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Università degli Studi di Perugia
Facoltà di Scienze della formazione
Corso di Laurea in Scienze dell’educazione
LA NASCITA DELLA DIDATTICA COME SCIENZA
LAUREANDA RELATORE
Valeria Lestini Prof. Lanfranco Rosati
Anno Accademico
1999/2000
INDICE
Indice p. 2
INTRODUZIONE. La didattica, scienza di frontiera. 3
PARTE PRIMA. LA NASCITA DELLA DIDATTICA MODERNA 16
§ 1. Dalla Pedagogia umanistica all’idea di didattica universale 16
§ 2. Didactica Magna: l’educazione attraverso l’insegnamento 33
§ 3. Nuovi strumenti per una nuova scienza 52
PARTE SECONDA. L’AFFERMAZIONE DELLA DIDATTICA SCIENTIFICA 70
§ 1. Il processo didattico dopo Comenio 70
§ 2. L’evoluzione razionale dell’insegnamento 99
§ 3. Rousseau e la didattica naturale 114
CONCLUSIONE. Dall’universalità alla naturalità 141
2
Bibliografia 149
Indice analitico 154
INTRO DU ZIO NE
LA DIDATTICA, SCIENZA DI FRONTIERA
“I l proge t to p iù u rgente che oggi c i s i t rova a dover a f f ronta re è
quel lo de l l a speci f i c i t à de l la d ida t t i ca , de l suo esse re ed esse rc i in modo
autonomo, indipendentemente dal l a pedagog ia e da l le a l t re sc ienze
de l l ’ educaz ione” 1 .
La didat t ica contemporanea affonda le proprie radici in un
passa to che è relat ivamente recente, ma che in esso può trovare i
segni di problemi e os tacol i che lentamente s i vanno superando;
solo get tando uno sguardo al l ’ indie tro si possono comprendere i l
senso e i modi di una didat t ica fondata epistemologicamente come
sc ienza autonoma ed eff icace.
Didaktikós , “relat ivo al l ’ insegnare”, è i l precedente
et imologico del la moderna didat t ica 2 . E come “didatt ic i” e rano
individuat i già in Grecia gl i scopi degl i educator i a l l ’ interno di 1 L. ROSATI, Didattica. Il senso e i luoghi, Anicia, Roma 1995, p.178.
3
una più universale paidéia : la nasci ta del la didat t ica non è
evidentemente un tema che possa essere t rat ta to in relazione
esclusiva ad opere scr i t te intorno al 1600. D’al t ra par te , la
didat t ica dei secol i diciasset tes imo e diciot tes imo non può ancora
affrancarsi in modo net to da l la pedagogia e dal le al t re scienze
del l ’educazione, e resta inevi tabi lmente imbrigl iata in una sorta di
soggezione che reggerà f ino al ventes imo secolo 3 . I l compito che
ci s i propone è al lora quel lo di t racciare una l inea di demarcazione
tra l ’ar te didat t ica e la didat t ica sc ient if ica , e , a l contempo, di
ver if icare la suss is tenza epistemologica di una discipl ina che solo
negli ul t imi secol i ha intrapreso la via per assumere i gradi di vera
e propria rat io docendi .
2 Blankertz nota che “benchè in greco questa parola present i tut ta una gamma di var ianti , che s i r ifer iscono al la scuola, agl i insegnanti , a l l ’ insegnamento e al la scienza, non la s i può tut tavia intendere s t re t tamente in senso pedagogico. I l “didat t ico” era piut tosto, in pr imo luogo, un genere del l’epos greco, accanto al l ’eroico e a l lo s tor ico” (H. BL AN K E RT Z , Teorie e model l i del la didat t ica , t r . i t . d i L. Pusci , Armando, Roma 1975, p .26).3 E’ vero al t res ì che “ l’ ident i tà cul turale de lla didat t ica che ci consegna la t radizione scolastica di questo nostro secolo è es i l i ss ima, spesso di basso profi lo format ivo” (F. FRA BB ON I , Manuale di didat t ica generale , Laterza , Bari 1992, p . 39) e che solo negl i ul t imi decenni s i è ass is t i to al la s trut turazione di una precisa identi f icazione epis temologica del la didat t ica .
4
“La pre tesa autonomia del l a d idat t i ca può esse re corona ta da
successo (…) sol tanto in un caso: se , c ioè , pot ranno esse re l egi t t imat i
su l p iano epi s temologico i con tenu t i de l l a d ida t t i ca” 4
e proprio i l diba t t i to sui contenuti educat ivi conduce gl i
educator i del ‘600 a costrui re model l i didat t ic i che, per la pr ima
volta , hanno i l compi to di sussistere autonomamente.
I l per iodo stor ico nel quale si assiste per la pr ima volta al
porsi de l problema del la sc ient if ic i tà del la didat t ica è lo stesso
che sancisce l ’affermazione dei va lor i posi t ivi del la scienza, in
contrapposizione al l ’oscurant ismo medievale. Come nel le scienze
fis iche si sost iene l ’ idea di un possibi le control lo umano sul la
natura , così in pedagogia s i provano ad abbat tere gl i
innumerevoli idola che avevano f ino ad al lora impedito un reale e
razionale intervento umano nel l’educazione. Als ted parla del le
scuole del l ’epoca come di “ luoghi di tormento”; in effet t i in esse
educare s igni f icava r iempire dei recipient i vuoti , gl i a l l ievi , con
del le nozioni e del le conoscenze, non es i tando di conseguenza a
costr ingere i fanciul l i a “ lasciarsi” is t rui re . La forza che
l ’ insegnante poteva e doveva usare ne l proprio compito era in
fondo la s tessa che i l sapere cost i tuto adoperava per t ramandarsi
4 L. RO SA T I , Didat t ica. I l senso e i luoghi , c i t . , p .36.
5
at t raverso uomini e circostanze spesso profondamente divers i .
Questo perché la conoscenza, pr ima del Rinascimento, era r i tenuta
più da t ramandare che da accrescere.
Gl i s tudenti , con i l loro ruolo di semplic i “veicol i” ,
contr ibuivano nel l ’opera di autoaffermazione di ver i tà comunque
non bisognose di adeguamento o aggiornamento.
Con la nasc i ta de l la sc ienza moderna l ’uomo r i t rova la
possibi l i tà di modif icare la conoscenza e di cambiar la in relazione
ai bisogni di chi la r iceve come prodotto. In questo senso è con gl i
utopis t i de l ‘600 che s i dà avvio al vero proget to di innovazione
del l ’ insegnamento che vedrà nel l’opera di Comenio i l momento
culminante, con la nasci ta del la didat t ica come disc ipl ina
autonoma. Pur se espress i in opere del tut to ascient if iche e scr i t te
con f ini divers i , i concet t i pr incipal i che sot tendono a l la nasc i ta
del la didat t ica sono già present i nei t rat ta t i di Andre ä e di
Campanella: la responsabil i tà degl i uomini nei confronti del
proprio svi luppo sociale e umano e i l poss ibi le control lo razionale
del le var ie fas i di apprendimento. L’educazione in Christ ianopolis
e nel la Città de l sole e ra individuata nel la sua valenza st rumenta le
6
di avviamento degli uomini ad una società migl iore 5 . Comenio non
fa al t ro che coniugare questa acquis iz ione con i l r iconoscimento
del la centra l i tà de l metodo. Comenio sost iene, con gl i utopis t i ,
“che tut te le speranze di r innovare i l mondo dipendono
dal l ’ is t ruzione del giovane” 6 , ma fonda tale r innovamento su un
metodo aff idabile ed universale: non è suff ic iente is t ruire , bisogna
is truire eff icacemente.
“Ciò che sp ingeva i r i formator i degl i s tudi d i que l l ’epoca ad
appl ica re a l l e loro in t raprese un nome nuovo non e ra so lo i l gus to de l
t empo (…) ma anche i l fa t to che i lo ro s forz i (…) ce rcavano d i
abbraccia re i l campo de l l ’ i s t ruz ione come un tu t to” 7 .
E’ la programmazione che fa del la didat t ica una scienza e
Comenio pensa di r iassumere la programmazione nel metodo,
costruendo un metodo universale che serva a tut t i nel lo s tesso
modo. Prima del ‘600 ogni processo di insegnamento era basato
5 Pa tocka ha messo in evidenza come, d’al t ra parte , solo in Comenio l ’educazione è considerata vera via unica a l la r i forma, mentre negl i a l t r i utopis t i i l momento educativo è più “conséquence que condi t ion de l’utopie” (J . PA TO CK A , L’état présent des é tudes coméniennes, “Historica”, I , 1959, p . 209). A questo proposi to cfr . G. L IM IT I , Comenio tra Leibniz , Bacone e Fichte , in Rassegna e prospet t ive degl i s tudi comeniani oggi , I s t i tuto di Pedagogia del l ’Univers i tà di Roma, Roma 1968, pp. 85-90.6 CO ME NI O , Via Lucis , XVII, 5 .7 O. W IL L MA N N , Didat t ica come teoria del la cultura , t r . i t . d i V. Giacomuzzi , La Scuola, Bresc ia 1962, p .91.
7
sul la f iss i tà del le nozioni e sul la casual i tà del metodo. Questo
perché l ’ is t ruzione era considerata un plus che poteva arr icchi re i
fanciul l i des t inat i a r icopri re ruol i important i nel la società .
Comenio intuisce invece la non prescindibi l i tà del l ’ is t ruz ione;
is t ruire equivale a rendere compiuta una crea tura e a svi luppare
tut te le potenzial i tà insi te nel la na tura umana: “L’uomo per essere
uomo dev’essere formato” 8 . Per far c iò è doveroso at teners i ad un
metodo in grado di fornire ad ogni stadio del la cresci ta i l re lat ivo
quantum d i conoscenze. Senza i l metodo l’ insegnante può solo
aff idarsi a l caso; è ovvio che a vol te può veri f icars i i l caso di un
ragazzo educato bene senza metodo, come di uno educato male da
un maest ro metodico, ma egl i r ibadisce
“non è una ques t ione as t ra t t a d i provvidenza e casua l i t à , ma
l ’a r te d i abol i re i l caso per mezzo de l la prev idenza” 9 .
I l “ tut to a tut t i” , manifes to del la pansofia comeniana,
r iassume bene i l necessar io carat tere di democrat ici tà di cui una
didat t ica che s i voglia scient if ica deve dotars i . La didat t ica
8 CO ME NI O , La grande didat t ica , Cap. XVI, § 4, in C0MENI0, Opere , a cura di M. Fattor i , UTET, Torino 1974, p .166. (D’ora in poi s i r i fer i rà da l l’opera con i l r i fer imento al la sola suddivis ione in capi toli e paragraf i , sot t intendendo la t raduzione ci tata) .9 ID . , Didact ica Analyt ica , 24.
8
moderna s i dis t ingue dai precedenti s is temi is t rut t ivi proprio per
la universal i tà del suo scopo: non più i l semplice accul turamento
di un individuo, ma i l s is tematico s tudio di metodi in grado di
fornire un’ist ruzione completa e reale al maggior numero possibi le
di a lunni . Ciò non togl ie che l ’ individual i tà del singolo fanciul lo
sia necessar iamente t rascurata a favore di una non ben defini ta
“total i tà”; è anzi la capaci tà di contemplare divers i ed eterogenei
cas i che fa di un metodo i l metodo migliore. E’ evidente che f in
quando la didat t ica è s tata legata ai vincoli del la pedagogia ha
dovuto l imitarsi a l grado di razional i tà e s is tematici tà che può
avere un’ar te . E un’ar te si dis t ingue dal la sc ienza proprio per
l ’ int r inseca impossibi l i tà di adeguarsi a l la real tà cui si r ivolge .
Non a caso, proprio quando, nel secolo di Comenio, le
scuole cominciano a svolgere un ruolo socia le , a lmeno dal punto
di vis ta degli intendimenti , vengono al pet t ine i nodi di
un’is truzione cost rui ta senza i l necessar io r i fer imento al la
concre ta rea l tà del tempo. Le scuole sono pensate per la pr ima
volta come laborator i nei qual i sper imentare ed appl icare le norme
didat t iche r i tenute va l ide , vere e proprie “ palest re di giuoco del lo
spi r i to” 1 0 in cui si apprenda anche dal le re lazioni t ra alunni , in un
10 ID . , Pampaedia , V, 8 .
9
gioco di s t imolo reciproco. Ma è pur vero che in questo modo gl i
a lunni sono “usat i” per f ini didat t ic i mentre dovrebbe essere la
didat t ica ad essere usata per f ini educat ivi :
“La d ida t t i ca in quanto “mera /prass i” è suba l te rna al l a t eo r ia :
de teor izza ta , v iene impover i ta a sc ienza der iva ta (da l l a teor ia )” 1 1 .
S i comprende dunque in che misura la didat t ica diventa vera
sc ienza di f ront iera , legata al l ’evolvers i del le proprie acquisizioni
e al mutare de l le real tà logist iche e ambiental i . “Didat t ica
sc ient if ica” equivale a “didat t ica messa al la prova” e non
semplicemente ass imila ta; scienza quindi da cost ruire e non da
eseguire ar idamente . I l problema del metodo ha in questo senso
rappresentato la vera croce e del izia del la didat t ica nascente; esso
avrebbe dovuto razional izzare “le procedure d’ insegnamento” 1 2 e
“fac i l i tare l ’apprendimento” 1 3 ma è diventato, nel le teorie
didat t iche del seicento, un r igido schematismo e quindi un
ostacolo per l ’ i s t ruzione effet t iva.
L’incessante perfezionars i di tecniche e st rument i è a l la
base per l ’effet t iva eff icac ia del l’ insegnamento e già Comenio
aveva individuato l ’ importanza di un’educazione “dal basso”, in
11 F. FRA BB ON I , Manuale di didat t ica generale , c i t . , p .38.12 L. ROSATI, Didattica. Il senso e i luoghi, cit., p.75.13 Ibid.
10
grado di muovere dal la real tà del le facol tà na tural i a l le
conoscenze da inser i rvi . La r icerca di una didat t ica perfet tamente
natura le è s intomo, nel ‘600 come oggi , de l la volontà di tener
conto non solo del le st rut ture menta l i na tural i che devono
r ielaborare le nozioni , ma anche del sost rato di cul tura che
produce e informa quel le st rut ture . La didat t ica di Comenio e di
Ratke “ha assunto uno spazio der ivato dal la pedagogia, (…)
assumendo dal la s tessa i connotat i carat ter is t ic i di scienza e ar te
ins ieme” 1 4 , e ha f ini to , inevi tabi lmente , per t rascurare “ lo spazio
pedagogico” 1 5 entro i l quale insegnante ed alunno interagiscono,
elaborando una discipl ina metodica ma non realmente eff icace .
Sarà Dury , pochi anni dopo Comenio, a r iconoscere la
correlazione necessar ia es is tente fra l ’organizzazione logica del
sapere e i process i ps icologici mediante i qual i ta le sapere viene
acquisi to . In questo or ientamento, comune del res to anche a
Comenio, va ident if icato i l punto di par tenza di molta par te de l le
r icerche didat t iche success ive . Lo s tesso Locke met terà l ’accento
sul l’ importanza del l’esperienza e del l ’osservazione nel l’eserc izio
di una didat t ica che per la pr ima volta è considera ta , nel la sua
14 Iv i , p .17.15 Iv i , p . 16.
11
prima fase, come “esercizio del le facol tà” . In effet t i i l d is tacco
dal l ’ar te didat t ica precedente consiste esat tamente nel la nuova
es igenza di perfezionare innanzi tut to gl i s t rumenti prepost i
a l l ’apprendimento e solo in seguito le conoscenze.
Proprio i l punto di distacco tra Comenio e Locke,
l ’at tenzione al l ’ individual i tà , segna i l def ini t ivo sorgere del la
didat t ica moderna . Per un verso ciò s igni f ica che per la pr ima
volta l ’ insegnamento viene ad essere davvero modella to intorno
al l ’educando, ma per l ’al t ro non esclude la necessi tà di servirs i di
un metodo cer to e universale , seppur pr ivato del le scorie di un
meccanic ismo che in Comenio ancora aff iorava. In Rousseau ciò s i
espl ica con i l nuovo concet to di natura : non più genericamente
luogo del l’educando, ma essenzial i tà de l l’educando s tesso. La
natura l i tà de l l’educazione deriva dal l ’at tenzione al la natura del
fanciul lo e , in a l t r i te rmini , la na tura individuale va portata a
maturazione at t raverso un opportuno metodo didat t ico.
I l problema di una didat t ica scient if ica nasce dunque a
par t i re da Comenio , ma è esat to affermare che solo a compimento
del secolo success ivo s i viene a comporre i l quadro del le
12
cara t ter ist iche che ne determinano compiutamente le di ff icol tà e la
pressante urgenza.
“La d ida t t i ca , se f i lmata a bassa quota den tro a l l a favo la de l l a
scuola espone, senza ve l i , la sua an t ica re legaz ione a Cenerento la” 1 6
e i pr imi, s tenta t i , tentat ivi di cercare una fondazione
epis temologica s i arenano necessar iamente contro la pretesa di
sintet izzare le var ie conoscenze educat ive in un s is tema che
annull i in sé le prerogat ive di queste . La didat t ica di Comenio,
come quel la di Locke, cerca nel la ps icologia, ne l la f i losofia , ne l la
rel igione e nel la pedagogia degli spunti da annet tere in un metodo
unico, f inendo però per t rascurare ol t re che l ’ individual i tà
del l ’educando, anche quel la de l l’ambiente e de l le diverse scienze.
Metodo, natural i tà e nuova st rumentazione sono i punti di
forza che la didat t ica ne i suoi pr imi pass i può lasciare in eredi tà
ai secol i success ivi , lasciando ad al t r i i l compi to di edif icare una
didat t ica genera le rea lmente scient if ica. I secol i XVII e XVIII
sono sol tanto l ’ iniz io di un processo di perfezionamento che oggi
ha come banco di prova una rea l tà educat iva ben più complessa e
ar t icola ta di quel la che s ia Comenio che Rousseau potevano
16 F. FRA BB ON I , Manuale di didat t ica generale , Laterza , Bari 1992, p .37.
13
pensare di contemplare nei loro metodi . Oggi la didat t ica non può
prescindere dal lo statuto di teor ia del la cul tura , e non solo di
teor ia de l l’ i st ruzione , def inizione “di t roppo corto respi ro f in dal
suo avvio” 1 7 , poiché , come ha sostenuto Wil lmann ,
“es is te (…) una d i f ferenza abbas tanza def in i t a f ra educaz ione e
cul tu ra format iva : quel la è in p r imo luogo r ivol ta a l l e t endenze e a l l a
vo lontà , ques ta a l l ’ a t t iv i t à in te l le t tua le ; que l la s i basa su l l ’autor i t à e
l ’obbedienza , ques ta es ige bens ì l a subordinaz ione del sogget to ad una
super io re vedu ta , ma anche una sua l ibe ra cooperazione” 1 8 .
I tentat ivi di Comenio, Locke e Rousseau, ol t re che dei loro
numerosiss imi epigoni , sono senza dubbio servi t i a mettere in luce
le diff icol tà di un insegnamento considerato dal la par te
del l ’ insegnante e non “ dalla parte del l ’alunno ” 1 9 . D’al tra par te i
var i accorgimenti adottat i dal l ’uno o dal l’al t ro autore per ovviare
a queste diff icol tà s i sono scontrate , non a caso, con la reale
applicazione al processo educat ivo concre to, lasciando scorgere la
necess i tà di una semplice ma proficua scienza didat t ica, non più
imposiz ione di sapere e di saperi , ma scienza fondata
17 H. BL AN K E RT Z , Teorie e model l i del la didat t ica , t r . i t . d i L. Puisc i , Armando, Roma 1975, p .25.18 O. W IL L I A MS , Didat t ica come teoria del la cultura , c i t . , p .50.19 L. RO SA T I , Lezioni di didatt ica , Anicia, Roma 1999, p .18.
14
epis temologicamente come scienza del la cul tura . “Educare (…) è
faci l i tare l ’ incontro con la cul tura, con i l sapere: è un indagare
l ’opera del l ’uomo al f ine di cogliere l ’ int ima st rut tura del suo
operare” 2 0 .
20 L. RO SA T I , Metodologia della cul tura e didat t ica , La Scuola, Bresc ia 1988,p.35.
15
PARTE PRIMA.
LA NASCITA DELLA DIDATTICA MODERNA
§ 1. DALLA PED AG OG IA UM ANI STIC A ALLA DID ATTIC A
UNI VERS ALE
L’affermazione del termine “didat t ica” nel lessico
pedagogico è relat ivamente recente e può fars i r i sa l i re a Comenio ,
cui s i deve — verso la f ine del sec . XVII — la pr ima sistemazione
organica del la discipl ina , intesa come organizzazione generale dei
f ini , dei mezzi e dei contenuti che consentono al l ’ is t ruzione
scolas t ica di cost i tui rsi come luogo privi legiato per un
insegnamento universa le . Didat t ica è un termine che designa in
senso lato, l ’ insegnamento, o che comunque s i r i fer isce
al l ’ insegnare. La dis t inzione del suo campo d’indagine r i spet to a
quel lo propriamente pedagogico è dovuta ad una maggiore
at tenzione al la metodologia da seguire per produrre un’effe t t iva
educazione, e , a l contempo, ad un più anal i t ico s tudio del rapporto
16
insegnante-alunno. “La didat t ica ha (…) questo compi to
fondamentale: quel lo cioè di organizzare i contenuti
del l ’ is t ruzione in modo che ogni sogget to possa apprendere con
faci l i tà e s icurezza c iò che è essenziale al la cresc i ta
inte l le t tua le” 2 1 .
La s tessa dist inzione dei termini “ insegnamento” ed
“educazione” permet te di intendere la novi tà apporta ta dal la
nasci ta del la didat t ica. Educare vuol dire cer tamente i st ruire , ma
sopra t tut to signif ica formare, avendo come oggetto non un
semplice cervel lo capace di apprendere dat i , ma un essere umano
nel la sua mol tepl ici tà ed eterogenei tà di impulsi e bisogni .
L’insegnamento, in un cer to senso, è la radice di ogni intento
pedagogico, e da esso s i deve part i re per poter permet tere
un’effet t iva educazione.
La didat t ica, a l di là de l termine e de l suo relat ivo
background connotat ivo, non è cer to un’invenzione moderna , se è
vero che già dai pedagogist i greci ogni opera pedagogica era
corredata da tut to un insieme di norme e di metodi
d’ insegnamento. L’intento educat ivo è na turalmente legato al
bisogno di esprimere in termini di prescr izioni e consigl i , una
21 L. RO SA T I , Didat t ica. I l senso e i luoghi , c i t . , p .27.
17
tecnica capace di mettere in comunicazione le conoscenze es terne
e i l sogget to dest inato ad apprenderle . La novità del la vera e
propria scienza didat t ica consis te nel l’aver fat to di ta le bisogno lo
spunto per un’organizzazione raz ionale del le norme
d’insegnamento, a l di là del le diverse concezioni pedagogiche e
dei più disparat i ed eterogenei f ini educat ivi pref issat i .
Che la didat t ica si cost i tuisca come scienza nel Seicento non
è probabilmente un caso; la congerie di impuls i cul tural i del
Rinascimento aveva provocato un for te r innovamento del pensiero
pedagogico, ta le da r ivoluzionare la s tessa idea di educazione. I l
concet to medievale di insegnamento era totalmente legato al la
r igida dogmatica scolas t ica, che imponeva ol t re che i metodi ,
anche i f ini del l ’educare, ma con i l Rinascimento si ass is te
al l ’abbozzarsi lento e progressivo del le regole di un’ar te di
insegnare . La pedagogia cessa così di essere una prat ica più o
meno abi tudinaria per cost i tuirs i in a t t ivi tà special izza ta del
pensiero. Ciò non togl ie che i pr imi pass i del la didat t ica s iano
stat i contrastat i da l la stessa s tor ia che ne ha favori to la nasci ta e
che mai comunque i l proposi to sia s ta to centrato da uno degli
autor i impegnati .
18
Tra i l sedicesimo e i l diciasset tes imo secolo la pedagogia
compie un mutamento decis ivo, inf luenzata dai cambiament i
social i , cul tural i e rel igiosi ; i l Rinascimento porta con sé una
nuova idea di umani tà ed un r innovato senso di formazione umana,
ma le poco dis tant i lot te rel igiose determinano una int r icata
magl ia di impulsi contras tant i , che non possono che fornire teorie
pedagogiche non al passo con i l r innovamento r inasc imentale .
Rinascimento e Riforma, pur par tendo da considerazioni diverse,
avevano at taccato la f i losofia medievale, ma proprio agl i ideal i
medieval i s i torna con la contror iforma, in un contes to però ormai
cambiato dal le acquisizioni “umanist iche” del Rinascimento. In
questo cl ima di r innovamento e ins ieme di decl ino la pedagogia
subisce un’onda d’urto che in breve tempo provoca un radicale
cambiamento dei f ini e dei metodi d’ insegnamento, giungendo a l lo
svi luppo del l’ idea di una didat t ica scient i f ica . La pedagogia
r inascimentale aveva mirato a l la formazione di “spi r i t i sensibi l i”
a t t raverso lo s tudio dei c lassici , come la r i forma aveva cercato di
combattere i l formalismo pedagogico e di “ l iberare” la didat t ica
dal la s trut tura gerarchica e autor i tar ia imposta dal c lero
or todosso.
19
La contror i forma s i propone di combattere l ’ inf lusso del
r inascimento del la r i forma sul loro s tesso terreno: quel lo del la
scuola. Si concedono mezzi notevoli agl i ordini insegnant i , s i
creano col legi universi tar i cat tol ic i , s i lascia al la Compagnia di
Gesù i l monopol io del la res taurazione pedagogica ca t tol ica. Di
cer to i l carat tere più evidente dei col legi del XVII secolo è la
metodici tà , e in questa va individuata una dei maggiori contr ibut i
di una pedagogia per i l res to molto conservatr ice . L’internato
corr isponde profondamente al lo scopo che i l col legio si propone:
ins taurare un universo pedagogico, un microcosmo i l cui obiet t ivo
è l ’educazione. Ciò inf lui rà cer tamente sul la concezione
comeniana di una scuola basa ta sul la r igorosi tà e sul l’ordine
metodico.
Comenio , r iprendendo le valutaz ioni di Ratke sul la scuola
contemporanea , sost iene che la confusione presente in essa der iva
dal la disorganizzazione e da l fat to che
“s i vog l iono in t rodurre ne l l a t e s ta degl i a lunn i mol te cogn iz ioni
ins ieme ( . . . ) p ropr io come se i l ca lzola io s i met tesse in t es ta d i fa re a l lo
s tesso t empo se i o se t te sca rpe” 2 2 .
22 CO ME NI O , Didact ica Magna , Cap. XVI, § 4, p .226.
20
L’ar te di insegnare r ichiede invece sol tanto una buona
r ipar t iz ione del tempo e del le mater ie e la condizione perché essa
sia eff iciente è che nessun ostacolo possa impedir la . E i l luogo
adat to per “isolare” gl i a lunni dal le dist razioni esterne e per
sa lvaguardarl i da un apprendimento confuso è la scuola .
L’opinione secondo la quale l ’ambiente scolast ico sia i l più adat to
al l ’azione educat iva è cara a tut t i i pedagogist i del l ’umanesimo e
si basa sul la convinzione che una st rut tura chiusa e dest inata solo
al l ’ insegnamento produca benefic i der ivanti dal lo spir i to di
emulazione .
Comenio individua però un’al t ra argomentazione
fondamentale nel bisogno di special izzazione:
“L’arbicul to re ( . . . ) se t rova una radice ada t ta a l t rapian to non la
p ianta dove capi ta , ma la s rad ica e la por ta in un f ru t te to , e l ì l a cura
ins ieme con al t re cen t ina ia” 2 3 ,
a l lo stesso modo le scuole possono essere di giovamento per
le esigenze dei giovani s tudenti .
I l problema di combinare i vantaggi del l’ insegnamento
personal izzato col r i sparmio di lavoro che si real izza con la
23 Iv i , Cap. IX, § 9.
21
comunicazione di massa aveva impegnato l ’at tenzione degl i
insegnant i umanis t i anche nel quindicesimo secolo e la loro
soluzione fu dedicare i l mat t ino al la lezione pubbl ica ed i l res to
del giorno al l ’ insegnamento ad personam. Ma Comenio r ibal ta i l
senso del la pubblici tà de l l’ insegnamento, concentrandone la
posi t ivi tà sul la metodici tà che un’educazione famigliare non
poteva offr i re in alcun modo. Naturalmente i maestr i del la scuola
immaginata da Comenio non sarebbero dovut i essere come quel l i
t radizional i , pr ivi di una chiara vis ione dei f ini da perseguire ,
ignorant i del metodo, incapaci di e laborare un piano organico di
lavoro.
La pedagogia umanis t ica mira ad un effet t ivo migl ioramento
del le condizioni di vi ta ; l ’educazione c lass ica mirava a formare
uomini eccezional i a t t raverso gl i insegnamenti di maestr i
a l t ret tanto eccezional i , Comenio e i suoi predecessori vogliono
che tut t i gl i uomini possano frui re de l le conoscenze minime per
vivere bene, e per questo l ’ insegnamento dev’essere metodico e
“democrat ico”, tut to incentra to sul la r igorosi tà del metodo e sul
concet to di “miss ione” del l ’ insegnante : in una parola , universale .
22
L’affermazione del la necessi tà di un’educazione impart i ta a
tut ta la gioventù in maniera simile si t rova già in Ratke . Egli
prescr ive un metodo fondato sul l’ordine del la natura , sostenendo
che tut to dev’essere insegnato da pr incipio nel la l ingua materna e
che anche in seguito nessuna l ingua deve essere imparata sul la
grammatica , ma sui tes t i e nul la deve essere appreso
esclusivamente a memoria . Ogni regola deve essere messa a l la
prova, ma l’esperienza da sola non serve:
“nemmeno una lunga consue tudine è da prenders i in
cons ideraz ione , po iché essa non of f re in ques to campo a lcuna
s icurezza” 2 4 .
Anche la natura di per sé fa mol to, ma solamente
“se v i s i aggiunge l ’aus i l io de l l ’ar te , e ssa può espl ica re l a sua
a t t iv i tà con ben a l t ra s i cu rezza” 2 5 .
L’ar te didat t ica deve quindi der ivare i suoi fondament i ,
ispirandosi a l la natura , ma considerando le es igenze del l ’uomo nel
loro complesso. Questa es igenza che pone la necessi tà del metodo
pedagogico, del quale Ratke è cer tamente uno dei pr imi asser tor i ,
viene però real izzata in un sistema ar t i f ic ioso e meccanico, in cui
24 W. RA TK E , Memoriale , c i t . in M. ME NC AR E LL I ; M. V A LE R I , Storia della pedagogia , I I , Ediz ioni scolastiche Mondador i , Verona 1968, p .109.25 Ibid .
23
sono f issat i i l numero del le r ipet izioni , i tempi di studio, in
minuziose regole considera te come un codice segreto del maestro.
La val idi tà del pensiero di Ratke r imane tut tavia fondata
nel la affermata es igenza di un’educazione a tut t i e di un metodo
ideato dal la ragione conformemente al l ’ordine del la natura ,
par tendo dai contenuti dei tes t i per giungere al le regole, senza
costr iz ioni didat t iche, con un permanente coordinamento t ra le
mater ie , con la continua r iprova e senza l ’autor i tà del la t radizione
a fungere da censura prevent iva.
«Bisogna segui re in tu t to l 'o rd ine de l la na tura . Es is te un cer to
ordine natura le , secondo i l qua le l ' in te l l igenza del l 'uomo af fe r ra le
cose ; ques to o rdine deve essere osserva to ne l l ' in segnamento» .
Da questo pr inc ipio i l Ratke fa der ivare la sua pedagogia e
le sue esperienze di educatore.
Ad esso è infat t i legata la precedenza che,
nel l ' insegnamento, viene data al la l ingua materna o vernacola, cui
segue lo s tudio del tedesco, poi , quel lo del l 'ebraico e
success ivamente del greco e del la t ino . Ed in omaggio al l 'ordine
natura le i l Ratke propone di insegnare una cosa al la vol ta , di
r ipetere spesso la s tessa cosa, di t ra t tare ogni giorno un solo
24
argomento, di non fare imparare nul la a memoria , di concedere a l
fanciul lo frequenti r icreazioni t ra una lezione e l 'a l t ra . Inol t re ,
secondo i l Ratke , un solo metodo è val ido per tut t i gl i
insegnamenti e questo metodo deve essere presentato in tut t i i
l ibr i consacrat i a l la l ingua, a l le ar t i , a l le scienze in modo che
t r ionfino in tut te le cose l 'uniformità e l 'armonia.
Secondo i l Ratke , ogni cosa deve essere insegnata secondo i l
pr incipio ne modus rei ante rem . Sempre deve essere promossa
una conoscenza che s i real izzi per induct ionem et experimentum .
L ' insegnamento quindi prenderà avvio dal le "cose", dagl i ogget t i ;
dal l 'esperienza s i r isal i rà al le regole e l 'uso dei vocabolar io dovrà
precedere quel lo del la grammat ica .
Per quanto r iguarda lo studio del la t ino , Ratke lo faceva
iniz iare da un autore , Terenzio, che veniva let to e r i le t to in una
t raduzione tedesca, poi i l testo veniva esposto in la t ino
dal l ' insegnante, pr ima espl icando, poi ad sensum , inf ine tantum
legendo . Dalla le t tura s i passava poi a notare nel testo modi e
forme, per giungere inf ine a l le f lessioni ed a l la grammatica .
L'eff icacia del l ' insegnamento dipende però, secondo i l
Ratke , non solo dal metodo ma anche dal la mancanza di
25
costr iz ioni di ogni genere . Infat t i egl i era convinto che non si
deve accet tare a lcuna regola, a lcun pr incipio che non s ia stato
accuratamente provato e r iconosciuto come giusto (senza badare a
ciò che possono aver scr i t to o pensato gl i a l t r i intorno a
quel l 'a rgomento) . Cioè «nulla deve essere fondato sul l’autor i tà ».
L 'autor i tà pura e semplice, come pure i l costume e la t radiz ione
non meri tano di essere pres i in considerazione «poiché non
comportano cer tezza».
Al l 'opera di Ratke , che spesso è stata ce lebrata perché in
essa s i intravede l 'or igine di quel la scienza ed ar te didat t ica , che
poi verrà elabora ta e def ini ta da Comenio , è s tato r iconosciuto i l
meri to di aver dato inizio al metodo naturale . Essa è in rea l tà
un 'opera r ivoluzionaria , che nasce dal la volontà di redimere
l 'umani tà at t raverso l 'educazione e di promuovere la pace e la
f rate l lanza t ra gl i uomini , ed è i l luminata da alcune intuizioni che
t roveranno poi chiar if icazione e svi luppo negli scr i t t i di Comenio
e che r iecheggeranno nel l 'Emil io di Rousseau . Tra queste
intuizioni possiamo r icordare la valor izzazione del la l ingua
materna, la volontà di superare l ' insegnamento mnemonico e di
26
onorare l 'esperienza, e la proposta di r i tardare lo studio del le
l ingue class iche .
Tuttavia i l Ratke , pur proclamando l 'eff icacia del metodo
natura le , per quanto r iguarda i contenuti del l ' insegnamento, res ta
legato al la t radizione; infat t i comprende l ' importanza del le l ingue
e del la matematica ma non quel la del le scienze del la natura .
L' innovazione proposta è l imita ta al metodo, che, pur
volendo essere "naturale" , non scatur isce dal lo studio del la na tura
del fanciul lo che deve apprendere, e non t iene conto del le
differenze t ra i var i fanciul l i , né del la specif ici tà del le var ie
discipl ine d ' insegnamento. Tuttavia del Ratke sono degni di nota
la volontà innovativa, l 'a t tenzione r ivol ta a i problemi
del l ' insegnamento e la capaci tà di cogliere alcuni l imit i de l la
scuola t radizionale , dovuti ad alcuni presuppost i apr ior is t ic i .
La proposta innovat iva di Ratke , che t rovò mol t i os tacol i e
che non s i t radusse in real tà educat iva, cost i tuisce l ' in izio di un
movimento cul tura le e f i lant ropico cui si deve, a lmeno in par te ,
l ' affermazione del l ' ideale del l’educazione popolare e i l diffonders i
del l ' in teresse per i problemi del la didat t ica.
27
E’ tut tavia soprat tut to Alsted, maestro di Comenio , che
nel la sua Enciclopedia a fferma la necess i tà di un metodo didat t ico
curato in ogni par t icolare, offrendo un panorama di tut to lo scibi le
e presentandone gl i e lementi in var ie t ra t taz ioni manual is t iche a
f ini didat t ic i .
Anch’egli afferma l’opportuni tà di un’educazione
universale; dal punto di vista metodologico s i intreccia una
duplice es igenza: di ogget t ivi tà , in rapporto al la natura e
complessi tà del reale che r ichiede esplorazione , r i f lessione e
azione, e di sogget t ivi tà , intesa come at tenzione a l sogget to, che
comporta l 'ormai t radizionale gradual i tà e , cosa più nuova,
adat tamento al l 'e tà de l discente . Quest i passa at t raverso se i fasi di
svi luppo: f ino ai quat t ro anni , con i bisogni di nutr imento,
movimento, gioco che vanno soddisfat t i in famiglia
prevalentemente ; f ino a i set te , con la presenza di una schola
alphabetaria, impegnata nel l ' insegnamento del leggere e scr ivere
mediante f igure , racconti e gioco; f ino ai dieci anni , quando opera
più propriamente una scuola pr imaria o vernacolare di più vast i
or izzonti ; f ino ai quindici , con la scuola di grammatica e di artes
humaniores; f ino ai ventun anni , dedicat i a l la scuola superiore ,
28
al le Accademie cioè o univers i tà ; e inf ine i l per iodo post-
scolas t ico o matr imoniale . A quest 'ar t icolaz ione del la scuola s i
deve poi aggiungere la scuola domest ica per le ragazze e
organizzata con cr i ter i analoghi al le al t re .
La Scholast ica (« arte per la fe l ic i tà del le scuole») ne
prende in consideraz ione i l funzionamento dal la fondazione,
a l l ’amminis trazione, a l lo svi luppo e al le eventual i terapie . Aspra
infat t i è anche in Alsted la cr i t ica al le scuole esistent i , r i tenute
«luoghi di tormento», anziché or ienta te al la e upaideusia e cioè
al la fe l ic i tà degl i educandi , mediante i l soddisfac imento
del l ' in tel le t to con la ver i tà , del volere con i l bene e del la l ingua
con l 'e loquenza: t r iade che r icompari rà in Comenio . In questo
proget to di r i forma del la scuola , la par te preponderante spet ta al
maest ro, dal quale s i r ichiede abi l i tà didat t ica, t imor di Dio ed
esperienza anzi tut to , da integrarsi con la debi ta is t ruzione, la
capaci tà di adat tamento e l 'autor i tà : qual i tà che concretamente
dovranno manifestars i ne l l 'esempio, in quanto la prass i , la vi ta
sono la meta di ogni insegnamento.
D’al tra par te la reazione ad una tradizione educat iva
incentrata sul par t icolar ismo dei f ini didat t ic i e sul l’ individual i tà
29
dei metodi non poteva che venire , ol t re che da un r innovato spir i to
di r icerca metodologica , da una for te componente utopist ica , in
grado di scardinare i legami con una società ancora t roppo
eterogenea per poter essere considerata come unico campo di
esperienza educat iva .
Solo in comunità utopiche era possibi le immaginare
un’azione didat t ica davvero universale e , quindi , e ff icace.
Toccò a Johann Valent in Andre ä iniz iare i l movimento
utopis t ico del diciasset tes imo secolo con Christ ianopolis 2 6 , opera
che eserc i tò una notevole inf luenza su Comenio . In essa erano
combinat i gl i e lementi migl ior i del la f i losofia baconiana con gl i
ideal i de i Rosacroce , a indicare una via didat t ica i l luminata e pre-
sc ient if ica.
Nello s tesso periodo, l ’ idea di un microcosmo perfe t to fu
r ipresa dal monaco Giovanni Campanel la , le cui pr ime opere
avevano inf luenzato Andre ä, ne La ci t tà del sole . Sebbene fosse
26 Chris t ianopol is doveva essere una ci t tà nel la quale l ’uomo, servendosi di i st i tuzioni educat ive e socia li improntate a l la giust izia e al l ’ardore rel igioso, poteva giungere a conoscere Dio. Le t re is t i tuzioni educative fondamenta li , tempio, consiglio e scuola, sugger iscono ad una prima let tura l ’adesione a l nuovo empir ismo sc ient if ico, ma, ad un’anal is i più approfondi ta , r isulta chiaro che la scienza è concepi ta da Andre ä come una teologia natura le, così come la razional i tà non può andare ol t re i l ruolo di anci l la f idei .
30
prat icamente contemporanea di Christ ianopolis , La ci t tà del sole
presentava un’utopia del tut to diversa, in quanto ammet teva i l
ruolo posi t ivo del l ’uomo e la sua capaci tà di intervenire sul la
propria condiz ione; la sua concezione andava ol t re una teologia
es is tenziale del la convers ione per accostars i piut tos to al la f iducia
in una perfet t ibi l i tà real izzabi le a t t raverso l ’azione del la ragione.
E’ evidente che questo è un passo decis ivo verso la posiz ione
pansofica di Comenio che s i annuncia già con gl i ideal i utopici ,
ma che va ben a l di là di sempl ice costruzioni teoriche.
Da Andreä a Campanella a Bacone, s i assiste ad un
progressivo mutamento del ruolo del la responsabi l i tà che passa
dal la grazia divina al la cooperazione del l ’uomo con la
provvidenza e inf ine al control lo razionale e sc ient if ico degli
event i . La Nuova Atlant ide d i Bacone , pubblicata postuma nel
1627 presentava, sebbene s i t ra t tasse di un frammento incompiuto,
una concezione del tut to nuova del la società e dei mezzi per far
progredire le cose umane, basata sul la totale posi t ivi tà del
control lo raz ionale del la real tà .
Malgrado la pr ior i tà accordata al l ’educazione, né Andre ä, né
Campanella , né Bacone si occuparono mai di e laborarne i
31
part icolar i . Tutte le loro utopie accet tavano in genera le
l ’ inevi tabi le valore s trumenta le del l ’educazione, ma non
presentavano a lcuna indicazione det tagl iata di carat tere operat ivo
né, nel caso di Bacone , offr ivano a lcuna discussione reale del
problema del le or igini e de l fondamento dei valor i . Bacone part iva
dal presupposto che la razional i tà fosse egualmente presente in
tut t i e che l ’accordo s i sarebbe creato automaticamente nel la
misura in cui l ’ induzione sc ient if ica fosse r iusc i ta a costruire un
edif icio di conoscenze dimostrabi l i e assolute . I l compito di
ut i l izzare i sogni utopis t ic i t raducendoli in process i educat ivi
concre t i sarebbe stato assunto in quel l’epoca solo a par t i re dal
1657, anno in cui fu pubblicata l ’ Opera didact ica omnia ,
capolavoro innovatore di Comenio .
§ 2. DIDACTICA MAGNA: L’EDUCAZIONE ATTRAVERSO L’INSEGNAMENTO
“ M e n o v i v i d a m e n t e
s ’ i m p r i m o n o n e l l e m e n t i l e
c o s e c h e s i s e n t o n o , d i q u e l l e
32
c h e s o n o p o s t e s o t t o g l i o c c h i
f e d e l i ” 2 7
O R A Z I O
“Didat t ica s igni f i ca ar te d ’ insegnare : da non mol to , uomini
i l lus t r i s i sono impegnat i a r i cerca re ques t ’ar te” 2 8 .
Queste sono le pr ime parole de l la Didactica Magna d i
Comenio . A ben vedere l ’ incipi t cont iene del le indicazioni
important i che fanno luce sul senso e sul la portata del proget to
comeniano. Innanzi tut to compare i l termine “didat t ica”, come a
voler subi to chiar ire i l t i tolo del l’opera . In effet t i Comenio è i l
pr imo a par lare di didat t ica in senso s tret to , e la sua Didactica è
la pr ima opera del l ’epoca a sostenere un t i tolo così impegnativo.
La definiz ione, premessa al lo svolgimento del discorso, offre
quindi un val ido indizio per comprendere la volontà del l ’autore: si
t ra t terà di insegnamento in senso proprio e non, come succedeva
immancabilmente nel le opere contemporanee, in maniera confusa o
l imita ta . “Più che una legi t t imazione f i losofica, la didat t ica
chiede, qui , le ragioni del suo procedere” 2 9 .
27 ORA Z IO , Ars Poet ica , 180-181.28 CO ME NI O , Didact ica Magna , “Ai let tori” .29 F . FA LC IN E L L I , Filosof ia e contenut i del la didat t ica , in L. RO SA T I , Didat t ica. I l senso e i luoghi , c i t . , p .87.
33
Comenio ha dunque in mente sin da pr inc ipio i l compi to
arduo che gl i s i prospet ta: def inire i l campo di s tudio di una
sc ienza e offr i re un val ido proget to per giust i f icarne l ’es is tenza.
Ol tre che dai suoi più di ret t i maestr i , Ratke , Als ted, Andreä,
Comenio è inf luenzato da var i pensator i come Monta igne,
Campanella , Bacone , Paracelso , Vives , Si può affermare che se le
idee di a lcuni sono in lui present i per conoscenza di ret ta , a l t re gl i
confluiscono per la sua profonda conoscenza e presenza impegnata
ai problemi del suo tempo. Va anche tenuto presente un aspet to
centrale de l la sua personal i tà , che s i pone in evidenza con
conseguenze dolorose e spesso t ragiche nel la sua biograf ia: i l suo
essere aderente ad una part icolare confess ione rel igiosa r i formista
( i Fra tel l i Boemi ) in un periodo part icolarmente t ragico per le
lot te di re l igione ( la guerra dei t rent’anni) . Molte idee e molte
real izzazioni educat ive, già present i nei suoi predecessori , sono da
lui meditate e r iproposte con un senso di equil ibr io che gl i der iva
proprio dal l ’esperienza r i formista . Molte acute intuizioni di
Ratke , di Als ted, di Andre ä acquistano in lui i l valore di
concezioni or iginal i e gl i procurano un meri to indiscusso e
indiscut ibi le; Comenio ha insomma “sol levato una ser ie di
34
problemi nuovi per i l suo secolo: quel lo del lo svi luppo mentale ,
quel lo dei fondamenti psicologici de i metodi didat t ic i , quel lo
del le relazioni t ra scuola e socie tà e de l la necess i tà di organizzare
ed anche di regolamentare i programmi e i quadri amminist rat ivi
del l ’ insegnamento, quel lo inf ine di una organizzazione
internazionale de l la r icerca e del l’educazione” 3 0 .
Come già Lutero ed al t r i ancora, Comenio r ibadisce la
necess i tà de l l’educazione universale , ma ne precisa gl i intent i e ne
specif ica i carat ter i :
“Bisogna p reoccupars i , anzi ga rant i re , che nessuno a l mondo
s ’ imbat ta mai in qualcosa d i cos ì sconosciu to da non pote rne dare un
cau to g iud iz io , e da non pote rne fare un uso oppor tuno senza e r ror i
nociv i” 3 1 .
I l d ir i t to a l l ’ i st ruzione è dunque i l dir i t to-dovere ad
assumere le prerogat ive migl ior i del l ’essere umano, procedendo
natura lmente verso un’ipotet ica perfet t ibi l i tà , seppur nei l imit i
sanci t i dai dogmi rel igiosi . L’essere razionale del l’uomo comporta
l ’es igenza di un metodo che su esso si fondi , dato che in ogni
30 J . P IA G E T , in troduzione a G.A. Comenio , pagg. scel te pubbl . a cura del l ’UN ES CO , t r . i t . Marzocco, Firenze 1960.31 CO ME NI O , Didact ica Magna , X,1.
35
bambino es is te una potenzial i tà da evidenziare e svi luppare, “ogni
cosa è contenuta in questo microcosmo, l ’uomo” 3 2 .
I l processo educat ivo dev’essere nient ’al t ro che
l ’organizzazione di una manifestazione naturale , quel la del lo
svi luppo graduale del l’essere umano. L’umanità è sempre
completa , a tut te le e tà . La personal i tà del bambino non è qualcosa
dì parz iale che manca: è già intera , armonica, e la vis ione che del
mondo si forma i l bambino non è tanto “ infer iore" quanto
“diversa” r ispet to a quel la che se ne forma l ’adulto. Muovendo da
questa premessa , Comenio giunge ad intui re che a i diversi l ivel l i
sono pur sempre necessar i contenut i di conoscenza ugual i in
quanto r ispondenti a i bisogni permanent i e che l ’unica differenza
ammissibi le è quel la che r iguarda i l modo in cui ta le contenuto è
di vol ta in vol ta r ie labora to e r i st rut tura to. Comenio non vede
dunque nel problema educat ivo uno dei tant i problemi del l’uomo
deve r i solvere per vivere meglio, ma i l problema essenzia le ,
r isol to i l quale tut t i gl i a l t r i r i sul teranno r isol t i . Insegnare, per
Comenio, non è guidare al l ’apprendimento di una tecnica
par t icolare, né fornire gl i s t rumenti per una evasione
contempla t iva dal mondo, né formare una r is t ret ta classe di
32 Iv i , XIX, 5.
36
dir igenti . Superando decisamente gl i a t teggiamenti ar is tocrat ic i
del l ’umanesimo class ico, egl i svolge i mot ivi democrat ici ins i t i
nel nucleo dot tr inale del la r i forma, rea l izzando al tempo stesso un
nuovo umanesimo, più moderno e più autent ico.
L’insegnamento è una preparazione al vivere senza la quale
non possibi le svi luppare tut te le potenzial i tà umane, e d’al t ra
par te “l’anima del la didat t ica è l ’ insegnamento” 3 3 .
“L’uomo per essere uomo dev’essere formato” 3 4 , sos t iene
Comenio nel la sua Didactica Magna , e per formare l ’ insegnante
non deve far a l t ro che seguire l ’armonia del la natura , senza
pretendere di imporre di ret tamente al discepolo una propria idea
di svi luppo. E la na tura mostra al l ’uomo una via c icl ica; ogni
apprendimento non si r isolve in un compimento perfet to e chiuso
in se s tesso, ma s i cost i tuisce come svi luppo che porta al
migl ioramento di capaci tà già present i dal l ’ inizio del processo. I l
metodo cicl ico deve quindi prevedere che nel le var ie fas i del la
vi ta scolast ica non si insegnino success ivamente discipl ine
diverse, ma sempre le s tesse, con maggiore r icchezza di
par t icolar i e maggiore approfondimento. I l pr inc ipio pansofico
33 L. RO SA T I , Didat t ica. I l senso e i luoghi , c i t . , p .70.34 Iv i , VI, § 1, p . 166
37
sintet izzato dal la celeberr ima formula “ tut to a tut t i” e stabi l isce
che a tut t i , e quindi agl i a lunni di tut te le e tà e di tut t i i gradi ,
devono essere insegnate tut te le discipl ine r i tenute essenzial i . Lo
sforzo pedagogico comeniano è tut to vol to a fare di ta le pr incipio
un cardine da cui dedurre l ’ intero impianto didat t ico.
I pr incipi basi lar i del l ’educazione secondo Comenio furono
enunciat i nel la Didaktika ceca, scr i t ta f ra i l 1628 e i l 1632. Quest i
pr incipi non furono al terat i sostanzialmente nei suoi scr i t t i
poster ior i . Si svi luppò sol tanto, in modo considerevole, la
tematica per i l cont inuo suo sforzo durato ol t re quarant’anni di
armonizzare t ra di loro tut t i gl i aspet t i del problema.
I l suo interesse immediato r iguardava i temi par t icolar i del
“r innovamento del le scuole nel Regno di Boemia” e del la r inasci ta
del paradiso in Boemia. Un signif ica to eccezionalmente moderno
ha i l pr incipio comeniano che la scuola pr imaria non può l imi tars i
a fornire la tecnica del leggere e del lo scr ivere: la cul tura
genera le , c ioè la conoscenza di tut to ciò che può aiutare l ’uomo,
deve essere a suo fondamento. La conoscenza del le l ingue è poi
sot tol ineata per la sua importanza a i f ini del la formazione dei
dot t i . La possibi l i tà effet t iva di un r innovamento a breve termine
38
dell ’apparato educat ivo boemo svanì immediatamente e Comenio
prefer ì r ivolgere la sua a t tenzione al più ampio scopo di una
didat t ica va l ida per tut te le nazioni e per tut t i i popol i . La
t raduzione lat ina del la Didaktika fu terminata ne l 1636 e, invece
del le precise sistemazioni concernent i la r iorganizzazione del la
educazione ceca, s i t rova un r i fer imento a tut t i i regni e s tat i
cr is t iani 3 5 .
Comenio non fu un f i losofo pedagogis ta che as traeva dai
problemi del la classe scolast ica, bensì una persona ansiosa di
a l leviare “ la fat ica di Sis ifo degl i scolar i” 3 6 fornendo l ibr i di tes to
adat t i ad ogni s tadio del l’ i st ruzione . Però, d’al t ra par te , egl i non
considerava l ’eff icienza scolast ica come f ine a se s tessa. La
“cul tura de l l’ intera razza umana”, che egl i proclamava come suo
obiet t ivo nel la Didatt ica Magna , andava molto più in là del la
metodologia o del la cul tura programmata . Egli sperava in un
“ant idoto universale a l l ’ ignoranza” 3 7 e perc iò iniziò un esame
prel iminare al la pansofia per preparare la mente degli uomini ad
accogliere la vera sapienza. Tale lavoro prel iminare fu terminato 35 Cfr . iv i , “Ai let tori” , p . 124.36 Iv i , I , p . I17.37 ID. , Continuat io admonit ionis fraternae de temperando chari tate zelo , Amsterdam 1669, § 45.
39
intorno a l 1636, ma non fu mai pubblica to, probabi lmente perché
Comenio non fu convinto di aver veramente integrato con successo
la sua teoria didat t ica .
Con tut ta l ’enfas i che Comenio mise sul la necess i tà di
provvedere al le scuole, fu lontano dal pensare che l ’educazione
fosse l imitata al l ’ is t ruzione formale . Perciò scr isse i l suo l ibro di
consigl i a l le madri (Informatorium materni gremi ) che fu
proget tato come una sorta di “guida inte l l igente dei geni tor i ” per
l ’educazione dei bambini , e incluse nei suoi programmi tut t i i
consigl i che potevano interessare i c r is t iani in questa vi ta e in
quel la futura. Questo fu poi i l tema del la Via Lucis che scr isse nel
1641, nel la quale ammette “che tut te le speranze di r innovare i l
mondo dipendono dal l ’ is t ruzione del giovane” 3 8 .
Le argomentazioni del la Didactica Magna si basano tut te
sul le analogie con la natura e con l ’ar te . La “natura” è la “roccia
immobile” sul la quale devono essere costrui t i i pr incipi
educat ivi 3 9 . La pr incipale interpretazione del la natura , secondo
Comenio , può essere i l lus tra ta dal le seguenti parole del la Via
Lucis :
38 ID. , Via Lucis , XVII, 5 .39 ID. , La grande didat t ica , c i t . , XIV, 1, p2O7.
40
“Sia a l lo ra da to per s t abi l i to che , quanto p iù ch ia ramente e
p ienamente l a Na tu ra è r ive la ta , t an to p iù chia ramente e p ienamente
r i fu lgerà la maes tà de l c rea tore de l l a Na tu ra” 4 0 .
I l mondo visibi le del la natura è dunque “crea to per
l ’addest ramento del la razza umana” 4 1 , e la sua grande lezione s ta
nel la “forza del l ’ordine che governa tut to” 4 2 . Come naturalmente
l ’ordine s i dispiega nel mondo, così è possibi le un’educazione
talmente automatica da potersi paragonare a una macchina con la
quale
“non sarà p iù d i f f i c i l e insegnare agl i scolar i , per numeros i che
s iano, d i quan to lo è s t ampare un migl ia io d i fogl i a l g io rno” 4 3 .
L’ordine naturale è i l vero pr incipio del l’ insegnamento, che
non può essere violato senza perdi ta di s immetr ia e di continui tà .
L’insegnante deve r imuovere gl i impediment i che si t rovano sul la
via del l ’ordine, e , in def ini t iva lasciars i condurre da l l’armonia 4 0 9 ID. , Via Lucis , XVI, 7 .41 ID. , Pampaedia , I II , 2 .42 ID. , Didact ica Magna , XII I , 1 .43 Ivi , XIII , 5 . Mumford ha cr i t ica to la concezione “meccanica” del l ’ insegnamento propugnata da Comenio , in quanto questa avrebbe contr ibui to “a rovinare l’educazione moderna” (L.MUMFORD, Condi t ion of Man , p .258); ma, probabi lmente , le numerose analogie de l l’educazione con gl i orologi e le macchine t ipografiche servono a Comenio per contrastare quel l imite che egl i individua nel le scuole a lui contemporanee: la mancanza di ordine, s ia menta le che s trutturale e metodologico.
41
stessa del la natura . L’alunno deve r icavare i l suo model lo da c iò
che dapprima gl i può sembrare vago e confuso e deve far lo a modo
suo. Egl i non è un “ceppo” da cui l ’ insegnante possa “intagl iare
una statua soggetta al la sua volontà” 4 4 , né può l’ insegnante
“tra t tar lo” se non “secondo la sua natura” 4 5 . Senza i l metodo
l’ insegnante può solo aff idars i a l caso; è ovvio che a vol te può
verif icars i i l caso di un ragazzo educato bene senza metodo, come
di uno educato male da un maestro metodico, ma egl i r ibadisce
“non è una quest ione ast rat ta di provvidenza e casual i tà , ma l’ar te
di abol ire i l caso per mezzo del la previdenza” 4 6 .
Comenio sost iene che l ’uomo è par t icolarmente adat to
al l ’educazione poiché i process i del la na tura , spontaneamente in
opera in lui , possono essere portat i ad un più al to ver t ice di
perfez ione col t ivandoli . Nel la f igura di copert ina del la Pampaedia
c’è un giardiniere che t rapianta germogli su un giovane albero; la
qual cosa signif ica che se i l giovane fosse lasc iato a se stesso,
esso crescerebbe selvaggio ed imperfet to . L’insegnante perciò, per
analogia, deve innestare germogl i dal l ’albero del la conoscenza sui
44 Didact ica Analyt ica , 24.45 Didact ica Magna , XVI, 3 .46 Ibidem .
42
fanciul l i e poi seguirne tut t i i procedimenti necessar i per aiutarne
la cresci ta .
Come ogni al t ra creatura naturale l ’uomo deve quindi essere
seguito s in da i pr imi pass i :
“ la condiz ione del l ’uomo è s imi le a que l la d i un a lbero . In fa t t i
come un a lbero(…) può c rescere da so lo e pe r v i r tù propr ia , ma un
a lbero se lvat ico dà f ru t t i selva t ic i , men tre per produrre f ru t t i dolc i e
matur i , dev’essere p ian ta to , i r r iga to , po ta to da un esper to
a rbor icu l tore” 4 7 .
E la fase più importante del la cura educat iva non può che
corr ispondere con i pr imi anni di vi ta de l fanciul lo , durante i qual i
“ incapace di fare a l t re cose, è in grado solo di formarsi” 4 8 .
E’ chiaro che operando su soggett i del tut to pr ivi di
formazione inte l le t tuale indipendente si rende necessar io un
metodo in grado di impedire preventivamente deviazioni r i spet to
al l ’ordine naturale di formazione. Comenio , a questo proposi to ,
s tabi l isce un vero e proprio decalogo cui a t teners i a scopo
47 Iv i , VII , 1 .48 Iv i , VII , 6 .
43
cautelat ivo 4 9 , onde evi tare di favorire l ’ insorgenza di contras t i con
lo svi luppo naturale del la personal i tà :
“E’ ch ia ro che , e saminando g l i esempi of fer t i da l la na tura ,
l ’educazione de i g iovani s i svolgerà fac i lmente :
I . Se in iz ia pres to , pr ima che l e ment i s i ano cor ro t t e .
I I . Se avviene con la dovu ta p reparazione degl i an imi .
I I I . Se procede dal l e cose p iù genera l i a que l le pa r t i co lar i .
IV. E da l le p iù fac i l i a l l e p iù d i f f i c i l i .
V. Se nessun a lunno è gravato da cose super f lue .
VI . Se s i procede ovunque lentamente .
VII . Se le ment i non sono cos t re t te se non a c iò che des iderano
na tura lmente per ragioni d i e tà e d i metodo.
VII I . Se tu t to v iene insegnato a t t r averso l a d i re t ta esper ienza .
IX. E per u t i l i tà immedia ta .
X. E tu t to con uno s tesso un ico ass iduo metodo.” 5 0
49 Questa es igenza “igienica” r ichiama da vic ino l ’esempio baconiano di el iminazione degli Idola sul cammino del la scienza. Rispet to a l la quere l le su una più o meno dire t ta influenza di Bacone sul la Didact ica c’è da dire che , s ia che s i vogl ia t rovare un’analogia chiara (come ad esempio per Chlup, Krasnovskij , Lordkipanidze, Alt ) , s ia che questa analogia venga negata (Kvacala) , non è possibile evi tare un confronto che s’ impone in quanto la scient i f ici tà nascente ( in senso generale o in campo pedagogico) es ige una rot tura con i paradigmi precedent i , considerat i ora int r is i di pregiudizi . Comenio non fa che appl icare questa necessi tà a l sis tema educativo t radizionale , fondato sul la e terogenei tà dei f ini e de i metodi . 50 Iv i , XVII, 2 .
44
Proprio l ’ul t imo punto fonda i l concet to di scient i f ic i tà
del la didat t ica , dato che l ’unici tà de l metodo fornisce i l mezzo per
poter “sperimentare” e “verif icare” su individui diversi un
proget to che s i r i t iene val ido per tut t i . E questo proget to
educat ivo propone di e l iminare dal l ’ insegnamento ogni
coerc izione e forzatura:
“Non è cer to necessa r io obbl igare l ’uccel lo perché impar i a
vo la re , o i l pesce a nuotare (…): fanno tu t to ques to da so l i , non appena
sentono suf f ic ien temente for t i l e membra des t ina te a quei moviment i .
(…) Ogni c rea tura des idera spon taneamente fare c iò per cui è na ta ;
anche i l p iù p iccolo a iu to è ef f icace” 5 1 .
L’ imitazione del la natura , i l recupero del l’ immagine divina
ed i l progresso i l l imitato sono nel le possibi l i tà de l l ’uomo purché
egl i s i adoperi e si sforz i in modo appropria to in ta l senso.
Comenio precisa nel seguente modo la fonte di un giusto metodo
didat t ico:
“E’ de l tu t to ch ia ro che l ’o rd ine , che è i l pr inc ip io dominante
ne l l ’ ar te d’ insegnare tu t t e le cose a tu t t i g l i uomini , dovrebbe e può
51 Iv i , XII , 11.
45
essere o t tenu to so lo abbeverandos i a l l e sorgent i de i process i de l la
na tura” 5 2 .
In questo spir i to c’è da considerare i l fa t tore tempo. “La
natura r ispet ta l ’ordine temporale”. Per ogni per iodo del la vi ta c’è
un t ipo appropriato di a t t ivi tà pedagogica. Perc iò dal l’ infanzia in
avant i la fanciul lezza “essendo malleabi le , dev’essere ut i l izzata
per l ’educazione” 5 3 . L’eff icacia del l’educazione dipende
dal l ’avere un tempo suff ic iente per superare tut t i gl i s tadi .
Comenio ammette che c i sono casi in cui la disposizione ad
apprendere è ta lmente carente da annul lare ogni speranza; ma
quest i sono casi rar issimi, mentre di sol i to occorre “at tendere
l ’opportuni tà ed evi tare una fre t ta eccessiva” 5 4 . Ogni apparente
svogl iatezza è sempl icemente una sf ida al la pazienza
del l ’ insegnante e una opportuni tà di mettere a f rut to l ’abi l i tà
didat t ica.
La cura per una giusta programmazione del tempo va
dimostra ta anche nel l’organizzazione degli intervent i secondo una
progressione scalare 5 5 . Non v’è al t ro modo che “far avanzare i l 52 Iv i , XIV, 7.53 Pampaedia , V, 14.54 Didact ica Anal i t ica , 16.55 Va riconosciuto che il concetto di programmazione in Comenio è completamente diverso da quello odierno. La didattica comeniana inserisce la programmazione nello schema rigido del
46
discepolo dal gradino su cui si t rova al success ivo” 5 6 . Comenio
ammette che c i possono essere a lcune nature eccezionalmente
portate a l l ’apprendimento, ma i l buon insegnante deve tener
d’occhio ognuna di queste senza che la f ret ta port i ad una
confusione del la conoscenza.
L’is truz ione, secondo Comenio , non ha termine; è inut i le
quindi cercare di immet tere ne l fanciul lo una quanti tà eccess iva
ed inut i le di nozioni; i concet t i presentat i devono essere sempre
gl i s tess i ad ogni s tadio del lo svi luppo, ma con divers i l ivel l i di
profondità . L’educazione pansofica r imane sostanzialmente la
stessa dal la scuola materna al l ’univers i tà : c iò che muta è i l
“grado” di comprensione. La formazione di un concet to as trat to
non è mai comple ta . Essa comincia con l’a t t ivi tà moto-sensoria e
gradualmente acquis ta s ignif icato quando l’ individuo confronta
l ’universo con se stesso e vi si adat ta .
Un a l t ro fa t tore fondamentale che dev’essere considerato
nel la didat t ica è la s i tuazione di r isposta a l lo st imolo. Nel la
Didactica Magna Comenio sost iene che gl i ogget t i da porre di
metodo e quindi finisce per farne un semplice “programma”, “eppure la differenza tra programma e programmazione è quella che segna lo scarto netto tra routine e innovazione, tra ripetizione passiva di contenuti istruttivi e progettazione di attività che hanno i contenuti come base di appoggio ma non certo come fine dell’insegnamento” (L. ROSATI, Didattica. Il senso e i luoghi, cit., p. 75).56 Iv i , 10.
47
fronte a l l ’ intel l igenza del fanciul lo devono essere real i , in modo
da produrre un’impress ione sui sensi e sul l ’ immaginazione.
Comenio era ben consapevole de l problema di appl icare i l metodo
del real ismo in c lass i di un cent inaio o più a lunni; e perciò accet tò
ausi l i didat t ic i vis ivi come la migl iore al te rnat iva agl i ogget t i
real i per procurare l ’esperienza sensoria le . Tuttavia l ’eff icacia di
uno st imolo deve essere va luta ta dal la r i sposta che esso susci ta .
Comenio dà valore ad ogni r i sposta at t iva perché questa può da sé
rendere “intol lerabi le l ’ iner te t ranquil l i tà” 5 7 .
“ I g iovani acquis teranno la to l l e ranza a l le fa t iche , se fa ranno
sempre qua lcosa , d i se r io o d i p iacevole . A ques to f ine non impor ta che
cosa fanno e perché , purché facciano qua lcosa” 5 8 .
Comenio d’al t ra par te non l imita la regola del la r ipet iz ione
continua al la pr ima infanzia . L’esercizio serve a r inforzare i
legami di associazione del le idee; l ’abi tudine è importante in ogni
si tuazione didat t ica. Comenio cer tamente non pensò che una
st rut tura abi tudinaria di s t imol i / r i sposte fosse più che una
condiz ione per lo svi luppo di una st rut tura cogni t iva . E’
57 Didact ica Magna , XXIII , 11.58 Ibidem .
48
necessar io sempre inser i re ogni nuovo concet to in un contesto, a l
f ine di comprendere quel concet to associandolo ad al t r i concet t i ,
essi s tessi r ichiamat i dal le relazioni interne al contesto.
Un programma meccanico d’ is truz ione sembrò a Comenio
inf ini tamente prefer ibi le a l “compl icato garbugl io” 5 9 che egl i
t rovò nel le scuole de l la sua epoca. Con l’applicazione dei suoi
pr incipi sarebbe invece s tato sempl ice poter predi re l ’effet t iva
educazione e is t ruzione di un fanciul lo avendo considerato la base
di par tenza. E’ questa possibi l i tà che fa del la didat t ica una
discipl ina scient if ica.
Al la scient i f ic i tà del metodo va piegata anche la volontà
umana:
“La volon tà , essendo per sua s tessa na tura comple tamente l ibe ra ,
nè vuo le , nè può esse re forza ta ; essa obbed isce so lo a l suo cons ig l i ere
pr iva to : l a ragione” 6 0 .
L’ insegnante non deve perc iò cercare di forzare
diret tamente la volontà, egl i deve spingerla a volere c iò che è
megl io per la cresci ta del fanciul lo . Deve insomma indurre per
mezzo degli esempi un asset to mentale favorevole che agisca poi
59 Iv i , XII .60 Didact ica Analyt ica , 97.
49
come cela to fat tore di sce l ta . Ciò è molto s imile a l la teoria di
Kant del la l iber tà t ramite l ’obbedienza: i l fanciul lo va educato in
modo ta le che egl i possa scegl iere sol tanto t ra giust i f ini .
Comenio non prende neanche in consideraz ione l ’accusa che
questa manipolazione del la l iber tà umana s ia in se stessa un
interferenza nel la l iber tà umana. Egli sost iene che le immagini
gradi te devono sempre essere associate a sent iment i posi t ivi , e
quindi c i s i deve sforzare in ogni modo di far considerare al
fanciul lo i l suo compito meri tevole d’ammirazione. In questo
senso una saggia guida vale più del l ’ interpretazione conosci t iva.
“Nessuna teoria del la conoscenza può ignorare i l fa t tore de l lo
scopo e nessuna teoria del la l iber tà può ignorare i l fa t tore de l
condiz ionamento; Comenio non può essere accusato di aver
mancato al tentat ivo di integrar l i ambedue” 6 1 .
61 J . E. SA DL E R , Comenio e i l concet to di educazione universale , t r . i t . d i A. Carbonaro, La Nuova I ta l ia , Firenze 1969, p .235.
50
§ 3. NUO VI STR UMEN TI PER UNA NUO VA SC IENZA
Uno dei meri t i pr incipal i di Comenio è senza dubbio l ’aver
perseguito nel l ’ambito concre to del processo didat t ico l ’ ideale
del l ’universal i tà del l ’ insegnamento. Ciò s igni f ica che l ’ insegnare
“tut to” a “tut t i” è divenuto con l’autore ceko un l imi te cui tendere
per ogni programma didat t ico. Ma un ideale ha bisogno, per poter
fornire de i vantaggi , di s t rumenti in grado di lavorare per esso e
in sua funzione.
51
La didat t ica scient i f ica nasce esat tamente con l’associaz ione
di un manifes to teorico ed epis temologico ad una concreta guida
per l ’ insegnamento. Comenio in ciò ha saputo avanzare di un
passo ol tre i tentat ivi s ter i l i dei suoi contemporanei , perché, a suo
stesso dire , quest i o “sono andat i in cerca di compendi per
insegnare solo questa o quel la l ingua ” o “hanno tenta to vie più
rapide per poter insegnare questa o quel la scienza”, e in ogni caso
“hanno proceduto con osse rvaz ioni es t r inseche , t ra t te da una
pra t i ca t roppo super f ic ia le , c ioè , come s i d ice , a pos ter io r i” 6 2 .
S trument i nuovi per la nuova scienza nascente non possono
che essere tut t i quei contr ibut i , quel le infrast rut ture , quei sostegni
in grado di a l imentare e assecondare i l proget to de l l’ insegnante e i
bisogni degli a lunni . Ecco dunque che si r ive la impresc indibi le un
r innovamento e una r iconsiderazione del le s trut ture e dei mater ial i
didat t ic i t radizional i : scuole, l ibr i , programmi. Ma s trumento per
eccel lenza in una didat t ica universale deve essere in pr imo luogo
l’ insegnante s tesso.
La t radiz ione voleva che gl i s tudent i fossero in totale ba l ìa
del le idee pedagogiche degl i insegnanti , dei loro metodi e r imedi ,
62 CO ME NI O , Didact ica Magna , “Ai let tori” , 2 .
52
ma la preponderanza concessa da Comenio a l metodo fa sì che i l
momento del l’ insegnare sia considerato solo uno s tadio inizia le
nel processo didat t ico. L’insegnante deve quindi essere aff inato e
tara to come ogni st rumento di scienza, per poter essere in grado di
assolvere ai compi t i assegnat i dal metodo:
“Come un qua ls ias i organis ta esegue sped i tamente qua l s ias i
mus ica scr i t t a su l lo spar t i to , ma non pot rebbe né compor la , né esegu ir la
a mente , (…), cos ì pe rché non pot rà i l maes t ro insegnare qua ls ias i cosa ,
se ha g ià pront i , come s tampat i su uno spar t i to , l e cose da insegnare e i
modi per fa r lo?” 6 3 .
L’ insegnante deve quindi qual if icars i r ispet to al metodo
universale , e per far lo deve avere a disposiz ione scuole più
eff ic ient i e con una migl iore organizzazione, e l ibr i adat t i per
l ’ insegnamento e l ’apprendimento.
C’è da di re che Comenio accet tò senza discussione la
t radizione del l’Unità dei Confratel l i secondo cui la responsabil i tà
del l ’educazione dei f igl i spet tava in pr imo luogo al la famigl ia ed
al la chiesa , pur r imanendo essenzia le che part icolar i cure fossero
pres tate ne l le scuole . Egl i raccomandava l’abi tudine di aff idare i
63 Iv i , XXXII, 4 .
53
bambini a persone scel te e di raccoglier l i per l ’ is t ruz ione comune
in luoghi dest ina t i a questo scopo. Ciò sembra contras tare con
quanto det to , ma bisogna considerare l ’epoca e l ’ambiente nei
qual i Comenio ebbe a lavorare.
L’insegnamento is t i tuzional izzato secondo i l suo parere s i
giust i f icava sul piano del la convenienza,
“po iché le occupaz ioni umane s i sono mol t ip l ica te a ta l punto che
è ra ro t rovare persone che abb iano conoscenza suf f iciente o suf f ic ien te
t empo l ibero per i s t ru i re i loro f ig l i ” 6 4 .
In real tà l ’ insegnamento ist i tuz ional izza to ha una
lunghiss ima stor ia e Comenio ci ta i l patr iarca Sem come suo
fondatore e l ’ Imperatore Carlo Magno come esempio di uno che
comprese l ’ importanza del le scuole per ins taurare i l
Cris t ianesimo 6 5 . C’è anche un valore posi t ivo, a l di là del
contr ibuto del l’ insegnante , nel portare i bambini a conta t to l ’uno
con l’a l t ro “poiché ess i s i s t imoleranno e aiuteranno a vicenda” 6 6 .
64 Iv i , VII I , 2 .65 Iv i , VII , 2-3.66 Iv i , XIX, 16.
54
Inol tre , sebbene “i geni tor i possano fare mol to, i bambini de l la
stessa età possono fare di più” 6 7 .
Tutto i l suo entusiasmo per l ’ is t i tuzione del le scuole non
indusse Comenio a considerar le l imitatamente come f ini in se
stesse . Esse hanno una part icolare funzione nei confront i de i
giovani “prima che s i corrompano e quando sono ancora sensibi l i
a l le inf luenze che l i r imodel leranno” 6 8 .
Comenio sost iene che
“anche se non mancasse ro geni tor i tu t t i dedi t i a l l ’ educaz ione de i
f ig l i , tu t t av ia sa rebbe p iù u t i l e i s t ru i re la g ioventù ins ieme in gruppi p iù
numeros i , perché maggiore è i l f ru t to de l le fa t i che e v i è maggiore
g io ia , quando g l i un i prendono esempio e s t imolo dag l i a l t r i” 6 9 .
D’a l t ra par te egl i contes ta anche l ’usanza di i s t i tui re scuole
r iservate a cer te ca tegorie di bambini , in quanto
“ tu t t i g l i uomin i sono nat i per lo s tesso f ine pr inc ipa le (…), tu t t i
qu indi oppor tunamente educat i a l le le t te re , a l l e v i r tù , a l l a re l ig ione ,
devono esse r r es i capaci d i t rascorrere in modo ut i l e l a v i ta presente , e
d i p repara rs i degnamente a que l la fu tura” 7 0 .
67 Ibid .68 ID . , Via Lucis , XVIII , 3 .69 ID . , Didact ica Magna , VII I , 7 .70 Iv i , IX, 2 .
55
Nessuna dist inzione di sesso o di censo dunque, ma scuole
capaci di offr i re a tut t i un degno bagagl io cul turale .
Per ogni età del l’uomo dev’esserc i una scuola adat ta ,
infat t i i l mondo per Comenio è cost i tui to da “un ordine di
insegnant i , di discepoli e di discipl ine” ed “ogni età è dest ina ta
al la conoscenza; né al sapere del l’uomo sono date al t re mete di
quel le de l la vi ta stessa” 7 1 . A vol te l ’uomo è incapace di ordinare
da sé tut t i i compi t i del la vi ta da un punto di vis ta educat ivo e per
ta l i compit i è necessar ia una direzione formale .
La pr ima scuola di ognuno deve corr ispondere a quel la che
Comenio chiama Scuola de l la Nasci ta . I l momento del
concepimento è chiaramente al di fuori del control lo umano, ma i l
per iodo di gestazione è nondimeno i l pr imo processo di
adat tamento al l ’ambiente. Ogni aspet to del la vi ta nel pensiero,
nel la parola e nel l’azione è par te del la cura dei geni tor i per i f igl i
pr ima che ess i s iano nat i 7 2 . Alla Scuola de l la Nasci ta segue la
Scuola de l l’ Infanzia f ino al l ’età di c irca sei anni . Comenio è
incl ine, come Platone , a considerare questa scuola la par te più
71 ID . , Pampaedia , V, 1 .72 Cfr . iv i , VII I , 1 .
56
importante del l ’educazione 7 3 . Questo è i l per iodo del la vi ta in cui
le funzioni educat ive dei geni tor i diventano preponderant i . Dato
che l ’educazione infant i le è necessar iamente informale, essa è in
qualche modo segna i l per iodo più diff ic i le di tut t i e i geni tor i
devono cogl iere ogni occasione di addest rare i l bambino in tut te le
a t t ivi tà r ichies te per formare l ’uomo.
Ma la vera e propria innovazione opera ta da Comenio
comincia a fars i sent ire al l ivel lo del la Scuola del la Fanciul lezza ,
dai sei anni ai dodici . E’ al lora che si avverte la necessi tà di
convogliare i bambini in scuole pubbliche. Queste dovrebbero
essere in grado di coprire tut to i l per iodo di formazione , f ino ai
vent iquat t ro anni , essendo di vol ta in vol ta scuole del la
Fanciul lezza, del l ’Adolescenza o del la Maturi tà .
Comenio pensava a scuole poste sot to la cura del la Chiesa e
del le autor i tà c iviche , def ini te come “pubbliche assemblee per i
giovani di tut to i l vi l laggio, di tut ta la c i t tà o di tut ta la
provincia” 7 4 . Ciascuna di queste scuole dovrebbe essere s imile ad
“un anel lo in una catena”, consol idante i l lavoro del per iodo
precedente e propedeutico a quel lo successivo. Le scuole sono
73 Cfr . PL AT O N E , Leggi , 643.74 CO ME NI O , Pampaedia , V, 9 .
57
anche defini te “post i dest inat i a l l ’ is t ruz ione comune” 7 5 ,
“ incantevol i pales tre di giuoco del lo spir i to” 7 6 e Comenio ne
indica le carat ter ist iche ideal i .
Un princ ipio cardinale del l ’organizzazione scolas t ica,
secondo Comenio , è l ’accet taz ione di larghe unità di c lasse
scolas t ica in ragione sia di un uso economico degl i insegnanti , s ia
di un eff icace st imolo sociale per gl i insegnant i e gl i a lunni .
L’omogeneità di gruppo è ot tenuta su una base cronologica, in
pr imo luogo dividendo le scuole in per iodi – dai sei a i dodic i anni
( la scuola vernacolare ) , dai dodici a i diciot to ( la scuola la t ina) ,
dai diciot to ai vent iquat tro ( l ’accademia) – e in secondo luogo
dividendo la scuola in gruppi annui , c iascuno con aula e
insegnante propri . Ogni classe deve essere “priva di dist razione” e
non disturbata dal la “vis ta o da l rumore di a l t r i” 7 7 . I l programma
annuale deve essere proporz ionato agl i a lunni di media capaci tà
così che ess i possano compier lo comodamente e con nessun
cambiamento di insegnante o di a lunni .
La di rezione del le class i numerose sembra possibi le a
Comenio senza i l minimo inconveniente, mediante la nomina di
75 ID . , Didact ica Magna , VII I , 2 .76 ID . , Pampaedia , V, 8 .77 ID . , Didact ica Magna , XXVII,1.
58
capigruppo con i l compito di sorveglianza e di a iuto, in modo da
consenti re al l ’ insegnante di “ ist ruire cento scolar i con tanta poca
fat ica, quanta ne impiegherebbe insegnando a pochi” 7 8 .
L’anno scolas t ico dovrebbe seguire i l c iclo de l le s tagioni e
l ’ inizio e la f ine del le lezioni dovrebbero avers i d’ inverno quando
“i l contras to del l’ar ia stessa rende la forza del la natura più
concentrata in ogni corpo vivente” 7 9 . Comenio si preoccupa
part icolarmente che s ia evi tata la fa t ica , onde i l tempo disponibi le
venga usato con i l massimo profi t to e perciò prescr ive una pausa
di r iposo di mezz’ora dopo ogni ora di is t ruzione ed i l r iposo di
un’ora intera dopo ogni pasto.
Gl i a lunni devono insomma essere messi in condizione di
apprendere senza impedimenti di nessun t ipo, procedendo “dal le
cose più faci l i a l le più di ff ic i l i” 8 0 e adeguando ogni anno
scolas t ico al grado di maturazione degl i s tudent i .
In c iò r iveste un ruolo fondamentale l ’uso di l ibr i
appropria t i e in grado di essere compresi dagl i s tudenti . Riguardò
ai l ibr i in generale Comenio non cessò mai di sospet tare del la
presunzione dei dot t i . Le sue pr inc ipal i accuse erano di
78 Iv i , XIX, 29.79 ID . , Pampaedia , V, 27.80 ID . , Didact ica Magna , XVI, 25.
59
fraudolenza e prol issi tà . Gl i scr i t tor i e rano “ impastator i di
c i tazioni” e scr ivendo in maniera oscura diventavano dei ver i e
propri os tacol i sul cammino del l ’ insegnamento.
Egli c r i t icò la tendenza a pubblicare t roppo rapidamente , a
sovraccaricare i l ibr i di r i fer imenti , a rendere oscure cose che
potrebbero esser de t te brevemente. In opposiz ione a questa
tendenza Comenio scr isse una quanti tà di l ibr i didat t ic i con
al terna for tuna.
Comenio compose i suoi l ibr i di testo come una ser ie
completa dal l’ infanzia al la vir i l i tà , cosicché l’a lunno o lo s tudente
avrebbe continuamente r iesaminato le s tesse idee, anche se a
divers i l ivel l i di compless i tà .
Per la scuola di l ingua nazionale scr isse una ser ie di l ibr i
per ciascuna del le sei c lass i , ma nessuno di ess i sopravvisse: la
r ichies ta popolare per un’is truzione nel la l ingua-madre non era
for te . Comenio sosteneva che quest i avrebbero dovuto
comprendere “i nomi di tut t i gl i ogget t i che i bambini di quest ’età
possono comprendere”, come “una selezione del le “fras i più
comuni nel l ’uso” 8 1 . Per la scuola di la t ino proget tò una ser ie di
l ibr i , c iascuno dei qual i doveva essere diviso in t re par t i in modo
81 Iv i , XXIX, 8.
60
che lo studente avrebbe avuto davanti , pr ima un tes to con i nomi
del le cose , a l la sua s inist ra un less ico, e in terzo luogo, a l la sua
destra , una grammatica .
Comenio parla dei l ibr i di testo come di imbuti “at t raverso i
qual i la saggezza dei t re l ibr i de l la sapienza di Dio sarà r iversa ta
nel le menti dei le t tor i a t tent i” 8 2 . Sebbene l ’ immagine sembri
sopravvalutare l ’aspet to r icet t ivo del la conoscenza, essa cont iene
anche l’ idea di adat tare i l corso del la nuova esperienza a l la
capaci tà del lo studente e presuppone che l ’ insegnante conosca i l
r isul ta to del l’operazione. Ambedue queste idee sono essenzial i per
l ’ is t ruz ione programmata e non è suff iciente preparare par t icolar i
aree d’ is truz ione isolatamente dal le al t re . Comenio aveva in mente
un semplice ma vasto corso di s tudi di vent iquat t ro anni e cercò
quindi di a t teners i a l pr incipio fondamentale del l’uni tà per evi tare
dispers ione.
I l secondo principio che Comenio ebbe in mente nel
comporre i suoi l ibr i di tes to fu quel lo del real ismo. I l suo scopo
era un’is truzione che procedesse naturalmente da l la sensibi l i tà
a l la ragione, ma in sostanza lo scopo r ispondeva al l ’ intento che
“al la conoscenza dei fat t i a t tual i potesse essere aggiunta per gradi
82 ID . , Pampaedia , VI, 5 .
61
quella de l le cause che s tanno al la base di ess i” 8 3 . Così i l
“sempl ice dare un nome al le cose” era essenziale , ma in quanto
era solo un a t to prel iminare a l la r ivelazione del loro int imo
signif icato.
A questo proposi to , s t rumento ut i le per comprendere
velocemente i l rapporto t ra nome e cosa era considerato l ’uso
del le i l lus trazioni , mutuato dal la Didatt ica d i Lubino . Nel creare
le i l lus trazioni Comenio fece diverse considerazioni . Pr ima di
tut to , esse devono dare piacere con la loro vivezza poiché “i
bambini (…) amano i disegni e s i diver tono su essi” 8 4 . In secondo
luogo, le i l lust razioni devono essere accura te , cosicché ogni cosa
r isul t i immedia tamente intel legibi le e comprensibi le . In terzo
luogo, Comenio s i rese conto che né un oggetto, né una
rappresentazione di esso sono complet i come “nozione” f inché non
sono s tat i integra t i dal la parola . La comunicazione di massa può
essere faci l i ta ta con i metodi visivi , ma non può dispensare
dal l ’uso verbale , poiché l ’ immagine portata al la mente dal la
sensazione è sempre una vaga r iproduzione che deve essere
assimilata . Questo processo di assimilazione è realmente una
83 ID . , Didact ica Magna , XXIX, 9.84 ID . , Orbis Pic tus , Prefazione.
62
forma di is t ruzione che Herbart def inisce “i l mezzo pr inc ipale
del l ’educazione posi t iva” 8 5 . Sebbene Comenio asser isca: “Noi
dovremmo osservare ogni cosa con tut t i i sensi possibi l i” , così poi
prosegue:
“Comprendere ogni cosa è spesso ques t ione d i percepi re come e
perché quel la cosa , in ognuna del l e sue par t i , è r i f er i t a a qua lche a l t ra
cosa , e come e f ino a che pun to essa d i f fe r i sce da a l t re cose che l e sono
s imi l i . In ver i t à insegnare s igni f i ca poco p iù che most ra re come le cose
d i f fer iscono l ’una dal l ’ a l t ra ne i loro d ivers i scop i , fo rme ed or ig in i” 8 6 .
Conseguentemente , le i l lus trazioni sono più di una fonte di
piacere vis ivo inser i ta al f ine di rendere i l tes to più gradevole ;
esse sono di ret tamente col legate al testo dal la nomenclatura e
dal le descr iz ioni che spiegano i l disegno.
Comenio affrontò con at tenzione part icolare le
problematiche legate al la preparazione di l ibr i di testo per lo
studio dl la t ino . Egli sperava infat t i che ciascuno sarebbe
divenuto bi l ingue e per lungo tempo pensò al la t ino come a l la
seconda l ingua . I l suo metodo si dis taccava decisamente da quel lo
dei grandi insegnant i umanis t i e dei Gesuit i , seguendo invece
85 H. HE RBA RT , Aphorismus , XXI.86 CO ME NI O , Didact ica Analyt ica , 55-58.
63
quello di Lubino nel cercare un “metodo natura le” fondato sul la
conversazione giornal iera su argoment i comuni.
Ciò che si r iget tava era in fondo l ’ imposizione di una l ingua
sconosciuta mediante la memorizzazione di regole grammatical i e
sintat t iche; l ’apprendimento doveva derivare dal l ’uso in
si tuazione “normale” e non “scolas t ica”. Nella Janua comeniana i l
tes to, la grammatica ed i l less ico erano combinat i per contenere
l ’ intero bagaglio d’ informazioni ut i l i a l la classe, così da forni re
uno s trumento di consul taz ione regolare più che di s tudio accanito
e macchinoso.
Quanto al l ’ insegnamento vero e proprio, Comenio pensò ad
una guida per ogni per iodo d’ ist ruzione e per ogni condizione
specif ica. Per ta le ragione i l ibr i c lass ici e “universal i” dovevano
veder r iconsiderato i l proprio ruolo.
Comenio apprezzava poco la le t te ratura in quanto tale ,
sminuendone i l va lore didat t ico; def iniva la poesia “ i l vino del
diavolo” 8 7 e sospet tava di ogni l ibro non dire t tamente dest ina to
al l ’ insegnamento control la to. Di conseguenza, i l suo metodo
r ichiedeva che s i leggessero “non molt i l ibr i , bensì pochi , ma
ut i l i” e che gradualmente s i interrompesse “l ’abi tudine ” poiché i l
87 ID . , Didact ica Magna , XXV, 14.
64
t roppo leggere “non aiuta la mente ma la infarcisce” 8 8 . La
se lez ione del la le t tura è quindi per Comenio un control lo
necessar io che t rascende i l semplice metodo d’insegnamento: per
l ’adolescente dovrebbe essere permessa “la le t tura eccezionale” di
cer t i poet i ; per i l giovane adul to vi pot rà essere una maggiore
var ie tà e abbondanza. In ogni caso Comenio fece propria la
concezione gesui t ica secondo la quale , se i l male per essere
evi tato va conosciuto, è comunque più opportuno e “sicuro non
conoscerlo” 8 9 . La censura è dunque una necess i tà dovuta al la
potenziale deviazione dal canone del la “natural i tà” .
Si comprende faci lmente da ciò la circospezione con la
quale l ’ insegnante deve fornire agl i a lunni i l mater iale su cui
imparare, e , nondimeno, la cura che la r i forma educat iva deve
r iservare al l ’“addestramento” degli insegnanti .
Nella Didactica Magna s i afferma: “Fino ad ora non ci sono
state scuole perfe t te”, i l che vuol di re anche: non c i sono stat i
insegnant i adeguati . La severi tà degl i insegnant i , dec isamente
for te nel ‘600, era un r i f lesso del l ’opinione socia le che i l male era
innato nel bambino e che doveva essere esorc izzato. I l na tural ismo
88 ID . , Pampaedia , IV, 21.89 Iv i , I II , 30.
65
di Comenio esigeva invece di r imuovere questa convinzione con
l’opera di insegnant i “pansofici” , capaci di svi luppare nei bambini
le innate tendenze natura l i di svi luppo.
Comenio si rese conto che la mancanza di questo genere di
educator i “ i l luminat i” cost i tuiva i maggiore ostacolo per i suoi
piani di r i forma. Egli s i lamentava del la “ampol losa e
pappagal lesca loquaci tà” degli insegnanti , la cui scienza descr ive
come “gusci senza gherigl i” 9 0 , i l cui vano autor i tar ismo era
evidentemente incapace di r imediare “a i costumi dissolut i di tut te
le c lass i” 9 1 .
Secondo Comenio bisognava innanzi tut to cercare ol t re
“l’uomo qualunque del la fol la” 9 2 ; per cominciare, l ’ insegnante
avrebbe dovuto avere un cer to grado d’ indipendenza s ia
f inanziar ia che psicologica . In secondo luogo, la sua digni tà
sarebbe dovuta essere in relazione con un cer to grado di dis tacco,
poiché i l buon insegnamento r ichiede che
90 ID . , Didact ica Magna , XI, 10.91 Iv i , XI, 8 .92 Iv i , XXXIII , 4 .
66
“un insegnan te , l a cui sapienza mer i t i s t ima , possegga una t a le
autor i t à ed imponga un ta le r i spe t to che un a lunno dovrebbe r i tenere
peccaminoso of fender lo” 9 3 .
Un buon insegnante deve quindi meri tare s ia l ’affe t to che i l
r ispet to dei suoi a lunni .
Una tale immagine del l’ insegnante sicuramente presuppone
la sua preparazione. Comenio non indie treggiò di f ronte al
compi to di “ insegnare agl i insegnanti” . L’insegnante è “servo”
del la natura , ma egl i s tesso deve avere rea l izzato in sé
l ’eccel lenza del la natura se deve essere in grado di a iutare gl i
a l t r i . A questo proposi to , Comenio cr i t icò ferocemente le
Univers i tà , dal le qual i , a suo vedere, non potevano uscire persone
in grado di insegnare. Le Univers i tà genera lmente s i
concentravano sui più elevat i e profess ional i rami del la
conoscenza e t rascuravano l’educazione universale . Comenio
chiedeva che esse
“ facesse ro ent ra re in mente s ia lo scopo genera le de l l a comple ta
educazione de l l ’uomo, s ia lo scopo par t i colare e speci f i co de l la
profess ione” 9 4 .
93 ID . , Didact ica Analyt ica , 38.94 ID . , Pampaedia , VII , 7 .
67
In a t tesa di un cambiamento in ta l senso, Comenio s i
appel lava agl i insegnanti eserci tant i la professione aff inché
divenissero gl i s t rumenti del pr incipio del l’ordine “che t iene
ins ieme l ’edif icio del mondo, f in nei minimi det tagl i” . La loro
funzione era, perc iò, di portare l ’ar te de l l’ insegnamento al la
perfez ione nonostante le probabi l i “diff icol tà (…) al larmanti” 9 5
dell ’ iniz io. Solo così una vera r i forma didat t ica universale
avrebbe potuto aversi nel le scuole, e , da qui rea l izzare i l sogno
f i lantropico di Andreä , di Campanel la , di Bacone e di Comenio.
PARTE SECONDA.
L’AFFERMAZIONE DELLA DIDATTICA SCIENTIFICA
95 ID . , Didact ica Magna , XXXII, 2 .
68
§ 1. IL PR OC ESS O DID ATTIC O DO PO COM ENI O
Nonostante la spinta progress is ta der ivante dal le r icerche
comeniane, lo status quo del la didat t ica non cambiò di molto
almeno f ino a i pr imi segni di r innovamento del Set tecento. Un
vero e proprio processo didat t ico tardò ad entrare nel l’effe t t iva
is t i tuzional izzazione del le s trut ture educat ive , se non in forma di
eccezioni legate a par t icolar i coincidenze s tor iche e social i .
L’educazione europea era lontana dal l’assorbimento e dal la
metabolizzazione di ideal i pedagogici ancora t roppo dis tant i dal la
concezione comune del l’ insegnamento come emancipazione da uno
stato di minori tà intel le t tuale .
Ciononostante, contemporaneamente al la di ffusione dei tes t i
utopis t ic i , r i formatori , in ambito educat ivo, in tut ta l ’Europa
occidentale s tava manifestandosi una para l le la seppur meno
r i levante espansione del la scolar izzazione i l cui r i tmo, anche se
assa i poco omogeneo, permette di dis t inguere a lcuni t rat t i comuni
69
fondamental i : importanza fondamentale era a t t r ibui ta la
consolidamento del le credenze re l igiose rea l izzabile appunto
at t raverso le scuole che, per al t ro verso, dovevano anche
r ispondere ad esigenze di natura economica, commerciale e
tecnologica. Le ist i tuz ioni scolas t iche del Seicento r i sent ivano
inevi tabi lmente dei contrast i e del le spinte provenient i da l
confl i t to fra le diverse tendenze rel igiose , in ogni angolo
d’Europa. La totale at rof ia degli apparat i educat ivi contr ibuiva ad
aggravare i l problema di una eventuale r inasci ta e di un at teso
svi luppo.
Fin dal medioevo le famiglie abbient i educavano i fanciul l i
in casa, aff idandol i a precet tor i , mentre i ce t i meno privi legia t i
per lo più non avevano a l t ra scel ta che aff idars i a i s t i tuz ioni di
car i tà , c iò che, in effet t i , cost i tuì la base del lo svi luppo
success ivo del la scolar izzazione in Europa, con la comparsa di un
nuovo fenomeno, le congregazioni dedi te al l ’ insegnamento
appartenenti a l la Chiesa cat tol ica.
Quest i gruppi esistevano da secol i come compagnie di
monaci , pret i e suore, or iginar iamente organizzat i in ordini
monast ici e conventual i . Tal i compagnie s i erano dedicate in var ia
70
misura al l ’educazione, soprat tut to i Domenicani e i Gesui t i ,
sebbene nessuno di quest i ordini fosse s tato apposi tamente
is t i tui to con scopi educat ivi : la gest ione del le scuole cost i tuiva
sol tanto un aspet to del la loro miss ione .
La scuola del le Orsol ine e degl i Orator iani , due del le pr ime
congregazioni dedi te in maniera pressoché esclusiva
al l ’educazione, nacquero in I ta l ia t ra i l quindicesimo e i l
sedicesimo secolo in I ta l ia ; in esse non s i introdussero grosse
innovazioni didat t iche, né fu percepibi le un’inf luenza degl i scr i t t i
r i formatori di carat tere utopist ico. I loro scopi erano sempl ici e
real is t ic i : le scuole seguivano, ispirandosi a i Gesuit i , un model lo
di organizzazione in class i che iniz iava con l’ insegnamento
del l ’alfabeto e continuava con l’ar i tmetica elementare,
l ’apprendimento del la le t tura e del la scr i t tura . I Gesuit i , dopo aver
r icevuto l ’approvazione papale nel 1550, si dedicarono in modo
sempre più preciso al l ’educazione dei ragazzi e cominciarono ben
pres to a fondare scuole. I Gesuit i impart ivano un insegnamento
gratui to e accoglievano anche ragazzi di umil i or igini purché
dotat i di ta lento e in grado di superare i l programma
r igorosamente sele t t ivo del la rat io s tudiorum . L’ intero curr iculum
71
è suddiviso in t re cors i : l ’umanis t ico, di c inque anni; i l f i losofico,
di t re , i l teologico, di quat t ro. I l passaggio da una classe al l ’al t ra
avviene sempre a t t raverso esami . Dal punto di vis ta didat t ico i l
lavoro scolas t ico s i a r t icola nei momenti de l la “prelezione ”, del la
composiz ione (basata sul c r i te r io fondamentale del l’ imitaz ione dei
c lass ic i ) , del la r ipe t izione ( la stessa mater ia viene r ipe tuta f ino a
se t te vol te) , del la declamazione (di pass i di autor i o di
composiz ioni degl i s tess i a lunni) , del la disputa fra s ingoli a lunni
o fra gruppi debitamente preparat i e , inf ine, del l ’accademia, sor ta
di gruppo di s tudio cost i tui to di a lunni che s i s iano dist int i per
di l igenza , profi t to e “pie tà”.
I l modello educat ivo cat tol ico non r isul tava però egemonico
in tut t i i paesi , da to che la var ietà re l igiosa del secolo imponeva
che ogni confessione s i adoperasse per is t i tuire proprie scuole.
Tra queste quel le ispirate dal le dot t r ine di Cornel ius Ot to Jansen
r isul tarono le più organizzate e , in Francia , le più di ffuse .
Nonostante l ’opposizione di Richel ieu e dei Gesuit i , i l movimento
giansenista s i diffuse e le scuole di Port-Royal divennero esempi
di educazione r igorosa. Già nel 1646 si cost i tuirono sedi più
ampie di quel le inizial i e ass icurarono la col laborazione parecchi
72
insegnant i , uno dei qual i , Pierre Coustel (1621-1704) redasse nel
1687 i l tes to pedagogico fondamenta le del giansenismo, Les règles
de l ’éducation des enfants .
Come tut t i gl i appassionat i educator i c r is t iani de l l ’epoca,
quel l i di Port-Royal s i ponevano i l problema del l’ insegnamento
del le l ingue, e del la t ino in par t icolare, e di fat to Coustel dedica
molt issime pagine a ta le imprescindibi le quest ione. I Giansenis t i
erano favorevoli a l l ’adozione del volgare come base
del l ’ is t ruzione, r iconoscendo che i l la t ino era ormai una l ingua
dest ina ta ad un’é l i te erudita e che i l vero problema era quel lo di
e laborare i l migl ior metodo per insegnarlo come seconda l ingua in
base al volgare. Couste l e i suoi col leghi proponevano un cer to
numero di sagge soluzioni , r icorrendo al le punizioni f is iche
sol tanto nei casi più gravi e sostenendo che i l sapere doveva
essere dispensato, per quanto possibi le , sot to forma di passatempi
e giochi e i programmi graduat i in modo da “procedere sempre dal
faci le al diff ic i le , dal noto al l ’ ignoto” 9 6 . Ess i r i f iutavano in ogni
caso la Janua l inguarum reserata d i Comenio : ad essa in effet t i s i
r i fer iva Pierre Nicole al lorché lamentava che
96 P . CO US T EL , Règles de l ’éducation des enfants , c i t . in H.C. BA RN AR D , The Port-Royal is ts on Educat ion , Cambridge Univers i ty Press , Cambridge 1918, p .150.
73
“frances i , o landes i , t edesch i , i t a l i an i hanno por ta to a l l e s t e l l e un
cer to l ibro in t i to la to La por ta de l le l ingue che comprende quas i tu t t i i
t e rmini l a t in i che s i usano ne l d iscorso con t inuo ed o rganizza to ed
hanno immagina to che facendo impara re a i bambini ques to l ibro ,
sa rebbero ben pres to s ta t i in grado d i conoscere la l ingua la t ina senza
dover l eggere t ant i au to r i” 9 7 .
Sempre in Francia , ma al l ’ interno del l’or todossia ca t tol ica,
vide la luce per opera di Jean-Bapt is te de La Sal le l ’ Is t i tuto dei
Fratel l i de l le Scuole Cris t iane . Per guidare l ’at t ivi tà del le scuole
La Sal le aveva scr i t to un manuale – che circolava solo come
manoscri t to e che subì quindi numerose revisioni – dal t i tolo La
conduite des écoles chrét iennes . Gl i scopi e la teoria educat iva di
queste i st i tuz ioni s i mantenevano nel l ’ambi to del l’or todossia;
grande importanza veniva at t r ibui ta al l ’organizzazione del la vi ta
in classe . Secondo questo manuale, i l compito pr incipale
del l ’ insegnante era quel lo di ins taurare la discipl ina fra gl i a l l ievi
ed affermare la supremazia de l la sua autor i tà . Poiché c lass i di
cento al l ievi sot to la di rezione di un solo maestro rappresentavano
la norma, i l mantenimento del l’ordine e del l ’autor i tà cost i tuivano
necessar iamente un fat tore fondamentale che doveva essere
97 Iv i , p . 159.
74
r ispet tato imponendo per quanto possibi le un assoluto s i lenzio. Le
lez ioni del le mater ie fondamental i – le t tura, scr i t tura , or tograf ia ,
ar i tmet ica, conto – dovevano aprirs i e concluders i con una
preghiera; esse venivano impart i te in volgare, diversamente dal
metodo appl ica to dai Gesuit i , e s i dovevano ispirare soprat tut to a
cr i ter i di ut i l i tà e prat ic i tà ; i l r icorso a una discipl ina di t ipo
coerc i t ivo era dunque inevi tabi le e , sebbene fosse ost i le a i metodi
brutal i , La Sal le ammetteva l ’uso di bacchet tate come punizioni
corporal i , accet tando così a lcuni aspet t i del la t radizione ascet ica
cr is t iana.
Malgrado la sua mancanza di innovazioni – o forse proprio a
causa del suo tradizional ismo - l ’ Ist i tuto dei Fratel l i de l le Scuole
Cris t iane si diffuse, soprat tut to in Francia e , col passare degli
anni , approssimandosi La Sal le a l la vecchiaia , la congregazione
avvert ì la necess i tà di dars i norme più r igorose. Nel 1717 i
Fratel l i indissero un’assemblea generale che condusse l ’anno
success ivo al la s tesura del la Regola def ini t iva. La Regola esigeva
i t re vot i t radiz ional i di povertà , cas t i tà ed obbedienza, e inol tre
quel lo di s tabi l i tà , divenuto sempre più frequente negli ordini
insegnant i , e quel lo di insegnare gratui tamente ai poveri . Nel 1720
75
fu pubblicata la pr ima edizione s tampata de La conduite des écoles
chrét iennes e dieci anni dopo videro la luce le Méditat ions d i La
Sal le . Alla sua morte es is tevano 36 scuole; set tant’anni dopo, a l la
vigi l ia de l la Rivoluzione, i Fratel l i del le Scuole Cris t iane erano
divenut i una del le più important i congregazioni di insegnamento
con 121 comunità che raccoglievano più di mi l le Fratel l i . “Tutta
questa ser ie di is t i tuzioni educat ive , che precorrono i tempi per i
loro f ini social i e pedagogici , vanno a meri to di Giovanni di La
Sal le e compensano cer te incoerenze e r is t ret tezze di metodo, per
cui , più ancora che come pedagogis ta , i l de La Sal le deve essere
r icordato come generosa personal i tà di educatore” 9 8 .
Nonostante i l maggiore impatto del t radizional ismo
pedagogico nel l ’Europa cat tol ica , fu in Gran Bretagna che la
didat t ica r iuscì a compiere i pr imi pass i concret i verso un
effet t ivo r i formismo.
Nel 1641 Comenio giunse a Londra diet ro invi to di Samuel
Hart l ib , fondatore di una scuola nel Sussex, che vedeva in lui un
r i formatore, quasi una sorta di messia , in grado di i spi rare con i
suoi consigl i la nuova società i l cui avvento, secondo Hart l ib , s i
98 M. ME NC AR E LL I ; M. VA LE R I , Storia del la pedagogia , Ediz ioni scolast iche Mondadori , Verona 1968 2 , p .144.
76
stava preparando. In quel momento l ’ Inghil terra stava entrando in
una fase di fervore mi l lenaris t ico: sembrava s tesse per prevalere,
dopo parecchi decenni di lot ta contro la monarchia, la fazione
puri tana del Parlamento, e che essa fosse in grado di rea l izzare un
nuovo ordine sociale .
Hart l ib fu un r i formatore nel senso generale de l termine,
senza una missione personale profondamente radicata se non
quel la di promuovere i l migl ioramento del la società ; egl i fu
ampiamente inf luenzato da proposte specif iche avanzate da al t r i
r i formatori , sebbene al la base del la sua az ione s tesse la Nuova
Atlant ide d i Bacone , di cui Hart l ib vagheggiava la rea l izzazione.
Fin dal l ’ iniz io del la sua carr iera , egl i subì l ’ inf luenza del
movimento di r i forma l inguis t ica che lo mise in contat to con
Comenio . In effet t i , s in da l la pubblicazione del la Janua de l 1631,
Hart l ib iniz iò una corr ispondenza con l’autore ot tenendo da
Comenio 9 9 un abbozzo del suo proget to per una r i forma tota le del
si stema educat ivo europeo. Nel 1636, la Janua d i Comenio veniva
diffusa in Inghi l te rra in una vers ione inglese- lat ina e Hart l ib era
99 Per un quadro sui rapport i t ra Comenio e Hart l ib cfr . G.H. TU RN BU L L , Hart l ib , Dury and Comenius , London 1969; R.F. YO UN G , Comenius in England , Oxford 1932; C. WE BST E R , Samuel Hart l ib and the advancement of learning , Cambridge 1970.
77
convinto che Comenio fosse i l profe ta di una nuova epoca che
stava per sorgere . Poco più tardi , a l l ’ insaputa di quest’ul t imo, egl i
pubblicò a Londra ta le abbozzo col t i tolo le t terale di Conatum
Comenianurum Preludia ( Int roduzione al proget to di Comenio) ,
cui fece seguire nel 1639 una versione r iveduta dal t i tolo
Pansophiae Prodromus 1 0 0 .
Lo stesso Hart l ib s i incar icò di scr ivere un t rat ta to
utopis t ico, ispira to al le opere simil i di More e Bacone , dal t i tolo A
Descript ion of the Famous Kingdom of Macaria , ne l quale si
esprimeva f iducia nel metodo empir ico e pansofico. Nonostante i l
per iodo di cr is i del la causa puri tana , a seguito del la si tuazione
poli t ica in evoluzione, Hart l ib non perse i l proprio entusiasmo
nemmeno dopo i l 1641, anno del fa l l i to tenta t ivo di presentare
diret tamente al la Camera dei Comuni i proget t i comeniani . Ad
appoggiare i l r i formismo puri tano fu i l poeta John Mil ton che nel
1644 pubblicò i l suo ce lebre Trat tato del l’educazione , incentrato,
come s i afferma nel la prefaz ione, sul la “r iforma del l’educazione”
e dedicato a l lo s tesso Hart l ib .
In se stesso, i l breve Tra t tato non introduceva idee nuove di
r i l ievo; i l suo metodo principale è quel lo di i l lus trare la
100 Cfr . M. FA TT O RI , Int roduzione a CO ME NI O , Opere , c i t . , pp. 37-49.
78
diffusione e l ’approvazione di cui godevano ormai le dot tr ine
r i formatr ic i f ra i cet i inte l le t tual i . Mil ton r i f iutava espressamente
di t rat tare in modo esaust ivo l’argomento (preferendo lasciar lo a
Comenio e agl i a l t r i ) e offr iva sol tanto un’esposiz ione schemat ica
del problema in base al pr inc ipio secondo cui lo scopo “del Sapere
è quel lo di porre r imedio ai danni causat i dai nost r i progeni tor i
r iconquistando la giusta conoscenza di Dio” 1 0 1 . Mil ton accet tava
l ’opinione dei r i formatori secondo cui l ’educazione aveva fal l i to
proprio per la sua eccessiva a t tenzione al l inguaggio es igendo che
gl i scolar i
“spendessero se t t e o o t to anni sempl icemente per rac imola re
quel le mise re noz ioni d i la t ino e d i greco che , con a l t r i metod i ,
avrebbero po tu to esse re apprese fac i lmente e p iacevo lmente in un so lo
anno” 1 0 2 .
Tut tavia , questo approccio al ternat ivo non consis teva
nel l ’abbandono del l ’apprendimento t radizionale, ma
semplicemente in una r ipresa del programma di studi le t terar i
101 J . M IL T O N , Trat tato del l ’educazione , a cura di L.Tr isc iuzzi , La Nuova I tal ia , Firenze 1975, p .90.102 Iv i , p .101.
79
t racciato da Comenio, a par t i re da l l’uso di un tes to di grammat ica
per approdare inf ine al la le t tura de i c lass ic i .
I l Trat tato del l’educazione , se non cost i tuì un importante
tes to r i formatore, servì a lmeno da spunto per i seguaci di Hart l ib e
di Comenio , i l più importante dei qual i , Wil l iam Petty , e laborò
uno dei migl ior i proget t i di r i forma, The Advice of W.P. to Mr.
Samuel Hart l ib for the Advancement of Some Part ivular Parts of
Learning . In esso vi era evidente un approccio tecnico-scient if ico
in net to contras to con l’or ientamento umanis t ico-let terar io del la
maggior par te dei r i formatori .
La Proposta rappresentava una net ta f ra t tura col passato,
schierandosi a favore di un’educazione prat ica e raccomandando
che l ’apprendimento l ibresco fosse r imandato s ino a l momento in
cui i l fanciul lo non possedesse basi suff icientemente svi luppate di
concre ta esperienza di vi ta . Per tanto, egl i propugnava come primo
l ive l lo di is t ruzione per i bambini una nuova ist i tuzione, una sorta
di avviamento professionale , anche se Pet ty si esprimeva in
termini divers i : “ [Si dovrebbero] is t i tuire degl i Ergastula
l i t teraria , case di lavoro le t te rar ie , ove si insegni a i bambini
80
anche qualcosa di ut i le per la loro vi ta , come leggere e
scr ivere” 1 0 3 . Sebbene i l t ra t ta to fosse scr i t to in inglese, Pet ty
tradusse con denominazioni la t ine le var ie i st i tuzioni da lui
raccomandate. A questo proposi to , la terminologia è r ivelat r ice :
def inendo le scuole elementar i Ergastula l i t teraria , egl i
r iprendeva i l termine del la t ino class ico ergastulum che designava
le case di lavoro per i debi tor i e , per es tensione, suggeriva l ’ idea
di un’is t i tuzione car i ta t iva es tesa ai cet i social i più bass i . In
quest i ergastula , tu t t i i bambini , dal se t t imo anno in poi ,
avrebbero r icevuto un’is truzione elementare fondata su un
programma di a t t ivi tà i spi rato a l la convinzione che ad essi
“s i doveva insegnare ad osservare e r icordare tu t t i g l i ogget t i e l e
az ion i sens ib i l i , s i a na tura l i s ia a r t i f i c ia l i , che g l i educa to r i dovevano
spiegare loro in ogni occas ione” 1 0 4 .
Pet ty giust i f icava tale programma in base a motivi di
indispensabi le ut i l i tà : in pr imo luogo questo genere di lavoro
incoraggia l ’operosi tà , consente di acquis ire competenze in ta l i
103 W. PE TT Y , The Advice of W.P. to Mr. Samuel Hartl ib for the Advancement of Some Part icular Parts of Learning , 1648, p .4, c i t . in J . BO WE N , Storia del l ’educazione occidentale , I II , t rad. i t . d i G.A. De Toni , Mondador i , Milano1983, p .123.104 Ibid .
81
se t tor i e di conoscerne le procedure pra t iche . Egli e lencava,
complessivamente quindici gruppi di a t t ivi tà : quel le relat ive
al l ’ intagl io , a l la modellatura , a l la fabbricazione di s t rumenti
matematici e di orologi , a l la pi t tura, acquaforte ed inc is ione,
tagl io del le gemme, molatura del le lent i , a r t i botaniche e
giardinaggio, musica, fabbricazione di s t rumenti , ar t i naval i ed
archi tet toniche , past iccer ia , profumeria e t intura, chimica e
metal lurgia , anatomia, bussole e mappamondi .
Al di sopra di quest i centr i di avviamento profess ionale
Pet ty prevedeva una sovrastrut tura or ientata verso l ’educazione
prat ica, tecnica e scient if ica, e dunque, in questo senso,
st ret tamente ispira ta a l pensiero di Bacone . Ciò non implica che la
l ingua e la le t teratura venissero t rascurate: esse erano
semplicemente inser i te in una prospet t iva più ampia come un
se t tore fra gl i a l t r i del sapere umano. La scr i t tura è considerata da
Pet ty una capaci tà s trumentale , non diversamente dal le l ingue
class iche e s traniere, da insegnare sol tanto a coloro che se ne
sarebbero dovuti servire per professione. Tal i discipl ine , inol tre ,
sarebbero dovute essere insegnate con metodi più eff icac i e
82
piacevoli di quel l i t radizional i , sebbene Pet ty non dia indicazioni
precise a r iguardo.
L’Advice d i Pet ty cost i tuisce tut tavia un documento di
cara t tere l imita to: senza dubbio in ant ic ipo sui tempi, ma di scarsa
applicazione al la sua epoca. Una r i forma non poteva che part i re
dal le i s t i tuz ioni es is tent i o , a lmeno, real izzabil i e c ioè ,
fondamentalmente , la scuola e lementare , la scuola classica
secondaria e l ’univers i tà ; le proposte general i di Comenio erano le
più adeguate a l l ’a t tua le stato di cose , ma Comenio aveva
abbandonato l ’ Inghil terra nel 1642, scoraggiato 1 0 5 , e durante i sei
anni success ivi , in Svezia , aveva accet ta to i l compi to, meno
interessante ma più concreto, di preparare l ibr i di tes to più
eff icaci . I l c ircolo di Hart l ib continuò le proprie at t ivi tà e ne l
1650 Hart l ib stesso spinse John Dury (1598-1680) a scr ivere
quel lo che s i r ivelò come uno dei più important i tes t i di r i forma
del l ’epoca, The Reformed School , des t ina to ad avere grande
r isonanza . Dury , che aveva già r icevuto l ’ordinazione in Scozia ,
105 Comenio s i congedò dai suoi “amici londinesi interessat i agl i studi pansofic i” con una let tera aspramente polemica nei confront i de lla s i tuazione pol i t ica inglese : “Mi al lontano da Voi , r ichiamato dai mie i , anche perché a causa dei moto pol i t ic i non c’è quiete per lavorare” ( Jana Amos Komenského Korrespondance , a cura di J . Pa tera, Prague, 1892, pp. 215-216, ci t . in CO ME NI O , Opere , Int roduzione , p .49).
83
entrò nel la Chiesa d’Inghil terra nel 1634 e in seguito viaggiò per
tut ta l ’Europa protestante per promuovere la r iconci l iazione
rel igiosa, soprat tut to fra luterani e ca lvinist i . Doveva così
convincers i in misura sempre maggiore che, malgrado i sogni
utopis t ic i , scars i erano i r i sul tat i che s i potevano ot tenere presso
gl i adul t i : mutamenti e r i forme potevano essere effet tuat i solo
agendo sul le generazioni più giovani , c iò che necessa r iamente lo
spinse ad avvicinars i a l c i rcolo educat ivo di Hart l ib .
Sebbene debba molto al la le t tera tura precedente, The
Reformed School cost i tuisce un notevole progresso nel la s tor ia de l
pensiero pedagogico: malgrado appaia , ad una pr ima le t tura, mol to
meno radicale del l’Advice di Pet ty , ad un esame più approfondito
r ivela un’original i tà maggiore in quanto cont iene una nuova
concezione del l ’organizzazione intel le t tuale de l discente e quindi
del le fasi e dei metodi del l ’ is t ruzione. In ciò s ta appunto la sua
importanza . Quanto al suo approccio generale a l problema dei
contenuti e degl i scopi del l ’educazione, l ’opera segue la genera le
t radizione r i formist ica: in rea l tà , i suoi proposi t i hanno un
cara t tere molto più conservatore di quel l i sos tenuti da Pet ty che
nutr iva concezioni t ipicamente scient if iche; Dury manifes tava la
84
sua formazione rel igiosa nel sostenere opinioni analoghe a quel le
di Comenio e di Mil ton , vale a dire che se i l mondo è creato e
regola to dal la divini tà , lo scopo del la vi ta umana è quel lo di
raggiungere la salvezza . I l suo programma di studi si ispira a
quel lo di Comenio e , in una cer ta misura, a quel lo di Pet ty in
quanto inizia con le esperienze concrete e l ’apprendimento del
volgare orale e scr i t to per procedere at t raverso una ser ie di
argomenti pra t ic i s ino a uno s tadio f inale di s tudi le t terar i e
f i losofic i .
L’at teggiamento di Dury verso la conoscenza è
essenzialmente analogo a quel lo di Comenio 1 0 6 , i l quale , a t t raverso
la metafora organica del l ’albero, sosteneva che , per quanto
numerosi s iano i rami, tut t i der ivano dal lo s tesso t ronco 1 0 7 . Dury
usava un’analogia s imile — i l «circolo del le creature» 1 0 8 —
indicando così un s is tema perfe t tamente interrelato r ispet to al
quale i l compito del l’educazione è appunto quel lo di garant ire che
ognuno si impadronisca del l’ intero ambito del sapere. A questo
punto tut tavia Dury s i a l lontanava dal modello di Comenio,
106 Cfr . J . BO WE N , op.ci t . , p . 124 ss .107 CO ME NI O , Didact ica Magna , XVIII , 35.108 J . DU RY , The reformed school , a cura di H. M. Knox, Liverpool , Liverpool Universi ty Press , 1958, p .38.
85
spingendo più ol t re l ’analogia e sostenendo che
«per padroneggiare corre t tamente l e sc ienze in modo che possano
essere insegna te ordina tamente e van tagg iosamente, b isogna r i spe t ta re
[ r igorosamente] l a ge ra rchia de i loro f in i r i spe t t iv i ( in quan to tu t t i s i
appl icano al l ’uomo e ne compensano le imper fez ion i) e i loro metodi d i
insegnamento (per adeguar l i a l l a capaci tà d i co lo ro cui debbono esse re
insegna te)» .
Egli a ffermava che ciò s i sarebbe potuto real izzare badando
che
« l ’encic loped ia de l le sc ienze cor r isponda a l l ’ord ine del l e f acol tà
umane e che t a le ord ine corr isponda a l c i rcolo del l e crea ture a f f inché
l ’uomo possa ovv ia re a l le p ropr ie imperfez ioni» 1 0 9 . .
In questa affermazione sono r iassunti gl i e lementi più
important i del la teoria educa t iva di Dury , va le a di re i l
r iconoscimento del la correlazione necessar ia esistente fra
l ’organizzazione logica del sapere e i process i psicologici
mediante i qual i ta le sapere viene acquis i to . In questo
or ientamento, comune del res to anche a Comenio, va ident if icato
i l punto di par tenza di molta par te de l le r icerche pedagogiche
success ive.
L’apprendimento, secondo Dury , dipendeva da un’adeguata
109 Ibid .
86
comprensione del le facol tà umane: in ciò egl i seguiva l ’opinione
baconiana, der ivata da Aris totele , secondo cui l ’ intel le t to umano è
appunto dotato di ta l i poter i . La nozione di facol tà menta l i ha
or igini c lassiche e , sebbene se ne t rovino già accenni in Platone ,
fu Aris totele a descr ivere l ’anima come composta di par t i o
facol tà separate ad indicare le qual i egl i usava i l plurale
dynameis; nel medioevo, i l termine greco dynamis (al s ingolare)
venne tradot to nel suo equivalente la t ino facul tas ( = potere,
facol tà) . Al l’epoca di Bacone, ta l i facol tà avevano subito un
processo di ogget t ivizzazione, t rasformandosi in a l t ret tante real tà
mental i di senso, immaginazione, memoria e ragione. Proprio
queste quat tro ent i tà , secondo Dury , dovevano essere
adeguatamente padroneggiate per rendere eff icace l ’apprendi -
mento. Diversamente da molt i r i formatori contemporanei , Dury , in
questo caso, non usava i l metodo indut t ivo, per al t ro tanto
esal tato, ma proponeva dedutt ivamente un modello degl i schemi
secondo cui la mente opera. Così egl i scr iveva che
«come in na tu ra la sens ib i l i t à è ance l la de l l ’ immaginaz ione ,
l ’ immaginazione del l a memoria e la memor ia de l la ragione , cos ì
ne l l ’ insegnare l e a r t i e l e sc ienze dobbiamo s t imolare ta l i f acol tà in
ques t ’o rdine r i spe t to a i loro ogge t t i pe r qua l s ias i cosa s i debba
87
insegnare» 1 1 0 .
Ne deriva inol t re che «come le facol tà del l’animo umano si
perfez ionano a vicenda naturalmente mediante la loro
subordinazione naturale , così le ar t i che perfezionano tal i facol tà
debbono essere int rodotte gradualmente e gl i ogget t i cui le facol tà
debbono essere corre late secondo le regole de l l’ar te debbono
essere propost i nel l ’ordine che corr isponde ai loro r ispet t ivi f ini e
non al t r imenti». Dal la premessa che nei bambini es is te una
gerarchia naturale in base al la quale s i manifestano le facol tà
mental i , secondo i l disegno divino, egl i r icavava i l proprio
programma educat ivo:
«Dal momento che ne i bambini l e faco l tà s i fanno s t rada per
grad i , per cor r ispondere esa t t amente a l l a loro e tà e a l l a c resc i t a de i loro
corp i , è necessa r io of f r i re loro ogge t t i adegua t i» 1 1 1 .
In questo progress ivo manifes tars i de l le «capaci tà na tural i»
dei bambini , Dury dis t ingueva quat tro s tadi corr ispondenti a
diverse class i di e tà: da l la nasci ta a c inque anni circa, da i c inque
anni a i nove ci rca, da i nove ai t redici o quat tordic i e quindi ai
vent i ; nel suo trat ta to egl i s i occupa del le ul t ime tre classi che
110 Iv i , p .40.111 Ibid .
88
corr ispondono al per iodo del l ’ is t ruzione scolast ica . Le facol tà
del la classe di e tà compresa fra i c inque e i nove anni sono quel le
del senso e del l ’ immaginazione, nonché del l ’ iniz io del la memoria ;
quel le de l la classe compresa fra i nove e i t redici o quat tordici
sono l ’ immaginazione e la memoria nonché gl i inizi del l ’at t ivi tà
razionale; mentre l ’ul t ima c lasse è carat ter izzata dal la
maturazione del la ragione, del giudizio e del la pruden za. A ta l i
fas i di svi luppo del le var ie facol tà corr isponde un programma di
studi : per i più giovani , la le t tura, la scr i t tura e l ’ar i tmet ica in
volgare ins ieme ad alcune nozioni general i di s tor ia ; per la c lasse
intermedia, i l programma deve es tenders i ad una conoscenza
enciclopedica — in l ingua volgare — del mondo in base al le
categorie del la matemat ica prat ica, del la geograf ia ,
del l ’as tronomia, del l ’agrar ia , del l ’anatomia e del la s tor ia del la
Chiesa. Al contempo questa classe dovrebbe imparare i nomi di
tut t i gl i ogget t i famil iar i in la t ino , greco ed ebraico e impadronirs i
dei rudiment i di grammat ica sul la Janua l inguarum reserata di
Comenio . La c lasse più avanzata sarà dunque in grado di
apprendere «tut te le ar t i e le scienze ut i l i che possano permettere
loro di procurars i un impiego nel la Chiesa o nel la comunità», in
89
part icolare «di leggere gl i autor i concernent i tut te le scienze di
cui hanno acquis i to le basi . . . e di r icavarvi a proprio vantaggio
un’enciclopedia» 1 1 2 .
Anche l ’ordine del le lezioni ha un’importanza essenziale in
funzione di ta le proget to e cost i tuisce un effe t t ivo progresso
pedagogico. In pr imo luogo, «la regola pr incipale consis te
nel l ’evi tare ai bambini quanto può esservi di noioso o di
penoso» 1 1 3 e a ta le scopo l ’ insegnante — che sarà dunque
necessar iamente una persona veramente superiore — dovrà
«prepa ra re g l i a rgoment i pa r t ico la r i de l le var ie mate r ie d i
insegnamento per ogni ora de l g iorno e per l ’ in te ro corso , met te r l i per
i scr i t to e d i s t r ibui r l i in an t ic ipo agl i ass i s ten t i ogni t r imes t re e ogni
mese a lmeno e che ess i , dopo esse rs i ese rc i ta t i in modo adegua to , s i ano
per fe t t amente pront i in tu t t i g l i a rgoment i che dovranno p resen ta re a i
loro a l l i ev i» 1 1 4 .
Seguono quindi i s t ruzioni accurate sul la r igorosa
progressione a cui a t tenersi nel corso di c iascuna lezione. In
pr imo luogo, si dovrà chiar ire perfet tamente al la classe lo scopo
di ogni lezione part icolare e quindi esporre ordinatamente la
lez ione secondo quat tro fas i : bisogna dapprima presentare i l
112 Iv i , p .48.113 Iv i , p .28.114 Iv i , p .55.
90
concet to fondamentale nel le sue l inee genera l i in modo che possa
essere afferrato dal l’ immaginazione; in secondo luogo, bisogna
suddividere la lezione nel le sue par t i cost i tuent i , così che la
ragione possa individuarne le re lazioni reciproche; quindi , s i
i l lust rerà l ’argomento complessivo in modo che possa essere
r i tenuto dal la memoria ; inf ine , s i concluderà con una
r icapi tolazione sommaria al lo scopo di mettere in luce e
correggere dubbi ed equivoci . Si suggerisce inol tre un’ul ter iore
modif ica: le lezioni non debbo no durare più di mezz’ora l ’una e
possono essere vantaggiosamente combinate a gruppi di due,
« in modo che l a p r ima par te ver rà ded ica ta a recepi re e la seconda
a r i f l e t t e re su l l e noz ioni acquis i te» 1 1 5 .
La Reformed School cost i tuisce una tappa importante
al l ’ interno del la stor ia del pensiero pedagogico occidenta le , in
quanto r iunisce molt i or ientamenti dis t int i del movimento
r i formatore e col lega, a t t raverso un’esposizione part icolarmente
chiara, la logica t radizionale del la cono scenza con la ps icologia
del l ’apprendimento, aprendo così nuove vie di r icerca . Per al t r i
vers i , tut tavia , s i t ra t tava di un’opera ambiz iosa e poco
115 Iv i , p .57.
91
equil ibrata; in par t icolare , la Reformed School si di ffondeva sul
problema del l’educazione in volgare durante i pr imi anni , de l lo
svi luppo di adeguate percezioni sensoria l i e del fac i le passaggio
ad un programma superiore di s tudi grammatica l i da cui i l
curr iculum — ancora ispira to fondamentalmente al la pietas
l i t terata — necessar iamente dipendeva nel le sue l inee essenzial i .
A quel l’epoca, tut tavia , i l movimento utopis t ico di r i forma
stava cominciando a perdere terreno e le grandi speranze r iposte
nel la repubblica d’Inghi l te rra , na ta in segui to al l ’esecuzione di
Carlo I ne l 1649, erano s ta te disa t tese. Cromwell non nutr iva
alcun entusiasmo per le r i forme del se t tore educat ivo: Hart l ib ,
Mil ton e Dury furono progressivamente emar ginat i e subirono con
amarezza l ’os t i l i tà manifestata dal potere ne i confronti di ogni
t rasformazione in quest’ambito. In effet t i , proprio nel momento in
cui sembrava possibi le rea l izzare un giusto s is tema educat ivo in
tut to i l paese, l ’ Inghil terra si or ientò in senso opposto,
incoraggiando invece una poli t ica scolas t ica più frammentar ia e di
cara t tere essenzialmente pr ivato, dest ina ta a subire sostanzial i
modif iche nei secol i suc cess ivi .
Nel f rat tempo, Comenio proseguiva nel la sua instancabi le
92
opera e aveva ormai abbozzato la concezione generale di c iò che
sarebbe divenuto l ’Orbts Pictus in una sola pagina, pubbl ica ta in
seguito nell ’Opera Didact ica Omnia. Convinto che nul la giunge
al l ’ inte l le t to se non at t raverso i sensi , e che ogni apprendimento
dipende dal l’acquis i zione prel iminare di adeguate esperienze
perce t t ive, a ffermava la necessi tà di un nuovo st rumento di
suss idio scolas t ico, vale a dire un testo di l imitate dimensioni ma
di carat tere enciclopedico, i l cui contenuto fosse organizza to
intorno ad immagini di ogget t i accompagnate da i r i spet t ivi nomi e
descr iz ioni verbal i . La Janua già ben nota doveva cost i tuirne la
base. Fin dal 1654 a Sàros-Pàtak Comenio aveva sempl if ica to i l
tes to de l la Janua che, con l’aggiunta di i l lus trazioni , doveva
rappresentare i l suo nuovo l ibro di le t tura la t ino , ma poiché in
Ungheria non era possibi le t rovare né un i l lus tratore né uno
stampatore adat t i , i l manoscri t to venne inviato a Norimberga ,
importante centro di produzione l ibrar ia . Quatt ro anni dopo, ad
Amsterdam, venne pubblicata la pr ima edizione dell ’Orbis Pictus
(1658) in l ingua lat ina e tedesca , col tes to disposto su due colonne
paral lele , i l la t ino a s inis tra e i l tedesco a dest ra 1 1 6 . Ognuno dei
150 capi tol i era accompagnato da una piccola s i lograf ia in bianco
116 Cfr . J . BO WE N , op.ci t . , p .129.
93
e nero corredata da numeri che indicavano gl i ogget t i menzionat i
nel tes to. La presentazione t ipograf ica s tessa appariva s ingolare
poiché comprendeva un’insol i ta combinazione di quat tro t ipi di
cara t ter i : i l tes to la t ino era infa t t i s tampato nel t radiz ionale
cara t tere romano e corredato di termini dest inat i ad i l lus trare gl i
ogget t i , mentre quel lo tedesco era in got ico e accompagnato da
termini apposi tamente numerat i e s tampati in un cara t tere più
evidenzia to. L’uso di queste tecniche di evidenziaz ione visiva in
un l ibro di tes to cost i tuiva un’innovazione considerevole . L’Orbis
Pic tus r iscosse un immediato successo e l ’anno seguente venne
pubblicato a Londra in una vers ione lat ino-inglese. Questa
favorevole accoglienza fece sì che i l testo venisse r is tampato in
numerose ediz ioni , molto frequenti dapprima e ad interval l i più
lunghi ne l secolo successivo. Mol te di esse erano semplici
r is tampe real izzate ut i l izzando le pr ime las tre t ipograf iche;
l ’Orbis Pictus, tut tavia , apparve anche in numerose nuove edizioni
in cui i l tes to era s tato emendato, in cer t i cas i modernizzato e
composto con nuovi carat ter i . In a l t re edizioni , inf ine, anche le
i l lust razioni furono modif icate per r i sponde re a una crescente
sensibi l i tà a l le esigenze emerse in questo se t tore . Di conseguenza ,
94
l ’Orbis Pictus diede or igine ad una nuova tradizione di l ibr i di
tes to dest ina t i di ret tamente ai bambini . Nel secolo successivo
videro la luce numerosi tes t i i l lust rat i che s i r i facevano tut t i a
questo modello: f ra quest i , uno dei più celebri fu i l New England
Primer .
Dopo la pubblicazione del l’ Orbis Pictus Comenio s i t rasse
in disparte e quel la precoce promessa di una grande r i forma
educat iva s i spense. Anche Hart l ib e i suoi seguaci s i r i t i rarono
dis i l lusi e la stor ia immedia tamente success iva del l ’educazione fu
assa i meno spet tacolare di quanto essi avessero sperato.
Nonostante ciò, durante i l secolo success ivo, gl i ideal i di
Comenio, Hart l ib e dei loro sosteni tor i furono r ipres i , seppur non
sempre di ret tamente e spesso senza un r iconoscimento specif ico: e
tut tavia lo svi luppo crescente del pensiero r i formatore incarnato
da Locke e in seguito da Rousseau cost i tuì una conseguenza del
pensiero di Comenio.
Nel per iodo più fecondo del movimento r i formatore, verso la
f ine del decennio 1630-40, i l matematico Johann-Adolphus
Tassius di Amburgo aveva scr i t to a Hart l ib che
« l ’en tus iasmo per l a pansof ia e pe r una d idat t ica mig l iore
95
inf iamma ogni animo d’Europa: se pure Comenio s i fosse l imi ta to a
fo rni re so l t anto la r icca messe d i s t imol i che aveva susc i ta to nel l e ment i
d i tu t t i g l i uomini , l a sua opera pot rebbe g ià essere cons idera ta
suf f i c iente» 1 1 7 .
117 J .W. AD AMS O N , Pioneers of Modern Educat ion in the Seventeenth Century , New York, Teachers Col lege, Columbia Univers i ty , 1971 5 , p .85.
96
§ 2. L’EVO LUZIO NE RAZI ON ALE DELL ’ INS EG NAM ENTO
L’umanesimo aveva portato molto avanti i l concet to di
educazione come cul tura e sapere, spostando l ’at tenzione degl i
educator i dal le f inal i tà “meccaniche” di insegnamento empir ico
al le es igenze universal is t iche e pansofiche. Eppure
“nessuno pr ima del Locke s i e ra messo al lo s tudio del p rob lema
de l l ’ educaz ione con la chiara v is ione de l f a t to che f in i nuov i r i ch iedono
mezz i nuovi e che perc iò non s i può tendere a l la pra t i ca e ne l contempo
cont inuare a serv i rs i quasi e sc lus ivamente d i una logora cul tu ra
in te l l e t tua l i s t ica” 1 1 8 .
Come già Comenio , anche Locke sost iene la pr imaria
importanza del l’esperienza e del l’osservazione r ispet to al le mol te
le t ture, e di conseguenza, del lo studio del la l ingua materna
r ispet to a quel lo t radizionale del la t ino . Locke compie insomma un
al t ro passo verso lo svi luppo di una didat t ica pienamente
“naturale” e Dewey , ne l la sua opera c lass ica Democracy and
Educat ion (1917) , considera non a caso i l Locke i l più i l lust re
rappresentante de l la teoria del formal training , oss ia del la
118 F. D E BA RT OL O ME I S , J. Locke , La Nuova I tal ia , Firenze 1967, p .106.
97
educazione come eserc izio del le facol tà 1 1 9 .
E’ i l canone del la natura l i tà d’a l t ra par te che impone al
f i losofo inglese l ’anal is i educat iva “sot to i l t r ipl ice punto di vista
f is ico, intel le t tua le e morale” 1 2 0 . Non è possibi le infat t i separare
l ’ insegnamento intel le t tuale da quel lo f is ico: “Mente sana in corpo
sano: ecco la breve ma completa descr izione di uno s ta to fe l ice in
questo mondo” 1 2 1 .
Nei suoi Pensieri sul l ’educazione Locke propugna
apertamente un metodo individual izza to e gradevole, adeguato a l le
disposizioni dei fanciul l i . Quest i devono apprendere ed i maestr i
devono loro insegnare, ma non è ine lut tabi le che ciò debba
avvenire sol tanto con i l t imore, la cost r iz ione e la paura. Assieme
a questo pr incipio fondamentale si propone poi quel lo del la
gradual i tà 1 2 2 , che t rova anch’esso i l suo fondamento nel la natura
psicologica del fanciul lo , la cui mente
119 Cfr . J . DE WE Y , Democracy and Educat ion , pp. 86-89.120 G. B. GE RI NI , Le dot tr ine pedagogiche di G. Locke , Paravia , Torino 1911 2 , p . 1 .121 J . LO CK E , Pensieri sul l ’educazione , t r . i t . d i T. Marchesi , La Nuova I tal ia , Firenze 1966, p .5.122 Anche questo è un pr inc ipio comeniano, accennato ancor prima dal Ratke(vd. . §§ 1.1, 1 .2); a tes t imonianza del la ideale cont inui tà del l ’evoluzione didat t ica in pensator i e in ambit i così divers i ma ugualmente consci del la necessi tà di una svol ta .
98
“è debole e l imi ta ta e o rd inar iamente access ib i l e so l t anto ad
un’ idea per vol ta . Ciò che ent ra ne l l a te s ta d i un bambino per un ce r to
t empo la r i empie comple tamente , in i spec ie se v i susc i ta in teresse” 1 2 3 .
I fanciul l i tendono naturalmente ad esprimersi l iberamente e
r i f iutano la costr iz ione, come s i capisce dai loro at teggiamenti
durante i l gioco . La loro cost i tuzione è natura lmente incostante e
incapace di a t tenzione prolungata, ma, nel lo s tesso tempo, r icca di
curios i tà e t rasparente al l ’osservazione del l’educatore . Di questo
occorre approfi t tare per coglierne al più pres to l ’ indole e le
incl inazioni e per servirsene nel l’at t ivi tà educat iva, poiché
sol tanto la conoscenza appropria ta del la na tura del l ’al l ievo
consente , secondo Locke , di operare con successo. La natura
individuale del fanciul lo è i l te rmine ul t imo di r i fer imento del
metodo educat ivo e la condizione del la sua r iusc i ta , per cui la
conoscenza ed i l r ispet to del la cost i tuzione individuale di c iascun
al l ievo divengono la condit io s ine qua non del l ’at t ivi tà del
precet tore:
“Osserva te qual i sono i suo i sent iment i p redominant i e l e sue
prevalent i incl inazion i (…) Secondo ques te d i f fe renze , dovranno essere
123 J . LO CK E , op.ci t . , p . 112.
99
di f feren t i anche i vos t r i metodi , e la vos t ra autor i t à dovrà eserci t ar s i in
modo diverso sopra d i lu i” 1 2 4 .
E’ r isaputo che i l Locke , pur r imettendo la decis ione
defini t iva ai geni tor i , è favorevole al l ’educazione domest ica nei
confronti di quel la scolas t ica, per due fondamental i motivi : la
sf iducia nel la capaci tà educat ive del la scuola pubblica del tempo e
l ’ impossibi l i tà di raggiungervi quel l’ insegnamento
individual izzato e gradevole che egl i r i teneva l’unico veramente
degno di ta l nome. Egl i ammette , come Comenio , che i fanciul l i
educat i nel le scuole acquis t ino in dis invol tura e possano t rarre
vantaggi dal lo spir i to di emulazione ma, ne l lo s tesso tempo, nota
che essi tendono a diventare turbolent i , s facciat i , presuntuosi ,
espost i a l r ischio di cat t ive compagnie e cat t ivi esempi . D’al tra
par te , anche in famiglia si possono commettere degli error i
educat ivi , i l pr incipale dei qual i è un incontrol la to affet to , che
produce un’eccess iva indulgenza ed una colpevole connivenza con
i dife t t i dei f igl i .
La scel ta più importante r iguarda dunque i l precet tore . Egl i
dev’essere, innanzi tut to , una persona moralmente formata ed
124 Iv i , p . . 135.
100
inte l le t tua lmente matura, ed inol tre essere di e tà suff iciente per
aver acquisi to esperienza del mondo, saggezza e buoni contat t i
soc ial i . I rapport i con i geni tor i degl i a l l ievi vanno improntat i a l
più grande r ispet to verso di lui ed al la massima f iducia , cui deve
corr ispondere , da par te sua , la coscienza del le sue responsabi l i tà e
la volontà di fare effe t t ivamente le veci de l padre e , nel lo stesso
tempo, di col laborare con quest i quando è necessar io. Nei
confronti del l ’al l ievo deve saper essere paterno, pronto a scusarne
le manifestazioni spontanee 1 2 5 . I l precet tore deve soprat tut to far
ragionare i l suo alunno, poiché “i bambini sanno ragionare da
quando cominciano a par lare e (…) amano di essere t ra t ta t i come
crea ture ragionevoli , assai pr ima di quanto ci s i immagini” 1 2 6 , e su
questa loro at t i tudine bisogna far leva. Si t rat ta ovviamente di un
ragionare del tut to par t icolare, non cer to razionale-dedut t ivo – ma
piut tosto affet t ivo ed intui t ivo. Ma più di tut to conta la capaci tà
del precet tore di fungere da model lo; l ’esempio, infat t i , è uno dei
più eff icaci st rument i educat ivi , in quanto è par t icolarmente
r ispondente al la natura imi tat iva del fanciul lo . L’educazione
morale sarà rea lmente eff icace, a l lora, non quando si esprimerà in
125 Cfr . iv i , pp.111-127.126 Iv i , p .103.
101
raccomandazioni , ma quando s i concreterà in val idi esempi,
innanzi tut to nel l’ambi to del le immediate relazioni domest iche.
Accanto al l ’esempio, la t ipica saggezza pedagogica di cui i l Locke
è uno dei più qual if ica t i esponenti a l l inea un al t ro fondamentale
st rumento educat ivo: l ’esercizio. La valor izzazione del l ’eserciz io
si connet te al la concezione or iginar iamente at t ivis t ica del la natura
spi r i tua le umana, di cui i l noto ant i- innat ismo gnoseologico è la
pr ima e più radicale espressione. Tut t i i contenuti del la mente
umana sono per Locke frut to de l l’a t t ivi tà del sogget to e quindi
non possono essere acquisi t i a l t r imenti che con l ’esperienza, e
l ’eserc izio contr ibuisce a perfezionare quel le esperienze che
apportano contenut i posi t ivi .
Educare l ’ inte l l igenza s ignif ica es senzia lmente abi tuar la ,
t ramite l ’esercizio, a ragionare ret tamente:
“Non s i d iventa ab i l i so l t an to per aver sent i to esporre qua lche
rego la o per aver la impara ta ; è l ’uso che fo rma l ’abi tudine
indipenden temente da l l e r egole ; i l vo le r formare un per fe t to ragionato re
so lo con qua lche pre cet to che g l i mos t r i in che cosa cons i s te i l ve ro
raz iocin io è cosa d i f f i c i l e , come i l p re tendere d i fo rmare un buon
p i t to re o un ab i le mus ico con una so la l ez ione d i t a l i a r t i” ;
“sol tanto l ’eserc izio può perfezionare la mente, e qualora
102
questo non diventi abi tudine è vano fare aff ida mento unicamente
sul le dot i natural i” . Ora, i difet t i che si r iscontra no nel l’uso del la
ragione nel la r icerca del la ver i tà (cioè del l’evidenza) sono molt i e
di var io genere: a ff idars i c iecamente al l ’autor i tà a l t rui ; mettere i
propri sent iment i e le proprie incl inazioni al posto dei ver i
argomenti ; vedere un solo aspet to dei problemi considerat i ,
pres tare orecchio ad una sola fonte di conoscenza , di giudizio e di
opinione; accet tare o respingere del le idee per s impatia pol i t ica ,
t radizione , pregiudiz io; ragionare fre t tolosamente,
superf icialmente, senza metodici tà; non specif icare l ’or izzonte dei
propri interess i ; disprezzare aprior is t i camente gl i interess i e le
obiez ioni degl i a l t r i ; seguire l ’opinione del volgo e respingerla
senza motivo; credere che i l ibr i e la le t tura bast i no a produrre i l
sapere; formulare conclusioni genera l i senza aver pr i ma
considera to a suff icienza i par t icolar i ; rassegnarsi o aff idarsi
a l l ’opinione del l ’ul t imo venuto; scambiare le parole con le cose;
divagare o non pres tare un’at tenzione costante ; aff idars i a l le
simil i tudini , analogie , a l lus ioni ; presumere di sapere senza avere
pr ima indagato; occupars i di cose ins ignif icant i ; mantenere nel la
mente associaz ioni indebite; fare dis t inz ioni f ini a se s tesse 1 2 7 .
127 In c iò è fac i lmente r int racciabi le un’ inf luenza baconiana.
103
Di contro, s tanno le indicazioni posi t ive , che s i imperniano
at torno al pr incipio per cui la r icerca del la ver i tà è un compito che
ciascuno deve affrontare da sé, met tendo a frut to ed eserci tando le
proprie capaci tà , in modo da dispors i sempre a l l ’assenso nei
confronti del l ’evidenza. I l metodo per guidare l ’ inte l l igenza s i
può, a l lora, r iassumere nei se guenti punt i : dare i pr incipi basi lar i
del la conoscenza e del la dimostra zione; dare i pr incipi intermedi
del ragionamento; most rare e far considerare le cose come sono in
se s tesse; non insegnare le parole se non quando siano già state
stabi l i te nel la mente le corr ispet t ive idee; esten dere gradualmente
le conoscenze e la loro di ff icol tà . La matematica rap presenta i l
campo di s tudi più eff icace per lo svi luppo del l’ intel l igenza ,
poiché in essa è necessar io saper svolgere del le argomentazioni
complete , t ra lasciando i l superf luo ed ogni preconcet to ed
operando chiare dist in zioni f ra le idee. Anche la le t tura può essere
ut i le , ma sol tanto se s i impara a seguire f ino in fondo le
dimostrazioni del lo scr i t tore ed a co gliere le idee ed i modi del le
loro connessioni :
“L’educaz ione non s i r i so lve ne l l ’a f fas te l l a re una g rande quant i tà d i
nozion i , ne l l ’ impara re a lcune l ingue mor te , che cos t r ingono i fanc iu l l i
a l l a ca tena per se t te , o t to o d iec i ann i : i l sapere (…) cos t i tu isce ,
104
indubbiamente una par te necessar ia de l l ’ educazione , ma non la cosa p iù
impor tante” 1 2 8 .
Per questo è necessar io anche dare al la mente dei pr inc ipi
intermedi , a t t raverso i qual i s i possa r isal i re f ino al la fonte dei
pensier i e del le argomentazioni . I l che può ot teners i estendendo,
appunto, le proprie conoscenze dal le cose più sempl ici ed
immedia te al le più lontane e diff ic i l i .
I l piano di studi proposto da Locke comprende innanzi
tut to la l ingua materna , cui segue immediatamente
l ’apprendimento del f rance se , c ioè di un’al t ra l ingua viva , che era
ormai ent rato nel l ’uso di insegnare naturalmente, con la
conversazione e la prat ica, s is tema che deve essere seguito anche
nel lo studio del la t ino che, in omaggio al le incon tras ta te usanze ,
deve essere comunque considerato come un elemento necessar io
al la preparazione del gent i luomo. E’ da escludere, ad ogni modo,
la pra t ica dei componimenti in la t ino e de l la versi f icazione.
Successivamente, s i passerà a l lo s tudio del la geograf ia con la
conoscenza del globo terres tre e di tut te le pr inc ipal i suddivisioni
geograf iche, quindi s i affronterà l ’ar i tmetica, cui faranno segui to
128 M. PE RE T TI , I l problema del metodo educativo , La scuola , Bresc ia 1956, p .94.
105
la cronologia , la cono scenza del globo celes te e la geometr ia . La
stor ia deve essere insegnata, come «grande maest ra del la prudenza
e del la cul tura c ivi le» e nel lo s tesso tempo in quanto at t raente
campo di cul tura morale . La logica e la retor ica sono respinte ,
poiché
“ la ver i t à va r i cerca ta e d i fesa con l ’ esame oppor tuno e comple to
de l le cose s tesse , e non mediante te rmini e modi super f ic ia l i d i
a rgomenta re” 1 2 9 .
Quanto al la f i losofia na turale , s i r i t iene che essa debba
sopra t tut to essere l ’occasione per conoscere le di verse ipotes i e le
diverse terminologie scient i f iche ma senza la pretesa di t rovarvi la
ver i tà e la cer tezza , poiché i fenomeni natural i sono go vernat i da
una saggezza che supera ogni facol tà di scoperta de l l’uomo,
mentre lo s tudio degli ent i spir i tual i deve precedere quel lo degli
ent i puramente mater ial i , a l t r imenti “ la Mater ia , essendo cosa con
cui i nost r i sensi sono costantemente in rapporto, tende ad
impossessarsi del la mente esc ludendone tut t i gl i a l t r i Esser i t ranne
129 J . LO CK E , op.ci t . , p .247.
106
se stessa” 1 3 0 . I l greco, inf ine , è lasciato agl i erudi t i di
professione 1 3 1 .
Quanto al l ’educazione morale , l ’uso r icorrente del la f rus ta e
del le punizioni corpora l i in generale è disapprovato in quanto
mezzo servi le e de l tut to inadat to a conseguire effe t t i educat ivi ,
ta le , anzi , da rendere servi le i l carat tere del l ’al l ievo ed ot tunderne
lo spir i to senza indurre peral t ro in lui a lcun val ido motivo di
azione se non i l puro t imore del dolore f is ico, che non s i può
cer tamente r i tenere motivo degno di una creatura ragionevole. Si
ver if icano però dei cas i est remi , nei qual i i l r icorso al la punizione
corporale s i rende assolutamente necessar io, e c ioè quando s i ha a
che fare con sogget t i os t ina t i o r ibel l i , ne l qual caso la punizione
deve essere continuata f ino ad ot tenere la vi t tor ia . Lo stesso dicasi
per le r icompense , in quanto anch’esse operano su di un piano
puramente f i sico e non inducono alcun autent ico motivo di
comportamento morale . I l vero movente a l quale bisogna
r icondurs i è a l lora “l’amore del la buona reputaz ione e i l t imore
del la vergogna e del disfavore” 1 3 2 .
130 Iv i , p .253.131 Cfr . iv i , pp. 259-262.132 Iv i , p .63.
107
Locke è un deciso sosteni tore del l ’opportu ni tà di un
insegnamento naturale sia del le l ingue moderne che di quel le
class iche, proponendo essenzia lmente un metodo fondato sul la
conversazione diret ta . Nel caso che non s i possa disporre di un
precet tore capace di questo, s i può r icorrere , come a va l ido
r ipiego, ad un tes to val ido e piacevole su1 genere del le Favole di
Esopo, da far leggere con una tra duzione inter l ineare (r icordiamo
che egl i s tesso compose un tes to di questo genere) . Ponendosi da
un punto di vis ta eminentemente pra t ico ed ut i l i tar is t ico, egl i non
dimostra di a t t r ibui re par t icolare importanza al problema del la
grammatica , r i tenendo che essa serva non tanto a par lare quanto a
“parlare corre t tamente e secondo le esat te regole del la l ingua ” 1 3 3 ,
per cui i l suo insegnamento verrà dopo che s i sarà impara to a
par lare una l ingua, non pr ima o contemporaneamente. Decisamente
da evi tars i sono, poi , le eserci tazioni s t i l is t iche e retor iche .
Quanto al la memoria , essa appare sostanzialmente
proporzionale al la cost i tuz ione naturale , e quindi non molto
suscet t ibi le di migl ioramento in generale e segnatamente t ramite
gl i esercizi prat icat i ne l le scuole . Es sa va invece col t ivata non
tanto in relazione al la pura r ipet izione quanto a l l ’at tenzione ed
133 Iv i , p .201.
108
al l ’ interesse: s i ot terranno miglior i r isul ta t i se s i faranno imparare
brani di senso compiuto e moralmente ut i l i , a i qual i appli care la
r i f less ione dei fanciul l i .
Ol tre al la gradevolezza, Locke r i t iene fondamenta le i l
pr incipio del l’ interesse , espresso mediante i l termine di
«curiosi tà» naturale de l bambino, che l ’educatore deve
costantemente s t imolare ed ecci tare con ogget t i appropriat i , così
come deve sempre r ispondere in modo veri t iero a l le domande che
l ’al l ievo gl i r ivolge. L’interesse è s tret tamente dipendente dal
temperamento individuale, per cui — continua a sugge rire —
“se po te te scopr i re qua lche sua [del l ’a lunno] par t i colare ten denza ,
cerca te d i sv i luppar la quanto p iù pote te , e se rv i t evene per sp in ger lo a l
l avoro , e pe r s t imolare la sua a t t iv i t à” , po iché “dove non c ’è des ider io
non c ’è a t t iv i t à” 1 3 4 .
L’opera pedagogica di Locke s i presenta in forma di
“pensier i” spesso s legat i l ’uno dal l ’al t ro , tanto che si è creduto di
t rovare proprio nel la mancanza di uni tà uno dei suoi l imit i 1 3 5 .
Eppure quel la st rut tura afor is t ica può essere considera ta
probabilmente i l t ra t to di più elevata moderni tà , portando la
134 Iv i , p .171.135 Cfr . G. B. GE RI NI , op.ci t . , p .67.
109
pedagogia ad uscire dal campo del le speculazioni teoriche per
entrare ne l mondo effet t ivo del l’ insegnamento e
del l ’educazione 1 3 6 . Con Locke la didat t ica sembra def ini t ivamente
affrancarsi da l l ’ intel le t tual ismo e r i tagl iarsi uno spazio autonomo,
seppur “per manco d’un supremo principio informatore” 1 3 7 . D’a l tra
par te i l carat tere empir ico del le massime pedagogiche lockiane
non è separabi le dal l ’ indir izzo genera le del la sua f i losofia , e fa sì
che solo dal l’esperienza egl i r icavi gl i spunti per indir izzare i l
lavoro degli i s t i tutor i e dei precet tor i .
Ciò nonostante, un pr inc ipio unif icante e dist int ivo e
r intracciabi le nel r icorso a quel fondamento genet ico del la
didat t ica scient i f ica : la natura l i tà . Locke non manca mai di
esortare a “trarre i l maggior profi t to da ciò che la Natura ha
elargi to” 1 3 8 , uscendo dal la logica scolast ica per cui “sapere”
equivale a “erudiz ione”. I l nuovo concet to di educazione s i
impone in tut ta la sua st raordinaria moderni tà con i l presupposto
136 “I l Locke non considerò mai la f i losof ia come volevano i suoi maestr i di Oxford, c ioè un’at t ivi tà logica da eserci tare su un mater ia le già in se s tesso f i losofico; la considerò invece in rappor to a l la vita , dal le sue forme più umil i a quel le più elevate, ma tut te ugualmente necessarie e concrete” (F. DE BA RT OL O ME I S , op.ci t . , p .114).137 G. B. GE RI NI , op.ci t . , p .67.138 J . LO CK E , op.ci t . , p .73.
110
che non solo “ le inc l inazioni sor t i te da natura (…) non
contraddicono al l ’ordine morale” 1 3 9 , ma anzi
“ l ’un ica moral i t à è que l la del sapere , umi le ed ero ico ad un
t empo , impegnato a cos t ru i re in uno s forzo cora le d i tu t t i g l i ind iv idui e
d i tu t t e le epoche un mondo mig l iore” 1 4 0 .
§ 3. ROU SS EAU E LA DID ATTIC A NATU RALE
L’evoluzione del la didat t ica post-umanis t ica porta
l ’at tenzione del la r icerca pedagogica sul la central i tà
139 G. B. GE RI NI , op.ci t . , p .66.140 L . GE YM ON A T ; R. T IS A T O , Locke , in L. GE YM ON A T , Storia del pensiero f i losof ico e sc ient i f ico , I I , Garzant i , Milano 1988, p .479.
111
dell ’educando e sul l’ i r r iducibi l i tà del s ingolo individuo a
quals iasi schema didat t ico pref issato. Se già Locke aveva
accet ta to i l monito comeniano di un r i torno al la na tural i tà
del l ’ insegnamento, è solo con Rousseau che i l concet to s tesso di
natura subisce una evoluzione nel senso del la def iniz ione del
ruolo at t ivo del l’educando “secondo natura” :
“L’uomo na tu ra le è tu t to per sé ; è l ’uni tà numer ica , l ’ in te ro
assolu to che non ha a l t ro rappor to che con se s tesso o col suo s imi le” 1 4 1 .
Tut t i gl i interpret i e gl i s tudiosi del la pedagogia di
Rousseau hanno sot tol ineato soprat tut to che essa è carat ter izzata
da due di ret t ive fondamental i : una di queste corre nel senso
del l ’educazione natura le , e l ’al t ra ne l senso del l ’educazione
negat iva .
L’idea del la natura come gran maest ra del l’ar te educat iva è
r ipetutamente sot tol ineata nel la Didactica magna d i Comenio . In
Comenio i l concet to di educazione naturale era però ancora legato
ad una imitazione del la natura che supponeva una completa
al ter i tà t ra educando e na tura, t ra imitatore e ogget to da imitare .
141 J . J . RO US SE A U , Emil io , in Emil io e al tr i scr i t t i pedagogic i , t r . i t . d i L. De Anna, Sansoni , Firenze 1967 2 , p .8 .
112
Un primo passo in là , ol t re i l natural i smo empir ico del Comenio, è
compiuto dal Locke . In lui , come abbiamo visto, s i precisa
chiaramente l ’ idea che l ’uomo è natura e che l ’educazione non va
or ientata nel senso di una imi taz ione del la na tura es ter iore, ma nel
senso del lo svi luppo del l’ individual i tà naturale di c iascun
educando. I l passo decisivo in questa direzione è compiuto per
l ’appunto da Rousseau .
I c inque l ibr i del l ’ Emilio s i aprono con una famosa
affermazione , che esprime un radicale pessimismo nei confronti
del la società: “Tutto è bene uscendo dal le mani del l ’Autore del le
cose, tut to degenera fra le mani del l ’uomo” 1 4 2 . La natura è buona;
bisogna dunque far s ì che l ’educazione non a l ter i né guast i
l ’ innata bontà del la natura. Chi compie la corruzione è per
Rousseau la società . Educare signif ica perc iò lasciare che
l ’educando s i svi luppi naturalmente in piena autonomia e
spontanei tà . La pr ima preoccupazione dev’essere quel la di i solare
Emil io, “ l ’al l ievo immaginario” di questo t ra t ta to-romanzo, dal la
società , per evi tarne i l malef ico inf lusso. La campagna è quindi i l
luogo adat to per lasc iare i l fanciul lo al le sua innocenza. Nel
per iodo iniziale , f ino ai due anni , Emil io è ancora aff ida to al la
142 Iv i , p . 5 .
113
madre; i l Rousseau le raccomanda d’al lat tare personalmente i l
f igl iolo, di pro teggerlo con panni che gl i permet tano di dis ten dere
a piacimento le membra, di lasciargl i ampia l iber tà di ruzzolare,
di muoversi , di t rasc inars i 1 4 3 .
Diventerà robusto ogni giorno più, e l ’esperienza gl i
insegnerà molte cose. Le sue pr ime sensazioni sono quel le di
piacere e di dolore: la molla d’ogni sua azione è i l bisogno. Nel
provvedere ai suoi bisogni occorrerà s tare at tent i di non
aggiungere bisogni f i t t iz i e ar t i f ic ial i a quel l i ch’egl i ha natu -
ralmente . Ciò può avvenire , ad esempio, se gl i ven gono regolat i
t roppo puntualmente la nut r izione e i l sonno. Allora s i forma in
lui l ’abi tudine , e i l suo desider io a quel l’ora prec isa e dopo
quel l ’ in terval lo esat to di tempo, non è più naturale: “ la sola
abi tudine che si leve lasciar prendere a l bam bino è di non
contrarne a lcuna” 1 4 4 . Bisogna avvezzarlo con lenta gradazione a
vincere r ipugnanze o paure ingiust i f icate , per renderlo intrepido.
Se “vuol toccare tut to” è questa una provvidenziale disposizione
del la na tura : perché così impara di ret tamente tut te le qual i tà
sensibi l i degl i ogget t i , i l calore e i l f reddo, la durezza e la
143 Cfr . iv i , pp. 14-17.144 Iv i , p . 80.
114
mollezza, i l peso, la grandezza, la forma e la loro dis tanza . I l suo
l inguaggio naturale è i l pianto. Occorrerà però dis t inguere i l
pianto con cui rec lama la sod disfazione di un bisogno che non può
appagare da sè (e al lora s i dovrà aiutare i l bambino a soddi sfar lo)
e quel lo con cui i l bambino esprime un comando, un ordine , ed
es ige che venga esegui to: in questo caso non s i deve
accontentar lo, aff inché sperimenti una pr ima norma morale , quel la
che non è leci to pretendere di fars i servire dagli a l t r i , che non s i
deve essere egois t i , e che è meglio piut tos to fare da sé 1 4 5 . Si
ponga dunque a t tenzione a l pian to del bambino, che dapprima è
preghiera e ben presto tende a t rasformarsi in comando.
Terminata l ’età del l’al la t tamento, in cui Emil io ha già
appreso a mangiare , a camminare e a par lare in qualche modo, i l
bambino è meglio aff i dar lo a un educatore ideale , che se ne possa
inte ressare totalmente e l ’accompagni f ino a l l ’e tà vi r i le . Questo
precet tore ha dapprima sol tanto un compito negat ivo 1 4 6 , in quanto
deve vegliare aff inché Emil io prenda dire t tamente contat to con la
na tura, r iva l iberamente nei prat i . inizi insomma la conquista del
145 Cfr . iv i , pp. 50-53.146 “La prima educazione deve essere dunque puramente negat iva. Essa consis te , non già nel l ’ insegnare la vir tù e la ver i tà , ma nel garant i re i l cuore dal vizio e la mente da ll ’errore” ( Iv i , p . 68) .
115
mondo es terno, imparando anche a subirne la res is tenza . e cosi
sappia subordinare i propri desider i a l la l imi taz ione del le sue
possibi l i tà e a l la forza del le cose sperimenta te . Fin verso i se i
anni la l iber tà di movimento e l ’uso at t ivo degli organi di senso
sono i suoi ver i maestr i . Ma anche più tardi , quando dal l ’ infanzia
si passa al la fanciul lezza, va le a di re da i sei a i dodici anni , lo
spontaneo eserc izio del le at t ivi tà f is iche e ps ichiche sarà l ’unica
fonte de l l’ i st ruzione e del l ’educazione. In tut to questo tempo i l
fanciul lo non ha capaci tà fantas t iche, e perc iò sarà inut i le
raccontargl i mit i , novel le o favole. Niente proibizioni o pre cet t i .
Meglio è fargl i sent ire che la sua l iber tà dipende dal le cose e che
cer te sue azioni provocano un’inf less ibi le punizione da par te de l la
natura stessa : se soffr i rà per le conseguenze dei suoi a t t i , imparerà
una lezione importante , quel la de l do lore, a cui nessun uomo può
sot trars i . Rompe un vet ro del la sua stanza? Si lascia i l ve tro rot to
per un bel pezzo senza preoccuparsi dei raffreddori . La
fanciul lezza ha modi di vedere tut t i suoi e occorre t ra t ta re
l ’al l ievo secondo la sua e tà . Ciò che i l fanciul lo deve avvert i re
bene è che non l’autor i tà de l precet tore o la sua volontà gl i co -
manda, ma i l duro e pesante giogo del la neces si tà natura le .
116
Pertanto, quando gl i s i vuol permet tere qualcosa, lo s i faccia
senza at tendere sol lec i taz ioni o preghiere.
La massima fondamenta le , per i l Rousseau , in quest’epoca
“non è di guadagnar tempo ma di perderne” 1 4 7 . Per t roppa fre t ta ,
l ’educatore sconvolge lo spontaneo svi luppo psicologico
del l ’al l ievo pre tendendo d’ant iciparne i tempi e cost r ingendolo ai
propri f ini . L’ideale del perfe t to educatore in questo per iodo è che
egl i “non faccia nul la”. Questo non s igni f ica che i l ragazzo cresca
come un perfet to ignorante. Egl i è ignorante del sapere l ibresco,
non sarà un ometto saccente, ma avrà un suo sol ido e ut i le sapere,
der iva to spontaneamente dal la propria at t ivi tà . Non è escluso
d’al t ronde che Emil io impari a leggere, ma non lo si deve
costr ingere al la le t tura : “ la le t tura è i l f lagel lo del l ’ infanzia” 1 4 8 .
Occorre ch’egl i abbia i l des ider io d’ imparar la , mosso da un vivo
interesse ; a l maestro s ta di far lo sorgere .
Dai dodici a i quindici anni s i apre un nuovo periodo nel la
vi ta di Emil io . E’ i l tempo di occupare i l natura le svi luppo di
forze in is t ruzione e cul tura . Nelle al t re età del la vi ta prevaleva
l ’at t ivi tà corporea, ora prevale quel la del la mente.
147 Iv i , p .67.148 Iv i , p .95.
117
L’insegnamento non è dunque le t te rar io, perché Emil io desidera
apprendere e capire solo ciò che gl i serve, c ioè lo s tudio del la
natura , i pr inc ìpi general i d’as tronomia, di geograf ia , di f is ica e di
chimica . Si t rat ta , a l sol i to , di un insegnamento sperimenta le ,
a t t ivo, in quanto implica uno sforzo e una conquista personale da
par te del l ’al l ievo.
“Malgrado ciò , indubbiamente , b isognerà guidar lo un poco, ma
ben poco , senza che sembr i . Se sbag l ia , la sc ia te lo fa re , non correggete i
suo i e r ror i , aspet tate in s i l enz io che s ia in g rado d i veder l i e d i
cor regger l i eg l i s tesso , o tu t t ’a l p iù , in un’occas ione favorevo le
in terveni te in modo da fa rg l i e l i notare . Se non sbagl iasse mai non
imparerebbe cos ì bene” 1 4 9 .
E non importa se non impara molto. Ciò che deve importare
è che acquis t i i l gusto di amare le scienze e i l metodo per
imparare in segui to.
Niente l ibr i dunque, a l massimo gl i s i potrà consigl iare i l
Robinson Crusoe 1 5 0 , in cui i l sapere s i presenta nel suo aspet to
ut i l i ta r io . La let tura di questo romanzo lo avvierà anche a
comprendere l ’ut i l i tà de l lavoro manuale. Con la pubertà , verso i
quindic i anni , comincia l ’epoca del la vera educazione , proprio
149 Iv i , p .165.150 Cfr . iv i , p .172.
118
quando sol i tamente s i è sol i t i a rres tar la . I l quarto l ibro
del l ’Emil io è appunto dedica to al l ’educazione morale e rel igiosa
del l ’adolescente dai quindici a i vent’anni , che è poi l ’e tà in cui
l ’al l ievo fa i l suo ingresso nel l’ambiente sociale . I l giovane
conoscerà la socie tà cominciando dai suoi la t i peggiori : povertà ,
dolore, sofferenza. Questo per iniziar lo al la sol idar ietà , vero
cardine del la moral i tà 1 5 1 . At traverso l ’amicizia del l’educatore
Emil io imparerà ad apprezzare ogni s ingolo individuo e a
disprezzare la molt i tudine. A questo proposi to , un aiuto
importante può giungere dal lo s tudio del la s tor ia , specia lmente
ant ica, per mezzo di biograf ie sempl ici ed eff icaci , “sul lo s t i le di
Plutarco” 1 5 2 .
L’ul t imo l ibro è dedicato al l ’educazione sent imenta le di
Emil io e al l ’educazione di Sofia , la donna di cui i l ragazzo
s’ invaghisce e che sposerà 1 5 3 , terminat i ormai gl i sforzi
del l ’educatore e raggiunti gl i obiet t ivi pedagogici ideal i .
Come s i vede, “educazione secondo natura non signif ica”
per Rousseau sol tanto un “contat to di ret to con la semplice real tà
151 Cfr . iv i , p .224.152 Iv i , p .87.153 Cfr . iv i , pp. 367 ss .
119
della vi ta nei campi e nel le fores te” 1 5 4 . I l natural i smo del
Rousseau è al t ra cosa dal na tural ismo oggett ivis t ico dei
natura l is t i . Non è meccanicismo , ma s i coniuga con i l
r iconoscimento del la modif icabi l i tà propria de l la natura umana, la
quale può corrompers i , può educars i , e può r i t rovare l ’or iginar ia
bontà. La natura è dunque per Rousseau la s tessa real tà del
sogget to educando: “Lo svi luppo inter iore del le nostre facol tà e
dei nostr i organi è educazione del la na tura; l ’uso che impariamo a
farne è educazione degli uomini” 1 5 5 . La vera educazione è , per
questo, dipendente non dal l’uomo (cioè dal l’arbi trar ietà del la
volontà umana) , nemmeno dal le cose (nonostante ci s ia una
dipendenza dal la necessi tà ogget t iva) , bensì piut tos to dal la natura,
da intendere come natura di Emil io . Emil io farà quel lo che vuole,
ma vorrà sol tanto ciò che è capace di fare , c ioè vorrà in re lazione
al le sue forze, e queste – a loro vol ta – sul piano naturale
corr isponderanno ai suoi bisogni . L’educazione del l’uomo è per
Rousseau educazione naturale , “ in quanto azione del la natura sul la
natura” 1 5 6 .
154 D. MO RA ND O , Rousseau , La Scuola, Brescia 1958, p .82.155 J . J . RO US SE A U , op.ci t . , pp. 6-7.156 G. FL OR E S D’ARCA I S , I l problema pedagogico nel l ’Emil io , La Scuola, Bresc ia 1954, p . 70.
120
Al concetto dell’educazione naturale come pro cesso di
autoformazione e libero aprirsi dell’ani mo infantile verso le cose
util i che lo interessano, è strettamente connesso il concetto di
educazione negativa . Affermata la bontà delle tendenze spon tanee e
naturali, il Rousseau è portato a scartare dall’educando ogni
influenza esterna suscettibile di farlo deviare dalla linea normale del
suo sviluppo. L’educatore deve pertanto «lasciar fare alla natura ».
Contro ogni autoritarismo, contro ogni azione coercit iva sulla
coscienza infantile, il Rousseau accentua, soprattutto nella prima
età, fin verso i dodici anni, un programma negativo da parte
dell’educatore. Ma il significato dell’educazione negativa non è
quello di un «lasciar fare» indifferente, né quel lo di un «non
intervento» dell’educatore. “Il fan ciullo non deve essere
abbandonato a se stesso e alla vis medicatrix naturae” 1 5 7 . Se così
fosse, il concet to dell’educazione negativa includerebbe una con-
traddizione in termini. L’educazione, infatt i, im plica sempre una
«presenza», un atto, un elemento che è per sua natura «positivo»; la
negatività dell’«educazione negativa» non può riferirsi che al
particolare atteggiamento che si richiede al maestro, il quale deve
lasciar libera e attiva la natura dell’allievo, cioè la sua spontaneità ;
157 D. MO RA ND O , op.ci t . , p .98.
121
“il metodo naturale non è affermazione di spontaneismo assoluto, ma
della presenza magistrale in relazione all ’at t ività del l’educando, senza che
questa sia t radi ta nel suo personal ist ico significato” 1 5 8 .
L’educazione negativa è dunque, anzitutto, “educazione senza
pressione” 1 5 9 , senza costrizioni, senza comandi e senza divieti
continui. L’intervento positivo del l’educatore, che si eserciti
dall’esterno, non può aggiungere nulla alle atti tudini naturali
dell’educando, ed anzi rischia di guastare tutto ciò che la natura
produce spontaneamente dall’interno. Il suo compito è quindi quello
di conformarsi ai bisogni naturali dell’educando, alla sua indole
particolare, alla sua maturità psico-fisica, e di usare un linguaggio
adatto e comprensibile al gra do psichico del suo sviluppo. Più che di
educazione negativa , espressione equivoca, i l Rousseau avrebbe
dovuto parlare di «metodo negativo» , nel senso che il maestro deve
limitare la propria presenza allo stretto indispen sabile Quando
l’allievo spontaneamente raggiunge il suo obbiettivo, i l maestro
deve stare assente, per non rischiare d’impoverire il successo educa -
tivo, quando è necessario solo un suo appoggio discreto ed è
sufficiente una semplice azione fiancheggiatrice, è anti-educativa
158 M. PE RE T TI , I l problema del metodo educativo , c i t . , p .191.159 D. MO RA ND O , op.ci t . , p .99.
122
l’imposizione di un intervento massiccio; quando basta una sapiente
collaborazione, è da escludere l’opprimente inge renza di una
disciplina pedantesca e autoritaria.
Nella lettera all’arcivescovo De Beaumont, in difesa
dell’Emilio, egli chiarisce molto bene le sue idee in proposito:
“Se l’uomo è buono per natura , come io credo di aver dimostrato, ne
consegue ch’egli r imane tale f inché nulla di estraneo a lui non viene ad
al terano; se gli uomini sono catt ivi , come si sono preoccupati
d’insegnarmi, ne deriva che la loro catt iveria proviene da al trove. . . Sii
questo principio io proclamo l’educazione negat iva come la migl iore, o
piuttosto l ’unica buona; io mostro come ogni edu cazione posit iva segua, in
qualsiasi modo la si intenda, una via opposta al suo scopo.. . Io chiamo
educazione posi t iva quella che tende a formare lo spiri to prima del tempo e
a dare al fanciullo la conoscenza dei doveri dell ’uomo. Io chiamo edu-
cazione negativa quella che tende a perfezionare gli organi, st rumenti delle
nostre conoscenze, e che prepara al la ragione con l’esercizio dei sensi.
L’educazione negativa non è affat to oziosa, anzi è ben lungi dall’esser lo:
essa non dona le virtù, ma previene i vizi; non insegna la verità, ma pre -
serva dall’errore, e predispone il fanciullo a tut to ciò che può condurlo
al la vent i , quando sarà in grado di comprenderla, e al bene, quando sarà
grado di amarlo” 1 6 0 .
160 J . J . RO US SE A U , Let tera a Mons. De Beaumont , c i t . in D. MO RA ND O , op.ci t . , p .100.
123
L’azione dell’educatore sembrerebbe compromessa seriamente
dal concetto di educazione nega tiva. Ma per il Rousseau
l’educazione negativa è tale solo nel nome e nell’aspetto apparente;
in realtà essa è quanto di più posit ivo si possa desi derare, perché è
per mezzo suo che si ottiene dai fanciulli i l maggior risultato nel
campo del loro sviluppo intellettuale e morale. E certo egli ha
ragione di protestare contro l’abuso della costri zione
nell’educazione della mente e della volontà, e di affermare
l’autonomia della vita spiri tuale. Non si può dire però che l’effetto
di questo negativismo sia quello di screditare il maestro e la sua
legittima autorità , poiché anzi i l Rousseau si spinge con analisi fin
troppo minute a descrivere l’abi lità e gli artifici con cui l’educatore
raggiunge il proprio scopo, che è quello di preservare il fanciul lo
immune da ogni deleterio contatto e di abituarlo a sentir nascere in
sé l’urgenza di certi bisogni.
L’educatore non è inutile. Tant’è vero che i l Rousseau lo
colloca a fianco di Emilio e lo fa continuamente intervenire nella
sua educazione. Anzi la sua funzione diventa sempre più complessa
mano che si sviluppa la maturità dell’educando. Dapprima
l’educatore deve proteggere la spontaneità naturale dell’allievo e
124
salvaguardarlo dalle influenze perturbatrici. Ma il Rousseau sa bene
che è praticamente impossibile distinguere tra i vari atti educativi
quello che si l imita a un’opera di difesa della natura dagli illegit timi
interventi deformatori e quello che provoca la natura stessa
dell’educando a operare, stimolandone i bisogni e gli interessi. In un
secondo tempo l’azione dell’educatore diventa anche coordinatrice
delle esperienze infantili, in quanto fa sorgere dal caos di presenze
capricciose e disordinate, esigenze parti colari che sfociano nel
desiderio di conoscenze precise e sicure. E infine l’educatore
acquista sul l’educando una tale autorità da apparire come il vero
rappresentante di quella società ideale di cui Emilio è destinato a far
parte e ai comandi della quale l’allievo tende sempre più a
rispondere con ubbidienza immediata.
L’educatore, nell’educazione negativa del Rousseau, non è
ridotto ad essere soltanto uno spetta tore che ammira il fiorire delle
varie facoltà infantili, ma è, in più, un custode oculato e un soler te e
infaticabile stimolatore, coltivatore e direttore di esse. Non è
soltanto colui che opera un’educazione suggestiva, perché egli
orienta positivamente il fanciullo ad accogliere i l vero, quando è in
condizione d’intenderlo, e il bene, quando è in condi zione di amarlo.
125
Non è soltanto colui che si lascia guidare da un’ educazione prudente
e graduale, preservativa dall’errore e dal male e che evita
l’adultismo, perché l’educatore, pur non svolgendo un’azione
prematura, interviene in mille modi per migliorare le condizioni di
vita dell’educando.
L’educazione naturale e negativa del Rous seau è
essenzialmente un programma educativo di collaborazione tra
l’allievo, che deve formarsi gradualmente secondo la sua natura di
uomo in sviluppo e secondo le proprie inclinazioni, e il maestro,
portatore della cultura e dell’esperienza sociale. La collaborazione
si svolge sotto l’insegna del rispetto e dell’autonomia dell’educando,
in una « liberté bien réglée».
Ciò che importa in quest’educazione è che essa non sia
un’educazione de1l’uomo adulto che impone all’educando i propri
scopi arbitrari, ma che sia un’educazione della natura, delle cose e
dello spirito dell’educando stesso: un’educazione in cui i l
precettore, simbolo della natura e della ragione, parla al fanciullo i l
l inguaggio stesso della natura, secondo il grado del suo sviluppo
psicologico, aiutandolo a dispiegarsi progressivamente nella sua
realtà di essere ragionevole: “Osservate la natura e seguite la via
126
ch’essa vi traccia” 1 6 1 .
Già da quanto abbiamo detto riguardo alla posi tività
dell’educazione negativa risulta che quella del Rousseau è
un’educazione attiva e non passiva . L’attivismo è nel metodo, nel
precettore e nell’educando. Il sapere dev’essere una conquista attiva
del soggetto: Emilio , dice il Rousseau , “non impara la scienza
passivamente, egli l’inventa” 1 6 2 , poiché l’ideale è che la riscopra da
sé. E perciò Emilio è conti nuamente in azione, con le mani, con i
sensi, col pensiero. In questa scuola ideale predomina l’azio ne e non
il discorso, i l lavoro e non lo studio delle cose astratte, e l’anima di
essa è la mutua e fervida collaborazione fra educatore ed educando.
Qui tutto è dinamico. Il programma non è fisso, ma nasce e si muta
assecondando gli interessi e l’uti lità urgente del momento. E agisce
lo scolaro, così come agisce anche i l maestro, per quanto la norma
della sua azione non sia il seguire i suoi preconcetti o l’impulso
della propria volontà, ma i bisogni, i desideri, la curiosità e la
spontaneità naturale dell’allievo, di cui il maestro rimane per tanti
anni, più che i l superiore, i l provvidenziale com pagno.
Il Rousseau, con un’altra delle sue espressioni equivoche,
161 J . J . RO US SE A U , Emil io , c i t . , p . 17.162 Iv i , p .244.
127
ha potuto chiamare, nell’Emilio, «inattivo» il suo metodo, perché ha
insistito talvolta sulla necessità, per l’educatore, di «perder tempo»e
di astenersi dagli interventi continui. Ma si trat ta, anche qui, di
un’espressione polemica contro la pretesa di quegli educatori , che,
in nome della positività e dell’attività educativa, credono lecita la
più noiosa e antipedagogica intrusione della pre senza e dell’autorità
del maestro nella vita infantile. In realtà, nella Lettera a Mons. De
Beaumont , si dichiara esplicitamente: “L’edu cazione negativa non è
inattiva; tutt’altro” 1 6 3 .
L’attività dell’educatore è giustificata dall’alto concetto
rousseauiano di questa mediazione tra l’in nocenza della natura
infantile, sempre in pericolo di naufragio, e la società corrompitrice.
Anzi, l’educando, in quanto è capace soltanto tardi di libe rarsi
dall’istinto e di conoscere e scegliere il bene, non è l’espressione
della vera e vivente innocenza naturale; l’educatore sta invece
davvero dalla parte della natura, in quanto la vive in piena
consapevolezza, sapendo il vero e volendo il bene, e po tendo quindi
insegnare agli altri la verità e l’azio ne degna dell’uomo;
“Il cammino del l’uomo è rischiarato dai lumi del la ragione e
l’educazione negat iva non esaurisce tut to i l compito di una concezione che
163 J . J . RO US SE A U , Let tera a Mons. De Beaumont , c i t . , p .110
128
deve pur sempre esercitarsi sul la base di un programma di cultura e di
is t ruzione” 1 6 4 .
Ma come si manifesta il metodo del precettore ideale?
Anzitutto esso consiste nelle lezioni attive anziché nelle lezioni
parlate:
“Giovani maestri r icordatevi che sempre le vostre lezioni devono
consistere più in azioni che in discorsi , poiché i fanciul l i dimenticano
facilmente ciò che hanno detto e ciò che loro si è detto , ma non ciò che
hanno fatto e ciò che loro si è fatto” 1 6 5 .
Mettere la lezione in azione piuttosto che esporla con parole,
significa anche ubbidire all’esperienza, e l’ideale è che gli allievi
non apprendano nulla, dai discorsi o dai l ibri, di quello che possono
apprendere sperimentalmente, dall’eloquenza dei fatti .
Il Rousseau dà frequenti esemplificazioni di lezioni
sperimentali, in cui si traduce praticamente i l lavoro dell’educatore.
Si tratta di sollecitare l’interesse e il bisogno, di rendere l’allievo
attento ai fenomeni della natura , di provocare la curiosità; ma di non
affrettarsi mai a soddisfare personalmente quell’interesse o quella
164 C. XE DO CE GO L O N , “Maitre de soi”. L’idea di l ibertà in Rousseau , La Scuola, Bresc ia 1984, p .167.165 J . J . RO US SE A U , Emil io , c i t . , p .68.
129
curiosità. “Ponetegli innanzi le questioni e lasciategliele ri solvere”.
Abituato a trarre da se stesso la solu zione dei problemi “e a non
ricorrere mai agli altri se non dopo aver riconosciuta la propria in -
sufficienza” 1 6 6 , l’allievo imparerà a far lavorare la propria
intelligenza.
Nella sua preoccupazione di mettere in chiaro il proprio ideale
didattico, il Rousseau rivela spesso, nella complicazione degli
espedienti e degli «inganni» proposti per le «lezioni in azione», una
certa eccessiva artificiosità. E davvero sarebbe molto difficile, e
talvolta impossibile adottare i suoi espedienti nella didattica
scolastica. Per fortuna egli stesso avverte che i suoi esempi di
lezioni pratiche hanno un valore soltanto indicativo, e non
pretendono affatto di essere modelli degni d’es sere ripetuti nei loro
particolari. Al Rousseau ciò che importa è lo spirito del nuovo
metodo attivo, che può e deve essere applicato opportunamente a
tempo e luogo, alle diverse condizioni degli edu candi:
“I miei esempi, scr ive, buoni forse per un soggetto, saranno catt ivi
per mille altr i . Se ne prenda lo spiri to, e si saprà var iar li al bisogno” 1 6 7 .
Ma, da parte dell’insegnante, il metodo attivo continua a
166 Iv i , p .152.167 Iv i , p . 20.
130
rimanere tale anche se si impiega parola ,
“educazione posit iva significa infat ti che i l maestro non si l imita più
ad un intervento indiretto (…) ma che egli eserci ta, invece, un’azione
proposi tiva diretta, in modo affermativo, avvalendosi di precisi contenuti
cultural i” 1 6 8 .
La parola del maestro è particolarmente vantaggiosa nella
forma dialogica. Socrate e Platone, di cui il Rousseau ebbe grande
ammirazione, avevano preferito l’arte didattica del l’interrogazione.
Il Ginevrino apprezza molto il metodo socra tico. Il maestro e i l suo
discepolo si rivolgono spesso domande e discutono di frequente,
ragionando come due spiri ti ugualmente amanti della verità sugli
oggetti che vedono e sulle diverse situazioni che la vita presenta
praticamente. In questo modo l’osservazione delle cose, la curiosità,
l’interesse vengono ulteriormente stimolati dalle domande laconiche,
buttate l ì per risvegliare o tener deste le forze spirituali e
costringerle a produrre tutto lo sforzo necessario a comprendere
intimamente la realtà. Più tardi, quando Emilio avrà oltrepassato i
quindici anni, il Rousseau riconoscerà anche l’importanza della
parola discorsiva del maestro e la sua uti lità. Le «lezioni di cose»
verranno rinvigorite dalla voce viva dell’insegnante che lo metterà a
168 C. XE DO CE GO L O N , op.ci t . , p .170.
131
contatto con la cultura e l’arte e con i fatti sto rici e sociali. Gli
educandi, come in genere tutt i gli uomini, hanno sempre una
spiccata avversione ai e troppo lunghi e pesanti, ma il consiglio e
l’ammaestramento, in quanto siano veicoli di cultura dell’animo, non
possono essere trascurati 1 6 9 . Ci sono idee e sentimenti che solo la
viva voce del maestro, di un maestro ormai rispettato e amato
dall’educando, può far fiorire col calore di un ‘scorso semplice e
ricco d’affettuosità. La freddezza accademica, razionale, nuda,
raggela ogni verità bisogna parlare alle anime, agendo anche
sull’immaginazione e sugli affett i, per scuoterle e per suaderle
nell’intimo. E’ proprio qui, nel campo della vita affett iva e
sentimentale, per la formazione dell’uomo morale, che si richiede
ancor più vigile e assidua l’att ività illuminata dal precettore. La
sensibili tà nascente, gli impulsi del cuore sono forze naturali , ma
l’abilità del maestro sta non certo nell’eccitare e nel l’esasperare gli
istinti naturali , bensì nel contenerli e nell’indirizzarli 1 7 0 . Anche a
questo proposito, dunque, occorre seguire la natura , ma non senza
determinate cautele. “Così, adoperando gli esempi, le lezioni, le
immagini, smusserete il pungolo dei sensi e ingannerete la natura
169 Cfr . J . J . RO US SE A U , Emil io , c i t . , p .163.170 Cfr . iv i , p . 100.
132
pur seguendone le sue proprie direzioni” 1 7 1 .
Scopo dell’attività educativa, per il Rousseau , non è di
«preparare» Emilio alla vita, ma è qual cosa di più; è insegnare
agendo, perché «vivere è agire», proprio nel senso che a queste
affermazioni ha dato l’attivismo contemporaneo di John Dewey. In
questo caso imitare la natura significa lasciar agire gli allievi,
permettendo loro di sviluppare le loro attitudini fisiche e psichiche.
Se a tutto pensano gli educatori , che stimolo possono sentire gli
all ievi di pensare, di trovare soluzioni ai problemi, di lavorare con
le loro mani e con la loro testa? Educarsi significa lavorare.
Anzitutto occorre met tere in moto la ragione, e per far questo non
serve ripetere i ragionamenti di altri.
L’educazione attiva del Rousseau presuppone l’esistenza di
due spiriti ugualmente attivi, l’edu catore e l’educando, e la loro
piena ed efficace cooperazione. La collaborazione produce un lavoro
fecondo di st imolo reciproco che, anziché soffo care, moltiplica i
frutti dell’educazione. Ed è un lavoro che forma l’intelletto, nella
sua capacità di giudizio autonomo, e la volontà buona, nella sua
capacità di cogliere la morale dai fatt i, senza che questa morale
venga sempre esplicitamente predi cata. Nell’Emilio , nonostante il
171 Iv i , p .41.
133
fatto che i l Rousseau talvolta insista sulla rinuncia all’intervento
dell’att ività del maestro, è evidente che nel com plesso l’attività
dell’educatore e quella dell’educando procedono di pari passo e in
perfetta armonia. Il maestro ha il compito di promuovere e mettere
in azione tutte le attività del proprio al lievo, affinché egli acquisti la
padronanza assoluta di sé e si formi come libera personalità.
Viceversa, e in corrispondenza con l’iniziativa dell’educatore,
l’educando deve sprigionare da sé tutti i fermenti di cui è capace, e
vivere, cioè agire, cioè svilup parsi e funzionare in piena libertà.
Dal punto di vista dell’educando, l’att ivismo si traduce in
alcuni aspetti metodici caratteristici. Es so è, prima di tutto, metodo
inventivo, euristico, perché l’alunno è continuamente invitato e
sollecitato ad esercitare il proprio acume, a trovare da sé la
soluzione dei propri problemi, ad acquistare col proprio lavoro le
cognizioni pratiche che gli sono util i per la vita.
Inoltre esso è metodo del lavoro , inteso anche come lavoro
manuale, perché il Rousseau si accorge che nell’unità psicologica
dell’uomo il lavoro delle mani, che fabbricano oggetti e strumenti
vari, può essere spesso un mezzo molto efficace per eccitare il
lavoro intellettuale e morale.
134
“Invece di inchiodare un ragazzo sui l ibri , se lo occuperà in una
officina, le sue mani lavoreranno a profit to dello spiri to: diviene fi losofo e
si crederà un operaio" 1 7 2 .
Il ragazzo disegna le sue carte geografiche, fabbrica le proprie
macchine fisiche rudimentali e impara a poco a poco ad inventare gli
strumenti che gli sono necessari .
Il Rousseau ha un posto nella storia della funzionalità del
lavoro manuale nel campo educativo. Il Ginevrino, come abbiamo
già detto, ha voluto che Emilio diventasse un falegname e imparasse
un mestiere, per diversi motivi che la pedagogia ha poi sempre
ritenuti validi. Tuttavia il suo merito principale non è certo, al
riguardo, nell’aver sostenuto quella sua teoria particolare: an che i l
Locke, in fondo, pensava che il suo edu cando dovesse essere avviato
ad una specifica professione e dovesse conoscere in genere due o tre
tipi di lavoro. L’intuizione più geniale del Rous seau sta invece
proprio nel non aver mai perduto di vista che il lavoro, manuale o
intellettuale che sia, è la categoria fondamentale nel campo
educativo. Senza lavoro l’educatore non educa, senza lavoro
l’educando non si forma. In questo concetto il metodo attivo e il
metodo del lavoro s’identificano. Tutta l’educazione è lavoro att ivo,
172 Iv i , p .185.
135
in quanto mette in azione tutto l’essere, e non lascia inerte nessuna
delle doti e att itudini naturali dell’edu cando.
L’attivismo educativo del Rousseau si rivela infine anche nel
suo concetto dell’educazione come sforzo 1 7 3 . Educazione naturale e
negativa significa educazione alla gioia semplice e spontanea, alla
libertà, all’indipendenza spiritua le. Ma non è un’educazione che
consiste, dal punto di vista dell’educando, in una pura e semplice
fioritura naturale di ist inti e di atti tudini.
Educare att ivamente non significa far vivere l’educando nella
bambagia, ma solo non moltipli cargli, inutilmente e contro natura , le
difficoltà e le pene che la natura stessa pone come necessario
pedaggio per il proprio sviluppo. Emilio sarà infelice se lo si
tormenterà con imposizioni, divieti e interventi continuamente lesivi
della sua spontaneità naturale; ma sarà ugualmente infelice se gli si
toglieranno gli ostacoli da vincere, precudendogli lo sviluppo
naturale di sistemi di difesa contro i pericoli esterni e di quella forza
di volontà che può opporsi allo scoramento susseguente ai vari
insuccessi sulla strada dell’apprendimento e della formazione.
173 Cfr . iv i , p . 50.
136
CON CLUS IO NE
DALL’UNIVERSALITA’ ALLA NATURALITA’
137
Il percorso evolutivo della didattica , come si è visto, è legato
ad un bisogno di fondo che, oltre a rappresentarne l’obiettivo ideale,
è anche il motivo che ne rende necessaria la genesi: l’universali tà .
La didattica secentesca ricerca un metodo per ovviare alla poca
efficacia di una istruzione lasciata alle intuizioni degli isti tutori e
alle pretese della società. Il merito maggiore di Comenio è proprio
quello di aver immaginato un insegnamento pansofico, non solo del
“tutto a tutti” , ma anche del “tutto a tutt i in uguale maniera”.
D’altra parte, se è vero che “tutt i gli uomini possono imparare le
stesse cose e possono impararle bene allo stesso modo” 1 7 4 , è anche
vero che “l’uomo non si taglia a fette. Ogni disciplina, se si fa
astrazione dalle altre, è cosa morta; ciascuna vigoreggia del vigore
delle altre” 1 7 5 . Il problema del metodo in Comenio si intreccia quindi
con quello dell’universalità, in modo da lasciar cadere ogni ipotesi
di istruzione che sia universale ma non metodica o viceversa. D’altra
parte l’esigenza di imporre delle norme universalmente valide
d’insegnamento ha come principio il presupposto che il destinatario
sia ugualmente universale: non avrebbe senso insegnare tutto a tutt i
174 K. R IC H MON D , La r ivoluzione nell ’ insegnamento , Armando, Roma 1969, p .34.175 G. LO MBA RD O RA DI CE , Lezioni di didatt ica , Sandron, Milano 1957, p .48.
138
se tale “tutto” risultasse mutabile e relativo alla capacità
dell’insegnante. La didatt ica scientifica nasce con in seno l’urgenza
di universalità perché tale necessità ne costi tuisce la caratteristica di
scientificità. Ciò non toglie che Comenio abbia probabilmente
vincolato oltremodo le possibili tà della didatt ica a tale pur prezioso
valore, rendendola troppo meccanica e sostanzialmente incapace di
adeguarsi alle esigenze del singolo discente e della singola
situazione culturale. Comenio intuisce infatti il bisogno del ricorso a
tutte le didattiche disciplinari per garantire l’universali tà del
metodo, ma trascura la necessaria “intersezione di esse” 1 7 6 a favore
di una meno realistica fusione, nella Grande Didattica pansofica,
delle diverse forme culturali.
E’ per questo che la pretesa naturalità, vero baluardo dei primi
didattici, da Ratke ad Alsted a Comenio, si riduce ad una semplice
imitazione della gradualità naturale e ad una esaltazione sterile dello
spontaneismo: l’insegnante deve l imitarsi a seguire l’armonia
naturale , ma ciò presuppone che ogni alunno sia ugualmente
ricettivo nei confronti di tale armonia 1 7 7 e che ogni materia si lasci 176 L. RO SA T I , Didat t ica. I l senso e i luoghi , c i t . , p .46.177 Piaget ha notato che la concezione comeniana conduce ad una “sequenza dinamica” per la quale “ l’ insegnante può rea lizzare i l suo compito solo se r imane uno s t rumento nel le mani de lla natura ” (J .P IA G E T , Selec t ions , c i t . , Int roduzione , p . 14) .
139
comprendere nello stesso modo. Il valore, ma anche i l limite della
proposta comeniana è dunque il senso di esaustività che si assegna
alla potenza unificatrice del metodo; la realtà dell’istruzione del
Seicento e del Settecento rivelano presto la precarietà di tale
progetto didattico. In Inghilterra, vero banco di prova in
conseguenza delle più evolute ist ituzioni democratiche, il sogno di
un’istruzione generale e scientifica, propugnato dai vari Hartlib ,
Petty e Dury, si infrange contro le carenze strutturali e gli interessi
particolari. L’universalità tarda ad entrare nella pratica degli
insegnanti quasi quanto l’idea di istruzione collettiva nelle famiglie
agiate. Ciò nonostante, gli sforzi successivi, di Locke e Rousseau
soprattutto, riescono quanto meno ad imporre, nel quadro
accademico prima e nel sentire comune poi, l’esigenza dell’altra
faccia dell’universali tà: la naturali tà. In Locke essa si presenta nella
forma di una praticità ed elasticità ben superiori a quelle
comeniane 1 7 8 , ma è con Rousseau che si esce dal vicolo cieco della
scelta imitazione-imposizione.
178 C’è comunque da dire che almeno per quanto r iguarda l ’ insegnamento del le l ingue, vero cavallo di bat tagl ia di Comenio , Locke non sembra discostars i di molto dal model lo di un’is truzione non intel let tual ist ica e quindi propriamente “naturale” , rendendo ef fet t ivo ed evidente un debi to concet tuale , spesso t rascurato, ne i confront i del maestro ceko.
140
Il problema della negatività dell’educazione in Rousseau
coincide con quello del metodo, dato che la negatività del ruolo
dell’educatore implica il venire meno della metodicità “tecnica”
dell’insegnamento quale si era delineata nel primo sorgere della
scienza didatt ica. E’ evidente che Rousseau non può in alcun modo
delineare un metodo universale d’insegnamento, considerato il
principio costi tutivo della sua teoria pedagogica: la centralità
dell’educando nella sua individualità. Rousseau è critico e negatore
di ogni sistema prefissato, è il sostenitore dell’antimetodica: i l
processo educativo dev’essere vissuto immediatamente, in relazione
alle forze spontanee del fanciullo così come gradatamente si
vengono manifestando.
La didattica come scienza propria sembra dunque compromessa
da questo ri torno ad una pedagogia dell’atto compiuto e lontana da
scopi particolari e ancor più dalla strutturazione di meccanismi
educativi. Quel processo avviato da Comenio e tendente alla
determinazione di leggi applicabili universalmente e di regole sicure
per l’insegnamento si arresta con Rousseau di fronte alla sfiducia
rispetto al potere educativo dell’uomo sull’uomo. Per Rousseau è
solo la natura che può rendere buono un uomo, mentre la società e le
141
leggi umane possono esclusivamente nuocergli. Il ruolo
dell’ambiente come “mondo di esperienza” 1 7 9 è considerato in modo
del tutto negativo poiché gli impulsi culturali che da esso
provengono sono giudicati nella loro veste esteriore di pervertitori
di una perfezione naturale già data e non in quella più profonda di
matrici della stessa realtà culturale dell’educando.
Eppure la didattica sembra sopravvivere nell’ Emilio come
necessità ormai consolidata seppur antiscientifica. E’ una didattica
“che si adegua e corrisponde pienamente al processo naturale di
sviluppo dello spirito, e che ne asseconda la vita e la vitalità” 1 8 0 e
che si scorge proprio nella positività residua del ruolo
dell’educatore, altrimenti sostanzialmente negativa. Abbiamo visto
che Rousseau non rinuncia d’altronde a consigliare delle vere e
proprie norme didattiche. Come Comenio aveva imposto la riduzione
dei classici , così Rousseau raccomanda la lettura del Robinson
Crusoe di Dafoe invece che Aristotele e Plinio 1 8 1 . In ogni caso
l’intervento dell’educatore è per entrambi necessario e positivo. Allo
stesso modo si suggerisce la giusta lettura delle favole 1 8 2 o il metodo
179 Cfr . E. SPR AN G E R , Ambiente e cul tura , Armando, Roma 1968.180 G. FL OR E S D’ARCA I S , op.ci t . , p .136.181 Cfr . J .J . RO US SE A U , op.ci t . , p .172.182 Cfr . iv i , p . 245.
142
per insegnare la retorica 1 8 3 . Addirittura riguardo all’inutili tà della
eccessiva lettura Rousseau usa parole e toni molto simili a quelli già
adoperati da Comenio 1 8 4 .
La didatt ica dunque sopravvive nell’ Emilio anche se celata e
inserita in un programma più ampio di formazione umana, segno che
dopo Comenio non è più possibile prescindere da un organizzazione
razionale delle prescrizioni e delle esortazioni. Il ruolo
dell’educatore può essere negativo o positivo, ma ciò che si
mantiene valido è il ricorso ad un metodo sicuro, anche quando,
come in Rousseau, tale metodo è ridotto ad un semplice programma
di assistenza alla vera educatrice degli uomini: la natura . Con
Rousseau 1 8 5 la didatt ica cessa di essere pura tecnica d’insegnamento
per assurgere al ruolo di metodo educativo, e proprio con la
centrali tà del problema del metodo nascerà la didattica moderna;
183 Cfr . iv i , p . 248.184 “L’abuso dei l ibr i uccide la scienza. Credendo di sapere c iò che s i è le t to , ci s i crede esentat i dal l ’ impararlo. La t roppa le t tura non serve che a fare dei presuntuosi ignorant i .” ( Iv i , p .473) ; Comenio a llo s tesso modo ammoniva di usare “non molt i l ibr i , bensì pochi ma ut i l i” poiché i l t roppo leggere non aiuta la mente ma la infarc isce” ( CO ME NI O , Pampaedia , IV, 21) .185 E’ probabi lmente azzardata la definizione del la pedagogia di Rousseau come “pedagogia de ll ’ant ididatt ica” (G. FL OR E S D’ARCA I S , op.ci t . , p .136), poiché Rousseau s i oppone ad una didat t ica universa lmente val ida , ma non ad un’idea di insegnamento organizzato, come s i vede p. es . nel l ibro Pr imo del l ’ Emil io (c fr . J .J . RO US SE A U , Emil io , c i t . , pp.5-7) .
143
Rousseau intuisce per primo che la didattica “non può risolversi
semplicemente nel comportamento insegnante" 1 8 6 . In ogni caso, “la
didattica generale nella sua peculiarità e le didatt iche disciplinari
per quanto loro pertiene potranno ricavare uno statuto scientifico
che le legittimi soltanto se condurranno il soggetto che apprende a
ripercorrere i sentieri percorsi dall’uomo all’atto di darsi una
cultura” 1 8 7 e ciò sembra avverarsi oggi anche in virtù dei problemi
avvertiti dai vari Ratke, Comenio, Locke, Dury, Rousseau, e lasciati
come sfida alla didattica del ventesimo e ventunesimo secolo.
186 L. RO SA T I , Didat t ica. I l senso e i luoghi , c i t . , p .17.187 Iv i , p .44.
144
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INDICE ANALITICO
A
abi tudine ; 49; 54; 66; 104; 117adult ismo; 128Andreä , J .V. ; 6; 30; 31; 32; 34; 35;
69Aristotele ; 88; 146armonia naturale ; 143arte didatt ica ; 4; 12; 23; 26; 134att ivismo; 129; 136; 137; 139autorità ; 24; 26; 29; 58; 68; 76; 102;
105; 119; 127; 128; 131
B
Bacone , F. ; 7; 31; 32; 34; 44; 69; 78; 79; 84
Blankertz, H. ; 3; 14; 149
C
Campanel la , T . ; 31; 32; 34; 69censura ; 24; 66classici ; 20; 65; 73; 81; 146collaborazione; 74; 125; 129; 130;
136
150
Comenio; 2; 6; 7; 8; 10; 12; 14; 16; 20; 21; 22; 26; 28; 29; 30; 31; 32; 33; 34; 35; 36; 37; 38; 39; 40; 41; 43; 44; 46; 47; 48; 49; 50; 51; 52; 53; 54; 55; 56; 57; 58; 59; 60; 61; 62; 63; 64; 65; 67; 68; 69; 70; 75; 78; 79; 80; 81; 84; 85; 86; 87; 91; 94; 97; 98; 99; 102; 115; 141; 144; 145; 146; 149; 151; 152; 153
cost r iz ione ; 100; 127cul tura ; 11; 14; 15; 39; 40; 99; 108; 120; 129; 131; 134; 135; 147Cous tel , P . ; 74; 75Cromwell ; 94
D
Damiano, E.; 149Dewey, J . ; 99; 100; 136Didactica Analytica ; 8; 42; 51; 65;
68Didact ica Magna ; 2; 21; 33; 36; 37;
41; 42; 48; 53; 56; 58; 59; 60; 63; 66; 67; 70; 87
didattica scientif ica ; 2; 4; 12; 19; 52; 70; 113; 141
Domenicani ; 72Dury , J . ; 11; 79; 85; 86; 87; 88; 89;
90; 94; 150
E
educazione negativa; 115; 123; 124; 125; 126; 128; 129; 131
educazione prudente ; 128educazione suggestiva ; 128Emilio ; 27; 114; 115; 118; 120; 121;
122; 123; 125; 127; 129; 130; 132; 134; 135; 136; 137; 138; 139; 145; 146; 147; 150; 152
emulazione ; 21; 102ergas tu la l i t terar ia ; 82Esopo; 110
F
f i losof ia ; 19; 30; 108; 112Flores D’Arcais , G. ; 123; 146; 147;
150forma dialogica ; 134formal t ra in ing ; 100Frabboni , F. ; 4; 10; 14; 150Frate l l i Boemi ; 34
G
geni tor i ; 40; 55; 56; 57; 102; 103geograf ia ; 91; 108; 120Gesui t i ; 64; 72; 74; 76gioco ; 10; 28; 101grammat ica ; 23; 25; 26; 29; 62; 65;
81; 91; 110
HHar t l ib , S . ; 78; 79; 80; 81; 82; 94; 97;
143
I
In formator ium materni gremi ; 40ist int i natural i ; 135Is t i tu to de i Fra te l l i de l le Scuole
Cr is t iane ; 75; 76
J
Jansen , O. ; 73Janua l inguarum reserata ; 75; 91
L
La condui te des écoles chré t iennes ; 75; 77
La Sa l le , J .B. de ; 75; 76; 77la t ino ; 25; 61; 64; 74; 81; 82; 89; 91;
95; 99; 107Lettera a Mons. De Beaumont ; 126;
131l ibr i d i tes to ; 39; 61; 62; 64; 85; 97
151
l ingua ; 23; 24; 27; 29; 52; 61; 64; 65; 74; 84; 91; 95; 99; 107; 110
l inguaggio na tura le ; 117l ingue moderne ; 110Locke, J. ; 11; 12; 97; 99; 100; 101;
102; 104; 107; 108; 110; 111; 112; 113; 114; 115; 138; 149; 150; 151; 152
Lombardo Radice , G. ; 142; 151Lubino, G. ; 63; 65
M
meccanic i smo ; 12; 122memoria ; 23; 25; 89; 90; 93; 111metodo del lavoro ; 137; 139metodo socrat ico ; 134Mil ton , J . ; 80; 81; 86; 94; 151mora l i t à ; 113; 121
N
natura; 5; 8; 12; 23; 24; 27; 28; 37; 41; 42; 43; 44; 46; 50; 60; 68; 71; 89; 100; 104; 113; 114; 115; 117; 118; 120; 122; 123; 126; 127; 129; 131; 132; 135; 136; 139; 144; 145; 147
New England Pr imer ; 97Nicole , P . ; 75Nuova A t lant ide ; 31; 78
O
Orator iani ; 72Orbis Pictus ; 64; 95; 97Orsol ine ; 72osservazione ; 11; 99; 101; 134
P
Pampaedia ; 9; 41; 43; 46; 57; 58; 60; 62; 66; 69; 146
Parace l so ; 34parola discorsiva ; 134Pens ier i su l l ’educaz ione ; 100;
151; 152
Pet ty , W. ; 81; 82; 83; 84; 86; 143Piaget , J . ; 35; 143; 144; 152Platone; 57; 88; 134Pluta rco ; 122poesia ; 65pre lez ione ; 73programmazione; 7; 47puber tà ; 121puniz ione ; 109; 119
R
rat io s tudiorum ; 73Ratke, W.; 20; 23; 24; 25; 26; 27; 34;
35; 100; 143re tor ica ; 108; 146Richmond, K. ; 141; 152ricompense ; 109Robinson Crusoe ; 121; 146Rosacroce ; 30Rosati , L.; 1; 3; 4; 10; 14; 15; 17; 34;
37; 47; 142; 147; 152Rousseau, J .J . ; 2; 12; 14; 27; 97; 114;
115; 116; 119; 122; 123; 124; 125; 126; 127; 128; 129; 130; 131; 132; 133; 134; 135; 136; 137; 138; 139; 144; 145; 146; 147; 152; 153
S
scienze ; 5; 25; 27; 87; 89; 91; 121Scuola de l la Nasc i ta ; 57scuola vernacolare ; 59Serres , M.; 153Socrate; 134spontaneità ; 116; 124; 127; 130; 139Spranger , E.; 145; 153s tor ia ; 19; 55; 86; 91; 93; 97; 108; 122;
138
T
Tassius , A.T. ; 97Teoria della cultura; 14; 156 The Reformed School ; 85; 86
152
Trat ta to de l l ’educaz ione ; 80; 81; 151
U
umanes imo ; 21; 37; 99universali tà ; 2; 8; 52; 141
V
Via Lucis ; 7; 40; 41; 55
W
W ILLMANN , O. ; 7; 14; 153
153
154