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Università degli Studi di Firenze
Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali
Tesi di Laurea in Fisica di I livello
MISURA DELLO SPESSORE ATTIVO
DEI RIVELATORI AL SILICIO
PER IL SISTEMA TRACCIANTE
DELL’ESPERIMENTO CMS
Candidato: Annarita Sclafani
Relatore: Prof. Ra!aello D’Alessandro
Anno Accademico 2007/08
Indice
Introduzione " " " " " " " " " " " 1
1 Semiconduttori e giunzioni n-p "" " " " " " " 3
1.1 Silicio
intrinseco! ! ! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .! . . . . . . . .. . . . .! 4
1.2 Silicio
drogato! ! ! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .! . . . . . . . .. . . . .! 7
1.3 La giunzione np . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .!. . . . . . . .. . . . .
9
2 Rivelazione di particelle cariche"" " " " " " 13
2.1 Interazione con la
materia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
2.2 Diodo al silicio come
rivelatore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
2.1.2 Generatori di tensione e misuratore di
capacità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
3 La misura " " " " " " " " " 17
3.1 Ambiente ed apparato di
misura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
3.1.1 La stazione di
misura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
3.1.2 Generatori di tensione e misuratore di
capacità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
4 I
dati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
26
4.1 I
grafici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
27
4.2 Misure
meccaniche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
5 Conclusioni " " " " " " " " " " " 34
Riferimenti bibliografici "
Appendice "" " "
Ringraziamenti "" " " " " " " "
i
Introduzione
Il lavoro svolto per questa tesi è una piccola appendice del processo di controllo di
qualità
(PQC, Process Quality Control) [1] relativo ai rivelatori al silicio utilizzati per il
sistema tracciante dell’esperimento CMS (Compact Muon Solenoid). Quest’ultimo
rappresenta uno dei quattro esperimenti che si appoggeranno al nuovo acceleratore
di particelle LHC (Large Hadron Collider) presso il CERN di Ginevra che si propone
come obiettivo primario la ricerca del bosone di Higgs e la verifica della consistenza
del Modello Standard o delle sue estensioni attraverso la misura dell’energia di e, ! e
", con una precisione dell’1% su un ampio intervallo d’impulso delle particelle, in
condizioni di alta luminosità [2].
Il controllo di qualità ha coinvolto tre centri, Firenze, Strasburgo e Vienna e sette
diversi laboratori. Esso è stato diviso in tre parti:test sulla qualità dei
sensori,controllo della stabilità e resistenza alle radiazioni. [8]
In particolare a Firenze si sono occupati dei test sui sensori che formano la parte del
sistema tracciante a microstrisce(silicon microstrip tracker).
Tale sistema ,che ha un diametro di 2.2 m., è composto da rivelatori a microstrisce
di silicio(fig.1) e si suddivide in dieci strati cilindrici coassiali alla direzione del fascio
(barrel ), divisi a loro volta in inner barrel (quelli più interni) ed outer barrel ( quelli
più esterni), chiusi da entrambi i lati da dischi di rivelatori perpendicolari alla
direzione dei fasci (end caps):
1
il tutto comporta l’uso di circa 30000 sensori per un totale di 200 di
silicio !# # #
Le strutture utilizzate per i controlli di qualità sono le lunette standard. Queste
derivano dal taglio del wafer (di tipo n) sul quale è realizzato il rivelatore a
microstrisce e del quale conservano quindi tutte le caratteristiche.#
Figura 1 (da [1]):La lunetta standard. Indicato con CVdiode il diodo sul quale si sono eseguite le misure
Su di esse ci sono nove strutture,evidenziate nelle fig. 1 e 3.
Tali strutture sono state analizzate e caratterizzate nel PQC (Process Quality Control )
mediante una “probe card” , cioè un sistema di connessioni multiple regolato sul
passo delle microstrisce,grazie alla geometria ben definita e costante dei rivelatori e
del sistema di rilevazione stesso.
2
Figura 2: Schema circuitale utilizzato per la connessione della probe-card alla struttura di controllo
In questa tesi si è invece lavorato con tre sonde sul solo diodo (struttura CV-diode di
fig.1).
Scopo della misura : verificare lo spessore della zona attiva in relazione alla
dimensione del wafer dichiarata dal costruttore mediante la caratteristica CV del
diodo.
Figura3:Rappresentazioneschematica del diodo
1 Semiconduttori e giunzione n-p.
3
I principi base dei rivelatori a semiconduttori sono analoghi a quelli dei rivelatori a
gas col
vantaggio che l’energia media per la creazione di coppie è 10 volte minore. Si ha
quindi che la ionizzazione prodotta per una data energia è di un ordine di grandezza
maggiore (rispetto agli scintillatori addirittura due ordini di grandezza) il che
consente di ottenere migliori risoluzioni in energia anche se tale caratteristica viene
sfruttata solo marginalmente nei tracciati.
Il fatto che siano a stato solido permette poi di avere una più alta densità e quindi di
poter lavorare con dimensioni più contenute e di avere inoltre una potenza frenante
più elevata.
Infine i semiconduttori hanno caratteristiche di risposta abbastanza
rapide;considerando come velocità, alla saturazione, dei portatori v = cm/s si ha
che per dimensioni del rivelatore di 0.1 cm il tempo di raccolta è < di 10 ns. [3]e [4].
Questi alcuni dei punti di forza che hanno fatto si che i semiconduttori siano oggi
così ampiamente di$usi.
1.1 Silicio intrinseco
Il silicio, che è il più utilizzato nella rivelazione di particelle cariche, è un elemento
appartenente al IV gruppo della tavola periodica degli elementi.
Per la realizzazione dei rivelatori traccianti impiegati nella fisica delle alte energie
viene utilizzato nella forma di cristalli cresciuti in lingotti. Questi vengono
successivamente tagliati in Wafer di spessore molto sottile (nel nostro caso : 0. 3 o 0.
4
5 mm a seconda del campione) e su di esso sono poi realizzati il sensore e le
strutture di controllo vedi fig.4.
Figura 4: Il wafer che contiene il rivelatore a microstrisce e le quattro lunette con le strutture di controllo
prima del taglio. Indicata in rosso quella sulla quale si è lavorato (vedi anchefig1)
Un cristallo puro di silicio è costituito da un reticolo ben ordinato di atomi che si
dispongono ai vertici di un cubo mettendo in compartecipazione i loro quattro
elettroni di valenza attraverso
dei legami covalenti.
Figura 5
5
Come molti materiali che presentano una struttura cristallina, i possibili stati di
occupazione per gli elettroni sono rappresentabili da bande di energia continue,
separate tra loro da una banda proibita (gap - vedi fig.6). I livelli di energia più alti
sono nella banda di conduzione, i più bassi nella banda di valenza. Per il silicio a
300°K la di$erenza in energia fra le due bande risulta essere = - = 1.14
eV;questa è la banda proibita. Allo zero assoluto la banda di conduzione è
completamente vuota.
Per T > 0 K invece alcuni elettroni della banda di valenza acquistano,a causa della
sola eccitazione termica, un’energia su%ciente per passare in quella di conduzione,
lasciando al loro posto una lacuna che si comporta come una carica positiva.
Questa caratteristica è comune a tutti i semiconduttori (come germanio e silicio), le
cui bande proibite hanno generalmente un’energia inferiore a 2 eV, ma distingue
questi in maniera netta dai metalli, in cui le bande energetiche possono anche
sovrapporsi, e dagli isolanti, per i quali la gap è troppo grande (5 eV) perchè la
banda di conduzione possa popolarsi in maniera significativa a temperatura
ambiente.
La generazione di portatori avviene dunque a coppie ed il numero di elettroni creati
(n)
coincide con quello delle lacune (p):
= = .
6
Figura 6 Rappresentazione schematica della struttura a bande per temperatura T > 0.
# Nel silicio per T = 300 °K, = - = 1.14 eV#
.
Dalla statistica di Fermi si ricava che per un materiale intrinseco la concentrazione di
portatori segue la seguente legge
= A exp ( - Eg/2kT) (I)
dove A è una costante,T è la temperatura ,k è la costante di Boltzmann ed è
l’energia della banda proibita.
Si ha quindi che n diminuisce all’aumentare di Eg (che è a sua volta funzione della
temperatura) ed al diminuire di T.
Per il silicio è : =1.5 cm a T = 300°K
Moltiplicando le densità dei portatori di carica si ottiene la cosiddetta
legge di azione di massa:
= = A exp(-Eg/kT) # # # # # # # # (II)
7
Questa legge rimane verificata anche nel caso in cui vengano alterate le
concentrazioni dei
portatori di carica nel modo che verrà descritto nel paragrafo successivo.
1.2 Silicio drogato
Un semiconduttore intrinseco non viene mai utilizzato principalmente perchè è
estremamente
costoso e di%cile da ottenere. I cristalli vengono anzi drogati con elementi del
III o V gruppo della tavola periodica, ottenendo materiali comunemente chiamati di
tipo
p o n. Il drogaggio di un cristallo di silicio consiste nella sostituzione di un atomo del
reticolo con un altro avente rispettivamente un elettrone di valenza in meno o in più
rispetto a quello originario, così da creare un eccesso di lacune o di elettroni.
Per esempio in un cristallo di silicio di tipo n vengono introdotti nel reticolo degli
atomi del
V gruppo detti donatori, tipicamente fosforo. Una volta saturati i legami covalenti
con gli atomi di silicio vicini, un elettrone del donatore rimane debolmente legato al
suo atomo ed è facilmente ionizzabile per merito dell’agitazione termica. Promosso
quindi nella banda di conduzione aumenta la concentrazione di portatori di carica
negativa senza creazione di lacune(ovviamente il materiale rimane neutro nel suo
complesso poiché nel reticolo gli corrisponde uno ione positivo).
Questo equivale alla creazione di un livello energetico discreto all’interno della
banda proibita
8
Figura 7 [Da W.R.Leo (fig10.4 pag. 212)]L’inserimento di atomi donatori(a) o accettori(b) genera un eccesso rispettivamente di elettroni o lacune ed un livello energetico discreto nella banda proibita
e molto vicino alla banda di conduzione se il drogaggio è di tipo n o a quella di
valenza nel caso di drogaggio di tipo p (per il silicio la distanza fra questo livello e la
banda più vicina è di circa 0.05 eV [4]).
Valori tipici delle concentrazioni di impurità introdotte in materiali di
tipo n ( per quelli di tipo p) variano tra e cm .
Per la neutralità del materiale deve essere
# +p = +n.
Se il materiale è di tipo n è 0 e quindi n .
Dall’equazione che esprime la legge di massa (II) si ha poi:
# # p
che nel caso di materiale di tipo n con drogaggio di atomi/ dà
9
# # p / = lacune/ .
Come risultato del drogaggio si ottiene quindi un aumento dei portatori maggioritari
(elettroni nel nostro caso) ed una riduzione di quelli minoritari(lacune).
Una misura del livello di impurezze nel materiale è dato dalla conduttività (o dal suo
inverso: la resistività) che per un materiale puro è:
# # # =e ( + )
dove e rappresentano rispettivamente la mobilità di elettroni e lacune(1).A
300°K per il silicio si ha =1350 /V s , =480 /V s e =230000
.
Infine si indicano con e i materiali di tipo n e di tipo p fortemente drogati che
sono
(1) La mobilità elettrica esprime la facilità con cui una carica si muove sotto l’azione di un campo
elettrico &:
v = ' &, dove v è la velocità della carica.
quindi caratterizzati da altissima conduttività (cioè bassissima resistività) .Essi
vengono utilizzati per generare i contatti fra metalli ed i dispositivi a
semiconduttore.
1.3 La giunzione np
Immaginiamo di porre idealmente a contatto due cristalli di silicio di diverso tipo
10
p e n. Si realizza così una cosiddetta giunzione “a gradino” in cui si ha un brusco
passaggio
dal materiale di un tipo all’altro. Tale giunzione viene in realtà realizzata per
esempio esponendo un materiale di tipo p a vapori di un’ impurezza di tipo n che
di$onde all’interno del cristallo per una certa distanza (fig.7).
Per il fenomeno della di$usione, le cariche libere in un tipo di materiale penetrano
all’interno dell’altro, neutralizzandosi con quelle di segno opposto.
Figura 8 (Da G.Knoll pag. 376):Di$usione da un materiale di tipo n ad un materiale di tipo p
All’interfaccia dei due materiali si forma quindi una regione svuotata dalle cariche
libere. Il meccanismo di di$usione si arresta quando il campo elettrico generato dagli
ioni fissi del
reticolo è tale da contrastarlo. In tal modo si raggiunge una situazione di equilibrio.
(Da un punto di vista energetico il processo descritto consiste in un allineamento dei
11
livelli di Fermi dei due materiali). Con (,detto potenziale di contatto, è indicata la
di$erenza di potenziale che si stabilisce tra di essi da un estremo all’altro della
giunzione.
Esso ha un valore di qualche centinaia di mV a temperatura ambiente, per
drogaggi tipici come atomi cm e atomi cm .
Figura 9 !"#$%&'()**$+#,&$-./01"234526782)(9$3+#82#*9$:9**#$:9(324;$:2$<#52<=9$#**#$,27(82)(9$(>+$9$$$$$$$$$$$$$$$$$$$$$$$$$$$$$$$
#(:#?9(4)$:9*$+)49(82#*9$9$:9*$<#?+)$9*94452<2$
Nel caso in cui la concentrazione dei droganti sia diversa nei due tipi di materiale, la
zona svuotata si estende maggiormente nel tipo di materiale in cui la prima è
minore.
La densità di carica ) per una giunzione a gradino è nulla all’esterno della zona
svuotata, mentre al suo interno vale e nel materiale di tipo n e -e in quello p.
Poichè la carica elettrica totale della zona svuotata deve essere neutra è necessario
che sia .Risolvendo l’equazione di Poisson, imponendo &( ) = &( ) = 0,
12
il campo elettrico risulta nullo all’esterno della zona svuotata, mentre all’interno di
essa assume la forma:
&(x) = e V(x) =
Figura 10[Da W.R.Leo]:Distribuzione della densità di cariche per una giunzione p-n a gradino e relativo potenziale elettrico
dove V(x) è il potenziale all’interno della zona svuotata ottenuto imponendo la
continuità all’interfaccia dei due materiali e la condizione al contorno V ( ) =0.
è la costante dielettrica che vale 12x8.85 x =106.25 F/m .
13
Tenuto conto della neutralità della carica elettrica della zona svuotata, dall’ultima
equazione
si deriva l’espressione della larghezza della zona svuotata, che nel caso in cui
si riduce a:
W = = essendo .
Considerando per silicio di tipo n ad alta resistività e = 1V si ha
che è una zona attiva piuttosto piccola ,capace di fermare solo le particelle
di più bassa energia (come verrà chiarito nel prossimo paragrafo). Il campo elettrico
intrinseco non è poi così intenso da permettere una e%ciente raccolta di carica.
Per tali motivi la giunzione viene spesso usata in contropolarizzazione applicando
cioè un voltaggio negativo al lato p e positivo a quello n, . Questo permette di
ampliare la zona di svuotamento ed il volume sensibile. Maggiore è il voltaggio
applicato e maggiore è la zona di svuotamento. La regione di carica spaziale
aumenta fino a che l’intero volume del silicio è svuotato da portatori liberi. La
massima di$erenza di potenziale applicabile è limitata dalla resistività del materiale.
Le formule sopra calcolate rimangono valide sostituendo ( con che in
14
genere è approssimabile con .In tal caso, sempre considerando ,
applicando una contropolarizzazione di =300V si ottiene una zona di svuotamento
maggiore di 1 mm.
Poiché la quantità di carica fissa Q,nella zona di svuotamento,dipende dal
potenziale ,la giunzione contropolarizzata è caratterizzata anche da una certa
capacità che ,essendo la geometria planare, è data da ,dove A è l’area della
zona di svuotamento . Nel caso in cui si ha quindi .
Più correttamente la capacità totale della giunzione per unità di superficie è definita
come dove è l’allargamento della zona svuotata in seguito ad
un aumento di tensione che determina una variazione di carica in entrambi i
lati della giunzione. Nel caso questa sia di tipo si ottiene la seguente
espressione per C (per unità di superficie):
15
dove rappresenta la massima zona di svuotamento ottenibile per quel dato
rivelatore e ,detta tensione di svuotamento,è la tensione alla quale tale spessore è
raggiunto.
2 Rivelazione di particelle cariche
2.1 Interazione con la materia
La rivelazione di particelle cariche è possibile perchè esse,principalmente per
interazione colombiana con gli elettroni atomici, trasferiscono energia al materiale
che attraversano mediante ionizzazione o eccitazione degli atomi che lo
costituiscono. Senza approfondire le modalità in cui tale trasferimento energetico
avviene ma volendo fornirne solo un’idea indicativa, si ricorda la formula di Bethe-
Bloch.Questa permette di determinare la perdita media di energia per ionizzazione di
particelle cariche pesanti ed è data,se non consideriamo le correzioni di shell e dell’
e$etto densità (necessarie per spiegare cosa avviene rispettivamente alla basse ed
alle alte energie), dalla seguente espressione:
- (III) dove m è la massa dell’ elettrone,z
e v sono rispettivamente la carica e la velocità della particella incidente, , è il
numero di Avogadro,Z ed A sono il numero atomico e quello di massa degli atomi
che costituiscono il materiale attraversato ed x è la lunghezza del cammino nel
16
mezzo misurata in g (Tale unità permette di normalizzare la perdita di energia
alla densità del mezzo e di evidenziare quindi come essa non è legata tanto allo
spessore attraversato quanto alla densità del mezzo frenante:un protone da 10 Mev,
per esempio, perderà all’incirca la stessa energia in 1 di rame come in 1
di allumino ,ferro,etc.).Infine è il potenziale di ionizzazione e$ettivo,ottenuto da
una media su tutte le frequenze orbitali degli elettroni e del quale esistono delle
espressioni semiempiriche. Esso è tabulato per diversi tipi di materiale.
Per il Silicio = 173 eV
Si nota che è indipendente dalla massa M della particella incidente;la
dipendenza,lieve, dal mezzo è nel potenziale di ionizzazione e nel rapporto
per tutti gli elementi se si escludono l’idrogeno e quelli più pesanti. Per evidenziare
quanto sopra,e ricavare una legge
17
di scala, si può esprimere la perdita di energia come =
Figura 11: Potenza frenante in funzione dell’energia per diverse particelle incidenti
avendo espresso in funzione dell’energia cinetica e della massa della particella
incidente: . Dalla figura 11 si nota che ha un minimo di circa 1,5-2 Mev
raggiunto
per v = 0.96 c c = velocità della luce (che corrisponde ad un’energia 3 M ) per
particelle di carica 1. Esse sono dette comunemente mip cioè minimum ionizing
particles
La distribuzione della perdita di energia è di tipo gaussiano quando avviene
attraverso spessori elevati (alto numero di collisioni), segue invece una curva di
Landau nel caso di spessori sottili.
18
Si può ora meglio comprendere quanto detto all’inizio del capitolo 1: il numero
totale di ioni prodotti in un mezzo da una particella dipende da e dal potenziale
di ionizzazione(1). In un gas l’energia richiesta per liberare una coppia ione-
elettrone varia da 40eV in Elio a 26 eV in Argon mentre in un semiconduttore è di
circa 3,6 eV, quindi il numero di coppie create in quest’ultimo caso è 10volte più
elevato. In uno scintillatore vale circa 300 eV.
La perdita di energia più probabile per una mip nel silicio è di 288 eV/um che
implica la creazione di circa 24000 coppie elettrone-lacuna.
2.2 Diodo al silicio come rivelatore
Alla luce di quanto esposto, un diodo a semiconduttore contropolarizzato costituisce
un ottimo rivelatore grazie alla zona di carica spaziale che si genera al suo interno.
In base alla (III) infatti una particella che lo attraversa perde energia dando origine a
coppie e-lacuna lungo la propria traiettoria.
(1) Per gli elettroni ed i positroni si fa solo presente che devono essere considerati altri fattori fra cui
il piccolo valore della massa,l’identità fra particella incidente e bersaglio e l’emissione di radiazione tipico di una particella carica in moto accelerato(bremsstrahlung),ma si ottiene un’espressione analoga alla (III) (E.Segrè:Nuclei e particelle,Zanichelli, pg.33). Radiazioni e particelle neutre sono soggette ad alri tipi di interazione e perdono energia più lentamente.
Queste vengono rapidamente (tempi dell’ordine dei 10 nA) indirizzate verso gli
elettrodi dal campo elettrico presente dovuto a generando un impulso di corrente
che costituisce il segnale elettrico rivelabile (fig.12).
19
L’integrale nel tempo di tale corrente è uguale al valore della carica elementare per il
numero di cariche prodotte ed è quindi proporzionale all’energia rilasciata dalla
particella incidente.
Figura 12: Il diodo come rivelatore:le cariche create vengono separate grazie al potenziale di polarizzazione
Al contrario nel caso che la particella interagisca col diodo in una zona non svuotata,
le coppie di elettroni e lacune generate vanno incontro ad una rapida ricombinazione
con conseguente perdita di segnale. Questo è il motivo per cui i rivelatori al silicio
operano in genere con tensioni di contropolarizzazione per le quali la zona di
svuotamento sia approssimativamente uguale alle dimensioni del rivelatore stesso.
In realtà bisogna tener conto anche della corrente inversa che percorre il
diodo .Questa rappresenta un’ulteriore caratteristica della giunzione. Tale corrente,
detta anche corrente di fuga, dipende dalla di$usione dei portatori di carica
minoritari e da fenomeni di generazione e ricombinazione all’interno della zona di
carica spaziale. Essa contribuisce al rumore sul segnale e , poiché la componente di
generazione è proporzionale allo spessore W della zona svuotata,deve essere
20
monitorata perchè non copra il segnale stesso o non alteri la polarizzazione
applicata.
Oltre che a rivelare il passaggio di una particella ed eventualmente misurarne
l’energia,con tali rivelatori è possibile anche individuarne la traiettoria.E’ quanto
avviene in un rivelatore a microstrisce di silicio (fig.13) che può essere schematizzato
come un insieme di diodi
contropolarizzati posti l’uno accanto all’altro. Quando una particella lo attraversa,
le cariche da essa generate sono raccolte da uno o più diodi, ai cui capi viene letto il
segnale. La posizione spaziale di questi diodi indica il punto di passaggio della
particella
attraverso il rivelatore.
Figura 13:schematizzazione del rivelatore a microstrisce single-sided. Esso è costituito da un substrato (bulk) di tipo n dello spessore di 300 'm. Su di un lato (lato giunzione) vengono create per impiantazione delle strisce p+ (strip), mentre sull’altro (lato ohmico) viene realizzato con la stessa tecnica uno strato di silicio n+, ricoperto da una metallizzazione di alluminio. Gli impianti sul lato giunzione sono separati dalle relative metallizzazioni da uno strato di ossido SiO2 e da uno di nitruro Si3N4.
21
3 La misura
Come già accennato,un problema rimasto aperto nel PQC è quello dello spessore
misurato della zona di svuotamento che risulta sempre minore di quello nominale
fornito dai costruttori. Si è quindi provveduto a registrare la caratteristica CV del
diodo delle lunette standard per i diversi tipi di sensori presi a campione per le due
diverse case costruttrici (STMicroelectronics e Hamamatsu) e per i due diversi tipi di
spessore (500 e 320 m).
Ricordando che la sigla OB sta per outer barrel così come IB per inner barrel e
specificando che questi vengono entrambi ulteriormente divisi in OB1/IB1 ed OB2/
IB2 a seconda del numero delle microstrisce e della distanza fra esse [10], sono stati
utilizzati 20 sensori dell’ Hamamatsu (10 per ogni spessore) e 12 della STM così
suddivisi:
# # STM# # # # Hamamatsu## # Spessore ( m)
OB1# # 5# # # # # 5# # # # 500
OB2# # 7# # # # # 5# # # # 500
IB1# # # # # # # 6# # # # 320
IB2# # # # # # # 6# # # # 320
Per ognuno di essi sono state prese più misure.# #
Lo spessore è anche stato determinato meccanicamente per un confronto.
Si è infine rivalutata la superficie del diodo interessata importante poiché lo spessore
della zona attiva è funzione della capacità del diodo e della sua area.
22
3.1 Ambiente ed apparato di misura
Le misure sono state e$ettuate in una camera pulita (classe 10000)(1) in quanto la
presenza di molecole di polvere o grasso su di essi può degradarne in maniera
irreversibile le
proprietà elettriche.
E’quindi necessario l’utilizzo di guanti puliti nel toccarli, oltre ad un’attenta
pulizia degli strumenti impiegati, realizzati principalmente in teflon per non
provocare gra%.
1)Grandezza che indica il numero di particelle di polvere di diametro > 0,5 m per unità di volume
(in genere espresso in piede cubo)
La stanza utilizzata inoltre è dotata di climatizzatore per poter controllare
continuamente
la temperatura e l’umidità.
3.1.1 La stazione di misura
23
Figura 14: Ecco la stazione Alessi. Alle spalle,il secondo dall’alto,l’LCR meter,il dispositivo ausiliario ed
il generatore di tensione. Sul carrello in primo piano il joystick che permettere di muovere il microscopio o il chuck .
Per le misure e$ettuate a temperatura ambiente è stata utilizzata una stazione di
misura
(probe-station) Alessi, modello REL5000 (fig.14 e 15).
Il dispositivo sotto test viene posizionato su una piattaforma circolare metallica
(chuck) (vedi fig.14 e 16) che ne permette il bloccaggio per mezzo del vuoto. La
piattaforma può e$ettuare movimenti in tre direzioni e ruotare sul suo asse per
facilitare il posizionamento del rivelatore. Esso fornisce anche l’alta tensione al retro
del wafer che rappresenta uno dei tre collegamenti con il diodo Un microscopio al di
24
sopra di essa, dotato di tre diversi ingrandimenti, di cui il maggiore è un 200*, ed
una telecamera collegata ad un monitor esterno,
Figura 15:Ra%gurazione della postazione Alessi,con l’indicazione delle varie parti descritte nel testo
# # # # #
permettono l’osservazione delle strutture su cui devono essere e$ettuate le misure.
I contatti elettrici necessari,sul diodo e sull’anello di guardia, sono realizzati con
delle punte di tungsteno del diametro di pochi micrometri, di cui sono dotati i
manipolatori (probe). Questi ultimi alloggiano su un piano (platen) che circonda il
chuck, libero di muoversi nella sola direzione verticale, e possono e$ettuare
movimenti micrometrici in tutte le direzioni. Ad essi sono collegati, tramite cavi
schermati, gli strumenti di misura.
25
Figura 16:Ecco le due punte a contatto col diodo posizionate una sul pad e l’altra sul guard-ring.Si nota il collegamento del chuck (e quindi del lato ohmico del diodo)all’alta tensione(cavetto bianco).Il foglietto bianco appena sopra la lunetta è utilizzato per posizionare quest’ultima velocemente.Tutto è tenuto in posizione grazie al vuoto spinto(cavetto sottile).
La stazione può essere comandata tramite un joy-stick collegato ad un personal
computer
oppure direttamente attraverso un PC. Le probe vengono inizialmente posizionate
manualmente. Successivamente,grazie a funzioni di memorizzazione delle posizioni
di chuck, platen e microscopio si può procedere più speditamente nel posizionare la
nuova lunetta standard da sottoporre alla misura.
La corrente nei dispositivi a semiconduttore è generata attraverso meccanismi di
creazione di coppie elettrone-lacuna, come descritto nel capitolo precedente. Dal
momento
che anche la radiazione luminosa può dare vita a tali meccanismi, le misure devono
essere e$ettuate in assenza di luce. L’intera stazione di misura è perciò contenuta
all’interno
26
di una scatola metallica connessa alla massa comune così da fornire anche una
schermatura per le misure di capacità. La probe-station è anche isolata dalle
vibrazioni provocate nell’ambiente esterno.
Il programma che permette l’impostazione dei parametri necessari per la
realizzazione delle misure è Labview con i software CV-standard ed IV_standard che
forniscono un’immagine ed un file di testo per ogni misura.
3.1.2 Generatori di tensione e misuratori di capacità
Per polarizzare il sensore si usa l’ HP4142 composto da più moduli assemblati nel
rack: tre
"HP41421B DC source-monitor unit," capaci di misurare corrente e fornire una
tensione fino a 100 V con una risoluzione di 5 mV ed una precisione nella
successiva rilettura di 2 mV(massima corrente erogabile 20 mA), e un HP4143A che
è una sorgente capace di fornire fino a 1000V con una risoluzione di = (100
mV) (massima corrente erogabile10mA, molto più alta della compliance,vedi dopo).
La tensione impostata viene inoltre riletta con una risoluzione di 20 mV . Contiene
infine l’unità di GROUND che fornisce la connessione a massa.
27
Figura 17:Schema di funzionamento delle unità a) GNDU e b) MPSMU oppure HVU dell’HP4142B
Per la misura di capacità si adopera l' "HP4284A LCR meter" che riesce a lavorare con
un segnale in alternata, con frequenza impostabile da 20 Hz a 1 MHz (
%).L’ ampiezza (Voltage level) è anch’essa variabile; nel caso delle misure e$ettuate
sui rivelatori questa è stata impostata generalmente sui 100,500 mV, valore che deve
comunque rimanere su%cientemente basso in modo da non alterare, in maniera
significativa, la polarizzazione del rivelatore. Il terminale L legge lo stesso segnale
all’altro estremo dell’impedenza, misurandone il modulo .Da questo si ricavano i
valori cercati.
Il misuratore LCR è dotato di 4 terminali (Hp, Hc, Lp, Lc), ma è sempre stato
utilizzato cortocircuitando insieme gli H (high) e i L (low), per cui in uscita vi sono
due soli terminali. Questi raggiungono,attraverso dei cavi coassiali, rispettivamente il
chuck e la probe collegata al pad del diodo .La probe sull’anello di guardia è
collegata al low tramite l’unità SMU: HP41421B .
28
Figura 18 Collegamenti sul diodo in contopolarizzazione :a bassa tensione la giunzione e l’anello di guardia,all’alta tensione il lato ohmico.
La principale caratteristica di questo strumento è il poter escludere dalla misura tutte
le capacità presenti tra l’impedenza studiata e la massa. Per tener conto delle
capacità parassite introdotte dai contatti della punte e dai cavi che portano il segnale
dalle probe fino allo strumento di misura, l’LCR Meter è dotato di un processo di
correzione che deve essere sempre eseguito quando viene realizzata una nuova
configurazione di misura. Tale processo consiste in due correzioni distinte. La open,
che viene e$ettuata alzando la punta relativa al terminale L, e la short, nella quale i
due terminali sono cortocircuitati. Cosi facendo vengono compensati gli errori dovuti
a impedenze parassite che si sommano in parallelo e in serie all’entrata dell’LCR
Meter.
29
Figura 19 Schema del circuito semplificato per LCR meter
In realtà si è notato che tale procedimento non migliorava in maniera sensibile
l’accuratezza della misura ottenuta considerando come valore della capacità il valore
indicato dallo strumento a cui viene sottratto il valore della capacità misurata a
circuito aperto (stray capacitance).Questo per l’impossibilità di usare i cavi originali
dell’LCR e quindi di eseguire,come prescritto da manuale, la correzione per il carico
(LOAD).
Se la di$erenza di potenziale ai capi dell’impedenza su cui sono posti i terminali del
misuratore LCR è maggiore di ±42 V, lo strumento si danneggia. Nelle misure in cui
è
necessario raggiungere un valore ben più alto, viene utilizzato un dispositivo
ausiliario a
30
cui sono connessi gli ingressi dell’LCR Meter.Tale dispositivo consente di aggiungere
al segnale di test una tensione generata esternamente. Quello utilizzato indica una
tensione massima applicabile di 200V, ma è stata modificata da noi per arrivare fino
a 1000V.
I collegamenti con esso sono:
a) connettore "INPUT" della scatola al generatore di alta tensione.
b) cavi schermati neri ("H" e "L") della scatola ai due terminali di misura. Il terminale
L, collegato ai circuiti per la misura di corrente è tenuto internamente a massa
virtuale.
Al terminale H è applicata la tensione oscillante.
Nello svolgimento delle misure occorre ricordare che i circuiti interni alla scatola
assorbono una corrente non trascurabile, e solitamente grande rispetto a quella
assorbita
da un rivelatore. Di conseguenza la corrente DC fornita per la polarizzazione
complessiva del sistema (scatola e sensore) non è indicativa di quella che scorre
realmente attraverso il solo sensore.
Inoltre è possibile impostare un limite nella corrente erogabile dal rivelatore
(compliance) per evitare un suo danneggiamento. Tale limite è stato fissato a 1 mA e,
nel caso in cui venga raggiunto, il generatore di tensione si comporta come un
generatore a corrente costante.
Da notare che, mentre l'"LCR meter " misura l'impedenza complessa, il valore
31
visualizzato su schermo e salvato su file è solo il valore di capacità ottenuto
applicando
all'impedenza misurata un modello predefinito (Cp-Rp nel nostro caso). Si è quindi
verificato durante la misura che il modello fosse a%dabile osservando i valori di
resistenza riportati sul display dello strumento. cioè che la resistenza rimanesse
sempre molto elevata (possibilmente fuori scala).
L’accuratezza dello strumento nella misura di C, trascurando la correzione sul
carico, per i parametri da me utilizzati (integration time = long e frequenza =
10KHz), risulta essere dello 0.65% .
Tale valore è stato determinato utilizzando la formula fornita dal costruttore per
l’accuratezza relativa: Ae= [A+(Ka+Kaa+KbxKbb+Kc)x100+Kd]xKe (%)
A è l’accuratezza base che per un tempo d’integrazione LONG ed un valore
quadratico medio del voltage level compreso fra 0.3V ed 1V vale 0.05;
Ka e Kb rappresentano dei fattori di proporzionalità rispettivamente ad una bassa (al
di sotto dei 500 ) ed ad un’alta impedenza(> 500 ).Essendo per noi
Z = ,per una capacità di circa 5 pF ed una frequenza di 10 KHz si ottiene |Z|=
=1.59 e quindi Ka è trascurabile.L’espressione data per Kb è
Kb =| = 4x avendo considerato = 500 V.
32
Anche Kaa è trascurabile per alte impedenze.
Kbb da’ un fattore correttivo per la lunghezza dei cavi;Dalla tabella C abbiamo
dedotto
Kbb = 2 .Kc è un fattore di correzione che sulla frequenza che nel nostro caso
risulta nullo.
Kd è il fattore correttivo sulla lunghezza dei cavi che non abbiamo considerato .
Infine Ke è un fattore correttivo legato all’ intervallo di temperatura di lavoro. E’=1
nel nostro caso.
4 I dati
Il software CV-standard fornisce due report per ogni misura. Uno è un file .txt nel
quale vengono riportati i parametri impostati,i risultati calcolati dalla misura e la
misure stesse,cioè i valori del voltaggio applicato e della capacità (già corretta per la
stray capacitance) corrispondente ed inoltre la resistenza in parallelo relativa al
modello applicato. Il secondo è un file immagine (vedi fig.16)che oltre a riportare
quanto sopra mostra i grafici di dell’ I(V) e ed i fit lineari di quest’ ultima che
seguono l’andamento teorico sopra indicato (dipendenza lineare di 1/ da V prima
dello svuotamento e valore costante di C dopo). Dall’ intersezione delle due rette si
deduce il valore di , tensione di svuotamento, e in corrispondenza il valore della
capacità di svuotamento .
33
Figura 20: File immagine dal software CV-standard. Riporta l’andamento di e della corrente in
funzione del potenziale di polarizzazione .
# # # # #
Per le misure riportate nei grafici successivi ho lavorato impostando la frequenza a
10 KHz, il voltage level a 500 mV, la compliance a 1 mA. Per il voltaggio massimo
si è impostato il valore di 300 V o 400 V a seconda della tensione di svuotamento del
diodo.
4.1 I grafici
Si è rilevato che per i singoli campioni il valore della capacità, eseguendo più misure
sulla stessa lunetta,rimane costante o al più varia all’ interno dell’errore di
accuratezza.
34
Per esempio nel prossimo grafico, relativo alle lunette degli outer barrel di tipo 1
della Hamamatsu di spessore dichiarato 500 um, la capacità per ogni campione è
costante, nei limiti dell’errore, e lo spessore varia al più di 0.2um.La variabilità fra i
vari campioni(dei quali nella legenda è riportato, in ordine, il codice ed il lotto) è di
20 fF sulla capacità e di poco più di 1 um sullo spessore.
5,95
5,96
5,97
5,97
5,98
436,00 436,50 437,00 437,50 438,00
HAMAMATSUOB1
C(p
F)
W(um)
207-233219-233218-233619-513640-513
Il grafico successivo si riferisce ancora a campioni outer barrel ma di tipo 2,spessore
500 um, della Hamamatsu. Le misure di nuovo manifestano la costanza dei valori
della capacità misurate sui singoli campioni:l’unico per il quale varia è l’818-955, ma
la variazione è di 10 fF
35
5,91
5,93
5,95
5,96
5,98
436,00 437,25 438,50 439,75 441,00
HAMAMATSUOB2
C(p
F)
W(um)
803-955818-955119-966326-968306-968 Anche le variazioni sullo spessore sono al più di mezzo micron.
Sull’insieme le variazioni sono di 0.05 pF per le capacità e di 4 micron sullo
spessore.
9,10
9,20
9,30
9,40
9,50
276,00 278,50 281,00 283,50 286,00
HAMAMATSUIB1
C(p
F)
W(um)
418-343419-343913-350921-350016-353114-354 Negli inner barrel, sia del tipo1 che del tipo 2 , il cui spessore dichiarato
è di 320 micron, si ritrova la costanza dei valori delle misure sulle singole lunette(se
36
si esclude il campione 114-354).Si manifesta però una variabilità di circa 0.30pF fra
le capacità e di poco meno di 9 um
negli spessori per gli IB1 e di 0.12pF e di circa 4 um per gli IB2.
9,10
9,15
9,20
9,25
9,30
282,00 283,00 284,00 285,00 286,00
HAMAMATSUIB2
C(p
F)
W_(um)
817-2008819-2008820-2008821-2008005-98426-984
5,20
5,30
5,40
5,50
5,60
470,00 475,00 480,00 485,00 490,00
STM1/2OB2
C(p
F)
W(um)
1-504
2-905
1-507
1-509
1-511
1-513
2-940
La variabilità dello spessore nei vari campioni dell’Hamamatsu rientra nei 4 um
tranne che per gli IB1 per i quali è di poco superiore ai 9 um;per i campioni dell’STM
37
la variabilità massima è di 13 um. Quello che però risulta evidente dai grafici è che
per l’STM le misure
5,39
5,42
5,45
5,47
5,50
474,00 476,50 479,00 481,50 484,00
STM1OB1
C(p
F)
W(um)
220227230239242
sulle singole lunette , pur rientrando nell’errore della misura, hanno una variabilità
superiore a quella degli Hamamatsu.
Riportando in un unico grafico i dati raccolti si nota che il valore dello spessore per
gli inner barrel (Hamamatsu) risulta inferiore a quello dichiarato dal costruttore di
circa 10 um, superiore all’errore della misura (vedi capitolo seguente). Infatti allo
spessore nominale di
320 um bisogna sottrarre i 30 um dichiarati dell’impiantazione .
38
5,00
6,25
7,50
8,75
10,00
270,00 327,50 385,00 442,50 500,00
SPESSORI
C(p
F)
W(um)
HamIB1
HamIB2
HamOB1
HamOB2
STMOB1
STMOB2
Per gli outer barrel si nota che per la Hamamatsu il valore misurato è di 440 um
contro un valore nominale di 500-30= 470 um .
Per la STM il valore misurato risulta di circa 480 um rispetto al valore nominale di
500um.
Bisogna però anche notare che dalle misure meccaniche per le lunette della STM lo
spessore e$ettivo è diverso da quanto dichiarato dal costruttore e risulta di circa 510
um.
Tali valori però cambiano se invece di considerare la capacità corrispondente al
potenziale di
39
svuotamento si prende il valore di C indicato dalle misure a circa + 100 V per
=200v ed
in proporzione per gli altri valori,dove C risulta costante in accordo con la teoria. Il
risultato è riportato nel grafico “Spessori Corretti”,di seguito riportato.
5,000
6,250
7,500
8,750
10,000
270,00 330,00 390,00 450,00 510,00
Spessori corretti
C(p
f)
W(um)
HamOB1
HamOB2
HamIB1
HamIB2
STMOB1
STMOB2
stm2ob2
Si nota un perfetto accordo dei dati misurati con quelli nominali per gli IB1 ed IB2
della Hamamtsu.Per gli outer barrel invece la discrepanza coi valori nominali risulta
essere di circa 30 micron per la Hamamatsu e di 20 um per la STM ,se per
quest’ultima consideriamo come spessore fisico quello da noi misurato
meccanicamente anziché quello nominale .
4.1 Misure meccaniche
Lo spessore fisico è stato misurato su sei lunette, a campione fra quelle utilizzate per
la misura, con un sistema elettronico (Heidenain) collegato al sistema meccanico
(Digimicro MF-501) rappresentato da una punta che andandosi ad appoggiare
sull’oggetto della misura permette di determinarne lo spessore. Non essendo dotato
40
di un supporto rigido specifico richiede una notevole manualità per non inficiare
l’accuratezza dello strumento stesso la cui sensibilità è del decimo di micron.
L’errore sulla misura considerato è dovuto alla non perfetta omogeneità dello
spessore stesso. Si sono quindi presi numerosi valori in punti diversi della lunetta. Lo
spessore indicato è la media di tali valori e l’errore coincide con lo scarto massimo.
Il risultato è il seguente:
Lunetta Hamamatsu IB2 3022023700820 W=323.3 3.5 um
Lunetta Hamamatsu IB1 30220140904913 W=322.2 3.3 um
Lunetta Hamamatsu OB1 30220354313220 W=503.5 2.5 um
Lunetta Hamamatsu OB2 30220454025110 W= 502.5 3.9 um
Lunetta STM OB1 30210335044220 W=513.9 4 um
Lunetta STM OB1 30210435103946 W=513.0 2.6 um
L’area del diodo,di cui si è data un’immagine schematica nella fig.2, è stata misurata
con un micrometro oculare dello strumento da taglio di sensibilità pari a 5 um e col
sistema elettronico della Heidenain associato in questo caso ad un micrometro
oculare collegato tramite una fotocamera ad uno monitor televisivo. Le immagini
sono nitidissime e dettagliate .
La precisione di lettura è di 1 um. Le due misure sono risultate consistenti. Si è
quindi utilizzata la più precisa.
41
Considerando l’andamento delle linee di campo si è pensato di considerare come
superficie interessata quella di lato dato dalla somma del lato del pad con la
distanza di quest’ultimo dal guard-ring (linea rossa in fig.3).
Dati del micrometro oculare dell’apparecchio da taglio:
Lato del diodo = 4.915 0.01 mm
Distanza pad-guard-ring= 0.040 0.01 mm
Area interessata = 24.6 0.1
Tale valore è quello utilizzato dal programma di fit.
Per il sistema Heidenain, si è ottenuto:
Lato del diodo = 4.921 0.002 mm
Distanza pad-guard-ring= 0.039 0.002 mm
Area interessata = 24.601 0.008
Lo spessore è stato calcolato dall’espressione W = x A/C , dove A è la
superficie della metallizzazione del quadrato centrale del diodo (vedi fig.3). Nel PCQ
era stata valutata di 0.246 ,e tale è il valore utilizzato nei grafici.
Infine la precisione relativa con cui possiamo determinare W è data da:
= 0.0065+.008=0.01
5 Conclusioni
42
Il numero di lunette prese a campione, anche se non statisticamente rilevante, è
stato ritenuto significativo. In e$etti ha permesso di determinare quale sia stato
l’errore di valutazione delle variabili da cui dipende lo spessore W.
Con la correzione apportata si nota poi una perfetta corrispondenza (si veda il
grafico “spessori corretti”) dei valori dichiarati dalla Hamamatsu con quelli misurati
per i campioni IB1/2,rilevando che allo spessore nominale di 320 um ( consistente
con le misure meccaniche e$ettuate) bisogna sottrarre 30 um corrispondenti
all’altezza dichiarata dell’impiantazione sul lato ohmico.
Tale corrispondenza non è altrettanto buona per i campioni della STM
microelectronics per i quali, tra l’altro, lo spessore fisico misurato risulta superiore
di circa 10um a quello dichiarato.
Infine per i campioni OB1/2 della Hamamatsu la zona attiva risulta ben al di sotto dei
valori dichiarati.
43