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Parco “Alex Langer” Città di Castello intitola il suo parco cittadino ad Alexander Langer, profeta dei giorni no- stri, politico e attivista per la pace tra gli uomini e con la natura. Di origine alto-atesina, non accettò l’idea delle “gab- bie etniche” e non volle autodi- chiararsi né tedesco, né ladino, né italiano, ricordando l’im- portanza e il ruolo dei “costrut- tori di ponti”, dei “saltatori di muri”, degli “esploratori di frontiera”. E’ stato anima del pacifismo europeo e fon- datore dei Verdi italiani, profondo filosofo e conoscitore del mondo. Langer era un politico che aveva scelto di stare dalla parte dei pic- coli, dei perdenti, ma aveva anche un grande messaggio da custodi- re e condividere. “Più lenti, più dolci, più profondi” è l’auspicio di conversione che ha affidato ai suoi contemporanei, avendo già chiara una verità che dovrebbe rimanere impressa nei taccuini di ogni visionario: “La conversione ecologica potrà affermarsi solo se apparirà socialmente desiderabi- le”. Il fatto che oggi una città, sulla scorta del lavoro della Fiera delle Utopie concrete, decida di dedi- cargli uno dei suoi luoghi-simbo- lo è motivo di soddisfazione che deve trasformarsi in assunzione di responsabilità. Al di delle mode e “contro corrente”, se necessario. Verdi news Civici Numero 9 UMBRIA Donne, uomini, aria, acqua, terra, fuoco nel cuore verde d'Italia Mariano Sartore 2 9 Rio Fergia 10 Fassa Bortolo 10 Appaltopoli 11 Città di Castello 12 Lago Trasimeno 12 Perugia E45 autostrada 3 Nucleare 4-5 Commercio equo 6 Agricoltura 7 Caccia 7 Gualdo Cattaneo 8 8 Vicenda Buitoni Sostiene Arturo Parisi che a sfasciare l’Ulivo è stata la scelta del Partito democratico di correre da solo alle ultime elezioni politiche. L’ex braccio destro di Romano Prodi fa una profezia: se non cambia linea politica, il Pd sarà condannato a una lunga opposizione. Le opinioni sulle cause della gravissima sconfitta delle forze del centrosinistra sono varie e spesso si accavallano. A chi è meno avvezzo ai paradigmi della politica, ma conserva qual- che spinta ideale, le elezioni dell’aprile scorso hanno lasciato in bocca un retrogusto amaro, fatto di disincanto e di disorien- tamento. L’impressione è che occorrerà del tempo per rintracciare il senso dell’impegno politico ai tempi delle impronte digitali, dei colpi alla scuola pubblica, della tv spazzatura, del ritorno al nucleare, dell’insicurezza economica. Silvio Berlusconi (e il portato della sua “rivoluzione culturale”) paiono avere defini- tivamente sfondato le resistenze e le perplessità di un’opinione pubblica che aveva sempre guardato con sospetto alle leggi ad personam, al conflitto di interessi, alla cultura aziendalista trasferita il politica. Ma c’è un’aggravante in tutto questo: l’assoluta incapacità delle forze di opposizione di ritrovare il bandolo di una rispo- sta coerente e credibile. Forse si riferiva a questo Arturo Parisi quando immaginava una lunga opposizione per il Pd. Il mi- raggio del modello americano, la balbettante e contraddittoria opposizione di questo inizio legislatura, la balcanizzazione del centrosinistra ci consegnano le macerie di un fallimento epo- cale. Lo consegnano a chi ha ancora l’ambizione di seguire un percorso di cambiamento serio, profondo e basato su pre- supposti diversi rispetto al modello mirabilmente incarnato da Silvio Berlusconi (e accreditato dallo stesso Walter Veltroni). Una cosa è certa: occorrerà del tempo prima che si ripresenti sullo scenario politico italiano una figura in grado di proporre una sintesi tra le culture del centrosinistra e avanzare una pro- posta credibile di governo. Per quanto ci riguarda, rimango- no tutte in piedi le nostre convinzioni sulla possibilità di impegnarsi per un mondo più equo e vivibile, per evitare il collasso ecologico (e umano) del pia- neta, per connettere le tante esperienze economiche, culturali e sociali che la- vorano per uno sviluppo qualitativo, rispettoso dell’uomo e degli ecosiste- mi. Per affrontare la sfida che mette in discussione i nostri stessi stili di vita. Il compito che ci attende è faticoso, ma ineludibile. C’è un varco politico da transitare ed è quello che si apre tra i pilastri del “modello Veltrusconi” e i tentativi velleitari di chi si rifugia in simbologie obsolete, pensando di inquadrare il futuro dallo spec- chietto retrovisore. Quel sentiero è prerogativa di chi conserva una visio- ne di cambiamento (anche radicale), ma ha l’ambizione di calarla tra gli uomini e nel mondo. Un varco possibile Oliviero Dottorini Verdi Civici Umbria News - periodico del gruppo consiliare Verdi per i valori - Supplemento al numero 170 di Notizie Verdi Agenzia quotidiana di informazione dei Verdi italiani. Sped. ab. post. 353/2003 (conv. in l. 27-02-2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB-ROMA All’interno Speciale rifiuti Oliviero Dottorini informa

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Donne, uomini, aria, acqua, terra, fuoco nel cuore verde d'Italia Commercio equo 6 Mariano Sartore 2 12 Lago Trasimeno Gualdo Cattaneo 8 12 Perugia 10 Fassa Bortolo Nucleare 4-5 E45 autostrada 3 Caccia 7 8 Vicenda Buitoni 9 Rio Fergia Oliviero Dottorini 10 Appaltopoli Agricoltura 7 11 Città di Castello

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Parco “Alex Langer”Città di Castello intitola il suo parco cittadino ad Alexander Langer, profeta dei giorni no-stri, politico e attivista per la pace tra gli uomini e con la natura. Di origine alto-atesina, non accettò l’idea delle “gab-bie etniche” e non volle autodi-chiararsi né tedesco, né ladino, né italiano, ricordando l’im-portanza e il ruolo dei “costrut-tori di ponti”, dei “saltatori di muri”, degli “esploratori di frontiera”. E’ stato anima del pacifismo europeo e fon-

datore dei Verdi italiani, profondo filosofo e conoscitore del mondo.Langer era un politico che aveva scelto di stare dalla parte dei pic-coli, dei perdenti, ma aveva anche un grande messaggio da custodi-re e condividere. “Più lenti, più dolci, più profondi” è l’auspicio di conversione che ha affidato ai suoi contemporanei, avendo già chiara una verità che dovrebbe rimanere impressa nei taccuini di ogni visionario: “La conversione ecologica potrà affermarsi solo se apparirà socialmente desiderabi-le”.Il fatto che oggi una città, sulla scorta del lavoro della Fiera delle Utopie concrete, decida di dedi-cargli uno dei suoi luoghi-simbo-lo è motivo di soddisfazione che

deve trasformarsi in assunzione di responsabilità. Al di delle mode e “contro corrente”, se necessario.

Verdi newsCiviciNumero 9

UMBRIADonne, uomini, aria, acqua, terra, fuoco nel cuore verde d'Italia

Mariano Sartore 2

9 Rio Fergia

10 Fassa Bortolo

10 Appaltopoli

11 Città di Castello

12 Lago Trasimeno

12 Perugia

E45 autostrada 3

Nucleare 4-5

Commercio equo 6

Agricoltura 7

Caccia 7

Gualdo Cattaneo 8

8 Vicenda Buitoni

Sostiene Arturo Parisi che a sfasciare l’Ulivo è stata la scelta del Partito democratico di correre da solo alle ultime elezioni politiche. L’ex braccio destro di Romano Prodi fa una profezia: se non cambia linea politica, il Pd sarà condannato a una lunga opposizione.Le opinioni sulle cause della gravissima sconfitta delle forze del centrosinistra sono varie e spesso si accavallano. A chi è meno avvezzo ai paradigmi della politica, ma conserva qual-che spinta ideale, le elezioni dell’aprile scorso hanno lasciato in bocca un retrogusto amaro, fatto di disincanto e di disorien-tamento.L’impressione è che occorrerà del tempo per rintracciare il senso dell’impegno politico ai tempi delle impronte digitali, dei colpi alla scuola pubblica, della tv spazzatura, del ritorno al nucleare, dell’insicurezza economica. Silvio Berlusconi (e il portato della sua “rivoluzione culturale”) paiono avere defini-tivamente sfondato le resistenze e le perplessità di un’opinione pubblica che aveva sempre guardato con sospetto alle leggi ad personam, al conflitto di interessi, alla cultura aziendalista trasferita il politica. Ma c’è un’aggravante in tutto questo: l’assoluta incapacità delle forze di opposizione di ritrovare il bandolo di una rispo-sta coerente e credibile. Forse si riferiva a questo Arturo Parisi quando immaginava una lunga opposizione per il Pd. Il mi-raggio del modello americano, la balbettante e contraddittoria opposizione di questo inizio legislatura, la balcanizzazione del centrosinistra ci consegnano le macerie di un fallimento epo-cale. Lo consegnano a chi ha ancora l’ambizione di seguire un percorso di cambiamento serio, profondo e basato su pre-supposti diversi rispetto al modello mirabilmente incarnato da Silvio Berlusconi (e accreditato dallo stesso Walter Veltroni). Una cosa è certa: occorrerà del tempo prima che si ripresenti sullo scenario politico italiano una figura in grado di proporre una sintesi tra le culture del centrosinistra e avanzare una pro-posta credibile di governo.Per quanto ci riguarda, rimango-no tutte in piedi le nostre convinzioni sulla possibilità di impegnarsi per un mondo più equo e vivibile, per evitare il collasso ecologico (e umano) del pia-neta, per connettere le tante esperienze economiche, culturali e sociali che la-vorano per uno sviluppo qualitativo, rispettoso dell’uomo e degli ecosiste-mi. Per affrontare la sfida che mette in discussione i nostri stessi stili di vita.Il compito che ci attende è faticoso, ma ineludibile. C’è un varco politico da transitare ed è quello che si apre tra i pilastri del “modello Veltrusconi” e i

tentativi velleitari di chi si rifugia in simbologie obsolete, pensando di

inquadrare il futuro dallo spec-chietto retrovisore. Quel

sentiero è prerogativa di chi conserva una visio-

ne di cambiamento (anche radicale), ma ha l’ambizione di

calarla tra gli uomini e nel mondo.

Un varco possibileOliviero Dottorini

Verdi Civici Umbria News - periodico del gruppo consiliare Verdi per i valori - Supplemento al numero 170 di Notizie Verdi Agenzia quotidiana di informazione dei Verdi italiani. Sped. ab. post. 353/2003 (conv. in l. 27-02-2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB-ROMA

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Mense scolastiche a Perugia:una “rivoluzione” silenziosa

Meriterebbe uno studio particolare quello che sta accadendo nel settore delle mense scolastiche a Perugia. Nel capoluogo di regione non tutto il servizio è stato messo nelle mani di un’operatore unico (che opera secondo il criterio del catering). Sono infatti rimaste attive 24 cucine che servono 61 scuole, materne ed elementari a tempo pieno: in tutto circa 3200 tra bambine e bambini.Con l’attribuzione di una quota mensile di 40 euro a persona versate direttamente dal Comune ora i 24 comitati di gestione (aventi tutti una personalità giuridica) hanno certezze di risorse per scegliere i prodotti e i fornitori. Un “test” non trascurabile per verificare il grado di attivazione civica da parte delle famiglie e l’attenzione che viene posta per l’alimentazione dei figli. La partita da giocare è sulla qualità delle derrate alimentari e sui metodi di gestione, vale a dire su quanto “biologico” potrà venir consumato e sull’alleggerimento dell’impatto ambientale del servizio (riciclaggio, risparmio energetico, salubrità degli ambienti della ristorazione).

Nel corso degli ultimi quindici anni forti cambiamenti hanno radicalmente modificato il quadro politico e il senso stesso della politica. Con l’affermazione del bipolarismo si è concluso il processo inizialmente attivato con lo scopo di perseguire la governabilità mediante la riduzione dei partiti politici. Questo processo non si è basato però sulla definizione di progetti politici nuovi e condivisi, bensì sulla estromissione forzosa di identità politiche radicate nella cultura politica nazionale. Alla banalizzazione della scena politica ha contribuito anche un inedito processo di omologazione dei linguaggi e dei programmi politici. Basti pensare alla centralità assunta nel dibattito dal tema della “sicurezza”. O alla logica “del fare” in riferimento alle grandi opere, che pervade in maniera analoga gli schieramenti del nuovo sistema bipolare, funzionale ad assecondare il modello di sviluppo consolidato, senza che venga mai messa in gioco una qualche riflessione circa la sua sostenibilità, futura e attuale, e nonostante i suoi profondi limiti siano oramai evidenti. Omologati sono anche i metodi di selezione delle leadership politiche, affidati ai vertici di partiti sempre più autoreferenziali. Si tratta di un quadro che non caratterizza solo la scena nazionale, ma che è stato declinato, amplificandolo, anche alle diverse scale locali, portando a una profonda crisi di rappresentanza delle organizzazioni partitiche, non sostituite da altri sistemi mediatori capaci di interpretare, aggregare e rappresentare le istanze e i bisogni collettivi. Si consolida nella società locale l’idea della politica intesa come strumento atto esclusivamente a perseguire gli interessi individualistici. Le scelte operate dai governi locali vengono vissute passivamente e acriticamente anche quando gli effetti negativi sono pesanti e i vantaggi assenti.Sembra persa la stessa capacità di immaginare una città diversa e un diverso modello di organizzazione della società locale che consenta a tutti la possibilità di rappresentare non solo i propri bisogni, ma anche le aspirazioni e che sia davvero capace di garantire efficacemente l’interesse collettivo. Forse è da questo sforzo di immaginazione e di organizzazione, riferito all’ambito locale, che occorre ripartire.

Gruppo consiliare “Verdi per i valori” piazza Italia 2, 06121 Perugia Tel: 075.5763002 - 075.5763236Fax: 075.5763395 Assistente: Nico Scarscelliemail: [email protected]

Oliviero Dottorini, Capogruppo Verdi Presidente prima commissione Tel: 075.5729939 - Fax: 075.5763395 Cell: 338.6980911 email:[email protected]

Prima commissione consiliareAssistente: Michele StellaTel: 075.5763381 - [email protected]

Federazione dei Verdi dell’Umbria via Ciatti 15, 06124 PerugiaPresidenteOliviero DottoriniCoordinatrice regionaleDaniela ChiavariniCell: 335.1455783 Tel: 075.5729855 - Fax: 075.5729855 email: [email protected]

Verdi di PerugiaPresidente Vincenzo MonettiTel: 347.3119841email: [email protected]

Verdi e civici AltoteverePresidente Mario ScarscelliTel: 347.2556476email: [email protected]

Verdi di Folignovia Damiano Chiesa, 2 06034 Foligno Presidente Sofia PerrucciTel: 347.5713365email: [email protected]

Verdi di GubbioPresidente Ubaldo Scavizzi Tel: 328.8255412

Verdi della ValnerinaPresidente Oscar MattioliTel: 349.2693033

Verdi del Lago TrasimenoPresidente Emanuele Gatticchi Tel: 347.3776919

Verdi di AmeliaPresidente Sara Carità MorelliTel: 333.6998468email: [email protected]

Verdi di TerniResponsabili provvisoriLuigi Nicolai e Alberto RaggiTel: 340.4901249 e 392.9658983email: [email protected]

Verdi Civici:Istruzioni per l’uso

Verdi Civici Umbria newsQuesto giornale è realizzato a cura del gruppo consiliare Verdi per i valori alla Regione Umbria.“Notizie Verdi” Reg. tribunale Roma n.34 del 7-2-2005 Direttore: Enrico FontanaRedazione e impaginazione: Nico ScarscelliHa collaborato: Michele StellaE’ stampato su carta riciclata presso il centro stampa del Consiglio regionale,Palazzo Cesaroni. La vignetta di prima pagina è di Vauro. Chiuso il 19/9/2008

Itinerari possibili

verdi.umbria.itIl nuovo sito dei Verdi

dell’Umbria

Itinerari possibiliproposti da Andrea Chioini

E’ Grazia Francescato la nuova portavoce nazionale dei Verdi. L’assemblea di Chianciano del 20 luglio l’ha eletta con il 63,3 per cento dei voti premiando la mo-zione “Ritorno al futuro”. Marco Boato ha ottenuto il 23,4 per cen-to e Fabio Roggiolani il 13,3 per cento. “Vi garantisco la massima autonomia - ha detto la nuova por-tavoce - e quando si dovrà parlare del tema delle alleanze non coin-volgerò solo il coordinamento, ma chiederò a ogni delegato di esprimersi. Decideremo insieme - ha aggiunto - maggioranza e minoranza, perchè non abbiamo bisogno di unanimismo, ma di unità e dobbiamo ritrovare in-sieme la passione per quella bandiera che ci ha visti uniti”.L’Umbria è riuscita a fare eleggere Vincenzo Monetti nel Consiglio federale nazionale. L’assemblea provinciale di Pe-rugia aveva eletto come delegati all’assemblea nazionale, ol-tre a Monetti, Oliviero Dottorini, Daniela Chiavarini, Gianni Iacarella, Stefano Lucaccioni e, in qualità di supplenti, Daniz Lodovichi, Marjatta Heliste, Emanuele Gatticchi e Michele Stella.

I Verdi di Perugia hanno eletto presidente Vincenzo Monetti. Il nuovo esecutivo è composto da Michele Stella, Paolo Fe-sti, Salvatore Adorisio, Pietro Di Bianco, Michele Monetti e Moira D’Elia. “Il nostro impegno – ha assicurato il neo presidente Mo-netti – sarà quello di porre al centro dell’azione politica dei Verdi i grandi temi dell’ambiente, della pace, delle libertà, della legalità, della trasparenza, con l’obiettivo di perseguire una politica che sappia coniugare le spinte verso il progresso con le esigenze di conservazione dell’ambiente, le esigenze di sviluppo dell’economia con quelle dell’ecologia, la capa-cità d’innovare con la necessità di preservare il nostro me-raviglioso patrimonio ambientale e culturale. Perseguiremo questo nostro compito facendo tesoro di tutte le capacità e di tutte le esperienze positive presenti nel nostro tessuto so-ciale”.

I Verdi ripartono con Grazia

Monetti presidente a Perugia

Ripensareil localeMariano Sartore*

*Docente di Urbanistica Università Perugia

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E45 autostrada

La notizia era già nell’aria da tempo. Con l’insediamento del nuovo governo e la scomparsa delle forze ambientaliste dal Parlamento italiano il partito trasver-sale delle grandi opere inutili e incom-piute riprende vigore e torna a giocare con la buona fede della pubblica opinio-ne e con i denari pubblici. E così, dopo la mozione approvata da uno schiera-mento che va da An a Rifondazione Comunista, passando per il Pd e Forza Italia, riguadagna smalto un’ipotesi che ha già ottenuto la bocciatura della com-missione nazionale Via e che aveva in-dotto Anas a ritirare il progetto. Trent’anni di lavori per un eco-mostro Proprio nel bel mezzo dell’estate è sta-to firmato il protocollo d’intesa sulle infrastrutture tra Regione Umbria e

Ministero che prevede proprio la tra-sformazione in autostrada della E45. “Niente di nuovo, purtroppo – ha subito commentato Oliviero Dottorini, boc-ciando senza appello il progetto – c’era da aspettarselo: è una delle conseguenze della scomparsa dallo scenario politico-istituzionale italiano dei Verdi e delle forze ambientaliste. Il progetto per at-tuare questo ‘ecomostro’ infrastruttura-le non è stato, almeno per il momento, ripresentato, ma se come probabile sarà tra breve riproposto e andasse in porto, faremo i conti con una ‘follia progettua-le’ che comporterà l’avvio di un’opera dai tempi lunghissimi: per almeno 30 o 40 anni avremo a che fare con cantieri aperti, cave, demolizioni di abitazioni e, nel frattempo, gli umbri dovranno fare i conti con una mulattiera, disagevole e pericolosa”.I cittadini pagheranno il pedaggioC’è un altro elemento da valutare: come sappiamo (e com’è naturale) gli impren-ditori non fanno beneficienza ed è chia-ro a tutti, al di là delle favole, che gli investimenti dei privati sull’autostrada sarebbero ripagati dall’imposizione di un pedaggio. “Qualcuno ha pensato - chiede Dottorini - a chi guadagna mille euro al mese? Ci si è posti il problema dei tanti pendolari che utilizzano ogni giorno quella strada? E del fatto che imponendo un pedaggio ci ritroverem-mo con una viabilità secondaria super intasata?”Se, come probabile, il nuovo progetto dovesse ricalcare quello precedente, fatto ritirare dall’azione coordinata dei Verdi, l’Umbria sarà attraversata da nord a Sud da un nastro d’asfalto dalle

dimensioni doppie rispetto a quello at-tuale sul quale si snoderà un volume di traffico raddoppiato e una sezione stra-dale completamente stravolta che porte-rà alla demolizioni di decine abitazioni.Le proposte di Verdi e comitati“Noi avevamo proposto una soluzione ragionevole, sostenibile e appropriata per cercare di risolvere il problema via-rio della E45 – continua l’esponente del Sole che ride -, ed era quella che preve-deva l’ammodernamento e la messa in sicurezza secondo la normativa europea tramite asfalto drenante, corsia di emer-genza, barriere fonoassorbenti. Ma era troppo semplice perché una piccola, ma efficace opera non avrebbe accontentato gli affamati costruttori che, invece, con una ‘mega opera’ come quella che si profila, potranno andare avanti per alcu-ni anni, con buona pace della sostenibi-lità ambientale ed economica”. Quella prospettata dai Verdi e civici sarebbe stata una soluzione efficace e realizzabile in tempi ragionevoli, ma in Italia quando non si vogliono risol-vere realmente i problemi si ricorre ad una ‘grande’ riforma o, come in questo caso, ad una ‘grande’ opera”. “La verità – conclude Dottorini - è che la retorica berlusconiana ci promette autostrade e ci regala una mulattiera, assieme a de-cine di opere incompiute e a una rete ferroviaria penosa”.Ma quella della trasformazione in au-tostrada della E45 è secondo Dottorini una “medicina amara che saremo però costretti ad assumere e di cui vedremo i dannosi effetti collaterali quando sarà ormai troppo tardi per tornare sui propri passi”.

“L’intesa trasversale tra tutte le forze politiche della regione porta l’Umbria ad imboccare la strada (l’autostrada verrebbe da dire) delle politiche ber-lusconiane. La nostra regione, i suoi cittadini, il suo paesaggio, la sua cultura, la sua storia, le sue attività economiche più innovative, non sen-tono il bisogno di questo scriteriato consumo del territorio e delle risorse finanziarie”. E’ secca e piccante la ri-sposta del responsabile regionale tra-sporti dei Verdi dell’Umbria Stefano Lucaccioni alla notizia dell’accordo tra Regione e Governo per la ripropo-sizione del progetto di trasformazione in autostrada della E45. “La nostra posizione è chiara – ha aggiunto Lucaccioni - per ogni No giusto che va detto, affermiamo un Sì alle opere utili per la collettività. Pertanto noi siamo, e lo abbiamo di-mostrato, favorevoli alla messa in si-curezza e all’ammodernamento della E 45, questa sì opera urgente vista la situazione nella quale versa attual-mente, e con il pericolo per l’incolu-mità di chi vi transita”. Commentando gli altri punti dell’ac-cordo tra Regione e Ministero Lucac-cioni si dice favorevole agli interventi previsti per quanto riguarda il tra-sporto su rotaia, ma “auspichiamo tuttavia che si faccia di più per la Ferrovia centrale umbra, che deve essere messa in condizione di fornire un servizio decente ai cittadini senza dimenticare poi lo studio di fattibilità finanziato grazie ad un emendamento dei Verdi e civici per un suo possibile sfondamento a nord”.

E45. Firmato l’accordo tra Regione e Governo: torna il partito trasversale delle grandi opere inutili

Una follia chiamata autostradaScartata l’ipotesi avanzata dai Verdi e civici di ammodernamento e adeguamento agli standard europei. Dottorini: “La retorica berlusconiana promette autostrade e ci regala una mulattiera”

Lucaccioni:Destra e sinistraunite dal cemento

Mentre i cittadini dei co-muni di Città di Castello e San Giustino attendevano di essere convocati per discu-tere sui possibili tracciati del tratto umbro della E78, Regione, Comuni e Anas consegnavano al Ministero delle Infrastrutture e al Cipe il tracciato già individuato, all’oscuro degli abitanti e delle associazioni ambien-taliste. Una situazione grave che ha indotto il consigliere regionale Oliviero Dottorini a presentare un’interroga-zione all’assessore alle In-frastrutture Giuseppe Ma-scio. “Forse le comunità loca-

li - ha spiegato Dottorini - avrebbero meritato alme-no una comunicazione uffi-ciale dalle amministrazioni comunali prima di trovarsi di fronte a una scelta che si prospetta irreversibile. Come Verdi e civici ab-biamo sempre auspicato il completamento di questa arteria, chiedendo il pieno coinvolgimento dei cittadi-ni e una valutazione di im-patto strategico sui tracciati in discussione. Purtroppo dobbiamo constatare che il silenzio di questi mesi nascondeva scelte precise e non comunicate ufficial-mente in sede locale”.

La decisione sul tracciato da parte dei comuni interes-sati ha trovato un vincolo insormontabile nell’errore strategico e progettuale del-la Piastra logistica, uno dei pochi casi in Italia di centro intermodale senza collega-mento con la ferrovia e, a quanto pare, con le grandi arterie stradali.La E78 attraverserà Cerbara e Selci, infatti, proprio per lambire la piastra logistica e conferirle una parvenza di funzionalità: “Ma purtroppo – commenta Dottorini - la somma di due errori rara-mente riesce a dare risultati virtuosi”.

E78/Due mari. Tracciato già individuatoUna scelta contro i cittadini

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Nucleare

E’ bastato circa un mese dalle elezioni di Aprile perché fosse subito chiaro cosa significherà nei prossimi anni non poter contare su una forza ecologista nel Parla-mento italiano. Non ha infatti perso tempo il governo Berlusconi, per bocca del suo Ministro dello Sviluppo economico Clau-dio Scajola, a comunicare che di fronte alla preoccupante crisi energetica che sta inve-stendo il pianeta l’Italia intende orientare la politica energetica verso la realizzazio-ne di un gruppo di centrali nucleari.Un lavoro che parte da lontanoE’ un lavoro che parte da lontano quello che la destra italiana e alcuni grandi grup-pi economici vorrebbero portare a compi-mento, a vent’anni esatti dallo storico re-ferendum con cui gli italiani dettero un’in-dicazione chiara e lungimirante. A quella scelta purtroppo sono seguite politiche miopi, fortemente condizionate da interes-si economici non sempre trasparenti, che hanno legato le sorti energetiche dell’Ita-lia al carbone e al petrolio, non consen-tendo lo sviluppo di una filiera energetica pulita e rinnovabile.“Scelta ideologica e perdente”“Quella del nucleare è una scelta ideologi-ca e perdente – ha prontamente affermato il Presidente regionale dei Verdi, Olivie-ro Dottorini - che non produrrà risulta-ti se non quello di bloccare i percorsi di modernizzazione del paese avviati con i provvedimenti in favore delle energie rin-novabili. La scelta del Governo è sbagliata perché antieconomica, vecchia e pericolo-sa dal momento che l’atomo da fissione non ha risolto i gravi problemi generati dagli elevatissimi costi e dallo smaltimen-to delle scorie radioattive, per non parlare della scarsità della disponibilità di uranio, necessario per il processo. Tutti elemen-ti che hanno già portato importanti paesi europei come Germania, Svezia ed Olan-da a programmare la propria uscita dal nucleare per puntare con forza su energie

pulite, rinnovabili e sicure”. In particolare la Germania ha deciso di vietare per legge nel 2002 la costruzione di nuovi impianti e di indicare il 2021 come data ultima per lo spegnimento delle 17 centrali nucleari costruite sul proprio territorio.Opposizione balbettante“Fa tristezza oggi – aggiunge Dottorini - constatare la balbettante e contraddittoria opposizione delle forze parlamentari di minoranza, che si dividono tra chi dice “parliamone” e chi assicura che il nucle-are non ha controindicazioni. Da parte di chi, come il Pd, si propone come unica forza riformista, moderna e in grado di assicurare il giusto equilibrio tra sviluppo, approvvigionamento energetico e tutela ambientale ci si sarebbe aspettati di più. Questo significa che nei prossimi mesi le forze realmente ecologiste, come i Verdi, dovranno lavorare per affermare la neces-sità di dare ulteriore impulso alle politiche già efficacemente avviate dal precedente governo riguardo a solare, fotovoltaico, eolico, idrico e biomasse”.Cosa dicono i datiEppure, se si guardano con onestà intellet-tuale i dati e i fatti concreti, ci sarebbero tutti gli elementi per abbandonare definiti-vamente l’opzione nucleare. Basti pensare che per costruire ex novo impianti nucle-ari va calcolato un costo di 6,1–6,3 cen-tesimi al Kwh contro i circa 5 dell’eolico e del gas e che nel caso di un Paese privo di un’industria nucleare in funzione, come l’Italia, la stima sale del 50 per cento. Tra l’altro è noto che l’energia nucleare forni-sce oggi un contributo al fabbisogno mon-diale di energia pari ad un modesto 6,4 per cento e che, secondo le stime maggior-mente accreditate come quelle dell’Agen-zia internazionale per l’energia atomica delle Nazioni Unite (Aiea), l’uranio sarà disponibile per un periodo compreso tra i 30 e i 50 anni, non di più. Insomma le riserve della materia prima necessaria per

produrre energia nucleare sono in esauri-mento e la disponibilità di uranio è desti-nata a diminuire drasticamente in caso di incremento di produzione di energia nu-cleare.Tempi lunghi, costi altissimiTra l’altro la realizzazione di una centra-le nucleare ha tempi molto lunghi e costi altissimi e secondo il parere dei maggiori esperti gli investimenti necessari per la realizzazione di impianti nucleari preve-dono un periodo di ammortamento molto lungo, non inferiore a 40-50 anni. Per non parlare della sicurezza e del problema, tut-tora non risolto, dello smaltimento delle scorie radioattive. Insomma, sembra che contro ogni logica ci siano forze che vo-gliono portare il paese su una strada molto pericolosa. “Se il governo Berlusconi con-

Energia. Molti i segnali che indicano la volontà di investire in tecnologie dannose, inutili e senza futuro

Nucleare? Meglio le rinnovabiliUna scelta antieconomica e pericolosa che non produrrà risultati se non quello di bloccarela diffusione di energie pulite. Verdi ed ecologisti: “Se necessario, nuovo referendum”

“Senza un nuovo autentico slancio rifor-mista l’Altotevere rischia di perdere il treno dell’innovazione anche nel campo delle fonti rinnovabili. Al dinamismo di altri territori, che partono con progetti di diffusione delle energie pulite a favore di imprese e famiglie, non fa riscontro un’adeguata capacità di cogliere le occa-sioni fornite dal conto energia, dalla pro-grammazione regionale e dalla volontà di fare squadra superando particolarismi dannosi e anacronistici”. Con queste pa-role Oliviero Dottorini, capogruppo dei

Verdi e civici in consiglio regionale, ha rilanciato la necessità di un progetto che “anche per Città di Castello e per gli altri comuni dell’Altotevere consenta la diffu-sione di tetti fotovoltaici e agevolazioni per le famiglie”.Il riferimento immediato è al bando at-tivato da Regione e consorzio SìEnergia che porterà all’installazione completa-mente gratuita di mille impianti fotovol-taici su altrettante abitazioni di cittadini umbri. Una straordinaria occasione che penalizza le famiglie e i cittadini di mol-

ti comuni dell’Altotevere, a iniziare da quello di Città di Castello: “Eppure - ha spiegato Dottorini - abbiamo un territorio ricco di imprenditori dinamici e che ha la fortuna di ospitare una delle aziende lea-der nell’assemblaggio di pannelli solari e fotovoltaici.Non a caso sono già partiti e operativi progetti di aziende locali che in modo lungimirante hanno affrontato la sfida dell’innovazione senza titubanze”. Il ri-ferimento è ai 277 kilowatt di pannelli fotovoltaici di Tibertarghe, all’esperien-za di teleriscaldamento da rinnovabili di Peter Pan e a tanti piccoli progetti che stanno assumendo contorni definiti e concreti, nonostante gli ostacoli dell’am-ministrazione comunale.

Mentre il governo Berlusconi si dedica con grande impegno a sostenere la necessità di un ritorno al nucleare, il premio Nobel per la Fisica Carlo Rubbia ci ricorda che l’energia solare ha le potenzialità per garantire le necessità energe-tiche dell’intero pianeta: “Non esiste un nucleare sicuro o a bassa produzione di scorie. Soltanto il sole può darci energia”.E’ quanto avvenuto nell’ambito di una importan-te iniziativa organizzata a giugno dal “Club per la ricerca e l’innovazione” di Confindustria Um-bria che ha visto l’autorevole presenza dell’illu-stre scienziato.“Il fatto che l’imprenditoria più innovativa e lungimirante colleghi le proprie prospettive di rilancio alle esperienze più avanzate della ri-cerca internazionale – è stato il commento del

Il Nobel Rubbia punta tutto sul solareValorizzare eccellenze scientifiche, culturali e manifatturiere per tenere unitele ragioni dell’economia con quelle dell’ecologia

Energia. Partono i “Mille tetti fotovoltaici”Rinnovabili per tutti (ma non per i tifernati)

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“Una follia. L’ipotesi ri-lanciata dal governo e ripresa dal centrodestra regionale di realizzare una centrale nucleare in Umbria è semplicemente sconcertante e fuori da ogni criterio energetico, ambientale ed econo-mico. E’ necessario che l’Umbria prenda imme-diatamente le distanze da questa ipotesi scellerata rendendo indisponibile il proprio territorio a so-luzioni antiquate, costo-sissime e perdenti”. Con queste parole il Presidente regionale dei Verdi Oli-viero Dottorini ha com-mentato le indiscrezioni giornalistiche secondo cui il governo naziona-le avrebbe individuato in San Liberato di Narni uno dei siti su cui realizzare la serie di centrali nucleari nazionali, così come indi-cato in un documento del ministero dell’Industria. Il capogruppo regionale dei Verdi e civici ha quin-di presentato una mozione consiliare che impegna la giunta a confermare la propria indisponibilità ad ospitare una centrale nu-

cleare in Umbria e a in-crementare l’impegno del-la Regione a favore delle fonti rinnovabili, nell’otti-ca di una politica energe-tica basata su tecnologie moderne ed innovative che garantiscano uno svilup-po sostenibile del sistema economico e produttivo regionale. Pronta è stata la risposta dell’assessore regionale all’Energia Ma-rio Giovannetti: “La Re-gione Umbria non è dispo-nibile alla localizzazione sul territorio regionale di impianti nucleari”.“Spero veramente che la mozione possa esse-re discussa in Consiglio regionale – ha aggiunto Dottorini - anche per dare l’opportunità agli espo-nenti dei partiti di cen-trodestra di motivare la doppiezza delle loro posi-zioni in merito a temi che necessitano invece solo di chiarezza, serietà e senso di responsabilità”. Il tema dell’ipotetica realizzazio-ne di una centrale in Um-bria aveva infatti solleti-cato l’interesse anche di alcuni esponenti del Pdl. In particolare l’esponente

dell’Udc Enri-co Melasecche, aveva sostenuto che l’Umbria potrebbe certo ospitare una centrale, ma non nel territo-rio narnese di San Liberato–Nera Montoro, che guarda caso è proprio il ba-cino elettorale del consigliere dell’Udc. “Sarà interes-sante – ha in-calzato Dottori-ni - assistere ai funambolismi e alle acroba-zie retoriche di forze politiche che hanno fatto del ritorno al nucleare una bandiera per poi scoprire che sono a fa-vore dell’atomo in tutta Italia fuorché in Um-

bria o, più precisamente, fuorché nel proprio co-mune di residenza. Una visione miope e irrespon-sabile, all’insegna della tanto vituperata sindrome Nimby (non nel mio giar-dino), che sta ottenendo il grande obiettivo di frenare ogni processo di innova-zione e di sviluppo delle fonti rinnovabili a tutto vantaggio di carbone e petrolio. Chiederemo agli esponenti della Cdl di ave-re la dignità di sostenere fino in fondo le tesi sban-dierate ai quattro venti dal premier Berlusconi, dal ministro Scajola e da tut-ti leader del centrodestra, compreso Pierferdinando Casini. Fa sorridere oggi la posizione di chi a livel-lo nazionale propaganda il nucleare come sicuro, moderno e risolutivo, salvo poi mettere le mani avanti, quando viene indi-viduato il proprio collegio elettorale come sito adatto ad ospitare una centrale. In quel caso si pensa che sia opportuno realizzarla nei territori altrui, in zone più “sicure”. Della serie: viva il nucleare, ma a casa d’altri”.

Nucleare

Energia. Molti i segnali che indicano la volontà di investire in tecnologie dannose, inutili e senza futuro

Nucleare? Meglio le rinnovabiliUna scelta antieconomica e pericolosa che non produrrà risultati se non quello di bloccarela diffusione di energie pulite. Verdi ed ecologisti: “Se necessario, nuovo referendum”

fermerà la volontà di coinvolgere il Paese nella folle avventura del nucleare – è stata la valutazione del presidente regionale del Sole che ride - per i Verdi e le forze ecolo-giste e civiche non resterà che la strada di un nuovo referendum popolare. Idrogeno e rinnovabili sono la sfida del futuro”.

Nucleare. Mozione dei Verdi e civici: Umbria dica no al nucleare

Spunta l’ipotesi di una centrale in UmbriaDottorini (Verdi e civici): Pdl e Udc favorevoli a Roma e contraria Perugia? Escano allo scoperto e spieghino la loro sindrome Nimby

Claudio Scajola (ministro dello Svi-luppo economico): “L’Italia ha bisogno di 10 centrali nucleari entro i prossimi 10 anni. Nel mondo ci sono 340 centrali nu-cleari: si tratta di un sistema di produzio-ne di energia meno pericoloso di tutti”.Pierferdinando Casini (segretario Udc): “L’Italia ha bisogno di una centra-le nucleare per regione”. Umberto Veronesi (senatore Pd): “Il governo italiano deve costruire 10 cen-trali nucleari nei prossimi 10 anni. In Francia ci sono 58 centrali, in Germania 17, in Spagna 9. È una fonte potente per la quale già disponiamo della tecnologia di sfruttamento e che non comporta ri-schi per la salute e l’ambiente”. Silvio Berlusconi (Presidente del Consiglio): “Se il prezzo del petrolio non scende, l’occidente dovrà immettersi in una massiccia realizzazione di centrali nucleari”.Emma Marcegaglia (presidente di Confindustria): “Il nucleare è un opzione da prendere assolutamente in considera-zione: non possiamo più dipendere dal petrolio”.

Carlo Rubbia (premio Nobel per la Fi-sica): “Non esiste un nucleare sicuro o a bassa produzione di scorie. Soltanto il sole può darci energia”. Jeremy Rifkin (presidente della Foundation on economic trends): “Il nucleare è un’opzione perdente sia dal punto di vista economico che da quello ambientale”.Gianni Mattioli e Massimo Scalia: “Ministri, politici e Confindustria ripe-tono che dal nucleare si può trarre ener-gia abbondante, tanto da liberarci dalla schiavitù del petrolio e del gas, energia pulita, tanto da contrastare l’incubo del cambiamento climatico, energia a prezzi ben più limitati, tanto da ridar fiato alla nostra stanca economia. Tutto ciò è una favola, non ha alcun fondamento scienti-fico razionale: non poco o tanto discuti-bile, semplicemente inesistente”.Grazia Francescato (portavoce na-zionale Verdi): “Sbagliare è umano per-severare è diabolico. Il nucleare è una follia che non risolve i problemi clima-tici e che crea enormi danni ambientali e sociali”.

“E’ un toccasana”, “No, è una bufala”Favorevoli e contrari all’ipotesi del Governo sul nucleare

Presidente regionale dei Verdi, Oliviero Dotto-rini - è un segnale da cogliere con la massima attenzione, in grado di dare basi solide al nostro futuro economico e occupazionale”. Non ci libereremo domani della nostra dipen-denza dai fossili né sarà facile dimostrare l’in-fondatezza di una politica energetica basata su petrolio, carbone e nucleare, ma è chiaro che quella non può essere la prospettiva praticabile su cui collocare le nostre potenzialità di ripresa economica e di salvaguardia ecologica.“Le eccellenze scientifiche, culturali e mani-fatturiere dell’Umbria – ha aggiunto Dottorini - possono trovare una risposta concreta anche nelle politiche regionali, valorizzando la spinta creativa e innovativa che anima tante iniziative che stanno nascendo in Umbria”.

Il Nobel Rubbia punta tutto sul solareValorizzare eccellenze scientifiche, culturali e manifatturiere per tenere unitele ragioni dell’economia con quelle dell’ecologia

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6 - Verdi Civici UMBRIA news

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Dal caffè ai tavoli da giardino, dagli al-bum fotografici ai jeans, dal riso ai libri. Una mostra-mercato in piena regola quella messa in piedi dai volontari delle botteghe del mondo umbre che, in occasione della prima giornata regionale del commercio equo e solidale, per tre giorni hanno riem-pito le strade e le piazze perugine con i colori, i sapori, le storie e i volti del sud del mondo. La giornata regionale è una delle attività previste dalla legge n.3 del 2007, promos-sa e fortemente voluta dai Verdi e civici in Consiglio regionale, che prevede una serie di finanziamenti per sostenere la diffusio-ne del commercio equo in Umbria. Le bot-teghe hanno risposto in maniera positiva, radunandosi per tre giorni nel capoluogo regionale e attivandosi per perseguire l’obiettivo fissato dalla legge, quello cioè di favorire l’incontro tra la comunità um-bra e questa particolare forma di relazione economica che mette in primo piano la di-gnità della persona invece di puntare solo sulla massimizzazione del profitto.Ma la tre giorni perugina non è stata solo mostra-mercato dei prodotti. Oltre alla conferenza stampa di lancio, infatti, in programma ci sono stati due importan-ti appuntamenti: il convegno di presen-tazione del lavoro fatto nelle scuole e un incontro più isti-tuzionale dal titolo “Quando il commer-cio diventa equo e solidale”. Il primo è stato un evento ve-ramente inusuale. E’ molto raro infatti vedere nel Salone d’onore del palazzo della Giunta regiona-le oltre cento studenti delle scuole elemen-tari e medie umbre che, alla presenza del consigliere regionale Oliviero Dottorini e di Aldo Bruni, diri-gente della Regione, hanno raccontato in prima persona le esperienze dei percorsi didattici fatti grazie ai contributi previsti dalla legge regionale.Al convegno istituzionale hanno parteci-pato, oltre al presidente del Sole che ride (unico esponente politico regionale sempre presente alle iniziative in programma), an-che Wladimiro Boccali, in rappresentanza del comune di Perugia, Gaga Pignatelli, presidente di Agices, e Michele Stella, presidente di Umbria EquoSolidale. Nel suo intervento Dottorini ha sottolineato come le botteghe del mondo rappresen-tino una speranza nel tentativo di attuare forme di relazioni commerciali alternative in grado di contribuire a colmare il divario tra Nord e Sud del pianeta. “E’ importante – ha continuato il capogruppo dei Verdi e

civici - che proprio mentre si fa un gran parlare di impronte digitali e di espulsio-ni di massa ci sia qualcuno a raccontarci un’altra versione dei fatti in merito alle relazioni tra Nord e Sud del mondo”.Michele Stella, di Umbria EquoSolidale, ha fornito alcuni dati utili per compren-dere le dimensioni del fenomeno nella nostra regione: “Dalla nascita della pri-ma bottega a Perugia, nel lontano 1992, il movimento equosolidale è cresciuto fino a contare oggi circa 800 soci, riuniti in sette organizzazioni, con un fatturato che negli ultimi anni ha oscillato tra i 750mila e 1milione di euro all’anno”. Grande rilievo è stato inoltre dato alle attività di informa-zione e di educazione svolte dalle botte-

ghe umbre con circa 200 classi e 3.800 studenti coinvolti.E commentando il successo della pri-ma giornata del commercio equo la co-ordinatrice regionale dei Verdi Daniela Chiavarini ha ricordato che “grazie alla legge Dottorini l’Umbria fa da battistrada a livello nazionale e possono finalmente essere attivati gli strumenti efficaci previ-sti per sostenere la diffusione tra i citta-dini umbri di questo particolare modello commerciale e di cooperazione Nord-Sud, contribuendo così ad aumentare il grado di consapevolezza dei consumatori e fa-vorendo una sempre maggiore attitudine della popolazione ad uno stile di consumo critico e responsabile”.

Cooperazione. In piazza a Perugia i volti, le storie, i colori e i sapori del Sud del mondo

Commercio equo in vetrinaPienamente operativa la legge Dottorini sul commercio equo e solidale: “Giustoriconoscimento al grande lavoro di tanti volontari. L’Umbria all’avanguardia in Italia”

Anche chi è disincantato e sa che la classe politica si muove spesso più per auto celebrarsi che per sostenere cause impor-

tanti, non può che con-statare che questa volta ci si poteva aspettare di più. Sono sembrati lontani i giorni in cui gli esponen-ti del centro-sinistra in Consiglio regionale fa-cevano a gara per appor-re la propria firma, o per candidarsi all’incarico di relatore di maggioranza in aula del disegno di legge sul commercio equo. Nel momento in cui si è con-cretizzato quanto previsto dalla legge e si è celebrata la prima giornata regio-nale del commercio equo

e solidale, nessun espo-nente del centro-sinistra regionale, fatta eccezione per Oliviero Dottorini, si è degnato di far sentire il proprio appoggio alle de-cine di volontari che per tre giorni hanno animato il centro storico del capoluo-go umbro. Appoggio che sarebbe stato quanto mai opportuno anche in segui-to ai vergognosi attacchi che il movimento equoso-lidale ha ricevuto da parte dell’esponente del Pdl, Franco Zaffini. Nonostan-te le tre giornate regionali abbiano permesso di far conoscere il commercio equo a molti cittadini e di dare visibilità all’impor-tante lavoro svolto nelle scuole dell’Umbria grazie ai finanziamenti previsti dalla legge, il capogruppo di An ha, infatti, sferrato gravissime accuse, soste-nendo che i fondi stanziati dalla regione sarebbero “solo un modo per usare il denaro pubblico in favore di interessi privati” e che “l’unico vero fine non sia quello di sensibilizzare le persone verso una nuova cultura di mercato, come auspicato dalla legge, ma piuttosto quello di far tor-nare i conti nelle associa-zioni di promozione so-ciale di rosso vestite”.Pronta, ma come al solito isolata, è stata la replica

del presidente dei Verdi, Oliviero Dottorini, che ha fatto notare come le accuse false e infondate rivolte ai tanti volontari che da anni dedicano tempo, energie e passioni alla promozione di un modello economico più giusto e solidale do-vrebbero far vergogna a qualunque persona dota-ta di buon senso. “Forse Zaffini non sa – ha spie-gato l’esponente del Sole che ride - che le Botteghe del mondo, in Umbria come in Italia e in Euro-pa, si reggono sul proprio lavoro non godendo di al-cuna agevolazione fiscale o economica. E’ compren-sibile e tutto sommato anche prevedibile che per chi affonda le proprie ra-dici nella cultura dell’in-tolleranza e delle maniere forti non sia utile investire risorse per promuovere i valori della solidarietà e della cooperazione tra i popoli”.La risposta si è chiusa con l’invito a Zaffini ad anda-re a visitare le realtà equo-solidali presenti a Perugia, in modo da “evitare di fare ulteriori brutte figure e di continuare a parlare sen-za cognizione di causa di argomenti seri che riguar-dano la vita e la dignità di milioni di persone”. L’in-vito, ovviamente, non è stato accolto.

Commercio equo. I Verdi e civici unica forza politica presente

Chi sostiene le botteghe del mondo?

Commercio equo

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La sfida è molto ambiziosa: delineare un Piano regionale dei rifiuti moderno ed efficace, capace di prefigurare l’intero ci-clo della gestione dei rifiuti, fino alla sua chiusura, sulla base di precisi criteri e in-dividuando una gerarchia di priorità che non sia solamente enunciata, ma che trovi rispondenza nella pratica amministrativa. A scanso di equivoci e di strumentalizza-zioni, diciamo subito che l’approccio dei Verdi e civici a questo tema sarà guidato dal principio di responsabilità, che chie-de ad ognuno di noi di non sottrarsi alle scelte e alle soluzioni più avanzate per giungere alla chiusura dell’intero ciclo dei rifiuti prodotti dalla nostra regione. Ma per affrontare questo problema non ser-vono slogan o scorciatoie. La questione è talmente complessa che necessita di solu-zioni articolate e, appunto, responsabili. Un approccio pragmatico, che non lasci spazio a forzature ideologiche, richiede che il processo di costruzione del Piano dei rifiuti segua dei precisi passaggi che permettano di definire obiettivi ambiziosi, ma raggiungibili, e di individuare le azio-ni adeguate e conseguenti. I dati sulla raccolta differenziata e sulla produzione di rifiuti nella nostra regione ci mostrano in maniera chiara che il prece-dente Piano dei rifiuti ha sostanzialmente

fallito nel perseguimento degli obiettivi che si era fissato, che pure erano condivi-sibili. Per questo dobbiamo chiederci che cosa non ha funzionato nell’attuazione delle politiche regionali, in quelle degli enti locali e perché i comportamenti siano stati così poco virtuosi.Quello che ci viene sottoposto dalla giun-ta regionale è un Piano condivisibile negli obiettivi e nelle strategie. Ma porta con sé una grande incognita: senza strumenti adeguati e senza le necessarie leve econo-miche e normative, anche la prossima pia-nificazione rischia di rimanere sulla carta,

dando ragione ai tanti che sostengono che l’unica finalità perseguita sarebbe quella di realizzare uno o più inceneritori in Um-bria, magari tra-endo argomenti dalla recente crisi campana. In quel caso lo straordinario obiettivo del 65 per cento di raccolta dif-ferenziata da raggiungere in quattro anni (a t tua lmente siamo al 29 per cento) non sa-rebbe altro che un orpello destinato a rimanere tale. Quelle che trovate nelle pagine a segui-re sono alcune prime osservazioni che, come Verdi e civici, abbiamo consegnato al governo regionale come contributo alla revisione degli scenari delineati nei primi documenti allegati alle linee di indirizzo del nuovo Piano. Sono, ci pare, indicazio-ni basate su dati tecnici e dettate dal buon senso oltre che dalla necessità di evitare che tutta la partita del Piano si riduca alla disputa “Inceneritore sì – inceneritore no” o si disperda in buoni propositi destinati a rimanere eternamente sulla carta.Sappiamo che le forze (e gli interessi) in campo vanno ben al di là della nostra consistenza elettorale e a volte purtroppo stanno anche al di fuori dei luoghi della politica e delle istituzioni. Noi, in un’otti-ca di coalizione e sempre avendo di fronte l’interesse generale, cercheremo di lavo-rare a un Piano serio e moderno, tentando di non arrivare a strappi con la coalizio-ne di governo, ma anche tenendo saldo il patto che ci lega innanzitutto ai cittadini e alle ragioni profonde della nostra presen-za nella massima istituzione regionale.

Ecco in sintesi le coordinate della prima bozza relativa al Piano regionale di gestione dei rifiuti.

• Raccolta differenziata al 65 per cento entro il 2012.

• Chiusura dell’intero ciclo di gestione.

• Contenimento della produzione dei rifiuti: riduzione uso imballag-gi, diffusione prodotti alla spina, utilizzo acqua degli acquedotti, re-cupero prodotti freschi invenduti, dissuasione per posate e stoviglie monouso…

• Raccolta domiciliare, supera-mento del sistema dei cassonetti stradali.

• Azioni educative e di informazio-ne

• Autosufficienza impiantistica.• Ruolo residuale per lo smaltimen-

to in discarica.• Realizzazione di impianti per lo

smaltimento finale che garantisca-no:

- tutela ambientale e della salute- affidabilità economica e di eserci-

zio- economicitàSono quattro gli scenari individuati:Scenario A Tutto il rifiuto indifferenziato viene selezionato e stabilizzato: la parte umida finisce in discarica, mentre la parte secca viene destinata a trattamen-to termico.Scenario BTutto il rifiuto indifferenziato viene destinato a discarica.Scenario CTutto il rifiuto indifferenziato viene se-lezionato e stabilizzato con produzione di Cdr (combustibile da rifiuto) che viene destinato alla co-combustione nei cementifici. La frazione organica e gli scarti del Cdr finiscono in discarica.Scenario DTutto il rifiuto indifferenziato residuo va a trattamento termico.

Verdi newsCivici UMBRIADonne, uomini, aria, acqua, terra, fuoco nel cuore verde d'Italia Speciale rifiutiVerso il nuovo piano regionale dei rifiuti: le proposte dei Verdi e civici

Passare dalle parole ai fatti

Le coordinate del nuovo Piano

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II - Verdi Civici UMBRIA news

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Speciale rifiuti

Verso il nuovo Piano regionale. Ecco il documento che i Verdi e civici hanno consegnato a Giunta e forze di maggioranza

Rifiuti, vietato truccare le cartePer ristabilire un clima di fiducia con i cittadini occorre evitare forzature e non procedere per slogan. Scongiurando conflitti di interessee false promesse. Priorità assolute: riduzione, riuso, raccolta differenziata e forti penalizzazioni per i comuni inadempientiIl Piano dei rifiuti vigente prevedeva il raggiungimento del 45% di raccolta differenziata nel 2008: siamo molto al di sotto.In Umbria dal 2003 ad oggi, pur essen-do la raccolta differenziata complessi-va aumentata del 52%, la quantità di rifiuto avviato a smaltimento è addirit-tura aumentata (+4%), con un aumen-to del rifiuto complessivo (+15%).Il fatto che emerge chiaro è che il Pia-no vigente non ha raggiunto gli obietti-vi (condivisibili) che si poneva.

PremesseCondivisione e trasparenzaOccorre procedere non truccando le carte: non c’è alcuna ragione per far-lo. La credibilità si conquista attraverso la condivisione, l’equilibrio, la razionalità, il pragmatismo. Quindi: trasparenza dei dati, trasparenza nella gestione, corretta informa-zione devono essere alla base del rapporto con la comunità regionale. La triste vicenda dell’inceneritore Asm di Terni, assieme ad impegni assunti e non mantenuti in relazio-ne alla raccolta differenziata, peserà molto nel tentativo di riconquistare la fiducia dei cittadini.Pregiudizi, paure e buone ragioniCi sono alcuni pregiudizi da fugare, il più pesante dei quali sostiene che al siste-ma pubblico-privato interesserebbe soltanto – per ragioni culturali ed economiche – la realizzazione di un impianto di smaltimento (inceneritore), tutto il resto rimarrebbe resi-duale e di contorno nella gestione dei rifiuti. Tutti i pregiudizi procedono in modo non aderente alla realtà e in modo preconcetto; tutti i pregiudizi traggono alimento dalle paure. Tutti i pregiudizi, per esistere, devo-no trovare un motivo di verosimiglianza, se non di realtà. No a slogan e scorciatoiePer affrontare il problema non servono

slogan o scorciatoie: la questione è com-plessa e necessità di soluzioni articolate e di assunzione di responsabilità. Una questione politicaLa gestione dei rifiuti è una questione politica: non esistono soluzioni tecniche miracolose, ma solo approcci adeguati o scorretti.La giusta scala di prioritàE’ necessario individuare una gerarchia di priorità, che non siano soltanto enun-ciate, ma praticate. In questo assumere come orizzonte l’opzione “Rifiuti zero”, che molte realtà amministrative hanno adottato, potrebbe essere d’aiuto nell’individuare la scala di priorità da perseguire.

ValutazioniObiettivi condivisibiliIn linea generale sono condivisibili gli obiettivi che si pone il Piano in elabora-zione sia in relazione al livello di raccolta differenziata prevista (65%) e alle modalità per raggiungerla, sia riguardo alla necessità di autosufficienza impiantistica e di utilizzo residuale del sistema di discariche esistente.Meno coraggiosa la previsione di riduzione dei rifiuti: viene sostanzialmente prevista l’invarianza di produzione assoluta dei rifiu-ti, non la riduzione.Strumenti inadeguatiMolto positive le azioni relative a riduzio-ne, riuso, raccolta differenziata: ma quali sono gli strumenti per renderle opera-tive? Dobbiamo prenderci sul serio: non è più possibile individuare obiettivi ambiziosi che poi vengono puntualmente disattesi (è il grande limite del vecchio Piano). Sanzionare i Comuni inadempientiIn realtà i comuni negli anni non hanno avu-

to alcun elemento che li inducesse a ridurre la produzione di rifiuti e pertanto hanno avu-to la convenienza economica a conferire in discarica o a incenerire. I comuni che non hanno raggiunto i parametri imposti dal de-creto Ronchi non hanno subito alcuna pena-lizzazione e, anzi, sono stati di fatto “sanati” attraverso la deliberazione del Consiglio regionale del 12 giugno 2007 che ha modifi-cato la legge 14 del 2002, abrogando tra gli altri l’articolo che prevedeva la triplicazione del tributo per il conferimento in discarica dei quantitativi mancanti al raggiungimento delle percentuali stabilite da Piano regio-nale. Necessità di elementi incentivanti per chi raggiunge risultati in linea con le previsioni del nuovo Piano e sanzionato-ri (pesanti e chiari) per i comuni che non raggiungono i livelli di raccolta differen-ziata previsti.Agevolare le famiglie virtuoseNella bozza di linee guida vengono indicati gli obiettivi (condivisibili), le modalità orga-nizzative (nella sostanza condivisibili), ma non gli strumenti operativi attraverso i qua-li dovrebbero essere raggiunti gli obiettivi. Non vengono messe in evidenza le leve eco-nomiche e il sistema tariffario in grado di incentivare gli utenti e quindi di mettere in condizione i comuni e gli Ato di raggiungere i livelli di raccolta differenziata previsti. Le realtà più virtuose nel raggiungimento di alti livelli di raccolta differenziata prevedono meccanismi premiali in base ai quali l’uten-te finale paga soltanto per la frazione indiffe-renziata (tal quale) di rifiuti prodotti, non per le materie prime recuperate. Esistono molte possibilità tecniche per introdurre un siste-ma tariffario che gratifichi in modo serio la raccolta differenziata. Rendere opera-tivo il passaggio da tassa a tariffa, attra-verso leve economiche (tariffa puntuale)

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Verdi Civici UMBRIA news - III

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Speciale rifiuti

Verso il nuovo Piano regionale. Ecco il documento che i Verdi e civici hanno consegnato a Giunta e forze di maggioranza

Rifiuti, vietato truccare le cartePer ristabilire un clima di fiducia con i cittadini occorre evitare forzature e non procedere per slogan. Scongiurando conflitti di interessee false promesse. Priorità assolute: riduzione, riuso, raccolta differenziata e forti penalizzazioni per i comuni inadempienti

che rendano effettiva l’introduzione del principio “chi più inquina più paga”.Prima la differenziata,poi gli impiantiIl rischio concreto è di mettere a punto un Piano credibile sotto il profilo formale, ma che poi verrà applicato solo in parte. Qua-li garanzie vengono individuate per evitare che a trovare reale applicazione sia solo l’impiantistica finale, lasciando la raccolta differenziata a livelli insoddisfacenti? C’è la necessità di individuare elementi strin-genti perché il Piano venga attuato nella sua interezza e non solo in alcune sue par-ti (per esempio nella parte relativa all’im-piantistica). Non avviare autorizzazioni a impianti prima che a livello regionale si sia raggiunto almeno il 45% di raccolta differenziata.

Allo smaltimento finalesolo il 25-30 per centoIl livello di raccolta differenziata prevista per il 2012 (65%) è corretto e persino ambi-zioso. Per individuare la percentuale di rifiu-ti da indirizzare verso lo smaltimento ultimo occorre invece tenere conto della durata di vita media degli impianti di smaltimento ultimo (20-30 anni) e non fermarsi alle pre-visioni di raccolta differenziata del 2012. Parametrare l’impiantistica di smaltimento ultimo sul 35% di indifferenziato rischie-rebbe concretamente di condizionare tutto il ciclo di trattamento dei rifiuti bloccando fino al 2035-2040 la previsione di raccolta diffe-renziata relativa al 2012. In questo senso il nuovo Piano dei rifiuti è chiamato a previ-sioni che vanno oltre l’orizzonte temporale dei 4-5 anni. Pertanto basare la dotazione impiantistica sul 65% di raccolta differen-ziata rischia di compromettere per i decenni a venire ogni ulteriore miglioramento nella raccolta differenziata medesima. E’ necessa-rio pertanto parametrare gli impianti sul 70-75% di raccolta differenziata e non sul 65%, valorizzando la flessibilità modulare dell’impiantistica finale. A meno che non si preveda che dal 2012 ai decenni successivi la raccolta differenziata rimanga ferma.Politiche di filieraper il recupero dei materialiLa pianificazione di gestione dei rifiuti si ferma all’indicazione delle quantità e delle modalità di differenziazione, non individua le politiche di filiera che dovrebbero con-sentire la nascita o l’evoluzione di un settore di recupero delle materie prime recuperate. Necessità di orientare politiche industriali di filiera finalizzate al recupero e al reim-piego dei materiali recuperati.Eliminare i conflitti di interesseIn molte realtà europee (è il caso delle realtà visitate a Monaco e a Vienna) le dotazioni

impiantistiche di smaltimento sono gestite e amministrate - in modo puntuale e traspa-rente - dalle municipalità. In altre realtà a noi conosciute (Hannover) le parti si inver-tono e la società che gestisce l’inceneritore è privata (Vattenfall), mentre la raccolta dei rifiuti è affidata a una municipalizzata. E’ un elemento questo non trascurabile che garan-tisce scelte dettate non solo da esigenze di business, come avviene nel caso di società private chiamate a gestire l’intero ciclo di trattamento dei rifiuti. Il rischio infatti di pri-vilegiare lo smaltimento, magari attraverso il trattamento termico, è reale perché di tutto il ciclo risulta essere la parte più redditizia. Nasce qui un conflitto d’interesse struttu-rale: chi gestisce lo smaltimento dei rifiu-ti residuali ha l’interesse che l’impianto di trattamento funzioni a piena capacità, perché guadagna su ogni tonnellata trattata, chi ge-stisce la raccolta ha l’interesse di raccogliere il più possibile in modo differenziato a far arrivare il minimo possibile al trattamento finale. Mettere questi due processi di gestio-ne dei rifiuti nelle stesse mani è moralmente inaccettabile, economicamente sbagliato (i cittadini pagano di più) e ambientalmente dannoso (si “brucia” o si “valorizza energe-ticamente” più del necessario). E’ pertanto preferibile che l’impianto o gli impianti di smaltimento ultimo dei rifiuti non venga-no gestiti da società private. Nel caso sia-no i privati a gestire l’impianto o gli im-pianti, è fondamentale che venga distinta la gestione del ciclo di raccolta destinata al riciclaggio da quello di smaltimento ultimo. Questo per evitare conflitti di in-teresse che porterebbero l’azienda che si trovasse a gestire l’intero ciclo integrato dei rifiuti a privilegiare lo smaltimento ultimo (termovalorizzazione?) a tutto di-scapito della raccolta differenziata. Impianti innovativiper recupero spintoTra i quattro scenari proposti dalla prima bozza del Piano, lo scenario A appare essere il più praticabile, tenuto conto dell’impatto ambientale e sulla salute, unito alle impli-cazioni sociali ed economiche e alla tenuta del sistema. Lo scenario A infatti è l’unico (assieme allo C), a prevedere il Trattamen-to meccanico biologico (TMB). La sepa-razione porta però a recuperare soltanto il materiale ferroso, prevedendo per il resto il conferimento in discarica (parte umida o sottovaglio) o la termovalorizzazione (sov-vallo secco). Una rigidità eccessiva che non prende in considerazione versioni tecnologiche avanzate del TMB che pre-

Dopo un periodo di transizione a Gubbio, in tutto il centro storico e nelle frazioni, sono stati completamente rimossi i vecchi cassonetti dei rifiuti indifferenziati. I cit-tadini d’ora in poi dovranno operare una selezione a monte dei rifiuti attraverso l’uso di specifici contenitori da lasciare dinanzi alle proprie abitazioni negli ora-ri e nei giorni previsti. È l’innovativo sistema di raccolta differenziata messo in campo dall’amministrazione comuna-le di Gubbio e coordinato dall’assessore all’Ambiente Lucio Panfili. “Invitiamo la cittadinanza – ha dichiarato l’esponen-te dei Verdi - ad adottare tutte le buone pratiche per assicurare il corretto conferi-mento dei rifiuti secondo le nuove moda-

lità e consentire quindi il raggiungimento e forse il superamento dell’obiettivo del 45 per cento di raccolta differenziata, sta-bilito dalla legge”. I vecchi servizi sono stati lasciati piena-mente attivi per una quindicina di giorni per consentire l’implementazione di quel-li nuovi e fornire a tutti i cittadini coin-volti un congruo tempo per organizzarsi adeguatamente.Da segnalare un’esperienza analoga nel comune di Sansepolcro, in provincia di Arezzo, dove dallo scorso gennaio nel centro storico non sono più presenti i cassonetti e la raccolta dei rifiuti avviene esclusivamente “porta a porta” con diffe-renziazione a monte.

Raccolta differenziata: soddisfatto l’assessore Panfili (Verdi)

Gubbio toglie i cassonetti dalle strade

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IV - Verdi Civici UMBRIA news

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Speciale rifiuti

vedono, ad esempio, il recupero spinto dei materiali (compreso vetro e plasti-ca), la produzione di biogas da frazione organica, la pressoestrusione come mo-dalità di selezione e differenziazione. Flessibilità modulare,impatto su salute e ambientePer quanto riguarda l’impiantistica, il Piano analizza i vari scenari in base all’affidabilità del sistema e in relazione all’attuale quadro impiantistico, affron-tando opportunamente anche valutazioni in merito alla sostenibilità ambientale ed economica. Mentre vengono eccessiva-mente enfatizzati i dati relativi al contri-buto energetico (di importanza marginale, ca. 15% dei ricavi), non vengono prese in esame le varie tipologie impiantistiche in relazione alla flessibilità modulare e ai ri-svolti occupazionali. Per ora non c’è nep-pure un’analisi comparata delle emissioni tra le diverse soluzioni impiantistiche, né una valutazione dei costi dei singoli im-pianti. E’ necessario analizzare gli im-pianti (non solo gli scenari) in relazione alla flessibilità modulare, agli aspetti economico-occupazionali e all’impatto sulla salute umana e sugli ecosistemi. L’incognita delle nanoparticelleIl mondo scientifico sta dibattendo riguar-

do alla pericolosità delle “nano particel-le” trovando una grande attenzione nelle popolazioni che ospitano impianti di trat-tamento termico dei rifiuti. E’ necessario un approfondimento accurato riguardo alle particelle nanometriche. Affidabilità e innovazioneIn relazione all’affidabilità riteniamo debba essere posta in relazione all’inno-vazione. Non avendo vincoli impiantistici di smaltimento ultimo da rispettare, sa-rebbe inopportuno basare le proprie scel-te solo su tecnologie convenzionali già ampliamente applicate. Valutare tutte le opzioni disponibili.Valutare gli impianti sperimentaliSappiamo che esistono modalità speri-mentali di gestione impiantistica. La giunta regionale ha opportunamente or-ganizzato una visita studio presso le città di Monaco e Vienna, molto istruttiva per quanto riguarda le modalità di gestione integrata dei rifiuti. Per quanto riguarda la dotazione impiantistica si è trattato della visita a due grandi impianti di inceneri-mento. Il gruppo regionale dei Verdi e ci-vici aveva ufficialmente fatto richiesta di poter visitare altre realtà impiantistiche più innovative e sperimentali. La richie-sta non ha ancora avuto risposta. Rimane

pertanto in piedi, anche in considerazione di quanto previsto dalle Linee guida per l’individuazione e l’utilizzazione delle migliori tecniche disponibili in materia di gestione dei rifiuti elaborate dal Ministero dell’Ambiente.Un bando aperto ed europeoper scegliereLe esperienze europee ed extraeuropee ci confermano che non esiste una sola moda-lità di trattamento per la porzione di rifiu-ti non differenziata. In questo contesto è sconveniente che la politica si schieri per una soluzione impiantistica piuttosto che per un’altra. E’ nostra convinzione che vi siano sistemi più innovativi, affidabili e rispettosi dell’ambiente e della salute rispetto ad altri. Tuttavia sarebbe un er-rore avventurarsi sulla scelta tecnologica dell’impiantistica, soprattutto quando non esiste un quadro di riferimento definito e condiviso dal mondo scientifico. Anche quando si parla di valorizzazione ener-getica e dei materiali, si fa riferimento a una varietà di soluzioni che vanno dalla dissociazione molecolare alla pirolisi, alla gassificazione, dalla pressoestrusione ai sistemi che provano a chiudere il ciclo in modo biologico. Per questo è corretto ed opportuno che

il bando per la realizzazione dell’impiantistica finale sia indetto a livello europeo e sia “aperto”, vale a dire che non in-dividui in partenza un’unica mo-dalità di smaltimento, ma al con-trario che – fissati gli obiettivi da raggiungere – lasci aperta la gara tra diverse modalità di impian-tistica finale. Questo anche per sottrarsi agli inevitabili interessi economici che ruotano attorno al settore dello smaltimento dei rifiuti. Alla politica compete l’individuazione degli obietti-vi, delle priorità e dei criteri: rispetto dell’ambiente e della salute, affidabilità tecnologica, economicità (compresi i risvolti occupazionali), modularità. E’ necessario chiudere il ciclo dei rifiuti, ma sarebbe singolare spin-gere le competenze della politica fino all’individuazione delle ti-pologie impiantistiche in grado di raggiungere l’obiettivo.Filiere per i rifiuti specialiRifiuti speciali. Non vengono in-dicate alcune modalità di recupe-ro in grado di ridurre al minimo il conferimento in discarica. E’ il caso per esempio degli speciali risultanti da demolizioni. Neces-sità di individuare le modalità per una filiera possibile.Cautela con i rifiutipericolosiIn relazione ai rifiuti sanitari pericolosi viene indicata la via della termodistruzione. E’ neces-sario prendere in considerazione tecnologie innovative che effet-tuino un trattamento preventi-vo di tali rifiuti, con l’obiettivo di ottenere un residuo asciutto e con significative riduzioni in peso e volume.

Sono Orvieto (Terni) e Cit-tà di Castello (Perugia) a dividersi il poco invidiabile primato di fanalini di coda dell’Umbria nella raccol-ta differenziata. Anni di politiche poco accorte e la mancanza di qualsiasi stra-tegia di gestione portano le due cittadine umbre a risul-tati disastrosi, con discari-che stracolme e con un pesante danno economico e ambientale per i territori e i cittadini. “Il fatto che - ha spiegato il consigliere regionale Oliviero Dottori-ni - tra i comuni al di sopra dei 15mila abitanti Città di Castello, con il suo 18,1 per cento di raccolta diffe-

renziata, e Orvieto, con il suo 14,5 per cento, siano i comuni a più alta inadem-pienza rispetto alla norma-tiva nazionale e al Piano regionale dei rifiuti è molto significativo. Significa che senza reali elementi sanzio-natori per chi non ammini-stra in modo virtuoso non riusciremo mai a raggiun-gere risultati accettabili”.Il dato diventa ancora più preoccupante se si conside-rano gli obiettivi del nuovo Piano (65 per cento di dif-ferenziata entro il 2012): “Come faranno certi co-muni – chiede Dottorini - a ottenere risultati senza gravare sulle tasche dei cit-

tadini o sull’equilibrio am-bientale?” Per questo è necessario che tutte le amministrazioni mettano a punto da subito piani che consentano una raccolta differenziata de-corosa, svolta con il “porta a porta” e in base al prin-cipio “chi meno inquina meno paga”: “Il sistema dei cassonetti distribuiti per le strade e del conferimento indiscriminato in discarica - conclude il presidente re-gionale dei Verdi - ha fatto il suo tempo e nessuno può pensare di proseguire su questa strada che già tanti danni ha portato al territo-rio”.

Raccolta differenziata: eccellenze e vergogne dell’Umbria

Il triste primato di Orvieto e Città di Castello

COMUNIVIRTUOSI A.T.O. % R. DIFF. COMUNI

INADEMPIENTI A.T.O. % R. DIFF.

Assisi Ato 2 40,57 Orvieto Ato 4 14,93

Umbertide Ato 1 37,16 Città di Castello Ato 1 18,12

Gubbio Ato 1 36,60 Foligno Ato 3 23,34

Marsciano Ato 2 36,36 Gualdo Tadino Ato 1 23,83

Perugia Ato 2 35,66 Spoleto Ato 3 24,81

Dati relativi all’anno 2006 per comuni sopra 15.000 abitanti, tratti dal “supplementoordinario n. 1 Al B.U.R. – Serie generale n. 18 Del 16 aprile 2008”.

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Agricoltura

Il 2008 è iniziato male per gli agricoltori umbri, soprattutto per le piccole aziende e per chi punta sulla qualità. I ritardi nei pagamenti degli impegni agroambientali da parte dell’Agenzia per le erogazioni (Agea) ha rischiato di mettere in ginoc-chio molte imprese, creando una situazio-ne di vera emergenza. Per chi crede e investe tutto il proprio impegno lavorativo in agricoltura i finan-ziamenti Agea costituiscono un elemento fondamentale di programmazione e di sopravvivenza, dal momento che l’unica alternativa al rispetto degli impegni agro-ambientali è per molti l’indebitamento

con le banche o il tracollo finanziario. Una situazione pesante seguita da vicino da Marjatta Heliste, responsabile Agricol-tura dei Verdi dell’Umbria, che ha denun-ciato la disattenzione del governo regio-nale: “Rendere competitiva l’agricoltura umbra non sembra affatto tra le priorità della nostra regione”. Un appello forte veniva lanciato da Heliste che chiedeva “che almeno l’anticipo del 70 per cento dei finanziamenti arrivi entro poche setti-mane, per evitare che gli agricoltori siano obbligati ad indebitarsi nuovamente con le banche”.I ritardi diventano regola?Poi a luglio la svolta. Dopo sei mesi di ri-tardi, Agea decide finalmente di anticipare il 75 per cento degli impegni agroambien-tali. “Una prima importante risposta che sarà in grado di far tirare un sospiro di sol-lievo a tante aziende agricole umbre – è il commento di Heliste -. Ora dobbiamo capire se dopo due anni di ritardati paga-menti la situazione tornerà alla normalità o se i ritardi si trasformeranno in una re-gola fissa. Le aziende agricole hanno bi-sogno di sicurezze, altrimenti si bloccano gli investimenti, l’innovazione e, ciò che è ancora più preoccupante, i giovani non trovano la fiducia per intraprendere questo tipo d’attività”. Rimane aperto il capito-lo delle aziende che hanno presentato le domande con anomalie formali: “C’è una forte preoccupazione per questi casi e la necessità di riaprire i tavoli di concerta-zione per correggere alcune anomalie nei bandi”, spiega l’esponente del Sole che ride.E rimangono perplessità per alcune scelte da parte della Giunta. “Purtroppo – sostie-

ne Heliste - i costi di produzione (gaso-lio, elettricità, concimi, sementi…) sono raddoppiati negli ultimi anni, mentre il valore del prodotto, tranne alcuni cerea-li, è rimasto invariato. A fronte di scelte positive, come il bando per la realizzazio-ne degli impianti fotovoltaici e il premio aggiuntivo per le aree Sic, troviamo una burocrazia che continua ad appesantire gli agricoltori, togliendo loro tempo e risorse. Inoltre se in passato il premio per l’inse-diamento dei giovani agricoltori veniva dato “a pioggia”, anche a chi agricoltore non era, oggi si è passati all’eccesso op-posto e l’obbligo di un investimento pari a 50mila euro appare veramente eccessi-vo per molte aziende agricole, soprattutto in questo momento, con i redditi in forte calo e la crisi finanziaria in atto. C’è da ag-giungere che nella graduatoria dovrebbero essere premiati gli imprenditori agricoli professionali, altrimenti c’è il rischio più che concreto che a beneficiare degli inve-stimenti per l’imprenditoria agricola siano gli hobbisti o gli agricoltori della domeni-ca a tutto discapito di chi quel mestiere lo fa per viverci”.Biologico dimenticatoPer non parlare dell’agricoltura biologica che appare non valorizzata e non inserita tra le scelte strategiche regionali. Eppure l’Umbria, per la sua morfologia e per le sue peculiarità paesaggistiche, è luogo na-turale per un’agricoltura che ha tra le sue peculiarità la salvaguardia ambientale e la tutela dei consumatori. In questo caso l’esclusione dal premio delle foraggiere e l’insicurezza dell’apertura del bando per il rimborso per le certificazioni generano soltanto perplessità.

Puntuali come ogni anno, a giugno si sono accese le polemiche in occasione dell’approvazione del calendario vena-torio 2008/2009 e, come ogni anno, si è preferito dare ascolto ad alcuni interessi di parte invece di prendere in considera-zione scelte dettate dal buon senso.Principale materia del contendere è sta-ta la decisione dell’apertura anticipata in Umbria nei giorni 1 e 7 settembre, da molti ritenuta dannosa per la fauna per-ché fra gli abbattimenti vi sono ancora molti immaturi. Il Club della Palomba ha addirittura consegnato ai vertici regio-nali e provinciali un appello per l’etica venatoria, segnalando che l’apertura alla specie colombaccio anticipata al primo settembre non ha ragioni faunistiche né biologiche né di etica venatoria.I Verdi hanno tentato di proporre alcune modifiche al fine di evitare grosse stragi di animali in grado di alterare l’equilibrio eco-biologico del territorio. “Quando si parla di caccia - ha ricordato la co-ordinatrice regionale dei Verdi Daniela

Chiavarini - occorre mettere da parte le diverse visioni ideologiche e filosofiche ed unire le forze più responsabili affinché vengano limitati al massimo i danni pro-dotti all’ambiente ed alla fauna da azioni sconsiderate. Affrontare le questioni lega-te alla caccia è una questione di semplice rispetto delle regole. C’è una legge nazio-nale sulla tutela della fauna (L.157/92) in vigore da sedici anni che non ha mai trovato una corretta applicazione, so-prattutto per la scarsa propensione delle regioni al rispetto delle regole in materia venatoria”.Nonostante tutto Chiavarini ha ribadito la convinzione che “anche in Umbria i tempi siano maturi per avviare, assieme alle associazioni ambientaliste ed alle as-sociazioni venatorie più responsabili, un percorso atto a ricomporre un rapporto sano e leale fra cacciatori, ambientalisti e società civile”. Un percorso che favo-risca un’adesione sempre più rispettosa delle regole umbre a quelle nazionali ed europee.

Piano di sviluppo rurale. Arrivano i pagamenti, ma il settore è in crisi e molte aziende rischiano di finire in ginocchio

Agricoltura, rischio collassoHeliste (Verdi): “Necessaria più attenzione alle piccole imprese, ai giovani e all’agricoltura di qualità”

Caccia. Approvato il calendario venatorio 2008/2009Il gusto cinico di aggirare le regole

Lensi: Un mercatino dei prodotti locali. Il Sindaco dice “no”Chi bloccala filiera cortaDa oltre un anno e mezzo i Verdi e civici di Città di Castello avevano sollecitato l’amministrazione ad as-sumersi l’impegno di promuovere uno spazio nel mercato settimanale per la vendita diretta di prodotti di agricoltura biologica e locali.L’iniziativa – promossa dal Consi-gliere Roberto Lensi - intendeva fa-vorire la vendita di prodotti ortofrut-ticoli biologici e locali realizzando così una esperienza di “filiera corta” (dal produttore al consumatore) per offrire la concreta opportunità ai produttori locali di avere un mercato per farsi conoscere e dove proporre alimenti sicuri e di ottima qualità a prezzi sicuramente convenienti an-che per i consumatori. Un modo di arricchire il mercato cittadino ed aumentare l’attrattività del centro storico. “Se si potesse programmare – aveva chiesto Lensi - magari nelle logge Bufalini e nelle piazze vicine, un appuntamento mensile allargato alla vendita dei prodotti agroalimen-tari tipici del nostro comprensorio, alle produzioni floro-vivaistiche, co-smetiche ed artigianali e da estende-re poi ad altre analoghe iniziative nel corso del mese (artigianato tessile, del legno e della ceramica), la nostra città ne trarrebbe vantaggio con be-neficio per tutti”. Il consigliere verde e civico si faceva forte anche di un decreto del Ministero delle Politiche agricole entrato in vigore recente-mente, che disciplina ed invita i Co-muni ad istituire mercati di vendita diretta (farmer’s market) di prodotti che abbiano un legame con il territo-rio di produzione. Purtroppo però il sindaco Cecchini e le forze di maggioranza hanno in-spiegabilmente respinto la proposta al mittente. Senza suggerire alterna-tive, ovviamente.

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Gualdo Cattaneo

La centrale Enel di Gualdo Cattaneo anco-ra in primo piano. Dopo lo straordinario ri-sultato che il 30 ottobre 2007 portò all’ap-provazione di una mozione - fortemente voluta dai Verdi e civici – che sventava il rischio di rilancio della centrale attraverso un insostenibile progetto di co-combustio-ne a biomasse, tornano le proteste di molti cittadini che segnalano continue inadem-pienze nella gestione dell’impianto. Una situazione che, tra l’altro, appare in netto contrasto con quanto previsto nel di-spositivo approvato lo scorso anno e che ha indotto il consigliere regionale die Vedi e civici Oliviero Dottorini a presentare un’interrogazione urgente all’assessore all’Ambiente Bottini. “Nella mozione tra l’altro – spiega il presi-dente della commissione Affari istituziona-li di Palazzo Cesaroni – veniva chiesto di effettuare un’indagine epidemiologica sul territorio del Comune di Gualdo Cattaneo e comuni limitrofi per verificare la diffu-sione di malattie e patologie correlate alla combustione del carbone, di non bruciare nella centrale di Ponte di Ferro rifiuti o al-tro materiale inquinante ulteriore rispetto a quello già attualmente in uso e di valutare

la possibilità di una progressiva riconver-sione dall’attuale centrale a carbone verso impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, quali fotovoltaico, solare ter-modinamico ed eolico”. Tra l’altro i carbonili, che dovevano es-sere messi a norma, risultano ancora sco-perti e sovrastano i muri di contenimento. Giungono inoltre notizie e testimonianze di continui via vai di camion all’interno dell’impianto durante le ore notturne e di emissioni sospette dai camini: “Chiediamo che la Giunta ci dica se è a conoscenza di questa situazione e se si tratta di norma-le routine oppure di qualche iniziativa di meno nobile e dichiarabile natura”.La mozione presentata dalle forze di cen-trosinistra e approvata più di sette mesi fa dal Consiglio regionale aveva grandi quali-tà di chiarezza e di equilibrio, respingendo la volontà di rilancio della centrale a car-bone sostenuta dalle forze di centrodestra. Adesso sarà opportuno che la Giunta fac-cia luce su una situazione che riguarda le prospettive di rilancio economico dell’in-tera regione e che sta toccando da vicino la salute e la sicurezza dei cittadini di Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria.

Gualdo Cattaneo. Interrogazione di Dottorini sulla centrale Enel

Dalla Giunta impegni di cartaContinuano le inadempienze nella gestione e i rischi per lapopolazione locale. Continui via vai di camion durante la notte

Salute mentale. Dottorini interroga la giunta

Psichiatriadimenticata

Cessione Buitoni. Mozione dei Verdi e civici per il rilancio

Nestlé e l’economia di rapinaL’azienda altotiberina ceduta al gruppo del plurinquisito Mastrolia. A rischio il futuro occupazionale di centinaia di famiglie

L’Umbria è stata per anni un modello di funzionamento dei servizi psichiatrici che ha fatto scuola in Italia e in Europa anticipando gli stessi principi innovatori della legge Basaglia. Sarebbe paradossa-le dover celebrare il trentennale di questa legge innovativa raccogliendo le macerie di un sistema che non regge più. Molti soggetti competenti, quali il Forum sulla salute mentale, denunciano che i centri di salute mentale e i servizi psichiatrici di diagnosi e cura lavorano al di sotto degli standard di legge e con un numero di posti letto che è il più basso in Italia in rapporto alla popolazione. Per chiedere conto di questa situazione il consigliere Oliviero Dottorini ha presen-tato un’interrogazione all’assessore alla Sanità Maurizio Rosi, spiegando che “una situazione del genere non può reggere a lungo, soprattutto tenendo conto del forte aumento dei disturbi psichici e dell’affie-volirsi delle risposte dei servizi territoria-li”. Occorre dare continuità organizzativa e un raccordo tra tutti i servizi così da ga-rantire quel modello dipartimentale che è stato il fiore all’occhiello della psichiatria umbra e che ora pare non godere delle giuste attenzioni politiche e istituzionali.In particolare viene segnalata una preoc-cupante carenza di risorse umane. Alcuni dati aiutano a comprendere meglio la di-mensione del problema: attualmente ognu-no dei 13 centri di salute mentale (Csm) regionali ha in cura circa 2.000–2.500 pazienti. I medici dei Csm seguono circa 200 casi a testa.

La vicenda della vendita dello stabilimento Buitoni di Sansepolcro da parte di Nestlé all’imprenditore del-la pasta campano Mastrolia (gruppo Tmt) ha tenuto e tiene tuttora con il fiato so-speso oltre cinquecento la-voratori.Significativa è stata la mo-bilitazione di tutti i livelli istituzionali di Umbria e Toscana. Anche il Consi-glio regionale dell’Umbria grazie ai Verdi e civici ha visto la presentazione di una mozione sottoscritta da tutti i capigruppo della maggio-ranza. Ma gli eventi purtroppo sono presto precipitati e Ne-stlé ha messo tutti di fronte al fatto compiuto annun-ciando la decisione di cede-re il marchio al gruppo Tmt. “Un esito assolutamente ir-rispettoso della volontà dei lavoratori, delle istituzioni e della intera comunità locale – ha commentato il consi-gliere Dottorini -. L’ennesi-ma conferma della necessità di una profonda discussione

sul ruolo delle multinazio-nali nelle economie locali. I territori, i lavoratori, le tra-dizioni non sono una merce da sfruttare finché fa como-do per poi essere messe a disposizione del migliore offerente”. Ad aggravare la situazione è stata la notizia dell’arresto, nell’ambito dell’operazione “mani in pasta”, di Angelo Mastrolia con le gravi ac-cuse di corruzione e truffa in gare e appalti pubblici. “Avevamo già messo in guardia dalla spregiudica-tezza con cui Nestlé stava cercando di sbarazzarsi di questa importante esperien-za produttiva. Un atteg-giamento che fa ricordare più l’economia di rapina di certe multinazionali che un corretto rapporto con i ter-ritori, con la loro storia e cultura, con le vite di tante persone che negli anni non hanno risparmiato energie e professionalità per rendere importante un marchio sto-rico della nostra produzione agroalimentare nazionale”.

Ritorno amaro dalle vacanze (con lieto fine) per gli oltre venti studenti-lavoratori della classe serale dell’istituto professionale di agraria “Ugo Patrizi” di Cit-tà di Castello. I tagli governativi infatti hanno rischiato concre-tamente di sopprimere l’ultimo anno scolastico delle superiori per un gruppo di lavoratori che con molti sacrifici avevano in-seguito il sogno della maturità. Immediata la reazione di chi per anni, oltre al lavoro, si è sottopo-sto a pesanti corsi di scuola se-rale, dalle 18 alle 23, dal lunedì al venerdì, con la prospettiva di conseguire un titolo di studio. Il gruppo regionale dei Verdi e ci-vici ha raccolto l’appello degli studenti-lavoratori, presentan-do un’interrogazione urgente all’Assessore regionale alla For-mazione Maria Prodi: “E’ grave che dopo tre anni di studio e tanti sacrifici – ha spiegato il consi-gliere Oliviero Dottorini - si im-pedisca agli studenti di terminare

il proprio percorso formativo, a maggior ragione se sono studenti lavoratori, che molte volte sacri-ficano il loro tempo libero per il raggiungimento della maturità”. “C’e’ da domandarsi - ha conti-nuato Dottorini - quale opinione delle istituzioni debbano trarre gli studenti-lavoratori che a po-chi giorni dall’inizio dell’anno scolastico vengono a sapere in maniera del tutto fortuita che il loro percorso formativo deve in-terrompersi a un passo dal con-seguimento della maturità, con le domande di iscrizione conse-gnate e i relativi bollettini già pagati”.Per fortuna, anche a seguito dell’interrogazione dei Verdi e civici, sembra che tutto si sia ri-solto per il meglio e gli studenti-lavoratori potranno terminare il loro meritato percorso di studi. Rimane aperto il problema delle classi tagliate per gli altri anni scolastici e i relativi problemi anche per il corpo insegnanti.

Città di Castello. Istituto Agraria

La classe non si tocca

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Rio Fergia

Le fibre di amianto sono altamen-te cancerogene e se inalate possono causare l’insorgere di gravissime patologie. Sulla base di queste consi-derazioni ed in seguito alle numerose segnalazioni di discariche abusive, il capogruppo regionale dei Verdi e ci-vici, Oliviero Dottorini, ha presentato un’interrogazione alla giunta.La risposta dell’assessore all’Am-biente Lamberto Bottini parla di un monitoraggio costante e accurato. Il progetto avviato dalla regione ha permesso l’individuazione e la bonifi-ca di 93 siti di proprietà pubblica ed è stato inoltre avviato il censimento dei siti privati al fine di localizzare quelli potenzialmente pericolosi.“E’ rassicurante sapere – ha commen-tato Dottorini - che si sta procedendo a un monitoraggio delle procedure di smaltimento dell’amianto. Tuttavia il fenomeno è ancora lontano dall’es-sere arginato e i cittadini continuano a segnalare casi di discariche abusi-ve“.

Amianto. Risposta di BottiniDiscariche abusive:fenomeno non arginato

Rio Fergia. I Verdi e civici festeggiano la sentenza del Tar

Rocchetta resta a seccoDottorini unico consigliere ad aver sempre votato contro le determinazioni della Giunta regionale: “Vittoria storica”Finalmente, dopo quasi un anno dal ricorso dei comitati civici e delle associazioni ambientaliste, il Tri-bunale amministrativo si è espresso sulla questione dei prelievi di acqua dalle sorgenti del Rio Fergia. Il Tar ha dunque accettato il ricorso e disposto l’immediato annulla-mento della tanto contestata delibera, votata da tutte le for-ze politiche ad esclusione di Verdi e civici e in un secondo momento di Prc, che autoriz-zava la multinazionale Idrea (che detiene il marchio Roc-chetta) a prelevare ulteriori quantità di acqua oltre a quella già costantemente “sottratta” al territorio.“E’ una vittoria storica. Per chi come noi da sempre ha condotto una battaglia di principio in difesa dei beni comuni e dei diritti delle popolazioni locali – ha subito commentato il consigliere regionale Oli-viero Dottorini - la sentenza del Tar non può che essere accolta con soddisfazione, anche perché dimostra che non erano cam-pate in aria le osservazioni che portavamo a una scelta quanto meno azzardata”.A una prima lettura la sentenza sembra porre dei principi che andranno tenuti pre-senti anche in sede di nuova legislazione sulle acque minerali. Per esempio va tenu-to in considerazione il fatto che il piano di investimento deve avere una funzione di reintegro effettivo dell’impoverimento che il prelievo della risorsa idrica a fini com-merciali fa subire alle comunità locali e non il semplice investimento in pubblicità o in una manciata di nuovi posti di lavoro.

In ogni caso l’acqua, anche se minerale, è risorsa il cui prelievo sottostà al piano di tutela delle acque, con la conseguenza

che, pur ammessa la compatibilità del pre-lievo rispetto alla consistenza degli acqui-feri e delle sorgenti, va in ogni caso valuta-ta l’incidenza del prelievo sull’ecosistema fluviale che il tribunale con la sentenza conferma svolgere nell’assetto territoriale dell’Umbria la fondamentale funzione di “corridoio ecologico”.Per Dottorini, unico consigliere regionale ad aver sostenuto sin dal primo momento le ragioni della comunità locale, “la soddi-sfazione del comitato, degli ambientalisti e di chi ha sostenuto le ragioni della po-polazione del Rio Fergia è comprensibile. Questa vicenda ha oltrepassato i confini del caso locale per trasformarsi in una bat-taglia per l’affermazione di un principio importante: l’acqua è un bene comune e, come tale, non può essere venduto o scam-biato al pari di altre merci. Compito della politica e delle istituzioni ora è di ricreare un clima di serenità e confronto”.

La città di Venezia da ini-zio estate ha adottato kit rivolti ai turisti e pensati apposta per limitare l’uso dell’acqua minerale in bottiglia. La provincia di Milano ha realizzato punti di distribuzione di acqua declorizzata. Iniziative ri-petibili: “Provvedimenti semplici, a basso costo, ma in grado di avere un impat-to significativo nell’evita-re lo spreco di una risorsa preziosa come l’acqua e nel diminuire la quantità di rifiuti causata da un ec-cessivo consumo di acqua minerale in bottiglie di pla-stica”, ha spiegato Oliviero Dottorini chiedendo che anche in Umbria vengano attivate iniziative simili, per dare una risposta seria al problema della gestione della risorsa idrica e per

iniziare un serio program-ma di riduzione dei rifiuti che, nel caso delle botti-glie di plastica, hanno una forte incidenza ambientale ed economica sulla collet-tività. Ricordiamo, infatti, che gli italiani sono i principali consumatori al mondo di acqua in bottiglia e che re-cuperare e smaltire le bot-tigliette ha un costo eleva-to. Inoltre le aziende delle acque minerali attingono spesso da sorgenti che do-vrebbero servire a fornire acqua alle comunità adia-centi, privando i cittadini di una risorsa che dovrebbe essere un diritto di tutti e non una merce. “Per que-sto – ha ricordato il capo-gruppo regionale dei Verdi e civici - è necessario dare impulso a tutte le iniziative

finalizzate alla diffusione dell’acqua che sgorga dai rubinetti: dalla creazione di un marchio per l’acqua pubblica alla informazione attraverso materiale divul-gativo, dai kit per i turisti all’innalzamento dei ca-noni per le aziende di pre-lievo che l’Umbria ha già predisposto. A questo proposito ci col-pisce la timidezza con cui gli Ato propagandano la bontà delle proprie acque”.L’idea di realizzare punti di distribuzione di acqua pubblica declorizzata po-trebbe trovare l’apprezza-mento dei cittadini anche per motivi economici oltre che ambientali. E’ tra l’al-tro dimostrato che l’acqua dell’acquedotto è super controllata e garantisce un consumo sicuro.

Acqua. Dai distributori pubblici al kit per turisti

Tante buone pratiche da imitare

Il premier Berlusconi annuncia dra-stici tagli su settori strategici. Tra-sporto pubblico locale, cablaggio e Accademia di Belle arti di Perugia i primi obiettivi del governo.“Inizia a dare i primi frutti anche in Umbria la cura del governo di centro-destra - ha commentato Dottorini -. I tagli proposti sono gravi e indicativi di un quadro politico che inizia da su-bito a penalizzare la nostra regione e la sua capacità di innovazione”.Ma cosa sta facendo chi siede in Parlamento? “Sarà importante – ha aggiunto il presidente regionale dei Verdi - che i parlamentari umbri, a iniziare da quelli eletti con il Pdl, battano un colpo e diano una qualche spiegazione plausibile della grave penalizzazione che subisce l’Umbria sotto il loro sguardo indifferente”.

Il governo annuncia tagli per l’Umbria su innovazione e culturaI primi fruttidella cura Berlusconi

Boom di domandeper le auto storicheBoom di richieste per l’autocertificazione di auto e moto storiche. Grazie alla legge n. 36 del 2007 sostenuta dai Verdi e civici, sono centinaia le domande giunte in Regione. Novità, informazioni e moduli sul sito: www.dottorini.org

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Fassa Bortolo

“Per affrontare in maniera seria e trasparente la questione relativa alla richiesta di amplia-mento della Cava Marinelli ed il conseguente insediamento della Fassa Bortolo occorre te-nere presente il rispetto delle regole e della legalità”. Con queste parole la coordinatrice regionale dei Verdi Daniela Chiavarini boc-cia l’ipotesi di ampliamento della cava di Montepetroso finalizzata alla realizzazione dell’impianto Fassa Bortolo.“L’articolo 11 dello Statuto della regione Umbria – spiega Chiavarini - riconosce l’am-biente, il paesaggio ed il patrimonio culturale quali beni essenziali della collettività assu-mendone la valorizzazione come obiettivo fondamentale della propria politica. Basta questo a rendere assolutamente improponibi-le qualsiasi ipotesi di assecondare la richiesta di ampliamento della cava di Montepetroso e la conseguente realizzazione dell’impian-to Fassa Bortolo. Questo progetto infatti produrrebbe un ulteriore danno irreversibile sull’ambiente e sul territorio in tutta l’area in nome di un profitto garantito a pochi soggetti imprenditoriali a discapito della collettività”. I Verdi dell’Umbria si schierano dunque an-cora una volta a fianco del comitato per la

tutela ambientale dell’area nord Perugia, Corciano e Umbertide che da molti mesi si sta battendo per la tutela di un territorio di altissimo pregio storico, culturale ed ambien-tale “L’ Umbria – aggiunge Chiavarini - non ha alcuna necessità di svendere il proprio terri-torio e la propria cultura per avallare progetti che stravolgerebbero l’ambiente in maniera irreversibile. L’ambiente non è il luogo dove scaricare ed ammassare tutto ciò che l’uomo produce, ma è l’insieme di territorio, piante, animali ed esseri umani che lavorano, si spo-stano e vivono la loro quotidianità. Uno dei principali compiti della politica, credo sia far sì che tutti questi elementi e le attività umane che compongono l’ambiente vivano in armo-nia ed in equilibrio fra loro”. E’ per questo che i Verdi vigileranno, assieme al comitato, perché non vengano aggirati furbescamente, con giochi delle tre carte, gli ostacoli e le nor-mative per soddisfare le richieste di aziende che vogliono soltanto trarre i propri profitti, compromettendo in maniera irreversibile la possibilità di sviluppo sostenibile di un intero comprensorio.

Fassa Bortolo. Ampliamento cava di Montepetroso

Profitto per pochisolo danni per la collettività

Dovrebbero salvaguardare l’ambiente (quelle attuali sono alimentate a gasolio) e velo-cizzare l’intera rete ferrovia-ria. Le nuove motrici elettriche della Ferrovia centrale umbra sono state presentate e inau-gurate ad aprile, ma ad oggi non sono ancora state messe su rotaia.“Alla politica degli annunci debbono seguire i fatti concre-ti. I treni elettrici, sbandierati dai vertici Fcu come evento storico, sarebbero dovuti en-trare in funzione entro il mese

di giugno - ha dichiarato Ste-fano Lucaccioni, responsabile Trasporti e Mobilità dei Verdi dell’Umbria -, ma purtroppo ad oggi i pendolari della Fer-rovia centrale umbra non ne hanno potuto usufruire e c’è il fondato timore che occorra aspettare diversi anni (o lu-stri) prima di vedere le vetture elettriche viaggiare sulla tratta Perugia–Sansepolcro. Si rilan-ci la qualità della Fcu - con-tinua l’esponente dei Verdi -

adeguandola alle esigenze più elementari dell’utenza. Non è possibile che da Perugia a Cit-tà di Castello, per coprire poco più di cinquanta chilometri, si impieghi un’ora ed un quar-to!”La posizione dei Verdi e civici in materia di trasporto pub-blico su rotaia è stata sempre chiara: abbattere i tempi di percorrenza, individuare al-cune corse dirette, e garantire l’intermodalità rispetto agli

altri mezzi del servizio pubbli-co, anche estendendo abbona-menti e biglietti unici”. Vanno riqualificate le stazioni più importanti, evitando la chiusu-ra di realtà come Città di Ca-stello, la quarta città dell’Um-bria. Inoltre occorre mettere in campo lo studio sullo sfonda-mento a Nord, già finanziato grazie a un emendamento del capogruppo dei Verdi e civici Oliviero Dottorini, ed evitare errori progettuali e strategici come quello della piastra logi-stica dell’Altotevere.

Una bufera giudiziaria si è sca-gliata sulla nostra regione a metà giugno. Oltre trenta persone, tra funzionari provinciali, comunali, regionali e dell’Anas, assieme a noti imprenditori del settore edili-zio umbro sono stati arrestati dalla Polizia in merito all’inchiesta della procura perugina subito battezza-ta “Appaltopoli”. Le accuse per l’imprenditoria e i funzionari pro-vinciali legati al mattone sono mol-teplici, da corruzione a turbativa d’asta al falso in atti d’ufficio sono solo alcune delle motivazioni. Assieme a loro hanno ricevuto avvisi di garanzia il presidente di Confindustria Umbria e l’assessore provinciale ai Lavori pubblici Ric-cardo Fioriti (Pd).Una situazione grave e preoccupan-te: “Per noi Verdi – ha dichiarato la coordinatrice regionale Daniela Chiavarini - le indagini sulle vi-cende della cosiddetta Appaltopoli umbra non fanno che confermare la preoccupazione che da anni manife-stiamo sul tema edilizio-finanziario che ha finito per pesare più di ogni altra cosa sugli scenari politici ad ogni livello. Questa vicenda è la prova tangibile che in Umbria oc-corre realmente procedere con una grande operazione di trasparenza che veda coinvolti tutti i livelli del-la politica e delle amministrazioni e che non può essere limitata, nel caso specifico, al congelamento delle deleghe dell’Assessore colpi-to dall’avviso di garanzia o all’isti-tuzione di una commissione interna che, come al solito, valuti se stessa. Occorre realmente rendere pubbli-co ciò che viene deliberato ai vari livelli e le modalità con cui le deci-sioni vengono prese”. E’ necessaria una grande opera-zione trasparenza per ristabilire una fiducia e una serenità che al momento non ci pare essere garan-tita.

L’incendio scoppiato alla discarica di Pie-tramelina, oltre ai possibili rischi per la po-polazione, è grave perché mette in dubbio l’affidabilità delle agenzie e delle istituzioni pubbliche che, di fronte ad un evidente danno dovuto a inadempienze o trascuratezza, hanno continuato a tranquillizzare l’opinione pub-blica. “Per i Verdi – ha commentato la coor-dinatrice Daniela Chiavarini - bisogna prima di tutto informare cittadini su alcune questio-ni fondamentali: la discarica viene coperta di terra tutti i giorni come prescrive la legge? Il sito della discarica, in quanto luogo parti-colarmente sensibile, è posto sotto costante e strettissima sorveglianza? E’ stato misurato il tasso di diossina sprigionato dall’incendio e verificate quali precauzioni dovrà prende-

re la popolazione che abita quella zona?”Rispondere con chiarezza e pun-tualità a queste domande è l’unica strada possibile per evi-tare allarmismi talvolta ingiustificati. Prero-gativa fondamentale della democrazia inoltre è quella di far partecipare tutti i cittadini alle scelte di governo e di informarli puntualmen-te sullo stato delle cose: “Ciò contribuirebbe – dice Chiavarini - a ripristinare quel rapporto di fiducia nella politica e nelle istituzioni che ultimamente, visti anche i tanti scandali che hanno colpito i vari livelli delle nostre ammi-nistrazioni, è così fortemente in crisi”.

Appaltopoli“Preoccupazioniche manifestiamo da tempo”

Incendio a Pietramelina: Silenzi incomprensibili

La Giunta risponda

Il miraggio dei treni elettrici

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La piazza storica della città utilizzata come parcheggio per auto. È questa la situazione che molti tifernati ogni giorno si trovano davanti. Peggio ancora, se la trovano davanti le centinaia di turisti che ogni giorno visitano i fiori all’occhiello di Città di Castello, dal Palazzo comunale al duomo, dalla torre civica al campanile rotondo.“Il degrado non aiuta a recuperare un rap-porto tra Città di Castello e i suoi abitanti. Il fatto che luoghi storici e simbolici della città come Piazza Gabriotti siano relega-ti alla funzione di posteggio pubblico è quanto di più sbagliato e anacronistico si possa immaginare. Una città che intenda giocare un ruolo turistico e culturale do-vrebbe avere maggiore cura dei propri tesori artistici e architettonici”. È interve-nuto così il capogruppo dei Verdi e civici in Consiglio regionale Oliviero Dottorini proponendo un piano di mobilità sosteni-bile per Città di Castello che preveda la giusta considerazione della pedonalità e della ciclabilità in un contesto di mobilità sostenibile. “Noi non chiediamo misure drastiche di chiusura totale del centro sto-rico – ha spiegato Dottorini – ma non è più concepibile la scelta di fare di Piazza di Sotto un posteggio per autovetture”.“Lo stato in cui versano alcuni luoghi storici – ha spiegato Dottorini - è il segno di una mancanza di programmazione che deve trovare un’immediata inversione di

rotta. In una regione che ha il record na-zionale di automobili in rapporto agli abi-tanti, Città di Castello rischia di avere il primato di città con meno piste ciclabili e con uno dei centri storici meno tutelati dal traffico privato su gomma. Anche inter-venti semplici ed economicamente soste-nibili, come la realizzazione di un circuito intercomunale dedicato ad associazioni cicloturistiche e amatoriali, non trovano risposte, nonostante la legge regionale 46 consenta interventi di riqualificazione del-la rete viaria anche per incentivare l’uso della bicicletta. Un segnale di discon-tinuità non è più rinviabile - conclude il presidente del Sole che ride - è necessario tutelare i nostri tesori artistici ed elaborare

un piano per la mobilità sostenibile che ci consenta di immaginare una città moderna e in grado di rapportarsi a realtà che già da anni hanno messo in atto politiche di valorizzazione dei centri storici”.

Per un’amministrazione è sempre dif-ficile tornare sui propri passi, anche di fronte a scelte palesemente inadeguate. È stato così nel caso della Piastra logistica dell’Altotevere, un’opera che in privato tutti giudicano impropria e dannosa, ma che nessuno degli amministratori ha avu-to il coraggio di mettere in discussione neppure di fronte all’evidenza di un sicu-ro fallimento. Non vorremmo si commet-tesse lo stesso errore due volte, in questo

caso sul recupero dell’area ex-Fat di Cit-tà di Castello, un progetto che Olivie-ro Dottorini e Roberto Lensi giudicano “palesemente inadeguato, non in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini e ad una visione articolata della città che tenga conto della funzionalità dei luoghi e delle implicazioni storiche, culturali e urbanistiche”.Per questo il consigliere regionale e il consigliere comunale hanno avanzato la proposta di rivedere il progetto: “È necessario trovare il coraggio di fare un passo indietro rispetto a scelte affretta-te e palesemente in contrasto con una visione organica della città. Purtroppo – spiegano il consigliere regionale Dot-torini e il consigliere comunale Lensi - dobbiamo constatare che l’intervento legato al Contratto di quartiere rientra tra quei progetti elaborati avendo di mira più l’acquisizione dei finanziamenti che il bene reale della città. Dovendo fare i conti con tempi ristretti e elaborazioni approssimative, la fase partecipativa non si è spinta oltre gli aspetti formali coin-volgendo poche persone sulla scorta di progetti non supportati da elaborazioni plastiche e quindi illeggibili nel loro im-patto sociale, urbanistico e ambientale. In questo contesto la qualità architettonica della realizzazione risente della necessità di garantire cubature più che di prevede-re la tutela storico-artistica e reali spazi di vita e di incontro. La riqualificazione funzionale dell’area, il recupero dell’esi-stente, la valorizzazione del patrimonio storico e architettonico esistente non pa-iono essere stati individuati come cardini dell’intervento”.Occorre una seria riflessione e il co-raggio di un ripensamento complessivo dell’operazione, coinvolgendo anche la proprietà in un percorso che possa in-contrare reciproche disponibilità e op-portunità.

Città di Castello

Che la necessità di tutelare e rivitalizzare i centri sto-rici delle città umbre fosse un tema molto complesso e allo stesso tempo sentito lo si capisce subito, se si guarda al lungo dibattito che ha accompagnato il percorso di approvazione della legge che si propone di regolare il settore.Il testo finale uscito dall’aula di Palazzo Ce-saroni ha lasciato però forti perplessità oltre a essere stato impugnato dal Consiglio dei Ministri che adesso attende la de-cisione della Corte Costi-tuzionale. “I centri storici delle città umbre sono un patrimonio inestimabile e una risorsa fondamentale per la nostra regione. Do-vrebbero essere tutelati e rivitalizzati, facendo mol-ta attenzione a garantire interventi equilibrati che

non ne sna-turino i tratti caratteristici e la specifi-ca identità culturale”. Con que-ste parole il c apog rup -po regionale dei Verdi e civici Oliviero Dottorini (che non ha partecipato al voto) ha sottolineato il timore che la legge appro-vata, seppur notevolmen-te migliorata, rappresenti un passo falso: “Preoccu-pano in particolare i mec-canismi di premialità edificatoria – ha spiegato l’esponente del Sole che ride - perché c’è il rischio che l’uso edilizio del ter-ritorio si trasformi in mera merce di scambio. Ur-banistica e territorio non possono essere utilizzati per alimentare il mercato

delle cubature”. “Come Verdi – è stato il commento della coordi-natrice regionale Daniela Chiavarini – esprimiamo preoccupazione per una legge che, invece di tute-lare i centri storici, pare orientarsi nella direzione opposta, rischiando di le-gittimare l’assalto della speculazione edilizia, di accrescere il consumo del territorio ed il caos urba-nistico. Anche perché i problemi dei nostri centri storici non sono edilizi-edificatori, quanto socia-li. Perdita di residenti, progressiva chiusura dei negozi di vicinato, insi-curezza crescente sono i principali problemi. Ma per risolverli occorre in-dividuare politiche di ri-vitalizzazione sociale ed ambientale, non nuove colate di cemento”.

Consiglio regionale. Varato il testo sui centri storici

La legge che piace ai costruttori

Città di Castello. Il degrado di piazza Gabriotti

Il centro storico ridottoa parcheggio per autoBrutto biglietto da visita per i turisti. Subito un piano per la mobilità

Città di Castello. Dottorini e Lensi chiedono una marcia indietro

Un brutto contratto per la ex Fat

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Lago Trasimeno

Aumento degli impianti zootecnici, scelte agricole discutibili, pratiche di fertirriga-zione e proliferazione di laghetti privati che impediscono il normale deflusso delle acque piovane verso i torrenti adduttori del bacino. Il Lago Trasimeno è un ma-lato grave e l’innalzamento del fondale è sicuramente uno dei sintomi più gravi di un malessere che chiama in cau-sa, oltre che questioni legate ai cambiamenti climatici, lo stesso modello di sviluppo di un’area tra le più pregiate dell’Umbria.A portare i dati di questo che si profila come un possibile disa-stro ambientale è Daniz Lodo-vichi, consigliere comunale di Castiglione del Lago e compo-nente dell’esecutivo regionale dei Verdi, che ricorda come “nelle crisi idriche degli anni Cinquanta e Settanta il Trasimeno è sceso a quote anche più basse di quelle odierne, eppure i fondali restavano visibili e ricchi di sabbia, non era in discussione la sopravvivenza del-le specie ittiche pregiate. L’ecosistema sembrava non subire mutamenti negativi

in senso strettamente qualita-tivo. Oggi questo non accade più, sembrano anzi verificarsi profondi cambiamenti, come un’abnorme proliferazione di

alghe anche nel centro del lago”. L’innalzamento dei fondali è fenomeno assai preoccupante: “Se non si ripulisce il fondale, si rischia un aggravamento delle profonde alterazioni già prodottesi nella flora acquatica e nella fauna ittica”.Per Lodovichi “è mancato un adeguato governo dei processi di sviluppo, in par-ticolare nel settore urbanistico, agricolo e

zootecnico. Per esempio l’attività connes-sa all’allevamento è tuttora forte e concen-trata nel territorio castiglionese: si parla di 74 allevamenti, in prevalenza suinicoli. E con la pratica della fertirrigazione le deie-zioni spesso vengono smaltite sui campi, anche se è chiaro che per la loro quantità non possono essere completamente as-sorbite dal terreno”. Dove vanno a finire? “Semplice – risponde l’esponente del Sole che ride –possono raggiungere le falde in profondità o essere portate via dalle ac-que superficiali. Senza tenere conto delle conseguenza delle continue concimazioni chimiche”.Per quanto riguarda i laghetti privati, “se ne sono censiti 136 solo nel Castiglionese. Si tratta di impianti in grado di sbarrare il deflusso delle acque meteoriche lungo i più importanti torrenti adduttori del lago”“Per salvare il Lago – spiega Lodovichi – occorre quindi mettere mano a una com-plessa serie di questioni, confidando che nel frattempo i progetti sul tappeto escano dalla fase di stallo. Troppe volte si è parla-to di grandi opere poi rimaste sulla carta, buttando anche tante risorse al vento”.

Castiglione del Lago. Lodovichi (Verdi) mette in fila le cause di una crisi profonda

Trasimeno, eterno malato“E’ mancato un adeguato governo dei processi di sviluppo, in particolare nel settore urbanistico, agricolo e zootecnico. Adesso occorre fare sul serio”

In un periodo di dibattito serrato su come tutelare al meglio i centri storici, il comune di Perugia annuncia provvedimenti che fanno discutere e che evidenziano la mancanza di una programmazione seria e di una rotta precisa. Nell’arco di meno di due mesi, infatti, si è passati dalla comunicazione dell’ampliamento della zona a traffico limitato relativa al centro storico alla presentazione del progetto di trasformazione dell‘ex stadio Santa Giuliana in uno spazio fisso per concerti ed eventi. Mentre relativamente al primo provvedimento si può esprimere un parere positivo, il secondo sembra andare in una direzione diversa.“I Verdi accolgono con grande favore l’ampliamento della Ztl relativa al centro di Perugia. La liberazione dalle auto è una scelta di sapore europeo che potrebbe far sperare in un cambio di passo nella progettazione urbanistica”. Con queste parole Vincenzo Monetti, presidente dei Verdi di Perugia, ha preso posizione riguardo alla scelta dell’amministrazione comunale, specificando che “esistono, tuttavia, questioni strutturali nella forma che è stata impressa alla città, in special modo negli ultimi dieci anni: questioni di una tale portata da far pensare all’impossibilità di scioglierle, se non con politiche di lunga prospettiva. L’Acropoli e la stella formata dai borghi antichi – ha

aggiunto l’esponente del Sole che ride - sono ormai un simulacro della città (non a caso molto gettonato dagli imprenditori di eventi). Col tempo sono diventati una sorta di “ring” dove si confrontano i tanti soggetti critici dell’attuale gestione urbanistica. A noi sembra una sorta di finzione che richiama le attenzioni principali dell’opinione pubblica con l’effetto di distogliere lo sguardo da quello che accade nelle periferie, sempre più estese, costantemente “spalmate” di villette a schiera e palazzine che invadono le aree agricole di pregio (hanno fatto la ricchezza di Perugia nei secoli) o sui colli tempestati di ville e annessi agricoli pronti a diventare abitazioni”.Il capitolo trasporti costituisce un perfetto paradigma delle dinamiche che governano la città, a iniziare dalla scelta di espanderla oltre ogni misura, generando un bisogno di mobilità al quale i singoli debbono sopperire con l’auto privata. Insomma, un provvedimento condivisibile, quello dell’ampliamento della ztl, che si inserisce però in un contesto, nel quale l’urbanistica, la viabilità e la gestione degli spazi di Perugia vengono determinate in base alle esigenze dei cementieri o degli imprenditori di eventi. Situazione che sembra confermata dal progetto per il nuovo Santa Giuliana: “Pensare di trasformare quell’area in uno spazio fisso

per concerti è un’idea improponibile che viola qualsiasi forma di buon senso – ha spiegato Monetti -. Umbria Jazz è una manifestazione importantissima che ha contribuito a far conoscere Perugia nel mondo e che porta ogni anno migliaia di visitatori, ma occorrono politiche serie perché ne venga garantito un regolare svolgimento senza che a pagare il prezzo, soprattutto in termini di traffico e di rumore, siano i residenti. L’area del Santa Giuliana nasce come impianto sportivo e tale, secondo noi, deve rimanere: uno spazio verde nel cuore della città aperto e fruibile da tutti i cittadini”Fuori discussione la necessità di luoghi di aggregazione. Creare uno spazio dove i giovani possano fare e ascoltare musica è sicuramente una esigenza condivisibile e molto sentita da parte del mondo giovanile. “Ma la soluzione – spiega il presidente dei Verdi di Perugia Vincenzo Monetti - non può essere cercata nello smantellamento di una struttura preposta all’attività sportiva per creare al suo posto una sorta di luna-park permanente. Occorrono invece scelte politiche coraggiose e lungimiranti perché Perugia torni ad essere quella città in cui solo fino a pochi anni fa tante persone vi si trasferivano da ogni parte di Italia perché la consideravano una delle città più vivibili e sicure d’Italia ed il luogo ideale dove far crescere i propri figli”.

Perugia. Dall’ampliamento della Ztl al progetto del nuovo Santa Giuliana

Per Perugia progetti senza bussola Monetti (Verdi): “Necessario incentivare l’uso dei mezzi pubblici ed evitare di affidarela gestione degli spazi pubblici ai signori del cemento”

Daniz Lodovichi