Valenza e la Montagna - Prima Parte

24
48 di Giorgio Manfredi Parlar di montagna: c’è la montagna con i richiami delle sue altezze, delle sue cime da scalare con ascensioni fantastiche che scatenano una passione ardente, compagna di fatica ma con il regalo di sublimi appagamenti. C’è anche la montagna delle vacanze da gustare con uno stile sobrio e contenuto della vacanza famigliare, per molto tempo lontana da esa- sperazioni consumistiche. A chi va in montagna, cammina, sale, scaval- ca colli e cengie, raggiunge rifugi in alta quota, si arrampica sulle cime, con lunghe ore di fatica e sa- crificio, si fa spesso la domanda: chi te lo fa fare? Risponde Erri De Luca scrittore e alpinista: “La domanda è molto italiana, suppone un man- dante, uno che istiga da dietro. L’al- pinismo non ce lo fa fare nessuno. Viene da sé, un formicolio alle dita in vista di una montagna, una pa- rete di roccia, ghiaccio, neve. Sca- tena attrazione, fa accostare. Si sta in montagna da passanti di su- perficie senza un lasciapassare, che può essere ritirato in ogni punto. Una valanga, un temporale, un vento, una nebbia, sbarrano il passaggio. Nes- suno è garantito mentre scala una parete, anzi è esposto, indifeso, minu- scolo sul corpo dell’immenso. È una buona lezione circa le proprie mi- sure”. La montagna di lezioni ne dà molte altre che affiorano dai suoi richiami come risposte a bisogni ed esigenze di salvamento. Salvare l’in- tegrità dello sguardo, la dimensione dell’eternità, l’esercizio del pensiero liberato, la semplice esperienza di indugiare con lentezza e profondità VALENZA E LA MONTAGNA. Prima parte. Famiglia Abbiati Giuseppe Abbiati (Pippo).

description

Valenza e la Montagna - Prima Parte

Transcript of Valenza e la Montagna - Prima Parte

Page 1: Valenza e la Montagna - Prima Parte

48

di Giorgio Manfredi

Parlar di montagna: c’è la montagna con i richiami delle sue altezze,delle sue cime da scalare con ascensioni fantastiche che scatenano unapassione ardente, compagna di fatica ma con il regalo di sublimiappagamenti.C’è anche la montagna delle vacanze da gustare con uno stile sobrioe contenuto della vacanza famigliare, per molto tempo lontana da esa-

sperazioni consumistiche. A chi vain montagna, cammina, sale, scaval-ca colli e cengie, raggiunge rifugiin alta quota, si arrampica sullecime, con lunghe ore di fatica e sa-crificio, si fa spesso la domanda: chite lo fa fare? Risponde Erri De Lucascrittore e alpinista: “La domandaè molto italiana, suppone un man-dante, uno che istiga da dietro. L’al-pinismo non ce lo fa fare nessuno.Viene da sé, un formicolio alle ditain vista di una montagna, una pa-rete di roccia, ghiaccio, neve. Sca-tena attrazione, fa accostare.Si sta in montagna da passanti di su-perficie senza un lasciapassare, chepuò essere ritirato in ogni punto. Una

valanga, un temporale, un vento, una nebbia, sbarrano il passaggio. Nes-suno è garantito mentre scala una parete, anzi è esposto, indifeso, minu-scolo sul corpo dell’immenso. È una buona lezione circa le proprie mi-sure”. La montagna di lezioni ne dà molte altre che affiorano dai suoirichiami come risposte a bisogni ed esigenze di salvamento. Salvare l’in-tegrità dello sguardo, la dimensione dell’eternità, l’esercizio del pensieroliberato, la semplice esperienza di indugiare con lentezza e profondità

VALENZA E LA MONTAGNA.Prima parte.

Famiglia Abbiati

Giuseppe Abbiati (Pippo).

48-71.p65 08/10/2013, 16.0648

Page 2: Valenza e la Montagna - Prima Parte

49

sulle bellezze ammirate. Altre riflessioni assai stimolanti sull’arricchi-mento che la montagna può dare all’uomo ci sono state inviate, su nostroinvito, da Annibale Salsa, antropologo e presidente generale del CAIdal 2004 al 2010. Le pubblichiamo, con piacere, a conclusione.Iniziamo la storia dei valenzani e la montagna, partendo dai primi annidel novecento, raccontando di alcuni di loro che affrontarono allora leesperienze alpinistiche.Giuseppe Abbiati, detto Pippo, della famiglia dei proprietari della Voglinanasce a Valenza nel 1901, terzo di quattro fratelli, tre maschi e una femmina.Laureatosi in ingegneria e architettura, si trasferisce a Genova e nel 1922si iscrive al CAI e inizia subito unaintensa attività alpinistica che lo por-ta ad arrampicare in tutte le monta-gne dell’arco alpino. Compie alcuneprime ascensioni sia nel gruppo delRuitor che del Sassolungo (vedi arti-colo a lui dedicato nel numero 17 diValénsa ’d’na vòta). Partecipa allacampagna di Russia nella secondaguerra mondiale e alla fine del con-flitto riprende a pieno ritmo l’atti-vità alpinistica. In inverno con glisci da gita sulle più vicine AlpiMarittime e Cozie, in primavera efino a inizio estate a caccia dei“quattromila” del gruppo del Bian-co, del Rosa, dei Mischabel, edell’Oberland Bernese.Nominato Presidente del CAI di Genova per due mandati (dal 1956 al1964) ne diviene poi Presidente Onorario. In quegli anni è anche Presi-dente della Commissione Centrale di Sci Alpinismo e membro del Comi-tato Centrale del Club Alpino Italiano, cariche che mantiene fino quasialla morte avvenuta a Valenza nel 1985.Federico Peroso nasce a Valenza il 9 luglio 1902, dove, dopo la scuola,si dedica all’attività orafa nell’azienda con i suoi fratelli.Nel 1946 si trasferisce a Roma e diventa concessionario per il CentroItalia degli orologi Eberhard.Amava molto l’arrampicata su roccia e a metà degli anni trenta favorì

Famiglia Peroso

Federico Peroso.

48-71.p65 08/10/2013, 16.0649

Page 3: Valenza e la Montagna - Prima Parte

50

la possibilità di utilizzo di una struttura dei Vigili del Fuoco di Valenza,allora in Via IX Febbraio, per farne una palestra di arrampicata.Era iscritto al CAI di Alessandria dal 1929 con gli amici Luigi Vaggi el’alessandrino Gioletta, condividendo con loro l’amore per la montagna.Ha svolto la sua attività alpinistica specialmente in Val Gardena doveha scalato molte cime. Esercitava lo sci in questa valle dolomitica edanche sulle nevi di Cortina.Arrampicò più volte in scalata su alcune vie rocciose del Sassolungocon una prima assoluta nel Gruppo Centrale.Fu protagonista con la Guida di Ortisei Matteo Nogler della prima ascen-

sione assoluta del “Sigaro delPisciadù” nel gruppo dolomitico delSella il 12 agosto 1932 con una ar-rampicata di 6 ore.Fu molto attivo anche in Val d’Aosta,a Cervinia e a Courmayeur. Salì ilMonte Bianco , il Dente del Gigantee molte altre cime.Luigi Meregaglia nasce a San Salva-tore il 21 giugno 1912. Si laurea alPolitecnico di Milano in IngegneriaElettronica. Dopo alcuni anni di atti-vità all’Ercole Marelli di Milano nel1950 sposa Paolina Ivaldi e ritorna aValenza svolgendo un’attività autono-ma nell’officina elettromeccanica delpadre in Viale Vicenza e si occupa diimpianti elettrici.L’amore per la montagna è unacomponente importante della suapersonalità .

Frequenta la Valgrisanche e la Valle di Cogne in Val d’Aosta e poi, dopola nascita del campeggio Valenzano a Perrères, la Valtournenche, dadove sono partite tante sue escursioni.Con la sua Guida Marcello Carrel l’11 agosto 1966 salì il Cervino. Lostesso giorno Piero Lenti con la Guida Ferdinando Gaspard arrivò allastessa ora, sulla stessa cima. Piero sorpreso mormorò “ma quello èMeregaglia!”. Pensarono fosse l’altitudine a procurare un’allucinazio-

Famiglia Meregaglia

Pasqua 1949, da sinistra LuigiMeregaglia con la guida AchilleCompagnoni sulla cima del Breithorn.

48-71.p65 08/10/2013, 16.0650

Page 4: Valenza e la Montagna - Prima Parte

51

ne: invece no, era proprio vero.Oltre al Cervino Luigi Meregaglia salì il Monte Bianco, la Punta Dufourdel Monte Rosa, il Dent d’Herens, il Gran Paradiso, la Cresta Sud dellaGrivola e molte altre cime.Con il figlio Carlo, che divenne poi un amante e frequentatore dellamontagna, effettuò la sua ultima escursione nel 1975, alla Punta Baseinella Val di Rhêmes.Il rapporto di Valenza con la montagna si è arricchito con la nascita, neldopoguerra, del Campeggio a Perrères di Valtournenche in Val d’Aosta.È stato un giovane prete, don Pietro Battegazzore, amico dei giovani avolerlo per loro con tanto entusiasmo.

Don Pietro nasce nel 1919 a Mombisaggio nei pressi di Tortona, fuordinato sacerdote nell’aprile 1943 e a luglio dello stesso anno inviato,con l’incarico di vice parroco, a Valenza, dove ha dedicato tutta la suabreve vita a favore dei giovani.La sua vocazione di educatore lo spinse a fondare nel 1947 il campeg-gio montano a Perrères servendosi in un primo tempo di una baracca dilegno precedentemente utilizzata dalla Sip nei lavori della vicina cen-trale elettrica.Dopo un primo esperimento nell’estate 1947 e vari interventi sulla

Gruppo amici di Don Pietro e Don Luigi

Il campeggio Don Pietro a Perrères.

48-71.p65 08/10/2013, 16.0651

Page 5: Valenza e la Montagna - Prima Parte

52

baracca ricevuta in dono, tutto era pronto, l’estate successiva, per par-tire con l’attività del campeggio. La baracca era vecchia, senza como-dità, il tetto teneva poco ma allora era una casa fantastica al cospettomeraviglioso del Cervino e delle Grandes Murailles.Nel luglio 1948 il viaggio dei ragazzi per arrivare da Valenza a Perrèresdurò circa dieci ore su un camion con rimorchio del corriere Ferraris diValenza che si rese disponibile, con tanta generosità, a questo trasporto“eccezionale”. La salita del Montjovet, verso Chatillon e gli ultimitornanti prima di Perrères, sopra Valtournenche, costrinsero i ragazzi afare qualche chilometro a piedi perché il mezzo faticava a proseguirecon tutto il suo carico.Si arrivò bene comunque, quando ormai incominciava ad imbrunire ele prime ombre della sera annunciavano che iniziava l’avventura.

Il campeggio ha vistopassare, in oltre ses-sant’anni, centinaia digiovani.Grazie a don Pietro e aimolti sacerdoti che lo han-no seguito è stato un luo-go educativo e formativoed un richiamo per la mon-tagna e le sue bellezze. Findall’inizio fu don Pietro apensare e promuovere giteed escursioni. Si consulta-va con le Guide Alpine e

prezioso fu il suo rapporto con don Luigi Maquignaz, allora seminarista egrande alpinista, studiando itinerari adeguati alle varie età.Si cominciò con escursioni all’Alpeggio di Manda, al Lago di Loz, aCheneil, al Colle di Cime Bianche, al Lago di Cignana, al RifugioOriondè e tante altre.Sandro Picchiotti per le sue straordinarie doti fisiche e capacità, fu inquei primi tempi il trascinatore principale, fra i giovani, nei contatti conla montagna. Passarono pochi anni e con l’esperienza e l’entusiasmo siaffinò l’approccio con le cime e con le escursioni.Qualcuno aveva già avuto modo di avvicinare la montagna con il CAIe pian piano si affrontarono mete più impegnative: la cima Gran Sometta,

Gruppo amici di Don Pietro e Don Luigi

1949, in cima alla “Gran Sometta”.

48-71.p65 08/10/2013, 16.0652

Page 6: Valenza e la Montagna - Prima Parte

53

la Roisetta, il Gran Tournalin, il Rifugio Bobba e poi l’esperienza incordata e il Ghiacciaio a cominciare dal Breithorn, primo quattromilasalito.Al terzo anno del campeggio si scelse insieme una escursione impegna-tiva e appagante: la Traversata della Cresta di Függen, proprio a fiancodel Cervino.Con don Pietro si partì molto presto la mattina del 7 agosto 1950 dalCampeggio di Perrères per raggiungere Cervinia e salire ai metri 3273del Colle Fürggen.Sedici giovani con don Pietro proseguirono in cordata sulle rocce dellaCresta di Fürggen da ovest a sud-est, superando i 3500 metri di quota,giungendo al Rifugio di Teodulo con una vista spettacolare che li ac-compagnò per tutta la traversata.Qui il tempo era ancorabuono anche se non piùcon quel cielo, senzanubi, che accompagnò ilgruppo nella mattinata.Tutti erano felici malgra-do le asperità del percor-so lungo e impegnativo.Don Pietro nel rifugio,offrì da bere e qualcosadi caldo a tutti, uniti inuna condivisione di ap-pagamento e di gioia.Qualche nuvola arrivavada lontano e si sollecitò ilcammino per il ritorno.Iniziò la discesa suCervinia. Le nuvole au-mentarono e molto presto il gruppo fu raggiunto da un temporale sem-pre più violento con grandine, tuoni e fulmini. Quasi nei pressi di PlanMaison (a mt. 2547), la comitiva si era sgranata, alcuni erano appenagiunti alla Stazione della Funivia, altri seguivano.Proprio quasi alla meta e alla sicura protezione, un fulmine si abbattèsu un gruppetto di quei giovani con don Pietro, gettandoli a terra. Al-cuni si rialzarono benché storditi e spaventati, ma don Pietro rimase là.

7 agosto 1950: cresta di Fürggen poche ore prima dellatragedia. da sinistra e dall’alto: A. Genovese; G.Canepari; G. Negri; P. Staurino; G. Battegazzore; P.Caveglia; S. Picchiotti; D. Gastaldello; AlbertoVaccari; F. Bajardi; G. Ferraris; don Pietro; AngeloVaccari; G. Manfredi; G. Cellerino. Facevano parte delgruppo G. Annaratone e G. Marchese che scattò la foto.

Gruppo amici di Don Pietro e Don Luigi

48-71.p65 08/10/2013, 16.0653

Page 7: Valenza e la Montagna - Prima Parte

54

Morì a trent’anni, a metà pomeriggio di quel 7 agosto.Abbiamo pensato e pensiamo ancora che se ne sia volato via con unsorriso: “I miei ragazzi sono tutti vivi!”.All’obitorio di Valtournenche lo vegliarono tutta la notte Sandro Picchiottie Nino Fracchia (Jimmy). Al funerale a Valenza partecipò tutta la città.Se n’era andato un entusiasta della vita, che sprigionava sempre un de-siderio intenso di ascolto, condivisione, di sentimenti e di senso. Aveval’anima di un fanciullo, con un cuore che dava calore a tutti. La suaricchezza spirituale e lo spessore umano che elargì con ampiezza di dono,restano nell’intimo di coloro che lo incontrarono.Nel 1950 l’attività del campeggio terminò quel giorno. Riprese l’annosuccessivo sotto la guida di don Luigi Frascarolo arrivato a settembre1950 a sostituire don Pietro. Anche lui fu un grande educatore e amico

della montagna.Negli anni seguenti si in-tensificarono i rapporticon le guide di Valtour-nenche dove mitica erala figura di Luigi Carrel(Carrellino) consideratola migliore guida di al-lora. La collaborazionepiù intensa fu conMarcello Carrel e quin-di con Jean e GermainOttin, Camillotto Pellis-sier, Ettore Bich e altriancora. Già nell’estatedel 1950 una ventina diragazze dell’oratorio

aveva soggiornato a Perrères in una baita dei Vallet. Un gruppo menonumeroso continuò la presenza nella Valle nelle estati dal 1951 al 1955a Losanche, una frazione di Valtournenche, nella casa delle Guide Ottin.Furono per loro anni di escursioni compiute anche con i ragazzi delcampeggio.Il Campeggio diventò un luogo dove si pensava e si progettavano escur-sioni di sempre maggior impegno, realizzate anche in più giorni.Sandro Picchiotti e Francesco Bajardi, insieme a don Luigi, concor-

Gruppo amici di Don Pietro e Don Luigi

Agosto 1954: teraversata Teodulo-Castore e Lyskamm.In piedi da sinistra: Don Luigi Frascarolo; Don LuigiMartinengo; P. Picchiotti; uin basso: L. Villasco; G.Manfredi; B. Mortarini; asp. guida; guida M. Carrel;G. Re; B. Bissone; F. Bajardi.

48-71.p65 08/10/2013, 16.0654

Page 8: Valenza e la Montagna - Prima Parte

55

davano il programma con le guide e tenevano le fila nelle scelte degliitinerari.La prima esperienza fu, nell’agosto del 1954, una traversata sui ghiac-ciai del Gruppo del Monte Rosa e la salita delle cime del Castore e deiLyskamm.Seguì presto la seconda, l’ascensione alla Punta Dufour del Monte Rosa,con i suoi 4634 metri, seconda cima europea. Sempre con la guidaMarcello Carrel e altre si partì dal campeggio, quindi in funivia a PlateauRosà, poi su ghiacciaio sino al Rifugio Betemps, in Svizzera per il primopernottamento. Partenza notturna per la salita sul versante Nord dellaDufour, quindi ascensione alla Cima Zumstein con altro pernottamentoalla Capanna Margherita, a 4551 metri.Il terzo giorno, dopo aver attraversato il Ghiacciaio del Lys, con unlungo tragitto in discesa,si giunse a Gressoneysenza ausilio di funivieche allora non c’erano. Aquesto punto il ritornoavvenne con corriera aPont St. Martin, treno aChatillon e corriera aPerrères, arrivando mol-to tardi al campeggio,con tanta gioia.Gli anni passarono, nuo-ve generazioni arrivaro-no al “Campeggio donPietro” e tantissimi furono i nuovi giovani che lo frequentarono, moltiquelli che da lì partirono per le più diverse escursioni, traversate in altaquota e scalate.Nella seconda metà degli anni cinquanta emerse l’esigenza di dar vitaalla costituzione di un primo gruppo di aderenti al Club Alpino Italia-no, mentre era iniziata anche l’attività di un “Gruppo Amici dellaMontagna”.Negli anni 1956/1957, sotto la spinta di Francesco Bajardi, Marica Por-ta, Luigi Vaggi, don Franco Picchio e tanti altri nacque un primo nucleodel CAI con le iscrizioni di molti valenzani alla Sezione di Alessandriaed anche a quelle di Casale e San Salvatore.

Famiglia Vaccario

La guida Camillotto Pellissier con Mariolino Vaccario.

48-71.p65 08/10/2013, 16.0655

Page 9: Valenza e la Montagna - Prima Parte

56

Di questo primo nucleo di Soci CAI faceva parte, fra i più anziani d’età,Mariolino Vaccario , attivo alpinista, personaggio simbolico nel pano-rama valenzano di quegli anni.Mariolino Vaccario nasce a Valenza il 22 luglio 1914.Il lavoro di incassatore lo accompagnerà per tutta la sua vita.Amava viaggiare, gli piaceva la caccia che esercitava spesso insieme aPier Francesco Calvi, conte di Bergolo.Passò alcuni anni di vacanza a Valtournenche ma la passione per l’ar-rampicata gli venne dal campeggio di Perrères, che iniziò a frequentarenel 1949. La folgorazione che ebbe in quegli anni accelerò al massimola sua attività alpinistica.Si collegò presto con le Guide di Valtournenche e in particolare ebbeuno stretto sodalizio con la Guida Camillotto Pellissier. Accompagnò

spesso ragazzi e ragaz-ze del Campeggio diPerrères in molte escur-sioni e da loro era chia-mato “Mariolino la Gui-da”. Oltre al Cervinosalì molte cime in Vald’Aosta e fu sempre at-tivo sia nel campeggioche con le Guide diValtournenche.Con Camillotto Pellis-sier, il 10 agosto 1955realizzò, in scalata, la pri-ma assoluta della Cima

Centrale per la parete sud-est del Dome de Cian.Morì il 30 marzo 1968 e, al suo funerale a Valenza, intervennero molteGuide di Valtournenche e di Cervinia.Nel periodo che precede la nascita ufficiale della Sezione Valenzana delCAI, ricordiamo i fratelli Vaccari della Villa Gropella a Valenza, chehanno svolto lunga attività in montagna, ricca di importanti imprese.Gian Luigi (1938) ed Eugenio (1942) si accostarono alla montagnaintorno ai 14-15 anni seguendo lo zio Mario, scultore, nella visita allepostazioni di guerra 1915/18 dove aveva combattuto (Cristallo, Tofane,Pomagagnon).

Famiglia Vaccari

1995: a villa Gropella, da sin.: Federico Felli; Euge-nio Vaccari; Luigi Cerino Badone; Walter Bonatti;Gian Luigi Vaccari.

48-71.p65 08/10/2013, 16.0656

Page 10: Valenza e la Montagna - Prima Parte

57

Passando le vacanze in campeggio in Val Veny, iniziarono a salire leprime cime del Monte Bianco, prima con guide, poi, dopo i 18 annisenza. Ambedue istruttori nazionali di alpinismo parteciparono ai corsidella Scuola “Bartolomeo Figari”, di Genova per circa trent’anni.Gian Luigi venne nominato Accademico, il più alto riconoscimento CAI.Eugenio si sposò nel 1970 a Valenza , dove si stabilì e si dedicò con lafamiglia alla gestione dell’Azienda Agricola Gropella.I fratelli Vaccari aprirono vie nuove sul Monte Bianco, Alpi maritti-me, Alpi Cozie e Apuane e scoprirono per primi le meraviglie delFinale. Gian Luigi partecipò a spedizioni in Groenlandia e in Africa.Insieme, scalarono alcune volte le principali vie del Monte Bianco, laNord (Via Cassin) delle Grandes Jorasses, aprendo poi una via nuovasul Mont Blanc DuTacul (Pilier Du Diable)vicino all’Aiguille DuDiable.Nelle Dolomiti salirono,fra le altre, la Solleder delMonte Civetta e lo Spi-golo Giallo della CimaPiccola di Lavaredo.Tracciarono una via nuo-va sulla Torre Castello inVal Maira, mentre, dagiovanissimi, salirono inarrampicata sulla pareteSud del Monte Nona sulle Alpi Apuane con 2 bivacchi.Il 21 dicembre 1972 tre amici e soci CAI , Giampiero Accatino, GiovanniCeva e Marica Porta, accompagnati dalla Guida di Valtournenche, EttoreBich, partirono per il Kenya con lo scopo di scalare il Monte Kenya,situato nel parco omonimo a circa 200 chilometri a nord di Nairobi.Durante il viaggio incontrarono Massimo Mila, esperto alpinista e cri-tico musicale del giornale La Stampa, Vittorio Badini Confalonieri al-lora Presidente del CAI di Torino e il famoso alpinista e fotografo Ales-sandro Gogna. Il gruppo era organizzato e accompagnato da Beppe Tentititolare di “Trekking International”.Il 1° gennaio 1973, dopo aver superato il campo tendato di Makinder’sa 4200 metri e il campo base a 4700 metri, di buon mattino, la guida

Punta Nelion sul monte Kenya.

48-71.p65 08/10/2013, 16.0657

Page 11: Valenza e la Montagna - Prima Parte

58

Ettore Bich, Giovanni Ceva e Marica Porta affrontarono l’ascesa delMonte Kenya. Alle ore 12, dopo una breve sosta in un bivacco, furonoin vetta alla Punta Nelion a quota 5188 metri, una salita con un mistodi 3° e 4° grado. Il tempo cambiò improvvisamente e costrinse il grup-po a scendere velocemente a corda doppia, arrivando poi al campo basecompletamente fradici a causa del fortissimo temporale sopravvenuto.La cima fu raggiunta il giorno seguente da Giampiero Accatino conBich e tutti insieme, il 3 gennaio salirono la Punta Lenana a metri 4985,dopo una lunga ascesa sul ghiacciaio Lewis.

L’incontro con Vittorio BadiniConfalonieri, membro della famigliaBadini-Ceriana, proprietari di VillaAstigliano a Valenza fu l’occasioneper far nascere la Sezione valenzanadel CAI.Vittorio Badini Confalonieri nascenel 1914, eletto alla Costituente nelCollegio Cuneo Asti Alessandria,divenne due volte Sottosegretario epoi Ministro per il Turismo e lo Spet-tacolo. Fu eletto nel 1965 Consiglie-re Comunale a Valenza. Dal 1986 al1991 fu Vice Presidente generale delCAI.Da valenzano, come si definiva, aivalenzani incontrati nel viaggio inKenya, Badini Confalonieri solleci-tò con calore che Valenza avesse alpiù presto la sua Sezione CAI e cosìavvenne nel 1974.

Il 4 aprile 1974 un centinaio di soci CAI, iscritti alle Sezioni di Ales-sandria, Casale e San Salvatore inoltrarono alla sede centrale del CAIa Milano la richiesta di costituzione di una Sezione a Valenza. La ri-chiesta fu accettata.Dopo un brevissimo periodo in cui la sede della Sezione era prov-visoriamente in Corso Garibaldi 107, il CAI si trasferì in Via FeliceCavallotti 26.Il primo Consiglio Direttivo eletto fu formato dai seguenti Soci: Gian

Famiglia Badini Confalonieri

Vittorio Badini Confalonieri con il pri-mogenito Giuseppe.

48-71.p65 08/10/2013, 16.0658

Page 12: Valenza e la Montagna - Prima Parte

59

Piero Accatino, Nino Bergamino,Pier Luigi Bianchi, Giovanni Ceva,Piero Lenti, Gastone Michielon,Marco Piccio, Marica Porta.Gian Piero Accatino fu eletto Presi-dente e, sempre riconfermato, restòin carica sino al 1993, guidando isuccessivi consigli direttivi.In questa prima fase di attività il CAIdi Valenza dedicò il suo impegno acurare l’aspetto tecnico dell’alpini-smo per affinare, con esperienze sulcampo, ogni elemento della cono-scenza e della preparazione al-l’ascensione in montagna.Con l’intervento di Nino Bergamino,che aveva esperienze di alto livello inascensioni e scalate, soprattutto nelGruppo del Monte Bianco, si realiz-

Archivio CAI Valenza

La guida Mario Mochet con, in alto,Enzo Francescato, al corso di alpini-smo sul ghiacciaio di Pré de Bar.

Archivio CAI Valenza

10 Agosto 1978, Mont Rous Petites Murailles. Da sinistra: Gian Paolo Zulato; GigiStefanutto; Francesco Bajardi; Luciano Bajardi; Gastone Michielon.

48-71.p65 08/10/2013, 16.0659

Page 13: Valenza e la Montagna - Prima Parte

60

zò una eccellente collaborazione con le Guide di Courmayeur e Bergaminodivenne poi Guida Onoraria. In particolare il rapporto coinvolse le GuideRenzino Cosson, Mario Mochet, Cosimo Zappelli, Otton Clavel, Lucia-no Maregliati e altre.Si realizzarono corsi di Alpinismo, su roccia e su ghiaccio, e nacque

una vera scuola con ilcoordinamento di MarioMochet. Fra i pionieri diquesto “nuovo mattino”ricordiamo Pier LuigiBianchi, Piero Lenti,Gastone Michielon eGian Paolo Zulato e ap-pena dopo si aggiunseroEnzo Francescato, Clau-dio Quagliotto e AlbertoTenconi.Nel 1981 il CAI organiz-zò il primo dei 14 “Cor-si di Alpinismo”, con leguide di Courmayeur emolti giovani si iscrisse-ro alla Sezione. Fra ipartecipanti ai corsi siformò un gruppo moltoaffiatato che per alcunilustri rappresentò il nu-cleo dirigente del CAI diValenza e frequentò i luo-ghi di arrampicata del-l’arco alpino, dallefalesie di Finale ai satel-liti del Monte Bianco,

ripercorrendo le più celebri vie. Alcuni di loro parteciparono ai corsi dellaScuola Gervasutti di Torino, portando a Valenza le nuove tecniche del-l’arrampicata moderna, il free climbing.Nel maggio 1982, in un tragico incidente, perse la vita Renzo Favre,aspirante Guida di Courmayeur. Gastone Michielon racconta: “Era do-

Archivio CAI Valenza

Maggio 1981: corso di alpinismo, palestra di arram-picata di Courmayeur: Pier Luigi Bianchi con, in altoRenzo Favre.

48-71.p65 08/10/2013, 16.0660

Page 14: Valenza e la Montagna - Prima Parte

61

menica e il gruppo del corso di alpi-nismo giunse in Valchiusella allapalestra di roccia di Traversella, atte-so dalla Guida Mario Mochet e dal-l’aspirante Renzo Favre. C’era un buonaffiatamento fra noi e la mattinatapassò serena, mentre divisi in varigruppi, assistiti da Mario e Renzo,provammo varie tecniche di salita.Nel pomeriggio, dopo ancora qual-che arrampicata, si passò alle opera-zioni di abbandono della parete e direcupero dell’attrezzatura. Fu pro-prio in questa fase che si consumò latragedia.Renzo Favre precipitò e, picchiandola schiena su una sporgenza roccio-sa, si schiantò ai piedi della parete.Morì dopo pochi minuti: aveva 27 anni. Eravamo sconvolti etraumatizzati. Mario Mochet lo compose adagiandolo su un lungo tron-co. Portammo Renzo all’interno del-la vicina chiesa. A tarda sera arrivòla madre che abbracciò e vegliò il suoragazzo. Renzo è sempre vivo in noi:ora lo si va a trovare nel piccolo ci-mitero di Courmayeur”.Nell’estate 1991 gli amici AndreaCampese, Enzo Francescato, CheccoGalanzino, Davide Guerci, Grazia-no Masiero, Claudio Quagliotto, Ste-fano e Sara Scaglione e AlbertoTenconi, si insediarono per alcunigiorni al Rifugio Torino e scalaronole più belle vie di roccia sulle vetteche contornano il Monte Bianco frale quali il Grand Capucin, il PicAdolphe Rey, l’Aiguille du Midi e la Chandelle. L’attività sportiva con-tinuò anche nei mesi più freddi con salite su cascate di ghiaccio.

Archivio CAI Valenza

Disegno di Gian Piero Accatino.

Agosto 1991: sui seracchi del ghiacciaiodel Gigante, Davide Guerci, a sinistra, eGraziano Masiero .

Archivio CAI Valenza

48-71.p65 08/10/2013, 16.0661

Page 15: Valenza e la Montagna - Prima Parte

62

Il rapporto con Courmayeur rese possibile la realizzazione di due impor-tanti Mostre al Centro Comunale di Cultura di Valenza, una di fotografiacon le splendide immagini di Renzino Cosson e un’altra con i dipinti ei manifesti di Franco Balan.Si organizzarono incontri culturali con interventi di grandi personaggidella montagna tra i quali Alessandro Gogna, Reinhold Messner protago-nista nel 1982 di una straordinaria serata al Teatro Sociale di Valenza.In quegli anni la vena artistica di Gian Piero Accatino creò una serie didisegni sulla montagna usati su magliette per alpinisti. Vennero realiz-zate alcune Mostre di quegli splendidi disegni fra le quali una a Cogneed una a Courmayeur.Dal 1994 al 1999 la Sezione CAI di Valenza ha avuto come PresidenteIvo Fenaroli e il primo Consiglio Direttivo composto da: MaurizioAlternin, Pier Giorgio Bertoni, Pier Luigi Bianchi, Flavio Busanello,Marco Bonicelli, Riccardo Bussone, Ivo Fenaroli, Enzo Francescato,Pier Giorgio Manfredi, Stefano Palazzolo, Claudio Quagliotto, LucaVanin.Revisori dei conti: Lindo Caprino, Marco Demartini, Piero Lenti.

Archivio CAI Valenza

Giugno 1983: salita all’Aiguille de L’M, gruppo Monte Bianco. Da destra: R.Quagliotto; G. Guarda; A. Vantini; C, Quagliotto; P. Annaratone; A. Tenconi; G.P.Zulato; P.L. Bianchi.

48-71.p65 08/10/2013, 16.0662

Page 16: Valenza e la Montagna - Prima Parte

63

La sede era ancora in Via Cavallotti, 26 per poi essere trasferita nel1995 in Via Magenta. In questo periodo si è intensificato il rapportocon il Centro Comunale di Cultura di Valenza e le iniziative culturaliebbero un importante rilancio.Molta partecipazione hanno avuto incontri con grandi figure dell’Alpi-nismo e scalatori come Walter Bonatti, Cesare Maestri, GiovanniBassanini, il vice presidente generale dei CAI Teresio Valsesia, il foto-grafo e alpinista Alessandro Gogna e il direttore della Rivista delTrekking Giancarlo Corbellini.Molte serate con proiezioni sulla montagna si svolsero al Centro Co-munale di Cultura soprattutto grazie a Marco Lenti con la sua intelli-gente e geniale capacità di catturare immagini perfette di molti ambien-ti di alta quota dove è salito in tanti anni. Sempre al Centro Comunaledi Cultura fu ospitata con grande successo la mostra del grande scultoredel legno Dorino Ouvrier conclusa con l’intervento del GruppoFolkloristico di Cogne “Lou Tintamaro”.Iniziò la collaborazione con Alphar per la gestione a livello provincialedi corsi di Alpinismo e proseguì la programmazione dell’attivitàescursionistica delle gite sociali aperte a tutta la città. Significativa lacollaborazione con la Croce Rossa per organizzare gli interventi di primosoccorso e la partecipazione nel programma di aiuti nell’alluvione diAlessandria nel 1996.Dal dicembre 1999 al 2008 Maria Bajardi è stata la Presidente del CAIdi Valenza. Il primo Consiglio Direttivo di questi anni era composto da:Roberto Bisio, Angelo Bosio, Ivo Fenaroli, Enzo Francescato, DavideGuerci, Ermes Moraglio, Giovanni Omodeo, Fabrizio Tinghi, AngeloTorti e Barbara Vaia. Revisori dei Conti furono: Luigi Borsalino, LindoCaprino e Piero Lenti.Pochi mesi passarono, durante i quali l’attività proseguiva con nuovoslancio e uno dei primi obiettivi della Sezione fu il rafforzamento delrapporto del CAI con la città, le sue realtà e il suo territorio.Il 22 agosto 2000 un triste evento sconvolse tutti: Davide Guerci pre-cipitò nel Gruppo del Monte Bianco. Lo sgomento e il dolore furonointensi. Consapevoli della grande passione e preparazione di Davideche lo portarono, nonostante la sua giovane età, a tante impegnativeimprese alpinistiche, tutti rimasero increduli e smarriti. Nato nel 1968,socio CAI dal 1986, membro del Consiglio Direttivo, ha partecipatocome impegnato protagonista nel gruppo di arrampicata sorto a Valenza

48-71.p65 08/10/2013, 16.0663

Page 17: Valenza e la Montagna - Prima Parte

64

negli anni ’80.Maria Bajardi racconta: “Davide era un ragazzo semplice, mite, di com-pagnia, a cui non mancava mai la battuta spiritosa e soprattutto innamo-rato delle montagne e dell’arrampicata. Compie la sua prima ascensio-ne con la guida di Courmayeur, Giuseppe Petigax nel 1983 al rifugioMonzino e l’anno successivo all’età di sedici anni sale la via ferrata alrifugio Borelli. Inizia così una carriera alpinistica che lo vede in cimaalle vette più alte delle Alpi, Monte Bianco, Monte Rosa, Gran Paradi-so. Negli anni ’88/89, sulle Dolomiti sale la Torre del Vaiolet nelCatinaccio, lo Spigolo del Velo e il Campanile Pradidali delle Pale diSan Martino.Ripete numerose vie di arrampicata moderna sui satelliti del MonteBianco: Gran Capucin, Piramyd du Tacul, Pic Adolph Rey, Aiguille duMidi, Chandelle du Tacul. Arrampica in Italia e all’estero nel Verdon,in Marocco e in California nella Yosemite Valley. D’inverno quando ilghiaccio ricopre le vallate sale le cascate di ghiaccio di Cogne, dellaValsavaranche e della Val Varaita mentre continua ad arrampicare nellefalesie di Finale Ligure e più volte conquista in Sardegna la Guglia diColoritze. Si classifica primo assoluto nell’agosto 1999 alla gara di ar-rampicata in velocità a Courmayeur. Nell’agosto del 2000 è impegnatoa preparare una grande ascensione, il Pilastro Centrale del Monte Bian-co. Questa preparazione comprende un susseguirsi di cime e di vie tracui Pointe Lachenal via Le Bon Filon, Tour des Jorasses via DiedroMachetto, Mont Rouge de Peuterey fino al 22 agosto 2010. Dovevaessere un giorno di riposo alla vigilia della partenza per il Pilone Cen-trale, invece, in una splendida giornata di sole, la tragedia. Durante ladiscesa in corda doppia dalla via Titanic sulla Parete dei Titani in ValFerret, Davide precipita insieme ai suoi sogni all’età di 32 anni.Arrampicare era il massimo! È la frase posta sulla targa di commemora-zione in Val Ferret. Non sapremo mai cosa sia successo durante l’ultimacorda doppia nel vuoto, quando la montagna si è presa la sua vita.”.Courmayeur ha dedicato a Davide una palestra di arrampicata, la “FalesiaPierre Taillée” con la frase “Speriamo che piaccia a Davide e che, do-vunque sia, si diverta a vederci scalare e inseguire sogni, spinti dallasua indimenticabile energia e passione per l’arrampicata”.Rosalba e Luigi Guerci, i genitori di Davide, espressero il desiderio dilasciare un significativo ricordo del loro caro con la costruzione di unedificio destinato al CAI, alla montagna, alla città. Si avviarono i con-

48-71.p65 08/10/2013, 16.0664

Page 18: Valenza e la Montagna - Prima Parte

65

tatti con l’Amministrazione Comunale, viene individuata l’area deigiardini Aldo Moro e, nel 2003, su progetto dell’ing. Giovanni Angelerie l’intervento dell’impresa edile Francescato, con la direzione di EnzoFrancescato, motivato da grande passione e competenza, iniziarono ilavori.La Sezione intanto cercava di dare valore al ruolo della montagna comeluogo da conoscere edesplorare per gustare isuoi paesaggi, la sua sto-ria, le sue bellezze.L’attività escursionistica,che aveva già avuto il suosviluppo negli anni pre-cedenti, si rafforzò neldecennio 2000-2010 conun programma annuale euna scelta di percorsi varie accessibili a un nume-ro sempre crescente dipartecipanti. Ogni anno siottennero buone presen-ze nelle escursioni conuna scelta di itineraricomprendenti le Vallialpine, le Alte VieLiguri, l’Appenninoligure piemontese e lecolline del territorio. Neimesi invernali si prose-guì con le racchette daneve, le ciaspole. Questefurono il primo mezzoinventato dall’uomo permuoversi sulle nevi. Oggi, migliorate tecnicamente, permettono di af-frontare anche escursioni impegnative con dislivelli notevoli. Andar conle ciaspole è un’esperienza che permette di immettersi nella “bianca”natura assaporando il silenzio dei boschi, la lentezza delle salite,l’ebrezza delle discese, lasciando libere le emozioni.

Famiglia Guerci

Davide Guerci, il 10 Agosto 2000 sulla via Contaminedel Monte Bianco, punta Lachenal.

48-71.p65 08/10/2013, 16.0665

Page 19: Valenza e la Montagna - Prima Parte

66

Notevole successo ebbero le escursioni di più giorni, le Alpi Apuane, leCalanche di Marsiglia, la Sicilia e tante altre. Larga adesione si ebbeanche nei gruppi di escursioni nelle Dolomiti con pernottamenti in al-bergo oppure nei rifugi e continuò l’attività sulle Vie Ferrate.L’iniziativa per la realizzazione della struttura polivalente in memoriadi Davide, con il cospicuo finanziamento della famiglia Guerci giunseverso la conclusione. Fu completata con l’intervento del Comune, dive-nendo bene comunale e dato, con convenzione, in gestione al CAI.Il Palaguerci, così fu intitolata la costruzione, venne inaugurato il 25

marzo 2006 diventando, oltre che un presidio importante in una bellazona verde di Valenza, un luogo di incontro e aggregazione con salaconferenza, biblioteca, palestra di arrampicata, bar e servizi vari a di-sposizione della città.La nuova sede diede al CAI altro slancio e rafforzata iniziativa. Si in-tensificarono i rapporti con le Scuole grazie alle escursioni guidate siain montagna che nelle nostre colline.Intensa divenne la collaborazione, con l’utilizzo dei locali del

Archivio CAI Valenza

Marzo 2005: verso il col Citrin, Gran San Bernardo, con le racchette da neve. Dasinistra in piedi: G. Cresta; D. Bosi; M. Accorsi; R. Giunta; R. Cassola; L. Villasco;M. Varona; P. Levati; S. Sisto; F. Raselli; G. Sisto; M. e T. Lava. In basso: G. Lucardi;A. Baglioni; G. Indri; B. Grassi; E. Tassisto.

48-71.p65 08/10/2013, 16.0666

Page 20: Valenza e la Montagna - Prima Parte

67

Archivio CAI Valenza

25/3/2006: giardini Aldo Moro, inaugurazione del Palaguerci.

Archivio CAI Valenza

19/9/2000, traversata Cervinia-Val D’Ayas sotto il ghiacciaio del Ventina.

48-71.p65 08/10/2013, 16.0667

Page 21: Valenza e la Montagna - Prima Parte

68

Palaguerci, con le Associazioni culturali e di volontariato, UNITREdi Valenza e di Alessandria, famiglie e altre realtà del territorio.Con un lavoro durato cinque anni, grazie alla guida di Giovanni Omodeo,si realizzò la segnaletica di 14 sentieri nelle nostre colline con uno svi-luppo di 194 chilometri, dalle colline al Po, in collaborazione con il ParcoFluviale del Po e dell’Orba. Grande successo ebbe la pubblicazione dellaCarta dei Sentieri, iniziativa assai apprezzata e utile per il rilancio turisti-co-ambientale del nostro territorio.Molti furono gli appuntamenti culturali con proiezioni e incontri con

scrittori, studiosi, alpi-nisti fra i quali le GuideAbele Blanc, MarcoCamandona. Le iniziati-ve svolte in occasionedel trentacinquennaledella Sezione CAI diValenza, volute dall’at-tuale Presidente FaustoCapra e caldeggiate datutto il consiglio diret-tivo, ebbero una grandepartecipazione. Di altolivello furono gli in-contri con le GuideMarco Cunaccia eSimone Origone, recor-dman mondiale del Kmlanciato, lo scrittore Ro-

berto Mantovani. Straordinaria fu la serata al Teatro Sociale con la pre-senza di Gnaro Silvio Mondinelli, grande alpinista, uno dei sei scalatoriin assoluto ad aver raggiunto, senza l’uso di bombole di ossigeno, tuttele 14 vette più alte del mondo.Abbiamo tracciato un percorso di oltre sessantanni. Rimangono ancoratanti personaggi da ricordare, raccontando le loro storie. Lo faremo nellaseconda parte. Il viaggio affrontato ha seguito le tracce di tanti uomini,giovani e meno giovani, qualcuno non c’è più, ma sono ancora visibilile orme di tutti su salite, colli, pareti, cime, ghiacciai, alte vie, vie fer-rate e sentieri. Sì! Scarponi in ordine, zaino pronto, è proprio un sen-

Archivio CAI Valenza

27/1/2009: al Teatro Sociale il grande alpinista“Gnaro” Silvio Mondinelli con Rosalba Guerci.

48-71.p65 08/10/2013, 16.0668

Page 22: Valenza e la Montagna - Prima Parte

69

tiero che ci aspetta perandare sui monti e ritro-vare ancora altre volte,come in un giorno difesta, la condizione diessere felici.

MONTAGNA e CAIRiflessioni di AnnibaleSalsa, antropologo e Pre-sidente Generale delCAI dal 2004 al 2010

I montanari e gli alpini-sti appartengono a dueambiti culturali distintigià a partire dalla data di nascita dell’alpinismo, il cui battesimo ufficia-le è segnato dalla prima salita al Monte Bianco (1786). Il montanaroBalmat ed il medico Paccard ne sono la rappresentazione più concreta.Al di là del fatto di cronaca, i due savoiardi sono portatori consapevolidi due mondi diversi, ma in contatto fra loro. Il valligiano è espressionedi un vissuto tradizionale della montagna declinato sul piano dellaquotidianità e della sussistenza economica. Il medico, di una visione delmondo del tutto innovativa, improntata alla rivoluzione scientifica delle“magnifiche sorti e progressive”. Per il primo, la montagna esiste “dasempre” come terreno dacui ricavare risorse divita, per il secondo lamontagna esiste cometerreno da esplorare e da“inventare”. Ecco, quin-di, delinearsi due diversiapprocci alla montagnache accompagneranno,attraverso più di due se-coli, due percorsi distintima interdipendenti.Il medico di Chamonix

Dal campeggio alla conquista della Dufour. Agosto2010: M. Capra; R. Cassola, con la guida N. Corradi,partiti dal campeggio Don Pietro sono sulla puntaDufour, m. 4634, seconda cima europea. Agosto 1955altri giovani partirono dal campeggio e, in diversecordate, salirono alla Dufour.

Riccardo Cassola

Famiglia Bajardi

Agosto 2002: Triestina e Maria Bajardi, madre e fi-glia, sulla cima del Monte Bianco.

48-71.p65 08/10/2013, 16.0669

Page 23: Valenza e la Montagna - Prima Parte

70

aveva respirato il clima illuministico degli ambienti scientifici dellacapitale del Regno. Nella vecchia Torino si stavano diffondendo le nuoveidee all’interno del mondo accademico. Spesso si attribuisce agli In-glesi la primogenitura di tale visione del mondo alpino ed alpinistico.Ci si dimentica, invece, che sono gli ambienti scientifici ginevrini diHorace Benedict De Saussure e torinesi del dottor Paccard, sudditosabaudo del vecchio Piemonte, alle origini di tale rivoluzionecopernicana. Non sarà un caso che, pur dopo la nascita del primo ClubAlpino di Londra nel 1857, Torino riprenda il ruolo di protagonistanella “re-invenzione delle Alpi” con la fondazione del CAI nel 1863 adopera di scienziati e studiosi. Da ora in poi il legame fra montagna edalpinismo diventerà un fatto indissolubile per più di un secolo. Oggi

esiste il rischio,però, che tale cor-done ombelicale siallenti sotto laspinte di tendenzemodaiole genera-trici di pericolosedissociazioni framontagna ed alpi-nismo. Gli eccessidel tecnicismoarrampicatorio, lacultura dominantedi tipo agonisticoe competitivo,spingono versoorizzonti artificia-li e virtuali che ri-

schiano di produrre surrogati alla montagna reale. Quest’ultima è,infatti, la migliore metafora della vita, segnata dall’alternanza fra fa-tica e soddisfazione. La montagna è uno scrigno di valori ecologici,estetici, etici ed educativi. Essa insegna la cultura del limite in sensooggettivo e soggettivo, in un mondo bombardato di messaggi cheinneggiano al no limits. Messaggi che, purtroppo, fanno breccia anchenella comunità alpinistica e dei frequentatori della montagna. I moltiincidenti che ne funestano la cronaca trovano le loro ragioni in questa

Archivio CAI Valenza

2005: le guide di Valtournenche in visita al cantiere delPalaguerci. Da sin.: Giovanni Ceva; Albino Pellissier; Ar-mando Perron; il decano delle guide Ferdinando Gaspard;Corrado Gaspard; Giovanni Omodeo; Pierino Barmasse eEnzo Francescato.

48-71.p65 08/10/2013, 16.0670

Page 24: Valenza e la Montagna - Prima Parte

71

Archivio CAI Valenza

Il Presidente Generale del CAI Annibale Salsa a Valenza inoccasione dell’inaugurazione escursionistica dei sentieri trac-ciati dal CAI: “Le colline e il Po di Valenza”.

“sub-cultura della fretta” che non tiene più conto dei cicli naturali. Pertali ragioni la montagna si presta, più di altri ambienti, ad usi retoriciche ne snaturano l’essenza. Il Club Alpino, fondato sulla base di queiprincipi di conoscenza del territorio e del terreno delle montagne, nonpuò abdicare a questa sua funzione culturale. E’ compito delle Fede-razioni sportive e non dei Club Alpini, che con le attività sportiveagonistiche hanno ben poco da spartire, ricercare le performancesatletiche. Oggi i giovani hanno un grande bisogno di riappropriarsidella conoscenza del territorio di cui, non per colpa loro, sono diven-tati analfabeti. L’esplorazione dei luoghi dovrebbe seguire un crite-rio diffusionistico che, a cerchi concentrici, muova dai propri dintor-ni e gradualmente raggiunga le montagne più lontane ed elevate. An-che le Sezioni CAInon di montagna,come quella diValenza, hanno in-numerevoli occa-sioni per confron-tarsi con territoridi prossimità qualisono le colline delMonferrato o i ri-lievi dell’Appen-nino Ligure-Ales-sandrino. Gli sco-pi statutari origi-nari del Club Alpi-no sono finalizzatiproprio a “far conoscere le montagne e ad agevolarvi le escursioni, lesalite e le esplorazioni scientifiche”. La loro attualità, nonostante i cam-biamenti sociali e di costume che innervano la Storia, resta immutatae granitica come le rocce del Monte Bianco da cui il viaggio di “re-invenzione” moderna della montagna è partito.

48-71.p65 08/10/2013, 16.0671