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1 UNIVERSITÁ DEGLI STUDI DI PADOVA FACOLTÁ DI INGEGNERIA Dipartimento di Tecnica e Gestione dei Sistemi Industriali Tesi di Laurea Triennale “MODELLO PREVISIONALE PER I PARAMETRI MACCHINA,DIMENSIONALI ED ENERGETICI NEL PROCESSO DI PRODUZIONE DEL TUBO CORRUGATO IN POLIETILENE” Relatore: Ch.mo Prof. G. Berti Laureando: Dal Ponte Luca Matricola: 575092 Anno Accademico 2010/2011

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UNIVERSITÁ DEGLI STUDI DI PADOVA

FACOLTÁ DI INGEGNERIA

Dipartimento di Tecnica e Gestione dei Sistemi Industriali

Tesi di Laurea Triennale

“MODELLO PREVISIONALE PER I PARAMETRI MACCHINA,DIMENSIONALI ED

ENERGETICI NEL PROCESSO DI PRODUZIONE DEL TUBO CORRUGATO IN POLIETILENE”

Relatore: Ch.mo Prof. G. Berti Laureando: Dal Ponte Luca

Matricola: 575092

Anno Accademico 2010/2011

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SOMMARIO.................................................................................................................................................pag 5

INTRODUZIONE..........................................................................................................................................pag 7

CAPITOLO 1:PRESENTAZIONE DELL’AZIENDA.....................................................................................pag 9 1.1 L’azienda Faraplan S.p.a CAPITOLO 2 :IL TUBO CORRUGATO A DOPPIA PARETE....................................................................pag 11 2.1 La materia prima per tubi corrugati 2.1.1 Struttura molecolare,proprietà e produzione del polietilene

2.1.2 Analisi delle altre materie prime

2.2 Tipologie ed impiego del prodotto finito 2.3 Pregi e difetti del tubo corrugato 2.3.1 Caratteristiche meccaniche

2.3.2 Principali difetti microstrutturali

2.4 Il sistema di qualità del tubo corrugato

2.4.1 La norma CEI EN 50086-2-4

2.4.2 Procedure di controllo qualità

2.5 Gestione degli ordini clienti 2.6 Stoccaggio del prodotto finito 2.6.1 Descrizione del sistema di stoccaggio del prodotto finito

2.6.2 Gestione delle scorte a magazzino

CAPITOLO 3:PRODUZIONE DEL TUBO CORRUGATO...........................................................................pag 31 3.1 Generazione dell’ordine di produzione 3.2 Descrizione layout del reparto 3.3 Gestione del reparto 3.4 Descrizione e funzionamento linea di estrusione per il tubo corrugato 3.4.1 Il sistema di alimentazione dell’unità di estrusione

3.4.2 L’unità di estrusione

3.4.3 Il corrugatore

3.4.4 La vasca di raffreddamento

3.4.5 La perforatrice

3.4.6 L’avvolgitore

3.5 L’impianto di circolazione dei liquidi refrigeranti 3.6 L’impianto di adduzione della materia prima

3.7 Problematiche di produzione del tubo

CAPITOLO 4:I PARAMETRI DI MACCHINA...............................................................................................pag 65 4.1 Andamento dei parametri di macchina in funzione del diametro nominale 4.1.1 Parametri di macchina: il corrugatore

4.1.2 Parametri di macchina: l’estrusore

4.1.3 Parametri di macchina: il coestrusore

4.2 Sensibilità dei parametri al tipo di prodotto 4.3 Sensibilità dei parametri alla linea di produzione CAPITOLO 5:IL CONSUMO ENERGETICO E I COSTI DI PRODUZIONE.................................................pag 71 5.1 Potenze nominali istallate sulle linee 5.2 Consumo energetico e costo di produzione in funzione del diametro del prodotto

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5.3 Zone di dissipazione energetica CAPITOLO 6:I PARAMETRI DIMENSIONALI DEL TUBO CORRUGATO..................................................pag 78 6.1 Andamento dei parametri dimensionali medi in funzione del diametro 6.2 Parametri dimensionali effettivi rilevati 6.3 Analisi delle non conformità dei parametri dimensionali CAPITOLO 7: RELAZIONI DEI PARAMETRI MACCHINA,DIMENSIONALI,DEL CONSUMO ENERGETICO E DEL COSTO DI PRODUZIONE SPECIFICI.................................................................................................pag 85

7.1 Determinazione equazioni dei parametri di macchina

7.1.1 Estrusore

7.1.2 Coestrusore

7.1.3 Corrugatore

7.2 Determinazione equazioni dei parametri dimensionali

7.3 Determinazione equazioni del consumo energetico e dei costi di produzione

7.3.1 Linea 1

7.3.2 Linea 2

7.3.3 Linea 3

CAPITOLO 8:ELABORAZIONE E VERIFICA DEL MODELLO PREVISIONALE........................................pag 99

8.1 Scelta dei nuovi diametri da produrre

8.2 Il modello previsionale

8.3 Applicazione del modello ai nuovi diametri prodotti

CONCLUSIONI..........................................................................................................................................pag 105

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA..............................................................................................................pag 107

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SOMMARIO Il presente lavoro di tesi ha come oggetto l’analisi del tubo corrugato a doppia parete in

polietilene e del suo processo produttivo, in modo tale da poter elaborare un semplice

modello previsionale per la stima dei parametri di linea,dei parametri dimensionali del

prodotto e dei consumi energetici in funzione del diametro nominale del tubo.

L’esperienza di stage effettuata presso l’azienda Faraplan S.p.a di Fara Vicentino ha

permesso di raccogliere informazioni circa il prodotto e il processo produttivo in

esame,rendendo disponibili dati numerici utili all’elaborazione del modello statistico sopra

citato.

Dopo una generale presentazione dell’azienda al capitolo uno, il capitolo due tratta le

materie prime,le prove di qualità e la gestione del prodotto nella fase di ricezione dell’ordine

d’acquisto e nella fase di stoccaggio.

Il capitolo tre fornisce le informazioni sulla produzione del tubo corrugato, analizzando la

struttura e il funzionamento delle macchine che compongono la linea di estrusione; nella

parte finale si affrontano anche le principali problematiche che riguardano il processo

produttivo.

Con il capitolo quattro si apre la parte analitica della tesi che porta alla determinazione del

modello previsionale: i capitoli quattro, cinque e sei sono dedicati alla descrizione dei

parametri rilevati e del loro andamento grafico rispetto al diametro del tubo; le considerazioni

espresse in questa sezione hanno lo scopo di fornire al lettore una presentazione generale

dei dati raccolti.

Il capitolo sette si occupa di ricavare le relazioni analitiche presenti tra i parametri e il

diametro del tubo; l’analisi statistica basata sulla determinazione della retta di regressione ha

consentito di evidenziare l’assenza o la natura non lineare di alcuni parametri rispetto al

diametro prodotto. In tali casi, si è cercato di motivare i diversi andamenti attraverso

considerazioni ingegneristiche relative alla struttura della macchina e al processo

produttivo.

Il capitolo finale raccoglie tutte le relazioni ricavate al capitolo sette, illustrando il modello

statistico oggetto della presente tesi; infine, si sono riportate alcune applicazioni del modello,

interpretando i risultati stimati in base alle consuetudini produttive reali.

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INTRODUZIONE Nell’edilizia moderna, la necessità di far passare dei cavi è sempre più presente: la diffusione

della tecnologia in ambito domestico ha comportato uno sviluppo applicativo imponente nel

campo della distribuzione e fornitura di energia elettrica, determinando la ricerca di sistemi

innovativi e tecnicamente validi come metodi di protezione e convogliamento dell’elettricità

ai vari utilizzatori, sia privati che industriali .

La natura di un impianto elettrico o di telecomunicazioni è molto eterogenea: il numero e la

posizione degli utilizzatori all’interno di un edificio o all’interno di un’area urbana sono degli

aspetti variabili, per cui è impossibile progettare un sistema di protezione dei cavi che sia

standard per ogni struttura oggetto dell’istallazione.

Pertanto, ogni edificio o area urbana che richiede energia elettrica o un flusso d'informazioni

deve avere un sistema di tubazioni protettive per i cavi elettrici fatto su misura, in modo tale

da assicurarne la sicurezza e la funzionalità.

In questa situazione, i tradizionali tubi rigidi in materiale plastico risultano inadeguati perché

la rigidità assiale del tubo non permette un’ istallazione agevole: il tubo rigido non consente

l’ adattabilità alla struttura dell’impianto elettrico, causando un aumento del tempo di messa

in opera del tubo e determinando un incremento significativo dei costi di cantiere.

Inoltre, il cavo elettrico è per sua natura flessibile, pertanto richiede un sistema di

contenimento che ne segua l’andamento: in questo modo, i fili all’interno non sono sollecitati

in modo anomalo perché il tubo flessibile si adatta come un “guanto” alla struttura

dell’impianto elettrico; ciò non accadrebbe con un tubo rigido che costringe il cavo ad

adattarsi alla rigida parete del tubo, vincolando il percorso al numero e alla dimensione delle

tubazioni disponibili.

Alla luce di questi aspetti, il tubo corrugato a doppia parete rappresenta una valida

alternativa al sistema tradizionale di conduzione e protezione dei cavi. Il prodotto è un ottimo

compromesso tra la capacità del tubo rigido di resistere alla compressione anulare e la

flessibilità assiale richiesta dal cavo elettrico.

Da queste caratteristiche ne discende un minore costo d'installazione e, a parità di servizio

reso,un minore costo totale della struttura di conduzione perché , per effettuare lo stesso

percorso del cavo, il tubo rigido richiede più unità che dovranno essere assemblate tramite

dei raccordi. Questi ultimi rappresentano, inoltre, un punto preferenziale per l’attacco degli

agenti chimici presenti nel terreno che potrebbero causare il danneggiamento del cavo;

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quindi, la maggiore continuità garantita dal tubo flessibile è un valido aiuto per la

salvaguardia dell’impianto.

L’utilità del tubo corrugato flessibile per il passaggio dei cavi è esemplificata dalla figura

sottostante.

L’analisi fatta in questa tesi ha essenzialmente due obiettivi: il primo consiste nel dare al

lettore delle nozioni di base riguardo il tubo corrugato,affrontandone i principali aspetti quali

le caratteristiche meccaniche e funzionali, il processo produttivo e la gestione del prodotto

durante l’iter aziendale; il secondo obiettivo è quello di ottenere un semplice modello

previsionale che,alla luce del processo produttivo analizzato,consenta di stimare i parametri

macchina, il consumo energetico, il costo di produzione e i parametri dimensionali di un

prodotto non attualmente previsto in azienda,in modo da capire l’impatto che la nuova

produzione avrebbe sull’attuale processo implementato da Faraplan.

Si è scelto di trattare il tubo corrugato e la sua produzione innanzitutto perché il tema

dell’estrusione delle materie plastiche è molto attuale, visto l’ impiego dei polimeri in

moltissimi campi civili ed industriali; inoltre, è interessante capire tutti i passaggi tecnologici

che consentono di avere un prodotto così apparentemente semplice, ma con caratteristiche

prestazionali specifiche e tutt’altro che banali.

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CAPITOLO 1

PRESENTAZIONE DELL’AZIENDA

1.1 L’Azienda Faraplan S.p.a

Faraplan S.p.a nasce nell’Agosto 1999 ed è un'azienda leader in Europa per quanto

riguarda la lavorazione delle principale materie plastiche presenti sul mercato. In particolare,

Faraplan è all’avanguardia nella lavorazione del PVC in tutte le sue varianti e nella

produzione di tubi corrugati a doppia parete in polietilene. Altri prodotti di punta per l’azienda

sono il film in polietilene e il compound di PVC.

L’azienda svolge la propria attività in due siti produttivi; lo stabilimento principale è situato a

Fara Vicentino e vanta una struttura coperta di 15000 m2 e una superficie adibita a

magazzino esterno pari a 90000 m2 mentre lo stabilimento di Lugo Vicentino presenta

una superficie coperta di 4000 m2 ed una superficie scoperta esterna di 8000 m2.

Complessivamente, il fatturato totale dell’azienda è di circa 90 Mln di euro

all’anno,producendo globalmente un quantitativo pari a 90000 ton/anno di prodotto finito .

Per mantenere queste elevate performance produttive, Faraplan si avvale di tecnologie

all’avanguardia nel campo della trasformazione delle materie plastiche;in particolare ,lo

stabilimento di Fara Vicentino è basato sull’estrusione mentre lo stabilimento di Lugo

Vicentino si occupa della produzione di raccorderia (giunti per tubi PVC,manicotti per il tubo

corrugato..) tramite stampaggio ad iniezione.

Figura 1.1: Visione panoramica dello stabilimento Faraplan di Fara Vicentino

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Il processo di estrusione è quindi il cardine su cui si basa l’attività di Faraplan che possiede

complessivamente ben quaranta linee di produzione così suddivise:

-Stabilimento di Fara Vicentino:dodici linee di estrusione del tubo rigido in PVC,tre linee di

estrusione del tubo corrugato a doppia parete in polietilene ,una linea di granulazione del

PVC plastificato,una linea di estrusione del film in polietilene.

-Stabilimento di Lugo Vicentino:venti linee di stampaggio ad iniezione dei raccordi,tre linee

di granulazione del PVC plastificato.

L’azienda fa parte del gruppo FITT, il quale rappresenta una della più solide realtà industriali

nel campo della lavorazione delle materie plastiche per la produzione di tubi flessibili e rigidi,

impiegati in svariate applicazioni tecnologiche.

I principali soci del gruppo FITT sono:

FITT S.p.a è il membro principale del gruppo e si occupa della

produzione di tubi flessibili in PVC per il giardinaggio, la nautica ed

usi speciali. In questo settore, l’innovazione tecnologica è la base

della competitività per cui FITT, oltre ai tubi standard, offre una serie

di tubi ad alto contenuto tecnologico assicurato da brevetti aziendali

che garantiscono un prodotto altamente performante in esercizio.

HI-FITT si occupa invece di tubi spiralati e flessibili per il passaggio

di fluidi speciali quali gas, liquidi,lubrificanti,materiali abrasivi e

liquidi alimentari come latte o olio. Pertanto, viste le applicazioni di

nicchia in cui viene utilizzato il prodotto,il tubo tecnologico deve

essere da un lato altamente performante in termini di prestazioni

meccaniche ma anche il più inerte possibile in modo tale da non

modificare le proprietà fisiche o organolettiche del fluido trasportato.

Faraplan S.p.a si occupa della progettazione e produzione di tubi

rigidi in PVC per numerose applicazioni civili e industriali,completi

dei relativi raccordi. Inoltre, l’azienda produce tubi corrugati in

polietilene alta densità per diversi utilizzi industriali e film in

polietilene,oltre che al PVC granulato.

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CAPITOLO 2

IL TUBO CORRUGATO A DOPPIA PARETE

2.1 La materia prima per tubi corrugati

Per avere un corretto comportamento in esercizio, il tubo a doppia parete prodotto da

Faraplan richiede la scelta e l’utilizzo sapiente delle materie prime che costituiscono la base

per un prodotto di alta qualità, conforme alle severe normative europee in materia di tubi

per edilizia;di seguito verranno trattate le principali materie prime coinvolte nel processo

produttivo.

2.1.1 Struttura molecolare ,proprietà e produzione del polietilene

Il polietilene appartiene alla categoria dei polimeri, essendo costituito da una catena formata

da tante unità ripetute chiamate monomeri ; nel caso del polietilene il monomero è l’etilene la

cui formula bruta è C2H4 .Come si vede in Figura 2.1.1 a, l’etilene è costituito da due atomi di

carbonio e quattro atomi di idrogeno che, per effetto della polimerizzazione ,danno luogo a

catene con legami chimici assiali molto forti(Figura 2.1.1 b).

Figura 2.1.1 a: Struttura molecolare 2D dell’ etilene Figura 2.1.1 b: Struttura molecolare 2d polietilene

Figura 2.1.1 c: Visione 3D della catena del polietilene:le sfere bianche sono gli atomi di idrogeno mentre quelle nere sono gli atomi di carbonio

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Ovviamente, il polietilene si estende nello spazio determinando catene polimeriche in parte

attorcigliate secondo la proporzione tra zone ordinate definite cristalline e aree definite

amorfe,in cui le catene sono attorcigliate tra loro in una sorta di gomitolo;la maggior parte

dei polimeri,e quindi anche il polietilene,presentano entrambe le strutture pertanto si parla di

polimeri semicristallini. Come già detto, assialmente la catena polimerica vanta dei legami

chimici molti forti ossia i legami covalenti;l’attrazione tra catene differenti invece è basata su

legami deboli di Wan Der Waals:questo fatto risulterà importante per la lavorabilità del

materiale nella fase di estrusione.

Inoltre, secondo il peso molecolare e quindi la densità del materiale, si classifica il polietilene

in 3 categorie:

-HDPE: polietilene ad alta densità in cui la struttura cristallina prevale su quella amorfa.

-MDPE: polietilene a media densità, caratterizzato dalla sostanziale equivalenza tra stato

amorfo e cristallino.

-LDPE: polietilene a bassa densità, determinato dalla struttura prevalentemente amorfa del

polimero.

Recentemente è stato sintetizzato in laboratorio anche un nuovo tipo di LDPE chiamato

LLDPE acronimo di polietilene a bassa densità lineare: esso presenta una densità inferiore,

a cui corrisponde una complessiva orientazione lineare delle catene polimeriche.

Figura 2.1.1 d: Classificazione del polietilene in funzione della cristallinità e della densità

Il polietilene utilizzato da Faraplan per la produzione del tubo corrugato è il polietilene alta

densità per soffiaggio (blow molding) perché lo stress meccanico subito dal materiale nella

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fase di corrugamento del tubo è simile a quello subito dal polimero nella lavorazione del

soffiaggio.

Come tutti i polimeri, anche il polietilene presenta una scheda tecnica in cui, tramite l’analisi

delle varie voci, il personale specifico sceglie il prodotto per essere processato in macchina.

Figura 2.1.1 e: Prima parte scheda tecnica del polietilene

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La prima parte della scheda tecnica contiene delle informazioni riguardo alle principali

proprietà fisiche della resina quali densità,temperatura di fusione e di rammollimento ;

tuttavia,il parametro più interessante per il processo di estrusione è il Melt Flow Index

(M.F.I) o indice di fluidità che esprime la fluidità della resina:nello specifico,il M.F.I è una

portata di massa ottenuta estrudendo la resina ad una certa temperatura e sotto l’azione di

un determinato peso. Per avere una corretta indicazione riguardo al comportamento in

macchina della materia prima, è opportuno considerare il valore del M.F.I in riferimento a

diversi pesi in modo tale da rendere più agevole il confronto tra due polimeri

Figura 2.1.1 f :Seconda parte scheda tecnica del polietilene

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diversi;infatti,tanto più l’area sotto la curva dell’ M.F.I è maggiore ,tanto più il polimero risulta

estrudibile come è rappresentato dal grafico sottostante.

La seconda parte della scheda tratta le proprietà meccaniche della resina quali il carico di

snervamento e l'allungamento a rottura;essi possono dare delle informazioni indicative sulle

caratteristiche prestazionali del polietilene ma non costituiscono una sicura indicazione delle

proprietà meccaniche del prodotto,le quali sono fortemente influenzate dal processo di

estrusione;tuttavia,è più facile che il prodotto finale sia di buona qualità se la materia prima

presenta caratteristiche meccaniche valide.

L’ultima parte fornisce principalmente delle informazioni specifiche per quanto riguarda la

temperatura delle zone di estrusione e della filiera (vedi paragrafo 3.4.2); tali valori sono

indicativi perché solitamente nel processo reale le temperature della macchina sono settate

a valori più alti (circa 220 °C) perché bisogna tener conto delle elevate dispersioni termiche

per convezione e per conduzione nella zona delle fasce riscaldanti.

Poi, la scheda tecnica rende disponibili i dettagli circa il corretto stoccaggio della resina e gli

accorgimenti da adottare per evitare la formazione di polvere o la presenza d'impurità

esterne che,una volta entrate in macchina ,causano problemi al processo.

POLIMERO A peso (kg) M.F.I (g/10min)

2,16 0,7 5 2,6

21,6 45

POLIMERO B peso (kg) M.F.I (g/10min)

2,16 0,4 5 2,1

21,6 32

Grafico 2.1.1 a: Estrudibilità di due polimeri diversi

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Terminando l’analisi della scheda tecnica, è necessario evidenziare che è difficile capire le

componenti specifiche della resina in quanto il produttore non fornisce i dati sensibili in

modo tale da preservare la riservatezza del suo processo; quindi, non si acquista resina

pura ma un compound, ossia un insieme di componenti che,assieme alla resina

pura,consentono la lavorazione del polietilene ad una temperatura a cui la resina pura si

danneggerebbe in fretta,diventando inutilizzabile.

Lo stato dell’arte per la produzione del polietilene comprende tre tecnologie principali:

1)Processo ad alta pressione: il procedimento è uno dei processi “classici” e permette di

ottenere un polimero molto lavorabile; il monomero etilene viene portato in un reattore

autoclave ad altissima pressione(2800bar) alla temperatura di 200-300°C;in queste

condizioni particolarmente critiche,l’etilene polimerizza aiutato da un catalizzatore che

abbassa l’energia di attivazione della reazione..

2)Processo Soluzione: in questo caso, l’etilene viene fatto reagire con un solvente

determinandone la polimerizzazione;il processo risulta più complesso rispetto a quello

precedente ma consente di ottenere un prodotto purissimo ed esteticamente

apprezzato,adatto ad applicazioni di nicchia.

3)Processo Fase Gas Unipol: è riconosciuto come il metodo più efficiente per produrre

polietilene; esso lavora

polimerizzando il monomero che

si trova in fase gassosa in un

reattore a letto fluido al cui interno

è presente una miscela liquida di

etilene e catalizzatori di

coordinazione , sulle cui particelle

inizia ad accrescersi il granulo di

resina.

Tutti questi processi sono

implementati da impianti

complessi e di notevoli

dimensioni, come dimostra la

Figura 2.1.1 g.

Figura 2.1.1 g: Impianto di polimerizzazione dell'etilene

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2.1.2 Analisi delle altre materie prime

La produzione del corrugato coinvolge l’impiego di altre materie prime che, pur essendo

secondarie rispetto al polietilene, contribuiscono a rendere il prodotto conforme all’utilizzo

nelle relative applicazioni.

Le tre materie prime secondarie utilizzate nel processo sono:

-la carica minerale o estalene: si presenta in forma granulare di colore bianco ed è utilizzata

come materiale secondario dello strato esterno del prodotto. Ogni granulo è formato per il

55% da carbonato di calcio proveniente come scarto dalla lavorazione del marmo, dal 5% di

elastomero e dal 40% di polietilene. La funzione dell’elastomero è di legare le due

componenti principali in modo tale da rendere il carbonato di calcio lavorabile grazie alla

copertura di hdpe fuso. La funzione dell’estalene è di contribuire alla resistenza a

compressione radiale dello strato esterno anche se,come si vedrà al paragrafo 2.3.1,non ne

è il responsabile principale.

Figura 2.1.2.a: Granuli di estalene

-il materiale rigenerato si presenta anch’esso in forma granulare ed è il risultato di un

processo di riciclo degli scarti di lavorazione che

vengono per prima cosa inviati ad un mulino,

rappresentato in Figura 2.1.2 b.

Si ottimizza così il trasporto degli scarti al terzista

esterno, il quale procede alla ri-estrusione con

granulazione del materiale,per poi ritornare in

azienda come materiale secondario dello strato

interno.

Poiché il prodotto è stato a contatto con l’aria, è possibile che all’interno siano presenti delle

particelle gassose che costituiscono un problema per il buon funzionamento della macchina;

per ovviare a ciò, il materiale viene degassato in modo tale da eliminare le particelle volatili

all’interno dei granuli.

Figura 2. 1.2 b: Mulino per la macinazione degli scarti

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-il colore o master è il componente che permette la colorazione sia dello strato esterno che

dello strato interno del tubo;il master utilizzato per colorare i due strati è costituito da una

matrice di polietilene ad alta densità (HDPE), pigmento e altri componenti tra cui gli

assorbitori di raggi UV che permettono la salvaguardia del pigmento fino 12 mesi. I pigmenti

possono essere di tipo organico, caratterizzati da una vita fissa, e di tipo inorganico, arricchiti

di ossido di ferro che assicura una più duratura permanenza del colore sulla superficie

esterna.

2.2 Tipologie ed impiego del prodotto finito

Le principali tipologie di prodotto finito sono essenzialmente tre:

ROLL CABLE è un tubo corrugato a doppia

parete, rosso esternamente e nero

internamente; data la particolare conformazione

strutturale, vanta una resistenza allo

schiacciamento di 450N con deformazione del

diametro interno pari al 5%.Grazie agli

stabilizzatori UV presenti nel master, ROLL

CABLE riesce a limitare la degradazione del

pigmento, garantendo l’integrità per un anno. Le

taglie di produzione sono diametri da

40,50,63,75,90,110,125 e 160 mm, in rotoli da 25 o

50 metri. Il range d’impiego del ROLL CABLE è

-50/+60 °C, garantito dalle proprietà del materiale. Il tubo corrugato è corredato con la sonda

tiracavo in polipropilene, utile nella fase di passaggio del cavo all’interno del tubo ed inoltre

con il manicotto di giunzione in materiale plastico su cui viene apportata l’etichetta di

rintracciabilità del prodotto .La necessaria flessibilità assiale del prodotto è indicata dal

raggio di curvatura minimo: tanto più esso è piccolo, tanto più il tubo risulta assialmente

flessibile, pur preservando l’integrità degli strati esterni ed interni. Per questi motivi, il

prodotto è ideale per il passaggio di cavi elettrici e telefonici nel sottosuolo;

tuttavia,recentemente si è introdotta una variante che trova applicazione negli impianti di

aerazione:la tendenza è quella di sostituire le condotte di aerazione in alluminio con tubi

corrugati particolarmente flessibili e lisci,in modo tale da scongiurare l’accumulo di polvere.

Per questo, Faraplan produce il ROLL CABLE con strato interno composto di LLDPE in

sostituzione dell’HDPE,in modo tale da rendere il tubo corrugato maggiormente flessibile ed

internamente liscio.

Figura 2.2.a : ROLL CABLE

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ROLL DRAIN è un tubo corrugato a doppia

parete per il drenaggio di liquidi di ristagno nel

terreno; presenta caratteristiche simili al

ROLL CABLE riguardo al range di

temperature di esercizio e al raggio di

curvatura. Tuttavia, è dotato di una resistenza

allo schiacciamento di 300N, nettamente

inferiore a quella del ROLL CABLE:questo

perché il prodotto non deve proteggere cavi

ma deve solamente liberare dall’acqua una

zona di terreno. Tale compito è assolto da

delle fessure estese per tutta la lunghezza del

tubo.

ROLL COM è un prodotto per il passaggio dei

cavi di proprietà Telecom. Dal punto di vista

tecnico, il prodotto è pressoché identico al ROLL

CABLE tranne che per il colore blu dello strato

esterno, necessario al riconoscimento della

proprietà dei cavi nei cantieri edili.

Rispetto alla totale produzione del tubo corrugato, l'ottanta percento è rappresentato dal

ROLL CABLE e il rimanente 20% è egualmente spartito tra ROLL COM e ROLL DRAIN.

2.3 Pregi e difetti del tubo corrugato

Il tubo corrugato, come tutti i manufatti industriali, presenta delle caratteristiche di pregio che

ne determinano la competitività sul mercato ma è soggetto anche a difettosità che ne può

minacciare l’adeguato comportamento in esercizio. In questo paragrafo si affronteranno le

principali caratteristiche meccaniche del prodotto e i principali difetti microstrutturali che

possono coinvolgere il tubo.

Figura 2.2.b : ROLL DRAIN

Figura 2.2.c : ROLL COM

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2.3.1 Caratteristiche meccaniche

Le principali caratteristiche meccaniche che deve avere il tubo corrugato sono due:

-resistenza allo schiacciamento

-resistenza agli urti

La resistenza allo schiacciamento consente al tubo di proteggere i cavi elettrici che passano

al suo interno; tale rigidità anulare è ottenuta in parte grazie al processo di corrugamento

perché l’aderenza dello strato esterno alla parete dello stampo determina un’orientazione

delle catene polimeriche in senso radiale e quindi un miglioramento della resistenza a

compressione nella stessa direzione. Tuttavia, il fattore che più incide sulla resistenza radiale

di compressione è la configurazione del corrugamento, come evidenziato in Figura 2.3.1 a.

Adottando un corrugamento tradizionale, la forza di compressione esercitata da un carico

esterno determina un collasso della parete esterna stessa ,perché la reazione vincolare R

della struttura si traduce in due componenti , tra cui Rx che è la responsabile del collasso

dello strato esterno; infatti, tanto più w è maggiore di 90°, tanto più cresce la componente Rx

e tanto più diminuisce la componente Ry che da la resistenza a compressione della costa.

Nel nuovo tipo di corrugamento evidenziato a sinistra della figura, l’angolo w tende a 90° in

modo tale che tutta la reazione vincolare alla forza esterna si manifesti sull’asse y, creando

un “effetto di punta” responsabile della elevata resistenza meccanica del tubo.

Se da un lato il tubo deve avere quindi un’ottima resistenza a compressione, ciò non vuol

dire che non sia permessa alcuna compressione radiale: infatti, essendo il prodotto interrato

spesso sotto le sedi stradali,esso è soggetto a carichi ciclici determinati dal traffico in

Figura 2.3.1 a: Struttura del corrugamento del tubo

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superficie;in questo caso un’assoluta rigidità sarebbe controproducente, per cui si parla di

resistenza a compressione di 450N con 5% di deformazione del diametro interno.

Come si vede in Figura 2.3.1 b,la seppur ridotta flessibilità radiale del tubo permette di

assorbire i carichi ciclici,in modo tale da non danneggiare la sede stradale soprastante.

Altra caratteristica meccanica importante del tubo corrugato è la resilienza, ossia la

resistenza all’urto: le tipologie di terreno in cui sono interrati i tubi spesso presentano massi e

pietre, che cadendo sul tubo in fase d'istallazione potrebbero danneggiarne la

struttura;pertanto,il prodotto deve assorbire e soprattutto dissipare l’energia d’urto in modo

tale che lo strato interno rimanga intatto. Il fattore decisivo è la densità del corrugamento,

ossia il numero di coste su una determinata unità di lunghezza;la resistenza all’urto è

direttamente proporzionale alla densità di coste perché ,aumentando la densità di

coste,aumenta la superficie su cui viene dissipata l’energia d’urto e l’’impatto accidentale con

una pietra risulta innocuo per l’integrità dei cavi.

2.3.2 Principali difetti microstrutturali

I principali difetti microstrutturali sono chiamati “ geli”; essi consistono nella sovrapposizione

di catene polimeriche in un unico punto. Quando la materia prima con geli è processata , ci

possono essere dei problemi in macchina perché,pur essendo le temperature di estrusione

molto alte,questi geli non fondono totalmente e determinano delle discontinuità sulla

superficie del tubo;tuttavia,essi non costituiscono un difetto così importante da determinare

Figura 2.3.1.b : Distribuzione del carico su un tubo flessibile

22

la non conformità del prodotto,causata piuttosto da fessurazioni anomale che permettono il

passaggio di aria o di liquidi all’interno del prodotto.

2.4 Il sistema di qualità del tubo corrugato

Per certificare le caratteristiche meccaniche descritte in precedenza, l’azienda segue la

norma CEI EN 50086-2-4 che è il riferimento normativo dei tubi corrugati per il passaggio

dei cavi. Pertanto, seguendo tale norma, il prodotto è sottoposto a prove di qualità descritte

di seguito,in modo da certificarne l’idoneità all’impiego specifico.

2.4.1 La norma CEI EN 50086-2-4

Le normative europee in materia di edilizia indicano le specifiche modalità con cui bisogna

eseguire i test sul prodotto e le caratteristiche dimensionali e funzionali delle apparecchiature

per lo svolgimento delle prove. In particolare, la norma fa riferimento a due tipi di verifiche

per il tubo corrugato, ossia la prova di schiacciamento e la prova d’urto. Riguardo alla prova

di compressione, gli esemplari di tubo devono essere lunghi 200mm ±5mm e necessitano di

essere schiacciati da delle piastre di dimensioni 100x200x15mm,con la lunghezza maggiore

parallela rispetto all’asse del tubo. La velocità di schiacciamento deve essere di (15 mm±0,5

mm)/min e si deve registrare la forza che provoca uno schiacciamento radiale del 5%

rispetto al diametro esterno reale del tubo; lo schiacciamento deve avvenire senza la

fessurazione dei due strati del tubo. La Tabella 2.4.1 sintetizza i valori minimi del diametro

interno dopo lo schiacciamento, mentre la Figura 2.4.1.a rappresenta le dimensioni della

macchina per la prova di schiacciamento.

Tabella 2.4.1 a: valori minimi diametro interno dopo schiacciamento

23

Figura 2.4.1 b: Dimensioni strumentazione per prova di schiacciamento

Per quanto riguarda la prova d’urto, gli esemplari devono essere sottoposti a

condizionamento in frigorifero alla temperatura di -5°C per due ore; l’apparecchiatura deve

possedere un’incudine a V di 120°C,al cui centro è posizionato il campione del tubo. Il

martello di massa 5 kg deve essere posto ad altezze diverse, come si vede in Tabella 2.4.1

b,a seconda del diametro del prodotto, in modo da poter trasferire energie d’urto

proporzionali al diametro;tale strumentazione deve essere posizionata su un appoggio

stabile e deve rispondere a precise caratteristiche strutturali,come indicato in Figura 2.4.1 b.

Tabella 2.4.1 c : Energia d'impatto in funzione del diametro nominale del tubo

24

2.4.2 Procedure di controllo qualità

Il prelevamento dei campioni per i test di qualità è fatto giornalmente, in modo tale da

monitorare la produzione di tutte le linee; prima di svolgere le prove di qualità,è necessario

aspettare circa tre giorni ,affinché il materiale raggiunga una definitiva stabilità termica. Si

preparano dunque cinque campioni di dimensioni conformi alla norma di riferimento, di cui

quattro sono posti in frigorifero per il condizionamento e uno è utilizzato per i rilevamenti dei

parametri dimensionali e per la successiva prova di compressione.

Figura 2.4.1 d : Struttura macchina per prova d'urto

Figura 2.4.2 a: Parametri dimensionali rilevati

25

Una prima analisi è costituita da un controllo visivo degli spessori delle coste e dello stato

dello strato interno, in modo tale da evidenziare discontinuità o rigature delle superfici del

tubo. Poi, si procede al rilevamento dei principali parametri dimensionali, indicati in Figura

2.4.2 a :

PARAMETR0 DESCRIZIONE di diametro interno del tubo de diametro esterno del tubo A larghezza della costa del corrugamento B altezza della costa del corrugamento

sp1 spessore dello strato esterno del prodotto sp2 spessore dello strato interno del prodotto

peso al metro peso in kg di un metro di tubo Tabella 2.4.2 : Parametri dimensionali rilevati

Una volta registrati questi parametri si procede alla prova di compressione sul medesimo

campione;dopo aver sistemato il campione sul dinamometro come specificato nella norma,si

avvia il software che da’ l’inizio alla prova:si tiene il calibro aperto al 95% del diametro interno

registrato e, nel momento in cui non c’è più gioco tra calibro e parete interna del tubo, si

ferma il dinamometro e si legge il valore della forza registrata. Per aiutare l’operatore nella

lettura, il software fornisce un grafico in cui si può leggere con buona precisione il valore

cercato della resistenza a compressione.

Dopo due ore di condizionamento in cella frigorifera, si prelevano i quattro campioni di tubo

e, avendo posizionato alla corretta altezza il martello come specificato nella norma,si effettua

la prova d’urto e si verifica che non ci siano brecce o fessure che permettano il passaggio

d’aria tra l’interno ed esterno del tubo.

Figura 2.4.2 b : Rilevamento parametri dimensionali

Figura 2.4.2 c : Prova di compressione

Figura 2.4.2 d : Macchina per la prova d'urto

Figura 2.4.2 e : Campioni dopo la prova d'urto

26

2.5 Gestione degli ordini dei clienti

L’ordine del cliente è ricevuto dall’ufficio commerciale via mail, fax o centralino. Se il cliente è

nuovo, bisogna verificarne l’affidabilità e la solidità economica per cui Faraplan si appoggia a

una società esterna di rating che ha il compito di fornire delle informazioni importanti per la

nuova partnership commerciale; se invece il cliente è già nel database interno,tale procedura

ovviamente non avviene.

L’inserimento dell’ordine a sistema prevede la compilazione di un prospetto, all’interno del

software gestionale SAP,utilizzato in azienda come software amministrativo. I campi

principali che caratterizzano l’inserimento dell’ordine sono il committente, il destinatario, la

data di consegna richiesta e le modalità di pagamento. É importante sottolineare che se il

cliente non è nuovo,una volta inserito il codice identificativo del cliente,il sistema si carica in

automatico tutte le informazioni relative al rapporto commerciale.

Una volta compilato questo prospetto preliminare, si entra nella schermata del vero e proprio

ordine, in cui bisogna inserire il codice, il quantitativo della merce richiesta dal cliente,il

prezzo di listino e gli eventuali sconti aggiuntivi dovuti a condizioni particolari d’ordine.

Poi, si stampa l’ordine per la conferma del cliente e in allegato si produce un documento

chiamato “Delta Mescola” che, tenuto conto del ricavo dell’ordine e delle varie voci di costo

per quel prodotto,calcola il margine di guadagno dell’azienda. L’ordine inserito in SAP e il

Delta Mescola sono inviati alla direzione per la firma di approvazione.

Figura 2.5 : Stampa dell’ordine del cliente dopo inserimento in SAP

27

Dopo il consenso della direzione, si procede alla creazione della nota di carico che consente

al personale specifico di avere le informazioni fondamentali riguardanti l’ordine,per esempio

dati del cliente,la data di spedizione ed ovviamente, quantità e tipologia della merce da

caricare.

Oltre alla ricezione e gestione degli ordini di vendita, l’ufficio commerciale gestisce anche i

reclami dei clienti per prodotti difettosi: in tal caso si elabora una scheda reclamo che

riassume i dati del cliente e soprattutto le informazioni sui problemi che il prodotto ha dato in

esercizio; tale scheda viene poi inviata al controllo qualità per i necessari accertamenti del

caso.

2.6 Stoccaggio del prodotto finito

2.6.1 Descrizione sistema di stoccaggio del prodotto finito

Figura 2.6.1 a: Zone di stoccaggio del tubo corrugato

Come si vede in Figura 2.6.1 a, lo stoccaggio del prodotto finito avviene all’esterno, nelle

zone evidenziate in colore azzurro. I vari rotoli sono stoccati in aree chiamate stive,

classificate secondo il diametro del prodotto e la lunghezza del rotolo; pertanto,nella stiva

dei 50 metri e 90mm di diametro,sono depositati i rotoli con tubi di 90mm di diametro e lunghi

50metri,di tutti tre i tipi di tubo corrugato prodotti dall’azienda. In generale, le aree 1,2,3 sono

dedicate allo stoccaggio dei rotoli da 50 metri mentre nell’area 4 sono stoccati i rotoli da 25

metri.

28

Ogni stiva è caratterizzata da un numero di file e

da una quantità di piani stoccabili: per il tubo

corrugato il numero massimo di piani per ogni

stiva è 4 ,come si vede nella figura a fianco;il

fattore di impilaggio,definito come i piani possibili

oltre al primo,è dunque fisso.

Inizialmente, il rotolo che usciva dalla linea di

produzione era impilato in modo casuale,senza alcuna struttura portante;per ovviare

all’instabilità delle pile di rotoli e all’eccessivo spazio occupato,si è introdotta un’importante

novità per il deposito del corrugato,cioè il sistema Roll Box. Tale sistema prevede l’utilizzo di

gabbie in acciaio(visibili nelle Figure 2.6.1 b/c) in cui vengono collocati i rotoli,per poi essere

impilati nelle stive;in questo modo si ha un deposito

più sicuro perché le gabbie si incastrano rigidamente

tra loro ed inoltre si ha un minor spazio occupato dal

magazzino stesso. La razionalizzazione del magazzino

esterno si è tradotta in una diminuzione importante dei

costi di movimentazione e di carico della merce.

Per ogni diametro del tubo sono stabilite le modalità di

collocazione dei rotoli nelle gabbie in modo tale da

ottimizzarne il riempimento e quando non vengono

utilizzate possono essere piegate ed

impilate,occupando un

volume ridotto.

Figura 2.6.1 b : Stock esterno tubo corrugato

Figura 2.6.1 c : Struttura Roll Box

Figura 2.6.1 d: Deposito gabbie chiuse

Figura 2.6.1 e :Disposizione rotoli 160mm e 125mm

Figura 2.6.1 f: Disposizione rotoli 90mm,75mm.63-40 mm

29

2.6.2 Gestione delle scorte a magazzino

La gestione attuale del magazzino esterno per il tubo corrugato è automatica solamente in

input. Attraverso gli avvolgitori di fine linea (vedi paragrafo 3.4,6), Replica, software

gestionale che gestisce il magazzino e la produzione, è in grado di registrare il numero di

rotoli di un certo diametro,prodotti da ogni linea e,considerando il peso al metro per ogni

diametro di tubo,è capace di determinare le tonnellate in entrata al magazzino e di

comunicare la situazione delle scorte anche al software amministrativo SAP. Tuttavia, per

quanto riguarda il monitoraggio delle scorte in seguito al prelevamento di merce, il software

Replica non è ancora attrezzato;in particolare,attualmente l’operatore del carico sa dove è

stoccato un certo diametro di prodotto e,una volta verificate sulla nota di carico le quantità e

i tipi di prodotto da prelevare,la determinazione delle scorte rimanenti della stiva viene fatta

semplicemente in modo visuale.

Tale gestione non è particolarmente complessa viste le ridotte dimensioni dello stock esterno

del corrugato e considerati i modesti volumi di produzione rispetto al PVC rigido;tuttavia è

evidente che i processi di aggiornamento delle scorte,di assegnazione delle stive e di

rintracciabilità del prodotto sono non ottimizzati,perché gestiti in modo empirico. In

particolare, questo tipo di gestione presenta una logica di prelevamento LIFO (last in first out) perché la gabbia viene prelevata dalla stiva più “comoda”,favorendo la permanenza

della merce più vecchia. Quest'aspetto rappresenta un problema per Faraplan,perché ,pur

avendo gli assorbitori di raggi UV,il pigmento subisce comunque un processo di deperimento

ed è quindi necessario che ci sia una buona rotazione della merce nello stock esterno.

Alla luce di tutti questi aspetti, in futuro si prevede di gestire con Replica anche il

prelevamento della merce dal magazzino e il monitoraggio delle scorte stesse,come già

viene fatto per il comparto PVC rigido. Questo progetto consiste innanzitutto nell’applicare

sulla gabbia( chiamata anche paletta) un’etichetta con codice a barre che,letto da un

apposito apparecchio di rilevazione,consente al carrellista di capire il tipo di prodotto e in

quale stiva deve essere posizionato,aggiornando in automatico il livello della giacenza in

entrata. Per ottimizzare anche la fase di prelevamento della merce, la nota di carico prodotta

dall’ufficio commerciale sarà dotata di codice a barre per ogni tipo di prodotto da caricare,in

modo tale che l’operatore possa ottenere dal sistema l’ubicazione delle merce da

prelevare,secondo la logica FIFO (first in first out) che assicura una buona rotazione del

magazzino. Inoltre, poiché il carico è costituito da rotoli e non da gabbie intere,

l’aggiornamento delle scorte nelle stive avverrà tramite lettura del codice a barre presente sul

manicotto di giunzione,apposto alla fine di ogni rotolo,in modo tale da conoscere quanti rotoli

stanno lasciando la stiva perché oggetto di un ordine di carico..

30

In questo modo, sia il riempimento sia lo svuotamento del magazzino sono gestiti in modo

razionale,ottimizzandone i tempi di movimentazione e i costi di gestione.

31

CAPITOLO 3

PRODUZIONE DEL TUBO CORRUGATO

3.1 Generazione dell’ordine di produzione

La logica di produzione dell’azienda è su magazzino, per cui si produce per ripristinare le

scorte; l’azienda adotta un approccio produttivo MTS (make to stock) perché nel settore

dell’edilizia e delle tubazioni in generale,il tempo che il cliente è disposto ad aspettare prima

di ricevere la merce ( il cosiddetto D-TIME) è molto piccolo e,considerato il tempo medio di

attrezzaggio della linea di estrusione pari a 4 ore circa,è conveniente avere la merce già

prodotta, in modo tale da soddisfare in tempi rapidi la domanda di mercato.

Il livello delle giacenze per il tubo corrugato deve possibilmente essere compreso tra le 260 e

le 350 tonnellate; se il livello delle scorte scende oltre il limite minimo, significa che per alcuni

tipi di diametri si ha lo stock out,per cui è impossibile soddisfare gli eventuali ordini. Se

invece le giacenze superano il livello massimo, non è più permesso stoccare altro prodotto

ed è necessario fermare le linee di produzione.

Il documento di riferimento per la determinazione dell’ordine produttivo è il riepilogo MRP,

calcolato giornalmente a mezzanotte, che fornisce le informazioni generali utili per la

programmazione della produzione.

La Figura 3.1 a rappresenta un esempio di riepilogo MRP per il tubo corrugato;i campi

principali sono:

-STOCK: rappresenta il numero di rotoli di prodotto presenti in magazzino in un determinato

giorno.

-ORDINI TOTALI: è la somma degli ORDINI AL CARICO e degli ORDINI GIA’ EVASI; i primi sono i rotoli in carico mentre i secondi sono i rotoli già inviati ai clienti.

-AVAILABLE TO PROMISE (ATP): è il valore delle scorte ancora disponibili; si calcola

facendo la differenza tra il valore dello stock e gli ordini totali.

-SPEDIZIONI: indicano l’entità delle spedizioni nelle settimane successive(indicate con la

sigla XX/YY),dove XX rappresenta il numero progressivo della settimana e YY rappresenta

l’anno di riferimento.

32

-CONSUMO MEDIO TRIMESTRALE: è la media delle spedizioni settimanali, calcolata su un

periodo di tre mesi.

-INDICE DI COPERTURA (COP): rappresenta il numero di settimane in cui si riesce a

soddisfare alla domanda con il valore delle scorte specificato alla voce STOCK; esso è

calcolato come il rapporto tra lo stock e il consumo medio settimanale.

-INDICE DI COPERTURA NETTO (COP NETTO): esprime il rapporto tra l’ATP e il consumo

medio settimanale, rappresentando il numero di settimane in cui la domanda è soddisfatta

tenendo conto delle giacenze effettivamente ancora disponibili in magazzino.

In generale, l’indicatore che determina il tipo (o figura) di corrugato da produrre è il COP,in

quanto si privilegia la produzione del prodotto con COP più basso. Tuttavia, si devono

considerare anche altri aspetti, per esempio la rotazione del prodotto in magazzino e il

periodo temporale in cui ci si trova; infatti, a parità di COP,si produce la figura che presenta

Figura 3.1 a : Esempio di riepilogo MRP

33

una rotazione più alta perché significa che il prodotto è più richiesto. Inoltre, alla fine del

mese le spedizioni tendono a diminuire per cui , anche se la figura di tubo presenta un basso

COP,non ha senso programmarne una massiccia produzione.

Mediando tutti questi fattori, si determina il tipo di tubo da produrre; riguardo la quantità di

prodotto(e quindi il numero di giorni di produzione),si deve far in modo che la quantità

prodotta sia compatibile con l’intervallo ottimale delle giacenze,segnalato precedentemente.

In particolare, si procede al calcolo delle tonnellate prodotte tramite la formula seguente:

P=k*c*v*t (3.1)

dove P è il peso in tonnellate della produzione totale,c è il peso di un metro di tubo in g/m,v è

la velocità di produzione della linea espressa in m/min,t è il tempo di produzione in minuti e

k il fattore di conversione dei grammi in tonnellate. Se tale produzione porta al superamento

del limite massimo consentito, si riduce il periodo di produzione agendo sulla variabile t e,

preferibilmente, si producono figure che, avendo c minore consentono un livello di giacenza

sostenibile;in questo modo,le linee sono caricate per essere teoricamente sempre in

esercizio.

Il procedimento di programmazione della produzione è evidenziato nell’esempio sottostante:

Dati:

situazione stock al venerdì mattina:330 ton; prodotto 1 e 2;

giorni di produzione:venerdì,sabato,domenica;v1=15 m/min v2=19 m/min;

c1=780 g/m; c2= 420 g/m;spedizioni previste=15 ton.

Svolgimento

t=24*3*60=4320 min

P1=k*c1*v1*t=10-6*780*15*4320=50,54 ton

P2=k*c2*v2*t=10-6*420*19*4320=34,5 ton

Stock=330-15+50,54+34,5=400 ton

Come si vede dai calcoli, se si fanno tre giorni di produzione di entrambi i prodotti, il limite

massimo delle giacenze è superato;quindi,la programmazione verrà fatta in modo tale da

ridurre i giorni di produzione di queste due figure,spostando l’attenzione su altre diametri di

tubo che permettano la continuità del funzionamento della linea.

34

Il frutto di questo tipo di valutazione è il piano di produzione settimanale del corrugato,

illustrato in Figura 3.1 b.

Figura 3.1 b: Piano di produzione del tubo corrugato

Osservando il piano di produzione, si nota che si cerca sempre di avere funzionanti almeno

due linee e la rimanente in attrezzaggio,in modo da saturare completamente il personale

impiegato.

La traduzione ultima del piano di produzione è costituita dall’ordine di produzione,un

documento che,apposto su ogni linea,consente all’operatore di produrre il tubo richiesto,nella

giusta quantità,con le modalità di imballaggio e stoccaggio

specifiche per il prodotto considerato. La Figura 3.1.c è un esempio

di ordine di produzione.

Infine, è necessario chiarire che il piano di produzione sopra

descritto è soggetto spesso a variazioni dovute a possibili problemi

sulle linee o a carichi di lavoro intensi, che portano per esempio al

funzionamento di tutte le linee di produzione.

Figura 3.1 c : Ordine di produzione

35

3.2 Descrizione layout del reparto

Il reparto di produzione del tubo corrugato è situato nella parte destra dello stabilimento;

esso confina con il reparto produzione del tubo in PVC rigido ed con l’estrusore a bolla per

la produzione di film in polietilene.

Il reparto è costituito da tre linee di produzione, disposte parallelamente tra loro e,

funzionalmente, composte dalle stesse tipologie di macchine,come si vede in Figura 3.2.b.

Storicamente,il reparto nasce nel 2005 in seguito allo smantellamento di due macchine per la

produzione del film in polietilene. All’inizio sono state poste le linee più esterne (linea uno e

linea due),per poi aggiungere in seguito la linea tre, disposta centralmente tra le due

preesistenti.

Figura 3.2 a :Layout di stabilimento

Figura 3.2b :Visione 3D del reparto tubo corrugato

36

Oltre alle linee di produzione, sono presenti

anche altri elementi che permettono o facilitano

le procedure lavorative all’interno del reparto. In

primo luogo, dietro le linee sono situate le

vasche di pescaggio del master, dell’estalene e

del materiale rigenerato; in secondo luogo,sulla

parte sinistra del reparto sono posizionati i

depositi degli iniettori delle testa di estrusione,dei

cilindri soffianti della vasca di raffreddamento e

delle perforatrici,tutto ciò classificato in base al

diametro del tubo; gli scarti di lavorazione

vengono depositati provvisoriamente in box tra le

linee,prima di essere trasportati al mulino per la

macinazione. Inoltre, è presente una zona

dedicata allo stoccaggio delle casse per gli

stampi del corrugatore (vedi paragrafo 3.4.3), differenziati in base al diametro del prodotto.

Infine, sono presenti due aree di stoccaggio del prodotto finito in cui gli operatori collocano i

rotoli prodotti all’interno delle gabbie metalliche: una prima area si trova immediatamente

dopo gli avvolgitori ed è adibita al deposito provvisorio delle gabbie di prodotto con i diametri

più piccoli, mentre la seconda area si trova alla fine de reparto e in essa vengono stoccate le

gabbie dei prodotti con il diametro maggiore.

3.3 Gestione del reparto

La gestione del reparto consiste principalmente nel monitoraggio del processo produttivo e

nell’assegnazione degli ordini di produzione alle rispettive linee.

La raccolta dei dati di processo è fatta direttamente dall’operatore,tramite compilazione di

un’apposita scheda cartacea;in essa sono registrati i principali dati specifici del prodotto,quali

il diametro,il peso al metro espresso in grammi/metro e il valore del peso al metro

reale,ottenuto dopo il prelevamento di un campione dalla linea. Altri indicatori caratteristici

della scheda di rilevazione sono il fattore di correzione e il “rapporto interno/esterno “: il

primo è l’indicatore della differenza tra peso al metro reale e settato mentre il secondo

consiste nel rapporto tra il peso dello strato interno e il peso dello strato esterno e fornisce

informazioni sull’incidenza di entrambi gli strati sul peso al metro del prodotto.

Figura 3.2 c : Elementi produttivi secondari del reparto

37

Infine, si evidenziano le materie prime coinvolte per ogni coppia estrusore-coestrusore di

ogni linea, specificandone il materiale principale,secondario e il master.

L’assegnazione dei carichi di lavoro alle linee risponde a un criterio generale, basato sui

differenti diametri ottimali per ogni linea di produzione. Solitamente, i diametri piccoli

(40,50,63 mm) sono prodotti dalla linea tre, i diametri medi(75,90,110 mm)si producono sulla

linea due mentre per i diametri grandi(110,125,160) si privilegia la linea uno. Date le diverse

dimensioni delle viti di estrusione, anche la portata di massa fornita è diversa nelle tre linee,

per cui all’aumentare del diametro del tubo da produrre si assegna la produzione alla linea

che garantisce facilmente una certa portata di massa, sufficiente per estrudere il diametro

voluto.

Tuttavia, nella pratica questo criterio non è sempre rispettato; infatti,può accadere che in una

linea usata per diametri piccoli si debba estrudere un prodotto con diametro grande,ma in

questo caso,l’unità di estrusione non lavora nelle condizioni di ottimo in quanto la

potenzialità richiesta non è adeguata alle dimensioni delle viti,aumentandone l’inefficienza.

Pertanto, in questi casi si deve operare un trade-off tra l’urgenza del prodotto e l’utilizzo

ottimale del reparto. Inoltre, lo spostamento delle produzioni tra le linee prevede la

valutazione dell’adeguatezza dell’avvolgitore, poiché esso deve essere come dimensione in

grado di accogliere rotoli di diametri più grandi rispetto a quelli usuali.

Inoltre, il caricamento delle linee produttive è studiato in modo che le fasi di attrezzaggio,

ossia il cambiamento di tutti gli elementi di linea in relazione ai vari diametri

prodotti,avvengano in giornata,così possono essere seguiti dal personale specifico.

Poiché il discriminante del tubo corrugato è il diametro, si tende a produrre tutti e tre i tipi di

prodotto quando la linea è attrezzata, in modo tale da ridurre i tempi di fermata per cambio

produzione; tutto ciò è valutato compatibilmente con le necessità di ripristino delle

scorte,accennato al paragrafo 3.1

38

3.4 Descrizione e funzionamento della linea di estrusione per il tubo corrugato

Come si vede in Figura 3.4, la linea di estrusione per tubo corrugato in polietilene è costituita

da cinque elementi fondamentali:

- il sistema di alimentazione dell’unità di estrusione;

- l’unità di estrusione;

-il corrugatore;

-la vasca di raffreddamento;

- l’avvolgitore;

Anche se le linee presentano macchine di costruttori diversi,la struttura meccanica e il loro

funzionamento è molto simile,per cui nella trattazione si è scelto di analizzare la terza linea

perché tecnologicamente è la più recente. Le differenze che si possono riscontrare tra le

linee riguardano essenzialmente le unità di estrusione, le quali presentano i medesimi

sistemi funzionali, organizzati e posizionati in modo diverso all’interno della macchina.

Globalmente, la linea si può classificare come sincrona ,in cui non è presente alcun buffer

(piccolo magazzino di disaccoppiamento) tra le stazioni . Essendo il tubo corrugato un

prodotto continuo e non discreto, è fondamentale che le diverse macchine agenti siano

sincronizzate tra loro e lavorino nelle condizioni ottimali,in modo tale da non causare

problemi alla stazione di lavorazione immediatamente successiva.

Ogni elemento di linea citato sopra sarà ora descritto sia dal punto di vista meccanico o

strutturale, sia dal punto di vista funzionale in modo tale da avere un quadro sufficientemente

chiaro sulle fasi produttive che caratterizzano il tubo corrugato e sulle apparecchiature

tecnologiche che rendono possibile tale produzione.

Figura 3.4 : Componenti principali della linea di estrusione per tubo corrugato

39

3.4.1 Il sistema di alimentazione dell’unità di estrusione

La Figura 3.4.1 a rappresenta la struttura

generale del sistema di alimentazione di linea.

Sia l’estrusore sia il coestrusore possiedono

un sistema dosatore-tramoggia specifico che

può prevedere al massimo tre tramogge (con i

relativi dosatori);in linea generale,come si

vede dalla figura a fianco,le tramogge più

grandi servono per l’alimentazione del

materiale base mentre quelle più piccole si

occupano del materiale secondario e del

colore. Quindi,sia lo strato esterno che quello

interno del prodotto,sono il risultato della

miscelazione di tre componenti al massimo.

Particolarmente nella linea tre,

l’ alimentazione del coestrusore per lo strato

interno prevede l’impiego di due soli componenti

ossia il materiale principale e il colore (o master), pertanto i gruppi dosatore-tramoggia per lo

strato interno sono solamente due,come si vede in Figura 3.4.1 b.

I dosatori sono essenzialmente

magazzini ridotti in cui il materiale sosta

prima di essere caricato in tramoggia;

essi presentano un livello massimo ed

un livello minimo, superato il quale il

materiale viene prelevato dai silos

tramite un sistema di aspirazione.

L’elemento che determina effettivamente

la portata di massa del materiale

entrante nell’estrusore è la tramoggia

che, tramite il sistema gravimetrico, è in

grado di calcolare la portata di massa del componente entrante, a seconda della percentuale

in peso impostata; il passaggio del materiale (e quindi la sua portata) viene regolata tramite

delle viti azionate elettricamente(vedi Figura 4.3.1 a).

Figura 3.4.1 a : gruppi dosatori-tramogge

Figura 3.4.1 b :Sistema alimentazione specifico linea 3

40

In questo modo, l’estrusore è alimentato continuamente ed essendo una macchina

volumetrica,permette di aumentare la portata di massa finale agendo non solo sul numero di

giri-vite della macchina, ma anche aumentando la quantità di materiale immessa nel volume

tra le due creste della vite.

Inoltre, il sistema dosatore-tramogge consente di eseguire un efficace degassamento del

materiale,eliminando le residue particelle di sostanze volatili che potrebbero causare

problemi all’interno dell’unità di estrusore.

3.4.2 L’unità di estrusione

Figura 3.4.2 a :Schema generale unità di estrusione

L’unità di estrusione è costituita da un estrusore per lo strato esterno e da un coestrusore

per lo strato interno, entrambi monoviti. La diversa portata di massa imposta dal diametro dei

due tubi concentrici che comporranno il prodotto finito impone che i due estrusori costituenti

Figura 3.4.2 b: Zone strutturali componenti l'unità di estrusione

41

l’unità siano dimensionalmente diversi, con l’estrusore leggermente più grande del

coestrusore.

Nello specifico, si possono individuare tre zone strutturali che compongono l’unità di

estrusione, ossia il cilindro,gli elementi di raccordo e la testa di estrusione(filiera).

1) IL CILINDRO è una struttura tubolare in acciaio legato spesso alcuni centimetri e

resistente ad alte temperature;esso viene portato alla temperatura di lavorazione del

polimero tramite delle fasce riscaldanti in materiale ceramico che ricoprono la sua

superficie e, per facilitarne la gestione e il monitoraggio della temperatura, è diviso in zone a

cui compete una specifica fascia riscaldante. Oltre a contribuire al raggiungimento e al

mantenimento della temperatura di lavorazione, il cilindro fornisce la sede in cui è situata la

vite, elemento strutturale che permette l’estrusione del

materiale plastico. Le viti di estrusione sono costituite

da materiale ricercato e la loro produzione è molto

complessa, sia dal punto di vista progettuale che

pratico; infatti,dopo un’attenta progettazione

virtuale,una barra di acciaio speciale viene lavorata

tramite asportazione di truciolo per ottenere il profilo

delle creste. In seguito, la superficie della vite è

lucidata e sottoposta a nitrurazione,in modo tale da

raggiungere elevate durezze superficiali che ne limitano l’usura per effetto dell’attrito con le

pareti del cilindro. La durezza superficiale è particolarmente

importante in caso di additivi molto duri come la fibra di

vetro o come nel caso dell’estalene. Ogni vite è definita da

due numeri, per esempio 45-30: il primo rappresenta il

valore del diametro esterno in mm mentre il secondo

rappresenta il valore del rapporto L/D, dove D è il diametro

esterno della vite(mm) ed L è la lunghezza della vite(mm).

Poiché l’estrusore è una pompa che deve creare un delta di

pressione necessario al passaggio del materiale in filiera, la

vite comprime il materiale attraverso la diminuzione del

volume a disposizione del polimero; pertanto, ci sono viti a

passo costante ma con diametro del nocciolo

variabile,oppure viti con diametro del nocciolo costante

ma passo variabile:in ogni caso,la vite riduce il volume a disposizione del materiale tra le

creste,aumentandone la pressione.

Figura 3.4.2 c Tipologie di viti di estrusione

Figura 3.4.2 d: Settori della vite di estrusione

42

Nello specifico, le viti utilizzate nell’unità di estrusione della linea tre sono di tipo a passo

variabile e diametro del nocciolo costante,con una struttura tripartita a seconda del tipo di

azione che la vite deve esercitare sul polimero. La movimentazione delle viti é attuata tramite

un motore trifase asincrono, munito di inverter per la regolazione dei giri in uscita.

2) GLI ELEMENTI DI RACCORDO sono delle strutture che permettono il passaggio del fuso

dall’estrusore alla filiera e prevedono anch’essi delle fasce riscaldanti per garantire il

mantenimento della temperatura di processo. La progettazione del canale interno dei

raccordi è tesa a

limitare il più possibile le perdite di carico per cui

le superfici di contatto sono lisce e il canale

interno è privo di spigoli vivi o possibili zone di

reflusso del fuso.

3) LA TESTA DI ESTRUSIONE O FILIERA è la parte terminale dell’unità di estrusione: essa

è costituita da acciaio inox AISI ed è progettata in modo tale da creare due flussi concentrici

di materiale; la filiera,rappresentata in Figura 3.4.2 f,presenta un modulo fisso chiamato

testa base,un modulo

variabile denominato

iniettore che cambia

in base al diametro

del prodotto e un

mandrino,anch’esso

variabile in funzione

del diametro del tubo

corrugato.

La testa base raccoglie

i due fusi provenienti

dall’estrusore e dal

coestrusore e ne determina il flusso in due tubi concentrici,con progressiva diminuzione del

loro diametro.

Figura 3.4.2 e: Elementi di raccordo

Figura 3.4.2 f : Struttura modulare della testa di estrusione

43

L’elemento successivo è l’iniettore, il quale caratterizza le dimensioni finali del tubo; esso è

ancorato alla testa base tramite un sistema di viti rinforzato da una ganascia metallica

esterna. Infine, il mandrino in alluminio permette l’adesione tra i due strati e il loro

raffreddamento.

Riguardo al flusso del materiale all’interno della testa, è opportuno che esso sia il più

possibile regolare,garantendo,come già detto per i raccordi, l’assenza di retro flussi o

accumuli. In particolare, i fusi provenienti dai due estrusori sono incanalati nello spazio

esistente tra le superfici cilindriche concentriche nella testa base per poi attraversare un

anello caratterizzato da fori relativamente piccoli,i quali permettono di rendere il flusso

omogeneo; questo sistema sostituisce il tradizionale sistema “spider” (a ragno) in cui la

divisione grossolana del fuso in quattro rami determina delle caratteristiche meccaniche non

uniformi sulla circonferenza del tubo; al contrario, l’anello forato divide il fuso in tanti

microflussi che presentano “storie” meccaniche e termiche simili,riducendo anche le perdite

di carico. Le due figure sottostanti mettono a confronto il sistema “spider” con l'anello forato

implementato nella testa della linea tre.

Dopo essere stato diviso in microflussi, i due strati tubolari

concentrici subiscono una diminuzione del diametro nell’iniettore, a seconda del tipo di

prodotto finale; l’iniettore provvede anche alla regolazione dello spessore dei due strati,

agendo su delle viti esterne che fanno variare il gioco esistente tra le superfici concentriche

con cui polimero è a contatto.

L’uscita dei due fusi avviene tramite degli orifizi circolari (vedi Figura 3.4.2 i); per impedire

che i due tubi aderiscano alle superficie non riscaldata dell’elemento di raccordo tra l’iniettore

e il mandrino, esistono due anelli d’aria compressa che, sollevando gli strati,ne impediscono

l’accumulo e permettono lo scorrere dei materiali fino al mandrino, su cui i due flussi

aderiscono.

Figura 3.4.2 g: Sistema ad anello forato Figura 3.4.2 h: Sistema "spider"

44

Dopo aver descritto il passaggio del materiale e le caratteristiche delle tre zone costituenti

l’unità di estrusione, è necessario analizzare i sistemi di controllo e gli impianti ausiliari che

consentono alla macchina di espletare al meglio le proprie potenzialità.

Per quanto riguarda i sistemi di rilevazione e controllo, due dei parametri di processo da

gestire sono la temperatura e la pressione del fuso;pertanto,la macchina è dotata di un

sistema di alimentazione delle fasce riscaldanti che permette di raggiungere il profilo di

temperatura ottimale, necessario alla lavorazione della materia prima mentre l’eventuale

l’azione di raffreddamento delle zone del cilindri di estrusione viene attuata da soffianti.

Figura 3.4.2 m : Schema impianto di alimentazione delle fasce riscaldanti

Figura 3.4.2 i: Uscita flussi dagli orifizi circolari Figura 3.4.2 l: Anelli d'aria compressa

45

Tuttavia, per agire sulla temperatura tramite il sistema appena descritto, occorre avere un

impianto, rappresentato in Figura 3.4.2 n, che consenta di rilevarne il valore nei vari punti

della macchina: esso è costituito da termocoppie collegate tramite fili al PLC di controllo.

Altro parametro importante da rilevare è la pressione di massa: essa è registrata tramite un

sensore posto alla fine degli estrusori di ogni unità e risulta particolarmente importante sia

per ragioni di processo che per ragioni di sicurezza.

Figura 3.4.2 n: Sistema di rilevazione temperatura e pressione di massa

Figura 3.4.2 o: Impianti ausiliari dell’unità di estrusione

46

Inoltre, per il corretto comportamento in esercizio dell’unità di estrusione, sono necessari dei

sistemi ausiliari che interagiscono con gli estrusori, permettendo un’ efficace lavorazione del

polimero. I principali sistemi secondari presenti sono:

-il sistema di raffreddamento del mandrino: il mandrino è raffreddato a 4°C tramite la

circolazione di un liquido refrigerante costituito da acqua e glicole che all’andata percorre un

canale interno al mandrino stesso, mentre al ritorno percorre una doppia spirale che

permette al fluido di asportare il calore dei due strati del tubo. Il flusso di refrigerante è

regolato tramite delle manopole a lato della testa, permettendo la regolazione del calore

asportato e, se sono chiuse, lo smontaggio dell’iniettore e del mandrino in fase di

attrezzaggio. La presenza del refrigerante all’interno della testa permette inoltre il passaggio

del filo in polipropilene utilizzato come sonda tiracavo che altrimenti si fonderebbe al contatto

con le alte temperature della filiera.

-il sistema di circolazione dell’aria compressa: come si è già visto,per facilitare il flusso e

l’adesione al mandrino dei due strati di materiale, si utilizzano due anelli d’aria compressa;

essa è alimentata tramite delle tubazioni provenienti dal quadro di comando e passa

attraverso la testa grazie a dei condotti interni. Ovviamente, secondo il diametro del prodotto,

la pressione dell’aria compressa può essere regolata e in generale tende ad aumentare

linearmente con il diametro del tubo.

-i sistemi di raffreddamento delle boccole: la boccola di alimentazione è la parte iniziale

del cilindro e comunica direttamente con le tramogge; essa è raffreddata tramite un semplice

sistema ad acqua per mantenere la temperatura circa a 40-50°C; infatti, tanto più la

temperatura della boccola è bassa, tanto più aumenta la capacità di carico delle materie

prime provenienti dal sistema di alimentazione.

Gli input provenienti dai sistemi di rilevazione sono gestiti dal PLC (Programmable Logic

Controller) e, tramite software di interfaccia con l’operatore, si procede alla regolazione dei

parametri agendo sui sistemi di alimentazione.

Com'è indicato nella Figura 3.4.2 p,il display di interfaccia presenta l’elenco dei parametri

dell’estrusore e del coestrusore, indicandone per ognuno il valore impostato dall’operatore e

il valore rilevato dai sistemi di rilevazione. Un display simile riguarda il profilo delle

temperature nelle zone del cilindro e della testa, considerate anch’esse come coppia di

valore impostato e valore reale; le temperature di processo sono fisse e si stabiliscono ad un

valore di 210-220 °C.

47

Figura 3.4.2 p: Videata parametri unità di estrusione.

Dopo aver analizzato la struttura meccanica che permette l’estrusione, è opportuno

affrontare ora il processo produttivo dal punto di vista del materiale, concentrando l’analisi

sui fenomeni che avvengono all’interno del cilindro.

Il processo di estrusione si articola essenzialmente in tre fasi, che influenzano anche la

conformazione della vite:

1) ZONA DI TRASPORTO DEL SOLIDO O “FEEDING ZONE”

2) ZONA DI PLASTIFICAZIONE O “PLASTICATION ZONE”

3) ZONA DI TRASPORTO DEL FUSO O “METERING ZONE”

1) Nella prima fase, il materiale proveniente dalle tramogge viene trasportato e subisce un

primo riscaldamento sia grazie alle fasce riscaldanti sia grazie all’attrito con la vite ed il

cilindro. Il principio di funzionamento su cui si basa il trasporto dei granuli di materiale è

l’equilibrio delle forze di attrito

materiale-vite e materiale-cilindro: il

sistema cilindro-vite si può

modellare attraverso due piatti

paralleli, in cui il cilindro si muove

rispetto alla vite ferma con velocità

Vs. Le due forze d’attrito generate Figura 3.4.2 q: Modello zona di trasporto del solido

48

dal movimento del cilindro sono proporzionali ai rispettivi coefficienti d’attrito per cui se µv>µc

il materiale aderisce alla vite e la capacità di trasporto è compromessa perché il polimero

gira con la vite; invece, se µv<µc, la materia prima aderisce alle pareti del cilindro ed è spinta

in avanti dalle creste dei filetti,determinando la portata di massa. Per accentuare il

coefficiente d’attrito, nella tecnica si è soliti praticare delle scanalature sulla superficie interna

del cilindro, in modo tale da poter massimizzare l’azione di trasporto.

2)La seconda fase si svolge nella zona centrale del cilindro, in cui il polimero

progressivamente plastifica. Il meccanismo di fusione avviene prima nelle zone di contatto

con il cilindro riscaldato, poi prosegue verso l’interno attraverso il meccanismo definito “Back

flight plastication” o plastificazione sul retro-filetto, descritto in Figura 3.4.2 r.

Secondo questo processo, il film liquido che si crea all’interfaccia con il cilindro non sposta il

suo fronte in modo parallelo verso la vite, bensì tende ad accumularsi dietro al filetto

posteriore generando una sacca che si assottiglia verso il filetto anteriore. Quando lo

spessore del film liquido supera il gioco presente tra le creste della vite e il cilindro, si genera

una pressione che, aumentando progressivamente, permetterà al fuso di passare attraverso

la filiera; per aumentare la velocità di plastificazione si può aumentare la temperatura del

cilindro o aumentare il numero di giri della vite, favorendo un ulteriore sviluppo di calore per

attrito viscoso.

3)La terza fase è quella in cui si determina la portata finale dell’estrusore; la vite ha la

funzione di innalzare la pressione del fluido in modo tale che essa sia molto superiore

rispetto a quella atmosferica e quindi, avvertendo il delta di pressione esistente tra la fine del

cilindro e gli orifizi circolari della filiera, il fuso tende a colmare il gradiente di pressione

uscendo dalla matrice.

Figura 3.4.2 r: Plastificazione sul retro-filetto

49

La portata di massa di materiale che esce attraverso la matrice è la somma di due portate

opposte: da un lato, si ha la portata di trascinamento dovuta alla rotazione della vite che

tende a spostare verso l’uscita il fuso, dall’altra la filiera, essendo una strozzatura, genera

una portata di retro flusso proporzionale al delta di pressione creato dall’estrusore.

Sommando algebricamente i due contributi opposti si ha la portata netta dell’estrusore,

secondo l’equazione:

Q= (A*N)-(B/η)*ΔP (3.4.2) dove:

Q= portata di massa dell’estrusore (kg/h)

A= fattore geometrico definito come (w*h)/2, dove w rappresenta la larghezza del canale tra i

filetti della vite e h indica l’altezza del filetto rispetto al nocciolo della vite

N= numero di giri vite (1/min)

B= fattore geometrico definito come (w*h3)/12

η=viscosità del materiale

ΔP=differenza di pressione tra fine e l' inizio del cilindro

Figura 3.4.2 s: Andamento della temperatura e della pressione del fuso nell'estrusore

50

3.4.3 Il corrugatore

Il corrugatore è la stazione di lavorazione successiva all’unità di estrusione ed è la

responsabile del corrugamento dello strato esterno. La macchina è costituita da un telaio di

base su cui è montato un sistema di catene, rotanti grazie a dei servomotori istallati sotto il

pianale di appoggio. Gli stampi metallici sono collegati alle catene tramite dei supporti,

consentendone la movimentazione. I sistemi ausiliari per il funzionamento del corrugatore

sono alloggiati nella parte inferiore della macchina e sono costituiti dal sistema di creazione

del vuoto, dall'apparato di lubrificazione degli stampi e dall’impianto di circolazione dell’acqua

refrigerante.

Il corrugamento del tubo avviene grazie alla pressione negativa creata nel momento in cui gli

stampi si chiudono sui due strati tubolari concentrici adagiati sul mandrino e provenienti dalla

filiera di estrusione. Come si vede in figura 3.4.3 b-c, lo stampo presenta delle scanalature

sulla superficie interna tali da dare la

caratteristica forma al prodotto; ciò è

consentito dalle micro fessure presenti sulla

base della cresta, attraverso cui si crea il

vuoto all’interno della camera stagna ottenuta

con lo stampo complementare.

Figura 3.4.3 a: Struttura generale corrugatore

Figura 3.4.3 b: Superficie interna stampo

51

Come già si è spiegato, i due strati facenti

parte il tubo scorrono sul mandrino ed entrano

nel corrugatore;la chiusura ermetica e

sincrona degli stampi permette di creare una

camera isolata in cui viene generata una

depressione. L’asportazione dell’aria

contenuta tra lo strato esterno e la superficie

interna dello stampo è effettuata da una

pompa a vuoto situata sotto il pianale

principale; il flusso d’aria passa attraverso dei canali sulla parte inferiore dello stampo per poi

attraversare lo strato di polizene, un elemento che consente il flusso

dell’aria alla pompa anche se lo

stampo è in movimento. La

pressione negativa agente sullo

strato esterno causa la sua

adesione alle pareti della forma,

determinando la caratteristica

conformazione superficiale del

prodotto. Tuttavia, lo stampo deve

compiere un primo raffreddamento dello strato esterno dopo la formatura, in modo tale da

consolidare la struttura ottenuta;ciò è reso possibile grazie all’impianto di raffreddamento degli stampi.

L’acqua provenente dal circuito frigorifero esterno arriva

dalla tubazione di entrata principale e percorre serie di

quattro stampi attraverso dei canali interni agli stampi

stessi;una volta asportato il flussi di calore,l’acqua calda

esce e viene

convogliata all’esterno

grazie ad una tubazione

principale parallela a

quella di entrata. Come si vede in figura a fianco, il

sistema permette la continua asportazione del calore

ceduto allo stampo, assicurando un primo

consolidamento delle coste ottenute. Inoltre, essendo

Figura 3.4.3 c: Fessure creazione del vuoto

Figura 3.4.3 d : Fase di corrugamento del tubo

Figura 3.4.3 e :Tubazioni di raffreddamento stampi

Figura 3.4.3 f: Passaggio acqua di raffreddamento

52

le tubazioni soggette a elevati sforzi meccanici e alla pressione interna dell’acqua, è

opportuno monitorarne costantemente lo stato e sostituire gli elementi che sono difettosi. Lo

scoppio della tubazione di gomma è, infatti, molto dannoso alla macchina, in quanto l’elevata

pressione dell’acqua provocherebbe la fuoriuscita anche dell’olio lubrificante per lo

scorrimento degli stampi.

In precedenza, si è accennato all’importanza della pompa a vuoto per la formatura dello

strato esterno: essa permette, inoltre, di asportare anche una parte dell’umidità acquisita

dagli strati al contatto con l’aria atmosferica; per far ciò, la pompa a vuoto è munita di un

camino per l’espulsione dell’umidità, rappresentato in Figura 3.4.3 h.

Figura 3.4.3 g: Pompa a vuoto Figura 3.4.3 h: Camino espulsione umidità

L’interfaccia di controllo e monitoraggio della macchina è situata sul vetro protettivo e

permette di visualizzare i principali parametri di esercizio ossia la velocità di corrugamento

del tubo in metri al minuto e le temperature di entrata ed uscita del circuito di

raffreddamento degli stampi; altri azionamenti presenti sul display consentono l’aumento o la

diminuzione della velocità di produzione e permettono le movimentazioni della macchina.

Tuttavia, le procedure di centraggio del corrugatore rispetto alla testa di estrusione vengono

fatte manualmente, agendo su delle viti

di regolazione poste sul telaio.

La figura a fianco mostra i tre parametri

principali della macchina, tra cui la

velocità di produzione che compare

anche nel display del software

gestionale dell’unità di estrusione.

Figura 3.4.3 i:Display controllo corrugatore

53

3.4.4 La vasca di raffreddamento

Come già detto in precedenza, un primo raffreddamento del prodotto avviene nella fase del

corrugamento;tuttavia,all’uscita del corrugatore il prodotto non è completamente raffreddato

e questo può causare un peggioramento delle caratteristiche meccaniche del tubo. Infatti,

dopo l’estrusione e il corrugamento, le catene polimeriche sono orientate secondo la

direzione di lavorazione e la residua agitazione molecolare dovuta alla temperatura non a

livello ambiente potrebbe alterare l’orientazione delle catene polimeriche, modificandone la

disposizione spaziale. Tutto ciò è ancora più verificabile perché il tubo è sottoposto a

trazione dagli organi di linea, quindi occorre portare la temperatura del tubo al valore

ambiente per “congelare” la struttura molecolare raggiunta.

Per questi motivi, il prodotto all’uscita dal corrugatore viene fatto passare attraverso la vasca

di raffreddamento; essa consente il passaggio del tubo corrugato attraverso una guida

metallica e permette il raffreddamento tramite dei getti d’acqua uscenti da ugelli. L’acqua

subisce un riscaldamento ed è raccolta nel serbatoio di recupero principale.

Le rimanenti gocce d’acqua presenti sono asportate

prima tramite un cilindro soffiante che asporta l’umidità

sulla superficie superiore, poi grazie a un elemento

aspirante semi-cilindrico che elimina le gocce sulla

superficie inferiore del tubo, inviando l’acqua asportata

ad un serbatoio cilindro secondario (vedi Figura 3.4.4 a).

Figura 3.4.4 a: Vasca di raffreddamento

Figura 3.4.4 b : Vasca di raffreddamento

54

Nella parte terminale della vasca di raffreddamento è posta una stampante a getto, che

imprime la stringa di rintracciabilità del prodotto;considerando il tubo Roll Cable, la scritta è la

seguente:

ROLL CABLE FARAPLAN CE EN 500 86-2-4-A/1 D.90 N450 IEMMEQU CE L.1 TTT/AA

CODICE DESCRIZIONE ROLL CABLE nome prodotto FARAPLAN azienda produttrice

CE EN 500 86-2-4-A/1

norma europea che certifica la proprietà meccaniche

D.90 diametro nominale del tubo N450 resistenza meccanica a compressione

IEMME QU CE ente europeo di certificazione L.1 linea di produzione

TTT/AA data di produzione,espressa come giorno produttivo progressivo in un determinato anno

Tabella 3.4.4: Codici componenti la scritta di rintracciabilità

Tutte queste informazioni sono fondamentali per la rintracciabilità del prodotto in situazioni di

reclami per scarse prestazioni in esercizio; inoltre, la presenza e la coerenza di tale

marcatura rappresenta una nota di merito per la certificazione ISO 9001 che assicura la

qualità del sistema produttivo.

3.4.5 La Perforatrice

Figura 3.4.5 b :Perforatrice in fase di manutenzione

Il tubo Roll Drain, analizzato in precedenza, prevede la perforazione della superficie

corrugata per facilitare il drenaggio dei liquidi stagnati nel terreno. Tale caratteristica è

garantita dalla perforatrice: essa è una macchina con motore e quadro di controllo

indipendenti dal PLC dell’unità di estrusione e prevede la perforazione del tubo grazie ad

Figura 3.4.5 a : Schema di perforatrice

55

una schiera circolare di elementi rotanti su cui sono presenti dei taglienti sporgenti che

praticano l’incisione superficiale del tubo (vedi Figura 3.4.5 c). La macchina presenta un

sistema di lubrificazione oleodinamico per minimizzare le dissipazioni per attrito tra gli

elementi rotanti.

Pur essendo la perforazione una fase relativamente semplice,essa necessita di una

condizione fondamentale, ossia l’ottimale asciugatura del tubo dopo il raffreddamento nella

vasca.; infatti, se è presente umidità residua tra le coste,la superficie metallica dei taglienti si

ossida, rendendo imprecisa la fessurazione del prodotto.

3.4.6 L’avvolgitore

Figura 3.4.6 a: Schema generale dell'avvolgitore

L’ultima stazione della linea di estrusione è il gruppo di avvolgimento; esso è costituito

essenzialmente da tre sottosistemi, raffigurati nell’immagine sopra , ossia:

1)gli aspi

2)il sistema d'indirizzamento del tubo

3)il dispositivo di reggiatura

1)Gli aspi di avvolgimento sono delle strutture metalliche a forma di ruota che servono alla

creazione del rotolo di prodotto finito; essendo variabili i diametri producibili, l’aspo presenta

dei sistemi che consentono la regolazione del diametro finale del rotolo. Inoltre, la struttura a

ruota dell’aspo è formata da due semi unità che si aprono per consentire l’uscita del rotolo al

termine dell’avvolgimento. La velocità di rotazione dell’aspo è variabile in funzione del

56

diametro istantaneo del rotolo ed è regolata grazie ad un sistema retroattivo nel dispositivo

d'indirizzamento del tubo.

2) Il sistema d'indirizzamento del tubo consente di posizionare correttamente il prodotto

nell’aspo,permettendo una regolare posizione del prodotto mano a mano che il rotolo si

forma. Come accennato in precedenza, esso permette anche di regolare la velocità di

rotazione dell’aspo:l’elemento basculante iniziale è dotato di un sensore che ne registra la

posizione verticale. Quando il tubo non è in tiro, la velocità di avvolgimento (Va) è minore

della velocità di produzione (Vp), il basculante tende ad abbassarsi e il sensore , rilevando

tale spostamento,invia i dati al PLC dell’avvolgitore che, dopo aver elaborato il segnale,

fornisce degli impulsi ai servomotori dell’aspo per

aumentare la velocità di rotazione. Così facendo, il

tubo torna in tiro e la velocità di rotazione è sincrona

con la velocità di uscita dalla vasca di raffreddamento.

Se invece la velocità di avvolgimento è maggiore di

quella produttiva, il basculante si sposta verso l’alto e,

tramite un meccanismo inverso al precedente, la

velocità di rotazione si abbassa.

Inoltre, la velocità di rotazione deve decrescere all’aumentare del diametro del rotolo per

evitare sollecitazioni centrifughe troppo elevate che causerebbero un avvolgimento non

compatto del prodotto. In particolare, all’inizio dell’avvolgimento l’aspo gira a velocità di

rotazione massima per cui Va>Vp; grazie al basculante, Va si assesta poi ad un valore di

regime pari a quella di produzione. Quando il sistema è in prossimità della fine del rotolo, si

ha che Va<Vp e l’abbassamento del basculante determina la partenza del secondo aspo a

velocità massima. In linea teorica, la variazione della velocità Va ha l’obiettivo di mantenere

lineare il tubo tra l’avvolgitore e la vasca di raffreddamento, impedendo lo strisciamento del

prodotto sul pavimento e la formazione di anse sullo stesso.

3)Il dispositivo di reggiatura consente l’integrità e il mantenimento della forma del rotolo dopo

l’avvolgimento; ciò è garantito da

strisce rettangolari in materiale

plastico chiamate regge che avvolgono il rotolo in senso

trasversale. Il processo di reggiatura è

dimostrato in Figura 3.4.6 c: la testa fa

passare la reggia attorno al rotolo e

Figura 3.4.6 b : Elemento basculante

Figura 3.4.6 c : Avvolgimento regge

57

successivamente viene tirata causandone la fuoriuscita dalla sede quadrangolare e

l’adesione ai tubi; infile, la testa salda le due estremità, garantendo quindi l’integrità del rotolo

nelle fasi di stoccaggio e trasporto.

Le operazioni di avvolgimento interessano tutte e tre le

componenti della stazione:il tubo viene indirizzato tramite il

dispositivo apposito all’aspo vuoto ed inizia l’avvolgimento

con la velocità descritta precedentemente. Una volta

raggiunti i metri settati, una cesoia taglia il prodotto e il

dispositivo d'indirizzamento si sposta nell’altro aspo, per

iniziare nuovamente l’avvolgimento. Nel frattempo,

avviene la reggiatura in diversi punti del rotolo completato

per poi espellere lo stesso attraverso l’appoggio su un piano inclinato, situato sul fondo della

struttura.

Il software gestionale raffigurato a lato

permette di monitorare lo stato di

avanzamento del processo ,mostrando

i metri istantanei di tubo su ciascun

aspo rispetto al target finale; un’altra

funzionalità dell’avvolgitore è il

prelevamento automatico di un

campione di prodotto per il controllo

qualità.

Le tipologie di movimentazioni degli elementi descritti finora

possono essere di due tipi:

-movimenti rettilinei o angolari totali e standard;

-movimenti in cui è necessario tener traccia della posizione

spaziale istantanea dell’elemento;

Nell’avvolgitore, la prima tipologia di movimenti è realizzata tramite un sistema di attuatori pneumatici a semplice o doppio effetto, comandati da elettrovalvole. Gli attuatori

permettono ad esempio l’apertura delle paratie di indirizzamento del rotolo come

si vede in Figura 3.4.6 f.

Figura 3.4.6 d: Avvolgitore

Figura 3.4.6 e:Display di gestione dell'avvolgitore

Figura 3.4.6 f :Attuatore per movimentazione

58

D’altra parte, i movimenti che riguardano per esempio il sistema guida tubi richiedono la

lettura degli spostamenti dell’elemento; il sincronismo che caratterizza questo tipo di

elementi, è determinato da una sequenza di posizioni spaziali raggiunte dai membri coinvolti

nel movimento. L’elemento x, nello specifico, si muoverà quando l’elemento x-1 avrà

raggiunto una precisa posizione spaziale, settata in fase di programmazione del sistema

elettromeccanico della macchina. Il dispositivo che permette il movimento e la lettura della

posizione spaziale è il servomotore, caratterizzato da un motore elettrico accoppiato con un

encoder : esso effettua la rilevazione e la trasmissione al PLC delle posizioni spaziali

dell’elemento controllato.

3.5 L’impianto di circolazione dei liquidi refrigeranti

Come si è visto, la fase di estrusione richiede temperature di processo elevate che da un

lato sono necessarie per una lavorazione ottimale,dall’altro determinano una situazione

molecolare instabile,una volta effettuato il corrugamento dello strato esterno. Perciò, nei

paragrafi precedenti si sono viste le modalità con cui le stazioni di linea riescono ad

asportare il calore fornito al materiale dall’unità di estrusione. I fluidi di raffreddamento

uscenti dalla linea devono scaricare il flusso di calore acquisito dal prodotto, in modo tale da

assicurare nuovamente il delta termico che permette lo scambio di calore con il tubo.

A tale scopo, i fluidi interessati all’assorbimento di energia termica dal prodotto cedono il

calore (inteso sempre come flusso,ossia una potenza termica ) a un fluido frigorifero

esterno,secondo lo schema generale di Figura 3.5.a.

Figura 3.5 a: Circolazione liquidi refrigeranti di linea

59

I fluidi utilizzati per il raffreddamento sono di due tipi: una soluzione di acqua e glicole oppure

acqua pura; nel primo caso,una frazione di portata del liquido frigorifero primario viene

spillata e, percorrendo il circuito secondario due,raggiunge il mandrino e permette il

raffreddamento dello strato interno subito dopo l’uscita dall’iniettore. Il glicole (formula bruta

C2H6O2) è un efficace antigelo e porta il punto di congelamento della soluzione a -50°C.

Questa sostanza è utilizzata solo per il circuito secondario due perché il raffreddamento del

mandrino deve essere sempre assicurato, in modo tale che lo strato interno scorra

regolarmente e costituisca un appoggio solido su cui poi operare il sollevamento dello strato

esterno tramite la pressione negativa. Nel secondo caso invece, i liquidi percorrono il circuito

secondario uno che interessa gli stampi del corrugatore e la vasca: l’impiego di acqua pura

risulta economicamente più conveniente, data la minore entità e priorità richiesta dal

raffreddamento in queste stazioni di linea.

L’acqua del circuito secondario uno,dopo aver

assorbito il calore dagli stampi e dal tubo stesso,

viene inviata allo scambiatore dell’impianto

frigorifero esterno in cui essa cede il flusso di

calore al fluido operativo per poi tornare alla linea a

temperatura più bassa.

La soluzione del circuito secondario due,in uscita

dal mandrino, viene reintrodotta nel ciclo primario

ed è ricondotta al mandrino dopo la cessione del calore all’ambiente esterno.

3.6 L’impianto di adduzione della materia prima

Nel paragrafo 3.4.1, si è descritto il sistema dosatore-tramoggia per l’adduzione della materia

prima; tuttavia, a monte della linea,è presente un impianto molto complesso che permette

l’arrivo del materiale nel dosatore,quando esso richiede il riempimento.

Gli elementi fondamentali che costituiscono l’impianto sono:

-i silos esterni

-la console di indirizzamento alle tramogge

-gli aspiratori

-i dosatori

Figura 3.5 b: Impianto frigorifero esterno

60

Nella specifica analizzata in figura sopra, il polietilene arriva da quattro silos esterni dedicati

allo stoccaggio del materiale principale; il materiale secondario, sia esso estalene o

rigenerato, arriva da vasche di accumulo a bordo macchina, vista la minore composizione in

peso rispetto al polietilene. Il funzionamento dell’impianto si basa sulla creazione di una

depressione alla testa del dosatore; infatti, il gruppo degli aspiratori, tramite delle ventole,

aspira l’aria presente alla sommità del dosatore,determinando il risucchio del materiale o dai

silos o dalle vasche a bordo macchina. Il collegamento delle linee ai silos è realizzato

mediante una console, che permette la gestione manuale del polietilene in base alle

specifiche di produzione.

Pur essendo gestito manualmente, l’impianto è dotato di un sistema di allarme visivo e

acustico che fornisce informazioni sulle mancate cariche dei dosatori e su quali di essi è

in corso l’arrivo del materiale.

Figura 3.6.a :Impianto di adduzione materia prima del reparto

Figura 3.6 b: Silos Figura 3.6 c : Console Figura 3.6 d : Aspiratori Figura 3.6 e: Dosatori

61

3.7 Problematiche di produzione del tubo

Dalla presentazione della linea produttiva effettuata ai paragrafi precedenti, si può capire che

il processo di produzione del corrugato presenta molte variabili e, in generale, tutte le

stazioni di processo influenzano direttamente la qualità del tubo.

La variabilità dei parametri di processo, delle condizioni del materiale e del funzionamento

delle macchine determina la comparsa di alcuni problemi, classificabili nel modo seguente:

1)Incrostazioni ed impurità

La presenza di corpi estranei in un materiale omogeneo è uno degli inconvenienti più

frequenti nella produzione del tubo corrugato; infatti, i corpi estranei presentano una struttura

molecolare differente rispetto alla matrice di materiale polimerico in cui si trovano e tale non

omogeneità causa la concentrazione di tensioni nel momento in cui il tubo è soggetto a sforzi

meccanici di trazione, come è specificato in Figura 3.7 a.

I corpi estranei possono essere

impurità presenti tra i granuli della

materia prima oppure possono essere

incrostazioni dovute all’estalene o al

materiale rigenerato.

Le incrostazioni si formano sulle pareti

dell’iniettore in prossimità degli orifizi

circolari dei due strati da cui esce il

materiale estruso. Esse non si staccano totalmente dalla parete ma gradualmente,

rilasciando in modo continuo frammenti di materiale estraneo e determinando quindi la

rottura del tubo spesso dopo il corrugatore, dove la trazione dei rulli della vasca di

raffreddamento si somma a quella dell’avvolgitore di fine linea. In particolare, la formazione

delle incrostazioni da rigenerato è dovuta alla natura stessa del materiale secondario:

il rigenerato è frutto della ri-estrusione

degli scarti di lavorazione ed è formato da

catene polimeriche generalmente corte. Il

nuovo processo di estrusione effettuato

nelle linee non riesce a omogeneizzare il

materiale principale con il rigenerato,

causando il “galleggiamento” delle catene

polimeriche spezzate;esse,al contatto con

Figura 3.7 a: Effetto del corpo estraneo sulle tensioni strutturali del tubo

Figura 3.7 b: Formazione di incrostazioni da rigenerato

62

le pareti degli orifizi, si raffreddano ed aderiscono alle superfici metalliche, accrescendosi ed

ostacolando l’uscita del materiale.

Per evitare tale accumulo, sono attuate una serie di brevi fermate di linea, in cui si procede

alla pulizia delle labbra d’uscita dei due strati di materiale.

2)Monitoraggio della pressione in testa

La pressione alla fine dell’estrusore è un parametro di macchina molto importante per le

caratteristiche finali del fuso e, come accennato al

paragrafo 3.4.2, per ragioni di sicurezza. Infatti,

un’eccessiva pressione all’entrata della filiera potrebbe

determinare la caduta e il danneggiamento della testa

stessa; per evitare tale inconveniente, è presente un

sensore a spada che segnala il valore della pressione

del materiale ed, in caso esso raggiunga i 400 bar, il

sistema di controllo emette un allarme acustico,per poi

spegnere la macchina se la pressione raggiunge o

supera i 440 bar.

Teoricamente, sarebbe auspicabile la presenza di un

canale secondario comunicante con l’esterno attraverso

cui scaricare il fuso in pressione nel caso di avaria del

sistema elettronico di allarme; tuttavia, tale soluzione

risulta tecnicamente impraticabile perché in condizioni

normali il flusso del materiale alla filiera potrebbe essere alterato.

Figura 3.7 c: Rottura del tubo per incrostazione

Figura 3.7 d: Fuoriuscita del materiale dalla filiera

63

Inoltre, la pressione del fuso tende ad aumentare se nei canali interni alla testa si sono

accumulate impurità: pertanto, è necessario in questi casi procedere alla pulizia interna della

filiera, in modo tale da evitare la fuoriuscita anomala del materiale all’esterno, come

raffigurato nell’illustrazione soprastante. Per questo, è fondamentale monitorare questo

parametro in modo da impedire l’anomala uscita d materiale o, nella peggiore delle ipotesi, il

danneggiamento della filiera,

3)Regolazione degli spessori

Gli spessori dei due strati di materiale sono un parametro dimensionale critico,soprattutto all’

avviamento; infatti, in fase di cambio produzione,gli spessori devono essere regolati in modo

tale che risultino omogenei lungo tutta la sezione trasversale del tubo. Per far ciò, gli

operatori intervengono sulle viti di regolazione dei due strati, secondo lo schema in Figura

3.7 e: le viti agiscono sugli elementi interni dell’iniettore, determinando l’aumento o la

diminuzione dell’area di passaggio del fuso.

Se lo spessore non rimane costante e subisce

delle alterazioni durante il processo, si

possono verificare delle problematiche sul

tubo: in particolare, se lo spessore non è

costante il prodotto tende ad incurvarsi

all’uscita del corrugatore. Questo perché a

parità di coefficiente di dilatazione termica, un

lato del prodotto tende a dilatarsi di più, vista la

massa di materiale maggiore. Se, tramite il

controllo visivo degli spessori, si rileva tale problema occorre regolare lo spessore grazie al

sistema prima accennato.

Figura 3.7 e: Sistema di regolazione degli spessori

Figura 3.7 f: Interno del tubo con spessori non uniformi

Figura 3.7 g: Sezionamento tubo per controllo spessori

64

4)Qualità del materiale

Altro aspetto che può creare problemi alla produzione è la presenza di umidità nel materiale,

dovuta a infiltrazioni d’acqua nei silos di stoccaggio o nell’impianto di alimentazione di linea.

Se il materiale è umido, le particelle d’acqua presenti sulla superficie dei granuli

progressivamente evaporano, lasciando delle cavità molto piccole che determinano una

superficie irregolare del prodotto, riconoscibile ad occhio nudo. In tal caso, è opportuno

cambiare il silos di prelevamento, agendo sulla console dell’impianto di alimentazione delle

linee.

5)Funzionamento dell’avvolgitore

Tra le stazioni di linea, l’avvolgitore rappresenta quella più critica dal punto di vista del

funzionamento; infatti, la struttura elettromeccanica e di controllo della macchina ne causa la

vulnerabilità. In particolare, il mancato movimento di un elemento provoca l’interruzione della

sequenza programmata e tutta la macchina si ferma, mentre il tubo continua ad accumularsi

a monte dell’avvolgitore. In questi casi occorre intervenire in modo tempestivo, riattivando le

funzioni dell’avvolgitore tramite il comando di test iniziale, attraverso cui si controlla il

funzionamento di tutte le strutture mobili della stazione.

65

CAPITOLO 4

I PARAMETRI DI MACCHINA 4.1 Andamento dei parameri di macchina in funzione del diametro nominale del prodotto

Durante l’esperienza di tirocinio, si sono raccolti i dati riguardo ai parametri di funzionamento

delle macchine in base al diametro del prodotto lavorato. Poiché le due stazioni più influenti

sul tubo sono l’unità di estrusione e il corrugatore, si è scelto di tralasciare la raccolta di dati

riguardo all'avvolgitore e alla vasca di raffreddamento.

Di seguito, sono riportati in forma tabellare i valori riguardanti il corrugatore e l’unità di

estrusione in relazione al diametro del prodotto e i relativi grafici che ne descrivono

l’andamento. A tal proposito, è opportuno rilevare che tali analisi hanno solo un valore

descrittivo e le considerazioni effettuate in questo capitolo sono basate solo

sull’osservazione grafica dei campioni.

4.1.1 Parametri di macchina: corrugatore

PARAMETRI DEL CORRUGATORE data tipo linea diametro(mm) T entrata (°C) T uscita (°C) v(m/min)

25/10/10 Roll Cable 3 40 12 17,9 12,18 22/10/10 Roll Cable 2 63 12,1 21,8 18 02/11/10 Roll Cable 2 90 12,1 21,6 15,3 22/10/10 Roll Cable 3 110 12,9 24,1 19,25 27/10/10 Roll Cable 2 125 12 24,3 15 21/10/10 Roll Cable 1 160 12,1 31,6 15

Tabella 4.1.1:Parametri macchina corrugatore

I parametri di macchina analizzati sono la velocità di produzione, la temperatura di entrata e di uscita dell’acqua di raffreddamento degli stampi.; di seguito se ne riportano i

rispettivi andamenti grafici.

Grafico 4.1.1 a :Andamento della velocità di produzione Grafico 4.1.1 b:Andamento della temperatura di entrata

12,18

1815,3

19,2515 15

0

5

10

15

20

25

40 63 90 110 125 160

m/min

diametro nominale(mm)

VELOCITA' DI PRODUZIONE

12 12,1 12,1

12,9

12 12,1

11,5

12

12,5

13

40 63 90 110 125 160

°C

diametro nominale(mm)

TEMPERATURA ACQUA ENTRATA

66

Grafico 4.1.1 c: Andamento temperatura uscita

La velocità di produzione sembra assumere valori tendenzialmente più alti in

corrispondenza dei diametri medi quali il 63 mm o il 110 mm,per poi diminuire con i diametri

piccoli e grandi (40mm e 160mm). Infatti, la velocità più alta registrata è di 19,25 m/min

durante la produzione del 110 mm.

Riguardo alla temperatura dell’acqua di raffreddamento dal gruppo frigo al corrugatore,

l’andamento grafico è pressoché costante, escluso il valore registrato per il diametro 110:

esso si può considerare un outlier dovuto a condizioni ambientali esterne o di impianto.

Infine, considerando il grafico della temperatura dell’acqua dal corrugatore al gruppo frigo, la

retta presenta una pendenza importante per diametri piccoli e grandi, mentre per diametri

intermedi i valori si attestano in una fascia compresa tra i 21,6 e i 24,3 °C.

4.1.2 Parametri di macchina: estrusore

RILEVAZIONI PARAMETRI ESTRUSORE data tipo linea diametro (mm) g vite(1/min) Q (kg/h) p (bar)

25/10/10 Roll Cable 3 40 28,2 58,4 338 22/10/10 Roll Cable 2 63 51,8 151,9 300 02/11/10 Roll Cable 2 90 81,3 224 257 22/10/10 Roll Cable 3 110 173,7 361 341 27/10/10 Roll Cable 2 125 187 367,8 233 21/10/10 Roll Cable 1 160 96,7 554 334

Tabella 4.1.2: Parametri macchina estrusore

Osservando i grafici seguenti, si può notare che la portata dell’estrusore ha un andamento

lineare in base al diametro del tubo corrugato; il valore minimo rilevato è pari a 58,4 kg/h in

corrispondenza del 40 mm mentre il valore massimo di portata pari a 554 kg/h è stato

riscontrato per il diametro 160 mm.

L’andamento dei giri vite in funzione del diametro presenta un andamento irregolare, non

riconducibile ad alcuna relazione lineare.

17,921,8 21,6 24,1 24,3

31,6

0

10

20

30

40

40 63 90 110 125 160

°C

diametro nominale(mm)

TEMPERATURA ACQUA IN USCITA

67

Inoltre, la pressione del fuso (chiamata anche “pressione di massa”) presenta un

andamento compreso tra i 233 bar e i 341 bar e,in prima approssimazione,sembra essere

costante con il diametro del prodotto.

Grafico 4.1.2 a : Andamento portata estrusore Grafico 4.1.2 b : Andamento giri vite estrusore

Grafico 4.1.2 c: Andamento pressione di massa estrusore

4.1.3 Parametri di macchina : coestrusore

RILEVAZIONI PARAMETRI COESTRUSORE data tipo linea diametro (mm) g vite (1/min) Q (kg/h) p (bar)

25/10/10 Roll Cable 3 40 22,2 19,4 339 22/10/10 Roll Cable 2 63 50,9 45,4 348 02/11/10 Roll Cable 2 90 74,7 63 265 22/10/10 Roll Cable 3 110 124,1 108 354 27/10/10 Roll Cable 2 125 115 97,9 271 21/10/10 Roll Cable 1 160 170,7 138 325

Tabella 4.1.3: Parametri macchina coestrusore

Nel caso del coestrusore, il valore massimo della portata è pari a 138 kg/h per il diametro

160 mm mentre il valore minimo è pari a 19,4 kg/h per il 40 mm; i giri vite presentano un

picco di 170,7 giri/min per il 160mm mentre il valore minimo è di 22,2 giri/min per il 40mm.

58,4151,9

224

361 367,8

554

0100200300400500600

40 63 90 110 125 160

kq/h

diametro nominale(mm)

PORTATA ESTRUSORE

28,251,8

81,3

173,7 187

96,7

0

50

100

150

200

40 63 90 110 125 160

1/min

diametro nominale(mm)

GIRI VITE ESTRUSORE

338300

257

341

233

334

0

100

200

300

400

40 63 90 110 125 160

bar

diametro nominale(mm)

PRESSIONE DI MASSA ESTRUSORE

68

L’andamento della pressione è compreso tra i 265 bar e i 354 bar, pertanto il parametro è

mediamene più alto rispetto alla pressione nell’estrusore; anche in questo caso, l’andamento

della pressione sembra essere costante rispetto al diametro del tubo.

Grafico 4.1.3 a: Andamento portata coestrusore Grafico 4.1.3 b: Andamento giri vite estrusore

Grafico 4.1.3 c: Andamento pressione di massa estrusore

4.2 Sensibilità dei parametri al tipo di prodotto

1)ROLL DRAIN E ROLL COM DIAMETRO 110 LINEA 3

CORRUGATORE

data prodotto linea diametro (mm) T entrata (°C) T uscita (°C) v (m/min) 21/10/10 Roll Drain 3 110 12,8 24,5 20.22 22/10/10 Roll Cable 3 110 12,9 24,1 19.25

ESTRUSORE data prodotto linea diametro (mm) g vite (1/min) Q (kg/h) p (bar) 21/10/10 Roll Drain 3 110 174,9 364 341 22/10/10 Roll Cable 3 110 173,7 361 341

COESTRUSORE data prodotto linea diametro (mm) g vite (1/min) Q (kg/h) p (bar) 21/10/10 Roll Drain 3 110 125,9 109 354 22/10/10 Roll Cable 3 110 124,1 108 354

Tabella 4.2 a :Indipendenza dei parametri di linea dal tipo di tubo(1)

19,4

45,463

10897,9

138

0

50

100

150

40 63 90 110 125 160

kg/h

diametro nominale(mm)

PORTATA COESTRUSORE

22,250,9

74,7

124,1 115

170,7

0

50

100

150

200

40 63 90 110 125 160

1/min

diametro nominale(mm)

GIRI VITE COESTRUSORE

339 348

265

354

271325

0

100

200

300

400

40 63 90 110 125 160

bar

diametro nominale(mm)

PRESSIONE DI MASSA COESTRUSORE

69

La tabella 6.2 a è un primo esempio di come i parametri macchina per la produzioni di Roll

Drain e Roll Cable siano sostanzialmente gli stessi; infatti, a parità di linea e di diametro i

valori dei campi sono molto simili o addirittura uguali, come nel caso delle pressioni

all’estrusore e al coestrusore. I dati presenti in tabella sono stati ricavati monitorando la linea

tre per la produzione del medesimo tipo di diametro, ossia il 110mm.

Tabella 4.2 b : Indipendenza dei parametri di linea dal tipo di tubo (2)

Un secondo esempio è spiegato dalla tabella 6.2 b: in questo caso,si sono esaminate le

produzioni alla linea due del diametro 63 mm e i tipi di prodotti coinvolti sono il Roll Com ed il

Roll Drain. Anche in questa situazione, i valori dei parametri si avvicinano molto tra loro. Alla

luce delle analisi fatte, si può affermare che nel tubo corrugato i parametri di macchina non

sono influenzati dalle materie prime,perché esse sono costanti per le tre tipologie di tubo

prodotto.

4.3 Sensibilità dei parametri alla linea di produzione

1)DIAMETRO 125 LINEE 1-2

CORRUGATORE

data prodotto linea diametro (mm) T entrata (°C) T uscita (°C) v (m/min) 27/10/10 Roll Cable 2 125 12 24,3 15 29/10/10 Roll Cable 1 125 11,4 27,4 18,4

ESTRUSORE data prodotto linea diametro (mm) g vite (1/min) Q (kg/h) p (bar)

27/10/10 Roll Cable 2 125 187 367,8 233 29/10/10 Roll Cable 1 125 77,6 449 227

COESTRUSORE data prodotto linea diametro (mm) g vite (1/min) Q (kg/h) p (bar)

27/10/10 Roll Cable 2 125 115 97,9 271 29/10/10 Roll Cable 1 125 144,4 119 219

Tabella 4.3 a: Influenza della linea sui parametri macchina (1)

2)ROLL COM E ROLL CABLE DIAMETRO 63 LINEA 2

CORRUGATORE

data prodotto linea diametro (mm) T entrata (°C) T uscita (°C) v (m/min) 26/10/10 Roll Com 2 63 11,4 22,5 18,48 22/10/10 Roll Cable 2 63 12,1 21,8 18

ESTRUSORE data prodotto linea diametro (mm) g vite (1/min) Q (kg/h) p (bar) 26/10/10 Roll Com 2 63 54,5 154,6 306 22/10/10 Roll Cable 2 63 51,8 151,9 300

COESTRUSORE data prodotto linea diametro (mm) g vite (1/min) Q (kg/h) p (bar) 26/10/10 Roll Com 2 63 51,4 43,8 349 22/10/10 Roll Cable 2 63 50,9 45,4 348

70

2)DIAMETRO 125 LINEE 1-2

CORRUGATORE

data prodotto linea diametro (mm) T entrata (°C) T uscita (°C) v (m/min) 02/11/10 Roll Com 1 125 11,4 28,3 18,3 27/10/10 Roll Cable 2 125 12 24,3 15

ESTRUSORE data prodotto linea diametro (mm) g vite (1/min) Q (kg/h) p (bar)

02/11/10 Roll Com 1 125 81,5 464 281 27/10/10 Roll Cable 2 125 187 367,8 233

COESTRUSORE data prodotto linea diametro (mm) g vite (1/min) Q (kg/h) p (bar)

02/11/10 Roll Com 1 125 142,6 116,7 272 27/10/10 Roll Cable 2 125 115 97,9 271

Tabella 4.3 b :Influenza della linea sui parametri macchina (2)

Come dimostrano le due tabelle precedenti, la linea di estrusione ha un’influenza rilevante

sul valore dei parametri macchina;infatti,esclusa le temperatura d’entrata dell’acqua nel

corrugatore, si nota che gli altri parametri cambiano a seconda che il prodotto sia fatto, nei

due casi riportati,alla linea uno o alla linea due. In particolare, la velocità di produzione

permessa dalla linea uno è maggiore rispetto a quella consentita dalla linea due;

nell’estrusore, la portata di massa della linea uno è superiore rispetto alla linea

due,nonostante valga la relazione opposta per quanto riguarda i giri vite. Tale aspetto è

imputabile al diverso diametro della vite: infatti, l’estrusore della linea uno possiede una vite

con diametro di 90 mm,mentre la corrispettiva della linea due possiede un diametro di

75mm, per cui a parità di portata di massa fornita, la vite dell’estrusore uno effettua meno giri

al minuto perché è diametralmente più grande.

Gli andamenti dei parametri di macchina riportati ai paragrafi precedenti non tengono conto

dell’effetto della linea sui parametri stessi; pertanto, essi sono in relazione solamente con il

diametro del prodotto perché l’obiettivo della tesi è quello di elaborare un modello

previsionale in cui, per i parametri macchina,l’unico valore in ingresso sia il diametro del

tubo.

Inoltre, l’esperienza di tirocinio ha consentito la rilevazione di una quantità di dati non

sufficiente per classificare i parametri in base anche alla linea perché le produzioni possono

impiegare anche diversi giorni, per cui risulta molto difficile rilevare tutti i parametri di

interesse per ogni linea e per ogni diametro.

71

CAPITOLO 5

IL CONSUMO ENERGETICO E I COSTI DI PRODUZIONE

5.1 Potenze nominali istallate sulle linee Il presente capitolo ha lo scopo di evidenziare le potenze nominali istallate nelle linee, per poi

descrivere i dati numerici riguardo ai consumi energetici e ai costi di produzione, su cui si

baseranno le considerazioni statistiche al capitolo sette. Inoltre, poiché spesso si parla di

risparmio energetico negli impianti, si è analizzata una possibile causa di spreco energetico,

ipotizzando una soluzione tecnica per impedirlo.

LINEA 1 kW

LINEA 2 kW

LINEA 3 kW dosatori (D) 10

dosatori (D) 10

dosatori (D) 10

gruppo frigo(GF) 60

gruppo frigo (GF) 20

gruppo frigo (GF) 20 estrusore (E) 240

estrusore (E) 170

estrusore (E) 124

coestrusore (COE) 74

coestrusore (COE) 74

coestrusore (COE) 74 resistenze cilindro estrusore (RCE) 168

resistenze cilindro estrusore (RCE) 121

resistenze cilindro estrusore (RCE) 84

resistenze cilindro coestrusore (RCC) 49

resistenze cilindro coestrusore (RCC) 45

resistenze cilindro coestrusore (RCC) 49

resistenze testa(RT) 25

resistenze testa(RT) 25

resistenze testa(RT) 25 movimentazione corrugatore (MC) 40

movimentazione corrugatore (MC) 40

movimentazione corrugatore (MC) 40

ausiliari corrugatore (AC) 28

ausiliari corrugatore (AC) 28

ausiliari corrugatore (AC) 28

vasca di raffreddamento(VR) 5

vasca di raffreddamento(VR) 5

vasca di raffreddamento(VR) 5

Tabella 5.1 a : Potenzialità nominali istallate nelle linee

La tabella 5.1 indica per ogni elemento di linea la potenzialità nominale assorbita; essa

corrisponde alla potenzialità massima istallata e, nella pratica, ogni macchina o

strumentazione non viene mai sfruttata con rendimento pari a 1.

Dal confronto delle tre linee, emerge che le voci discriminanti sono le potenze nominali

dell’estrusore e delle rispettive fasce riscaldanti; infatti, le altre voci non presentano

differenze significative a seconda della linea di appartenenza,come è indicato dal Grafico 5.1

a che rappresenta le potenze nominali assorbite dalle diverse apparecchiature.

In precedenza si è accennato al fatto che tali valori sono nominali perché nella realtà le

potenze reali assorbite sono diverse. Infatti, concentrando l’attenzione sull’unità di

72

estrusione, si può risalire alle potenzialità reali assorbite attraverso i rendimenti indicati nella

Tabella 5.1 b. I rendimenti degli estrusori sono più alti rispetto a quelli dei coestrusori ma,

analizzando il delta tra valore nominale e reale, si nota che l’estrusore della linea uno è

quello sfruttato meno, pur avendo un rendimento del 64%.

Di seguito sono rappresentati gli andamenti delle potenze nominali delle diverse linee e

l’incidenza dei rendimenti sulle potenzialità reali assorbite dall’unità di estrusione per ogni

linea.

Grafico 5.1 a: Andamento delle potenze nominali per ogni linea

POTENZE NOMINALI(kW) RENDIMENTI(kW)

POTENZE REALI(kW) DELTA

ESTRUSORE LINEA 1(E1) 240 0,64 153,6 86,4 COESTRUSORE LINEA 1(COE1) 74 0,6 44,4 29,6

ESTRUSORE LINEA 2(E2) 170 0,65 110,5 59,5 COESTRUSORE LINEA 2(COE2) 74 0,55 40,7 33,3

ESTRUSORE LINEA 3(E3) 124 0,65 80,6 43,4 COESTRUSORE LINEA 3(COE3) 74 0,49 36,26 37,74

Tabella 5.1 b: Rendimenti delle unità di estrusione

Grafico 5.1 b: Differenza tra potenze nominali e reali assorbite

10

60

240

74

168

4925 40 28

510 20

170

74121

4525 40 28

510 20

124

74 8449

25 40 2850

50

100

150

200

250

300

kw

POTENZE NOMINALI ISTALLATE NELLE LINEE

linea 1linea 2linea 3

240

74

170

74

124

74

153,6

44,4

110,5

40,7

80,6

36,260

50

100

150

200

250

300Kw

elementi

POTENZE REALI E NOMINALI ASSORBITE DALL'UNITA' DI ESTRUSIONE

potenza nominale

potenza reale

73

5.2 Consumo energetico e costo di produzione in funzione del diametro del tubo

Contrariamente ai parametri macchina, le seguenti considerazioni sui costi di produzione e

sui consumi energetici sono supportate da dati forniti dall’Ufficio Produzione e si riferiscono

ad un periodo di nove mesi,dal 1 Gennaio ’10 al 30 Settembre ’10.

Inizialmente, i dati forniti erano il consumo energetico, il costo di produzione totale e il costo

di produzione per una tonnellata,calcolati per ogni diametro nelle rispettive linee di

produzione. Dividendo i costi totali con i relativi valori del costo a tonnellata si sono ricavate

le quantità prodotte con riferimento il periodo di osservazione; dividendo il consumo

energetico totale per le tonnellate prodotte si è determinato poi il consumo energetico per

una tonnellata di prodotto.

linea D (mm)

ton prod

ton/mese

cet kWh tot

costo prod totale

cps euro/ton

ces kWh/ton

cem kWh/mese

3 40 69,24 7,69 197317,56 21704,93 313,46 25646,73 21924,17 3 50 124,97 13,89 181181,63 19929,98 159,48 13048,36 20131,29 3 63 201,68 22,41 214130,87 23554,4 116,79 9555,54 23792,32 2 63 201,68 22,41 234111,92 25752,31 127,69 10447,36 26012,44 2 75 139,92 15,55 135763,71 14934,01 106,73 8732,45 15084,86 2 90 370,86 41,21 266614,53 29327,6 79,08 6470,18 29623,84 2 110 641,82 71,31 407786,84 44856,55 69,89 5718,27 45309,65 1 110 641,82 71,31 448221,31 49304,34 76,82 6285,27 49802,37 1 125 830,84 92,32 528864,26 58175,07 70,02 5728,91 58762,70 1 140 51,13 5,68 31433,86 3457,72 67,62 5532,55 3492,65 1 160 742,43 82,49 381473,46 41962,08 56,52 4624,36 42385,94

Tabella 5.2 a: Costi e consumi totali e specifici su 9 mesi di produzione

I parametri energetici e di costo descritti sono il cet (consumo energetico totale su 9 mesi di

produzione), il cps (costo di produzione specifico), il ces (consumo energetico specifico) ed

il cem (consumo energetico mensile).

Di seguito sono rappresentati gli andamenti dei parametri accennati in precedenza, in

funzione dei diametri prodotti e delle linee. Osservando i grafici corrispondenti, il consumo

energetico e il costo di produzione specifici sembrano essere inversamente proporzionali ai

diametri.

Sfruttando questa situazione, l’azienda tende a privilegiare la produzione dei diametri medio

- grandi,compatibilmente con le esigenze di mercato e di stock. Ciò è dimostrato dal grafico

5.2 c che rappresenta le tonnellate prodotte per ogni diametro, in relazione ai 9 mesi di

osservazione: i picchi di produzione si sono avuti per diametri 125 mm e 160 mm, prodotti

74

nella linea uno. L’elevata produzione di queste figure è stata dettata sicuramente da ragioni

di mercato e di ripristino delle scorte; tuttavia, i valori particolarmente bassi dei costi di

produzione e del consumo energetico specifici ne hanno favorito la programmazione

produttiva, assegnando gli ordini di produzione alla linea uno.

Grafico 5.2 a: Andamento del costo di produzione specifico

Grafico 5.2 b: Andamento del consumo energetico specifico

In particolare, il costo di produzione specifico presenta il valore massimo di 313,45 euro/ton

alla linea tre per il diametro 40 mm mentre il valore minimo del parametro è 56,52 euro/ton

rilevato alla linea uno con il 160 mm. Riguardo al consumo energetico specifico, il valore

minimo rilevato è di 4624,36 kWh/ton per la linea uno e il diametro 160 mm,mentre il valore

massimo è pari a 25646,73 kWh/ton per la linea tre e il diametro 40 mm.

Considerando i nove mesi di rilevazione dei parametri, si possono ricavare i consumi

energetici totali delle linee moltiplicando il consumo energetico specifico per le tonnellate

313,46

159,48127,69

106,7379,08 76,82 70,02 67,62 56,52

0

50

100

150

200

250

300

350

3(40) 3(50) 3(63) 2(63) 2(75) 2(90) 2(110) 1(110) 1(125) 1(140) 1(160)

euro/ton

linea(diametro nominale in mm)

COSTO PRODUZIONE SPECIFICO(CPS)

25646,73

13048,369555,54 8732,45

6470,18 6285,27 5532,554624,36

0

5000

10000

15000

20000

25000

30000

3(40) 3(50) 3(63) 2(63) 2(75) 2(90) 2(110) 1(110) 1(125) 1(140) 1(160)

kWh/ton

linea(diametro nominale in mm)

CONSUMO ENERGETICO SPECIFICO(CES)

75

prodotte in funzione del diametro e della linea. Il grafico 5.2.f dimostra che la linea uno

incide per il 46 % circa sui consumi energetici totali del periodo di riferimento; seguono poi le

linee due e tre rispettivamente con il 34,5% e con il 19,6%.

Grafico 5.2 c: Produzione totale in relazione al diametro del prodotto

Grafico 5.2 d: Produzione totale in relazione al diametro del prodotto

Grafico 5.2 e: Produzione totale in relazione al diametro del prodotto

69,24124,97

201,68

641,82

830,84

51,13

742,43

0100200300400500600700800900

3(40) 3(50) 3(63) 2(63) 2(75) 2(90) 2(110)1(110)1(125)1(140)1(160)

ton

linea(diametro nominale in mm)

TONS PRODOTTE NELLE LINEE

181181,63234111,92

135763,71

407786,84448221,31

528864,26

31433,86

381473,46

0

100000

200000

300000

400000

500000

600000

3(40) 3(50) 3(63) 2(63) 2(75) 2(90) 2(110)1(110)1(125)1(140)1(160)

kWh totali

linea(diametro nominale in mm)

CONSUMO ENERGETICO TOTALE(CET)

15084,86

45309,6549802,37

58762,70

3492,65

42385,94

0,00

10000,00

20000,00

30000,00

40000,00

50000,00

60000,00

70000,00

kWh/mese

linea (diametro nominale in mm)

CONSUMO ENERGETICO MENSILE(CEM)

76

Grafico 5.2 f :Consumo energetico percentuale delle linee nel periodo di riferimento

5.3 Zone di dissipazione energetica

Figura 5.3 : Azione delle fasce riscaldanti

Pur essendoci diverse zone di dissipazione di energia nella linea, la stazione più delicata in

questo senso è l’unità di estrusione; in particolare, il funzionamento delle fasce riscaldanti

attualmente istallate sui cilindri delle linee non è ottimizzato.

Infatti, come si vede in Figura 5.3, nella fase di avviamento la fascia riscaldante inizia a

lavorare al pieno della propria potenzialità calorifica ,raggiungendo all’istante t1 il valore

settato; a questo punto essa di spegne, per cui la temperatura del cilindro tende a diminuire.

Avvertendo tale fenomeno, tramite il sistema di gestione e rilevazione della temperatura, la

fascia riscaldante riprende a riscaldare sempre al 100% della propria potenzialità,

raggiungendo e superando la temperatura impostata del cilindro e questo processo “ad

45,92

34,50

19,58

CONSUNTIVO CONSUMO ENERGETICO % DI OGNI LINEA

linea 1

linea 2

linea 3

77

impulsi” si continua a ripetere. Il grafico soprastante evidenzia la quota energetica sprecata

nei picchi continui per il mantenimento del valore di set.

La soluzione consiste nell’istallare delle fasce che prevedano un impulso al 100% solo nella

fase iniziale di raggiungimento del valore settato; nella fase invece di mantenimento, la

potenzialità della resistenza dovrebbe essere circa il 30% di quella massima, in modo tale da

“inseguire” con più precisione il valore impostato di temperatura del cilindro.

Quest'aspetto è molto importante se si considera che la quota di energia termica fornita in

più dalle fasce non ottimizzate viene asportata tramite il sistema di soffianti;quindi, in questa

situazione si ha un duplice spreco di energia dovuto all’eccessivo riscaldamento del cilindro

e al suo raffreddamento forzato fino alla temperatura di set.

I maggiori costruttori di estrusori stanno introducendo una nuova tecnologia di riscaldamento

del cilindro per evitare fenomeni dissipativi come quelli accennati precedentemente. I nuovi

cilindri saranno riscaldati non più per conduzione tramite fasce in materiale ceramico,ma

attraverso onde elettromagnetiche ad infrarosso:in tale modo, il calore viene sviluppato in

modo più omogeneo e la superficie del cilindro risulterà a temperatura uniforme. Inoltre,

questo sistema sarà più efficiente e versatile perché la performance dell’apparato riscaldante

(e quindi la sua potenzialità) potrà essere regolabile agendo sulla sorgente di onde.

78

CAPITOLO 6

I PARAMETRI DIMENSIONALI DEL TUBO CORRUGATO

6.1 Andamento dei parametri dimensionali medi in funzione del diametro

I dati forniti dall’Ufficio Controllo Qualità si riferiscono a un periodo che va dal 10 Giugno ’10

all’ 8 Ottobre ’10; per ogni diametro, sono stati verificati i parametri dimensionali del tubo

(indicati in Figura 2.4.2 a) ed il peso al metro. La tabella 6.1 a sintetizza i valori medi dei

parametri per ogni diametro, per cui ogni valore è la media di undici rilevazioni effettuate in

date diverse nel periodo di studio. Lo scopo della trattazione è di descrivere l’andamento dei

parametri dimensionali medi, raccogliendo i dati utili per le considerazioni effettuate al

capitolo 7 e determinare poi dai dati effettivi rilevati il parametro dimensionale maggiormente

fuori specifica.

Di seguito saranno riportati gli andamenti grafici dei parametri dimensionali che, come nel

caso dei parametri macchina e dei consumi energetici, hanno un valore descrittivo del

campione rilevato, senza alcuna valenza inferenziale.

DN(mm) DE (mm) D I (mm) A (mm) B (mm) sp1 (mm) sp2 (mm) p(g/m) 40 40,39 32,77 4,55 3,85 0,42 0,25 111,09 50 50,47 41,56 5,11 4,51 0,44 0,23 148,18 63 63,70 52,74 6,90 5,55 0,45 0,18 178,73 75 76,11 62,80 7,16 6,70 0,42 0,29 233,91 90 91,38 76,37 8,05 7,58 0,48 0,33 320,91

110 111,66 93,92 10,89 8,88 0,59 0,34 415,00 125 126,78 107,90 10,62 9,56 0,60 0,35 514,27 160 162,14 138,45 13,37 11,81 0,71 0,37 776,55

Tabella 6.1 :Valori medi dei parametri dimensionali in funzione del diametro nominale

Grafico 6.1 a: Andamento diametro esterno Grafico 6.1 b: Andamento diametro interno

40,39 50,4763,70

76,1191,38

111,66126,78

162,14

0,00

50,00

100,00

150,00

200,00

40 50 63 75 90 110 125 160

mm

diametri nominali(mm)

DE

32,77 41,5652,74

62,8076,37

93,92107,90

138,45

0,00

50,00

100,00

150,00

40 50 63 75 90 110 125 160

mm

diametri nominali(mm)

DI

79

Grafico 6.1 c: Andamento larghezza costa Grafico 6.1 d: Andamento altezza costa

Grafico 6.1 e: Andamento spessore strato esterno Grafico 6.1 f: Andamento spessore strato interno

Grafico 6.1 g: Andamento peso al metro

Osservando visivamente i grafici soprastanti, si nota che l’andamento dei dati sperimentali

rilevati è generalmente lineare rispetto al diametro del prodotto; il set di dati riguardo lo

spessore dello strato interno (sp2) presenta un dato anomalo per il diametro 63 mm, in

contrasto con la tendenza del campione di osservazioni.

4,55 5,116,90 7,16

8,05

10,8910,62

13,37

0,002,004,006,008,00

10,0012,0014,0016,00

40 50 63 75 90 110 125 160

mm

diametri nominali(mm)

A

3,85 4,515,55

6,707,58

8,88 9,56

11,81

0,00

2,00

4,00

6,00

8,00

10,00

12,00

14,00

40 50 63 75 90 110 125 160

mm

diametri nominali(mm)

B

0,42 0,44 0,45 0,420,48

0,59 0,60

0,71

0,000,100,200,300,400,500,600,700,80

40 50 63 75 90 110 125 160

mm

diametri nominali(mm)

sp1

0,250,23

0,18

0,290,33 0,34 0,35 0,37

0,000,050,100,150,200,250,300,350,40

40 50 63 75 90 110 125 160

mm

diametri nominali(mm)

sp2

111,09148,18178,73233,91

320,91415,00

514,27

776,55

0,00100,00200,00300,00400,00500,00600,00700,00800,00900,00

40 50 63 75 90 110 125 160

mm

diametri nominali(mm)

p

80

6.2 Parametri dimensionali effettivi rilevati

Al paragrafo 6.1 si sono esaminati gli andamenti medi dei parametri dimensionali del tubo;

come già accennato, essi sono la media di 11 rilevazioni per ciascun parametro,in funzione

del diametro del prodotto. Nelle tabelle seguenti sono indicate tutte le rilevazioni, la cui

dispersione è dettata dalla deviazione standard per ogni parametro esaminato.

campione d.nominale de(mm) di (mm) A(mm) B(mm) sp1(mm) sp2(mm) peso (g/m) 1 40 40,4 33,01 4,6 3,87 0,5 0,38 120 2 40 40,43 32,84 4,61 3,9 0,54 0,36 122 3 40 40,39 32,83 4,56 3,91 0,39 0,22 111 4 40 40,35 32,81 4,53 3,9 0,41 0,24 107 5 40 40,39 32,64 4,52 3,86 0,4 0,2 109 6 40 40,38 32,73 4,46 3,84 0,41 0,2 109 7 40 40,34 32,75 4,57 3,78 0,4 0,23 109 8 40 40,29 32,69 4,48 3,82 0,43 0,24 110 9 40 40,43 32,69 4,59 3,85 0,39 0,25 109 10 40 40,4 32,63 4,53 3,8 0,4 0,27 109 11 40 40,44 32,8 4,56 3,81 0,39 0,2 107

media(mm) 40,38 32,76 4,55 3,85 0,43 0,26 111,50

dev std(mm) 0,04 0,10 0,05 0,04 0,05 0,06 5,05

Tabella 6.2 a:Rilevazioni diametro 40 mm

campione d.nominale de(mm) di (mm) A(mm) B(mm) sp1(mm) sp2(mm) peso (g/m) 1 50 50,49 41,41 5,07 4,53 0,46 0,19 150 2 50 50,56 41,58 4,89 4,53 0,44 0,2 149 3 50 50,56 41,55 4,99 4,54 0,43 0,18 147 4 50 50,54 41,58 4,94 4,55 0,48 0,31 154 5 50 50,42 41,61 5,14 4,5 0,45 0,28 150 6 50 50,46 41,54 5,25 4,51 0,44 0,23 148 7 50 50,39 41,85 5,33 4,4 0,44 0,23 145 8 50 50,31 41,59 5,35 4,53 0,45 0,21 145 9 50 50,53 41,43 5,12 4,52 0,45 0,27 151 10 50 50,47 41,51 5,1 4,5 0,43 0,24 147 11 50 50,43 41,56 5,08 4,51 0,42 0,2 144

media(mm) 50,47 41,56 5,11 4,51 0,44 0,23 148,18

dev std(mm) 0,08 0,11 0,15 0,04 0,02 0,04 2,99

Tabella 6.2 b:Rilevazioni diametro 50 mm

81

Tabella 6.2 c: Rilevazioni diametro 63 mm

campione d.nominale de(mm) di (mm) A(mm) B(mm) sp1(mm) sp2(mm) peso (g/m) 1 75 76,01 62,89 7,19 6,75 0,47 0,34 234 2 75 76,16 62,72 7,31 6,7 0,43 0,31 233 3 75 76,07 62,87 7,37 6,76 0,46 0,31 248 4 75 76,19 62,87 7,39 6,8 0,47 0,3 231 5 75 76,18 62,65 7,09 6,67 0,4 0,27 230 6 75 76,25 62,74 6,96 6,67 0,42 0,35 248 7 75 76,13 62,85 7,06 6,65 0,43 0,29 230 8 75 75,89 62,67 6,96 6,68 0,38 0,22 227 9 75 76,03 62,88 7,21 6,72 0,4 0,25 237 10 75 76,12 62,86 7,08 6,63 0,39 0,23 227 11 75 76,13 62,82 7,18 6,71 0,4 0,27 228

media(mm) 76,11 62,80 7,16 6,70 0,42 0,29 233,91

dev std(mm) 0,10 0,09 0,15 0,05 0,03 0,04 7,60

Tabella 6.2 d: Rilevazioni diametro 75 mm

campione d.nominale de(mm) di (mm) A(mm) B(mm) sp1(mm) sp2(mm) peso (g/m) 1 90 91,2 76,43 8,04 7,62 0,5 0,36 316 2 90 91,38 76,57 7,93 7,59 0,52 0,33 313 3 90 91,35 76,44 8,03 7,62 0,48 0,36 315 4 90 91,35 76,24 8,15 7,6 0,49 0,31 315 5 90 91,2 76,48 8,22 7,55 0,48 0,31 311 6 90 91,58 76,35 8,01 7,64 0,52 0,32 330 7 90 91,51 76,34 8,11 7,66 0,47 0,38 331 8 90 91,56 76,24 8,02 7,65 0,47 0,35 332 9 90 91,38 76,25 8,08 7,52 0,48 0,32 325 10 90 91,29 76,38 7,99 7,42 0,48 0,35 329 11 90 91,43 76,3 7,93 7,55 0,44 0,27 313

media(mm) 91,38 76,372 8,058 7,587 0,489 0,339 321,7

dev std(mm) 0,13 0,11 0,09 0,07 0,02 0,03 8,41

Tabella 6.2 e: Rilevazioni diametro 90 mm

campione d.nominale de(mm) di (mm) A(mm) B(mm) sp1(mm) sp2(mm) peso (g/m) 1 63 63,89 52,88 7,13 5,63 0,48 0,27 183 2 63 63,74 52,66 6,67 5,54 0,45 0,18 184 3 63 63,6 52,73 7,05 5,55 0,44 0,15 176 4 63 63,72 52,76 7,09 5,54 0,51 0,16 177 5 63 63,66 52,69 7,06 5,5 0,45 0,13 174 6 63 63,82 52,77 6,75 5,54 0,48 0,18 182 7 63 63,6 52,78 6,98 5,42 0,43 0,18 178 8 63 63,69 52,63 6,78 5,45 0,42 0,18 177 9 63 63,74 52,71 6,76 5,61 0,43 0,17 176 10 63 63,57 52,78 6,83 5,5 0,46 0,17 176 11 63 63,68 52,79 6,77 5,52 0,45 0,19 183

media(mm) 63,70 52,74 6,90 5,55 0,45 0,18 178,73

dev std(mm) 0,10 0,07 0,17 0,06 0,03 0,03 3,55

82

Tabella 6.2 f : Rilevazioni diametro 110 mm

Tabella 6.2 g : Rilevazioni diametro 125 mm

campione d.nominale de(mm) di (mm) A(mm) B(mm) sp1(mm) sp2(mm) peso (g/m) 1 160 161,96 138,31 13,39 11,71 0,79 0,36 782 2 160 162 138,16 13,42 11,8 0,71 0,34 772 3 160 162,08 138,32 13,37 11,86 0,78 0,36 776 4 160 162,05 138,35 13,31 11,87 0,7 0,39 774 5 160 162,18 138,7 13,47 11,81 0,68 0,39 783 6 160 162,38 138,68 13,43 11,74 0,67 0,42 775 7 160 162,32 138,44 13,51 11,84 0,67 0,35 773 8 160 162,21 138,61 13,23 11,79 0,69 0,37 771 9 160 162,16 138,31 13,29 11,87 0,68 0,33 772 10 160 162,14 138,55 13,27 11,78 0,7 0,37 779 11 160 162,1 138,48 13,37 11,82 0,7 0,36 785

media(mm) 162,14 138,45 13,37 11,81 0,71 0,37 776,55

dev std(mm) 0,13 0,17 0,09 0,05 0,04 0,03 4,93

Tabella 6.2 h : Rilevazioni diametro 160 mm

campione d.nominale de(mm) di (mm) A(mm) B(mm) sp1(mm) sp2(mm) peso (g/m) 1 110 111,71 94,03 11 8,91 0,6 0,42 415 2 110 111,66 94,17 10,96 8,8 0,71 0,43 413 3 110 111,56 94,17 11,04 8,75 0,66 0,39 413 4 110 111,65 93,91 10,94 8,96 0,6 0,35 418 5 110 111,62 93,78 10,97 8,98 0,61 0,3 417 6 110 111,72 93,93 10,95 8,94 0,6 0,3 410 7 110 111,5 93,8 10,98 8,92 0,56 0,3 407 8 110 111,7 93,94 10,87 8,87 0,55 0,33 423 9 110 111,68 93,73 10,83 8,9 0,56 0,27 411 10 110 111,72 93,84 10,86 8,86 0,53 0,29 420 11 110 111,71 93,83 10,96 8,83 0,53 0,34 418

media(mm) 111,652 93,93 9,94545455 8,889 0,598 0,338 414,7

dev std(mm) 0,07 0,15 0,06 0,07 0,06 0,05 4,73

campione d.nominale de(mm) di (mm) A(mm) B(mm) sp1(mm) sp2(mm) peso (g/m) 1 125 126,61 108,26 10,66 9,55 0,62 0,39 516 2 125 126,68 108 10,62 9,46 0,63 0,36 525 3 125 126,59 107,94 10,56 9,57 0,61 0,36 518 4 125 126,79 107,82 10,69 9,58 0,6 0,33 515 5 125 126,79 107,97 10,73 9,61 0,61 0,35 519 6 125 126,89 107,82 10,67 9,78 0,65 0,37 517 7 125 126,76 107,6 10,6 9,58 0,58 0,32 509 8 125 126,86 107,95 10,58 9,56 0,59 0,34 505 9 125 126,79 107,88 10,58 9,61 0,55 0,35 502 10 125 126,85 107,83 10,43 9,47 0,55 0,37 506 11 125 126,98 107,78 10,65 9,43 0,59 0,34 525

media(mm) 126,78 107,90 10,62 9,56 0,60 0,35 514,27

dev std(mm) 0,12 0,16 0,08 0,09 0,03 0,02 7,81

83

I dati effettivi sono stati presentati per completezza ed hanno lo scopo di evidenziare il

procedimento che ha portato alla creazione della tabella 6.1.Tuttavia, a livello analitico, si è

preferito evitare di descrivere gli andamenti specifici dei dati rilevati perché il capitolo ha la

funzione di presentare la descrizione media dei parametri,da cui si ricaveranno le leggi per il

modello previsionale. Essendo il modello una stima,si è scelto di analizzare solo l’andamento

dei valori medi in modo tale da essere coerenti con il carattere “non deterministico” del

modello ed avere un numero di dati facilmente gestibile.

6.3 Analisi delle non conformità dei parametri dimensionali

Grazie ai dati forniti dal Controllo Qualità, è stato possibile verificare quale parametro

dimensionale del prodotto sia il più critico; in particolare, si è verificato il numero di

osservazioni su 11 rilevate che non erano conformi al valore di specifica,indicato per ogni

parametro e diametro nella Tabella 6.2 a.

DN(mm) de (mm) di (mm) A (mm) B (mm) sp1 (mm) sp2 (mm) p(g/m) 40 40+0.7max min 32.2 min 4.1 min 3.9 min0.4 min0.2 103-107 50 50+0.9 max min 40.8 min 4.6 min 4.6 min 0.5 min 0.2 145-155 63 63+1.2 max min 51.5 min 6.2 min 5.75 min 0.5 min 0.2 180-190 75 75+1.4max min 61.5 min 6.8 min 6.75 min 0.4 min 0.2 225-235 90 90+1.7max min 74.8 min7.6 min7.6 min 0.5 min 0.2 310-320 110 110+2max min 92.2 min 10.3 min 8.9 min 0.5 min 0.2 410-430 125 125+2.3max min 105.7 min 10 min 9.65 min 0.6 min 0.2 515-535 160 160+2.9max min 136.4 min 12.7 min 11.8 min 0.7 min 0.2 765-795

Tabella 6.3 a: Valori di specifica per ogni in funzione del parametro dimensionale e del diametro

Dall’analisi accennata sopra,si sono calcolati i coefficienti di non conformità(CNF) tramite

il rapporto tra il numero di osservazioni non conformi e il numero totale di osservazioni,ossia

11; questo procedimento ha portato ai risultati in Tabella 6.2 b.

DN(mm) CNF de CNF di CNF A CNF B CNF sp1 CNF sp2 CNF p 40 0 0 0 0,73 0,27 0,00 0,82 50 0 0 0 1,00 1,00 0,18 0,09 63 0 0 0 1,00 0,91 0,91 0,64 75 0 0 0 0,73 0,18 0,00 0,27 90 0 0 0 0,45 0,73 0,00 0,45

110 0 0 0 0,45 0,00 0,00 0,09 125 0 0 0 0,91 0,45 0,00 0,36 160 0 0 0 0,36 0,45 0,00 0,00

Tabella 6.3 b: CNF in funzione del parametro e del diametro del prodotto

In seguito, si sono calcolati i CNF MEDI per evidenziare quale parametro presenta la non

conformità mediamente più alta considerando la gamma dei prodotti principali e tali valori si

sono rappresentati nel Grafico 6.2 a.

84

CNF MEDIO DE

CNF MEDIO DI

CNF MEDIO A

CNF MEDIO B

CNF MEDIO sp1

CNF MEDIO sp2

CNF MEDIO p

0 0 0 0,70 0,5 0,14 0,34 Tabella 6.3 c: CNF MEDI in funzione del parametro e del diametro del prodotto

Come si nota dal grafico, il valore mediamente più alto di non conformità è caratteristico del

parametro B, ossia dell’altezza della costa. Tuttavia, dal punto di vista funzionale, B non ha

un ruolo decisivo, mentre i parametri determinanti per le caratteristiche meccaniche sono A e

lo spessore dello strato esterno sp1. In questo senso, A è perfettamente in linea con le

specifiche mentre sp1 presenta un CNF MEDIO di 0.5.

Grafico 6.3: CNF MEDI in funzione del tipo di tubo

Per ovviare alla non conformità del parametro sp1, è importante effettuare un maggiore

controllo negli organi di regolazione dello spessore in macchina. In particolare, una soluzione

potrebbe essere l’istallazione di un sistema di scansione, collegato in modo retroattivo alle

viti di regolazione della testa, che permetta il monitoraggio continuo dello spessore sulla

circonferenza del tubo e, in base all’errore riscontrato,invii dei segnali di correzione alla

filiera. In questo modo, la regolazione dello spessore avviene più tempestivamente rispetto

all’attuale modalità riscontrata in linea. Tuttavia, è ovvio che implementare un sistema di

regolazione automatico degli spessori comporta un costo di strumentazione e istallazione

importante, giustificabile solo per volumi produttivi considerevoli.

0 0 0

0,70

0,5

0,14

0,34

0

0,1

0,2

0,3

0,4

0,5

0,6

0,7

0,8

CNF MEDIO E

CNF MEDIO I

CNF MEDIO A

CNF MEDIO B

CNF MEDIO SP1

CNF MEDIO SP2

CNF MEDIO P

tipo parametro

CNF MEDI

85

CAPITOLO 7

RELAZIONI DEI PARAMETRI MACCHINA, DIMENSIONALI,DEL CONSUMO ENERGETICO E DEL

COSTO DI PRODUZIONE SPECIFICI

7.1 Determinazione equazioni dei parametri di macchina

Il primo passo per la determinazione del modello previsionale è la stima della retta di

regressione per il set campionario a disposizione; tramite il calcolo dei coefficienti b1 e b0, si

ottiene una retta che restituisce un output in funzione di un valore di input, nella fattispecie il

diametro del tubo.

È fondamentale rilevare che la stima delle rette di regressione è un’analisi statistica

descrittiva, pertanto non è corretto estendere tali relazioni a tutta la popolazione di dati

campionari facenti parte il processo produttivo.

Di seguito, sono riportati i procedimenti per la stima delle rette di regressione per i parametri

di linea,suddivisi in base alla stazione di competenza.

7.1.1 Estrusore

La tabella 7.1.1 a riassume i parametri macchina che interessano l’estrusore;verranno

stimate in ordine le equazioni della portata, della pressione e dei giri vite.

PARAMETRI MACCHINA: ESTRUSORE diametro (mm) portata (kg/h) pressione (bar) giri vite (1/min)

40 58,4 338 28,2 63 151,9 300 51,8 90 224 257 81,3 110 361 341 173,7 125 367,8 233 187 160 554 334 96,7

d medio Q media p media g media 98 286,1833333 300,5 103,12

Tabella 7.1.1 a :Sintesi parametri estrusore

86

1)RETTA PORTATA d-dmedia Q-Qmedia (d-dmedia)*(Q-Qmedia) (d-dmedia)^2

-58 -227,7833 13211,4314 3364 -35 -134,2833 4699,9155 1225 -8 -62,1833 497,4664 64 12 74,8167 897,8004 144 27 81,6167 2203,6509 729 62 267,8167 16604,6354 3844

somma somma 38114,9 9370 Q=4,07*D-112,457

b1 b0 indice di correlazione 4,067758805 -112,45703 0,99132188 Tabella 7.1.1 b :Procedimento analitico per la stima della retta di portata

2)RETTA PRESSIONE d-d media p-pmedia (d-dmedia)*(p-pmedia) (d-dmedia)^2

-58 37,5 -2175 3364 -35 -0,5 17,5 1225 -8 -43,5 348 64 12 40,5 486 144 27 -67,5 -1822,5 729 62 33,5 2077 3844

somma somma -1069 9370 P=-0,11409*D+311,7

b1 b0 indice di correlazione -0,114087513 311,6805763 -0,10717581 Tabella 7.1.1 c :Procedimento analitico per la stima della retta di pressione

3)RETTA GIRI VITE d-d media g-gmedia (d-dmedia)*(g-gmedia) (d-dmedia)^2

-58 -74,9167 4345,1686 3364 -35 -51,3167 1796,0845 1225 -8 -21,8167 174,5336 64 12 70,5833 846,9996 144 27 83,8833 2264,8491 729 62 -6,4167 -397,8354 3844 somma somma 9029,8 9370

G=0,963693*D+8,674788 b1 b0 indice di correlazione 0,963692636 8,674788332 0,647098243 Tabella 7.1.1 d :Procedimento analitico per la stima della retta dei giri vite

Il campione di dati esaminato evidenzia che la portata dell’estrusore è in relazione lineare

diretta con il diametro del tubo; ciò è dimostrato dall’indice di correlazione pari a 0,99.

Tuttavia, essendo proporzionale alla sezione di passaggio, è più corretto affermare che

tecnicamente essa è proporzionale al quadrato del diametro. La retta di regressione ricavata

87

è Q=4,07*D-112,457, dove Q è la portata di fuso espressa in kg/h mentre D è il diametro del

tubo espresso in mm.

Considerando l’analisi effettuata per la pressione del fuso alla fine dell’estrusore, l’indice di

correlazione pari a -0,107 indica l’assenza di una relazione lineare tra il parametro pressione

e il diametro del tubo, pertanto la retta ricavata con l’analisi di regressione non può essere

inserita nel modello previsionale. Come mostra l’andamento del Grafico 4.1.2.c , la pressione

ha un comportamento oscillante tra il valore minimo di 233 bar ed il valore massimo di 341

bar per cui,in prima approssimazione, il diametro del tubo sembra non influire sulla pressione

alla fine dell’estrusore. Tale fenomeno è giustificabile riflettendo sui sistemi di rilevazione

della pressione nell’unità di estrusione; infatti, come indicato in Figura 3.4.2 n, il sensore di

rilevamento della pressione è situato in una zona standard della macchina perché la sezione

di uscita dall’estrusore rimane costante per tutti i diametri prodotti. La modifica delle aree di

passaggio del materiale avviene a valle del punto di rilevamento e quindi non incide sul

valore di pressione rilevato. Se si volesse rilevare la pressione del fuso nell’iniettore della

filiera di estrusione, occorrerebbe istallare un sensore di pressione specifico ed è probabile

che il valore ottenuto sia più basso rispetto a quello rilevato all’uscita dell’estrusore perché

occorre considerare le perdite di carico; infatti, tanto più si ha una diminuzione della sezione

di passaggio nella filiera rispetto all’uscita dell’estrusore, tanto più le perdite di carico faranno

abbassare la pressione del fuso nella testa.

Anche per i giri vite l’indice di correlazione non è significativo nell’ottica di una relazione

lineare. I giri vite dell’estrusore sono funzione della portata estrusa e del diametro della vite

stessa; poiché i dati campionari sono stati rilevati in linee i cui estrusori hanno diametri di vite

diversi, il parametro diventa una funzione in due variabili (portata e diametro vite) che non si

può chiaramente approssimare ad una retta. Pertanto, i giri vite dell’estrusore non possono

essere inseriti tra i parametri stimati dal modello perché esso richiede come unica variabile

indipendente il diametro del prodotto .

7.1.2 Coestrusore

PARAMETRI MACCHINA: COESTRUSORE diametro (mm) portata (kg/h) pressione (bar) g vite (1/min)

40 19,4 339 22,2 63 45,4 348 50,9 90 63 265 74,7 110 108 354 124,1 125 97,9 271 115 160 138 325 170,7

d medio Q media p media g vite medi 98 78,61666667 317 92,93

Tabella 7.2.2 a : Sintesi dati corrugatore

88

Analogamente all’estrusore, si sono calcolate e commentate le relazioni per quanto riguarda

i parametri del coestrusore ossia portata,pressione del fuso e giri vite.

1)RETTA PORTATA d-dmedia Q-Qmedia (d-dmedia)*(Q-Qmedia) (d-dmedia)^2

-58 -59,2167 3434,5686 3364 -35 -33,2167 1162,5845 1225 -8 -15,6167 124,9336 64 12 29,3833 352,5996 144 27 19,2833 520,6491 729 62 59,3833 3681,7646 3844 somma somma 9277,1 9370

Q=0,99009*D-18,4117 b1 b0 indice di correlazione 0,9900854 -18,4117 0,977367004 Tabella 7.1.2 b: Procedimento analitico per la stima della retta di portata

2)RETTA PRESSIONE d-dmedia p-pmedia (d-dmedia)*(p-pmedia) (d-dmedia)^2

-58 22 -1276 3364 -35 31 -1085 1225 -8 -52 416 64 12 37 444 144 27 -46 -1242 729 62 8 496 3844 somma somma -2247 9370

P=-0,23981*D+340,501 b1 b0 indice di correlazione -0,239807898 340,501174 -0,26457227 Tabella 7.1.2 c :Procedimento analitico per la stima della retta di pressione

3)RETTA GIRI VITE d-dmedia g-gmedia (d-dmedia)*(g-gmedia) (d-dmedia)^2

-58 -70,73 4102,34 3364 -35 -42,03 1471,05 1225 -8 -18,23 145,84 64 12 31,17 374,04 144 27 22,07 595,89 729 62 77,77 4821,74 3844 somma somma 11510,9 9370

G=1,22848*D-27,4582 b1 b0 indice di correlazione 1,228484525 -27,45815012 0,983870551 Tabella 7.1.2 d :Procedimento analitico per la stima della retta dei giri vite

L’analisi statistica effettuata per la portata del coestrusore indica una dipendenza lineare

diretta, anche se essa è leggermente inferiore a quella riscontrata per la portata

dell’estrusore, dato l’indice di correlazione pari a 0,977. La retta di regressione è

89

Q=0,99009*D-18,4117. Inoltre,l’indice di correlazione calcolato per la pressione del fuso

evidenzia l’assenza di una relazione lineare tra il parametro e il diametro del tubo, pertanto la

retta calcolata non ha significato. Essendo il coestrusore un estrusore di dimensioni ridotte,

le ragioni dell’andamento costante della pressione del fuso sono le stesse evidenziate per

l’estrusore.

I dati riguardanti i giri vite hanno evidenziato una forte relazione diretta con il diametro del

tubo. In precedenza, si è accennato che essi sono funzione della portata e del diametro della

vite: in questo campione di dati, il diametro della vite è costante in quanto su tutte e tre le

linee i coestrusori sono equipaggiati con viti da 45 mm. Quindi,i giri vite diventano funzione

solamente della portata estrusa ed essendo essa linearmente dipendente dal diametro al

quadrato del tubo,anche i giri vite saranno linearmente dipendenti con il diametro del

prodotto. Pertanto, la retta di regressione calcolata G=1,22848*D-27,4582 ha significato .

7.1.3 Corrugatore

Di seguito sono riportate le analisi statistiche che hanno determinato le relazioni per i

parametri del corrugatore; si sono calcolati anche gli indici di correlazione per evidenziare il

carattere lineare o non lineare della relazione determinata.

PARAMETRI MACCHINA: CORRUGATORE diametro (mm) v (m/min) tA (°C) tR (°C)

40 12,18 12 17,9 63 18 12,1 21,8 90 15,3 12,1 21,6 110 19,25 12,9 24,1 125 15 12 24,3 160 15 12,1 31,6

d media v media tA media tR media 98 15,78833333 12,2 23,55

Tabella 7.1.3 a :Sintesi parametri corrugatore

1)RETTA VELOCITA' DI CORRUGAMENTO d-dmedia v-vmedia (d-dmedia)*(v-vmedia) (d-dmedia)^2

-58 -3,6083 209,2814 3364 -35 2,2117 -77,4095 1225 -8 -0,4883 3,9064 64 12 3,4617 41,5404 144 27 -0,7883 -21,2841 729 62 -0,7883 -48,8746 3844 somma somma 107,16 9370

v=0,011436*D+14,6676 b1 b0 indice correlazione 0,0114365 14,66755639 0,197634857 Tabella 7.1.3 b: Procedimento analitico stima retta di velocità

90

2)RETTA TEMPERATURA DI ANDATA AL CORRUGATORE d-dmedia tA-tAmedia (d-dmedia)*(tA-tAmedia) (d-dmedia)^2

-58 -0,2 11,6 3364 -35 -0,1 3,5 1225 -8 -0,1 0,8 64 12 0,7 8,4 144 27 -0,2 -5,4 729 62 -0,1 -6,2 3844

somma somma 12,7 9370 tA=0,00136*D+12.067172

b1 b0 indice correlazione 0,00135539 12,06717182 0,169378507 Tabella 7.1.3 c: Procedimento analitico stima temperatura di andata

3)RETTA TEMPERATURA DI RITORNO AL GRUPPO FRIGO d-dmedia tR-tRmedia (d-dmedia)*(tR-tRmedia) (d-dmedia)^2

-58 -5,65 327,7 3364 -35 -1,75 61,25 1225 -8 -1,95 15,6 64 12 0,55 6,6 144 27 0,75 20,25 729 62 8,05 499,1 3844 somma somma 930,5 9370

tR=0,09931*D+13,817983 b1 b0 indice correlazione 0,0993063 13,81798292 0,940550168 Tabella 7.1.3 d: Procedimento analitico stima della retta della temperature di ritorno

L’indice di correlazione ricavato nell’analisi della velocità del corrugatore è pari a 0,2,pertanto

non esiste una relazione lineare con il

diametro del tubo. Tramite la definizione

della linea di tendenza evidenziata nel

Grafico 7.1.3, si è allora ricavata una

relazione di secondo grado per esprimere la

velocità di corrugamento funzione del

diametro del tubo. La relazione calcolata è

v(m/min) = -0,6304(D/100)2 + 4,6711(D/100) + 9 dove 100 è il fattore di correzione dei

millimetri in metri. La velocità di corrugamento

presenta valori inferiori a 15 m/min per il

diametro 40 mm perché le sollecitazioni meccaniche dovute alla chiusura degli stampi, alle

vibrazioni e allo stiro da parte dell’ avvolgitore non devono determinare la rottura del tubo;

infatti, se la velocità di corrugamento raggiungesse valori troppo elevati la struttura del

Grafico 7.1.3 : Relazione tra la velocità del corrugatore e il diametro

12,18

1815,3

19,25

15 15

0

5

10

15

20

25

40 63 90 110 125 160

m/min

diametro nominale(mm)

STIMA VELOCITA' CORRUGATORE

v reale

Poli. (v reale)

91

prodotto potrebbe non avere la resistenza meccanica sufficiente per opporsi agli sforzi

accennati sopra perché la massa di materiale è in quantità insufficiente. Invece, per diametri

grandi per esempio il 160 mm non esiste tale problema perché le dimensioni del tubo

garantiscono una quantità di massa che resiste molto bene alle sollecitazioni meccaniche

lungo la linea. La ragione per cui la velocità assume valori comunque relativamente bassi (15

m/min) è da ricercare nei limiti prestazionali della macchina:per diametri grandi le portate in

gioco costringono l’unità di estrusione a lavorare vicino alle prestazioni massime per

cui,aumentando ulteriormente la velocità di produzione,si porterebbe le macchine a lavorare

in condizioni non sostenibili dal punto di vista tecnico. I diametri medi ad esempio il 110 mm

prevedono una portata di massa dell’unità di estrusione che è sostenibile dalle macchina per

cui ha senso l’aumento della velocità di produzione,anche perché il tubo è strutturalmente

più resistente alle sollecitazioni impresse dalle varie stazioni di linea. Riguardo alla

temperatura di andata dell’acqua di raffreddamento(dal circuito frigorifero al

corrugatore),emerge un andamento sostanzialmente costante(come si vede nel Grafico 4.1.1

b) in funzione del diametro del prodotto e l’indice di correlazione di 0,2 calcolato nell’analisi di

regressione lo dimostra. Per mantenere costante la temperatura di ritorno al corrugatore è

necessaria una regolazione della portata d’acqua fluente nel circuito refrigerante poiché il

flusso di calore da asportare aumenta linearmente con il diametro al quadrato,essendo

legato alla portata di materiale estruso. Perciò, tanto più aumenta la portata di massa e

quindi il flusso di calore, tanto più fluido frigorifero dovrà circolare nell’impianto di circolazione

dei liquidi refrigeranti.

L’analisi effettuata per la temperatura di ritorno dell’acqua di raffreddamento ha evidenziato

un indice di correlazione pari a 0,941, pertanto la dipendenza lineare diretta del parametro

rispetto al diametro è evidente; la retta di regressione trovata è tR=0,09931*D+13,817983 e

può essere considerata valida al fine del modello previsionale finale.

92

7.2 Determinazione equazioni dei parametri dimensionali

I dati contenuti nella tabella 6.1 rappresentano i valori medi dei parametri per ogni diametro,

ricavati dai dati effettivi rilevati indicati nelle tabelle del paragrafo 6.2. Per ogni parametro, si

è condotta l’analisi statistica per il calcolo della retta di regressione campionaria che

approssima l’andamento del rispettivo campione di dati in esame. Inoltre, per determinare la

bontà della retta come stima dei dati si è calcolato anche l’indice di correlazione; le tabelle

seguenti presentano le procedure analitiche per il calcolo delle rette di regressione.

Tabella 7.2 a: Procedimento analitico stima della retta diametro esterno

Tabella 7.2 b: Procedimento analitico stima della retta diametro interno

1)RETTA DIAMETRO ESTERNO dn-dnmedia de-demedia (dn-dnmedia)*… (dn-dnmedia)^2

-49,125 -49,94 2453,525795 2413,265625 -39,125 -39,86 1559,558068 1530,765625 -26,125 -26,63 695,685 682,515625 -14,125 -14,22 200,9217045 199,515625 0,875 1,05 0,922727273 0,765625

20,875 21,33 445,2068182 435,765625 35,875 36,45 1307,676364 1287,015625 70,875 71,81 5089,791477 5023,265625

somma somma

11753,28795 11572,875 de=1,015589*D-0,159868 b1 b0 indice correlazione

1,015589294 -0,185986766 0,999995216

2)RETTA DIAMETRO INTERNO dn-dnmedia di-dimedia (dn-dnmedia)*….. (dn-dnmedia)^2

-49,125 -43,04 2114,563295 2413,265625 -39,125 -34,25 1339,853409 1530,765625 -26,125 -23,07 602,60875 682,515625 -14,125 -13,01 183,7405682 199,515625 0,875 0,56 0,486022727 0,765625

20,875 18,11 378,0652273 435,765625 35,875 32,09 1151,065682 1287,015625 70,875 62,64 4439,352273 5023,265625

somma somma 10209,73523 11572,875

di=0,8822*D-2,814 b1 b0 indice correlazione 0,882212521 -2,814236376 0,999955502

93

Tabella 7.2 c: Procedimento analitico stima della retta larghezza costa

4)RETTA ALTEZZA DI COSTA dn-dnmedia B-Bmedia (dn-dnmedia)*(…) (dn-dnmedia)^2

-49,125 -3,46 170,0171591 2413,265625 -39,125 -2,80 109,5144318 1530,765625 -26,125 -1,76 46,08885417 682,515625 -14,125 -0,61 8,564886364 199,515625 0,875 0,27 0,239431818 0,765625

20,875 1,57 32,84965909 435,765625 35,875 2,25 80,84920455 1287,015625 70,875 4,50 318,8086364 5023,265625

somma somma 766,9322633 11572,875 B=0.06627*D+1,39977

b1 b0 indice correlazione 0,066269813 1,399772983 0,996750686 Tabella 7.2 d: Procedimento analitico stima della retta altezza costa

5)RETTA SPESSORE STRATO ESTERNO dn-dnmedia sp1-sp1media (dn-dnmedia)*(..) (dn-dnmedia)^2

-49,125 -0,10 4,733863636 2413,265625 -39,125 -0,08 2,952159091 1530,765625 -26,125 -0,07 1,71 682,515625 -14,125 -0,10 1,373977273 199,515625 0,875 -0,04 -0,031022727 0,765625

20,875 0,07 1,499204545 435,765625 35,875 0,08 2,804772727 1287,015625 70,875 0,19 13,20852273 5023,265625

somma somma 28,25147727 11572,875 sp1=0,0024412*D+0,298

b1 b0 indice correlazione 0,002441181 0,298225239 0,953593201 Tabella 7.2 e: Procedimento analitico stima della retta spessore strato esterno

3)RETTA LARGHEZZA DI COSTA dn-dnmedia A-Amedia (dn-dnmedia)*(…) (dn-dnmedia)^2

-49,125 -3,78 185,8711364 2413,265625 -39,125 -3,22 125,8046591 1530,765625 -26,125 -1,43 37,43 682,515625 -14,125 -1,17 16,47488636 199,515625 0,875 -0,28 -0,248181818 0,765625 20,875 2,56 53,40520833 435,765625 35,875 2,29 81,99068182 1287,015625 70,875 5,04 357,1455682 5023,265625

somma somma 857,8739583 11572,875 A=0,0743*D+1.72348

b1 b0 indice correlazione 0,07412799 1,723475 0,986767717

94

6)RETTA SPESSORE STRATO INTERNO dn-dnmedia sp2-sp2media (dn-dnmedia)*(..) (dn-dnmedia)^2

-49,125 -0,04 1,786363636 2413,265625 -39,125 -0,06 2,311931818 1530,765625 -26,125 -0,11 2,92125 682,515625 -14,125 0,00 0,064204545 199,515625 0,875 0,04 0,037386364 0,765625

20,875 0,05 1,005795455 435,765625 35,875 0,06 2,250340909 1287,015625 70,875 0,08 5,476704545 5023,265625

somma somma 15,85397727 11572,875 sp2=0,00136993*D+0,170291748

b1 b0 indice correlazione 0,001369926 0,170291748 0,832398003 Tabella 7.2 f: Procedimento analitico stima della retta spessore strato interno

7)RETTA PESO AL METRO dn-dnmedia P-Pmedia (dn-dnmedia)*(..) (dn-dnmedia)^2

-49,125 -226,24 11113,99534 2413,265625 -39,125 -189,15 7400,422614 1530,765625 -26,125 -158,60 4143,49625 682,515625 -14,125 -103,42 1460,820341 199,515625 0,875 -16,42 -14,36829545 0,765625 20,875 77,67 1621,36125 435,765625 35,875 176,94 6347,820341 1287,015625 70,875 439,22 31129,39534 5023,265625

somma somma

63202,94318 11572,875 p=5,4613*D-149,409

b1 b0 indice correlazione 5,461300082 -149,4088243 0,98838129 Tabella 7.2 g: Procedimento analitico stima della retta peso al metro

Come mostrano le tabelle soprastanti,tutti i parametri dimensionali presentano una relazione

diretta marcata con il diametro del prodotto;le rette di regressione calcolate approssimano

bene i dati in quanto tutti gli indici di correlazione sono molto vicini al valore unitario.

Pertanto, le relazioni lineari riassunte sotto hanno un significato coerente con i dati rilevati.

de(mm)=1,015589*D-0,159868 sp1(mm)=0,0024412*D+0,298

di(mm)=0,8822*D-2,814 sp2(mm)=0,00136993*D+0,170291748

A(mm)=0,0743*D+1.72348 B(mm)=0.06627*D+1,39977

p(g/m)=5,4613*D-149,409

Tutte queste relazioni dipendono linearmente dalla variabile D, ossia il diametro del tubo da

produrre espresso in millimetri (mm).

95

7.3 Determinazione equazioni del consumo energetico e del costo di produzione specifici

Al paragrafo 5.2 a si sono descritti tutti i parametri riguardanti il consumo energetico e al

costo di produzione, forniti dall’Ufficio di Produzione. Poiché il modello previsionale riceve

come input il solo valore del diametro, nella seguente trattazione sono esclusi il costo di

produzione totale (cpt) e il consumo energetico totale (cet) perché essi sono funzione non

solo del diametro ma anche della quantità prodotta; considerare anch’essi nel modello finale

significherebbe stimare anche il tonnellaggio previsto per ogni diametro e ciò implica delle

analisi commerciali e di mercato che esulano dall’obbiettivo del presente elaborato.

Pertanto, si sono analizzati i dati riguardanti il consumo energetico specifico (ces) ed il

costo di produzione specifico (cps),determinando la retta di regressione corrispondente e

l’indice di correlazione per la verifica della bontà della relazione.

Come si è già accennato, i dati su questi parametri sono stati forniti anche in funzione della

linea di produzione per cui la trattazione seguente è stata classificata in base alle tre linee di

produzione che caratterizzano il reparto.

7.3.1 Linea 1

LINEA d(mm) cps(euro/ton) ces (kWh/ton) 1 110 76,82 6285,273208 1 125 70,02 5728,908953 1 140 67,62 5532,551935 1 160 56,52 4624,363751

media media media

133,75 67,745 5542,774462

Tabella 7.3.1 a: Sintesi consumi energetici e costi di produzione linea 1

1)RETTA COSTO DÌ PRODUZIONE SPECIFICO d-dmedia cps-media (d-dmedia)*…. (d-dmedia)^2

-23,75 9,075 -215,53125 564,0625 -8,75 2,275 -19,90625 76,5625 6,25 -0,125 -0,78125 39,0625 26,25 -11,225 -294,65625 689,0625

somma somma -530,875 1368,75 cps=-0,3878*D+119,6205

b1 b0 indice correlazione -0,387853881 119,6204566 -0,981935502 Tabella 7.3.1 b: Procedimento analitico stima costo di produzione specifico

96

2)RETTA CONSUMO ENERGETICO SPECIFICO d-dmedia cnes-media (d-dmedia)*……. (d-dmedia)^2

-23,75 742,5032079 -17634,45119 564,0625 -8,75 186,138953 -1628,715839 76,5625 6,25 -10,21806523 -63,86290767 39,0625 26,25 -918,406249 -24108,16404 689,0625

somma somma -43435,19397 1368,75 ces=-31,7334*D+9787,127

b1 b0 indice correlazione -31,73347505 9787,126749 -0,981934639 Tabella 7.3.1 c: Procedimento analitico stima consumo energetico specifico

7.3.2 Linea 2

Tabella 7.3.2 a: Sintesi consumi energetici e costi di produzione linea 2

1)RETTA COSTO DI PRODUZIONE SPECIFICO d-dmedia cps-media (d-dmedia)*…. (d-dmedia)^2

-21,5 31,8425 -684,61375 462,25 -9,5 10,8825 -103,38375 90,25 5,5 -16,7675 -92,22125 30,25 25,5 -25,9575 -661,91625 650,25

somma somma -1542,135 1233 cps=-1,25071776*D+218,4178

b1 b0 indice correlazione -1,250717762 201,5331509 -0,961273374 Tabella 7.3.2 a: Procedimento analitico stima costo di produzione specifico

2)RETTA CONSUMO ENERGETICO SPECIFICO d-dmedia ces-media (d-dmedia)*……. (d-dmedia)^2

-21,5 2605,29617 -56013,86765 462,25 -9,5 890,3853078 -8458,660424 90,25 5,5 -1371,886458 -7545,375518 30,25 25,5 -2123,795021 -54156,77303 650,25

somma somma -126174,6766 1233 ces=-102,331449*D+16489,07544

b1 b0 indice correlazione -102,331449 16489,07544 -0,961273326 Tabella 7.3.2 b: Procedimento analitico stima costo di produzione specifico

LINEA d(mm) cps(euro/ton) ces (kWh/ton) 2 63 127,69 10447,36417 2 75 106,73 8732,453306 2 90 79,08 6470,18154 2 110 69,89 5718,272977

media media media

84,5 95,8475 7842,067998

97

7.3.3 Linea 3

Tabella 7.3.3 a: Sintesi consumi energetici e costi di produzione specifici linea 3

1)RETTA COSTO DI PRODUZIONE SPECIFICO d-dmedia cps-media (d-dmedia)*…. (d-dmedia)^2

-11 116,883 -1285,713 121 -1 -37,097 37,097 1 12 -79,787 -957,444 144

somma somma -2206,06 266 cps=-8,29345865*D+619,54

b1 b0 indice correlazione -8,293458647 619,5430576 -0,924551647 Tabella 7.3.3 b: Procedimento analitico stima costo di produzione specifico

2)RETTA CONSUMO ENERGETICO SPECIFICO d-dmedia ces-media (d-dmedia)*……. (d-dmedia)^2

-11 9563,184163 -105195,0258 121 -1 -3035,182356 3035,182356 1 12 -6528,001814 -78336,02177 144

somma somma -180495,8652 266 ces=-678,555884*D+50689,9

b1 b0 indice correlazione -678,5558842 50689,89548 -0,924551656 Tabella 7.3.3 c: Procedimento analitico stima costo di produzione specifico

Considerando le tre linee, le rette ricavate indicano una relazione lineare inversa tra i

parametri analizzati e il diametro del prodotto comune a tutte e tre le linee anche se con

pendenze diverse;gli indici di correlazione tutti tendenti a -1 dimostrano che le rette di

regressione hanno un significato realistico.

LINEA 1 LINEA 2 cps(euro/ton)=-0,3878*D+119,6205 cps(euro/ton)=-1,25071776*D+218,4178 ces(kwh/ton)=-31,7334*D+9787,127 ces(kwh/ton)=-102,331449*D+16489,07544 LINEA 3

cps(euro/ton)=-8,29345865*D+619,54 ces(kwh/ton)=-678,555884*D+50689,9

LINEA d(mm) cps(euro/ton) ces (kWh/ton) 3 40 313,46 25646,72955 3 50 159,48 13048,36303 3 63 116,79 9555,543576

media media media

51 196,5767 16083,54539

98

In conclusione, in questo capitolo si è cercato di dare una giustificazione analitica degli

andamenti descritti graficamente ai capitoli 4,5 e 6 cercando di ottenere delle relazioni

matematiche tra i parametri e il diametro del tubo; inoltre, si è tentato di spiegare dal punto di

vista ingegneristico alcuni andamenti non riconducibili ad una relazione lineare come nel

caso della pressione del fuso, dei giri vite all’estrusore o della velocità di corrugamento.

In tal modo, il lettore è consapevole dei motivi per cui alcuni parametri nel modello

presentano un andamento compreso in un range o non sono stati considerati nel modello

finale.

99

CAPITOLO 8

ELABORAZIONE E VERIFICA DEL MODELLO PREVISIONALE

Riassumendo il lavoro fin qui svolto, i capitoli 4, 5 e 6 hanno presentato i dati rilevati

descrivendo il loro andamento in modo qualitativo grazie all’ausilio dei grafici. Il capitolo sette

ha consentito di dimostrare analiticamente gli andamenti considerati nei capitoli precedenti,

in particolare calcolando le relazioni tra il generico parametro e il diametro del prodotto;

laddove tale relazione non fosse presente o fosse diversa da quella lineare diretta, si è

cercato di motivarne le ragioni, in modo tale da rendere il modello previsionale

maggiormente comprensibile. Il capitolo otto prevede la presentazione del modello

previsionale e delle sue applicazioni in base ai diametri ipoteticamente considerati

dall’azienda come oggetto di nuove produzioni.

8 .1 Scelta dei nuovi diametri da produrre

Il modello previsionale prevede di determinare il diametro del tubo che s'intende produrre;in

questo caso,per verificare l’applicazione del modello,si sono scelti 3 diametri di prodotto

vicini a quelli prodotti attualmente dall’azienda in modo tale da essere verosimili. Inoltre, è

necessario precisare che i diametri scelti non sono frutto di analisi del mercato dell’edilizia

per cui è possibile che i diametri richiesti in futuro siano diversi da quelli considerati in questa

sede, pertanto i valori di input scelti si sono ricavati unicamente cercando di determinare

una produzione realistica per gli impianti considerati.

I diametri selezionati per le applicazioni del modello previsionale sono:

-diametro piccolo: 55 mm

-diametro medio: 120 mm

-diametro grande: 150 mm

Come facilmente si nota, valori appena evidenziati si collocano in un intorno di ± 10 mm

rispetto ai diametri di 45,110 e 160 mm facenti parte della gamma produttiva per il tubo

corrugato. Non avrebbe avuto senso scegliere diametri eccessivamente piccoli (ad esempio

100

20 mm) o troppo grandi ( ad esempio 400 mm) in quanto inadeguati al tipo di linea produttiva

rappresentata e descritta al capitolo tre.

8.2 Il Modello previsionale

RELAZIONI DEL MODELLO PARAMETRI MACCHINA ESTRUSORE COESTRUSORE Q=4,07*D-112,457 Q=0,99009*D-18,4117 233 bar<p<341 bar 265 bar<p<354 bar G=1,22848*D-27,4582 CORRUGATORE v=-0,6304*(D/100)^2+4,6711*(D/100)+9 12°C<tA<13°C tR=0,09931*D+13,817983 CONSUMI ENERGETICI LINEA 1 LINEA 2 cps=-0,3878*D+119,6205 cps=-1,25071776*D+218,4178 ces=-31,7334*D+9787,127 ces=-102,331449*D+16489,07544 LINEA 3 cps=-8,29345865*D+619,54 ces=-678,555884*D+50689,9 PARAMETRI DIMENSIONALI de=1,015589*D-0,159868 di=0,8822*D-2,814 sp1=0,0024412*D+0,298 A=0,0743*D+1.72348 sp2=0,00136993*D+0,170291748 B=0,06627*D+1,39977 p=5,4613*D-149,409

Tabella 8.2 : Sintesi relazioni ottenute al capitolo 7

La tabella 8.2 sintetizza le relazioni dirette e inverse o costanti ricavate nel capitolo 7; la

presenza, l’assenza o la costanza di tali relazioni sono state ricavate mediante la

determinazione delle rette di regressione lineare ed gli indici di correlazione, utili soprattutto

per evidenziare la bontà della relazione tra il parametro e il diametro del prodotto.

Osservando le relazioni scritte sopra, si può notare che la maggior parte dei parametri

analizzati (circa l’81% su 21 totali) sono regolati da una relazione lineare inversa o diretta

rispetto al diametro del tubo. Invece, il 14% dei parametri, ossia le pressioni all’estrusore e al

coestrusore e la temperatura di andata al corrugatore, presenta la variazione dei valori in un

range ben definito rispetto al diametro del tubo mentre il rimanente 5% ( la velocità del

corrugatore) assume una relazione non lineare, rappresentata da un polinomio di secondo

grado.

Le relazioni riassunte in precedenza sono state inserite in un foglio Excel per costituire il

modello previsionale; ogni parametro considerato è indicato a sinistra con la rispettiva unità

di misura ed a fianco è indicato il valore in relazione al diametro del tubo. Tale valore è

l’output della relazione trovata per il determinato parametro, oppure, nel caso di parametri

costanti al variare del diametro del tubo, si è indicato l’intervallo di variazione riscontrato.

101

Le celle contenenti i valori o gli intervalli dei parametri sono colorate in modo diverso per far

capire visivamente all’utente la tipologia di relazione esistente tra il parametro e il diametro

inserito. In particolare, le celle colorate con il verde scuro evidenziano la presenza di una

relazione lineare diretta; le celle colorate in verde chiaro evidenziano la presenza di una

relazione lineare inversa mentre il colore viola indica che il parametro oscilla in un intervallo

per cui la relazione con il diametro si può considerare costante. Infine, la cella colorata di

rosa si riferisce a una relazione polinomiale di secondo grado.

La figura sottostante rappresenta il layout del foglio Excel che costituisce il modello cercato:

DIAMETRO -

PARAMETRI DI MACCINA ESTRUSORE COESTRUSORE CORRRUGATORE Q(kg/h) - Q(kg/h) - v(m/min) - P(bar) 233<P<341 P(bar) 265<P<354 tA(°C) 12<tA<13 G(1/min) - tR(°C) - Qtot(kg/h) - CONSUMO ENERGETICO E COSTI DI PRODUZIONESPECIFICI LINEA 1 LINEA 3 LINEA 2 cps(euro/ton) - cps(euro/ton) - cps(euro/ton) - ces(kwh/ton) - ces(kwh/ton) - ces(kwh/ton) - PARAMETRI DIMENSIONALI DEL TUBO de(mm) - A(mm) - sp1(mm) - di(mm) - B(mm) - sp2(mm) - p(g/m) -

Figura 8.2: Modello previsionale su foglio Excel

I parametri stimati dal modello possono essere utili per considerazioni tecniche o gestionali

riguardo alle nuove produzioni:

1) I parametri macchina, in particolare i giri vite del coestrusore e la portata di massa totale in

linea , possono aiutare a stimare le prestazioni richieste dal nuovo diametro;ad esempio,il

coestrusore presenta dei giri vite massimi di 200 giri/min per cui è interessante verificare se i

giri vite richiesti dal nuovo diametro siano compatibili con il numero massimo consentito.

Inoltre, la velocità del corrugatore e quindi la velocità di produzione può essere utile per

determinare le tonnellate prodotte per un certo intervallo di tempo secondo l’equazione 3.1.

Infine, le temperature di andata/ritorno del liquido di raffreddamento possono essere

102

utilizzate per stimare il calore che l’impianto frigorifero esterno deve asportare secondo

l’equazione:

C=cpṁ(tR-tA) (8.2)

dove C è la potenzialità frigorifera del gruppo frigo espressa in kcal/h, cp è il calore specifico

del materiale in kcal/kg, tR e tA sono rispettivamente la temperatura dell’acqua di ritorno al

gruppo frigo e la temperatura di andata dell’acqua dal gruppo frigo, espresse entrambe in °C.

2) I consumi energetici e i costi di produzione specifici si possono utilizzare per ottimizzare il

caricamento degli ordini di produzione sulle linee; in condizioni stazionarie della domanda, è

preferibile collocare gli ordini di produzione nella linea che presenta il costo di produzione più

basso. Tuttavia, occorre considerare la portata totale richiesta dal diametro in modo tale da

collocare la produzione nella linea il cui coefficiente di utilizzo,espresso come portata

richiesta diviso la portata massima offerta, sia tendente ad 1. Inoltre, se i parametri

considerati assumono valori negativi occorre non considerare la linea corrispondente per la

produzione del diametro scelto.

3) I parametri dimensionali consentono di stimare le caratteristiche reali del prodotto, per

quanto riguarda l’ingombro effettivo e lo spessore dei due strati; inoltre, la larghezza di costa

(A) e l’altezza di costa (B) possono essere utilizzati come dati di partenza per la

progettazione degli stampi del corrugatore, la cui superficie sagomata interna deve essere

appositamente dimensionata in base al diametro da produrre. Il peso al metro, oltre ad

essere una specifica del tubo, costituisce un altro parametro che contribuisce al calcolo del

tonnellaggio prodotto per un certo periodo, indicato precedentemente nell’equazione 3.1.

8.3 Applicazioni del modello ai nuovi diametri prodotti

Il modello descritto al paragrafo 8.2 è stato verificato per i diametri scelti al paragrafo 8.1 e i

risultati sono esemplificati alle figure 8.2 a/b/c.

Prima di commentare i valori ottenuti in base ai diametri prodotti, è opportuno specificare

che ci possono essere delle differenze significative tra i valori stimati dal modello e quelli

realmente presenti sulle linee; infatti, l’analisi condotta ha l’obiettivo di stimare e non

determinare i valori dei parametri in relazione al diametro del tubo. La determinazione

esatta non è tecnicamente possibile perché essa è funzione anche del know-how aziendale,

che non può essere riconducibile a relazioni matematiche di un modello previsionale.

103

DIAMETRO 55

PARAMETRI DI MACCINA ESTRUSORE COESTRUSORE CORRRUGATORE Q(kg/h) 111,39 Q(kq/h) 36,04 v(m/min) 11,38 P(bar) 233<P<341 P(bar) 265<P<354 tA(°C) 12<tA<13 G(1/min) 40,11 tR(°C) 19,28 Qtot(kg/h) 147,44 CONSUMO ENERGETICO E COSTI DI PRODUZIONE LINEA 1 LINEA 3 LINEA 2 cps(euro/ton) 98,29 cps(euro/ton) 163,40 cps(euro/ton) 149,63 ces(kwh/ton) 8041,79 ces(kwh/ton) 13369,33 ces(kwh/ton) 10860,85 PARAMETRI DIMENSIONALI DEL TUBO de(mm) 55,70 A(mm) 5,81 sp1(mm) 0,43 di(mm) 45,71 B(mm) 5,04 sp2(mm) 0,25 p(g/m) 150,96

Figura 8.3 a :Applicazione del modello previsionale per il diametro 55mm

DIAMETRO 120

PARAMETRI DI MACCINA ESTRUSORE COESTRUSORE CORRRUGATORE Q(kg/h) 375,94 Q(kq/h) 100,40 v(m/min) 13,70 P(bar) 233<P<341 P(bar) 265<P<354 tA(°C) 12<tA<13 G(1/min) 119,96 tR(°C) 25,74 Qtot(kg/h) 476,34 CONSUMO ENERGETICO E COSTI DI PRODUZIONE LINEA 1 LINEA 3 LINEA 2 cps(euro/ton) 73,08 cps(euro/ton) -375,68 cps(euro/ton) 68,33 ces(kwh/ton) 5979,12 ces(kwh/ton) -30736,81 ces(kwh/ton) 4209,30 PARAMETRI DIMENSIONALI DEL TUBO de(mm) 121,71 A(mm) 10,64 sp1(mm) 0,59 di(mm) 103,05 B(mm) 9,35 sp2(mm) 0,33 p(g/m) 505,95

Figura 8.3 b :Applicazione del modello previsionale per il diametro 120 mm

104

DIAMETRO 150

PARAMETRI DI MACCINA ESTRUSORE COESTRUSORE CORRRUGATORE Q(kg/h) 498,04 Q(kq/h) 130,10 v(m/min) 14,59 P(bar) 233<P<341 P(bar) 265<P<354 tA(°C) 12<tA<13 G(1/min) 156,81 tR(°C) 28,71 Qtot(kg/h) 628,14 CONSUMO ENERGETICO E COSTI DI PRODUZIONE LINEA 1 LINEA 3 LINEA 2 cps(euro/ton) 61,45 cps(euro/ton) -624,48 cps(euro/ton) 30,81 ces(kwh/ton) 5027,12 ces(kwh/ton) -51093,48 ces(kwh/ton) 1139,36 PARAMETRI DIMENSIONALI DEL TUBO de(mm) 152,18 A(mm) 12,87 sp1(mm) 0,66 di(mm) 129,52 B(mm) 11,34 sp2(mm) 0,38 p(g/m) 669,79

Figura 8.3 c :Applicazione del modello previsionale per il diametro 150 mm

Ad esempio, considerando lo scenario ottenuto per il diametro 55 mm, si può vedere che i

giri vite del coestrusore sono nettamente inferiori a quelli massimi previsti e il valore di

portata è coerente con il diametro scelto. Infatti, per il diametro 63 mm si è rilevato

sperimentalmente un valore di portata totale pari a 197,3 kg/h per cui essendo il diametro

testato inferiore a 63 mm, anche la portata totale deve essere inferiore a quella riscontrata

per il 63 mm. Riflettendo sui parametri seguenti nel modello, il costo di produzione specifico

presenta il valore minimo alla linea uno, quindi apparentemente la linea uno sembra

l’alternativa produttiva economicamente più convenente. Tuttavia, osservando la portata

totale richiesta dal diametro essa è ben lontana da quella massima di linea. Se si considera

in prima approssimazione come portata massima quella relativa al diametro 160 mm, si può

notare che il coefficiente di utilizzo è pari a 21,3% mentre utilizzando la linea tre emerge un

coefficiente di utilizzo pari a 75%, considerando come portata massima totale quella relativa

al diametro 63 mm. Quindi, non esiste una linea in assoluto più conveniente: la scelta

dipende dagli aspetti che si vogliono considerare, economici o tecnici. Analizzando poi i

parametri dimensionali, si nota la coerenza di tutti i valori indicati in relazione al diametro

scelto.

105

CONCLUSIONI

L’esperienza di tirocinio effettuato presso l’azienda Faraplan S.p.a ha permesso di studiare il

tubo corrugato, attraverso l’interazione con diverse figure aziendali. Le informazioni ottenute

riguardano le materie prime coinvolte nel processo, le caratteristiche meccaniche e il sistema

di qualità del tubo corrugato, oltre che le procedure di stoccaggio del prodotto finito. Inoltre,

grazie al contatto diretto con gli operatori del reparto, si è analizzato il processo produttivo

individuando e descrivendo il funzionamento delle stazioni che compongono la linea di

estrusione per tubi corrugati, per poi approfondire le principali problematiche di produzione.

Inoltre, monitorando quotidianamente le linee di produzione, si sono rilevati i valori dei

parametri macchina dell’estrusore, del coestrusore e del corrugatore in base al diametro del

tubo prodotto, mentre i valori dei parametri dimensionali rilevati sono stati indicati dall’ Ufficio

Controllo Qualità, così come i dati relativi ai costi di produzione e ai consumi energetici,

forniti dall’Ufficio Produzione. I dati in possesso sono stati analizzati innanzitutto dal punto di

vista grafico per elaborare alcune considerazioni introduttive e per chiarire al lettore il

significato fisico dei parametri, per poi compiere l’analisi statistica al fine di ricavare le

relazioni presenti tra il generico parametro e il diametro del tubo. In alcuni casi, l’analisi

grafica e statistica hanno evidenziato un andamento non lineare del parametro, pertanto si è

cercato di motivare tale caratteristica attraverso considerazioni tecniche e di processo,

acquisite durante l’esperienza in azienda. Le relazioni ottenute sono state implementate in

un foglio Excel per costituire il modello previsionale che, dato in input il diametro del

prodotto, fornisce i valori dei parametri stimati nel processo produttivo; infine, si sono scelti

tre diametri da produrre (55,120,150 mm) per testare l’attendibilità dei valori stimati dal

modello, rispetto ai valori rilevati per i diametri già prodotti dall’azienda.

Le eventuali considerazioni gestionali o di verifica devono essere correlate dall’esperienza

produttiva perché il presente modello non determina in modo esatto il valore dei parametri,

ma si limita a fornire delle stime che non considerano il know -how acquisito durante anni di

implementazione del processo.

Pertanto, l’errore tra il valore dei parametri stimati dal modello e quelli attuati realmente nelle

linee può essere significativo.

La determinazione di un modello previsionale può teoricamente essere estesa alla

produzione del tubo rigido in PVC; tuttavia, le problematiche da affrontare in questo caso

sono rilevanti. Innanzitutto, l’estrusione del tubo rigido coinvolge ben dodici linee di

produzione per cui la mole di dati da elaborare è considerevole; inoltre, si è visto che nel

tubo corrugato i parametri previsti non risentono del tipo di prodotto processato: questo non

106

è valido nel processo produttivo del PVC, in quanto le ricette ( o “mescole”) di materie prime

sono in numero considerevole e costituiscono una vera e propria variabile. Sarebbe dunque

più difficile ricondurre i valori dei parametri stimati al solo diametro del prodotto, come invece

è stato possibile per il reparto del tubo corrugato. Per risolvere tale problema, sarebbe

opportuno elaborare un modello previsionale per ogni tipo di mescola, in modo tale che i

parametri siano funzione unicamente del diametro del tubo.

In ogni caso, la redazione di un sistema previsionale per il tubo rigido richiederebbe un

periodo di studio maggiore e un’attenta selezione delle variabili da considerare.

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BIBLIOGRAFIA

-Materiale interno all’azienda: manuali di macchina, schede tecniche, documenti gestionali

forniti dal personale,catalogo prodotti.

-“Appunti di: TECNOLOGIE DI TRASFORMAZIONE DEI MATERIALI POLIMERICI-

Estrusione ed applicazione dell’estrusione , Stampaggio ad iniezione,Soffiaggio dei corpi

cavi” Massimo Messori

SITOGRAFIA

-www.faraplan.it

-www.wikipedia.it

-www.amut.it

-www.epr-italia.com

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Ringraziamenti

Vorrei ringraziare innanzitutto i miei genitori che mi hanno concesso una seconda possibilità

di studio, appoggiandomi e consigliandomi in tutti i momenti. Inoltre, vorrei ringraziare tutti i

miei amici per i momenti di serenità e di svago che mi hanno regalato in questi anni di

università. Infine, ringrazio il personale dell’azienda Faraplan S.p.a che ha permesso il

tirocinio, consentendomi di vivere un’ottima esperienza lavorativa e di apprendimento.