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Vangadizza *** don Romeo Cecchetto *** Spigolature - n° 3 - Circolo NOI di Vangadizza Pro Manuscripto 20 Novembre 2011

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Vangadizza

*** don Romeo Cecchetto ***

Spigolature

- n° 3 -

Circolo NOI di Vangadizza

Pro Manuscripto

20 Novembre 2011

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FESTA DEL RINGRAZIAMENTO

SOLENNITA’ di CRISTO RE

Saper dire "grazie”...

è riconoscere i doni ricevuti;

è aprirsi con fiducia alla Divina Provvidenza ;

è vivere da amministratori saggi;

è rivestirsi della responsabilità verso gli altri;

è mettere a disposizione tempo, consiglio, preghiera, aiuto in quanto formiamo un unico corpo, pur nella diversità dei compiti;

è manifestare gioia e stupore e maturare gratuità, competenze e servizio.

Il “perché” del titolo: Come dopo la raccolta (mietitura, vendemmia,…) si recuperava quanto era rimasto indietro, le righe proposte sono scampoli di riflessioni, ritagli di osservazioni, travasi di emozioni, senza pretesa alcuna.

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S. Damiano

La spiritualità di Assisi

chiama alla conversione e all’azione.

“Va’ e ripara la mia Chiesa”:

ti rivolgi supplice, come mendico con mano tesa.

La risposta alla divina richiesta,

la personale disponibilità manifesta,

come calce tra fessurati mattoni

vuole incunearsi e consolidare con le proprie azioni.

Non si attende che altri faccia,

né a chi è venuto meno si dà la caccia.

Quel poco che ho “eccolo”, Signore,

sono quello che sono, ma mi dono con tutto il cuore:

fammi strumento della tua pace,

donami, dell’operoso silenzio, la ricchezza che in te giace.

Con la disponibilità interiore e la forza dell’amore

ritmo la vita alla tua volontà in tutte le ore.

Perfetta letizia è dare l’esempio,

impedire che il peccato d’orgoglio faccia scempio

e suscitare con la coerenza e la passione

l’anelito di incontrarti in visione.

Intanto acquista valore tutto ciò che è vero, utile e bello

perché nascondendoti ti riveli e tutto diventa suggello

di una tua presenza che sempre accompagna

e, nell’obbedire, l’amore a Dio e all’uomo, ci guadagna.

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Santità

La qualità della vita

attinge all’origine e sviluppa in novità di opere.

In presa diretta, la luce ti acceca,

soltanto riflessa reca soddisfatta compiacenza.

Evidenzia sfumature e colori,

dei contrasti e delle rifiniture… gli splendori.

Offre appagamento allo sguardo

e genera quel dovuto riguardo

che la visione inoltra nella contemplazione

e ti fa apprezzare della realtà la profonda dimensione.

È forza che muove dall’interno l’operare,

è lievito che fermenta il quotidiano lavorare;

non si impone con prepotenza,

ma si afferma con autorevolezza

in quanto trasforma la vita in un paradiso,

distribuendo a tutte le situazioni abbondante sorriso.

Traccia nella ferialità solchi d’amore,

vi deposita delicatamente e con stupore

quei germi di verità, bene e carità

che sbocciano al tepore dell’accoglienza in novità

di rapporti e di frutti fragranti

di cui possono beneficiare tutti quanti.

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Non gelosia spinge, né orgoglio chiude,

ma gode distribuire come l’irruenza della piena del fiume

e travolgere di un’onda benefica

l’arido mondo che la felicità mendica.

Incompresa, tuttavia offre,

provocata, con la misericordia copre,

tenace, non si ritrae nell’ora della prova,

fedele alla sua missione, nuove vie propositive scova.

È disarmante la sua semplicità,

è confortante la pazienza che ha,

la speranza continuamente nutre,

ogni dissidio e incomprensione cuce.

La vitalità attinge dal riferimento

e comunica serenità al cuore inquieto.

Luce irradia e la mente riscalda

l’esperienza della santità che, umile, si fa strada.

Diventa patrimonio che dividendo si moltiplica,

diventa vocazione al compimento e non può venir tradita.

La contemplazione matura l’azione,

l’esempio smorza ogni questione.

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Camposcuola - Tracchi

Esperienza educativa,

fucina di personalità

Un anfiteatro naturale abbraccia la casa,

scrigno di sogni e di progetti:

da concerto fanno i campanacci delle mucche

che mantengono l’erba rasa,

ma il vero coro sono le voci dei nostri soggetti.

Al loro risveglio la vallata si anima

e inonda di vita i sonnacchiosi boschi;

la tranquillità e la pace incontrano la loro mina

nella vivacità ordinata dei ragazzi davvero tosti.

Dall’involucro della loro mente estraggono i disegni,

nell’incontro con gli amici ne verificano i sostegni,

alle indicazioni offerte confrontano i progetti,

nella riflessione personale vagliano se corretti.

Il “campo” plasma, nell’arco della settimana, idee e valutazioni:

prezioso bagaglio per il cammino della vita;

è la stagione delle abbondanti seminagioni

perché la persona riesca, della propria realizzazione, protagonista!

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Vecchiaia

La persona che si isola

invecchia nella tristezza

Per compagna la solitudine,

con volto di sfinge avanza:

al guinzaglio un cane,

nell’indifferenza di chi passa.

La strada è senza fine,

lo sguardo spento è mancanza:

non un saluto, tutto tace,

un mondo di tristezza è la sua stanza.

Il passo lento e strisciante,

in uno stanco procedere senza mèta:

impassibile alla vita intorno,

prigioniera e con sospetto, si trascina scontenta.

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Conflitto !

Presenza

che inquieta e consola

Dio…

… e mi dibatto tra certezza e dubbio,

tra volontà di credere e smentita della sua presenza.

Perché sentire il bisogno di un Essere supremo

e sperimentare ingombro il pensiero di un “Altro?”.

Quante smentite mi confermano nella mia verità

e quanta inquietudine, insieme, se non ricorro a questa Verità!

Non è preferibile narcotizzarsi?

Togliere gli orizzonti e vivere alla giornata?

Ma la vita è “sbarcare il lunario”, immergersi nei piaceri,

evadere dalle responsabilità?

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Ne vale la pena quando tutto intorno ti avvolge l’ingordigia,

ti iberna il menefreghismo,

come schegge pazze si corre senza mèta?

Dio… il grande enigma:

quanti hanno creduto in Lui

hanno realizzato capolavori di vero umanesimo!

quanti si sono serviti di Lui

hanno degenerato il mondo e le relazioni!

quanti non credono vivono nella sincerità di una maschera

che genera affanno e suscita inconscia nostalgia!

Dio per me: verità e certezza,

conforto e incoraggiamento,

stabilità e speranza,

rifugio e progetto…

… se Amore!

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Fatica

Quanto costa,

vale.

Maestra è la fatica:

educa alla vita,

domanda di essenzializzare,

si coniuga col solidarizzare.

Richiede costanza per la riuscita,

per qualche insuccesso non si ritiene fallita,

ma dall’esperienza degli errori

sa trarre rimedio, senza rossori.

Con volontà si radica nelle situazioni

dalle quali intravvede opportunità e occasioni

e dove lo sguardo superficiale non coglie niente,

essa sa ricavare insegnamenti per il corpo e la mente.

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Una scuola di umiltà, inoltre, allestisce,

riconoscendo il limite, ne patisce;

ma anche sa ricorrere al rimedio

e non muore certo per tedio.

Se sotto sforzo sfigura,

al conseguimento del risultato trasfigura

e attesta e dimostra che ne è valsa la pena

lavorare con lena.

Offre la gioia della riuscita

insieme alla soddisfazione della conquista,

e quanto è costato sangue e sudore

non c’è oro che paghi il suo valore.

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Ideali

Trovare l’orientamento

preserva dallo sbandamento.

Gli ideali: mèta o miraggi?

Da sempre l’uomo è proteso in avanti,

ma sono autentici tutti i suoi risultati?

Per la libertà è nato,

ma spesso si trova in una gabbia incapsulato;

lo star bene persegue,

ma lo rode se le mode non segue;

la salute prima di tutto,

ma con i suoi eccessi svaluta tutto;

il denaro è importante,

ma suscita arsura e non è mai appagante;

il successo dà soddisfazione

col pericolo di prostituirsi alla dominante opinione.

Si crede il proprio procedere eretto,

ma spesso risulta uno strisciare inetto.

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Come affrontare la vita

perché possa dirsi compìta? :

- prendere coscienza del proprio materiale

per non risultare incosciente, temerario o banale;

- progettare su solide fondamenta,

se non si vuole che, durante l’opera in atto, ci si penta;

- ponderare l’utilità della costruzione,

per non rimanere amareggiato dall’illusione;

- sentire che la validità e l’utilità è una vita a servizio,

ciò fa superare l’evasione e vincere la tentazione del vizio.

Allora una vita così concepita e spesa

porta alla realizzazione di sé e a rispondere ad ogni attesa,

aiuta a capire che l’importanza

è data da quanto fa crescere la società con linearità e costanza.

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Il libro della Natura

La natura è un libro sempre aperto,

una scuola permanente di formazione.

Messaggiano le piante al soffiar del vento,

è come un “passaparola” per annunciare il tempo;

il tremolìo suscitato al “passo”

crea un sottofondo musicale incastonato

su un paesaggio sempre uguale e diverso

che suggerisce emozioni e qualche verso.

La brezza che avvolge e rinfranca,

culla con la sua morbida fragranza;

l’impeto che precede la burrasca

intimorisce col suo voler spezzar la frasca.

È la vita che rimbalza di foglia in ramo,

è come un “tam tam” col suo richiamo:

alterna con le forze della natura lotta e pace,

a simular la vita con le sue tracce.

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I diversi momenti sono tutti importanti,

si fanno lezione di vita per tutti quanti:

l’albero secolare, inamovibile,

pare dire che tutte le stagioni sono effimere.

La pianta snella, flessibile e fluttuante

parla di adattamento con la testa vagante;

le erbe del bosco protette con cura,

mostrano, col loro accettare la situazione, di non aver paura.

Tutto incoraggia ad essere semplici, sereni e forti:

la natura ce ne parla e non ha tutti i torti.

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Interessi

Motore di un andare…

…a vuoto o alla mèta?

Satura è la memoria di tante conoscenze:

sono notizie raccolte impulsivamente,

creano un pressappochismo non indifferente

perché il loro valore è inconsistente.

Non lasciano spazio ad una riflessione,

si coltivano sull’onda della pubblica opinione,

viene posta fuori uso la ragione

in quanto ci si affida all’umore delle persone.

Sono preda del conformismo

che trova sicurezza e nutrimento dal consumismo:

perciò sono le apparenze a dare prestigio

ed il denaro non dà per niente fastidio.

Modello sono cantanti ed attori,

ambìti diventano gli stipendi dei calciatori,

veline e cartomanti sono il miraggio dei valori

per quanti sognano una vita senza fatiche e da “signori”.

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Si rincorre la fama a buon mercato,

viene snobbato ciò che è meritato,

chi la fa da “furbetto” è talmente considerato

fino ad essere idolatrato.

Sazia di queste prospettive,

di altri orizzonti le persone sono prive;

“carpe diem” e vivi alla grande, come dive,

non distrarti da messaggi che provengono da fonti alternative.

È importante non mettersi in discussione per aver sempre ragione,

solo così, a muso duro, si affronta ogni situazione

con la sicurezza che poggia sul piedestallo della propria visione,

incurante di chi dissente dalla tua impostazione.

Ma un tarlo implacabile rode le facciate,

passato il tempo dell’apparenza, si prospettano crepe avanzate:

quanto aveva illuso lo si scopre costruito ad arte

da chi ha abusato della tua credulità, invischiandoti su sicurezze false.

Il tempo fa giustizia e rivela la consistenza,

fa crollare ogni illusione ed apparenza;

sono le relazioni costruite con sapienza

ad offrire serenità e sicurezza: di cui non si può far senza!

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Progresso

L’uomo cresce con le sue conquiste,

purché…

Rompe le briglie il cavallo del progresso,

galoppa libero nello sconfinato mondo che va scoperto:

si sperimenta padrone dello spazio e del tempo,

ma senza mèta non consegue l’intento.

È il fine che aguzza l’ingegno e approvvigiona i mezzi,

ma non tutti i mezzi conducono a buon fine:

e se è il fine che giustifica i mezzi…

c’è da vagliare bene: altrimenti si può trovar la fine.

Le redini si fanno importanti

per domare, del senso di onnipotenza, gli assalti;

ci sono delle regole ben precise da seguire,

la gradualità consolida quanto s’ha da percepire.

Saremmo altrimenti esclusi dall’attesa,

ma anche il progresso non avrebbe resa:

è il metro che costruisce il chilometro,

e non c’è chilometro espropriato dal metro.

L’intuizione con fantasia e scatto proietta al successo,

ma la regola è la traiettoria del vero progresso:

armonizzando questi due poli apparentemente distanti,

si raggiunge l’originalità efficace degli esseri pensanti.

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Se manca la congiunzione,

anche la più bella realizzazione soggiace alla fragilità;

cui la mancanza di fondamento

e collegamento sottopone alla mancanza di stabilità

garantita solo dal riferimento alla verità.

È importante l’esperienza del passato

che la conoscenza ha rassodato

e, per proiettarsi in un fruttuoso futuro,

l’impegno nel presente si fa esaltante e duro.

Non basta incunearsi alla ricerca di primati,

ci son da valutare responsabilità e conseguenze:

se si vuol approdare a validi e duraturi risultati

c’è da calcolare la concreta utilità delle esperienze.

La ragione ha radici sul buon senso,

l’intelligenza ha vette sul razionale consenso.

A che vale l’ebbrezza d’aver raggiunto l’impossibile

se si estende il deserto e il traguardo non è fruibile?

Ci dev’essere un binario che dirige la vita,

fede e ragione rendono la ricerca compita:

che di inventiva e responsabilità si veste,

di sacrificio e ricerca del bene comune si tesse.

Allora il progresso si nutre di equilibrio

e, quando l’uomo incrocia l’esistenziale bivio

riflette e ragiona a quali conseguenze

conducono le sue imprese e le sue sentenze.

È l’uomo, tutto l’uomo, ogni uomo cui va indirizzato

l’impegno per migliorare il proprio stato.

Se ciò si riscontra che non avviene,

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Prossimo

Autentica l’amore

l’amore al prossimo

Prossimo, chi è?

Prossimo… sono io!

Non l’altro che chiede aiuto e comprensione,

ma io che uso accoglienza e attenzione.

Il prossimo lo incontro se io mi apro,

altrimenti pretendo sempre ed è un disastro.

È l’intuito affettuoso del cuore che rende vicino,

è l’atteggiamento premuroso che lo fa sentire vivo;

allora le occasioni sono tante

e non attendono l’evento eclatante.

È la parola che sai rivolgere con stima,

è il saluto che porgi con cordialità viva,

è la mano che tendi e offre aiuto,

è la carezza che sfiora il volto tanto del piccolo che del canuto.

Sono le semplici occasioni di ogni momento

che attestano il tuo agire con sentimento,

dove i valori dell’amore, del rispetto, del perdono

camminano sul rigo della vita con armonioso suono.

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“Mi sta a cuore”: è la stella polare che guida

e dà forza a superare ogni diatriba.

“In te sta la compiacenza del Signore”:

è la motivazione di fede che costantemente ricorre.

“Tu sei un bene”: mi fa conoscere la verità

che supera le apparenze e va in profondità.

Nel “ti amo” è contenuta la più bella rivelazione

che pone l’altro al di sopra della propria opinione.

Tutto ciò aiuta a vivere senza grilli per la testa,

ma con la disarmante disponibilità che l’umiltà testa;

l’accoglienza come grembo custodisce e difende,

il rispetto è come serra che la fiducia protegge e sostiene.

Il perdono come spazio di nuova seminagione,

impedisce di scoraggiarsi di fronte alla delusione.

Sono tutti ambiti che ci fanno sentire fratelli,

sono tutte tonalità che escono dai pennelli

della volontà che risponde al progetto

di una umanità che diventa diletto,

e delinea la civiltà dell’amore

col tocco di bene che mette colore.

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“Risposta non c’è, o forse…”

Dalla base

si determina lo sviluppo

Smarrito, confuso e deluso,

sembra immerso in una vita fuori uso:

l’uomo così sicuro di sé, altezzoso, orgoglioso

è franato in un baratro oscuro e spinoso.

Crollano le sue false sicurezze:

hanno generato soltanto amarezze;

i punti saldi che lo ponevano su piedestallo

si sono dileguati portando allo sballo.

Ritorna un richiamo di nostro Signore

ad accendere una luce nelle più oscure ore:

“maledetto l’uomo che confida nell’uomo”…

sottolinea la stoltezza di un illuso frastuono:

quando alle apparenze si dava valore,

quando con la corruzione si rincorreva l’onore

e si creava un contesto vuoto e falso

che considerava soltanto lo sfarzo.

Ma i rapporti erano minati da sospetto,

la verità era tradita se sminuiva l’aspetto;

ci si è costruiti un mondo vacuo e contorto,

si sono gettate le premesse di un futuro distorto.

Quando è l’egoismo a farla da padrone

ti attanaglia in una morsa che a fondo morde

e da libero e autonomo che credevi d’essere,

solitudine, diffidenza e abbandono ti trovi a mescere.

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“Benedetto – invece – chi confida nel Signore”:

colui che si pone alla sua presenza a tutte le ore

e misura sulla sua volontà scelte e azioni

per dare concretezza agli impegni che rendono più buoni.

Il Signore, con la sua fedeltà, accompagna le persone,

dirige i passi sulla verità che orienta come il sole,

riscalda con l’amore il vivere giornaliero

così che l’incontro con chiunque non fa sentir straniero.

È scontata la risposta alla domanda: “Signore da chi andremo?”,

quando è fatta la scelta di un punto fermo:

se su Dio poggia il vivere mio,

ogni stonatura prende l’addio

perché faro che orienta è la volontà del Signore,

forza che nutre è l’incontro col suo cuore;

veduta penetrante è data dalla fede,

fiducia nella vita è iniettata dal Fedele.

Così l’egoismo e l’orgoglio restano mortificati,

dal nuovo orientamento vengono scardinati;

fiorisce al loro posto una vasta prateria

che apprezza il diverso e tutto si fa via

che conduce all’incontro,

di cui la variegata carità è riscontro:

la risposta che risolve in ogni situazione

è l’amore: di soluzioni inventore.

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Schiavi

La presunta superiorità

calpesta l’umana dignità.

Detentori dei destini, sono uomini supini:

si credono grandi, poggiano sulla forza, ma sono meschini.

La differenza la fa l’avere; discriminante è il potere;

si difendono dalla paura rendendo agli altri la vita dura.

Ignorano l’essenziale: che ogni essere umano è uguale;

si fa leva sulla sovrastruttura che appesantisce e divide la natura.

Nudo ognuno nasce e quando muore tutto tace.

Perché, allora, avanzar pretese e ridurre i simili a vergognose rese?

Quando i privilegi diventano diritti,

quando i propri compiti non si svolgono come servizi,

ci si inalbera sul proprio orgoglio

e quanto ostacola diventa scoglio:

per questo si ricorre alla supremazia della violenza

e si giustifica la prepotenza.

Quanto disturba lo si mette a tacere:

gli si impedisce che si faccia valere.

Tutto ciò che intralcia lo si calpesta,

per impedirgli che alzi la testa.

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Al proprio tornaconto lo rende funzionale

e guai se sgarra dal favore personale,

lo si abbruttisce con ogni umiliazione,

lo si priva di esprimere la propria opinione.

Lo si schiaccia limitandolo della libertà,

non si considera che deve avere dignità.

E ridotto a verme… tarma nell’intimo,

pur calpestato, l’uomo non è sconfitto.

Rode l’umiliazione a cui l’ha ridotto,

il vincitore è vinto da colui che ha sconfitto.

Se sembra aver ragione la forza e la propria opinione,

alla lunga ci si accorge della fragilità della personale posizione.

Se manca la giustizia non ci può essere pace;

se la paura copre e tace, si arrende col tempo e il silenzio si fa loquace.

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Sequela…

Riconoscersi in relazione

offre sapienza e autenticità al vivere.

Cieco andavi trascinandoti sulla scia

che non era la sua, ma solo la tua via,

ed invece di condurti nella giusta direzione

hai creato solo una grossa confusione.

È il rischio dell’acefalo che non si mette in discussione,

ma fa oro colato ogni sua opinione,

sganciandosi da oggettivi riferimenti

assolutizza i suoi piccoli segmenti.

Ti introduci, così, in un vicolo cieco:

ti tagli la prospettiva e assumi uno sguardo bieco,

leggi la realtà minato da sospetto

neghi che ci possa essere un agire retto.

L’ascolto sincero della coscienza deve farti strada,

la luce della divina Parola ti riguarda:

scopri la Verità ponendoti in relazione,

sapendoti confrontare in ogni situazione.

Allora scopri la vita dal valore immenso

quando hai individuato che essa ha senso;

è un capitale che ti viene affidato

e col tuo apporto dev’essere migliorato.

Ne beneficia quanti incontri lungo il tuo cammino,

infatti ha una direzione chiara il tuo destino:

rispondere all’amore che hai ricevuto

adoperarti perché nulla, nella vita, vada perduto.

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Consuntivo del camposcuola

La gioia del dono

alimenta la fiducia

Corre il tempo, finisce la settimana:

energie investite, forze impegnate;

sonni ridotti, progetti svolti.

Come su solco, riposa la semente,

la copiosa seminagione i frutti attende

delle fatiche spese, delle iniziative intraprese.

Fiorirà il futuro?, sbocceranno speranze?

È l’impegno personale, a far da discriminante,

che come clima favorisce, o, con condizioni avverse, intristisce.

Devono mettere radici i propositi formulati,

devono essere abbeverati gli impegni acquistati

nel silenzio della riflessione, nell’incontro di Chi ti vuol bene.

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Vita

Vivere è godere del presente

e camminare nella libertà.

Un canto è la vita che si libra in Dio,

arpeggia sul rigo del presente fino all’ora dell’addio.

Cammina senza appesantirsi su questa terra,

respira a fondo avvolta dalla naturale atmosfera.

Gode del presente, pur sapendo che non è tutto:

per questo esso va intensamente vissuto.

È il sole dell’amore che riscalda il cuore

e mette continuamente in moto suscitando stupore.

Così libera la realtà dalla sua pesantezza,

solleva, con la solidarietà, da ogni amarezza.

La vita si trova nel suo donarsi:

è lo spendersi per il bene che la aiuta a moltiplicarsi.

Allora, estendendosi semina speranza,

irradia serenità e fiducia con la sua costanza.

Proprio perché vita non può che promuovere futuro,

rinsaldandolo alla sua origine lo rende imperituro.

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Specchio di umanità Relazione vitale, relazione responsabile

Figlio!...

sei lo stupore del dono,

sei la concretezza dell’amore,

sei la breccia sul domani.

Figlio:

contemplo ciò che sono,

pulsa di gratitudine il mio cuore,

il vivere è un volar senz’ali.

Fratello

è il titolo più consono,

delle relazioni vigore,

antidoto contro tutti i mali.

Fratello…

mi scopro col perdono,

fugo sospetto, paura e timore,

lacci di comprensione e aiuto sono i miei strali.

Figlio e fratello

è l’intreccio dell’umanità che sono,

è lo sviluppo dell’agire nelle terrene ore,

è proiettarsi, accogliendosi come offerta, sul domani.

Figlio e fratello

è la mia identità che si fa trono,

è dar spazio all’unicità delle persone,

è ritrovare se stessi col bagaglio di quanto vali.

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Smemorato

Ricordarsi di ricordare

per radicarsi e proiettare.

L’uomo, nel suo progresso, è così inetto

che, facilmente, ne svisa il progetto.

Tanto sicuro di sé e delle proprie forze,

del cammino del mondo detta la sorte.

Si scervella e si adopera in modo encomiabile,

si mette all’opera con fare abile…

e stupiscono le sue realizzazioni,

ma spesso sono, anche, causa di incomprensioni:

in quanto il soggetto le assolutizza,

le estrapola da una armoniosa prospettiva.

È come se, volendo costruire una casa,

quello diventa il solo mondo che appaga,

col pericolo di chiudersi l’orizzonte

e tagliare con l’esterno ogni ponte.

Asfittico si fa, allora, il luogo realizzato,

l’angusto spazio soffoca la possibilità di contatto.

Diversa è la condizione di chi si armonizza con l’ambiente,

opera bene, con equilibrio e non da prepotente.

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Si accontenta e gode di quanto, ogni giorno, coglie,

le preoccupazioni dell’avere non gli causano doglie,

riconosce che la sua grandezza è essere relativo:

così si adopera, progetta, lavora e si sente vivo.

Solo quando è narcotizzato dall’egoistico benessere

si lascia andare ed incuba l’esistenziale malessere;

quando acceca la prospettiva dell’utile immediato,

si crea le basi, in questa vita, di un pericoloso sfratto.

Tardi si accorge che a contare non sono le cose,

ma la capacità di instaurare relazione:

vivere in armonia con il mondo, se stessi e gli altri

nasce dal far memoria di quelli che sono i propri dati.

Non è generazione spontanea la nostra vita,

ma un intreccio di situazioni, incontri, valori che l’hanno forbita.

Se essa è il dono che più ci appartiene,

è anche vero che non solo da noi viene,

e, se vogliamo realizzarla in pieno,

dobbiamo saperla spendere con gioia ed impegno.

Allora è sorgiva che ristora e disseta,

allora è cibo che appaga ed alimenta.

Allora il valore lo acquista nel donare

e, essere per gli altri, dà autenticità al proprio fare.

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Solitudine

Amara e sterile la vita

che non sa aprirsi.

L’uomo arroccato sulla sua singolarità

è condizionato dalla sete di avidità:

non ha il senso della fraternità

e la vita perde di qualità.

Il suo assoluto recide la relazione,

o la accetta se solo è in funzione:

l’importante è che ogni azione

sia a vantaggio della propria posizione.

Sempre più ricco, ma sempre più vecchio,

il suo è un riflettersi solo, isolato, allo specchio:

teme l’incontro, coltiva il sospetto,

non sa guardar oltre; fuori, tutto è difetto.

Così l’arsura del cuore si fa sempre più dura,

non s’accorge d’essersi introdotto in una grave impostura:

i beni, divenuti ubriacatura, non hanno portata duratura,

il tempo, con la sua pacata giustizia, li usura.

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Allora il vuoto diventa il suo spettro,

l’isolamento regge il suo scettro,

s’inabissa la vita non retta da progetto

e bilancio è riscontro clamoroso di fallimento.

Il vociare attorno tiene desto,

ed è da mettere in conto l’incorrere in qualcosa di molesto,

ma il rapporto dialettico rende lesto

e il rendersi utili fa testo.

Segue una strana logica il vivere: morire!

Aggrapparci alle cose fa soffrire,

solo il condividere è la strada del gioire,

aprirsi agli altri è vero progredire.

Si evita di rimanere asfissiati nel proprio mondo,

si assume una presenza aggiornata con ciò che sta attorno:

quanto fa crescere in positivo il proprio conto

non sono le cose, è l’umanizzazione a darne riscontro.

Solo l’uomo in relazione ha autentica visione

di un vivere che non è arida e sterile prigione,

ma efficace e proiettata costruzione

del domani immerso nella globalizzazione.

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Spensieratezza

Pericolo del navigare sull’abbondanza: evadere dalle responsabilità, paghi della propria sufficienza.

Spensierata comitiva s’è fatta l’opulenta umanità, sguazza per il mondo intero paga della sua sazietà.

Il fior fiore delle risorse lo considera sua proprietà: ma è cieca: non s’accorge delle altrui necessità.

Tutto le è dovuto, per la sua mentalità, diritto è il privilegio: non si lascia interrogare dalle disparità;

sacrosanta ed intoccabile è, pertanto, la proprietà, anche se, l’uso arbitrario, crea ingiustizia e soffoca l’equità.

E corre sulle larghe strade delle comodità senza osservare le precedenze dell’altrui dignità;

ma è una strada in discesa e ha rotto il freno della responsabilità, s’accelera la corsa che si fa ingestibile per la direzione della superficialità:

schianto è la risoluzione dell’ambiguità, sofferenza è il frutto della falsità.

Aver ignorato che natura dell’uomo è la socialità, ha scavato un burrone di incomprensioni e di difficoltà.

Per evitare le conseguenze della disparità è necessario farci discepoli della verità

che accompagna ed apprezza la diversità nel valorizzare lo specifico che, armonizzato, è fonte di qualità.

È l’unica strada per vivere bene la fraternità: saper apprezzare l’apporto di ogni specificità,

non lasciarsi sedurre da presunta superiorità, ma estirpare le cause della rivalità.

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Stella di Natale

Accende la speranza,

rafforza l’impegno

S’accende nel cielo una stella

e la notte non è più così buia.

La luce apparsa interpella,

la sua presenza tutti affratella.

Il dubbio, che l’oscurità rappresenta,

è vinto dal dono intriso di clemenza.

L’Emmanuele che entra nel tempo

fa sì che ogni cuore possa essere contento.

Così l’uomo, non più schiacciato dal limite della sua umanità,

preso per mano, è sollevato a considerarsi

con lo sguardo della divinità:

si scopre depositario di una grande benevolenza

e sorretto, nel suo terreno peregrinare, dalla Provvidenza

che afferma su ciascuno: “non temere, mio compiacimento”…

e sul nostro cielo brilla un firmamento:

sono le speranze e le premure,

sono le attenzioni e le mille cure

riverse perché ognuno possa star bene

e trovi sollievo dalle sue pene.

È la gioia che il Natale infonde,

è la vita che, amata, mai soccombe!

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Tracchi - Cucina

Impegno

ricco di soddisfazione

La cucina è come un alveare:

non c’è tempo per far la “comare”;

attorno all’ape regina, che dirige la mensa,

c’è un gran daffare: dal secchiaio alla dispensa…

La vita è tutto un pullulare

di attività che si devono fare:

non danno tregua le fameliche bocche

e non vanno placate con delle toppe.

Perciò la fantasia e l’impegno dei solerti cuochi

è tutto un adoperarsi attorno ai fuochi:

con la pazienza e la tenacia di chi vuol riuscire

si risponde alle richieste di chi si fa sentire.

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La fatica viene abbondantemente ripagata

tornando, lucida, dalla battaglia del mezzogiorno, ogni pignatta

e soddisfacendo i palati più fini

col saziare la fame dei nostri ragazzini.

A sera, finalmente, il sonno prende

restituendo le forze che l’attività spreme:

quieta, tra tanta stanchezza, la soddisfazione

d’aver dato se stessi con la propria azione;

azione di chi, dopo aver dato il miele,

sente d’aver offerto il cibo che sostiene:

formato non solo di primi e secondi piatti,

ma di tutto quell’amore che si dimostra con i fatti.

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Sera

Si fa il bilancio della giornata

per una programmazione migliore.

La sera spegne la giornata

che del tempo trascorso s’è adornata:

ha indossato al mattino la veste della speranza,

sfumata di attese, è apparsa con prestanza

per affrontare i doveri del vivere quotidiano

che del vestito compongono il ricamo.

Impegni, incontri, svaghi, attività

arricchiscono la persona e offrono qualità

definendo i contorni di quanto si fa

e rivelando di ognuno la personalità.

Non si resta indenni dalle difficoltà

che sminuiscono dell’agire la luminosità:

la polvere offusca,

si ricorre a qualche frenata brusca;

non mancano gli strappi

e la spaccatura tra la teoria e la prassi…

per cui si giunge a sera

con un bagaglio ridotto da come era

nelle intenzioni e nei proponimenti:

c’è sempre uno scarto dai primitivi intenti.

Nonostante questo, positivo è il bilancio:

la crescita delle conoscenze e delle relazioni offre slancio

perché il domani sia migliore per la nostra esistenza

in quanto l’oggi ne ha cresciuto l’esperienza.

Le palpebre si chiudono, il sonno avvolge,

il silenzio e il riposo, a quanto vissuto, nulla toglie!

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Risveglio

Ogni giorno

è un canto alla vita

La notte avvolge,

con amorfo mantello, la vita;

impone il silenzio,

coltiva paure

da cui il chiuso delle palpebre

difende e protegge con salutari suture.

Ma il sonno rigenera,

e s’apre al nuovo giorno la luce:

s’incoraggia, con l’alba, la natura,

i primi raggi di sole baciano i colori

d’intensità e sfumature vestiti;

colonna sonora

è il delicato e vivace cinguettio degli uccelli,

prima che l’avvento del giorno venga ad appiattire

la polifonia dei suoni, trasformati in rumori.

Con la forza del risveglio

si affrontano le difficoltà e le preoccupazioni

perché nostra certezza è che non siamo abbandonati,

ma amati.

E più il giorno si impone…

prende luce, colore, calore tutto d’intorno:

serenità e forza, sicurezza e gioia

connotano l’esistenza e sconfiggono la noia.

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Vuoto

Pericoloso è sopravvalutarsi

senza sentire il bisogno di confrontarsi

Il suono del vuoto è sinistro presagio:

è indice acuto di diffuso disagio.

Non trova accoglienza la proposta offerta,

non incontra risposta là dove è diretta.

Si va paralleli, se non divergenti,

sulla presunzione di ritenersi sapienti;

ma quando i raccordi sono divelti,

si capisce il valore del vedersi costretti:

non arbitrario vagare è il procedere umano,

né saperci legati a qualcosa di strano:

credersi assoluto con la vertigine del vuoto

è distruggere e distruggersi con la virulenza del fuoco.

Solo cenere rimane al passaggio devastatore

che aveva nutrito esca dal diffuso malumore.

La speranza non trovando come radicarsi, muore;

l’illusione, disincantandosi, causa profondo dolore.

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Natura

Dall’osservazione delle pietre e del mondo intorno

scaturiscono riflessioni…

Nel sonno del tempo stratificano le ère,

predisponendo paesaggi ospitali per l’avvenire;

si culla la vita, in millenaria gestazione,

per sbocciare radiosa all’aprirsi della sua stagione.

Dall’oscurità della notte, scaturisce sorprendente,

si propaga con modalità diverse: ovunque è il suo ambiente.

Nidifica nella luce che illumina e riscalda,

dà sicurezza e senso al neonato mondo, all’alba.

Si ambienta e cresce nella vegetazione che, come vestito,

orna la terra:

ricami e sfumature la nobilitano dal mattino alle sera.

Accoglie e anima la vita in ogni suo respiro e che invade tutti gli spazi:

acqua, aria, suolo.. che, dell’ospitare, mai sono sazi.

Ma è verso l’uomo che si sente debitrice;

prende consapevolezza e sviluppo: di intelligenza è fattrice.

Scopre la ricchezza della diversità, la bellezza della varietà,

l’armonia dell’insieme, il ruolo della responsabilità.

Non l’istinto guida, ma la razionalità,

non si è frutto del caso, ma di una volontà;

un compito viene assegnato: costruire l’umanità,

perché l’amore è il dato e il compito che la vita ci dà.

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Grazie !

La gratitudine

perno di vita

Grazie...!

...e mi riconosco "dato":

sono perché altri sono per me;

la vita che è mia non mi appartiene,

quanto acquisito

è eredità ricevuta:

la mia povertà

è stata colmata

per iniziativa di chi si è dato per me.

La mia ricchezza è ricevere,

mio dovere è riconoscere,

mia realizzazione è la reciprocità,

mio debito è restituire,

mia missione è donare.

Grazie a tutto ciò cresco;

in virtù dell'essere termine

sgorgo in iniziativa che,

aprendosi, si realizza

e, partecipando, sviluppa futuro.

Meno mi chiudo, più raccolgo

e, dividendo, moltiplico!

Grazie:

è il legame che sdebita

e più intensamente lega

perché la mia originalità...

...è dovuta!

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Pubblicazioni del Circolo Noi:

2003 Strufaji o zó de lì (Luciano Rossi) / poesie

2004 Mostra fotografica “abitanti e luoghi caratteristici del nostro paese”

2004 Nel ziél che lontan se perde (Fernando Rossi) / poesie

2005 Sulle ali del vento (Luigino Nicolini) / poesie

2005 Frammenti di notizie riguardanti Vangadizza (Luciano Rossi)

2005 Scherza co i fanti e lassa stare i santi (Fernando Rossi) / poesie

2007 Poesie per Vangadizza e dintorni vol. 1^ (Luciano Rossi)

2008 Poesie per Vangadizza e dintorni vol. 2^ (Luciano Rossi)

2008 Accogli, Signore (Fernando Rossi) / poesie

2009 Vangadizza nei miei ricordi anni 1950 - 60 /Giampietro Segantini

2009 Memorie di un superstite di Cefalonia / Danilo Migliorini

2009 Le campane e i campanari di Vangadizza (Luciano Rossi)

2009 Saluto l’alba (Luigino Nicolini) / poesie

2009 Poesie per Vangadizza e dintorni vol. 3^ (Luciano Rossi)

2010 Nell’inferno di Dachau – Memorie di un superstite / Giulio Baraldini

2010 Poesie per Vangadizza e dintorni vol. 4^ (Luciano Rossi)

2010 Col sentimento dei miei versi - Poesie di Romana Menegazzi

2010 Poesie per Vangadizza e dintorni vol. 5^ (Luciano Rossi)

2010 lerimedenando - Sonetti dialettali di Ferdinando Caltran

2010 Spigolature n. 1 - Meditazioni di don Romeo Cecchetto

2010 lerimedenandonatalizie - Sonetti dialettali di Ferdinando Caltran

2010 Terra e cielo - Riflessioni di Olga Ferrari

2011 Bronze e sginze ( Luciano Rossi ) / poesie

2011 Frammenti di notizie...Vangadizza 2011 (Luciano Rossi) - ristampa

2011 Spigolature n. 2 - Meditazioni di don Romeo Cecchetto

2011 L’ostaria da la Bepa : ( Luciano Rossi ) poesie in dialetto veronese

2011 Poesie per il beato Giovanni Paolo II composte dai soci deI Club

dei poeti dialettali e dal Club in lingua “ Gervasio Bellinato “ di Le-

gnago

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INDICE

San Damiano Pag. 3

Santità Pag. 4

Camposcuola - Tracchi Pag. 6

Vecchiaia Pag. 7

Conflitto Pag. 8

Fatica Pag. 10

Ideali Pag. 12

Il libro della natura Pag. 14

Interessi Pag. 16

Progresso Pag. 18

Prossimo Pag. 20

Risposta non c’è Pag. 22

Schiavi Pag. 24

Sequela Pag. 26

Consuntivo del Campo Scuola Pag. 27

Vita Pag. 28

Specchio dell’umanità Pag. 29

Smemorato Pag. 30

Solitudine Pag. 32

Spensieratezza Pag. 34

Stella di Natale Pag. 35

Tracchi - Cucina Pag. 36

Sera Pag. 38

Risveglio Pag. 39

Vuoto Pag. 40

Natura Pag. 41

Grazie ! Pag. 42