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Quattro leggi quattro Con l’approvazione della legge sugli acquisti verdi nel- la pubblica amministrazione e dell’istituzione del mar- chio del mobile in stile dell’Umbria passano a quattro le proposte dei Verdi e civici che si trasformano in leg- gi regionali. Le altre due sono ormai note: promozione del commercio equo e solidale e software libero, entrambe primi modelli a livello nazionale. Se volessimo stilare una graduatoria tra i gruppi presenti in Consiglio regionale, il nostro risulterebbe il primo quanto a leggi approvate. Più dell’intero Pd, tanto per far riferimento al gruppo più consistente presente di Palazzo Cesa- roni. Grazie ai nostri emendamenti inoltre tutte e quattro le leggi sono finanziate e almeno tre sono già operative (quella sul marchio non ha ancora un regola- mento). Nella campagna elettorale di quattro anni fa parlavamo di “un’altra Umbria possibile: libera, concreta, di parola”. Oggi ci fa piacere poter rintracciare un filo programmatico e ideale che uni- sce tutte le nostre leggi e proposte in una visione di cambiamento che non si divarica mai dalla concretezza del- la proposta, del progetto e del “fare”. Assieme alle battaglie (non sempre vit- toriose) per la valorizzazione del nostro patrimonio sociale, per una mobilità sostenibile, per le infrastrutture utili, per un’agricoltura moderna, per i beni comuni, per un turismo di relazione e per la promo- zione della riconversione ecologica della società. Una volta l’avremmo chiamato riformismo, innovazio- ne, concretezza nel rispettare gli impegni. E noi conti- nuiamo a chiamarlo così. Verdi news Civici Numero 10 UMBRIA Donne, uomini, aria, acqua, terra, fuoco nel cuore verde d'Italia Inciucio Pd-Pdl 2 10 Rifiuti 11 Ogm 12 E45 - E78 13 Scuola 15 Gubbio - Foligno 16 Nucleare Sinistra e libertà 3 Medici sceriffi 4 Bilancio 2009 5 Auto storiche 6 Marchio mobile: è legge 7 Stampa periodica 8 9 Acquisti verdi: è legge E adesso? Come faremo adesso a capire se le ricette proposte dai governi sono la soluzione o la causa del nostro collasso economi- co? Seguiremo i consigli che ci invitano ai consumi e all’ottimi- smo per far ripartire ad ogni costo la locomotiva della ripresa o inizieremo a porci qualche domanda? Una cosa è certa: assieme ai mercati e agli indici di borsa è crollata anche la nostra fiducia nelle strategie di vita e nei comportamenti da adottare per fron- teggiare una crisi senza precedenti. Ci eravamo illusi delle “ma- gnifiche sorti e progressive” e ora ci risvegliamo più vulnerabili e impauriti. Ma come ne usciremo? Mentre anche gli Stati Uniti paiono con- frontarsi con un New deal verde e con esigenze di redistribuzione delle risorse, il nostro governo ha già imboccato una strada vec- chia e collaudata: avanti con le grandi opere, avanti con il nucle- are, con la deregulation edificatoria e con i provvedimenti discri- minatori. Stop ai processi di innovazione. Il Pil deve riprendere a salire e allo stesso tempo occorre garantire coesione sociale. Ma- gari individuando fuori dal sistema (negli stranieri, per esempio) una delle cause - illusorie, ma verosimili – in grado di dare sostan- za e verosimiglianza alle nostre paure e alle nostre difficoltà. Come se la crisi economica non bastasse, recentemente l’econo- mista americano Jeremy Rifkin, uno dei più influenti intellettuali a livello planetario, ha lanciato (ancora una volta) un grido d’al- larme disperato: “La comunità agricola sta morendo. Le risorse idriche sono sempre più scarse, la desertificazione avanza e il cambiamento climatico sta viaggiando a una velocità che nessu- no scienziato aveva previsto. Bisogna agire subito per evitare l’estinzione”. Appello da ultima spiaggia il suo, che rischia tuttavia di rimanere inascoltato, almeno alle nostre latitudini. Troppo forte il morso della cri- si economica, troppo facile abbandonare il fronte ecologico per puntare sulla tradizio- ne, senza neppure valutare le opportunità (anche economiche e occupazionali) legate a questo mondo che ci chiede di cambiare. Quando la crisi tocca la carne viva della so- cietà, i primi a rimetterci sono i più poveri e i beni comuni. Eppure c’è una necessità ineludibile per chi non accetta di guardare il futuro dallo spec- chietto retrovisore o di interpretarlo soltan- to dal versante individualista: l’emergenza economica, assieme a quella ecologica e a quella umana e sociale devono essere af- frontate insieme. Questa consapevolezza ci costringe a riconoscere nella storia dell’al- tro qualcosa di cui abbiamo bisogno per costruire una speranza comune, ci inchioda all’evidenza che non c’è futuro senza stra- tegie per custodire i beni comuni e, più in generale, la sopravvivenza sulla terra. Passare da un modello centrato sull’indi- viduo a uno che privilegia il contesto e le relazioni, da una visione esaltante basata sul “mordi e fuggi” e sulla crescita indefinita a una più consapevole del limite: ecco un bel programma per chi ha a cuore il futuro dell’uomo e del piane- ta. “Più lenti, più profondi, più dolci”, avrebbe detto Alex Langer. Senza paura di essere in pochi a crederci. L’antropologa Margaret Mead ci inviterebbe al coraggio delle avanguardie: “Mai dubitare che un piccolo gruppo di cittadini coscienti e risoluti possa cam- biare il mondo. Null’altro l’ha mai cambiato”. Coscienti e risoluti Oliviero Dottorini Verdi Civici Umbria News - periodico del gruppo consiliare Verdi per i valori - Supplemento al Notiziario Un ponte per... n° 1 - marzo 2009 - Direttore Responsabile Fabio Alberti - autorizzazione del Tribunale di Roma n. 192/2006 del 26/04/2006 - Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale d.l. 353/2003 (conv. in L27/02/2004 n.46) Art.1 Comma 2 DCB- Roma Oliviero Dottorini informa

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11 Ogm 12 E45 - E78 Stampa periodica 8 16 Nucleare 13 Scuola 15 Gubbio - Foligno Marchio mobile: è legge 7 Oliviero Dottorini Bilancio 2009 5 Inciucio Pd-Pdl 2 9 Acquisti verdi: è legge Auto storiche 6 Medici sceriffi 4 Sinistra e libertà 3 10 Rifiuti

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Quattro leggi quattroCon l’approvazione della legge sugli acquisti verdi nel-la pubblica amministrazione e dell’istituzione del mar-chio del mobile in stile dell’Umbria passano a quattro le proposte dei Verdi e civici che si trasformano in leg-

gi regionali. Le altre due sono ormai note: promozione del commercio equo e solidale e software libero, entrambe primi modelli a livello nazionale. Se volessimo stilare una graduatoria tra i gruppi presenti in Consiglio regionale, il nostro risulterebbe il primo quanto a leggi approvate. Più dell’intero Pd, tanto per far riferimento al gruppo più consistente presente di Palazzo Cesa-roni. Grazie ai nostri emendamenti inoltre tutte e quattro le leggi sono finanziate e almeno tre sono già operative (quella sul marchio non ha ancora un regola-mento). Nella campagna elettorale di quattro anni fa parlavamo di “un’altra Umbria possibile: libera, concreta, di parola”. Oggi ci fa piacere poter rintracciare un filo programmatico e ideale che uni-sce tutte le nostre leggi e proposte in una visione di cambiamento che non si divarica mai dalla concretezza del-la proposta, del progetto e del “fare”. Assieme alle battaglie (non sempre vit-toriose) per la valorizzazione del nostro

patrimonio sociale, per una mobilità sostenibile, per le infrastrutture utili, per un’agricoltura moderna, per i beni comuni, per un turismo di relazione e per la promo-zione della riconversione ecologica della società.Una volta l’avremmo chiamato riformismo, innovazio-ne, concretezza nel rispettare gli impegni. E noi conti-nuiamo a chiamarlo così.

Verdi newsCiviciNumero 10

UMBRIADonne, uomini, aria, acqua, terra, fuoco nel cuore verde d'Italia

Inciucio Pd-Pdl 2

10 Rifiuti

11 Ogm

12 E45 - E78

13 Scuola

15 Gubbio - Foligno

16 Nucleare

Sinistra e libertà 3

Medici sceriffi 4

Bilancio 2009 5

Auto storiche 6

Marchio mobile: è legge 7

Stampa periodica 8

9 Acquisti verdi: è legge

E adesso? Come faremo adesso a capire se le ricette proposte dai governi sono la soluzione o la causa del nostro collasso economi-co? Seguiremo i consigli che ci invitano ai consumi e all’ottimi-smo per far ripartire ad ogni costo la locomotiva della ripresa o inizieremo a porci qualche domanda? Una cosa è certa: assieme ai mercati e agli indici di borsa è crollata anche la nostra fiducia nelle strategie di vita e nei comportamenti da adottare per fron-teggiare una crisi senza precedenti. Ci eravamo illusi delle “ma-gnifiche sorti e progressive” e ora ci risvegliamo più vulnerabili e impauriti.Ma come ne usciremo? Mentre anche gli Stati Uniti paiono con-frontarsi con un New deal verde e con esigenze di redistribuzione delle risorse, il nostro governo ha già imboccato una strada vec-chia e collaudata: avanti con le grandi opere, avanti con il nucle-are, con la deregulation edificatoria e con i provvedimenti discri-minatori. Stop ai processi di innovazione. Il Pil deve riprendere a salire e allo stesso tempo occorre garantire coesione sociale. Ma-gari individuando fuori dal sistema (negli stranieri, per esempio) una delle cause - illusorie, ma verosimili – in grado di dare sostan-za e verosimiglianza alle nostre paure e alle nostre difficoltà. Come se la crisi economica non bastasse, recentemente l’econo-mista americano Jeremy Rifkin, uno dei più influenti intellettuali a livello planetario, ha lanciato (ancora una volta) un grido d’al-larme disperato: “La comunità agricola sta morendo. Le risorse idriche sono sempre più scarse, la desertificazione avanza e il cambiamento climatico sta viaggiando a una velocità che nessu-no scienziato aveva previsto. Bisogna agire subito per evitare l’estinzione”. Appello da ultima spiaggia il suo, che rischia tuttavia di rimanere inascoltato, almeno alle nostre latitudini. Troppo forte il morso della cri-si economica, troppo facile abbandonare il fronte ecologico per puntare sulla tradizio-ne, senza neppure valutare le opportunità (anche economiche e occupazionali) legate a questo mondo che ci chiede di cambiare. Quando la crisi tocca la carne viva della so-cietà, i primi a rimetterci sono i più poveri e i beni comuni.Eppure c’è una necessità ineludibile per chi non accetta di guardare il futuro dallo spec-chietto retrovisore o di interpretarlo soltan-to dal versante individualista: l’emergenza economica, assieme a quella ecologica e a quella umana e sociale devono essere af-frontate insieme. Questa consapevolezza ci costringe a riconoscere nella storia dell’al-tro qualcosa di cui abbiamo bisogno per costruire una speranza comune, ci inchioda all’evidenza che non c’è futuro senza stra-tegie per custodire i beni comuni e, più in generale, la sopravvivenza sulla terra.Passare da un modello centrato sull’indi-viduo a uno che privilegia il contesto e le relazioni, da una visione esaltante basata sul “mordi e fuggi” e sulla crescita indefinita a una più consapevole del limite: ecco un bel programma per chi ha a cuore il futuro dell’uomo e del piane-ta. “Più lenti, più profondi, più dolci”, avrebbe detto Alex Langer. Senza paura di essere in pochi a crederci. L’antropologa Margaret Mead ci inviterebbe al coraggio delle avanguardie: “Mai dubitare che un piccolo gruppo di cittadini coscienti e risoluti possa cam-biare il mondo. Null’altro l’ha mai cambiato”.

Coscienti e risolutiOliviero Dottorini

Verdi Civici Umbria News - periodico del gruppo consiliare Verdi per i valori - Supplemento al Notiziario Un ponte per... n° 1 - marzo 2009 - Direttore Responsabile Fabio Alberti - autorizzazione del Tribunale di Roma n. 192/2006 del 26/04/2006 - Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale d.l. 353/2003 (conv. in L27/02/2004 n.46) Art.1 Comma 2 DCB- Roma

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Itinerari possibili

Verdi Civici Umbria newsQuesto giornale è realizzato a cura del gruppo consiliare Verdi per i valori alla Regione Umbria.“Un ponte per...” Aut. tribunale Roma n.192/2006 del 26-04-2006 Direttore: Fabio AlbertiRedazione e impaginazione: Nico ScarscelliHa collaborato: Michele StellaE’ stampato su carta riciclata presso il centro stampa del Consiglio regionale,Palazzo Cesaroni. Chiuso il 19/03/2009

verdi.umbria.itIl nuovo sito dei Verdi

dell’Umbria

Poca Umbria nelle rinnovabiliQualcuno ci prova in Umbria a lavorare per la sostenibilità: per esempio i comuni di Massa Martana e Guardea sono presenti nella graduatoria stilata dal rapporto “Comuni rinnovabili di Legambiente” nella categoria “solare fotovoltaico” nel territorio.I 972,66 kilowattora di potenza complessiva installata (274,69 kw per 1000 abitanti) collocano Massa Martana al 24mo posto. Guardea è al 42mo con 350 kw (194,99 per 1000 abitanti). Primo assoluto è Monrupino (Trieste), 868 abitanti e 999,20 kw. Marsciano è al 39mo posto per il fotovoltaico installato su edifici di proprietà comunale (potenza complessiva 61,92 kw). Primo è Prato con 598 kilowatt.Altre presenze umbre in classifica: nei comuni con oltre 10mila abitanti Terni è al sesto posto nella graduatoria quanto a diffusione territoriale del solare fotovoltaico con 2275 kw (al primo posto è Lecce con 6018 kw). Perugia è 44esima con 130 metri quadrati di solare termico installato su edifici di proprietà comunale (Catania, prima, ne ha 1410).Quanto all’Umbria nel suo insieme i dati indicano: 508 megawatt dall’idroelettrico, 1,5 dall’eolico, 11 da solare, 0,02 da geotermia, 25,3 da biomasse.

Itinerari possibiliproposti da Andrea Chioini

Ce l’hanno fatta. L’inciucio Pd-Pdl-Idv è stato sancito dall’accordo sulla legge elet-torale per le Europee, con l’introduzione dello sbarra-mento al 4 per cento. Una soluzione che i dirigenti na-zionali del Pd pensano possa salvare il loro partito da una sconfitta annunciata.“Un furto di democrazia, un attacco al pluralismo politi-co” per il capogruppo regio-nale dei Verdi e civici Olivie-ro Dottorini che assieme agli esponenti di Prc, Sinistra, Sdi e Pdci, ha bloccato sim-bolicamente i lavori del Con-siglio regionale. “Si tratta di una vera e pro-pria legge truffa che cerca di eliminare tutte le voci fuori dal coro per giungere a un bipartitismo forzato”, ha pro-

seguito Dottorini. L’appello delle forze minori è stato accolto dal capogruppo del Pd Gianluca Rossi che, affermando di considerare il

pluralismo politico come un valore, ha di fatto preso le distanze da quanto di stava decidendo a Roma. “Appare evidente come l’unico scopo di questa ri-forma sia quello di eliminare definitivamente gli ecologisti e la sinistra dal panorama politico italiano – ha detto Dottorini nel corso della se-duta -. Vorremmo però dare un suggerimento al Pd: non si rimedia alla mancanza di linea politica e ai litigi in-terni attraverso stratagemmi elettorali. Ed è singolare che il Pd da una parte chieda alle altre forze di centrosinistra di contribuire alla riconquista di comuni e province, dall’altra trami con Berlusconi per eli-minarle dal panorama politi-co”.

Inciucio Pd-Pdl-Idv per le Europee

I Verdi di Foligno, dopo una troppo lunga assenza dalla sce-na politica cittadina, possono finalmente godere di nuova linfa per riprendere con slancio un percorso di tutela dell’ambien-te, di proposta amministrativa e di confronto leale con le altre forze politiche cittadine. A segui-to del tesseramento 2008-2009, il presidente regionale Oliviero Dottorini, appoggiato da tutto l’esescutivo, ha nominato Prigo Finauro responsabile provviso-rio dei Verdi di Foligno. “A Finauro chiediamo di as-sumere il ruolo di chi sa che la centralità dell’ecologia parte dall’economia, dalle scelte ur-banistiche, dalle politiche so-ciali, dallo sviluppo produttivo e dall’innovazione tecnologica va-lorizzando tutte le esperienze po-sitive presenti nel tessuto sociale folignate”, ha detto la coordina-trice regionale Daniela Chiava-rini subito dopo la nomina.“Il mio impegno – ha spiegato Finauro – sarà quello di porre al centro dell’azione politica dei Verdi di Foligno i grandi temi della sostenibilità, della legalità, della trasparenza, delle politiche sociali”.

“Portare avanti le istanze del riformismo verde e civico, per una politica al servizio dei citta-dini per dare nuova linfa ad un’ economia del territorio basata sulla filiera turismo, ambiente e cultura”. Con queste parole il presidente dei Verdi e civici dell’Altotevere Mario Scarscelli ha presentato il nuovo coordina-tore del partito del Sole che ride Stefano Lucaccioni.Lucaccioni affiancherà Scar-scelli e in particolare a lui sarà affidato il compito di seguire tutte le fasi che condurranno il partito dei Verdi e civici di Città di Castello attraverso le elezioni amministrative ed europee del prossimo giugno, coordinando tutte le operazioni tecniche ne-cessarie. “Continueremo a lavo-rare – ha detto il neo coordinato-re - per una politica che sappia coniugare ecologia, economia e istanze sociali: dalla difesa dei beni comuni alle iniziative con-crete per progetti di contrasto ai cambiamenti climatici, dal lavo-ro per le infrastrutture utili alla tutela dell’ambiente e dei diritti delle popolazioni locali”.

Foligno. I Verdi ripartonocon Finauro

Castello. Lucaccioni nuovo coordinatore

Sbarramento al 4 per cento per tagliare le voci “fuori dal coro”

Nasce anche a Città di Ca-stello un grup-po di acquisto solidale che si aggiunge ai tanti già pre-senti in Um-bria (dal Godo di Perugia alle decine di e s p e r i e n z e autorganizzate). A promuovere l’iniziativa sono La Boteguita, Linea Aperta, istituto Agrario, scuola Bu-falini e il Lombrico felice. Per contatti e ordinazioni: [email protected] oppure 075.8558277.Il ritiro avverrà dalle ore 18.30 alle 20 il giovedì presso il parcheggio dell’Istituto agrario di Città di Castello.

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Verdi Civici UMBRIA news - 3

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Sinistra e libertà

Si chiama “Sinistra e Libertà” l’alle-anza elettorale per le prossime elezioni europee tra Verdi, vendoliani, Sinistra democratica, Partito socialista e parte del Pdci. Ora c’è un logo e c’è un nome, ma soprattutto una sfida da vincere: superare lo sbarra-mento del 4 per cento imposto dal patto trasversale tra Pdl, Pd, Idv e Udc per tagliare le “voci fuori dal coro” anche dal Parlamento europeo. Il simbolo è rappresentato da un cerchio per metà rosso e metà bianco su cui campeggiano le parole Sini-stra e Libertà (in verde). In basso le insegne dei partiti contraenti: il Sole che ride (unico simbo-lo di partito), la rosa rossa del Pse, l’ondina rosso-verde del Gue, famiglia a cui guardano gli ex Prc e gli ex Pdci. . Grazia Francescato ha ricordato che questa alleanza comune per le europee non deve essere interpretata, da parte del Sole che ride, nella dispo-nibilità a sciogliersi in una futura for-mazione partitica. “Noi vogliamo dimo-strare – ha spiegato - di essere capaci a ricostruire una politica delle alleanze per

battere il centrodestra, perché il “corro da solo” del Pd si è rivelato un boo-merang. E Sinistra e Libertà è la prova

tangibile che si può fare, essendo un’unione non transgenica che

tiene insieme le identità, ma ha sintonia sui contenuti, come per esempio la du-plice battaglia su lavoro e ambiente”. Un’alleanza, è stato detto, che rappresenta

un nuovo avvio per la sini-stra contro “l’egemonia della

destra di calce e randello, che propone speculazione edilizia e

ronde”. Per Sinistra e Liber-tà vanno rilanciati il no al nucleare e i “tanti sì – ha detto ancora Francescato - alle rinnovabili e all’ef-ficienza energetica che en-

tro il 2020 possono produr-re 8 milioni di nuovi posti di

lavoro in tutta Europa”. Oltre a Nichi Vendola, Claudio

Fava, Riccardo Nencini e Umberto Guidoni, tra i testimonial dell’alleanza figurano Moni Ovaia, Gianni Mattioli, Andrea Camilleri, Achille Occhetto, An-drea Camilleri e Giovanni Berlinguer.

Politica. Si chiama “Sinistra e libertà” il patto tra Verdi, vendoliani, Sd e Sdi

Con la sinistra, da VerdiFrancescato: “Occore una politica delle alleanze, il ‘corro da solo’ del Pd si è rivelato un boomerang. Diremo no al nucleare e mille sì alle rinnovabili”

Rispondere alla crisi economi-co-finanziaria proponendo solo ricette di crescita indefinita dei consumi e fronteggiare la crisi ambientale con i tagli alle ener-gie rinnovabili e con il ritorno al nucleare è quanto di più pre-occupante e inadatto il gover-no in carica possa concepire. D’altra parte quella che ci viene proposta è l’idea di una società sempre più chiusa in se stessa, desiderosa di sicurezze più che di futuro.Si è parlato di futuro sostenibile, di fonti rinnovabili, ma anche di “speranza sostenibile” nell’in-contro-dibattito che i Verdi e civici dell’Umbria hanno or-ganizzato lo scorso dicembre a Città di Castello. Un’occasione di riflessione a tutto tondo, di quelli che ormai sono più unici che rari. La grande partecipazione e una sala gremita come non si vede-va da tempo stanno a dimostrare che ci sono ancora molte perso-ne che hanno voglia di ragiona-re sul proprio futuro e di inter-rogarsi per cercare risposte agli

interrogativi che la situazione di crisi globale ci pone. A confrontarsi con la cittadi-nanza due ospiti d’eccezione: Gianni Mattioli, leader del movimento referendario che vent’anni fa portò l’Italia fuori dalla folle corsa al nucleare e Ministro per le Politiche comu-nitarie nei governi dell’Ulivo, è stato intervistato da don Achille

Rossi, intellettuale, educatore e redattore del mensile “l’Altra-pagina”.La serata è stata coordinata dal consigliere regionale dei Verdi e civici Oliviero Dottorini. Il tema dell’incontro (L’impegno politico per una società capace di futuro) ha fatto riferimen-to alla grande crisi economica, ecologica, energetica e delle co-

scienze che stiamo vivendo, in una fase storica contraddistinta da molte contraddizioni e da poche proposte in grado di in-dividuare prospettive credibili e innovative per rendere “sosteni-bile la speranza”. “L’Italia ha tutti i numeri per far partire un’industria fondata sulle energie rinnovabili e puli-te – ha spiegato Gianni Mattioli -. Dobbiamo giocare la partita dell’innovazione, mentre quella espressa dal governo e da una certa parte di Confindustria è una cultura superficiale, vecchia e assistenzialista. Occorre sma-scherare i luoghi comuni attorno al nucleare. L’energia dall’ato-mo è costosissima e pericolo-sa, non è pulita, né disponibile in grandi quantità. Ai consumi attuali, infatti, l’uranio fissile sarebbe disponibile per non più di 50 anni”. “Per rispondere alla sfida del cambiamento– hanno ricordato in chiusura Mattioli e don Rossi - occorre che la spe-ranza sia sostenuta da ognuno di noi, attraverso il nostro impegno e le nostre scelte quotidiane”.

Ecologia/Economia. Grande partecipazione al dibattito organizzato dai Verdi e civici sulla “speranza sostenibile”

Per una società capace di futuroLa sfida economica, ecologica e sociale al centro dell’incontro-intervista con Gianni Mattioli e don Achille Rossi

Achille Rossi, Gianni Mattioli e Oliviero Dottorinial dibatito dei Verdi e civici

Parte anche in Umbria “Sinistra e libertà”. La lista viene riproposta anche alle elezioni pro-vinciali, mentre alle comunali i Verdi si pre-senteranno in maniera articolata da territorio a territorio.“La crisi economica, sociale e di valori che stiamo vivendo a livello globale – ha spiegato la coordinatrice regionale dei Verdi Daniela Chiavarini - mette in crisi gli attuali modelli di sviluppo e riteniamo che una risposta strut-turale alla crisi possa arrivare dalla riconver-sione ecologica dell’economia e della società. L’obiettivo ambizioso che ci poniamo è quel-lo di contribuire alla costruzione di un nuovo centrosinistra partecipato ed unitario”.I Verdi regionali stanno partecipando al la-voro di costruzione di linee programmatiche dell’alleanza che “sappiano coniugare i valori dell’ambientalismo, della libertà, della solida-rietà e dell’uguaglianza anche in chiave locale per rendere credibile un progetto politico di cambiamento”.“Crediamo – aggiunge Chiavarini - che que-sta formazione sia l’unica reale novità in un panorama politico assai scarso di proposte e che sia fortemente necessaria la proposizione di una lista unica che per le elezioni provin-ciali sia in grado di unificare il mondo plura-le della sinistra ambientalista, associativa, di movimento e delle realtà civiche, che sappia uscire dalla logica degli apparati e che abbia il coraggio di aprirsi alla società civile e, con grande umiltà, partire dal basso”.

In Umbria parte la campagna elettorale

Al via l’alleanza rosso-verdeChiavarini: “Verso un nuovo centrosinistra”

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Immigrazione

Possibilità per i medici di denunciare gli immigrati clandestini. E’ questa la norma inserita a colpi di fiducia nel decreto legge sicurezza e fortemente voluta dalla Lega Nord. “L’Umbria deve dare una rispo-sta alla barbarie di chi pensa di trasformare i medici in sceriffi, co-stringendoli ad andare contro il giuramento di Ippocrate e contro i più elementari principi di umanità e di civiltà. E’ necessario che la nostra regione, proprio mentre si sta discutendo del nuovo piano sanitario regionale, trovi le mo-dalità per opporsi con la civiltà che le è pro-pria a queste pulsioni razziste e xenofobe. Non possiamo permet-tere che nella nostra regione vi sia chi non può accedere alle cure per paura di essere de-nunciato”. Con queste parole Oliviero Dottorini, capogruppo dei Verdi e civici in Consiglio regionale, ha commentato la norma inserita dal Gover-no nel decreto sicurezza.Nel decreto, oltre alla possibilità di de-nuncia, è inserita anche l’autorizzazione alle cosiddette “ronde padane”. Ignorando

completamente il grido di allarme lanciato dagli ordini professionali di medici, infer-mieri e ostetriche e da centinaia di associa-zioni e rappresentanti della società civile. Una scelta che sancisce la caduta del prin-

cipio del segreto professio-nale per il personale sani-tario volto a tutelare il pa-ziente come essere umano indipendentemente da ogni altra considerazione. Tutte norme che contrastano pla-tealmente con i fondamenti di uno stato di diritto.“Questo provvedimento è pericolosissimo – ha detto Dottorini - perché consente e anzi stimola la creazione di una rete sanitaria occul-ta, illegale e alternativa. Regioni come la Puglia hanno già individuato le modalità concrete per con-trastare l’onda di razzismo e intolleranza che si palesa nella scelta delle ronde e nel diritto di delazione as-segnato ai medici (che pure

si oppongono a questa barbarie). Adesso tocca all’Umbria”. Nei scorsi giorni i Verdi e civici dell’Um-bria hanno aderito alla manifestazione or-ganizzata dalla Camera del Lavoro di Pe-rugia, terminata con un sit-in davanti alla prefettura del capoluogo.

Immigrazione. Il Governo si scopre razzista

No ai medici sceriffi“Provvedimento pericolosissimo. L’Umbria si opponga”

Il ruolo delle cooperative sociali in Um-bria, alcune delle quali hanno una storia trentennale, è stato fondamentale nell’af-fermazione e nella tutela del modello di welfare regionale. Si tratta di realtà che hanno sempre fornito un contributo inno-vativo e qualificato per rispondere ai bi-sogni di assistenza e cura che derivano da situazioni di disagio sociale, lavorando a stretto contatto con il pubblico e prefigu-rando e praticando quello che poi si sa-rebbe affermato come co-progettazione tra pubblico e privato sociale e sussidiarietà orizzontale. Ora questo modello sta viven-do un momento di grave difficoltà a causa di un significativo incremento dei costi del lavoro e della pressione fiscale che ne met-te a rischio la sostenibilità economica. La proposta dei Verdi e civici per non innalza-re l’Irap alle cooperative sociali di tipo A non ha trovato riscontri da parte del gover-

Welfare. Irap e rinnovo dei contratti mettono a rischio l’operatività di un settore con 5 mila addetti

Urgente adeguare le tariffe per le cooperative sociali

“E’ necessario prendere provvedimenti urgenti per evitare che uno dei fiori all’oc-chiello della sanità umbra veda compro-messa la capacità di erogare servizi con standard di qualità adeguati. Quello della salute mentale è uno dei servizi su cui si misura il livello di civiltà di una comunità ed è preoccupante sapere che il più impor-tante dipartimento di salute mentale regio-nale rischi il black-out”. Con queste parole il capogruppo regionale dei Verdi e civici Oliviero Dottorini ha presentato un’inter-rogazione a risposta immediata all’asses-sore alla Sanità Maurizio Rosi riguardo la situazione in cui versa il Dipartimento di salute mentale nella Asl 2. Nell’area coperta dalla più rilevante azien-da sanitaria della regione, infatti, sono pre-senti 9 strutture semplici per la salute men-tale, di cui 6 Csm e 3 Unità organizzative semplici dedicate alle strutture residenziali e semi-residenziali, per le quali non vie-ne da tempo garantita la sostituzione del personale medico, psicologico, infermie-ristico e sociale a fine carriera lavorativa, con particolare riferimento alle posizioni dirigenziali.Inoltre, non si è nemmeno provveduto a mettere a capo del Dsm una figura con professionalità specifica, privandolo così

della possibilità di un ruolo di coordina-mento efficace e competente. Inoltre, è preoccupante il fatto che non si sia ancora provveduto a rinforzare il Dsm della Asl 2 con l’individuazione di strutture comples-se, a differenza di quanto avvenuto nelle altre Asl della regione.“Quello della salute mentale – è stato il commento di Dottorini – è un tema che dovrà essere al centro del nuovo Piano sa-nitario regionale, con previsioni di investi-menti reali e non solo con dichiarazioni di principio. Occorre infatti dare continuità organizzativa e garantire un raccordo tra tutti i servizi così da salvaguardare quel modello dipartimentale che è stato il fiore all’occhiello della psichiatria umbra per tanti anni”.L’assessore Rosi, rispondendo in aula all’interrogazione, ha condiviso le preoc-cupazioni del consigliere del Sole che ride e ha assicurato il suo impegno per sanare quanto prima la situazione. Ora non resta che vigilare per far sì che alle promesse seguano i fatti in tempi ragionevoli: “Ri-mane la gravità – ha commentato Dottorini – di non aver garantito il turn-over e di aver messo a capo di un centro di salute mentale un igienista senza competenze specifiche”.

Psichiatria. Dottorini interroga la Giunta regionaleRischio black-outper i servizi di salute mentale

Il Consiglio regionale ha approvato il disegno di legge, di iniziativa della Giunta, mirato a disciplinare la “mate-ria della sostenibilità ambientale degli interventi urbanistici ed edilizi”.L'obiettivo generale del provvedimento è quello di introdurre nelle nuove costru-zioni criteri progettuali più rispettosi dell'ambiente e della salute umana. In particolare è prevista una certificazio-ne di sostenibilità ambientale obbligato-ria per gli edifici pubblici e facoltativa per quelli privati. Inoltre, è significativa l'introduzione dell'obbligatorietà, per gli edifici di nuova costruzione, di installare pannelli solari termici per coprire alme-no il 50 per cento del fabbisogno annuo, e pannelli fotovoltaici per fornire alme-no un Kw per ogni unità abitativa. Molto importanti anche le norme mirate al re-cupero dell'acqua piovana, al risparmio idrico e alla permeabilità dei suoli.Insomma, si tratta di una buona legge che avrebbe potuto essere migliore se fossero stati accolti tutti gli emendamen-ti presentati dai Verdi e civici finalizzati a superare quello che rimane il punto debole della legge, rappresentato dal fatto che la certificazione facoltativa per i privati, non supportata da mec-canismi fortemente incentivanti, rischia di risultare poco efficace. I Verdi e ci-vici chiedevano, in sintesi, di estendere l'obbligatorietà della certificazione per gli interventi edilizi privati di cubatura superiore ai 5mila metri e di rendere ob-bligatorio l'utilizzo di impianti termici centralizzati per edifici di nuova costru-zione di dimensioni superiori alle quat-tro unità abitative.

Consiglio regionale. È legge lasostenibilità ambientale degli edifici

Case più “sane” e “naturali”

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Quella licenziata dal Consiglio regio-nale, in seguito all’approvazione del Documento annuale di programmazione (Dap) prima e del complesso delle leggi di bilancio poi, è una manovra che tenta di aggredire la crisi economico-finanzia-ria attraverso il sostegno alle famiglie (soprattutto quel-le in difficoltà) e alle imprese. A fronte dei tagli effettuati dal Go-verno la manovra della Regione Umbria intervie-ne in particolare per il sostegno al reddito di quelle famiglie mag-giormente col-pite dalla crisi, quindi per quei lavoratori colpiti da crisi aziendali, in cassa integra-zione, in mobilità, interessati da contratti di solidarietà, attraverso la sospensione dei pagamenti di alcuni servizi pubblici e dei mutui. Inoltre prevede misure di sostegno per l’accesso al credito per le piccole e medie imprese. “Insomma – ha spiegato Dottorini - una manovra che risponde in modo efficace alle richieste che provengono dal nostro tessuto socia-le ed economico, razionalizzando i costi e tentando di liberare risorse per contra-stare la crisi e accompagnare la ripresa”.L’esponente del Sole che ride si è detto inoltre molto soddisfatto nel vedere ac-

colte le proposte che i Verdi dei civici hanno avanzato sia in sede di approva-zione del Dap che in sede di stanziamenti nella finanziaria regionale. “La scompar-sa delle forzature inizialmente previste sul tema dei rifiuti, – ha spiegato Dot-torini - l’accoglimento tra le linee pro-

grammatiche di temi impor-tanti come la salute mentale e l’auto-co-struzione, lo stanziamento di risorse per settori impor-tanti come il biologico, il software libe-ro, il commer-cio equo, gli acquisti verdi e il marchio del mobile in stile umbro,

sono il risultato del lavoro che il nostro gruppo ha portato avanti in Consiglio regionale. E’ un risultato che ci soddi-sfa, anche considerando la congiuntura economica caratterizzata da una estrema carenza di risorse. E’ la dimostrazione – ha concluso il presidente regionale dei Verdi – che il riformismo verde e civico passa attraverso proposte concrete, rea-lizzabili e costruttive, capaci di toccare settori che possono dare una spinta reale alla crescita sociale, ambientale ed eco-nomica del cuore verde d’Italia rispet-tando l’ambiente e i territori”.

Manovra di bilancio

Consiglio regionale. Approvato il Dap e la manovra di bilancio 2009

Contro la crisisostegno a famiglie e impreseLa Regione prova a fare la sua parte per fronteggiare l’emergenza economica.Dottorini (Verdi e civici): “Accolte le proposte del Sole che ride”

Bilancio 2009Le conquisteVerdi e civicheOltre ad aver contribuito in maniera signi-ficativa ad indirizzare la manovra verso in-terventi di sostegno alle famiglie e alle im-prese in difficoltà a causa della grave crisi economico-finanziaria, il gruppo dei Verdi e civici a Palazzo Cesaroni ha ottenuto anche risultati, attraverso proprie proposte specifi-che, su temi che erano stati trascurati nelle proposte originarie della giunta:Biologico e filiera cortaStanziati 100mila euro in più nella finanzia-ria: 50mila per le biodomeniche e 50mila per interventi di promozione, con partico-lare riguardo alla filiera corta e all’introdu-zione di prodotti biologici e di qualità nelle mense pubbliche.Sofware liberoStanziati 100mila euro in più, per un to-tale di 150mila euro, che permetteranno di finanziare la gran parte dei progetti che scuole e pubbliche amministrazioni hanno presentato.Commercio equo e solidaleStanziati 70mila euro per finanziare gli in-terventi educativi nelle scuole e la giornata annuale regionale. Nel 2008 questi inter-venti hanno coinvolto circa 3.500 studenti.Acquisti verdiPrimo finanziamento di 20mila euro per la legge Dottorini sugli acquisti pubblici eco-logici, approvata lo scorso dicembre. Saran-no finalizzati alla realizzazione di azioni di confronto e sensibilizzazione. La legge pre-vede l’obbligo da parte degli enti locali di ricorrere a criteri ecologici nell’acquistare beni e servizi.Mobile in stileAccantonati 20mila euro per la legge, pro-posta dai Verdi e civici, per l’istituzione del marchio del mobile in stile dell’Umbria, con l’obiettivo di offrire uno strumento in più a questo importante settore produttivo che caratterizza alcune aree di eccellenza umbre.

Inoltre, in sede di approvazione del Dap, i Verdi e civici hanno ottenuto l’eliminazione di alcune forzature sui rifiuti, in particola-re relativamente all’individuazione della tecnologia di smaltimento e alla previsio-ne del gestore unico, e l’introduzione tra le priorità della programmazione regionale di temi importanti quali quello della salute mentale, dell’autocostruzione, della firma elettronica e della fattura digitale. Respin-to invece l’emendamento che prevedeva di bloccare l’innalzamento dell’Irap per le co-operative sociali di tipo A.

no e della maggioranza regionale.“Il fatto che non sia stato possibile, in sede di bilancio regionale, reperire le risorse per continuare a garantire l’esenzione Irap a queste imprese sociali, - è stato il com-mento del Presidente regionale dei Verdi, Oliviero Dottorini - non significa che non si debbano comunque individuare solu-zioni adeguate a questo problema. E’ mia opinione che debba essere affrontata al più presto la questione relativa all’adegua-mento del tariffario regionale che sta su-bendo un ritardo tale da mettere a rischio la stessa operatività di queste imprese che sono una realtà significativa, non solo del sistema del welfare regionale, ma anche del tessuto economico dell’Umbria. Non si deve dimenticare, infatti, che queste realtà fatturano circa 110 milioni di euro all’anno e contano circa 5 mila soci lavoratori in tutta la regione. La cooperazione sociale

opera in un contesto caratterizzato da ri-tardi intollerabili nei pagamenti da parte degli enti pubblici e da tariffe inadeguate rispetto agli aumenti contrattuali firmati a livello nazionale. Non è infatti rispettato quanto previsto dalla normativa regionale che prevede espressamente che il tariffario, sulla cui base vengono stipulati contratti e convenzioni tra l’ente pubblico e le coo-perative sociali, deve essere aggiornato al rinnovo del contratto collettivo nazionale del settore. Dal 2007 al 2009, infatti, il co-sto del lavoro per le cooperative sociali è aumentato del 13 per cento, mentre le ta-riffe sono rimaste ferme”.“Ritengo assolutamente necessario – è sta-ta quindi la richiesta del capogruppo dei Verdi e civici a Palazzo Cesaroni - convo-care un tavolo di confronto che giunga in tempi rapidissimi alla definizione di una soluzione non più rinviabile”.

Welfare. Irap e rinnovo dei contratti mettono a rischio l’operatività di un settore con 5 mila addetti

Urgente adeguare le tariffe per le cooperative sociali

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“L’Umbria si sottragga alla deriva popu-lista e devastatrice del governo Berlusco-ni, opponendosi con forza al tentativo di varare norme sulle costruzioni improntate alla deregulation edificatoria e alla libertà di ampliare le cubature in modo sconsi-derato. Invece di promuovere l’efficien-za energetica, il recupero del patrimonio edilizio e la diffusione di fonti rinnovabili, il premier pensa di risollevare la nostra economia con una colata di cemento che ha il sapore dell’ennesimo condono”. Il capogruppo regionale dei Verdi e civici Oliviero Dottorini ha commentato così la volontà del governo nazionale di va-rare un piano che darebbe il via libera a un sostanzioso aumento delle cubature di tutto il patrimonio edilizio esistente e a una liberalizzazione spinta delle norme per costruire.“Questo – aggiunge l’esponente del Sole che ride - è il governo dei condoni e del-le sanatorie, capace soltanto di riproporre formule vecchie e demagogiche per lega-lizzare abusi e cubature. Ciò che serve e che gli stessi costruttori richiedono è un piano straordinario di manutenzione del patrimonio edilizio e delle infrastrutture,

che avrebbe effetti imme-diati sull’oc-cupazione e consentireb-be la riqua-lif icazione di strade, ferrovie e del l’ intero

patrimonio edilizio. Il governo italiano in-vece pensa alla riproposizione dei condoni del 1994 e del 2003 che hanno alimenta-to l’illegalità e in alcuni casi stravolto il nostro patrimonio paesaggistico e territo-riale. Per questo è necessario che l’Um-bria dica No a un progetto impresentabile, sottraendosi a una colata di cemento che avrebbe effetti devastanti per il territorio e per le stesse potenzialità economiche della nostra regione. Deve essere smascherato il tentativo di camuffare da interventi di riqualificazione ciò che si presenta come l’ennesimo condono finalizzato alla lega-lizzazione di abusivismi diffusi. Ci atten-de una nuova stagione di cementificazione selvaggia e incontrollata del territorio che come Verdi contrasteremo con forza”.

Tasse e tributi. Passi avanti per l’autocertificazione

Auto storiche, stop ai “balzelli”Possibile accedere ai benefici di legge senzapagare l’iscrizione all’Asi

Auto storiche

Artigianato. Approvata la legge dei Verdi e civici per l’istituzione del marchio di tutela del mobile in stile dell’Umbria

Il mobile è Doc, una risposta alla crisiLa legge, che Dottorini ha presentato assieme al consorzio Smai, consentirà la creazione delle aree d’eccellenza e trova già per il 2009una copertura finanziaria. “Adesso avanti con il disciplinare e con le strade del mobile”Finalmente un po’ di chiarezza per i pos-

sessori di auto e moto storiche. Infatti, gra-zie all'emendamento approvato in Com-missione Bilancio e Affari istituzionali di Palazzo Cesaroni, la Giunta introduce una norma per regolamentare l'esenzione per i veicoli di interesse storico e collezioni-stico ultraventennali, che fino a poco tempo fa erano soggetti ad un odioso balzello che costringeva i posses-sori di mezzi d'epo-ca ad iscriversi ad un club privato, l'Asi, per vedere riconosciuti i requisiti di autenticità che consentono le age-volazioni fiscali previ-ste dalla legge."E' un atto politico – ha spiegato Oliviero Dot-torini, presidente della commissione Bilancio e Affari istituzionali di Palazzo Cesaroni - che conferma la volon-tà da parte della Regione di dare seguito a quanto previsto dalla legge regionale 36 del 2007, fornendo ulteriori elementi di certezza a quei contribuenti che nei mesi scorsi si sono trovati ad affrontare incom-prensioni burocratiche e lungaggini ammi-nistrative date da un quadro di riferimento non sempre chiaro e definito e fa ricredere i tanti che ritenevano impossibile il rag-

giungimento di un risultato concreto. Con questa norma l'Umbria si avvia a essere la prima regione in Italia a rompere quello che di fatto si presentava come un mono-polio immotivato, eliminando un odioso balzello ai danni dei contribuenti”. E' stata sanata così una piccola, ma signi-

ficativa, ingiustizia di chi si vedeva costretto a pa-gare per vedersi garantito un diritto sancito dalla Costituzione, quando decine di sentenze delle commissioni tributarie di tutte le regioni italiane, compresa l'Umbria, da-vano ragione all'interpre-tazione data dal respon-sabile consumatori dei Verdi e civici dell'Um-bria Dario Di Bello, e per di più auspicavano una rapida pubblicazione da parte del club privato dell'elenco dei veicoli

storici di cui l'Asi è detentore unico a li-vello nazionale. Per poter accedere ai benefici previsti dal-la legge, in attesa che gli uffici regionali predispongano le modalità operative, è sufficiente collegarsi al sito web www.dottorini.org, entrare nella sezione 'auto e moto storiche' e seguire le istruzioni che appaiono nella pagina. Sono centinaia le domande pervenute fino ad oggi.

Casa. Il Governo vara la deregulation edificatoriaLa colata di cemento che verràL’ennesimo condono per legalizzare truffe e abusivismi

Per l’Umbria delle produzioni artigianali e della qualità è senz’altro un evento stra-ordinario. L’approvazione della proposta Dottorini per l’istituzione del marchio del mobile in stile dell'Umbria rappresen-ta una risposta qualificata e concreta alle necessità di un settore che sta avvertendo in modo pesante il morso della crisi eco-nomica.Il testo, elaborato assieme al consorzio Smai di Città di Castello, era stato presen-tato lo scorso anno da Oliviero Dottorini ed ha come obiettivo primario la creazione di un marchio del mobile in stile dell'Umbria attraverso il quale promuovere e commer-cializzare i prodotti dell'artigianato umbro e fare da stimolo per la ripresa economica dell'intero comparto. Al marchio ''Mobile in stile dell'Umbria'', potrà essere aggiun-ta la dizione ''Area di eccellenza”. I Co-muni attualmente riconosciuti come aree di eccellenza sono Città di Castello, San Giustino, Umbertide, Gubbio, Gualdo Ta-dino e Todi. Ma il Comitato di tutela potrà prendere in considerazione la possibilità di individuare anche altre aree.“Puntare sulla qualità”A esprimere grande soddisfazione sono stati il presidente Smai Graziano Marinel-li e lo stesso presentatore: "Si tratta di un passo importante per l'Altotevere e per il tessuto economico e sociale dell'intera Re-gione – ha commentato Oliviero Dottorini -. La produzione del mobile artigianale in Umbria, e soprattutto nell'alta Umbria, ha fatto di questo settore uno dei volani per l'economia dell'intera regione, ma oggi i produttori si trovano costretti ad affrontare una competizione insostenibile sul prezzo e sulla quantità con la grande distribu-zione. E' per questo che occorre puntare sulla qualità del prodotto assicurata dalle tante piccole aziende e dagli artigiani del territorio”. Un arcipelago capace di abilità e ingegno che incontra però nell’eccessi-va frammentazione un limite, soprattutto quando è necessario affrontare le sfide del marketing e del design per essere compe-titivi sul mercato e poter contare su di un efficace veicolo promozionale.Prima copertura per il disciplinareL'atto, presentato pubblicamente assieme a Graziano Marinelli e all’allora direttore del consorzio Smai Sandro Renghi, è sta-to modificato e migliorato a seguito del-le audizioni pubbliche e dei lavori della commissione, consentendo a Dottorini di tenere conto di alcune osservazioni e di inserire miglioramenti tecnici e formali. Il fatto che, grazie all’emendamento pre-sentato dai Verdi e civici, la legge trovi una copertura finanziaria già per il 2009 testimonia la volontà del governo regio-nale di rendere operativa l’istituzione del marchio, partendo al più presto con il di-sciplinare. "Sappiamo benissimo che questo non può essere l'unico strumento per combattere

Dario Di Bello, responsabileconsumatori Verdi

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Marchio del mobile

Artigianato. Approvata la legge dei Verdi e civici per l’istituzione del marchio di tutela del mobile in stile dell’Umbria

Il mobile è Doc, una risposta alla crisiLa legge, che Dottorini ha presentato assieme al consorzio Smai, consentirà la creazione delle aree d’eccellenza e trova già per il 2009una copertura finanziaria. “Adesso avanti con il disciplinare e con le strade del mobile”

una concorrenza sempre più dura da parte delle multinazionali del legno – ha detto Dottorini -, ma quello che non possiamo accettare è di rimanere con le mani in mano di fronte al rischio del declino di un settore importante come quello dell'arti-gianato e del mobile in stile umbro". Le potenzialità del marchioDopo la elaborazione del disciplinare, partirà la vera sfida che dovrà vedere coin-volti i comuni e gli enti locali. Resterà nel-le loro disponibilità la scelta di fregiarsi del titolo di “area di eccellenza del mobi-le in stile” e di valorizzare la produzione

attraverso la cartellonistica stradale e la promozione pubblicitaria. Senza contare la possibilità legate alla creazione delle “strade del mobile” che, grazie all’isti-tuzione del marchio, potrebbero rappre-sentare un’autentica opportunità di pro-mozione, oltre che di finanziamenti. “E’ importante – spiega Sandro Renghi, tra gli ispiratori della proposta - che si stabilisca un ‘patto’ tra artigiano e consumatore che qualifichi ulteriormente il prodotto. Oltre a ciò il marchio è una risorsa perché po-trebbe essere destinatario di risorse eco-nomiche per migliorare e accompagnare la qualità delle botteghe artigiane”. Valore aggiunto alla produzione“Io credo – ha spiegato il presidente del-la commissione Bilancio Dottorini – che incontrerà la ripresa economica chi saprà dotarsi di una visione produttiva moderna e aperta. Sarà sempre più necessario pun-tare sulla qualità e non solo sulla produ-zione, sul legame con il territorio e non su manifatture anonime, facilmente imi-tabili, a scarso contenuto di creatività ed ingegno. Lavorare sulla formazione, sulla qualificazione dei prodotti, sul confronto con mercati stranieri. Le aziende che in Umbria lavorano il legno possono vantare

abilità e tradizione, ma trovano nelle loro modeste dimensioni un ostacolo che può rivelarsi insormontabile nel confronto coi mercati emergenti e con i colossi multina-zionali del settore. Per questo un marchio collettivo può rappresentare quel valore aggiunto fondato sulla qualità, in grado di consentire la promozione di un prodotto al di là delle specificità imprenditoriali”. Per farlo, oltre alla legge, occorre anche che le amministrazioni locali facciano la propria parte. Ma questo è un altro capitolo.

La legge istituisce il marchio collettivo “Mobile in stile prodotto in Umbria”, che può essere concesso dalla giunta regionale ai soggetti ed imprese che producono nel territorio regionale mobili in stile costruiti seguendo le lavorazioni d'arte tradizionali con impiego di legno massello e con le ca-ratteristiche disciplinate dal regolamento d'uso.Prevede un regolamento d’uso che defi-nisce le caratteristiche fondamentali del mobile in stile prodotto in Umbria, con particolare riferimento agli stili e alle la-vorazioni.Prevede l’individuazione di “Aree di ec-cellenza” sulla base della loro tradizione indiscussa nel settore del mobile in stile e della concentrazione di produttori. A tali aree viene riservata la possibilità di evi-denziare territorialmente con segnaletica ed altri supporti la forte presenza di pro-duttori del mobile in stile richiamandone anche la storia e la qualità di produzione. Sin da ora vengono individuate come aree d’eccellenza i comuni di: Città di Castello, San Giustino, Umbertide, Gubbio, Gualdo Tadino, Todi.Istituisce un “Comitato di tutela” del marchio del mobile in stile composto da 7 esperti, di cui due designati dai comuni delle Aree d'eccellenza, uno dalle Camere di commercio di Perugia e Terni, uno dalle associazioni artigiane, uno dai consorzi di artigiani del mobile, uno dall'università, uno dalla Regione. Al Comitato compete il compito di predisporre il progetto del regolamento d’uso, di esprimere pareri sulle domande di concessione d’uso del marchio e di vigilare sull’osservanza del regolamento.

Le coordinate della leggeMarchio e areedi eccellenza

La produzione del mobile in stile in Umbria è concentrata soprattutto nell’Alta Umbria, in particolare in Altotevere. Dal registro delle imprese delle Camere di commercio risultano iscritte nella nostra regione 293 unità dedite alla fabbricazione di “altri mobi-li in legno per arredo dome-stico”. Una definizione che comprende solo in parte l’ar-ticolazione artigiana e com-merciale dell’intero settore.L’83 per cento della produzione è con-centrata in provincia di Perugia e a far-la da padrona è Città di Castello, che vede concentrate nel proprio territorio il 25,4 per cento delle imprese dell’in-tera provincia. Assieme agli altri co-muni dell’Altotevere costituisce oltre il 35 per cento delle unità produttive regionali. Uno studio del Csil su dati Istat del 2001 evidenzia la presenza di 191 im-prese in Altotevere (801 addetti), di cui 159 a Città di Castello (644 addetti). Lo studio elaborato dalla Regione Um-bria prende in considerazione invece il Registro delle imprese della Camera di commercio da dove risulta che delle 293 unità produttive circa cento sono localizzate in Alta Umbria e 62 a Cit-tà di Castello. Da questa elaborazione

risulta che la media degli addetti per impresa a livello regionale è pari a 3,9 unità (dagli 1,6 addetti di Todi agli 8 di Spoleto). Ma in generale la metà delle unità produttive presenti in Umbria ha un solo addetto e le aziende con meno di 10 dipendenti rappresentano la stra-grande maggioranza (94 per cento).Dallo studio Csil emerge che le princi-pali difficoltà che incontrano gli opera-tori sono il contenimento dei costi pro-duttivi e l’attivazione di linee di credito agevolate, oltre a una scarsa propensio-ne ad associarsi e alla crisi data dalla congiuntura economica. Tra gli stru-menti in grado di aiutare il settore gli operatori individuano l’istituzione del marchio di qualità, l’ampliamento del mercato di riferimento, la creazione di un network.

Tutti i numeri (e le richieste) del settore

Comune% aziende

su provinCia% aziende su umbria

addetti per

azienda

Città di Castello 25,4 21,2 4,1Perugia 13,1 10,9 2,4Terni 32,7 5,5 7,0San Giustino 5,3 4,4 3,8Gubbio 4,9 4,1 2,9

Fonte: Registro delle impresse Camere di commercio, elaborazione Consiglio regionale Umbria

Graziano Marinelli, Oliviero Dottorini e Sandro Renghi, alla presentazione della legge

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Stampa periodica

L’ambiente è diventato di moda e a paro-le tutti si dichiarano favorevoli a ridurre il consumo di risorse naturali non rinno-vabili, la produzione di rifiuti, l’impatto ambientale di prodotti e servizi. C’è volu-ta però una proposta dei Verdi e civici per arrivare all’approvazione di una legge re-gionale che stabilisce finalmente il vincolo per le amministrazioni pubbliche umbre a raggiungere, entro tre anni, il 30 per cento di acquisti pubblici ecologici.Le buone pratiche Si tratta di una legge di portata strutturale, ben lontana da quei provvedimenti inutili e di facciata che spesso vengono sbandie-rati. Quando sarà concretamente applicato, infatti, gli effetti di questo provvedimento incideranno pesantemente sul sistema re-gionale, contribuendo alla riduzione dei rifiuti da smaltire, a tagliare tonnellate di Co2 e, più in ge-nerale, ad avvici-narsi all’obiettivo di riconversione ecologica dei no-stri stili di consu-mo. Un risultato che, come ha spiegato il promotore del-la legge Oliviero Dottorini, “met-te in evidenza le potenzialità del riformismo verde

Dare voce a chi racconta l’Umbria e le sue storie da un punto di vista cri-tico, senza stravolgere la realtà, ma cercando di dare un’informazione il più plurale possibile e il meno schiacciata sui “feudi” del potere politico locale. È questo in sintesi lo spirito della proposta di legge presentata dal capo-gruppo dei Verdi e civici in Consiglio regionale Oliviero Dottorini, assie-me a diversi operatori del settore editoriale periodico umbro. Alla conferenza stampa di presentazione, in-fatti, erano presenti Enzo Rossi, direttore dell’Altrapagina, Giorgio Filippi, direttore di Risonanze, Renzo Zuccherini, direttore della Tramontana e Maurizio Mori, diret-tore di Micropolis.“La stampa periodica locale – ha detto Dottorini illustrando la proposta - rap-presenta una risorsa indispensabile per la democrazia e un antidoto all’uniformità e all’eccesso di concentrazione dell’infor-mazione”. Spesso infatti è proprio il picco-lo editore o la piccola redazione ad avere maggiore sensibilità per la valorizzazione della cultura locale raccordata con i gran-di movimenti della politica, della società e dell’economia globale. Eppure le piccole e piccolissime dimensioni delle realtà in-formative locali, unite ai limiti economici e alle difficoltà nella distribuzione, hanno costituito nel tempo un significativo freno al pieno espletamento delle potenzialità del settore.E proprio per andare incontro alle difficol-tà di micro realtà fondate il più delle volte sul volontariato il testo prevede contributi economici (assegnati in base a parametri di periodicità, solidità e pluralismo e mirati

ad incentivare le “relazioni di sistema” tra redazioni e testate) finalizzati all’acquisto della carta, all’abbonamento ad agenzie di stampa regionali, alla parziale copertu-ra dei costi di produzione e all’accesso a mutui bancari a tasso agevolato per inve-stimenti e ammodernamenti tecnologici. “Con questa legge - ha spiegato Dottorini - vogliamo superare la logica di interventi a pioggia e discontinui concependo l’in-formazione come un bene pubblico“. Nel corso della conferenza stampa Giorgio Filippi ha ricordato il convegno nazionale dedicato alla stampa locale che ogni anno si volge a Città della Pieve ed a cui parte-cipano oltre 60 testate in rappresentanza di altrettante esperienze editoriali radicate nel territorio. Rossi ha evidenziato la ne-cessità, più che di contributi a fondo per-duto, di un sostegno in termini di servizi, che renderebbe molto più agevole l’attivi-tà e la vita delle testate. Per Zuccherini “la stampa periodica locale rappresenta una realtà importante e fondata sul volontaria-to, che arricchisce un panorama informati-vo regionale che trarrebbe giovamento da questa proposta di legge”. Della proposta si parlerà a Città della Pieve, dal 17 al 19 aprile in occasione della terza edizione del Forum di Cronace Italiane.

Consiglio regionale. Passa la legge dei Verdi e civici per l’introduzione di criteri ambientali negli appalti

Via agli “acquisti verdi” con la legge DottoriniProvvedimento di portata strutturale, ora sarà possibile rispettare gli obiettivi richiesti dall’Unione europea contrastando le scelte scellerate del governo Berlusconi. “Un altro successo del riformismo verde e civico”

L’Umbria avanguardia negli acquisti ecologiciUnica regione, oltre alla Puglia, con una normativa specifica sul Green public procurement Il Green public procurement è un va-lido strumento che serve a “rendere verdi” gli acquisti pubblici adottando criteri ambientali nelle procedure di ac-quisto degli enti locali e della pubblica amministrazione. Con l’approvazio-ne della legge regionale 18 del 2008, proposta dai Verdi e civici, l’Umbria diventa l'unica regione italiana, insie-me alla Puglia, a dotarsi di una legge specifica ed organica per promuovere gli acquisti pubblici ecologici. Altre re-gioni hanno legiferato in materia, quali ad esempio la Liguria, la Lombardia, l'Abruzzo e la Campania, ma inserendo elementi che riguardano il Green pu-blic procurement all'interno di norma-tive più generali.

Stampa periodica. La proposta dei Verdi e civici e editori locali

Un sostegno alla stampa liberaPresentata a Palazzo Cesaroni la proposta di legge per la promozione dei periodici regionali: “Per noi rappresentano pluralismo e democrazia”

La proposta dei Verdi e ci-vici prevede l’erogazione, da parte della Regione, di contributi per l’acqui-sto della carta fino ad un massimo del 10 per cento, per l’abbonamento ad un massimo di due agenzie di stampa regionali, per i costi di produzione, fino ad un massimo del 20 per cento e, in conto interes-se, per l’accesso a mutui bancari a tasso agevolato. I contributi sono erogati per un importo cumulati-vo non superiore ai 7.500 euro l’anno per ciascun soggetto editoriale e a 25 mila euro per ciascuna

aggregazione di soggetti. Giunta regionale e Con-siglio regionale garan-tiscono il 40 per cento delle proprie inserzioni istituzionali a favore dei soggetti destinatari della legge in oggetto. Criteri preferenziali per l’eroga-zione dei contributi saran-no il più elevato rapporto tra spazi di informazione e pubblicitari e le forme di collaborazione e aggre-gazione in consorzi di ser-vizio tra le diverse realtà editoriali.I destinatari degli inter-venti saranno le imprese, le aziende, le cooperative

e le associazioni edito-riali con sede legale in Umbria che editano pe-riodici con regolarità da almeno quattro anni, con frequenza non quotidia-na e almeno settimanale, con periodicità regolare, con copertura territoriale almeno sovracomunale e tiratura non inferiore alle mille copie, con finalità prioritaria all’informa-zione locale. Tra gli altri requisiti, oltre all’impagi-nazione, alla filiazione e alla pluralità dei contenuti informativi, sono richiesti la destinazione di almeno il 40 per cento delle pagi-ne all’informazione locale e la destinazione di una quota di pubblicità non superiore al 25 per cento.

Stampa periodica: la propostaContributi e pubblicità istituzionale

Un momento della conferenza stampa. Da sinistra: Rossi (l’Altrapagina),Dottorini (Verdi e civici), Filippi (Risonanze) e Zuccherini (La Tramontana)

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Acquisti verdi

Consiglio regionale. Passa la legge dei Verdi e civici per l’introduzione di criteri ambientali negli appalti

Via agli “acquisti verdi” con la legge DottoriniProvvedimento di portata strutturale, ora sarà possibile rispettare gli obiettivi richiesti dall’Unione europea contrastando le scelte scellerate del governo Berlusconi. “Un altro successo del riformismo verde e civico”

e civico. Grazie alla nostra legge l’Um-bria si colloca tra le regioni più virtuose negli acquisti ecologicamente sostenibili e nella promozione delle buone pratiche, dotandosi di uno strumento riconosciuto a livello internazionale come capace di consentire la scelta di prodotti e servizi che hanno un ridotto effetto sulla salute e sull’ambiente”. Il ciclo di vita dei prodottiAcquistare verde significa acquistare un bene o servizio tenendo conto degli im-patti ambientali che questo può avere nel corso del suo ciclo di vita, dall’estrazione della materia prima allo smaltimento del rifiuto. La pratica del Green public procu-rement (Gpp) consiste nella possibilità di inserire criteri di qualificazione ambienta-le nella domanda che le Pubbliche ammi-nistrazioni esprimono. La finalità è quella

di diminuire il loro impatto ambientale, ma anche di metter-le nelle condi-zioni di eserci-tare un “effetto traino” sul mer-cato dei prodotti ecologici.Per avere un’idea dell’im-patto di tale legge, basti pensare che il

settore degli approvvigionamenti pubbli-ci rappresenta il 17 per cento del Pil. Le ricerche effettuate dall’Unione europea ci dicono che se tutti gli enti pubblici europei richiedessero la fornitura di elettricità ver-de, si eviterebbe di produrre l’equivalente di 60 milioni di tonnellate di Co2, che cor-risponde al 18 per cento di quegli impegni di riduzione dei gas ad effetto serra a cui l’Ue deve adempiere in base al protocollo di Kyoto. Anche se tali risultati sono con-seguibili senza finanziamenti aggiuntivi, i Verdi e civici hanno comunque ottenuto, in sede di bilancio, uno stanziamento di 20mila euro finalizzato alla promozione delle buone pratiche in materia di acquisti pubblici ecologici, così da accompagnare e facilitare gli enti locali regionali nell’at-tuazione concreta di quanto previsto dalla legge.I cattivi esempi del governo“Con questo provvedimento - spiega il consigliere regionale dei Verdi e civici – l’Umbria si fa motore di un processo in controtendenza rispetto alle scelte scelle-rate che il governo Berlusconi ha portato avanti in sede europea, mirate a disattende-re gli impegni che la comunità internazio-nale ha preso per salvaguardare l’ambiente in cui viviamo”. Un ulteriore esempio di come la proposta verde e civica passi attra-verso proposte concrete, realizzabili e co-struttive, capaci di inserire elementi nuovi per indirizzare il cambiamento anche nella nostra regione.

Nella nostra regione ci sono ancora trop-pe amministrazioni pubbliche che, pur chiedendo ai cittadini comportamenti ecologicamente sostenibili, non riescono a dare il buon esempio. Chiedono la rac-colta differenziata, ma non la praticano, promuovono le fonti rinnovabili, ma ali-mentano le proprie strutture a gasolio o con altri combustibili di origine fossile. Con la legge sugli acquisti verdi appena approvata dal Consiglio regionale uti-lizzare carta riciclata, lampade a basso consumo e prodotti eco-compatibili dovrà diventare la regola e comuni, province, regione con gli enti collegati dovranno raggiungere entro tre anni il 30 per cen-to di acquisti ecologicamente sostenibili. Si tratta pertanto di una legge di portata strutturale la cui applicazione non può però essere lasciata alla buona volontà degli amministratori che troppo spesso ci hanno abituato a “predicare bene e raz-zolare male”.Proprio al fine di evitare provvedimenti di facciata, la legge stabilisce che le ammi-nistrazioni dovranno presentare un pia-no triennale per il raggiungimento degli obiettivi fissati.“Sarà importante però – avverte Oliviero Dottorini, promotore della legge appro-vata dal Consiglio regionale – verificare sulla concreta applicazione di quanto san-cito dalla legge. Se da un lato, quindi, la responsabilità passa alle singole ammini-strazioni, dall’altro lato è necessario che già dal prossimo anno la nostra regione sia in grado di effettuare un primo moni-toraggio per capire chi si sta mettendo in sintonia con le prescrizioni della legge e chi si attarda, come è avvenuto nella mag-gior parte dei casi fino ad oggi, su prati-che dannose per l'uomo, per l'ambiente e anche per il tessuto imprenditoriale".

Predicare bene non basta piùAdesso la responsabilitàpassa alle singoleamministrazioni

Ecco in sintesi quanto dispone la legge regio-nale per la promozione degli acquisti pubblici ecologici proposta dai Verdi e civici ed ap-provata dal Consiglio regionale.

Le norme della legge 18/2008 si applicano a: Regione; Province; Co-muni con popolazione residente non inferiore a cinquemila abitanti; società a capitale pre-valentemente pubblico; concessionari di pub-blici servizi; altri enti, istituti e aziende dipen-denti o soggette alla vi-gilanza degli stessi, che operano nel territorio regionale.Questi soggetti devono:

approvare un Piano d’azione di durata trien-nale finalizzato all’in-troduzione dei criteri ambientali nelle proce-dure d’acquisto di beni e servizi e volto a con-seguire l’obiettivo di ri-conversione al termine del primo triennio di almeno il 30 per cento delle proprie forniture;inserire nei bandi di gara

e nei capitolati d’oneri per appalti pubblici di opere, forniture e ser-vizi, specifiche prescri-zioni per l’integrazione degli aspetti ambientali nelle procedure di gara;negli appalti aggiudicati con il criterio dell’of-ferta economicamente più vantaggiosa, le am-ministrazioni appaltanti possono prevedere con-siderazioni ambientali tra i criteri di valutazio-ne dell’offerta.L’osservanza di queste disposizioni costituisce condizione preferenzia-le per accedere a finan-ziamenti o erogazioni di contributi regionali de-stinati ad interventi nei settori interessati dalla legge.

Acquisti verdi, la legge punto per punto

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Nessuno, immaginiamo, si aspettava ri-sultati mirabolanti, ma che addirittura il dato generale della raccolta differenziata in Umbria registri un arretramento rispet-to all'anno precedente appare quanto mai grave. I dati forniti da Arpa e Regione Um-bria relativi all'anno 2007 sono impietosi: a fronte di un importante calo della pro-duzione totale dei rifiuti (-0,84%), dovuta però principalmente a diverse modalità di conteggio di alcune tipologie di rifiuti, la percentuale di raccolta differenziata scen-de dello 0,69 per cento rispetto al 2006, attestandosi al 28,31 per cento.“Questi dati deludenti confermano la ne-cessità di un’inversione di marcia nella gestione del ciclo dei rifiuti. Sono del tutto insoddisfacenti infatti le performance dei quattro Ato, nessuno dei quali raggiunge le percentuali di differenziata previste dal-la normativa nazionale e regionale. Que-sto significa che gli strumenti utilizzati finora non si sono dimostrati adeguati e che occorre imprimere un’accelerazione nel passaggio alla raccolta domiciliare, nel prevedere sanzioni per i comuni ina-dempienti e nell’incentivare i comporta-menti virtuosi dei cittadini. Solo in questo modo, oltre che promuovendo una seria politica di riduzione e riuso, riusciremo a raggiungere quel 65 per cento di raccolta

differenziata che il nuovo Piano dei rifiuti prevede venga raggiunto di qui a tre anni”. Con queste parole Oliviero Dottorini, ca-pogruppo regionale dei Verdi e civici a Palazzo Cesaroni, ha commentato i dati relativi al 2007, ricordando come, secon-do il decreto legislativo 152 del 2006 la percentuale da raggiungere doveva essere del 35 per cento nel 2006 e 45 per cento nel 2008, mentre il Piano regionale dei rifiuti attualmente in vigore prevedeva il raggiungimento del 45 per cento entro il 2006.“I comuni più virtuosi – ha aggiunto il

presidente regionale dei Verdi - sono quelli che hanno messo in atto politiche di raccolta porta a porta e premialità dei comportamenti virtuosi, a conferma di quanto i Verdi e civici e gli ambientalisti sostengono da anni. Ma è opportuno an-che eliminare quei conflitti di interesse nella gestione della raccolta differenziata e dello smaltimento ultimo che in parte spiegano risultati inverosimili, come nei casi di Orvieto (16,2 per cento) e Città di Castello (17,6 per cento) che assieme a Foligno (18,8 per cento) sono l'emble-ma di una gestione fallimentare. Perché,

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Rifiuti

Comunivirtuosi a.t.o. % r.

diFF.Comuni

inadempienti a.t.o. % r. diFF.

Marsciano Ato 2 43,30 Orvieto Ato 4 16,20

Assisi Ato 2 40,20 Città di Castello Ato 1 17,63

Umbertide Ato 1 38,76 Foligno Ato 3 18,76

Corciano Ato 2 37,25 Spoleto Ato 3 24,45

Gubbio Ato 1 36,04 Magione Ato 2 25,92

Dati relativi all’anno 2007 per comuni sopra 10.000 abitanti. Elaborazione Regione Umbria

Rifiuti. Disponibili i dati 2007 su produzione dei rifiuti e raccolta differenziata

L’Umbria arretra sulla differenziataOrvieto, Città di Castello e Foligno ancora maglie nere della regione. Dottorini (Verdi e civici): “Porta a porta e premialità strumentiindispensabili. Necessarie sanzioni per i comuni inadempienti”

Lo sversamento dei rifiuti liquidi in disca-rica è vietato dalla legge. L’estate scorsa però, presso la discarica di Belladanza, si sono verificati episodi che destano preoc-cupazione, inducendo il consigliere regio-nale Oliviero Dottorini a chiedere un im-mediato chiarimento alla Giunta regionale attraverso un’interrogazione all’assessore all’Ambiente Lamberto Bottini. Un espo-sto alla Magistratura, corredato da ampia

documentazione fotografica, denuncia infatti un possibile sversamento di reflui nell’area della discarica da parte di ca-mion della stessa Sogepu. Un fatto che, se dimostrato, getterebbe un’ombra di inaffi-dabilità sulla gestione della discarica. “La trasparenza è il primo requisito per una corretta gestione dei rifiuti e per chiunque abbia l’ambizione di conquistare la fiducia dei cittadini – ha spiegato Dottorini -. Cer-

ti episodi, certo, non aiutano a creare un clima disteso e collaborativo. Per quanto ci riguarda il caso deve oltrepassare i con-fini comunali e richiede un’assunzione di consapevolezza da parte della Regione. Se la denuncia fatta da alcuni testimoni oculari fosse vera, a essere messa in gioco sarebbe la credibilità stessa del soggetto gestore della discarica”. A rispondere a Dottorini però ci ha pen-sato direttamente Sogepu, minacciando azioni legali e sostenendo che le immagi-ni e il video in realtà non sono altro che prelievi di reflui e non sversamenti come sostenuto dal nuovo comitato ambientale di Belladanza.Secca la risposta di Dottorini: “Nonostante le minacce di azioni legali da parte di So-gepu, il gruppo che rappresento non si farà intimidire e per quanto mi riguarda non accetterò limitazioni di sorta nell’esple-tamento delle mie funzioni istituzionali. Come Verdi e civici continueremo ad esi-gere risposte su quanto entra ed esce dalla discarica di Belladanza e a chiedere conto della natura, della qualità e della prove-nienza dei rifiuti speciali che giungono a quell’impianto di smaltimento, ritenendo che la conoscenza di questi dati sia diritto di ogni cittadino”. L’interrogazione attende ancora una rispo-sta da parte dell’assessorato competente.

Rifiuti. Rischio contaminazione per l’Alta Valle del Tevere

Reflui fuorilegge a Belladanza? La Giunta risponda

Mentre le forze politiche regionali di-scutono da mesi sul nuovo Piano regio-nale dei rifiutii, Gesenu scavalca tutti ed emette il bando per l’assegnazione del servizio di gestione e riciclo del-la spazzatura nell’Ato2. Una scelta in grado di condizionare la gestione per i prossimi 15 anni.Secca la presa di posizione dei Verdi: ”Prima dell’approvazione del Piano re-gionale dei rifiuti – ha spiegato la coor-dinatrice dei Verdi Daniela Chiavarini - ci pare quanto meno imprudente questa fuga in avanti di Gesenu”.“Noi Verdi abbiamo sempre detto - ag-giunge Chiavarini - che è necessario

distinguere nettamente la gestione del ciclo di raccolta destinata al riciclaggio da quello di smaltimento ultimo. Que-sto per evitare conflitti di interesse che porterebbero l’azienda che si trovasse a gestire l’intero ciclo integrato dei rifiu-ti a privilegiare lo smaltimento ultimo, immaginiamo scegliendo la via dell’in-cenerimento, a tutto discapito della rac-colta differenziata. Per questi motivi ri-teniamo che il bando per l’assegnazione del servizio integrato relativo all’Ato 2 abbia una impostazione completamente sbagliata e rischia di compromettere se-riamente il potenziamento della raccol-ta differenziata”.

Rifiuti. L’Ato 2 assegn la gestione del ciclo

L’imprudente fuga in avanti di Gesenu

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infatti, le aziende dovrebbero promuove-re la raccolta differenziata se hanno a di-sposizione discariche o altri impianti per smaltire i rifiuti spendendo pochissimo e scaricando sulla collettività tutti i costi? E’ possibile immaginare il raggiungimen-to del 65 per cento di differenziata solo eliminando certe storture e mettendo i co-muni nelle condizioni di non sottovalutare i risultati nefasti di certe loro politiche. Occorre mettere in atto una seria politica di premialità che distingua nettamente tra comuni inadempienti e comuni virtuosi che già oggi possono vantare risultati su-periori al 50 per cento di differenziata”.

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Agricoltura

Lensi e Lucaccioni: “La Cecchini a Strasburgo?Situazione ridicola”“Siamo proprio arrivati alla frutta”. Stefano Lucaccioni, coordinatore dei Verdi e civici dell’Altotevere, e Ro-berto Lensi, capogruppo in Consiglio comunale, commentano con una bat-tuta la notizia della relazione che il sindaco di Città di Castello Fernanda Cecchini è stata chiamata a fare al Congresso delle Regioni di Strasbur-go in rappresentanza della Regio-ne Umbria. “Forse – spiegano i due esponenti del Sole che ride - sarà per quel suo 17,6 per cento di raccolta differenziata che consegna a Città di Castello il record negativo dell’intera regione o per aver fatto sì che la di-scarica di Belladanza si esaurisse con dieci anni di anticipo sulle previsioni, autorizzando un progetto di amplia-mento fuori da ogni razionalità am-bientale e paesaggistica”. “E’ ridicolo: oltre la essere la maglia nera dell’Umbria nella gestione dei rifiuti, Città di Castello è una delle ultime città della regione a partire con il ‘porta a porta’. Davvero un bell’esempio per i nostri colleghi eu-ropei, dove la media della raccolta differenziata è del 55 per cento”.

Rifiuti. Disponibili i dati 2007 su produzione dei rifiuti e raccolta differenziata

L’Umbria arretra sulla differenziataOrvieto, Città di Castello e Foligno ancora maglie nere della regione. Dottorini (Verdi e civici): “Porta a porta e premialità strumentiindispensabili. Necessarie sanzioni per i comuni inadempienti”

Quando gli interessi della grandi multina-zionali chiamano, il governo Berlusconi risponde sempre. Questa volta, purtroppo, è mancata anche l’opposizione delle re-gioni amministrate dal centrosinistra. E’ rimasto inascoltato, infatti, l’appello lan-ciato dal gruppo dei Verdi e civici di Pa-lazzo Cesaroni alla Regione Umbria di op-porsi in modo serio e determinato in sede di Conferenza Stato-Regioni al decreto, predisposto dal Ministero delle Politiche agricole, che dà il via a 9 protocolli per la sperimentazione di colture geneticamente modificate in campo aperto.“La scelta di avviare sperimentazioni di coltivazioni Ogm in campo aperto – è sta-to il commento del capogruppo regionale dei Verdi e civici, Oliviero Dottorini - è da irresponsabili e mette in evidenza tutta l’ambiguità e l’ipocrisia di un governo che difende la qualità e la tipicità delle produ-zioni nazionali solo a parole. Si stanno pa-lesando in tutta la loro devastante portata le azioni del governo Berlusconi per met-tere a rischio l’ambiente e le produzioni agricole del nostro paese. Ad essere parti-colarmente colpite saranno le regioni che, come l’Umbria, per vocazione e caratteri-stiche ambientali traggono valore aggiun-to e capacità competitive dalla qualità e salubrità delle proprie produzioni”. E’ inspiegabile, in effetti, come nessuna regione, tanto più l’Umbria abbia solleva-to obiezioni a un disegno così irresponsa-bile. E’ noto infatti che la coesistenza fra coltivazioni Ogm in pieno campo e altri modelli agricoli è impossibile. “I proto-colli tecnici proposti dal ministro Zaia e avallati dalla ministra Prestigiacomo – ha spiegato l’esponente del Sole che ride - sono inidonei dal punto di vista della si-curezza ambientale e non prevedono nem-meno l’obbligo di assicurazione contro il danno e di notifica ai confinanti. La speri-mentazione in campo degli Ogm e la loro introduzione nel sistema agro-ambientale pertanto rappresentano per il nostro siste-ma agricolo una gravissima minaccia e un

sostanziale pericolo per la salute dei con-sumatori, per la biodiversità vegetale e per le economie locali”. L’apertura agli ogm infattiespone la piccola e media impren-ditoria a condizioni di forte dipendenza rispetto agli interessi multinazionali che puntano a brevettare e controllare l’uso e la disponibilità del patrimonio genetico delle specie agricole che è e deve rimane-re patrimonio della collettività. A rischio sarebbero quelle eccellenze nazionali e regionali che puntano su modelli di pro-duzione capaci di conciliare riduzione dei costi ambientali, buone pratiche agricole, valorizzazione dei saperi locali, multifun-zionalità, sostenibilità e valorizzazione delle tipicità.“Il problema non è la ricerca e la sperimen-tazione delle colture Ogm, - ha concluso Dottorini - specie se condotte in sicurezza e in ambiente chiuso da parte strutture pub-bliche. Il tema vero oggi, con un governo sensibile soltanto alle richieste delle gran-di società multinazionali, è come garantire la sopravvivenza per un’agricoltura che, oltre ad essere elemento di competitività sui mercati, ha una insostituibile funzione ambientale e sociale”. Sarà adesso fonda-mentale riuscire a mobilitare quante più forze sociali possibile a difesa della tipi-cità e della qualità delle nostre produzioni regionali.

Agricoltura. Approvato il decreto che dà il via allesperimentazioni. Le regioni, Umbria compresa, acconsentono

Il Governo apre agli Ogm

La giunta regionale umbra ha disposto i risarcimenti dei danni causati dai cinghia-li approvando la delibera che da piena at-tuazione alla legge157/92 relativa ai danni provocati all’agricoltura dalla fauna sel-vatica. ‘’E’ una notizia positiva, che rende finalmente giustizia ai tanti agricoltori che in passato si sono trovati a dover affronta-re tempi d’attesa lunghissimi e risarcimenti mai superiori al venti per cento del danno subito’’, è stato il commento di Marjatta Heliste, responsabile agricoltura dei Ver-di dell’Umbria, che ha ricordato come “la legge dovrebbe garantire agli agricoltori il risarcimento integrale dai danni subiti entro 60 giorni dalla chiusura della pratica istrut-toria, mentre troppo spesso gli operatori agricoli si sono visti i campi distrutti dal-la fauna selvatica, spesso cinghiali, per poi

aspettare indennizzi che arrivano in forte ritardo e vanno a coprire soltanto il 20 per cento del danno subito’’.‘’L’Umbria a causa della sua morfologia - ha continuato Heliste - ha una superficie molto ampia di aree svantaggiate in cui ope-rano centinaia di agricoltori a basso reddito, il cui unico sostengo sono gli sgravi fiscali. Sgravi che se non si porrà rimedio saran-no aboliti entro breve infliggendo un colpo mortale ad un settore che risente pesante-mente della crisi economica globale. Occor-re avviare un’azione decisa per salvaguar-dare il settore dell’agricoltura, a partire dal finanziamento dell’assistenza tecnica per la zootecnia e dal pagamento dei premi agro-ambientali del 2007 e i premi Pac del 2008. Solo in questo modo sarà possibile mante-nere viva l’eccellenza agricola umbra’’.

L’Umbria risarcisca gli agricoltori

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Hanno promesso un’autostrada e ci han-no regalato un’arteria indecente. I motivi? Questa volta è direttamente l’Anas a spie-garli, ammettendo che l’aver puntato sul progetto di trasformazione autostradale della E45 ha di fatto impedito la manu-tenzione e l’ammodernamento diell’ar-teria che attraversa da nord a sud l’intera regione. Da An a RifondazioneForse avevano ragione i Verdi e civici quando lo scorso luglio e prima ancora nel 2005, chiesero la messa in sicurezza della E45, con opere di manutenzione ordinarie e straordinarie (asfalto drenante, barriere fonoassorbenti, piazzole di sicurezza). Sicuramente oggi si palesano in tutta la

loro evidenza le ragioni che indussero il consigliere Oliviero Dottorini, anima del-la battaglia dei comitati locali contro la trasformazione in autostrada, a battersi perché l’Umbria si ritirasse da quel folle progetto. E’ noto come uno schieramento che va da An a Rifondazione comunista, passando per Pd, Fi, Udc e Pdci, si oppo-se fermamente alle proposte del Sole che ride, accodandosi alle scelte del governo nazionale e condividendone le prospetti-ve.Le ammissioni di AnasMa oggi ad ammettere una situazione ormai non più occultabile è l’ingegnere Andrea Primicerio, responsabile dell’area tecnica dell’Anas, che in un’intervista al Corriere dell’Umbria ha spiegato che “lo stato di dissesto attuale della E45 è causato anche dalla prospettiva di trasformazione in autostrada che ha determinato un calo di attenzione in fatto di manutenzione”. “E’ noto – ha scherzato Dottorini - che in Italia quando non si vuol risolvere un pro-blema si progetta una grande opera. Avvie-ne con il Ponte sullo Stretto, con il ritorno al nucleare e anche la trasformazione in autostrada della E45 è da annoverare tra le grandi opere inutili: costi improponibi-li, effetti ambientali ed economici deva-stanti, nessuna ricaduta positiva, almeno per l’Umbria”. Certo, quanto dichiarato

da Anas è molto grave: “Governo nazio-nale e amministratori regionali dovranno risponderne ai cittadini – afferma Dotto-rini -. Anche perché quando queste cose le urlavamo noi in Consiglio regionale dai banchi delle forze di maggioranza e di minoranza si levavano insulti o silen-zi assordanti. Ora forse qualcuno dovrà chiedere scusa alle tante persone che per anni hanno dovuto subire disagi e rischi per percorrere un’arteria che, in attesa di una ipotetica e assurda autostrada, è stata ridotta ad una mulattiera”. Sperperi e disagi infiniti“Per noi – aggiunge il consigliere verde e civico - messa in sicurezza significa riqua-lificazione del manto stradale con asfalto drenante, barriere fonoassorbenti, piazzole per la verifica del carico dei mezzi pesanti, bonificazione delle piazzole esistenti, che in molti casi sono in stato fatiscente, e ri-qualificazione generale del tracciato con particolare attenzione alla segnaletica. Erano questi gli interventi che chiedeva-mo nel 2005, ma che per molti anni sono stati messi da parte, nella speranza mio-pe di veder approvato il progetto di tra-sformazione in autostrada. L’ammissione che oggi fa la stessa Anas ci ripaga della solitudine con cui prima nel 2005 e poi nel 2008 ci siamo opposti al progetto di trasformazione in autostrada, bollandolo come disastroso per l’ambiente e privo di ogni razionale beneficio per i cittadini um-bri e per l’economia della regione. Ci pare che le nostre convinzioni escano rafforza-te da questa novità che Anas ci presenta. Altri dovranno forse calibrare entusiasmi che fino ad oggi hanno portato solo sper-peri di denaro e disagi infiniti”.

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Infrastrutture - mobilità

E45. L’Anas conferma i dubbi dei Verdi e civici: la manutenzione è stata dimenticata

Tutta colpa dell’autostradaIl responsabile dell’area tecnica dell’Anas ammette che il progetto di trasformazione in autostrada ha sottratto risorse alla messa in sicurezza. Adesso qualcuno dovrà chiedere scusa

I Verdi dell’Umbria hanno offerto il proprio sostegno alla manifestazione nazionale dei pendolari del 5 Febbraio scorso. Una adesio-ne convinta quella portata da Stefano Lucac-cioni, responsabile Trasporti e Mobilità dei Verdi dell’Umbria, secondo il quale “è neces-saria una svolta radicale da parte del Governo e di Trenitalia”.“Occorre tutelare chi si sposta quotidiana-mente col treno – ha aggiunto l’esponente del Sole che Ride – lavoratori e studenti che, da sempre in Italia sono le prime 'vittime' di un sistema che privilegia il trasporto individuale su gomma a discapito di quello pubblico su rotaia. A ciò si deve aggiungere il capitolo 'alta velocità' che ha drenato notevoli risorse economiche dalle linee ferroviarie utilizzate da lavoratori e studenti, in particolare rispetto a quelle del trasporto regionale, che rappre-senta il 90 per cento della domanda comples-siva”. Chi utilizza il treno quotidianamente,

MobilitàI pendolari hanno ragioneLucaccioni (Verdi): “Anche in Umbria servizio indecente”

La potremmo chiamare la storia infinita. Già, perché quella della E78 è una vicenda che prende le mosse negli anni ’70 e che nel tempo non ha trovato amministratori locali in grado di individuare un traccia-to razionale e sostenibile per il territorio. Adesso però i comuni di San Giustino e Città di Castello hanno sciolto ogni riserva e, in un silenzio a dir poco imbarazzato, hanno messo a disposizione i propri ter-ritori individuando il tracciato che attra-versa l’Altotevere tra le frazioni di Selci, Cerbara e Lama.Ovviamente il tutto è avvenuto senza che nessuno si fosse degnato di una comunica-zione ufficiale alle popolazioni locali e di una spiegazione rispetto ad incongruenze e irrazionalità che indubbiamente il trac-ciato individuato presenta. A questo pro-posito il capogruppo regionale dei Verdi e civici Oliviero Dottorini ha presentato un’interrogazione urgente all’assessore alle Infrastrutture Giuseppe Mascio, che ha confermato tutti i sospetti avanzati dai Verdi e civici: il tracciato è stato indivi-duato, l’informazione territoriale spettava ai comuni. Pronta la reazione di Dottorini che in sede di question-time ha così com-mentato: “L’assessore ci conferma che mentre i cittadini attendevano di essere convocati per conoscere l'avanzamento

delle elaborazioni strategiche e tecniche, il tracciato era stato già consegnato agli uffici romani dell'Anas e del ministero. Forse le comunità locali avrebbero meri-tato almeno una comunicazione ufficiale dall'amministrazione comunale prima di trovarsi di fronte a una scelta che si pro-spetta come irreversibile".Ma l’aspetto più grave è legato alle con-siderazioni che hanno portato i comuni di Città di Castello e San Giustino alla scelta di quel tracciato.Tutto ha origine, infatti dall'errore stra-tegico e progettuale della Piastra logisti-ca dell’Altotevere, uno dei pochi casi in Italia di centro intermodale senza colle-gamento con la ferrovia e, a quanto pare, con le grandi arterie stradali. La E78 at-traverserà Cerbara e Selci, infatti, proprio per lambire la piastra logistica e conferirle una parvenza di funzionalità. “Ma pur-troppo – è l’amaro commento di Dottorini - la somma di due errori raramente riesce a dare un buon risultato. Come Verdi e ci-vici avevamo proposto di effettuare una valutazione ambientale e strategica su tut-te le ipotesi di tracciato, compresa quella dei professori Bianconi e Cangi. Solo in seguito si sarebbe dovuti giungere ad una scelta su basi tecniche, ambientali ed eco-nomiche”.

E78. I sindaci nascondo le carte di un progetto già deciso

Il tracciato che divide

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Scuola

Scuola/Scientifico. Uno smacco per Città di Castello, unica città dell’Umbria dimenticata

Troppi voltafaccia sul LiceoAlla fine nella maggioranza solo i Verdi e civici coerenti. Pd, Sdi e Pdci votano contro lo Scientifico. Al momento del voto assente il Comune, sindaco in testaPer Città di Castello si al-lontana, almeno per ora, la possibilità di avere un liceo Scientifico. Grazie allo smacco subito da parte della città di Um-bertide, ma anche a causa di una palese mancanza di autorevolezza dell’am-ministrazione comuna-le - sindaco Cecchini in testa - svanisce nel nulla l’ipotesi di creare un asse sei licei per la quarta città dell’Umbria.Una serie di prese di po-sizioni ipocrite e di doppi giochi tra amministrazio-ne comunale e giunta regionale riesco-no per l’ennesima volta a mortificare le aspettative di centinaia di famiglie che chiedevano a gran voce l'istituzione di un indirizzo scientifico affiancato a quello classico. Nonostante l’accordo faticosamente raggiunto per il taglio di due dirigenze scolastiche delle nove previste per l’intera provincia, la giunta regionale ha preferito nel predisporre il Piano di dimensionamento scolastico ha preferito ascoltare le proteste e le al-zate di scudi provenienti da Umbertide, città che a partire dal sindaco, si è sem-pre opposta alla possibilità di un liceo scientifico a Città di Castello.Chiara e coerente la posizione di Oli-viero Dottorini che sin dal primo mo-mento aveva manifestato sostegno all’iniziativa tifernate presentando un emendamento prima in commissione e poi direttamente in Consiglio: “A noi non piacciono i voltafaccia di chi pro-

mette di sostenere le legittime aspira-zioni di un territorio e poi, quando si arriva a stringere, scompare nel nulla. Penso che Città di Castello meriterebbe una classe dirigente più libera dai diktat perugini e più autorevole”. Alla fine il risultato delle votazioni è stato eloquente: con 16 voti contrari (Pd, Sdi, Pdci), 12 a favore (Verdi e ci-vici e Cdl) e un astenuto (Prc) l’emen-damento Dottorini è stato respinto. For-ze politiche che a livello locale avevano promesso mari e monti al momento del voto hanno deciso di allinearsi alla vo-lontà della giunta, condannando Città di Castello a una difficile transizione verso gli accorpamenti voluti dal go-verno Berlusconi. "Evidentemente – ha spiegato Dottorini – abbiamo assistito al tentativo, riuscito purtroppo, di tra-sformare la legittima richiesta di una comunità, in una prova muscolare tra comuni e tra correnti politiche dello stesso partito, perdendo di vista il bene dell'intero comprensorio altotiberino. A rimetterci, ancora una volta, saranno le famiglie, chi lavora nella scuola e l'autorevolezza di una città che subisce l’ennesimo immotivato smacco”.

A sottolineare la contraddittorietà dell’ammi-nistrazione comunale di Città di Castello è sta-to il consigliere comunale dei Verdi e civici in Consiglio comunale Roberto Lensi. “Una serie di indecenti voltafaccia – ha subito commenta-to - porta Città di Castello all’ennesima scon-fitta su una battaglia che avrebbe dovuto unire tutta la città e che invece, all’ultimo momento, ha portato forze come Pd, Sdi e Pdci ad alline-arsi a quanto deciso tra Umbertide e Perugia. Il sindaco Cecchini, dopo aver minacciato oc-cupazioni del Consiglio regionale, non ha avu-to neppure la faccia di presentarsi a difendere la propria città nel momento della decisione finale. In compenso Umbertide era ben rappre-sentata dal suo assessore che ha presidiato fino all’ultimo”. Al momento del voto non c’era-no neppure il vicesindaco Luciano Bacchetta, l’assessore Rossella Cestini, né il consigliere Domenico Caprini “che aveva garantito la ri-voluzione in Consiglio regionale se il Pd non avesse accolto le istanze di Città di Castello”. Per Lensi “un atteggiamento vergognoso che ingigantisce la linearità e la coerenza di Dotto-rini e dei Verdi e civici, unica forza di centrosi-nistra ad aver votato in Consiglio regionale per lo Scientifico a Città di Castello”. “A fronte di una mobilitazione generale, di esternazioni bellicose da parte dei nostri mas-simi rappresentanti comunali, sindaco Cecchi-ni in testa, abbiamo dovuto registrare la loro totale assenza al momento della decisione fi-nale. E’ evidente – ha continuato l’esponente dei Verdi e civici - che in un gioco delle parti indecente, il Pd tifernate, spalleggiato dalle altre forze di maggioranza, ha giocato su due tavoli: da una parte prometteva fuoco e fiamme per rabbonire famiglie, studenti e operatori, dall’altra andava a trattare la resa a Perugia. Un atteggiamento che mortifica lo spirito civi-co e la vivacità culturale e sociale di una città come la nostra”.

Scuola/Scientifico Lensi: “Il Sindaco ha giocato su due tavoli”

Decine di scuole a rischio chiusura e ac-corpamento inevitabile per diversi istituti della regione, tagli per 8 miliardi di euro e migliaia di studenti che vedranno modi-ficato il proprio percorso formativo. Sono questi i numeri della riforma della scuola voluta dal Ministro Gelmini e approvata dal Parlamento lo scorso dicembre. Oltre al ritorno al maestro unico, alla riduzione del tempo scuola e alla volontarietà del tempo pieno. Tutte situazioni che andran-no a penalizzare le famiglie, generando dei costi sociali di gran lunga superiori ai risparmi economici ipotizzati.“Siamo contrari alla riforma della scuola

voluta dal Governo Berlusconi – ha det-to Emanuela Arcaleni, durante una con-ferenza stampa assieme a Oliviero Dot-torini -, appoggiamo e siamo vicini alle migliaia di studenti e docenti che in tutta Italia si battono per una scuola pubblica, aperta a tutti, che consenta a chiunque di raggiungere un grado di istruzione eleva-to, a prescindere dall'estrazione sociale e dal ceto economico a cui appartiene. Insomma, la scuola che tutto il mondo ci invidia, il Ministro Gelmini la vuole cam-biare, in peggio, senza proporre soluzio-ni innovative e veramente al passo con i tempi”.

Riforma Gelmini. Conferenza dei Verdi e civiciSolo tagli, decine di scuole a rischioArcaleni (Verdi e civici): “Vogliono smantellare la scuolache tutto il mondo ci invidia. Penalizzate famiglie e docenti”

infatti, conosce i problemi reali dei servizi pubblici: sporcizia, sovraffollamenti, ritardi, mancata integrazione tariffaria con altri mez-zi di trasporto. Per avere un'idea della situa-zione, basta pensare che è stato calcolato che mediamente un pendolare accumula più di 100 ore di ritardo ogni anno. “Per quanto riguarda la nostra regione – con-tinua l’esponente dei Verdi – si interven-ga subito per adeguare il livello qualitativo dell’indecente servizio offerto dalla Ferrovia centrale umbra e si pongano in campo tutte le misure necessarie a salvaguardare e migliora-re il servizio ferroviario verso Roma. E’ com-pito di tutti, forze politiche, istituzioni, azien-de di trasporto, sostenere ed incentivare chi, spesso obbligato dalle contingenze, sceglie di spostarsi quotidianamente con i mezzi pubbli-ci. E’ una grande questione etica, ecologica e sociale rispetto alla quale i Verdi dell’Umbria chiedono la massima attenzione”.

MobilitàI pendolari hanno ragioneLucaccioni (Verdi): “Anche in Umbria servizio indecente”

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Alfina - Caccia

Un intero territorio deturpato dall’atti-vità estrattiva. Una cava di basalto ope-rativa da più di 20 anni. Un progetto di ampliamento di 50 ettari. Cittadini tenuti all’oscuro di tutto. Si riassume in queste battute il dramma che sta vivendo l’alto-piano dell’Alfina, un territorio di alto pre-gio agricolo e idrogeologico, fortemente vocato al turismo di qualità e simbolo del-la filiera turismo-ambiente-cultura.Una situazione che ha portato il capo-gruppo dei Verdi e civici in Consiglio regionale Oliviero Dottorini a presentare un’interrogazione all’assessore regio-nale all’Ambiente Lamberto Bottini per chiedere ragione del parere favorevole dato dalla Regione Umbria al progetto di ampliamento di una cava in una zona già altamente sfruttata: “Dobbiamo innanzi-tutto comprendere le ragioni di una scelta davvero indecifrabile e poi valutare se per l’Orvietano è più importante assecondare gli interessi di qualche cavatore o tutelare l’integrità del territorio. Risulta pertan-to difficilmente comprensibile – ha detto Dottorini - la proposta di concedere l’am-pliamento della cava di Castel Viscardo, anche perché in quell’area è presente la principale falda acquifera dell’altopiano dell’Alfina, fondamentale per gli usi idro-potabili del territorio e per le produzioni agricole locali. Noi ci aspettiamo almeno qualche chiarimento e magari anche un atto di coraggio che metta fine allo scem-pio ambientale e paesaggistico dei signori delle cave”. Nel Piano regionale delle attività estratti-ve è esplicitamente detto che la Regione non intende concedere autorizzazioni per nuove cave e quindi che l’unico modo

per proseguire in questo tipo di attività è quello di ampliare le cave esistenti. Ma il progetto di ampliamento in questione coinvolgerebbe un’area di circa 50 ettari: “Sinceramente – continua il presidente della commissione Bilancio - non si com-prende il senso di questo mega intervento soprattutto alla luce del fatto che l’attuale cava è pari a circa 5 ettari ed è attiva ormai da più di 20 anni, con ancora una porzione di attività residua da utilizzare. Insomma, tutto ha il sapore di un progetto per una nuova, immensa cava, formalmente ma-scherata dietro un’ipotesi di ampliamen-to”. Un ampliamento che però non pare ri-spettare tutti i vincoli necessari. Nell’in-terrogazione viene fatto notare come “Il procedimento amministrativo avviato dalla Regione manca di importanti pare-

ri come quello del Servizio risorse idri-che e rischio idraulico della Giunta, che non ha infatti trasmesso alcuna nota in merito alle criticità delle falde acquifere presenti nell’area. Falde che presentano caratteristiche interregionali e che quindi richiederebbero l’istituzione di un tavolo interregionale, insieme alla regione Lazio, relativo al problema delle cave e al loro impatto sulle popolazioni e sull’agricoltu-ra dell’intero territorio”. “In discussione – conclude Dottorini - non sono le piccole cave già presenti sul ter-ritorio che hanno reso famoso Castel Vi-scardo per le sue ceramiche artistiche, ma l’idea che una nuova mega cava possa es-sere accolta senza conseguenze pesantissi-me sull’ambiente, sulle attività agricole e sull’immagine stessa di un territorio dalle straordinarie potenzialità turistiche”.

Altopiano dell’Alfina e Cava Castel Viscardo

La cava mascherataDietro lipotesi di ampliamento da 5 a 50 ettari si nasconde il rischio dell’ennesima ferita a un territorio di alto pregio agricolo e idrogeologico. A rischio ambiente, turismo e attività agricole

Vietato intervenire sulla caccia, almeno per gli am-bientalisti. E’ quanto emer-ge dalle nomine effettuate dalla Provincia di Perugia relativamente ai comitati di gestione degli Ambiti territoriali di caccia (Atc). In tali organi la normativa regionale prevede che quat-tro posti debbano essere destinati a rappresentanti di associazioni ambientaliste. L’amministrazione provin-ciale, invece, ha indicato associazioni che, ad esclu-sione del Wwf, poco o nulla hanno a che fare con la con-servazione della natura e della fauna, la salvaguardia della biodiversità e dell’am-biente in generale. Chiaro

l’obiettivo: tentare di aggi-rare la legge, individuando associazioni ambientaliste di comodo che avallino tut-te le scelte della lobby ve-natoria. Una situazione che ha indotto la coordinatrice regionale dei Verdi, Daniela Chiavarini, a prendere po-sizione ritenendo “gravis-simo l’atteggiamento della Provincia di Perugia che ha fatto orecchie da mercante rispetto alle richieste delle associazioni di essere rap-presentate, richieste che i Verdi sostengono con forza. Il risultato che la Provincia ci consegna è quello di una gestione faunistico-vena-toria totalmente nelle mani dei cacciatori”.

Caccia. La Provincia di Perugia aggira la legge

Atc, fuori gli ambientalistiCaccia. Con la legge Orsi via limiti e tutele, licenza a 16 anni

Rischio deregulation

Pochi giorni dopo la presentazione dell'interrogazione l'assessore all'am-biente Lamberto Bottini ha annunciato la volontà di creare una tavolo interre-gionale, insieme al suo omologo laziale Filiberto Zaratti (Verdi) , per affrontare le problematiche ambientali del territo-rio dell'Alfina."Siamo soddisfatti della decisione di convocare un tavolo interregionale per l'ambiente e lo sviluppo sostenibile dell'altopiano dell'Alfina, oramai da troppo tempo oggetto di attenzioni da parte dei signori delle cave. Non pos-siamo continuare a pensare e ad agi-re come singola regione quando sono

in pericolo risorse naturali e idriche di valenza extraregionale che interes-sano le vicine popolazioni laziali”, ha commentato Dottorini, precisando che “il tavolo dovrà elaborare le strategie di salvaguardia per un territorio che già troppi danni ha subito da decenni di scavi industriali per estrarre basalto per produzioni non locali. Quello che viene definito come 'Gruppo di pilotag-gio' va esattamente nella direzione che abbiamo auspicato e abbiamo motivo di credere che l'assessore all'ambiente della regione Lazio valuterà con molta attenzione la proposta avanzata dalla nostra Regione".

Presto un tavolo interregionale

“Non c’è due senza tre: dopo il sì al nucleare e alla deregulation edilizia, il governo Berlusconi si accinge a sferrare un ulteriore, gravissimo attacco all’ambiente, agli animali selvatici, ai parchi, alla nostra stessa sicurezza. Li-cenza di caccia a 16 anni, libertà di cacciare nei parchi, abolizione delle specie protette sono solo alcune delle aberrazioni di una proposta indecente. Sono sicura che a questa vergogna si oppor-ranno anche i cacciatori più re-sponsabili". Con queste parole la coordinatrice regionale di Verdi Daniela Chiavarini ha commen-tato la scelta del governo nazio-nale di dare seguito alla proposta di legge Orsi (Pdl) che prevede l'abrogazione della legge 157 del 1992, punto fermo nell’attività venatoria nel nostro paese.

"Nella proposta Orsi - aggiunge Chiavarini - emergono contrad-dizioni inaccettabili rispetto alla legge attuale che rappresentava un compromesso accettabile tra mondo venatorio e ambientalisti. Ma il governo Berlusconi non conosce la vergogna e pensa di demolire le ricchezze naturalisti-che del Belpaese, senza neppure preoccuparsi del contenzioso con l’Europa. Dal sondaggio diffuso dalle associazioni ambientali-ste si evince con chiarezza che gli italiani sono contrari a que-sto vero e proprio attentato alla nostra biodiversità. Come Verdi - conclude Chiavarini - siamo certi che, oltre agli ambientalisti, si opporranno a questa vergo-gnosa lista degli orrori anche gli agricoltori e le associazioni più significative dei cacciatori”.

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I Verdi folignati si impegneranno, coin-volgendo anche il mondo economico, affinché la città di Foligno sia dotata del Piano energetico comunale (Pec), uno strumento indispen-sabile per programmare razio-nalmente il territorio nell’otti-ca del rispetto degli equilibri ecologici, del bene ambiente e della salute e sicurezza dei cit-tadini. A comunicarlo è stato il neo coordinatore del Sole che ride di Foligno Prigo Finauro che ha ricordato che “il Pec è essenziale per raggiungere l’obiettivo della sostenibilità economica, sociale e ambientale”. Tre gli obiettivi da raggiungere: uso cor-retto delle fonti energetiche, riduzione dei consumi, sostituzione progressiva delle

fonti energetiche convenzionali con quel-le rinnovabili. “I primi interventi da su-bito fattibili – ha spiegato Finauro - sono

senz’altro questi: sviluppare l’edilizia sostenibile per le nuove costruzioni e la ricon-versione di quelle in essere con particolare attenzione agli edifici pubblici, sostenere la realizzazione di impianti fa-miliari solari e fotovoltaici, trasformare l’illuminazione pubblica a led”.“Un appello di unione, non di steccati” quello che i Ver-

di folignati rivolgono anche alla piccola e media impresa affinché prenda atto del ruolo fondamentale che oggi più che mai può essere indirizzato verso modelli so-stenibili.

Incredibile, ma vero. A Gubbio il Pd si è astenuto su un ordine del gior-no relativo alle questioni ambientali nel territorio, un atto nel quale, tra le altre cose, il Consiglio comunale ha ribadito l’indisponibilità del terri-torio comunale allo smaltimento dei rifiuti nei cementifici. Un fatto grave che fa seguito a un percorso parteci-pativo che aveva visto il convergere di tutte le forze politiche locali su un documento di sintesi e di impegni elaborato dalla presidente del Con-siglio comunale Antonella Stocchi e dall’assessore Lucio Panfili che commenta: “Il nuovo ed il vecchio dei post-comunisti e democristiani di Gubbio stanno costruendo il fu-turo politico dei post-veltroniani in questa città: il “sogno” di Walter si è già trasformato in incubo, il “chio-do” di Guerrini non troverà neanche un muro solido su cui piantarsi, tan-to sono inconsistenti le fondamenta dell’edificio su cui lavora».

Un salone d’onore di Palazzo Donini colmo di studenti, insegnanti, esperti del settore e amministratori locali, quello che ha dato luogo al convegno “Il Floss nella Pubblica amministrazione”, un seminario volto a trarre il bilancio di due anni di atti-vità del Centro di competenza open source attivato della Regione Umbria a seguito dell’approvazione della legge Dottorini sul software libero.Il convegno è servito a mettere a confron-

to esperienze e stato di avanzamento dei progetti finanziati dal Centro di compe-tenza regionale sull’open source nel corso dei due anni di attività e confrontarsi con le altre regioni italiane che hanno seguito l’Umbria nella strada della conversione al software a codice aperto. Alla giorna-ta organizzata dal Centro di competenza erano infatti presenti, oltre al presidente del Centro Osvaldo Gervasi, il capogrup-po dei Verdi e civici Oliviero Dottorini, l’assessore alla Formazione Maria Prodi, il responsabile del Centro di competenza dell’Emilia Romagna Dimitri Tartari.“L’utilizzo del software libero offre, ol-tre agli innumerevoli vantaggi non solo in termini tecnologici e pratici, ma an-che educativi, sociali ed etici, abituando lo studente alla cultura dello scambio e della condivisione della conoscenza – ha detto Oliviero Dottorini intervenendo in chiusura di giornata -. Le scuole e gli enti locali devono gradualmente allontanarsi dal ‘consumismo degli applicativi’, stare lontane dalle mode o dalla pubblicità dei monopolisti del software”. Decine i comuni ed enti che sono inter-venuti, presentando la propria soluzione open source per una pubblica amministra-zione più efficiente e accessibile al citta-dino, che offre servizi all’avanguardia e facilmente utilizzabili da tutti.

Foligno - Gubbio

Disagi infiniti per gli abi-tanti di Riosecco e per tutti quelli che attraver-sano in auto o a piedi via Morandi, nei pressi della zona industriale Nord di Città di Castello. Buche, manto stradale inesisten-te e quando piove sembra di attraversare un fiume in piena. Sono ormai più sei mesi che proseguono i lavori di sistemazione e scavo del manto strada-le della zona industria-le nord e ancora non ci sono certezze sulla data di completamento delle opere.Una situazione che i con-siglieri Oliviero Dottori-ni e Roberto Lensi han-no segnalato con forza: “Oramai la zona indu-striale Nord è diventata impercorribile e degna di altre aree del paese. Ci

piacerebbe capire in qua-le considerazione vengo-no tenuti i tanti residenti e i tanti lavoratori che ogni giorno sono costret-ti a code interminabili e a sensi unici approssimati-vi e inopportuni”. “Sono anni – hanno spiegato - che quell’area viene lasciata in abbandono, con un manto stradale

indecoroso e oggi con lavori interminabili che danneggiano tra l’altro anche le attività produt-tive e commerciali. Nei giorni in cui si verificano abbondanti precipita-zioni le condizioni sono ancora più precarie e mettono in serio pericolo la sicurezza dei cittadini e dei lavoratori. Alla richiesta pressante di un pronunciamento sulla fine dei lavori il sin-daco Fernanda Cecchini ha garantito che non si andrà oltre aprile. Ma intanto i disagi coinvol-gono sempre più l’intera viabilità locale, bloccan-do il traffico nelle ore di punta a Riosecco e lungo tutta la statale 3bis che si trasforma in unica al-ternativa per i lavoratori che fanno ritorno a casa.

Riosecco. Lavori infiniti, cittadini abbandonati

Zona industriale a ostacoli

Gubbio. Panfili bacchetta Guerrini

Se il Pd si astiene sui cementifici

Foligno. Finauro lancia la sfida energetica

Un Piano per le rinnovabili“Il Pec essenziale per la sostenibilità economica, sociale ed ambientale”

Software Open source. Operativa la legge Dottorini

I tanti vantaggi del software libero

Un successo il bando 2009Oltre 60 progetti, per un totale di 214mila euro di investimento. A tanto ammontano i progetti pre-sentati da enti locali e istituzioni scolastiche per l’anno 2009 e che saranno vagliati dal Centro regio-nale di competenza, composto da volontari esperti del settore.

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16 - Verdi Civici UMBRIA news

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Energia

Un folle patto tra Francia e Italia per av-viare nel nostro territorio quattro centrali nucleari entro la fine della legislatura. E’ questo, in sintesi, l’accordo raggiunto a Roma tra il Presidente Francese Sarkozy e il premier italiano Berlusconi. Protago-niste in tutto questo saranno Enel e Edf, le due maggiori società per l’energia elettri-ca dei due paesi.Dopo 22 anni dal referendum dunque il governo Berlusconi ci riprova e si butta a capofitto nello sviluppo di energia da tecnologia nucleare, ignorando completa-mente il voto degli oltre 45 milioni di cit-tadini che si espressero contro alle centrali nucleari in Italia e a quelle gestite da Enel all’estero.“E’ necessario che l’Umbria prenda im-mediatamente le distanze dal folle patto tra Berlusconi e Sarkozy per il rilancio del nucleare nel nostro paese, rendendo indisponibile il proprio territorio a solu-zioni antiquate, costosissime e perdenti”, ha detto Oliviero Dottorini, capogruppo dei Verdi e civici in Consiglio regionale.

commentando la notizia dell’accordo di Roma.“Quella del nucleare – ha proseguito Dot-torini - è una scelta ideologica e perdente, che non produrrà risultati se non quello di bloccare i percorsi di modernizzazione del paese avviati con i provvedimenti in favo-re delle energie rinnovabili. Berlusconi in-dividua una falsa soluzione per un proble-

ma serio. La sua è una follia che non tiene conto dei rischi concreti, della necessità di contrastare il surriscaldamento del pianeta e dei costi per l’ambiente, per le piccole e medie imprese e per tutte quelle famiglie che già stanno investendo in impianti ad energia rinnovabile”.L’energia dall’atomo è infatti costosissima e pericolosa, non è pulita, né disponibile in grandi quantità. E’ noto a tutti che ai consumi attuali l’uranio fissile sarebbe disponibile per non più di 50 anni. Come ha dimostrato an-che il neo presi-dente degli Stai Uniti Obama bloccando finanziamenti per 50 miliardi di dollari per la costruzione di nuove centrali nucleari e dirottando invece l’intera somma per lo sviluppo di energie rinnovabili e per il risparmio energetico.

Energia. Il Governo scarta le rinnovabili e punta sull’atomo

Francia-Italia: accordo nucleareIl patto prevede la realizzazione di quattro centrali. “L’unico risultato sarà quello di bloccarei provvedimenti sulle energie rinnovabili. L’Umbria renda indisponibile il proprio territorio”

Un progetto finanziato per milioni di euro dal Ministero e mai avviato. Oltre 40mila euro spesi dal comune di Città di Castello per uno studio di fattibilità mai portato a termine. Sono queste le cifre dell’ennesima occasione mancata sulle fonti rinnovabili. Ormai è certo, infatti, che la tanto decantata e propagandata centrale a biomasse che avrebbe dovuto sorgere a Città di Castello non vedrà la luce, persa tra assurde ipotesi di approvvigionamento di materia prima da fuori regione e rischi concreti di vedere sfumare gli investimenti statali pari a circa 8 milioni di euro.Una situazione grave. “Già nella convenzione tra comune di Città di Castello e Università di Perugia del 2005 – spiega il consigliere regionale dei Verdi e civici - si parlava di ‘un progetto pilota che si propone come modello per essere replicato sul territorio regionale e nazionale’. Ora, fortunatamente, progetti sulle biomasse e sulle fonti rinnovabili si stanno

concretizzando in Umbria e anche in Altotevere indipendentemente dalla super incentivata centrale che

avrebbe dovuto fare da apripista addirittura a livello nazionale. Ma rimane l’incapacità progettuale e a m m i n i s t r a t i v a che ha fatto sì che prendessero altre strade diversi milioni di euro destinati al nostro territorio”.La centrale sarebbe stata in grado di

soddisfare i bisogni energetici in un’area urbana identificata in quella che fa riferimento al nuovo ospedale, alla zona degli impianti sportivi e scuole con possibilità di allaccio anche ad utenze private. “I risparmi per gli utenti, i vantaggi per l’imprenditoria locale e, se correttamente concepita, la riduzione di emissioni sarebbero state evidenti per tutti – assicura il presidente Dottorini -. Il fallimento di questo progetto costituisce un brutto segnale per la capacità di accompagnare le potenzialità di innovazione dell’intera vallata”.

“Bisogna incoraggiare quanti vogliono investire in iniziative di progresso economico sostenibile che rappresentano un’opportunità per tutto il territorio del Trasimeno”. Con queste parole il consigliere comunale dei Verdi, Daniz Lodovichi, è intervenuto sul dibattito che si è sviluppato a proposito dell’ipotesi di realizzazione di un impianto per la produzione di egroenergia in località Caselle. Di fronte ad alcune prese di posizione ostili al progetto, l’esponente del Sole che ride ha ribadito come il proprio schieramento politico dimostri di essere il “partito del sì” quando c’è da sostenere iniziative innovative, lungimiranti e ben integrate con la naturale vocazione del territorio.“Questa iniziativa – ha spiegato Lodovichi – comporterà una opportunità di benessere economico per molti agricoltori, in quanto l’avvio di queste attività permetterà la coltivazione del sorgo da fibra senza uso di acqua per irrigazione. Inoltre si cerca di dare una prospettiva alle aziende agricole che hanno

ormai problemi di mercato con i prodotti tradizionali”. I Verdi sostengono la necessità di avere non uno, ma molti piccoli impianti diffusi di questo tipo, richiedendo anche alle amministrazioni locali la creazione delle condizioni per mettere a disposizione dei cittadini il calore che questi piccoli impianti possono produrre a prezzi molto bassi. “D’altra parte – il dirigente regionale dei Verdi – la gente ha ormai capito che si sta parlando di un piccolo impianto che non fa rumore, non emette fumi, non inquina, non produce cattivi odori e non porta via nulla al territorio, ma al contrario può essere occasione di sviluppo, funzionando solo con sorgo, paglia e legno prodotti localmente”.

Altotevere. Incapacità progettuale e amministrativa bloccano la centrale. Doveva essere un progetto pilota

In fumo i finanziamentiper le biomasse

Trasimeno. I Verdi di Lodovichi dicono sì alla mini centrale a biomasse

La centrale?Un’opportunità per tutti

Daniz Lodovichi