UNO STUDIO SUL “ TRINOMIO ” : parte II°: le diverse valutazioni
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7/29/2019 UNO STUDIO SUL TRINOMIO : parte II: le diverse valutazioni
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UUNNOO SSTTUUDDIIOO SSUULL TTRRIINNOOMMIIOOppaarrttee IIII:: llee ddiivveerrssee vvaalluuttaazziioonnii
Riprendiamo la trattazione del Trinomio, affrontando la seconda parte dello Studio.
Iniziamo quindi ad entrare nel vivo del tema.
Cominciamo con lo sfatare subito quello che per i pi un mito: ossia quello che il Trinomioorigini dalla Rivoluzione Francese, e da qui quale vessillo simbolico di molte idealit di popolo
sia stato via via adottato da chi aspirava a liberarsi dal gioco dell'oppressione quando non della
tirannia o vvero da chi proprio tali valori intendeva esaltare.In realt i termini e quindi i concetti di
LLIIBBEERRTTAA'' UUGGUUAAGGLLIIAANNZZAA FFRRAATTEELLLLAANNZZAA
erano certamente in uso pur se con formulazione lessicale diversa, al pari della posizione delleparole anteposte o meno l'una all'altra (ossia: Libert-Fratellanza-Uguaglianza o Libert-Eguaglianza-Fraternit o Libert-Eguaglianza-Fratellanza o il binomio Libert-Fratellanza oEguaglianza-Libert o Fratellanza-Eguaglianza o Libert-Uguaglianza: come appariva sulla
primissime Bandiere Tricolori in uso nel Modenese, con il verde/bianco/rosso posizionato in
bande orizzontali) - prima della Rivoluzione Francese del 1789.Ci non conflittuale ma anzi ne integra i contenuti - con un altro e diverso discorso:
l'adozione del motto in modo ufficiale e formale da parte del Supremo Consiglio di Francia e
quindi della Massoneria continentale dell'epoca -, avvenuta solo del 1792, quale vera e propria
divisa successivamente condivisa universalmente proprio con riferimento ai moti rivoluzionari.Motto, dapprima, e poi anche divisa della Massoneria Universale.
Credo che due siano le riflessioni da fare prima di entrare ancora pi in dettaglio nelmerito delle valutazioni: la prima che comunque si possa valutarne l'adozione (binomio o
trinomio che possa essere stato, un tempo), l'origine e l'elaborazione di concetti tanto antichi
ha certamente radici molto lontane e complesse. La seconda che le valutazioni devono seguiredue filoni: quello legato alle tradizioni ancorch simboliche e quindi con una cospicua
retrodatazione, certamente influenzata da una serie complessa e stratificata di elementi -, e
quello correlato ai fattori della societ, della religione, della storia, della scienza, della filosofia.
Se andiamo ad analizzare l'essenza del pensiero e la storia della sua formazione e svilupposotto il profilo storico, scientifico, sociale, filosofico e religioso, a mio avviso si pu sostenere a
ragione che ancora prima della LIBERTA' stata coltivata una paziente sopportazione verso
tutto ci che, anche in termini di angherie e soprusi, opprimeva le genti. Ma per definire
OPPRESSIONE un qualcosa occorre averne prima coscienza, consapevolezza, perch in epochelontane - quando l'oppressione era diffusa, stratificata, sedimentata ed i contatti tra persone e
genti erano quantomeno circoscritti - era persino difficile rendersi conto di subirla, dal
momento che la stessa sembrava essere una condizione, se non la condizione, normale;
persino sopportabile se non vi era la possibilit di identificare e valutare delle possibili
alternative.A questa sopportazione i pensatori ed i linguisti hanno adattato un sinonimo, quello di
TOLLERANZA; a questa, ciascuno ha adattato la propria realt, facendo s che divenisse un
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valore positivo tale da dare esaltazione a ci cui veniva coniugata: si ebbero cos, per citarnealcune, la CRISTIANA TOLLERANZA o la TOLLERANZA INIZAITCA oppure la
TOLLERANZA MASSONICA (che ovviamente sono cose ben diverse, ad esempio, della
TOLLERANZA CRISTIANA e della MASSONICA TOLLERANZA!). A me sembra evidente
che la sopportazione ha in s caratteristiche tali non solo lessicali: si pensi nella vita -, forse
scavate pi nella sofferenza, che la tolleranza non contiene: cos che, nel confronto, il terminetolleranza sembra poter nobilitare, edulcorare, contenuti che nell'altro termine appaiono pi
forti, persino severi; solo en passantcito come nel linguaggio quotidiano il temine PAZIENZA
abbia molti contenuti in comune con quest'ultima.Aderendo al ragionamento di cui sopra, un trinomio possibile sarebbe quindi
TTOOLLLLEERRAANNZZAA -- LLIIBBEERRTTAA'' FFRRAATTEERRNNIITTAA'che potremmo far risuonare con toni pi alti di un'ottava qualora volessimo sostituire il
concetto di tolleranza con quello di ORDINE: cos ottenendo
LLIIBBEERRTTAA'' OORRDDIINNEE -- FFRRAATTEERRNNIITTAA'
Ma nel momento in cui si sottolinea il valore che in Massoneria attribuito allaTOLLERANZA, non possiamo trascurare come ho gi evidenziato in altra sede - ci che conessa ben si identifica: la BONTA', la SPERANZA, la LEALTA', l' AMICIZIA e l''
AMORE. Concetti come avr modo di valutare insieme a Voi, tra poco, per l' amore che si
prestano a molteplici combinazioni dando cos luogo ad innumerevoli trinomi: tutti degni di
attenzione e considerazione.Moltissimi filosofi e pensatori Massoni e non hanno sempre ritenuto che il concetto di
UGUAGLIANZA sia erroneamente proposto, dal momento che essere uguali l'uno con l'altro
presuppone specularit anche con i principi dei soggetti e delle cose: una per tutte la Natura.
E' indubbio che, nell'ambito della nostra specie, siamo somiglianti gli uni agli altri, manon siamo certo simili l'uno con l'altro.
Siamo quindi simili (rammentiamo certe frasi amare i nostri simili o trovarsi con i
propri simili) solo nella misura in cui apparteniamo antropologicamente alla stessa specie:
quella umana; quindi, siamo simili tra simili della nostra medesima razza.Importanti scrittori (cfr. tra gli altri: Rflexions d'un vieux philosophe sur une dvise
clbre, periodico La Chaine d'Union, Parigi annata 1946-1947; La Symbolique Maonnique,
J. Boucher, Parigi 1948) si rifanno proprio alla Natura per porsi e porre un quesito: pul'enunciazione filosofeggiante di un principio come quello dell'UGUAGLIANZA, far s che un
tronco sia uguale ad un altro, e fare lo stesso per un frutto o per un semplice filo d'erba? Comea dire: possiamo enunciare un'uguaglianza filosofico-concettuale, che per cosa ben diversadall'uguaglianza pratica, reale.
Una UGUAGLIANZA, quindi, che al di l del filosofare - appare essere una sorta di
formula magica racchiusa in una sola parola: un fattore accomunante, un medesimo intendereda parte di soggetti simili, ovverosia resi simili da medesimi ideali (abbracciati durante il
divenire della vita di ciascun individuo), principii (elementi, questi, squisitamente soggettivi che,
ove si possano riscontrare in una molteplicit di soggetti, d luogo a correnti di pensiero o amovimenti di maggiore spessore, con riverberi anche di natura sociale).
Anche chi qui scrive, proprio sulla base di quanto precede, concorda con la linea dipensiero che adotterebbe meglio un pi equilibrato principio di EQUITA' rispetto a quello diUGUAGLIANZA.
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Per cui la divisa della Massoneria, secondo questa visione, suonerebbe pi assonante con i
principi e le idealit riposte nel trinomio (peraltro conosciuto e quindi gi studiato)
LLIIBBEERRTTAA'' EEQQUUIITTAA'' FFRRAATTEELLLLAANNZZAAMa a ben sviscerare la materia, c' da soffermarsi anche sul concetto di AMICIZIA
piuttosto che non su quello di FRATELLANZA: un concetto quest'ultimo che in quanto
esplicito, alla luce di molte letture e ri-letture di testi pi datati, pi appartenente allaMassoneria Moderna che non a quella antecedente il 1714-1717.
Il motivo riconduce alla considerazione che come nelle origini - ci si pu sentire legati
da un vincolo di tipo intimistico, di familiarit e quindi di fratellanza: ma, proiettando questoragionamento, pur se si Fratelli si pu non essere amici.
E l'AMICIZIA semprech sincera - certamente un vincolo pi saldo, pi radicato, piduraturo che non un affratellamento spesso pi formale che sostanziale, e forse anche limitatonel tempo quand'esso basato su una mera appartenenza.
Le Logge di tale periodo, quindi legate al sopra citato trinomio, non a caso erano indicate e
qualificate come LUOGO ASSAI ILLUMINATO o ASILO DELLA VIRTU', dovedichiaratamente ...regnavano la Pace, l'Innocenza e l'Uguaglianza.
Il che ci condurrebbe all'individuazione di altri due importanti concetti insiemeall'UGUAGLIANZA, idonei ad essere dichiarati e sostenuti a gran voce: motto o divisa che
siano. Da ci, ne deriverebbe il trinomio
PPAACCEE IINNNNOOCCEENNZZAA UUGGUUAAGGLLIIAANNZZAAche premia concetti nuovi allo studio la pace (anche quale qualit/obiettivo interiore)contrapposta alla guerra, ma anche quale risultanza positiva della rivendicazione di propri
come di altrui diritti, mentre l'innocenza proposta quale candore interiore che deve
essere mantenuto, difeso e persino ri-conquistato (dal momento che vero solo che si nascecandidi), sottraendolo agli attacchi del mondo profano -, coniugati a quello dell' uguaglianza,
gi sopra richiamato.Ma desidero offrire una chiave di lettura pi chiara: fermo restando che la Comunit
Universale costituita dal Genere Umano idealmente posta sotto un'unica egida - Divina,Superiore, Celeste, Astrale, et similia - al di sotto della quale siamo tutti fratelli, nella
particolarissima realt del Recinto Sacro, al di l di ogni schema, c' chi confonde l'intrinseca
valenza del termine FRATELLANZA.Secondo chi scrive, si Fratelli Massoni dentro il Tempio, sulla base di un vincolo
squisitamente di natura iniziatica fondato sulla condivisione di idealit e concetti spiritualmenteelevati ed esotericamente-simbolicamente-alchemicamente-magicamente importanti e quindisignificativi.
Ma fuori dal Tempio non tutti questi Iniziati-Fratelli-Massoni sono in realt AMICI,
quantomeno non per un nesso automatico di causa-effetto : ossia l'AMICIZIApercorrerealmente non dico profondamente: quello un dono nel dono- l'animo solo di pochi tra loro.
Le radici, le sostanzialit, i livelli di coinvolgimento intellettuale ed emotivo, le sensibilitcorrelate alla tipicit (ma anche esclusivit) del mondo iniziatico, hanno s punti di contatto,
ma sostanzialmente i due concetti quelli, appunto, dell'AMICIZIA e della FRATELLANZA
comprendono tematiche tra loro diverse. Per cui, riandando agli argomenti poco sopraevidenziati, un trinomio massonico basato su
LLIIBBEERRTTAA'' EEQQUUIITTAA'' AAMMIICCIIZZIIAA
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non proponibile, poich sarebbe solo un sogno (utopico?) da concretizzare, peraltro a livelloUniversale; un tocco profondo in questo caso - che ci fa sentire idealmente FRATELLI con
tutto il genere umano, indipendentemente da etnie, convinzioni politiche e sociali, sesso, idealitreligiose. Ma che non necessariamente pu costituire ovvero divenire amicizia nel sensoletterale e completo del termine, proprio perch per potersi definire compiutamente amici
occorrono soprattutto due elementi: il tempo(da sapersi dedicare, come pure da investire nelrapporto: tanto per conoscersi che per una giusta frequentazione), e la giusta intensit emotiva
(che presuppone un coinvolgimento a livello emotivo di sensibilit pi profonde, piuttosto che nonquelle tipiche della fraternit iniziatica di cui sopra ho specificato gli mbiti).
Portare quindi questi concetti ad emblemi e simboli della Massoneria specie a livello
Universale - come se fossero dei dati certi piuttosto che un qualcosa cui si tende francamente materia estremamente delicata e difficile da imporre.
Cos che per essere corretti sempre seguendo questo mio ragionare -, un trinomio pi
idoneo potrebbe essere
LLIIBBEERRTTAA''
EEQQUUIITTAA''FFRRAATTEELLLLAANNZZAA UUNNIIVVEERRSSAALLEE
ma sarebbe anche valutabile il trinomio
LLIIBBEERRTTAA'' GGIIUUSSTTIIZZIIAA SSOOCCIIAALLEE FFRRAATTEELLLLAANNZZAA DDEEII PPOOPPOOLLIIcome pure quello
LLIIBBEERRTTAA''GGIIUUSSTTIIZZIIAA SSOOCCIIAALLEEFFRRAATTEELLLLAANNZZAA DDEELLLLEE GGEENNTTII CCHHEE SSII IINNCCOONNTTRRAANNOOMa questi concetti, cos espressi, perderebbero molto poich la sintesi apparirebbe non
idonea a catalizzare attenzione e reminiscenze, favorendo proiezioni dell'intelletto e dell'animo.
Se vogliamo ricondurci ad una Tradizione pi certa, esisteva in Italia un motto che era in
uso particolarmente nel GRANDE ORIENTE SCOZZESE D'ITALIA cui allora si riferiva la
GRAN LOGGIA NAZIONALE gi GRAN LOGGIA (Regolare) D'ITALIA (la Serenissima perantonomasia; l'unica ad essere allora definita tale e ad avere il diritto di mantenere tale titolo:
tutto ci che oggi esiste di alternon che pedissequa ed insostanziale copiatura o storpiatura otentativo ingiustificato ed ingiustificabile di qualificarsi o auto-celebrarsi e quindi
pavoneggiarsi. Circa l'uso corrente del termine serenissimo o serenissima, nei ritualisti puri e
negli storici spesso si genera un moto di fastidio e repulsione, rilevandone l'uso e l'abuso daparte di chi possa adoperarli con la stessa disinvoltura con cui la parola si possa trovare
sull'insegna di un'autoscuola o di una tintoria o nella marca di una soletta per scarpe: utile a farsembrare pi alto chi la usi) -, questo motto era il latino
VVIIVVAATT-- VVIIVVAATT-- SSEEMMPPEERR VVIIVVAATTche fu a lungo adottato in Italia, specie dai puristi amanti delle Tradizioni - anche dopo chevenne apportata una modifica ritualistica con la sostituzione di un triplice uzza (delle cui
origini molto si trattato, spesso in modo rocambolesco quanto inesatto, ma il cui etimo pi
logico proprio riconducibile alla Moderna Massoneria nata agli inizi del XVIII secolo nell'omonimo lemma inglese in uso tra i marinai ed a sua volta riconducibile al loro energicohurrah).
Uzza poi divenuto uzzaio huzzai, talvolta modificandosi in un italianissimo evviva.
Quindi, nel contesto della citata Gran Loggia veniva utilizzato tale motto: ma molte Logge in
essa attive lo utilizzavano anche come vera e propria divisa: ma non c' da stupirsi. E' notodifatti che l'attuale trinomio LIBERTA'- UGUAGLIANZA - FRATELLANZA tuttora utilizzatocon valenza sia di divisa che di motto; cos che non suscita meraviglia che questo avvenisse
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anche per il motto latino sopra citato, utilizzato a lungo come dicevo anche quale divisa: ci
certamente antecedente a quello L U F adottato in epoca successiva anche da tutti coloro che
rispettavano le originarie Tradizioni.A me personalmente ed a quanti hanno operato nella Comunione di Piazza del Ges, cos
conoscendone ed apprezzandone la linea ritualisticamente rispettosa delle pi antiche
Tradizioni noto che in questa dal 1978, su impulso dell'allora Grande Oratore Gregorio B., anche caro un altro trinomio, sovente ricordato in occasioni solenni ed altrettanto
solennemente utilizzato sia come esplicito motto orale che quale vera e propria divisa etico-
filosofica. Si tratta della citazione dei concetti di
GGEERRAARRCCHHIIAA -- OORRDDIINNEE GGIIUUSSTTIIZZIIAAE' anche vero che via via, perfezionando l'ispirazione iniziale, si decise di incardinare
questo pensiero sui valori della GIUSTIZIA e della LIBERTA', tanto cari ai Massoni ieri edai Liberi Muratori ieri -.
Perch?
Perch la GIUSTIZIA la sola radicesu cui pu crescere l'albero della LIBERTA' (senzaGiustizia, quale Libert potr mai esserci; e per converso, senza Libert quale Giustizia
potrebbe mai essere degna di tale nome? Sarebbe una radice senza tronco, senza prospettiva divita).
Se quindi abbiamo individuato in GIUSTIZIA e LIBERTA' due valori fondanti e
universalmente validi, l' EQUITA' (che ci riconduce immediatamente ai valori dellaTOLLERANZAcome pure della PROSPERITA'e del BENESSERE) e l'AMICIZIAsi contendono
la completezza del trinomio.
Anzi, se fosse possibile, dovremmo valutare di poter utilizzare il quadrinomio
GGIIUUSSTTIIZZIIAALLIIBBEERRTTAA''
EEQQUUIITTAA''
AAMMIICCIIZZIIAA
che se da un lato appare pi completo e fortemente evocativo, in ogni caso troppointerpretabile e quindi meno deciso e conciso nel proprio dettato.
Ragionando e approfondendo, il Lettore si sar forse reso conto che tutto ci riconduce
gradualmente alla sostanza di valori essenziali: agevolandoci cos nel condensare i pensieri.Questi, portano costantemente l'Iniziato a due valori universali: la FILANTROPIA(amore
verso il prossimo attraverso l'altruismo, la generosit, l'umanitarismo, la solidariet, la
fratellanza) e la FRATELLANZA. Fratellanza che in ogni caso si sovrappone a parte deicontenuti insiti nello stesso contesto della Filantropia.
Scriveva il nostro Sovrano Saverio Fera e sottolineavano energicamente a distanza ditempo anche i nostri Sovrani e Gran Maestri Carlo De Cantellis, Tito Ceccherini, Piero Piacentini,Francesco Bellantonio, Don Gregor che la Massoneria non degna di tale nome qualora in essanon venga esercitata la FILANTROPIA. Anzi, specificavano che non si pu essere buoni Massoni
- n pu dirsi ritualisticamente regolare anche un contesto pi ampio che non pratichiconcretamente e visibilmente la FILANTROPIA.
Ci siamo mai chiesti concretamente: quale valore reale muove il Mondo?Quale valore che
includa la Filantropiapu considerarsi salvifico l dove le Tenebre sembrano voler oscurare ogniLuce? Quale sia l'Energia che solleva dagli abissi le montagne della Vita?
La risposta ci riconduce, attraverso la GENEROSITA' dell'animo, dei propositi e deigesti, all'AMORE.
Ma un AMOREda non confondere con le pur importanti corde di quel sentimento che
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pu pervaderci in determinate circostanze: quindi, qui valutiamo un concetto nel suo significato
pi autentico e vero, quello di AMORE quale valore essenziale nel nostro vivere in modo solidale
e altruistico, in modo generoso e quindi fraternamente responsabile.Gli insegnamenti iniziatici ricevuti, gli stessi studi, mi dicono che l'Amore Vita, l'Umilt
Fratellanzae Gioia, la Speranza Solidariet.
In proiezione, avremo quindi questi altri possibili trinomiAAMMOORREE UUMMIILLTTAA''-- SSPPEERRAANNZZAAAAMMOORREE FFRRAATTEERRNNOO SSPPEERRAANNZZAA -- UUMMIILLTTAA''
VVIITTAA -- FFRRAATTEELLLLAANNZZAA -- SSOOLLIIDDAARRIIEETTAA''VVIITTAA GGIIOOIIAA -- SSOOLLIIDDAARRIIEETTAA''
Proprio riguardo il concetto di AMORE in Massoneria, stato sempre il pensiero, ilfilosofare, il retaggio feriano e l'insegnamento di Tito Ceccherini, di Italo Letizia, di FrancescoBellantonio, di Don Gregor, ad essermi stati di sostegno. Tra questi fu proprio Francesco il
primo che, ancor prima di assumere rilevanti Dignit a livello nazionale ed internazionale, inizi
con costanza ad approfondire, utilizzare ed esplicitare i considerevoli valori insiti nel concettodi AMORE FRATERNO : un valore inconfondibile ed insostituibile, da applicare con pienezza
d'animo.Fu quindi dalla seconda met del 1960 che - nelle Logge degli Antichi Liberi Accettati
Massoni che costituivano nella Comunione di Piazza del Ges il Corpo Azzurro alle dipendenze
della Gran Loggia Naz.le l'AMORE FRATERNO viene sentito, interpretato, vissuto e
celebrato non quale risposta ad un processo di elaborazione cerebrale, ma quale autenticopalpito del cuore: vera e propria esaltazione della FILANTROPIA.
Riepilogando, penso che la GIUSTIZIA sia la radice della LIBERTA'. Quindi,
GIUSTIZIA e LIBERTA' si coniugano: a cementarle l'AMORE e quando questo talmenteintenso, maturo, profondo, ricco di tutto ci che la FILANTROPIA implica, ecco che emerge
prepotentemente l'AMORE FRATERNO. Un sentimento, una concettualit a tutto tondo, la cuichiave di lettura iniziatica pi ampia quella dell'AMORE UNIVERSALE.
Potremo quindi dire che GIUSTIZIA, LIBERTA' e AMORE FRATERNO siano il giustotrinomio Universale, cos come da quell'epoca rappresentano il trinomio interiore e profondo,simbolico ed esoterico, della sopra citata Gran Loggia. Quindi, avremmo il trinomio
GGIIUUSSTTIIZZIIAA LLIIBBEERRTTAA'' AAMMOORREE FFRRAATTEERRNNOOche ben si coniugano con l'Alta Tradizione del mai dimenticato originario motto/trinomio
VVIIVVAATT,, VVIIVVAATT,, SSEEMMPPEERR VVIIVVAATTe che ritengo, l'uno per l'altro, ben potrebbero rappresentare la divisa della MassoneriaItaliana: oggi come allora.
La GIUSTIZIA, la LIBERTA', l'AMORE FRATERNO al di l del singolo valore
concettuale - sono quindi simboli e come tali costanti, determinati e certi: parole che
sottendono concetti forti, in quanto colmi di energia vitale.
Il resto pu ricondursi ad un emblema, e come valore emblematico quindi variabile.
Rammentiamo: il simbolo considerato di origine divina o sconosciuta (nella suaimperscrutabilit, che risale a tempi lontanissimi: di cui neanche si pu avere memoria): come
tale, il simbolo quindi ammantato di sacralit.Invece, l'emblema inventatoda qualcuno, pur con i migliori e pi nobili intenti.Il simbolopossiede significati che, anche attraverso il ricorso ad analogie, sono di facile
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e immediata comprensione.
L'emblema, invece, richiede uno sforzo intellettuale per poter essere ben compreso:
infatti richiede la compenetrazione delpensierodi chi lo ha ideato, magari con idee e significatitra loro differenti.
Ai pi probabilmente ignoto, e con questo rendo pi completa questa panoramica, che la
sopra citata Comunione di Piazza del Ges tanto per trattare una materia a me maggiormentenota - ha sempre adottato due motti complementari in uso per gli atti rituali interni di elevata
importanza: l'uno
CCOORRAAGGGGIIOO GGIIUUSSTTIIZZIIAA -- SSIILLEENNZZIIOOper l'Ordine Simbolico, l'altro
AAUUDDII VVIIDDEE -- TTAACCEEper il Rito.
Questi motti, peraltro, erano in uso fin dalle primissime forme organizzate della
Massoneria Italiana pi conosciuta, ma anche meno nota, che quantomeno fino al 1908 si
rifaceva con tenacia e costanza alle pi sensibili ed altre Tradizioni iniziatiche d'Italia.Ritengo che altrettanto poco conosciuto sia il Trinomio adottato dalla Gran Loggia
Femminile Italiana - modello iniziatico femminile costituitosi nel 1974 -
LLIIBBEERRTTAA'' UUGGUUAAGGLLIIAANNZZAA FFRRAATTEERRNNIITTAA''le cui aderenti le Tessitrici - evocano la storicit, la forma ed i contenuti dell' Ordine delle
Diaconesse di San Giovanni di Scozia, cui si richiamano per originaria discendenza (la sua
costituzione in Italia pu dirsi Storia alla mano - la prima Opera di quel Mondo Femminile checollocando a Roma, tra la seconda met degli anni '50 e '60 del 1900, la pietra angolare del
proprio Ordine - ha individuato nella Massoneria il proprio riferimento Iniziatico.
Nella propria carta intestata di quei lontani anni, la Diaconessa responsabile indicava aproprio motto, nelle comunicazioni riservate di livello istituzionale,
MMOODDEESSTTIIAA PPAAZZIIEENNZZAA -- UUMMIILLTTAA''Un trinomio che ben si adatta alla valntia dimostrata da quelle come da altre Ill.me
Sorelle che, negli anni, hanno comunque dato il loro apporto costruttivo alla Grande Opera: cosdimostrando che la LIBERTA' di riunirsi un diritto insopprimibile e inalienabile, al pari dellaLIBERTA' di informarsi e informare, come pure di poter esercitare una corretta critica:
sempre nel rispetto della LIBERTA'e della DIGNITA'altrui, nonch nel pieno rispetto delleleggi. Temi che ci riconducono a ci che in apertura ho inteso sottolineare con maggiore enfasi
che non altri concetti: alla LIBERTA',in tutte le sue mille sfaccettature.
Roma, 31-1-13 Giuseppe Bellantonio
mailto:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]