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Vanzulli Laura
INTERVISTA AD UNA GRANDE FIGURA DI SCIENZIATO CHE HA LAVORATO SULLO SVILUPPO DEL CONCETTO DI NUMERO
NEI BAMBINI
Jean PiagetMatematica elementare da un punto di vista
superiore 1Prof. Lariccia Giovanni
BREVI CENNI BIOGRAFICI
Jean Piaget (9 agosto 1896 –16 settembre 1980) è stato uno psicologo e pedagogista
svizzero. È considerato il fondatore dell'epistemologia genetica, ovvero dello studio sperimentale delle strutture e dei processi cognitivi legati alla costruzione
della conoscenza nel corso dello sviluppo.
Intervistiamolo per capire meglio i suoi studi condotti sullo sviluppo cognitivo nel bambino.
INTERVISTA
Buongiorno Dott. Piaget, la mia intervista ha come obiettivo quello di conoscere
meglio i suoi studi riguardanti lo sviluppo del concetto di numero nel bambino,
però prima di imbatterci in questo intricato discorso, potrebbe darci
qualche breve notizia concernente la sua formazione? Quali sono stati i suoi studi?
Dopo aver frequentato l'università di Zurigo, nel corso del quale ho sviluppato un forte interesse per la psicoanalisi, ho lasciato la Svizzera per trasferirmi in Francia. Lì ho
trascorso un anno lavorando presso l'École de la Rue de la Grange-aux-Belles, un istituto per ragazzi creato da Binet. In
seguito, ho condotto una serie di interviste finalizzate alla
standardizzazione dei test di Binet, e sono rimasto progressivamente affascinato dai processi di pensiero che parevano guidare
le risposte; pertanto, nei due anni successivi ho svolto i miei primi studi
sperimentali sull'età evolutiva.
Come arrivano i bambini all’acquisizione del numero? Ci potrebbe dare un’
illustrazione in merito ai 4 stadi dello sviluppo cognitivo dai lei elaborati?
Prima di tutto, come ben saprà, tale suddivisione degli stadi dello sviluppo cognitivo corrisponde a quattro periodi
fondamentali comuni a tutti gli individui, che si susseguono sempre nello stesso
ordine.
Si parte da uno stadio senso-motorio (0/2 anni), durante il quale il bambino utilizza i sensi e le
abilità motorie per esplorare e relazionarsi con ciò che lo circonda evolvendo
gradualmente dall’egocentrismo radicale (ambiente esterno e proprio corpo sono un tutt’uno) all’inizio della rappresentazione
dell’oggetto e della simbolizzazione, passando attraverso periodi intermedi di
utilizzazione di schemi di azione sempre più complessi.
Lo stadio successivo, pre-operatorio (2-7 anni) è caratterizzato da un egocentrismo
intellettuale, secondo il quale il bambino si rappresenta alle cose solo dal proprio punto
di vista.
Il terzo è quello delle operazioni concrete (7-11 anni) in cui il bambino utilizza operazioni logiche nella soluzione di problemi. Il bambino non solo usa simboli, ma è in grado anche di manipolarli in modo logico. È proprio in questo stadio che il
bambino acquisisce, all’incirca 6-7 anni, la capacità di conservazione delle quantità
numeriche, delle lunghezze e dei volumi. Per conservazione intendo la capacità di astrarsi da
indizi superficiali quali la forma o la densità dello spazio occupato dagli
oggetti di più insiemi per stabilire relazioni di confronto di tipo quantitativo. In questo stadio
un bambino è in grado di coordinare la percezione del cambio di forma con il giudizio ragionato che la quantità permane sempre la
stessa.
Infine vi è lo stadio delle operazioni formali (12 anni in poi) in cui il bambino riesce a formulare pensieri astratti: si tratta del pensiero ipotetico dove il bambino non ha bisogno di tenere l’oggetto davanti a sé, ma può ragionare in termini ipotetici.
Se i bambini nascono con la “capacità innata di contare”, perché impiegano
circa sei anni, dai due agli otto anni, per potersene servire in modo pieno?
Perché, a mio parere, il raggiungimento di una concezione matura di numero
presuppone una serie di prerequisiti, tra cui l’acquisizione logiche come la
conservazione, la classificazione, la seriazione, che come le ho spiegato
precedentemente compaiono appunto a quell’età.
Potrebbe descriverci un esperimento da Lei condotto in merito a quanto ha
appena affermato?
Si dispongono delle monete o delle biglie su due file uguali e parallele, il bambino si rende
conto che il numero degli elementi è lo stesso in entrambe le file; poi si distanziano gli
elementi di una sola fila chiedendo al bambino se i due insiemi sono ancora uguali. Si
presentano in primo luogo al soggetto due recipienti cilindrici delle stesse dimensioni
contenenti la medesima quantità di liquido, l’uguaglianza delle quantità si percepisce dall’uguaglianza di livello, poi si versa il
contenuto di un recipiente in uno di differenti dimensioni (ad esempio più largo)
sottoponendo il liquido a diverse deformazioni ponendo il problema della conservazione sotto la forma di una domanda di uguaglianza o di
non uguaglianza.
Perché è così importante l’acquisizione della conservazione della quanità?
Perché la conservazione costituisce una condizione necessaria per qualsiasi
attività razionale, e in particolare per il pensiero aritmetico.
Qual è il rapporto che intercorre fra la conservazione e l’apprendimento della
matematica?
Il rapporto è esemplificabile in tre punti:1. Perché la capacità di contare consiste
nel percepire che il numero resta invariato qualsiasi sia la disposizione
(irrilevanza dell’ordine);2. Perché il bambino deve saper
individuare una corrispondenza biunivoca tra più insiemi;
3. Perché il saper confrontare due quantità presuppone la nozione dell’unità.
Pertanto se, da parte del bambino, non vi è l’acquisizione di una non vi è nemmeno
l’apprendimento dell’altra.
Dott. Piaget, nel corso della nostra interivsta, Lei ha più volte sottolineato come i bambini possiedono “capacità
matematiche”, ma nello specifico cosa s’intende per contare?
Quali abilità e processi si celano?
Dunque, Signorina, la procedura del contare esige il possesso contemporaneo
di più abilità:1. Conoscere i nomi dei numerali in ordine
esatto (frequenza verbale numerica);2. Saper toccare (o indicare o guardare)
ciascun elemento di un insieme una ed una sola volta (o numerazione non
numerica);3. Saper coordinare in un’attività motoria
le due precedenti abilità.
Di conseguenza il bambino inizia ad imparare dapprima i numeri e
successivamente riesce a individuare la struttura che gli permette di costruire la
sequenza dei numeri; in seguito organizza lo spazio percettivo, esplorandolo in
maniera sistematica, senza omissioni o ripetizioni.
Infine, il bambino manifesta lacoordinazione dell’azione del prendere in
considerazione gli oggetti (toccandoli, guardandoli) con quella di esprimere verbalmente la sequenza numerica in
modo da far corrispondere ad ogni numero pronunciato un oggetto individuato.
Per concludere la nostra intervista e in base alla sua esperienza, perché spesso gli studenti non riescono ad affrontare la
matematica, i numeri con serenità e voglia di giocare?
Io credo sia solo una questione di pregiudizio nei confronti di questa
disciplina, poiché, da sempre, è sempre stata considerata un po’ ostica da parte degli studenti in quanto materia molto
complessa e molto vasta.
La ringrazio per la Sua disponibilità e gentilezza, ma soprattutto per avermi
concesso l’onore di intervistarla.
E’ stato un piacere Signorina e le faccio un “in bocca al lupo” per i suoi studi.
Arrivederci!