URBANISTICA AMBIENTE BIM REMOTE SENSING EDILIZIA · 2017-08-21 · epoche, questo richiede...

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Rivista bimestrale - anno XXI - Numero 2/2017 - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente Mar/Apr 2017 anno XXI N°2 INFORMAZIONE GEOGRAFICA 3D CATASTO RILIEVO TOPOGRAFIA FOTOGRAMMETRIA GNSS BIM CAD REMOTE SENSING CARTOGRAFIA GIS WEBGIS SPAZIO AMBIENTE URBANISTICA BENI CULTURALI EDILIZIA SMART CITY LiDAR NETWORKS TERRITORIO UN GIS PER LA CONSERVAZIONE DI UN ITINERARIO IL DRONE PER L’ELABORAZIONE DELL’INDICE DI QUALITÀ MOROFOLOGICA UN NUOVO STRUMENTO PER LE STATISTICHE TERRITORIALI LBS UAV I NTENSITÀ DI USO DEL S UOLO C OME SI E VOLVE ?

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La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente

Mar/Apr 2017 anno XXI N°2

INFORMAZIONE GEOGRAFICA

3D

CATASTO

RILIEVO TOPOGRAFIA

FOTOGRAMMETRIA

GNSS

BIMCAD

REMOTE SENSING

CARTOGRAFIA

GIS

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AMBIENTEURBANISTICA

BENI CULTURALI

EDILIZIA

SMART CITY

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TERRITORIO

UN GIS PER LA CONSERVAZIONE DI UN ITINERARIO

IL DRONE PER L’ELABORAZIONE DELL’INDICE DI QUALITÀ

MOROFOLOGICA

UN NUOVO STRUMENTO PER LE STATISTICHE

TERRITORIALI

LBS

UAV

IntensItà dI Uso del sUolo

Come sI evolve?

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Da geometri a periti e le iscrizioniagli Istituti Tecnici calanoUna lettera di Attilio Selvini sulla situazione della struttura scolastica e universitaria.

La signora Dietlinde Gruber, meglio nota come “Lilli”, è come noto una bravissima presentatrice, e suo “partner”, altrettanto bravo nella nota trasmissione serale “Otto e mezzo”, è Paolo Pagliaro. La signora Gruber,

laureata in lingue e letterature straniere a Venezia, ha come “Muttersprache” il tedesco, e quindi dovrebbe conoscere per bene la struttura scolastica e universitaria in Germania. Mi sembra quindi strano che le sia

sfuggita una impropria comparazione fatta da Paolo Pagliaro, nella trasmissione di una sera di metà giugno. Vediamo di che si tratta.

Pagliaro ha notato il considerevole calo di iscritti agli Istituti Tecnici, soprattutto dopo la riforma di alcuni anni fa che fra l’altro ha sostituito il quasi centenario corso per geometri con quello per “periti”. Di tale argomento si è occupata questa rivista in diverse occasioni, anche censurando il programma dei periti per le costruzioni,

ambiente e territorio che hanno sostituito la classica figura del geometra con un perito senza arte né parte (e ciò probabilmente è una delle concause del calo di iscritti notato da Pagliaro). Il quale Pagliaro ha per l’appunto

sottolineato l’inadeguatezza dei programmi dei corsi di tutti i nuovo periti in genere, anche per la mancanza di connessione con la realtà operativa aziendale o professionale, esaltando il sistema tedesco delle “Fachhochschulen” ove sono previsti semestri per l’appunto di pratica aziendale interconnessi con le lezioni e le esercitazioni. E qui sta il guaio: questi Istituti appartengono al settore universitario, non a quello delle scuole secondarie, nel quale

vi sono le “Realschulen” e le “Hauptschulen”, che seguono la scuola primaria elementare (generalmente di 4 anni) per almeno altri sei anni. Naturalmente vi sono anche i “Gymnasien”, paragonabili al nostro liceo, che portano alla “Abitur” (maturità) dopo la dodicesima o tredicesima classe, elementari comprese (come da noi,

contando 5 anni di elementari, tre di scuola media, cinque di liceo). Con la “Abitur” si accede alle università, conseguendo la laurea (che non conferisce il titolo dottorale, con l’eccezione dei medici), bensì quello di

“Diplom”, per esempio Diplomingenieur, Diplomkaufmann, Diplommathematiker, Diplomachitekt e così via. Ale scuole secondarie nella Repubblica Federale Tedesca sono ordinate dai Lȁnder, e la loro durata può variare di

un anno; vi sono anche le cosiddette “Gesamtschulen”, con un ordinamento particolare.Partendo dalle Realschulen o dalle Hauptschulen, si può accedere alle Fachhochschulen, sostenendo un apposita maturità (Hauptschulreife). Le Fachhochschulen, sono quindi istituzioni terziarie, dopo gli accordi di Bologn

chiamate anche all’inglese “Universities of Applied Sciences” o in tedesco “Hochschulen für Angewandte Wissenschaften”, così come ho scritto molti anni fa sul “Bollettino della SIFET” n°1 del 1996. I docenti sono, qui come nelle Università, “Professori”, mentre negli Istituti di istruzione secondaria, Gymnasien compresi, sono “Lehrer”, ovvero “insegnanti”: solo in Italia si chiamano “professori” gli insegnanti delle secondarie, così

come ho già molte volte scritto. A proposito, mi fa sorridere sentire nei telegiornali chiamare “studenti”, anziché “scolari”, i ragazzini delle medie e dei licei; Anni fa ero al mare, in Puglia, e mi venne presentata una bella

ragazza tedesca, alla quale chiesi, incerto sulla sua età: “ Studien Sie?” a cui venne risposto prontamente: “Nein, ich besuche di Schule!”, vado ancora a scuola. D’altra parte, il bravo Pagliaro è perdonabile; molti anni fa,

chiesi al Ministero degli Affari Esteri del nostro Paese dei dati sul “Verein Deutscher Ingenieure, VDI”, il più grande Collegio di Ingegneri d’Europa, e mi venne risposto da un Sottosegretario di Stato che il VDI era una …

associazione di periti! Incredibile, da parte di un organo ufficiale dello Stato: chissà come vengono regolati gli “affari esteri” con un livello cognitivo di tal genere!

E lo credo bene che le iscrizioni agli Istituti Tecnici siano in calo; da noi tutti aspirano alla laurea, soprattutto dopo che nel disgraziato accordo di Bologna sono state create le lauree triennali al posto dei più onesti “diplomi universitari” biennali. Ricordo ancora con raccapriccio, io uomo mitteleuropeo come cultura e formazione, la prima proclamazione di una laurea di tal tipo in “architettura della produzione edilizia” (che vuol dire?) nel mio amato Politecnico, nella commissione di cui facevo parte. Il presidente della commissione dichiarò, con la

formula di rito, “dottore in architettura” (e non “diplomato universitario” come nella sessione di un paio di mesi prima) uno scamiciato poco più che ventenne, che aveva presentato un lavoro (tralascio l’aggettivo col quale lo

vorrei indicare) sul verde che si estendeva intorno all’ aeroporto di Linate. Di più non dirò, per il groppo alla gola che mi prende, coi miei novant’anni suonati.

Attilio Selvini.

Nulla da aggiungere, se non che forse è il caso che il MURST proceda ad effettuare delle sane verifiche degli effetti introdotti dalle riforme analizzando quale sia il percorso formativo della figura che in tutto il mondo è

chiamata “Surveyor”.

Buona lettura, Renzo Carlucci

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In qUesto nUmero...

geomediaonl ine . i t

GEOmedia, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica. Da 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.In questo settore GEOmedia affronta temi culturali e tecnologici per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia, della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.

In copertina l’immagine del Golfo di Napoli catturato dal satellite

Copernicus Sentinel-2B, acquisita il giorno 12/06/2017 alle ore 10:46 am.

Quest’immagine acquisita via laser è una delle prime rilasciate attraverso

Alphasat (chiamato anche Inmarsat-4A F4), il satellite per telecomunicazioni

di proprietà congiunta di Inmarsat e dell'Agenzia Spaziale Europea. L’immagine è il risultato dei due

satelliti che usano i loro strumenti di comunicazione ottica via laser per

un rilascio veloce. Un ingrediente essenziale per le applicazioni quali

quelle di risposta ai disastri.Copyright and process

ESA, CC BY-SA 3.0 IGO

LE RUBRICHE

32 MERCATO

46 AGENDA

l’IntensItà dell’Uso del sUolo e la sUa

evolUzIone attraverso I datI statIstICI: analIsI

e metodologIe per Un’analIsI dIaCronICa

di Marco ciccacci, Giovanni

LoMbardo, aLberto Sabbi,

GianLuiGi SaLvucci

6

report

FoCUs

Il FasCIno dIsCreto delle mappe In letteratUra: da shakespeare a ortelIUs

di MaSSiMo PaSquaLin

22

L’immagine di sfondo mostra par-te della Salar de Uyuni, in Bolivia:

la più estesa salina al mondo.La grande Salar de Uyuni occu-pa un’area di circa 10 000 kmq e si trova sul limite meridionale dell’Altiplano, un elevato alto-piano di drenaggio interno nelle Ande centrali. Circa 40 000 anni fa quest’area faceva parte di un gi-gantesco lago preistorico che finì prosciugato, lasciando emergere la

pianura salata.

Questa immagine è stata acquisita dal satellite Sentinel-2B del pro-gramma europeo Copernicus il 17

maggio 2017.

Credits: ESA.Traduzione: Gianluca Pititto

Un gIs per la ConservazIone e la valorIzzazIone della vIa annIa - popIlIadi FranceSca anSioSo, Serena

arteSe, FLoriana MaGarò, anGeLa

MiceLi, chiara MiceLi, PaoLo

taLarico, aSSunta venneri,

GiuSePPe ZaGari, raFFaeLe Zinno.

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DirettoreRENZO CARLUCCI, [email protected]

Comitato editorialeVyron Antoniou, Fabrizio Bernardini, Mario Caporale, Luigi Colombo, Mattia Crespi, Luigi Di Prinzio, Michele Dussi, Michele Fasolo, Marco Lisi, Flavio Lupia, Beniamino Murgante, Aldo Riggio, Mauro Salvemini, Domenico Santarsiero, Attilio Selvini, Donato Tufillaro

Direttore ResponsabileFULVIO BERNARDINI, [email protected]

RedazioneVALERIO CARLUCCI, GIANLUCA PITITTO, [email protected]

Diffusione e AmministrazioneTATIANA IASILLO, [email protected]

Comunicazione e marketingALFONSO QUAGLIONE, [email protected]

Progetto grafico e impaginazioneDANIELE CARLUCCI, [email protected]

MediaGEO soc. coop.Via Palestro, 95 00185 RomaTel. 06.64871209 - Fax. [email protected] ISSN 1128-8132Reg. Trib. di Roma N° 243/2003 del 14.05.03Stampa: SPADAMEDIA srlVIA DEL LAVORO 31, 00043 CIAMPINO (ROMA)Editore: mediaGEO soc. coop.

Condizioni di abbonamentoLa quota annuale di abbonamento alla rivista è di € 45,00.Il prezzo di ciascun fascicolo compreso nell’abbonamento è di € 9,00. Il prezzo di ciascun fascicolo arretrato è di € 12,00. I prezzi indicati si intendono Iva inclusa. L’editore, al fine di garantire la continuità del servizio, in mancanza di esplicita revoca, da comunicarsi in forma scritta entro il trimestre seguente alla scadenza dell’abbonamento, si riserva di inviare il periodico anche per il periodo successivo. La disdetta non è comunque valida se l’abbonato non è in regola con i pagamenti. Il rifiuto o la restituzione dei fascicoli della Rivista non costituiscono disdetta dell’abbonamento a nessun effetto. I fascicoli non pervenuti possono essere richiesti dall’abbonato non oltre 20 giorni dopo la ricezione del numero successivo. Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità dell’autore. È vietata la riproduzione anche parziale del contenuto di questo numero della Rivista in qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico, ivi inclusi i sistemi di archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto dell’editore.

Rivista fondata da Domenico Santarsiero.

Numero chiuso in redazione il 10 giugno 2017

Science & Technology Communication

Science & Technology Communication

una pubblicazione

3D Target 31

AerRobotix 40

Codevintec 32

Epsilon 30

Esri Italia 41

Geogrà 21

Geomax 48

INTERGEO 34

ME.S.A 13

Planetek Italia 25

Stonex 35

TECHNOLOGY for ALL 33

Teorema 46

Topcon 47

Trimble 2

INSERZIONISTI

26

la Css Istat: Un nUovo strUmento per le statIstIChe terrItorIalIdi Giovanni LoMbardo, antoneLLa eSPoSto, rita MinGuZZi, SteFano MuGnoLi

36ImpIego

sperImentale del drone ad ala FIssa nell’elaborazIone

dell’IndICe dI qUalItà

morFologICa (Iqm) deI CorpI IdrICI

di FabriZio SteLLa, rodoLFo

baSSan, antonio cavinato,

Giovanni LuSiani

approCCIo geograFICo nello stUdIo delle pressIonI pUntUalI della regIone UmbrIa

di GiacoMo raPi,

antonio nataLe

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6 GEOmedia n°2-2017

FOCUS

Per effettuare uno studio di questo tipo, occorre in-terpretare e sintetizzare i

contesti territoriali delle diverse epoche, questo richiede neces-sariamente l’analisi di indicatori territoriali e la loro misurazione. I cambiamenti verificatisi sono la base della conoscenza di un piano territoriale, e la loro sin-tesi è un fattore determinante per individuare l’evoluzione di un paesaggio. Si tratta di porre in essere un’analisi di tipo geo-grafico, in grado di misurare le variazioni di uso del suolo inter-corse, a prescindere dalle ripar-tizioni amministrative esistenti.La letteratura propone nu-merosi studi (López, Bocco, Mendoza, Duhau - 2001), che si avvalgono di una metodolo-gia consolidata sulla matrice di transizione dell’uso del suolo

costruita per sovrapposizione degli usi del suolo afferenti alle diverse epoche, mostrando nelle celle le superfici comuni. Ulteriore scopo di questo lavo-ro, è proporre il dato censuario come utile alternativa a quelli tradizionali riguardanti gli usi del suolo; è infatti possibile verificare come le sezioni di Censimento riescano a ripro-durre, con maggiore accuratez-za, i Centri abitati nella loro interezza, pur non riuscendo a distinguere al loro interno usi del suolo, quali parchi urbani o altre aree di maggior dettaglio.A titolo di esempio, si propo-ne l’esame di una località del Comune di Roma denominata Monte Migliore - La Selvotta. Nella Figura 1 sono stati so-vrapposti il perimetro del Centro abitato (Istat) e quello

del Corine Land Cover 4° livello 2012, che mostra gli usi del suolo maggiormente antropizza-ti (tessuti urbani ed economico produttivi).Dal confronto si evince chiara-mente come il perimetro delle località Istat risulti più detta-gliato del Corine.

L’utilizzo delle sezioni di Cen-simento (Giovanni Lombardo)Le sezioni di Censimento rap-presentano il riferimento della rilevazione censuaria e l’unità minima di aggregazione per la restituzione dei dati rilevati. Il Censimento mostra una conno-tazione geografica simile a quel-la di un’indagine di copertura del suolo, costruita tenendo in considerazione la struttura del territorio, e in particolare la diffusione dell’edificato.

Nell'ipotesi di voler risparmiare il

consumo di suolo, considerando

l'esauribilità di questa risorsa, è

opportuno aumentare l'intensità

di utilizzo entro i limiti delle

capacità di trasporto (capacità di

carico), sostenibili dal territorio.

Il patrimonio informativo offerto

dall'Istat, nella divisione del

territorio in sezioni di Censimento,

è in grado di mostrare cambiamenti

nell'uso del territorio Nazionale.

L’intensità dell’uso del suolo e la sua

evoluzione attraverso i dati statistici:

metodologie per un’analisi diacronica

di Marco Ciccacci, Giovanni Lombardo, Alberto Sabbi, Gianluigi Salvucci

Fig. 1 - Sovrapposizione della località di Centro abitato Istat Monte Migliore – La Selvotta con il Corine Land Cover (Fonte: Elaborazione su dati Istat – Portale Cartografico Nazionale)

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FOCUS

GEOmedia n°2-2017 7

Alle località così individuate, viene attribuito un toponimo e una codificazione univoca, che ne fissa l’appartenenza a una delle 4 tipologie previste a partire dal 2001: “Centro abitato”, “Nucleo abitato”, “Località produttiva” e “Case sparse”. La tipologia “Centro abitato” prevede l’esistenza di un aggregato di case contigue, e la presenza di servizi pubblici, con una forma autonoma di vita sociale e, generalmente, un luogo di raccolta (Cruciani, 2010). Diversamente, la località “Nucleo abitato”, anch’essa con-traddistinta dall’attribuzione di un toponimo, è priva dei luoghi di raccolta che contraddistin-guono il centro abitato, ed è costituita da gruppi di case con almeno 5 famiglie, solitamente costituita da un’unica sezione di Censimento. La “Località produttiva”, introdotta a partire dal 2001 e precedentemente inglobata nella tipologia “Case sparse”, individua un’area mag-giore o uguale a 5 ettari, loca-lizzata in zone extraurbane, che ha come peculiarità la presenza di un numero di unità locali superiore a 10, ed un totale di addetti superiore a 200. Infine, la tipologia “Case sparse” è ca-ratterizzata da case disseminate nel territorio comunale con una distanza tra loro tale da non poter costituire neanche un nucleo abitato (Istat, 2009a, 2009b).

Preparazione del database geografico (Alberto Sabbi)La costruzione di un ipercubo geografico, realizzata attraverso l’unione di più basi geografiche relative ai diversi periodi cen-suari, non può prescindere dalla loro omogeneizzazione. Sono state rilevate le entità territoriali considerando l’as-senza delle località produttive nel Censimento del 1991 e la

diversa risoluzione geografica con la quale sono state dise-gnate le sezioni di Censimento. Osservando le serie storiche inerenti ai censimenti, dovreb-be essere possibile ritrovare una coincidenza riguardante la superficie nazionale italiana. L’affermazione riguarda un’i-potesi che non tiene conto dei movimenti erosivi, ma intende utilizzare una procedura in gra-do di inserire alcune correzioni. Le sezioni del Censimento 2011 sono state individuate partendo dai confini territoriali utiliz-zati nella rilevazione censuaria del 2001, beneficiando di un aumento della risoluzione. Il miglioramento del dettaglio rilevato si può notare nell’au-mento del numero delle sezioni che passa da 323.617 nel 1991 a 402.121 nel 2011 (Tab. 1 - a). L’utilizzo del software GIS ha permesso di effettuare una prima analisi di tipo frattale evi-denziando che nel 1991 la su-

perficie media di una sezione si attestava a 933.415,5 mq con-tro i 751.187,9 del 2011 (Tab.1 - b). Ulteriore particolare rile-vante è stato l’aumento medio del perimetro delle sezioni, passato da 2.790 mt nel 1991 a 3.222 del 2011 (Tab. 1 - c). Da un punto di vista diacronico,l’evoluzione territo-riale ha modificato in maniera inequivocabile il territorio.In particolare, per quanto riguarda l’evoluzione delle località del centro abitato, è inverosimile la “retrocessione” dalla tipologia di tessuto urbano a quella di area verde. Questo può essere collegato alla diversa risoluzione geografica con cui sono state disegnate le sezioni di Censimento. Alla stessa causa, può essere imputata l’eventuale classificazione di una sezione in un’epoca precedente in ti-pologia 1 (centro abitato), e nella successiva in tipologia 4 (case sparse). Tale fenomeno ha

a località Conteggio Sezione

1991 2001 2011

1 centro abitato 230.003 258.656 271.229

2 nucleo abitato 39.186 39.449 41.306

3 e 4 località produttiva e case sparse 54.427 84.429 89.586

Totale 323.617 382.534 402.121

b località Media Area Mq

1991 2001 2011

1 centro abitato 66.853,30 65.747,60 64.826,30

2 nucleo abitato 37.199,00 40.618,70 42.890,30

3 e 4 località produttiva e case sparse 5.240.689,10 3.357.339,20 3.155.783,60

Totale 933.415,50 789.642,70 751.187,90

c località Media Perimetro M

1991 2001 2011

1 centro abitato 1.142,10 1.218,50 1.233,30

2 nucleo abitato 896,70 1.145,00 1.201,40

3 e 4 località produttiva e case sparse 11.117,00 10.454,70 10.175,30

Tab. 1 - Confronto delle sezioni di Censimento alle diverse epoche ( Fonte: Elaborazione su dati Istat).

Totale 20.790,0 3.249,40 3.222,20

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8 GEOmedia n°2-2017

FOCUS

richiesto la correzione dei poli-goni interessati, poiché se una sezione nell’epoca più recente fosse in tipologia 4, sarebbe do-vuta esserlo anche nelle epoche precedenti.

Ipotesi di intervento (Gianluigi Salvucci, Alberto Sabbi)L’ipotesi di partenza è che tutte le anomalie nei diversi passaggi siano legate a miglioramenti di risoluzione. Per correggere tale problema, occorre attribuire il tipo di località coerente con una naturale evoluzione territo-riale. Tale trasformazione impli-cherebbe una freccia temporale, che dalla località di case sparse attui un’evoluzione verso tipo-

logie di località più antropizzate come località di centro abitato, piuttosto che nuclei oppure aree industriali.Esiste un ipotetico ordina-mento di antropizzazione che vede come tipologie estreme le località di case sparse e centro urbano e due diverse direzioni di sviluppo delle case sparse. La prima riguarda la formazione dei nuclei abitati (località tipo 2) e successivamente il loro in-globarsi nella città (tipologia 1). La seconda evoluzione è quella che contempla la trasformazio-ne dello spazio, inteso come aree periferiche non utilizzate, in aree industriali.

Lo schema in Figura 2 pone in evidenza, rispetto alla freccia temporale, le possibili trasfor-mazioni delle tipologie afferenti alle sezioni, movimenti diversi rappresentano i decadimenti, che per la loro incoerenza sono individuate come errori di riso-luzione.

Le correzioni conseguentiLe tipologie elencate possono così ricevere un trattamento preliminare. I poligoni di so-vrapposizione di dimensioni elevate andrebbero esaminati a video al fine di evitare falsi positivi.

Correzioni tabellari applicate nel confronto tra le basi car-tografiche 2001-11 (Gianluigi Salvucci, Giovanni Lombardo)Secondo le ipotesi espresse in precedenza, si è proceduto ad effettuare la prima correzione tra gli strati 2001 e 2011 affin-ché risultino automaticamente coerenti i dati del 1991 e del 2011. Nella Tabella 2, con il co-lore rosso, sono state evidenziate le sovrapposizioni tra le diverse basi di dati che appaiono incoe-renti. La diversa risoluzione tra le sezioni dei tre censimenti fa in modo che la prima riga e la prima colonna individuino delle aree non presenti contempora-neamente ai due censimenti, ma solo a quello del 1991.

Superficie tempo t

tipo loc 0 1 2 3 4 totale kmqSuperficie non eistente in epoca successiva 0

Esistente al tempo escluso dall’analisi

Superfici realmente esistenti da aggiungere nell’epoca precedente

Togliere dall’ipercubo finale

Superfici censimenti precedenti

1 Retrocessioni da correggere

2

3

4

totale kmqTogliere dall’ipercubo finale

X ± var. risp 2011

Tab. 2 matrice di transizione tipo valutazione sulle possibili evoluzioni.

Fig. 2 schema evolutivo delle transizioni coerenti.

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FOCUS

GEOmedia n°2-2017 9

La superficie della cella 0,0 individua naturalmente le dif-formità tra le due basi censuarie e lo strato 1991, che saranno eliminate alla fine del processo uniformando la superficie totale considerata a quella del 2011. Dall’esame la superficie appa-rentemente incoerente è pari a 938,97 kmq.

Correzioni tabellari appli-cate nel confronto tra le basi cartografiche 1991 – 2001 (Marco Ciccacci)Dopo aver apportato le mo-difiche ritenute necessarie per effettuare i confronti succes-sivi, si è proceduto alla fase di confronto con la base dati del 1991. Per individuare le sezioni nel Censimento del 1991, è

stata utilizzata una risoluzione inferiore. Da ciò emerge che il dato relativo alle aree incoerenti risulta triplicato rispetto alle omologhe incoerenze tra le basi di dati 2001 e 2011 (2.940,92 kmq), indice di un notevole progresso evolutivo legato alle aerofotogrammetrie.

I risultati (Gianluigi Salvucci, Alberto Sabbi)Il perfezionamento precedente-mente descritto risulta maggior-mente evidente nelle sezioni lo-calizzate lungo la linea di costa. Analizzando come esempio la linea esterna delle sezioni costie-re del Comune di Fiumicino, sono di seguito rappresentati due confronti possibili. Il pri-mo, tra le sezioni del 1991 e quelle del 2001, utilizzando come base della mappa l’orto-foto in bianco e nero risalente agli anni 1988–1989, fornita dal Ministero dell’Ambiente (Figura 3,a; http://www.pcn.

minambiente.it/PCNDYN/catalogowms.jsp?lan=it).

Da questo primo confronto si evince come già la cartografia delle sezioni di Censimento del 2001 rappresenti un notevole miglioramento della risoluzione rispetto al periodo preceden-te. Il secondo confronto, tra le sezioni del 2001 e quelle del 2011, è stato effettuato utilizzando come base della

Tipologia tempo t

Tipologia tempo t+1

Descrizione fattispecie

Deduzione Correzione proposta

Qualsiasi località

Inesistente Qualsiasi elemento geografico risulti inesistente nei periodi successivi

Trattasi prevalentemente dei bordi delle sezioni lungo le rive dei corpi idrici

Viene eliminato seguendo la situazione più recente

Inesistente Qualsiasi località

Qualsiasi elemento geografico risulti esistente nei periodi successivi

Trattasi prevalentemente dei bordi delle sezioni lungo le rive dei corpi idrici

Viene aggiunto seguendo la situazione più recente

Località centro abitato

Diverso da centro abitato

La località di centro abitato rappresenta un consolidamento territoriale delle attività umane che normalmente non riduce mai la sua antropizzazione

Non era centro abitato

Assume al tempo t il tipo località del periodo successivo

Produttivo Case sparse

Un’area produttiva non diventa di case sparse

Lo era anche prima

Assume la tipologia di case sparse

Nuclei Aree produttive

Un nucleo si può formare all’interno di un’area produttiva ma non viceversa

Lo era anche prima

Assume la tipologia di area produttiva

Nuclei Case sparse

Un nucleo si può formare all’interno di un’area di case sparse ma non viceversa

Lo era anche prima

Assume la tipologia di case sparse

Qualsiasi Stessa località

Se la tipologia non cambia

Rimane la stessa

Tab. 3 - Matrice di transizione tipo: interventi di correzione.

tipo loc 0 1 2 3 4 totale kmq

0 90,61 4,18 0,14 0,10 8,48 103,51

1 1,77 16.321,74 18,62 13,19 650,76 17.006,08

2 0,05 58,49 1.431,49 5,25 107,11 1.602,38

3 0,00 72,60 19,68 636,88 30,27 759,44

4 8,45 1.125,80 301,70 288,72 280.985,66 282.710,34

totale kmq 100,87 17.582,81 1.771,64 944,14 281.782,28 302.181,75

Tab. 4 - Matrice di transizione delle tipologie di località tra la base censuaria del 2001 e quella del 2011 (Fonte: Elaborazione su dati Istat).

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10 GEOmedia n°2-2017

FOCUS

mappa l’ortofoto in bianco e nero degli anni 1994–1996 (Figura 3,b), fornita dal Ministero dell’Ambiente. Appare evidente come già nel 2001 la linea di costa del Comune di Fiumicino risulti ben rappresentata, mentre nel 2011 siano state eseguite sol-tanto alcune piccole correzioni.Altro esempio di incoerenza evolutiva, è quello evidenzia-to in rosso in Figura 4, dove nel comune di Pantelleria tra il 2001 e il 2011 si evidenzia come il restringimento della sezione 11 è coerente con la si-tuazione reale.Le porzioni in rosso diventano case sparse e dovrebbero essere assegnate alla limitrofa sezione. I settori di colore grigio devono essere eliminati poiché inesi-stenti. La sezione ridisegnata al 2001 con le informazioni ot-tenute dal confronto col 2011, appare dunque più coerente con la realtà dell’epoca.

Misurare l’aumento della ri-soluzione, alcuni indicatori di sintesiPer comprendere come si possa evincere dall’aumento della ri-soluzione un potenziale errore

di valutazione, si consideri il rapporto tra le superfici indi-viduate in un Censimento e il confronto evolutivo con il suc-cessivo, così come esposte nella Tabella 6. L’indicatore globale misura il rapporto tra l’area incongruente (rossa) e il totale della superficie dell’ipercubo di riferimento. Complessivamente, quasi l’1% della superficie della prima transizione considerata necessita di essere corretto. L’esiguità di questo dato è il se-gnale evidente del buon lavoro che l’Istat ha eseguito in questi

anni, ma per verificare come siano stati migliorati i confini delle centri urbani che vengono considerate dal punto di vista statistico computazionale, oc-corre soffermarsi sul secondo dato che considera il rapporto tra l’area di incongruenza evolu-tiva ad ogni passaggio e il totale della sola superficie delle loca-lità di Centro abitato. Il dato diviene interessante mostrando come le incongruenze evolutive diminuiscano dal 14% al 4%.Si parla spesso di miglioramenti di scala geografica, ma difficil-mente se ne possono misurare gli effetti: la sensibile riduzione di queste anomalie è indice di un miglioramento nel proces-so di rilevazione da parte del competente ufficio delle Basi Territoriali.

Evoluzione urbana (Giovanni Lombardo)Dall’ipercubo è possibile otte-nere alcuni indicatori di varia-zione territoriale, molto utili per sintetizzare i processi inter-corsi; in particolare si prendono in considerazione i tre seguenti rapporti:

Tasso di immutabilità, uguale al rapporto tra il totale della

2001tipo loc 0 1 2 3 4 totale kmq

1991

0 1,74 40,54 1,34 60,18 103,80 1 26,87 13.150,12 43,88 2.155,64 15.376,51 2 1,17 109,14 808,91 538,47 1.457,69

3 4 71,10 3.026,11 654,62 281.491,92 285.243,75 totale kmq 100,87 16.325,92 1.508,74 284.246,21 302.181,75

Tab. 5 - Matrice di transizione delle tipologie di località tra la base censuaria del 1991 e quella del 2001 (Fonte: Elaborazione su dati Istat) .

91 - 01 01 - 11 91 - 11

confronto globale 0,973% 0,311% 0,89%

incoerenza urbano 14% 4% 13%

Fig. 3 - Comune di Fiumicino: confronto tra le sezioni di Censimento 1991 e quelle del 2001 e tra le sezioni di Censimento 2001 e quelle del 2011 (Fonte : Istat, Portale Cartografico Nazionale).

Tab. 6 - Matrici di transizioni valutazione delle aree di incongruenza (Fonte: Elabora-zione su dati Istat).

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FOCUS

GEOmedia n°2-2017 11

superficie della diagonale della matrice e il totale della superficie Nazionale di riferi-mento.Tasso di espansione urbana,

uguale al rapporto tra l’incre-mento di superficie urbana tra i due periodi.Tasso di evoluzione complessi-

vo, uguale al rapporto tra il totale della superficie sotto la diagonale e il totale della superficie considerata.

Dall’analisi di questi tre indi-catori si deduce come i dati riportati nelle diverse tabelle rappresentino un processo di saturazione. In effetti, il tas-so di immutabilità, nel 2011 raggiunge il 99,38% rispetto al 2001, e complessivamente, rispetto al 1991 il 98,28%, a testimonianza di un processo di espansione urbana ancora esi-stente. La crescita urbana inter-corsa nel periodo 1991-2011 è pari al 37,56%, ma è fortemen-te rallentata nell’ultimo decen-nio, portandosi al 23,77%. Nonostante questi grossi in-crementi di superficie urbana, il mutamento complessivo si attesta nell’ordine di grandez-za dell’1,76% tra il 1991 e il

2011, scendendo progressiva-mente dall’1,25% del periodo 1991-2001 allo 06,1% del pe-riodo 2001-2011.

Percezione dell’evoluzione paesaggistica: l’andamento della densità di popolazione (Marco Ciccacci)Osservando il dato della sola superficie, non si può esprimere un giudizio critico nei confron-ti della sostenibilità di questo processo evolutivo. Infatti, per quanto possa sembrare infini-tesimale occorre verificare se ne esiste la necessità. In altri termini la popolazione è effettivamente aumentata? Per comprendere questa dinamica occorre guardare all’evoluzione dell’indicatore di sintesi fornito dalla densità di popolazione che è ritenuto da parte degli autori, seppur con alcune distinzioni, uno dei più noti indicatori del paesaggio. La maggior parte della letteratura inerente al tema ha sviluppato considerazioni e metodologie di calcolo che ne

tipo loc 2011

totale kmq1 2 3 4

2001

1 16325,92135 16325,92135

2 58,48770452 1450,256849 1508,744553

3 72,60011817 19,68349441 655,4203061 747,7039186

4 1125,804114 301,7041716 288,7234912 281782,2754 283498,5072

totale kmq 17582,81329 1771,644515 944,1437973 281782,2754 302080,877

tipo loc 2011

totale kmq1 2 3 -4

1991

1 11867,97121 0 0 11867,97121

2 101,6416267 781,813523 0 883,4551498

3 4356,308517 726,9310304 284246,2111 289329,4507

totale kmq 16.325,92 1.508,74 284.246,21 302080,877

Tab. 7 - Matrice di transizione della superficie delle tipologie di località tra il 1991 e il 2001 per Kmq (Fonte: Elaborazione su dati Istat).

tipo loc 2001

1 2 3-4 totale kmq

1991

1 13190,66544 13190,66544

2 109,1421081 854,1241302 963,2662383

3-4 3026,113805 654,6204232 284246,2111 287926,9453

totale kmq 16325,92135 1508,744553 284246,2111 302080,877

Tab. 8 - Matrice di transizione della superficie delle tipologie di località tra il 2001 e il 2011 per Kmq (Fonte: Elaborazione su dati Istat).

Tab. 9 - Matrice di transizione della superficie delle tipologie di località tra il 1991 e il 2011 per Kmq (Fonte: Elaborazione su dati Istat).

Fig. 4 - Comune di Pantelleria, evoluzione della sezione 11 (Fonte : Istat, Portale Carto-grafico Nazionale).

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12 GEOmedia n°2-2017

FOCUS

aumentano l’aderenza alla realtà (Abbate C. & Salvucci, 2011). Sulla base delle considerazioni precedenti, per ogni sezione viene calcolata la densità di popolazione per superficie corretta attribuendo nuovamente, in tale maniera, la popolazione ai singoli poligoni ottenuti dall’in-tersezione degli shapes corrispondenti alle tre diverse epoche. Il presupposto, è che la densità di popolazione possa essere interpretata come la probabilità della presenza di popolazione residen-te poiché l’appartenenza al range dei valori medi indica il valore atteso per quell’area.Il processo evolutivo vede un incremento della superficie urbana che si va ad attestare intorno al 5,8% della superficie nazionale, individuando una grossa concentrazione spaziale della popola-zione Tabella 10.Tale concentrazione è sostanzialmente stabile, in-fatti fin dal 1991 più del 90% della popolazione italiana vive in località di centro abitato.Tuttavia se la popolazione aumenta nel tempo la superficie che va ad occupare è sempre maggiore, infatti la densità di popolazione dei centri urba-ni va diminuendo per kmq ai diversi censimenti (Fonte: Elaborazione su dati Istat).

ConclusioniI risultati raggiunti evidenziano come esista un processo di saturazione del consumo di suolo, come mostrano i tassi.Parallelamente, non può essere disconosciuto il processo di transizione demografica, consistente in un progressivo invecchiamento della popola-zione e di conseguenza una diminuzione del suo ammontare complessivo. Tali premesse, rende-rebbero inutile un ulteriore consumo di suolo, ma i dati evidenziano come a livello locale alcuni Comuni si vadano spopolando a favore di altri agglomerati urbani. Inoltre, i risultati raggiunti evidenziano come il consumo di suolo in favore dell’urbanizzato raggiunga percentualimaggiori rispetto alla crescita della popolazione. Nell’ultima tabella emerge come in media, su scala nazionale, si verifichi una variazione asso-luta di popolazione per Kmq, a testimoniare una maggiore dispersione di popolazione nelle città e uno spreco di risorse naturali che potrebbe essere evitato grazie ad una migliore gestione del patri-monio immobiliare esistente, con l’aumento della mobilità pubblica tra centro e periferia. Peraltro, non sarebbe da escludere una rivisitazione della normativa sulla conservazione del patrimonio edilizio, che favorisca il processo di demolizione dell’edificato esistente per una sua ricostruzione. Tenendo in considerazione l’elevata età media degli edifici italiani, con la conseguente obso-lescenza del materiale delle strutture portanti, potrebbe essere opportuno sostituire tali edifici, particolarmente vulnerabili, con nuove strutture dal volume maggiore ma con migliori standard costruttivi. Sarebbe opportuno favorire, entro limiti razionali, l’edilizia verticale della città, per contenere il consumo di suolo urbano.Il lavoro sviluppato è un primo approccio per successive elaborazioni, le quali avranno il compi-to di mettere in relazione gli sviluppi demografici con le variazioni territoriali.

1991 2001 2011

località di centro 4,367% 5,404% 5,821%

altro 95,633% 94,596% 94,179%

Italia 100,000% 100,000% 100,000%

1991 2001 2011

località di centro 90,565% 90,987% 90,976%

altro 9,435% 9,013% 9,024%

Italia 100,000% 100,000% 100,000%

1991 2001 2011

località di centro 3.898,26 3.176,48 3.074,85

altro 18,54 17,98 18,85

Italia 187,95 188,68 196,73

variazioni assolute densità di popolazione

1991 -2001 2001 - 2011 1991 -2011

località di centro - 722 - 102 -823

altro - 1 1 -

Tab. 10 - Evoluzione delle quote di località di centro urbano ai diversi censimenti (Fonte: Elaborazione su dati Istat).

Tab. 11 - Evoluzione della distribuzione della popolazione ai diversi censi-menti. (Fonte: Elaborazione su dati Istat).

Tab. 12 - Evoluzione della densità di popolazione per kmq ai diversi censi-menti (Fonte: Elaborazione su dati Istat).

Tab. 13 - Variazione assoluta della densità di popolazione (Fonte: Elaborazione su dati Istat).

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FOCUS

GEOmedia n°2-2017 13

BIBLIOGRAFIAAbbate C., & Salvucci, G. “Population density in a city”. Spatial2 ConferenCe: Spatial Data MethoDS for environMental anD eCologi-Cal proCeSSeS. foggia (it), 1-2 SepteMber 2011. on line., 2011.Cruciani, S. “Le basi territoriali. Concetti, definizioni, prodot-ti per i censimenti, oltre i censimenti”. l’inforMazione StatiStiCa per la ConoSCenza Del territorio e il Supporto alle DeCiSioni. Istat., 2010. Retrieved from http://www.istat.it/it/archivio/9986Istat. (a). “http://basiterritoriali.istat.it”., 2009. Retrieved from http://basiterritoriali.istat.itIstat. (b). naviganDo tra le fonti DeMografiChe e SoCiali. (Istat, Ed.)., 2009.López, E., Bocco, G., Mendoza, M., & Duhau, E. “Predicting land-cover and land-use change in the urban fringe”. lanDSCa-pe anD urban planning, 55(4), 271–285., 2001. doi:10.1016/S0169-2046(01)00160-8Minca, C. introDuzione alla geografia poStMoDerna. CEDAM., 2001.

ABSTRACTIn the hypothesis of wanting to economize the consumption of land, ap-plying to this aim a reasoning based on the exhaustibility of this resource, it is appropriate that it increases the intensity of use within the limits of the achievement of carrying capabilities (load capacity), which the portion of territory can support. The informative heritage offered by Istat is certainly valuable, as in the division of the territory into sections of Census is able to show changes in land use nationally. In fact, the allocation of variables detected in the various censuses, in reference to the minimum territorial unit, are able to qualify with measurable data concepts of urban areas ra-ther than industrial or rural. In this respect, ISTAT classifies Census sec-tions in four types which can be considered a great many broad categories

of land use. In particular, this study proposes an analysis of the changes shown by the location of the town, which corresponds a higher popula-tion density. The methodology used by ISTAT for the demarcation of the resort towns starts from the observation of aerial photos, identifying areas containing buildings which are separated by a distance not exceeding 70 meters. Among the different types of evolution that occurred in residential areas, some are attributable exclusively to the improvement of the resolu-tion of the material, so will be assessed properly the "convoluted" from the center of town to the other "lower-ranking". By overlapping sections used in censuses from 1991 to 2011, we obtain the expansion of urban previous polygons, which are attributed to the socio-demographic characteristics found in this survey. This procedure must be carefully evaluated before making the various comparisons, in order to avoid possible errors. In this preliminary study, we present some rough calculations, and critical cases that are going to develop in later works.

PAROLE CHIAVESezioni di Censimento; cambiamenti uso del suolo; densità di popola-zione.

AUTOREMarco [email protected] [email protected] Alberto [email protected] Gianluigi [email protected]

ISTAT – Istituto Nazionale di Statistica

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14 GEOmedia n°2-2017

REPORT

Mantenere un dibat-tito vivo e reattivo sulla questione del

patrimonio storico-artistico italiano risulta di fondamen-tale importanza per la valo-rizzazione dei beni culturali. Progressivamente, si sta pren-dendo coscienza che tutto il nostro costruito non deve essere visto come un impegno che porta solo costi di manuten-zione, bensì come una risorsa e come tale debba essere preserva-to. Uno strumento imprescindi-bile per la tutela del patrimonio

storico delle nostre città, moto-re di un modello condiviso di sviluppo economico e sociale, risulta essere la catalogazione. La conservazione passa, prima di tutto, dalla conoscenza e, partendo dal presupposto che non si può tutelare ciò che non si conosce, la sperimentazione del GIS fornisce un valido sup-porto per le sue caratteristiche intrinseche di interattività e dinamicità. Tra le sue peculia-rità, la possibilità di adattarsi al variegato panorama di fabbriche storiche a nostra disposizione. Il lavoro svolto riguarda lo studio della via Appia ed in particolar modo il “Ponte di Annibale” (Fig. 1). Su scala territoriale, si prevede l’implementazionedi strati con informazioniriguardanti caratteristichegeotecniche, idro-geologiche,strutturali, urbanistiche e stori-co-artistiche. A livello delsingolo bene, l’inserimento deidati è ottenuto da un’attivitàdi rilievo e schedatura su campoconcernente la rilevanzastorico-artistica, l’ubicazionee gli aspetti strutturali. Perogni manufatto sarà possibile,inoltre, mettere a punto unascheda di monitoraggio, conl’indicazione dello stato dell’artee dei punti di criticità da teneresotto controllo, delle indaginida effettuare periodicamente edegli interventi necessari ai finidella messa in sicurezza e dellaripresa strutturale. I dati sullostato di manutenzione saranno,inoltre, utili per futuri progettidi restauro e conservazione. Ilprogetto pilota riguarda il caso

studio del Ponte Sant’Angelo,noto come “Ponte di Annibale”(ponte romano del II secoloa.C.), ed ubicato tra i comunidi Altilia e di Scigliano, in pro-vincia di Cosenza. Il GIS potràessere utilizzato come sussidioper la realizzazione di attività ascopo turistico (guide, itinerari,cantieri scuola, laboratori didat-tici, geosito, ecc.).

Inquadramentostorico-topograficoIl progetto della via Regio-Capuam nasce nel II secolo a.C., al fine di collegare in modo diretto Roma e i mag-giori centri della Lucania e dei Bruttii. La Capua-Rhegium, detta anche via Popilia e via Annia, era una strada romana lunga circa 500 km che colle-gava Capua a Reggio Calabria. Si staccava dalla via Appia all’altezza di Capua e proseguiva verso Salerno, lungo la costa tir-renica. Dopo aver attraversato Cosenza, continuava verso Vibo Valentia, passando nella valle del Savuto. Per quanto riguar-da l’etimologia, si fa risalire la costruzione al console Publio Popilio Lenate (131 a.C.) in base al Lapis Pollae, una lastra di marmo recante un’iscrizione relativa alla via, ai suoi ponti e alle sue pietre miliari, di fonda-mentale importanza per cono-scere le distanze tra una città e l’altra. L’epigrafe termina con l’elogio dell’autore “et eidem praetor in Sicilia […] forum ae-disque poplicas heic fecei” (e io stesso, pretore in Sicilia […] in questo luogo eressi un foro e un

Nel presente lavoro è descritta una

metodologia per implementare un GIS

finalizzato alla tutela di manufatti che

si trovano lungo il tracciato della via

Annia, meglio conosciuta come l’antica

via romana Popilia. La ricerca dello

SmartLab vuole contribuire allo sviluppo

di un processo metodologico che

abbia per finalità la conservazione e la

valorizzazione di beni culturali.

Francesca Ansioso, Serena Artese, Floriana Magarò, Angela Miceli, Chiara Miceli, Paolo Talarico, Assunta Venneri, Giuseppe Zagari, Raffaele Zinno.

Un Gis per la conservazione e lavalorizzazione della via Annia - Popilia

REPORT

Fig. 1 - Ponte di Annibale e tracciato della Via Annia.

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REPORT

tempio pubblici). Quest’ultimo dato ha fatto propendere gli studiosi, in particolare lo storico tedesco Theodor Mommsen, ad attribuire l’edificazione della via Capua-Rhegium a Publio Popilio Lenate, poiché già fon-datore del Forum Popilii indi-cato nella Tabula Peutingeriana. In seguito al ritrovamento di un miliario presso Vibo Valentia, su cui compare il nome di “Tito Annio pretore, figlio di Tito”, alcuni studiosi, tra cui Vittorio Bracco, hanno ipotizzato che la costruzione della via fosse da ascrivere alla munificenza del console Tito Annio Lusco (153 a.C.) o del console Tito Annio Rufo (131 a.C.), da cui derive-rebbe la denominazione di via Annia. Il tratto calabrese della via Regio-Capuam si ritrova nella Tabula Peutigeriana, in Guido, nell’anonimo Ravennate e in due passi dell’Itinerarium Antonini. La certezza delle distanze che intercorrono tra Muranum, Cosentia e Vibona Valentia, rende più facile l’in-terpretazione e l’analisi dei dati presenti in due versioni dell’Itinerarium Antonini e della Tabula Peutigeriana. L’omogeneità fra le varie distan-ze fornite nei documenti, per-mette di riferirsi al medesimo tracciato viario.I punti indiscussi di riferimento che si possono utilizzare sono Summurano, Cosentia e Vibona Valentia. Le stazioni fluviali di Crater fl. , Ad Sabatum e Ad Angitulam dovrebbero designa-re i passaggi sui relativi fiumi. La posizione di Temsa non appare chiara, anche a causa della duplicazione presente nella Tabula: il toponimo è presente sia sulla direttrice viaria interna (a XX m.p. da Cosentia), che sulla direttrice costiera tirrenica (a XIV m.p. da Tanno Fl.), po-tendo raggiungere tale centro sia dall’interno che dalla costa.

Il Lapis Pollae, il documento cronologicamente più vicino alla costruzione della via dopo il cippo miliario di S. Onofrio, pone la prima mansio del ter-ritorio dell’attuale Calabria in Muranum, posta a XIV-XVI m.p. da Nerulo (archeologica-mente localizzato nel territorio di Castelluccio sul Lao). Un indizio per la determinazione del tracciato a Sud di Nerulo potrebbe essere il Ponte del Diavolo sul fiume Battendietro.Superato il passaggio obbligato sul valico di Campo Tenese, la via conduceva a Muranum. Successivamente il percorso di-venta facilmente rintracciabile (anche grazie alla fotografia ae-rea e tenendo conto dei fattori orografici del territorio e della documentazione archeologica): la via doveva passare alla sinistra idrografica del fiume Coscile attraversando il ponte di località Santagada e, piegando verso Est, utilizzava il varco che si apre tra il monte Monzone a Nord e il monte S. Angelo a Sud, per superare definitiva-mente il Massiccio del Pollino. Nel territorio di Castrovillari, il quadro topografico così esau-riente permette la completa ri-costruzione della maglia strada-le. Dopo località Cammarata la via si dirigeva verso Sud passan-

do per località Fedula: tale sito, oltre all’importanza archeologi-ca, riveste interesse topografico in quanto indica un punto sicuro della via Regio-Capuam nell’agro di San Lorenzo del Vallo compreso nel segmento Interamno-Aprasia segnato nella Tabula. La strada passava alla destra idrografica del fiume Esaro nei pressi dell’importante complesso d’età imperiale indi-viduato in contrada Castello-Masseria Campagna, dove viene collocata la statio di Caprasia. Quest’ultimo importante nodo viario andrebbe, invece, posto a nei pressi dell’incrocio tra la via Annia e la via trasversale istmica Thurii-Cerelis, a Sud-ovest di Tarsia, dove esistono le tracce di un vasto insediamento tardo imperiale e i resti di un tratto di strada lastricata con direttrice Nord-Sud (conferma della localizzazione di Caprasia è data anche dal “metodo dell’uguaglianza tra le distanze” applicabile al segmento stradale Muranum-Cosentia).L’arteria romana risaliva il fiume alla sinistra idrografica con un percorso di fondovalle fino ad arrivare a Cosentia. L’asse può essere ricostruito lungo i siti romano-imperiali di Mongrassano, Cerra di Sartano, Cozzo Torre di Torano,

Fig. 2 Rilievo del Ponte di Annibale con Laser Scanner e ricevitore GNSS

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REPORT

Pantuoni-Tesori di Montalto.Nel tratto compreso tra le loca-lità Quattromiglia e Cosentia, le tracce del lastricato stradale rinvenute poco più a monte della confluenzafra il torrente Campagnano e il fiume Crati e in località Vaglio Lisi, consento-no la ricostruzione del tracciato romano. Il percorso è ancora segnato dall’estesa area di ne-cropoli della vecchia Stazione ferroviaria di Cosenza e dal pas-saggio obbligato rappresentato dai ruderi del ponte romano sul fiume Busento. Subito dopo, la strada passava da località Tenimento (che ha restituito, tra l’altro, un “lapis miliarius spezzato”), entrando a Cosentia da Ovest.

L’incoerenza delle fonti itine-ranti e l’orografia del territorio molto accidentata, non permet-tono una ricostruzione adeguata del tracciato romano compreso tra la valle del Crati e la pianura lametina. Cantarelli, nella ricostruzione della via Annia, ipotizza due tracciati antichi basati sulla pos-sibilità di attraversare il fiume Savuto: o per mezzo del cosid-detto Ponte del Diavolo o per mezzo del Ponte Fratte.La prima ipotesi prevede che a Sud di Dipignano, fino a raggiungere Malito, la via si poteva supporre come percorso di crinale lungo lo spartiacque fra il torrente Iassa ad Est e il fiume Busento ad Ovest. A Sud

di Malito si attraversava l’esteso pianoro di Campi, in cui è sta-to individuato un lungo tratto di strada basolata che passava a guado il torrente Fiumicello (prima della bitumazione, il piano stradale compariva ben conservato e agevolmente per-corribile, con una sede carrabile larga circa 2.70m). Il basolato si arrestava nei pressi di località Conicella: è ipotizzabile che il tracciato continuasse fino al ponte di Annibale, sul fiume Savuto, in corrispondenza di una mulattiera utilizzata nel recente passato per portare le mandrie a valle. Cantarelli sug-gerisce, comunque, una variante a detto percorso, pensando ad un tracciato più diretto e breve, verso Sud, che porta da Malito mediante una lunga mulattiera, verso il Savuto per poi raggiun-gere Martirano.Il secondo tracciato, Cosentia-Ponte Fratte, seguiva somma-riamente la via di displuvio tra l’alto corso del fiume Crati e il torrente Arbicello, passando per Piane Crati, ad Ovest di Aprigliano e, dovrebbe cor-rispondere, nel territorio di Figline, all’antica strada atte-stata in un documento del XII secolo. Dopo aver raggiunto la quota di 790m s.l.m. nei pressi di Mangone, il tracciato co-minciava a scendere nella valle

Fig. 4 - Tipi di formati e di oggetti archiviabili in un Geodatabase e utilizzabili in ArcGIS.

Fig. 3 - Nuvole di punti.

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REPORT

del fiume Savuto e, a Sud di Rogliano, potrebbe essere iden-tificato come una vecchia mu-lattiera che arriva direttamente al fiume Fratte.Per via delle notevoli incertezze legate alla ricostruzione del trac-ciato viario romano in quest’a-rea e in base alle soluzioni proposte che, dal punto di vista topografico, comportano delle sostanziali differenze, si è reso necessario l’applicazione del “metodo dell’uguaglianza delle distanze”, questa volta per il segmento Cosentia-Valentia, al fine di individuare tappe inter-medie. La statio di Ad fluvium Sabatum si pone, in base ai cal-coli, nelle vicinanze del centro romano di Martirano, nei pressi di località Fosso del Lupo, in un’area delimitata a Nord dal corso del fiume Savuto e a Sud dal torrente Mentaro: tale ipo-tesi escluderebbe, come sede della via Annia, il percorso più orientale Cosentia-ponte Fratte.Dalla statio di Ad fluvium Sabatum, seguendo una diret-trice interna, la strada passava da località Cirignano e rag-giungeva Martirano nei cui pressi è segnalato un tratto di strada acciottolata, di una silica medievale che potrebbe essere un rifacimento o una sistema-zione di un più antico piano stradale. Dopo Martirano il tracciato antico passava ad Est di contrada Verdesca e superava il Fosso della Manca nei pressi

di località Scaglione, risalendo verso S. Mazzeo. Lungo questa direttrice, a due miglia dalla tappa fluviale di Ad Sabatum, va collocata la statio indicata dalla Tabula, con il toponimo di Temsa. Superato il valico di S. Mazzeo, la strada scendeva lungo il bacino del torrente Bagni, nella pianura lamentina fino alla statio di Aque Ange che, secondo i calcoli, dovrebbe ricadere nei pressi di contrada Terravecchia. Dopo Aque Ange, che dovrebbe segnare anche i capolinea della strada costiera tirrenica descritta dalla Tabula Peutigeriana, il tracciato correva poco più a monte: a cinque mi-glia va collocata Ad Turres, nei pressi di località Turrazzo, alla sinistra idrografica del fiume Amato, a cui dovrebbe far capo la via istmica che proviene da Scolacium. Superata Ad Turres, la via romana, con un percor-so quasi rettilineo e lungo tre miglia, si raggiunge la tappa Annicia, riportata dalla Tabula ad undici miglia da Aque Ange, concordemente individuata con la monumentale villa dotata di impianto termale scavata da Arslan in località Acconia di Curinga. I dati pertinenti al segmento stradale Cosentia-Annicia-S. Onofrio sembrano confermare tale ipotesi. Dopo Annicia la via romana seguiva un tracciato ben ricostruito da Cantarelli, coincidente per

buona parte con la vecchia “via della posta”. Superata la pia-na di Curinga, la strada arriva alla foce del fiume Angitola e, giungendo nei pressi del monte Marello, seguiva una direttri-ce che percorreva i limiti dei comuni di Pizzo e Francavilla Angitola.Dal fiume Angitola a Valentia, in virtù dei successivi rin-venimenti del miliario di S. Onofrio, risulta legittimata la ricostruzione offertaci da Crispo nel 1938, trattandosi di un percorso a crinale servito dalla statio Ad Angitulam, da collocare presumibilmente tra la località Casa Tabaccaro e Fontana Mantanià e facilmente ricostruibile lungo la cosiddetta Via Grande che segna a Nord Est di S. Onofrio il limite am-ministrativo tra i comuni di Pizzo e Maierato e a Sud Ovest quello fra Vibo e Stefanaconi. Il miliario T. Annius, rinvenuto in località Vaccarizzu, precede di quattro miglia l’ingresso alla città di Valentia, la cui entrata si effettuava attraversando la porta orientale che si apriva nel-la cinta muraria greca di Vibo, raggiungendo le terme romane di S. Aloe.

Il Ponte di AnnibaleIl ponte è un significativo esem-pio di architettura romana, ad unica campata di circa 22 metri di luce, è alto circa 11 metri rispetto al fondo dell’alveo e

Fig. 5 - Immagine raster ( a sinistra) e i tre tipi principali di feature class archiviabili all’interno di un geodatabase (a destra).

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largo circa 3,5 metri. È costi-tuito da blocchi squadrati di calcare locale, a secco, mentre le spalle presentano un acciot-tolato irregolare. Le fondazioni si trovano a circa 1,50 metri sotto il greto del Savuto e sono costituite da una platea di bloc-chi sovrapposti, a coprire una larghezza di circa 5 metri. Il ponte ha subito un intervento di restauro negli anni Sessanta del XX secolo ad opera della Soprintendenza per i beni ar-cheologici della Calabria, con l’ausilio del geometra Saturno Tucci, autore pure di due in-teressantissime pubblicazioni sul ponte e sulla sua contestua-lizzazione. In fase di restauro, è stata risarcita la lesione sulla spalla destra, eliminando, così, il leggendario “dispetto” di Lucifero. Per quanto riguarda le denominazioni, si riferiscono tutte a storie locali: la prima, secondo cui il condottiero car-taginese Annibale, trovandosi in loco, fece costruire il ponte per attraversare senza rischi il fiu-me Savuto; la seconda, di tipo religioso, vede il ponte teatro dell’annosa lotta tra sant’Angelo (nome popolare di san Michele Arcangelo) e Lucifero, respon-sabile, quest’ultimo, di una

brutta lesione alla spalla destra del ponte. Nei pressi del ponte, tra l’altro, sorge una chiesina dedicata proprio a sant’Angelo, a testimoniare il forte impatto della leggenda sulla devozio-ne popolare. Il ponte romano è, comunque, di datazione incerta. Cronologicamente e stilisticamente attribuibile all’età traiano-adrianea (I-II secc. d.C.) secondo l’archeologo Armando Taliano Grasso che evidenzia le similitudini con al-cuni ponti di quel periodo; non è da escludere, però, che si tratti di una struttura realizzata tra II e I secolo a.C., come ritiene, tra gli altri, Edoardo Galli.

Rilievo del ponteLe attività di rilievo (Fig. 2) sono state svolte mediante l’u-tilizzo di due tecniche: Laser scanner terrestre a tempo di volo per acquisire le caratteristi-che geometriche dei manufatti e Ricevitore GNSS per la geore-ferenziazione.

Laser Scanner a tempo di volo (TOF)È una tecnica di rilievo che consente di ottenere forma, dimensioni e posizione (mo-dello digitale) degli oggetti,

mediante la misura, in brevi intervalli di tempo, di un ele-vatissimo numero di punti ap-partenenti alla superficie degli stessi oggetti. Un laser scanner trova, utilizzando un impulso laser di breve durata, la posi-zione di un punto attraverso la misura di direzioni e distanza. Esso ha una parte rotante, che è uno specchio, e un distanzio-metro laser. Quando si accende lo strumento, lo specchio inizia a ruotare e il raggio laser viene indirizzato dallo specchio che raccoglie anche il raggio riflesso dell’oggetto. La direzione è data dalla posizione dello specchio e la distanza è ricavata attraverso il tempo di volo dell’impulso laser. Contemporaneamente vengono acquisiti gli angoli orizzontale e verticale che indi-viduano la direzione della linea di mira.Il Laser Scanner utilizzato per rilevare l’opera è lo scanner Riegl VZ1000. Esso ha portata fino a 1400 m con una pre-cisione di 8 mm. È dotato di Fotocamera metrica esterna, Nikon D610, ad alta definizione. Per riprendere il ponte nella sua interezza sono stati scelti cinque punti di stazione. Le scansioni effettuate hanno fornito nuvole di punti ad altissima densità (Fig. 3), che descrivono con estremo dettaglio la superficie dell’oggetto.Per il collegamento delle singole stazioni sono stati adoperati tar-get cilindrici, ovvero dei punti comuni a diverse scansioni. Tali punti, quindi, devono essere visibili da più punti di stazione, devono essere ben riconoscibili, e servono a ricostruire l’intero oggetto. I dati ricavati dalle vari eacquisizioni sono dati grezzi che necessitano di alcune opera-zioni, effettuate mediante il sof-tware Riscan Pro, per ottenere la restituzione:

Fig. 6 - Schema del Geodatabase con la feature class.

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●Sfoltimento e unione delle acquisizioni: Lo strumento rileva tutto quello che vede ma molti dei punti acquisiti sono superflui, nel nostro caso la vegetazione, e debbo-no essere rimossi.

Il numero di punti che lo scanner e in grado di rile-vare è molto elevato e non tutti i punti sono realmente necessari a rappresentare correttamente l’oggetto rilevato. Le operazioni per eliminare tali punti sono: filtraggio del rumore (filter noise) per eliminare quei punti che hanno un’alta pro-babilità di non appartenere alla superficie dell’oggetto; filtraggio della ridondanza (filter redoundancy): per ri-durre il numero di punti che rappresentano l’immagine al numero minimo necessario; decimazione o operazione di sample per stabilire la percentuale di cui si vuole ridurre il numero di punti della shell. Si procede poi all’unione delle scansioni.

●Triangolazione: Solo dopo aver effettuato lo sfoltimen-to si può passare alla fase di ricostruzione di superfici, tramite mesh, sulla base delle informazioni derivanti da una nuvola di punti. Una mesh è una superficie frammentata in tasselli triangolari connessi mediante i loro bordi.

●Smootingh e Hole Filling: si esegue un ammorbidimento delle superfici per meglio descriverle. La costruzione di superfici smoothed si ottiene, quindi, per mezzo dell'interpolazione dei punti rilevati.

●Texture Mapping: si sovrap-pongono le fotografie alla mesh, per cui ogni punto sarà caratterizzato, oltre che dalle sue coordinate, dal colore del pixel corrispondente.

Ricevitori Satellitari GNSSPer la georeferenziazione delle varie prese è stato utilizzato un Ricevitore GNSS Leica Viva.Il termine GNSS è l’acronimo di Global Navigation Satellite System e con esso s’intende identificare sistemi che utiliz-zano costellazioni di satelliti artificiali, concepiti per ottenere il posizionamento e la naviga-zione su un qualunque punto della superficie terrestre o in prossimità della stessa (copertu-ra globale), usando segnali radio emessi dagli stessi satelliti. Mediante l’attività di rilievo si sono ricavate informazioni inerenti alla localizzazione geo-grafica. Per ottenere informazioni ri-guardanti le proprietà dei mate-riali di costruzione e di finitura e lo stato di conservazione del ponte, l’attività di rilievo è stata integrata con documentazione fotografica. Tramite reverse engineering si realizza un mo-dello 3D, il quanto più fedele alla nuvola di punti, che servirà per effettuare analisi di tipo strutturali, viste (a monitor ed a stampa); viste a 360°, filmati virtuali mono e 3d; maquettes e modelli attraverso l’utilizzo della stereolitografia (stampanti 3D).Sarà possibile, inoltre, mettere a punto una scheda di moni-toraggio, con l’indicazione dei punti di criticità da tenere sotto controllo, delle indagini da ef-fettuare periodicamente e degli interventi necessari ai fini della messa in sicurezza e della ripresa strutturale. I dati sullo stato di manutenzione saranno, inoltre, utili per progetti di restauro.

GeodatabaseUn sistema informativo geo-grafico o GIS (dall’inglese Geographical Information System) è l’integrazione di sei componenti di base (utenti,

dati, hardware, software, proce-dure e reti) che permettono nel loro insieme di catturare, archi-viare, interrogare, analizzare, vi-sualizzare e restituire l’informa-zione geografica (ESRI, 2006a). I dati geografici vengono comu-nemente archiviati in un GIS sotto forma di livelli informativi (in inglese layer) contenenti ciascuno uno specifico tipo di informazione geografica.ArcGIS, prodotto software sviluppato dalla ESRI, è un sof-tware GIS che offre la possibi-lità di archiviare dati geografici e altri tipi di oggetti all’interno di database relazionali chiamati geodatabase, contenitori forniti di funzionalità specifiche per la gestione e il mantenimento dell’integrità dei dati. Una delle caratteristiche principali di que-sto software è l’abilità di accede-re a dati archiviati in numerosi formati (Fig. 4) e provenienti da più fonti, quali differenti tipi di database, dati archiviati in file su disco e servizi GIS su Web. L’applicazione fornisce inoltre gli strumenti per la conversione dei dati tra i diversi formati supportati.Il geodatabase è la struttura di archiviazione di ArcGIS ed è il formato nativo di dati utilizzato per l’editing, la memorizzazione e la gestione delle informazioni geografiche. Un geodatabase è una collezione di insiemi di oggetti geografici e di altro tipo contenuta nella stessa cartella su disco (file geodatabase), o in un database Microsoft Access (per-sonal geodatabase) o in database relazionale multiutente quale Oracle, Microsoft SQL Serve, IBM DB o Informix (enterprise geodatabase).Il geodatabase può avere dimen-sioni variabili dai piccoli file di alcuni Megabyte utilizzabili da un singolo utente, fino ai grandi sistemi aziendali di vari Terabyte cui possono avere ac-

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cesso contemporaneamente più utenti. Essendo operativo su sistemi DBMS risponde a tutta la serie di funzioni e di istruzio-ni SQL (Structured o Standard Query Language) tipiche di tali sistemi. Per il lavoro qui presen-tato è stato scelto come formato di archiviazione il personal geo-database.

Organizzazione dei datidel geodatabaseIl geodatabase è un contenito-re di oggetti di vario tipo, tra i quali quelli che rivestono la maggiore importanza dal punto di vista geografico sono le fea-ture class e i raster e le relative tabelle associate:

●Feature class: livello infor-mativo contenente collezioni ordinate di oggetti (elementi) geografici vettoriali aventi la stessa rappresentazione spa-ziale (punti, linee o poligoni) e gli stessi attributi descrit-tivi. I tre tipi di feature class più comunemente utilizzati nel geodatabase contengono punti, o linee o poligoni (Fig. 5). Un altro tipo particolare di feature class sono le an-notazioni (termine utilizzato nel geodatabase per il testo georeferenziato).

●Raster: modello di dati spaziali che rappresenta un oggetto o un fenomeno at-traverso una matrice di celle uguali di forma quadrata, ordinate in righe e colonne. Ogni cella è identificata con un valore di un attributo quantitativo o qualitativo e dalle coordinate della po-sizione. Un’immagine da satellite, un modello digitale del terreno o il prodotto di una scansione sono un tipico esempio di dato raster (Fig. 5). Tabelle: in un database re-lazionale rappresentano dati

organizzati orizzontalmente in righe e verticalmente in colonne o campi. Una tabella ha un numero definito di colonne, ma può avere un qualsiasi numero di righe. Le tabelle associate alle feature class o ai raster contengono le informazioni descrittive degli oggetti geografici e sono det-te tabelle degli attributi.

Il primo passo nella costruzione di un GIS è la raccolta dei dati geografici e la loro archiviazione nel geodatabase nel formato più idoneo al tipo di dato raccolto. È inoltre possibile aggiungere al geodatabase funzionalità avanzate come la topologia, le relazioni tra le tabelle, le reti, i sottotipi e i domini. Queste funzionalità, insieme alle de-finizioni delle feature class e delle tabelle, rappresentano lo schema del geodatabase (Fig. 6) e sono fondamentali nelle appli-cazioni GIS perché permettono il mantenimento dell’integrità dei dati e delle relazioni spaziali tra gli oggetti archiviati nel geo-database (per esempio, ogni riga ha sempre le stesse colonne e un dominio di valori indica i valori validi o gli intervalli di valori validi per una colonna).

Schema del GeodatabaseIl geodatabase è implementato utilizzando un’architettura a più livelli: archiviazione e applica-zione. Gli aspetti riguardanti il livello di archiviazione (me-morizzazione, definizione dei tipi di attributo, elaborazione delle interrogazioni processi di transazione tra più utenti) sono delegati ai DBMS, mentre il compito di costruire lo schema specifico del DBMS (definizio-ne, regole di integrità dei dati, comportamento degli oggetti geografici) e le funzioni di ela-borazione dell’informazione sono mantenute nell’applicazio-

ne e nel dominio del software (ArcGIS). In dettaglio, questo livello applicativo comprende le proprietà per le feature class, le regole topologiche, le reti, i cataloghi raster, le relazioni, i domini, ecc. Tutte le applica-zioni di ArcGIS interagiscono con questo modello generico di oggetti GIS per i geodatabase e non con le istanze SQL del DBMS (Database Management System). I componenti software del geodatabase implementano il comportamento e le regole di integrità implicite nel modello generico e traducono le richieste di dati nell’appropriato disegno fisico del geodatabase.

ConclusioniL’articolo descrive una metodo-logia per la realizzazione di un sistema informativo, che può essere di supporto alle Pubbliche amministrazioni, per ottenere un archivio delle opere con rilevan-za storico-artistica che insistono sul tracciato della Via Appia e non solo.Per la messa a punto di questo GIS, sono necessarie campagne di rilievo di dati geometrici e fisici, che consentano di caratte-rizzare le singole infrastrutture ed il loro contesto territoriale. I dati così ottenuti, uniti a quelli disponibili nei DBT esistenti, saranno utilizzati con un algorit-mo i cui parametri devono essere opportunamente testati.A titolo esempio è stato scelto il “Ponte di Annibale”, sul quale sono state eseguite indagini i cui risultati sono stati riportati. Per quanto riguarda i futuri sviluppi, si prevede di eseguire ulteriori indagini con altre tecniche quali il Georadar per indagare gli strati delle murature. Sarà possibile, così, ottenere un modello tridi-mensionale geometrico e fisico che consentirà la simulazione del comportamento sismico del bene considerato.

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Inoltre, l’utilizzo del GIS per futuri casi-studio, permetterà:

● lo scambio e la con-divisione completa o parziale degli schemi dei geodatabase tra gli utenti di ArcGIS

● lo scambio di dataset senza perdita di dati

● lo scambio di elemen-ti geografici semplici, simile alla scambio di shapefile

● lo scambio dei soli record aggiornati (delta) usando i flussi XML per trasferire gli aggiornamenti e le modifiche tra i geodatabase e le altre applicazioni.

I dati contenuti nel database devono essere trasferiti all’interno del geodatabase in modo da poter essere analizzati con strumenti GIS per lo sviluppo di scenari e per il calcolo del rischio a essi collegato.

BIBLIOGRAFIAAltomare C., Artese S., Zinno R., 2013, A GIS for the protection of cultural heritage – Atti IV Conference “Diagnosis, Conservation and Valorization of Cultural Heritage”, 12-13 Dicembre 2013 Napoli – pp. 221-221 ISBN 978-88-908168-0-2Bracco V., 1965-96, “Il luogo di Forum Annii”, in «Archivio storico per la Calabria e la Lucania», XXXIVCalomino F., 2012, “Il ponte romano sul fiume Savuto”, in «Atti del quarto convegno nazionale di Storia dell’ingegneria», tomo primo, a cura di S. D’Agostino, NapoliCantarelli F., 1980, “La via Regio-Capuam: problemi storici e topografici”, in «L’Universo»Chías, P., Abad, T., Echeverría, E., Da Casa, F., & Celis, F., 2006, “A GIS in Cultural Heritage based upon multiformat databases and hypermedial personalized queries”. ISPRS Archives, 36(5), 222-226.De Sensi Sestito G., 1999, “Tra l’Amato e il Savuto: storia, culture, territori. Studi sul lametino antico e tardo antico”, Soveria MannelliESRI (2004). XML Schema ofthe Geodatabase. ESRI, ArcGIS SDK Technical Documents, http://edndoc.esri.com/arcobjects/9.1/ArcGISDevHelp/TechnicalDocuments/Geodatabase/XML_Schema/X MLSchema.htm ESRI (2006a). What is ArcGIS 9.2. ESRI Press, Redlands, 1 26 pp. ESRI (2006b). Elements ofthe Geodatabase. ESRI, http://www.esri.com/software/arcgis/geodatabase/about/elements.htmGalli E., 1906, “Intorno ad un ponte della via Popilia sul fiume Savuto”, in «Archivio storico per la Sicilia orientale», IIIGalliazzo V., 1995, “I ponti romani. Catalogo generale”, TrevisoGivigliano P., 1994, “Percorsi e strade”, in «Storia della Calabria antica», vol. 2, a cura di S. Settis, RomaRubino g. E. – Teti M. A., 1997, “Cosenza”, RomaSaygi, G., Agugiaro, G., Hamamcıoğlu-Turan, M., Remondino, F., 2013, “Evaluation of GIS and BIM roles for the information management of historical buildings”, XXIV International CIPA Symposium.Taliano Grasso A., 1995, “Considerazioni topografiche sulla via Annia tra Muranum e Valentia”, in Opere di assetto territoriale ed urbano», a cura di L. Quilici e S. Quilici Gigli, RomaTucci S., 1991, “Storia del ponte romano sul fiume Savuto”, Soveria MannelliTucci S., 1998, “Storia, leggenda e realtà lungo il corso del fiume Savuto”, Cosenza

PAROLE CHIAVEGIS; ArcGIS; Geodatabase; conservazione, valorizzazione;

ABSTRACTThis paper describes a methodology for implementing a GIS for the protection of artifacts, which also have historical-artistic significance, located along the route of Via Annia, better known as the ancient Roman road of Via Popilia.The aim of the work-group's research is to contribute to the development of a methodological process, with a view to the conservation and enhancement of Cultural Heritage.On a territorial scale, layer implementation will include information on geotechnical, hydro-geological, structural, urban and historical-artistic features. At the level of the single artifact, data entry is obtained through field work information gathering concerning historical and artistic relevance, location and structural aspects, and, furthermore, to develop a monitoring card, with an indication of the state of the art and critical points to be kept under control. Investigations are also to be carried out periodically with a view to necessary interventions for purposes of safety and structural recovery. Maintenance data will also be useful for future restoration and conservation projects. The pilot project concerns the case study of Ponte Sant'Angelo, known as the "Hannibal Bridge" (a Roman bridge from the 2nd century B.C.) and located between the municipalities of Altilia and Scigliano, in the province of Cosenza. The GIS can be used as an aid for the realization of tourism/related activities (guides, itineraries, on-site training, educational workshops, sites of special scientific interest, etc.).

AUTOREFrancesca Ansioso, Serena Artese, Floriana Magarò, Angela Miceli,Chiara Miceli, Paolo Talarico, Assunta Venneri, Giuseppe Zagari, Raffaele [email protected]

SmartLab – D.I.M.E.S. (Dipartimento di Ingegneria Informatica, Modellistica, Elettronica e Sistemi-stica) – Università della Calabria Via P. Bucci cubo 39/C, 87036 Rende, Italy

Via Indipendenza, 10646028 Sermide - Mantova - Italy

Phone [email protected] www.geogra.it

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Il fascino discreto delle mappe in

letteratura: da Shakespeare a Ortelius

di Massimo Pasqualin

In taluni contesti letterari ci sono parole che dicono di più di un’intera trattazione

critica, capita che abbiano un potere evocativo tale da enuclea-re secoli di ricerca e racchiudano concetti di una contemporaneità incredibile. Forse ancora di più, quando appartengono all’univer-so della scienza e della tecnica.«Shakespeare una volta coniò il termine mapp’ry per descrivere lo studio appassionato di una map-pa o una carta nautica. Io non sono né un cartografo né un col-lezionista di mappe antiche, […] sono un incorreggibile “mappe-

rista”, un estatico contemplatore di materiale cartografico (Harvey 2001).» L’opera cui allude l’autore è Troilus and Cressida scritta nei primi anni del 1600, una delle meno rappresentate in genera-le. In particolare, il termine è usato da Ulisse, impegnato in un consiglio di guerra, alla pre-senza di Agamennone e di altri comandanti greci. Interloquisce con Nestore. La riunione sembra essere all’esterno con l’uso della tenda dello stesso re Agamennone. Sotto l’aspetto drammaturgico siamo alla secon-da sequenza (dalla scena terza dell’Atto Primo alla prima scena dell’atto successivo), nello spe-cifico alla prima delle tre sezioni in cui si divide, che presenta il consiglio di guerra dei Greci, cui seguirà quello dei Troiani.Questo è l’intervento in argo-mento nella terza scena dell’Atto

Primo:

«ULYSSES. They tax our policy and call it cowardice,Count wisdom as no member of the war,Forestall prescience, and esteem no actBut that of hand. The still and mental partsThat do contrive how many hands shall strikeWhen fitness calls them on, and know, by measureOf their observant toil, the ene-mies’ weight-Why, this hath not a finger’s di-gnity:They call this bed-work, mapp’ry, closet-war;So that the ram that batters down the wall,For the great swinge and rudeness of his poise,They place before his hand that made the engine,Or those that with the fineness of their soulsBy reason guide his execution (Shakespeare 1999).» Vediamone la traduzione in una recente edizione:

«ULISSE - Quando sia giusto im-piegarle, e come misurareCon attenta osservazione il peso del nemico –Ebbene, tutto ciò non vale niente – non il dito di una mano.

Per loro è strategia oziosa, studio

Un termine sconosciuto,

gelosamente custodito tra le

pieghe della raffinata

letteratura rinascimentale,

vocabolo tecnico per addetti

ai lavori sia in ambito politico

che geografico, emerge

dalla nebbia della storia e

torna a incuriosire lo studioso

contemporaneo.

Fig. 1 - Aristofane, Le nebule. Tradutt(a) di greco in lingua commune d'Italia, per Barto-lomio & Pietro Rositini de Prat'Alboino. In Venegia: Vicenzo Vaugris, 1545, la pagina 33 [9, in PD-Scan], in wikipedia, voce "Le nuvole (Aristofane)", URL consultato il 28 febbraio 2016. Qui il termine "la pianta" o "il globo" usati nelle traduzioni citate, era " il circondo di tutta la terra".

Quando i capolavori letterari induconoa scoprire il valore della cartografia

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di mappe, guerra da salotto;E così ai loro occhi l’ariete che ab-batte il muroCol suo gran colpo e la violenza del suo impatto,O di coloro che con finezza d’a-nimoNe guidano il movimento con la ragione (Shakespeare 2015).»

Vale la pena di considerare un’al-tra traduzione dove il verso in esame è così compreso.

«ULISSE Tacciano di paura la nostra politica,per loro la saggezza è fuori posto in guerra,condannano a priori la scienza militare,credono solo nell’azione per l’azio-ne; le silenziose funzioni mentaliche determinano il numero di mani che debbono colpirequando la convenienza lo reclama, e valutanosulla scorta delle informazioni la forza del nemico -macché, è roba che non vale un dito:lo chiamano panciafichismo, guer-ra sulla carta, a tavolino;l’ariete che demolisce le muracon la spinta e la violenza del peso lo considerano più dei tecnici che hanno costruitola macchina, o di chi con acutezza d’intellettone guida a ragion veduta l’impiego (Shakespeare 1987).»

In rete è presente un ebook, reso disponibile da LiberLiber, con una traduzione - almeno per quanto attiene il limitato aspet-to che tratto (mapp’ry) - che travisa l’affermazione di Ulisse (Shakespeare 1998). La grafia usata da Shakespeare rinvia al sostantivo “mappery”, con il quale si intende “the using of maps” o genericamente “car-tography”1.Usare delle mappe sostanzial-mente vuol dire consultarle,

compararle, servirsene per deci-dere qualcosa che ha influenza nello spazio e che può compor-tare l’alterazione della mappa stessa, divenendo “progetto” o “piano”; nell’opera shakespea-riana invece di agire nei campi di battaglia si discute, di qui la connotazione negativa che viene ad assumere il termine, restando tali azioni senza esito.Nel merito è valida – quindi – la locuzione “studio delle mappe”, più o meno “appassionato”.2

Resta chiaro che non si tratta dell’attività del cartographer o mapper disegnatore o produttore di mappe o carte, ma dell’utente finale.Si può intravedere un’analogia con il «carteggio nautico» ossia quell’insieme di operazioni (se-gni e tracciati grafici, calcoli) che si compiono sulle carte nautiche a bordo, per preparare e segui-re la navigazione della nave o dell’aereo (ovvero la missione, la battaglia), da parte di personale specializzato (Treccani 2016).Tornando alle attività bel-liche sul campo, come non citare la perentoria richiesta di Richmond, nel pianificare la sua strategia militare:

«Give me some ink and paper in my tent.I’ll draw the form and model of our battle,Limit each leader to his several charge,And part in just proportion to our small power (Shakespeare 2016).»

È intenzione del re, delineare il dispiegamento (“form”) delle proprie forze in relazione al nemico (almeno per quanto è noto) e stabilire le mosse da compiere (“model”): è uno stratega che si avvale della pro-pria competenza di cartografo. Produce una mappa, anche come strumento di comunica-zione.Diverso il compito svolto dalla cartografia nella circostanza quasi notarile che vede re Lear chiamarla in scena, esibirla:

«Meantime we shall express our darker purpose.

Quando i capolavori letterari induconoa scoprire il valore della cartografia

Fig. 2 - Stratford-on-Avon, cittadina dell’Inghilterra sud-occidentale, sorse come borgo negli ultimi anni del secolo XI per la presenza di un guado sul fiume Avon, usato da una strada romana secondaria. William Camden, antiqua-rio, storico e topografo, conosciuto come autore di Bri-tannia (1586) la descrive come emporiolum non inelegans; John Leland, poeta e antiquario, che la visitò intorno al 1540, la definisce "assai bene edificata in legno, con due o tre strade molto larghe, oltre ai vicoli". (Abraham Ortelius, Theatrvm orbis terrarvm, 1603, Anglia [pag. 12], particola-re (rif. 94) in wikipedia, voce “Theatrum Orbis Terrarum”, URL consultato il 28 febbraio 2016).

Fig. 3 - Antwerpen (Anversa), la città più importante nella regione delle Fiandre, sul fiume Schelda. Il to-ponimo richiama un fatto del secolo IX: per i continui saccheggi dei normanni, gli abitanti della zona si rifugia-rono a anwerp, cioè su una collina dove sorse il castello Het Steen, nucleo generatore della città. Una leggenda più tarda del XV secolo propone come origine del to-ponimo la frase Hand werpen cioè "lanciare la mano" riferita all’impresa di Silvio Brabone, soldato romano, che dopo aver ucciso il gigante Druon Antigoon, gli ta-gliò la mano per poi gettarla nel fiume. (Abraham Or-telius, Theatrvm orbis terrarvm, 1603, Germania [pag. 36], particolare (rif. 188) in wikipedia, voce “Theatrum Orbis Terrarum”, URL consultato il 28 febbraio 2016).

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REPORT

Give me the map there. Know that we have divided In three our kingdom: and ‘tis our fast intent To shake all cares and business from our age; Conferring them on younger strengths, while we Unburthen’d crawl toward death. (Shakespeare 2016a)» Sostenendo che il metodo di comporre opere teatrali pro-prio di Shakespeare, attraverso reti di significati può essere visto come un presagio della tecnologia dell’informazione di oggi, Kinney, docente di Literary History alla University of Massachusetts, ha considerato nel-le opere shakespeariane, oggetti e immagini alquanto rivelatori; in dettaglio ha vagliato la presenza di specchi, mappe, orologi e libri (Kinney 2004).Commentando il passo dell’ope-ra Troilo e Cressida (atto I, scena 3), John Gillies docente presso il dipartimento di Literature, Film, and Theatre Studies - University of Essex ha osservato che l’uso del termine “mapp’ry”, nel corso della comparazione del modus operandi dei Greci e dei Troiani, è associato ad una serie di prati-che tecniche che comprendono l’attenta analisi della documenta-zione, la valutazione, l’ingegne-ria, azioni apparentemente asso-ciate con lo spazio chiuso dell’ac-campamento o della città inteso come interno, piuttosto che il campo di battaglia stesso inteso come esterno (Gillies 1994).John Gillies ha esaminato la vi-sione geografica in Shakespeare, concludendo per uno stretto rapporto tra la geografia del Rinascimento e il teatro ed evi-denziando che i riferimenti sono fondati su fatti e documenti sto-rici concreti. Gli studi di mappa e metafora sollevano questioni profonde sulla natura di una mappa, e sulle connessioni tra

semiologia di una mappa e quel-la del teatro, entrambe forme di rappresentazione (Gillies 1994).In particolare per quanto attiene la cartografia precisa che molte delle mappe che sono all’origi-ne di questa tecnica non erano note a Shakespeare, ma aveva sicuramente cognizione che usare una mappa del mondo per prendere decisioni politiche era stato possibile (Kinney 2004, p. 113).3 L’idea della mappa era prominente in epoca greca come è dimostrato dalle materie (astronomia e geometria) e dagli strumenti per misurare i terreni citati da Aristofane nella famosa commedia Le nuvole (Aristofane 1995; 1873).3

Ma quello che più conta è la conoscenza - da parte di Shakespeare - dell’opera carto-grafica di quel periodo Theatrum Orbis Terrarum di Abraham Ortelius (Anversa 1527 - 1598), la cui prima edizione (1570) includeva settanta mappe e cita-va ottantasette cartografi come fonti, per crescere considerevol-mente nelle trentuno edizioni successive: «Ortelius era un cartografo fiammingo che visse in un’epoca di scoperte senza precedenti. Colombo era arriva-to in America, la spedizione di Magellano aveva circumnavigato il globo, Copernico aveva po-sto il Sole al centro del sistema planetario. Ma la cartografia era in uno stato di arretratezza. Le mappe disponibili erano un’ac-cozzaglia di forme e stili, e molte erano ancora basate sulle idee di Tolomeo e altri geografi dell’an-tichità che, ovviamente, non ave-vano immaginato l’esistenza del continente americano. Ortelius decise di cambiare quella situa-zione, e iniziò ad acquistare tutte le mappe migliori in circolazio-ne, per poi raccoglierle in un vo-lume dove scala e formato erano standardizzati (Harvey 2001, p. 128)».

NOTE1 La parola è di uso arcaico e raro, il suffisso (-ery) risale all’anglo-normanno e al francese antico (-erie) per sostan-tivi astratti, rinvia principalmente ad attività produttive commerciali o artigianali nell’Inglese del XVI secolo, in alcuni casi come combinazione di -er con -y come in pan-etteria (bakery), birreria (brewery), ma anche come unico suffisso in termini come la schiavitù (slavery) e i macchi-nari (machinery): Collins 2016.2 cfr. la traduzione di I. Plescia e gli argomenti di Harvey (nella traduzione di A. Ruggero)3 Nel testo di Aristofane le forme “il circondo” (B. & P. Rositini, 1545, cfr. fig. 1), “il globo” (V. Mannini, 1873), “la pianta” (E. Romagnoli) diventano “la mappa”. Anche nel testo di Vincenzo Mannini (Aristofane 1873) per “compasso”, “astronomia” e “geometria”, “globo di tutta la terra”, pag. 12: “terra nello spazio sospesa”, pag. 13: “Coro – Eterne Nubi, leviamoci in alto leggiere e traspar-enti dall'alto sonante grembo del padre Oceano sull'ardue frondose cime dei monti per rimirare da lungi le ampie vedute e la terra rorida di sacro umore, il vago giro de' rapidi fiumi, e il mare che alteramente freme; perocchè l'occhio del cielo brilla sempre d'incantevole luce. Ma noi rimossi gli umidi e foschi nembi, che oscurano l'alma nos-tra beltà, con occhio luminoso contempleremo la terra.”

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICIAristofane (1995), Le nuvole [423 a.C.], in Fabio Turato (a cura di), Venezia: Letteratura Universale Marsilio, pp. 84 - 85. Aristofane (1873), Le nuvole d’Aristofane (Trad. Vincenzo Mannini), Napoli, pp. 9-10.Collins (2016), Online dictionary, voce “mappery”https://www.collinsdictionary.com/dictionary/english/mappe-ry (28/02/2016)Gillies J. (1994), Shakespeare and the Geography of Difference, Cambridge University Press.Harvey M. (2001), L’isola delle mappe perdute. Una storia di cartografia e di delitti (Trad. A. Ruggero), Milano: Rizzoli, p. 8.Kinney A. F. (2004), Shakespeare’s Webs: Networks of Meaning in Renaissance Drama, New York: Psychology Press - Routledge.Shakespeare W. (1987), Troilo e Cressida, in Giorgio Melchiori (a cura di), I drammi dialettici, Milano: Mondadori, pp. 394 - 5.Shakespeare W. (1998), Troilo e Cressida, eBook Progetto Manuzio, (trad. Goffredo Raponi), pag. 33-4.Shakespeare W. (1999), Troilus and Cressida [1601-9], iBook Project Gutenberg, World Library Edition, pp. 55-6.Shakespeare W. (2000), Re Lear, eBook Progetto Manuzio, (trad. Goffredo Raponi), pag. 8.Shakespeare W. (2014), Riccardo III, eBook Progetto Manuzio (trad. Goffredo Raponi), p. 202.Shakespeare W. (2015), Troilo e Cressida, versi 202 - 210, Feltrinelli (trad. Iolanda Plescia).Shakespeare W. (2016), Richard III, 5.3 24-27http://shakespeare.mit.edu/richardiii/richardiii.5.3.html (28/02/2016)Shakespeare W. (2016a), King Lear, http://shakespeare.mit.edu/lear/lear.1.1.html (28/02/2016) Treccani (2016), vocabolario online, voce “carteggio”, http://

www.treccani.it/vocabolario/carteggio/ (28/02/2016)

PAROLE CHIAVEMappe; cartografia; letteratura; Shakespeare; teatro

ABSTRACTThe term mapp'ry is analyzed through famous works of the English Renaissance. The author's intention is to explain the meaning of the ancient word, that disappeared from contem-porary texts but useful to clarify the intrinsic value of cartog-raphy even today.The word becomes a metaphor for a mental strategy or a real object in the hands of political power.The literature of the past has helped to spread the knowledge of cartography using texts and plays written by great authors.The writers bring attention to the importance of maps during the golden age of geographical and scientific discoveries.

AUTOREMassimo [email protected]

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REPORT

Le basi territoriali (BT) sono una partizione fine del territorio nazionale,

disponibile in forma digitale. Aggiornate dall'ISTAT nel cor-so dei due decenni a partire dal 1991 inizialmente è stata realiz-zata con l'obiettivo di ottimiz-zare le rilevazioni delle variabili censuarie. A tale scopo l’intero territorio nazionale è suddiviso in sezioni di censimento, cioè in piccole aree alle quali è quindi possibile associare l’intero set di variabili statistiche raccolte appunto du-rante le operazioni censuarie.Inoltre , grazie a quanto pre-visto dal decreto legge 18 ot-tobre 2012 n. 179, “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese”, convertito con mo-difiche nella legge 17 dicembre 2012 n. 221, che affida all’I-stat il compito di progettare il Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni e

di realiz-zare l’Archivio

Nazionale dei Numeri Civici e delle Strade Urbane (ANNCSU), alle sezioni sarà possibile associare molta altra parte del patrimonio informa-tivo disponibile negli archivi amministrativi utilizzati a fini statistici. Tale strato informativo, grazie al nutrito insieme di dati affe-renti ad ogni sezione, rappre-senta pertanto un giacimento informativo che possiede un enorme valore in relazione alla descrizione statistica del terri-torio italiano. Inoltre, proprio per la capillarità con la quale le sezioni stesse suddividono la penisola, possono essere utiliz-zate, non solo per studi geogra-fici socio-demografici ma anche come base cartografica per l’e-laborazione e la realizzazione di prodotti relativi a tematiche di uso e copertura del suolo.Al fine di arricchire ulterior-mente il patrimonio informati-vo delle Basi Territoriali, il ser-vizio ATA (Servizio Ambiente,

territorio e registro delle unità geografiche territoriali) della DCAT (Direzione Centrale per le Statistche Ambientali e Ter-ritorili), si propone di realizzare una Carta Sintetica Statistica (CSS) che racchiuda, in un unico database geografico il maggior numero di informazio-ni per comprendere dal punto di vista statistico la geografia italiana.È necessario premettere che la CSS non intende essere il risul-tato di elaborazioni cartografi-che rigorose, ma soprattutto la sintesi di informazioni territo-riali necessarie per elaborazioni statistiche legate al territorio sia a livello globale che locale. Oltre a ciò, tale strato informa-tivo potrà essere utilizzato come un’ulteriore banca dati geogra-fica per l’analisi di importanti fenomeni territoriali legati ad attività antropiche quali ad es. il consumo di suolo, l’accessibilità a servizi specifici e la descrizione di fenomeni demografici.Di seguito viene illustrato un compendio per comprendere meglio la logica che ha condot-to alla realizzazione della Carta Sintetica Statistica. Si comprenderà come la CSS sia stata pianificata, e già realizzata per alcune Regioni italiane, come la sintesi geografica di dati derivanti da archivi temati-ci di varie tipologie (archivi am-ministrativi, demografici, legati alle infrastrutture, naturalistici, etc.), proponendo una loro in-tegrazione per uniformarne il ricco bagaglio di informazioni in essi contenute (Fig. 1). Alla data odierna sono state re-alizzate in via sperimentale sette

I set di dati geografici

ISTAT, aggiornati per

realizzare il progetto

"Census 2010" nell'ottobre

2011, rappresentano una

risorsa utile per migliorare

le informazioni derivanti

dalla cartografia Land

cover/use.

La CSS ISTAT: un nuovo strumento

per le statistiche territorialidi Giovanni Lombardo,

Antonella Esposto,

Rita Minguzzi,

Stefano Mugnoli

Fig. 1 – Schema riassuntivo del processo di sintesi.

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REPORT

Come si può facilmente notare la legenda stessa è molto sbi-lanciata verso le voci dell’antro-pico, in quanto lo scopo prin-cipale della CSS è fornire una base cartografica per statistiche relative alle principali aree urba-ne dove si concentra la maggior parte della popolazione e dei servizi.La legenda utilizzata è quindi stata strutturata nella seguente maniera:

il primo digit indica la ‘ma-croclasse’ alla quale appartie-ne il poligono; le macroclassi utilizzate sono 4;

Regioni italiane: Valle d’Aosta, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Umbria, Basilicata e Marche.

La legendaUno dei maggiori problemi per chi si occupa di cartografia tematica è sicuramente quello legato all’eterogeneità delle varie legende che sovrintendono agli ambienti da cui provengono i dati. In Italia, ma non solo, i prodotti cartografici tematici di rappresentazione della co-pertura e uso del suolo spesso sono estremamente diversificati proprio per ciò che concerne la legenda utilizzata, sebbene il fe-nomeno rilevato e ‘cartografato’ sia lo stesso.Da più parti si auspica un’uni-formità almeno nelle legende utilizzate a livello nazionale e anche in ambito europeo le indicazioni sono nella stessa direzione; ciò è stato anche ri-cordato durante lo svolgimento dei vari Forum internazionale quali ad es. l'European Forum for Geography and Statistics.Nella sua opera di omogeneizza-zione la CSS si sforza di unifor-mare le voci utilizzate in ambiti nazionali e regionali proponen-do anche una correlazione con altre legende utilizzate.Da quanto detto sopra breve-mente, per descrivere le classi di copertura del suolo è stata utilizzata come base di partenza la legenda che ricorda, nelle sue caratteristiche principali CORINE Land Cover.Naturalmente la legenda CORINE, costituita da 44 clas-si, presenta al contempo il pre-gio di costituire un compendio della realtà territoriale europea, ovviamente criticabile in quanto estremamente eterogenea, ma allo stesso tempo è sicuramente valida per la disponibilità di dati relativamente coerenti in un ambito territoriale così vasto.

Scendendo però ad un livello di maggior dettaglio, sicuramente più adatto a descrivere la realtà italiana a scala provinciale o comunale, le 44 classi CORINE non possono essere esaustive delle diversità presenti nella copertura del suolo nazionale. Per questo motivo si è pensato di strutturare una legenda che possa rappresentare il giusto compromesso tra la corrispon-denza con i maggiori prodotti di cartografia tematica realizzati in Italia (in primis le Carte di copertura/uso del suolo regio-nali) e la leggibilità del prodotto finale. Questa operazione ha costituito un difficile passaggio per la necessità di realizzare un’omogeneizzazione dei dif-ferenti codici corrispondenti alle medesime unità territoriali utilizzate dagli uffici cartografici regionali e le istituzioni centrali, impegnate in tale attività, per descrivere i medesimi oggetti al suolo.Da ciò si può trovare anche più facilmente una corrispondenza tra le varie classi di oggetti di copertura del suolo utilizzate in questo ambito e altre cartografie o database tematici istituzionali (ad es. LUCAS, POPOLUS, Refresh esteso AGEA, etc.).Oltre a questo si propone, per alcuni specifici item un’ulteriore suddivisione basata su aspetti amministrativi e gestionali che derivano non da interpretazione di immagini e foto aeree (sulle quali è basata la maggior parte delle legende di Cartografia te-matica) ma dall’integrazione di banche dati e di archivi ufficiali. Il lavoro di strutturazione della legenda ha portato all’identifica-zione delle seguenti macroclassi: Antropico (12 sottoclassi – 63 voci); Agricolo (1 sottoclas-se – 7 voci); Aree di interesse naturalistico (1 sottoclasse – 5 voci); Acque interne e libere (2 sottoclassi – 8 voci).

Fig. 2 - Schema dell'algoritmo “intersect”.

Fig. 3 – esempio di estrazione di feature di copertura e di uso del suolo all’interno di una sezione di censimento.

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il II e il III digit descrivono la sottoclasse di appartenenza del poligono all’interno della ‘macroclasse’; i due digit si sono resi necessari in quanto all’interno della macroclasse ‘ANTROPICO’ sono state identificate 12 sottoclassi; il IV e il V digit specifica la

classe di copertura del suolo del poligono ad un dettaglio che si può ricondurre appros-simativamente ad una scala 1:5000;in alcuni casi si è reso neces-

sario un VI digit in quanto all’interno di una stessa classe, le entità rappresentate possono essere ulteriormente suddivise secondo aspetti so-prattutto di carattere ammi-nistrativo e/o gestionale.

Le specifiche della legenda utilizzata sono state inserite in un tutorial che accompagna la CSS.

Dati preliminari e metodologiaSecondo quanto già affermato nell’introduzione la CSS non è il risultato di elaborazioni atte alla realizzazione di cartografia tematica in senso stretto, ma rappresenta la sintesi e l’inte-grazione di database geografici tematici che possono essere utili soprattutto per fornire dati e indicazioni per elaborazioni di tipo statistico territoriale.Lo strato informativo di base è

rappresentato dalle sezioni di censimento ISTAT, che descri-vono il ‘Sistema Italia’ in modo completo nei suoi aspetti sociali e statistici fondamentali (popo-lazione, abitazioni, lavoro, ‘am-biente sociale’, etc.). Occorre precisare però, che le sezioni di censimento ISTAT non sono ‘disegnate’ seguendo una scala cartografica ben definita, in quanto la loro determinazione dipende da un regolamento censuario atto a stabilirne le ca-ratteristiche.L’operatore geografico ‘intersect’ ha permesso l’identificazione delle porzioni di territorio della singola sezione di censimento riconducibili ad ogni singolo item della legenda (Fig. 2).Questo algoritmo interseca i poligoni di un layer, in questo caso ad es. la Carta di Uso del Suolo (C.U.S.) Regionale, con un altro di riferimento (le BT ISTAT), tagliando il primo stra-to informativo sul perimetro del secondo. In questo modo si ha la certezza di mantenere inalte-rato il disegno delle sezioni di censimento che, tuttavia, viene suddivisa nelle varie classi di copertura o uso del suolo della CUS regionale. Questa breve descrizione dando la parvenza di una metodologia in grado di raccogliere i suoi frutti in maniera piuttosto semplice, cela alcuni problemi che devono ne-cessariamente essere oggetto di una pianificazione decisionale ben ponderata. L’utilizzo dell’o-peratore geografico restituisce una quantità di ‘micropoligoni’, che rappresentano le differenze territoriali tra l’insieme dei ma-nufatti e il totale della sezione di censimento. Tali micropoli-goni devono necessariamente essere eliminati in maniera estremamente oculata. Una prima questione da considerare è legata all’area minima che si vuole cartografare in relazione

alla natura dell’oggetto da rap-presentare. Ad es. se si vogliono localizzare all’interno della se-zione i singoli manufatti estratti da una CTR vettoriale, questi non possono essere eliminati anche se la loro superficie è al di sotto dell’unità minima car-tografabile in quanto oggetti che si è deciso di rappresentare. Inoltre, in alcuni casi, si cor-rerebbe il rischio di eliminare anche sezioni intere; è questo il caso ad es. delle sezioni dei ‘senza fissa dimora’ che pur non rappresentando oggetti reali al suolo, hanno un’importanza statistica notevole per il calcolo di alcuni indicatori legati alla popolazione.Quindi, senza snaturare le Basi Territoriali ISTAT (BT) si sono integrati i disegni delle sezioni di censimento con altri strati informativi ufficiali realizzati da altre istituzioni centrali (quali ad es. AGEA, ISPRA, Uffici Tecnici di Enti locali, etc.), che vengono ad essere fusi nella CSS per sintetizzare tutte le informazioni in un unico data-base geografico. La prima scelta metodologica, sulla quale basare tutte le altre, è stata quindi di non modificare il limite delle sezioni di censimento. In tal modo, partendo dalla CSS per dissolvenza dei poligoni inter-ni ad ogni singola sezione di censimento, si ottiene un layer perfettamente coincidente con lo strato sezioni di censimento 2011.In altre parole si comprende come nella CSS la sezione di censimento venga suddivisa secondo le entità territoriali che incidono su di essa. Tali entità possono essere definite come veri e propri oggetti al suolo, riconducibili sia a tematiche di copertura che di uso del suolo. In figura 3 si illustra un esem-pio di quanto è stato appena descritto; all’interno della se-Fig. 4 – CSS: focus sul centro cittadino del Comune di

Ravenna.

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zione di censimento sono stati delimitati un impianto sportivo di importanza nazionale (in giallo), la zona residenziale (in grigio) e un circolo sportivo a gestione privata (in magenta).Dal punto di vista della lettura del territorio italiano questo processo aggiunge un notevole contributo alla sua classificazio-ne statistica; infatti partendo dai dati statistici ufficiali afferenti a ogni sezioni di censimento e integrandoli con gli oggetti ricavati dalla CSS, l’utente può adottare una classificazione ‘per-sonalizzata’ a qualsiasi porzione del territorio nazionale.

Alcuni datiPer fornire un’idea seppure sommaria dell’attività che la produzione a livello nazionale della CSS necessita, è stata inserita una tabella (Tabella 1) dove sono riportati i principali dati sui poligoni delle sezioni di censimento e della CSS. Nella tabella 1 sono stati paragonati i dati numerici dei poligoni apparteneti ai due layer e la superficie media in Ha dei poli-goni stessi. In tabella 2 gli stessi dati relativi ai comuni di Roma, Milano e Bologna.

Come si può notare il numero dei poligoni aumenta in manie-ra quasi esponenziale tra il layer delle sezioni ISTAT e la CSS a seconda della superficie della Regione o del grande Comune. Conseguentemente anche l’am-piezza media dei poligoni CSS diminuisce proporzionalmente rispetto alla superficie media delle sezioni.Praticamente, identificare il maggior numero di item all’in-terno della sezione di censimen-to permette di poter classificare la sezione stessa secondo gli aspetti socio-territoriali che più interessano.

ConclusioniLa sperimentazione andrà avan-ti sicuramente per i prossimi 2 anni sperando di coprire l’intero territorio nazionale per la fine del 2017.La duttilità del risultato finale può consentire anche di aggiun-gere voci di legenda in maniera dinamica e senza particolari ela-borazioni e in tal senso l’ISTAT è aperto a suggerimenti e a integrazioni promosse da utenti interessati alla CSS.Sebbene l’integrazione dei dati provenienti da fonti molto di-

verse tra loro può generare una perdita di accuratezza dovuta alla generalizzazione, l’omoge-neità che si viene ad acquisire per l’intero territorio italiano incrementa il valore dei dati ge-ografici di input.L’importanza dei risultati otte-nuti nella produzione di data-sets geografici integrati come è la CSS, può essere valutato in relazione alla grandissima quan-tità di informazioni statistiche riguardanti la copertura e l’uso del suolo mediante l’utilizzo di query SQL all’interno dei più comuni software GIS in uso.Sicuramente però layer geogra-fici come la CSS non possono rappresentare la panacea di tutte le problematiche sulla rappre-sentazione delle caratteristiche geo-statistiche di una determi-nata area geografica; tuttavia la CSS può rappresentare un’u-niforme lettura del territorio italiano non solo per ciò che concerne la copertura e l’uso del suolo ma soprattutto riguardo tematiche statistiche.La figura 4 illustra un focus sul centro di Ravenna. In gial-lo i poligoni delle sezioni di censimento suddivise nei vari tematismi della CSS. I codici si

Regione N. sezioni N. poligoni CSS Area sez media (Ha) Area CSS media (Ha)

Emilia-Romagna

38.603 488.457 58,16 4,60

Lombardia 53.173 445.998 44,88 5,35

Valle d’Aosta 1.902 4.729 171,45 68,95

Lazio(*) 18.409 96.788 86,61 16,47

Umbria 7.480 57.355 113,16 14,76

Basilicata 5.107 29.534 197,25 34,11

Comune N. sezioni N. poligoni CSS Area sez media (Ha) Area CSS media (Ha)

Milano 6.085 13.283 2,99 1,37

Bologna 2.334 6.240 6,03 2,26

Roma 13.656 21.349 9,43 6,02

Tab. 1 – Confronto tra sezioni di censimento e poligoni generati dalla CSS, per regione. (*) escluso il comune di Roma.

Tab. 2 – Confronto tra sezioni di censimento e poligoni generati dalla CSS, per Milano Bologna e Roma

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riferiscono alle voci della legenda utilizzata.Concludendo si può certamente affermare che la CSS è un layer paragonabile ad un atlante, dal quale poter estrarre un numero notevole di informazioni di natura geografica, statistica ed amministrativa.Una considerazione finale riguarda gli autori del presente documento che sono coloro che principalmente hanno coordinato le attività di progettazione e produzione della CSS; il prodotto finale però è il risultato di un ‘lavo-ro di squadra’ che ha coinvolto praticamente tutti i componenti del servizio ATA (Servizio Ambiente, territorio e registro delle unità geo-grafiche territoriali) dell’Istituto Nazionale di Statistica.

NOTA1 A tal proposito si ricorda che il regolamento anagrafico cita testualmente: ‘L’uso della Cartografia Tecnica Regionale a media scala (1:10.000 o 1:5.000), ove esista, risulta idonea a soddisfare le esigenze suddette.Nel caso in cui non fosse disponibile una cartografia con le suddette caratteristiche per l’intero territorio comunale possono essere utilizzate planimetrie a grande scala per l’individuazione delle sezioni di censimento del centro capoluogo del Comune e cartografia a scala 1:25.000 per le altre.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICIBT ISTAT - http://www.istat.it/it/archivio/104317Mugnoli S., Chiocchini R. ‘Land Cover and Census integration geographic datasets to realize a statistics synthetic maps’ – EFGS 2014 Conference (Krakow, 22nd - 24th October 2014)Lombardo G., Esposto A., Minguzzi R., Mugnoli S. – ‘La CSSCS ISTAT: un nuovo strumento per le statistiche territoriali’ – Conferenza ESRI Italia 2015 (Roma, 15 – 16 Aprile 2015)ISTAT ‘Anagrafe della popolazione: legge e regolamento anagrafico – Avvertenze, note illustartive e normativa AIRE’ – Metodi e norme serie B – n.29 edizione 1992.

PAROLE CHIAVEISTAT; Enumeration areas; Census project; ARCGIS 10.1; Land cover; Land use

ABSTRACTISTAT (Italian National Institute of Statistics) geographic datasets, updated to realize ‘Census 2010’ project in October 2011, represents a useful re-source to improve information derived from Land cover/use cartography. In fact both ISTAT vector data and other cartography data (i.e. Regional Land cover/use geographic datasets) can be integrated to realize a product that can help to better understand statistics linked to land cover cartography. Thematic maps like this are also useful to examine and describe a lot of phe-nomena linked to territorial dynamics especially in urban environment (i. e. urban sprawl). This paper summarizes an ISTAT project that has the aim to produce, a ‘Statistics Synthetic Map’ for the entire national Italian territory; it has realized yet for five Italian regions (Emilia-Romagna, Valle d’Aosta, Latium, Lombardy, Umbria, and Basilicata and Marche). In brief, the final product represents integration among geographic datasets and it is based on ISTAT enumeration areas that are so described not only in relation to statisti-cal character (i.e. resident population, buildings, etc.) but land cover/use too. The legend of the map is based on 80 classes.

AUTOREGiovanni Lombardo, [email protected] Esposto, [email protected] Minguzzi, [email protected] Mugnoli, [email protected] Nazionale di Statistica - ISTAT

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MERCATO

Creaform lancia VXelements 6.0: software di ispe-zione e scansione su CADCreaform, leader nelle soluzioni di misurazione 3D portatili e nei servizi di ingegneria, ha annunciato il lancio della sua ultima versione della piattaforma software 3D VXelements 6.0, aumentando la siner-gia tra hardware e software, facilitando così il lavoro degli operatori, per i più svariati utilizzi: reverse engineering, prototipizzazione rapi-da e ispezione dimensionale.Di seguito alcune delle novità introdotte nei due moduli VXInspect e VXModel:VXinspect – Modulo software di ispezione dimensionale- Misurazione con “tastatura ottica” mediante l’utilizzo di MaxSHOT Next: Gli utenti possono estrarre automaticamente entità dai target e combinare i dati della scansione con quelli della misurazione me-diante “tastatura ottica” ottenendo misurazioni e risultati più affida-bili. E’ possibile inoltre ottenere una mappa a colori dal modello di fotogrammetria comparandolo con il file CAD con un semplice clic del mouse. - Ispezione ed elaborazione dati di scansioni più rapidi: La nuova versione di VXelements prevede metodi di allineamento più semplici e che si adattano maggiormente alla superficie oltre che un’ inte-rattività ed una visualizzazione più chiara ed intutiva delle funzioni permettendo agli operatori di lavorare in modo rapido ed ottimaleVXmodel – Modulo software scansione su CAD- Interfacciabilità con Solid Edge: Con un semplice clic, gli utenti possono ora trasferire dati da VXmodel direttamente ad un software partner, come SOLIDWORKS, Autodesk Inventor e ora Solid Edge, offrendo una notevole flessibilità ed integrazione nei flussi di lavoro per gli utenti.- Ottimizzazione dell'allineamento: Consente la gestione semplifica-ta del relativo processo di allineamento per progetti con più file STL.“Gli algoritmi VXelements semplificano decisamente l’utilizzo del software soprattutto in campo metrologico. Gli utilizzatori possono accedere ad un'ampia gamma di nuove funzioni che permettono di ottenere benefici e migliorie in termini di produttività, tempistiche e costi operativi”, ha spiegato Daniel Brown, direttore gestione pro-dotti di Creaform. “Le nuove capacità del software e i miglioramenti apportati ai moduli VXinspect e VXmodel rispondono alle esigenze del settore, che richiede risultati altamente accurati, in termini di flussi di lavoro di ispezione e di progettazione. Siamo entusiasti di poter offrire agli operatori prestazioni molto performanti ed una fo-togrammetria di facile utilizzo, in modo che possano essere soddisfat-ti e fiduciosi di riscontrare che i risultati ottenuti soddisfino le loro aspettative e quelle richieste dai loro clienti.”

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GEOmedia n°2-2017 33

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34 GEOmedia n°2-2017

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GEOmedia n°2-2017 35

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36 GEOmedia n°2-2017

REPORT

Il Decreto Mini-steriale 260/2010 introduce l’IQM

quale strumento per la valutazione dello stato morfologico dei corsi d’acqua in conformità con la Diret-tiva Quadro Acque al fine di giungere alla completa clas-sificazione dei

corpi idrici. L’I-stituto Superiore

per la Protezione e la Ricerca Am-

bientale (ISPRA) ha predisposto e ufficializ-

zato il metodo IDRAIM per la classificazione idro-

morfologica dei corpi idrici superficiali fluenti. Il metodo viene applicato dall’Agenzia Regionale per Protezione e Pre-venzione Ambientale (ARPAV) nella classificazione secondo i canoni della Direttiva europea 2000/60 degli oltre 800 corpi idrici superficiali che la Regione Veneto ha individuato nel suo territorio.Il metodo operativo IDRAIM prevede in estrema sintesi tre fasi: analisi su strati informa-tivi in ambiente GIS, rilievi in campo ed elaborazione GIS di tutti i dati con compilazione di schede in formato Excel e cal-colo finale dell’indice. Gli strati informativi in ambiente GIS prevedono principalmente l’uso di strisciate aerofotogrammetri-

che e DTM, mentre i rilievi in campo coinvolgono il personale in rilievi puntuali percorrendo l’intera asta del corpo idrico con evidenti problematiche riguar-danti l’accessibilità la sicurezza e i tempi di percorrenza.Le problematiche si acuiscono in ambiente montano carat-terizzato da forte energia del rilievo con forre incise, salti di roccia, frane, versanti eccessiva-mente acclivi e fitta copertura vegetazionale, tutti fattori questi che costringono gli operatori a muoversi con discontinuità evi-tando i tratti che non consento-no accessi in sicurezza a scapito della precisione del rilievo. In questo contesto non sempre vengono in aiuto le strisciate ae-rofotogrammetriche disponibili in quanto, spesso, l’orientamen-to delle valli e la forte incisione portano ad avere versanti e alvei completamente in ombra e quindi completamente al buio per gli scopi previsti dal metodo operativo.

La valle del Grisol nelle Dolo-miti BellunesiIl Torrente Grisol, incastonato nel Parco Nazionale delle Do-lomiti Bellunesi e nel gruppo della Schiara, è un affluente di destra del torrente Maè, nel quale si immette a quota 648 m s.m.m. circa, 5 km prima della confluenza di quest’ulti-mo nel Piave a Longarone. La quota massima raggiunta dal bacino è pari a 2531 m s.l.m. in corrispondenza del gruppo

Il drone ad ala fissa: tecnologia

innovativa per l’elaborazione

dell’indice di qualità morfologica

(IQM) di corpi idrici in ambiente

montano caratterizzato da

difficile accessibilità e copertura

fotogrammetrica non ottimale al

fine di garantire la sicurezza degli

operatori, la precisione del calcolo

e rapide tempistiche operative. Un

primo test in Val del Grisol nelle

Dolomiti Bellunesi.

Impiego sperimentale del drone ad ala

fissa nell’elaborazione dell’indice di

qualità morfologica (IQM) dei corpi idrici

Fig. 1 - La forra del torrente Grisol profondamente incisa nel substrato litoide.

di Fabrizio Stella, Rodolfo Bassan,

Antonio Cavinato, Giovanni Lusiani

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GEOmedia n°2-2017 37

REPORT

La sperimentazioneNella primavera 2016 i tecnici AVEPA e ARPAV hanno avvia-to una attività di monitoraggio sperimentale mediante rilievo aerofotogrammetrico con piat-taforme aeree a pilotaggio remo-to (drone) in Val del Grisol.Obiettivo del rilievo era quello di ottenere ortofoto ad alta ri-

del Monte Talvena, la quota minima in corrispondenza della sezione di chiusura. Il torren-te Grisol scorre in prevalente direzione Ovest-Est e presenta una superficie complessiva di circa 30 kmq. L’asta principale del torrente ha uno sviluppo di circa 8 km. Le problematiche ai fini della valutazione dell’IQM connesse a questo corpo idrico sommano l’inaccessibilità della seconda metà del corso, inciso in una stretta forra rocciosa, all’inuti-lizzabilità delle strisciate aerofo-togrammetriche completamente al buio nell’intero versante nord ovest e nel fondovalle.Il gruppo operativo del Diparti-mento ARPAV di Belluno, do-vendo procedere alla valutazione dell’indice IQM nel contesto della Valle del Grisol, forte di una convenzione tra ARPAV e l’Agenzia Regionale per i Paga-menti in Agricoltura (AVEPA) che dispone di un drone ad ala fissa, ha inteso effettuare una prima sperimentazione dell’utilizzo di questo moderno strumento a supporto di questa specifica attività.

La convenzione ARPAV – AVEPACon Decreto del Commissario Straordinario ARPAV n. 37 del 9 marzo 2016 e con Decreto del Direttore Generale di AVEPA n. 22 del 4 marzo 2016, i due enti hanno firmato una conven-zione per collaborare nel moni-toraggio di fiumi e torrenti del territorio alpino. Questa scelta strategica obbedisce a una pre-cisa richiesta di ottimizzazione e condivisione degli strumenti disponibili per aumentare la qualità abbassando i costi ope-rativi dell’attività. In tal modo si evitano lunghe e pericolose risalite lungo i torrenti evitando rischi al personale e accorciando i tempi di lavoro.

Il drone ad ala fissa: caratteri-stiche e potenzialitàIl drone utilizzato dall’Avepa è stato acquisito nel 2014. Si trat-ta di un drone ad ala planante UAV (eBee SenseFly) evoluto e destinato al rilievo aerofoto-grammetrico professionale.Con la sua camera fotografica Sony WX da 18 MP (RGB) è in grado di scattare fotografie con una risoluzione a terra fino a 3 cm/pixel. Con autonomia di volo di circa 40 minuti ogni batteria ed una resistenza al vento fino a 8-10 m/s. Dispo-ne inoltre della possibilità di scattare fotografie oblique e di eseguire atterraggi lineari oltre che circolari. Le immagini ac-quisite dall’eBee dispongono di dati GPS e IMU (Inertial Mea-surement Unit) e sono dunque pronte per i successivi passaggi di elaborazione fotogramme-trica per l’estrazione di modelli digitali del suolo e del terreno, curve di livello e ortomosaici.Altre caratteristiche peculiari del mezzo:

Materiale PPE estrusoApertura alare: 96 cm Peso al decollo: 680 g 4 Batterie ai polimeri di litio

con un’autonomia di circa 40 minuti cadauna

Velocità di crociera 36-57 km/h (10-16 m/s)

Fino a 3 km di copertura ra-dio

Risoluzione a terra delle im-magini da 3-30 cm/pixel (in base alla quota di volo)

Sensori di sicurezza (ground sensor)

Decollo manualeInoffensivo per fini ENAC

(consentito il volo anche in aree critiche)

Ali staccabiliTrasportabile in comoda va-

ligetta conforme regole IATA

Fig. 2 - Aerofotogrammetria con ben evidenti i versanti nord ovest al buio.

Fig. 3 - Il drone ad ala planante UAV (eBee SenseFly).

Fig. 4 - Postazione di controllo della missione in Val del Grisol.

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38 GEOmedia n°2-2017

REPORT

soluzione georeferenziate, del tratto terminale e per lo più inaccessibile della valle, in tem-pi contenuti e in condizioni di sicurezza.Il lavoro è stato eseguito con un drone ad ala fissa (eBee SenseFly) sul quale sono state installate, come payload una fotocamera digitale Sony WX da 18 MP (RGB), una piatta-forma IMU per l’orientamento interno e un’antenna GPS per la navigazione. L’Operazione Specializzata è stata preceduta dalla pianificazione del volo e da un sopralluogo nell’area di operazioni dove si è svolta la missione. La pianificazione dei voli è avvenuta in ufficio, attraverso le funzionalità messe a disposizione dai software di gestione della missione e con-sultando la cartografia di un’a-rea più ampia rispetto a quella dell’operazione. In questa fase sono stati redatti i piani di volo e simulati i voli che si intende-vano effettuare. La seconda fase della pianificazione dei voli è stata individuare l’area di sorvo-lo sulla mappa digitale definen-do su di essa, in funzione delle morfologie del terreno e degli ostacoli individuabili sulla map-pa stessa, il Volume Operativo costituito dal Volume di Mis-sione e dall’opportuno Buffer di

sicurezza. All’interno dei volumi definiti è stato individuato il posizionamento della Stazione di controllo a terra, il punto di decollo dell’APR e anche del waypoint iniziale, cioè la posi-zione dalla quale inizierà il volo operativo vero e proprio.E’ stato quindi necessario de-finire il punto terminale della fase di crociera del volo e il punto di atterraggio. Si sono impostate poi le quote di volo, sempre in riferimento alla mor-fologia dell’area di operazione e agli eventuali ostacoli presenti, e i volumi operativi ipotizzati inizialmente. Definiti i parame-tri di volo sono stati impostati quelli di gestione del payload, per es. l’eventuale overlap delle fotografie, o la risoluzione a terra che si vuole ottenere. Im-messi tutti i parametri di gestio-ne della missione il software ha restituito una stima del tempo necessario all’esecuzione dei voli. Questo dato è il punto di partenza fondamentale se rap-portato all’autonomia media del SAPR che si vuole impiegare per poter pianificare al meglio i voli che saranno necessari per portare a termine le operazioni, massimizzandone sicurezza ed efficienza, soprattutto in termi-ni temporali.La Val del Grisol è una valle

laterale appartata e solitaria, incisa nel substrato roccioso e caratterizzata da versanti ripidi e alti salti rocciosi che sovrastano una profonda forra e ambienti rupestri di fondovalle. Sul fian-co sinistro della valle si ritrova-no pendii più dolci e rari fram-menti pianeggianti, tre dei quali erano stati individuati come idonee aree di operazioni. Con-siderata la morfologia dell’area e le probabili difficoltà emerse dalla valutazione preliminare della logistica complessiva, con il sopralluogo in campo è stato possibile validare le scelte in merito a: posizionamento della Stazione di controllo a terra, punto di decollo dell’APR, punto di atterraggio. L’uscita ha consentito anche di valutare la qualità del radio link e del se-gnale satellitare aspetti critici in quest’area di operazione.La pianificazione della missione ci ha permesso, una volta in campo, di essere notevolmente più rapidi nella fase di inizia-lizzazione del volo effettivo. Si è scelto di volare nelle ore cen-trali della giornata per evitare le ombre che il sole proietta e per captare la maggior parte di energia riflessa.Tra le aree visitate durante il sopralluogo preliminare è stata prescelta una zona dove fosse garantita la ricezione del segnale satellitare: è infatti necessario permettere al gps di bordo di eseguire i controlli preliminari per l’esecuzione della missione. La conformazione profonda e stretta della valle era un ostaco-lo tecnico, ma i livelli minimi sono stati raggiunti in una breve finestra temporale che ha per-messo il superamento dei con-trolli prevolo.La missione è stata portata a termine con un totale di 65 minuti di volo. È stata sorvolata un’area complessiva di 2,5 km², mentre l’area rilevata complessi-

Fig. 5 - Piano di volo visualizzato sul computer di controllo della missione.

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GEOmedia n°2-2017 39

REPORT

va è stata di 119 ettari. Sono stati effettuati i rilievi in due momenti distinti. In en-trambi i casi si è scelto di volare nelle ore centrali della giornata per evitare le ombre che il sole proietta e per captare la maggior parte di energia riflessa. Tra le aree visitate durante il sopral-luogo preliminare è stata pre-scelta una zona dove fossero ga-rantiti i livelli minimi di segnale satellitare che permettesse al gps di bordo di eseguire i controlli preliminari per l’esecuzione del-la missione.

2,5 km² area vasta sorvolata119 ha area rilevata (52+67)

Le immagini sono state ac-quisite in strisciate con una percentuale di sovrapposizione (tra immagini adiacenti) del 70-80% (laterale e longitudinale) e poi elaborate con la stazione digitale aerofotogrammetrica automatica APS, una suite pro-fessionale per il mapping 3D da drone, che ci ha permesso di generare ortofoto ad alta risolu-zione georeferenziate.Il processo di elaborazione immagini è stato suddiviso nei seguenti step:

Applicazione dell’algoritmo di bundle per la triangolazio-ne aereaImportazione di Punti di

controllo, collimazione e rap-presentazioneBilanciamento radiometrico

delle immagini

Generazione automatica del DSM (superficie)Estrazione delle curve di li-

velloGenerazione intelligente di

mesh testurizzate e visualiz-zazioneFiltraggio automatico del

DTM (ground) in base allo scenario predefinitoGenerazione automatica ed

editing delle linee di taglioGenerazione dell’ortomosaicoGenerazione e visualizzazione

di nuvole di punti 3D

Il reale vantaggio di effettuare il rilievo aerofotogrammetrico con drone è la possibilità di docu-mentare ad alta risoluzione aree di notevole estensione e di rag-giungere in tempi accertabili e con costi sostenibili anche zone difficilmente o completamente inaccessibili.Questi vantaggi sono dovuti principalmente allo sviluppo di queste piattaforme in termini di sensori e affidabilità del volo autonomo, unita alla possibilità di elaborare in tempi relativa-mente brevi le immagini acqui-site al fine di generare ortofoto. Il tutto rende i droni particolar-mente competitivi per questo tipo di rilievi.

RisultatiI risultati ottenuti con l’utilizzo del drone ad ala fissa nel supera-mento delle difficoltà connesse con la valutazione dell’IQM in ambienti montani di difficile accessibilità sono stati superiori

alle aspettative fornendo delle strisciate fotogrammetriche geo-referenziate di alta qualità.Il confronto delle immagini rilevate dal drone con la foto-grammetria aerea tradizionale ha messo in luce la validità del metodo sperimentato consen-tendo di effettuare le valutazio-ni previste dal metodo IQM altrimenti difficilmente possibili in questo particolare contesto geomorfologico; infatti il sito è inaccessibile per lunghi tratti e la fotogrammetria tradizionale disponibile risulta inutilizzabile per gli scopi prefissati. Va anche evidenziato come la risoluzione del prodotto fotogrammetrico ottenuto e

Fig. 6 - Strisciata aerofotogrammetrica tradizionale.

Fig. 7 - Strisciata realizzata con il drone.

COD_MORFLungh. tratto

(m)IQM tratto

IQM corpo idrico Lungh. corpo idrico (m)

Cod. corpo idrico

480_M_10 3706 0,98 ELEVATO 0,9747919 480_10

480_M_20 4213 0,97 ELEVATO

Applicabilitàmetodo

Costi operativi

Costi strumentazione

Sicurezza del personale

Velocità esecutiva

Precisione del rilievo

sempre inferiori superiori superiore superiore analoga

non sempre superiori inferiori inferiore inferiore analoga

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40 GEOmedia n°2-2017

REPORT

ottenibile con il drone sia de-cisamente superiore alle foto aree generalmente disponibili e soprattutto adattabile, nel rispetto della normativa di si-curezza delle missioni di volo, alle diverse necessità e casisti-che di studio.Il Calcolo dell’IQM elabora-to in seguito ai sopralluoghi dell’autunno inverno 2015/16 e della successiva risolutiva missione con il drone, ha por-tato al valore pesato riportato in tabella, indice di una quali-tà elevata. Va specificato che il primo tratto (Codice Morfologico 480_M_10) è stato intera-mente percorso a piedi in quanto accessibile, mente il secondo, in forra (codice mor-fologico 480_M_20), è stato interamente valutato sulla base del materiale fotografico prodotto dalla missione con il drone.La matrice di seguito riportata sintetizza i numerosi van-taggi dell’utilizzo di questo ausilio tecnologico nello spe-cifico caso della valutazione dell’IQM in territori montani caratterizzati da problemi di

accessibilità e scarsa utilizza-bilità del materiale aerofoto-grammetrico disponibile:

ConclusioniL’esperienza acquisita da ARPAV e AVEPA nella de-terminazione dell’IQM del torrente Grisol con l’ausilio del drone ad ala fissa apre un nuovo promettente orizzonte nell’ambito dei controlli e dei monitoraggi ambientali assicurando un miglioramento qualitativo dei risultati e delle condizioni di sicurezza ope-rativa.RingraziamentiGli autori ringraziano la Re-gione Veneto con gli Assessori di riferimento ing. Gianpaolo Bottacin e dr. Giuseppe Pan per aver creduto, sostenuto e reso possibile la sperimen-tazione e il Consigliere ing. Franco Gidoni per l’idea dell’impiego sinergico del drone tra le strutture tecniche regionali ARPAV e AVEPA.Si ringrazia inoltre il collega Andrea Lorigiola per la pre-ziosa collaborazione nelle atti-vità in campo.

BIBLIOGRAFIAD’urso M. G., Gargiulo A., Rotondi A., Bracaglia R, (2015). Un’applicazione al settore ambientale di fotogrammetria con piattaforma UAV, ASITA (????).Prandi F., Magliocchetti D., De Amicis R. (2015), Sperimen-tazione di rilievo UAV a supporto della pianificazione forestale, GEOmedia n°1 2015: xxxx.Rinaldi M., Surian N., Comiti F., Bussettini M. (2013), A me-thod for the assessment and analysis of the hydromorphological condition of Italian streams: The Morphological Quality Index (MQI). Geomorphology 180-181: 96-108.Rinaldi M., Surian N., Comiti F., Bussettini M. (2011), Ma-nuale tecnico – operativo per la valutazione ed il monitoraggio dello stato morfologico dei corsi d’acqua (Versione 1), Istituto Superiore Per la Ricerca Ambientale, Roma.Gazzetta Ufficiale della Comunità Europee: Normativa 2000/60 CE del 22/12/2000 pp. 5, 6-327.

PAROLE CHIAVEIndice di Qualità morfologica; IDRAIM, Drone ad ala fissa; DTM;

ABSTRACTThe directive 2000/60/EC (EU Water Framework Directive) pro-vides procedures for identifying the ecological status of each water body by considering the quality of the biological community and the hydrological and chemical characteristics of the water body it-self. However, in mountain areas the hydromorphological index can be hard to determine due to poor accessibility of measurement sites and lacking photogrammetric coverage. In order to guarantee safety of the operators and, at the same time, precise calculations in a short amount of time, the use of a fixed wing drone is pro-posed. A preliminary test was performed in the upper segment of ‘Val del Grisol’ in the Dolomites of Belluno by ARPAV – Belluno Department and AVEPA, obtaining high-quality, geo-referenced photogrammetric images.

AUTOREFabrizio [email protected] Generale A.V.E.P.A. Rodolfo BassanDirettore Provinciale [email protected] [email protected]>Tecnico A.R.P.A.V.Giovanni [email protected]. Padova

Versione5

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GEOmedia n°2-2017 41

REPORT

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42 GEOmedia n°2-2017

REPORT

La Direttiva WFD (Water Framework

Directive) 2000/60/CE, re-cepita nella normativa nazionale con il D.Lgs 152/2006 assegna un ruolo strategico alla conoscen-za approfondita e aggiornata delle pressioni antropiche, indispensa-bile per la determinazione delle condizioni di rischio, la definizio-ne di reti e programmi di moni-toraggio e l’individuazione delle misure da attuare per garantire il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale nei corpi idrici superficiali e sotterranei.L’analisi delle pressioni svolta nel territorio regionale si pone l’obiettivo di ottemperare agli obblighi di aggiornamento del Piano di Tutela delle Acque (PTA), anche al fine di consentire l’ag-giornamento dei Piani di Gestione dei Distretto Idrografici di appar-tenenza.In particolare ARPA Umbria, soggetto regionale preposto all’e-secuzione del monitoraggio dei corpi idrici superficiali e sotter-ranei, ha dato avvio al secondo ciclo di monitoraggio ai sensi del D.Lgs 152/2006. In questo con-testo si rende necessario definire, per ogni corpo idrico, i livelli di pressione e di rischio effettiva-mente presenti, al fine di definire i nuovi programmi di monito-raggio.

Le pressioni esercitate dal siste-ma fognario depurativo urbano, nonché dagli scarichi di attività produttive, costituiscono una delle principali cause di criticità ambientale per i corpi idrici su-perficiali e sotterranei.É stato necessario quindi svilup-pare una metodologia di analisi:

che consentisse di ricostru-ire con grande dettaglio l’entità e la distribuzione sul territorio delle pressioni an-tropiche legate agli scarichi di acque reflue di origine domestica ed industrialeche fosse riproducibile con

frequenza coerente con gli obblighi derivanti dall’at-tuazione della WFD (alme-no 1 volta ogni 6 anni), del-la Direttiva Nitrati (almeno 1 volta ogni 4 anni) e delle altre norme di settoreche fosse confrontabile con

l’analisi effettuata nel PTA del 2009.

Aspetti metodologiciNei paragrafi successivi viene presentata la metodologia adot-tata per :

l’analisi della distribuzione della popolazione sul territo-rio regionale,la ricostruzione del sistema

fognario depurativo.

Nell’ambito dell’attuazione della

Direttiva Acque 2000/60/CE,

ARPA Umbria ha effettuato nel

2015 la revisione dell’analisi delle

pressioni antropiche gravanti

sui corpi idrici superficiali e

sotterranei, per l’aggiornamento

del Piano di Tutela delle Acque

e la redazione dei nuovi Piani

Distrettuali di Gestione.

Tra le pressioni ambientali oggetto

di analisi sono state considerate

anche quelle di origine civile e

industriale, principali fonti di

carico puntuale.

A tal fine il territorio regionale

è stato discretizzato in celle di

dimensioni 100x100m ed è stato

sviluppato un algoritmo di calcolo

dei carichi inquinanti a partire

dalle informazioni contenute

nel Catasto degli Scarichi della

Regione Umbria.

Attraverso il Model Builder sono

stati quindi creati modelli di

geoprocessing per la stima dei

carichi alla scala di corpo idrico

superficiale e sotterraneo.

per il periodo 2017-2027.

Approccio geografico nello studio

delle pressioni puntuali della

Regione Umbriadi Giacomo Rapi, Antonio Natale

Fig. 1 - Esempio di applicazione del DasymetricMapping sul territorio umbro.

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GEOmedia n°2-2017 43

REPORT

la definizione della geometria degli agglomerati,il calcolo dei carichi puntuali.

Ai fini della modellazione, l’intero territorio regionale è stato diviso in celle di un ettaro (100x100 m) con codifica uni-voca. In questo modo ogni cella eredita le informazioni degli oggetti (abitazioni, depuratori di acque reflue urbane, scarichi industriali, ecc.) che intersecano la sua area.L’approccio è quello della mo-dellazione raster, metodologia di analisi spaziale realizzata in am-biente GIS (Sistemi Informativi Geografici).

Ricostruzione della distribu-zione della popolazione sul territorio regionaleNel precedente PTA (2009) l’analisi della distribuzione della popolazione sul territorio regionale era stata effettuata uti-lizzando come base informativa il dato del Censimento ISTAT 2001 disponibile a scala di sezio-ne censuaria. L’intersezione con gli strati informativi del siste-ma fognario-depurativo (aree servite da fognatura, collettori fognatori,…) aveva permesso di definire le informazioni di copertura fognaria e depurativa della popolazione, seppur con limiti evidenti: tale metodo, in condizioni di elevata densità abitativa, risultava aderente alla

realtà, mentre in altre situazioni, dove la popolazione non era equamente distribuita nella se-zione censuaria (es. sezioni de-finite “case sparse” dall’ISTAT), restituiva risultati scarsamente affidabili.Per ovviare a questa scarsa accu-ratezza tematica, nel nuovo PTA è stata introdotta la tecnica del Dasymetric Mapping, attraverso la quale il dato riferito ad una superficie vasta o arbitraria viene distribuito in modo più accura-to all’interno di essa attraverso la sovrapposizione di confini geo-grafici che escludono, limitano o confinano il dato stesso.L’assunto di questa tecnica per la modellazione intrapresa è molto semplice: è più probabile che la popolazione sia concentrata nelle aree edificate ed in modo direttamente proporzionale al volume degli edifici ad uso abi-tativo.In questo modo è stato possibile distribuire la popolazione di ciascuna sezione di censimento sul volume dell’edificato con uso principale “civile abitazione” presente all’interno di essa. L’informazione relativa all’uso è stata ricavata a partire da due fonti: Catasto Terreni e Fab-bricati (CTF) ed Ecografico Catastale (EC) della Regione Umbria. Per quanto riguarda le informa-zioni sul numero di abitanti, il dato ISTAT 2001, unico di-

sponibile per completezza delle variabili, è stato corretto poi sull’andamento intercensimen-to.Il dato di popolazione così cal-colato è stato infine riportato a scala di cella.

Ricostruzione del sistema fo-gnario depurativoAnche le informazioni sul siste-ma fognario-depurativo dispo-nibili nel precedente PTA sono state aggiornate in coerenza con la modellazione adottata per la

Fig. 1 - Esempio di applicazione del DasymetricMapping sul territorio umbro.

Fig. 2 - Carico puntuale espresso in Abitanti Equiva-lenti sversati nei sottobacini umbri.

Fig. 3 – Carico puntuale e diffuso sversato nei sottobacini dell’unità territoriale Nestore.

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44 GEOmedia n°2-2017

REPORT

stima della popolazione, utiliz-zando la divisione del territorio regionale in celle di un ettaro.In una prima fase, il perimetro delle aree servite da fognatura è stato modificato per tenere conto della presenza di scarichi di acque reflue industriali in fognatura o di collettori che non non ricadevano all’interno dell’area fognata.Al tracciato dei collettori fogna-ri è stato applicato un buffer di 200 metri come previsto dalla normativa regionale DGR 424/2012.Ad ogni cella sono state associa-te quindi le informazioni sulla popolazione servita da fognatura e/o depurazione ivi presente e sull’eventuale impianto di depu-razione civile collegato.I dati sugli impianti di depura-zione sono stati ricavati attraver-so un data fusion tra i dataset di origine (PTA 2009) e le infor-mazioni più recenti inserite nel Catasto Integrato degli Scarichi (CIS) della Regione Umbria.L’adozione di questo modello di rappresentazione ha permesso di guidare e indirizzare i Gestori del Servizio Idrico Integrato e gli Ambiti Territoriali Integrati (ATI) nella risoluzione delle criticità informative emerse; in

questa seconda fase, infatti, è stata realizzata un’applicazione per permettere ai diretti interes-sati l’editing dell’informazione in modo diretto senza il suppor-to di operatori GIS, e per condi-videre gli aggiornamenti.

Ricostruzione della geometria degli agglomerati urbaniLa ricostruzione geometrica de-gli agglomerati si è basata sulla divisione del territorio in celle di un ettaro, in coerenza con la modellazione adottata durante le fasi di stima della popolazione e di ricostruzione del sistema fognario depurativo.In via preliminare, la definizione dei confini degli agglomerati è stata effettuata a partire dalle aree servite da fognatura, rispet-tando il vincolo dell’adiacenza, fino a comprendere le celle con presenza di popolazione inter-secanti un buffer di 200 metri dall’area fognata. Sono state incluse nell’agglome-rato anche quelle celle adiacenti che superano tale limite, ma solo nei casi di agglomerato “si-gnificativo”, così come valutato con ATI e Gestori. A questa prima perimetrazione è seguita una fase di verifica che ha coinvolto il personale tecnico di ATI e Gestori per la definizione precisa dei confini dell’agglomerato, che tenesse conto di eventuali accorpamenti o divisioni tra agglomerati già effettuati dal gestore stesso.Infine, l’intersezione spaziale con l’area servita da fognatura ha permesso di associare ad ogni cella dell’agglomerato le infor-mazioni relative alla copertura fognaria e depurativa.

Calcolo carichi industriali Le informazioni necessarie al calcolo dei carichi industriali in corpo idrico sono state ricavate dal CIS, anche se è stato neces-sario risolvere preliminarmente

alcune problematiche relative al mancato o errato posizio-namento degli scarichi (il CIS non è gestito spazialmente) o all’incompletezza di alcune informazioni (il popolamento di alcuni campi del CIS non è obbligatorio).Per il calcolo dei carichi indu-striali è stato elaborato uno spe-cifico algoritmo che tiene conto dei volumi scaricati e delle con-centrazioni di sostanze emesse.L’algoritmo si basa su diversi step di processamento che com-prendono sia metodi rigorosi di stima diretta basata su dati misurati sia metodi di stima indiretti e più approssimati. Ad ogni step vengono processati solo gli scarichi rimanenti, fino a valorizzare tutti gli scarichi analizzati. È stata sviluppata un’applicazione in .NET per rendere il processo ripetibile. Questo ha permesso di iterare n volte e apportare continue mo-difiche e miglioramenti.La stima dei carichi sversati è stata utilizzata poi per diversi fini, in base al recapito dello scarico: il carico emesso dalle aziende che scaricano in corpo idrico superficiale o suolo è stato utilizzato per la valutazione del carico sversato a scala di corpo idrico superficiale o sotterraneo; il carico in fognatura ha con-tribuito invece al calcolo della consistenza nominale dell’agglo-merato.

RisultatiL’analisi effettuata ha permesso di ricostruire il quadro dei ca-richi da fonte puntuale, sia per quelli legati al sistema fognario depurativo degli agglomerati, sia per quelli al di fuori dell’agglo-merato. I carichi derivanti dal sistema fognario depurativo degli agglo-merati comprendono:

il carico dei depuratori di

Fig. 4– Stato ecologico nei sottobacini dell’unità territoriale Nestore

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GEOmedia n°2-2017 45

REPORT

acque reflue urbaneil carico imputabile agli sca-

ricatori di piena durante gli eventi meteoriciil carico delle reti fognarie

prive di impianto di depura-zione terminaleil carico delle frazioni prive di

fognatura nell’agglomerato.

I carichi esterni agli agglome-rati sono invece associati alla popolazione residente nelle case sparse e alle attività produttive che recapitano i reflui in corpo idrico superficiale o su suolo.I carichi sversati da impianti di depurazione sono stati valutati mediante una stima che ha te-nuto conto prioritariamente dei risultati delle analisi effettuate da ARPA sui reflui in uscita da-gli impianti; in assenza di dato misurato, si è proceduto ad una stima del carico attraverso il confronto tra il carico in ingres-so al depuratore e la potenzialità nominale dello stesso, tenendo conto del livello depurativo dell’impianto.Il carico sversato dagli scarica-tori di piena è stato calcolato applicando una metodologia analoga a quella sviluppata nel PTA 2009: il metodo effettua una stima della massa totale di inquinante sversata dagli scarica-tori in funzione della superficie urbana impermeabile a monte degli scaricatori stessi (rico-struita attraverso il Dasymetric Mapping), sulla base di una parametrizzazione conseguente a simulazioni compiute su alcuni bacini urbani sperimentali, per i quali sono disponibili misure di dettaglio.Per quanto riguarda i carichi sversati da reti fognarie non depurati, in Umbria risultano presenti circa 40.000 Abitanti Equivalenti (nel PTA 2009 era-no circa 60.000) i cui scarichi in fognatura non subiscono alcun trattamento depurativo termi-

nale. Il carico sversato in corpo idrico superficiale è quindi pari a quello generato, ottenuto dal prodotto del numero degli abitanti equivalenti calcolati da Dasymetric Mapping, per i co-efficienti di generazione dispo-nibili in letteratura.

I carichi sversati su suolo da fonti di tipo puntuale sono costituiti da due contributi: i carichi sver-sati dai residenti presenti nelle case sparse e quelli associati ai residenti in porzioni di agglo-merato che risultano prive di rete fognaria.Per ambedue i contributi, ad ogni residente è stato attribuito un carico generato pro-capite definito mediante coefficienti di letteratura. A tali carichi ge-nerati sono stati poi applicati i coefficienti di abbattimento caratteristici di un impianto di primo livello, per tenere conto dei sistemi di abbattimento pre-visti per legge. Al carico sversato su suolo sono stati applicati ulteriori coefficienti di abbatti-mento per tenere conto dei pro-cessi di trasferimento dal suolo al reticolo di drenaggio.Di seguito si riporta una mappa che quantifica i carichi puntuali a scala di sottobacinO.Grazie alle analisi svolte in ambiente GIS, è stato possibile quantificare non solo i carichi sversati direttamente nel singolo corpo idrico (carico diretto), ma anche quelli provenienti dai corpi idrici che lo alimentano (carico complessivo). É il cari-co totale infatti che determina maggiormente la qualità am-bientale dei corpi idrici.Nella figure seguenti vengono presentati ad esempio i risultati dei carichi complessivamente sversati nell’Unità Territoriale Nestore (in termini di Azoto Totale), sia come carichi diretti che come carichi complessivi (comprensivi del contributo del

bacino alimentante).Nella figura seguente si riporta la valutazione dello stato ecolo-gico dei medesimi sottobacini, da cui si evince come la qualità dei corpi idrici sia fortemente legata alle pressioni che insisto-no su tutti i sottobacini contri-buenti.In definitiva i risultati dell’ag-giornamento dell’analisi delle pressioni, se messi a confronto con le elaborazioni effettuate per il PTA 2009, mostrano una generale contrazione dei carichi sversati da fonte puntuale.Tali differenze, oltre che dalla naturale evoluzione del territo-rio e dagli interventi di tutela ambientale effettuati nel perio-do tra le due analisi, risentono probabilmente delle differenze nelle metodologie di analisi ap-plicate. Risulterà molto più interessante valutare le variazioni future dei carichi, avendo in questa fase standardizzato le procedure di valutazione attraverso il GIS, per renderle affidabili e riprodu-cibili nel tempo.

PAROLE CHIAVEUmbria; Fiumi; Laghi; Dasymetric Mapping; Analisi Pres-sioni Puntuali; Scarichi; Piano di Tutela delle Acque

ABSTRACTAs part of the implementation of the Water Framework Di-rective 2000/60/CE, ARPA Umbria performed in 2015 an anthropogenic pressures analysis on water bodies, in order to update the Umbria Region Water Bodies Protection Plan and the District Water Plans. Point source pressures, both civil and industrial, were analyzed. A complex methodology was developed, based on a matrix approach with a discretization of 100x100m grid and an algorithm to calculate the pollutant loads from the information available in the wastewaters data-base of Umbria region. Several geoprocessing models were cre-ated, with a Model Builder tool, allowed to estimate pollutant loads in surface waters and groundwaters.

AUTOREGiacomo Rapi [email protected] per l’ambiente eil territorio, ARPA Umbria, Perugia, Antonio Natale [email protected], TeamDev S.r.l.,Collepepe (PG)

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16 - 22 July 2017 Innsbruck Summer School of Alpine Research 2017 Close Range Sensing Techniques in Alpine Terrain VenueObergurgl (Austria)www.geoforall.it/k9cwh

18 - 22 July 2017 FOSS4G-Europe 2017Paris Marne-la-Vallée (France)www.geoforall.it/kw3u8

2 - 11August 2017 QGIS user conference, Hackfest, Developer meetingCopenhagen (Denmark)www.geoforall.it/kway6

4 - 7 September 2017 UAV-g 2017 International Conference on Unmanned Aerial Vehicles in GeomaticsBonn (Germany)www.geoforall.it/k9cwq

5 - 8 September 2017 RSPSoc2017 - Annual Conference Earth and Planets: Making the most of our observationsLondron (United Kingdom)www.geoforall.it/kw3ua

6 - 8 September 2017 Strasbuorg (France) INSPIRE 2017 Conferencewww.geoforall.it/kwaky

11 - 15 September 2017 56th Photogrammetric Week 2017Stuttgart (Germany)www.geoforall.it/k9cwr

26 - 28 September 2017 INTERGEO 2017Berlin (Germany)http://www.intergeo.de/

27 - 29 September Digital,Design and Development Fair 2017Hamburg (Germany)www.geoforall.it/kwawr

9-10 October 2017 EuroSDR / ISPRS Workshop

on "Oblique Aerial Cameras - Sensors and Data Processing"Barcelona (Spain)www.geoforall.it/kwafq

17 - 19 October 2017 TECHNOLOGY for ALL 2017Rome (Italy)www.technologyforall.it

23 - 25 November 201712th International Conference on Non-Destructive Investigations and Microanalysis for the Diagnostics and Conservation of Cultural and Environmental Heritage (AIPnD)Turin (Italy)www.aipnd.it

16-19 January 2018 Geospatial World ForumHyderabad (India)www.geoforall.it/kwacw

6 – 11 May 2018 FIG CongressIstanbul (Turkey)www.geoforall.it/k9cwx

AGENDA

❚❚Processore Dual Core ARM Cortex da 1 GHz❚❚Sistema operativo Windows® EC7❚❚Doppio Display da 5” WVGA a colori Touch Screen❚❚ IP65/MIL-STD-810G❚❚Temperatura operativa da -20°C a +50°C❚❚Motorizzazione basata su tecnologia Piezo (velocità 200gon/sec.)❚❚Precisione angolare Hz e V 1” (0.3mgon)❚❚Nuova tecnologia di ricerca automatica del Target “ATR Plus”❚❚Tecnologia brevettata MERGETEC❚❚Scansione Laser con precisione angolare di 1” fino a 1000 metri❚❚Velocità di scansione di 1000pti/sec. fino a 300 metri

❚❚Reflector Less “PinPoint” fino a 2000 metri❚❚Dimensioni Spot Laser 8mm x 20mm a 50 metri❚❚Tecnologia di misura brevettata Wave Form Digitizing (WFD)❚❚Fotocamera grandangolare campo di vista di 19.4°, sensore da 5 MPixel CMOS❚❚Fotocamera coassiale campo di vista 1.5°❚❚Messa a fuoco automatica - 30 ingrandimenti (Autofocus)❚❚Live Stream a 20Hz❚❚ Immagini collegate ai dati misurati❚❚Visualizzazione e gestione del rilievo in 3D a bordo (scansioni e misure puntuali TPS/GNSS)❚❚Gestione applicativi specifici (monitoraggio ambientale e As Built, ambito ferroviario, costruzione di gallerie ecc.)

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