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Informazioni generali:
DURATA DEL VIAGGIO: 20 – 21 giorni.
PERIODO DEL VIAGGIO CONSIGLIATO: Giugno – Ottobre.
COME ARRIVARE DALL’ITALIA: In aereo. Consigliamo di adoperare sia per l’andata che per il ritorno
l’aeroporto di San Francisco o quello di Oakland. Alternativamente potrete
usufruire degli scali aeroportuali di Sacramento o San José.
FUSO ORARIO: - 9 ore rispetto all’Italia.
DOCUMENTI NECESSARI: Passaporto, che non vada a scadere durante la permanenza negli USA. Negli
USA non è più necessario possedere un visto per viaggi turistici che durino
meno di 90 giorni. Dovrete però essere muniti di un’autorizzazione ESTA
(Electronic System for Travel Authorization) da farsi rilasciare tramite
richiesta online preventiva alle autorità statunitensi prima della partenza. Per
richiederlo dovrete per forza possedere un passaporto elettronico (dotato di
microchip).
PATENTE RICHIESTA: Patente Italiana soggetta alle leggi statali della California e del Nevada, ma è
sempre consigliabile possedere la Patente Internazionale.
RISCHI SICUREZZA E SANITARI: Non sussiste alcun rischio per la sicurezza in questi territori e gli standard
ospedalieri sono ottimi. Si consiglia però di stipulare un’assicurazione
sanitaria che preveda le copertura alle spese mediche e la copertura per un
eventuale rimpatrio sanitario.
MONETA: DOLLARO STATUNITENSE.
TASSO DI CAMBIO: 1 € = 1,20 Dollari Statunitensi.
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Descrizione del viaggio:
1° giorno: trasferimento fino a San Francisco
San Francisco è una delle metropoli più famose, influenti ed estese di tutti gli Stati Uniti d’America e non sorprende quindi che il suo
aeroporto intercontinentale sia uno degli scali aeroportuali più trafficati e nodali di tutta la nazione nordamericana. Con un flusso di
passeggeri annuali che ultimamente supera i 25 milioni di transiti l’aeroporto di San Francisco è un vero e proprio hub e possiede alcuni
collegamenti diretti con l’Italia (segnatamente Milano) che permettono così di risolvere il lungo viaggio di andata in tempi relativamente
brevi e comodi (13 ore circa). Una più che valida alternativa è rappresentata invece dall’aeroporto di Oakland, più piccolo (6-7 milioni di
transiti annui) ma recentemente collegato in maniera diretta con la nostra capitale, Roma, da voli che completano la tratta in sole 12 ore.
L’opzione di gran lunga più economica e fattibile per atterrare a San Francisco od Oakland rimane però quella di compiere un viaggio di
andata che preveda uno scalo intermedio che può essere svolto in numerosi aeroporti europei (Istanbul, Dublino, Helsinki, Parigi, Monaco di
Baviera, Londra, Reykjavik, Copenhagen), statunitensi (Washington, New York) o addirittura asiatici (Pechino, Seoul). In questi casi il
viaggio di andata si dilungherà un poco come tempi di trasferimento (18-25 ore) ma sappiate che viaggiando a favore di fuso orario (in
regressione) avrete modo di completare il trasferimento nell’arco di una singola giornata di calendario, a patto che partiate in mattinata
presto dall’Italia. Una volta toccato il suolo statunitense potrete quindi espletare le formalità doganali di accesso alla nazione e completare
le procedure del noleggio del mezzo con cui muovervi nella California settentrionale. Non vi resterà infine altro da fare che portarvi
dall’aeroporto di San Francisco (35km, 40 minuti) o da quello di Oakland (45km, 50 minuti) presso la località costiera di Sausalito, posta
dirimpetto rispetto alla metropoli nordamericana ma sempre sulla San Francisco Bay, che fungerà da vostra prima base per il viaggio.
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2° giorno: MARIN COUNTY
I primi due giorni di questo itinerario alla scoperta della California settentrionale si articolano tra i principali siti di interesse della Marin
County, ossia quella porzione della Baia di San Francisco posta immediatamente a nord della nota metropoli, giusto oltre il Golden Gate
Bridge. In queste terre tanto generose sotto un profilo paesaggistico (si alternano golfi, picchi montuosi e pittoresche località marine) vivono
ricchi californiani che amano un stile di vita rilassato, imperniato alla modernità e all’ecosostenibilità. Vi consigliamo di dedicare la vostra
giornata in questo mondo tanto grazioso da parer quasi artefatto dapprima incentrandosi sulla raffinata località di Sausalito, un piccolo
borgo aggrappato ad una collina digradante sul mare da cui si godono nelle giornate terse splendide viste sia su San Francisco che sulla
Angel Island. Se l’aspetto odierno pacato e ricercato può essere fuorviante non bisogna dimenticare che Sausalito è stata dapprima la
stazione terminale della ferrovia pacifica e un importante snodo dei trasporti del legname della regione e poi durante la seconda guerra
mondiale un cantiere navale militare di prim’ordine. A guerra conclusa tuttavia Sausalito dovette affrontare una vera e propria invasione di
artisti che spesso amavano soggiornare su case galleggianti e che ne forgiarono l’anima bohémien e artistoide odierna. LA quintessenza di
una visita a questa località sta proprio nel gironzolare senza meta tra i negozietti dei viottoli del centro, inframmezzando le soste godendosi i
romantici scorci sulla San Francisco Bay e pasteggiando tra le rivendite alimentar di Bridgeway Boulevard.
Concluso il tour di Sausalito prendete quindi la vostra automobile e guidate lungo la tortuosa strada che si inoltra nel montuoso entroterra
della Marin County fino a raggiungere il centro visitatori del Muir Woods National Monument (15km, 25 minuti), ossia il parco che tutela la
foresta di sequoie più vicina alla metropoli di San Francisco. Grazie a una lungimirante politica ecologista promossa già nel 1908 dall’allora
presidente Theodore Roosevelt questa zona è una vera e propria oasi di natura selvaggia a due passi dalla modernità e, se eviterete di venirci
nei weekend, potreste anche trovare il Muir Woods quasi sgombro da folle, un’evenienza assai auspicabile che vi permetterà di godere di
questi giganti botanici con la dovuta serenità. La modalità di esplorazione più classica ed esaustiva del sito consiste nel percorrere il sentiero
detto Main Loop Trail (1 ora) che tocca le millenarie sequoie di Chatedral Grove e l’albero più alto del parco (78m) posizionato nella
cosiddetta Bohemian Grove.
Se la vista della natura nel Muir Woods è indiscutibilmente spettacolare, verso metà pomeriggio vi verrà però di certo nuovamente voglia di
fare rientro alla civiltà e uno dei luoghi più squisitamente romantici della San Francisco Bay è indiscutibilmente il vicino borgo di Tiburon
(15km, 30 minuti), incastonato in una penisola protesa verso il cuore della baia. Tiburon, nebbia permettendo (è un fenomeno assai diffuso ed
iconico da queste parti generato dal riscaldamento delle fredde acque oceaniche della baia dagli intensi raggi solari estivi), è uno dei posti
più incantevoli da cui godere di viste da cartolina sulla San Francisco Bay e una passeggiata coronata da un aperitivo lungo la sua Main
Street è davvero qualcosa che può colpire l’immaginazione anche dei soggetti meno inclini a romanticismi. Vi suggeriamo di rimanere in loco
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almeno fino al sopraggiungere delle tenebre, magari anche per la cena, mentre per la nottata vi esortiamo infine a fare rientro alla vicina
Sausalito (15km, 20 minuti).
In prima e terza immagine due scorci classici da cartolina che contraddistinguono i borghi marinareschi più deliziosi della Marin County:
Sausalito ed in seguito Tiburon. Al centro invece alcune delle imponenti sequoie che potrete avvicinare percorrendo i sentieri del Muir Woods
National Monument nell’entroterra.
3° giorno: POINT REYES NATIONAL SEASHORE
La terza giornata di viaggio vi porterà ad approcciare il mondo remoto e incontaminato della Point Reyes National Seashore, una penisola
protesa nel Pacifico perennemente sferzata dai venti dal fascino rude e severo, passata alla storia sin dal ‘500 per la difficoltà di navigazione
delle sue acque circostanti nelle quali sono avvenuti diversi inabissamenti. La penisola si compone di una porzione montuosa nell’entroterra
e di una lunghissima lingua sabbiosa sul versante oceanico occidentale che si risolve in due promontori rocciosi a nord e a sud. L’accesso
alla zona avviene mediante la statale 1 dalla Marin County poco dopo che questa tocca l’abitato di Point Reyes Station (55km, 50 minuti da
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Sausalito), una frizzante località ricca di gallerie d’arte e boutique, passata alla storia per essere stata l’epicentro del più distruttivo tra i
terremoti che hanno colpito la California in età recente; quello del 1906. Dopo esservi fermati a sorseggiare qualcosa in paese proseguite
quindi lungo la Prince Point Road che rapidamente vi porterà verso l’estrema propaggine settentrionale del Point Reyes National Seashore.
In questa zona l’ambiente naturale si fa davvero meraviglioso con le spiagge sabbiose che si alternano a macchie di vegetazione e che creano
all’interno persino delle vere e proprie dune sopra le quali volteggiano una miriade di uccelli marini. Al termine della strada inizia poi il
Tomales Point Trail (25km, 30 minuti), un sentiero di 6 km (sola andata) che si protende fino alla punta del complesso geografico locale
oltrepassando delle aree come la Tule Elk Reserve ad alta concentrazione faunistica: qui è infatti facile avvistare imponenti alci nord
americani. La zona inoltre si presta ottimamente a splendidi pic-nic all’aria aperta.
Fatto rientro alle macchine serpeggiate quindi lungo la Sir Francis Drake Boulevard, la strada che si inoltra verso la penisola meridionale
del Point Reyes National Seashore che prende il nome dal punto in cui nel 1579 Sir Francis Drake fu costretto ad attraccare per riparare il
suo vascello danneggiato (oggi ci sono sul punto esatto monumenti commemorativi). Oltre che a godere delle vastità della costa sabbiosa
occidentale la Sir Francis Drake Boulevard vi permetterà infine di raggiungere il breve camminamento che vi porterà rapidamente al Point
Reyes Lighthouse (35km, 50 minuti), lo storico faro spazzato dal vento che da secoli guida i naviganti in procinto di entrare nella San
Francisco Bay. I paesaggi sono qui davvero selvaggi e inoltre in prossimità del faro sono solite crogiolarsi al sole diverse colonie di elefanti
marini, mentre al largo non è inconsueto vedere gli sbuffi delle gigantesche balene che si spingono davvero vicino alla linea di costa. Non
mnacate inoltre di compiere la breve camminata in direzione delle vertiginose scogliere del Chimney Rock (sull’angolo sud-est della
penisola) che offre alcuni degli scorci più iconici del Point Reyes National Seashore. Inutile ricordarvi di quanto poi possa essere romantico
fermarsi al faro fino al tramonto: le viste del nostro astro infuocato che si spegne sulle vastità dell’Oceano Pacifico in questo contesto
naturale d’eccezione sono davvero memorabili. Per quanto concerne la nottata invece la location migliore in cui soggiornare in zona è
sicuramente la località di Point Reyes Station (35km, 45 minuti), che vi invitiamo a raggiungere subito dopo l’imbrunire.
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Uno spettacolare scorcio del Chimney Rock, una delle propaggini rocciose vertiginose che compongono il perimetro meridionale del Point
Reyes National Seashore. Quindi la ripida scalinata che conduce al Point Reyes Lighthouse, nelle vicinanze del quale amano crogiolarsi al
sole diverse colonie di eleganti marini.
4° giorno: FORT ROSS STATE HISTORIC PARK, GUALALA, MENDOCINO
La quarta giornata di viaggio coincide quindi con l’accesso alla lunghissima e sempre più incontaminata costa oceanica californiana
settentrionale. Questa è seguita quasi fedelmente dalla statale 1 lungo la quale ci si imbatte man mano in alcuni punti di interesse che
meritano davvero lunghe soste lungo il percorso. Partendo in mattinata da Point Reyes Station nel volgere di 90km (90 minuti) avrete modo
di raggiungere il Fort Ross State Historic Park. Quelle che oggi sembrano bucoliche costruzioni in legno arroccate dentro a palizzate
difensive in realtà sono il punto in cui si spinsero più a sud i primi coloni del selvaggio West americano: i russi. Sì avete proprio capito bene
furono queste spedizioni di cacciatori e commercianti di pellicce i primi occidentali a raggiungere le coste californiane nel 1812, ben prima
che impazzasse la vera e propria corsa al West americana. I russi usarono Fort Ross come base per le battute di pesca oceaniche e come
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fulcro per le attività agricole mirate al sostentamento alimentare delle realtà coloniali poste più a nord, specificatamente in Alaska. Anche se
il Fort Ross visibile oggi è in larga parte una ricostruzione dell’avamposto ch fu presidiato dai russi dal 1812 al 1842, rimane una
testimonianza storica davvero interessante della storia a stelle e strisce e se vi capiterete in luglio durante il Fort Ross Heritage Day avrete
modo di immergervi in quell’epoca grazie ai numerosi figuranti in costume che animano il complesso.
Terminata la visita culturale presso Fort Ross potrete quindi proseguire lungo la statale 1 fino a Gualala (45km, 45 minuti), il centro abitato
di maggior spicco della Sonoma Coast, ossia uno dei tratti più abitualmente soleggiati della costa settentrionale californiana. Tra empori e
bei negozi Gualala deve la sua fama però principalmente alla spiaggia di Bowling Ball Beach (qualche chilometro più a nord dell’abitato)
che con la bassa marea si popola di grandi e perfettamente sferici massi di roccia levigati dallo sciabordio delle onde oceaniche, del tutto
simili a una palla di bowling. Logicamente se non vi sarete fermati a Gualala paese per il pranzo fare un pic-nic qui è un’opzione da
prendere in serissima considerazione col bel tempo.
Infine nel primo pomeriggio completate il trasferimento verso settentrione lungo la statale 1 fino a pervenire all’idilliaca Mendocino (65km, 1
ora), una vera e propria perla della North Coast composta da splendidi B&B ricavati da case in legno contornati da generosi giardini fioriti
e scorci bucolici fatti da cipressi e cespugli di frutti selvatici. Come intuirete Mendocino è un vero e proprio paradiso di odori (dagli alberi in
fiore alla salsedine oceanica) e scorci romantici ma non va dimenticato che in tutto l’abitato si trovano numerosi negozi ancora a conduzione
famigliare che invogliano davvero a fermarsi davanti alle vetrine e concedersi il lusso di qualche souvenir di qualità. Di particolare rilievo
sono poi gli atelier di artisti in erba che si possono ammirare in ogniddove, espressione massima dell’anima artistica spiccata di Mendocino
che da dopo la seconda guerra mondiale ha saputo abbandonare il business del commercio di legname e dell’industria delle segherie per
dedicarsi a trasformarsi in un polo bohémien di prim’ordine. A tal riguardo uno sguardo alle mostre temporanee del centrale Mendocino Art
Center appare davvero imprescindibile. Ancora una volta infine, se siete alla ricerca di un luogo emozionante in cui godere dei tramonti
sull’Oceano Pacifico, vi possiamo indicare di raggiungere il poco distante Point Cabrillo Lighthouse, un delizioso faro del 1909
recentemente restaurato che si staglia su un altopiano a precipizio sulle acque poco a nord di Mendocino. Per la cena e la serata tuttavia fate
rapidamente rientro in paese: Mendocino è tra le altre cose infatti anche un centro culinario di prim’ordine in California e i numerosi
ristoranti presenti sono in genere gestiti da gourmet amanti di una cucina biologia, del territorio e sostenibile. Particolarmente florida è poi
a produzione birraia locale che annovera diverse etichette di nicchia di altissima qualità.
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Fort Ross, oggi amabilmente ricostruito, è uno dei siti a più alta valenza storica di tutta la California essendo stato nell’800 l’avamposto più
meridionale costruito dai russi lungo la costa pacifica degli attuali Stati Uniti. Di seguito poi le straordinarie rocce sfereiformi di Bowling
Ball Beach presso Gualala e alcuni dei caratteristici ristoranti che contraddistinguono la località costiera di Mendicino.
5° giorno: LOST COAST
Se avrete l’accortezza di puntare una sveglia sufficientemente presto la mattina del quinto giorno di viaggio in quei di Mendocino avrete la
possibilità di dedicare con calma tutta la giornata di viaggio alla scoperta della sezione costiera indiscutibilmente più selvaggia di tutta la
California: quella della Lost Coast. Già il nome di per sé rende assai bene l’idea dell’ambiente che andrete ad approcciare: qui altissime
scogliere e scoscesi versanti montuosi si gettano letteralmente nelle sempre agitate acque del Pacifico, mentre nell’entroterra cresce
rigogliosa una foresta millenaria alimentata dalle piogge che qui raggiungono valori medi annuali superiori a qualsiasi altra località della
California (anche più di 4000mm annui). Il termine Lost Coast lo si deve al disegno della statale 101 californiana che ad inizi ‘900 fu deciso
di far transitare più all’interno (unico tratto della nazione) rispetto alla linea di costa che apparve davvero inaccessibile e troppo laboriosa
da plasmare per le esigenze di una strada carrozzabile di grande comunicazione. Il risultato è stato quello di tagliare fuori tutta quest’area
dall’antropizzazione e dalla modernità (non c’è nemmeno campo per i cellulari) ma questo ha anche preservata intatta la solennità dei luoghi
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e permesso il proliferare di una fauna selvatica ben rappresentata che ha nell’alce di Roosevelt il suo esemplare più iconico. Se siete degli
incurabili amanti del camping solitario e della scoperta dei sentieri meno battuti avrete di che sanare le vostre voglie in zona con percorsi
che seguono sia la linea costiera (il Lost Coast Trail da nord a sud è lungo 40km e vi può tranquillamente tenere impegnati per 3-4 giorni) o
che si addentrano faticosamente tra le montagne, tra le quali spicca il King Peak (1245m) da cui si aprono viste panoramiche eccezionali.
Se invece non disponeste del tempo necessario per indugiare a lungo in zona, o seguiste i nostri consigli, una visita di una giornata nelle
vicinanze di Shelter Cove (160km, 3 ore da Mendocino) appare comunque una modalità di approccio alla Lost Coast sufficientemente idonea
a farsi un’idea appropriata di questi ambienti. Shelter Cove è l’unico abitato della Lost Coast e lo si può raggiungere solo mediante una
tortuosa e lunga strada a una corsia di marcia che si stacca dalla statale 101 all’altezza del paese di Garberville. Shelter Cove in sé non
possiede grandi attrazioni (nacque come speculazione edilizia di costruttori senza scrupoli che lottizzarono i terreni locali per rivenderli a
californiani in procinto della pensione imbonendoli del fatto che si sarebbero trovati in una sorta di paradiso con tutti i servizi) ma è una
porta di accesso perfetta a quella che è indubbiamente la più bella spiaggia della Lost Coast: la Black Sands Beach. Questa spiaggia di
sabbia nera è davvero desolata e imperiosa, lunga chilometri si protende a fianco dell’Oceano Pacifico sempre sferzato dai venti e dona
un’idea della potenza della forza della natura, specialmente se vedrete i grandi processi erosivi (frane e sprofondamenti) che questa causa
nell’immediato entroterra. Vi consigliamo di dedicare tutta la giornata alla contemplazione in questo paradiso nascosto e di concedervi il
tempo necessario, magari leggendo un buon libro, a gustarvi questo ambiente ancestrale in serenità. Giunta infine un’ora tarda ripercorrete
la stretta strada di accesso a Shelter Cove fino a Garberville (40km, 1 ora), dove vi consigliamo di passare la nottata. Il paese in sé è giusto
comodo per la posizione strategica ma uscendo a sera non potete fare a meno di notare come qui convivano le due anime tipiche della
California rurale: quella conservatrice rappresentata dalla vecchia guardia di taglialegna e quella liberale progressista che si compone di
gruppi di hippy strenui sostenitori del consumo libero di marijuana.
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Tre immagini iconiche degli straordinari e selvaggi paesaggi naturali della Lost Coast, l’unica sezione costiera californiana sgombra da
insediamenti umani e strade. Qui potrete dedicarvi al trekking tra baie solitarie, crogiolarvi su battigie di sabbia nera nei pressi di Shelter
Cove e ammirare la grandiosità del luogo dove svettanti montagne si innalzano maestose dalle profondità oceaniche.
6° giorno: HUMBOLDT REDWOODS STATE PARK
Con la sesta giornata di viaggio potrete finalmente ammirare in tutta la loro grandiosità le straordinarie foreste vergini di sequoie della
California settentrionale dedicando questa tappa dell’itinerario per muovervi all’interno dell’Humboldt Redwoods State Park, un’area di
214kmq che raccoglie al suo interno ben un terzo degli alberi più alti recensiti al mondo. Questo gioiello naturalistico è, per contro, davvero
agevole da raggiungere: da Garberville seguite per un breve tratto l’interstatale 101 verso nord e imboccate appena vedrete le opportune
indicazioni la cosiddetta Avenue of the Giants, una splendida strada parallela di 51km che corre limitrofa alla via di comunicazione
principale ma che vi permetterà di entrare decisamente più in stretto contatto con questi alberi secolari. Le sequoie sono endemiche di questa
stretta fascia costiera pacifica tra California e Oregon e sono i rappresentati più alti (superano i 100m di altezza) e tra i più longevi (vivono
oltre 2000 anni) del mondo botanico, inoltre avendo una sezione del tronco a terra in genere di 7m sono davvero dei giganti agli occhi dei
curiosi che le ammirano che rimangono sempre a bocca aperta con il collo all’insù chiedendosi se questi giganti naturali dal tronco
colonnare non siano in realtà delle reminescenze terrestri del periodo dei dinosauri. Vi consigliamo dapprima, per una visita esauriente alla
zona, di percorrere l’Avenue of the Giants fino al California Federation of Women’s Club Grove e quindi di svoltare a sinistra seguendo al
Mattole Road che in breve vi condurrà alla cosiddetta Big Tree Area (50km, 1 ora da Garberville). Questa area ricettiva funge da accesso
elitario alla Rockefeller Forest, una zona silvestre primordiale che raggruppa al suo interno addirittura il 20% delle foreste spontanee di
sequoie del mondo. Dalla Big Tree Area vi esortiamo quindi a percorrere il sentiero noto come Bull Creek Flats Trail South che a mezzacosta
segue sul lato meridionale il corso del torrente omonimo tra alcuni degli esemplari di sequoie più spettacolari di tutto il parco fino a
congiungersi con l’Avenue of the Giants mediante l’anello di sentieri del Rockefeller Loop. Il tracciato è facile e spettacolare, non lungo
(8,5km) e per un paio d’ore vi trasporterà in un mondo dalle proporzioni ciclopiche. Per fare rientro alle vostre autovetture potrete quindi
completare un percorso ad anello di grande richiamo naturalistico percorrendo il Bull Creek Flats Trail North della medesima lunghezza e
difficoltà. Giacché tra la camminata, le plurime soste fotografiche e i momenti di contemplazione della natura la giornata vi scorrerà via
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rapida immersi nella natura dell’Humboldt Redwoods State Park una volta riprese le vostre automobili alla Big Tree Area non vi resterà
infine nient’altro da fare che muovervi da qui in direzione della cittadina di Arcata (90km, 75 minuti) che fungerà da vostra nuova base per il
proseguo del viaggio.
L’Humboldt Redwoods State Park va considerato come la più fruibile tra le numerose aree naturali tutelate della California settentrionale
per l’osservazione delle gigantesche e millenarie sequoie. Facile da raggiungere su strada grazie all’Avenue of the Giants (in seconda
immagine) il parco possiede meravigliosi sentieri come il Bull Creek Flats Trail che vi faranno innamorare di questa natura sproporzionata.
7° giorno: EUREKA, FERNDALE
Annidata appena nell’entroterra rispetto alla costa pacifica ma affacciata sulla Humboldt Bay, la più ampia baia della California dopo
quella di San Francisco, Eureka (15km, 15 minuti da Arcata) è un provinciale capoluogo di contea dedito per lo più a una vita tranquilla e
pacata. Certo qui vivono artisti e scrittori ma non aspettatevi atmosfere spregiudicate: Eureka è una realtà compassata che tende ad animarsi
solamente in occasione del Redwood Coast Dixieland Jazz Festival, in estate, dove la comunità si concedere licenziose deroghe all’etichetta.
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Sotto un profilo turistico le maggiori attrazioni cittadine si concentrano nella storica e pedonalizzata Old Town caratterizzata da
un’alternanza regolare di belle ville vittoriane e raffinati negozi al dettaglio. L’asse portante del quartiere è sicuramente la 2nd Street che
taglia in due l’Old Town da est ad ovest congiungendo idealmente i due siti di maggiore interesse della cittadina: la Carson Mansion, una
splendida dimora vittoria del 1880 appartenuta all’omonimo magnate del legname, e il Romano Gabriel Wooden Sculpture Garden, uno
spazio espositivo di centinaia di opere d’arte lignee del maestro intagliatore che sono divenute nel tempo il simbolo stesso di Eureka.
Se la visita di Eureka si risolve rapidamente nel giro di un paio d’ore decisamente più intrigante risulta essere la vicina cittadina di Ferndale
(30km, 30 minuti). Riconosciuta da tutti come la gemma delle cittadine d’arte della North Coast californiana Ferndale è un concentrato di
magnifiche ville vittoriane, risultato delle ricchezze accumulata da diversi abitanti del luogo nel corso del XIX e XX secolo grazie ai
remunerativi commerci delle produzioni casearie locali. Cuore della piccola Ferndale è la Main Street, la principale strada cittadina sulla
quale si affacciano le più raffinate abitazioni del posto e una serie di gallerie d’arte ed empori vecchio stile ma tutto l’abitato è delizioso da
esplorare senza meta facendosi coinvolgere dai suoi anfratti davvero romantici. Giacché anche in questo caso la permanenza in città si
esaurirà nel volgere di poche ore avrete quindi modo di fare rientro ad Arcata (45km, 40 minuti) con calma per tempo per godere appieno di
una nuova frizzante serata nella più vivace tra le realtà urbana della North Coast californiana.
La ricercata e quasi sinistra dimora vittoriana Carson Mansion è diventata negli anni il simbolo delle architetture vittoriane tipiche dell’Old
Town di Eureka. Quindi una vista panoramica e uno scorcio delle costruzioni raffinate tipiche di Ferndale, gemma della North Coast.
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8° giorno: REDWOOD NATIONAL PARK, ARCATA
L’ottava giornata di questo tour californiano vi porterà nelle terre più settentrionali che vi consigliamo di raggiungere lungo la North Coast
dello stato. Il complesso di parchi e aree verdi tutelate lungo la costa della California che si estende da Arcata sino al confine con l’Oregon
fa, per lo più, parte del Redwood National Park: un mosaico di aree boschive, abitati rurali e campi coltivati che caratterizzano questo
angolo di California. Seppur poco battuti dal turismo di massa questi parchi posseggono al loro interno alcune sequoie che vantano record a
livello planetario. Dopo migliaia di misurazioni fatti da botanici di tutto il mondo si è infatti giunti alla conclusione che nel Redwood
National Park si trovi l’albero più alto del mondo, la sequoia Hyperion che raggiunge e supera i 115m d’altezza, e anche la sequoia
sempreverde più grande del mondo in termini di volume complessivo, la Lost Monarch, con una sezione basale del tronco di quasi 8 metri.
Inoltre, fatto di non secondaria importanza, il complesso di parchi del Redwood National Park tutela ben il 45% del patrimonio mondiale di
sequoie del pianeta. All’interno di questi imperiosi boschi vivono poi una serie di specie silvestri assai ben rappresentate come baribal, puma,
linci, castori, wapiti, cervi, lontre, pipistrelli, coyote, gufi e allocchi che potrete avvistare durante la perlustrazione delle aree più remote.
Il percorso forse più spettacolare per familiarizzare con questo ambiente è quello del sentiero Tall Trees Grove Trail la cui partenza è
raggiungibile in auto mediante una strada sottoposta a numero chiuso di accessi severamente controllati dai guardaparco locali (80km, 75
minuti da Arcata). Il sentiero (6km, 2 ore tra andata e ritorno a piedi) colma un moderato dislivello e si snoda tra alcuni dei più svettanti e
possenti alberi di Redwood ed è una vera delizia per chi potrà accedervi essendo sempre sgombro dalle assillanti folle di visitatori che invece
si ritrovano nei parchi più a sud della North Coast.
Terminata questa escursione nella natura che vi impegnerà fino a metà pomeriggio riprendete quindi l’auto e fate il percorso a ritroso fino
ad Arcata. Arcata è la città indiscutibilmente più cosmopolita e progressista della California settentrionale, soprattutto grazie alla
frequentata università che la anima (la Humboldt State University), ed è da sempre un baluardo dei partiti di sinistra statunitensi e una realtà
che ormai da decenni si prodiga in tematiche di eco sostenibilità urbana (qui le piste ciclabili, la raccolta dei rifiuti e la propulsione dei mezzi
pubblici sono davvero rigorosamente green). Arcata possiede poi un primato del tutto singolare negli Stati Uniti: dal 1996 (anno della
legalizzazione della marijuana per scopi terapeutici in California) essa è diventata infatti la principale produttrice di ganja della nazione a
stelle e strisce e qui sono sempre più comuni e frequentati i locali in cui consumare la cannabis dalla legalizzazione del fumo a scopo
ricreativo occorso in California nel 2016 (si stima che ben il 50% della popolazione locale ad oggi abbia introiti derivanti dal commercio o
dall’indotto dato dal consumo di marijuana). Insomma se in termini di bellezze artistiche Arcata latita certo no si può dire che questa sia una
cittadina compassata e noiosa. In più sappiate che tra le vie del centro di Arcata si nascondono una miriade di caffè, lounge bar, ristoranti e
cocktail bar in cui fare baldoria e mangiare ottimi prodotti a chilometro zero per ogni sera che deciderete di dedicare a questo luogo.
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Alcune delle vertiginose e possenti sequoie che potrete ammirare percorrendo i sentieri del Redwood National Park che tutela oltre il 45% di
questi straordinari alberi a livello mondiale. Di seguito poi una delle serre per la coltivazione industriale della cannabis, prodotto di cui
Arcata è leader nel commercio nazionale, e poi uno dei numerosi locali della città sempre animati a sera da gruppi di festosi universitari.
9° - 10° giorno: MT SHASTA
Con la nona giornata di viaggio giunge quindi l’ora di abbandonare la North Coast californiana per spostarsi diametralmente sia
geograficamente, sia in termini di paesaggi, nel cuore montano della California settentrionale. Giacché non vi sono strade a veloce
scorrimento che collegano Arcata all’area del Mt Shasta, la vostra nuova meta per il proseguo del viaggio, vi consigliamo di puntare una
sveglia mattutina in quei di Arcata e completare il lungo trasferimento (310km, 3 ore e mezza di guida) nell’arco della prima parte della
giornata. Raggiungendo l’area del Mt Shasta da sud attraverso la Highway 5 avrete modo di capire tranquillamente da soli come mai questa
montagna che si erge solitaria e maestosa (si vede già da 160km di distanza) susciti un tale richiamo e fascino nella popolazione della
California settentrionale. Poche vette al mondo sono tanto visibili dalla pianura e tanto mastodontiche quanto questo gigante imbiancato
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(alto 4317m) che si staglia sullo sfondo di immense foreste di sempreverdi dal tipico colore verde intenso e questo non ha fatto altro che
alimentare le credenze New Age secondo cui il Mt Shasta sarebbe una montagna sacra da cui si irradiano vortici di energia. Il Mt Shasta più
prosaicamente fa in realtà parte della catena della Cascades e come molte vette di questo gruppo montuoso è un vulcano dall’apparenza
sorniona ma in verità ancora attivo, sebbene non erutti da oltre 200 anni. Approcciando l’area del Mt Shasta da sud la prima sosta che vi
consigliamo di compiere, poco dopo l’abitato di Dunsmuir, è quella alle eteree cascate dette Mossbrae Falls, comodamente raggiungibili con
una passeggiata di pochi minuti. Vedere l’acqua fluire tra frondosi arbusti verdi che a loro volta penzolano da una rupe rocciosa sovrastante
un laghetto cristallino è davvero un modo perfetto per entrare in simbiosi con la natura spettacolare dell’area. Anche se fermarsi a
sbocconcellare qualcosa per pranzo in questa magnifica cornice è sempre un’idea valida se vorrete disporre di maggiori servizi vi esortiamo
a riprendere l’auto e a muovervi presso il vicino Lake Siskiyou (15km, 15 minuti) il più grande tra i bacini lacustri naturali della zona e
quello da cui si godono le viste migliori sul cono proteso verso il cielo del Mt Shasta. Ovviamente vista la bellezza del posto vi suggeriamo di
fermarvi in zona per almeno alcune ore, specie se la giornata è calda e tersa. Una volta che vi sentirete appagati di queste viste e vorrete
trovare un po' di relax dopo il lungo viaggio non vi resterà altro da fare quindi che dirigervi da qui fino alla limitrofa Mt Shasta City (5km,
10 minuti): la principale località di villeggiature dell’area del Mt Shasta che nei mesi estivi si popola di migliaia di turisti richiamati sin qui
dalle ottime sistemazioni alberghiere e dalla possibilità di intrattenersi nel suo centro composto da diverse librerie, boutique e gallerie d’arte.
Non mancano poi una vasta gamma di ristoranti alla moda in cui fermarsi a cena.
Qualora foste dei veri appassionati di alpinismo e amaste le sfide sportive in cui misurarvi con voi stessi ovviamente il consiglio è quello di
dedicare un’ulteriore giornata per tentare la scalata al Mt Shasta in sé. La via di salita più classica alla montagna è quella nota come
Avalanche Gulch Route che muove le sue mosse da Bunny Flat, una località raggiungibile in auto direttamente da Mt Shasta City (25km, 40
minuti). Il percorso anche in piena estate può comportare l’attraversamento di lingue glaciali o comportare l’uso delle mani su facili rocce
ma più che le limitate difficoltà tecniche ciò che sfinisce gli aitanti scalatori è la lunghezza e il dislivello dell’escursione: si passa infatti dai
2103m di Bunny Flat ai 4317m della sommità. Per un camminatore medio la lunghezza della gita tra andata e ritorno si attesta tra le 12 e le
14 ore. Vi raccomandiamo, se vorrete tentare l’impresa, di partire ancora con il buio dal Bunny Flat in modo da avere tutta la giornata
davanti per completare l’escursione e di farlo in solitudine solo se avete sufficiente dimestichezza con l’ambiente montano di alta quota. Qui
mutamenti atmosferici, venti impetuosi e possibili scariche nevose o frane sono comuni. Per la nottata ovviamente fate perno su Mt Shasta
City.
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Raggiungendo il Mt Shasta da sud attraverso la Highway 5 la vista di questo isolato gigante montano quasi perennemente coperto da una
candida coltre nevosa è una delle cartoline più celebri e inconfondibili della California settentrionale. Di seguito poi due fotografie che
ritraggono le romantiche cascate di Mossbrae Falls e la tipica immagine del Mt Shasta che si specchia nel bacino del Lake Siskiyou.
11° - 12° giorno: LASSEN VOLCANIC NATIONAL PARK
L’undicesima giornata di questo tour nella California settentrionale coincide con l’addio all’area del Mt Shasta per muoversi alla volta del
poco noto ma altamente spettacolare Lassen Volcanic National Park. Questo scrigno di tesori montani è curiosamente sgombro per tutto
l’anno dalle folle di turisti di molti suoi corrispettivi poco distanti e se si pensa alla relativa vicinanza con le grande metropoli della San
Francisco Bay appare davvero difficile capire come mai sembri essersi cristallizzato in uno status da semi sconosciuto. Questa caratteristica
è però anche stata determinante per conservarne l’aspetto naturale selvaggio e incontaminato: qui formazioni vulcaniche, aree sterili, foreste
vergini, laghi montani turchesi, prati punteggiati da sgargianti fiori selvatici, pozze ribollenti di fango e sorgenti termali e sulfuree sono
infatti di casa. Non sorprenda quindi come mai in passato le zone oggi tutelate dal Lassen Volcanic National Park fossero meta dei raduni
estivi di numerose popolazioni indigene letteralmente stregate dalle sue bellezze naturali. Una curiosità climatica legata al Lassen Volcanic
National Park è poi quella della sua estrema nevosità: qua tempeste di neve sono comuni persino in piena estate e possono causare la
chiusura immediata delle strade che attraversano il parco, mentre in inverno la coltre bianca ha spesso raggiunto valori record di ben 10m di
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depositato a terra.
La prima delle due giornate da dedicare, almeno, al Lassen Volcanic National Park si compone per lo più del trasferimento da Mt Shasta
City alla zona del Summit Lake: l’area più centrale del parco raggiunta dalla provinciale 89 dove si concentrano le possibilità di
pernottamento più comode e memorabili del parco. Partendo in mattinata da Mt Shasta City vi consigliamo di imboccare immediatamente la
provinciale 89 e di iniziare a muovere in direzione sud. La prima sosta d’obbligo lungo il tragitto sarà da compiersi in prossimità delle
Burney Falls (85km, 1 ora), raggiungibili con una veloce camminata, delle cascate portentose alte 40m che mantengono inalterata la loro
portata per tutto l’anno e che hanno fama di possedere una delle acque più pure di tutto il Nord America. Dopo aver scattato qualche foto di
rito ed esservi fermati un poco in loco riprendete quindi le vostre auto e muovetevi fino ai confini settentrionali del Lassen Volcanic National
Park. L’ingresso all’area verde è sancito dall’imbattersi con il Manzanita Lake (70km, 1 ora), uno specchio d’acqua smeraldino che offre
viste spettacolari sulla zona. Il Manzanita Lake offre inoltre ottime opportunità per sgranocchiare qualcosa per pranzo all’aria aperta. Nel
primo pomeriggio, proseguendo sulla provinciale 89, rapidamente (15km, 15 minuti) finirete per imbattervi nella cosiddetta Devastated Area,
ossia la zona che fu più duramente colpita dalle colate laviche e piroclastiche dell’eruzione del 1917 del Lassen Peak. Questo territorio che
solo ora sta ripopolandosi di vegetazione è davvero un monito alle potentissime forze naturali che plasmano (e possono distruggere) il nostro
mondo. Dopo aver gironzolato un poco in questo ambiente quasi ultraterreno potrete infine raggiungere le sistemazioni del Summit Lake
(15km, 15 minuti) e fermarvi in questo contesto selvaggio e solitario per la nottata.
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Un rapido sguardo su due delle più belle viste che potrete ammirare muovednovi verso il cuore del Lassen Volcanic National Park: in prima
immagine le scroscianti e paradisiache Burney Falls poco oltre l’abitato di McCloud lungo la provinciale 89, quindi il bellissimo Manzanita
Lake da cui per la prima volta si scorge nitidamente il profilo slanciato del cono vulcanico del Lassen Peak.
La seconda giornata presso il Lassen Volcanic National Park è invece quella da dedicare all’escursionismo e alla scoperta della natura
selvaggia dell’area. Un classico per gli amanti del trekking è la risalita delle pendici del Lassen Peak fino alla sua sommità dal passo della
provinciale 89. Si tratta di un’impresa assai meno ardua della conquista del Mt Shasta ma sappiate che il dislivello da colmare è di circa
600m e che tra salita e discesa impiegherete non meno di 5 ore di cammino. In compenso sarete ampiamente ricompensati dalle viste
panoramiche mozzafiato che si aprono dalla vetta turbolenta del vulcano. Se invece desiderate cogliere gli aspetti più bucolici del parco e
magari avere incontri ravvicinati con la fauna selvatica (che comprende orsi neri, volpi, cervi, puma, scoiattoli, donnole, linci, pipistrelli, topi
e coyote) sappiate che esistono un paio di tracciati di grande interesse naturalistico che partono dalla provinciale in prossimità di Kings
Creek. Il primo tocca i magnifici bacini lacustri ornati di conifere di Terrace Lake, Cliff Lake e Shadow Lake fino a spingersi sulla cresta del
Reading Peak per splendide viste panoramiche sul parco, mentre l’altro, forse più spettacolare congiunge Kings Creek con una sezione più
avanzata della provinciale toccando altri bellissimi invasi montani (Crumbaugh Lake e Cold Boiling Lake) e permettendovi di raggiungere
l’area a alta concentrazione di fenomeni geotermali e vulcanici di Bumpass Hell, davvero un must da vedere per chiunque raggiunga il
Lassen Volcanic National Park. In entrambi i casi la durata delle escursioni è di circa 3-4 ore (soste escluse) e qui può risolversi senza ansie
già a metà del pomeriggio. Proprio per questo vi esortiamo già nel pomeriggio a muovere dalle aree incontaminate del Lassen National Park
già in direzione del cuore della Central Valley californiana e della sua capitale Sacramento (290km, 3 ore) che fungerà da vostra nuova base
per il proseguo del viaggio.
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In prima immagine una vista aerea sul bellissimo invaso di Crumbaugh Lake immerso nelle vastità selvagge della Lassen Forest. Quindi una
vista su Bumpass Hell, l’area geotermale e vulcanica più famosa del parco nazionale, ed infine alcuni orsi bruni che si aggirano furtivi lungo
i sentieri del Lassen Volcanic National Park.
13° giorno: SACRAMENTO
Sacramento è una città dalle molteplici anime: qui convivono ricchi legislatori statali (è la capitale del più ricco influente stato degli Usa, la
California) con cittadini legati alle tradizioni agricole della Sacramento Valley e tutta la città è animata da un senso di ospitalità e gioia di
vivere (non è uno spettacolo raro vedere gruppi di vicini che si radunano nelle verande delle case vittoriane del centro per sfiziosi barbecue
in compagnia). I suoi abitanti sono inoltre noti per l’apertura mentale nei confronti dei forestieri e per l’inclinazione ad amare il divertimento
notturno nei diversi locali della cittadina. Sacramento si pone in una posizione geografica centrale rispetto all’estensione della California e
deve questa sua collocazione al fatto che qui confluiscono tra loro il grande Sacramento River che discende dalle montagne settentrionali
dello stato con l’American River che invece sorge nelle catene montuose orientali. Da qui i due grandi fiumi delle piane californiane centrali
in breve sfociano nella San Francisco Bay poco distante e col tempo Sacramento è stata identificata come il punto di passaggio tra
l’omonima vallate settentrionale coltivata a noccioli e frutteti alla più calda e aspra San Joaquin Valley meridionale. Sacramento svolse poi
un ruolo storico di primaria importanza nella storia californiana essendo stata dapprima uno dei fulcri della corsa all’oro ottocentesca delle
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nazione e poi la promotrice per eccellenza della pionieristica First Transcontinental Railroad, la prima ferrovia transcontinentale degli Stati
Uniti che sancì de facto l’unione vera e propria tra i due lati dell’immensa nazione a stelle e strisce. Tutta questa laboriosità e proiezione al
futuro valsero alla città già nel 1850 l’assegnazione del titolo di capitale della California, status che conserva a tutt’oggi nonostante la sua
stella sia stata ampliamente offuscata e sopravanzata da metropoli come San Francisco, Los Angeles o San Diego (Sacramento conta solo
mezzo milione di abitanti ad oggi).
Emblema di una visita a Sacramento e punto nodale della città è sicuramente il California State Capitol, il campidoglio statale che svetta
maestoso con la sua profusione di marmi e al cui interno, liberamente fruibile, si trovano dipinti dei governatori che negli anni si sono
succeduti alla reggenza della California. Lo State Capitol si trova circondato poi da un rigoglioso e bellissimo parco, il Capitol Park, dove
abbondano fioriture di piante esotiche e nel quale si trovano memoriali militari inerenti la Guerra in Vietnam e alle diverse guerre civili
statunitensi. Se desideraste approfondire la storia della California dalla sua fondazione ai giorni nostri approfondendo anche notizie di
cronaca spesso passate sotto silenzio o dimenticate dai grandi rotocalchi internazionali sappiate che pochi isolati a sud del Capitol Park si
colloca il California Museum che offre uno spaccato dettagliato su questo mondo. Una visita che invece non dovreste assolutamente perdere
è quella al Sutter’s Fort State Historic Park, situato più a est lungo L Street. Questo edificio è il più antico insediamento mai eretto dai coloni
bianchi in terra californiana e possiede ancora interni ed esterni del tutto simili al suo aspetto originario, erigendosi come una sorta di
baluardo storico nell’intricato dedalo di costruzioni moderne cittadine che lo attorniano. Fattasi quindi l’ora di pranzo vi consigliamo di
muovervi dalla Downtown di Sacramento in direzione della sua Old Town, pittoresco groviglio di stradine storiche acciottolate che si
dipanano dal lungofiume del Sacramento River. La sua concentrazione di edifici storici e gli scorci romantici sono solo uno degli aspetti di
richiamo dell’Old Town locale. Qui infatti trova ubicazione quello che probabilmente è il museo più interessante della città: il California
State Railroad Musuem. Si tratta del museo a tema ferroviario più grande ed articolato degli Stati Uniti che annovera al suo interno una
collezione di locomotive, vagoni e cimeli storici legati all’epopea ferroviaria a stelle e strisce. Inoltre qui sono descritti nel dettaglio le sfide
ingegneristiche e le difficoltà burocratiche che i primi visionari costruttori della rete ferrata americana dovettero affrontare tra ‘800 e ‘900
per collegare efficientemente tutti i principali angoli degli Usa. Sempre la Old Town di Sacramento è poi il palcoscenico di uno degli
appuntamenti più sentiti del calendario cittadino: i Gold Rush Days (in settembre), una rievocazione storica in costume del periodo della
corsa all’oro ottocentesca. Sempre sotto quest’ottica di festival cittadini appare imprescindibile poi ricordare che Sacramento ospita nelle
ultime due settimane di agosto il notissimo California State Fair (allestito al Cal Expo poco fuori città) che mette in mostra tutte le eccellenze
(gastronomiche, enologiche e urbanistiche) dello stato californiano, calamitando per l’occasione migliaia di curiosi in città. Se invece
capitaste a Sacramento in un qualsiasi altro periodo dell’anno sappiate che i quartieri di Midtown e del Theater District sono i veri e propri
epicentri della buona cucina e degli intrattenimenti serali della capitale californiana.
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Il California State Capitol è da più di 150 anni la sede del potere politico del più grande stato degli USA, onore che è stato lasciato alla città
di Sacramento a memoria del suo ruolo di fondatrice dello stato della California. Di seguito poi potete ammirare uno scorcio della pittoresca
Old Town locale che richiama i fasti dell’800 cittadino e quindi una storica locomotiva presso il California State Railroad Musuem.
14° - 15° - 16° - 17° giorno: NAPA & SONOMA VALLEY
Le valli di Napa e Sonoma, poste sulle alture che cingono al limitare settentrionale la San Francisco Bay, sono orami riconosciute da anni
come l’area vitivinicola più prestigiosa e di qualità di tutto il Nord America. Qui le ondulazioni collinari sono ammantate da ordinati filari
di viti che in autunno producono generose vendemmie e che si tingono di mille colori sgargianti, mentre le cittadine della zona hanno saputo
votarsi a un turismo enologico ed ecosostenibile come meglio forse non sarebbe stato possibile promuovendosi con l’appellativo di Wine
Country. Complessivamente nelle sole Napa e Sonoma Valley oggi si contano poco più di 600 produttori vinicoli che spaziano da grandi
aziende che sfornano migliaia di bottiglie all’anno a piccolo produttori artigianali che hanno fatto della sublime qualità del loro prodotto
una vera missione di vita. Le due vallate, separate dalle Mayacamas Mountains, hanno però personalità diametralmente diverse tra loro. La
Napa Valley ama l’esclusività, l’autocelebrazione, i B&B raffinati e le ristorazioni di altissima qualità. Tutto questo comporta ovviamente dei
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costi più elevati per visitarla e anche una certa congestione del traffico che è sempre molto alto lungo le sue strade. La Sonoma Valley è
invece decisamente più rustica: vi si respira ancora l’atmosfera tipica dei borghi agricoli di inizio ‘900 con macchinari per la coltivazioni più
vetusti, locande più informali e spesso ci sono frutteti ed allevamenti di bestiame per la produzione casearia che inframmezzano i filari di
vite.
Per mere questioni geografiche vi suggeriamo di dedicare la prima giornata all’abitato principale della Napa Valley, non prima però di aver
passato la mattinata in un trasferimento che comprenda una rapida visione dell’area del delta del Sacramento River. Questa zona fluviale è
così al di fuori del tempo con i suoi borghi ancorati alle tradizioni di inizio XX secolo, i suoi placidi canali, i suoi ponti arrugginiti e quel
costante sapore salmastro che davvero merita almeno un poco del vostro tempo in California. Se vorrete fari un’idea corretta dello spirito del
delta del Sacramento River non dovrete far altro che guidare dalla capitale californiana fino a Locke (45km, 40 minuti) un borgo rurale
fondato da lavoratori cinesi nel 1912. Questa sorta di enclave mandarina nel cuore d’America godette sempre di ampie libertà (per quanto
concerne il commercio di alcoolici o per il proliferare delle case da gioco) ma seppe forgiarsi architettonicamente secondo i gusti tipici del
Far West americano. Andata in contro ad un progressivo spopolamento Locke mantenne però nel tempo questa sua fisionomia e oggi questi
edifici dall’apparenza un poco fatiscente le donano un’aura quasi da ghost town che però facilmente vi permetterà di viaggiare nel tempo con
la mente alla quotidianità di circa cent’anni fa. Inoltre a Locke ci sono diversi pub e musei etnografici di grande interesse che meritano
sicuramente una sosta di almeno un paio d’ore in zona.Terminata la visita riprendete quindi i vostri mezzi e portatevi da Locke sino a Napa
(90km, 70 minuti), la località chiave dell’omonima vallata, che negli ultimi anni grazie al costante flusso di denaro portato qui da turisti
enologici entusiasti si è riplasmata con un proliferare di alberghi sfarzosi, atelier d’arte, ristoranti di livello internazionale e ovviamente una
serie di cantine di prim’ordine. Napa è il classico borgo da esplorare secondo intuito facendovi guidare dalla curiosità e dalla gola e
presenta come unico punto di riferimento l’Oxbow Public Market, un mercato ortofrutticolo sulle cui bancarelle si trova tutto il meglio della
produzione alimentare della Napa Valley. Se vi avanzasse tempo nel pomeriggio un’ottima idea per impegnare il tempo può essere quella di
iniziare a visitare un paio di produttori enologici disseminati per le campagne circostanti Napa concedendovi diversi calici di assaggio
(attenti ai prezzi) e magari acquistando alcuni dei prodotti che più stuzzicheranno i vostri palati. Il re dei vini della Napa Valley rimane
indiscutibilmente il cabernet sauvignon, richiestissimo ed assai costoso, ma si trovano anche filari coltivati con uve sangiovese e merlot che
meglio tollerano i roventi pomeriggi estivi della zona. Una caratteristica propria dei vini della Napa Valley è che molti di questi sono pensati
per essere consumati dopo anni di invecchiamento in botte, contrariamente a diversi prodotti della Sonoma Valley. Una volta finiti i vostri
tour enologici fate comunque rientro a Napa per la serata.
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In prima immagine uno scorcio della città quasi fantasma di Locke, un gioiello architettonico compostoda antiche abitazioni di inizio ‘900
che si colloca nel tentacolare delta del Sacramento River. Quindi di seguito una classica cartolina di fattorie e vitigni della Napa Valley è
l’interno dell’Oxbow Public Market, il mercato ortofrutticolo più importante della Wine Country.
La seconda giornata tra i vitigni della Wine Country può essere incentrata nuovamente sulle visite alle cantine della Napa Valley (almeno di
primo acchito) muovendovi tra i pittoreschi borghi che si susseguono verso nord lungo la provinciale 128 che taglia in due da nord a sud
l’area. Primo borgo degno di nota che incontrerete sarà Yountville (15km, 15 minuti) che possiede la curiosa caratteristica di essere l’abitato
statunitense con il più alto rapporto di ristoranti stellati rispetto alla popolazione. Continuando lungo la strada vi imbatterete quindi in St
Helena (15km, 15 minuti), il borgo decisamente più glamour della valle. Qui lungo la principale Main Street si trovano deliziosi edifici storici
nei cui piani inferiori trovano spazio boutique costosissime di grandi griffe ed enoteche di valore internazionale. Passeggiare in queste strade
equivale a incontrare la crème californiana amante della buona cucina ma esistono anche un paio di luoghi di interesse turistico da non
mancare. Il Silverado Museum ricorda l’epoca in cui in città viveva l’allora sconosciuto scrittore Robert Louis Stevenson (1880) che sarebbe
poi divenuto uno dei narratori più famosi del mondo, mentre il Culinary Institute of America at Greystone, situato in un castello del 1889,
offre rivendite gastronomiche di altissima qualità e persino rapidi corsi da sommelier per i viandanti. Una volta dopo aver esaurito le vostre
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velleità di divenire novelli assaggiatori professionali di vini e dopo aver dilapidato il giusto dei vostri risparmi nei negozi di St Helena verso
metà pomeriggio potrete quindi muovervi alla volta di Calistoga (15km, 15 minuti), il borgo forse meno interessato dalla verve commerciale
della Napa Valley e proprio per questo quello ancora più legato alle tradizioni e alla semplicità della zona. Ciò che difetta in fatto di moda e
raffinatezza a Calistoga è però ampiamente compensato dal fatto che la cittadina si trova sopra uno dei terreni più geologicamente attivi
della California comprendendo geyser, sorgenti di acque minerali (come la nota etichetta omonima imbottigliata sin dal 1924), risorgive
termali ed esalazioni sulfuree che si possono ammirare ubiquitariamente. L’elemento naturale iconico di Calistoga è sicuramente l’Old
Faithful Geyser (che prende il nome dall’omonimo del parco di Yellowstone) che spruzza colonne di acqua bollente per decine di metri
d’altezza ogni mezz’ora circa (si colloca alcuni chilometri a nord dell’abitato) ma ciò che stuzzica maggiormente le fantasie e le voglie dei
suoi visitatori sono sicuramente le numerose spa in cui potrete rilassarvi tra calde acque termali, bagni di fango concedendovi magari il
lusso di qualche massaggio professionale. Sono davvero diverse le strutture nel centro di Calistoga che offrono questo servizio, tutte di
qualità eccellente, e una volta che avrete concluso di rigenerarvi in queste terme potrete tranquillamente portarvi in uno dei ristoranti del
paese in cui i deliziosi piatti possono essere innaffiati generosamente da alcuni calici dei migliori vini della Napa Valley.
Yountville con le sue architetture retrò e la sua concentrazione straordinaria di ristoranti di alta gamma è una delle perle della buona cucina
della Napa Valley. Di seguito poi potete vedere un tratto delle vie centrali di Calistoga dove si respirano ancora atmosfere old style ed infine
una delle sue numerose spa che caratterizzano l’abitato.
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L’accesso più scenografico da Calistoga alla Sonoma Valley che possiate percorrere è sicuramente quello proposto dalla provinciale 128 che
si snoda tra gli assolati vigneti di cabernet sauvignon, merlot e chardonnay dell’Alexander Valley oltrepassando scenari davvero da
cartolina. Serpeggiando su questa strada sinuosa in discesa raggiungerete quindi rapidamente i letti dei corsi d’acqua principali della
Sonoma Valley settentrionale: il Dry Creek e il noto Russian River, che fungono da scenografica entrata alla meno modaiola e più agreste tra
le due vallate principali della Wine Country. Qui il clima è spesso nebbioso essendo l’orografia del posto condizionata da rilievi collinari che
si innalzano anche di 600m dal fondovalle, ma in compenso si trovano alcune delle aziende vitivinicole più rinomate e a buon mercato
dell’intera area della Wine Country. Come insediamenti urbani di rilievo della regione il più rinomato è sicuramente Healdsburg (40km, 1
ora da Calistoga) che si è affermata come capitale gastronomica della Sonoma Valley. Ristoranti gestiti da gourmet, caffè che servono calici
di vino straordinari e vetrine di boutique ricercate sono la quintessenza del centro storico di Healdsburg, dove peraltro traspare una forte
influenza della mentalità della Napa Valley. Il posto è perfetto per fermarsi per pranzo concedendovi il lusso di qualche portata di classe e di
un paio di bottiglie di qualità ma Healdsburg si fa amare in ogni caso anche dai turisti di passaggio che inevitabilmente si perdono nel suo
dedalo di viuzze centrali per ore. Giacché le sistemazioni per la notte a Healdsburg non sono propriamente a buon mercato per la serat avi
suggeriamo di muovervi da qui in direzione di Santa Rosa (25km, 20 minuti), la cittadina più grande e cosmopolita della Sonoma Valley che
propone anche una vibrante vita notturna al calar delle tenebre. Santa Rosa oltre che per i peccati di gola è nota anche in California per
essere stata la cittadina prediletta di Charles M Schulz, l’ideatore dei Peanuts, che visse qui a lungo nel ‘900 e che oggi è commemorato
dalla comunità con un museo a tema su di lui e suoi sui personaggi più famosi, Snoopy e Charlie Brown. Sempre in Santa Rosa poi non
dimenticate di fare un po' di struscio lungo la 4th Street, la via principale dello shopping cittadino che vi tenterà inesorabilmente con le sue
invitanti vetrine.
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Alcuni iconici scorci della Sonoma Valley settentrionale dove vengono coltivati migliaia di campi di vitigni per la produzione di alcuni dei
nettari più prestigiosi e gradevoli di tutto il Nord America. Quindi un ristoratore pronto ad accogliervi nei numerosi ristoranti di Healdsburg.
Il quarto e ultimo giorno di visita nella Wine Country vi porterà infine alla scoperta degli ambienti più agresti tipici della Sonoma Valley
meridionale che avrete modo di raggiungere comodamente da Santa Rosa percorrendo la provinciale 12 della Wine Country. Qui tra
ondulazioni erbose e filari di Zinfandel o Syrah si trovano una quarantina di aziende vitivinicole di alta qualità che però hanno rifuggito lo
sfarzo e la modernità della Napa Valley per rimanere ancorate agli scenari otto e novecenteschi. La prima località degna di nota che
incrocerete lungo la strada sarà il minuscolo borgo di Glen Ellen (20km, 30 minuti da Santa Rosa) che si caratterizza per delle abitazioni in
mattoni e bucolici cottage circondati spesso da steccati bianchi. La bellezza dell’abitato sta proprio nella sua atmosfera bucolica senza
tempo e nella possibilità di fermarsi in diversi centri di produzione non solo di vini di qualità ma anche in micro oleifici che possono essere
raggiunti con splendide passeggiate nella natura. Decisamente più intrigante sotto un profilo urbano è invece la realtà di Sonoma (15km, 20
minuti) che ha nella sua immensa Sonoma Plaza il suo epicentro funzionale. Questa piazza, che è curiosamente la più grande di tutta la
California, ha al suo centro il City Hall (municipio del 1906) che presenta quattro facciate identiche su tutti i lati, si dice perché tutte le
attività commerciali dell’epoca volevano avere il privilegio di vedere la facciata del municipio dai loro banconi. Sonoma vanta poi un
passato storico glorioso per quanto concerne la storia nazionale: fu qui infatti che nel 1846 si combatterono i primi scontri armati nei
confronti delle truppe messicane che volevano assoggettare la California al dominio dello stato centroamericano. Queste schermaglie furono
solo il preludio alla guerra vera e propria che di lì a poco gli Stati Uniti avrebbero mosso vittoriosamente contro i messicani annettendo una
volta per tutte la California alla sua federazione ma di questi episodi di Sonoma è rimasto come simbolo l’emblema della bandiera statale,
l’orso californiano, che venne scelto dai rivoltosi come vessillo per i loro schieramenti a Sonoma. Tutti i principali monumenti storici di
Sonoma si affacciano ancora oggi sulla sua immensa Plaza: nell’angolo nord-orientale si trovano sia le Sonoma Barracks costruite in adobe
(mattoni di creta impastati con paglia) che furono dapprima la roccaforte delle truppe messicane e poi dei rivoltosi californiani ma anche la
Mission San Francisco Solano de Sonoma che funse da baluardo nei confronti dell’espansione verso sud e verso l’entroterra dei
commercianti di pellicce russi che si erano installati lungo la North Coast fino a Fort Ross. Tutto il resto della piazza e del centro città sono
poi un susseguirsi di enoteche e gallerie d’arte di artisti locali davvero accattivanti che monopolizzerà la vostra attenzione per buona parte
della giornata. Ovviamente nel mezzo di tutte queste tentazioni cedete di buon grado anche alle voluttuosità di gola fornitevi dai diversi
deliziosi ristoranti e taverne che incrocerete lungo il vostro peregrinare tra le vie di Sonoma: queste attività rappresentano una delle
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occasioni culinarie con il miglior rapporto qualità-prezzo della Wine Country. Giunta quindi un’ora sufficientemente tarda nel pomeriggio vi
consigliamo di muovervi dalla Sonoma Valley e dalle sue aziende enologiche in direzione della conurbazione metropolitana della San
Francisco Bay e di avere come meta l’effervescente cittadina universitaria di Berkeley (70km, 1 ora) che rappresenta la migliore location
come vostra ultima base per il completamento del vostro viaggio nella California settentrionale.
Sonoma, capoluogo dell’omonima vallata a conduzione agricola, è anche una cittadina storica che svolse nell’800 un ruolo determinante per
le sorti della California. Dapprima fermando l’avanzata dei russi grazie al presidio della Mission San Francisco Solano (in terza immagine)
e poi combattendo per l’indipendenza dai messicani conquistando la loro roccaforte militare in città: le Sonoma Barracks (in seconda
immagine). Infine in prima immagine la City Hall immerse nel verde della Sonoma Plaza, la piazza più grande di tutta la California.
18° - 19° giorno: BERKELEY
Poche città al mondo hanno saputo indicare la strada a nuovi modi di ragionare e vedere la contemporaneità come Berkeley. Questa
cittadina situata sulla East Bay, la sponda orientale della Baia di San Francisco, giusto in vista della più nota metropoli, è infatti sede di una
delle istituzioni universitarie più antiche e prestigiose degli Stati Uniti: la University of California at Berkeley che dal 1868 impartisce
istruzione e promuove la ricerca nei più svariati campi del sapere umano. Non è infatti un segreto negli Usa che molte rivoluzioni ideologiche
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(come quella che portò all’affermarsi della controcultura hippie nel 1964) e quasi tutti i movimenti green miranti all’eco sostenibilità hanno
avuto genesi tra le mura e i college di quest’università. Sotto un profilo politico Berkeley è conosciuta per la sua propensione a sinistra e in
città ci sono numerose minoranze etniche asiatiche ben inserite nel tessuto sociale locale. Descrivere Berkeley senza approfondire la storia
della sua università sarebbe davvero un grossolano errore: prima delle dieci università della California la University of California at
Berkeley può vantare di essere stata la promotrice di una serie di conquiste dell’umanità non indifferenti come la scoperta di elementi chimici
quali il plutonio o il laurenzio, l’aver isolato il virus della poliomielite,l’ aver promosso la ricerca e lo sviluppo delle moderne tecnologie
laser e degli acceleratori di particelle nucleari, aver contribuito alla genesi della piattaforma internet e dei programmi informatici open
source e, sicuramente non in ultimo, di aver messo a punto le tecnologie per ideare e gestire le bombe atomiche e all’idrogeno con cui si
armò nel XX secolo l’esercito statunitense. Oggi gli iscritti all’ateneo di Berkeley sono poco più di 40.000 ma nel corso della storia
nell’università hanno insegnato ben 94 premi Nobel che hanno contribuito al grande richiamo di vogliosi giovani che animano ormai da
decenni la “Cal”, ossia il campus universitario più rinomato della California. Perlustrare gli edifici e i musei che compongono l’area
destinata alla University of California at Berkeley è quindi logicamente la quintessenza di una visita alla città californiana. L’elemento
simbolico per eccellenza dell’ateneo è il suo Campanile, altro oltre 100m e costruito sul modello di quello veneziano di Piazza San Marco,
che ben si scorge da ogni punto del campus e dalla cui sommità di godono splendide viste panoramiche sia su Berkeley che, nelle giornate
terse, su San Francisco, posta sul lato opposto della Baia. L’università possiede ben 11 musei interni che spaziano tra svariate tematiche
(gallerie d’arte, collezioni etnografiche e musei di paleontologia) e un patrimonio bibliotecario di ben 32 istituti tra cui spicca la Bancroft
Library che possiede alcuni testi storici originali. La vera bellezza di una visita all’università sta però nel muoversi fluidamente tra gli
studenti e i professori intenti nelle loro occupazioni quotidiane e magari assistere ad una lezione su una tematica di vostro gradimento in una
delle grandissime aule del complesso. Una volta in procinto di uscire dal complesso vi raccomandiamo di farlo attraverso la Sather Gate ch
vi condurrà immediatamente lungo Telegraph Avenue, la strada che da sempre funge da fulcro sociale e ricreativo di Berkeley. Qui venditori
ambulanti, professori universitari, gruppi di studenti, senzatetto, attempati figli dei fiori, intellettuali, artisti di strada e musicanti rock
convivono in armonia e vi doneranno l’immagine probabilmente più identificativa di tutta Berkeley. Muovendovi tra questa miscellanea
umana eterogenea, anche in termini razziali, vi verrà infatti naturale chiedervi come mai e per qual motivo mai l’uomo debba sempre porsi in
conflitto con i suoi simili e non coabitare in armonia come in questa egregia realtà. Giunti quasi a metà di Telegraph Avenue merita poi una
breve deviazione il People’s Park che negli anni ’60 fu teatro di tensioni sociali e scontri tra giovani idealisti e amministratori pubblici locali
e governativi. Se siete in cerca di qualche divagazione a scopo di shopping o volete raggiungere qualche bel club o teatro in cui assistere a
spettacoli ricreativi di livello nel pomeriggio sappiate che sia il quartiere di Elmwood District che la Downtown di Berkeley (posti ai due lati
di Telegraph Avenue) sono davvero a un tiro di schioppo da dove starete camminando. Come intuibile in ultima analisi però una visita a
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Berkeley apparirà del tutto incompleta e insoddisfacente se non vi riserverete energie sufficienti per passare una lunga e frivola serata tra i
locali notturni e le diverse ristorazioni a buon mercato della città in compagnie delle comunità di studenti universitari della città. Forse sarà
un’esperienza più elettrizzante per i giovani che per i più maturi, ma se sarete di mentalità aperta siate certi che Berkeley vi coinvolgerà oltre
ogni aspettativa facendo rifiorire in voi il senso della gioventù andata.
Giacché una sveglia mattutina nella seconda giornata di stanza in città sarà pressoché impossibile la seconda giornata in quei di Berkeley
può prevedere meno siti da visitare e più spazio al relax. Le Berkeley Hills che si innalzano giusto al limitare orientale della cittadina
possono essere una meta ideale per questa giornata: qui noleggiando una bicicletta vi muoverete velocemente tra percorsi nel verde che
raggiungono il bel Lake Anza immerso nella foresta, che vi porteranno fino all’anfiteatro botanico del Berkeley Rose Garden il quale nel
periodo della fioritura diventa un vero e proprio caleidoscopio di colori, o che vi condurranno agli UC Botanical Garden, un’oasi botanica
di ben 13 ettari che comprende al suo interno una delle più complete collezioni di piante e fiori di tutti gli Stati Uniti d’America. Logicamente
comunque tutte queste attività devono essere viste come un possibile preludio ad una nuova e finale serata da passarsi nei locali frizzanti e
coinvolgenti di Berkeley per innamorarvi definitivamente di questa scintillante cittadina universitaria californiana.
Una cartolina classica della cittadina universitaria di Berkeley: il Campanile del suo ateneo alto e in stile veneziano che domina sulla città
sottostante e che guarda alla San Francisco Bay e alla sua più nota metropoli dalla parte opposta della Baia. Quindi un tratto della sempre
animata Telegraph Avenue, da decenni fulcro sociale e ricreativo della città, ed infine la spettacolare fioritura del Berkeley Rose Garden.
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20° - 21° giorno: trasferimento fino in Italia
Con la mattinata della ventesima giornata di viaggio giunge infine l’ora di iniziare -le procedure per il viaggio di rientro in direzione
dell’Italia. La prima fase da espletare per completare la tratta sarà quella di portarvi da Berkeley in direzione o dell’aeroporto di San
Francisco (40km, 30 minuti) o di quello di Oakland (25km, 20 minuti) per imbarcarvi sul volo di ritorno. Come per l’andata vi ricordiamo
che i collegamenti diretti tra questi aeroporti e l’Italia sono scarsi e presenti in direzione di Roma solo da Oakland e di Milano solo da San
Francisco. Quantunque comode queste opzioni (durata media 12 ore di volo) risultano essere in genere costose, specie verso Milano, e con
disponibilità di posti abbastanza limitate. Non disperate però perché a prezzi davvero stracciati potrete sempre trovare il modo di completare
la tratta facendo un singolo scalo intermedio in Europa (Londra, Parigi, Barcellona, Dublino, Monaco di Baviera) o in nordamerica (Los
Angeles, New York, Toront, Washington, Chicago) per un viaggio della durata complessiva di 14-18 ore. In questo caso però, muovendovi
pesantemente in direzione orientale, ricordatevi che andrete in contro a un fuso orario in marcato avanzamento e quindi dovrete giocoforza
mettere in conto per il viaggio di rientro verso l’Italia almeno un paio di giorni di calendario.