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Istituto ex Enaoli di Corridonia (Mc) Istituto ex Enaoli di Corridonia (Mc) Istituto ex Enaoli di Corridonia (Mc) Istituto ex Enaoli di Corridonia (Mc)
RELATORE CANDIDATO
CH.MO PROF. SAMUELE BIONDI ING. TULLIO FRAIESE D’AMATO
CORRELATORE
CH.MO PROF. MARCO PETRANGELI
ANNO ACCADEMICO 2007/2008
INDICE
1 INTRODUZIONE E CENNI STORICI.............................................................................................. 2
2 BREVE STORIA DELL’EDIFICIO ...................... ........................................................................... 5
2.1 LA SEDE DELL’I.P.S.I.A............................................................................................... 6 2.2 CONSIDERAZIONI SULLO STATO DI CONSERVAZIONE STRUTTURALE................................ 9 2.3 CONSIDERAZIONI SUL COMPORTAMENTO SISMICO....................................................... 11
3 LE INDAGINI ED I CONTROLLI NON DISTRUTTIVI SULL’EDI FICIO.............................. 13
3.1 PRESCRIZIONI DI NORMATIVA..................................................................................... 13 3.2 METODOLOGIE DI INDAGINE SU EDIFICI IN CEMENTO ARMATO....................................... 14 3.3 MATERIALI................................................................................................................ 15
3.3.1 Murature ............................................................................................................... 17 3.3.2 Valori caratteristici delle grandezze meccaniche ................................................. 19 3.3.3 Acciaio .................................................................................................................. 23 3.3.4 Calcestruzzo ......................................................................................................... 25 3.3.5 Valori caratteristici delle grandezze meccaniche ................................................. 28 3.3.6 Elaborazione dei risultati secondo la Norma FEMA 274 (USA) ........................... 29 3.3.7 Elaborazione dei risultati secondo il Concrete Society Digest N. 9 (UK) ............. 31 3.3.8 Stima dei valori caratteristici ................................................................................. 35 3.3.9 Stima dei valori caratteristici secondo la Norma FEMA 274 (USA) ..................... 36 3.3.10 Stima dei valori caratteristici secondo il Concrete Society Digest N.UK............ 37
3.4 TABELLE RIEPILOGATIVE............................................................................................ 38
4 VALUTAZIONE DELLA VULNERABILITÀ SISMICA ............ ............................................ 39
4.1 INTRODUZIONE ......................................................................................................... 39 4.2 DESCRIZIONE DELLA STRUTTURA ............................................................................... 44 4.3 MATERIALI................................................................................................................ 49
4.3.1 Calcestruzzo.......................................................................................................... 49 4.3.2 Acciaio da c.a. ...................................................................................................... 49 4.3.3 Muratura ............................................................................................................... 49
4.4 MODELLAZIONE DELLA STRUTTURA ............................................................................ 50 4.4.1 Elementi in cemento armato ................................................................................ 50 4.4.2 Elementi in muratura ............................................................................................ 50 4.4.3 Orizzontamenti ..................................................................................................... 50 4.4.4 Scale .................................................................................................................... 51 4.4.5 Vincoli .................................................................................................................... 51
4.5 ANALISI DEI CARICHI.................................................................................................. 52 4.6 INPUT SISMICO.......................................................................................................... 53 4.7 COMBINAZIONI DI CARICO .......................................................................................... 56 4.8 ANALISI STRUTTURALE .............................................................................................. 57 4.9 ANALISI - I FASE ....................................................................................................... 60 4.9.1 ANALISI ALLO STATO LIMITE DANNO LIMITATO ........................................................ 62
4.10.1 Analisi allo Stato Limite Danno Severo .............................................................. 68 4.11 CONCLUSIONI .............................................................................................................. 69
5 PROPOSTE DI ADEGUAMENTO......................... ...................................................................... 71
5.1 CONTROVENTI DISSIPATIVI INTERNI ............................................................................ 74 5.1.1 Modello semplificato............................................................................................. 79
5.2 TELAIO DISSIPATIVO ESTERNO ................................................................................... 83 5.3 SETTI IN CEMENTO ARMATO....................................................................................... 87
6 CONCLUSIONI .................................................................................................................... 90
7 NORMATIVA E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI .............. .................................................. 91
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1 INTRODUZIONE E CENNI STORICI
L’edificio oggetto dello studio è ubicato nel comune di Corridonia in
provincia di Macerata.
Corridonia vanta legami di continuità con la città romana di Pasulae e con
Mos Ulmi, borgo medioevale. Dell'antica Pausula, città picena, vi è cenno nel
libro De coloniis di Frontino.
Il suo territorio sito nella valle del Chienti, presumibilmente ove oggi sorge
San Claudio, nell'anno 713 di Roma venne assegnato dai Triumviri
Ottaviano, Lepido e Marco Antonio, ai propri veterani reduci dalla guerra
contro Bruto e Cassio, divenendo in tal modo una Colonia Romana.
Dopo i tempi di Teodosio è accennato di Pausula negli atti del Concilio
Romano tenuto dal Pontefice Ilario nel 465 dell'era volgare e al quale prese
parte Claudius Episcopus Pasulanus.
Distrutta in seguito all' invasione dei Goti e dei Longobardi (nel V o VI secolo)
fu ricostruita dai superstiti e denominata Castrum Pausuli - Castello di
Pausula - di cui si trova cenno in pergamene dal 995 al 1229; dopo tale data
non si trova più alcuna notizia sul nome di una città che aveva dominato nella
valle del Chienti come colonia romana e come sede di Diocesi.
Leggeri indizi, tali da far supporre la continuità della vita dell'antica Pausula
nel nuovo centro di Montolmo, si trovano nella storia di questo ultimo.
Ad esempio nel 1256 era sindaco di Montolmo un certo Buonaventura de
Pausula, che doveva essere un luogo o castello incorporato nel territorio di
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Montolmo il cui statuto vietava nell'epoca, la nomina di persone straniere alle
alte cariche cittadine.
Fino al 1303 si ha notizia che una delle porte di Montolmo si denominasse
Possole che, secondo L. Lanzi, deve intendersi come uno storpiamento di
Pausula. Mons Ulmi, di cui si trovano primi accenni nelle pergamene del
1115, dovrebbe il suo nome ad un olmo piantato dai Monaci di Santa Croce
nei pressi della chiesa di Santa Maria in Castello, da loro costruita intorno al
Mille. Attorno tale Chiesa e Castello vennero raggruppandosi le famiglie
sparse del territorio e si formò un borgo denominatosi Monte dell'Olmo.
Rapidamente per i numerosi privilegi accordati dai Pontefici, per la fedeltà
della popolazione e per il trasferimento di ricche famiglie quali gli Ugolini ed i
Nobili, dai vicini castelli di Mogliano, Petriolo, Colbuccaro, il paese divenne
"considerabile" in popolazione, averi e fortificazioni.
Fu scelta per decenni come sede della Curia Generale della Marca stessa.
All'apice della fortuna, nel 1433, schierandosi dalla parte della Chiesa, osò
opporsi con tutto il suo vigore a Francesco Sforza, il quale calò verso il
Chienti espugnando Monte dell'Olmo che restò esposto al saccheggio e alla
crudeltà dei soldati. Fu l'unico paese della Provincia Pontificia che sostenne
con il sangue le ragioni della Santa Sede. Francesco Sforza ne fece una
piazza d'armi e nelle sue vicinanza sconfisse l'esercito della Chiesa facendo
prigioniero il figlio del celebre Niccolò Piccinino.
La venuta degli Sforza segnò l'inizio del decadimento del paese che, afflitto
da molti mali, non è mai risorto dall'antico splendore.
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Nel 1851, per le sue benemenze verso la Chiesa, venne da Pio IX eretto a
città e gli fu restituito il nome di Pausula. Anche il sigillo della comunità venne
modificato: al suo scudo fu aggiunta sopra l'olmo, una fenice risorgente dalle
ceneri. Nel 1931 venne denominata Corridonia, per aver dato le origini a
Filippo Corridoni, sindacalista interventista morto nella trincea delle Frasche il
23 ottobre 1915. Ha una popolazione di 15.242 abitanti ed una superficie di
62 kmq con un’altitudine di circa 261 m.s.l.m.
Confina con Francavilla d'Ete (FM), Macerata, Mogliano, Monte San Giusto,
Monte San Pietrangeli (FM), Morrovalle, Petriolo, Tolentino, Urbisaglia.
______________________________________________________________ 5
2 BREVE STORIA DELL ’EDIFICIO
Il complesso, nato come sede del collegio E.N.A.O.L.I. (Ente Nazionale di
Assistenza agli Orfani dei Lavoratori Italiani), è stato realizzato agli inizi degli
anni ’50 ed è ora sede principalmente dell’Istituto Professionale di Stato “F.
Corridoni” e della scuola elementare “S.Anna” .
Inizialmente era composto solo dagli edifici A1, A2, E ed F, poi in seguito
furono costruiti gli altri corpi di fabbrica.
Esso si compone fondamentalmente di tre blocchi distinti:
1a – la sede dell’I.P.S.I.A per aule didattiche, uffici di presidenza, di
segreteria ecc.;
1a - IPSIA Aule ed uffici
1b - IPSIA Laboratori e palestra
2 -Scuola elementare S.Anna
______________________________________________________________ 6
1b – la sede dell’I.P.S.I.A. per laboratori e palestra;
2 – a sede della scuola elementare “S. Anna”, degli uffici della Direzione
Didattica e dei Servizi Sociali.
Cartolina d’epoca
2.1 LA SEDE DELL’I.P.S.I.A.
Si tratta del blocco maggiormente rappresentativo del complesso.
L’edificio principale (1a), che si sviluppa parallelamente alla sovrastante via
Fonte Murata, presenta quattro livelli praticabili per la quasi totalità della sua
estensione in pianta tranne la parte del fabbricato posta a Nord-Est, cioè
parallelamente alla suddetta strada che presenta soltanto tre livelli.
Il sistema portante di questo corpo di fabbrica è organizzato con struttura
mista costituita da telai in cemento armato, come si evince da alcune foto
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d’epoca fatte durante i lavori che dai rilievi, anche se non collegati in tutte le
direzioni, e muratura portante di mattoni pieni.
Posa prima pietra
Foto durante la costruzione
I solai sono di tipo latero-cementizio e la fondazione è diretta con graticcio di
travi rovesce.
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Gli interventi di modifica e ristrutturazione operati nel tempo sull’edificio sono
i seguenti:
- (1976-1977) Consolidamento di alcuni solai e rinforzo del muro di
sostegno della scarpata a valle della via Fonte Murata. Il consolidamento
dei solai si è reso necessario per il cambio di destinazione d’uso dei locali
da dormitori dell’ex collegio ad aule scolastiche;
- (circa 1985) Realizzazione di un nuovo fabbricato posto nella zona
posteriore centrale dell’edificio principale. Questo nuovo blocco funge
essenzialmente da elemento di comunicazione orizzontale tra i due corpi
laterali e verticale con scale per accesso e vie di fuga;
- (1991-1995) Intervento di ristrutturazione, manutenzione straordinaria,
adeguamento alle norme antincendio, impianto elettrico e abbattimento
delle barriere architettoniche. Nell’ambito di questi lavori sono stati
realizzati un corpo ascensore esterno, posto nell’estremità Sud-Ovest del
fabbricato principale, ad uso dell’I.P.S.I.A. ed un corpo con forma in
pianta ad L, posto alla estremità opposta al precedente, ad uso della
scuola elementare, che contiene un vano ascensori ed un corpo di
collegamento tra l’edificio principale e quello parallelo alla via S. Maria.
L’edificio secondario (1b) contenente i laboratori e la palestra è rimasto
praticamente invariato nel tempo mantenendo la configurazione originale.
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Vista della palesta
Soltanto la palestra ha subito modifiche in quanto in data non accertata ne è
stata cambiata la copertura; attualmente è costituita da travi prefabbricate in
appoggio, con sezione ad X e disposte trasversalmente secondo la luce
corta, sormontate da tegoloni prefabbricati anch’essi poggiati tra trave e
trave.
2.2 CONSIDERAZIONI SULLO STATO DI CONSERVAZIONE STRUTTURALE
Dopo una prima impressione di buona conservazione, essenzialmente
dovuta alla cura con cui le diverse amministrazioni mantengono l’aspetto dei
fabbricati, essi presentano un diverso stato anche da attribuire alla situazione
iniziale dei diversi corpi.
______________________________________________________________ 10
Il corpo A è costituito da due blocchi simmetrici, giuntati in corrispondenza
dell’asse dell’edificio, relativamente regolari.
Il giunto, certamente previsto per le azioni termiche e di ritiro, non è definibile
sismico in quanto ha una ampiezza modesta dell’ordine di qualche
centimetro.
Peraltro, nella parte verso monte, tra i due blocchi, è stato a suo tempo
realizzato un nuovo corpo in cemento armato, dotato teoricamente di giunti
rispetto al nuovo corpo, ma di fatto in aderenza.
Sono presenti nei blocchi originari alcune lesioni, presumibilmente nelle
tamponature, ed alcune nuove lesioni nella parte terminale del blocco più
esterno.
Queste ultime sono da attribuirsi al malfunzionamento della fogna di
smaltimento posta all’esterno dell’edificio all’estremità dell’edificio.
Infatti dopo la riparazione della stessa ci è stato dichiarato dai tecnici
comunali che non vi è stato alcun variazione dello stato fessurativo.
Questo è dovuto al fatto che le fondazioni costituite da travi rovesce, e quindi
superficiali, risentono facilmente dei problemi della perdita delle opere di
smaltimento delle acque.
Pianta Piano Terra
______________________________________________________________ 11
Pianta Piano Tipo
Sezione Trasversale B-B
2.3 CONSIDERAZIONI SUL COMPORTAMENTO SISMICO
Il corpo A, costituito da 2 corpi con giunto di dilatazione non sismico, e da
due modesti corpi ascensori e corridoio, realizzati più di recente (come detto,
quando la zona era stata classificata sismica) ha una struttura relativamente
regolare. L’edificio ha un chiaro organismo strutturale resistente ai carichi
______________________________________________________________ 12
verticali, con pilastri piccoli che hanno l’onere di sopportare solo i carichi
verticali e travi piuttosto grandi generalmente solo nella direzione
perpendicolare all’orditura dei solai.
______________________________________________________________ 13
3 LE INDAGINI ED I CONTROLLI NON DISTRUTTIVI SULL ’EDIFICIO
La definizione delle indagini discende dalla situazione riscontrata dall’esame
preliminare della struttura e dai dati a disposizione, relativi ai fattori che
maggiormente influenzano il comportamento in fase sismica degli edifici
intelaiati in c.a.
3.1 PRESCRIZIONI DI NORMATIVA
Per la calibrazione delle indagini da effettuare sulla struttura si farà
riferimento, oltre alla documentazione di letteratura, alla:
Ordinanza 3274 del 20.03.2003: “Primi elementi in materia di criteri generali
per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche
per le costruzioni in zona sismica” che costituisce la base normativa della
seguente procedura soprattutto per quanto riguarda le: NORME TECNICHE PER
IL PROGETTO, LA VALUTAZIONE E L’ADEGUAMENTO SISMICO DEGLI EDIFICI e
specificatamente il paragrafo 11.2.3. DATI NECESSARI PER LA VALUTAZIONE.
Tra i vari documenti tecnici e normative locali in materia sono state
selezionate le “Linee guida per la valutazione della vulnerabilità sismica degli
edifici strategici e rilevanti” (ottobre 2005) predisposte dalla Regione
Basilicata nell’ambito del “Programma temporale delle verifiche delle opere
strategiche e rilevanti di cui alla OPCM 3274/2003” D.G.R. n. 622 del 14
marzo 2005, D.P.C.M. 6 giugno 2005.
______________________________________________________________ 14
3.2 METODOLOGIE DI INDAGINE SU EDIFICI IN CEMENTO ARMATO
Vista la tipologia strutturale, e la necessità di avere garanzia sulle
caratteristiche di risposta alle azioni orizzontali, particolare attenzione viene
posto nei confronti della valutazione della rigidezza degli orizzontamenti:
“…per la determinazione delle caratteristiche di rigidezza degli
orizzontamenti sono prevedibili ove necessario prove di carico, con martinetti
a doppio effetto e materasso ad acqua. Tali prove consistono
nell’applicazione di un carico, via via crescente, sull'elemento strutturale in
esame e relativa misurazione dei suoi abbassamenti tramite flessimetri
meccanici o elettronici.
Dalla curva carico-deformazione ricavata si individua il carico massimo
applicabile. Queste prove permettono di verificare se le strutture restano in
campo elastico sotto l’azione delle forze esterne applicate. A tal fine è
opportuno realizzare condizioni di carico significative raggiungendo l’intensità
massima attraverso le varie aliquote e lasciando le strutture sotto carico
massimo costante per un periodo di tempo sufficiente a permettere che il
materiale possa deformarsi completamente.
La determinazione degli spostamenti (frecce) e delle tensioni specifiche in
vari punti degli elementi esaminati permette di confrontare il comportamento
effettivo con quello ipotizzato. Da tali prove è anche possibile risalire alla
rigidezza dell’elemento necessaria nella modellazione matematica dell’intera
struttura …”.
______________________________________________________________ 15
I risultati delle verifiche di resistenza degli orizzontamenti presenti nell’edificio
hanno messo in evidenza una situazione di estrema precarietà. La maggior
parte dei solai non risponde ai requisiti minimi di sicurezza dal punto di vista
statico quindi necessitano di un intervento di rinforzo per aumentare la
capacità portante.
3.3 MATERIALI
E’ stata eseguita una campagna di indagini su tutte le componenti
fondamentali dell’edificio per poter valutare la tipologia e le caratteristiche dei
materiali da utilizzare nelle verifiche.
Di seguito vengono riportate le localizzazioni delle indagini in pianta
Ubicazione indagini Piano terra
Ubicazione indagini Piano Primo
______________________________________________________________ 16
Ubicazione indagini Piano Secondo
Ubicazione indagini Piano Terzo
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3.3.1 Murature
Si riportano di seguito le descrizioni dei rilievi e dei saggi svolti durante la
campagna prove sugli elementi murari dell’edificio I.P.S.I.A.
SAGGIO MURATURA N. 1 ZONA 37
LIVELLO 2 RIFERIMENTO 103-104/A1
ELEMENTO Muro
esterno SPESSORE LORDO (cm) 44.00
DESCRIZIONE
Muratura in mattoni pieni a 3 teste, con rivestimento esterno in cortina di spessore 4 cm ed intonaco interno di spessore 2 cm. Il parapetto al di sotto della finestra è realizzato in muratura di mattoni pieni ad una testa (sp. 14 cm). Sul pannello murario si è proceduto al prelievo di 3 mattoni ed all'esecuzione di una serie di prove penetrometriche sulle malte.
SAGGIO MURATURA N. 2 ZONA 26
LIVELLO 3 RIFERIMENTO 79-80/A1
ELEMENTO Muro
esterno SPESSORE LORDO (cm) 45.00
DESCRIZIONE
Muratura in mattoni pieni a 3 teste, con intonaco di spessore 2 cm su entrambi i paramenti. Sul pannello murario si è proceduto all'esecuzione di una serie di prove penetrometriche sulle malte.
SAGGIO MURATURA N. 3 ZONA 28
LIVELLO 3 RIFERIMENTO 101-102/A1
ELEMENTO Muro esterno SPESSORE LORDO (cm) 48.00
DESCRIZIONE Muratura in mattoni pieni a 3 teste, con intonaco di spessore 3 cm su entrambi i paramenti. Sul pannello murario si è proceduto all'esecuzione di una serie di prove penetrometriche sulle malte.
______________________________________________________________ 18
SAGGIO MURATURA N. 4 ZONA 131
LIVELLO 3 RIFERIMENTO 93-94/A1
ELEMENTO Muro
esterno SPESSORE LORDO (cm) 45.00
DESCRIZIONE Muratura in mattoni pieni a 3 teste, con intonaco di spessore 3 cm su entrambi i paramenti. Sul pannello murario si è proceduto al prelievo di 3 mattoni.
SAGGIO MURATURA N. 5 ZONA 132
LIVELLO 4 RIFERIMENTO 101-102/A1
ELEMENTO Muro
esterno SPESSORE LORDO (cm) 45.00
DESCRIZIONE
Muratura in mattoni pieni a 3 teste, con intonaco di spessore 3 cm su entrambi i paramenti. Sul pannello murario si è proceduto al prelievo di 3 mattoni.
SAGGIO MURATURA N. 6 ZONA 52
LIVELLO 1 RIFERIMENTO 86-87/A2
ELEMENTO Muro
esterno SPESSORE LORDO (cm) 48.00
DESCRIZIONE
Muratura in mattoni pieni a 3 teste, con rivestimento esterno in cortina di spessore 4 cm ed intonaco interno di spessore 2 cm. Sul pannello murario si è proceduto al prelievo di1 mattone, di 1 campione di malta ed all'esecuzione di una serie di prove penetrometriche sulle malte.
______________________________________________________________ 19
SAGGIO MURATURA N. 7 ZONA 3
LIVELLO 1
RIFERIMENTO 35bis-36bis/A2
ELEMENTO Muro
esterno SPESSORE LORDO (cm) 48.00
DESCRIZIONE
Muratura in mattoni pieni a 3 teste, con intonaco di spessore 3 cm su entrambi i paramenti. Sul pannello murario si è proceduto al prelievo di 3 mattoni.
SAGGIO MURATURA N. 7 ZONA 3
LIVELLO 1 RIFERIMENTO 71-72/A2
ELEMENTO Muro
esterno SPESSORE LORDO (cm) 49.00
DESCRIZIONE
Muratura in mattoni pieni a 3 teste, con intonaco di spessore 3 cm su entrambi i paramenti. Sul pannello murario si è proceduto all'esecuzione di una serie di prove penetrometriche sulle malte.
3.3.2 Valori caratteristici delle grandezze meccaniche
Si riportano di seguito i dati relativi alla resistenza media a compressione
(valutata in direzione verticale) ottenuti attraverso prove di compressione
effettuate su otto provini (mattoni) prelevati in situ.
PROVA DI COMPRESSIONE – RESISTENZA MEDIA
Saggio Rm (N/mm2) 1 18.30 2 19.40 3 22.60 4 26.40 5 27.30 6 28.00 7 28.70 8 30.10
______________________________________________________________ 20
Sulla base di tali valori è possibile stabilire la resistenza caratteristica a
compressione degli elementi pieni in laterizio, secondo O.P.C.M. 3274/2003,
p.to 11.9.2, del quale si riporta uno stralcio.
11.9.2. RESISTENZA CARATTERISTICA A COMPRESSIONE NELLA
DIREZIONE DEI CARICHI VERTICALI
La resistenza caratteristica a compressione nella direzione dei carichi
verticali degli elementi è dichiarata dal produttore utilizzando la norma UNI
EN 772-1 su un numero di campioni superiore o uguale a 6, sottoposti a
prove che, per elementi di Categoria II, saranno eseguiti presso un
laboratorio di cui all’art. 59 del DPR n. 380/2001, con periodicità di prova
almeno annuale.
Nel caso venga utilizzato un numero di campioni pari a 30, la resistenza
caratteristica viene ricavata mediante la seguente formula:
fbk = fbm – 1,64 s
nella quale è:
fbm = la media aritmetica delle resistenze unitarie dei campioni;
s = lo scarto quadratico medio.
Nel caso in cui il numero n dei campioni sia compreso tra 10 e 29 il
coefficiente moltiplicatore di s assume convenzionalmente i valori k di cui alla
seguente Tabella 11.9.III.
Tabella 11.9.III
n 10 12 16 20 25 k 2.13 2.06 1.98 1.93 1.88
______________________________________________________________ 21
In entrambi i casi sopra riportati e qualora il valore s calcolato risultasse
inferiore a 0,08 fbm si deve introdurre nella formula questo ultimo valore.
Qualora il valore di s/fbm risultasse superiore a 0,2 il valore della resistenza
fbk deve essere considerato non accettabile.
Nel caso infine in cui la prova venga effettuata su un numero di campioni
compreso fra 6 e 9 la resistenza caratteristica viene assunta pari al minimo
dei seguenti due valori:
a) 0.7 fbm (N/mm2);
b) il valore minimo della resistenza unitaria del singolo campione.
Poiché il numero di campioni a disposizione risulta compreso tra 6 e 9 il
valore della resistenza caratteristica a compressione sarà scelto come il
minore tra 0,70 fbm e il valore minimo della resistenza unitaria del singolo
campione.
RESISTENZA CARATTERISTICA A COMPRESSIONE DEGLI
ELEMENTI PIENI IN LATERIZIO Resistenza media a compressione fbm (N/mm2) 25.10 0,70 fbm (N/mm2) 17.57 Valore minimo della resistenza unitaria del singolo campione (N/mm2) 18.30 Resistenza caratteristica a compressione degli elem enti pieni in laterizio fbk (N/mm 2)
17.57
Vengono di seguito riportati i valori relativi alle prove penetrometriche
eseguite sulle malte:
PROVA PENETROMETRICA SULLE MALTE – RESISTENZA MEDIA Saggio f1m (N/mm2)
1 0.60 2 0.70 3 0.60 4 0.50 5 0.60
______________________________________________________________ 22
6 0.60 7 0.50 8 0.40 9 0.40 10 0.40 11 0.50 12 0.40
Il valore medio della resistenza della malta risulta pertanto pari a 0.52.
Noto il valore della resistenza caratteristica a compressione degli elementi
resistenti fbk e note le caratteristiche della malta, è possibile stabilire il valore
della resistenza caratteristica a compressione della muratura, attraverso la
seguente tabella:
VALORE DELLA RESISTENZA CARATTERISTICA A COMPRESSIONE
fk (N/mm2) PER MURATURE CON ELEMENTI ARTIFICIALI PIENI O SEMIPIENI E GIUNTI DI MALTA DELLO SPESSORE DI 5÷15 MM
Malta Resistenza caratteristica a compressione
dell’elemento fbk (N/mm2)
M15 M10 M5 M2,5
2.0 1.2 1.2 1.2 1.2 3.0 2.2 2.2 2.2 2.0 5.0 3.5 3.4 3.3 3.3 7.5 5.0 4.5 4.1 3.5
10.0 6.2 5.3 4.7 4.1 15.0 8.2 6.7 6.0 5.1 20.0 9.7 8.0 7.0 6.1 30.0 12.0 10.0 8.6 7.2 40.0 14.3 12.0 10.4 -
Attraverso un’operazione di regressione lineare, (essendo il valore della
resistenza media delle malte inferiore al limite di 2,50 N/mm2) è stato
calcolato il seguente valore di resistenza a compressione per le murature:
2175
mm
Nf k .=
______________________________________________________________ 23
Sulla base di tale valore è ora possibile calcolare il valore della resistenza
caratteristica a taglio della muratura in assenza di carichi verticali fvko,
attraverso la seguente tabella:
RESISTENZA CARATTERISTICA A TAGLIO DELLA MURATURA IN
ASSENZA DI CARICHI VERTICALI fvko Resistenza caratteristica a
compressione degli elementi fbk (N/mm2)
Malta tipo fvko
≤ 15 ≤ M15 0.20 ≥ 15 ≥ M15 0.30
Tenendo conto delle caratteristiche alquanto scadenti della malta si è ritenuto
opportuno adottare per le murature piene un valore di fvko pari a 0.20, mentre
per le murature realizzate in laterizi forati un valore di fvko pari a 0.10 (per
tener maggiormente conto dei vuoti).
3.3.3 Acciaio
Vengono di seguito riportati i dati relativi alle prove di trazione e di
piegamento al mandrino eseguiti su quattro campioni di barre d’armatura
prelevate dagli elementi strutturali (uno per ciascun piano dell’edificio così
come prescritto dall’O.P.C.M. 3274/2003).
RISULTATI DELLE PROVE SULLE BARRE D’ARMATURA
Prova di Trazione Prova di
Piegamento Provino
Diametro* (mm) A5
(%) fy
(N/mm2) ft
(N/mm2) ft/fy
Mandrino (mm)
Esito
P1 16 25.50 299.84 386.15 1.29 48 Positivo P2 10 28.80 360.04 470.06 1.31 32 Positivo P3 12 43.83 325.86 412.51 1.27 32 Positivo P4 12 40.00 283.15 428.62 1.51 32 Positivo
*diametro barra equipesante in tondo liscio
______________________________________________________________ 24
In assenza di un numero significativo di campioni necessari per una
caratterizzazione statistica delle grandezze meccaniche delle barre d’acciaio,
si effettuerà nel seguito un confronto tra i valori a disposizione e le limitazioni
riportate, per le barre lisce, sul D.M. 14 febbraio 1992 – “Norme tecniche per
il calcolo, l’esecuzione e il collaudo delle strutture in conglomerato cementizio
armato normale e precompresso”, p.to 2.2.2, del quale viene riportato uno
stralcio:
Acciai in barre tonde lisce. Le barre di acciaio tonde lisce devono possedere
le proprietà indicate nel successivo prospetto 1-I.
PROSPETTO 1-I
Tipo di acciaio FeB 22 k Fe B 32 k Tensione caratteristica di snervamento fyk (N/mm2) ≥ 215 ≥ 315
Tensione caratteristica di rottura ftk (N/mm2) ≥ 335 ≥ 490 Allungamento A5 (%) ≥ 24 ≥ 23
Piegamento a 180° su mandrino di diametro D 2 ∅ 3 ∅ Si devono usare barre di diametro compreso tra 5 e 30 mm.
Da un rapido confronto è immediato stabilire come i valori ottenuti dalle prove
sui campioni prelevati non soddisfino le limitazioni imposte per l’acciaio
FeB32 k, mentre, al contrario risultino verificate le limitazioni imposte per
l’acciaio FeB22 k. Ne consegue, dunque, l’identificazione dell’acciaio per le
barre di armatura utilizzate nell’edificio I.P.S.I.A. come FeB 22 k , e pertanto
si assumeranno come valori caratteristici delle grandezze meccaniche gli
usuali valori riportati sulle Normative.
______________________________________________________________ 25
3.3.4 Calcestruzzo
Profondità di carbonatazione
Si riportano di seguito le indicazioni rilevate a seguito della misurazione della
profondità di carbonatazione eseguita mediante l’applicazione della
fenolftaleina sulle carote prelevate dall’edificio.
CAROTA N. 1
Zona 40 Livello 1
Riferimento 48/A1 Elemento Pilastro
Altezza carota (mm) 120 Diametro carota (mm) 100
Carbonataz. minima (mm) 17.00
Carbonataz. massima (mm) 25.00
CAROTA N. 2 Zona 45 Livello 1
Riferimento 66-67/A1 Elemento Parete c.a.
Altezza carota (mm) 220 Diametro carota (mm) 100
Carbonataz. minima (mm) 140
Carbonataz. massima (mm) 140
CAROTA N. 3 Zona 48 Livello 1
Riferimento 35/A2 Elemento Pilastro
Altezza carota (mm) 160 Diametro carota (mm) 100
Carbonataz. minima (mm) 0.00
Carbonataz. massima (mm) 0.00
______________________________________________________________ 26
CAROTA N. 4 Zona 20 Livello 2
Riferimento 68/A1 Elemento Pilastro
Altezza carota (mm) 110 Diametro carota (mm) 100
Carbonataz. minima (mm) 0.00
Carbonataz. massima (mm) 0.00
CAROTA N. 5 Zona 1 Livello 2
Riferimento 6/A3 Elemento Pilastro
Altezza carota (mm) 135 Diametro carota (mm) 100
Carbonataz. minima (mm) 10
Carbonataz. massima (mm) 13
CAROTA N. 6 Zona 15 Livello 2
Riferimento 77/A2 Elemento Pilastro
Altezza carota (mm) 150 Diametro carota (mm) 100
Carbonataz. minima (mm) 30 Carbonataz. massima (mm) 43
CAROTA N. 7 Zona 81 Livello 4
Riferimento 72/A2 Elemento Pilastro
Altezza carota (mm) 210 Diametro carota (mm) 100
Carbonataz. minima (mm) 170
Carbonataz. massima (mm) 170
______________________________________________________________ 27
CAROTA N. 8 Zona 11 Livello 2
Riferimento 22b/A2 Elemento Pilastro
Altezza carota (mm) 170 Diametro carota (mm) 100
Carbonataz. minima (mm) 22
Carbonataz. massima (mm) 40.00
CAROTA N. 9 Zona 19 Livello 2
Riferimento 48/A1 Elemento Pilastro
Altezza carota (mm) 135 Diametro carota (mm) 100
Carbonataz. minima (mm) 20
Carbonataz. massima (mm) 40
CAROTA N. 10 Zona 83 Livello 3
Riferimento 32/A2 Elemento Pilastro
Altezza carota (mm) 210 Diametro carota (mm) 100
Carbonataz. minima (mm) 0.00
Carbonataz. massima (mm) 20
CAROTA N. 11 Zona 5 Livello 2
Riferimento 40-41/A1 Elemento Pilastro
Altezza carota (mm) 160 Diametro carota (mm) 100
Carbonataz. minima (mm) 35
Carbonataz. massima (mm) 60
______________________________________________________________ 28
CAROTA N. 12 Zona 72 Livello 4
Riferimento 43/A1 Elemento Pilastro
Altezza carota (mm) 160 Diametro carota (mm) 100
Carbonataz. minima (mm) 0.00
Carbonataz. massima (mm) 0.00
CAROTA N. 13 Zona 70 Livello 4
Riferimento 64/A1 Elemento Pilastro
Altezza carota (mm) 150 Diametro carota (mm) 100
Carbonataz. minima (mm) 13
Carbonataz. massima (mm) 16
3.3.5 Valori caratteristici delle grandezze meccaniche
Si riportano di seguito i dati relativi alla resistenza cilindrica a compressione
ottenuti attraverso prove di compressione effettuate su undici carote
prelevate in situ. I dati relativi alla carota n. 2 e n. 5 non sono stati riportati nel
primo caso per evidente deterioramento della carota in fase di prelievo e nel
secondo caso per problemi verificatisi durante la prova.
RESISTENZA CILINDRICA A COMPRESSIONE DELLE CAROTE Dimensioni provino
Carota d (mm) h (mm)
fcar (N/mm2) Tipo di rottura
1 94.0 86.5 16.2 4 3 94.1 124.8 7.6 4 4 94.3 127.0 19.7 5 6 94.2 142.9 14.9 4 7 94.1 137.9 2.9 4 8 94.0 110.2 3.4 4 9 94.2 129.4 9.6 4 10 94.2 126.9 7.0 3-4
11 94.1 146.4 5.0 -
______________________________________________________________ 29
12 94.1 146.4 5.7 4 13 94.2 126.7 2.8 3-4
TIPOLOGIE DI ROTTURA Tipologia di rottura Descrizione
1 Bipiramidale 2 Sfaldamento piramidale 3 Obliqua piramidale 4 Sgretolamento 5 Sgretolamento non ottimale
In prima analisi è stata valutata la resistenza media del calcestruzzo, senza
apportare nessuna correzione ai valori riscontrati nelle prove:
2
,
62.811
80.94
mm
N
n
ff n
icar
m ===∑
3.3.6 Elaborazione dei risultati secondo la Norma FEMA 274 (USA)
Come è noto la resistenza a compressione valutata sulle carote attraverso la
prova di compressione risulta differente rispetto alla medesima resistenza in-
situ. Per poter convertire la resistenza ottenuta sulle singole carote fcar,i nella
resistenza equivalente in-situ fcis,i, la Norma statunitense FEMA 274 fornisce
la seguente relazione:
( ) icardmcrdiadhicis fFFFFFf ,/, ⋅⋅⋅⋅=
dove i primi tre coefficienti riportati nella relazione servono a correggere la
resistenza delle carote estratte per ottenere resistenze su campioni cilindrici
di diametro 100 mm, rapporto altezza diametro h/d pari a 2 e prive di
armatura, mentre gli ultimi due coefficienti portano in conto le differenze tra le
condizioni della carota e quelle del calcestruzzo nella struttura.
Più esplicitamente si ha che:
______________________________________________________________ 30
• Fh/d è il coefficiente correttivo relativo al rapporto h/d, che assume i valori
riportati nella seguente tabella:
COEFFICIENTE Fh/d Rapporto h/d Fh/d
1,00 0,87 1,25 0,93 1,50 0,96 1,75 0,98 2,00 1,00
• Fdia è il coefficiente correttivo relativo al diametro d, che assume i valori
riportati nella seguente tabella:
COEFFICIENTE Fdia
Diametro (mm) Fdia 50 1.06 100 1.00 150 0.98
• Fdia è il coefficiente correttivo relativo alla presenza di armature incluse
nella carota, che assume i valori riportati nella seguente tabella:
COEFFICIENTE Fr
Numero ferri di armatura Fr
0 1.00 1 1.08 2 1.13
• Fmc è il coefficiente correttivo che porta in conto l’effetto del contenuto di
umidità nella carota al momento della prova, che assume i valori riportati
nella seguente tabella:
COEFFICIENTE Fmc Condizioni di umidità
della carota Fmc
Satura d’acqua 1.09 Completam. asciutta 0.96
______________________________________________________________ 31
• Fd è il coefficiente correttivo che tiene conto dell’effetto di
rimaneggiamento dovuto all’estrazione della carota ed è pari a 1.06.
Sulla base di tali coefficienti è possibile apportare le necessarie correzioni ai
valori determinati durante le prove di schiacciamento:
CORREZIONE DELLE RESISTENZE DELLE CAROTE SECONDO
FEMA 274
Carota d
(mm) h/d Fh/d Fdia Fr Fmc Fd fcar
(N/mm2) fcis
(N/mm2) 1 94.00 0.92 0.85 1.0072 1.00 0.96 1.06 16.20 15.12 3 94.10 1.33 0.9391 1.0071 1.00 0.96 1.06 7.60 7.83 4 94.30 1.35 0.9416 1.0068 1.00 0.96 1.06 19.70 20.36 6 94.20 1.52 0.9614 1.0070 1.00 0.96 1.06 14.90 15.72 7 94.10 1.47 0.9559 1.0071 1.00 0.96 1.06 2.90 3.04 8 94.00 1.17 0.9114 1.0072 1.00 0.96 1.06 3.40 3.40 9 94.20 1.32 0.9385 1.0070 1.00 0.96 1.06 9.60 9.89 10 94.20 1.35 0.9417 1.0070 1.00 0.96 1.06 7.00 7.23 12 94.10 1.56 0.9645 1.0071 1.00 0.96 1.06 5.00 5.29
13 94.10 1.56 0.9645 1.0071 1.00 0.96 1.06 5.70 6.03
Sulla base di tali valori è stata valutata la resistenza cilindrica media del
calcestruzzo:
2
,
80.811
82.96
mm
N
n
ff n
icar
cm ===∑
3.3.7 Elaborazione dei risultati secondo il Concrete Society Digest N. 9 (UK)
Il Concrete Society Digest N. 9 (Gran Bretagna) consente anch’esso la
correzione dei valori di resistenza cilindrica ma anche la conversione
immediata in resistenza cubica. Anche in questo caso occorre determinare
alcuni coefficienti correttivi:
______________________________________________________________ 32
• Coefficiente C di correzione per il rapporto h/d; tale coefficiente consente
la conversione della resistenza cilindrica in resistenza cubica; per la
determinazione di C si fa riferimento alle seguenti relazioni:
verticaleinperforate carote per .
eorizzontal inperforate carote per .
.
λ
λ
151
23
151
52
+=
+=
C
C
dove λ è il rapporto altezza diametro h/d della carota. E’ possibile
visualizzare le precedenti relazioni nel seguente grafico:
Coefficiente correttivo C
0.90
0.95
1.00
1.05
1.10
1.15
1.20
1.25
1.30
1.00 1.10 1.20 1.30 1.40 1.50 1.60 1.70 1.80 1.90 2.00
Coefficiente correttivo C
Rap
po
rto
l
Perforazione orizzontale
Perforazione verticale
• Coefficiente C2 di correzione per tener conto dell’eventuale presenza di
barre di armatura all’interno della carota, calcolato secondo le seguenti
relazioni:
______________________________________________________________ 33
barre due contengono che caroteper Ld
50.100.1
barra sola una contengono che caroteper L
d50.100.1
barra sola una contengono che caroteper 00.1C
2
2
2
∑
+=
+=
=
c
r
c
r
C
C
φφ
φφ
dove:
- φφφφr è il diametro delle barre
- φφφφc è il diametro della carota
- d è la distanza dell’asse della barra dalla base più vicina della carota
- L è la lunghezza della carota
• Coefficiente C3 di correzione per tener conto delle condizioni di
stagionatura del calcestruzzo. Tale coefficiente può essere desunto dal
seguente grafico:
dove:
______________________________________________________________ 34
- la curva 1 rappresenta la stagionatura in acqua
- la curva 2 rappresenta la stagionatura con il calcestruzzo protetto
dalla perdita d’acqua
- la curva 3 rappresenta la stagionatura con il calcestruzzo protetto
dalla perdita d’acqua per 12 giorni e successivamente lasciato
asciugare in aria
- la curva 4 rappresenta la stagionatura con il calcestruzzo protetto
dalla perdita d’acqua per 5 giorni e successivamente lasciato
asciugare in aria
- la curva 5 rappresenta la stagionatura con il calcestruzzo lasciato
asciugare all’aria
• Coefficiente C4 di correzione che tiene conto dell’eventuale eccessiva
presenza di vuoti (definita rispetto a un calcestruzzo di densità normale
da determinare mediante pesatura delle carote). Tale coefficiente può
essere determinato attraverso la seguente tabella:
FATTORE DI CORREZIONE C4 Vuoti in eccesso
(%) Coefficiente C4
0.00 1.00 0.50 1.04 1.00 1.08 1.50 1.13 2.00 1.18 2.50 1.23 3.00 1.28 3.50 1.33 4.00 1.39 4.50 1.45 5.00 1.51
______________________________________________________________ 35
Sulla base di tali coefficienti è possibile apportare le necessarie correzioni ai
valori determinati durante le prove di schiacciamento e determinare i
corrispondenti valori delle resistenze cubiche Rc, avendo ipotizzato, come
facilmente prevedibile, una stagionatura del calcestruzzo in aria:
RESISTENZE CUBICHE DELLE CAROTE SECONDO CONCRETE SOCIETY DIGEST N. 9
Carota λ C C2 C3 C4 fcar
(N/mm2) fcis
(N/mm2) 1 0.92 0.97 1.00 0.60 1.00 16.20 26.09 3 1.33 1.11 1.00 0.60 1.00 7.60 14.05 4 1.35 1.11 1.00 0.60 1.00 19.70 36.60 6 1.52 1.16 1.00 0.60 1.00 14.90 28.75 7 1.47 1.15 1.00 0.60 1.00 2.90 5.54 8 1.17 1.06 1.00 0.60 1.00 3.40 6.02 9 1.32 1.11 1.00 0.60 1.00 9.60 17.72 10 1.35 1.11 1.00 0.60 1.00 7.00 13.01 11 1.56 1.17 1.00 0.60 1.00 5.00 9.72 12 1.56 1.17 1.00 0.60 1.00 5.70 11.08 13 1.35 1.11 1.00 0.60 1.00 2.80 5.20
Sulla base di tali valori è stata valutata la resistenza cubica media del
calcestruzzo:
2
,
80.1511
79.173mm
N
n
RR n
icar
cm ===∑
3.3.8 Stima dei valori caratteristici
Se il numero dei campioni estratti è maggiore o uguale a 15, la resistenza
caratteristica (cubica o cilindrica) è il valore inferiore tra:
4
481
+==
min,ck,2
ck,1
c
cm
ff
s.-ff
dove:
• fcm è la resistenza media valutata sui campioni estratti opportunamente
corretti
______________________________________________________________ 36
• fc,min è il valore minimo della resistenza opportunamente corretta valutata
sui provino estratti
• s è lo scarto quadratico medio
Se la numerosità dei campioni è compresa tra 4 e 14 la resistenza
caratteristica è il valore inferiore tra:
4min,ck,2
ck,1
+==
c
cm
ff
k-ff
dove il coefficiente k è determinabile attraverso la seguente tabella:
COEFFICIENTE k
Numero di campioni Coefficiente k 4÷6 6 7÷9 5
10÷14 4
3.3.9 Stima dei valori caratteristici secondo la Norma FEMA 274 (USA)
Sulla base delle precedenti considerazioni e dei valori determinati nel
paragrafo 3.2.1 è possibile stimare la resistenza caratteristica cilindrica a
compressione del calcestruzzo.
Il numero dei campioni disponibili è pari a 11, pertanto verrà utilizzato un
coefficiente k pari a 4.
RESISTENZA CARATTERISTICA CILINDRICA
SECONDO FEMA 274 Resistenza cilindrica media fcm (N/mm2) 8.80 Resistenza cilindrica minima fc,min (N/mm2) 2.89 fck,1 (N/mm2) 4.80 fck,2 (N/mm2) 6.89 Resistenza caratteristica cilindrica f ck (N/mm 2) 4.80
______________________________________________________________ 37
3.3.10 Stima dei valori caratteristici secondo il Concrete Society Digest N.UK
Sulla base delle precedenti considerazioni e dei valori determinati nel
paragrafo 3.2.2 è possibile stimare la resistenza caratteristica cubica a
compressione del calcestruzzo.
Il numero dei campioni disponibili è pari a 11, pertanto verrà utilizzato un
coefficiente k pari a 5.
RESISTENZA CARATTERISTICA CUBICA SECONDO CONCRETE SOCIETY DIGEST N. 9 Resistenza cubica media Rcm (N/mm2) 15.80 Resistenza cubica minima Rc,min (N/mm2) 5.20 Rck,1 (N/mm2) 11.80 Rck,2 (N/mm2) 9.20 Resistenza caratteristica cubica R ck (N/mm 2) 9.20
______________________________________________________________ 38
3.4 TABELLE RIEPILOGATIVE
CARATTERISTICHE DEL CALCESTRUZZO Resistenza caratteristica cubica a compressione Rck (N/mm2): 9.20 Modulo di elasticità longitudinale Ec (N/mm2): 17843.82 Coefficiente di Poisson : 0.20 Modulo di elasticità trasversale G (N/mm2): 7434.92 Densità (kN/m3): 2.40 Peso specifico (kN/m3): 23.56
CARATTERISTICHE DELL’ACCIAIO Classe dell’acciaio: FeB 22 k Resistenza caratteristica di snervamento fyk (N/mm2): 215.00 Modulo di elasticità longitudinale Es (N/mm2): 200000
CARATTERISTICHE DELLE MURATURE PIENE Resistenza caratteristica a compressione fk (N/mm2): 5.17 Resistenza caratteristica a taglio della muratura in assenza di carichi verticali fvko (N/mm2): 0.20
Modulo di elasticità longitudinale E (N/mm2): 5173.55 Densità (kN/m3): 1.7 Peso specifico (kN/m3): 18
CARATTERISTICHE DELLE MURATURE IN LATERIZIO FORATO
Resistenza caratteristica a compressione fk (N/mm2): 1.80 Resistenza caratteristica a taglio della muratura in assenza di carichi verticali fvko (N/mm2): 0.10
Modulo di elasticità longitudinale E (N/mm2): 1800 Densità (kN/m3): 0.80 Peso specifico (kN/m3): 11
______________________________________________________________ 39
4 VALUTAZIONE DELLA VULNERABILITÀ SISMICA
4.1 INTRODUZIONE
La vulnerabilità sismica consiste nella valutazione della propensione di
persone, beni o attività a subire danni al verificarsi dell'evento sismico. Essa
misura da una parte la perdita o la riduzione di efficienza, dall'altra la
capacità residua a svolgere e assicurare le funzioni che il sistema territoriale
nel complesso normalmente esplica a regime. Nell'ottica di un analisi
completa della vulnerabilità si pone il problema di individuare non solo i
singoli elementi che possono collassare sotto l'impatto del sisma, ma di
individuare e quantificare gli effetti che il loro collasso determina sul
funzionamento del sistema territoriale.
Le componenti che concorrono alla definizione del concetto di vulnerabilità
possono essere distinte in:
- Vulnerabilità diretta, definita in rapporto alla propensione del singolo
elemento fisico semplice o complesso a subire collasso (ad esempio
la vulnerabilita' di un edificio, di un viadotto, o di un insediamento).
- Vulnerabilità indotta, definita in rapporto agli effetti di crisi
dell'organizzazione del territorio generati dal collasso di uno degli
elementi fisici (ad esempio la crisi del sistema di trasporto indotto
dall'ostruzione di una strada).
- Vulnerabilità differita, definita in rapporto agli effetti che si
manifestano nelle fasi successive all'evento e alla prima emergenza
e tali da modificare il comportamento delle popolazioni insediate (ad
______________________________________________________________ 40
esempio il disagio della popolazione conseguente alla riduzione della
base occupazionale per il collasso di stabilimenti industriali).
L’attività di studio della vulnerabilità del patrimonio edilizio ricade nel contesto
di quella diretta.
La vulnerabilità sismica di un edificio è definita come quel descrittore
sintetico delle caratteristiche strutturali che consente di spiegare un certo
grado di danno per un dato livello di azione e può essere quindi considerata
come una misura della maggiore o minore propensione dell'edificio stesso a
subire danni per effetto di un terremoto di assegnate caratteristiche.
La vulnerabilità sismica di un edificio può essere definita come il suo
comportamento descritto attraverso una legge causa-effetto, in cui la causa è
il terremoto e l'effetto è il danno.
Considerando l'iterazione tra l'azione sismica e il comportamento degli edifici
(indipendentemente da fattori legati all'esposizione) il danno fisico D può
essere definito come una funzione formale dell'azione sismica A e della
vulnerabilità V:
D = A x V
Per essere effettiva la vulnerabilità deve essere espressa da un numero;
sono quindi necessari due parametri per misurare da un lato l'azione sismica
e dall'altro il danno.
Per il parametro dell'azione sismica, una scelta immediata è quella
dell'intensità macrosismica I che presenta come vantaggio fondamentale la
grande disponibilità di dati forniti dalla sismicità storica. Anche se questo
permette statistiche basate su un grande numero di tipologie edilizie, non è
______________________________________________________________ 41
possibile utilizzare l'intensità macrosismica come dato di ingresso per la
stima del danno usando l'analisi strutturale. Un'altra possibile scelta è
ricercare un parametro direttamente connesso al movimento del suolo in un
determinato luogo; utilizzando ad esempio l'accelerazione di picco al suolo si
ha un minore supporto di dati perché il numero di terremoti recenti per cui
sono disponibili registrazioni strumentali unitamente ad una stima dei danni
provocati, è molto limitato. D'altra parte questo parametro ha un chiaro
significato meccanico per comprendere il comportamento degli edifici
sottoposti all'azione sismica.
La scelta del parametro del danno presenta maggiori problemi. Alcune
proposte includono stime economiche dei costi di ricostruzione rispetto ai
costi di edificazione di un nuovo edificio similare, valori discreti corrispondenti
ad arbitrari stati di danneggiamento - leggero, medio, grave - in un approccio
simile alle scale di intensità macrosismica.
Esistono vari metodi di stima della classificazione della vulnerabilità sismica
tra cui:
- Metodi meccanici: le previsioni del danno sono formulate in base a calcoli
analitici della risposta sismica dell'edificio e dello stato tensionale e
deformativo che le corrisponde (metodo che useremo per lo studio della
vulnerabilità dell’Ipsia di Corridonia). La misura dell'azione sismica è
espressa dall'accelerazione massima al suolo o da analoghe grandezze
utilizzabili come input per tecniche numeriche mentre la misura del danno è
quantificata da variabili meccaniche. L'attendibilità di questi metodi è quella
______________________________________________________________ 42
ordinaria delle analisi strutturali applicate alle costruzioni esistenti, recenti ed
antiche.
- Metodi Tipologici: la previsione di danno si fonda sull'identificazione
nell'edificio di un numero più o meno grande di indicatori di vulnerabilità,
consistenti in elementi tipologici, morfologici, dimensionali, materiali. La
misura dell'azione sismica è di tipo macrosismico mentre quella del danno o
è macrosismica oppure è basata sui costi.
I metodi tipologici si basano sulla definizione di classi di edifici caratterizzate
da indicatori tipologici o funzionali ad esempio murature in pietra o solai in
legno. Ad ogni classe è associabile una curva di vulnerabilità o una matrice
di probabilità di danno; la verifica delle ipotesi formulate in sede di
costruzione delle curve di vulnerabilità o delle matrici di danno è affidata
all'elaborazione statistica dei danni causati dai terremoti passati agli edifici
(analisi a posteriori). In questo modo assegnando un edificio ad una certa
classe gli si assegna automaticamente la curva di vulnerabilità, o la matrice
di probabilità di danno, che competono alla classe.
- Metodi Semeiotici: si basano sulla possibilità di attribuire ad ogni edificio un
indice di vulnerabilità e cioè un numero v che viene determinato secondo
certe regole sulla base di indicatori non più interpretati con significato
tipologico ma come sintomi di una idoneità a sopportare i terremoti (ad
esempio l'efficienza dei collegamenti, la resistenza dei materiali, la regolarità
morfologica); in un secondo tempo si associa ad ogni valore dell'indice di
vulnerabilità una curva di vulnerabilità o una matrice di probabilità di danno.
Normalmente l'indice di vulnerabilità è calcolato in funzione di indici parziali
______________________________________________________________ 43
corrispondenti a ciascun indicatore ed attribuibili a seguito di esami qualitativi
dell'edificio.
La valutazione della vulnerabilità sismica è quindi un processo dalle
molteplici sfaccettature che difficilmente risulta generalizzabile in maniera
particolare nel campo delle strutture esistenti. Infatti ogni opera presenta
delle caratteristiche peculiari che la rendono un caso a sé stante.
Si tratta quindi di stabilire se un edificio è in grado o meno di resistere alla
combinazione sismica di progetto definita dalla normativa che prevede due
Stati Limite:
- SL di Danno Severo (DS): la struttura presenta danni importanti, con
significative riduzioni di resistenza e rigidezza laterali. Gli elementi
non strutturali sono danneggiati ma senza espulsione di tramezzi e
tamponature. Data la presenza di deformazioni residue la riparazione
dell’edificio risulta in genere economicamente non conveniente;
- SL di Danno Limitato (DL): i danni alla struttura sono di modesta
entità senza significative escursioni in campo plastico. Resistenza e
rigidezza degli elementi portanti non sono compromesse e non sono
necessarie riparazioni. Gli elementi non strutturali presentano
fessurazioni diffuse suscettibili di riparazioni di modesto impegno
economico. Le deformazioni residue sono trascurabili..
In conseguenza di ciò è necessario a conclusione del processo di
valutazione sismica produrre dei coefficienti di rischio sismico, uno relativo
all’evento sismico con probabilità di superamento del 50% in 50 anni (αe),
Danno Limitato ed uno relativo all’evento sismico con probabilità di
______________________________________________________________ 44
superamento del 10% in 50 anni (αu), Danno Severo, definiti dalla seguente
relazione:
αe= PGADL/PGA50%
αu= PGADS/PGA10%
Il seguente studio è finalizzato a quantificare il grado di sicurezza dell’opera
nei confronti dell’azione sismica secondo normativa. In particolare le analisi
qui riportate riguardano una singola (A1) parte del complesso, la quale oltre
ad essere il corpo principale del complesso risulta avere una
caratterizzazione strutturale tale da rendere necessari studi approfonditi.
L’ analisi di suddetto corpo disgiunta dal resto del complesso assume validità
in quanto è presente un giunto tecnico che rende indipendente la struttura,
sebbene alla luce delle valutazioni svolte tale giunto risulta assolutamente
inadeguato, ma per una semplificazione di calcolo si preferisce considerarlo
a se stante.
4.2 DESCRIZIONE DELLA STRUTTURA
La struttura in esame, risalente agli anni ’50, è costituita da un primo blocco
anteriore (sud) disposto su 4 livelli e da una secondo blocco posteriore (nord)
disposto su tre livelli come si può vedere dalle immagini.
______________________________________________________________ 45
Vista Nord “Edificio A”
Vista Sud “Edificio A”
______________________________________________________________ 46
La struttura portante risulta di tipo misto, costituita da telai in cemento armato
e muratura portante realizzata mediante mattoni pieni in laterizio disposti “a
tre teste”.
Gli orizzontamenti, orditi trasversalmente, sono realizzati mediante solai
“Tipo SAP”, con spessore di 20,00 cm nelle campate laterali e 16,00 cm nella
campata centrale, sicuramente privi di caldana in calcestruzzo (come uso
comune nelle costruzioni di quegli anni).
Figura 1: Modello 3D dell’ IPSIA di Corridonia – I Fase
La struttura è schematizzabile secondo quattro allineamenti longitudinali e
cinque trasversali i quali risultano facilmente individuabili in pianta.
______________________________________________________________ 47
Figura 2: Pianta primo livello
Figura 3: Pianta secondo livello
Figura 4: Pianta terzo livello
______________________________________________________________ 48
Figura 5: Pianta quarto livello
Tali allineamenti, che realizzano dei veri e propri telai risultano di tipo misto,
con la presenza contemporanea di elementi in cemento armato (travi, pilastri
e cordolature) ed elementi in muratura di differente spessore (tamponature
realizzate con mattoni laterizi pieni e tramezzature realizzate con mattoni
laterizi forati).
______________________________________________________________ 49
4.3 MATERIALI
Le caratteristiche dei materiali utilizzati per la modellazione della strutture e
per le verifiche successive sono in accordo con la SCHEDA DI
VALUTAZIONE DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE.
4.3.1 Calcestruzzo
Rck = 9.2 MPa
E = 17000 MPa
γ = 25 kN/m3
ν = 0,2
4.3.2 Acciaio da c.a.
FeB22k
4.3.3 Muratura
fm = 5,17 MPa
τ0 = 0,14 MPa (per estrapolazione tabella 11.D.1, OPCM. 3431)
E = 3500 MPa
______________________________________________________________ 50
4.4 MODELLAZIONE DELLA STRUTTURA
La modellazione e l’analisi della struttura in esame sono state eseguite
mediante l’utilizzo del software SAP2000 v. 8.3 (Computer and Structures,
Inc.).
4.4.1 Elementi in cemento armato
Travi, pilastri e cordoli sono stati modellati mediante elementi frame ai quali
sono stati assegnati le rispettive specifiche sezioni e materiali.
4.4.2 Elementi in muratura
Le pareti in muratura sono state modellate mediante l’utilizzo di elementi
shell completi, assegnando le caratteristiche reali del materiale e gli effettivi
spessori delle pareti. Le tamponature “leggere” non sono state tenuto in
conto.
Per ovviare alla deficienza dei rigidezza che si ha trascurando tali elementi,
non si è considerata l’abbattimento della rigidezza degli elementi in c.a. che
la normativa permette (stato fessurato).
4.4.3 Orizzontamenti
Gli orizzontamenti sono stati modellati introducendo il comportamento rigido
di piano, anche se l’incerta presenza della caldana sui solai, mette un po’ in
dubbio questa ipotesi.
______________________________________________________________ 51
4.4.4 Scale
Le scale sono state modellate con una struttura a soletta rampante in
cemento armato. Sia i pianerottoli che le solette delle rampe sono state
modellate mediante l’utilizzo di elementi shell, ipotizzando un comportamento
a “lastra-piastra”.
Per i pianerottoli di piano e intermedi è stato adottato uno spessore degli
elementi shell pari a 20,00 cm, mentre per le solette delle rampe uno
spessore pari a 13,00 cm.
4.4.5 Vincoli
La strutture in cemento armato sono state ipotizzate incastrate alla base,
senza nessuna modellazione delle possibili strutture di fondazione e
dell’interazione di queste ultime con il terreno (a vantaggio di sicurezza,
infatti la modellazione della fondazione innalza i periodi di vibrazione e
generalmente provoca un decremento delle sollecitazioni sismiche). Per ciò
che concerne le pareti in muratura è stato ipotizzato un semplice vincolo agli
spostamenti verticali.
______________________________________________________________ 52
4.5 ANALISI DEI CARICHI
Pesi propri
PESI PROPRI Peso proprio del calcestruzzo armato (kN/m3): 25 Peso proprio della muratura piena (kN/m3): 18 Peso proprio della muratura forata (kN/m3): 11 Peso proprio solaio TIPO SAP 20 (kN/m2): 2,62 Peso proprio solaio TIPO SAP 16 (kN/m2): 2,09
Solai
CARICHI PERMANENTI PORTATI SOLAI Massetto di allettamento - 5.0 cm (kN/m2): 1 Pavimentazione ceramica (kN/m2): 0,40 Intonaco intradosso - 1.5 cm (kN/m2): 0,30 Incidenza tramezzature (kN/m2): 1,10
TOTALE 2,80
Scale – Pianerottoli
CARICHI PERMANENTI PORTATI SCALE -PIANEROTTOLI Massetto di allettamento - 2.0 cm (kN/m2): 1 Pavimentazione (kN/m2): 0,80 Intonaco intradosso - 1.5 cm (kN/m2): 0,30
TOTALE 1,50
Scale – Rampe
CARICHI PERMANENTI PORTATI SCALE -PIANEROTTOLI Gradini in calcestruzzo - ped.30.0 cm; alz.16.0 cm (kN/m2):
2
Massetto di allettamento pedate - 2.0 cm (kN/m2): 0,40 Rivestimento pedate - 3.0 cm (kN/m2): 0,80 Allettamento alzate - 1.0 cm (kN/m2): 0,20 Allettamento alzate - 1.0 cm (kN/m2): 0,20 Rivestimento - 2.0 cm (kN/m2): 0,45 Intonaco intradosso - 1.5 cm (kN/m2): 0,30
TOTALE 4,35
______________________________________________________________ 53
Carichi accidentali
CARICHI ACCIDENTALI “Norme Tecniche per le Costruzioni” – Cap. 6 – Tabella 6.1.II – Categoria 3 (kN/m2)
4,00
4.6 INPUT SISMICO
La zona sismica di appartenenza dell’opera in oggetto risulta essere la
seconda con terreno di tipo C, i parametri che caratterizzano l’input sismico
risultano essere i seguenti:
PGA = 0,25g
S = 1,25
Tb = 0,15s
Tc = 0,5s
Td = 2,0s
η = 1,0 (ξ=0,05)
La struttura non presenta le caratteristiche di regolarità in pianta ed altezza.
È stato assunto un fattore di importanza I=1,2, come coefficiente
maggiorativo dell’azione sismica, essendo l’edificio sede di un istituto
scolastico.
______________________________________________________________ 54
Per lo spettro di progetto relativo allo SLDS, in direzione orizzontale, si è
assunto un fattore di struttura q=2,5, valore leggermente cautelativo secondo
quanto espresso in par. 11.5.4.2 OPCM 3431 (q=2,7):
q = 1,5 αu / α1 edifici non regolari
con αu / α1 =1,8 edifici in muratura ordinaria a due o più piani (par.
8.3.1 OPCM 3431)
Per lo spettro di progetto allo SLDL, in direzione orizzontale, l’ordinata
spettrale è stata assunta pari a quella elastica divisa per 2.5 (par. 3.2.6
OPCM 3431)
Di seguito vengono riportate le espressioni che definiscono le varie ordinate
spettrali:
Spettro di risposta elastico
Spettro di risposta SL DS
______________________________________________________________ 55
zona 2 suolo C - PGA=0.25 gI=1.2 S=1.25 (q=2.5)
0
0.1
0.2
0.3
0.4
0.5
0.6
0.7
0.8
0.9
1
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 4.5 5sec
g
Elastico
Danno Limitato
Danno Severo
Figura 3: Spettri sismici
______________________________________________________________ 56
4.7 COMBINAZIONI DI CARICO
Le combinazioni di carico in condizioni sismiche sono le seguenti:
COMB. 1 E1 + G + 0.6 Q
COMB. 2 E2 + G + 0.6 Q
COMB. 3 E3 + G + 0.6 Q
COMB. 4 E4 + G + 0.6 Q
Con
G pesi propri ed azioni permanenti
Q sovraccarichi accidentali
Ei combinazione componenti azione sismica secondo il metodo 100/30,
ovvero considerando il 100% dell’azione sismica in una direzione e il 30%
dell’altra direzione.
______________________________________________________________ 57
4.8 ANALISI STRUTTURALE
Sono stati considerati 4 modelli separati della struttura ciascuno con
un’eccentricità del centro di massa pari al 0.05Lmax dell’edificio in direzione
ortogonale all’applicazione della componente predominante del sisma.
Le analisi sono state distinte in due fasi:
La prima volta a valutare la sicurezza nei confronti del sisma di progetto allo
SL DL (periodo di ritorno 75 anni).
In questa fase la struttura è stata considerata nella sua completezza,
considerando resistenti tutti i maschi murari presenti ad eccezione delle
tamponature di forati, il raggiungimento di tale stato limite risulta avvenire
quando il primo elemento murario, resistente alle azioni verticali, raggiunge la
sua resistenza a Taglio nel proprio piano, in accordo con quanto specificato
nelle Linee guide per la valutazione della vulnerabilità sismica degli edifici
strategici e rilevanti della regione Basilicata, nella sezione della muratura.
Per quanto riguarda la valutazione della sicurezza nei confronti del sisma di
progetto allo SL DS (periodo di ritorno 475 anni), si è ritenuto opportuno
considerare come elementi resistenti all’azione sismica i telai in c.a.,
valutando il coefficiente di sicurezza in termini di verifica a pressoflessione
deviata di tutti i pilastri in c.a., piuttosto che in termini di deformazione
(rotazioni rispetto alla corda), ritenendo questo un parametro di valutazione
meno affidabile, dato che esiste un elevata variabilità a seconda delle
formulazioni utilizzate (OPCM 3431 eq. 11.A.1 – eq. 11.A.3).
______________________________________________________________ 58
D’altro canto il ritenere raggiunto tale stato limite in corrispondenza del
collasso della muratura è sembrato essere un’adozione oltremodo
conservativa ed ingiustificata data la natura dell’edificio di tipo misto, telai c.a.
- muratura , con gli elementi in c.a. di robustezza non irrilevante.
Dopo un’analisi di prima fase in cui è stato considerato l’edificio con tutte le li
elementi murari si è passati ad una seconda fase utilizzando la tecnica
dell’element elimination.
Il modello strutturale utilizzato risulta essere il prodotto di un processo di
“element elimination” dei maschi murari sottoposti a sollecitazioni
eccessivamente elevate rispetto alla propria capacità. È stata adottata
questa metodologia giustificandola con le seguenti osservazioni:
nell’ottica di una verifica dei soli elementi in c.a. considerare nel modello tutti
gli elementi in muratura partecipanti alla resistenza sismica avrebbe
comportato una domanda agli elementi in c.a. inferiore a quella ipotizzabile
nella realtà. Infatti in condizioni di danno severo si ammette che alcuni
maschi murari abbiano raggiunto e superato la propria capacità alle azioni
orizzontali senza però intaccare la propria capacità portante verticale
(scongiurando il crollo), di conseguenza l’ulteriore richiesta di capacita viene
demandata agli altri elementi in particolare al telaio in c.a., secondo il
principio di ridistribuzione delle sollecitazioni.
La tecnica dell’element elimination è basata sulla rimozioni di elementi dal
modello quando in base ad un criterio definito dall’utente, ovvero una
caratteristica di sollecitazione, deformazione, un carico critico o un’arbitraria
combinazione di carico, giunge nell’elemento.
______________________________________________________________ 59
Questo procedimento vanta numerose e positive applicazioni nell’analisi di
strutture realizzate con materiali fragili non resistenti a trazione, come ad
esempio le volte in muratura, il metodo consiste in un processo iterativo volto
all’eliminazione degli elementi che mostrano di essere in trazione al termine
di ogni analisi completa. Questo approccio è stato esteso alla rottura a taglio
degli elementi di muratura nello studio in oggetto, infatti la crisi per taglio di
un pannello murario è causato da una rottura per trazione localizzata della
muratura stessa. Data la mole ingente della struttura in termini di numero di
elementi, si è proceduto ad un solo passo di iterazione della procedura di
eliminazione.
In base alla resistenza ultima dell’elemento, ovvero rottura a taglio, calcolata
secondo la (11.13) in par. 11.5.8.1 dell’OPCM 3431, è stato stabilito un
valore di soglia sotto il quale alcuni elementi sono stati eliminati.
______________________________________________________________ 60
4.9 ANALISI - I FASE
Vengono di seguito riportati i coefficienti di partecipazione modale, i periodi di
vibrazione riferite ai primi trenta modi e le deformate dei primi tre modi di
vibrare.
TABLE: Modal Participating Mass Ratios
Output Case
StepNum
Period UX UY UZ SumUX SumUY SumUZ
Sec Unitless Unitless Unitless Unitless Unitless Unitless MODAL 1 0.3511 0.0067 0.6300 0.0000 0.0067 0.6300 0.0000 MODAL 2 0.2640 0.2300 0.1200 0.0000 0.2300 0.7500 0.0000 MODAL 3 0.2325 0.5100 0.0227 0.0000 0.7400 0.7700 0.0000 MODAL 4 0.1234 0.0000 0.1300 0.0000 0.7400 0.9000 0.0000 MODAL 5 0.0988 0.0102 0.0512 0.0000 0.7500 0.9500 0.0000 MODAL 6 0.0826 0.0735 0.0052 0.0002 0.8300 0.9600 0.0002 MODAL 7 0.0722 0.0015 0.0216 0.0001 0.8300 0.9800 0.0003 MODAL 8 0.0564 0.0018 0.0060 0.0000 0.8300 0.9900 0.0003 MODAL 9 0.0521 0.0012 0.0022 0.0000 0.8300 0.9900 0.0003 MODAL 10 0.0504 0.0097 0.0000 0.0000 0.8400 0.9900 0.0003 MODAL 11 0.0434 0.0004 0.0001 0.0000 0.8400 0.9900 0.0004 MODAL 12 0.0393 0.0000 0.0000 0.0549 0.8400 0.9900 0.0553 MODAL 13 0.0383 0.1500 0.0000 0.0000 0.9900 0.9900 0.0553 MODAL 14 0.0364 0.0000 0.0001 0.0000 0.9900 0.9900 0.0553 MODAL 15 0.0352 0.0000 0.0000 0.0619 0.9900 0.9900 0.1200 MODAL 16 0.0350 0.0000 0.0000 0.0288 0.9900 0.9900 0.1500 MODAL 17 0.0348 0.0000 0.0000 0.0528 0.9900 0.9900 0.2000 MODAL 18 0.0334 0.0001 0.0000 0.0327 0.9900 0.9900 0.2300 MODAL 19 0.0331 0.0000 0.0000 0.0413 0.9900 0.9900 0.2700 MODAL 20 0.0330 0.0000 0.0000 0.0325 0.9900 0.9900 0.3100 MODAL 21 0.0325 0.0000 0.0000 0.0240 0.9900 0.9900 0.3300 MODAL 22 0.0322 0.0000 0.0000 0.0000 0.9900 0.9900 0.3300 MODAL 23 0.0320 0.0000 0.0002 0.0000 0.9900 0.9900 0.3300 MODAL 24 0.0318 0.0000 0.0000 0.0014 0.9900 0.9900 0.3300 MODAL 25 0.0311 0.0000 0.0008 0.0000 0.9900 0.9900 0.3300 MODAL 26 0.0309 0.0000 0.0012 0.0000 0.9900 0.9900 0.3300 MODAL 27 0.0305 0.0000 0.0000 0.0160 0.9900 0.9900 0.3500 MODAL 28 0.0300 0.0002 0.0006 0.0029 0.9900 0.9900 0.3500 MODAL 29 0.0299 0.0003 0.0003 0.0012 0.9900 0.9900 0.3500 MODAL 30 0.0294 0.0000 0.0000 0.0000 0.9900 0.9900 0.3500
______________________________________________________________ 61
Figura 4: I deformata modale
Figura 5: II deformata modale
Figura 6: III deformata modale
______________________________________________________________ 62
4.9.1 Analisi allo Stato Limite Danno Limitato
Come dichiarato in precedenza il raggiungimento di tale stato limite è fatto
coincidere con il raggiungimento della resistenza nel piano del maschio
murario. Il parametro di riferimento è la resistenza a taglio nel piano secondo
la formulazione dell’OPCM 3431 eq. 11.13:
td
tdt fb
ftlV 01
σ+⋅⋅=
l Lunghezza della parete t Spessore della parete h Altezza della parete
b Coefficiente correttivo (1<b<1.5) calcolato come
l
hb =
σo
Tensione verticale media sulla sezione calcolata come
)( tl
Po ⋅
=σ
dove P è l’azione di compressione agente sull’elemento
τod
Resistenza di riferimento a taglio calcolata come
)( m
ood FC γ
ττ⋅
=
dove FC è un coefficiente di confidenza dipendente dal livello di conoscenza della struttura in esame e γm è il coefficiente parziale di sicurezza
τo Tensione tangenziale ultima in assenza di carichi orizzontali
ftd
Valore di calcolo della resistenza a trazione per fessurazione diagonale della muratura calcolato come
odtdf τ50.1=
E’ possibile immediatamente notare come il valore di taglio ultimo dipenda
sia dalla resistenza a taglio intrinseca del materiale sia dal valore della
compressione cui è sottoposto il singolo elemento.
Pertanto non è stato possibile determinare un valore generale del Taglio
Ultimo per i vari elementi murari, ma è stato necessario calcolare tale valore
per i singoli elementi, in quanto non solo questi ultimi differiscono tra loro per
______________________________________________________________ 63
spessore, ma anche e soprattutto per il livello di compressione cui sono
sottoposti a seconda delle combinazioni di carico.
Tabella riepilogativa Stato Limite Danno Limitato
VERIFICA MASCHI MURARI - SPETTRO ELASTICO NORMALIZZATO (PLATEAU - 1.00 m/sec2)
Allineamento Livello Maschio Spessore (m)
Altezza (m)
Base (m)
σσσσo (kN/m 2)
Tu (kN)
Td (kN) Tu/Td
1 1 396-304-
306 0,37 3,95 0,810 317,63 118,30 22,12 5,35
1 1 886-509-
523 0,27 3,95 0,804 255,00 80,97 11,89 6,81
1 2 263-249-
266 0,37 4,30 0,810 188,90 104,46 25,01 4,18
1 2 487-456-
469 0,27 4,30 0,804 158,88 73,13 18,26 4,00
1 3 187-166-
190 0,37 4,30 0,810 107,21 94,63 21,45 4,41
1 3 429-406-
413 0,27 4,30 0,804 88,72 66,83 15,79 4,23
1 4 229-66-77 0,37 3,60 0,810 32,53 84,65 11,47 7,38
1 4 919-341-
380 0,27 3,60 0,804 28,28 60,88 7,65 7,96
2 2 713-707-
710 0,12 4,30 1,410 159,14 57,02 18,64 3,06
2 3 633-613-
607 0,40 4,30 0,496 21,70 55,02 1,37 40,06
2 3 636-615-
618 0,12 4,30 2,360 128,00 91,87 31,67 2,90
2 3 639-640-
609 0,12 4,30 0,480 113,33 18,34 4,05 4,52
2 3 874-106-
105 0,12 4,30 1,610 65,13 57,47 21,11 2,72
2 4 867-110-
109 0,12 3,60 1,610 34,09 54,71 13,41 4,08
2 4 5910-929-
5907 0,12 3,60 0,470 99,57 17,63 1,66 10,60
2 4 927-926-
925 0,12 3,60 2,360 104,46 89,09 22,17 4,02
2 4 5645-562-
5642 0,40 3,60 1,080 9,85 117,31 1,37 85,92
3 2 3299-3298-
3291 0,27 4,30 1,270 202,33 121,26 36,27 3,34
3 2 3297-3294-
3290 0,27 4,30 0,810 223,44 79,06 23,56 3,36
3 2 5350-5353-
5355 0,12 4,30 1,275 224,95 55,40 17,18 3,22
3 3 5384-5387-
5389 0,12 4,30 1,275 116,94 48,93 10,08 4,86
______________________________________________________________ 64
VERIFICA PANNELLI MURARI - SPETTRO ELASTICO NORMALIZZATO (PLATEAU – 1,00 m/sec2)
Allineamento Livello Pannello Spessore (m)
Altezza (m)
Base (m)
σσσσo (kN/m 2)
Tu (kN)
Td (kN) Tu/Td
2 1 2.1.5 0,12 3,95 4,25 277,35 180,54 25,30 7,14 2 3 2.3.5 0,12 4,30 4,25 148,03 169,20 56,07 3,02 2 4 2.4.5 0,12 3,60 4,25 72,09 129,84 33,61 3,86 3 2 3.2.5 0,12 4,30 4,25 300,60 198,36 83,95 2,36 3 2 3.2.12 0,27 4,30 3,81 246,91 380,69 150,38 2,53 3 2 3.2.13 0,27 4,30 3,74 198,76 355,75 136,61 2,60 3 3 3.3.1 0,27 4,30 2,82 123,16 245,49 58,30 4,21 3 3 3.3.2 0,27 4,30 3,81 150,10 342,94 101,33 3,38 3 3 3.3.3 0,27 4,30 2,48 168,79 228,18 69,32 3,29 3 4 3.4.2 0,27 3,60 3,81 59,13 303,21 56,31 5,38 3 4 3.4.3 0,27 3,60 2,48 68,24 200,11 37,63 5,32 3 4 3.4.8 0,12 3,60 4,25 86,74 132,62 34,62 3,83
VERIFICA FASCE MURARIE - SPETTRO ELASTICO NORMALIZZATO (PLATEAU – 1,00 m/sec2)
Allineamento Livello Fascia Spessore (m)
Altezza (m)
Base (m)
σσσσo (kN/m 2)
Tu (kN)
Td (kN) Tu/Td
1 1 301 0,37 0,37 0,85 84,17 165,99 70,17 2,37 1 1 305 0,37 0,37 2,10 159,15 261,83 56,98 4,60 1 1 511 0,27 0,27 43,99 113,98 49,88 2,29 1 1 513 0,27 0,27 1,40 70,86 118,80 40,96 2,90 1 2 251 0,37 0,37 1,20 4,87 146,03 108,37 1,35 1 2 255 0,37 0,37 1,25 18,23 149,58 110,87 1,35 1 2 488 0,27 0,27 1,20 10,14 107,59 82,03 1,31 1 2 445 0,27 0,27 1,25 5,39 106,66 83,88 1,27 1 3 168 0,37 0,37 1,20 35,58 154,06 95,30 1,62 1 3 179 0,37 0,37 1,25 3,29 145,60 97,62 1,49 1 3 430 0,27 0,27 1,20 40,43 113,32 71,71 1,58 1 3 393 0,27 0,27 1,25 7,87 107,15 73,69 1,45 1 4 65 0,37 0,37 0,50 54,07 158,71 54,73 2,90 1 4 76 0,37 0,37 1,25 0,14 144,75 55,12 2,43 1 4 351 0,27 0,27 0,50 51,55 115,36 36,35 3,17 1 4 330 0,27 0,27 1,25 0,52 105,70 39,57 2,47 2 2 714 0,12 0,12 1,60 37,18 48,50 33,84 1,43 2 3 634 0,40 0,40 1,60 9,17 161,43 8,43 19,16 2 3 619 0,40 0,40 0,90 25,46 110,75 8,35 13,26 2 3 637 0,12 0,12 1,60 39,95 48,38 25,44 1,90 2 3 616 0,12 0,12 0,90 5,20 30,37 25,89 1,17 2 3 875 0,12 0,12 1,60 4,57 51,64 35,33 1,46 2 4 865 0,12 0,12 0,90 33,07 36,64 16,73 2,19 2 4 928 0,12 0,12 0,90 91,94 34,88 13,36 2,61 2 4 555 0,40 0,40 0,90 1,21 116,89 4,13 28,28 2 4 561 0,40 0,40 0,90 21,31 121,19 5,56 21,79
______________________________________________________________ 65
VERIFICA FASCE MURARIE - SPETTRO ELASTICO NORMALIZZATO (PLATEAU – 1,00 m/sec2)
Allineamento Livello Fascia Spessore (m) Altezza (m) Base (m) σσσσo (kN/m2) Tu (kN) Td (kN) Tu/Td
3 2 3302 0,27 0,27 1,20 9,95 88,00 70,91 1,24
3 2 3296 0,27 0,27 1,20 0,24 105,65 82,95 1,27
3 2 3288 0,27 0,27 1,25 232,44 144,47 76,62 1,89
3 2 5352 0,12 0,12 1,20 7,38 38,93 42,60 0,91
3 3 5386 0,12 0,12 1,20 10,49 39,15 28,92 1,35
3 4 5276 0,12 0,12 0,50 39,24 31,42 9,94 3,16 Una volta determinati i coefficienti di sicurezza, si è preceduto
all’eliminazione dal modello di tutti gli elementi con coefficiente di sicurezza
inferiore al valore 2,5 (riferito ad uno spettro normalizzato).
Aggiornato il modello in base questo principio, si è proceduto a una seconda
analisi sismica.
Figura 7: Modello 3D dell’ IPSIA di Corridonia – II Fase
______________________________________________________________ 66
4.10 ANALISI - II FASE
Vengono di seguito riportati i coefficienti di partecipazione modale, i periodi di
vibrazione e le deformate relative ai primi tre modi di vibrare.
TABLE: Modal Participating Mass Ratios OutputCase StepNum Period UX UY UZ SumUX SumUY SumUZ
Text Unitless Sec Unitless Unitless Unitless Unitless Unitless Unitless MODAL 1 0.5336 0.28093 0.05786 0.00000 0.2809 0.0579 0.0000 MODAL 2 0.4163 0.35556 0.24564 0.00000 0.6365 0.3035 0.0000 MODAL 3 0.3192 0.06201 0.43835 0.00001 0.6985 0.7419 0.0000 MODAL 4 0.1840 0.01963 0.02715 0.00000 0.7181 0.7690 0.0000 MODAL 5 0.1314 0.05120 0.10467 0.00000 0.7693 0.8737 0.0000 MODAL 6 0.1239 0.02696 0.07035 0.00004 0.7963 0.9440 0.0000 MODAL 7 0.0899 0.00649 0.03631 0.00003 0.8028 0.9803 0.0001 MODAL 8 0.0721 0.00481 0.00017 0.00000 0.8076 0.9805 0.0001 MODAL 9 0.0685 0.00503 0.00265 0.00004 0.8126 0.9831 0.0001 MODAL 10 0.0649 0.00000 0.00588 0.00000 0.8126 0.9890 0.0001 MODAL 11 0.0477 0.00282 0.00003 0.00004 0.8155 0.9891 0.0002 MODAL 12 0.0413 0.17489 0.00000 0.00003 0.9903 0.9891 0.0002 MODAL 13 0.0400 0.00030 0.00002 0.00000 0.9906 0.9891 0.0002 MODAL 14 0.0395 0.00001 0.00000 0.07458 0.9907 0.9891 0.0748 MODAL 15 0.0376 0.00000 0.00000 0.00000 0.9907 0.9891 0.0748 MODAL 16 0.0370 0.00000 0.00000 0.03355 0.9907 0.9891 0.1083 MODAL 17 0.0364 0.00000 0.00015 0.00002 0.9907 0.9892 0.1084 MODAL 18 0.0355 0.00001 0.00000 0.06770 0.9907 0.9892 0.1761 MODAL 19 0.0350 0.00002 0.00004 0.05011 0.9907 0.9893 0.2262 MODAL 20 0.0340 0.00004 0.00000 0.05681 0.9907 0.9893 0.2830 MODAL 21 0.0337 0.00003 0.00000 0.01116 0.9908 0.9893 0.2941 MODAL 22 0.0331 0.00000 0.00000 0.02143 0.9908 0.9893 0.3156 MODAL 23 0.0330 0.00000 0.00000 0.03719 0.9908 0.9893 0.3528 MODAL 24 0.0329 0.00000 0.00000 0.01211 0.9908 0.9893 0.3649 MODAL 25 0.0322 0.00005 0.00001 0.00017 0.9908 0.9893 0.3650 MODAL 26 0.0322 0.00000 0.00003 0.00002 0.9908 0.9893 0.3650 MODAL 27 0.0320 0.00000 0.00016 0.00000 0.9908 0.9895 0.3650 MODAL 28 0.0311 0.00001 0.00091 0.00008 0.9908 0.9904 0.3651 MODAL 29 0.0310 0.00021 0.00003 0.01662 0.9910 0.9904 0.3817 MODAL 30 0.0309 0.00001 0.00117 0.00031 0.9911 0.9916 0.3820
______________________________________________________________ 67
Figura 8: I deformata modale
Figura 9: II deformata modale
Figura 10: III deformata modale
______________________________________________________________ 68
Come si vede dall’analisi modale il modello nella fase II com’era prevedibile
risulta più deformabile (infatti il periodo della struttura è passato da 0,35s a
0,50s per il primo modo, da 0,26s a 0,40s per il secondo e da 0,23s a 0,34s
per il terzo modo.
4.10.1 Analisi allo Stato Limite Danno Severo
Il parametro di riferimento per il raggiungimento di tale stato limite risulta
essere la verifica a pressoflessione deviata dei pilastri in c.a.
In questo caso è stato utilizzato lo spettro di progetto per la valutazione dei
coefficienti di sicurezza.
Tabella riepilogativa Stato Limite Danno Severo
ELEMENTO Coeff. Sicurezza P.1.1 1.14 P.1.2 0.87 P.1.3 0.73 P.1.4 1.20 P.1.5 0.78 P.2.1 0.97 P.2.2 0.89 P.2.3 0.39 P.2.4 0.91 P.3.1 0.34 P.3.2 0.39 P.3.3 0.94 P.4.1 0.38 P.4.2 1.36 P.4.3 0.53 Min 0.34
______________________________________________________________ 69
4.11 CONCLUSIONI
Con riferimento alla tabella riassuntiva del par. 4.4.6. per quanto riguarda lo
stato limite di Danno Limitato, appare opportuno indicare come indicatore di
rischio il seguente valore:
ααααe= PGADL/PGA50% = 0,12
in quanto pur avendo registrato come valore minimo 0,03 la tendenza risulta
attestarsi al valore indicato, ritenendo quindi il valore singolare non
rappresentativo.
Per cui avendo assunto come PGADL= PGADS= (0,25x1,2x1,25/2,5) = 0,15 g
l’accelerazione di picco al suolo che provoca lo stato limite in esame risulta
essere:
PGA50% = 0,018g
Per quanto concerne lo stato limite di Danno Severo , facendo riferimento
alla tabella riassuntiva del par. 4.4.8. e all’assunzione che in condizioni di
danno severo la struttura portante sia il telaio in c.a., ritenendo inoltre il
raggiungimento di tale stato limite non si abbia in corrispondenza del primo
elemento non verificato, ma quando un numero adeguato di elementi
abbiano superato la propria capacità, appare plausibile indicare come
indicatore di rischio il seguente valore:
______________________________________________________________ 70
ααααu= PGADS/PGA10% = 0,38
da cui scaturisce che l’accelerazione al suolo che provocherebbe tale stato
limite risulta essere:
PGA10% = 0,142g
Avendo assunto come accelerazione di riferimento PGADS= (0,25x1,2x1,25)
= 0,375 g.
In entrambi gli stati limite la struttura presenta un coefficiente di sicurezza
rispetto agli stati limite di progetto inferiore ad uno, la struttura necessita di
un intervento di adeguamento.
Nel capitolo successivo ci si propone di studiare diversi tipi di interventi in
modo da aumentare la risposta sismica dell’edificio tale da essere
compatibile con l’azione di progetto attesa in quest’area.
______________________________________________________________ 71
5 PROPOSTE DI ADEGUAMENTO
Gli edifici in cemento armato progettati per i soli carichi verticali presentano in
genere scarse caratteristiche di duttilità e sono, quindi, estremamente
vulnerabili alle azioni orizzontali.
Le tecniche utilizzate per l’adeguamento sismico di un edificio esistente sono
principalmente due:
- la prima indirizzata all’incremento della capacità dell’edificio;
- la seconda indirizzata alla riduzione della domanda sismica.
Alla prima categoria appartengono tutti gli interventi che prevedono
l’inserimento di controventi in acciaio (dissipativi e non), setti in cemento
armato e muri di taglio, ovvero volti all’incremento della rigidezza della
struttura, ognuno dei quali presenta alcuni difetti e vantaggi.
Nella seconda categoria troviamo sostanzialmente l’isolamento alla base
degli edifici.
In questo lavoro ci occuperemo della prima categoria di interventi, che
risultano più facilmente eseguibili nel caso dell’edificio dell’Ipsia rispetto
all’isolamento alla base.
Ciò è dovuto principalmente alla geometria dell’edificio, essendo una parte a
tre livelli ed un’altra a quattro livelli, sarebbe difficilmente praticabile in quanto
i dispositivi di isolamento devono essere posizionati tutti alla stessa quota.
Per lo studio dei vari interventi si è fatto riferimento ad un modello di calcolo
semplificato.
______________________________________________________________ 72
Il telaio in questione ha lo stesso numero di piani, altezza d’interpiano, massa
e frequenza di vibrare (riferita al primo modo di vibrare 0,53s) dell’Ipsia, ma
con una sola campata. Assegnati questi parametri attraverso un processo
iterativo (modificando le sezioni degli elementi) si è giunti ad avere un telaio
che avesse la stessa risposta strutturale in termini di periodo dell’edificio
oggetto di studio.
Di seguito vengono riportati il modello e la deformata riferita al primo modo
del fabbricato.
Modello semplificato I modo di vibrare
______________________________________________________________ 73
In tutte le varie analisi è stato utilizzato uno spettro elastico in spostamenti
con le curve con ξ=5%,10% e 15%.
L’accelerazione di picco è stata posta a 0,25g, e il coefficiente di importanza
a 1,2.
Spettro Elasticoin Spostamento
0,000
0,020
0,040
0,060
0,080
0,100
0,120
0,140
0,160
0,180
0 1 2 3 4 5 6
Periodo T (s)
Spo
stam
enti
(m)
5%
10%
15%
Entrando nello spettro con il periodo di 0,53s troviamo uno spostamento pari
a 4,49 cm ovvero per ogni singolo piano:
piano H interpiano dx (cm)
1 395 1,09 2 430 1,18 3 430 1,18 4 360 0,99
Considerando che abbiamo un ααααu= PGADS/PGA10% = 0,38 per lo stato limite
di danno severo ricavata nel capitolo precedente, troviamo che lo
spostamento obiettivo è di 4,49x0,38 = 1,69 cm.
______________________________________________________________ 74
piano H interpiano dx (cm)
1 395 0,41 2 430 0,45 3 430 0,45 4 360 0,38
5.1 CONTROVENTI DISSIPATIVI INTERNI
La tecnica dell’utilizzo dei controventi dissipativi per l’adeguamento sismico
appartiene alla filosofia della protezione passiva delle strutture.
A differenza dell’isolamento alla base che tende a ridurre l’energia sismica in
ingresso, i controventi dissipativi, lasciando tale energia immutata (a volte
potendo anche farla crescere), puntano ad aumentare in modo drastico la
dissipazione di energia.
La dissipazione di energia non avviene attraverso il danneggiamento della
struttura, ovvero attingendo alla duttilità degli elementi, come avviene negli
edifici tradizionali, ma sfruttando le proprietà di appositi elementi detti anche
fusibili.
L’idea principale è quella di proteggere la struttura cercando di mantenerla in
campo elastico. Ciò avviene raccogliendo, attraverso elementi di rigidezza
prevalente rispetto a quella della struttura (i controventi), l’energia sismica in
eccesso e indirizzandola sui dissipatori.
L’impiego dei controventi metallici anche per le strutture in cemento armato
può presentare notevoli vantaggi dal punto di vista sia esecutivo che
economico. In particolare, tale sistema lascia ampia libertà nella disposizione
______________________________________________________________ 75
delle aperture, comporta un modesto incremento del peso complessivo e
riduce l’incidenza sull’operatività della struttura.
Il collegamento tra il telaio in c.a. e i controventi dissipativi in acciaio può
avvenire sia direttamente, sia indirettamente.
Il sistema di controventamento indiretto richiede la realizzazione di un telaio
in acciaio posizionato all’interno del telaio in c.a.
Tale sistema può risultare pertanto costoso, e presentare inoltre difficoltà
tecniche dal punto di vista esecutivo. Il sistema di controventamento diretto
invece può richiedere il rinforzo locale di travi e colonne preesistenti.
Tale sistema può essere realizzato sia con controventi concentrici, sia
eccentrici. In entrambi i casi la progettazione sismoresistente deve essere
condotta bilanciando le caratteristiche di rigidezza e duttilità globale della
struttura.
Nell’analisi è stato considerato questa tipologia di controventi:
Concentrici a K
Sono stati scelti i dissipatori isteretici ad instabilità impedita, denominati
anche Brad (Buckling-Restrained Axial Dampers).
Infatti, questi dissipatori, sono particolarmente adatti ad essere usati come
controventi dissipativi, per la protezione sismica – ed in particolare per
______________________________________________________________ 76
l’adeguamento sismico – di edifici intelaiati in acciaio, cemento armato o
cemento armato precompresso; la dissipazione avviene quando il dispositivo
è sottoposto a cicli alterni di trazione e compressione. L’applicazione di
dispositivi elasto-plastici si rivela estremamente vantaggiosa in termini di
capacità di dissipare energia, in quanto, se l’instabilità viene impedita, il
materiale può essere pienamente sfruttato anche in compressione ben oltre il
limite di snervamento come si evince dal grafico riportato figura:
Ciclo d’isteresi di un dispositivo elasto-plastico ad instabilità impedita
L’obiettivo di impedire l’instabilità per carico di punta può essere perseguito
in vari modi, ma, in sostanza, il concetto fondamentale è che il materiale che
deve plasticizzarsi. Vengono utilizzati generalmente leghe metalliche non
necessariamente ferrose e, per evitare lo sbandamento laterale l’elemento
viene “confinato” all’interno di un involucro, riempito di calcestruzzo, come
illustrato nella figura seguente:
______________________________________________________________ 77
Disegno schematico di un Brad
Tra il calcestruzzo e il nucleo interno è interposto uno strato di speciale
materiale distaccante, allo scopo di impedire la trasmissione di tensioni
tangenziali tra i due componenti e permettere al nucleo interno di allungarsi o
accorciarsi liberamente, dissipando energia.
Ciascun dispositivo viene inserito in serie ad un’asta di controvento,
realizzata per esempio con un tubo o una trave HE (di per se dimensionati
per resistere all’instabilità).
______________________________________________________________ 78
Esempio applicativo
L’inserimento dei controventi all’interno della maglia strutturale comporta
significativi cambiamenti delle caratteristiche della struttura.
Ancor prima di occuparci degli effetti che i BRAD hanno sull’architettura
dell’edificio è necessario, in fase di progetto degli stessi, considerare che,
l’inserimento di tali elementi, ha i seguenti principali effetti sul comportamento
strutturale:
- incremento della rigidezza iniziale;
- incremento della resistenza;
- modifica delle forme modali;
- incremento della capacità di dissipare energia.
______________________________________________________________ 79
Inoltre la posizione dei controventi all’interno dell’edificio sia planimetrico che
altimetrico deve essere fatta in modo tale da:
- eliminare eventuali accoppiamenti roto-traslazionali;
- favorire spostamenti d’interpiano proporzionali all’altezza o linearmente
crescenti con essa;
- massimizzare l’efficacia dei dissipatori minimizzandone il costo.
Dettaglio del dissipatore
5.1.1 Modello semplificato
Questo primo modello semplificato, riporta il telaio descritto
precedentemente, con l’inserimento dei controventi a k. Ai controventi è stata
assegnata una sezione HEA in acciaio in modo da avere una rigidezza
paragonabile a quella del telaio in cui si inserisce. All’elemento che deve
funzionare da dissipatore nella struttura di controventamento è stata
assegnato una sezione di acciaio ma con un modulo elastico ridotto per
tenere conto della dissipazione di energia e della deformabilità assiale del
______________________________________________________________ 80
dissipatore. E’ stata utilizzata questa procedura semplificata per poter
utilizzare un’analisi statica lineare.
Modello Semplificato I Modo di vibrare
Con l’inserimento dei controventi in acciaio con elementi dissipativi,
ipotizzando di utilizzare uno spettro in spostamenti con smorzamento pari al
10% gli spostamenti diventano:
piano H interpiano dx (cm) % Rid. spost. (%)
1 395 0,41 2 430 0,45 3 430 0,45
4 360 0,37
0,0010 62,26
______________________________________________________________ 81
Il periodo della struttura passa dal 0,53s a 0,35s e lo spostamento
complessivo ora è di 1,69cm.
Resta da valutare se lo smorzamento dei dissipatori ci permette di
raggiungere uno smorzamento complessivo della struttura pari al 10 %
La dissipazione di energia può essere valutata anche utilizzando un modello
lineare come esplicato nel capitolo 9 delle FEMA 356 (NEHRP Guidelines for
seismic rehabilitation of builings) nella quale suggerisce di utilizzare la
seguente formulazione (pag. 27, 9-24):
Wd C = _____________
π ω D2ave
dove:
ω = frequenza angolare = 2 π f
con f = frequenza fondamentale dell’edificio da riabilitare,
Dave = media del valore assoluto dello spostamento D+ D-
Wd = area racchiusa in un ciclo completo della risposta forza-spostamento
del dispositivo.
La dissipazione del singolo dispositivo è pari a ξ = 5.2%
La valutazione dello smorzamento complessivo dell’edificio è pari a (secondo
la normativa americana ATC 40):
0050 ξ+=ξ k. con k parametro riduttivo che tiene conto delle caratteristiche sismiche della
costruzione (0.33 edifici obsoleti; 0.53-0.77 edifici esistenti con buone
caratteristiche sismiche; 0.77-1.0 edifici nuovi).
______________________________________________________________ 82
Per la struttura in esame di è ritenuto ragionevole considerare il valore di k
pari a 0,53 per cui avremo una dissipazione complessiva pari a ξ = 7.8%
Quindi avremo che gli spostamenti effettivi non saranno quelli ipotizzati ma
intermedio tra 20mm (spettro con ξ = 5%) e 16,8 (spettro con ξ = 10%)
ovvero 18,5mm.
Questa procedura è stata eseguita lasciando la struttura esistente in campo
elastico, ma è possibile aumentare la dissipazione dei dispositivi
aumentando lo spostamento obiettivo, ovvero attingendo un po’ alle riserve
di duttilità della struttura.
Lo smorzamento si calcola con la formula sopra citata, considerando l’area
del rettangolo che unisce tutti i vertici del diagramma forza spostamento del
dissipatore considerato. Maggiore è lo spostamento e maggiore è l’energia
dissipata. In seguito è riportato il diagramma forza-spostamento
dell’elemento dissipativo.
______________________________________________________________ 83
5.2 TELAIO DISSIPATIVO ESTERNO
Anche in questo caso è stata utilizzata la procedura effettuata
precedentemente con la differenza la struttura di controventamento è esterna
all’edificio. I dispositivi dissipativi però in questo caso sono posizionati in
orizzontale (quindi parallelamente allo spostamento del telaio). In questa
posizione riusciamo ad ottenere uno smorzamento più elevato dovuto anche
ad una maggiore rigidezza del telaio esterno.
Infatti il periodo della struttura da 0,53s passa a 0,30s e, ipotizzando di
utilizzare uno spettro in spostamenti con smorzamento pari al 10%, gli
spostamenti d’interpiano ora sono:
Piano H interpiano (cm) ∆x (cm) % Rid. spost. (%)
1 395 0,30 2 430 0,24 3 430 0,24
4 360 0,20
0,0008 72,27
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Modello Semplificato
I modo di vibrare
E lo smorzamento dei dissipatori ai vari piani posti nell’attacco tra il telaio e la
controventatura esterna secondo la formula utilizzata precedentemente è
pari a:
Piano ξ 1 / 2 14,4 % 3 14,2 % 4 14,1 %
Questa risulta una delle soluzioni più efficienti anche se ha un impatto visivo
elevato, forse non facilmente accettabile dagli utilizzatori.
La valutazione dello smorzamento complessivo dell’edificio è:
0050 ξ+=ξ k.
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con k parametro riduttivo che tiene conto delle caratteristiche sismiche della
costruzione.
Per la struttura in esame di è ritenuto ragionevole considerare il valore di k
pari a 0,53 per cui avremo una dissipazione complessiva pari a ξ = 12,5%
Quindi avremo che gli spostamenti effettivi non saranno quelli ipotizzati ma
intermedio tra 12,3mm (spettro con ξ = 10%) e 10,7 (spettro con ξ = 15%)
ovvero 11,5mm.
Di seguito riportati i diagrammi spostamenti dei dissipatori ai vari livelli.
Dispositivo posto al secondo piano
Dispositivo posto al terzo piano
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5.3 SETTI IN CEMENTO ARMATO
L’ultima proposta di adeguamento riguarda l’utilizzo di setti in cemento
armato, tipologia classica di intervento, che presenta i suoi vantaggi e
svantaggi.
Il principale vantaggio offerto dai setti in c.a. è il significativo incremento di
rigidezza che comporta una conseguente riduzione degli effetti del secondo
ordine e quindi un aumento della sicurezza strutturale.
Un altro vantaggio consiste nel fatto che, anche se fortemente fessurati,
conservano ancora la loro capacità di sopportare i carichi verticali, a
differenza di quanto succede spesso per i pilastri.
I setti in calcestruzzo armato sono elementi strutturali molto efficienti, in
grado di trasmettere sforzi importanti, per cui la loro fondazione riveste un
ruolo determinante. E questo probabilmente è uno degli svantaggi principali
dell’utilizzo dei setti in c.a.
Per assorbire i forti momenti in fondazione è necessario spesso
l’allargamento di quella esistente e spesso l’utilizzo di micropali in quanto di
più semplice realizzazione all’interno di edifici esistenti.
E’ fondamentale studiare la disposizione dei setti in modo da:
- avere per ogni direzione principale dell'edificio almeno due setti che
si estendono su tutta la sua altezza;
- essere posizionati al contorno, più o meno simmetrici rispetto alla
pianta dell'edificio, per garantire un comportamento torsionale
ottimale.
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Se rispettate, queste due prime indicazioni, permettono un trasferimento
ottimale degli sforzi orizzontali alle fondazioni. Si riescono a limitare il numero
e le dimensioni dei setti garantendo automaticamente grande flessibilità
architettonica.
Modello semplificato I modo di vibrare
Il periodo della struttura in questo caso passa da 0,53s a 0,29s e gli
spostamenti d’interpiano considerando uno spettro in spostamenti con
smorzamento pari a 5% sono:
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Piano H interpiano (cm) ∆x (cm) % Rid. spost. (%)
1 395 0,35
2 430 0,38
3 430 0,38
4 360 0,31
0,0009 68,26
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6 CONCLUSIONI
In seguito alle varie analisi fatte sulle tre proposte di adeguamento, quella
che risulta maggiormente adatta alla riabilitazione di questo edificio è l’ultima,
ovvero l’utilizzo dei setti in cemento armato.
L’utilizzo dei dissipatori isteretici nelle strutture prevedono che l’edificio possa
avere un certo grado di spostamento (compatibile con i vari stati limite), in
modo da poter dissipare l’energia.
La struttura in questione purtroppo, un po’ per la sua tipologia, struttura mista
muratura-calcestruzzo, un po’ per la scarsa qualità dei materiali, ovvero per
la fragilità dell’intero edificio ha dei limiti in spostamenti molto stringenti,
ovvero il raggiungimento dei vari stati limite avviene per spostamenti
orizzontali molto bassi. Questo fa si che la dissipazione di energia da parte
degli elementi preposti a questo compito sia molto bassa, per cui l’intervento
sarebbe poco efficiente, con un rapporto costi/benefici molto alto a meno di
non sfruttare parte della duttilità della struttura esistente e quindi avere una
dissipazione maggiore con conseguente abbattimento delle sollecitazioni
agenti.
Con l’utilizzo dei setti in cemento armato si affidano tutte le sollecitazioni
dovute al sisma a questi ultimi e ai pilastri e travi quelle dovute ai carichi
permanenti e sovraccarichi.
Questa soluzione però ha l’unico svantaggio di dover operare in fondazione
per poter ancorare i setti, in quanto le fondazioni esistenti difficilmente sono
in grado di sopportare le sollecitazioni derivanti dai setti.
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7 NORMATIVA E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
� D.M. 22 Aprile 2004 : Modifica del decreto 5 novembre 2001, n. 6792.
� Legge 5-1-1971 n° 1086: "Norme per la disciplina d elle opere di
conglomerato cementizio armato, normale e precompresso, ed a
struttura metallica".
� D.M. del 9-1-1996 riguardante: "Norme tecniche per il calcolo,
l’esecuzione e il collaudo delle strutture in cemento armato, normale e
precompresso e per le strutture metalliche".
� D.M. 16 gennaio 1996 Norme tecniche relative ai: “Criteri generali per
la verifica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi”;
� Circolare del 4-7-1996 contenente le Istruzioni per l’applicazione delle
"Norme tecniche relative ai criteri generali per la verifica di sicurezza
delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi" di cui al D.M del 16-1-
1996.
� Circolare del 15-10-1996 contenente le Istruzioni per l’applicazione
delle "Norme tecniche per il calcolo, l’esecuzione e il collaudo delle
strutture in cemento armato, normale e precompresso e per le
strutture metalliche" di cui al D.M. del 9-1-1996.
� Ordinanza 3274 del 20-03-2003 “Primi elementi in materia di criteri
generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di
normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”.
� CNR 10024/86 “Analisi di strutture mediante elaboratore:
impostazione e redazione della relazioni di calcolo”.
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� D.M. 14/09/2005 Norme Tecniche per le Costruzioni (ex "Testo unico"
delle Norme Tecniche per le Costruzioni). (Gazzetta ufficiale
23/09/2005 n. 222).
� NEHRP Guidelines for the Seismic Rehabilitation of Buildings, (1997),
Federal Emergency Management Agency, vol. FEMA 356 - Chapter
9.3 Passive Energy dissipation systems, Washington DC.
� Linee guida per la valutazione della vulnerabilità sismica degli edifici
strategici e rilevanti (2005) – Regione Basilicata.