VarioSport 2

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Marco Sansovini Il Capitano Speciale 2 PESCARA CALCIO Supplemento a Vario n. 76 Dir. resp. Claudio Carella Aut. Tribunale di Pescara n° 12/87 del 25/11/87 1,00

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Speciale 2 PESCARA CALCIO 1,00 Supplemento a Vario n. 76 • Dir. resp. Claudio Carella • Aut. Tribunale di Pescara n° 12/87 del 25/11/87 • € Da Cinecittà all’Adriatico,finalmente capitano e primattore: Un lungo viaggio attraverso tutte le categorie sempre a caccia del gol di Antonio De Leonardis

Transcript of VarioSport 2

di Antonio De Leonardis

Era un ragazzino quando vide per la prima volta da vicino Zdenek Zeman. Lui, Marco Sansovini, romano di Cinecittà, giocava con la Primavera giallorossa, assieme a Daniele Conti, De Vezze e Antonini, il boemo guidava la Roma di Totti e Di Francesco, Cafu, Balbo e Aldair. È da lì che comincia il nostro viaggio con il capitano bian-cazzurro, alla scoperta di emozioni, speranze, ambizioni e ricordi che, dopo una lunga gavetta, lo hanno portato a recitare un ruolo di primo piano in riva all’Adriatico.«Ero tifoso della Roma – ovviamente, vedere Zeman, per-

sonaggio di spicco soprattutto in quegli anni, alla guida della propria squadra del cuore era un sogno, qualcosa che ti dava una carica speciale anche solo a vedere la partita. Io, di tanto in tanto, avevo anche il privilegio di affronta-re in allenamento i titolari e, pur senza farsi mai eccessive illusioni, già questo bastava quanto meno per sognare in grande, come tifoso e come apprendista calciatore. In realtà, all’epoca, non era facile per un giovane bruciare le tappe: oggi sono tanti i Primavera che trovano spazio in serie B, mentre allora, se ti andava bene, cominciavi la tua carriera dalla C1».

E la sua lunga gavetta, che per dieci anni, prima di approdare a Pescara, lo ha portato in giro per l’Italia, è partita appunto da Foggia, proprio lì dove, qualche tempo prima, era nata Zemanlandia...«Fu per la verità un inizio traumatico visto che rimediai due brutti infortuni che mi tennero lontano dal campo per diversi mesi. Senz’altro il momento più brutto della mia carriera che, tra l’altro, doveva ancora cominciare. Persi in pratica due anni, visto che riuscii a disputare appena quattro partite; per fortuna passò anche quello, ripartii da Viareggio in C2, trovai subito un allenatore in gamba,

Massimiliano Maddalo-ni, che poi sarebbe stato vice di Ferrara alla Juve. Segnai 8 gol, che certo non erano pochi per un esordiente».

Da Viareggio a Sassari con la Torres, poi Tivoli e ancora Sardegna pri-ma di arrivare alla Pro Sesto, altra tappa deci-samente importante...«Sì, due stagioni che mi aiutarono a crescere e an-che a farmi apprezzare. Vincemmo il campionato di C2, l’anno dopo in C1 se-gnai 11 gol: credo che pro-prio quell’esperienza abbia segnato la prima svolta im-portante nella mia carriera. Alla Pro Sesto, tra l’altro, ero arrivato con il morale

sotto i tacchi dopo l’ultima esperienza con la Torres. L’allena-tore D’Adderio non mi vedeva proprio, spesso finivo in tribuna, visto che portava tutti in ritiro ad eccezione del sottoscritto. Per la prima volta, così, cominciai a vedere nero nel mio futuro. Con la Pro Sesto ritrovai invece l’occasione giusta, andai al Grosseto e mi trovai subito bene con Max Allegri. Ben presto però, con l’arrivo di Cuccureddu, fui costretto di nuovo a fare le valigie, direzione Manfredonia. A proposito di allenatori devo dire che, a parte la parentesi Sassari, ho avuto un ottimo rapporto con tutti: ricordo con piacere i due anni con Di Francesco, sto viven-do con entusiasmo questa esperienza con Zeman. E dovunque

di Giovanni Tontodonati

Di questi tempi è facile, quasi naturale, parlare di giova-ni stelle biancazzurre. Il Pescara di Zeman vola sulle ali dell’entusiasmo di ragazzi promettenti che l’allenatore boemo ama valorizzare. Da Totti a Nesta, da Signori a Ba-iano, da Di Biagio ad Hamsik. Pochi nomi per far capire a molti quanto Zeman abbia già espresso in questo ambi-to. Ora il compito di cavalcare l’onda giusta per sfondare nel mondo del calcio tocca ai piccoli delfini. Si sa, nelle società di livello medio piccolo, il settore giovanile rive-ste un ruolo strategico per consentire all’intera struttura di rimanere viva nel corso degli anni. Così accade anche nel sodalizio guidato da Giuseppe De Cecco che ambi-sce a potenziare la proprie capacità di ricerca continua di piccoli Capuano e Verratti, per citare soltanto i nomi più altisonanti. Il Consiglio di amministrazione della Pescara calcio vede Pio Gizzi ricoprire la carica di dirigente dele-gato al settore giovanile. Pescarese di nascita, sposato con Paola, Gizzi entra in società nel settembre del 2010. Pochi giorni dopo la sottoscrizione delle quote inizia a lavorare per la bella gioventù biancazzurra: «Appena sono entrato a far parte del sodalizio –afferma Pio Gizzi– ho richiesto ai soci di poter ricoprire questa carica perché amo stare con i ragazzi». Pio e Paola hanno due figli, Manuel e Davi-de, ma soltanto quest’ultimo gioca a calcio, nella forma-zione Berretti del Pescara: «Sì, Davide gioca a calcio ed ha grande passione, Manuel ha praticato il nuoto e del pal-lone non gliene importa nulla; ma non fa niente, ognuno è libero di seguire le proprie aspirazioni». Per il dirigente del Pescara l’impatto con il mondo del calcio è stato molto soddisfacente: «Ho trovato una struttura ben collaudata e persone con grande volontà, tecnici molto preparati, al contrario di quanto pensa qualcuno. Certamente il settore ha ampi margini di miglioramento. Dobbiamo puntare su una maggior collaborazione tra le varie categorie, dai più piccoli fino ad arrivare alla Primavera. È necessario che ci sia un filo conduttore omogeneo che accompagni la cre-scita dei nostri ragazzi». Gizzi indica con chiarezza la stra-da che dovrà essere perseguita in futuro per potenziare il settore giovanile e renderlo ancor più efficiente: «Il nostro obiettivo è quello di continuare a preparare i nostri gio-vani ad esordire in prima squadra e, magari, continuare a fornire elementi validi per le varie rappresentative nazio-nali. Le nostre squadre non devono lavorare con l’assillo di far risultato, quell’aspetto ci interessa relativamente.

L’importante è che crescano serenamente e pratichino lo sport che amano». Gizzi sottolinea questo ambito con particolare convinzione: «Quando ci siamo incontrati per il raduno, agli inizi di agosto, ho parlato con tutti gli al-lenatori e i responsabili delle varie selezioni ribadendo la nostra regola basilare: il fair play. Il nome Pescara non dovrà mai e poi mai essere associato a episodi di violenza, di reazioni in campo, di risse e quant’altro. I nostri tecnici insegnano i principi di lealtà, l’esperienza sul campo deve essere anche una scuola di vita». In ottica futura il Pescara sta pensando di potenziare la rete degli osservatori: «Stia-mo lavorando in questo senso. Tengo a precisare che una società come il Pescara non può ricercare le giovani pro-messe laddove sono già presenti emissari di società bla-sonate di A che investono fior di milioni. Noi dobbiamo essere abili a intravedere le qualità di qualche calciatore giocando d’anticipo, intervenendo prima dell’arrivo dei grandi club. Da tempo siamo a caccia di giovani promesse che possono essere ricercate non solo all’estero, ma anche all’interno del territorio regionale». La società ha messo su un’iniziativa, chiamata Progetto Abruzzo, che si sviluppa attraverso le affiliazioni dei club della regione: «Il proget-to Abruzzo –chiarisce Gizzi– va avanti spedito. Abbiamo trovato un’enorme disponibilità di squadre abruzzesi, ma anche di altre regioni, come Lazio e Molise, pronte a collaborare con la nostra società». A poco più di un anno dal suo ingresso in società Gizzi indica un momento par-ticolarmente emozionante: «Confesso di essermi quasi commosso in occasione dell’esordio in B di Loris Bacchetti contro l’Albinoleffe. L’ho visto prima della gara e so qua-le fosse il suo stato d’animo. Se l’è cavata egregiamente, tant’è che Zeman l’ha riproposto nelle due partite succes-sive. Dopo Capuano e Verratti, senza dimenticare Perrotta e altri, un’altra soddisfazione per il nostro staff. Anche Di Francesco non aveva timore a lanciare i ragazzi, ma noto che la presenza di Zeman rappresenta uno sprone per tut-ti i piccoli calciatori del Pescara che vedono la possibilità di avere una chance per mettersi in mostra. E poi lavorare al Poggio degli Ulivi, che a breve diventerà il nostro fiore all’occhiello, rende il nostro lavoro ancor più gratificante». In futuro la ciliegina sulla torta potrebbe essere rappre-sentata dall’iscrizione del Pescara al Torneo di Viareggio, senza dubbio una vetrina prestigiosa per i giovani del cal-cio mondiale: «Ci abbiamo pensato, se in futuro qualcuno ci darà un supporto potremo far partecipare il Pescara ad una rassegna così ambita».

Marco SansoviniIl Capitano

Speciale 2 PESCARA CALCIO

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escara n° 12/87 del 25/11/87 • € 1,0

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Marco Sansovini

Pio Gizzi

“Grazie Pescara, voglio darti di più”

Il Pescara che verrà

sia andato comunque, anche di fronte alle difficoltà, non ho mai perso nè la passione nè la voglia di fare al meglio delle mie possibilità quello che è diventato il mio mestiere. Sì, tanta ga-vetta, ma come penso sia capitato a gran parte dei calciatori. E, alla lunga, credo che tutto questo abbia pagato».

La Roma baby per partire, la Pro Sesto per cominciare a crederci e poi, finalmente, Pescara...«E questo senz’altro è stato il mio trampolino di lancio prima e il punto d’arrivo poi. Fantastica la stagione con Lerda, con i play off persi putroppo per quel punto di penalizzazione; la successiva parentesi di Grosseto servì soprattutto per con-fermarmi e per darmi anche maggior fiducia. Fu un esame importante visto che il presidente Camilli mi voleva cedere ancor prima che cominciasse il campionato. Dovevo andare al Taranto ma rifiutai proprio per la voglia di misurarmi per la prima volta col campionato di serie B; con Gustinetti trovai lo spazio che cercavo, segnai 15 gol e questo bastò per risve-gliare di nuovo l’interesse del Pescara, che nel frattempo era diventato solido e ambizioso grazie al cambiamento che c’era stato in società. Lasciavo la B che avevo appena scoperto ma ritrovavo un ambiente che avevo imparato ad amare e ad apprezzare, nella scelta c’entrò poco anche il lungo contrat-to che mi veniva offerto. Sapevo che avrei ritrovato affetto e calore e certo non mi sono sbagliato, ne ho avuto anzi con-ferma proprio nei momenti meno felici, quando non riuscivo ad esprimermi al meglio o addirittura mi andava tutto storto. Sì, qui mi sento a casa, sono sereno e vi garantisco che non è poco per chi fa questo mestiere».

Pescara, ovvero la stabilità, trovata anche grazie alla moglie Greta e alla piccola Annalisa che certo contribu-iscono non poco a mantenere serenità. In più sei in una squadra che gioca, diverte e ha dato una scossa a tutto l’ambiente: te l’aspettavi?«All’inizio no, sinceramente. Certo, ritenevo che ci fossero le premesse per far bene ma pensare che potessimo arrivare tanto in alto così in fretta non sembrava ipotizzabile. Strada facendo però, conoscendo i compagni e vedendo come lavo-rava il mister ho preso consapevolezza di quella che poteva essere la nostra forza. L’importante è crederci e continuare a lavorare così come abbiamo fatto finora, con costanza e determinazione. È la strada giusta, è quella che può darci le maggiori soddisfazioni».

Magari anche la convinzione che quel sogno che certo hai nel cassetto si possa alla fine trasformare in realtà. Parlia-mo, ovviamente di quella serie A che hai intravisto quan-do eri ragazzino ma dai bordi del campo e che resta l’uni-ca categoria che devi ancora scoprire da protagonista...«Certo che ci penso, ma è uno stimolo più che un’illusione, al momento del tutto fuori luogo. Penso che sarebbe il massimo raggiungerla in questa città, con questa maglia e a ddirittura con la fascia di capitano assieme a compagni che stimo. Per adesso però dobbiamo solo cercare di giocar bene di partita in partita, sarà il campo a dire se meritiamo le nostre ambizioni. Parola di capitano».

Il dirigente del settore giovanile tra presente e futuro: con Capuano e Verratti tanti biancazzurri in rampa di lancio grazie al Progetto Abruzzo, fair play e lealtà. Il campo una scuola di vita

Pio Gizzi “cura” il vivaio biancazzurro.Con lui, da sinistra, Loris Bocchetti, Marco Perrotta, Marco Capuano e Daniele Sciarra

Da Cinecittà all’Adriatico,finalmente capitano e primattore: Un lungo viaggio attraverso tutte le categorie sempre a caccia del gol

“Ero nella Primavera quando Zeman arrivò alla Roma. Il momento più brutto a Foggia quando mi infortunai, con la Pro Sesto le prime soddisfazioni.Mi manca solo la A, sarebbe il massimo arrivarci con questa maglia”

La carriera di Marco SansoviniMarco Sansovini è nato a Roma il 17 giugno del 1980. Inizia nelle giovanili della Roma. Ecco i numeri e le tappe della sua carriera

325 le partite disputate (Foggia, Esperia Viareggio, Torres Sassari, Tivoli, Pro Sesto, Grosseto, Manfredonia, Pescara).87 i gol segnati (8 col Viareggio, 3 con la Torres, 4 col Tivoli, 19 con la Pro Sesto, 3 col Manfredonia, 15 col Grosseto, 36 col Pescara).2 i campionati vinti (1 con la Pro Sesto, nella stagione 2004-2005 dalla C2 alla C1, 1 con il Pescara, nella stagione 2009-2010, dalla Prima divisione alla B). Quello in corso è il quarto campionato con la maglia biancazzurra112 le presenze con il Pescara (62 in C1 e Prima divisione, 50 in serie B)

I cannonieribiancazzurri 65 Federico GIAMPAOLO (1994-2005)

48 Ottavio PALLADINI (1992-2004)

47 Giuseppe RINALDI (1948-1955)

42 Mario TONTODONATI (1940-1955)

38 Bruno NOBILI (1974-1982)

36 Marco SANSOVINI (2007-2011)

34 Stefano REBONATO (1983-1987)

29 Emanuele CALAIò (2003-2005)

27 Rocco PAGANO (1985-1992)

25 Edi BIVI (1990-1994)

24 Vincenzo ZUCCHINI (1973-1979)

Foto Max Schiazza

di Antonio De Leonardis

Era un ragazzino quando vide per la prima volta da vicino Zdenek Zeman. Lui, Marco Sansovini, romano di Cinecittà, giocava con la Primavera giallorossa, assieme a Daniele Conti, De Vezze e Antonini, il boemo guidava la Roma di Totti e Di Francesco, Cafu, Balbo e Aldair. È da lì che comincia il nostro viaggio con il capitano bian-cazzurro, alla scoperta di emozioni, speranze, ambizioni e ricordi che, dopo una lunga gavetta, lo hanno portato a recitare un ruolo di primo piano in riva all’Adriatico.«Ero tifoso della Roma – ovviamente, vedere Zeman, per-

sonaggio di spicco soprattutto in quegli anni, alla guida della propria squadra del cuore era un sogno, qualcosa che ti dava una carica speciale anche solo a vedere la partita. Io, di tanto in tanto, avevo anche il privilegio di affronta-re in allenamento i titolari e, pur senza farsi mai eccessive illusioni, già questo bastava quanto meno per sognare in grande, come tifoso e come apprendista calciatore. In realtà, all’epoca, non era facile per un giovane bruciare le tappe: oggi sono tanti i Primavera che trovano spazio in serie B, mentre allora, se ti andava bene, cominciavi la tua carriera dalla C1».

E la sua lunga gavetta, che per dieci anni, prima di approdare a Pescara, lo ha portato in giro per l’Italia, è partita appunto da Foggia, proprio lì dove, qualche tempo prima, era nata Zemanlandia...«Fu per la verità un inizio traumatico visto che rimediai due brutti infortuni che mi tennero lontano dal campo per diversi mesi. Senz’altro il momento più brutto della mia carriera che, tra l’altro, doveva ancora cominciare. Persi in pratica due anni, visto che riuscii a disputare appena quattro partite; per fortuna passò anche quello, ripartii da Viareggio in C2, trovai subito un allenatore in gamba,

Massimiliano Maddalo-ni, che poi sarebbe stato vice di Ferrara alla Juve. Segnai 8 gol, che certo non erano pochi per un esordiente».

Da Viareggio a Sassari con la Torres, poi Tivoli e ancora Sardegna pri-ma di arrivare alla Pro Sesto, altra tappa deci-samente importante...«Sì, due stagioni che mi aiutarono a crescere e an-che a farmi apprezzare. Vincemmo il campionato di C2, l’anno dopo in C1 se-gnai 11 gol: credo che pro-prio quell’esperienza abbia segnato la prima svolta im-portante nella mia carriera. Alla Pro Sesto, tra l’altro, ero arrivato con il morale

sotto i tacchi dopo l’ultima esperienza con la Torres. L’allena-tore D’Adderio non mi vedeva proprio, spesso finivo in tribuna, visto che portava tutti in ritiro ad eccezione del sottoscritto. Per la prima volta, così, cominciai a vedere nero nel mio futuro. Con la Pro Sesto ritrovai invece l’occasione giusta, andai al Grosseto e mi trovai subito bene con Max Allegri. Ben presto però, con l’arrivo di Cuccureddu, fui costretto di nuovo a fare le valigie, direzione Manfredonia. A proposito di allenatori devo dire che, a parte la parentesi Sassari, ho avuto un ottimo rapporto con tutti: ricordo con piacere i due anni con Di Francesco, sto viven-do con entusiasmo questa esperienza con Zeman. E dovunque

di Giovanni Tontodonati

Di questi tempi è facile, quasi naturale, parlare di giova-ni stelle biancazzurre. Il Pescara di Zeman vola sulle ali dell’entusiasmo di ragazzi promettenti che l’allenatore boemo ama valorizzare. Da Totti a Nesta, da Signori a Ba-iano, da Di Biagio ad Hamsik. Pochi nomi per far capire a molti quanto Zeman abbia già espresso in questo ambi-to. Ora il compito di cavalcare l’onda giusta per sfondare nel mondo del calcio tocca ai piccoli delfini. Si sa, nelle società di livello medio piccolo, il settore giovanile rive-ste un ruolo strategico per consentire all’intera struttura di rimanere viva nel corso degli anni. Così accade anche nel sodalizio guidato da Giuseppe De Cecco che ambi-sce a potenziare la proprie capacità di ricerca continua di piccoli Capuano e Verratti, per citare soltanto i nomi più altisonanti. Il Consiglio di amministrazione della Pescara calcio vede Pio Gizzi ricoprire la carica di dirigente dele-gato al settore giovanile. Pescarese di nascita, sposato con Paola, Gizzi entra in società nel settembre del 2010. Pochi giorni dopo la sottoscrizione delle quote inizia a lavorare per la bella gioventù biancazzurra: «Appena sono entrato a far parte del sodalizio –afferma Pio Gizzi– ho richiesto ai soci di poter ricoprire questa carica perché amo stare con i ragazzi». Pio e Paola hanno due figli, Manuel e Davi-de, ma soltanto quest’ultimo gioca a calcio, nella forma-zione Berretti del Pescara: «Sì, Davide gioca a calcio ed ha grande passione, Manuel ha praticato il nuoto e del pal-lone non gliene importa nulla; ma non fa niente, ognuno è libero di seguire le proprie aspirazioni». Per il dirigente del Pescara l’impatto con il mondo del calcio è stato molto soddisfacente: «Ho trovato una struttura ben collaudata e persone con grande volontà, tecnici molto preparati, al contrario di quanto pensa qualcuno. Certamente il settore ha ampi margini di miglioramento. Dobbiamo puntare su una maggior collaborazione tra le varie categorie, dai più piccoli fino ad arrivare alla Primavera. È necessario che ci sia un filo conduttore omogeneo che accompagni la cre-scita dei nostri ragazzi». Gizzi indica con chiarezza la stra-da che dovrà essere perseguita in futuro per potenziare il settore giovanile e renderlo ancor più efficiente: «Il nostro obiettivo è quello di continuare a preparare i nostri gio-vani ad esordire in prima squadra e, magari, continuare a fornire elementi validi per le varie rappresentative nazio-nali. Le nostre squadre non devono lavorare con l’assillo di far risultato, quell’aspetto ci interessa relativamente.

L’importante è che crescano serenamente e pratichino lo sport che amano». Gizzi sottolinea questo ambito con particolare convinzione: «Quando ci siamo incontrati per il raduno, agli inizi di agosto, ho parlato con tutti gli al-lenatori e i responsabili delle varie selezioni ribadendo la nostra regola basilare: il fair play. Il nome Pescara non dovrà mai e poi mai essere associato a episodi di violenza, di reazioni in campo, di risse e quant’altro. I nostri tecnici insegnano i principi di lealtà, l’esperienza sul campo deve essere anche una scuola di vita». In ottica futura il Pescara sta pensando di potenziare la rete degli osservatori: «Stia-mo lavorando in questo senso. Tengo a precisare che una società come il Pescara non può ricercare le giovani pro-messe laddove sono già presenti emissari di società bla-sonate di A che investono fior di milioni. Noi dobbiamo essere abili a intravedere le qualità di qualche calciatore giocando d’anticipo, intervenendo prima dell’arrivo dei grandi club. Da tempo siamo a caccia di giovani promesse che possono essere ricercate non solo all’estero, ma anche all’interno del territorio regionale». La società ha messo su un’iniziativa, chiamata Progetto Abruzzo, che si sviluppa attraverso le affiliazioni dei club della regione: «Il proget-to Abruzzo –chiarisce Gizzi– va avanti spedito. Abbiamo trovato un’enorme disponibilità di squadre abruzzesi, ma anche di altre regioni, come Lazio e Molise, pronte a collaborare con la nostra società». A poco più di un anno dal suo ingresso in società Gizzi indica un momento par-ticolarmente emozionante: «Confesso di essermi quasi commosso in occasione dell’esordio in B di Loris Bacchetti contro l’Albinoleffe. L’ho visto prima della gara e so qua-le fosse il suo stato d’animo. Se l’è cavata egregiamente, tant’è che Zeman l’ha riproposto nelle due partite succes-sive. Dopo Capuano e Verratti, senza dimenticare Perrotta e altri, un’altra soddisfazione per il nostro staff. Anche Di Francesco non aveva timore a lanciare i ragazzi, ma noto che la presenza di Zeman rappresenta uno sprone per tut-ti i piccoli calciatori del Pescara che vedono la possibilità di avere una chance per mettersi in mostra. E poi lavorare al Poggio degli Ulivi, che a breve diventerà il nostro fiore all’occhiello, rende il nostro lavoro ancor più gratificante». In futuro la ciliegina sulla torta potrebbe essere rappre-sentata dall’iscrizione del Pescara al Torneo di Viareggio, senza dubbio una vetrina prestigiosa per i giovani del cal-cio mondiale: «Ci abbiamo pensato, se in futuro qualcuno ci darà un supporto potremo far partecipare il Pescara ad una rassegna così ambita».

Marco SansoviniIl Capitano

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Marco Sansovini

Pio Gizzi

“Grazie Pescara, voglio darti di più”

Il Pescara che verrà

sia andato comunque, anche di fronte alle difficoltà, non ho mai perso nè la passione nè la voglia di fare al meglio delle mie possibilità quello che è diventato il mio mestiere. Sì, tanta ga-vetta, ma come penso sia capitato a gran parte dei calciatori. E, alla lunga, credo che tutto questo abbia pagato».

La Roma baby per partire, la Pro Sesto per cominciare a crederci e poi, finalmente, Pescara...«E questo senz’altro è stato il mio trampolino di lancio prima e il punto d’arrivo poi. Fantastica la stagione con Lerda, con i play off persi putroppo per quel punto di penalizzazione; la successiva parentesi di Grosseto servì soprattutto per con-fermarmi e per darmi anche maggior fiducia. Fu un esame importante visto che il presidente Camilli mi voleva cedere ancor prima che cominciasse il campionato. Dovevo andare al Taranto ma rifiutai proprio per la voglia di misurarmi per la prima volta col campionato di serie B; con Gustinetti trovai lo spazio che cercavo, segnai 15 gol e questo bastò per risve-gliare di nuovo l’interesse del Pescara, che nel frattempo era diventato solido e ambizioso grazie al cambiamento che c’era stato in società. Lasciavo la B che avevo appena scoperto ma ritrovavo un ambiente che avevo imparato ad amare e ad apprezzare, nella scelta c’entrò poco anche il lungo contrat-to che mi veniva offerto. Sapevo che avrei ritrovato affetto e calore e certo non mi sono sbagliato, ne ho avuto anzi con-ferma proprio nei momenti meno felici, quando non riuscivo ad esprimermi al meglio o addirittura mi andava tutto storto. Sì, qui mi sento a casa, sono sereno e vi garantisco che non è poco per chi fa questo mestiere».

Pescara, ovvero la stabilità, trovata anche grazie alla moglie Greta e alla piccola Annalisa che certo contribu-iscono non poco a mantenere serenità. In più sei in una squadra che gioca, diverte e ha dato una scossa a tutto l’ambiente: te l’aspettavi?«All’inizio no, sinceramente. Certo, ritenevo che ci fossero le premesse per far bene ma pensare che potessimo arrivare tanto in alto così in fretta non sembrava ipotizzabile. Strada facendo però, conoscendo i compagni e vedendo come lavo-rava il mister ho preso consapevolezza di quella che poteva essere la nostra forza. L’importante è crederci e continuare a lavorare così come abbiamo fatto finora, con costanza e determinazione. È la strada giusta, è quella che può darci le maggiori soddisfazioni».

Magari anche la convinzione che quel sogno che certo hai nel cassetto si possa alla fine trasformare in realtà. Parlia-mo, ovviamente di quella serie A che hai intravisto quan-do eri ragazzino ma dai bordi del campo e che resta l’uni-ca categoria che devi ancora scoprire da protagonista...«Certo che ci penso, ma è uno stimolo più che un’illusione, al momento del tutto fuori luogo. Penso che sarebbe il massimo raggiungerla in questa città, con questa maglia e a ddirittura con la fascia di capitano assieme a compagni che stimo. Per adesso però dobbiamo solo cercare di giocar bene di partita in partita, sarà il campo a dire se meritiamo le nostre ambizioni. Parola di capitano».

Il dirigente del settore giovanile tra presente e futuro: con Capuano e Verratti tanti biancazzurri in rampa di lancio grazie al Progetto Abruzzo, fair play e lealtà. Il campo una scuola di vita

Pio Gizzi “cura” il vivaio biancazzurro.Con lui, da sinistra, Loris Bocchetti, Marco Perrotta, Marco Capuano e Daniele Sciarra

Da Cinecittà all’Adriatico,finalmente capitano e primattore: Un lungo viaggio attraverso tutte le categorie sempre a caccia del gol

“Ero nella Primavera quando Zeman arrivò alla Roma. Il momento più brutto a Foggia quando mi infortunai, con la Pro Sesto le prime soddisfazioni.Mi manca solo la A, sarebbe il massimo arrivarci con questa maglia”

La carriera di Marco SansoviniMarco Sansovini è nato a Roma il 17 giugno del 1980. Inizia nelle giovanili della Roma. Ecco i numeri e le tappe della sua carriera

325 le partite disputate (Foggia, Esperia Viareggio, Torres Sassari, Tivoli, Pro Sesto, Grosseto, Manfredonia, Pescara).87 i gol segnati (8 col Viareggio, 3 con la Torres, 4 col Tivoli, 19 con la Pro Sesto, 3 col Manfredonia, 15 col Grosseto, 36 col Pescara).2 i campionati vinti (1 con la Pro Sesto, nella stagione 2004-2005 dalla C2 alla C1, 1 con il Pescara, nella stagione 2009-2010, dalla Prima divisione alla B). Quello in corso è il quarto campionato con la maglia biancazzurra112 le presenze con il Pescara (62 in C1 e Prima divisione, 50 in serie B)

I cannonieribiancazzurri 65 Federico GIAMPAOLO (1994-2005)

48 Ottavio PALLADINI (1992-2004)

47 Giuseppe RINALDI (1948-1955)

42 Mario TONTODONATI (1940-1955)

38 Bruno NOBILI (1974-1982)

36 Marco SANSOVINI (2007-2011)

34 Stefano REBONATO (1983-1987)

29 Emanuele CALAIò (2003-2005)

27 Rocco PAGANO (1985-1992)

25 Edi BIVI (1990-1994)

24 Vincenzo ZUCCHINI (1973-1979)

Foto Max Schiazza

di Antonio De Leonardis

Era un ragazzino quando vide per la prima volta da vicino Zdenek Zeman. Lui, Marco Sansovini, romano di Cinecittà, giocava con la Primavera giallorossa, assieme a Daniele Conti, De Vezze e Antonini, il boemo guidava la Roma di Totti e Di Francesco, Cafu, Balbo e Aldair. È da lì che comincia il nostro viaggio con il capitano bian-cazzurro, alla scoperta di emozioni, speranze, ambizioni e ricordi che, dopo una lunga gavetta, lo hanno portato a recitare un ruolo di primo piano in riva all’Adriatico.«Ero tifoso della Roma – ovviamente, vedere Zeman, per-

sonaggio di spicco soprattutto in quegli anni, alla guida della propria squadra del cuore era un sogno, qualcosa che ti dava una carica speciale anche solo a vedere la partita. Io, di tanto in tanto, avevo anche il privilegio di affronta-re in allenamento i titolari e, pur senza farsi mai eccessive illusioni, già questo bastava quanto meno per sognare in grande, come tifoso e come apprendista calciatore. In realtà, all’epoca, non era facile per un giovane bruciare le tappe: oggi sono tanti i Primavera che trovano spazio in serie B, mentre allora, se ti andava bene, cominciavi la tua carriera dalla C1».

E la sua lunga gavetta, che per dieci anni, prima di approdare a Pescara, lo ha portato in giro per l’Italia, è partita appunto da Foggia, proprio lì dove, qualche tempo prima, era nata Zemanlandia...«Fu per la verità un inizio traumatico visto che rimediai due brutti infortuni che mi tennero lontano dal campo per diversi mesi. Senz’altro il momento più brutto della mia carriera che, tra l’altro, doveva ancora cominciare. Persi in pratica due anni, visto che riuscii a disputare appena quattro partite; per fortuna passò anche quello, ripartii da Viareggio in C2, trovai subito un allenatore in gamba,

Massimiliano Maddalo-ni, che poi sarebbe stato vice di Ferrara alla Juve. Segnai 8 gol, che certo non erano pochi per un esordiente».

Da Viareggio a Sassari con la Torres, poi Tivoli e ancora Sardegna pri-ma di arrivare alla Pro Sesto, altra tappa deci-samente importante...«Sì, due stagioni che mi aiutarono a crescere e an-che a farmi apprezzare. Vincemmo il campionato di C2, l’anno dopo in C1 se-gnai 11 gol: credo che pro-prio quell’esperienza abbia segnato la prima svolta im-portante nella mia carriera. Alla Pro Sesto, tra l’altro, ero arrivato con il morale

sotto i tacchi dopo l’ultima esperienza con la Torres. L’allena-tore D’Adderio non mi vedeva proprio, spesso finivo in tribuna, visto che portava tutti in ritiro ad eccezione del sottoscritto. Per la prima volta, così, cominciai a vedere nero nel mio futuro. Con la Pro Sesto ritrovai invece l’occasione giusta, andai al Grosseto e mi trovai subito bene con Max Allegri. Ben presto però, con l’arrivo di Cuccureddu, fui costretto di nuovo a fare le valigie, direzione Manfredonia. A proposito di allenatori devo dire che, a parte la parentesi Sassari, ho avuto un ottimo rapporto con tutti: ricordo con piacere i due anni con Di Francesco, sto viven-do con entusiasmo questa esperienza con Zeman. E dovunque

di Giovanni Tontodonati

Di questi tempi è facile, quasi naturale, parlare di giova-ni stelle biancazzurre. Il Pescara di Zeman vola sulle ali dell’entusiasmo di ragazzi promettenti che l’allenatore boemo ama valorizzare. Da Totti a Nesta, da Signori a Ba-iano, da Di Biagio ad Hamsik. Pochi nomi per far capire a molti quanto Zeman abbia già espresso in questo ambi-to. Ora il compito di cavalcare l’onda giusta per sfondare nel mondo del calcio tocca ai piccoli delfini. Si sa, nelle società di livello medio piccolo, il settore giovanile rive-ste un ruolo strategico per consentire all’intera struttura di rimanere viva nel corso degli anni. Così accade anche nel sodalizio guidato da Giuseppe De Cecco che ambi-sce a potenziare la proprie capacità di ricerca continua di piccoli Capuano e Verratti, per citare soltanto i nomi più altisonanti. Il Consiglio di amministrazione della Pescara calcio vede Pio Gizzi ricoprire la carica di dirigente dele-gato al settore giovanile. Pescarese di nascita, sposato con Paola, Gizzi entra in società nel settembre del 2010. Pochi giorni dopo la sottoscrizione delle quote inizia a lavorare per la bella gioventù biancazzurra: «Appena sono entrato a far parte del sodalizio –afferma Pio Gizzi– ho richiesto ai soci di poter ricoprire questa carica perché amo stare con i ragazzi». Pio e Paola hanno due figli, Manuel e Davi-de, ma soltanto quest’ultimo gioca a calcio, nella forma-zione Berretti del Pescara: «Sì, Davide gioca a calcio ed ha grande passione, Manuel ha praticato il nuoto e del pal-lone non gliene importa nulla; ma non fa niente, ognuno è libero di seguire le proprie aspirazioni». Per il dirigente del Pescara l’impatto con il mondo del calcio è stato molto soddisfacente: «Ho trovato una struttura ben collaudata e persone con grande volontà, tecnici molto preparati, al contrario di quanto pensa qualcuno. Certamente il settore ha ampi margini di miglioramento. Dobbiamo puntare su una maggior collaborazione tra le varie categorie, dai più piccoli fino ad arrivare alla Primavera. È necessario che ci sia un filo conduttore omogeneo che accompagni la cre-scita dei nostri ragazzi». Gizzi indica con chiarezza la stra-da che dovrà essere perseguita in futuro per potenziare il settore giovanile e renderlo ancor più efficiente: «Il nostro obiettivo è quello di continuare a preparare i nostri gio-vani ad esordire in prima squadra e, magari, continuare a fornire elementi validi per le varie rappresentative nazio-nali. Le nostre squadre non devono lavorare con l’assillo di far risultato, quell’aspetto ci interessa relativamente.

L’importante è che crescano serenamente e pratichino lo sport che amano». Gizzi sottolinea questo ambito con particolare convinzione: «Quando ci siamo incontrati per il raduno, agli inizi di agosto, ho parlato con tutti gli al-lenatori e i responsabili delle varie selezioni ribadendo la nostra regola basilare: il fair play. Il nome Pescara non dovrà mai e poi mai essere associato a episodi di violenza, di reazioni in campo, di risse e quant’altro. I nostri tecnici insegnano i principi di lealtà, l’esperienza sul campo deve essere anche una scuola di vita». In ottica futura il Pescara sta pensando di potenziare la rete degli osservatori: «Stia-mo lavorando in questo senso. Tengo a precisare che una società come il Pescara non può ricercare le giovani pro-messe laddove sono già presenti emissari di società bla-sonate di A che investono fior di milioni. Noi dobbiamo essere abili a intravedere le qualità di qualche calciatore giocando d’anticipo, intervenendo prima dell’arrivo dei grandi club. Da tempo siamo a caccia di giovani promesse che possono essere ricercate non solo all’estero, ma anche all’interno del territorio regionale». La società ha messo su un’iniziativa, chiamata Progetto Abruzzo, che si sviluppa attraverso le affiliazioni dei club della regione: «Il proget-to Abruzzo –chiarisce Gizzi– va avanti spedito. Abbiamo trovato un’enorme disponibilità di squadre abruzzesi, ma anche di altre regioni, come Lazio e Molise, pronte a collaborare con la nostra società». A poco più di un anno dal suo ingresso in società Gizzi indica un momento par-ticolarmente emozionante: «Confesso di essermi quasi commosso in occasione dell’esordio in B di Loris Bacchetti contro l’Albinoleffe. L’ho visto prima della gara e so qua-le fosse il suo stato d’animo. Se l’è cavata egregiamente, tant’è che Zeman l’ha riproposto nelle due partite succes-sive. Dopo Capuano e Verratti, senza dimenticare Perrotta e altri, un’altra soddisfazione per il nostro staff. Anche Di Francesco non aveva timore a lanciare i ragazzi, ma noto che la presenza di Zeman rappresenta uno sprone per tut-ti i piccoli calciatori del Pescara che vedono la possibilità di avere una chance per mettersi in mostra. E poi lavorare al Poggio degli Ulivi, che a breve diventerà il nostro fiore all’occhiello, rende il nostro lavoro ancor più gratificante». In futuro la ciliegina sulla torta potrebbe essere rappre-sentata dall’iscrizione del Pescara al Torneo di Viareggio, senza dubbio una vetrina prestigiosa per i giovani del cal-cio mondiale: «Ci abbiamo pensato, se in futuro qualcuno ci darà un supporto potremo far partecipare il Pescara ad una rassegna così ambita».

Marco SansoviniIl Capitano

Speciale 2 PESCARA CALCIO

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Marco Sansovini

Pio Gizzi

“Grazie Pescara, voglio darti di più”

Il Pescara che verrà

sia andato comunque, anche di fronte alle difficoltà, non ho mai perso nè la passione nè la voglia di fare al meglio delle mie possibilità quello che è diventato il mio mestiere. Sì, tanta ga-vetta, ma come penso sia capitato a gran parte dei calciatori. E, alla lunga, credo che tutto questo abbia pagato».

La Roma baby per partire, la Pro Sesto per cominciare a crederci e poi, finalmente, Pescara...«E questo senz’altro è stato il mio trampolino di lancio prima e il punto d’arrivo poi. Fantastica la stagione con Lerda, con i play off persi putroppo per quel punto di penalizzazione; la successiva parentesi di Grosseto servì soprattutto per con-fermarmi e per darmi anche maggior fiducia. Fu un esame importante visto che il presidente Camilli mi voleva cedere ancor prima che cominciasse il campionato. Dovevo andare al Taranto ma rifiutai proprio per la voglia di misurarmi per la prima volta col campionato di serie B; con Gustinetti trovai lo spazio che cercavo, segnai 15 gol e questo bastò per risve-gliare di nuovo l’interesse del Pescara, che nel frattempo era diventato solido e ambizioso grazie al cambiamento che c’era stato in società. Lasciavo la B che avevo appena scoperto ma ritrovavo un ambiente che avevo imparato ad amare e ad apprezzare, nella scelta c’entrò poco anche il lungo contrat-to che mi veniva offerto. Sapevo che avrei ritrovato affetto e calore e certo non mi sono sbagliato, ne ho avuto anzi con-ferma proprio nei momenti meno felici, quando non riuscivo ad esprimermi al meglio o addirittura mi andava tutto storto. Sì, qui mi sento a casa, sono sereno e vi garantisco che non è poco per chi fa questo mestiere».

Pescara, ovvero la stabilità, trovata anche grazie alla moglie Greta e alla piccola Annalisa che certo contribu-iscono non poco a mantenere serenità. In più sei in una squadra che gioca, diverte e ha dato una scossa a tutto l’ambiente: te l’aspettavi?«All’inizio no, sinceramente. Certo, ritenevo che ci fossero le premesse per far bene ma pensare che potessimo arrivare tanto in alto così in fretta non sembrava ipotizzabile. Strada facendo però, conoscendo i compagni e vedendo come lavo-rava il mister ho preso consapevolezza di quella che poteva essere la nostra forza. L’importante è crederci e continuare a lavorare così come abbiamo fatto finora, con costanza e determinazione. È la strada giusta, è quella che può darci le maggiori soddisfazioni».

Magari anche la convinzione che quel sogno che certo hai nel cassetto si possa alla fine trasformare in realtà. Parlia-mo, ovviamente di quella serie A che hai intravisto quan-do eri ragazzino ma dai bordi del campo e che resta l’uni-ca categoria che devi ancora scoprire da protagonista...«Certo che ci penso, ma è uno stimolo più che un’illusione, al momento del tutto fuori luogo. Penso che sarebbe il massimo raggiungerla in questa città, con questa maglia e a ddirittura con la fascia di capitano assieme a compagni che stimo. Per adesso però dobbiamo solo cercare di giocar bene di partita in partita, sarà il campo a dire se meritiamo le nostre ambizioni. Parola di capitano».

Il dirigente del settore giovanile tra presente e futuro: con Capuano e Verratti tanti biancazzurri in rampa di lancio grazie al Progetto Abruzzo, fair play e lealtà. Il campo una scuola di vita

Pio Gizzi “cura” il vivaio biancazzurro.Con lui, da sinistra, Loris Bocchetti, Marco Perrotta, Marco Capuano e Daniele Sciarra

Da Cinecittà all’Adriatico,finalmente capitano e primattore: Un lungo viaggio attraverso tutte le categorie sempre a caccia del gol

“Ero nella Primavera quando Zeman arrivò alla Roma. Il momento più brutto a Foggia quando mi infortunai, con la Pro Sesto le prime soddisfazioni.Mi manca solo la A, sarebbe il massimo arrivarci con questa maglia”

La carriera di Marco SansoviniMarco Sansovini è nato a Roma il 17 giugno del 1980. Inizia nelle giovanili della Roma. Ecco i numeri e le tappe della sua carriera

325 le partite disputate (Foggia, Esperia Viareggio, Torres Sassari, Tivoli, Pro Sesto, Grosseto, Manfredonia, Pescara).87 i gol segnati (8 col Viareggio, 3 con la Torres, 4 col Tivoli, 19 con la Pro Sesto, 3 col Manfredonia, 15 col Grosseto, 36 col Pescara).2 i campionati vinti (1 con la Pro Sesto, nella stagione 2004-2005 dalla C2 alla C1, 1 con il Pescara, nella stagione 2009-2010, dalla Prima divisione alla B). Quello in corso è il quarto campionato con la maglia biancazzurra112 le presenze con il Pescara (62 in C1 e Prima divisione, 50 in serie B)

I cannonieribiancazzurri 65 Federico GIAMPAOLO (1994-2005)

48 Ottavio PALLADINI (1992-2004)

47 Giuseppe RINALDI (1948-1955)

42 Mario TONTODONATI (1940-1955)

38 Bruno NOBILI (1974-1982)

36 Marco SANSOVINI (2007-2011)

34 Stefano REBONATO (1983-1987)

29 Emanuele CALAIò (2003-2005)

27 Rocco PAGANO (1985-1992)

25 Edi BIVI (1990-1994)

24 Vincenzo ZUCCHINI (1973-1979)

Foto Max Schiazza

di Antonio De Leonardis

Era un ragazzino quando vide per la prima volta da vicino Zdenek Zeman. Lui, Marco Sansovini, romano di Cinecittà, giocava con la Primavera giallorossa, assieme a Daniele Conti, De Vezze e Antonini, il boemo guidava la Roma di Totti e Di Francesco, Cafu, Balbo e Aldair. È da lì che comincia il nostro viaggio con il capitano bian-cazzurro, alla scoperta di emozioni, speranze, ambizioni e ricordi che, dopo una lunga gavetta, lo hanno portato a recitare un ruolo di primo piano in riva all’Adriatico.«Ero tifoso della Roma – ovviamente, vedere Zeman, per-

sonaggio di spicco soprattutto in quegli anni, alla guida della propria squadra del cuore era un sogno, qualcosa che ti dava una carica speciale anche solo a vedere la partita. Io, di tanto in tanto, avevo anche il privilegio di affronta-re in allenamento i titolari e, pur senza farsi mai eccessive illusioni, già questo bastava quanto meno per sognare in grande, come tifoso e come apprendista calciatore. In realtà, all’epoca, non era facile per un giovane bruciare le tappe: oggi sono tanti i Primavera che trovano spazio in serie B, mentre allora, se ti andava bene, cominciavi la tua carriera dalla C1».

E la sua lunga gavetta, che per dieci anni, prima di approdare a Pescara, lo ha portato in giro per l’Italia, è partita appunto da Foggia, proprio lì dove, qualche tempo prima, era nata Zemanlandia...«Fu per la verità un inizio traumatico visto che rimediai due brutti infortuni che mi tennero lontano dal campo per diversi mesi. Senz’altro il momento più brutto della mia carriera che, tra l’altro, doveva ancora cominciare. Persi in pratica due anni, visto che riuscii a disputare appena quattro partite; per fortuna passò anche quello, ripartii da Viareggio in C2, trovai subito un allenatore in gamba,

Massimiliano Maddalo-ni, che poi sarebbe stato vice di Ferrara alla Juve. Segnai 8 gol, che certo non erano pochi per un esordiente».

Da Viareggio a Sassari con la Torres, poi Tivoli e ancora Sardegna pri-ma di arrivare alla Pro Sesto, altra tappa deci-samente importante...«Sì, due stagioni che mi aiutarono a crescere e an-che a farmi apprezzare. Vincemmo il campionato di C2, l’anno dopo in C1 se-gnai 11 gol: credo che pro-prio quell’esperienza abbia segnato la prima svolta im-portante nella mia carriera. Alla Pro Sesto, tra l’altro, ero arrivato con il morale

sotto i tacchi dopo l’ultima esperienza con la Torres. L’allena-tore D’Adderio non mi vedeva proprio, spesso finivo in tribuna, visto che portava tutti in ritiro ad eccezione del sottoscritto. Per la prima volta, così, cominciai a vedere nero nel mio futuro. Con la Pro Sesto ritrovai invece l’occasione giusta, andai al Grosseto e mi trovai subito bene con Max Allegri. Ben presto però, con l’arrivo di Cuccureddu, fui costretto di nuovo a fare le valigie, direzione Manfredonia. A proposito di allenatori devo dire che, a parte la parentesi Sassari, ho avuto un ottimo rapporto con tutti: ricordo con piacere i due anni con Di Francesco, sto viven-do con entusiasmo questa esperienza con Zeman. E dovunque

di Giovanni Tontodonati

Di questi tempi è facile, quasi naturale, parlare di giova-ni stelle biancazzurre. Il Pescara di Zeman vola sulle ali dell’entusiasmo di ragazzi promettenti che l’allenatore boemo ama valorizzare. Da Totti a Nesta, da Signori a Ba-iano, da Di Biagio ad Hamsik. Pochi nomi per far capire a molti quanto Zeman abbia già espresso in questo ambi-to. Ora il compito di cavalcare l’onda giusta per sfondare nel mondo del calcio tocca ai piccoli delfini. Si sa, nelle società di livello medio piccolo, il settore giovanile rive-ste un ruolo strategico per consentire all’intera struttura di rimanere viva nel corso degli anni. Così accade anche nel sodalizio guidato da Giuseppe De Cecco che ambi-sce a potenziare la proprie capacità di ricerca continua di piccoli Capuano e Verratti, per citare soltanto i nomi più altisonanti. Il Consiglio di amministrazione della Pescara calcio vede Pio Gizzi ricoprire la carica di dirigente dele-gato al settore giovanile. Pescarese di nascita, sposato con Paola, Gizzi entra in società nel settembre del 2010. Pochi giorni dopo la sottoscrizione delle quote inizia a lavorare per la bella gioventù biancazzurra: «Appena sono entrato a far parte del sodalizio –afferma Pio Gizzi– ho richiesto ai soci di poter ricoprire questa carica perché amo stare con i ragazzi». Pio e Paola hanno due figli, Manuel e Davi-de, ma soltanto quest’ultimo gioca a calcio, nella forma-zione Berretti del Pescara: «Sì, Davide gioca a calcio ed ha grande passione, Manuel ha praticato il nuoto e del pal-lone non gliene importa nulla; ma non fa niente, ognuno è libero di seguire le proprie aspirazioni». Per il dirigente del Pescara l’impatto con il mondo del calcio è stato molto soddisfacente: «Ho trovato una struttura ben collaudata e persone con grande volontà, tecnici molto preparati, al contrario di quanto pensa qualcuno. Certamente il settore ha ampi margini di miglioramento. Dobbiamo puntare su una maggior collaborazione tra le varie categorie, dai più piccoli fino ad arrivare alla Primavera. È necessario che ci sia un filo conduttore omogeneo che accompagni la cre-scita dei nostri ragazzi». Gizzi indica con chiarezza la stra-da che dovrà essere perseguita in futuro per potenziare il settore giovanile e renderlo ancor più efficiente: «Il nostro obiettivo è quello di continuare a preparare i nostri gio-vani ad esordire in prima squadra e, magari, continuare a fornire elementi validi per le varie rappresentative nazio-nali. Le nostre squadre non devono lavorare con l’assillo di far risultato, quell’aspetto ci interessa relativamente.

L’importante è che crescano serenamente e pratichino lo sport che amano». Gizzi sottolinea questo ambito con particolare convinzione: «Quando ci siamo incontrati per il raduno, agli inizi di agosto, ho parlato con tutti gli al-lenatori e i responsabili delle varie selezioni ribadendo la nostra regola basilare: il fair play. Il nome Pescara non dovrà mai e poi mai essere associato a episodi di violenza, di reazioni in campo, di risse e quant’altro. I nostri tecnici insegnano i principi di lealtà, l’esperienza sul campo deve essere anche una scuola di vita». In ottica futura il Pescara sta pensando di potenziare la rete degli osservatori: «Stia-mo lavorando in questo senso. Tengo a precisare che una società come il Pescara non può ricercare le giovani pro-messe laddove sono già presenti emissari di società bla-sonate di A che investono fior di milioni. Noi dobbiamo essere abili a intravedere le qualità di qualche calciatore giocando d’anticipo, intervenendo prima dell’arrivo dei grandi club. Da tempo siamo a caccia di giovani promesse che possono essere ricercate non solo all’estero, ma anche all’interno del territorio regionale». La società ha messo su un’iniziativa, chiamata Progetto Abruzzo, che si sviluppa attraverso le affiliazioni dei club della regione: «Il proget-to Abruzzo –chiarisce Gizzi– va avanti spedito. Abbiamo trovato un’enorme disponibilità di squadre abruzzesi, ma anche di altre regioni, come Lazio e Molise, pronte a collaborare con la nostra società». A poco più di un anno dal suo ingresso in società Gizzi indica un momento par-ticolarmente emozionante: «Confesso di essermi quasi commosso in occasione dell’esordio in B di Loris Bacchetti contro l’Albinoleffe. L’ho visto prima della gara e so qua-le fosse il suo stato d’animo. Se l’è cavata egregiamente, tant’è che Zeman l’ha riproposto nelle due partite succes-sive. Dopo Capuano e Verratti, senza dimenticare Perrotta e altri, un’altra soddisfazione per il nostro staff. Anche Di Francesco non aveva timore a lanciare i ragazzi, ma noto che la presenza di Zeman rappresenta uno sprone per tut-ti i piccoli calciatori del Pescara che vedono la possibilità di avere una chance per mettersi in mostra. E poi lavorare al Poggio degli Ulivi, che a breve diventerà il nostro fiore all’occhiello, rende il nostro lavoro ancor più gratificante». In futuro la ciliegina sulla torta potrebbe essere rappre-sentata dall’iscrizione del Pescara al Torneo di Viareggio, senza dubbio una vetrina prestigiosa per i giovani del cal-cio mondiale: «Ci abbiamo pensato, se in futuro qualcuno ci darà un supporto potremo far partecipare il Pescara ad una rassegna così ambita».

Marco SansoviniIl Capitano

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Marco Sansovini

Pio Gizzi

“Grazie Pescara, voglio darti di più”

Il Pescara che verrà

sia andato comunque, anche di fronte alle difficoltà, non ho mai perso nè la passione nè la voglia di fare al meglio delle mie possibilità quello che è diventato il mio mestiere. Sì, tanta ga-vetta, ma come penso sia capitato a gran parte dei calciatori. E, alla lunga, credo che tutto questo abbia pagato».

La Roma baby per partire, la Pro Sesto per cominciare a crederci e poi, finalmente, Pescara...«E questo senz’altro è stato il mio trampolino di lancio prima e il punto d’arrivo poi. Fantastica la stagione con Lerda, con i play off persi putroppo per quel punto di penalizzazione; la successiva parentesi di Grosseto servì soprattutto per con-fermarmi e per darmi anche maggior fiducia. Fu un esame importante visto che il presidente Camilli mi voleva cedere ancor prima che cominciasse il campionato. Dovevo andare al Taranto ma rifiutai proprio per la voglia di misurarmi per la prima volta col campionato di serie B; con Gustinetti trovai lo spazio che cercavo, segnai 15 gol e questo bastò per risve-gliare di nuovo l’interesse del Pescara, che nel frattempo era diventato solido e ambizioso grazie al cambiamento che c’era stato in società. Lasciavo la B che avevo appena scoperto ma ritrovavo un ambiente che avevo imparato ad amare e ad apprezzare, nella scelta c’entrò poco anche il lungo contrat-to che mi veniva offerto. Sapevo che avrei ritrovato affetto e calore e certo non mi sono sbagliato, ne ho avuto anzi con-ferma proprio nei momenti meno felici, quando non riuscivo ad esprimermi al meglio o addirittura mi andava tutto storto. Sì, qui mi sento a casa, sono sereno e vi garantisco che non è poco per chi fa questo mestiere».

Pescara, ovvero la stabilità, trovata anche grazie alla moglie Greta e alla piccola Annalisa che certo contribu-iscono non poco a mantenere serenità. In più sei in una squadra che gioca, diverte e ha dato una scossa a tutto l’ambiente: te l’aspettavi?«All’inizio no, sinceramente. Certo, ritenevo che ci fossero le premesse per far bene ma pensare che potessimo arrivare tanto in alto così in fretta non sembrava ipotizzabile. Strada facendo però, conoscendo i compagni e vedendo come lavo-rava il mister ho preso consapevolezza di quella che poteva essere la nostra forza. L’importante è crederci e continuare a lavorare così come abbiamo fatto finora, con costanza e determinazione. È la strada giusta, è quella che può darci le maggiori soddisfazioni».

Magari anche la convinzione che quel sogno che certo hai nel cassetto si possa alla fine trasformare in realtà. Parlia-mo, ovviamente di quella serie A che hai intravisto quan-do eri ragazzino ma dai bordi del campo e che resta l’uni-ca categoria che devi ancora scoprire da protagonista...«Certo che ci penso, ma è uno stimolo più che un’illusione, al momento del tutto fuori luogo. Penso che sarebbe il massimo raggiungerla in questa città, con questa maglia e a ddirittura con la fascia di capitano assieme a compagni che stimo. Per adesso però dobbiamo solo cercare di giocar bene di partita in partita, sarà il campo a dire se meritiamo le nostre ambizioni. Parola di capitano».

Il dirigente del settore giovanile tra presente e futuro: con Capuano e Verratti tanti biancazzurri in rampa di lancio grazie al Progetto Abruzzo, fair play e lealtà. Il campo una scuola di vita

Pio Gizzi “cura” il vivaio biancazzurro.Con lui, da sinistra, Loris Bocchetti, Marco Perrotta, Marco Capuano e Daniele Sciarra

Da Cinecittà all’Adriatico,finalmente capitano e primattore: Un lungo viaggio attraverso tutte le categorie sempre a caccia del gol

“Ero nella Primavera quando Zeman arrivò alla Roma. Il momento più brutto a Foggia quando mi infortunai, con la Pro Sesto le prime soddisfazioni.Mi manca solo la A, sarebbe il massimo arrivarci con questa maglia”

La carriera di Marco SansoviniMarco Sansovini è nato a Roma il 17 giugno del 1980. Inizia nelle giovanili della Roma. Ecco i numeri e le tappe della sua carriera

325 le partite disputate (Foggia, Esperia Viareggio, Torres Sassari, Tivoli, Pro Sesto, Grosseto, Manfredonia, Pescara).87 i gol segnati (8 col Viareggio, 3 con la Torres, 4 col Tivoli, 19 con la Pro Sesto, 3 col Manfredonia, 15 col Grosseto, 36 col Pescara).2 i campionati vinti (1 con la Pro Sesto, nella stagione 2004-2005 dalla C2 alla C1, 1 con il Pescara, nella stagione 2009-2010, dalla Prima divisione alla B). Quello in corso è il quarto campionato con la maglia biancazzurra112 le presenze con il Pescara (62 in C1 e Prima divisione, 50 in serie B)

I cannonieribiancazzurri 65 Federico GIAMPAOLO (1994-2005)

48 Ottavio PALLADINI (1992-2004)

47 Giuseppe RINALDI (1948-1955)

42 Mario TONTODONATI (1940-1955)

38 Bruno NOBILI (1974-1982)

36 Marco SANSOVINI (2007-2011)

34 Stefano REBONATO (1983-1987)

29 Emanuele CALAIò (2003-2005)

27 Rocco PAGANO (1985-1992)

25 Edi BIVI (1990-1994)

24 Vincenzo ZUCCHINI (1973-1979)

Foto Max Schiazza

di Antonio De Leonardis

Era un ragazzino quando vide per la prima volta da vicino Zdenek Zeman. Lui, Marco Sansovini, romano di Cinecittà, giocava con la Primavera giallorossa, assieme a Daniele Conti, De Vezze e Antonini, il boemo guidava la Roma di Totti e Di Francesco, Cafu, Balbo e Aldair. È da lì che comincia il nostro viaggio con il capitano bian-cazzurro, alla scoperta di emozioni, speranze, ambizioni e ricordi che, dopo una lunga gavetta, lo hanno portato a recitare un ruolo di primo piano in riva all’Adriatico.«Ero tifoso della Roma – ovviamente, vedere Zeman, per-

sonaggio di spicco soprattutto in quegli anni, alla guida della propria squadra del cuore era un sogno, qualcosa che ti dava una carica speciale anche solo a vedere la partita. Io, di tanto in tanto, avevo anche il privilegio di affronta-re in allenamento i titolari e, pur senza farsi mai eccessive illusioni, già questo bastava quanto meno per sognare in grande, come tifoso e come apprendista calciatore. In realtà, all’epoca, non era facile per un giovane bruciare le tappe: oggi sono tanti i Primavera che trovano spazio in serie B, mentre allora, se ti andava bene, cominciavi la tua carriera dalla C1».

E la sua lunga gavetta, che per dieci anni, prima di approdare a Pescara, lo ha portato in giro per l’Italia, è partita appunto da Foggia, proprio lì dove, qualche tempo prima, era nata Zemanlandia...«Fu per la verità un inizio traumatico visto che rimediai due brutti infortuni che mi tennero lontano dal campo per diversi mesi. Senz’altro il momento più brutto della mia carriera che, tra l’altro, doveva ancora cominciare. Persi in pratica due anni, visto che riuscii a disputare appena quattro partite; per fortuna passò anche quello, ripartii da Viareggio in C2, trovai subito un allenatore in gamba,

Massimiliano Maddalo-ni, che poi sarebbe stato vice di Ferrara alla Juve. Segnai 8 gol, che certo non erano pochi per un esordiente».

Da Viareggio a Sassari con la Torres, poi Tivoli e ancora Sardegna pri-ma di arrivare alla Pro Sesto, altra tappa deci-samente importante...«Sì, due stagioni che mi aiutarono a crescere e an-che a farmi apprezzare. Vincemmo il campionato di C2, l’anno dopo in C1 se-gnai 11 gol: credo che pro-prio quell’esperienza abbia segnato la prima svolta im-portante nella mia carriera. Alla Pro Sesto, tra l’altro, ero arrivato con il morale

sotto i tacchi dopo l’ultima esperienza con la Torres. L’allena-tore D’Adderio non mi vedeva proprio, spesso finivo in tribuna, visto che portava tutti in ritiro ad eccezione del sottoscritto. Per la prima volta, così, cominciai a vedere nero nel mio futuro. Con la Pro Sesto ritrovai invece l’occasione giusta, andai al Grosseto e mi trovai subito bene con Max Allegri. Ben presto però, con l’arrivo di Cuccureddu, fui costretto di nuovo a fare le valigie, direzione Manfredonia. A proposito di allenatori devo dire che, a parte la parentesi Sassari, ho avuto un ottimo rapporto con tutti: ricordo con piacere i due anni con Di Francesco, sto viven-do con entusiasmo questa esperienza con Zeman. E dovunque

di Giovanni Tontodonati

Di questi tempi è facile, quasi naturale, parlare di giova-ni stelle biancazzurre. Il Pescara di Zeman vola sulle ali dell’entusiasmo di ragazzi promettenti che l’allenatore boemo ama valorizzare. Da Totti a Nesta, da Signori a Ba-iano, da Di Biagio ad Hamsik. Pochi nomi per far capire a molti quanto Zeman abbia già espresso in questo ambi-to. Ora il compito di cavalcare l’onda giusta per sfondare nel mondo del calcio tocca ai piccoli delfini. Si sa, nelle società di livello medio piccolo, il settore giovanile rive-ste un ruolo strategico per consentire all’intera struttura di rimanere viva nel corso degli anni. Così accade anche nel sodalizio guidato da Giuseppe De Cecco che ambi-sce a potenziare la proprie capacità di ricerca continua di piccoli Capuano e Verratti, per citare soltanto i nomi più altisonanti. Il Consiglio di amministrazione della Pescara calcio vede Pio Gizzi ricoprire la carica di dirigente dele-gato al settore giovanile. Pescarese di nascita, sposato con Paola, Gizzi entra in società nel settembre del 2010. Pochi giorni dopo la sottoscrizione delle quote inizia a lavorare per la bella gioventù biancazzurra: «Appena sono entrato a far parte del sodalizio –afferma Pio Gizzi– ho richiesto ai soci di poter ricoprire questa carica perché amo stare con i ragazzi». Pio e Paola hanno due figli, Manuel e Davi-de, ma soltanto quest’ultimo gioca a calcio, nella forma-zione Berretti del Pescara: «Sì, Davide gioca a calcio ed ha grande passione, Manuel ha praticato il nuoto e del pal-lone non gliene importa nulla; ma non fa niente, ognuno è libero di seguire le proprie aspirazioni». Per il dirigente del Pescara l’impatto con il mondo del calcio è stato molto soddisfacente: «Ho trovato una struttura ben collaudata e persone con grande volontà, tecnici molto preparati, al contrario di quanto pensa qualcuno. Certamente il settore ha ampi margini di miglioramento. Dobbiamo puntare su una maggior collaborazione tra le varie categorie, dai più piccoli fino ad arrivare alla Primavera. È necessario che ci sia un filo conduttore omogeneo che accompagni la cre-scita dei nostri ragazzi». Gizzi indica con chiarezza la stra-da che dovrà essere perseguita in futuro per potenziare il settore giovanile e renderlo ancor più efficiente: «Il nostro obiettivo è quello di continuare a preparare i nostri gio-vani ad esordire in prima squadra e, magari, continuare a fornire elementi validi per le varie rappresentative nazio-nali. Le nostre squadre non devono lavorare con l’assillo di far risultato, quell’aspetto ci interessa relativamente.

L’importante è che crescano serenamente e pratichino lo sport che amano». Gizzi sottolinea questo ambito con particolare convinzione: «Quando ci siamo incontrati per il raduno, agli inizi di agosto, ho parlato con tutti gli al-lenatori e i responsabili delle varie selezioni ribadendo la nostra regola basilare: il fair play. Il nome Pescara non dovrà mai e poi mai essere associato a episodi di violenza, di reazioni in campo, di risse e quant’altro. I nostri tecnici insegnano i principi di lealtà, l’esperienza sul campo deve essere anche una scuola di vita». In ottica futura il Pescara sta pensando di potenziare la rete degli osservatori: «Stia-mo lavorando in questo senso. Tengo a precisare che una società come il Pescara non può ricercare le giovani pro-messe laddove sono già presenti emissari di società bla-sonate di A che investono fior di milioni. Noi dobbiamo essere abili a intravedere le qualità di qualche calciatore giocando d’anticipo, intervenendo prima dell’arrivo dei grandi club. Da tempo siamo a caccia di giovani promesse che possono essere ricercate non solo all’estero, ma anche all’interno del territorio regionale». La società ha messo su un’iniziativa, chiamata Progetto Abruzzo, che si sviluppa attraverso le affiliazioni dei club della regione: «Il proget-to Abruzzo –chiarisce Gizzi– va avanti spedito. Abbiamo trovato un’enorme disponibilità di squadre abruzzesi, ma anche di altre regioni, come Lazio e Molise, pronte a collaborare con la nostra società». A poco più di un anno dal suo ingresso in società Gizzi indica un momento par-ticolarmente emozionante: «Confesso di essermi quasi commosso in occasione dell’esordio in B di Loris Bacchetti contro l’Albinoleffe. L’ho visto prima della gara e so qua-le fosse il suo stato d’animo. Se l’è cavata egregiamente, tant’è che Zeman l’ha riproposto nelle due partite succes-sive. Dopo Capuano e Verratti, senza dimenticare Perrotta e altri, un’altra soddisfazione per il nostro staff. Anche Di Francesco non aveva timore a lanciare i ragazzi, ma noto che la presenza di Zeman rappresenta uno sprone per tut-ti i piccoli calciatori del Pescara che vedono la possibilità di avere una chance per mettersi in mostra. E poi lavorare al Poggio degli Ulivi, che a breve diventerà il nostro fiore all’occhiello, rende il nostro lavoro ancor più gratificante». In futuro la ciliegina sulla torta potrebbe essere rappre-sentata dall’iscrizione del Pescara al Torneo di Viareggio, senza dubbio una vetrina prestigiosa per i giovani del cal-cio mondiale: «Ci abbiamo pensato, se in futuro qualcuno ci darà un supporto potremo far partecipare il Pescara ad una rassegna così ambita».

Marco SansoviniIl Capitano

Speciale 2 PESCARA CALCIO

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Marco Sansovini

Pio Gizzi

“Grazie Pescara, voglio darti di più”

Il Pescara che verrà

sia andato comunque, anche di fronte alle difficoltà, non ho mai perso nè la passione nè la voglia di fare al meglio delle mie possibilità quello che è diventato il mio mestiere. Sì, tanta ga-vetta, ma come penso sia capitato a gran parte dei calciatori. E, alla lunga, credo che tutto questo abbia pagato».

La Roma baby per partire, la Pro Sesto per cominciare a crederci e poi, finalmente, Pescara...«E questo senz’altro è stato il mio trampolino di lancio prima e il punto d’arrivo poi. Fantastica la stagione con Lerda, con i play off persi putroppo per quel punto di penalizzazione; la successiva parentesi di Grosseto servì soprattutto per con-fermarmi e per darmi anche maggior fiducia. Fu un esame importante visto che il presidente Camilli mi voleva cedere ancor prima che cominciasse il campionato. Dovevo andare al Taranto ma rifiutai proprio per la voglia di misurarmi per la prima volta col campionato di serie B; con Gustinetti trovai lo spazio che cercavo, segnai 15 gol e questo bastò per risve-gliare di nuovo l’interesse del Pescara, che nel frattempo era diventato solido e ambizioso grazie al cambiamento che c’era stato in società. Lasciavo la B che avevo appena scoperto ma ritrovavo un ambiente che avevo imparato ad amare e ad apprezzare, nella scelta c’entrò poco anche il lungo contrat-to che mi veniva offerto. Sapevo che avrei ritrovato affetto e calore e certo non mi sono sbagliato, ne ho avuto anzi con-ferma proprio nei momenti meno felici, quando non riuscivo ad esprimermi al meglio o addirittura mi andava tutto storto. Sì, qui mi sento a casa, sono sereno e vi garantisco che non è poco per chi fa questo mestiere».

Pescara, ovvero la stabilità, trovata anche grazie alla moglie Greta e alla piccola Annalisa che certo contribu-iscono non poco a mantenere serenità. In più sei in una squadra che gioca, diverte e ha dato una scossa a tutto l’ambiente: te l’aspettavi?«All’inizio no, sinceramente. Certo, ritenevo che ci fossero le premesse per far bene ma pensare che potessimo arrivare tanto in alto così in fretta non sembrava ipotizzabile. Strada facendo però, conoscendo i compagni e vedendo come lavo-rava il mister ho preso consapevolezza di quella che poteva essere la nostra forza. L’importante è crederci e continuare a lavorare così come abbiamo fatto finora, con costanza e determinazione. È la strada giusta, è quella che può darci le maggiori soddisfazioni».

Magari anche la convinzione che quel sogno che certo hai nel cassetto si possa alla fine trasformare in realtà. Parlia-mo, ovviamente di quella serie A che hai intravisto quan-do eri ragazzino ma dai bordi del campo e che resta l’uni-ca categoria che devi ancora scoprire da protagonista...«Certo che ci penso, ma è uno stimolo più che un’illusione, al momento del tutto fuori luogo. Penso che sarebbe il massimo raggiungerla in questa città, con questa maglia e a ddirittura con la fascia di capitano assieme a compagni che stimo. Per adesso però dobbiamo solo cercare di giocar bene di partita in partita, sarà il campo a dire se meritiamo le nostre ambizioni. Parola di capitano».

Il dirigente del settore giovanile tra presente e futuro: con Capuano e Verratti tanti biancazzurri in rampa di lancio grazie al Progetto Abruzzo, fair play e lealtà. Il campo una scuola di vita

Pio Gizzi “cura” il vivaio biancazzurro.Con lui, da sinistra, Loris Bocchetti, Marco Perrotta, Marco Capuano e Daniele Sciarra

Da Cinecittà all’Adriatico,finalmente capitano e primattore: Un lungo viaggio attraverso tutte le categorie sempre a caccia del gol

“Ero nella Primavera quando Zeman arrivò alla Roma. Il momento più brutto a Foggia quando mi infortunai, con la Pro Sesto le prime soddisfazioni.Mi manca solo la A, sarebbe il massimo arrivarci con questa maglia”

La carriera di Marco SansoviniMarco Sansovini è nato a Roma il 17 giugno del 1980. Inizia nelle giovanili della Roma. Ecco i numeri e le tappe della sua carriera

325 le partite disputate (Foggia, Esperia Viareggio, Torres Sassari, Tivoli, Pro Sesto, Grosseto, Manfredonia, Pescara).87 i gol segnati (8 col Viareggio, 3 con la Torres, 4 col Tivoli, 19 con la Pro Sesto, 3 col Manfredonia, 15 col Grosseto, 36 col Pescara).2 i campionati vinti (1 con la Pro Sesto, nella stagione 2004-2005 dalla C2 alla C1, 1 con il Pescara, nella stagione 2009-2010, dalla Prima divisione alla B). Quello in corso è il quarto campionato con la maglia biancazzurra112 le presenze con il Pescara (62 in C1 e Prima divisione, 50 in serie B)

I cannonieribiancazzurri 65 Federico GIAMPAOLO (1994-2005)

48 Ottavio PALLADINI (1992-2004)

47 Giuseppe RINALDI (1948-1955)

42 Mario TONTODONATI (1940-1955)

38 Bruno NOBILI (1974-1982)

36 Marco SANSOVINI (2007-2011)

34 Stefano REBONATO (1983-1987)

29 Emanuele CALAIò (2003-2005)

27 Rocco PAGANO (1985-1992)

25 Edi BIVI (1990-1994)

24 Vincenzo ZUCCHINI (1973-1979)

Foto Max Schiazza

di Antonio De Leonardis

Era un ragazzino quando vide per la prima volta da vicino Zdenek Zeman. Lui, Marco Sansovini, romano di Cinecittà, giocava con la Primavera giallorossa, assieme a Daniele Conti, De Vezze e Antonini, il boemo guidava la Roma di Totti e Di Francesco, Cafu, Balbo e Aldair. È da lì che comincia il nostro viaggio con il capitano bian-cazzurro, alla scoperta di emozioni, speranze, ambizioni e ricordi che, dopo una lunga gavetta, lo hanno portato a recitare un ruolo di primo piano in riva all’Adriatico.«Ero tifoso della Roma – ovviamente, vedere Zeman, per-

sonaggio di spicco soprattutto in quegli anni, alla guida della propria squadra del cuore era un sogno, qualcosa che ti dava una carica speciale anche solo a vedere la partita. Io, di tanto in tanto, avevo anche il privilegio di affronta-re in allenamento i titolari e, pur senza farsi mai eccessive illusioni, già questo bastava quanto meno per sognare in grande, come tifoso e come apprendista calciatore. In realtà, all’epoca, non era facile per un giovane bruciare le tappe: oggi sono tanti i Primavera che trovano spazio in serie B, mentre allora, se ti andava bene, cominciavi la tua carriera dalla C1».

E la sua lunga gavetta, che per dieci anni, prima di approdare a Pescara, lo ha portato in giro per l’Italia, è partita appunto da Foggia, proprio lì dove, qualche tempo prima, era nata Zemanlandia...«Fu per la verità un inizio traumatico visto che rimediai due brutti infortuni che mi tennero lontano dal campo per diversi mesi. Senz’altro il momento più brutto della mia carriera che, tra l’altro, doveva ancora cominciare. Persi in pratica due anni, visto che riuscii a disputare appena quattro partite; per fortuna passò anche quello, ripartii da Viareggio in C2, trovai subito un allenatore in gamba,

Massimiliano Maddalo-ni, che poi sarebbe stato vice di Ferrara alla Juve. Segnai 8 gol, che certo non erano pochi per un esordiente».

Da Viareggio a Sassari con la Torres, poi Tivoli e ancora Sardegna pri-ma di arrivare alla Pro Sesto, altra tappa deci-samente importante...«Sì, due stagioni che mi aiutarono a crescere e an-che a farmi apprezzare. Vincemmo il campionato di C2, l’anno dopo in C1 se-gnai 11 gol: credo che pro-prio quell’esperienza abbia segnato la prima svolta im-portante nella mia carriera. Alla Pro Sesto, tra l’altro, ero arrivato con il morale

sotto i tacchi dopo l’ultima esperienza con la Torres. L’allena-tore D’Adderio non mi vedeva proprio, spesso finivo in tribuna, visto che portava tutti in ritiro ad eccezione del sottoscritto. Per la prima volta, così, cominciai a vedere nero nel mio futuro. Con la Pro Sesto ritrovai invece l’occasione giusta, andai al Grosseto e mi trovai subito bene con Max Allegri. Ben presto però, con l’arrivo di Cuccureddu, fui costretto di nuovo a fare le valigie, direzione Manfredonia. A proposito di allenatori devo dire che, a parte la parentesi Sassari, ho avuto un ottimo rapporto con tutti: ricordo con piacere i due anni con Di Francesco, sto viven-do con entusiasmo questa esperienza con Zeman. E dovunque

di Giovanni Tontodonati

Di questi tempi è facile, quasi naturale, parlare di giova-ni stelle biancazzurre. Il Pescara di Zeman vola sulle ali dell’entusiasmo di ragazzi promettenti che l’allenatore boemo ama valorizzare. Da Totti a Nesta, da Signori a Ba-iano, da Di Biagio ad Hamsik. Pochi nomi per far capire a molti quanto Zeman abbia già espresso in questo ambi-to. Ora il compito di cavalcare l’onda giusta per sfondare nel mondo del calcio tocca ai piccoli delfini. Si sa, nelle società di livello medio piccolo, il settore giovanile rive-ste un ruolo strategico per consentire all’intera struttura di rimanere viva nel corso degli anni. Così accade anche nel sodalizio guidato da Giuseppe De Cecco che ambi-sce a potenziare la proprie capacità di ricerca continua di piccoli Capuano e Verratti, per citare soltanto i nomi più altisonanti. Il Consiglio di amministrazione della Pescara calcio vede Pio Gizzi ricoprire la carica di dirigente dele-gato al settore giovanile. Pescarese di nascita, sposato con Paola, Gizzi entra in società nel settembre del 2010. Pochi giorni dopo la sottoscrizione delle quote inizia a lavorare per la bella gioventù biancazzurra: «Appena sono entrato a far parte del sodalizio –afferma Pio Gizzi– ho richiesto ai soci di poter ricoprire questa carica perché amo stare con i ragazzi». Pio e Paola hanno due figli, Manuel e Davi-de, ma soltanto quest’ultimo gioca a calcio, nella forma-zione Berretti del Pescara: «Sì, Davide gioca a calcio ed ha grande passione, Manuel ha praticato il nuoto e del pal-lone non gliene importa nulla; ma non fa niente, ognuno è libero di seguire le proprie aspirazioni». Per il dirigente del Pescara l’impatto con il mondo del calcio è stato molto soddisfacente: «Ho trovato una struttura ben collaudata e persone con grande volontà, tecnici molto preparati, al contrario di quanto pensa qualcuno. Certamente il settore ha ampi margini di miglioramento. Dobbiamo puntare su una maggior collaborazione tra le varie categorie, dai più piccoli fino ad arrivare alla Primavera. È necessario che ci sia un filo conduttore omogeneo che accompagni la cre-scita dei nostri ragazzi». Gizzi indica con chiarezza la stra-da che dovrà essere perseguita in futuro per potenziare il settore giovanile e renderlo ancor più efficiente: «Il nostro obiettivo è quello di continuare a preparare i nostri gio-vani ad esordire in prima squadra e, magari, continuare a fornire elementi validi per le varie rappresentative nazio-nali. Le nostre squadre non devono lavorare con l’assillo di far risultato, quell’aspetto ci interessa relativamente.

L’importante è che crescano serenamente e pratichino lo sport che amano». Gizzi sottolinea questo ambito con particolare convinzione: «Quando ci siamo incontrati per il raduno, agli inizi di agosto, ho parlato con tutti gli al-lenatori e i responsabili delle varie selezioni ribadendo la nostra regola basilare: il fair play. Il nome Pescara non dovrà mai e poi mai essere associato a episodi di violenza, di reazioni in campo, di risse e quant’altro. I nostri tecnici insegnano i principi di lealtà, l’esperienza sul campo deve essere anche una scuola di vita». In ottica futura il Pescara sta pensando di potenziare la rete degli osservatori: «Stia-mo lavorando in questo senso. Tengo a precisare che una società come il Pescara non può ricercare le giovani pro-messe laddove sono già presenti emissari di società bla-sonate di A che investono fior di milioni. Noi dobbiamo essere abili a intravedere le qualità di qualche calciatore giocando d’anticipo, intervenendo prima dell’arrivo dei grandi club. Da tempo siamo a caccia di giovani promesse che possono essere ricercate non solo all’estero, ma anche all’interno del territorio regionale». La società ha messo su un’iniziativa, chiamata Progetto Abruzzo, che si sviluppa attraverso le affiliazioni dei club della regione: «Il proget-to Abruzzo –chiarisce Gizzi– va avanti spedito. Abbiamo trovato un’enorme disponibilità di squadre abruzzesi, ma anche di altre regioni, come Lazio e Molise, pronte a collaborare con la nostra società». A poco più di un anno dal suo ingresso in società Gizzi indica un momento par-ticolarmente emozionante: «Confesso di essermi quasi commosso in occasione dell’esordio in B di Loris Bacchetti contro l’Albinoleffe. L’ho visto prima della gara e so qua-le fosse il suo stato d’animo. Se l’è cavata egregiamente, tant’è che Zeman l’ha riproposto nelle due partite succes-sive. Dopo Capuano e Verratti, senza dimenticare Perrotta e altri, un’altra soddisfazione per il nostro staff. Anche Di Francesco non aveva timore a lanciare i ragazzi, ma noto che la presenza di Zeman rappresenta uno sprone per tut-ti i piccoli calciatori del Pescara che vedono la possibilità di avere una chance per mettersi in mostra. E poi lavorare al Poggio degli Ulivi, che a breve diventerà il nostro fiore all’occhiello, rende il nostro lavoro ancor più gratificante». In futuro la ciliegina sulla torta potrebbe essere rappre-sentata dall’iscrizione del Pescara al Torneo di Viareggio, senza dubbio una vetrina prestigiosa per i giovani del cal-cio mondiale: «Ci abbiamo pensato, se in futuro qualcuno ci darà un supporto potremo far partecipare il Pescara ad una rassegna così ambita».

Marco SansoviniIl Capitano

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Marco Sansovini

Pio Gizzi

“Grazie Pescara, voglio darti di più”

Il Pescara che verrà

sia andato comunque, anche di fronte alle difficoltà, non ho mai perso nè la passione nè la voglia di fare al meglio delle mie possibilità quello che è diventato il mio mestiere. Sì, tanta ga-vetta, ma come penso sia capitato a gran parte dei calciatori. E, alla lunga, credo che tutto questo abbia pagato».

La Roma baby per partire, la Pro Sesto per cominciare a crederci e poi, finalmente, Pescara...«E questo senz’altro è stato il mio trampolino di lancio prima e il punto d’arrivo poi. Fantastica la stagione con Lerda, con i play off persi putroppo per quel punto di penalizzazione; la successiva parentesi di Grosseto servì soprattutto per con-fermarmi e per darmi anche maggior fiducia. Fu un esame importante visto che il presidente Camilli mi voleva cedere ancor prima che cominciasse il campionato. Dovevo andare al Taranto ma rifiutai proprio per la voglia di misurarmi per la prima volta col campionato di serie B; con Gustinetti trovai lo spazio che cercavo, segnai 15 gol e questo bastò per risve-gliare di nuovo l’interesse del Pescara, che nel frattempo era diventato solido e ambizioso grazie al cambiamento che c’era stato in società. Lasciavo la B che avevo appena scoperto ma ritrovavo un ambiente che avevo imparato ad amare e ad apprezzare, nella scelta c’entrò poco anche il lungo contrat-to che mi veniva offerto. Sapevo che avrei ritrovato affetto e calore e certo non mi sono sbagliato, ne ho avuto anzi con-ferma proprio nei momenti meno felici, quando non riuscivo ad esprimermi al meglio o addirittura mi andava tutto storto. Sì, qui mi sento a casa, sono sereno e vi garantisco che non è poco per chi fa questo mestiere».

Pescara, ovvero la stabilità, trovata anche grazie alla moglie Greta e alla piccola Annalisa che certo contribu-iscono non poco a mantenere serenità. In più sei in una squadra che gioca, diverte e ha dato una scossa a tutto l’ambiente: te l’aspettavi?«All’inizio no, sinceramente. Certo, ritenevo che ci fossero le premesse per far bene ma pensare che potessimo arrivare tanto in alto così in fretta non sembrava ipotizzabile. Strada facendo però, conoscendo i compagni e vedendo come lavo-rava il mister ho preso consapevolezza di quella che poteva essere la nostra forza. L’importante è crederci e continuare a lavorare così come abbiamo fatto finora, con costanza e determinazione. È la strada giusta, è quella che può darci le maggiori soddisfazioni».

Magari anche la convinzione che quel sogno che certo hai nel cassetto si possa alla fine trasformare in realtà. Parlia-mo, ovviamente di quella serie A che hai intravisto quan-do eri ragazzino ma dai bordi del campo e che resta l’uni-ca categoria che devi ancora scoprire da protagonista...«Certo che ci penso, ma è uno stimolo più che un’illusione, al momento del tutto fuori luogo. Penso che sarebbe il massimo raggiungerla in questa città, con questa maglia e a ddirittura con la fascia di capitano assieme a compagni che stimo. Per adesso però dobbiamo solo cercare di giocar bene di partita in partita, sarà il campo a dire se meritiamo le nostre ambizioni. Parola di capitano».

Il dirigente del settore giovanile tra presente e futuro: con Capuano e Verratti tanti biancazzurri in rampa di lancio grazie al Progetto Abruzzo, fair play e lealtà. Il campo una scuola di vita

Pio Gizzi “cura” il vivaio biancazzurro.Con lui, da sinistra, Loris Bocchetti, Marco Perrotta, Marco Capuano e Daniele Sciarra

Da Cinecittà all’Adriatico,finalmente capitano e primattore: Un lungo viaggio attraverso tutte le categorie sempre a caccia del gol

“Ero nella Primavera quando Zeman arrivò alla Roma. Il momento più brutto a Foggia quando mi infortunai, con la Pro Sesto le prime soddisfazioni.Mi manca solo la A, sarebbe il massimo arrivarci con questa maglia”

La carriera di Marco SansoviniMarco Sansovini è nato a Roma il 17 giugno del 1980. Inizia nelle giovanili della Roma. Ecco i numeri e le tappe della sua carriera

325 le partite disputate (Foggia, Esperia Viareggio, Torres Sassari, Tivoli, Pro Sesto, Grosseto, Manfredonia, Pescara).87 i gol segnati (8 col Viareggio, 3 con la Torres, 4 col Tivoli, 19 con la Pro Sesto, 3 col Manfredonia, 15 col Grosseto, 36 col Pescara).2 i campionati vinti (1 con la Pro Sesto, nella stagione 2004-2005 dalla C2 alla C1, 1 con il Pescara, nella stagione 2009-2010, dalla Prima divisione alla B). Quello in corso è il quarto campionato con la maglia biancazzurra112 le presenze con il Pescara (62 in C1 e Prima divisione, 50 in serie B)

I cannonieribiancazzurri 65 Federico GIAMPAOLO (1994-2005)

48 Ottavio PALLADINI (1992-2004)

47 Giuseppe RINALDI (1948-1955)

42 Mario TONTODONATI (1940-1955)

38 Bruno NOBILI (1974-1982)

36 Marco SANSOVINI (2007-2011)

34 Stefano REBONATO (1983-1987)

29 Emanuele CALAIò (2003-2005)

27 Rocco PAGANO (1985-1992)

25 Edi BIVI (1990-1994)

24 Vincenzo ZUCCHINI (1973-1979)

Foto Max Schiazza

di Antonio De Leonardis

Era un ragazzino quando vide per la prima volta da vicino Zdenek Zeman. Lui, Marco Sansovini, romano di Cinecittà, giocava con la Primavera giallorossa, assieme a Daniele Conti, De Vezze e Antonini, il boemo guidava la Roma di Totti e Di Francesco, Cafu, Balbo e Aldair. È da lì che comincia il nostro viaggio con il capitano bian-cazzurro, alla scoperta di emozioni, speranze, ambizioni e ricordi che, dopo una lunga gavetta, lo hanno portato a recitare un ruolo di primo piano in riva all’Adriatico.«Ero tifoso della Roma – ovviamente, vedere Zeman, per-

sonaggio di spicco soprattutto in quegli anni, alla guida della propria squadra del cuore era un sogno, qualcosa che ti dava una carica speciale anche solo a vedere la partita. Io, di tanto in tanto, avevo anche il privilegio di affronta-re in allenamento i titolari e, pur senza farsi mai eccessive illusioni, già questo bastava quanto meno per sognare in grande, come tifoso e come apprendista calciatore. In realtà, all’epoca, non era facile per un giovane bruciare le tappe: oggi sono tanti i Primavera che trovano spazio in serie B, mentre allora, se ti andava bene, cominciavi la tua carriera dalla C1».

E la sua lunga gavetta, che per dieci anni, prima di approdare a Pescara, lo ha portato in giro per l’Italia, è partita appunto da Foggia, proprio lì dove, qualche tempo prima, era nata Zemanlandia...«Fu per la verità un inizio traumatico visto che rimediai due brutti infortuni che mi tennero lontano dal campo per diversi mesi. Senz’altro il momento più brutto della mia carriera che, tra l’altro, doveva ancora cominciare. Persi in pratica due anni, visto che riuscii a disputare appena quattro partite; per fortuna passò anche quello, ripartii da Viareggio in C2, trovai subito un allenatore in gamba,

Massimiliano Maddalo-ni, che poi sarebbe stato vice di Ferrara alla Juve. Segnai 8 gol, che certo non erano pochi per un esordiente».

Da Viareggio a Sassari con la Torres, poi Tivoli e ancora Sardegna pri-ma di arrivare alla Pro Sesto, altra tappa deci-samente importante...«Sì, due stagioni che mi aiutarono a crescere e an-che a farmi apprezzare. Vincemmo il campionato di C2, l’anno dopo in C1 se-gnai 11 gol: credo che pro-prio quell’esperienza abbia segnato la prima svolta im-portante nella mia carriera. Alla Pro Sesto, tra l’altro, ero arrivato con il morale

sotto i tacchi dopo l’ultima esperienza con la Torres. L’allena-tore D’Adderio non mi vedeva proprio, spesso finivo in tribuna, visto che portava tutti in ritiro ad eccezione del sottoscritto. Per la prima volta, così, cominciai a vedere nero nel mio futuro. Con la Pro Sesto ritrovai invece l’occasione giusta, andai al Grosseto e mi trovai subito bene con Max Allegri. Ben presto però, con l’arrivo di Cuccureddu, fui costretto di nuovo a fare le valigie, direzione Manfredonia. A proposito di allenatori devo dire che, a parte la parentesi Sassari, ho avuto un ottimo rapporto con tutti: ricordo con piacere i due anni con Di Francesco, sto viven-do con entusiasmo questa esperienza con Zeman. E dovunque

di Giovanni Tontodonati

Di questi tempi è facile, quasi naturale, parlare di giova-ni stelle biancazzurre. Il Pescara di Zeman vola sulle ali dell’entusiasmo di ragazzi promettenti che l’allenatore boemo ama valorizzare. Da Totti a Nesta, da Signori a Ba-iano, da Di Biagio ad Hamsik. Pochi nomi per far capire a molti quanto Zeman abbia già espresso in questo ambi-to. Ora il compito di cavalcare l’onda giusta per sfondare nel mondo del calcio tocca ai piccoli delfini. Si sa, nelle società di livello medio piccolo, il settore giovanile rive-ste un ruolo strategico per consentire all’intera struttura di rimanere viva nel corso degli anni. Così accade anche nel sodalizio guidato da Giuseppe De Cecco che ambi-sce a potenziare la proprie capacità di ricerca continua di piccoli Capuano e Verratti, per citare soltanto i nomi più altisonanti. Il Consiglio di amministrazione della Pescara calcio vede Pio Gizzi ricoprire la carica di dirigente dele-gato al settore giovanile. Pescarese di nascita, sposato con Paola, Gizzi entra in società nel settembre del 2010. Pochi giorni dopo la sottoscrizione delle quote inizia a lavorare per la bella gioventù biancazzurra: «Appena sono entrato a far parte del sodalizio –afferma Pio Gizzi– ho richiesto ai soci di poter ricoprire questa carica perché amo stare con i ragazzi». Pio e Paola hanno due figli, Manuel e Davi-de, ma soltanto quest’ultimo gioca a calcio, nella forma-zione Berretti del Pescara: «Sì, Davide gioca a calcio ed ha grande passione, Manuel ha praticato il nuoto e del pal-lone non gliene importa nulla; ma non fa niente, ognuno è libero di seguire le proprie aspirazioni». Per il dirigente del Pescara l’impatto con il mondo del calcio è stato molto soddisfacente: «Ho trovato una struttura ben collaudata e persone con grande volontà, tecnici molto preparati, al contrario di quanto pensa qualcuno. Certamente il settore ha ampi margini di miglioramento. Dobbiamo puntare su una maggior collaborazione tra le varie categorie, dai più piccoli fino ad arrivare alla Primavera. È necessario che ci sia un filo conduttore omogeneo che accompagni la cre-scita dei nostri ragazzi». Gizzi indica con chiarezza la stra-da che dovrà essere perseguita in futuro per potenziare il settore giovanile e renderlo ancor più efficiente: «Il nostro obiettivo è quello di continuare a preparare i nostri gio-vani ad esordire in prima squadra e, magari, continuare a fornire elementi validi per le varie rappresentative nazio-nali. Le nostre squadre non devono lavorare con l’assillo di far risultato, quell’aspetto ci interessa relativamente.

L’importante è che crescano serenamente e pratichino lo sport che amano». Gizzi sottolinea questo ambito con particolare convinzione: «Quando ci siamo incontrati per il raduno, agli inizi di agosto, ho parlato con tutti gli al-lenatori e i responsabili delle varie selezioni ribadendo la nostra regola basilare: il fair play. Il nome Pescara non dovrà mai e poi mai essere associato a episodi di violenza, di reazioni in campo, di risse e quant’altro. I nostri tecnici insegnano i principi di lealtà, l’esperienza sul campo deve essere anche una scuola di vita». In ottica futura il Pescara sta pensando di potenziare la rete degli osservatori: «Stia-mo lavorando in questo senso. Tengo a precisare che una società come il Pescara non può ricercare le giovani pro-messe laddove sono già presenti emissari di società bla-sonate di A che investono fior di milioni. Noi dobbiamo essere abili a intravedere le qualità di qualche calciatore giocando d’anticipo, intervenendo prima dell’arrivo dei grandi club. Da tempo siamo a caccia di giovani promesse che possono essere ricercate non solo all’estero, ma anche all’interno del territorio regionale». La società ha messo su un’iniziativa, chiamata Progetto Abruzzo, che si sviluppa attraverso le affiliazioni dei club della regione: «Il proget-to Abruzzo –chiarisce Gizzi– va avanti spedito. Abbiamo trovato un’enorme disponibilità di squadre abruzzesi, ma anche di altre regioni, come Lazio e Molise, pronte a collaborare con la nostra società». A poco più di un anno dal suo ingresso in società Gizzi indica un momento par-ticolarmente emozionante: «Confesso di essermi quasi commosso in occasione dell’esordio in B di Loris Bacchetti contro l’Albinoleffe. L’ho visto prima della gara e so qua-le fosse il suo stato d’animo. Se l’è cavata egregiamente, tant’è che Zeman l’ha riproposto nelle due partite succes-sive. Dopo Capuano e Verratti, senza dimenticare Perrotta e altri, un’altra soddisfazione per il nostro staff. Anche Di Francesco non aveva timore a lanciare i ragazzi, ma noto che la presenza di Zeman rappresenta uno sprone per tut-ti i piccoli calciatori del Pescara che vedono la possibilità di avere una chance per mettersi in mostra. E poi lavorare al Poggio degli Ulivi, che a breve diventerà il nostro fiore all’occhiello, rende il nostro lavoro ancor più gratificante». In futuro la ciliegina sulla torta potrebbe essere rappre-sentata dall’iscrizione del Pescara al Torneo di Viareggio, senza dubbio una vetrina prestigiosa per i giovani del cal-cio mondiale: «Ci abbiamo pensato, se in futuro qualcuno ci darà un supporto potremo far partecipare il Pescara ad una rassegna così ambita».

Marco SansoviniIl Capitano

Speciale 2 PESCARA CALCIO

Supplem

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arella • Aut. Tribunale di P

escara n° 12/87 del 25/11/87 • € 1,0

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Marco Sansovini

Pio Gizzi

“Grazie Pescara, voglio darti di più”

Il Pescara che verrà

sia andato comunque, anche di fronte alle difficoltà, non ho mai perso nè la passione nè la voglia di fare al meglio delle mie possibilità quello che è diventato il mio mestiere. Sì, tanta ga-vetta, ma come penso sia capitato a gran parte dei calciatori. E, alla lunga, credo che tutto questo abbia pagato».

La Roma baby per partire, la Pro Sesto per cominciare a crederci e poi, finalmente, Pescara...«E questo senz’altro è stato il mio trampolino di lancio prima e il punto d’arrivo poi. Fantastica la stagione con Lerda, con i play off persi putroppo per quel punto di penalizzazione; la successiva parentesi di Grosseto servì soprattutto per con-fermarmi e per darmi anche maggior fiducia. Fu un esame importante visto che il presidente Camilli mi voleva cedere ancor prima che cominciasse il campionato. Dovevo andare al Taranto ma rifiutai proprio per la voglia di misurarmi per la prima volta col campionato di serie B; con Gustinetti trovai lo spazio che cercavo, segnai 15 gol e questo bastò per risve-gliare di nuovo l’interesse del Pescara, che nel frattempo era diventato solido e ambizioso grazie al cambiamento che c’era stato in società. Lasciavo la B che avevo appena scoperto ma ritrovavo un ambiente che avevo imparato ad amare e ad apprezzare, nella scelta c’entrò poco anche il lungo contrat-to che mi veniva offerto. Sapevo che avrei ritrovato affetto e calore e certo non mi sono sbagliato, ne ho avuto anzi con-ferma proprio nei momenti meno felici, quando non riuscivo ad esprimermi al meglio o addirittura mi andava tutto storto. Sì, qui mi sento a casa, sono sereno e vi garantisco che non è poco per chi fa questo mestiere».

Pescara, ovvero la stabilità, trovata anche grazie alla moglie Greta e alla piccola Annalisa che certo contribu-iscono non poco a mantenere serenità. In più sei in una squadra che gioca, diverte e ha dato una scossa a tutto l’ambiente: te l’aspettavi?«All’inizio no, sinceramente. Certo, ritenevo che ci fossero le premesse per far bene ma pensare che potessimo arrivare tanto in alto così in fretta non sembrava ipotizzabile. Strada facendo però, conoscendo i compagni e vedendo come lavo-rava il mister ho preso consapevolezza di quella che poteva essere la nostra forza. L’importante è crederci e continuare a lavorare così come abbiamo fatto finora, con costanza e determinazione. È la strada giusta, è quella che può darci le maggiori soddisfazioni».

Magari anche la convinzione che quel sogno che certo hai nel cassetto si possa alla fine trasformare in realtà. Parlia-mo, ovviamente di quella serie A che hai intravisto quan-do eri ragazzino ma dai bordi del campo e che resta l’uni-ca categoria che devi ancora scoprire da protagonista...«Certo che ci penso, ma è uno stimolo più che un’illusione, al momento del tutto fuori luogo. Penso che sarebbe il massimo raggiungerla in questa città, con questa maglia e a ddirittura con la fascia di capitano assieme a compagni che stimo. Per adesso però dobbiamo solo cercare di giocar bene di partita in partita, sarà il campo a dire se meritiamo le nostre ambizioni. Parola di capitano».

Il dirigente del settore giovanile tra presente e futuro: con Capuano e Verratti tanti biancazzurri in rampa di lancio grazie al Progetto Abruzzo, fair play e lealtà. Il campo una scuola di vita

Pio Gizzi “cura” il vivaio biancazzurro.Con lui, da sinistra, Loris Bocchetti, Marco Perrotta, Marco Capuano e Daniele Sciarra

Da Cinecittà all’Adriatico,finalmente capitano e primattore: Un lungo viaggio attraverso tutte le categorie sempre a caccia del gol

“Ero nella Primavera quando Zeman arrivò alla Roma. Il momento più brutto a Foggia quando mi infortunai, con la Pro Sesto le prime soddisfazioni.Mi manca solo la A, sarebbe il massimo arrivarci con questa maglia”

La carriera di Marco SansoviniMarco Sansovini è nato a Roma il 17 giugno del 1980. Inizia nelle giovanili della Roma. Ecco i numeri e le tappe della sua carriera

325 le partite disputate (Foggia, Esperia Viareggio, Torres Sassari, Tivoli, Pro Sesto, Grosseto, Manfredonia, Pescara).87 i gol segnati (8 col Viareggio, 3 con la Torres, 4 col Tivoli, 19 con la Pro Sesto, 3 col Manfredonia, 15 col Grosseto, 36 col Pescara).2 i campionati vinti (1 con la Pro Sesto, nella stagione 2004-2005 dalla C2 alla C1, 1 con il Pescara, nella stagione 2009-2010, dalla Prima divisione alla B). Quello in corso è il quarto campionato con la maglia biancazzurra112 le presenze con il Pescara (62 in C1 e Prima divisione, 50 in serie B)

I cannonieribiancazzurri 65 Federico GIAMPAOLO (1994-2005)

48 Ottavio PALLADINI (1992-2004)

47 Giuseppe RINALDI (1948-1955)

42 Mario TONTODONATI (1940-1955)

38 Bruno NOBILI (1974-1982)

36 Marco SANSOVINI (2007-2011)

34 Stefano REBONATO (1983-1987)

29 Emanuele CALAIò (2003-2005)

27 Rocco PAGANO (1985-1992)

25 Edi BIVI (1990-1994)

24 Vincenzo ZUCCHINI (1973-1979)

Foto Max Schiazza

di Antonio De Leonardis

Era un ragazzino quando vide per la prima volta da vicino Zdenek Zeman. Lui, Marco Sansovini, romano di Cinecittà, giocava con la Primavera giallorossa, assieme a Daniele Conti, De Vezze e Antonini, il boemo guidava la Roma di Totti e Di Francesco, Cafu, Balbo e Aldair. È da lì che comincia il nostro viaggio con il capitano bian-cazzurro, alla scoperta di emozioni, speranze, ambizioni e ricordi che, dopo una lunga gavetta, lo hanno portato a recitare un ruolo di primo piano in riva all’Adriatico.«Ero tifoso della Roma – ovviamente, vedere Zeman, per-

sonaggio di spicco soprattutto in quegli anni, alla guida della propria squadra del cuore era un sogno, qualcosa che ti dava una carica speciale anche solo a vedere la partita. Io, di tanto in tanto, avevo anche il privilegio di affronta-re in allenamento i titolari e, pur senza farsi mai eccessive illusioni, già questo bastava quanto meno per sognare in grande, come tifoso e come apprendista calciatore. In realtà, all’epoca, non era facile per un giovane bruciare le tappe: oggi sono tanti i Primavera che trovano spazio in serie B, mentre allora, se ti andava bene, cominciavi la tua carriera dalla C1».

E la sua lunga gavetta, che per dieci anni, prima di approdare a Pescara, lo ha portato in giro per l’Italia, è partita appunto da Foggia, proprio lì dove, qualche tempo prima, era nata Zemanlandia...«Fu per la verità un inizio traumatico visto che rimediai due brutti infortuni che mi tennero lontano dal campo per diversi mesi. Senz’altro il momento più brutto della mia carriera che, tra l’altro, doveva ancora cominciare. Persi in pratica due anni, visto che riuscii a disputare appena quattro partite; per fortuna passò anche quello, ripartii da Viareggio in C2, trovai subito un allenatore in gamba,

Massimiliano Maddalo-ni, che poi sarebbe stato vice di Ferrara alla Juve. Segnai 8 gol, che certo non erano pochi per un esordiente».

Da Viareggio a Sassari con la Torres, poi Tivoli e ancora Sardegna pri-ma di arrivare alla Pro Sesto, altra tappa deci-samente importante...«Sì, due stagioni che mi aiutarono a crescere e an-che a farmi apprezzare. Vincemmo il campionato di C2, l’anno dopo in C1 se-gnai 11 gol: credo che pro-prio quell’esperienza abbia segnato la prima svolta im-portante nella mia carriera. Alla Pro Sesto, tra l’altro, ero arrivato con il morale

sotto i tacchi dopo l’ultima esperienza con la Torres. L’allena-tore D’Adderio non mi vedeva proprio, spesso finivo in tribuna, visto che portava tutti in ritiro ad eccezione del sottoscritto. Per la prima volta, così, cominciai a vedere nero nel mio futuro. Con la Pro Sesto ritrovai invece l’occasione giusta, andai al Grosseto e mi trovai subito bene con Max Allegri. Ben presto però, con l’arrivo di Cuccureddu, fui costretto di nuovo a fare le valigie, direzione Manfredonia. A proposito di allenatori devo dire che, a parte la parentesi Sassari, ho avuto un ottimo rapporto con tutti: ricordo con piacere i due anni con Di Francesco, sto viven-do con entusiasmo questa esperienza con Zeman. E dovunque

di Giovanni Tontodonati

Di questi tempi è facile, quasi naturale, parlare di giova-ni stelle biancazzurre. Il Pescara di Zeman vola sulle ali dell’entusiasmo di ragazzi promettenti che l’allenatore boemo ama valorizzare. Da Totti a Nesta, da Signori a Ba-iano, da Di Biagio ad Hamsik. Pochi nomi per far capire a molti quanto Zeman abbia già espresso in questo ambi-to. Ora il compito di cavalcare l’onda giusta per sfondare nel mondo del calcio tocca ai piccoli delfini. Si sa, nelle società di livello medio piccolo, il settore giovanile rive-ste un ruolo strategico per consentire all’intera struttura di rimanere viva nel corso degli anni. Così accade anche nel sodalizio guidato da Giuseppe De Cecco che ambi-sce a potenziare la proprie capacità di ricerca continua di piccoli Capuano e Verratti, per citare soltanto i nomi più altisonanti. Il Consiglio di amministrazione della Pescara calcio vede Pio Gizzi ricoprire la carica di dirigente dele-gato al settore giovanile. Pescarese di nascita, sposato con Paola, Gizzi entra in società nel settembre del 2010. Pochi giorni dopo la sottoscrizione delle quote inizia a lavorare per la bella gioventù biancazzurra: «Appena sono entrato a far parte del sodalizio –afferma Pio Gizzi– ho richiesto ai soci di poter ricoprire questa carica perché amo stare con i ragazzi». Pio e Paola hanno due figli, Manuel e Davi-de, ma soltanto quest’ultimo gioca a calcio, nella forma-zione Berretti del Pescara: «Sì, Davide gioca a calcio ed ha grande passione, Manuel ha praticato il nuoto e del pal-lone non gliene importa nulla; ma non fa niente, ognuno è libero di seguire le proprie aspirazioni». Per il dirigente del Pescara l’impatto con il mondo del calcio è stato molto soddisfacente: «Ho trovato una struttura ben collaudata e persone con grande volontà, tecnici molto preparati, al contrario di quanto pensa qualcuno. Certamente il settore ha ampi margini di miglioramento. Dobbiamo puntare su una maggior collaborazione tra le varie categorie, dai più piccoli fino ad arrivare alla Primavera. È necessario che ci sia un filo conduttore omogeneo che accompagni la cre-scita dei nostri ragazzi». Gizzi indica con chiarezza la stra-da che dovrà essere perseguita in futuro per potenziare il settore giovanile e renderlo ancor più efficiente: «Il nostro obiettivo è quello di continuare a preparare i nostri gio-vani ad esordire in prima squadra e, magari, continuare a fornire elementi validi per le varie rappresentative nazio-nali. Le nostre squadre non devono lavorare con l’assillo di far risultato, quell’aspetto ci interessa relativamente.

L’importante è che crescano serenamente e pratichino lo sport che amano». Gizzi sottolinea questo ambito con particolare convinzione: «Quando ci siamo incontrati per il raduno, agli inizi di agosto, ho parlato con tutti gli al-lenatori e i responsabili delle varie selezioni ribadendo la nostra regola basilare: il fair play. Il nome Pescara non dovrà mai e poi mai essere associato a episodi di violenza, di reazioni in campo, di risse e quant’altro. I nostri tecnici insegnano i principi di lealtà, l’esperienza sul campo deve essere anche una scuola di vita». In ottica futura il Pescara sta pensando di potenziare la rete degli osservatori: «Stia-mo lavorando in questo senso. Tengo a precisare che una società come il Pescara non può ricercare le giovani pro-messe laddove sono già presenti emissari di società bla-sonate di A che investono fior di milioni. Noi dobbiamo essere abili a intravedere le qualità di qualche calciatore giocando d’anticipo, intervenendo prima dell’arrivo dei grandi club. Da tempo siamo a caccia di giovani promesse che possono essere ricercate non solo all’estero, ma anche all’interno del territorio regionale». La società ha messo su un’iniziativa, chiamata Progetto Abruzzo, che si sviluppa attraverso le affiliazioni dei club della regione: «Il proget-to Abruzzo –chiarisce Gizzi– va avanti spedito. Abbiamo trovato un’enorme disponibilità di squadre abruzzesi, ma anche di altre regioni, come Lazio e Molise, pronte a collaborare con la nostra società». A poco più di un anno dal suo ingresso in società Gizzi indica un momento par-ticolarmente emozionante: «Confesso di essermi quasi commosso in occasione dell’esordio in B di Loris Bacchetti contro l’Albinoleffe. L’ho visto prima della gara e so qua-le fosse il suo stato d’animo. Se l’è cavata egregiamente, tant’è che Zeman l’ha riproposto nelle due partite succes-sive. Dopo Capuano e Verratti, senza dimenticare Perrotta e altri, un’altra soddisfazione per il nostro staff. Anche Di Francesco non aveva timore a lanciare i ragazzi, ma noto che la presenza di Zeman rappresenta uno sprone per tut-ti i piccoli calciatori del Pescara che vedono la possibilità di avere una chance per mettersi in mostra. E poi lavorare al Poggio degli Ulivi, che a breve diventerà il nostro fiore all’occhiello, rende il nostro lavoro ancor più gratificante». In futuro la ciliegina sulla torta potrebbe essere rappre-sentata dall’iscrizione del Pescara al Torneo di Viareggio, senza dubbio una vetrina prestigiosa per i giovani del cal-cio mondiale: «Ci abbiamo pensato, se in futuro qualcuno ci darà un supporto potremo far partecipare il Pescara ad una rassegna così ambita».

Marco SansoviniIl Capitano

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Marco Sansovini

Pio Gizzi

“Grazie Pescara, voglio darti di più”

Il Pescara che verrà

sia andato comunque, anche di fronte alle difficoltà, non ho mai perso nè la passione nè la voglia di fare al meglio delle mie possibilità quello che è diventato il mio mestiere. Sì, tanta ga-vetta, ma come penso sia capitato a gran parte dei calciatori. E, alla lunga, credo che tutto questo abbia pagato».

La Roma baby per partire, la Pro Sesto per cominciare a crederci e poi, finalmente, Pescara...«E questo senz’altro è stato il mio trampolino di lancio prima e il punto d’arrivo poi. Fantastica la stagione con Lerda, con i play off persi putroppo per quel punto di penalizzazione; la successiva parentesi di Grosseto servì soprattutto per con-fermarmi e per darmi anche maggior fiducia. Fu un esame importante visto che il presidente Camilli mi voleva cedere ancor prima che cominciasse il campionato. Dovevo andare al Taranto ma rifiutai proprio per la voglia di misurarmi per la prima volta col campionato di serie B; con Gustinetti trovai lo spazio che cercavo, segnai 15 gol e questo bastò per risve-gliare di nuovo l’interesse del Pescara, che nel frattempo era diventato solido e ambizioso grazie al cambiamento che c’era stato in società. Lasciavo la B che avevo appena scoperto ma ritrovavo un ambiente che avevo imparato ad amare e ad apprezzare, nella scelta c’entrò poco anche il lungo contrat-to che mi veniva offerto. Sapevo che avrei ritrovato affetto e calore e certo non mi sono sbagliato, ne ho avuto anzi con-ferma proprio nei momenti meno felici, quando non riuscivo ad esprimermi al meglio o addirittura mi andava tutto storto. Sì, qui mi sento a casa, sono sereno e vi garantisco che non è poco per chi fa questo mestiere».

Pescara, ovvero la stabilità, trovata anche grazie alla moglie Greta e alla piccola Annalisa che certo contribu-iscono non poco a mantenere serenità. In più sei in una squadra che gioca, diverte e ha dato una scossa a tutto l’ambiente: te l’aspettavi?«All’inizio no, sinceramente. Certo, ritenevo che ci fossero le premesse per far bene ma pensare che potessimo arrivare tanto in alto così in fretta non sembrava ipotizzabile. Strada facendo però, conoscendo i compagni e vedendo come lavo-rava il mister ho preso consapevolezza di quella che poteva essere la nostra forza. L’importante è crederci e continuare a lavorare così come abbiamo fatto finora, con costanza e determinazione. È la strada giusta, è quella che può darci le maggiori soddisfazioni».

Magari anche la convinzione che quel sogno che certo hai nel cassetto si possa alla fine trasformare in realtà. Parlia-mo, ovviamente di quella serie A che hai intravisto quan-do eri ragazzino ma dai bordi del campo e che resta l’uni-ca categoria che devi ancora scoprire da protagonista...«Certo che ci penso, ma è uno stimolo più che un’illusione, al momento del tutto fuori luogo. Penso che sarebbe il massimo raggiungerla in questa città, con questa maglia e a ddirittura con la fascia di capitano assieme a compagni che stimo. Per adesso però dobbiamo solo cercare di giocar bene di partita in partita, sarà il campo a dire se meritiamo le nostre ambizioni. Parola di capitano».

Il dirigente del settore giovanile tra presente e futuro: con Capuano e Verratti tanti biancazzurri in rampa di lancio grazie al Progetto Abruzzo, fair play e lealtà. Il campo una scuola di vita

Pio Gizzi “cura” il vivaio biancazzurro.Con lui, da sinistra, Loris Bocchetti, Marco Perrotta, Marco Capuano e Daniele Sciarra

Da Cinecittà all’Adriatico,finalmente capitano e primattore: Un lungo viaggio attraverso tutte le categorie sempre a caccia del gol

“Ero nella Primavera quando Zeman arrivò alla Roma. Il momento più brutto a Foggia quando mi infortunai, con la Pro Sesto le prime soddisfazioni.Mi manca solo la A, sarebbe il massimo arrivarci con questa maglia”

La carriera di Marco SansoviniMarco Sansovini è nato a Roma il 17 giugno del 1980. Inizia nelle giovanili della Roma. Ecco i numeri e le tappe della sua carriera

325 le partite disputate (Foggia, Esperia Viareggio, Torres Sassari, Tivoli, Pro Sesto, Grosseto, Manfredonia, Pescara).87 i gol segnati (8 col Viareggio, 3 con la Torres, 4 col Tivoli, 19 con la Pro Sesto, 3 col Manfredonia, 15 col Grosseto, 36 col Pescara).2 i campionati vinti (1 con la Pro Sesto, nella stagione 2004-2005 dalla C2 alla C1, 1 con il Pescara, nella stagione 2009-2010, dalla Prima divisione alla B). Quello in corso è il quarto campionato con la maglia biancazzurra112 le presenze con il Pescara (62 in C1 e Prima divisione, 50 in serie B)

I cannonieribiancazzurri 65 Federico GIAMPAOLO (1994-2005)

48 Ottavio PALLADINI (1992-2004)

47 Giuseppe RINALDI (1948-1955)

42 Mario TONTODONATI (1940-1955)

38 Bruno NOBILI (1974-1982)

36 Marco SANSOVINI (2007-2011)

34 Stefano REBONATO (1983-1987)

29 Emanuele CALAIò (2003-2005)

27 Rocco PAGANO (1985-1992)

25 Edi BIVI (1990-1994)

24 Vincenzo ZUCCHINI (1973-1979)

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