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Un corso pratico di partimento Giorgio Sanguinetti Università di Roma - Tor Vergata A.A. 2006/7 Unità 3: Cadenze Definizione Nella teoria del partimento il termine “cadenza” ha un duplice significato. Da una parte, indica una formula grammaticale di cesura, che ha la funzione di chiudere, più o meno stabilmente e definitivamente, il discorso musicale. Questa accezione del termine è quella standard, ed è quella impiegata oggi normalmente nella teoria della musica (sebbene la nomenclatura non coincida con quella attuale). Nell’altra accezione, caratteristica della teoria napoletana (non solo del partimento, ma anche del contrappunto) il termine cadenza indica la minima struttura tonale possibile dotata di significato compiuto, composta da una tonica di apertura, una dominante centrale, e una tonica di chiusura, così come il relativo movimento del basso 1 . La definizione di Fenaroli si riferisce appunto a quest'ultima accezione: «Le cadenze sono quel movimento del basso, che dalla prima del tono va alla quinta, e dalla quinta ritorna alla prima» 2 1 In questa seconda accezione, la cadenza ha lo stesso significato dalla struttura elementare tonale della teoria schenkeriana, chiamata Ursatz. 2 Fedele Fenaroli, Regole musicali, §16.

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Un corso pratico di partimento

Giorgio Sanguinetti

Università di Roma - Tor Vergata

A.A. 2006/7

Unità 3: Cadenze

Definizione

Nella teoria del partimento il termine “cadenza” ha un duplice significato. Da

una parte, indica una formula grammaticale di cesura, che ha la funzione di

chiudere, più o meno stabilmente e definitivamente, il discorso musicale.

Questa accezione del termine è quella standard, ed è quella impiegata oggi

normalmente nella teoria della musica (sebbene la nomenclatura non coincida

con quella attuale). Nell’altra accezione, caratteristica della teoria napoletana

(non solo del partimento, ma anche del contrappunto) il termine cadenza indica

la minima struttura tonale possibile dotata di significato compiuto, composta

da una tonica di apertura, una dominante centrale, e una tonica di chiusura,

così come il relativo movimento del basso ① ⑤ ① 1. La definizione di Fenaroli si

riferisce appunto a quest'ultima accezione: «Le cadenze sono quel movimento

del basso, che dalla prima del tono va alla quinta, e dalla quinta ritorna alla

prima»2

La classificazione delle cadenze nella teoria napoletana non corrisponde a

quella in uso oggi nella terminologia standard internazionale. Delle tre cadenze

autentiche (I – V – I): semplice, doppia e composta, le ultime due vanno

pensate come successive elaborazioni della prima; la differenza più che nel

grado di chiusura risiede nella durata e nella posizione metrica.3

1 In questa seconda accezione, la cadenza ha lo stesso significato dalla

struttura elementare tonale della teoria schenkeriana, chiamata Ursatz. 2 Fedele Fenaroli, Regole musicali, §16. 3 La nomenclatura della cadenze è contraddittoria perfino all'interno della

tradizione napoletana. Per esempio, Fenaroli chiama "cadenza doppia" quella

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Cadenze semplici

Le cadenze semplici utilizzano solo consonanze: quindi triadi, oppure triadi con

la "passata della settima" sul V.4 La terza su V è anche la sensibile: quindi deve

essere maggiore anche nel modo minore. La risoluzione della sensibile avviene

obbligatoriamente salendo di grado sull’ottava di ①; quando però la sensibile si

trova in una voce interna è ammesso che salti sulla quinta di I. La motivazione

di questa eccezione risiede nella condotta della voce superiore: quando questa

scende su 1, per esempio con una linea discendente ^3 ^2 ^1 , la

risoluzione normale della sensibile impedirebbe di avere la triade completa

sulla tonica di chiusura.

La "passata della settima minore"

La settima minore aggiunta alla triade di dominante è considerata una nota di

passaggio. L'accordo di settima può essere dato completo, oppure si può

sopprimere la quinta e raddoppiare il basso: la scelta dipende dalle posizioni e

dal movimento che si intende dare alla cadenza. Decisivo è comunque l'obbligo

della risoluzione discendente. Se si intende iniziare e terminare in seconda

posizione la voce superiore descriverà una figura di volta; se si scende sulla

prima posizione la settima sarà in posizione inferiore.

Posizioni

Le cadenze vanno esercitate in tutte le tre posizione: tuttavia non è

obbligatorio mantenere la posizione di apertura per tutta la cadenza. Al

contrario, una posizione più bassa della tonica di chiusura assicura una

conclusione più efficace. L’effetto di chiusura varia infatti a seconda della

posizione della tonica conclusiva: una tonica di chiusura in terza posizione (con

la quinta al soprano) è debolissima, anche perchè la voce superiore è statica

per tutta la cadenza; in seconda posizione l’effetto di chiusura esiste ma è

relativo; in prima posizione l’effetto di chiusura è il più forte. L'esempio 3.1

che per la maggioranza degli autori è la cadenza composta, e viceversa. 4 La teoria del partimento non considera dissonante la settima di passaggio

(vedi Unità 5).

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mostra queste possibilità: a), b) e c) sono cadenze che iniziano e terminano

nella stessa posizione; d) inizia dalla seconda e termina sulla prima

(corrisponde alla cadenza autentica perfetta); e) scende dalla terza alla

seconda con la "passata della settima minore" (corrisponde alla cadenza

autentica imperfetta). In tutti i tre tipi di cadenza autentica (semplice, doppia,

composta) la quinta sulla tonica resta stazionaria per tutta la durata della

cadenza: se non in casi eccezionali, è dunque opportuno evitare la terza

posizione per le cadenze.

Da quanto detto ne consegue che nessuna cadenza con effetto di chiusura può

avere un andamento ascendente: in altre parole, la tonica di chiusura deve

trovarsi in una posizione uguale o inferiore a quella di apertura.

Cadenze doppie

La cadenza doppia utilizza un ritardo 4-3 sul V grado. Ciò significa che l’ottava

sul basso della tonica di apertura viene tenuta per un movimento sul basso

della dominante, diventando così una quarta; essendo un intervallo dissonante,

la quarta è costretta a risolvere scendendo di grado sulla terza di V, cioè sulla

sensibile, per poi risolvere come per la cadenza semplice. E' essenziale che le

altre voci dell'accordo di dominante, quelle che non hanno il ritardo, non

contengano la terza: il ritardo sarà dunque accompagnamento solo dall'ottava

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e dalla quinta del basso (per una trattazione più completa sui ritardi vedi Unità

5). L'accordo risultante può essere cifrato 4-3 oppure 5/4-3

La presenza del ritardo comporta una differenza importante rispetto alla

cadenza semplice: il V grado della cadenza doppia richiede almeno due

movimenti, di cui il primo deve trovarsi sul tempo forte (cioè “in battere”).5

L'esempio 3.2 mostra la cadenza doppia nelle tre posizioni: in a) la tonica di

chiusura rimane nella stessa posizione di quella di apertura, mentre gli esempi

b) e c) scendono di posizione.

Cadenza doppia con doppio ritardo.

Una variante molto frequente della cadenza doppia presenta un doppio ritardo:

la voce che esegue il ritardo 4-3 viene accompagnato da una seconda voce che

esegue un ritardo 6-5 (esempio 3.2 d, e). L'accordo risultante è detto "quarta e

sesta di cadenza": quest'accordo ha una origine interamente contrappuntistica,

essendo il risultato di un movimento melodico, e non ha nulla a che vedere con

il secondo rivolto della triade di tonica, col quale viene spesso confuso.

Cadenze composte

La cadenza composta è la più elaborata delle cadenze autentiche. La

dominante richiede quattro movimenti: sul primo troviamo la triade di

dominante, sul secondo la terza e la quinta salgono rispettivamente sulla

5 Una caratteristica essenziale dei ritardi è che la dissonanza si trova sempre

sui tempi accentati.

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quarta e la sesta; sul terzo movimento la sesta scende sulla quinta mentre la

quarta resta legata e produce l'accordo di 5/4; sul quarto movimento infine la

quarta risolve sulla terza (gli ultimi due movimenti sono identici alla cadenza

doppia). Si osservi la differenza tra l'accordo di quarta e sesta sul secondo

movimento e l'accordo di quarta e sesta di cadenza che troviamo nella variante

della cadenza doppia: quest'ultimo è prodotto da un doppio ritardo, mentre

nella cadenza composta da un doppio movimento di volta (^5 - ^6 - ^5 o ^3

- ^4 - ^3).

Cadenza di Durante

Si tratta di un'estensione della cadenza autentica in cui la tonica di apertura è

preceduta da un grado che prepara la dominante (in questo caso, il IV); si crea

così un'elementare successione cadenzale (devi § 3.6). Durante chiama questa

cadenza “cadenza semplice con la passata di 4a maggiore e 6a”. Questa

cadenza è composta da un nucleo che consiste in una cadenza doppia (con

ritardo 4-3), preceduto dal IV grado (con ④ che salta su ① ) collegato alla

triade di tonica tramite un accordo di 2/#4/6 con funzione di passaggio. Si noti

il comportamento anomalo dell’accordo di seconda che risolve di salto su una

triade e non per grado congiunto su un accordo di terza e sesta: questo si deve

al fatto che, mentre nella risoluzione normale il basso costituisce la nota di

passaggio, qui è l’intero accordo ad essere di passaggio. Questa cadenza si

pratica solo partendo in seconda posizione (con la terza al soprano): nelle altre

posizioni il movimento della voce superiore è insoddisfacente. Nel modo minore

si crea un intervallo di seconda aumentata nella voce superiore tra i primi due

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accordi: quest'intervallo era normalmente evitato, ma a volte era utilizzato per

ragioni espressive.

Progressioni cadenzali

I tipi di cadenze che abbiamo studiato finora possono considerarsi come

l'ampliamento di una struttura elementare basata sulla successione I - V - I,

cioè tonica di apertura, dominante, e tonica di chiusura. In tutti gli ampliamenti

successivi alla cadenza semplice (cadenza doppia, composta, cadenza "di

Durante") tuttavia, il nucleo della cadenza è rimasto inalterato nella sua

successione I - V - I. Nelle progressioni cadenzali avviene qualcosa di nuovo:

uno o più gradi armonici s'inseriscono all'interno della struttura di base della

cadenza, separando la tonica di apertura dalla dominante: il risultato non è più

una semplice cadenza, ma una successione armonica più complessa che

prende il nome di progressione cadenzale. Il termine "progressione" non ha

nulla a che vedere con quel tipo di movimento regolare del basso che

chiameremo, più correttamente, "sequenza" (vedi unità 7); piuttosto indica una

successione accordale dotata di una forte direzionalità che cammina (cioè

"progredisce") in direzione della cadenza conclusiva.In questo paragrafo

studieremo alcune delle progressioni cadenzali più comuni, procedendo dalla

più semplice alla più complessa: si noti che le nuove note nel basso si vanno

sempre ad inserire tra la tonica di apertura e la dominante, "riempiendo"

progressivamente questo spazio.

a) con II5/6

① ④ ⑤ ①

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Tra la tonica di apertura e la dominante si è inserita una nuova nota del basso:

④, che regge un accordo di quinta e sesta (in termini armonici, la successione è

I - II6/5 - V - I). La funzione di questa nota del basso (che rappresenta il II

grado armonico) è duplice: da una parte, permette di arrivare sulla dominante

in maniera più graduale; dall'altra, riempie lo spazio tra la tonica di apertura e

la dominante. A differenza dello spazio tra la dominante e la tonica di chiusura,

che è vincolato dalla necessità di preservare il salto cadenzale, lo spazio tra la

tonica di apertura e la dominante è aperto a una enorme varietà di possibili

riempimenti ed espansioni, di cui quella qui presentate costituisce il primo e

più elementare modello.

b) lo stesso, con l'alterazione del quarto grado del basso

① ④ #④ ⑤ ①

Un'ulteriore espansione della struttura cadenzale consiste nell'inserimento di ④

in una duplice versione: diatonica e subito dopo cromatica. L'uso dell'accordo

di quarta aumentata è analogo a quello nella cadenza "di Durante, mentre su

#④ si trova una settima diminuita. Questa cadenza si pratica partendo dalla

terza posizione e concludendo in prima.

c) con inizio sul terzo grado del basso (con I 6/3)

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③ ④ ⑤ ①

Armonicamente basata sui gradi I6 - II 6/5 - V - I, questa successione divenne,

nella seconda metà del Settecento, la progressione cadenzale per eccellenza,

tanto che era sufficiente sentirne l'inizio per avere la certezza che la

conclusione di una frase o di una sezione era prossima. Pasquini (nel

frammento di Bologna) dà una regola molto semplice: ogni volta - dice - che nel

basso si trovano tre note ascendenti seguite da un salto di quinta discendente,

o di quarta discendente, bisogna usare questa successione.

d) con movimento di volta iniziale

① ⑦ ① ③④ ⑤ ①

La figura di volta inferiore nel basso costituisce il contrappunto inferiore alle

prime tre note della scala ascendente; ogni volta che lo si incontra va

considerata dunque la possibilità di accompagnarla con ^1 ^2 ^3 nel

soprano. Delle due crome la seconda va considerata di passaggio, e non va

armonizzata. Questa progressione è adatta a un inizio in prima posizione.

e) con riempimento completo dello spazio di quinta

Esempio

① ② ③ ④ ⑤ ①

In questo schema di successione cadenzale entra il secondo grado della scala:

grazie a questa nota, lo spazio tra la tonica di apertura e la dominante è

interamente riempito con note di passaggio. Le prime cinque prime note della

successione corrispondono alle prime cinque della Regola dell'Ottava, di cui

questa cadenza più considerarsi una preparazione. Nella seconda possibile è

opportuino sostituire l'accordo di sesta sulla seconda nota del basso con 3/4/6;

la terza posizione è piuttosto infelice.

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“Cadenze finte”

Col nome di cadenza finta la teoria napoletana definiva qualsiasi cadenza in cui

la risoluzione su I fosse evitata o posticipata. Con questo nome dunque

troviamo le normali cadenze d’inganno (V-VI) quanto altri, e talora fantasiosi,

modelli di successioni accordali.

La prima, e più usata, delle "cadenze finte" è divisa in due parti: la prima parte

inizia come una normale successione cadenzale, ma al posto della tonica

conclusiva abbiamo inaspettatamente in VI grado; la seconda parte inizia come

la prima, e questa volta conclude con successo sulla tonica. Questa

successione può dunque essere intesa come un duplice tentativo di arrivare a

una conclusione cadenzale, in cui il primo tentativo fallisce e il secondo ha

successo.

Si osservi che:

1) Perchè la "cadenza finta" sia efficace è essenziale che nella "finta"

conclusione la voce superiore si comporti come se la conclusione fosse "vera":

cioè mimi una CAP (tonica al soprano).

2) le triadi su ⑤ e ⑥ si collegano per moto contrario in prima e terza posizione,

mentre in seconda posizione la voce superiore muove per decime col basso.

3) in terza posizione è raccomandabile collegare con una nota di passaggio il

salto di terza della voce superiore tra ⑤ e ⑥.

ESEMPIO

Cadenza finta

K. 466, I fine del tutti: bb. 72-77

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Altra cadenza finta (Valente)

Questa versione della "cadenza finta", nonostante il basso sia identico, è molto

diversa dalla precedente: le cifre che cambiano su ④ ⑤ ⑥ non devono

ingannarci sul fatto che su queste note del basso l'armonia in realtà non

cambia, e che le battute 3-5 non sono che una espansione del II grado

armonico. Si noti il necessario scambio di voci 10-8-6 tra il basso e la voce

interna.

Semicadenze

Le regole del partimento non descrivono esplicitamente le semicadenze;

queste, quando compaiono, sono classificate sotto le terminazioni. Nei

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partimenti le semicadenze presentano spesso un movimento del basso

discendente ⑥ ⑤ : il sesto grado nel basso deve avere la durata di due

movimenti che sono occupati da un ritardo 7-6 in una delle voci superiori.

Durante descrive una semicadenza di questo tipo che corrisponde al modello

della cadenza frigia (vedi esempio 2. 5 c).

ESERCIZI

Cadenze semplici

1. Suona sei cadenze semplici in modo maggiore e sei in modo minore, in tutte

le tre posizioni, concludendo sulla posizione di partenza

2. Suona quattro cadenze semplici in modo maggiore e quattro in modo

minore, in seconda e terza posizione, concludendo in prima (dalla seconda) e in

seconda (dalla terza).

Cadenze doppie

3. Suona sei cadenze doppie in modo maggiore e sei in modo minore, in tutte

le tre posizioni, concludendo sulla posizione di partenza

4. Suona quattro cadenze doppie in modo maggiore e quattro in modo minore,

in seconda e terza posizione, concludendo in prima (dalla seconda) e in

seconda (dalla terza).

Cadenze composte

5. Suona sei cadenze composte in modo maggiore e sei in modo minore, in

tutte le tre posizioni, concludendo sulla posizione di partenza

6. Suona quattro cadenze composte in modo maggiore e quattro in modo

minore, in seconda e terza posizione, concludendo in prima (dalla seconda) e in

seconda (dalla terza).

Cadenza di Durante

7. Accompagna le seguenti cadenze:

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Progressioni cadenzali

8. accompagna le seguenti successioni cadenzali:

a) b) c) d)

"accadenze" (Cotumacci)

9. Accompagna le seguenti cadenze finte

Partimenti

Paisiello (2) Lezione c. 2.v

Fenaroli n. 1, 2, 3, 6