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21 2013 Salute e malattie infettive nella popolazione migrante: l’esperienza della “Coorte di Lampedusa 2011” Infectious diseases and health in the migrant people: experience from Lampedusa 2011 Tullio Prestileo 1,2 , Giuseppina Cassarà 1,3 , Francesco Di Lorenzo 2 , Adriana Sanfilippo 2 , Ernesto Renato dalle Nogare 2 , Giuseppina Orlando 4 1 Centro di Riferimento Siciliano dell’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (INMP), Italy; 2 Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive, Azienda Ospedaliera di Riferimento Nazionale ed Alta Specializzazione (ARNAS), Ospedale Civico-Benfratelli, Palermo, Italy; 3 Unità Operativa Complessa di Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza, Ospedale S. Raffaele-Giglio Cefalù, Palermo, Italy; 4 Unità Operativa Complessa di Ostetricia e Ginecologia, Azienda ospedaliera di Riferimento Nazionale ed Alta Specializzazione (ARNAS), Ospedale Civico-Benfratelli, Palermo, Italy n INTRODUZIONE N el panorama dei flussi migratori interna- zionali si sono verificate, nell’ultimo ventennio, rilevanti trasformazioni di- rettamente correlate ad eventi sociali, politici ed economici che hanno costretto enormi quan- tità di Persone a lasciare, spesso brutalmente, la propria terra, la propria cultura, le proprie abitudini. Il fenomeno della globalizzazione mondiale e alcune “vicine” modificazioni degli assetti poli- tico-economici, come per esempio la caduta del muro di Berlino e la recentissima “caduta del muro del Maghreb” hanno determinato una ine- vitabile ripresa della possibilità di guardare e progettare la propria vita oltre i confini natura- li e politici della realtà in cui si trovano a vivere moltitudini di persone che affrontano condizio- ni di grave povertà o che sono costrette a subi- re violenze, torture, guerre e miserie umane inaffrontabili nella propria terra. Il bacino del Mediterraneo appare particolar- mente esemplificativo per comprendere la com- plessità del fenomeno migratorio. L’Africa e l’Europa sono strettamente interconnesse dai flussi migratori, sia per ragioni di prossimità geografica, sia per l’enorme divario socio-eco- nomico tra i due continenti: 15 dei 20 paesi più sviluppati al mondo si trovano in Europa, men- tre i 20 paesi meno sviluppati dello stesso mon- do si trovano in Africa [1]. Tutto ciò fa sì che l’Europa appaia come la nuo- va «terra promessa», per raggiungere la quale i migranti di origine africana si sottopongono a lunghi e drammatici viaggi che li portano spes- so a percorrere tutto il continente africano. La popolazione migrante è maggiormente vulne- rabile e più esposta alle infezioni (particolar- mente, l’infezione da HIV e le altre infezioni a trasmissione sessuale, la tubercolosi) a causa dei frequenti episodi di violenza, torture, abusi e delle deprecabili condizioni di vulnerabilità cui vengono sottoposti durante il percorso mi- gratorio [2-7]. I migranti con più elevata margi- nalità sociale (immigrati irregolari, tossicodi- pendenti, omosessuali, sex workers, vittime del- la tratta di esseri umani, minoranze etniche, de- tenuti) presentano un ulteriore rischio di mor- Articolo originale Original article Le Infezioni in Medicina, n. 1, 21-28, 2013 *Corresponding author Tullio Prestileo E-mail: [email protected]

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Salute e malattie infettivenella popolazione migrante:l’esperienza della “Coorte diLampedusa 2011”Infectious diseases and health in the migrant people:experience from Lampedusa 2011

Tullio Prestileo1,2, Giuseppina Cassarà1,3, Francesco Di Lorenzo2,Adriana Sanfilippo2, Ernesto Renato dalle Nogare2, Giuseppina Orlando4

1Centro di Riferimento Siciliano dell’Istituto Nazionale per la promozione della salutedelle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (INMP), Italy;2Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive, Azienda Ospedaliera di RiferimentoNazionale ed Alta Specializzazione (ARNAS), Ospedale Civico-Benfratelli, Palermo, Italy;3Unità Operativa Complessa di Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza, Ospedale S. Raffaele-Giglio Cefalù, Palermo, Italy;4Unità Operativa Complessa di Ostetricia e Ginecologia, Azienda ospedaliera di Riferimento Nazionale ed Alta Specializzazione (ARNAS), Ospedale Civico-Benfratelli,Palermo, Italy

n INTRODUZIONE

Nel panorama dei flussi migratori interna-zionali si sono verificate, nell’ultimoventennio, rilevanti trasformazioni di-

rettamente correlate ad eventi sociali, politicied economici che hanno costretto enormi quan-tità di Persone a lasciare, spesso brutalmente,la propria terra, la propria cultura, le proprieabitudini.Il fenomeno della globalizzazione mondiale ealcune “vicine” modificazioni degli assetti poli-tico-economici, come per esempio la caduta delmuro di Berlino e la recentissima “caduta delmuro del Maghreb” hanno determinato una ine-vitabile ripresa della possibilità di guardare eprogettare la propria vita oltre i confini natura-li e politici della realtà in cui si trovano a viveremoltitudini di persone che affrontano condizio-ni di grave povertà o che sono costrette a subi-re violenze, torture, guerre e miserie umaneinaffrontabili nella propria terra.

Il bacino del Mediterraneo appare particolar-mente esemplificativo per comprendere la com-plessità del fenomeno migratorio. L’Africa el’Europa sono strettamente interconnesse daiflussi migratori, sia per ragioni di prossimitàgeografica, sia per l’enorme divario socio-eco-nomico tra i due continenti: 15 dei 20 paesi piùsviluppati al mondo si trovano in Europa, men-tre i 20 paesi meno sviluppati dello stesso mon-do si trovano in Africa [1]. Tutto ciò fa sì che l’Europa appaia come la nuo-va «terra promessa», per raggiungere la quale imigranti di origine africana si sottopongono alunghi e drammatici viaggi che li portano spes-so a percorrere tutto il continente africano. Lapopolazione migrante è maggiormente vulne-rabile e più esposta alle infezioni (particolar-mente, l’infezione da HIV e le altre infezioni atrasmissione sessuale, la tubercolosi) a causadei frequenti episodi di violenza, torture, abusie delle deprecabili condizioni di vulnerabilitàcui vengono sottoposti durante il percorso mi-gratorio [2-7]. I migranti con più elevata margi-nalità sociale (immigrati irregolari, tossicodi-pendenti, omosessuali, sex workers, vittime del-la tratta di esseri umani, minoranze etniche, de-tenuti) presentano un ulteriore rischio di mor-

Articolooriginale

Originalarticle

Le Infezioni in Medicina, n. 1, 21-28, 2013

*Corresponding authorTullio PrestileoE-mail: [email protected]

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bilità, di sfruttamento ed esclusione sociale perl’elevata mobilità, lo status legale, le difficoltàeconomiche e linguistiche, la diversità cultura-le, la disinformazione, il basso livello di scola-rizzazione, la mancanza di lavoro, lo scarso ac-cesso ai servizi sanitari, di prevenzione e di ri-duzione del danno, l’emarginazione sociale e leproblematiche di genere [8-14]. La stigmatizza-zione incrementa, se possibile, la loro vulnera-bilità. In questo complesso e difficilissimo con-testo la Sicilia si è trovata, e ancora si trova, adessere un crocevia obbligato, una terra di arrivoo di transito per queste popolazioni che, senzaindugio, hanno il diritto di essere accolte, assi-stite e curate rispondendo ai più elementari di-ritti umani e per assicurare e garantire la tuteladella salute collettiva.

n PAZIENTI E METODI

Nell’intervallo temporale compreso tra l’11aprile e il 7 settembre 2011, sono approdate aLampedusa circa 60.000 persone provenientidalla gran parte del continente africano [15].Nelle figure 1 e 2 sono indicati gli Stati di pro-venienza e le principali rotte seguite da questapopolazione.Per fronteggiare questa fortissima ed imprevi-sta emergenza socio-sanitaria, l’Assessorato Re-gionale per la Salute della Regione Siciliana hapredisposto un dettagliato ed articolato pianodi interventi sanitari per lo studio e la verificadelle problematiche igienico-sanitarie e per l’as-sistenza di queste popolazioni giunte a Lampe-dusa, attraverso il coinvolgimento dell’AziendaSanitaria Provinciale di Palermo, delle più im-

portanti organizzazioni umanitarie che aveva-no già operato a Lampedusa negli anni prece-denti sull’isola e dell’Istituto Nazionale per lapromozione della salute delle popolazioni Mi-granti ed il contrasto delle malattie della Po-vertà (INMP) che dispone di un centro regiona-le di riferimento ubicato presso l’ARNAS“Ospedale Civico-Benfratelli” di Palermo. Il percorso socio-sanitario adottato dal tavolotecnico multidisciplinare sull’Emergenza Mi-granti istituito dall’Assessorato regionale Sici-liano per la Salute, ha previsto un primo inter-vento di accoglienza e triage al molo, collocatodirettamente all’arrivo delle imbarcazioni, eduna successiva attività di assistenza socio-sani-taria transculturale svolto presso l’ambulatorioINMP appositamente attrezzato e funzional-mente collegato alle Strutture Sanitarie dell’ASPdi Palermo.Le fasi del progetto di intervento hanno previ-sto le seguenti attività:• l’allestimento dei percorsi di accoglienza e cli-

nico-diagnostici. In particolare, è stato neces-sario tracciare percorsi di collegamento tra ilsito di accoglienza e triage presso il molo e lestrutture di destinazione della popolazioneaccolta ed assistita: il poliambulatorio, per unprimo approccio diagnostico e/o terapeuticoda offrire alla popolazione che presentava sin-tomi e/o segni di malattia; il centro di acco-glienza, nel caso di popolazione che allo sbar-co non presentava alcuna patologia; il trasferi-mento presso ospedali siciliani appositamenteindividuati nel caso di necessità di ricovero.

• La presenza e l’intervento dei mediatori cul-turali è stata fondamentale per favorire ed at-tivare tutte le competenze comunicative e in-

Figura 1 - Stati di provenienzadella popolazione approdata aLampedusa nel corso del 2011.

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terpretative attraverso interventi di mediazio-ne linguistico-culturale diretti o di sistema. Imediatori hanno utilizzato una scheda triageappositamente predisposta e validata per laraccolta dei dati anagrafici, anamnestici e sin-tomatologici. Risultato del triage è stato l’ac-coglienza del migrante e l’attribuzione di uncodice di valutazione delle condizioni socio-sanitarie e di assegnazione, necessario per ilsuccessivo percorso in territorio italiano. Intutte le fasi successive, la presenza dei media-tori è stata di grande supporto per tutte le at-tività del personale sanitario impegnato.

• Creazione di un database centralizzato per laraccolta e l’analisi dati relativi alle condizionipsico-fisiche delle Persone appena giunte aLampedusa e nel successivo follow-up.

• Assistenza psicologica e giuridica attraversol’attivazione di specifici sportelli specialisticirispondenti al bisogno direttamente espressoo alle indicazioni degli operatori INMP.

• Gestione del rischio clinico e riallineamentodei processi: l’intero progetto è stato sottopo-sto ad attività di controllo di gestione, fonda-ta anche sulla produzione di un manuale del-le procedure assistenziali. Grazie alla indivi-duazione puntuale dei processi, è stato anchepossibile gestire il rischio clinico intervenen-do, puntualmente, sui punti deboli o criticitàevidenziate nel corso delle attività.

Complessivamente, sempre nello stesso seme-stre, il gruppo di lavoro INMP Sicilia ha assisti-to e supportato il personale Sanitariodell’Azienda Sanitaria Provinciale di Palermoin 106 sbarchi per complessive 24.861 personeapprodate sull’isola. Le principali caratteristi-che demografiche sono indicate in tabella 1.

L’identificazione e la diagnosi di quadri clinicipresentati dalla popolazione sbarcata a Lampe-dusa sono state effettuate attraverso la presen-tazione clinica riscontrata nel corso delle diver-se fasi assistenziali già descritte nel progetto o,in una limitata percentuale di soggetti, attraver-so programmi di screening resi necessari da spe-cifiche situazioni correlate all’anamnesi perso-nale o alla diagnosi di patologie infettive ad ele-vata potenzialità diffusiva. I quadri clinici prin-cipali, raggruppati per tipologia, sono indicatiin tabella 2.

Figura 2 - Le principali rotte afro-mediterranee

Tabella 1 - Caratteristiche demografiche della popo-lazione approdata a Lampedusa ed assistita dal teamINMP Sicilia.

Periodo attività 11 aprile - 7 settembre 2011

N. sbarchi 106

N. soggetti 24.861

Maschi: 90%

Età media (anni) 24 range 18-30: 85%minori: 2,1%

Tabella 2 - Principali raggruppamenti dei quadri cli-nici osservati.

Nessun problema attivo 75%

Patologie correlate al percorso migratorio 23%

Patologie sfera riproduttiva, gravidanze, parti <1%

Patologie infettive <1%

Altre patologie <1%

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In 184 casi sul totale complessivo della popola-zione approdata sull’isola, pari quindi allo0,3%, è stato necessario ricorrere al trasferimen-to in elisoccorso presso la rete ospedaliera sici-liana identificata dal tavolo tecnico regionalesull’Emergenza Migranti. I quadri clinici chehanno richiesto il trasferimento in ospedale so-no indicati in tabella 3, nella quale si evidenziache le patologie della sfera riproduttiva hannorappresentato la fetta più consistente tra le don-ne; negli uomini, le patologie che hanno mag-giormente richiesto il trasporto urgente sonostate quelle infettive e neuropsichiatriche.

n RISULTATI

La diagnosi di infezione o di malattie infettiva èstata posta sulla scorta delle presentazioni clini-che osservate o nell’ambito di specifiche attivitàdi screening motivate dalla storia clinica,dall’identificazione di comportamenti a rischioo dalla presenza di quadri clinici correlati a pa-tologia infettiva e diffusiva.

La presenza di patologia infettiva è stata riscon-trata, prevalentemente, nella popolazione ma-schile; la diagnosi è stata posta, complessiva-mente, in 66 soggetti che presentavano sintomie/o segni riconducibili a quadri clinici infettivo-logici (Tabella 4). Le diagnosi sono state poste nelcorso delle attività assistenziali svolte dagli ope-ratori sanitari a Lampedusa o nel corso del rico-vero ospedaliero richiesto dagli stessi operatori.Infezione da HIV è stata riscontrata in 2 sogget-ti, un uomo e una donna, entrambi giovani. Ladiagnosi era già nota per il paziente di sessomaschile; conosceva, infatti, la propria condi-zione da circa 2 anni; era in follow-up presso unospedale di Tripoli e assumeva una combina-zione di 3 farmaci “fixed-dose” (Triomune: lami-vudina, stavudina e nevirapina) con buona effi-cacia clinica e immunovirologica. Il pazientepresentava, infatti, una conta dei linfociti T-Helper CD4+ pari a 599/mmc (23%); ratioCD4+/CD8+ pari a 0,8; HIV-RNA <20 copie ge-nomiche/ml. Clinicamente, nessun sintomoe/o segno di malattia. Nel secondo caso, si è trattato di una giovane

Tabella 3 - Quadri clinici richiedenti trasporto urgente in elisoccorso

Femmine (n=88) Maschi (n=96)

Patologie sfera riproduttiva/gravidanze 80 Patologie infettive 23Gravidanze a termine o parti prematuri 63 Tubercolosi 10Aborti 11 Polmonite o broncopolmonite batterica 5Algie pelviche n.d.d. 5 Gastroenteriti acute 3Bartolinite 1 Scabbia 2

Endocardite batterica 1Meningite purulenta 1Stomatite erpetica 1

Altre patologie 8 Patologie neuropsichiatriche 29Appendicite acuta 4 Tentato suicidio 23Infezione da HIV 1 Crisi epilettiche 5TBC polmonare 1 Sindrome da astinenza 1Leishmaniosi viscerale 1Gastroenterite acuta 1

Patologie traumatiche 14Fratture traumatiche degli arti 11Trauma cerebrale con frattura 3

Altre patologie 30Dolore addominale acuto 7Disidratazione severa (shock) 7Ritenzione urinaria acuta 5Appendicite acuta 4Ulcerazioni cutanee/ustioni 4Accidenti cerebro-vascolari 3

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donna in gravidanza avanzata che ha partoritosul barcone, a circa 2 miglia marine da Lampe-dusa. La donna, subito dopo il parto, ha richiestodi effettuare il test a causa di una serie dramma-tica di violenze sessuali subite nel corso del per-corso migratorio. Posta la diagnosi, si è interve-nuti tempestivamente trattando con terapia anti-retrovirale la neonata nel tentativo di bloccare lapossibile trasmissione verticale di HIV. La picco-la è stata alimentata con latte artificiale, partico-lare non trascurabile a causa di una iniziale e for-te resistenza da parte della madre, risolta grazieall’intervento delle mediatrici culturali e di unaetno-psicologa che hanno affrontato ed esposto ilproblema puntando, soprattutto, sulla salva-guardia della salute della piccola. Da un puntodi vista clinico, la giovane paziente era asinto-matica. Presentava un lieve deficit immunologi-co con conta dei linfociti T-Helper CD4+ pari a406/mmc (18%) ed una carica virale pari a 8.860copie genomiche/ml. La paziente, pertanto, nonè stata trattata. Il successivo follow-up ha eviden-ziato l’assenza di infezione nella bambina e unastabile condizione clinica della signora che hapresentato una conta dei linfociti T-Helper CD4+compresa tra 390 e 600/mmc e valori di HIV-RNA sempre al di sotto delle 10.000 copie/ml.Pertanto, non ha cominciato alcun trattamento. La diagnosi di infezione tubercolare è stata po-sta in 21 casi che presentavano un quadro clini-co fortemente evocativo e caratterizzato dalla

presenza di uno o più sintomi associati: tosse in-sistente, spesso associata ad emoftoe, febbre ofebbricola serotina, dimagramento, calo ponde-rale, sudorazioni notturne, astenia. In tutti i pa-zienti è stata eseguita intradermoreazione diMantoux (10 UI) che ha dato, in tutti i casi os-servati, esito positivo con diametro di reazionecompreso tra 12 e 25 mm. Tutti i pazienti, rico-verati in ospedale, hanno effettuato l’esamedell’espettorato (3 campioni in 3 giorni consecu-tivi), il Quantiferon e la radiografia del torace. Infezione tubercolare latente (LTBI) è stata ri-scontrata in 11 dei 21 pazienti osservati. Nei ri-manenti 10 casi è stata diagnosticata tubercolo-si polmonare bacillifera. In un solo caso è statariscontrata un’infezione da bacillo di Koch resi-stente all’isoniazide (MDR) che ha risposto allaterapia guidata dall’antibiogramma.Tutti i pazienti con LTBI sono stati trattati, per6 mesi, per la profilassi della malattia con Iso-niazide associata a vitamina B6. Gli altri hannoricevuto il trattamento “classico” a quattro far-maci (isoniazide, rifampicina, etambutolo, pi-raldina) con buona risposta clinica e microbio-logica. A questo proposito, non sembra super-fluo segnalare il problema della compliance peril quale, non di rado, sono stati necessari inter-venti specifici di counselling transculturale, in 5dei 10 pazienti trattati, e/o di terapia diretta-mente osservata (DOT), in 2 dei 10 pazienti trat-tati, per mantenere l’aderenza al trattamento. Infezione da virus dell’epatite B (HBV) è statadiagnosticata in 13 soggetti, tutti maschi, di etàcompresa tra 19 e 44 anni. In 8 dei 13 casi osser-vati è stata posta diagnosi di carrier di HBV. Nei5 casi rimanenti la diagnosi (clinica) è stata diepatite cronica; in tre casi, HBeAg positiva.Infezione da virus dell’epatite C (HCV) è stataposta in 4 soggetti, 3 maschi e 1 femmina. In tut-ti è stato osservato un incremento persistentedelle transaminasi associato alla presenza diHCV-RNA. L’analisi del genotipo virale ha mo-strato la presenza di genotipo 1b in due pazien-ti, 1a in un paziente e 3a nella paziente di sessofemminile.Per quanto riguarda la scabbia, diagnosticata in8 soggetti, i quadri clinici osservati hanno mo-strato caratteristiche tipiche: prurito di intensitàvariabile, specialmente notturno, associato allapresenza dei caratteristici cuniculi con vesciche,papule e piccole lesioni pustolose e da gratta-mento estese a tutta la superficie cutanea. Gliotto casi osservati facevano parte di un unicocluster precocemente individuato e isolato al fi-ne di evitare l’estrema facilità di contagio. Per

Tabella 4 - Diagnosi di malattie infettive riscontrate.

Diagnosi N. casi

Infezione tubercolare 21

Infezione da HBV 13

Scabbia 8

Polmonite/broncopolmonite batterica 5

Malaria 5

Infezione da HCV 4

Gastroenterite acuta 4

Infezione da HIV 2

Stomatite erpetica 1

Meningite purulenta 1

Endocardite batterica 1

Leishmaniosi viscerale 1

Totale 66

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quanto riguarda, infine, le rimanenti patologieinfettive diagnosticate, non si segnalano ele-menti clinici diagnostici o terapeutici di parti-colare specificità. Da un punto di vista aneddo-tico, appare utile segnalare che uno dei 5 casi dimalaria osservati è stato diagnosticato in unadonna al 5° mese di gravidanza che era già a co-noscenza della malattia. Spot Screening: sono state effettuate attività discreening mirate e motivate dalla storia clinica,dall’identificazione di specifici comportamentia rischio o dalla presenza di quadri clinici cor-relabili a patologia infettiva e diffusiva.Intradermoreazione di Mantoux (10 UI) è statapraticata in 401 soggetti con storia di contatti pro-lungati con pazienti affetti da tubercolosi o conforte sospetto diagnostico. Reazione cutanea po-sitiva con diametro variabile, compreso tra 5 e 15mm, è stata osservata in 36 soggetti. In 31 dei 36soggetti cutireattivi è stata posta diagnosi di LT-BI; nei rimanenti 5 casi è stata posta diagnosi dimalattia tubercolare ad interessamento polmona-re per la presenza di bacilli di Koch nell’espetto-rato e/o di alterazioni specifiche del quadro ra-diologico. In 301 soggetti, individuati con le stes-se caratteristiche già segnalate, è stato offerto,proattivamente, il test per lo screening dell’infe-zione da HIV e da HBV. Infezione da HIV è statariscontrata in un caso. In un altro caso è stata po-sta diagnosi di co-infezione HIV/HBV; in altri 5casi è stata posta diagnosi di infezione isolata daHBV. L’analisi preliminare dei risultati di questeindagini di screening mirato ha messo in eviden-za una differenza significativa tra la popolazioneproveniente dalla Tunisia rispetto a quella prove-niente dalla Libia, con storia di prolungata per-manenza forzata nei campi di concentramento.Di fatto, la popolazione tunisina sottoposta ascreening (171 soggetti) non ha presentato alcunapatologia infettiva ad eccezione di due casi di LT-BI ed uno di infezione da virus dell’epatite B. Nei 194 soggetti provenienti dal Corno d’Africae dalla regione sub-Sahariana, che riferivano unperiodo prolungato di permanenza nei campidi concentramento in Libia, sono state riscon-trati i rimanenti 34 casi di infezione/malattiatubercolare, un caso di infezione da HIV, un ca-so di co-infezione HIV/HBV e 4 casi di infezio-ne da HBV.

n CONCLUSIONI

Alla luce di questa esperienza appare in-confutabile la conferma della teoria del Migrante

Sano che, nella stragrande maggioranza dei casi,parte dalla propria terra in buona salute.Spesso, però, capita che a causa delle condizionisocio-economiche e sanitarie in cui viene atrovarsi, si ammala e perde l’elemento di mag-giore forza ed investimento per la propria vita.In questi casi, questi individui, perduto il lorobene primario si trovano ad affrontare una seriedi particolari criticità legate al loro status mi-gratorio: barriere linguistiche, culturali, dis-criminazione, ostacoli all’occupazione e allafruibilità dei servizi socio-sanitari. Tutto ciò, spesso, trasforma il migrante “sem-plice e con problematiche già ben conosciute”in migrante con “status precario e con problem-atiche spesso complesse, dinamiche e di diffi-cile soluzione”.Mantenere lo status quo o peggiorare lo stan-dard assistenziale di questa popolazione potràavere delle importanti ripercussioni sfavorevo-li non solo sulla salute del singolo migrante maanche sulle comunità, i sistemi sanitari e la so-cietà in generale [3, 4].Per comprendere l’obiettivo principale delle at-tività socio-sanitarie mirate alla cura e alla salu-te delle popolazioni fragili, è bene ricordare edanalizzare i contesti normativi italiano ed euro-peo che si propongono come obiettivo il rag-giungimento della salute individuale e colletti-va. Un recente rapporto congiunto OMS/Com-missione Salute dell’Osservatorio Europeo defi-nisce il benessere come “stato emotivo, menta-le, fisico, sociale e spirituale che consente allepersone di raggiungere e mantenere il loro po-tenziale personale nella società”. La definizioneriportata sembra coerente e in linea con quantosancito dalla Dichiarazione Universale dei Di-ritti dell’Uomo che, all’articolo 25, evidenzia:“tutte le persone hanno diritto ad un livello divita sufficiente a garantire la propria salute, ilproprio benessere e quello della propria fami-glia, soprattutto per quanto concerne l’alimen-tazione, il vestiario, l’alloggio, le cure medicheed i servizi sociali”. In questo contesto, nonsembra superfluo un riferimento specifico dellanostra Costituzione che, all’articolo 32, recita:“La Repubblica tutela la salute come fonda-mentale diritto dello individuo e della colletti-vità …”. Per concludere questa rassegna, ripor-tiamo gli articoli 2 e 4 attualmente in discussio-ne per l’emanazione della Direttiva Europeaper il Diritto alla Salute per tutti gli individuipresenti sul territorio UE: articolo 2: “agli stra-nieri presenti sul territorio, non in regola con lenorme relative all’ingresso ed al soggiorno, so-

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no assicurate le cure ambulatoriali e ospedalie-re urgenti o essenziali, (episodiche o continuati-ve), per malattia e infortunio. Ai medesimi sog-getti sono estesi i programmi di medicina pre-ventiva, ivi comprese diagnosi e cure delle ma-lattie infettive, a salvaguardia della salute col-lettiva ed individuale. Sono altresì garantite latutela della gravidanza responsabile e della ma-ternità, nonché la tutela della salute del mino-re”; articolo 4: “in nome del principio della con-tinuità della cura, nessuna misura di allontana-mento potrà essere presa nei confronti di un cit-tadino di un paese terzo - non in regola con lenorme relative all’ingresso e al soggiorno, che sitrovi sul territorio dell’Unione - che sia colpitoda patologia grave; né tale misura può esserepresa nei confronti dei suoi genitori o tutori seminore, o del coniuge”.Nella pratica clinica quotidiana è possibile os-servare quanto emerso da un’indagine ISTATpubblicata nel 2008: emerge, infatti, che la con-dizione di salute tra gli stranieri con regolarepermesso di soggiorno sembra, complessiva-

mente, simile a quella degli italiani [16]. Al con-trario, vengono quotidianamente osservate si-tuazioni di particolare criticità tra gli stranieridi status socio-economico più svantaggiato (co-dici STP/ENI). È verosimile, quindi, che lo sta-to di salute registrato mediamente nella popo-lazione straniera residente possa di gran lungaassottigliarsi o annullarsi negli stranieri senzaregolare permesso di soggiorno o nei richieden-ti protezione internazionale. In queste personesi registra, infatti, una significativa difficoltà diaccesso alle strutture sanitarie ed una limitata edifficile fruizione delle stesse. La naturale con-seguenza di tali fenomeni è l’osservazione digravi ritardi nella diagnosi e nel trattamento didiverse condizioni cliniche; un esempio su tuttiè rappresentato dal grave ritardo nella diagno-si di infezione da HIV, ben documentato in let-teratura e dai recenti dati forniti dal COA loscorso 1° dicembre 2012 [17-19].

Keywords: Lampedusa, migrant boat people,health status, infectious diseases.

I flussi migratori rappresentano uno dei possibilipunti di contatto tra il mondo ricco e il mondo po-vero. Questo articolo vuole analizzare e quantifica-re la presenza di malattie infettive in una coorte dicirca 25.000 migranti, proveniente dall’Africa, sbar-cata a Lampedusa nel corso del 2011. Sono state os-servate le principali presentazioni cliniche di unacoorte di migranti, osservati consecutivamente aLampedusa nel corso del 2011, nel corso del triageallo sbarco e, successivamente, all’interno dei centridi prima accoglienza. In oltre il 75% dei casi osser-vati, la popolazione è risultata sana. Nel 23% dei ca-si sono state osservate patologie correlate al percor-

so migratorio e in particolare alle precarie condi-zioni della traversata del Canale di Sicilia. Patolo-gie infettive o della sfera genitale femminile sonostate osservate in meno del 2% della popolazioneosservata. L’esperienza condotta a Lampedusa nelcorso del 2011 ha confermato la teoria del MigranteSano, ovvero una popolazione rappresentata preva-lentemente da giovani che corrono il rischio di am-malarsi nel corso del difficilissimo percorso migra-torio o nel paese ospitante a causa delle scadenticondizioni di vita. Prendersi cura di queste personerappresenta un atto di civiltà e garantisce la salutedi questa popolazione e di tutta la collettività.

RIASSUNTO

Migration is one of the possible points of contact betweenthe rich world and the poor world. This paper analyzesand quantifies the presence of infectious diseases in a co-hort of about 25,000 immigrants from Africa who land-ed in Lampedusa in 2011. The main clinical presenta-tions of a cohort of migrants in Lampedusa were ob-served consecutively in 2011 during landing and thenwithin the reception centers. In over 75% of the cases ob-served, the population was healthy. In 23% of cases dis-eases were observed in relation to the migration route,

especially the precarious conditions of the crossing of theChannel of Sicily. Infectious diseases or female genitalpathologies were observed in less than 2% of the popula-tion. The experience of Lampedusa in 2011 confirmed theHealthy Migrant theory, a population predominantlyrepresented by young people who are at risk of becomingill during the difficult migration or in the host countrydue to poor living conditions. Taking care of such peopleis an act of civilization and ensures the health of thispopulation and of the whole community.

SUMMARY

n BIBLIOGRAFIA

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