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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MODENA E REGGIO EMILIA FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA Corso di Laurea in Infermieristica - Sede Reggio Emilia LE MEDICINE ALTERNATIVE. INDAGINE QUALITATIVE SULLA PERCEZIONE IN DIVERSI PAESI Relatore Chiar.mo Prof. Cinzia Gradellini Studente Savino Sarcinelli Anno Accademico 2011/2012

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI

DI MODENA E REGGIO EMILIA FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA

Corso di Laurea in Infermieristica - Sede Reggio Emilia

LE MEDICINE ALTERNATIVE.

INDAGINE QUALITATIVE SULLA PERCEZIONE IN DIVERSI PAESI

Relatore

Chiar.mo Prof. Cinzia Gradellini

Studente

Savino Sarcinelli

Anno Accademico 2011/2012

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A Veronica,

che mi ha insegnato ad apprezzare la vita

e soprattutto a viverla.

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RINGRAZIAMENTI

Vorrei iniziare ringraziando la mia relatrice, la professoressa Cinzia Gradellini per

avermi guidato ed accompagnato con professionalità e tanta pazienza alla realizzazione

di questa tesi e senza la quale oggi non sarei qui. Grazie davvero.

Ringrazio anche tutto lo staff sanitario conosciuto in questi anni che mi ha dato consigli

oltre che buoni esempi e che nel bene e nel male mi hanno aiutato a crescere e capire la

difficoltà e la bellezza di questa professione.

Grazie anche a tutte le persone che ho incontrato durante questa esperienza di vita che è

l’università: professori e tutor, perché hanno l’hanno resa comunque indimenticabile.

Grazie anche ai miei amici con i quali ho condiviso, ansie, paure, gioie e

preoccupazioni. Alla fine ce l’abbiamo fatta.

Infine, ma non per importanza, ringrazio la mia famiglia che mi ha sostenuto e creduto

in me sin dall’inizio, quando neanche io ci credevo, in particolare mia madre che è

sempre stata presente, mio padre grande esempio di vita, mio fratello che nei momenti

di difficoltà c’è sempre e alle mie sorelle Maria e Angela che mi hanno sempre dato

tanto affetto.

E a Veronica che mi ha portato sin qui.

Grazie a tutti voi…

Savino

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Parole chiave

Medicina,

Alternativa,

Complementare,

Assistenza,

Infermieristica.

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INDICE

INTRODUZIONE 1

CAPITOLO 1:Le Medicine Alternative/Complementari 3

1.1 Che cosa sono le medicine alternative/complementari 3

1.2 Storia ed evoluzione delle medicine alternative/complementari 5

1.3 Discussione sull’efficacia delle medicine alternative/complementari 8

1.4 Le medicine Occidentali 9

1.4.1 L’omeopatia 9

1.4.2 La terapia con i fiori di Bach 11

1.4.3 La fitoterapia 12

1.5 La medicina manuale 12

1.5.1 Lo Shiatsu 13

1.5.2 La riflessologia 14

1.5.3 La chiropratica 15

1.6 Le medicine Orientali 15

1.6.1 La medicina tradizionale Cinese 15

1.6.2 L’agopuntura 17

1.6.3 La medicina Ayurvedica 19

CAPITOLO 2: Le Medicine Alternative/Complementari in Italia 21

2.1 Dati epidemiologici 21

2.1.1 Diffusione delle Medicine Alternative/complementari 21

2.1.2 Caratteristiche dei consumatori 22

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2.1.3 Livello di soddisfazione dei consumatori 24

2.2 La situazione in Italia 28

2.3 Legislazione 29

CAPITOLO 3: La ricerca 32

3.1 Contesto 32

3.2 Obiettivo 35

3.3 Metodologia 35

CAPITOLO 4: Risultati della ricerca 38

CONCLUSIONI 43

BIBLIOGRAFIA 46

ALLEGATO 1- DOMANDE FOCUS GROUP 49

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INTRODUZIONE

“L’infermiere fonda il proprio operato su conoscenze validate ed aggiornate così

da garantire alla persona le cure e l’assistenza più efficaci”1.

In un mondo dove la globalizzazione sta cambiando le dinamiche sociali e culturali di

molti paesi, anche la sanità prende atto di un’utenza che diventa sempre più multietnica.

Questo comporta un’apertura mentale sia nei confronti di credenze e abitudini diverse

dalle nostre, sia un aggiornamento dei processi di assistenza.

Inoltre, il paziente oggi chiede maggior attenzione e rispetto della propria individualità e

delle proprie emozioni, facendo emergere un limite nella presa in carico che diventa

sempre più orientata verso la parcellizzazione delle malattia trascurando gli aspetti

valoriali.

A conferma di ciò si registra, nei paesi occidentali, un incremento dell’utilizzo delle

Medicine Alternative Complementari (MAC), in quanto la sua concezione olistica,

consente a chi la pratica di considerare l’uomo nella sua totalità, attribuendo importanza

non solo all’aspetto fisico, ma anche a quello spirituale. La cura non si sofferma infatti

solo sulla malattia, ma anche sulle cause e alla risoluzione delle stesse.

Poiché l’infermiere, non solo per la sua storia ma anche per quello rappresenta, è il

responsabile principale della presa in carico del paziente, ho deciso di approfondire le

MAC per capire se l’eventuale utilizzo di alcune pratiche e l’approfondimento delle

teorie olistiche possano aiutare l’infermiere nel garantire al paziente un’assistenza

ottimale.

La presente ricerca è stata possibile attraverso una revisione bibliografica

sull’argomento e la successiva realizzazione di un focus group durante lo svolgimento

del programma Intensive Programme avvenuto tra il 20 maggio e il 2 giugno 2012 in

Belgio, a cui ho partecipato.

1 IPASVI, Il Codice deontologico del’infermiere, articolo 11, documento consultabile via web sul sito:

http://www.ipasvi.it/norme-e-codici/deontologia/il-codice-deontologico.htm, (data ultima consultazione

settembre 2012).

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Per perseguire gli obiettivi proposti, ho suddiviso il mio lavoro in due parti: la prima

parte ha lo scopo di presentare le Medicine Alternative Complementari. La seconda

parte descrive lo studio realizzato e i rispettivi risultati.

Nel primo capitolo ho parlato delle MAC, del loro significato, della storia e delle

principali medicine alternative.

Nel capitolo successivo mi sono focalizzato sulla medicina complementare alternativa

in Italia, raccogliendo dati epidemiologici e statistici.

Nel terzo capitolo ho descritto la mia ricerca e introdotto le caratteristiche del focus

group. Inoltre ho riportato brevemente quali sono le realtà dei paesi rappresentati dai

partecipanti al focus group, in materia di MAC. Ho analizzato dunque il contesto, lo

scopo e i materiali a mia disposizione.

Nell’ultimo capitolo ho raccolto i risultati della mia ricerca elaborando i dati ottenuti ed

ho proposto delle considerazioni personali in merito all’apporto che l’integrazione tra la

medicina scientifica e quella alternativa complementare potrebbe dare all’agire

professionale dell’infermiere.

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CAPITOLO 1

LE MEDICINE ALTERNATIVE/COMPLEMENTARI

1.1 CHE COSA SONO LE MEDICINE ALTERNTIVE/COMPLEMENTARI

Non è facile definire con esattezza le Medicine Alternative Complementari

(MAC), in quanto esse includono un campo molto ampio e sono in continuo

cambiamento. La definizione stessa di “Medicine Alternative Complementari” è

imprecisa, equivoca e soggetta ad interpretazioni errate; il suo significato infatti, è

differente a seconda delle realtà socioculturali e delle linee di pensiero. Vari enti,

associazioni e autori hanno dato la loro definizione riguardo le MAC ma tra tutte ho

scelto di riportarne due: la prima del National Center for Complementary and

Alternative Medicine (NCCAM, 2002) secondo cui: “le MAC sono un gruppo di diversi

sistemi, pratiche e prodotti medici e sanitari che attualmente non sono considerati parte

della medicina convenzionale2. La seconda è stata elaborata nel 2005 da un comitato

costituito nell’ambito del Board on Helth Promotion and Disease Prevention negli Stati

Uniti, il quale afferma che: “la medicina complementare ed alternativa comprende

numerose modalità e pratiche terapeutiche, con le rispettive teorie e credenze, che si

affiancano a quelle intrinseche del Sistema Sanitario dominante di una particolare

società in un determinato periodo storico. Essa comprende tutti i mezzi che i suoi

utilizzatori pensano avere un effetto positivo sulla salute. I limiti tra i mezzi propri delle

MAC e quelli del Sistema Sanitario dominante non sono sempre netti e ben definiti”3.

L’argomento prende connotazioni più ampie secondo alcuni studiosi. Jonas (2002)

ritiene che il termine “Medicina Alternativa Complementare” non può essere inteso solo

da un punto di vista “scientifico” ma anche politico, sociale e concettuale.4

2 National Center for Complementary and Alternative Medicine, What is Complementary and Alternative

Medicine?, documento consultabile via web, sul sito: http://www.nccam.nih.gov/health/whatiscam, (data

ultima consultazione settembre 2012).

3 Institute of Medicine of the National Academies, Complementary and Alternative Medicine in the

United States, documento consultabile via world wide web sul sito:

http://www.nap.edu/openbook.php?isbn=0309092701, (data ultima consultazione settembre 2012), p. 4.

4 Jonas W. B., The role of Complementary and Alternative Medicine. Accomodating Pluralism, Callahan,

London, 2002.

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Paola Ripa ed Elisabetta Baffi, affermano che le medicine alternative sono costituite

prima di tutto dalle loro teorie e non dalle prassi terapeutiche. Alla base di tali pratiche

infatti vi è una visione “globale” e “integrale” della persona, una visione olistica

dell’uomo, condizione che tra l’altro è molto affine all’atteggiamento professionale

dell’infermiere5. Il modello olistico riconosce ogni persona come un essere bio-psico-

sociale unito alla famiglia e alle comunità. Il paziente viene valutato nel suo complesso,

non in riferimento al singolo organo o al singolo apparato; la vita è intesa come unione

di corpo, sensi, mente e anima e lo stato di salute come un equilibrio del benessere

fisico, mentale, sociale, morale e spirituale6.

Nel momento in cui si manifesta una malattia, tale equilibrio viene a mancare. Le MAC

ben si adattano per favorire il ripristino di questo equilibrio, soprattutto per la naturale

capacità che hanno di far emergere le risorse di guarigione già insite nell’individuo.

Anche il concetto di guarigione viene affrontato in maniera diversa, l’assistito non deve

affidarsi passivamente nelle mani del terapeuta ma deve impegnarsi attivamente per il

ristabilimento del proprio equilibrio.

Il concetto di olismo (dal greco holos che significa tutto, intero) ha rappresentato un

principio fondamentale nella formazione dell’infermiere al quale riferirsi per

promuovere un’assistenza concentrata sulla concezione della persona come soggetto

unico ed irripetibile.

Il termine MAC si riferisce a metodi che pur non avendo sempre una provata base

scientifica e accettando principi non dimostrabili secondo le comuni procedure

scientifiche, è in grado di offrire pratiche non invasive e non farmacologiche che

possono rappresentare un valido supporto al trattamento medico-chirurugico

convenzionale. I termini stessi Alternativa e Complementare sottolineano che tale

medicina sia in grado di proporsi come sostegno a quella scientifica. Infatti molte

tecniche considerate alternative hanno trovato col tempo una perfetta integrazione nella

pratica clinica.

5 Ripa P., Baffi E., Le cure complementari e l’infermiere, Crocci Faber, Roma, 2004, pp.17-19.

6 Bannerman R. H., Burton J., Wenqie C., O.M.S. Il ruolo delle medicine tradizionali nel sistema

sanitario. Valutazioni scientifiche e antropologiche, Edizioni di red, Como 1984, p. 13.

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Inoltre l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sottolinea quanto in realtà il

concetto di MAC sia relativo e da contestualizzare in base al paese di riferimento. Infatti

i termini “medicina alternativa” o “medicina complementare” in alcuni paesi sono usati

in maniera intercambiabile con la medicina tradizionale7. Questo perché nel tempo ogni

civiltà ha sviluppato la propria concezione di salute e di malattia e ha creato dei sistemi

differenti per cercare di curarla. Così se in Italia l’agopuntura viene considerata una

forma di Medicina Alternativa, in Cina questa stessa pratica rientra a tutti gli effetti

nelle cure tradizionali che fanno parte del sistema sanitario nazionale.

1.2 STORIA ED EVOLUZIONE DELLE MEDICINE

ALTERNATIVE/COMPLEMENTARI

Foster sostiene che la medicina nasce con l’uomo. Trae origine dal bisogno innato

nella nostra specie di capire e curare le malattie che lo affliggono. 8

Incisioni e dipinti

rupestri, statue, oggetti propiziatori, ossa umane giunte fino a noi, ci permettono di

immaginare le pratiche mediche dei nostri antenati.

L’origine e l’utilizzo della medicina alternativa si può far risalire a secoli fa. La sua

storia infatti è legata alle tradizioni popolari di salute e guarigione sviluppatesi

empiricamente e consolidate dall’esperienza di generazioni. Tali conoscenze si sono

successivamente strutturate presso ogni popolo come “medicine tradizionali”. Queste

pratiche sono state influenzate da fattori come la cultura, la storia, le attitudini personali

e la filosofia.

La presenza di una medicina tradizionale si rileva, in varia misura, in tutte le culture.

Fin dall’inizio della sua esistenza infatti l’uomo ha cercato di affrontare le malattie

sviluppando nel tempo un “sistema di medicina”, cioè “un insieme di istituzioni sociali

7 Organizzazione Mondiale della Sanità, Medicines, documento consultabile via web sul sito:

http://www.who.int/medicines/areas/traditional/definition/en/, (data ultima consultazione settembre

2012).

8 Foster G. M., O.M.S. Il ruolo delle medicine tradizionali nel sistema sanitario. Valutazioni scientifiche e

antropologiche, Edizioni di red, Como, 1984, p. 23.

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e di tradizioni culturali, legate al perseguimento consapevole di un migliore stato di

salute”.9

Medicinali a base di erbe riflettono alcuni dei primi tentativi da parte dell’uomo per

migliorare le condizioni di salute. Nel Medioevo erano stati inventati migliaia di

preparati botanici per ottenere effetti medicamentosi. Già gli egizi conoscevano le

proprietà terapeutiche che la natura offriva loro. Un’altra testimonianza ci arriva dal

ritrovamento nel 1991 sulle Alpi italiane dei resti del preistorico e mummificato "uomo

di ghiaccio". Furono rinvenute infatti, tra i suoi effetti personali, delle erbe medicinali10

.

Tutte le più grandi civiltà del passato avevano tradizioni e conoscenze mediche: i greci,

i romani, i cinesi. Anche a quei tempi la società affidava a persone, alle quali attribuiva

doti sovrannaturali, il compito di curare le malattie. I più noti sono: sciamani, sacerdoti,

stregoni, erboristi.

La nascita della vera e propria medicina scientifica è però da attribuirsi ad Ippocrate (V

sec. A. C.), considerato padre della medicina. Egli fu il primo ad affrontare la malattia

in maniera olistica, sostenendo che è più importante conoscere la persona affetta dal

male che la malattia di cui la stessa soffre.11

Nei secoli la medicina è divenuta sempre più scientifica e specializzata ed ogni paese ha

orientato l’assistenza sanitaria in base alle proprie credenze e alle nuove scoperte

empiriche. Tra Oriente ed Occidente si è creata una filosofia di cura differente fino ad

arrivare alla distinzione tra medicina tradizionale diffusa in Oriente in cui si da

notevole importanza alla parte spirituale dell’uomo, e la medicina allopatica

sviluppatasi in Occidente che si basa sulla validazione scientifica per approvare le

nuove pratiche assistenziali, somministrando un rimedio opposto al problema. Col

tempo queste scuole di pensiero si sono allontanate sempre più fino ad arrivare ad una

netta separazione.

9 Foster G. M., O.M.S. Il ruolo delle medicine tradizionali nel sistema sanitario. Valutazioni scientifiche e antropologiche, Edizioni di red, Como, 1984, p. 23.

10 National Center for Complementary and Alternative Medicine, What is Complementary and Alternative

Medicine?, Documento consultabile via web, sul sito: http://www.nccam.nih.gov/health/whatiscam, (data

ultima consultazione settembre 2012).

11 Rosenfeld I., Guida alla medicina alternativa, Mondadori, Milano, 2002, p. 17.

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Attualmente, stiamo assistendo ad una nuova fase che riguarda in particolar modo i

paesi industrializzati, dove la sanità si è frammentata in molteplici specializzazioni e

l’attenzione si è spostata sulla cura dell’organo, del tessuto o della cellula danneggiata

trascurando l’essere umano nella sua totalità. Ciò ha fatto nascere nell’assistito il

desiderio di essere considerato sotto tutti i punti di vista. Inoltre la scolarizzazione,

l’informazione diffusa dai mass media in merito al concetto di salute e la costituzione di

una società sempre più complessa e multietnica, aperta a nuove forme di cura e

assistenza, ha contribuito ad un ritrovato interesse da parte della persone per gli aspetti

emozionali e spirituali della salute che si manifestano sia attraverso l’interesse per

sistemi di cura alternativi, sia attraverso la sperimentazione di pratiche provenienti da

altri paesi.12

Il crescente ricorso della popolazione a tecniche considerate alternative ha indotto i

governi dei paesi industrializzati alla formulazione di politiche sanitarie più aperte nei

confronti delle MAC e ad un modello sanitario più integrato. Ma l’integrazione della

medicina tradizionale a quella scientifica è stata lenta e graduale. Ripercorriamo le

tappe più importanti di tale processo:

Nel 1976 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) include le medicine

tradizionali o comunque diverse nei propri programmi.

Nel 1978 la Conferenza Internazionale Sulle Cure Mediche Primarie tenutasi ad Alma

Ata raccomandava di includere ove necessario le medicine tradizionali. Margaret Chan,

direttrice dell’O.M.S., ha inoltre chiesto ai paesi membri di non opporre la medicina

tradizionale a quella occidentale, bensì di utilizzarle ambedue nelle cure primarie.13

Nel 1992 esce la prima direttiva europea che riconosce le MAC come una risorsa che

può e deve essere messa a disposizione dei cittadini europei.

Nel 1999 il Consiglio d’Europa ribadisce la necessità di assicurare ai cittadini il più

elevato livello di sicurezza delle terapie complementari e una più corretta informazione

sottolineando l’importanza del principio del pluralismo scientifico, la libertà di scelta

12 Iacca V., Infermieristica e Cure complementari, documento consultabile via web, sul sito http://www.ipasvicomo.it/documenti/art.3-30.pdf, (ultima consultazione settembre 2012).

13 Mednat.org, Medicina Alternativa e/o analogica, Documento consultabile via web, sul sito:

http://mednat.org/medicina_alternativa.html, (ultima consultazione settembre 2012).

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terapeutica dei pazienti e il riconoscimento dello stato giuridico delle terapie

complementari uniformi tra gli stati membri.

1.3 DISCUSSIONE SULL’EFFICACIA DELLE MEDICINE

ALTERNATIVE/COMPLEMENTARI

Dimostrare l’efficacia terapeutica delle MAC è uno dei punti di maggior

controversia. A tal proposito infatti esistono due correnti di pensiero contrapposte: gli

oppositori alle Medicine Alternative sostengono che i risultati positivi terapeutici siano

dovuti più ad un effetto placebo da parte dei pazienti, che non alla reale efficacia delle

tecniche utilizzate. Secondo quest’ultimi infatti non c’è nessun dato scientifico che

dimostri ad esempio l’esistenza delle forze vitali o dei canali energetici che sono alla

base delle teorie della medicina tradizionale cinese o dell’agopuntura o il reale

meccanismo d’azione dell’omeopatia.

I sostenitori della MAC, invece, dichiarano che la soddisfazione stessa dei pazienti che

ricorrono alle pratiche non convenzionali sono la più grande dimostrazione

dell’efficacia di tali tecniche e la sempre maggior diffusione anche tra i paesi

industrializzati ne è un’ulteriore conferma. Inoltre come sostiene Giorgio Dobrilla

“degli effetti clinici benefici sono davvero registrabili, a prescindere dai presupposti

delle MAC. Sono benefici che si ripercuotono prevalentemente sulla percezione di

malattia, piuttosto che sulla vera patologia su base organica, ma danno comunque una

sensazione di benessere e sollievo ai pazienti”.14

Uno studio condotto in Gran Bretagna nel 2008 ha dimostrato che i professionisti delle

MAC rispetto agli operatori sanitari, ricorrono più frequentemente all’Evidence-Based

Practice (EBP) per integrare conoscenze sempre più aggiornate al loro agire

professionale, riconoscendo quindi l’importanza che le evidenze hanno in un contesto

14 Dobrilla G., Le alternative, guida critica alle cure non convenzionali, Zadig, Roma, 2008, p. 286.

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come quello sanitario dove le scoperte scientifiche possono modificare l’orientamento

dell’assistenza15

.

Inoltre il crescente numero di utilizzatori di MAC ha spinto numerosi stati a riconoscere

ed integrare queste discipline nei propri piani sanitari.

Il reale problema per quanto riguarda le MAC non è se esistono o meno delle prove

scientifiche sulle sua efficacia, bensì garantire ai pazienti delle tecniche sanitarie sicure.

Per questo motivo necessitano delle leggi sempre più chiare che ne regolamentino l’uso

e la diffusione.

Esistono una moltitudine di discipline che rientrano nel campo delle Medicine

Alternative Complementari, pertanto risulta abbastanza complicato effettuarne una

classificazione completa.

Ho deciso di trattare ed approfondire alcuni gruppi di queste dottrine, scegliendo le più

rappresentative ed utilizzate riunendole, dove possibile, sulla base delle loro affinità

storiche e/o geografiche e/o teoriche.

1.4. LE MEDICINE OCCIDENTALI

1.4.1 L’omeopatia

È una disciplina medica che utilizza micro dosi di sostanze derivate da vegetali,

minerali o animali con l’intento di stimolare specifici meccanismi di difesa dell’uomo.

Padre fondatore dell’omeopatia è Samuel Hahnemann (1755-1843), medico tedesco che

espose le sue teorie nel trattato di “Organon dell’arte di guarire” nel 1910.16

Alla base di

questa metodica terapeutica vi è il “principio della similitudine”, secondo il quale, una

malattia può essere curata somministrando al paziente una micro dose di una sostanza

che in un uomo sano e in quantità maggiori provocherebbe sintomi simili a quelli della

malattia. Possiamo quindi affermare in altre parole che, mentre nella medicina classica

15Biomedcentre, Knowledge and beliefs concerning evidence-based practice amongst complementary and

alternative medicine health care practitioners and allied health care professionals: A questionnaire

survey, documento consultabile via web sul sito: http://www.biomedcentral.com/1472-6882/8/45, (data

ultima consultazione ottobre 2012).

16 Vithoulkas G., O.M.S. Il ruolo delle medicine tradizionali nel sistema sanitario. Valutazioni

scientifiche e antropologiche, Edizioni di red, Como 1984, pp. 164-166.

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del mondo occidentale il farmaco ha l’obiettivo di contrastare la patologia distruggendo

l’agente che l’ha causata, l’omeopatia somministra una sostanza che ad alte dosi

potrebbe essere nociva ma che a dosi infinitesimali provoca una reazione di difesa dello

stesso organismo.

Un altro principio fondamentale dell’omeopatia è la “legge degli infinitesimali” per cui

una sostanza più è diluita, maggiore è il suo potere curativo. Per identificare la dose

minima efficace di un farmaco Samuel Hahnemann produsse soluzioni sempre più

deboli, aggiungendo acqua distillata o alcool. Nei rimedi omeopatici infatti sostanze

diverse vengono diluite fino a quantità infinitesimali; le diluizioni sono spinte ad un

punto tale da costituire il bersaglio principale delle critiche verso la terapia omeopatica.

Gli oppositori dell’omeopatia infatti ritengono che i benefici siano dovuti più ad un

effetto placebo da parte dei pazienti che ad un reale effetto terapeutico delle cure

omeopatiche17

. L’O.M.S. ritiene invece l’omeopatia un’espressione legittima della

medicina tradizionale. È ufficialmente riconosciuta praticamente in tutti i paesi del

mondo, e sono migliaia gli omeopati che possono esercitare la loro professione; inoltre,

non viene riportato alcuna prova negativa nei riguardi delle terapie omeopatiche.

Un’altra caratteristica molto importante dell’omeopatia è la visione olistica dell’uomo

che non viene considerato come un insieme di organi e apparati, ma è valutato sotto i

vari aspetti, psichici fisici ed emotivi. L’approccio omeopatico inoltre è caratterizzato

dall’individualizzazione del trattamento che il terapeuta mette in atto attraverso il

colloquio con il paziente per cercare di scoprire il modo specifico in cui egli reagisce

alla propria malattia. Per capire i meccanismi di difesa del paziente, e proporre la

migliore terapia si prende in considerazione l’intero campo della patologia mentale,

emozionale e fisica.

L’omeopatia trova maggior impiego soprattutto per le patologie croniche come le

malattie reumatiche e allergie.

17 Dobrilla G., Le alternative, guida critica alle cure non convenzionali, Zadig, Roma, 2008, pp. 23-80.

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1.4.2 La terapia con fiori di Bach

La terapia con i fiori di Bach18

è un sistema terapeutico derivato dal pensiero

omeopatico e concepito nel 1930 dal medico britannico Edward Bach (1880-1936).

Bach era un medico batteriologo ed omeopata che sulla base dell’ipotesi che tutti i

disturbi sorgessero per uno squilibrio interiore che genera reazioni emotive negative,

propose un sistema curativo basato sulla somministrazione di trentotto fiori. La teoria su

cui si è basato Bach è strettamente spiritualistica, egli infatti riteneva che ci si ammala

nel momento in cui vi è uno squilibrio tra la volontà dell’ego e la nostra anima, ovvero

quando ci si impedisce di fare ciò che corrisponde alla nostra natura e ci si ostina a

perseguire strade e obiettivi che non ci appartengono. La malattia viene vista come

un’esternazione di stati d’animo negativi, per cui l’obiettivo deve essere la correzione di

questo disagio interiore. Su tale base formulò la teoria della cura con i fiori. Bach

sosteneva che ognuno di questi fiori, o meglio essenze, corrisponderebbe a uno

specifico stato psicologico del paziente, espresso da più sintomi.

Egli sostenne che i fiori esposti al sole e immersi nell’acqua incontaminata

assorbirebbero l’energia solare e la trasferirebbero all’acqua, che così si caricherebbe

energeticamente. Il paziente bevendola introdurrebbe quest’energia che andrebbe a

colmare il deficit che secondo Bach sarebbero causa della sofferenza.

Maria E. Campanili afferma che ogni essenza corrisponde ad un preciso stato

psicologico e cura diversi sintomi psicofisici, ma non c’è un rimedio standard adatto per

ogni persona19

. Bisogna indagare nella personalità del paziente per scoprirne lo stato

d’animo e la causa che l’ha originato individuando poi i rimedi necessari alla

guarigione. Maria Grazia Parisi ritiene che il rimedio di Bach agisce sul disturbo fisico

non tanto risolvendo direttamente il sintomo, quanto, piuttosto, riequilibrando

l’attitudine generale psico-emotiva della persona, che migliorerà i suoi auto-

aggiustamenti neuro/endocrino/immunologici. L’uso dei fiori di Bach nelle patologie

infiammatorie e infettive è giustificato dallo specifico sostegno fornito al riallineamento

18 Dobrilla G., Le alternative, guida critica alle cure non convenzionali, Zadig, Roma, 2008, pp. 215-223.

19 Merati L., Mantellini B., La medicina complementare nella pratica clinica, Masson, Milano, 2005, p.

33.

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emotivo e dalla concomitante correzione dell’azione difensiva e compensativa operata

dall’organismo stesso.

I fiori di Bach sono uno dei metodi di autocura olistica più famosi, in quanto semplici,

adatti a persone di qualsiasi età, facilmente reperibili nelle farmacie e nei grossi centri

commerciali.

1.4.3 Fitoterapia

Secondo la definizione data da Fabio Firenzuoli: “la fitoterapia consiste nella

cura delle malattie con le piante medicinali e dei loro derivati, considerando premessa

necessaria e indispensabile la ricerca fitochimica e farmacologica”.20

Essa applica

metodiche di studio e di controllo che non si discostano di molto da quelle della

medicina scientifica. Il termine “fitoterapia” venne usato per la prima volta dal medico

francese Henri Leclerc (1870-1955) nel libro “Lineamenti di fitoterapia”21

, una raccolta

a carattere medico-scientifico sull’impiego di piante medicinali. Ma l’utilizzo da parte

dell’uomo di piante per curare malattie è una pratica millenaria e si può considerare

come il primo esempio di pratica terapeutica umana. La fitoterapia è considerata una

Medicina Alternativa Complementare nella maggior parte degli stati membri

dell’Unione Europea e negli Stati Uniti.

La moderna fitoterapia stabilisce rigorose regole per l’utilizzazione della pianta già al

momento della raccolta che deve avvenire nei luoghi e nei tempi atti a favorire la

migliore resa in principi attivi della pianta stessa, rispettandone quindi l’intero ciclo

biologico.

1.5 LA MEDICINA MANUALE

Con questa espressione si indica un gruppo di tecniche basate sostanzialmente

sulla stimolazione dell’organismo dall’esterno per mezzo di modalità meccaniche, come

il massaggio, la spinta, il rotolamento. Molte tecniche vengono indicate con il nome di

20 Firenzuoli F., Fitoterapia in otorinolaringoiatra, Tecniche nuove, Milano, 1993.

21 Dobrilla G., Le alternative, guida critica alle cure non convenzionali, Zadig, Roma, 2008, pp. 215-220.

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lavoro sul corpo (bodywork) ed agiscono migliorando il tono muscolare, la circolazione

dei liquidi, la postura22

.

In linea di massima si tratta di tecniche non invasive e sicure che agiscono

verosimilmente anche generando uno stato di rilassamento psichico che migliora

l’umore del paziente. Dato il gran numero delle tecniche che vengono usate è difficile

dare un giudizio analitico su ciascuna di esse. Come sostiene Paola Ripa il massaggio è

comunicazione, parlare, ascoltare, essere presenti23

.

1.5.1 Shiatsu

È una forma di manipolazione che si esercita con i pollici le dita e i palmi della

mani, senza l’ausilio di strumenti meccanici o di altro genere. Consiste nella pressione

sulla cute mirante a correggere le disfunzioni interne, a migliorare e a conservare lo

stato di salute o a trattare malattie specifiche. L’obiettivo, infatti, di questa pratica è di

preservare e riacquisire la salute attraverso il riequilibrio dei sistemi di comunicazione

energetica del corpo. Il massaggio, effettuato tramite digitopressione, influenza

direttamente il movimento dell’energia.

Lo shiatsu si esprime attraverso una serie di pressioni costanti e perpendicolari sul corpo

del ricevente. La pressione può essere attuata non solo con le dita delle mani, ma anche

con le nocche o il palmo o con altre parti del corpo come piedi, gomiti e ginocchia. Il

trattamento prevede il posizionamento della persona su un apposito lettino. La persona

trattata deve avere la sensazione di rilassamento e, contemporaneamente, le deve essere

assicurata un’adeguata temperatura corporea.

Lo shiatsu si è diffuso in Occidente dopo la seconda guerra mondiale, in particolare a

partire dagli anni settanta e nel 1954 viene dichiarata pratica autonoma.

I disturbi che solitamente portano l’utente a rivolgersi allo shiatsu vanno dai dolori di

vario tipo come le cefalee e lombalgie all’insonnia.

22 Presidenza del Consiglio dei Ministri, Le medicine alternative e il problema del consenso informato, documento accessibile via web sul sito: http://www.governo.it/bioetica/tesi/medicine_alternatuve.pdf,

(data ultima consultazione settembre 2012) p. 24.

23 Ripa P., Baffi E., Le cure complementari e l’infermiere, Crocci Faber, Roma 2004, cap.1 pp.77.

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1.5.2 Riflessologia

È un tipo di terapia riflessa, ossia di pratica curativa, che utilizza la stimolazione

di particolari punti dell’organismo per ottenere determinati effetti in altre zone corporee.

Tale principio si basa sulla presenza nell’organismo di archi riflessi nervosi. La

riflessoterapia è esercitata principalmente su mani e piedi24

.

Ancora oggi non si sa con certezza quale sia l’origine di questa tecnica; si suppone che

le sue tracce risalgano all’antica Cina dove veniva praticata già cinquemila anni fa.

Tuttavia fu con l’otorinolaringoiatra statunitense William Fitzgerald, all’inizio del

Novecento, che si cominciano a codificare alcuni concetti in tema di riflessoterapia del

piede. Questo autore ipotizza che esistano dieci zone longitudinali, detti “meridiani

energetici”, che percorrono come fili tutto il corpo, dalla testa alla punta degli alluci. Le

parti incluse in ognuna di queste zone sarebbero collegate tra loro da un’energia che le

percorre lungo i meridiani. Questo flusso, evocabile con la palpazione dei punti in

superficie, sarebbe la base della possibile influenza reciproca degli organi appartenenti a

una determinata zona. A sviluppare questi concetti è soprattutto la fisioterapista Eunice

Ingham che ancora oggi è considerata la vera fondatrice della riflessoterapia, basata

sullo sfruttamento di un’ipotetica mappa dettagliata delle zone riflesse localizzabili sul

piede.

Il massaggio è condotto con movimenti prodotti dal pollice, seguendo le zone in

sequenza dei piedi per trattare tutto l’organismo. Una seduta di solito ha una durata che

va dai trenta minuti fino ad un’ora.

Questa forma di terapia è utilizzata non solo per curare patologie, ma anche per

mantenere l’induzione di uno stato di rilassamento che è il miglior ant idoto per superare

lo stress e tutte le conseguenze psicofisiche. Quando il corpo è rilassato viene favorita la

circolazione che purifica l’organismo dalle tossine e dalle impurità.

24 Dobrilla G., Le alternative, guida critica alle cure non convenzionali, Zadig, Roma, 2008, pp. 273-278.

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1.5.3 Chiropratica

È una disciplina che, attraverso una manipolazione adeguata della colonna

vertebrale, si propone di correggere i disturbi nati da un’alterazione, sia pur minima di

questo segmento scheletrico. Questo perlomeno è ciò che ha affermato Daniel David

Palmer padre di questa dottrina nata a Davenport, Iowa, Statu Uniti nel 1895. Egli

sosteneva che correggendo l’allineamento della colonna vertebrale, si riduce la

pressione esercitata sulle terminazioni nervose e si ristabilisce lo stato di buona salute.

La tecnica consiste nel riposizionamento dell’articolazione sofferente con un

movimento breve e rapido, allo scopo di condizionarne la funzionalità articolare e

neurofisiologica.

La chiropratica è molto diffusa negli Stati Uniti, ma quasi tutti i paesi del mondo la

riconoscono come una Medicina Complementare Alternativa.

1.6 LE MEDICINE ORIENTALI

1.6.1 La Medicina Tradizionale Cinese

Risale a circa quattromila anni fa ed è ritenuta da molti la “medicina madre”.

L’aggettivo tradizionale in realtà è stato aggiunto successivamente dagli occidentali per

distinguere la medicina cinese autoctona dalla medicina cinese attuale di matrice

occidentale, praticata in Cina già da un secolo.

La Medicina Tradizionale Cinese (MTC) rappresenta una medicina globale, ed include

pratiche come l’agopuntura, il massaggio, i trattamenti con le erbe, la moxibustione25

e

la meditazione26

. Ma è anche una filosofia di vita che considera la persona come un

universo in miniatura, formato da ambiente naturale, sociale, fisico e spirituale. Questi

elementi sono interconnessi e interdipendenti fra di loro ed ognuno diventa

fondamentale per lo stato di salute. Il corpo umano, a sua volta è un insieme di sistemi,

25 Maxibustione: variante dell’agopuntura che consiste nel bruciare un pezzo della pianta di Artemisia

sulla testa dell’ago, in modo da condurre il calore all’interno del corpo o sulla superficie della pelle.

26 Craven R. F., Hinrle C. J., Principi fondamentali dell’assistenza infermieristica,Ambrosiana, Milano,

2011, vol. 1°: cap. 6 pp. 290-292.

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organi, tessuti e cellule che pur essendo elementi differenti e avendo funzioni diverse, si

influenzano reciprocamente. Inoltre l’uomo è considerato come ciò che c’è di più

importante e il suo valore supera tutto il resto.

La MTC non si occupa della materia, bensì dell’energia che tiene in vita l’uomo e tutto

l’universo.

Secondo la MTC infatti esiste una forza vitale chiamata Qi, presente in qualsiasi

organismo vivente27

. Esistono inoltre altre due forme di energia: lo yin che simboleggia

la terra, la luna, l’acqua, ciò che è cronico e lo yang che rappresenta il cielo, il sole, la

luce, ciò che è acuto. Queste forze pur essendo opposte tra di loro, si generano e si

compenetrano continuamente l’un l’altro, quasi come in un abbraccio. Il concetto

espresso dallo Yin/Yang rappresenta il dualismo. Ognuno di noi infatti vive

continuamente nella dualità, sperimentiamo gioia e dolore, azione e riposo, amore e

odio. Ogni aspetto della vita consta dello scorrere dello Yin verso lo Yang, ogni cosa è

composta da una parte Yang e una Yin in maniera variabile. Il mantenimento di un

equilibrio fra queste due entità è necessario per uno stato di salute buono.

La malattia dunque si instaura quando si verifica un eccesso o una carenza di queste due

forze, dando luogo a squilibri generalizzati o localizzati. Mantenere l’equilibrio tra

queste due energie significa per l’uomo riuscire a trovare una corretta armonia tra

spirito e corpo, solo in questo modo infatti il Qi (l’energia vitale) potrà scorrere

liberamente all’interno dell’organismo. Il Qi, infatti, secondo la MTC scorre

continuamente e incessantemente per irrorare e nutrire ogni parte del corpo, attraverso

dei canali energetici detti “Meridiani” che mettono in relazione l’uomo con l’esterno

permettendogli di raggiungere un’armonia con l’ambiente circostante, requisito

fondamentale per essere in buona salute.

L’obiettivo principale della MTC è prevenire la malattia più che curarla, consigliando

uno stile di vita privo di eccessi, all’insegna della sobrietà ed in pace con se stessi.

Nell’esaminare un paziente, il medico cinese si avvale di quattro tecniche: l’ispezione,

l’ascolto e l’apprezzamento degli odori, la raccolta dell’anamnesi e la palpazione. La

27 Ripa P., Baffi E., Le cure complementari e l’infermiere, Crocci Faber, Roma, 2004, cap.5 pp. 53-63.

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terapia invece che si basa sull’utilizzo di fitofarmaci è associato talvolta alla

stimolazione dei meridiani attraverso massaggi o l’agopuntura.

Attualmente la MTC è praticata in migliaia di ospedali in Cina, Giappone, Corea e

Indocina e oltre due miliardi di persone oggi curano la malattia mediante la

farmacologia cinese28

.

1.6.2 L’agopuntura

È una tecnica che prevede l’inserzione di aghi molto sottili in specifici punti del

corpo per curare le malattie o alleviare il dolore29

. Nota e praticata in Oriente da più di

quattromila anni, l’agopuntura acquista credito e interesse crescenti in Occidente solo a

partire dagli anni Cinquanta.

Per spiegare il meccanismo d’azione dell’agopuntura esistono due teorie: una

occidentale scientifica e l’altra che si rifà invece alla medicina tradizionale cinese. La

prima, sostiene che l’agopuntura agisce aumentando l’attività e la produzione di

endorfine ed encefaline che sono sostanze endogene ad azione morfino-simile. Come

anche afferma Luciano Roccia, anestesista e agopuntore, queste sostanze hanno la

funzione di modulatori del dolore, potendo agire diminuendo o annullando lo stimolo

dolorifico. Il meccanismo d’azione si trova a livello sia periferico sia encefalico, dove è

noto che tutti gli stimoli arrivano e diventano coscienti. Infatti sia a livello periferico sia

centrale si trovano dei recettori oppioidi a cui si legano queste sostanze provocando un

blocco dello stimolo doloroso30

. Inoltre queste hanno anche un’azione antiansia e

antidepressiva, che spiegherebbe, quindi, il notevole effetto rilassante dell’agopuntura.

Secondo la medicina tradizionale cinese invece questa terapia si basa sul principio che

ogni stato di malattia è dovuto ad uno squilibrio, interruzione o mancanza di un’energia

vitale (Qi) che circola all’interno di canali energetici; questi sono collegati all’interno

28 Ripa P., Baffi E., Le cure complementari e l’infermiere, Crocci Faber, Roma, 2004, cap.5 pp. 53-63.

29 Rushu W., O.M.S. Il ruolo delle medicine tradizionali nel sistema sanitario. Valutazioni scientifiche e antropologiche, Edizioni di red, Como, 1984, pp. 117-125.

30 Merati L., Mantellini B., La medicina complementare nella pratica clinica, Masson, Milano, 2005, p.

57.

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18

con i visceri ed in superficie con la cute in determinati punti, che gli agopuntori

utilizzano per ripristinare la normale circolazione del Qi.

Per facilitare la comprensione di questa teoria possiamo immaginare il corpo umano

come un labirinto, all’interno del quale scorre sempre una corrente d’aria. In punti

specifici ci sono delle porte che si mantengono normalmente aperte affinché tale flusso

non si interrompa. Quando l’uomo si ammala queste porte si chiudono provocando

un’interruzione del flusso che genera un sovraccarico oppure un deficit di aria in

determinati punti dell’organismo. L’agopuntore inserendo gli aghi nei punti specifici

cerca di sbloccare queste anomalie di flusso correggendo l’eccesso o il difetto

energetico, per riportare all’interno dell’organismo la giusta armonia, consentendo la

guarigione dell’organo compromesso.

Come sostiene Isadore Rosenfield ci sarebbero molteplici fattori che possono interferire

o alterare il flusso del Qi: cambiamenti dietetici, stress emotivi, traumi psichici,

infezioni, lavori particolarmente pesanti31

.

Secondo la filosofia della medicina tradizionale cinese ci sarebbero circa

trecentosesanta punti sulla superficie cutanea direttamente collegati a specifici organi o

zone del corpo che possono essere stimolate attraverso l’agopuntura.

Vari studi hanno dimostrato che l’agopuntura è sicura ed efficace, in particolare per

l’osteoartrite, come trattamento adiuvante nei disordini come cefalea migrante o tensiva,

fibromialgia, mal di schiena e per ridurre nausea e vomito causati dalla chemioterapia32

.

Negli Stati Uniti, infatti, la Food And Drug Administration (FDA) ha riconosciuto

l’agopuntura come “tecnica medica” e in ventuno stati possono praticarla soltanto i

laureati in medicina e chirurgia, mentre negli altri possono esercitarla anche non medici

che abbiano però conseguito un diploma dopo un corso della durata di tre anni.

31 Rosenfeld I., Guida alla medicina alternativa, Mondadori, Milano, 2002, cap 4°, pp. 46-53.

32 Craven R. F., Hinrle C. J., Principi fondamentali dell’assistenza infermieristica, Ambrosiana, Milano,

2011, vol. 1°: cap. 6 pp. 290-292.

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1.6.3 La medicina Ayurvedica

Il NNCAM (National Center for Complementary and Alternative Medicine)

definisce l’ayurveda come “un sistema di medicina globale, che dà uguale importanza al

corpo, alla mente, allo spirito e ha come fine quello di mantenere un armonico equilibrio

di tutte le componenti dell’individuo”.33

La medicina ayurvedica ebbe origine in India intorno al 1500 a.C.34

e, attualmente, una

grande percentuale di indiani si cura con questa tecnica terapeutica, ma ha guadagnato

non pochi adepti anche in altre parti dell’Asia, in Europa e negli Stati Uniti35

.

Ayurveda deriva dal sanscrito (lingua classica indiana) ayur, longevità e veda,

conoscenza. La conoscenza della vita infatti rappresenta il presupposto di questa

medicina alternativa complementare. Secondo la visione ayurvedica la guarigione è un

fenomeno naturale, quindi anche l’uomo è parte integrante della natura, governato dagli

stessi principi che determinano la sopravvivenza e la salute di tutti gli organismi viventi,

animali e vegetali. La funzione di questa medicina è garantire l’equilibrio tra uomo e

ambiente che lo circonda. Tale concetto è paragonabile alle teorie della medicina

tradizionale cinese, anche se vi sono delle differenze sia concettuali che di linguaggio.

Alla base dell’ayurveda c’è la teoria dei tre umori (Tridosha), secondo la quale tutti i

processi fisici e fisiologici, nonché l’origine e le manifestazioni delle malattie, derivano

da essa. I tre umori (dosha) sono: il moto (vata), l’energia (pitta), e l’inerzia (kapha).

L’equilibrio tra questi tre umori determina un buono stato di salute, mentre lo squilibrio

tra i tre dosha dà luogo alla malattia36

. Ogni dosha deve esistere contemporaneamente in

ogni individuo, anche se ognuno è caratterizzato dalla predominanza di uno o due

dosha. Questo delicato equilibrio può essere perturbato da innumerevoli cause e se ciò

accade il corpo diventa suscettibile allo stress e ad agenti patogeni che possono

33 National Center for Complementary and Alternative Medicine, Ayurvedic Medicine: an introdution,

documento consultabile via web sul sito:

http://www.nccam.nih.gov/sites/nccam.nih.gov/files/D287_BKG.pdf, (data ultima consultazione

settembre 2012).

34 Rosenfeld I., Guida alla medicina alternativa, Mondadori, Milano, 2002, p. 198.

35 Dobrilla G., Le alternative, guida critica alle cure non convenzionali, Zadig, Roma, 2008, pp. 183-189.

36 Rosenfeld I., Guida alla medicina alternativa, Mondadori, Milano, 2002, pp. 197-205.

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innescare e alimentare un processo che condurrà inevitabilmente alla malattia. Ogni

persona possiede una Tridosha unica che gli conferisce caratteristiche irripetibili,

pertanto il medico ayurveda per poter formulare una diagnosi efficace deve prima

definire la Tridosha del paziente per poter prescrivere in seguito i rimedi efficaci. Prima

di iniziare la cura il medico esamina il paziente nella sua totalità, osservandone le

caratteristiche fisiologiche, la disposizione mentale e altri fattori tra cui: i tessuti affetti

dalla malattia, l’equilibrio degli umori (dosha), complessività e localizzazione della

malattia, ora e insorgenza della patologia, forza del sistema digestivo e del

metabolismo.

Una volta stabilito il dosha su cui intervenire il medico può seguire due metodi:

langhanam: più rapido, perché rivolto direttamente al dosha in squilibrio;

bringhanam: una cura a lungo termine, mirata alla prevenzione dei mali. La

prevenzione è senz’altro la via preferita della medicina ayurvedica , che punta

molto sulle pratiche di igiene e di corretta alimentazione per mantenere il corpo

in buona salute37

.

I pazienti che si rivolgono alla medicina ayurvedica riferiscono in genere di trarre

beneficio psicologico e fisico: in alcuni pazienti infatti si può registrare un calo di

pressione, la regolarizzazione del ritmo cardiaco o una migliore capacità di attenzione38

.

37 Ripa P., Baffi E., Le cure complementari e l’infermiere, Crocci Faber, cap.5 pp. 37-50, Roma 2004.

38 Dobrilla G., Le alternative, guida critica alle cure non convenzionali, Zadig, Roma, 2008, pp. 183-189.

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21

CAPITOLO 2

LA MEDICINA ALTERNATIVA/COMPLEMENTARE IN ITALIA

2.1 DATI EPIDEMIOLOGI

L’ISTAT nel 2007 ha pubblicato l’indagine multiscopo “Condizioni di salute e

ricorso ai servizi sanitari” attraverso la quale ha raccolto informazioni sui cittadini e sul

loro stato di salute, sul ricorso ai servizi sanitari e ai principali strumenti di prevenzione.

L’indagine riserva poi una breve sessione sull’utilizzo delle medicine alternative/

complementari39

. Il campione complessivo dell’indagine comprende circa

sessantamila famiglie.

Di seguito riporterò i risultati che ho ritenuto utili per mio elaborato:

2.1.1 Diffusione MAC

Negli ultimi anni le terapie non convenzionali hanno raggiunto un’importante

diffusione. Nel 2005 circa sette milioni e novecentomila persone (il 13,6% della

popolazione residente) hanno dichiarato di aver utilizzato metodi di cura non

convenzionali nei tre anni precedenti l’intervista.

Tra i vari tipi di terapie non convenzionali la più diffusa è l'omeopatia, utilizzata dal 7%

della popolazione; seguono i trattamenti manuali40

, scelti dal 6,4% delle persone; la

fitoterapia e l'agopuntura utilizzati rispettivamente dal 3,7% e dall’1,8% della

popolazione e, infine, altri tipi di terapie non convenzionali (0,4%).

39 ISTAT, Le terapie non convenzionali in Italia, documento accessibile via web sul sito:

http://www3.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20070821_00/testointegrale.pdf, (data ultima

consultazione settembre 2012).

40 Per trattamenti manuali si intendono quei trattamenti di manipolazione dell'apparato osteo-articolare (ad esempio osteopatia e chiropratica).

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22

Grafico 1 - Persone che nei tre anni precedenti l’intervista hanno fatto uso di terapie non convenzionali,

per tipo di terapia e sesso – Anno 2005 (per 100 persone dello stesso sesso)41.

2.1.2 Caratteristiche dei consumatori

Secondo l’indagine ISTAT, le donne sono le maggiori utilizzatrici delle MAC

(circa 4 milioni e 700 mila, pari al 15,8%). Gli uomini sono circa 3 milioni 162 mila,

pari all’11,2%). Analizzando nel dettaglio i singoli rimedi, emergono differenze di

genere soprattutto per ciò che riguarda il ricorso all'omeopatia (8,8% delle donne contro

5,1% degli uomini) e alla fitoterapia (4,8% contro 2,6%). Meno accentuate sono, invece,

le differenze nel caso dell'agopuntura (2,2% contro 1,5%) e dei trattamenti manuali

(7,1% contro 5,7%).

In generale sono le persone di età adulta, dai 25 ai 64 anni, a ricorrere in misura più

consistente ai vari tipi di terapie non convenzionali e, in particolare, quelle di età

compresa tra i 35 e i 44 anni: in questa fascia di età, più del 20% delle donne ha fatto

ricorso a rimedi non convenzionali, contro il 14,6% dei coetanei maschi.

I trattamenti omeopatici, così come la fitoterapia e i trattamenti manuali, vengono scelti

in prevalenza da donne di 25-54 anni. L'agopuntura è invece più diffusa tra le persone

anziane, in quanto spesso rappresenta un rimedio al dolore soprattutto per le donne, più

frequentemente colpite da patologie invalidanti e dolorose.

41 ISTAT, Le terapie non convenzionali in Italia, documento accessibile via web sul sito:

http://www3.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20070821_00/testointegrale.pdf, (data ultima

consultazione settembre 2012).

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23

Un altro dato molto interessante riguarda la maggiore diffusione dell’utilizzo delle

MAC tra le persone di status sociale alto e tra quelle che vivono nel Nord. La

propensione a far uso dei metodi di cura non convenzionali aumenta con l'elevarsi del

titolo di studio: il 18,7% di chi è in possesso di una laurea o di un diploma ha fatto

ricorso ad almeno un tipo di terapia non convenzionale, contro il 13,5% di coloro che

hanno la licenza media e il 9,2% di chi ha conseguito al massimo la licenza elementare.

Le differenze rispetto al livello di istruzione sono più accentuate nel caso del ricorso

all'omeopatia ed ai trattamenti manuali: la quota massima di utilizzo raggiunge

rispettivamente il 10,3% e il 9,3% tra i laureati contro il 4% e il 4,1% tra chi ha la sola

licenza elementare. Questa relazione permane anche se si analizza il fenomeno a parità

di età.

Sono soprattutto i dirigenti, imprenditori, liberi professionisti (23,3%) e gli impiegati

(21,6%) ad aver fatto uso di terapie non convenzionali almeno una volta negli ultimi tre

anni. Meno diffuso l’utilizzo di tali metodi di cura tra gli operai (12,5%), i ritirati dal

lavoro (11,4%) e per le persone in altra condizione (9%). Analoghe differenze si

registrano se si analizza l’utilizzo delle singole terapie.

Si ricorre ai rimedi di cura non convenzionali soprattutto nelle regioni dell’Italia nord

orientale. In queste regioni infatti il 21,9% dichiara di averne fatto uso negli ultimi tre

anni, tale percentuale scende al 17,9% nel Nord Ovest, al 13,6% nelle regioni dell’Italia

centrale e al 7% nelle isole, mentre nel Sud soltanto il 5,4% delle persone dichiara di

aver fatto ricorso a metodi di cura alternativi. La differenza territoriale è più rilevante

nel caso dell'omeopatia per la quale si passa dal 11,4% dell'Italia Nord Orientale al

6,8% del Centro e al 2,0% dell’Italia Meridionale. Per gli altri tipi di terapia il divario

territoriale persiste, anche se più attenuato.

Rispetto all’uso di terapie non convenzionali, tra le regioni troviamo al primo posto la

Provincia autonoma di Bolzano (34,3%) seguita dalla Valle d’Aosta (24,1%), dal

Veneto (23,4%), dalla Provincia autonoma di Trento (22,1%) e dal Friuli Venezia

Giulia (21,4%). Un simile profilo regionale si rileva anche se si analizzano le singole

terapie, ma nel caso dell’agopuntura anche Piemonte e Emilia Romagna si collocano ai

primi posti della graduatoria. In coda si posizionano le regioni del Sud: Basilicata e

Campania (4,8%), Calabria (5,1%), Sicilia (5,5%), Puglia (5,6%) e Molise (5,8%).

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24

Dal 1999-2000 ad oggi si registra una diminuzione più consistente nell’utilizzo

dell’agopuntura soprattutto in Sicilia (dove la differenza percentuale supera il 60%),

Emilia Romagna e Abruzzo, mentre il ricorso a rimedi omeopatici diminuisce di più in

Molise, Abruzzo e Sicilia. Per quanto riguarda la fitoterapia i decrementi maggiori si

rilevano in Abruzzo, Liguria, Piemonte e Sicilia. Una maggiore stabilità regionale si

osserva per i trattamenti manuali. La Sicilia è la regione che presenta maggiori

decrementi per tutte le terapie non convenzionali considerate.

Un’ulteriore informazione riguarda la somministrazione delle MAC nei bambini e

ragazzi. Quasi il 10% è sottoposto a trattamenti non convenzionali. In questa fascia di

età non si registrano differenze rispetto al passato. Il tipo di trattamento più usato è

l'omeopatia, che riguarda il 7,9% dei bambini e ragazzi.

2.1.3 Livello di soddisfazione dei consumatori

Tra gli utilizzatori delle MAC l’ISTAT ha registrato un alto livello di

soddisfazione: chi utilizza le terapie non convenzionali si dimostra abbastanza

soddisfatto per i risultati ottenuti. E’ sempre superiore al 60% la quota di quanti

dichiarano di aver avuto benefici dai diversi approcci terapeutici utilizzati. I più

soddisfatti sono gli utilizzatori dei trattamenti manuali (il 77,9%), tra i quali soltanto il

4% ritiene di non avere avuto alcun beneficio. Elevata anche la percentuale di

soddisfatti tra coloro che hanno fatto uso di omeopatia e fitoterapia (rispettivamente

71,3% e 70,3% contro 21,9% e 21,2% di chi dichiara benefici solo parziali). Meno

elevato il livello di soddisfazione per ciò che riguarda l’agopuntura (61,1% di

soddisfatti contro 18,6% di persone che dichiarano benefici solo parziali). Rispetto al

1999-2000, diminuisce la soddisfazione nei confronti dell’agopuntura e della

fitoterapia: la quota di chi ritiene di non avere ottenuto benefici tramite queste terapie

passa rispettivamente dal 12,1% al 20,2% e dal 3,2% all’ 8,6%. Si mantiene invece

pressoché costante la soddisfazione nei confronti di omeopatia e trattamenti manuali.

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Grafico 2- Persone che hanno fatto uso di terapie non convenzionali negli ultimi 3 anni secondo i

benefici che hanno indicato, per tipo di trattamento. Anno 2005 (per 100 persone che hanno utilizzato il

tipo di terapia)42.

All’aumentare dell’età la quota di chi riferisce di avere avuto benefici dalle terapie non

convenzionali utilizzate decresce. Non si osservano invece rilevanti differenze di

genere.

Per tutti i tipi di terapie, i laureati e i diplomati si dichiarano più soddisfatti dei risultati

ottenuti di quanto non siano le persone con titolo di studio più basso. In particolare, per

quanto riguarda i trattamenti manuali la quota di soddisfatti raggiunge tra i più istruiti

l’81,4% contro il 70,1% tra chi ha conseguito al massimo la licenza elementare.

Tra quanti sono ricorsi a terapie non convenzionali, le quote più basse di soddisfatti si

osservano nel Sud, in particolare per l’agopuntura (51,4%) e la fitoterapia (59,6%). La

regione nella quale, al contrario, si riscontra la percentuale più alta di persone

soddisfatte è la Valle d’Aosta per tutti i tipi di terapie, con la sola eccezione

dell’agopuntura che è apprezzata maggiormente nel Lazio (72,9%).

Inoltre, dalle statistiche risulta che la tendenza è integrare rimedi omeopatici o

fitoterapici con farmaci tradizionali. Infatti, considerando solo le persone che negli

ultimi tre anni hanno fatto uso almeno una volta di trattamenti omeopatici o fitoterapici,

emerge che nell’ultimo anno la maggior parte di esse (73,5%) ha integrato sia

omeopatia e fitoterapia che farmaci tradizionali. In particolare il 44,2% è costituito da

persone che pur avendo fatto ricorso a omeopatia e fitoterapia hanno tuttavia utilizzato

42 ISTAT, Le terapie non convenzionali in Italia, documento accessibile via web sul sito:

http://www3.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20070821_00/testointegrale.pdf, (data ultima

consultazione settembre 2012).

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prevalentemente le terapie tradizionali, mentre il 29,3% è costituito da persone che

dichiarano di aver integrato terapie tradizionali e terapie non convenzionali,

privilegiando come metodi di cura queste ultime. È pari, invece, al 17% la quota di

persone che negli ultimi dodici mesi ha fatto uso esclusivamente di omeopatia o

fitoterapia senza associarle ad altri trattamenti della medicina ufficiale. Infine, una quota

non trascurabile di persone, pari al 9,5%, pur avendo fatto uso negli ultimi tre anni di

omeopatia e fitoterapia, non vi ha fatto ricorso negli ultimi dodici mesi. Gli uomini più

delle donne dichiarano di aver utilizzato nell’ultimo anno omeopatia e fitoterapia in

maniera esclusiva (18,7% contro 16,0%), mentre prevale tra le donne la tendenza ad

utilizzare prevalentemente i farmaci tradizionali ma integrandoli con le medicine non

convenzionali (45,3% contro 42,2%).

Soprattutto le persone più giovani e gli adulti fino a sessantaquattro anni hanno fatto un

uso esclusivo o prevalente di omeopatia e fitoterapia nell’ultimo anno. Tra gli

ultrasessantacinquenni prevale, invece, la quota di chi ha utilizzato prevalentemente le

terapie tradizionali o di chi, pur avendo utilizzato omeopatia e fitoterapia almeno una

volta nei tre anni precedenti, non le ha utilizzate nell’ultimo anno. Tra i più anziani sono

soprattutto le persone con titolo di studio più elevato a dichiarare di aver utilizzato in

maniera prevalente o esclusiva le terapie non convenzionali. Tale effetto si annulla nelle

altre classi di età.

Da un punto di vista territoriale emerge che nelle regioni del Sud, pur essendo meno gli

utilizzatori di tali metodi di cura, vi è la tendenza ad utilizzare queste terapie in modo

esclusivo o prevalente rispetto ai farmaci tradizionali, mentre nelle regioni dell’Italia

settentrionale prevale la tendenza ad integrare terapie non convenzionali e farmaci

tradizionali, prediligendo questi ultimi.

Sono soprattutto le persone in buona salute ad usare in modo esclusivo o prevalente i

prodotti omeopatici o fitoterapici, mentre la quota di quanti dichiarano di essersi affidati

prevalentemente a trattamenti medici di tipo tradizionale è più alta tra le persone che

dichiarano un cattivo stato di salute o che risultano affetti da una o più patologie

croniche.

Particolarmente interessante, sono le statistiche sulle opinioni degli italiani sulle MAC,

a prescindere dall’aver mai utilizzato le cure; infatti, emerge che, indipendentemente dal

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fatto di aver sperimentato direttamente le terapie, non convenzionali, il 48,8% delle

persone ha espresso un giudizio positivo sull’utilità di almeno un tipo di terapia non

convenzionale tra agopuntura, omeopatia, fitoterapia e trattamenti manuali, mentre il

51,2% ritiene che nessuno di questi metodi di cura sia utile.

La quota più alta di persone che esprimono un giudizio positivo si osserva nelle fasce

centrali di età (tra i 25 e i 54 anni) e in particolare, la percentuale raggiunge circa il 55%

tra le persone di 25 - 44 anni. Le donne, soprattutto le più giovani, riferiscono in misura

maggiore di ritenere utili le terapie non convenzionali (51% contro il 46,4% degli

uomini). Le differenze di genere decrescono con l’età fino ad annullarsi tra gli anziani.

Il livello di istruzione è associato positivamente alla valutazione delle terapie non

convenzionali. La quota di persone con titolo di studio elevato che ritengono utili tali

terapie è più alta rispetto a quanti hanno conseguito un titolo di studio più basso (58,7%

contro il 36,2% tra chi ha conseguito al massimo la licenza elementare). La differenza

permane sia tra quanti hanno fatto ricorso a terapie non convenzionali che tra coloro che

non le hanno utilizzate.

La percentuale maggiore di scettici nei confronti dell’utilità di questo tipo di trattamenti

risiede soprattutto nelle regioni dell’Italia meridionale, dove è meno diffuso l’utilizzo.

In queste regioni, infatti, il 59,4% delle persone non ritiene utile nessun tipo di terapia

non convenzionale, contro il 45,8% di coloro che vivono nelle regioni dell’Italia nord

orientale. E’ proprio nelle zone dove sono più diffuse le terapie non convenzionali che è

maggioritario il giudizio positivo.

Come prevedibile il giudizio è più positivo tra chi ricorre a tali terapie: il 95,4% di chi

ha fatto uso di terapie non convenzionali le ritiene utili contro il 41,1% di chi non vi ha

fatto ricorso. Considerando le singole terapie, chi ha fatto uso della fitoterapia la ritiene

utile nel 91% dei casi, chi non vi ha fatto ricorso nel 27,7%; valutazione analoga viene

espressa verso i rimedi omeopatici (93,1% contro il 30,6%).

Tra chi non ha fatto ricorso a nessun tipo di terapia non convenzionale, il metodo di

cura considerato più utile è quello dei trattamenti manuali (33,8%), mentre la terapia

non convenzionale ritenuta meno utile è la fitoterapia (26,0%).

Tra chi ha fatto ricorso ad almeno un tipo di terapia non convenzionale, gli uomini si

dimostrano più critici delle donne sull’utilità di questi metodi di cura. Tale differenza è

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più evidente nel caso dell’omeopatia e della fitoterapia (rispettivamente 72,1% contro

62,9% e 58,6% contro 52,3%), mentre si annulla nel caso dei trattamenti manuali.

Perché le persone si avvicinano alle MAC? Paola Ripa ed Elisabetta Baffi43

, si

soffermano su questo punto e affermano che le cure alternative-complementari mettono

al centro la persona e la considerano nel suo insieme, inoltre si occupano anche dello

stato psico-fisico del paziente. Bisogna aggiungere, tra i motivi, anche l’aumento della

sensazione di crisi verso la medicina convenzionale e le aziende farmaceutiche.

2.2 LA SITUAZIONE IN ITALIA

L’uso delle medicine non convenzionali si è diffuso in tutti i paesi

industrializzati, ma nonostante ciò, sono pochi i dati precisi sulla diffusione nella

popolazione.

In Italia sono circa duecento i centri pubblici che offrono prestazioni di medicina

complementare, di cui una settantina si trovano in Toscana che è la regione italiana più

avanti nella integrazione delle MAC nel servizio Sanitario Regionale. Infatti, è sito in

Toscana, a Pitigliano, in provincia di Grosseto, il primo ospedale che pratica la

medicina «integrata»44

, ovvero alterna, secondo le esigenze, le cure tradizionali a quelle

complementari, come omeopatia, agopuntura e fitoterapia e discipline bionaturali come

yoga, shiatsu e suonoterapia.

In Toscana45

sono presenti diversi centri riconosciuti a livello nazionale dove vengono

praticate le MAC, tra cui:

- Il Centro di Medicina Tradizionale Cinese Fior di Prugna, Firenze;

- Il Centro di Medicina Naturale Ospedale S. Giuseppe, Empoli;

- Il Centro di Omeopatia Ospedale Campo di Marte, Lucca.

43 Ripa P., Baffi E., Le cure complementari e l’infermiere, Crocci Faber, Roma, 2004.

44 Il Corriere Della Sera, Medicina complementare: in Toscana il primo ospedale «integrato», 22 marzo 2010.

45 Di Stefano M., Un anno vissuto coraggiosamente, in “Notiziario regionale delle Medicine

Complementari”, anno VIII, n. 21 (maggio 2011), pp. 2-11.

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Anche l’Umbria nel 2003-2005, si è avvicinata alla via della medicina «integrata» con

un piano regionale volto ad applicare anche a questo settore criteri di qualità propri di

tutte le procedure terapeutiche con la formazione di alcuni professionisti medici di aria

sanitaria. L’obiettivo dell’Umbria è di garantire ai cittadini, nell’ambito del Servizio

Sanitario pubblico, prestazioni di “medicine non convenzionali” che presentino una

provata efficacia.

La Lombardia si è invece concentrata sulle sperimentazioni focali dell’agopuntura per

poter dimostrarne l’efficacia e poterla introdurre negli ambulatori.

Tutti i centri che praticano la medicina alternativa complementare hanno come obiettivi:

- Ridurre il consumo inappropriato di farmaci;

- Ampliare il ventaglio degli interventi efficaci per le patologie;

- Ridurre gli effetti causati dai farmaci;

- Migliorare l’autogestione della salute da parte degli utenti;

- Promuovere corrette informazioni ai cittadini sui limiti della medicina integrata;

- Contribuire alla diffusione delle nuove conoscenze mediche e scientifiche tra gli

operatori.

2.3 LEGISLAZIONE

Il problema fondamentale delle MAC in Italia è l’assenza di una legislazione

ufficiale a livello internazionale che ne norma l’uso e l’abuso e ne controlli le spesso

facili speculazioni.

L’OMS46

sottolinea che in Italia manca una regolamentazione per le MAC. Per praticare

come specialista delle cure allopatiche, una persona deve laurearsi in medicina o

chirurgia, deve aver passato l’esame di stato e deve essere registrato all’albo

professionale. Chiunque pratichi le cure complementari alternative è responsabile dei

46 World Health Organisation, Legal Status of Traditional Medicine and Complementary/Alternative

Medicine: A Worldwide Review, documento consultabile via web, sul sito:

http://apps.who.int/medicinedocs/pdf/h2943e.pdf, (ultima consultazione settembre 2012).

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pazienti per qualunque conseguenza. Chiunque somministri le MAC senza esserne

abilitato è perseguibile penalmente dalla legge secondo l’art. 348 del codice penale.

Dal punto di vista legislativo, ogni Regione italiana presenta una propria

regolamentazione sui rimborsi delle cure. In Lombardia, per esempio, c’è un contributo

minimo per l’utilizzo delle MAC. I rimborsi sono erogabili solo se le cure sono state

praticate da dottori specializzati.

Ad oggi, quindi, non esiste in Italia una legge nazionale che regolamenti l’esercizio

delle medicine non convenzionali. Le MAC vengono utilizzate per curare numerose

patologie e sempre più cittadini sentono il bisogno di un approccio integrato alla salute

che tenga conto del diritto di libera scelta terapeutica. Come infatti dimostra la Sentenza

n. 301 della Corte di Cassazione del 08/02/2001, secondo cui “La Repubblica italiana

tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo, salvaguardia il principio del

pluralismo scientifico e garantisce la libertà di scelte terapeutiche da parte del cittadino

e la qualificazione professionale degli operatori sanitari, valorizzando in particolar

modo l’autonomia del medico nelle scelte terapeutiche”47

.

Da qui nasce la necessità di una collaborazione tra le diverse figure sanitarie coinvolte

(medici di medicina generale, specialisti ospedalieri, aziende sanitarie locali, eccetera),

al fine di garantire una corretta integrazione e un’adeguata informazione sui vantaggi e

sui limiti di tali discipline che devono essere naturalmente sottoposte a rigorose prove di

efficacia.

Tra le regioni che per prime si sono mosse in questa direzione troviamo l’Emilia

Romagna che per rispondere alle esigenze dei propri cittadini che chiedono prestazioni

di MAC, ha attivato una commissione incaricata di approfondire e valutare l’efficacia

delle terapie, analizzare la domanda nella regione ed individuare strategie di

integrazione tra MAC e medicina pubblica. La Regione Emilia Romagna ha inoltre

sottoposto al parlamento una proposta di legge in merito ed ha approvato una Legge

Regionale, n. 11 del 21/02/2005, che regolamenta le attività collegate alla naturopatia

che non sono praticate da personale medico.

47 Mednat.org, Libertà di cura e di scelta, documento accessibile via web sul sito:

http://www.mednat.org/liberta_cura.htm, (data ultima consultazione settembre 2012).

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Anche la Regione Lombardia ha approvato una delibera per l’osservazione e la

valutazione di procedure terapeutiche di medicina complementare che stabilisce: “La

pratica delle medicine non convenzionali si avvale di tecniche diagnostico-terapeutiche

spesso efficaci e risolutive dei bisogni sanitari dell’uomo anche sul piano psico-

somatico e tali metodiche possono risultare utili anche per la riduzione della speda

sanitaria e della spesa sociale nel suo complesso”48

.

Sono stati attivati infatti, a tal proposito, dei progetti in materia di MAC proposti da

strutture sanitarie pubbliche e private accreditate, nonché da professionisti singoli e

associati e da società scientifiche.

La Regione che è però senz’altro considerata più all’avanguardia in materia di MAC è,

come già detto prima, la Toscana che, attraverso la LR n. 9 del 19/2/2007 regolamenta

l’esercizio delle medicine complementari sul proprio territorio. In particolare vengono

prese in considerazione tre discipline all’interno di questo vasto settore, cioè

l’agopuntura, la fitoterapia e l’omeopatia che rappresentano di certo le pratiche più

diffuse anche a livello nazionale. Inoltre, soltanto personale sanitario iscritto

regolarmente al proprio ordine professionale e in possesso di comprovata e documentata

esperienza in queste tecniche può esercitare la professione.

Infine, anche altre regioni hanno dato inizio a nuovi progetti in alcune ASL, ad esempio

sono stati istituiti ambulatori che erogano prestazioni sanitarie di MAC nelle ASL 20 di

Brescia, 10 di Firenze, 2 di Lucca, 5 di Messina, 1 di Napoli, all’ospedale Cardarelli di

Napoli, all’ospedale San Camillo di Roma.

48 Mednat.org, Libertà di cura e di scelta, documento accessibile via web sul sito:

http://www.mednat.org/liberta_cura.htm, (data ultima consultazione settembre 2012).

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33

CAPITLO 3

LA RICERCA

3.1 CONTESTO

Facendo riferimento a quanto illustrato nei capitoli precedenti, è deducibile che

il crescente consenso della MAC nei paesi industrializzati riflette le mutate esigenze e i

nuovi valori delle moderne società occidentali. Sempre più persone infatti si rivolgono a

tecniche estranee al paradigma della medicina ufficiale per abbracciare la filosofia

olistica della MAC.

Negli ultimi anni l’aumentata attenzione da parte dei pazienti per gli stati di sofferenza e

disagio psicologici non definibili come vera e propria malattia organica, ma causa di

frequenti problemi interiori e razionali, ha indotto alla constatazione che i rimedi della

medicina ufficiale sono a volte poco efficaci. A tal proposito, la MAC può rappresentare

una modalità per passare dallo sterile tecnicismo sempre più ambito dalla medicina

allopatica, a un’assistenza più profonda e intensa offerta dalla medicina alternativa 49

.

Le tecniche e gli approcci promossi nell’ambito delle cure complementari possono

offrire all’infermiere la possibilità di ampliare il proprio bagaglio di competenze, sia per

quanto riguarda uno stile assistenziale maggiormente attento e rispettoso del principio

dell’olismo, sia per un migliore e più efficace intervento per specifici problemi di salute

come, ad esempio, la riduzione di sintomi verso i quali non sempre la medicina

convenzionale riesce a proporre risoluzioni definitive.

Orientando l’attività assistenziale infermieristica ad un approccio di tipo “alternativo” è

possibile infatti dare nuove prospettive alla figura dell’infermiere, che da un ruolo di

supporto, può trasformarsi in una guida per il paziente nella scelta e nell’utilizzo di

pratiche terapeutiche alternative che si addicono maggiormente ad una determinata

situazione. Già nel 1996 l’O.M.S. individuò nell’infermiere un “consigliere del

consumatore”, ma anche lo stesso codice deontologico sottolinea l’importanza di

sostenere la persona nelle scelte terapeutiche, garantendo informazioni precise e

49 Istituto Superiore della Sanità, Caratteristiche d’uso e livelli di diffusione della medicina non

convenzionale, documento consultabile via web, sul sito: http://www.iss.it/binary/publ/cont/Pag.%2018-

26.1147766756.pdf, (ultima consultazione settembre 2012).

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adoperandosi affinché la persona disponga di informazioni globali e non solo cliniche

50.

In seguito alla partecipazione di un bando promosso dall’Università degli Studi di

Modena e Reggio Emilia per effettuare un’esperienza di scambio culturale all’estero,

presso la città di Anversa in Belgio, ho avuto la possibilità di indagare personalmente

qual è la reale percezione e diffusione delle MAC in alcune nazioni. Nella fattispecie i

paesi analizzati sono: Belgio, Olanda, Finlandia, Turchia, Polonia, Ungheria, Guyana e

Suriname.

Nel 2001 l’O.M.S. ha condotto uno studio con l’obiettivo di fornire una panoramica

generale riguardo la diffusione, l’utilizzo e la regolamentazione da parte dei vari paesi

del mondo sulle MAC. Analizzando il documento è emerso che:

In Belgio: secondo un sondaggio fatto nel 1998, almeno il 40% della

popolazione, più donne che uomini, ha usato almeno una volta la medicina

alternativa/complementare. Di questa percentuale, il 77% è rimasto soddisfatto

dei risultati. Mentre l’opinione pubblica vorrebbe il riconoscimento ufficiale da

parte del ministero della salute delle MAC, al contrario i medici si dividono in

maniera equa tra favorevoli e contrari a tale riconoscimento. La pratica più

diffusa in Belgio risulta essere l’omeopatia, seguita dall’agopuntura e

dall’osteopatia. Nel 1999 il governo belga ha regolamentato l’introduzione

dell’omeopatia, della chiropratica, dell’osteopatia e dell’agopuntura

riconoscendole ufficialmente nel sistema sanitario nazionale51

.

In Finlandia: circa il 50% degli adulti è ricorso all’uso di MAC almeno una

volta. Il governo finlandese con l’atto 559 del 28 giugno del 1994 stabilisce che

i medici allopatici possono esercitare e praticare le MAC solo in seguito ad

50 Iacchia V., Infermieristica e cure complementari, documento consultabile via web, sul sito:

http://www.ipasvicomo.it/docuenti/art.3-30.pdf, (ultima consultazione settembre 2012).

51World Health Organisation, Legal Status of Traditional Medicine and Complementary/Alternative

Medicine: A Worldwide Review, documento consultabile via web, sul sito:

http://apps.who.int/medicinedocs/pdf/h2943e.pdf, (ultima consultazione settembre 2012).

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ulteriori specializzazioni. Inoltre alcune pratiche terapeutiche possono essere

rimborsate dal sistema sanitario nazionale se prescritto da medici allopatici52

.

In Olanda: secondo uno studio del 1992 il 40% della popolazione ha usato le

cure alternative. Più donne che uomini e soprattutto nella fascia d’età tra i 35 e

i 50 anni. La pratica più usata risulta essere l’omeopatia, seguita dalla

fitoterapia e dai massaggi manuali. Mentre le patologie per le quali i cittadini si

rivolgono maggiormente alle cure complementari sono di origini

muscoloscheletrica o nervosa. In un’indagine il 56% degli intervistati ha

dichiarato di aver registrato un miglioramento consistente del proprio stato di

salute dopo aver fatto ricorso alla MAC53

.

In Ungheria è stata introdotta nel 1997 una politica sulle MAC54

per

regolamentare la vendita dei prodotti omeopatici. Leggi e regolamentazioni

sulle attività svolte tra i naturopati sono state approvate tra il 197 e il 1997.

Tuttavia, manca un programma nazionale che regolamenti le MAC, anche se la

popolazione usa abitualmente rimedi omeopatici e da un’indagine risulta che il

49% dei cittadini ha fatto uso almeno una volta di medicinali omeopatici.

In Turchia attualmente non c’è ancora una legislazione chiara e definita in

materia delle MAC, ma visto lo sviluppo del fenomeno il parlamento sta

cercando di muoversi in tal senso. Nel 1985 si registra il primo passo attuato

dal governo in materia di MAC, attraverso una legge che regolamenta la

vendita dei prodotti omeopatici e naturali55

. Non ci sono statistiche attendibili

riguardo l’utilizzo da parte della popolazione sulle Medicine Alternative, ma a

conferma dell’importanza che queste ricoprono a livello sociale, uno studio

52World Health Organisation, Legal Status of Traditional Medicine and Complementary/Alternative

Medicine: A Worldwide Review, documento consultabile via web, sul sito:

http://apps.who.int/medicinedocs/pdf/h2943e.pdf, (ultima consultazione settembre 2012).

53 Ibidem.

54 World Health Organisation, National policy on traditional medicine and regulation of herbal

medicines, documento consultabile via web, sul sito:

http://apps.who.int/medicinedocs/pdf/s7916e/s7916e.pdf, (ultima consultazione ottobre 2012).

55 World Health Organisation, Legal Status of Traditional Medicine and Complementary/Alternative

Medicine: A Worldwide Review, documento consultabile via web, sul sito:

http://apps.who.int/medicinedocs/pdf/h2943e.pdf, (ultima consultazione settembre 2012).

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36

pubblicato nel 2007, mostra che più del 60% dei medici di medicina generale

chiedono maggior chiarezza e la possibilità di aumentare le proprie conoscenze

soprattutto riguardo la naturopatia, per poterla integrare nello svolgimento della

loro professione56

.

Per quanto riguarda la Polonia, il Suriname ed la Guyana non risultano esserci studi

validi che specificano la diffusione e l’utilizzo delle popolazioni locali rispetto alla

MAC.

3.2 OBIETTIVO

Lo scopo di questa ricerca è indagare, descrivere ed analizzare quali sono le

conoscenze e le opinioni riguardo le Medicine Alternative Complementari da parte di

studenti provenienti da altri paesi, per capire quanto questa sia realmente diffusa tra la

popolazione.

3.3 METODOLOGIA

La metodologia utilizzata per questa ricerca ha previsto la somministrazione di

un intervista (si veda allegato 1) col focus group, in quanto ritenuto il più idoneo per il

raggiungimento degli obiettivi preposti. Tale tecnica consiste “in una discussione,

centrata su di un tema, guidata da un conduttore che interagisce con un numero limitato

di persone, considerate esperte o particolarmente informate sull’argomento in oggetto. Il

focus group consente di rilevare le opinioni su un dato argomento e di studiare il loro

affinamento durante l’interazione”.57

La revisione bibliografica sull’argomento ha aiutato l’elaborazione delle domande guida

del focus, successivamente tradotte in lingua inglese.

56 The Journal of alternative and complementary medicine, Turkish General Practicioners and

Complementary/Alternative Medicine, documento accessibile via web:

http://www.meridiens.org/mrd/IMG/pdf/OZCAKIR.pdf, (ultima consultazione ottobre 2012).

57 Dipartimento della funzione pubblica, Focus group, documento accessibile via web sul sito:

http://www.urp.it/Sezione.jsp?idSezione=52, (data ultima consultazione settembre 2012).

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37

Il focus group si è svolto con l’aiuto di un segretario che ha permesso l’osservazione dei

partecipanti analizzandone il comportamento e ponendo particolare attenzione agli

aspetti paraverbali e non verbali della comunicazione.

Il campione coinvolto ha previsto la partecipazione su base volontaria degli studenti

stranieri dei corsi di laurea in Infermieristica presenti durante l’esperienza di scambio

culturale ad Anversa svoltasi dal 20 maggio al 2 giugno 2012.

Al momento dell’intervista il campione era così composto:

- una studentessa di origine olandese;

- una studentessa di origine Guyana;

- una studentessa di origine finlandese;

- una studentessa di origine ungherese;

- una studentessa proveniente dal Suriname;

- una studentessa di origine turca;

- una studentessa di origine italiana;

- una studentessa di origine polacca;

- una studentessa di origine belga.

Il focus group si è svolto il 29 maggio 2012, presso la sala comune dell’ostello che ci

ospitato durante questa esperienza. All’interno della sala è stata collocata una lavagna,

sulla quale sono state scritte le domande del focus group, per facilitarne la

comprensione poiché in lingua diversa da quella madre, per tutti i partecipanti.

L’esecuzione dell’intervista inoltre ha previsto l’utilizzo di un registratore vocale. Prima

di iniziare l’intervista è stata chiesta l’autorizzazione ai partecipanti specificando che

tutte le informazioni personali sarebbero state utilizzate esclusivamente a scopo

didattico e nel completo rispetto della privacy.

Di seguito si propongono le domande poste durante il focus group:

- Cosa sapete rispetto alla Medicina Alternativa Complementare nel vostro paese?

- Come è strutturata la Medicina Alternativa nel vostro Paese?

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- Avete mai utilizzato o conoscete qualcuno che ha utilizzato la Medicina

Alternativa? Quali sono stati i motivi che vi hanno portato al suo utilizzo? E

dopo averla provata qual è stata la vostra impressione riguardo la sua efficacia?

- Pensate che gli infermieri possano avere in futuro un ruolo specifico nel campo

della Medicina Alternativa?

- Qualcuno di voi sarebbe interessato a lavorare in questo settore? Se si perché?

Se invece no perché?

La durata del focus group è stata di cinquanta minuti e i partecipanti sono stati disposti

in semicerchio in modo da facilitare la lettura delle domande sulla lavagna, mentre il

moderatore del focus group si è posizionato frontalmente rispetto a tutti i partecipanti.

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39

CAPITLO 4

RISULTATI DELLA RICERCA

Il focus group si è svolto in un clima di serenità e tutti i presenti hanno

partecipato attivamente alla discussione sentendosi liberi di esprimersi senza alcuna

difficoltà, dando luogo in più occasioni a scambi di opinioni e idee sull’argomento.

All’inizio del focus è stato introdotto il tema della ricerca, esponendo gli obiettivi e

ringraziando i partecipanti per la disponibilità dimostrata alla partecipazione, ed

esponendo le domande secondo l’ordine previsto dal questionario.

Dalla domanda introduttiva: “Cosa sapete rispetto alle Medicine Alternative

Complementari nel vostro paese?” sono emersi i seguenti dati:

la studentessa olandese ha risposto che nel suo paese l’utilizzo da parte della

popolazione delle MAC è molto diffuso, soprattutto per curare patologie di carattere

cronico o stagionale come dolori muscolo scheletrici o l’influenza. Inoltre sostiene che

le medicine alternative siano migliore per quanto riguarda il trattamento di queste

malattie rispetto a quella scientifica, in quanto priva di effetti collaterali che possono

invece presentarsi in seguito alla somministrazioni di una terapia farmacologica.

Le studentesse provenienti dalla Guyana e dal Suriname hanno invece affermato che nei

loro paesi le Medicine Complementari Alternative costituiscono la fonte primaria di

assistenza. Infatti nonostante il governo di questi paesi abbia adottato la medicina

scientifica come punto di riferimento per l’assistenza sanitaria, le popolazioni di questi

due piccoli Stati sud americani restano sono molto legate alle rispettive tradizioni

mediche pertanto la medicina occidentale non ha un gran riscontro nelle pratiche

terapeutiche, anche in virtù del fatto che è troppo costosa per la maggioranza dei

cittadini.

La studentessa di origine turca ha dato una risposta abbastanza simile a quella appena

descritta nei paesi sudamericani. Anche qui le MAC sono molto diffuse e ricoprono un

peso rilevante nel panorama sociale del paese che non considera queste pratiche

alternative bensì un supporto alla medicina ufficiale.

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40

Gli studenti di origine italiana, polacca, finlandese, belga e olandese hanno indicato le

MAC come un insieme di tecniche che vengono utilizzate dalla popolazione per curare

malattie di natura cronica o che la medicina scientifica non riesce risolvere. Le

discipline diffuse in questi paesi secondo quanto affermato dagli studenti sono:

omeopatia, fitoterapia, agopuntura, pet therapy e cromoterapia.

Tutti i partecipanti hanno dato un significato comune alla sigla Medicine Alternative

Complementari, quello cioè di una medicina utilizzata parallelamente a quella

scientifica e che utilizza tecniche non invasive. L’idea di fondo è quella di un sistema di

cure complementare in grado di aiutare i pazienti attraverso rimedi naturali che non

comportano rischi per l’organismo.

Alla seconda domanda: “Come sono strutturate le Medicine Alternative

Complementari nel vostro Paese?” hanno fatto seguito le seguenti risposte:

la studentessa di origine turca ha affermato che nel suo paese le MAC non fanno parte

del sistema sanitario pubblico, ma vengono praticate da individui che hanno grande

esperienza in queste tecniche ma nessuna laurea o certificazione in quanto in non

esistono scuole che formino personale specializzato. La scelta di un terapeuta piuttosto

che un altro si basa sui pareri e consigli che i conoscenti si passano tra loro. L’utilizzo

delle MAC è più diffuso nei piccoli villaggi dove le popolazioni sono molto legate alle

tradizioni e ai rimedi curativi tramandati dalle generazioni precedenti. Nelle grandi città

però (dove risiedono gran parte dei turchi) la medicina scientifica è considerata il punto

di riferimento per i cittadini.

La situazione si rovescia invece in Guyana e Suriname dove le MAC trovano grande

diffusione, soprattutto per il basso costo che queste comportano. Infatti le studentesse

sostengono che la lontananza degli ospedali e il costo proibitivo della medicina

scientifica rappresenta degli ostacoli invalicabili per la maggioranza della popolazione.

L’esecuzione delle MAC da parte degli esperti avviene presso le case dei pazienti stessi

non esistendo centri specifici per la pratica di queste discipline.

In Olanda, Ungheria, Belgio e Polonia la Medicina Alternativa rappresenta un settore a

sé stante che non fa parte della quotidiana pratica clinica. In questi paesi le MAC si

sono sviluppate in maniera autonoma ed indipendente creando un sistema di cura

parallelo a quello scientifico. Inoltre, sebbene le pratiche alternative non rientrino nelle

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spese sanitarie rimborsabili, riscuotono comunque un buon successo tra la popolazione.

Da quanto hanno affermato gli studenti sono soprattutto le persone comprese in una

fascia di età medio alta a rivolgersi alle cure alternative, spinte alla ricerca di nuove

soluzioni per i propri problemi di salute. Un altro aspetto emerso dalle risposte riguarda

la regolamentazione dei professionisti che praticano queste discipline. È infatti

necessario essere in possesso di una certificazione riconosciuta dal governo per poter

esercitare regolarmente queste tecniche.

Le uniche nazioni che hanno integrato anche se in minima parte alcune discipline delle

MAC sono la Finlandia e l’Italia. Le studentesse di questi paesi hanno descritto la

situazione nei loro stati, affermando che alcune tecniche come ad esempio l’omeopatia

per la Finlandia e la musicoterapia e per l’Italia sono state adottate ed introdotte in

alcune strutture sanitarie come adiuvanti alle normali attività sanitarie per determinate

situazioni patologiche.

Dalla domanda numero tre: “Avete mai utilizzato o conoscete qualcuno che ha

utilizzato le Medicine Alternative? Quali sono stati i motivi che vi hanno portato al

loro utilizzo? E dopo averla provata qual è stata la vostra impressione riguardo la

loro efficacia?” è emerso che:

tutti i partecipanti hanno fatto ricorso almeno una volta nella loro vita alle MAC. Sono

molteplici le ragioni che li hanno spinti all’utilizzo di queste pratiche, ma hanno tutte

alla base la voglia di affrontare alcuni disturbi che la medicina scientifica non ha saputo

risolvere. Inoltre c’è la credenza di fondo, comune a tutti gli studenti, secondo la quale

le MAC siano un metodo più naturale di curare l’organismo. Il passaparola da parte di

conoscenti che hanno già fatto ricorso alla Medicina Alternativa risulta essere uno dei

fattori di maggior peso che hanno convinto gli studenti a provare le MAC.

Dall’analisi delle risposte risulta che nei paesi come Turchia, Suriname, Guyana e

Polonia la tipologia di Medicina Alternativa più utilizzata sia la naturopatia. Infusi nati

dalla miscela di specifiche erbe piuttosto che tisane particolari sono gli espedienti più

usati per curare disturbi di carattere infiammatorio come l’artrite o stati di malessere

generale. In Belgio, Finlandia,Olanda, Ungheria e Italia invece le tipologie di MAC più

diffuse secondo gli studenti di questi rispettivi paesi sono l’omeopatia, la chiropratica, i

massaggi e la fitoterapia.

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42

Tutti i partecipanti hanno dichiarato di avere avuto un’impressione favorevole delle

Medicine Alternative e Complementari e della sua efficacia. Molti di loro la utilizzano

costantemente durante tutto l’anno per mantenere un buono stato di salute generale,

come hanno affermato le studentesse della Finlandia, dell’Olanda e del Belgio. Inoltre

tutti gli studenti consiglierebbero l’utilizzo delle MAC come trattamento di alcune

malattie di lieve entità, per alleviare dolori osteo-articolari o correggere difetti posturali

come nel caso dell’agopuntura o dell’osteopratica.

Alla domanda numero quattro: “Pensate che gli infermieri possano avere in futuro

un ruolo specifico nel campo delle Medicine Alternative?” gli studenti hanno

risposto:

gli infermieri difficilmente troveranno spazio in questa realtà poiché le attuali pratiche

assistenziali, e maggiormente nel futuro, prima di essere integrate nella pratica clinica

degli ospedali devono dimostrare una validità scientifica ed empirica, caratteristiche che

a tutt’oggi le Medicine Alternative Complementari non possiede. Solo gli studenti della

Finlandia e dell’Italia hanno espresso parere favorevole in merito a questo argomento,

infatti partendo dal presupposto che in questi paesi alcune pratiche delle MAC sono

state già incorporate in alcune attività assistenziali, in futuro la medicina scientifica, che

resta comunque il punto cardine della sanità, potrebbe decidere di inglobare altre

tecniche delle Medicine Alternative, a patto che degli studi approfonditi ne garantiscano

l’efficacia. Un altro dato fondamentale che è emerso da questa discussione riguarda

l’aspetto legislativo. Infatti, tutti i partecipanti hanno convenuto nell’affermare che sarà

determinante l’atteggiamento che decideranno di assumere i governi nei confronti delle

MAC. Solo se la legislazione aprirà le frontiere all’integrazione della medicina

scientifica con quella alternativa si apriranno nuovi orizzonti e gli scenari potrebbero

cambiare notevolmente.

Dalla quinta ed ultima domanda: “Qualcuno di voi sarebbe interessato a lavorare in

questo settore? Se si perché? Se invece no perché?” i presenti hanno così risposto:

la studentessa belga ha affermato di non avere interesse riguardo un possibile impiego

nel campo delle MAC, non avendo nessuna conoscenza approfondita in questo settore e

non sentendosi affascinata da queste pratiche. La studente italiana invece si è mostrata

favorevole ad un possibile sbocco lavorativo in tema di Medicine Alternative,

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sostenendo inoltre che l’acquisizione di alcune tecniche e l’integrazione di discipline

come la chiropratica o il massaggio sarebbero persino utili per gli infermieri. La

studentessa di origine turca non ritiene le MAC abbastanza sicure per poterle utilizzare

nelle attività assistenziali ospedaliere e personalmente dichiara di non possedere

nessuna conoscenza in merito alle tecniche di queste medicine. La studentessa polacca

invece ritiene che solo alcune discipline come la musicoterapia o l’osteopatia sarebbero

in grado di offrire nuove opportunità lavorative agli infermieri in quanto più sicure

rispetto alle altre. La studentessa proveniente dal Suriname si è mostrata interessata alla

pratiche e ai principi delle MAC ma non le ritiene comunque abbastanza sicure da

poterle impiegare nell’ambito ospedaliero, inoltre afferma che l’infermiere nel momento

in cui sottopone un paziente ad un nuovo trattamento debba sempre motivarne l’utilizzo

e, per quanto concerne le MAC, non ci sono abbastanza studi che ne dimostrano

l’efficacia, pertanto non si sentirebbe sicura nell’utilizzare queste pratiche. La

studentessa finlandese ha affermato, invece, di volersi specializzare in futuro in una

disciplina delle MAC in quanto le ritiene molto valide e sicure. Inoltre, nel suo paese,

esiste la reale possibilità di intraprendere una carriera nell’ambito della medicina

alternativa. La studentessa belga ha affermato di non essere affascinata dalle medicine

alternative, pertanto non è interessata a lavorare in questo settore. Le studentesse della

Guyana e dell’Ungheria hanno risposto sostenendo di provare interesse verso le

Medicine Alternative e di volerle approfondire, ma solo per aumentare il proprio

bagaglio culturale e non in previsione di un possibile ritorno professionale. Secondo

loro, infatti, le medicine alternative, non essendo scientificamente provate, non sono

abbastanza sicure per essere introdotte nell’ambito ospedaliero, soprattutto perché gli

infermieri, così come tutti gli operatori sanitari, sono responsabili della salute e della

sicurezza dei pazienti durante tutta l’ospedalizzazione. Pertanto, anche per una

salvaguardia personale, non ritengono appropriato l’impiego delle MAC nel processo

assistenziale infermieristico.

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45

CONCLUSIONI

Dall’analisi delle risposte del focus group, si delinea un quadro piuttosto chiaro

riguardo le conoscenze e l’interesse che le Medicine Alternative Complementari

suscitano nella popolazione. Il dato più sorprendente riguarda la diffusione trasversale

di questo fenomeno. Infatti, nonostante il campione utilizzato comprendesse individui

provenienti ognuno da paesi diversi, con culture, usanze e peculiarità sociali differenti,

tutti hanno mostrato una conoscenza di base e un interesse verso le MAC. Ognuno di

loro ne ha fatto ricorso almeno una volta nella vita, ritenendo queste discipline degli

strumenti validi per curare alcuni disturbi fisici.

La totalità degli intervistati ha dichiarato la propria soddisfazione rispetto agli effetti

terapeutici ottenuti in seguito all’utilizzo delle MAC che, sempre da quanto espresso

dagli studenti, rappresenta un’alternativa valida ed efficace alla medicina scientifica, in

quanto priva di effetti collaterali per l’organismo.

I partecipanti hanno dichiarato di ricorrere alle MAC per risolvere problemi fisici di

natura cronica e per alleviare momenti di malessere generale. Più in dettaglio le MAC

vengono utilizzate per trattare disturbi quali: dolori muscolo scheletrici (lombo

sciatalgia, difetti posturali ecc.), infiammazioni croniche (reumatiti), allergie, stati

infiammatori di modesta entità, infezioni di vario genere. Questo dato è perfettamente

sovrapponibile a ciò che è emerso da un’indagine ISTAT pubblicata nel 2007 dalla

quale si evince che il 13,6% degli italiani ricorre alle MAC per curare sintomi e malattie

prevalentemente croniche difficilmente curabili con i farmaci.

Per quanto riguarda le principali tecniche utilizzate è necessario fare una distinzione.

Infatti, dall’analisi delle risposte, è apparso che ci sono due realtà contrapposte: da un

lato i paesi europei (Belgio, Italia, Finlandia, Polonia, Olanda ed Ungheria), dove

l’omeopatia risulta essere la principale tecnica utilizzata dalle popolazioni, seguita da

fitoterapia, massaggi e agopuntura; dall’altra i paesi sud americani (Suriname e Guyana)

con l’eccezione della Turchia, dove la naturopatia e l’utilizzo di piante ed erbe

medicinali costituiscono la scelta primaria nel campo delle MAC.

Le ragioni di questa differenza sono certamente legate alla storia e all’evoluzione che la

medicina ha avuto in questi paesi. Mentre in Europa le pratiche terapeutiche sono

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guidate dalla certezza empirica che le scoperte scientifiche hanno introdotto nell’attività

clinica, nei paesi sud americani gli abitanti sono molto legati agli usi e alle credenze

popolari che si tramandano da generazioni. A rafforzare il motivo di questa differenza

c’è anche un aspetto di natura economica. Il Suriname e il Guyana sono realtà

estremamente diverse da quelle europee. In questi paesi (che non superano gli

ottocentomila abitanti) la maggior parte della popolazione vive in condizioni disagiate e

di povertà ed il ricorso alla medicina scientifica è privilegio di poche persone, per

questo nonostante la medicina scientifica sia considerata dai governi di questi due paesi

la medicina ufficiale in realtà i cittadini ricorrono maggiormente alle tecniche delle

MAC.

La Turchia, invece, è un paese europeo da sempre influenzato dalla cultura e filosofia

orientale. Per questo nei villaggi lontani dalla grandi città, dove i cambiamenti portati

dall’effetto della globalizzazione non sono ancora arrivati, la popolazione predilige

l’uso di erbe medicinali e preparazioni medicamentose rispetto alle cure della medicina

occidentale.

Confrontando questi dati con quelli proposti nei capitoli precedenti emerge che in realtà

la diffusione e la conoscenza delle MAC è superiore rispetto a quella descritta negli

studi presi in considerazione. Ciò rende l’idea di quanto questo fenomeno sia attuale

soprattutto nel campo della medicina e potrebbe far riflettere sull’ipotesi di affiancare

alcune tecniche della Medicina Alternativa Complementare alla medicina scientifica.

Un altro aspetto interessante che il focus group propone riguarda l’utilizzo delle MAC

negli ospedali e la possibilità, da parte degli infermieri, di ricoprire in futuro un ruolo

centrale in questo settore, attraverso l’utilizzo di alcune tecniche integrate all’attuale

agire infermieristico.

Solo la studentessa italiana e quella finlandese si sono mostrate aperte favorevolmente

nei confronti di questa eventualità, mentre gli altri partecipanti ritengono questa

integrazione rischiosa e poco probabile, nonostante tutti abbiano espresso parere

positivo sulle MAC in generale. Ciò dimostra quanta poca chiarezza ci sia sulla reale

efficacia di queste tecniche e che la prospettiva di un cambiamento non sempre viene

accettata facilmente.

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In realtà, esistono in letteratura diversi studi che dimostrano l’efficacia di alcune

pratiche delle Medicine Alternative ed alcuni ospedali hanno intrapreso la via

dell’integrazione tra queste due discipline. In Italia infatti sono molteplici le realtà in cui

è iniziato un percorso di integrazione sanitario tra la medicina ufficiale e le MAC come

testimoniano i centri aperti in Toscana tra cui: il Centro di Medicina Tradizionale

Cinese Fior di Prugna a Firenze, e il Centro di Medicina Naturale presso l’Ospedale S.

Giuseppe di Empoli58

.

Inoltre come ha dimostrato uno studio inglese i praticanti di discipline alternative

sarebbero più propensi all’aggiornamento continuo e all’utilizzo di evidenze scientifiche

per apportare miglioramenti dell’assistenza sul paziente.

A mio parere infatti l’infermiere approfondendo le conoscenze e i principi olistici che

sono alla base delle tecniche delle MAC trarrebbe dei vantaggi che gli consentirebbero

di attuare una migliore assistenza mirata al soddisfacimento dei bisogni del paziente

considerandolo nella sua totalità.

In un mondo globalizzato dove la società diventa sempre più multietnica, e ogni cultura

formula teorie proprie per esprimere il concetto di salute e malattia, elaborando sistemi

di cura differenti, credo che l’approccio proposto dalle Medicine Alternative

Complementari nei confronti del paziente possa riavvicinare l’infermiere ad una presa

in carico più completa e vicina all’uomo.

58 Di Stefano M., Un anno vissuto coraggiosamente, in “Notiziario regionale delle Medicine

Complementari”, anno VIII, n. 21 (maggio 2011), pp. 2-11.

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53

ALLEGATO 1

QUESTIONS FOCUS GROUP:

What do you know about Alternetive Medicine in your countries?

Do you know if Alternative Medicine is used and widespread in your country?

Have you, or someone you know ever used this medicine? If yes, why? And

after having used it, what was your/their impression about it?

Do you think it could planned a specific nurse role for Alternative Medicine?

Is somebody interested in working in this field? If yes, how? If not, why?