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V. BENEDETTO XVI E LE RADICI V.1 PAROLE INTRODUTTIVE Nel continuare l’opera di Giovanni Paolo II, il Suo successore ha messo in evidenza l’importanza e la necessità delle radici culturali. Sia quelle più vicine nel tempo, che hanno nell’insegnamento del grande Papa Giovanni Paolo II un esempio di valore unico, sia quelle lontane che non vanno dimenticate, come purtroppo dimostra la cronaca di questi tempi con la Costituzione Europea, su cui torneremo nel corso di questo Capitolo. Vogliamo però incominciare con una ulteriore coincidenza che accade, forse per caso. Un’altra coincidenza che potrebbe essere sorgente di riflessione per gli atei ma di certezza per i credenti. V.2 IL GIORNO PRIMA Accade che, appena un giorno prima che Giovanni Paolo II venisse chiamato in cielo, un Cardinale si recasse a Subiaco per ricevere il Premio San Benedetto.

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V. BENEDETTO XVI E LE RADICI

V.1 PAROLE INTRODUTTIVE

Nel continuare l’opera di Giovanni Paolo II, il Suo successore ha messo in evidenza l’importanza e la necessità delle radici culturali. Sia quelle più vicine nel tempo, che hanno nell’insegnamento del grande Papa Giovanni Paolo II un esempio di valore unico, sia quelle lontane che non vanno dimenticate, come purtroppo dimostra la cronaca di questi tempi con la Costituzione Europea, su cui torneremo nel corso di questo Capitolo. Vogliamo però incominciare con una ulteriore coincidenza che accade, forse per caso. Un’altra coincidenza che potrebbe essere sorgente di riflessione per gli atei ma di certezza per i credenti.

V.2 IL GIORNO PRIMA

Accade che, appena un giorno prima che Giovanni Paolo II venisse chiamato in cielo, un Cardinale si recasse a Subiaco per ricevere il Premio San Benedetto. Nessuno aveva potuto prevedere che quel Premio avrebbe dato a quel Cardinale la possibilità di esporre la sua ultima riflessione pubblica, prima che si aprisse il Conclave dal quale sarebbe uscito col nome di

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Benedetto XVI. In quella riflessione quel Cardinale avrebbe parlato della “contrapposizione che caratterizza il mondo d’oggi”. Questa contrapposizione vede da una parte

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L’assioma degli Illuministi

Per trovare la risposta giusta a qualsiasi domanda basta la Ragione. Non c’è bisogno d’altro. Per risolvere un problema, per venire a capo di una intricata serie di argomentazioni, per capire il filo che lega argomenti apparentemente sconnessi, altro non ci vuole se non la Ragione.

È la Ragione la regina della nostra esistenza intellettuale. Il resto confonde, distrae dalla retta via. L’Illuminismo si sviluppò in Europa nel XVII e XVIII secolo e si proponeva di combattere l’ignoranza e l’oscurantismo ponendo tutte le sue forze nell’esclusivo uso della Ragione, che avrebbe dovuto essere la sorgente prima della verità e l’origine dei valori della nostra esistenza. Nessuno lo dice, ma la cancellazione delle radici giudaico-cristiane dalla Costituzione Europea è stata voluta da quei politici che si considerano oggi gli eredi dell’Illuminismo. Questi politici non sanno che l’Illuminismo è nato subito dopo la scoperta della Scienza, dove per Scienza si deve intendere non la ricerca delle “impronte” del Creatore nella materia “volgare”, ma il trionfo dell’ipotesi eliocentristica di Copernico.

L’Illuminismo considerava la Chiesa il nemico del progresso e della libertà di pensiero, in quanto fu attribuita alla Chiesa la condanna di Galilei, dimenticando che l’Eliocentrismo era nato con i Greci – Eraclide e Aristarco – e che era stato abbandonato in quanto nessuno sapeva rispondere alle obiezioni sulla caduta delle mele da un albero e delle pietre da una torre.

Fu Galilei a dare credibilità scientifica all’Eliocentrismo, con la scoperta del Principio d’Inerzia, della proporzionalità tra forza e accelerazione e della eguaglianza tra azione e reazione. Tutte cose dette nel corso del libro, ma che è necessario riassumere nel contesto attuale in quanto, ancora adesso, la scoperta della Scienza viene confusa con il trionfo dell’Eliocentrismo.

È vero l’esatto contrario. È stata la scoperta delle prime Leggi Fondamentali della Natura sopracitate a far diventare credibile l’ipotesi

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Eliocentrica che, ripetiamo, venne concepita secoli prima dell’avvento di Gesù nella storia del mondo. Ad opporsi all’Eliocentrismo per secoli e secoli fu la cultura aristotelica che negava alla prova sperimentale qualsiasi valore di verità.

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“le grandi culture religiose”, dall’altra “la radicale emancipazione dell’uomo da Dio, dalle radici della vita”. In quella riflessione pubblica l’uomo che sarebbe diventato pochi giorni dopo Papa diceva che «il rifiuto del riferimento a Dio non è espressione di una tolleranza che vuole proteggere le Religioni non teistiche e la dignità degli atei e degli agnostici, ma piuttosto espressione di una coscienza che vorrebbe vedere Dio cancellato definitivamente dalla vita pubblica dell’umanità e accantonato nell’ambito soggettivo di residue culture del passato». Continuando nella Sua riflessione pubblica, il Cardinale Ratzinger denunciava il “relativismo” che diventa “un dogmatismo”, convinto di essere «in possesso della definitiva conoscenza della Ragione e in diritto di considerare tutto il resto soltanto come uno stadio dell’umanità in fondo superato e che può essere adeguatamente relativizzato». Cosa significa tutto ciò?

Il Cardinale così rispondeva: «In realtà ciò significa che abbiamo bisogno di radici per sopravvivere e che non dobbiamo perdere Dio di vista, se non vogliamo che la dignità umana sparisca. Il tentativo, portato all’estremo, di plasmare le cose umane facendo completamente a meno di Dio ci conduce sempre di più sull’orlo dell’abisso, verso l’accantonamento totale dell’uomo».

Nell’Europa del ventesimo secolo due tragici esempi dell’abisso sono stati il Nazismo con i campi di sterminio degli ebrei e il Comunismo con i milioni e milioni di nemici politici condannati a disperata morte. Ecco perché è necessario: «Capovolgere l’assioma degli Illuministi e dire: anche chi non riesce a trovare la via dell’accettazione di Dio dovrebbe comunque cercare di vivere e indirizzare la sua

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vita come se Dio ci fosse (velut si Deus daretur)». In questo modo: «Nessuno viene limitato nella sua libertà, ma tutte le cose trovano un sostegno e un criterio di cui hanno urgentemente bisogno». E nella Omelia alla Messa Pro Eligendo Romano Pontefice, lo stesso Cardinale aggiungeva: «Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie».

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L’Illuminismo è stato sconfitto dalla Scienza

L’Illuminismo ereditò dal pensiero aristotelico questo grave atto di arroganza intellettuale. I seguaci più accaniti dell’Illuminismo affermarono la negazione della sfera trascendentale come condizione indispensabile per la libertà di pensiero e di progresso scientifico. In effetti, quando trionfava l’Illuminismo la Scienza non aveva ancora potuto dimostrare quanto fosse importante per il progresso scientifico e la libertà di pensiero la fede di Galilei nel cercare attraverso la prova sperimentale riproducibile le “impronte” del Creatore. “Impronte” indispensabili al fine di continuare a capire sempre meglio la Logica della Natura. Non era stato ancora scoperto che i salti fondamentali nello sviluppo della Scienza sarebbero venuti dal “totalmente inaspettato”. Nessuno aveva scoperto che Tempo e Spazio non possono esistere separati né essere entrambi reali. Nessuno aveva scoperto che esistono le Forze Subnucleari Deboli e quelle Forti oltre ai Raggi Cosmici e a tutti quei fenomeni che la pur fantastica genialità umana di tutti gli Illuministi messi insieme non aveva saputo prevedere. Il lettore mi perdonerà se in questa breve rassegna dico cose già trattate e ripetute più volte. L’incredibile atto di negazione delle radici giudaico-cristiane voluto dai moderni Illuministi è la prova di quanto sia necessario ripetere queste verità affinché entrino a far parte della cultura del nostro tempo. Cultura nella quale l’Illuminismo – per l’immaginario collettivo – continua ad essere considerato la ricetta giusta per risolvere i mali del mondo, senza che nessuno si preoccupi di spiegare cosa si debba intendere oggi per Illuminismo, visto che la Scienza ha dimostrato quanto sia essenziale l’atto di umiltà intellettuale che affida alla scoperta sperimentale l’unica sorgente di libertà e di progresso; progresso che rischia di essere cancellato dal ritorno della forma più confusa di nuovo Illuminismo, che nega alla Scienza il suo ruolo essenziale nella scoperta delle verità fondamentali legate alla sfera immanentistica della nostra esistenza.

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La Chiesa Cattolica in Europa e nel mondo non ha più alcun potere inquisitorio. Essa vuole agire da sorgente di valori e da fonte di ispirazione nuova per evitare che Dio venga cancellato dalla cultura moderna. E con Dio vengano cancellati i valori della Fede, senza i quali tragedie tipo Nazismo e Stalinismo nessun Illuminismo riuscirà mai ad evitare.

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Il pensiero del Cardinale Ratzinger porta al “bisogno in questo momento della Storia”: «Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore in modo che il loro intelletto possa parlare all’intelletto degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri». Parole Sante che la vera grande Scienza accoglie con gioia. Non così però le accoglie chi continua a parlare di Scienza senza averne mai fatta, perpetuando così quella Hiroshima culturale temuta dal più grande galileiano del ventesimo secolo, Enrico Fermi, contro cui si scagliarono gli Illuministi del secolo scorso.

V.3 APRITI CIELO

Apriti cielo: il nuovo Papa attacca una delle più grandi conquiste della Scienza, appunto il “relativismo”. Un esponente della cultura dominante atea, Emanuele Severino, segnala “la potenza concettuale che sta alla radice del relativismo e delle altre forme del pensiero contemporaneo” senza chiedersi dove e come sia nata questa “potenza concettuale”. Né spiegando cosa effettivamente essa significa là dove è nata. Un altro esponente della cultura dominante atea, Giulio Giorello, arriva a confondere la sfera trascendentale con quella immanentistica introducendo il “conflitto tra le più diverse linee di ricerca scientifica” che sarebbero secondo lui il motore per la “crescita della conoscenza”, dimenticando che questa “crescita” è venuta sempre e soltanto dal “totalmente inaspettato”, e, come se non bastasse, elabora una incredibile miscela culturale da autentica Hiroshima, confondendo Scienza, Tecnica ed Economia. Discuteremo

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questi esempi di Hiroshima culturale nel prossimo Capitolo.

Qui, vorremmo portare alla luce le prove lampanti del fatto che quanto denunciato da Benedetto XVI ha avuto un forte impulso dal giorno in cui il crollo del Muro di Berlino ha inferto un duro colpo all’Ateismo di Stato. Una breve cronistoria della mia esperienza personale servirà per corroborare il valore e l’attualità di quanto sia reale il pericolo

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Formazione Permanente dei PresbiteriIl Sacerdote e la conoscenza scientifica

«La Scienza ha radici nell’Immanente ma porta l’uomo verso il Trascendente».

Giovanni Paolo II

La Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri nella cui cupola c’è l’opera di Quagliata con la frase di Giovanni Paolo II, come riportato a pagina 270.

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che Dio venga cancellato dalla vita pubblica dell’umanità.

Ero stato all’Università Lateranense il 16 dicembre 1980 per una conferenza ai giovani sul tema “Scienza, Fede e Libertà”. Si era in piena Guerra Fredda controllata dall’equilibrio del terrore. Al centro dell’attenzione c’era la fiamma di libertà che nel cuore dell’Impero Sovietico aveva saputo accendere la Fede, là dove imperversava l’Ateismo di Stato. Mancava quasi un decennio al crollo del Muro di Berlino che, nelle discussioni a porte chiuse tra i più grandi scienziati del mondo impegnati per evitare l’olocausto nucleare, nessuno aveva saputo immaginare. Ritornai nell’Aula Magna della Pontificia Università Lateranense quattro anni dopo il crollo del Muro di Berlino, il 12 novembre 1993. Stavolta il tema era “Scienza e Fede” essendo già stata conquistata nell’ex Impero Sovietico la libertà di credere e di pregare dopo oltre mezzo secolo di Ateismo di Stato. I giovani avevano già sentito il pericolo che quella conquista di libertà sarebbe stata pian piano attribuita alla cultura atea non comunista. Ecco il motivo di ribadire le sacrosante verità insite nel binomio Scienza e Fede.

Un binomio che dovrebbe entrare nella nostra cultura attraverso la formazione permanente (umana, intellettuale, spirituale, pastorale) dei Sacerdoti. Nell’ambito dell’Istituto “Sacrum Ministerium” il Preside dell’Istituto per la Formazione Permanente dei Presbiteri, Monsignor Crescenzio Sepe, mi chiese di svolgere un ciclo di Lezioni su “Formazione intellettuale: il Sacerdote e la conoscenza scientifica”. E infatti la Scienza nasce da un atto di Fede e sarebbe giusto che venisse insegnata dagli Altari visto che le sue radici sono nell’Immanente ma che essa porta l’uomo verso il Trascendente (Capitolo IV.2.9). Stiamo

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trattando un tema di notevole attualità in quanto il crollo del Muro di Berlino (avvenuto nel 1989) ha fatto rinascere la cultura antimarxista atea che di quel “crollo” ideologico è riuscita ad autoattribuirsi i meriti, facendone sentire gli effetti ai giovani universitari che mi hanno chiesto un impegno maggiore per far fronte a questa campagna culturale intesa a «plasmare le cose umane facendo completamente a meno di Dio», come detto

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Cancellate le radici della nostra Cultura dalla Costituzione Europea

La Costituzione Europea ha cancellato le radici giudaico-cristiane del continente in cui è nata la Scienza. È dalla Scienza che è venuta fuori la tecnologia di pace e il conseguente

progresso economico e sociale che, nel ventunesimo

secolo,cambierà la vita di coloro che ancora soffrono per mancanza di cibo e

d’energia.Sono le scoperte della Scienza che hanno permesso alla nostra specie

vivente di raggiungere limiti mai prima toccati nel livello di qualità della vita, nonostante le disparità dovute all’imperversare della violenza politica ed

economica le cui radici sono nella negazione della sfera trascendentale della nostra

esistenza.La Scienza è figlia delle radici cristiane

dell’Europa in quanto essa è stata scoperta grazie a un atto di Fede in Colui che ha fatto il mondo.

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da Benedetto XVI (Capitolo V.2). È una campagna diventata sempre più aggressiva. Sei anni dopo la caduta del Muro i giovani studenti, in preparazione della Santa Messa di Giovanni Paolo II per gli studenti universitari del 12 dicembre 1995, mi chiedono di tenere nell’Aula Magna della Pontificia Università Lateranense una Conferenza il 29 novembre, sul tema “Scienza e Fede”. Il problema dell’assalto che la cultura atea (non più marxista) conduce contro i credenti non è solo italiano e il Cardinale Camillo Ruini decide di invitare il 26 gennaio 1999, nella Basilica di San Giovanni in Laterano il Cardinale di Vienna, Christoph Schönborn, e me per parlare di “Fede e ricerca di Dio”.

È però necessario estendere gli orizzonti della Fede e della Rivelazione verso le frontiere del Cosmo mettendo a fuoco il ruolo della Scienza e della Filosofia per capire meglio come difendersi dall’assioma degli Illuministi che consideravano (e i loro successori oggi considerano, come abbiamo visto a pagina 294) l’esistenza di Dio contraria al progresso scientifico. Gli studenti della Facoltà di Ingegneria dell’Uni-versità di Roma mi chiedono di tenere, il 16 marzo 1999, una Conferenza su “Il Cosmo tra Scienza, Filosofia e Rivelazione”.

Il Lettore non pensi che io stia esagerando nel parlare di “assalto” quando mi riferisco alla cultura atea. C’è qualcuno che avrebbe saputo immaginare la cancellazione delle radici “giudaico-cristiane” nella Costituzione Europea? L’atto fondamentale di quella che doveva essere la prima pietra nella costruzione dell’Europa, dall’Atlantico agli Urali, ha cancellato dalla realtà sinagoghe, cattedrali, basiliche, conventi, monasteri, opere d’arte, capolavori di musica e di letteratura come se non fossero mai esistiti. Nelle mie Conferenze tenute un po’ ovunque in Italia – come citato in apertura – si è sempre manifestato vivo nei

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giovani l’impegno a difendere i valori della Scienza combattendo la più civile delle battaglie: senza divisioni corazzate né missili intercontinentali, ma avendo solo ed esclusivamente la verità scientifica come arma per vincere l’Hiroshima culturale di cui è esempio d’oggi l’attacco a ciò che ha detto Benedetto XVI parlando di relativismo.

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La relatività di Galileisembra vacillare

Dopo decenni e decenni di scoperte scientifiche nello studio dei fenomeni elettromagneticiviene fuori – nel diciannovesimo secolo – che esiste una velocità che non cambia

mai: quella della luce nel vuoto.Questa scoperta sembra fare a pugni con quanto sostenuto da Galilei: tutte le velocità sono relative. E invece la radice di questa scoperta stava (e sta) nelle proprietà dello Spazio e del Tempo che non possono essere mai separati e mai entrambe reali. L’estensione a tutti i fenomeni fisici del principio di relatività – come enunciato da Galilei –riceve una formidabile conferma.

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V.4 IL RELATIVISMO NELLA SCIENZA

Nell’immaginario collettivo una delle più grandi conquiste della Scienza sarebbe che “tutto è relativo”. Ne consegue che è antiscientifico negare il “relativismo”. La Scienza non ha mai detto che “tutto è relativo”. Quando Galilei formulò il Principio di Relatività, il “tutto relativo” si riferiva alle velocità dei corpi materiali in movimento. Certo, non era cosa da poco liberare la Terra dal dovere essere ferma al centro del mondo. Dire che sistemi dotati di velocità diverse sono equivalenti apriva orizzonti mai prima immaginati dalla umana fantasia. L’unica condizione era (ed è) che quelle velocità debbono essere costanti, non soggette cioè ad alcuna accelerazione. Insomma, essere fermi (quindi a velocità zero) o viaggiare a dieci chilometri orari, a mille, tremila, centomila sono tutte realtà equivalenti. Questo “principio di relatività” riguardava (e riguarda) la sfera immanente della nostra esistenza, non certo quella trascendente, dove non esistono né Spazio né Tempo né velocità.

Galilei scoprì l’universalità del moto: non è vero che i moti circolari sono privilegio dei corpi celesti, mentre quelli rettilinei caratterizzano il mondo sublunare. È invece vero che si tratta di manifestazioni diverse della stessa realtà fisica: il movimento dei corpi materiali. Esso può manifestarsi in mille modi, senza che ci sia alcun privilegio come quello di dovere essere legati al mondo celeste o a quello sublunare.

La relatività galileiana sembra subire una sconfessione quando, dopo duecento anni di esperimenti in elettricità, magnetismo e ottica, si arriva alla formidabile sintesi delle quattro equazioni di Maxwell. Da questa sintesi viene fuori che la velocità della luce nel vuoto non

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cambia mai. Essa sembra essere una Costante Fondamentale della Natura. E viene anche fuori che lo Spazio e il Tempo, oltre a essere inseparabili, non possono essere entrambi reali. Uno dei due deve essere di tipo “immaginario”.

C’è chi dice che Galilei aveva sbagliato a considerare tutte le velocità sulla stessa base di relativa equivalenza. Infatti c’era (e c’è) una velocità privilegiata, assoluta: quella della lu-

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Galilei e la scoperta della Logica del Creato

Giovanni Paolo II visita, nel 1989, la statua di Galilei all’Università di Pisa, accompagnato dal Magnifico Rettore, Professore Bruno Guerrini.

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ce. Ai tempi di Galilei a questa velocità si dava un valore infinito. Galilei non credeva a questa ipotesi e cercò di misurarla. Ci sarebbe riuscito se la velocità della luce, invece di essere un milione di volte più grande di quella del suono, fosse stata appena trenta volte più grande. La cosa interessante riguarda il modo in cui Galilei formulò il suo principio. È talmente bene espresso che include quello che viene attribuito ad Einstein: la cosiddetta “relatività ristretta”.

Un esempio. Galilei dice: prova a versare del vino in un bicchiere. Il vino entra nel bicchiere esattamente allo stesso modo, sia a nave ferma nel Porto di Livorno, sia a nave che si muova su mare “piatto”. Le equazioni di Maxwell ci fanno scoprire che anche il sapore del vino non cambia. Assaggiare il vino è un esperimento in cui si mettono alla prova le caratteristiche elettromagnetiche di quella bevanda: il suo sapore. Galilei non poteva saper nulla di elettromagnetismo. Aveva però detto che in nessun caso sarebbe stato possibile, con esperimenti riproducibili, mettere in evidenza effetti dipendenti dalla velocità costante con la quale ci si muove. Ecco perché il “principio di relatività” galileiano include anche le forze elettromagnetiche e non crolla per via del fatto che esiste una velocità assoluta.

Tutte queste cose non sono state inventate dall’umana fantasia, ma scoperte realizzando esperimenti di “stampo galileiano”. Sono gli esperimenti che hanno portato alla sintesi di Maxwell la quale fa scoprire al grande Hendrik Lorentz che esistono i cosiddetti “invarianti relativistici”. Sono quantità assolute che restano invariate quando si realizzano le cosiddette “trasformazioni di Lorentz”. Insomma non è vero che in Scienza “tutto è

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relativo”. In Scienza esistono realtà “relativamente” equivalenti. Ma esistono anche realtà che non cambiano mai. Assolute. Ed esistono anche quantità per le quali è come se il tempo non esistesse, in quanto non cambiano mai. Ce ne sono almeno tre: la velocità della luce, la Costante di Planck e la Costante di Newton (di cui abbiamo parlato nel Capitolo III.9 a pagina 212).

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Una Conferenza sulle scoperte scientifichevenute dal “totalmente inaspettato”

P O N T I F I C I A A C A D E M I AS C I E N T I A R V M

TOTALLYUNEXPECTED DISCOVERIES:A PERSONAL EXPERIENCE

Antonino ZichichiUniversity of Bologna, Italy

National Institute of Nuclear Physics, Rome, ItalyCERN - Geneva, Switzerland

World Federation of Scientists - Beijing, Geneva, Moscow, New York

Plenary Session of thePontifical Academy of Sciences

“Paths of Discovery”

Casina Pio IV, Città del Vaticano, 5-8 November 2004

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Quanto detto sopra non tocca minimamente la sfera trascendentale della nostra esistenza in quanto la Scienza opera e scopre leggi e regolarità volute da Colui che ha fatto il mondo per la sfera immanentistica della nostra esistenza. Anche se in questa sfera esistenziale fosse stato scoperto che “tutto è relativo”, questa verità scientifica non avrebbe potuto essere considerata valida nella sfera trascendentale della nostra esistenza. Desidero sottolineare che le verità scientifiche non sono mai venute dal “conflitto tra le più diverse linee di ricerca scientifica” ma dal totalmente inaspettato. Citiamo alcuni esempi nella pagina seguente. Il fatto che le conquiste più straordinarie nella Scienza siano tutte venute dal “Totally unexpected” (vedasi pagina accanto) è di enorme significato in quanto è la prova che il Creatore è più intelligente di tutti, pensatori, filosofi, artisti, poeti, matematici, scienziati.

Ricordiamo ai Lettori qualche esempio: nessuno aveva previsto l’esistenza delle Forze di Fermi, né dei raggi cosmici, né dell’Universo Subnucleare. È stato detto che “qualunque punto di vista deve avere i propri difensori pubblici” e che questo lo esige lo “spirito critico e la società aperta”, senza “imposizioni o scomuniche” bensì portando nella difesa di qualunque punto di vista “delle ragioni”.

Quanto sostenuto dal Cardinale Ratzinger è esattamente la libertà di pensiero senza imposizioni o scomuniche. L’esponente della cultura dominante che attacca il Cardinale Ratzinger dice che il nucleo della tradizione liberale garantisce il rispetto e la dignità culturale per tutti. Mi dispiace dover ricordare a questo storico che il più grande galileiano del ventesimo secolo – Enrico Fermi – ha subito una

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gravissima scomunica da una delle figure più eminenti del pensiero liberale, Benedetto Croce, che coniò la frase “scienziati vili meccanici”.

Per difendere i valori della Scienza è stato necessario attendere mezzo secolo, fino all’arrivo di Giovanni Paolo II. Non hanno preso le difese della Scienza i nomi illustri citati dal critico delle riflessioni del Cardinale Ratzinger. Critico che attribuisce la “crescita della conoscenza”, anche sul piano

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Esempi di scoperte “totalmente inaspettate”

1 La scoperta che fenomeni apparentemente diversi, come l’elettricità, il magnetismo e l’ottica hanno la loro origine in una sola quantità fisica: la carica elettrica.

2 La scoperta che lo Spazio e il Tempo non possono essere entrambi reali.

3 La scoperta che non è possibile superare la velocità della luce.

4 La scoperta che le proprietà di onda e particella sono inscindibili. Tutto ciò che esiste possiede questa caratteristica “duale” di essere, simultaneamente, onda e particella.

5 La scoperta che esistono i raggi cosmici.

6 La scoperta di una Forza (apparentemente) Debole che agisce da valvola di sicurezza per il funzionamento delle Stelle.

7 La scoperta delle particelle (dette) strane, che culminò nella scoperta dell’Universo Subnucleare.

8 La scoperta che le Forze Nucleari

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economico e tecnologico, sempre al “conflitto tra le più diverse linee di ricerca scientifica”. Ebbene questo storico ignora che il motore del progresso economico e tecnologico è la scoperta scientifica. Non esiste invenzione tecnologica che non abbia le sue radici in una scoperta scientifica. Lo sviluppo economico è legato all’invenzione tecnologica. La “crescita della conoscenza” in Scienza, Tecnologia ed Economia ha le sue radici nelle scoperte scientifiche che vengono dal “totalmente inaspettato” e cioè da Colui che ha fatto il mondo, non dal “conflitto tra linee diverse di ricerca scientifica”. Queste “linee” possono esistere fintantoché un determinato problema non è stato ancora capito. Di Scienza ce n’è una e una sola. Di pensieri filosofici e di teorie economiche tanti e diversi. Non bisogna confondere la Scienza con la Filosofia quando è in discussione lo studio della Logica del Creato. Le radici di questa Logica sono il vero motore del progresso scientifico. Se oggi la vita media della specie vivente cui apparteniamo ha toccato livelli mai prima raggiunti nella Storia di tutte le civiltà, il merito va alle scoperte scientifiche da cui possono nascere e lo sviluppo tecnologico e lo sviluppo economico se la cultura non perde i suoi valori di riferimento assoluto. Valori la cui garanzia sta “nel cercare di vivere e indirizzare la propria vita come se Dio ci fosse. Non cancellandolo dalla vita pubblica dell’umanità e accantonandolo nelle residue culture del passato”. La Scienza non vuole che si cancelli Dio dalla nostra esistenza pubblica e privata. La Scienza e il suo relativismo portano a scoprire che non siamo figli del caos e che siamo depositari di un privilegio unico. Ecco le radici cui si riferiva il Cardinale Ratzinger. E queste sono in totale

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sintonia con le più avanzate frontiere della Scienza.

V.5 SE NON FOSSE PER LA SCIENZA

L’uomo è una delle numerose forme di materia vivente che esistono su questo pianeta. Ed ecco la prima domanda fondamentale: in che cosa, questa forma di materia vivente,

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Siamo depositari di un privilegio unico: la Ragione

C’è chi dice che la Ragione sia il risultato dell’Evoluzionismo Biologico della Specie

Umana: EBSU. Nessuno però sa dimostrarlo in modo scientificamente credibile. Se così fosse l’EBSU dovrebbe avere strutture analoghe a quelle che descrivono l’evoluziosmo cosmico. Queste strutture sono fatte di rigore matematico e di prove sperimentali riproducibili ai due superiori livelli di credibilità scientifica.Sarebbe bello se l’EBSU riuscisse a raggiungere lo stesso livello di credibilità scientificadell’evoluzionismo cosmico. Oggi non è così.

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si distingue dalle altre? Se fosse possibile usare argomenti legati alla sfera trascendentale della nostra esistenza, la risposta sarebbe immediata: l’uomo è l’unica forma di materia vivente che riesca a concepire Dio. Questa risposta non può essere accettata da un ateo, per il fatto semplicissimo che lui, in Dio, non crede. Se non fosse per il fatto che siamo l’unica forma vivente dotata di Ragione, il discorso tra credenti e non credenti si fermerebbe qui. Studiando gli animali è stato possibile scoprire che molti di essi sono sensibili alla musica. Alcune specie addirittura amano la pittura. Nella enorme varietà di forme viventi che popolano la Terra, non è possibile dire che l’uomo si distingue da esse perché mangia, lavora, soffre, gioisce, apprezza la musica, ama la pittura, è coraggioso o vile, generoso o terribilmente avaro. L’Etologia tirerà fuori qualche forma di materia vivente in cui una o più di queste proprietà risulteranno esaltate. Si potrebbe dire: ma l’uomo le possiede tutte. Anche se fosse così, la somma più o meno completa di caratteristiche peculiari non vuol dire distinzione determinante.

A una conclusione tanto generale non si è ancora pervenuti: né in modo rigorosamente scientifico né in maniera approssimata. Ciononostante potremmo fare l’ipotesi che, un giorno, l’Etologia dimostrerà analogie comportamentali profonde tra noi e le altre forme animali. Insomma, se vincoliamo lo studio della nostra esistenza alla sfera immanentistica, siamo costretti a concludere che c’è poco da sperare: non è possibile distinguere, in modo netto, l’uomo dagli altri animali. Anche essi mangiano, dormono, lavorano, cacciano, soffrono, gioiscono, apprezzano la musica e amano la pittura; forse sanno anche contare.

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Ma c’è una proprietà di cui è dotata la nostra forma di materia vivente: la Ragione. Essa ha portato l’uomo a scoprire il Linguaggio, la Logica Rigorosa e la Scienza (ne abbiamo parlato nel Capitolo III.11). La più grande conquista del Linguaggio è stata la Memoria Collettiva Permanente, meglio nota come Scrittura. È grazie ad essa che possiamo sapere cosa pensavano i nostri antenati. Nessuna altra forma di materia vivente ha saputo lasciar tracce della sua Memoria

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Sant’Agostino e la forza della Ragione

durre nelle sue opere molteplici dati che, facendo riferimento all’esperienza, preludevano a futuri sviluppi di alcune correnti filosofiche» (Fides et Ratio, nro 40).

È molto illuminante il commento di Monsignor Sánchez Sorondo pubblicato nei Quaderni de L’Osservatore Romano (Città del Vaticano, 1999, pp.158-171): «Nella sua opera “De civitate Dei”, Agostino si avvia alla conoscenza di Dio come causa dell’essere, ragione del vero e senso del vivere a partire dall’intera filosofia (naturale, logica e morale), assegnando alla teologia naturale il compito di stabilire la vera natura della divinità... .

...La storia mostra come lo stesso pensiero platonico assunto in teologia abbia subito profonde trasformazioni, in particolare per quanto riguarda concetti quali l’immortalità dell’anima, la divinizzazione dell’uomo e l’origine del male (§ 39)». (Marcelo Sánchez Sorondo, Per una istanza

La grandezza del pensiero agostiniano sta nell’avere spinto al massimo il potere della Ragione, come se qualcuno gli avesse detto che, prima o poi, l’esistenza di una Logica Rigorosa che regge il mondo sarebbe venuta fuori.

Nell’Enciclica Fides et Ratio ecco cosa dice Giovanni Paolo II: «La sintesi compiuta da Sant’Agostino rimarrà per secoli come la forma più alta della speculazione filosofica e teologica che l’Occidente abbia conosciuto. Forte della

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metafisica aperta alla fede, in Per una Lettura dell’Enciclica Fides et Ratio).

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Collettiva Permanente. Grazie ad essa l’uomo ha scoperto che con il Linguaggio è possibile dire tutto e il suo contrario. Nasce così, con i Greci, la Logica Rigorosa fondata su assiomi e regole. Essa ha portato alla scoperta della geometria euclidea, della teoria dei numeri (aritmetica), delle variabili che rappresentano i numeri (algebra), delle funzioni di variabili (analisi), e degli spazi in cui queste funzioni possono esistere (topologia). La più affascinante conquista della Logica Rigorosa è lo studio dell’Infinito (Capitoli I.5.1, III.3 e III.4). Tra tutte le logiche rigorose possibili una ce n’è che regge la sfera immanentistica della nostra esistenza. Questa Logica si chiama Scienza ed è la più grande scoperta dell’intelletto umano nella realtà che ci circonda e di cui siamo fatti. Le radici delle tre conquiste sono però comuni e si trovano in quella proprietà di cui è dotata la nostra specie vivente: la Ragione. È necessario riflettere sulla sfera trascendentale della nostra esistenza per capire se c’è un contrasto logico tra la Fede che ha bisogno del Trascendente e la Ragione che può limitarsi benissimo all’Immanente. La persona che ha saputo studiare a fondo questo problema è Sant’Agostino. Il punto di forza del suo pensiero è l’esistenza di una Grande Alleanza tra Fede e Ragione. C’erano infatti coloro – e ce ne sono ancora adesso – i quali pensavano inconciliabile l’uso del rigore logico con la Fede nell’esistenza di una sfera trascendentale.

Il valore straordinario del pensiero di Sant’Agostino sta nel fatto che quando formulò la teoria della perfetta comunione tra Fede e Ragione nessuno aveva ancora scoperto che non siamo figli del caos. Da sempre l’uomo ha pensato seguendo due strade che portano a una totale divergenza. Nella prima si fa l’ipotesi che tutto sia retto da una Logica Rigorosa. Nell’altra si fa invece l’ipotesi che sia il caso

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l’unica spiegazione del mondo e delle sue strutture. La grandezza del pensiero agostiniano sta nell’avere saputo spingere al massimo il potere della Ragione, come se qualcuno gli avesse detto che, prima o poi, l’esistenza di una Logica Rigorosa che regge il mondo sarebbe venuta fuori. Questa Logica va dalle più piccole strutture della materia agli atomi, alle mo-

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Colui che ha fatto il mondoè più intelligente di tutti

Le leggi scoperte in questi quattrocento anni di Scienza Galileiana sono la prova che non siamo figli del caos e che l’Autore della Logica che regge il mondo è più intelligente di tutti,filosofi,pensatori, matematici e scienziati.

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lecole, alle pietre fatte con miliardi di molecole, alle montagne fino alle enormi strutture cosmiche arrivando ai confini dell’Universo.

I primi segni della esistenza di questa Logica sono stati scoperti per atto di Fede da Galileo Galilei, convinto che nella materia “volgare” dovessero esserci le “impronte” del Creatore.

La Fede Galileiana nel Creatore di tutte le cose visibili e invisibili è figlia del pensiero di Sant’Agostino che lega in modo indissolubile Fede e Ragione. Questo legame trova la sua conferma eclatante sia nel modo in cui la Scienza è stata scoperta, sia nel modo in cui essa è andata avanti facendo passi da gigante.

I grandi salti nel progresso della Scienza sono infatti avvenuti, tutti, nel modo più inatteso. È questa la prova che il Creatore ci batte tutti in intelligenza. Non è vero che noi scienziati sappiamo prevedere in anticipo quello che sarà poi scoperto. Esempio: nessuno aveva saputo prevedere l’esistenza delle Forze Fondamentali che agiscono da valvola di sicurezza nel funzionamento delle Stelle.

Sto parlando delle Forze dette di Fermi (vedasi pagina seguente). Nessuno aveva previsto la struttura a pezzettini della realtà: sto parlando della natura quantistica di tutto ciò che esiste.

Fino al 1900 tutti gli scienziati erano convinti che la base della realtà dovesse essere il continuo. E invece no. A noi tutto sembra continuo in quanto i nostri occhi sono sensibili solo alla luce. E la luce è fatta con palloncini le cui dimensioni sono enormi rispetto alle dimensioni degli atomi e delle molecole.

Infatti se usassimo palloncini più piccoli di quelli della luce potremmo vedere, con i nostri strumenti,

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le strutture non continue di questo foglio di carta e di tutte le altre cose.

Galilei spiega il motivo per cui tutto ciò accade: Colui che ha fatto il mondo è più intelligente di tutti noi. Se vogliamo capire quale Logica ha voluto seguire per fare il mondo, c’è una sola strada: chiederglieLo. È questo il significato di “esperimento di stampo galileiano”.

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Enrico Fermi, il più grande galileiano del ventesimo secolo

Dopo poche centinaia di anni la Scienza Galileiana dava ormai chiari segni di suddividersi in tre settori: quello degli esperimenti da progettare e realizzare, quello delle invenzioni tecnologiche e quello dell’analisi teorica.

Enrico Fermi riuscì a eccellere nei tre settori. Progettò e realizzò molti esperimenti, l’ultimo dei

quali lo portò alla scoperta del primo esempio di particella barionica che si aggiungeva ai due barioni noti (il protone e il neutrone). Questa particella è stata di importanza cruciale per la scoperta dell’Universo Subnucleare.

Inventò la tecnica per rallentare i neutroni; tecnica che doveva portarlo ad accendere (con Wigner e altri collaboratori a Chicago) il fuoco nucleare di pace: primo esempio di fuoco che non dipende dal Sole.

Scoprì la Legge Statistica che porta il suo nome. Propose una teoria sull’origine dei raggi cosmici. Formulò la Teoria delle Forze Deboli che rappresentano la valvola di sicurezza in grado di permettere al Sole (e a tutte le Stelle) di produrre energia con estrema regolarità. È così che Fermi diventa the father of the Weak Forces (il padre delle Forze Deboli).

Un altro legame con Galilei fu la leggendaria chiarezza delle sue lezioni e il livello, non solo dei suoi due “best students”, Ettore Majorana a Roma, Tsung Dao Lee a Chicago, ma degli studenti che frequentavano le sue lezioni a Chicago. Studenti destinati a svolgere ruoli di primissimo piano nella Fisica del XX secolo: Harold Agnew, Owen Chamberlain, Geoffrey Chew, Richard Garwin, Marvin Goldberger, Jay Orear, Marshall Rosenbluth, Jack Steinberger, Samuel Treiman, Lincoln

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Wolfenstein, Chen Ning Yang. Furono questi suoi studenti a definirlo “the best Lecturer”.

E non è tutto.Contro la scomunica alla Scienza e a Enrico

Fermi non si levò alcuna voce fino all’arrivo di Giovanni Paolo II (vedasi Capitolo V.4).

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Che ciò dovesse accadere lo aveva capito Sant’Agostino che respinse con rigore il tentativo di legare il nostro destino alle Stelle. La Scienza nasce quando l’uomo attribuisce alle pietre (materia volgare) la stessa “dignità culturale” delle Stelle. Infatti e pietre e Stelle hanno lo stesso Autore. Studiando le pietre non abbiamo scoperto il caos ma la Logica che porta a capire cosa sono le Stelle. Le Stelle sono candele a fusione nucleare la cui valvola di sicurezza sono le Forze di Fermi. C’è chi può dire che qualcuno aveva saputo prevedere questo? Lo studio delle pietre ci ha portato a scoprire che esiste una Logica Rigorosa alla base del mondo e delle sue strutture. È una realtà che si estende su immense quantità di Spazio e di Tempo. Anzi – come detto più volte – di Spazio-Tempo, visto che queste due quantità sono inseparabili. Mettendo a confronto le minime e le massime quantità di Spazio e di Tempo risulta che in appena quattro secoli siamo riusciti a studiare una estensione vastissima delle strutture che reggono il mondo. È un traguardo cui siamo arrivati con un atto di umiltà intellettuale: ponendo domande rigorose e cercando risposte riproducibili. Senza mai pretendere di avere capito tutto. Questa Logica Rigorosa avrebbe potuto non esistere, se fossimo stati il risultato di un insieme caotico di eventi. Questa Logica è invece a portata dei nostri sensi, diretti o indiretti. Quelli indiretti sono gli strumenti inventati dopo avere scoperto parti della Logica Rigorosa che regge il mondo. La cultura atea sostiene che l’Autore di questa Logica non esiste. Sant’Agostino ci dice che questa Logica deve avere un Autore.

Ecco l’attualità del pensiero agostiniano dopo quattrocento anni di scoperte scientifiche. Se non fosse stata scoperta la Scienza, il legame tra Fede e Ragione sarebbe privo del suo più formidabile sostegno nella sfera immanentistica

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della nostra esistenza. L’analisi dell’Immanente infatti non è completa se si ignora un’attività, la Scienza, le cui radici sono le più profonde che l’uomo abbia saputo scavare nella realtà materiale. Queste radici, insegna Giovanni Paolo II, nascono nell’Immanente, ma portano l’uomo verso il Trascendente, come abbiamo visto nel Capitolo IV.2.9.

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La Pietà di Michelangelo

La Pietà fu eseguita da Michelangelo per il Cardinale francese Jean Bilhères de Lagraulas, nel 1499. Alta un metro e ottanta centimetri si trova all’interno della Basilica di San Pietro, nella prima cappella della navata destra.

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Queste radici infatti ci danno la certezza che esiste una Logica Rigorosa e immutabile nella struttura micro e macroscopica della Natura. Questa Logica esige un Autore.

Quando lo scienziato lavora è come se fosse in colloquio diretto con Colui che ha fatto il mondo per continuare a decifrare questa Logica.

Nessuna altra specie vivente è dotata delle capacità necessarie per capire questa Logica.

Se non fosse per la Scienza sarebbe impossibile distinguere l’uomo da tutte le altre forme di materia vivente, senza fare appello alla parte trascendentale della nostra esistenza.

Nella sfera dell’Immanente la Scienza è l’attività più rigorosamente ancorata a profonde basi di verità obiettiva.

Uno scienziato non può dire: «Questo esperimento lo so fare solo io; pertanto questa scoperta è appannaggio esclusivo della mia potenza intellettuale».

Michelangelo avrebbe potuto dirlo. Di fronte alla sua Pietà, sarebbe difficile non accettare una conclusione del genere. E così per i capolavori di Raffaello, di Bach, di Dante e di tutti i grandi Maestri della scultura, della pittura, della musica e della poesia.

Con Galilei le cose cambiano radicalmente. Nessuno scienziato può attribuire a se stesso l’abilità di potere, lui solo, saper fare quella scoperta.

La riproducibilità di un esperimento è uno dei pilastri fondamentali della Scienza.

Quando Galilei scopre, studiando le oscillazioni di un pendolo, che la Forza di Gravità è proporzionale alla accelerazione, non alla velocità, egli ci dice esattamente cosa ha fatto. E tutti, ovunque nel mondo, in qualsiasi

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istante, possiamo ripetere gli esperimenti galileiani.

Se questo facessimo, troveremmo gli stessi risultati. Riscopriremmo le sue stesse leggi. Ma c’è di più. Un’opera d’Arte è punto di arrivo: nessuno potrà mai migliorare la Pietà di Michelangelo.

Essa è una realtà legata totalmente al suo autore. Una scoperta scientifica è invece sempre migliorabile. Dopo la relatività galileiana è venuta quella di Einstein.

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Se Dio non esistesse

Fare Scienza vuol dire studiarela Logica che è stata usata per costruire la realtà di cui siamo fatti e in cui viviamo. Se non ci fosse un Autore di questa Logica dovremmo spiegare perché non esiste l’Autore di un’opera così rigorosamente suscettibile di studio e perché tra tutte le forme di materia vivente sia toccato a noi il privilegio di saperla decifrare, grazie al fatto che siamo dotati di Ragione.

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La realtà scientifica è così come l’ha fatta il Creatore del mondo. Se Dio non esistesse, avremmo un’opera priva d’Autore. Dalle prime leggi scoperte da Galilei siamo oggi arrivati alla più grande sintesi del pensiero scientifico di tutti i tempi, cui abbiamo dato il nome di Modello Standard, da cui nasce l’ipotesi del Supermondo. L’immensa varietà dei fenomeni fisici che si manifestano dal cuore di un protone ai confini del Cosmo si spiega con Tre Famiglie di Particelle e Tre Forze Fondamentali. Leggi di validità immutabile e universale: dalla più piccola struttura materiale agli estremi limiti dell’Universo. Chi non credesse che un fiore, un granellino di sabbia, l’aria che respiriamo, le Stelle, le Galassie sono tutte cose fatte a partire da protoni, neutroni ed elettroni, non dovrebbe fare altro che ripetere gli esperimenti che ci hanno permesso di arrivare a questa straordinaria sintesi: forse la più grande di tutti i tempi. Eppure c’è ancora molta strada da percorrere. Chi ha fatto il mondo sa come stanno le cose e se mai potessimo un giorno arrivare a capire fino in fondo il Grande Disegno ci si accorgerebbe che non poteva esserci via migliore.

V.6 NESSUN’ALTRA FORMA DI MATERIA VIVENTE SA FARLO

Studiando gli oggetti volgari, è stato possibile arrivare a sottoporre immense quantità di Spazio ed enormi intervalli di Tempo a una analisi rigorosissima. Noi viviamo e siamo fatti di Spazio-Tempo. Chi avrebbe mai potuto prevedere, appena quattrocento anni fa, che lo studio di una pietra legata ad uno spago e

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fatta oscillare a mo’ di pendolo o lo studio di come le pietre rotolano su un pezzo di legno inclinato avrebbe aperto all’umano intelletto confini così sterminati di Spazio e di Tempo?

Per i nostri sensi lo spessore di un capello e l’altezza del Monte Bianco sono due estremi in intervalli di Spazio. Il rapporto tra il massimo e il minimo è un numero piuttosto grande: otto potenze di dieci, il che vuol dire cento milioni.

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La distanza Terra-Sole

Se dovessimo con la forza dei nostri muscoli percorrere una distanza pari a quella che ci separa dal Sole non basterebbe il tempo di una intera vita per arrivarci. Eppure questa distanza (cui si dà il nome di Unità Astronomica) è poca cosa rispetto a quelle che riusciamo a studiare con i radiotelescopi i quali arrivano a ricevere segnali da oggetti cosmici, ai confini dell’Universo, un milione di miliardi di volte più distanti del nostro Sole.

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Infatti – arrotondando le cifre – possiamo considerare l’altezza del Monte Bianco cento milioni di volte lo spessore di un capello. Consideriamo adesso due estremi in intervalli di Tempo. Un centesimo di secondo: che è circa un centesimo del battito del nostro cuore (il nostro cervello non riesce a percepire intervalli di Tempo più piccoli). E cento anni: che sono già tanti per la nostra vita. Il rapporto tra massimo e minimo farebbe trecento miliardi.

Andando più in là col tempo, troviamo l’alba della civiltà che si fa risalire a circa diecimila anni da oggi. Il rapporto tra questo intervallo di Tempo e il minimo sopra citato è trentamila miliardi: oltre tredici potenze di dieci. Su queste scale di Spazio e di Tempo l’uomo può dire di avere una certa conoscenza, grazie all’uso dei suoi sensi e del suo intelletto. Mangiare, dormire, lavorare, amare, soffrire, scrivere poesie, comporre musica, dipingere, scolpire sono tutte attività che permettono all’intelletto umano di navigare negli intervalli di Spazio e di Tempo sopra citati. La Scienza ha permesso all’uomo di andare molto al di là del Monte Bianco e molto più in qua dello spessore di un capello. Il Monte Bianco o la stessa distanza Europa-America diventano ben poca cosa rispetto agli spazi cosmici cui arrivano i radiotelescopi. La stessa distanza Terra-Sole (centocinquanta milioni di chilometri) è trascurabile se confrontata con le distanze che ci separano dalle più lontane Galassie: migliaia di miliardi di miliardi di chilometri. Per le distanze minime la Scienza ci offre la struttura del protone: il che vuol dire decimi di milionesimi di miliardesimi di centimetro. L’intervallo spaziale che l’uomo è riuscito a studiare, grazie alla Scienza Galileiana, si estende quindi dalla struttura del protone ai confini del Cosmo. Per gli intervalli di Tempo si va dal massimo che è la longevità del protone

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al minimo che è il Tempo di Planck. Il rapporto ci dà ottantacinque potenze di dieci invece delle precedenti tredici.

Entro questi immensi confini di Spazio e di Tempo l’uomo riesce a studiare e capire la Logica della Natura. Fare Scienza vuol dire infatti studiare questa Logica. Nessuna altra forma di materia vivente sa fare ciò. E si tratta di una at-

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Non si tratta di una conclusione valida solo per i credenti

Nella ricerca scientifica non intervengono mai considerazioni di natura trascendentale. Per atei e credenti il verdetto della Scienza non può non essere lo stesso. E lo è. Infatti la forma di materia vivente cui appartiene la nostra specie è l’unica che sia dotata di Ragione. Per la cultura atea la Ragione è il risultato dell’Evoluzionismo Biologico della Specie

Umana (EBSU).Però questo non lo sa dimostrare alcuna persona al mondo. Questa conclusione non è il risultato di una rigorosa ricerca

scientifica. È una conclusione il cui livello di credibilità scientifica è

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V - BENEDETTO XVI E LE RADICI 347

– come abbiamo discusso in altri libri1 – sotto il terzo. Per noi credenti la Ragione è dono di Dio. E nessuno può dimostrare che così non è.

1 Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo e Galilei, divin uomo (vedasi pagina 336)

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tività che affonda le sue radici nella sfera immanentistica della nostra esistenza.

Lo studio della materia volgare porta a questa straordinaria conclusione: esiste una attività, nell’Immanente, che permette la distinzione netta e profonda tra l’uomo e tutte le altre forme di materia vivente. Lo abbiamo già detto nel Capitolo V.5.

Non si tratta di una conclusione valida solo per i credenti in quanto la Scienza è nata in casa cattolica con Galileo Galilei, per atto di Fede nel Creato. A questa conclusione deve inchinarsi anche l’ateo, in quanto essa si basa sulla forma più rigorosa che l’uomo conosca nello studio della realtà che ci circonda e di cui siamo fatti. In questi studi non intervengono mai considerazioni di natura trascendentale.

Dall’inizio alla fine c’è in gioco solo e soltanto l’analisi immanentistica della realtà materiale. Nel modo più obiettivo.

Per atei e credenti il verdetto della Scienza è lo stesso: l’uomo è nettamente diverso da tutte le altre forme di materia vivente, in quanto è l’unico esemplare che sia dotato di Ragione.

Grazie ad essa ha saputo scoprire la Memoria Collettiva Permanente, la Logica Rigorosa e la Scienza. È l’unico esempio di materia vivente che senta il bisogno di – e riesce a – decifrare la Logica della Natura.

Nessun’altra forma di materia vivente sa fare anche una sola di tutte queste cose.

V.7 ALLORA E OGGI

Dopo una Conferenza nel maggio del 1998, un giornalista mi chiese: “Perché lei crede in Dio?”

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Gli risposi che i motivi erano tre: Galilei, la Scienza e Giovanni Paolo II.

1 – Anche un ateo avrebbe potuto scoprire la Scienza. E invece no. Doveva toccare a un uomo di Fede il privilegio di aprire quel Libro che era stato per millenni dinanzi agli occhi di tutti. E mai nessuno aveva avuto l’idea di aprirlo. Che

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Le tragedie del secondo millennio

Hitler e Stalin non hanno agito cercando di “indirizzare la propria vita come se Dio ci

fosse”. Lo hanno “cancellato dalla vita pubblica

dell’umanità, accantonandolo nelle residue culture del

passato”.La storia del ventesimo secolo dimostra che quando queste tragedie travolgono il mondo, nessun Illuminismo le sa fermare. Il crollo del Muro di Berlino è il trionfo della “Chiesa del Silenzio”. Gli Illuministi del ventesimo secolo tacevano impotenti.

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nelle pietre dovessero esserci le “impronte” del Creatore è l’atto di Fede da cui nasce la Scienza: semplicemente incredibile.

2 – Il secondo motivo è di natura puramente scientifica. Ho avuto il privilegio di partecipare alla scoperta della Logica che regge la struttura portante della nostra esistenza nell’Immanente. In diversi momenti – tra i più belli della mia vita scientifica – è come se avessi toccato con mano un pezzo di questa Logica. Mi chiedo – gli dissi – come si possa fare a credere che questa Logica derivi dal nulla o dal caos. Qualcuno deve essere l’Autore di questa Logica.

3 – Il terzo motivo riguarda invece i fatti della vita quotidiana. Con la cronaca che diventa Storia. Con una Chiesa che sa dare al mondo quale successore di Pietro l’unico grande filosofo morale dei nostri tempi. Tempi in cui le previsioni erano che la potenza militare e ideologica dell’URSS continuasse a dominare l’Europa per almeno mille anni ancora. E invece nel cuore dell’impero sovietico – la cui Religione era l’Ateismo di Stato – è nata la Chiesa del Silenzio che ha fatto crollare il Muro di Berlino mille anni prima del previsto.

È difficile credere che anche questo sia frutto del caso o del nulla.

Allora mi fermai qui. Adesso però debbo aggiungere che questo non è tutto.

Con l’ascesa al cielo di Giovanni Paolo II non era mai occorso che il nuovo successore di Pietro nella Sua Omelia di Apertura di Apostolato dicesse di sentirsi guidato con mano forte dal precedente Papa per capovolgere l’assioma degli Illuministi affinché anche i non credenti agiscano come se Dio ci fosse, in modo

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che nel terzo millennio e mai più si ripetano le tragiche sciagure volute da uomini come Hitler e Stalin per i quali esistevano solo il proprio io e le proprie voglie intese a plasmare le cose umane agendo come se Dio non esistesse e quindi facendone completamente a meno.

Vorrei chiudere questo quinto Capitolo dedicato a Benedetto XVI con una breve discussione sulla sfera immanentistica della nostra esistenza, in considerazione di ciò che abbiamo appreso studiando con rigore la Logica del Creato.

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Le definizioni più recenti2

I TImmanente

Tutto ciò che faparte della sostanzadi una realtà e non

esisteseparato da questa in

cuisi trova il proprio

principioe il proprio fine

TrascendenteTutto ciò che èal di fuori del

mondo naturale e storico,

soprasensibile

Immanenzacaratteristica di ciòche è immanente

Trascendenzail collocarsi

al di sopra e al di fuori

di una realtàImmanentistico

relativo all’immanenzaTrascendentale

secondo Kantciò che riguarda glielementi “a priori”

dellaconoscenza umana

2 Dizionario della Lingua Italiana di Tullio De Mauro, Paravia (2000)

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V.8 IMMANENTE E TRASCENDENTE

Le scoperte scientifiche dell’ultimo quarto di secolo hanno permesso di fare progressi enormi per capire le strutture fondamentali dell’Immanente. È oggi possibile quindi stabilire con rigore i confini tra le due sfere entro cui si manifestano le attività legate alla nostra vita: la sfera immanentistica e la sfera trascendentale. Partiamo dalle definizioni che sono riportate nella pagina accanto.

Tutto ciò che si manifesta nella sfera immanentistica della nostra esistenza è riconducibile alle seguenti sette quantità:

1 Spazio2 Tempo3 Massa4 Energia5 Spin (moto a trottola)6 Carica di “colore” Subnucleare

(genera forze fondamentali)7 Carica di “sapore” Subnucleare

(garantisce la stabilità materia).Il Lettore potrebbe chiedermi come mai tengo

separate, ad esempio la massa e l’energia, quand’è noto che c’è una relazione tra queste due quantità. Risposta: il fatto che esista una relazione tra quantità fisiche diverse nulla toglie alle proprietà che distinguono queste quantità fisiche.

Non siamo noi a potere decidere il legame tra quantità fisiche diverse. Questo legame nasce da una Legge voluta da Chi ha fatto il mondo.

A noi spetta solo il privilegio di scoprire cosa Lui ha fatto. E siamo così arrivati alla conclusione che tutte le quantità fisiche fondamentali sono legate in modo tale che la realtà immanente è riconducibile ad una sola quantità fisica

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fondamentale da cui si possono far discendere tutte le altre.

La formulazione matematicamente rigorosa di questa realtà che nasce da una sola quantità fisica è detta “Relativistic Quantum String Theory” (Teoria Relativistica e Quantistica delle Corde). La base di questa teoria non è più il “punto” ma

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Le Teoria Unificata dovrebbe descrivere tutto l’Immanente

Anche se non ce ne rendiamo conto nella vita di tutti i giorni, la sfera immanentistica della nostra esistenza ci porta a dover studiare e capire strutture che vanno da valori minimi a valori massimi difficilmente immaginabili prima che Galilei iniziasse la lettura del Libro della Natura.

Viaggiando in un autobus affollato ci si scambiano anche involontariamente diverse spintarelle e cioè piccole quantità di energia per intervalli piccoli di tempo. Una spintarella si chiama azione in termini specialistici. La più piccola quantità di azione è detta Costante di Planck. La più grande è quella dell’Universo. Se dividiamo il valore massimo per quello minimo della stessa semplicissima quantità cui si dà il nome di azione otteniamo un numero pari alla centoventitreesima potenza di dieci: il che vuol dire il numero 10 moltiplicato 123 volte per se stesso.

Nessuno sa spiegare questo e tanti altri rapporti di massimi e minimi.

La Teoria Unificata dovrebbe metterci in grado di calcolare tutto. Anche questi rapporti. Oggi non è così.

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la “cordicella”. Chi scrive ha formulato un modello matematico che, partendo da un solo parametro, può descrivere i fenomeni fisici che si manifestano nell’Immanente. Purtroppo questa descrizione è un “Modello” in cui c’è bisogno di assumere validi i risultati ottenuti da altri “Modelli” matematici. Insomma nessuno ha oggi tra le mani la Teoria Unificata di tutti i fenomeni che accadono nell’Immanente.

Se avessimo questa Teoria, le giovani generazioni di scienziati sarebbero prive di lavoro. E invece di cose da capire ce ne sono una quantità di gran lunga superiore a quella che esisteva mezzo secolo fa, quando chi scrive iniziò la sua attività di studio e di ricerca sperimentale e fenomenologica nella sfera immanentistica della nostra esistenza.

La sfera trascendentale è quella componente della nostra esistenza che non è fatta di Spazio, né di Tempo, né di Massa, né di Energia, né di Spin, né di Cariche (di colore e di sapore subnucleari).

Le definizioni filosofiche di “trascendenza” e “immanenza” vanno riviste alla luce delle scoperte “totalmente inaspettate” (alcuni esempi sono riportati alla pag. 308) dinanzi alle quali si è trovata la Scienza Galileana. Una tra le più spettacolari è quella che dice: spazio e tempo non possono essere entrambi reali, pur essendo inseparabili.

Per motivi legati al mio sapere – che è ristretto esclusivamente al settore scientifico di stampo galileano – nel corso del libro considero appartenente alla sfera trascendentale della nostra esistenza tutto ciò che non può essere riconducibile alle sette componenti fondamentali della sfera immanentistica che,

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come detto prima, vanno dallo spazio alle cariche.

Lo studio della sfera trascendentale della nostra esistenza sfugge alla Scienza ed è invece campo di attività della Filosofia e della Teologia.

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Gabriel Bouys/AFP/Grazia Neri