Una pubblicazione ALBERTI LIBRAIO EDITORE Q La valenza della … · 2018. 6. 23. · La valenza...

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> > > > Q uesto libro, differente dalle pubblicazioni a indirizzo pret- tamente tecnico o rurale con le quali la Val Grande è stata ricorrentemente trattata, è un vasto ri- facimento della precedente edizione ma arricchito dalla storia esplorativa dei territori della Val Pogallo e dell’Alta Val Grande, che lo scorrere del tempo aveva ridotto a esigue tracce di esili citazioni . Si tratta di una pubblicazione che fa riflettere sulla natura territoriale, coinvolge con i racconti di coloro che in quei luoghi hanno vissuto esperienze disparate e infine descrive l’esplorazio- ne verticale delle pareti della Val Pogal- lo e dell’Alta Val Grande, illustrate con disegni a colori focalizzando quella che è la caratteristica principale della Val Grande: la condizione di sconosciuto . È probabile che i lettori simpatiz- zanti dei “cartelli metallici”, dei “sentie- ri segnalati” e delle “pareti attrezzate” abbandonino questo libro sullo “scaffa- le dello scetticismo”, viceversa chi fosse incuriosito dai misteri scaturiti da tutto ciò che circonda il sentiero della consue- tudine riconoscerà in lui, anche a distan- za di anni, un amico fraterno di preziose riflessioni. La valenza della Val Grande Trovare un faro in montagna è inusua- le, eppure la Val Grande rappresentò un “faro di significati”, riferimento di valo- ri sostanziali riguardanti la relazione col mondo naturale. Oggi che si è instradati nel “mondo globale” = “omologato”, dove il fiume della maggioranza ignara e consenziente si arresta al traguardo del proprio livel- lo preferenziale, penso che quelle espe- rienze mirabili irte di soddisfazioni insi- dianti , di trabocchetti di gioia , di fatiche interminabili , di emozioni travolgenti e di sensazioni ferali , hanno salvaguardato la nostra percezione dai pericoli di fascina- zioni abnormi . Mi commuovo pensando a quel luo- go che sempre riserverà punti inacces- sibili che ricordo con la gioia di un ar- rivederci che non divenne addio . Una esperienza che mi rivelò come esplorare significa “fare una cosa mai fatta” e in quanto tale irripetibile, che può essere solo raccontata. > > > Val Grande Storia Esplorativa dei Territori Sconosciuti nel Parco Nazionale più impervio e selvaggio d’Europa CARATTERISTICHE DEL VOLUME: Copertina: a colori con alette plastificata lucida Formato: 15 x 21 cm Pagine: 320 con illustrazioni a colori e in bianco/nero Carta: ecosostenibile, riciclata senza utilizzo di cloro Confezione: brossura con cucitura a filo refe ISBN: 978-88-7245-273-8 Prezzo: E 25,00 / 35,00 Prenota la tua copia compilando e inviando la cedola allegata. in preparazione Una pubblicazione ALBERTI LIBRAIO EDITORE

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Questo libro, differente dalle pubblicazioni a indirizzo pret-tamente tecnico o rurale con le quali la Val Grande è stata

ricorrentemente trattata, è un vasto ri-facimento della precedente edizione ma arricchito dalla storia esplorativa dei territori della Val Pogallo e dell’Alta Val Grande, che lo scorrere del tempo aveva ridotto a esigue tracce di esili citazioni.

Si tratta di una pubblicazione che fa riflettere sulla natura territoriale, coinvolge con i racconti di coloro che in quei luoghi hanno vissuto esperienze disparate e infine descrive l’esplorazio-ne verticale delle pareti della Val Pogal-lo e dell’Alta Val Grande, illustrate con disegni a colori focalizzando quella che è la caratteristica principale della Val Grande: la condizione di sconosciuto.

È probabile che i lettori simpatiz-zanti dei “cartelli metallici”, dei “sentie-ri segnalati” e delle “pareti attrezzate” abbandonino questo libro sullo “scaffa-le dello scetticismo”, viceversa chi fosse incuriosito dai misteri scaturiti da tutto ciò che circonda il sentiero della consue-tudine riconoscerà in lui, anche a distan-za di anni, un amico fraterno di preziose riflessioni.

La valenza della Val Grande

Trovare un faro in montagna è inusua-le, eppure la Val Grande rappresentò un “faro di significati”, riferimento di valo-ri sostanziali riguardanti la relazione col mondo naturale.

Oggi che si è instradati nel “mondo globale” = “omologato”, dove il fiume della maggioranza ignara e consenziente si arresta al traguardo del proprio livel-lo preferenziale, penso che quelle espe-rienze mirabili irte di soddisfazioni insi-dianti, di trabocchetti di gioia, di fatiche interminabili, di emozioni travolgenti e di sensazioni ferali, hanno salvaguardato la nostra percezione dai pericoli di fascina-zioni abnormi.

Mi commuovo pensando a quel luo-go che sempre riserverà punti inacces-sibili che ricordo con la gioia di un ar-rivederci che non divenne addio. Una esperienza che mi rivelò come esplorare significa “fare una cosa mai fatta” e in quanto tale irripetibile, che può essere solo raccontata.

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Val Grande Storia Esplorativa dei Territori Sconosciutinel Parco Nazionale più impervio e selvaggio d’Europa

CaraTTEriSTiChE dEl volumE:

Copertina: a colori con alette plastificata lucidaFormato: 15 x 21 cmPagine: 320 con illustrazioni a colori e in bianco/neroCarta: ecosostenibile, riciclata senza utilizzo di cloroConfezione: brossura con cucitura a filo refeiSBN: 978-88-7245-273-8Prezzo: E 25,00 / 35,00

Prenota la tua copia compilandoe inviando la cedola allegata.

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Racconti valgrandiosi Come volti nel buio, mi appaiono i discorsi fatti con gli amici in passato, impressioni universali dell’intensità del luogo. In sel-ve di roccia avvolte da fronde… Dispersi nell’intrico dei versanti… sull’orlo di pen-denze scoscese…Raggiungendo i fantasmi di alpeggi abbandonati… Osservati dagli sguardi d’ombra dalle rovine…Sorpresi da inaspettate manifestazioni energetiche. Ri-cordi selvaggi di emozioni indelebili.

«Non sono molti i giorni da me vissuti in val Grande, viceversa sono molti i momenti in cui la val Grande rivive in me... lo stampo dei suoi paesaggi, dei suoi strani orizzonti così fittamen-te ricoperti di vegetazione; le sue rocce così ap-parentemente piccole perché sparse o raggrup-pate lontane, se chiudo gli occhi, e ripenso alla val Grande, fan sì che io veda come un fondale marino da cui sia scomparsa l’acqua, ma non il silenzio. Sempre ho avuto questa sensazione, co-

me se fosse lontana, distante, immensa, e, nello stesso tempo, piccola, compatta, radicata nella terra quasi di spalle al cielo»

Monica Mazzucchi

«ormai a notte fonda il buio era totale! Ed il pic-colo sentiero invisibile! Che fare? Pensai che se la volpe era in grado di muoversi in quelle con-dizioni, perché non avrei potuto farlo anch’io? mi rilassai, incominciai a palpare il terreno con le mani e, così facendo mi ritrovai a camminare a quattro “zampe”. Non era difficile e le percezio-ni si erano moltiplicate al punto che mi muovevo con sicurezza in un posto con dirupi indiscutibil-mente pericolosi»

Giancarlo Goi

«rientrando al mondo civile il giorno seguente, dopo averne passati tre nel silenzio e nella soli-tudine assoluti di quel territorio intatto, distrutti fisicamente ma felici, grazie a un’esperienza che mai dimenticheremo»

Fernando Danini

«Se questi sassi potessero parlare, forse mi po-trebbero raccontare molte altre storie; intanto mi accontento di osservare questo spettaco-lo della natura e di cercare le tracce lasciate dall’uomo, tentando di indovinare le sensazioni che ha provato chi prima di me chi ha percorso queste montagne »

Enrico Cheula

«Così quel “richiamo” iniziale, dal “rito” perso-nale di una frequentazione periodica, è diven-tato una “pratica” per la difesa dell’identità territoriale, sfociata nell’accompagnamento di-dattico dei giovani in montagna».

Marco De Ambrosis

«Trovassi un giorno nuovi compagni d’avventura affiatati, come quelli di un tempo… ritornerei a fare ancora un giro da quelle parti e certo trove-rò un’altra parete che a quel tempo non avevo notato. Potete metterci la mano sul fuoco!»

Marino Facco

«a 35 anni di distanza…ogni volta che percorro la strada del lago, e accade spessissimo, l’occhio corre al Pedum, distante e misterioso: Non sa-prei dire cosa rimane di quei giorni, ma se non ci fossero stati lo guarderei con un sentimento differente» Luca Mozzati

«da tempo ormai frequentavo la “valle” spora-dicamente, avevo conosciuto altre montagne e i miei orizzonti si erano allargati, però rimaneva sempre un luogo incantato come il primo amore che non si scorda mai»

Gianfranco Francese

«la montagna… è per me, un palcoscenico quando sei in gruppo che diventa compagna di viaggio quando si è soli… ti dà il “giusto tem-po” in questa società basata sulla frenesia, il si-lenzio della montagna ti porta a riflettere, a da-re nuove temperature ai colori della Natura… in questa escursione infinita e sempre diversa»

Daniela Minoggio

Eugenio Fasana Giovanni Ratti

Aldo Bonacossa Carla Calegari

Claudio SoraCarlo Tabarini

desideri e degli intenti di differenti ge-nerazioni, si rivela essere il quadrante territoriale del perenne rinnovarsi di una condizione sconosciuta.

Sconosciuto non è soltanto lo “spazio fisico” d’un luogo “effettivamente ine-splorato” un’area indefinita o imper-corsa, come una mappa priva di dati geografici, ma è la condizione naturale d’un territorio, permeato da caratteri-stiche che trasformano ciclicamente lo scibile in una condizione d’oblìo.

Perenne trasformazione d’eventi do-ve fatti conosciuti vengono dimentica-ti, fucina del divenire rinnovato di loro «Chi giunge in lui svanisce alla stregua dei fatti che da lui scaturiscono».

Così la fisionomia di una parete, che appare e scompare al punto di vista dei

Volti ed eventi