Valenza e la Montagna - Seconda Parte

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163 di Giorgio Manfredi Annibale Salsa, antropologo e presidente generale del CAI dal 2004 al 2010, è intervenuto con uno scritto a “Valenza e la montagna” (1); ri- chiamo alcune delle sue riflessioni, per introdurre l’ultima parte della mia ricerca: “La montagna è uno scrigno di valori ecologici, estetici, etici ed educativi. Essa insegna la cultura del limite in senso oggettivo e soggettivo, in un mondo bombardato di messaggi che inneggiano al no limits. Messaggi che, purtroppo, fanno breccia anche nella comunità alpinistica e dei frequen- tatori della montagna. I molti incidenti che ne funestano la cronaca trovano le loro ragioni in questa “sub-cultura della fretta” che non tie- ne più conto dei cicli na- turali. Per tali ragioni la montagna si presta, più di altri ambienti, ad usi retorici che ne snatura- no l’essenza.(……..). Oggi i giovani hanno un grande bisogno di riappropriarsi della conoscenza del territorio di cui, non per colpa loro, sono diventati analfabeti. L’esplorazione dei luo- ghi dovrebbe seguire un criterio diffusionistico che, a cerchi concentri- ci, muova dai propri dintorni e gradualmente raggiunga le montagne più lontane ed elevate. Anche le Sezioni CAI di non montagna, come quella di Valenza, hanno innumerevoli occasioni per confrontarsi con VALENZA E LA MONTAGNA. Terza parte. 1) Valenza e la montagna. Prima parte, Valénsa ’d’na vòta 25/2010- pag.69. Annibale Salsa, già Presidente Generale CAI, Antonio Rota del CAI di Casale e Gianfranco Garuzzo già membro del comitato direttivo centrale CAI sui sentieri delle colline valenzane. Archivio CAI Valenza 163-171.p65 08/10/2013, 16.24 163

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di Giorgio Manfredi

Annibale Salsa, antropologo e presidente generale del CAI dal 2004 al2010, è intervenuto con uno scritto a “Valenza e la montagna” (1); ri-chiamo alcune delle sue riflessioni, per introdurre l’ultima parte dellamia ricerca: “La montagna è uno scrigno di valori ecologici, estetici,etici ed educativi. Essa insegna la cultura del limite in senso oggettivoe soggettivo, in un mondo bombardato di messaggi che inneggiano alno limits. Messaggi che,purtroppo, fanno brecciaanche nella comunitàalpinistica e dei frequen-tatori della montagna. Imolti incidenti che nefunestano la cronacatrovano le loro ragioniin questa “sub-culturadella fretta” che non tie-ne più conto dei cicli na-turali. Per tali ragioni lamontagna si presta, piùdi altri ambienti, ad usiretorici che ne snatura-no l’essenza.(……..).Oggi i giovani hanno ungrande bisogno di riappropriarsi della conoscenza del territorio di cui,non per colpa loro, sono diventati analfabeti. L’esplorazione dei luo-ghi dovrebbe seguire un criterio diffusionistico che, a cerchi concentri-ci, muova dai propri dintorni e gradualmente raggiunga le montagnepiù lontane ed elevate. Anche le Sezioni CAI di non montagna, comequella di Valenza, hanno innumerevoli occasioni per confrontarsi con

VALENZA E LA MONTAGNA.Terza parte.

1) Valenza e la montagna. Prima parte, Valénsa ’d’na vòta 25/2010- pag.69.

Annibale Salsa, già Presidente Generale CAI, AntonioRota del CAI di Casale e Gianfranco Garuzzo giàmembro del comitato direttivo centrale CAI sui sentieridelle colline valenzane.

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territori di prossimità quali sono le colline del Monferrato o i rilievidell’Appennino Ligure-Alessandrino”.Quando pensiamo alla montagna, lasciamo i nostri territori per andareverso altri, più o meno lontani. Annibale Salsa ci invita a frequentare evalorizzare “territori di prossimità”, come le nostre pianure e le nostrecolline, nei luoghi dove abitiamo.Questa scelta, come per la montagna, richiama l’esperienza del cammi-nare, una attività fondamentale nella vita che coinvolge il fisico, la mentee lo spirito di ogni uomo. Camminare e pensare, molto spesso, sonoattività coincidenti. Camminare aiuta a respirare meglio, a cercare, anchese non si è tra i monti, la compagnia di altre persone abituate ad alzarelo sguardo e a respirare forte. Credo profondamente che camminaregeneri una modalità del vivere che sprigiona condizioni liberatorie edappaganti: il camminare ha fatto sempre parte dell’esperienza umana.Questa modalità di viaggio antica sta conoscendo un nuovo interesse,cresce il numero di quelli che la praticano non solo per sport. Fra icambiamenti che l’attuale momento porta con sé sta nascendo un modonuovo di gestire il proprio tempo. Sempre più la gente cammina e de-dica alcune ore della propria quotidianità a percorrere zone limitrofealla propria abitazione cercando percorsi all’aria aperta fra la natura.Uomini, donne, e fortunatamente anche molti giovani si vedono viag-giare a piedi, attraversano strade e sentieri, passo dopo passo, confi-dando solo nelle proprie forze. Sperimentano così un senso di appa-gamento e di appartenenza a una nuova aristocrazia: quella di chi èpadrone del proprio tempo. Sta diventando un fenomeno di costumela cui diffusione è forse causata anche dalle crisi in corso. E’ confor-tante però che ormai molti scoprano una nuova forma di vivere chearricchisce e gratifica.Una profonda riflessione la suggerisce Paolo Rumiz (2), scrittore, viag-giatore a piedi, in treno, in bicicletta, in barca, che ama viaggiare len-tamente e con la gente comune per scoprire e raccontare luoghi e per-sone con le loro storie. Così afferma: “Il paese è in fregola. Ha vogliadi andare. Troppo a lungo ricurva è stata la sua schiena, troppo umilie chine le sue teste. Una volta esistevano i frontali tra automobili, oggi

2) Paolo Rumiz ha scritto molti libri, l’ultimo dei quali “A piedi”, Feltrinelli, 2012,narra il suo viaggio a piedi attraverso l’Istria da Trieste a Capo Promontore. Nell’esta-te 2012 ha percorso in barca il Po fino al delta con il nostro concittadino Angelo Bosioche l’ha ospitato più volte nella sua baracca sulle sponde valenzane del grande fiume.

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abbiamo i frontali tra persone armate di cellulare. In treno, troppa genteguarda un display anziché il paesaggio che scorre al finestrino. Si co-mincia già da bambini a usare il pollice su un touch screen, invece cheascoltare una fiaba che dice “cammina”. E’ la degenerazione della spe-cie. Il ritorno alla scimmia. E’ ora di dire basta. Le scarpe vendicatriciritornano! Non quelle per apparire, ma quelle per masticare chilome-tri, battere il tamburo della terra, sentirne la voce oscura, scollinare,guardare lontano, respirare profondo come una prateria col maestrale.E’ un segno rivoluzionario,perché il Potere, lo stesso checi ha resi pronti all’opportu-nismo e al baciamano, ci vor-rebbe ancora più chini. Il Po-tere sa che l’uomo immobilenon sogna, non canta e nonlegge più, diventa piatto e sot-tomesso, e questo è esattamen-te ciò che vuole da lui, permeglio derubarlo di ciò cheDio gli ha dato gratuitamen-te, e rifilargli poi cose inutilia pagamento. Chi cammina,invece fa la rivoluzione perchécapisce l’imbroglio, parla congli altri uomini, li aiuta a rea-gire e a indignarsi contro que-sta indeco-rosa rapina. Il solofatto di mettere un piede da-vanti all’altro, di questi tempi, è una dichiarazione di guerra alla civil-tà dello spreco. Ai padroni dell’economia non piace che l’uomo si muovacon le sue gambe, perché sanno che l’uomo che si alza e cammina è unapersona pensante, critica, che si guarda attorno, controlla il territorio,incontra le persone e sa far rete con i suoi simili.”La sezione CAI di Valenza ha dedicato gli anni più recenti della suaattività, dai primissimi anni duemila, a studiare le varie mappature dellecarte del territorio che si estende dalle colline al Po in un’alternanza diluoghi con modeste ma pittoresche alture e di altri pianeggianti attra-versati dal fiume Po. Un gruppo di volontari del CAI guidato dal vice

Alessandro Scillitani

Lo scrittore Paolo Rumiz con Angelo Bosio sul Po.

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presidente Giovanni Omodeo ha messo in atto un’esplorazione accura-ta in tutte le zone del territorio che interessa, oltre Valenza, i comunidi Alessandria, Bassignana, Bozzole, Montecastello, Pecetto,Pietramarazzi, Pomaro, Rivarone e San Salvatore.Con un lavoro paziente, accompagnato da numerosi sopralluoghi, sonostati individuati 14 sentieri, tracciati e segnalati, con la numerazione

prevista dai regolamenti chefanno capo alle istituzionicompetenti, compreso il ClubAlpino Italiano Nazionale. Neè scaturita una rete di percorsiche si allungano, si incontra-no e fra loro si intrecciano, fa-vorendo una piacevole possi-bilità di immersione nelle bel-lezze, nei colori della naturache anche il nostro territoriopuò offrire. I sentieri si snoda-no per circa 140 chilometri esono percorribili per escursio-nismo, mountain bike e brevipasseggiate. Il CAI di Valenzaha realizzato, in collaborazio-ne con il Comune di Valenza,la Provincia di Alessandria, laRegione Piemonte, il ParcoFluviale del Po e dell’Orba ela Fondazione Cassa di Rispar-mio di Alessandria, una cartadei sentieri in scala 1:25000che è a disposizione di tutti

coloro che amano camminare, esplorare, gustare la natura.L’iniziativa inoltre, contribuisce a valorizzare e portare a conoscenzauna serie di antiche vie di comunicazione stradali tracciate nel territoriovalenzano. Oltre al valore paesaggistico esse conservano i ricordi di unlungo passato colmo di storie, popolazioni, personaggi, ma anche diinvasioni e battaglie, richiamando la loro memoria. Sono tanti gli avve-nimenti che si sono succeduti sulle colline che circondano la nostra città

Giovanni Omodeo, vice presidente del CAIdi Valenza appone le targhe di numerazionedei sentieri.

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e “Valénsa ’d’na vòta” li ha raccontati e illustrati nelle edizioni passatecon continuità e rigore. Molti di essi sono avvenuti nella zona dellaStrada della Serra che si snoda da ovest a est, nel nucleo centrale delterritorio che ci interessa.La Strada della Serra (Valénsa ’d’na vòta 14/1999-pag.49) nascondevicende ed eventi storici in gran parte oggi dimenticati ma che, all’epo-ca in cui si svolsero, segnarono in modo significativo l’esistenza dellapopolazione locale. Innanzi tutto è bene sottolineare come si parli di“strada” della Serra e non di semplice cabiana. Ciò sta ad indicare l’an-tica importanza di questa via di comunicazione, tracciata probabilmen-te in epoca alto-medioevale per unire i borghi di Montecastello, SanSalvatore e Lu (già sede della LV legio in epoca tardo romana). Attra-verso le colline allora ricoperte da boschi di rovere e latifoglia, evitan-do accuratamente le pianure allora sede di paludi ed acquitrini. La pri-ma testimonianza cartografica la troviamo in una carta piemontese delXVIII secolo esistente presso l’archivio nazionale di Alessandria e inun coevo esemplare di pianta topografica rilevata dal genio francesedurante la guerra di successione austriaca del 1745. Da queste interes-santi tavole notiamo come la Serra è cartografata quale strada di unacerta importanza all’interno della rete viaria del regno di Sardegna: daiguadi sul Tanaro la strada si snodava sulla linea di cresta delle collinesino a Verrua Savoia e quindi a Torino. Se le principali vie commercialiandavano dal mar Ligure alle Alpi, ossia da nord a sud e viceversa, laSerra univa Torino con i confini orientali del regno e si presentava comeun lungo asse di arroccamento su cui erano posti i principali dispositividifensivi sabaudi contro un attacco da est: Torino, Verrua, Alessandria,Tortona. Non fu quindi un caso che nel 1215 gli alessandrini utilizzas-sero la Serra per tendere un’imboscata all’esercito casalese nelle bosca-glie del Clorio; i Piemontesi, il 27-28 settembre 1745 sconfitti allabattaglia di Bassignana percorsero la Serra in ritirata verso Torino,facendo terra bruciata sul loro cammino. E nella primavera del 1746 isoliti Piemontesi (ciò dimostra l’interesse del genio sabaudo su questastrada) con una azione da blitzkrieg si incamminarono lungo la Serraper liberare Alessandria dall’assedio francese.La “via dei cannoni” della Val Maira trova nella Serra una degnaconsorella! E non fu un militare spagnolo, in forza ad uno dei tantieserciti che devastarono l’Europa nel XVI e XVII secolo, a cadere inquel pozzo ora inserito nel Santuario della Madonna del Pozzo mentre

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transitava lungo la Serra? A quanto sembra anche i Francesi nel 1799 enel 1800 la percorsero più volte con i loro eserciti. Cambiati i modi difare la guerra e cambiate le esigenze strategiche del settore, la Serra nonaveva più ragione di esistere e fu consegnata al ruolo di strada cantonale.Ma, se pur asfaltata o ridotta a sentiero, esiste ancora. E per gli abitanti

dei luoghi che questa via attra-versa, essa rimane la “strada diNapoleone” a ricordo deglieventi che l’hanno vista testi-mone e partecipe.Oggi la si ripercorre in escur-sione attraversando la crestacollinare in un lungo piacevo-le tracciato che domina l’inte-ro territorio. Si segue la stradamilitare della Serra che si sno-da prevalentemente lungo lalinea di cresta delle colline. Iltracciato consentiva alviandante di compiere discre-te distanze senza dovere af-frontare dislivelli superiori ai50 metri. Il fondo stradale erasicuramente in terra battuta,sostituita ora solo parzialmen-te da tratti di strada asfaltata.La particolare posizione dellavia consente al passante dispaziare con lo sguardodall’Appennino piacentino almassiccio del monte Rosa. Ilpercorso ha inizio nell’abitato

di Montecastello più precisamente dal piazzale nei pressi del monu-mento ai caduti. Si segue la strada asfaltata che aggira la rupe delduecentesco castello sino ad incrociare la via per Pietramarazzi. Pocodopo sulla sinistra si imbocca un viottolo sterrato che con un percorsoin leggera pendenza porta sulla sommità di una collina sormontata daun ripetitore (bricco di Montalbano). Chi vuol godere uno dei panorami

La carta dei sentieri CAI valenzani.

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più belli della zona deve salire di trenta metri sulla destra fino alla vettavera e propria del colle (vedute su Alpi occidentali, Appennino liguree piacentino, pianura di Tortona e Monferrato).Questo percorso incontra alcuni dei sentieri tracciati: qui li elenchiamo,nella loro totalità, sperando che possa nascere attenzione e interesse inmolti, stimolando il desiderio di gustare bellezze naturali, accompagnatedal richiamo del ricordo di tanti avvenimenti.601 Valenza – Montecastello603 Valenza – Rivarone605 Anello di Valenza607 Rivarone – San Salvatore Monferrato609 Valenza – ponte di ferro – Rivalba611 Valenza – San Salvatore Monferrato – Fonte di Monte613 Fiondi – Mugarone – Rivarone615 Valenza – Mugarone –Bassignana – Rivarone617 Fonte di Monte – Pomaro - Monte – Fonte di Monte619 Montecastello – Pietramarazzi – Pavone – Montecastello621 Montecastello – Antenna – Pian della Madonna – Fiondi – SanBernardo – Antenna – Montecastello623 Sentiero naturalistico di Pecetto A625 Sentiero naturalistico di Pecetto B627 Sentiero naturalistico di Pecetto CCome la vasta zona percorsa dalla Strada della Serra anche altri luoghi,attraversati dai sentieri tracciati, conservano memorie storiche che“Valénsa ’d’na vòta” ha richiamato, raccontandole nel tempo.Sul sentiero 603 si incontra la villa Il Calvario che fu la residenza estivadell’Ambasciatore Vittorio Cerutti, uno dei più importanti diplomaticinella storia di Valenza. (vedi Valénsa ’d’na vòta 16/2001-pag.86) (3),si passa anche nei pressi di villa Pastore (Vdv 23/2008-pag.8). Il sen-tiero 605, con la strada Molinello Gazzolo, corre a fianco della cascinaMorosetti, che fu l’abitazione di Vincenzo Morosetti, uno dei fondatoridell’oreficeria valenzana (Vdv 10/1995-pag.85), inoltre incontra, piùin alto sulla collina, villa Ceriana, residenza estiva della famiglia Cerianache aveva fondato a Valenza le Filande e poi la banca omonima (Vdv12/1997-pag.65). Sempre il 605 si snoda nei pressi di villa Pravernara(Vdv 11/1996-pag.37), villa del Pero (Vdv 12/1997-pag.75) e villa

3) Successivamente Vdv.

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Voglina della famiglia Abbiati (Vdv 8/1993-pag.78). Il sentiero 611 sfio-ra la cascina Bianca Stanchi che già nel ’600 era un quartier generaledegli eserciti assedianti (Vdv 4/5/6), successivamente incontra villaGropella della famiglia Vaccari, con il suo grande parco (Vdv 5/1990-pag.71), villa Astigliano, prima dei Ceriana, poi, per via ereditaria deiBadini Confalonieri (Vdv 9/1994-pag.65), quindi villa Rosa, una delleville più antiche di Valenza (Vdv 24/2009-pag.45).

La cascina Capriata (Vdv 11/2000-pag.34) che era una delle innumere-voli proprietà della famiglia del Marchese Camillo Capriata, presentein tutte le carte antiche di fine ’600, si incontra percorrendo il sentiero615 che poi giunge al Castello delle Oche (Vdv 25/2010-pag.16), cheè stato il quartier generale degli eserciti assedianti. Il sentiero 617 rag-giunge le Terme di Monte Valenza (Vdv 12/1997-pag.204) mentre lacasa dell’Orefice (Vdv 20/2005-pag.55) che era la residenza estiva dellafamiglia Clerici, si supera camminando sul sentiero 625. Infine con ilsentiero 627 si percorre la zona Sabbione Montariolo, attraverso i luo-

Una escursione di gruppo del CAI di Valenza sui sentieri delle nostre colline.

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ghi nei quali si erano insediati sia gli eserciti assedianti, sia quelli disoccorso che erano in difesa della città, nei pressi del Bric d’Nadalì(Vdv 24/2009-pag.82).“A questo punto non resta che “mettersi in cammino”, in cammino conla locale Sezione CAI, perché ormai da anni è una realtà.”, così com-menta Fausto Capra, Presidente della Sezione CAI di Valenza Davidee Luigi Guerci.“Come abbiamo constatato, scorrendo le pagine della storia del rappor-to tra i valenzani e la montagna, la sezione ha permesso di raggrupparee rendere omogenee tutte quelle iniziative spontanee esistite da sempre.Con la costituzione della Sezione Cai tutti i cittadini, che hanno voluto,hanno potuto avere un punto di riferimento, dove “il camminare” nonè stato un metter il piede avanti all’altro, ma ha costituito un momentodi aggregazione, di socialità; si è potuto non tanto camminare per svol-gere soltanto un salutare esercizio, ma incamminarsi con altri per rag-giungere traguardi che non erano costituiti dalle mete occasionali, maerano finalizzati alla conoscenza di luoghi, persone, storie, tradizioni,territori, culture.Negli ultimi anni l’operosità del Cai valenzano ha permesso l’instau-rarsi di un rapporto particolare anche con altre realtà cittadine, quali leIstituzioni Pubbliche, le scuole e diverse aggregazioni socio-culturali,rapporti forieri di ulteriori e migliori traguardi, che non mancherannodi essere raggiunti se faremo tutti parte della medesima…cordata.”Termina qui il mio racconto su Valenza e la montagna che è anche unaricerca dei luoghi dello spazio, della mente e dell’anima; un percorsoinutile secondo le logiche dominanti, non per donne e uomini pensantiche si sentono spinti dal desiderio della viandanza, del camminare.Camminare: la bellezza di un’esperienza che apre alla novità, allo stu-pore, sollevando il nostro essere. Il passo, unito al battito del cuore e alrespiro, diventa ritmo, dà una cadenza superiore ai nostri sentimenti edalle nostre parole. E’ camminando che vengono le folgorazioni, leimmagini e le metafore, si miscelano i pensieri in modo più originale.E poi, una salita ad una cima di montagna o una camminata su collinee pianure possono donare frammenti di libertà e la gioia di una festa.

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