi di Taranto.

Classe II C

Miles gloriosus, Amphitruo e Aulularia vengono

interpretate con molta fantasia e vivacità; grazie all’aiuto di pochi e fondamentali oggetti gli spettatori

riescono facilmente ad individuare il carattere e il ruolo del personaggio. Un’opera fluida ed entusia-

smante, da non perdere!

Giuliano Sestili & Raffaele Lionetti IIC

“Plautobus” lo spettacolo teatrale in lingua latina

presentato dal “Teatro dell’Osso” è un’opera volta a far conoscere

il teatro dell’antica Roma attraverso le

commedie di un grande autore latino: Plauto. Plautobus è uno

spettacolo moderno dal ritmo allegro e frizzante, adatto quindi ad

un giovane pubblico, che viene reso partecipe da ottimi attori-

narratori (Melissa Di Genova e Orazio Cerino), che interpretano i

personaggi principali delle opere plautine.

Con Plauto il divertimento è assicurato!

15

L’invecchiamento della Luce Odissea a 300 000 km/s

La cruda consapevolezza di essere nulla ha dato adito alle notevoli capacità dell’uomo il quale, forte delle stesse, scavalca

ogni limite che la natura gli impone. Dove l’occhio si ferma cede il passo al telescopio, al modo in cui un radiotelescopio può

svelare ciò che ad esso è nascosto. Fino a che unica arma dell’uomo

resta la matematica, essendone la più potente ed astratta.

Dal Big Bang al Bosone di Higgs, siamo giunti

a definire la sfericità del nostro universo,

«uno dei tanti possibili », esterni o tangenti fra

loro, fatto di luci ed ombre, ove le ultime

prendono inesorabilmente il sopravvento. Cercando la ragione per cui sfere

immensamente grandi e lontane si reggano nel

vuoto, abbiamo concluso che circa il 90% della

materia nell’universo è oscura, rilevabile cioè

solo grazie agli effetti gravitazionali che ne

conseguono.

E che fine fa la luce, tanto cara al “Pianeta blu”?

Certo risente del mare ignoto in cui aleggia… Modello di materia oscura in uso presso NASA ed ESA

Nel cuore delle stelle, le centrali nucleari del cielo, viene prodotta tale forma di energia, e già incontra i

primi ostacoli: gli elementi superficiali delle stesse infatti ne assorbono quantità in particolari frequenze (a

seconda dell’energia necessaria all’eccitamento dei loro elettroni, pari ad hν, dove ν è proprio la sopradetta

frequenza): conseguenze tangibili del fenomeno sono le righe di assorbimento sugli spettri stellari. Allon-

tanatasi dalla sorgente, la luce deve districarsi da quel mare oscuro che l’attrae, secondo la teoria dell’Einstein shift, e ciò si sovrappone all’effetto Doppler, che sovviene a spiegare il primo redshift

(spostamento verso il rosso, tonalità a più bassa frequenza nel campo del visibile), rischiando il processo

di divenire infinito, se penetrasse l’orizzonte degli eventi in un buco nero. E la luce giunge allora sulla

Terra, reduce di un conflitto che si scopre essere ancora più violento: cosa accade infatti per le stelle poste

oltre il Gruppo locale, ad una distanza di non più di un migliaio di MegaParsec?

Esempio di redshift

A ciò risponde Edwin Hubble, supponendo l’esistenza di proporzionalità lineare tra la velocità della luce in diminuzione e la

distanza che intercorre tra le stesse stelle e la Terra, base della legge che da lui prende il nome. In definitiva, spieghiamo così

come l’universo sia in continua espansione, aumentando periodicamente lo spazio vuoto tra i corpi celesti.

Eppure ne esistono alcuni che danno spettri in blueshift, alla maniera di Andromeda, che alla “modica” velocità di circa 100 km/s si avvicina alla via Lattea, dando a noi motivo di suppor-

re una remota collisione galattica… possiamo tuttavia esser tranquilli ancora per 2,5 miliardi

di anni circa.

E’ d’uopo infine apporre un’obiezione: consci dell’incertezza in cui la scienza annega oggi e

per sempre, siamo certi di aver considerato ogni possibilità? Se la luce incontrasse altri osta-

coli, in forma di enti o corpi frapposti, o forze agenti, potrebbe accadere, per assurdo, che

lo spostamento verso il rosso rilevato sarebbe da attribuirsi

interamente ad esse? Cadrebbe dunque l’unica teoria che ne è pura

conseguenza, nota col nome di recessione galattica… Cosa accadrebbe se la differenza cor-

retta allora sullo spettro, in termini di lunghezza d’onda, fosse notevole al punto

da dimostrare un blueshift?

Domenico Ranieri IV C

Galassia di Andromeda

A S

CU

OL

A D

I

SC

IEN

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16

FOLDING@HOME: SUPERCOMPUTER A COSTO ZERO

Sebbene il nome supercomputer sia stato introdotto

già nel 1920 dal giornale”New York World” (tra l’

altro chiuso nel 1931), solo a partire dagli anni ’60 la

diffusione di questi sistemi di elaborazione ad altissi-me prestazioni si è resa tangibile.

Utilizzati per scopi molteplici e vari il cui comune

denominatore è senz’ altro l’ elevata richiesta in ter-

mini di prestazioni di calcolo, sono caratterizzati da

un costo di assemblaggio altissimo, ma anche da un

costo di mantenimento decisamente cospicuo. Basti

pensare a cifre come 10 milioni di dollari annui per l’

esecuzione, considerando un consumo elettrico di

9,89MW, riferendosi al più potente degli esemplari,

il giapponese Fujitsu K.

Con una potenza di calcolo di un solo petaFLOPS

inferiore a quest’ ultimo, quindi 9 petaFLOPS ( FLOPS: numero di operazioni in virgola mobile

eseguite in un secondo dalla CPU), si piazza però la

risultante di un progetto, lanciato dalla Stanford

University il 1° Ottobre 2000, passato troppe volte

inosservato: lo sconosciuto “FOLDING@HOME”.

Si tratta di un progetto di calcolo distribuito che ad

oggi conta circa 500.000 partecipanti volontari, al

quale si può accedere in pochi clicks, collegandosi al

sito ufficiale http://folding.stanford.edu/Italian/

Main e installando il client sul proprio PC.

Quest’ ultimo, ricevuta periodicamente una work unit dal server centrale, elaborerà i dati ( fase che richie-

derà da meno di un’ora a qualche giorno), restituendo

nuove informazioni sulla simulazione del folding,

ossia il ripiegamento, di alcune proteine, di

Oltre a lavorare in background, il software permette, su

richiesta, di visualizzare a schermo ciò che sta elaborando.

fatto assestando un nuovo mattone al castello della ricerca

sul morbo di Alzheimer, di Huntington, di Parkinson, sul

cancro, sull’ “Osteogenesis imperfecta” ed ancora sullo

sviluppo di antibiotici.

Il client lavora in background, cioè senza l’intervento dell’ utente del PC, occupando le risorse solo quando non sono

utilizzate, comunque quasi mai al 100%.

Inoltre, ogni utente, possedendo un username distinto, può

controllare le sue statistiche e la sua personale posizione

nella classifica generale, oltre a poter far parte di un team, il

quale occuperà anch’esso una posizione in classifica defini-

ta dai propri membri.

In un liceo scientifico come il nostro non basta soltanto

conoscere cosa si intende per struttura ternaria o quaternaria

di una proteina ma, dato che ce n’è offerta l’ opportunità, è

forse un dovere di tutti partecipare attivamente alla ricerca,

costituendo il team del Liceo Vecchi per il progetto

Folding@Home. (numero team: 215195)

Antonio Albanese IV C

17

Dovremmo passeggiare un po’ più spesso, solo per alzare gli

occhi al cielo…

“La paura dell’errore è la morte del progresso” cit.Einstein

All’alba del secolo XVI lo studioso Tycho Brahe, dal suo modesto osservatorio, nota uno scoppio stellare, una supernova, ben

oltre il cosiddetto “primo mobile” delle sfere imperfette…dunque il cielo “diviene”, le stelle nascono e muoiono, e l’uomo è

quantità di materia tendente a zero, se paragonato alla grandezza del cosmo. Mi sento dunque in dovere di sottolineare il moven-

te per cui Brahe possa esser considerato padre della dicotomia certo-incerto, ovvero delle “scienze”.

Basti dire soltanto che fu maestro per J.Kepler, le tre leggi del quale sono alla

base dell’odierna astronomia.

Prima legge: ”I pianeti si muovono su orbite prettamente ellittiche”.

L’ellissi! Non c’è il Sole al centro di esse, né la Terra -diamine- né Dio stes-

so. I centri sono due. Due come le basi accoppiate d’un filamento di acido deossiribonucleico, espressione di una natura «intelligente», come i gameti

per ogni specie, come i “soli” che avrebbero governato il nostro sistema se

Giove fosse stato un tantino più grande (prove di ciò sono addotte dalla Stel-

la Polare, sistema ternario, o da Castore dei Gemelli, esenario persino).

Seconda legge: “Il raggio vettore congiungente la stella al fuoco e il pianeta descrive aree uguali in tempi uguali, risultando la

velocità di rivoluzione dello stesso minima all’afelio e massima al perielio”. Dunque il cielo non è fisso. “Eppur si muove!” Ed

esistono forze, in funzione di masse, e ci sono costanti, il nome di ognuna ritraente uomini «sopraordinari», da Hubble a

Planck…E se il Sole collassasse? E se si frammentasse? Se si spegnesse? Terza legge: “I quadrati dei tempi di rivoluzione sono

proporzionali ai cubi delle distanze”…Proporzionali…la natura è davvero un libro bellissimo, scritto con cubi, triangoli, cerchi…

E nasce in seguito un uomo “curioso”, che se ne innamora, tanto da porre firma al brevetto del suo giocattolo, con Fermi e

tant’altri, basato su una semplice equazione: E=mc2. La proposta del presidente F. D. Rooswelt è decisiva: una miriade di dubbi

smangiano questi uomini corrotti da un bene paterno, e ne seguono avvenimenti sconcertanti, dalla scomparsa di E. Majorana

alle lettere numerose di Einstein all’amico N. Bohr. Perché le sue leggi non valevano nel microscopico, si domandava … Se per questo, mai avrebbe immaginato -nel macroscopico- un corpo di massa oscura con densità pari a 1080 kg/m3. Mai avrebbe

creduto alla sconfitta della “sua” equivalenza massa-energia. Eppure, nell’anno 2011, il centro subatomico CERN afferma che la

velocità del neutrino (ν), corpuscolo neutro mille volte più “leggero” di un elettrone, ma possedente massa, supera quella

“c” (300.000 km/s).

Dopo gli aerei supersonici, accartocciati alla partenza perché sog-

getti in volo ad una dilatazione termica impressionante, roventi

all’arrivo per 20 minuti circa, arriveranno macchine basate sulla

velocità super-limite? Forse è troppo … C’è chi sostiene che l’errore è basato su conoscenze di cui ancora non disponiamo. Lo

scienziato Stephen Hawking, invece, già discute in termini di

“viaggio nel tempo”, come è gradevolmente intellegibile dal suo

ultimo best seller “L’universo in un guscio di noce”. Intanto il pen-

siero di Einstein non tramonterà mai. A chiunque ha voluto e vorrà

contrastarlo, egli intima: “Non esiste una quantità di esperimenti

tale da dire che ho ragione; un solo esperimento può dimostrare

che io ho torto”.

Domenico Ranieri IV C

18

Seguir con gli occhi un airone sopra il fiume

e poi ritrovarsi a volare

e sdraiarsi felice sopra l’erba ad ascoltare

un sottile dispiacere...”

La radio annuncia che sono le 6.00 ed è ora di svegliami. Balzo giù dal letto e

corro a preparare la colazione. Mi affaccio al balcone e vedo nuvole bianche co-

me manti di lana. C’è un caldo torrido e un sole accecante.

-Tailleur rosa confetto o abito azzurro elettrico?...

Mio marito risponde:

-Meglio un colore vivace!

Oggi conoscerò gli allievi della Terza.. e poi ci sono i ragazzi della Quinta.. A loro

vorrei dare un pizzico di energia e magari cantare: “E’ il momento tuo, lanciati

così butta fuori il meglio adesso sì. L’anima ce l’hai, conta su di lei. Puoi sfidare

il mondo adesso o mai” ( Il maestro, Renato Zero ).

Mamma, dove hai messo la mia maglietta?

Mammina, sono emozionata. Mi abbracci?

“E il naufragar m’è dolce in questo mar”!

Poi guardo l’orologio. E’ tardi! Devo affrettarmi. Riccioli a posto, cartella, chiavi

in mano, un bacio e un “in bocca al lupo” ai miei cuccioli e corro a prendere

l’auto. Traffico impazzito, mentre la radio canta: ”Sto odiando questa strada che

mi separa da te...” Finalmente intravedo i cancelli e una folla indistinta di ragaz-

zi di tutte le taglie. Sembrano un popolo in divisa fuori dei “cancelli della memo-

ria”: jeans sdruciti, un po’ cascanti, scarpe di tela, T-shirt e borse a tracolla o

zaini di tela colorata. Hanno visi allegri, qualcuno pare un po’ assonnato, qualcu-

no già fuma. Ogni tanto arriva una coppietta di innamorati, baci e abbracci ap-

passionati. Ma Pippo non stava l’anno scorso con la ragazza bionda della quar-

ta?!

Amori fugaci! Passo loro accanto e recito qualche verso di Catullo:“Da mi basia

mille, deinde centum, dein mille altera, dein secunda centum. Dein, cum milia

multa fecerimus, conturbabimus illa ne sciamus aut ne quis malus invidere pos-

sit!”

Emozioni

Nel P

RO

F-o

ndo

19

Una voce mi induce a voltarmi:

Buongiorno, prof.!

Ciao,

gli rispondo frettolosamente, mentre cerco di aprirmi un varco nell’orda di gio-

vani accalcati all’ingresso. Non lo avevo quasi riconosciuto, è più alto e muscolo-

so, speriamo che sia anche divenuto più studioso!

Finalmente arrivo vicino all’entrata. Mi arresto di scatto, non vedo … Giovanni,

Michele, Deborah, Marina, Francesco.. i ragazzi della V E. Strano! Saranno in

ritardo. Eppure, di solito sono puntuali e si fermano proprio qui, sotto la tettoia!

Ho un attimo di smarrimento: no, non ci sono, quest’anno andranno

all’Università!.. Ho un nodo in gola e qualche lacrima sale. Non sarà più lo stesso

senza di loro!

La signora Maria mi viene incontro e mi apre la porta:

Buongiorno!.. C’è qualcosa che non va?

No, credevo di aver dimenticato le chiavi del cassetto!

“…E chiudere gli occhi per fermare

qualcosa che

è dentro me,

ma nella mente tua non c’è.

Capire tu non puoi,

tu chiamale se vuoi

emozioni.” ( Emozioni, Mogol-Battisti )

Nicoletta Curci

20

ARTE DELLE IMMAGINI E

LINGUAGGIO DELLA LOGICA

Giuseppe Di Canosa

Accingersi a parlare di figurazione, all’interno

del panorama storico-politico della nostra era,

risulta cosa ardua soprattutto se ci si riferisce ad

un contesto costellato e bombardato da continui

messaggi di carattere massificatorio, privo di

spiccate individualità, tendente ad un continuo

livellamento delle personalità, delle unicità.

L’individualismo porta con sé i caratteri propri

della creatività e permette al singolo di interagi-

re con la società apportando conoscenza e for-

me proprie in continuo divenire, quasi una me-

tamorfosi naturale di comportamenti sociali.

Assumere la raffigurazione con i presupposti

espressivi della fedeltà, anziché della conve-

nienza e della convenzione stereotipata caratte-

rizzata da un superficiale eclettismo, può deter-

minare il salto di qualità rispetto all’attuale ri-

fiuto della lezione insita nel passato. In natura

la deformazione riveste un ruolo marginale poi-

ché tutto è programmato e progettato, regolato

nelle sue infinite varietà, da precise leggi, da

un codice linguistico universalmente compren-

sibile.

Dare spazio all’opera falsamente astratta tiran-

nicamente indecifrabile, fa crescere il potere

d’acquisto e la prepotenza di “ineducati” che

realizzano sé stessi solo e soprattutto in rappor-

to ad un più alto ed incomprensibile messaggio.

Più il pensiero è incomunicabile tanto più è ac-

cettato dimenticando che l’aberrazione è carica

di un corrispettivo referenziale che non esiste

nel mondo naturale, piuttosto fa parte di quello

interiore già di per sé

difficilmente comprensibile.

Ma non è forse attraverso le forme delmondo

che dobbiamo appropriarci della nostra memo-

ria a tal punto da comunicare le nostre sensazio-

ni viscerali?

Non è partendo da forme realmente concrete e

trasponendole in un’altra realtà, diversa da quella

oggettivamente percepibile, che si evita lo scadi-

mento nell’accademismo, nel leziosismo.

Non riproposizione ma esposizione di una nuova

realtà, decontestualizzata, che non evita il con-

fronto con l’oggettività e attraverso l’appropriarsi

dell’elemento figurativo, in termini spirituali piut-

tosto che formali, si sviluppa al di fuori del suo

riconoscimento e inizia una propria vita, quella

delle cose create.

Risulta puro artificio riproporre l’apparenza

dell’oggetto, anziché l’analisi approfondita di es-

sa, capace di coglierne la totalità dei particolari.

L’architettura stessa intesa come sintesi di un e-

quilibrato ed armonico rapporto fra le singole for-

me e l’intero complesso che organizza la figura-

zione.

Analisi poco approfondite lasciano ampio spazio

all’improvvisazione piuttosto che allo studio me-

todologico, rendendo vana qualsiasi decodifica-

zione linguistica.

RACCONTARE PER IMMAGINI

L’ atteggiamento critico del linguaggio visivo permet-

te l’ immediata lettura del messaggio quale struttura

veicolante di un complesso sistema di emozioni, pen-

siero e comportamenti.

A questa struttura così complessa, da risultare addirit-

tura arbitraria agli occhi di molti, è affidato il compito

di porci in un dualismo esasperato nei confronti dell’

opera d’ arte tale da suscitare, attraverso le sue appen-

dici, un atteggiamento razionale di lettura che sfocia

nel puro sentimentalismo.

L’ esasperato avanguardismo, evitando qualsiasi con-

fronto con il passato e facendone tabula rasa quasi

avvertisse la difficoltà di reggere un tale passaggio, ha

creato la più grande frattura con la nostra memoria

azzerando, piuttosto che trasformando, le informazio-

ni possedute.

Il ritorno al passato, rinascita dopo la morte per una

nuova “renovatio”, non come luogo di memorie for-

21

mali o sensazioni ma piuttosto come contenitore mo-

bile e modificabile di esperienze in continuo diveni-

re, da rivivere come ideale comunicativo anziché

come contenitore raffigurativo.

L’ annoso problema del ricorso al mestiere, scontro

frontale con la cultura classica nel tentativo di ripri-

stinare un corredo tecnico destinato all’ estinzione, è

stato accelerato dalla forza preponderante e dal pro-

cesso attivato dalle avanguardie, che non hanno sa-

puto salvaguardare, anzi hanno inabissato, la que-

stione del “magister” favorendo in modo equivoco la

supremazia del pensiero rispetto alla sua raffigura-

zione quasi ne fosse, quest’ ultima, il suo prolunga-

mento formale e non la chiarificazione. In tre quarti

di secolo si è assistiti ad un processo che, inibendo

l’ arte del dipingere, ha involuto la crescita delle so-

cietà instaurando una compressione tale da squilibra-

re il favorevole rapporto che si instaura tra grado di

complessità delle tecniche e delle metodologie ac-

quisite e la capacità di dominarle al servizio della

collettività.

L’ obiettivo prioritario da assumere, l’ invio di mes-

saggi leggibili, deve essere il credo di qualsiasi ope-

ratore formale, dove la chiarezza non sta nel verismo

o nella verosimiglianza bensì nella lettura immediata

del contenuto, esprimibile solo attraverso un conte-

nitore formale rispettoso di regole facenti parte di un

codice universalmente riconosciuto da tutti.

La comunicazione, dogmaticamente, accentua il po-

tere coinvolgente dei vari linguaggi i quali si prefi-

gurano il medesimo obiettivo; veicolare il pensiero

nella maniera più veloce, chiara e diretta possibile.

E’ questo l’ elemento in cui affonda le proprie radici

l’ ambito figurativo e per capirlo è necessario cono-

scere ed applicare le regole del codice della raffigu-

razione: sintassi metrica, struttura, elementi, luci,

ombre, colore, ecc.

Lo stesso avviene in ambito musicale dove il musici-

sta ha la possibilità di concretizzare tutto il proprio

tormento interiore, la propria emotività, l’ inappaga-

bile sete comunicativa attraverso un codice universa-

le costituito da note in stretto rapporto sintattico e

percepibili da tutti.

Ogni musicista esprime la propria diversità di pen-

siero ma tutti usano le medesime strutture metriche

che permettono la decodificazione del messaggio nel

pieno rispetto di ritmi, spazi, partiture perfettamente

organizzate.

La musica, così come un’ opera di Mondrian (1872-

1944), non è altro che una successione armonica di

suoni in perfetto equilibrio e la ricerca dell’ artista

sta nelle innumerevoli variazioni tonali.

Ricerca, quest’ ultima, che vede accomunate arte e

scienza in un medesimo processo evolutivo.

Proviamo ad immaginare cosa accadrebbe se ci in-

viassero messaggi incomprensibili e suoni difficil-

mente tollerabili mediante un uso sgrammaticato del

linguaggio verbale o arbitrario di quello musicale:

otterremmo reazioni emotive di grande intolleranza.

Nella figurazione, quasi per un perverso gioco suici-

da, la mancanza di chiarezza e di regole sembra or-

mai essere la strada facilmente percorribile, come a

voler evitare qualsiasi regola sulla comprensione,

attribuendole una funzione diversa rispetto ad altri

canali di trasmissione del pensiero.

Ci si accanisce in maniera sviscerata nel condannare

un messaggio foneticamente scorretto o un suono

maldestro, non orecchiabile e poi, superficiale e pas-

sivamente, si giustifica la mancanza organico-

strutturale del segno grafico come se alle arti visive

fosse riconosciuto il predominio, la prepotenza e la

necessità di evitare il contatto con il fruitore.

Certo se ci si rifà alle riflessioni di Leonardo, dove

poesia e pittura erano considerate arti sorelle, non si

intuisce come mai nel momento dell’ esposizione

questi riferimenti assumano connotazioni diverse tali

da renderli non appartenenti alla stessa sfera sociale,

come se non fosse, anche questa, la maniera di

“leggere e scrivere” un pensiero utilizzando strumen-

ti e mezzi diversi ma con un unico obiettivo comune

a tutti gli ambiti dell’ interazione sociale.

22

Per Elisa

La Tua imago si dissolve

nell’altrove,

nell’ oltre dell’Essere,

nel totalmente Altro,

nell’infinita differenza,

nel totalmente estraneo.

Ipostatizzare e

ritrovare

Te.

Ipostatizzare e

ritrovare

Te che

mostri, ma non dici,

il sembiante Tuo.

Ed io attenderò

quando tornerai

dall’anello del ritorno.

Tu.

Domenico Formichella

23

UN PO’ DI RELAX!

Coniugazione.it Coniugazione.it

DIABOLICO DIFFICILE

Enigmistica.org

24

ARRIVEDERCI AL

PROSSIMO NUMERO!

LA REDAZIONE

Albanese Antonio

Berardi Francesco

De Scisciolo Emiliana

Ranieri Domenico

DISEGNI Angarano Ilenia & Casale Roberto