UNICAL - anticabibliotecarossanese.it · storia, i filosofi delle scienze e gli epistemo- ... Per...

8
Rivista edita dalla Fondazione Italiana John Dewey - o.n.l.u.s. ASSOCIAZIONE STAMPA ITALIANA SCOLASTICA ONLUS UNICAL Lavorare stanca. Bene sarebbe se il lavoro fosse come afferma De Masi sotto forma di gioco. Si lavorerebbe certo di più e si vivrebbe più a lungo. Il lavoro nobilita l’uomo perchè rendendolo produttivo apporta benessere a sè e agli altri, perchè attraverso la specializzazione in un settore lavorativo si afferma la propria identità e cresce la consapevolezza del sé. Tutte parole e costruzioni mentali per dire che è esonerato dalla vita sociale chi non si adegua e non partecipa sistematicamente alla realtà di un mondo economico che gira attorno alle attività umane. Ma, altrettanto sistematicamente, troppo ripetutamente si compie un lavoro che difficil- mente corrisponde alle nostre peculiarità maggiori. Michele sognava di diventare un grande chef e si è ritrovato invece ad avere a che fare con tubi di impianti e una cisterna da lavoro che se l’è portato via. Morti bianche, le chiamano ma non ha niente di bianco la morte, mai. Specie se a subirla sono i più innocenti, i più poveri, i più fiduciosi, quelli che si affidano a chi le industrie le fa o a chi le comanda. Troppo facile piangerli dopo, questi sfortunati figli della terra che con uguali doveri e pochi diritti lavorano tra la grande incuria, inettitudine, ignoranza di coloro i quali nel mandare a lavorare operatori non formati perchè sfruttati, sono i veri responsabili di questa carneficina. Perchè se i dati ci dicono che questi casi continuano ad aumentare, ci sarà pure un perchè. Ed è a questo perchè che bisogna dare una risposta accettabile e non più rimandabile. Silvana Palazzo - Centro Ricerca e Documentazione sul fenomeno mafioso e criminale - Unical (continua in 2ª pagina) di Ernesto d’Ippolito E LE CHIAMANO MORTI BIANCHE EDGAR MORIN: A PROPOSITO DELLA COMPLESSITA’ (continua in 7ª pagina) Complessità è un termine oggi molto ri- corrente, esso sembra sempre più riconosciu- to, difatti per- mea i vari am- biti culturali: l’economia, le scienze biologiche, la fisica, la sociologia, l’antropologia, ma anche la dimensione etica, didattica ed altro ancora. Nonostante, però esso sia riconosciuto, esprime contemporane- amente qualcosa di oscuro, difficilmente determinabile, indefinito e faticosamente spiegabile proprio per la caratteristica di ave- re troppe molteplicità, indistinzioni interne e tratti diversificati. Il concetto di complessità non appartiene ad una teoria o disciplina specifica, nè ha uno statuto epistemologico assimilabile a quello delle nozioni scientifiche in senso proprio, ma è un “discorso” che riguarda fondamentalmen- te la scienza. La parola complessità, proprio per sua essen- za esprimibile come qualcosa di sfuggevole, appunto perchè non definita, nel corso della storia, i filosofi delle scienze e gli epistemo- logi non l’hanno mai presa in considerazione; solo Bachelard ha affrontato la relazione tra il semplice ed il complesso, - fu così che af- fermò Edgar Morin in un incontro avvenuto nel 2001, quando iniziai i miei studi su questo argomento - Bachelard fu l’unico a porsi il problema affermando che: “non esiste il sem- plice nella natura, ma esiste solo quello che è semplificato, ovvero: siamo noi che attuiamo delle semplificazioni nei nostri laboratori, nei nostri lavori”. La scoperta della complessità, più che una ri- sposta ad un problema, è un “risveglio ad un problema”, una presa di coscienza intellettua- le, etica ed estetica alla conoscenza, un modo “rivoluzionario” di affrontarla creando una nuova concezione del sapere che tiene conto del certo e dell’incerto per affrontare ciò che è incerto. La progressiva “scoperta” della complessità rimanda all’intera storia della tradizione scien- tifica ed epistemologica, di come si sia deter- minata l’identificazione della conoscenza, con il tipo di formazione disciplinare dato dalle scienze nel corso del XIX secolo e degli ulte- riori sviluppi avvenuti nell’ambito delle scien- ze fisiche, biologiche e sistemiche che si sono poste proprio il problema di legittimare tale identificazione. L’incapacità che a tutt’oggi si ha nel trattare, pensare o spiegare la complessità, dipende proprio da quel sistema educativo ereditato dalla tradizione scientifica che riconosceva ogni percezione, ogni descrizione e spiegazio- ne in base alla chiarezza e alla distinzione. Quel sistema educativo affermava una moda- lità di conoscenza estesa in tutti gli ambiti scientifici, sociali, politici e umani che astraeva un oggetto, isolandolo dal suo conte- sto, dai suoi legami con l’ambiente e ignoran- do l’interrelazione o la multidimensionalità dei fenomeni. L’oggetto era così inserito nel com- partimento isolato della disciplina. In tal modo ogni sapere era disgiunto dalla concreta con- testualizzazione, dunque, la conoscenza degli insiemi, ridotta alla somma dei loro elementi, la capacità di relazionare le informazioni, i dati, i saperi, le idee era indebolita o addirit- tura annullata. Ma questo tipo di conoscenza per così dire semplificante, benchè egemonica, radicata e vincente, si mostrò presto debole, anzi, addi- rittura fallimentare, in seguito a straordinarie rivoluzioni scientifiche avvenute tra il XIX e il XX secolo, a tal proposito cito un’afferma- zione di Ilya Prigogine (Premio Nobel per la chimica, 1977) che mi ha particolarmente col- pito: « […] Per gli antichi la Natura era fonte di saggezza. La Natura medievale parlava di Dio. Nei tempi moderni la Natura è diventata di Anna Chiara Greco Se della Presidenza di Carlo Azeglio Ciampi si ricorderà, fra l’altro, la intensa, costante, co- erente rivendicazione dei valori della Patria (dalla bandiera all’inno nazionale), come recupero, ed esaltazione, di una simbologia avvertita, rivisitata e diffusa, di quella di Gior- gio Napolitano certamente sarà ricordato (ed apprezzato) l’accorato invito, volto a contene- re, a comprimere, in prospettiva a cercare di fare quasi scomparire, il dramma delle “morti bianche”.- La sensibilità al problema (gravissimo, e senza riferimenti altrettanto numerosi ed insop- portabilmente dannosi in sede europea), mo- strata da Napolitano sin dall’inizio del suo man- dato, è diventata apprezzabile opera di sensibi- lizzazione nell’opinione pubblica, e specifica- mente in direzione di ogni organo, in qualche misura preposto al problema, a cominciare dalla magistratura, presso gli organi di polizia, pres- so gli organi amministrativi sul lavoro. Il Capo dello Stato – fin dall’inizio del suo mandato - si è fatto interprete dei sentimenti e risentimenti della gente, davanti allo spettacolo tragico del- le “morti bianche”, avvertito come in crescita, e comunque non infrenato adeguatamente da leggi severe ed interventi drastici. Aver dato voce a questo comune sentire ha di più posto il problema nella agenda delle emergen- ze, cui destina- re prioritaria e particolare at- tenzione.- Di qui la legge delega 3.8.2007 n.123 (Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro), il decreto legislativo 9 aprile 2008 n.81 (in attuazione della delega appena richiamata).- Il primo testo di legge appena richiamato prevede, tra l’altro, l’introduzione di particola- re misura di tutela per determinate categorie di lavoratori e lavoratrici e per specifiche tipologie di lavoro o settore di attività, la semplificazio- ne degli adempimenti meramente formali, la riformulazione e la razionalizzazione dell’ap- parato sanzionatorio, amministrativo e penale, per la violazione delle norme previste nei rela- tivi decreti di attuazione, la realizzazione di un coordinamento, su tutto il territorio nazionale, delle attività in materia di salute e sicurezza sul lavoro, ai fini di postulare (e possibilmente ot- tenere) indirizzi generali uniformi ed utile scambio di informazione. All’interno di tale testo legislativo si coglie un riconoscimento di facoltà, rectius l’esercizio di diritti, come in- novazione, rispetto all’attuale formulazione giuridica degli art. 91 e 92 c.p.p.. Si riconosce, cioè, ad organizzazioni sindacali ed associazio- ni familiari delle vittime di infortuni sul lavoro la possibilità di esercitare i diritti e le facoltà attribuiti alla persona offesa, in relazione ai re- ati connessi con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, o relati- ve all’igiene del lavoro, o che abbiano deter- SICUREZZA SUL LAVORO AZIONI EVENTI RIMEDI GIURIDICI

Transcript of UNICAL - anticabibliotecarossanese.it · storia, i filosofi delle scienze e gli epistemo- ... Per...

Rivista edita dalla Fondazione Italiana John Dewey - o.n.l.u.s.ASSOCIAZIONE

STAMPA ITALIANA

SCOLASTICA

ONLUS

UNICAL

Lavorare stanca. Bene sarebbe se il lavoro fosse come afferma De Masi sotto forma di gioco.Si lavorerebbe certo di più e si vivrebbe più a lungo.Il lavoro nobilita l’uomo perchè rendendolo produttivo apporta benessere a sè e agli altri, perchèattraverso la specializzazione in un settore lavorativo si afferma la propria identità e cresce laconsapevolezza del sé.Tutte parole e costruzioni mentali per dire che è esonerato dalla vita sociale chi non si adegua enon partecipa sistematicamente alla realtà di un mondo economico che gira attorno alle attivitàumane. Ma, altrettanto sistematicamente, troppo ripetutamente si compie un lavoro che difficil-mente corrisponde alle nostre peculiarità maggiori.Michele sognava di diventare un grande chef e si è ritrovato invece ad avere a che fare con tubidi impianti e una cisterna da lavoro che se l’è portato via.Morti bianche, le chiamano ma non ha niente di bianco la morte, mai.

Specie se a subirla sono i più innocenti, i più poveri, i più fiduciosi, quelli che si affidano a chi le industrie le fa o a chi lecomanda.Troppo facile piangerli dopo, questi sfortunati figli della terra che con uguali doveri e pochi diritti lavorano tra la grandeincuria, inettitudine, ignoranza di coloro i quali nel mandare a lavorare operatori non formati perchè sfruttati, sono i veriresponsabili di questa carneficina.Perchè se i dati ci dicono che questi casi continuano ad aumentare, ci sarà pure un perchè.Ed è a questo perchè che bisogna dare una risposta accettabile e non più rimandabile.

Silvana Palazzo - Centro Ricerca e Documentazione sul fenomeno mafioso e criminale - Unical (continua in 2ª pagina)

di Ernesto d’Ippolito

E LE CHIAMANO MORTI BIANCHE

EDGAR MORIN: A PROPOSITO DELLA COMPLESSITA’

(continua in 7ª pagina)

Complessità èun termineoggi molto ri-corrente, essosembra semprepiù riconosciu-to, difatti per-mea i vari am-biti culturali:l’economia, le

scienze biologiche, la fisica, la sociologia,l’antropologia, ma anche la dimensione etica,didattica ed altro ancora. Nonostante, peròesso sia riconosciuto, esprime contemporane-amente qualcosa di oscuro, difficilmentedeterminabile, indefinito e faticosamentespiegabile proprio per la caratteristica di ave-re troppe molteplicità, indistinzioni interne etratti diversificati.Il concetto di complessità non appartiene aduna teoria o disciplina specifica, nè ha unostatuto epistemologico assimilabile a quellodelle nozioni scientifiche in senso proprio, maè un “discorso” che riguarda fondamentalmen-te la scienza.La parola complessità, proprio per sua essen-za esprimibile come qualcosa di sfuggevole,appunto perchè non definita, nel corso dellastoria, i filosofi delle scienze e gli epistemo-logi non l’hanno mai presa in considerazione;solo Bachelard ha affrontato la relazione trail semplice ed il complesso, - fu così che af-fermò Edgar Morin in un incontro avvenutonel 2001, quando iniziai i miei studi su questoargomento - Bachelard fu l’unico a porsi ilproblema affermando che: “non esiste il sem-

plice nella natura, ma esiste solo quello che èsemplificato, ovvero: siamo noi che attuiamodelle semplificazioni nei nostri laboratori, neinostri lavori”.La scoperta della complessità, più che una ri-sposta ad un problema, è un “risveglio ad unproblema”, una presa di coscienza intellettua-le, etica ed estetica alla conoscenza, un modo“rivoluzionario” di affrontarla creando unanuova concezione del sapere che tiene contodel certo e dell’incerto per affrontare ciò cheè incerto.La progressiva “scoperta” della complessitàrimanda all’intera storia della tradizione scien-tifica ed epistemologica, di come si sia deter-minata l’identificazione della conoscenza, conil tipo di formazione disciplinare dato dallescienze nel corso del XIX secolo e degli ulte-riori sviluppi avvenuti nell’ambito delle scien-ze fisiche, biologiche e sistemiche che si sonoposte proprio il problema di legittimare taleidentificazione.L’incapacità che a tutt’oggi si ha nel trattare,pensare o spiegare la complessità, dipendeproprio da quel sistema educativo ereditatodalla tradizione scientifica che riconoscevaogni percezione, ogni descrizione e spiegazio-ne in base alla chiarezza e alla distinzione.Quel sistema educativo affermava una moda-lità di conoscenza estesa in tutti gli ambitiscientifici, sociali, politici e umani cheastraeva un oggetto, isolandolo dal suo conte-sto, dai suoi legami con l’ambiente e ignoran-do l’interrelazione o la multidimensionalità deifenomeni. L’oggetto era così inserito nel com-partimento isolato della disciplina. In tal modo

ogni sapere era disgiunto dalla concreta con-testualizzazione, dunque, la conoscenza degliinsiemi, ridotta alla somma dei loro elementi,la capacità di relazionare le informazioni, idati, i saperi, le idee era indebolita o addirit-tura annullata.Ma questo tipo di conoscenza per così diresemplificante, benchè egemonica, radicata evincente, si mostrò presto debole, anzi, addi-

rittura fallimentare, in seguito a straordinarierivoluzioni scientifiche avvenute tra il XIX eil XX secolo, a tal proposito cito un’afferma-zione di Ilya Prigogine (Premio Nobel per lachimica, 1977) che mi ha particolarmente col-pito: « […] Per gli antichi la Natura era fontedi saggezza. La Natura medievale parlava diDio. Nei tempi moderni la Natura è diventata

di Anna Chiara Greco

Se della Presidenza di Carlo Azeglio Ciampisi ricorderà, fra l’altro, la intensa, costante, co-erente rivendicazione dei valori della Patria(dalla bandiera all’inno nazionale), comerecupero, ed esaltazione, di una simbologiaavvertita, rivisitata e diffusa, di quella di Gior-gio Napolitano certamente sarà ricordato (edapprezzato) l’accorato invito, volto a contene-re, a comprimere, in prospettiva a cercare difare quasi scomparire, il dramma delle “mortibianche”.-

La sensibilità al problema (gravissimo, esenza riferimenti altrettanto numerosi ed insop-portabilmente dannosi in sede europea), mo-strata da Napolitano sin dall’inizio del suo man-dato, è diventata apprezzabile opera di sensibi-lizzazione nell’opinione pubblica, e specifica-mente in direzione di ogni organo, in qualchemisura preposto al problema, a cominciare dallamagistratura, presso gli organi di polizia, pres-so gli organi amministrativi sul lavoro. Il Capodello Stato – fin dall’inizio del suo mandato -

si è fatto interprete dei sentimenti e risentimentidella gente, davanti allo spettacolo tragico del-le “morti bianche”, avvertito come in crescita,e comunque non infrenato adeguatamente daleggi severe ed interventi drastici. Aver dato

voce a questocomune sentireha di più postoil problemanella agendadelle emergen-ze, cui destina-re prioritaria eparticolare at-tenzione.-

Di qui lalegge delega

3.8.2007 n.123 (Testo Unico sulla sicurezza sullavoro), il decreto legislativo 9 aprile 2008 n.81(in attuazione della delega appena richiamata).-

Il primo testo di legge appena richiamatoprevede, tra l’altro, l’introduzione di particola-re misura di tutela per determinate categorie dilavoratori e lavoratrici e per specifiche tipologiedi lavoro o settore di attività, la semplificazio-ne degli adempimenti meramente formali, lariformulazione e la razionalizzazione dell’ap-parato sanzionatorio, amministrativo e penale,per la violazione delle norme previste nei rela-tivi decreti di attuazione, la realizzazione di uncoordinamento, su tutto il territorio nazionale,delle attività in materia di salute e sicurezza sullavoro, ai fini di postulare (e possibilmente ot-tenere) indirizzi generali uniformi ed utilescambio di informazione. All’interno di taletesto legislativo si coglie un riconoscimento difacoltà, rectius l’esercizio di diritti, come in-novazione, rispetto all’attuale formulazionegiuridica degli art. 91 e 92 c.p.p.. Si riconosce,cioè, ad organizzazioni sindacali ed associazio-ni familiari delle vittime di infortuni sul lavorola possibilità di esercitare i diritti e le facoltàattribuiti alla persona offesa, in relazione ai re-ati connessi con violazione delle norme per laprevenzione degli infortuni sul lavoro, o relati-ve all’igiene del lavoro, o che abbiano deter-

SICUREZZA SUL LAVOROAZIONI EVENTI RIMEDI GIURIDICI

2 UNICAL

(continua dalla prima)

RICOSTRUIRE LA DEMOCRAZIA: L’IPOTESI DI DEWEY

La teoriadell’arco ri-flesso è fonda-mentale inquanto chiari-sce la naturadella filosofiapragmat i s tache cerca disuperare il tra-d i z i o n a l e

dualismo corpo-anima, cosa che può avve-nire solo se l’individuo è considerato unsoggetto unico e irripetibile che si trasfor-ma educativamente in relazione alla situa-zione che egli vive e che si apre alla comu-nicazione sociale democratica.

Durante il periodo di Chicago (1894-1904) e per tutti i primi quindici anni delNovecento, almeno fino all’intervento de-gli Stati Uniti nel primo conflitto mondiale,la ricerca filosofica deweyana, mentre ela-bora una teoria del soggetto unico e irripe-tibile, lega questa teoria alla definizionedella democrazia trattando i temi della scuo-la e dell’educazione.

La scuola “è il laboratorio della demo-crazia” proprio perché la scuola deve aprir-si alla società nei suoi curricula, e il bambi-no, nella sua crescita mentale e fisica, deveessere al centro del processo educativo, os-sia non deve subire passivamente l’insegna-mento, ma deve determinare in modo pro-blematico e progressivo la sua esperienza,condividendola con gli altri.

La classe è una “società in miniatura”,composta da soggetti unici e irripetibili,monadi, secondo le suggestioni di Leibniz(analizzato in una monografia del 1888), checomunicano valori comuni e costruisconodiverse possibilità di esistenza.

In un articolo del 1903 Democracy inEducation la connessione tra l’educazione

di Giuseppe Spadafora

e la politica costruttrice della democrazia èchiara. “La vita moderna significa democra-zia, democrazia significa liberare l’intelli-genza per una realizzazione indipendente-l’emancipazione della mente come un or-gano individuale che deve svolgere il suospecifico lavoro”. Non a caso la prima edi-

(continua)

zione del testo scritto insieme a James Tufts,Ethics del 1908, analizza la sua teoria mo-rale sulla valorizzazione della “simpatia”come principio generale della conoscenzamorale e sulle “fusioni” degli impulsi tragli individui, come caratteristica fondamen-tale della costruzione del “bene comune” e,

quindi, della convivenza sociale. Il ripen-samento della soggettività si sviluppa neisuoi numerosi studi logici fino alla primaedizione di How We Think del 1910 perchiarire il senso della particolarità di ogniindividuo nella sua situazione specifica.

RUGGERO II DI ALTAVILLA, FUTURO RE DI SICILIAE L’ASSEDIO DI MONTALTO IN CALABRIA DEL 1129

Dopo Ruggiero (Leoncavallo) c’è ancora un Ruggero (II di Sicilia) nella storia di Montalto Uffugo.Una vicenda sulla quale fa piena luce il ricercatore e storiografo Romano Napolitano che, dopo i recenti lavori su “Aufugum”e sulla “complessa Genesi del melodramma Pagliacci”, dà alle stampe un corposo volume su questo interessate tema.Un saggio completo e complesso, con una messe doviziosa di note, che si legge come un romanzo storico tanto è affascinante laleggendaria vita di Ruggero II.Figlio e successore di Ruggero I di Sicilia della dinastia degli Altavilla, ereditò dal padre le mire espansionistiche riuscendo aunificare in regno le conquiste normanne del Sud d’Italia ed a organizzare un governo centrale fortemente personalizzato.L’assedio, nel 1129, di una Montalto “filopugliese, ribelle e papalina” da parte del futuro re di Sicilia, con un bagno di sanguescongiurato in extremis, rappresenta una vera e propria chicca per gli appassionati di storia medievale. Ciò perchè il lungoexcursus di Napolitano allarga lo sguardo all’intero panorama di quel mondo ancora non abbastanza esplorato e sul ruolo cheebbero i conquistatori normanni nell’Italia meridionale, in Calabria.L’Autore affresca con nitidezza la figura di Ruggero ma anche gli altri personaggi che ne contornano una vicenda intrisa dicontrasti interdinastici, disegnando con crudezza il rapporto dialettico con un Papato contrario alla creazione di uno statounitario.Un’opera, come attesta in prefazione Gabriele Turchi, “di grande valenza storico-scientifica” che “ha il dono di innalzare lastoria locale agli alti livelli della grande storia generale, incastonandola nel contesto di essa in maniera che ne risulta impreziosita,più chiara e comprensibile”. La presentazione del libro è prevista per il prossimo agosto a Montalto Uffugo.

Libri

ROMANO NAPOLITANOTipolitografia Gnisci, Paola, 278 pagg., 37 euro

minato una malattia professionale. Il tecnico sichiede, a questo punto, se alle cennate facoltàsi connetta il diritto alla costituzione di partecivile nel procedimento penale (senza di cherisulterebbe priva di utile azione di controllo edi spinta alla facoltà stessa). Considerando l’an-damento giurisprudenziale, largamente maggio-ritario nel dare risposta affermativa alla doman-da sempre più ampia di costituzione di partecivile dei poteri diffusi nel processo, ci si chie-de come nel quadro si inserisca la facoltà nuo-va. Altra figura, nuova e problematica, quelladel rappresentante dei lavoratori per la sicurezzaterritoriale, nonchè per la sicurezza di sito pro-duttivo. Da ricordare che tale figura era espres-samente prevista dalla direttiva n.89 (391) ECdel Consiglio della Comunità Europea (12 giu-gno 1989) che all’art. 3 prevedeva la figura ene individuava i connotati. Anche qui il tecni-co si chiede quali siano in concreto i compiti, ilruolo, la funzione di tale “rappresentante”, e seagli eventuali poteri corrisponda un dover es-sere, e se, come, quanto sanzionato.-

Il nuovo Testo Unico in materia di sicurez-za sul lavoro (sulla Gazzetta Ufficiale n.101 del30 aprile 2008) parte dall’obbligo del datore dilavoro alla formazione, informazione ed adde-stramento del lavoratore, per prevedere sanzionipiù severe per le imprese che violano le normein materia di sicurezza; nei casi più gravi diincidenti (feriti/morti) con colpa dell’azienda,è prevista la sanzione dell’attività, sanzioneamministrativa fino a 1.500 mila euro ed inter-dizione alla collaborazione con la pubblicaamministrazione (è prevista altresì la respon-

sabilità dell’appaltatore, in merito agli incidentiche accadono ai lavoratori delle ditte appalta-trici).-

Nel decreto n.81, di particolare rilievo (art.299) l’ispessimento delle posizioni di garan-zia, a carico di titolari, collaboratori, dirigenti.Già, in tema, severe indicazioni e regole si col-gono nella giurisprudenza del giudice di legit-timità: la IV Sezione Penale della Corte Supre-ma di Cassazione (sentenza n.16422 del24.4.2007) ribadisce come il datore di lavorodebba ridurre al minimo i rischi connessi al-l’attività lavorativa dei propri dipendenti, an-che attraverso un’adeguata vigilanza; non èpossibile escludere una responsabilità colposadel datore di lavoro, neanche quando questiabbia formalmente rispettato le norme tecni-che, eventualmente dettate in materia dal com-petente organo amministrativo: “solo un even-tuale comportamento imprevedibile del lavo-ratore esonera il datore di lavoro dalla respon-sabilità colposa”.-

Altra, ancor più recente massima(Cassazione VI Sezione Penale, sentenza n.6277 dell’8.2.2008) ribadisce che “nel caso diinfortunio sul lavoro, non basta la nomina diun soggetto addetto al servizio di prevenzionee protezione in uno specifico stabilimento, perescludere la responsabilità del datore di lavoroe del dirigente addetto alla sicurezza” (nel cor-po della motivazione della appena richiamatasentenza, si ricorda, come centrale, essenziale,e da tenere “sempre in considerazione il prin-cipio giuridico secondo cui, tra i destinatari iureproprio delle norme dettate in materia di pre-venzione degli infortuni sul lavoro dal DPR n.547/1955 sono compresi, tra gli altri, il datoredi lavoro ed il dirigente; che quest’ultimo non

si sostituisce, di regola, alla mansione dell’im-prenditore, del quale condivide, secondo le lororeali incombenze, oneri e responsabilità in ma-teria di sicurezza del lavoro”).-

Nonostante l’avvenuta sensibilizzazionegenerale, al tema delle “morti bianche”, cui nonsi stanca di dar voce autorevole il Capo delloStato, ogni giorno, o quasi, la tragica statisticasi arricchisce di nuovi nomi, registra ulteriorisventure. Ed il Sud, anche qui, anche in temadi condizioni di lavoro precarie, di qui di inci-denti, spesso conclusi nel modo più tragico, haun vergognoso primato, un non invidiabile “pri-mo posto”. E’ di qualche giorno fa l’ennesimavittima di condizioni infelici di un cantiere ca-labrese; l’operaio 41enne Ferdinando Vescio èprecipitato da una impalcatura in un cantierelametino, tosto decedendo. Tosto, all’ennesimoincidente delle, nelle, organizzazioni, si è op-posto, a spiegazione (a giustificazione?) un fal-limento della tecnologia, ovvero un errore daparte degli operatori. Il più comodo caproespiatorio: l’errore umano. L’idea che gli erro-ri e gli incidenti sia generati da un errore uma-no e/o da un guasto tecnico si basa su undualismo newton-cartesiano, inadeguato a ren-der conto di eventi complessi che accadano al-l’interno delle organizzazioni. In base a questainadeguata concezione dualistica, il mondomentale è separato dal mondo materiale (Car-tesio) e per ogni evento vi deve essere una cau-sa, e una soltanto (Newton). Ma, come la ricer-ca empirica ha ampiamente dimostrato nel cor-so degli ultimi anni, gli incidenti derivano dal-l’interazione tra azione umana spesso non in-tenzionale), tecnologie, strumenti, regole e si-stemi organizzativi. Se, entro certi limiti ed adeterminate condizioni umane, l’erroreumano’è inevitabile, l’ulteriore proposizione èche, se non possiamo cambiare la natura uma-na, possiamo cambiare le condizioni, all’inter-no delle quali le persone lavorano (Reason,1997). Questo approccio riconduce di necessi-tà i fattori causali all’intera organizzazione. Seun errore e un incidente può accadere con atto-ri diversi, rispetto a quelli che lo hanno genera-to, l’attenzione non può non spostarsi dall’in-dividuo all’errore. Gli individui sono soltantogli eredi dei difetti del sistema.-

Come non ricordare uno dei giuristi più au-torevoli e più qualificati del secolo scorso, Fran-cesco Carnelutti, nella sua critica all’art. 43 delc.p.? Tale norma rinviene la’“colpa” nella ne-gligenza, o imprudenza, o imperizia dell’agen-te, ovvero nella sua inosservanza di leggi, re-golamenti, ordini o discipline. Carnelutti tro-vava la numerazione delle possibili componentidi “colpa”, insieme, eccessiva e non esaurien-te. E ne proponeva una riduzione sobria allasola”“negligenza”, questa”“letta” come difet-to d’amore (il contrario, appunto,di’“diligenza”, da diligere, amare).-

E quando, dove rinvenire pià cinica man-canza d’amore che nella insensibilità dell’im-prenditore senza scrupoli, che espone i propridipendenti ed i terzi a rischi di impresa gravis-simi, pur di non dotare il cantiere delle indi-spensabili, più costose provvidenze?-

Ernesto d’Ippolito

SICUREZZA SUL LAVOROAZIONI EVENTI RIMEDI

3UNICAL

E SE CI METTESSIMO A CONTAREdi Lionello Pogliani

Prospettive per una nuova “Criminologia critica” fondata sulla nozionesociologica e giuridico-penale di “Devianza”

E’ ora di finirlacon tutta questadroga! Ogni annovi sono circa45.000 morti perincidenti stradalie 38.000 per armida fuoco (dati del1991). Di questeultime morti l’1%è dovuto a cause

indeterminate, il 4% trattasi di morti casua-li (dovuti ad incidenti strani, fortuiti, atten-tati ad esempio), il 47% sono omicidi ed il48% suicidi. Il che vuol dire che se sceglia-mo un cittadino sui 7 miliardi di cittadininel mondo la probabilità che il tale cittadi-no ha di essere ucciso da uno di questo seimiliardi è inferiore alla probabilità che sisuicidi. Molti media e non poca gente èpreoccupatissima per l’alto consumo di dro-ga dei concittadini. Orbene ogni anno visono circa 400.000 morti per il fumo, 90.000per l’alcool, mentre i morti per cocaina +eroina ammontano a un ‘misero’ 14.000(dati USA, dati italiani non sono facilmen-te reperibili).

L’ultima monografia di Silvana Palazzo,dal titolo’“Un Centro per laLegalità” (Cosenza, 2008 -on l ine:www.silvanapalazzo.i t) ,che rappresenta indubbia-mente un organico eonnicomprensivo contribu-to scientifico sulla funzioneed il ruolo della dottrinamultifattoriale in tema distudio dell’etiologia crimi-nale e della devianza nel-l’ambito di una modernacriminologia critica avulsada dogmatismi e noninficiata da pregiudizialiideologiche, è uno studioapprofondito e razionalesulle principali tematichesocio-criminologiche af-frontate da un trentenniosin dalla nascita del “Cen-tro di ricerca e documentazione sul feno-meno mafioso e criminale dell’Universi-tà della Calabria” e costituisce un validoed efficace strumento culturale per unarivisitazione delle principali dottrine intema di”labell ing theory” o teoriedell’etichettamento.Il saggio, infatti, è in piena armonia conuna autorevole dottrina, seguita nel nostroPaese da numerosi studiosi di scienze cri-minali, che ritiene pragmaticamente fon-dato ed efficace il metodo di studio ela-borato dall’insigne giuspenalista Giulia-no Vassall i secondo i l quale’“ lacriminologia esprime ormai l’aspirazio-ne ad una visione unitaria e sintetica delfenomeno individuale e sociale della de-linquenza”.Questo indirizzo criminologico tende, daun lato, ad approfondire gli aspetti fon-damentali, psicologici e sociali delladevianza nonchè le cause della devianzache sono utili al criminologo ed al legi-slatore per individuare nuovi strumentinormativi di prevenzione ante delictum odi repressione post crimen patratum nondisgiunta dalla tutela garantistica dei di-ritti dell’autore del reato e del reo-con-dannato, dall’altro è finalisticamente

orientato all’esigenza di recupero socia-le trasfuso nell’art. 27comma 3 della Costituzio-ne della Repubblica italia-na del 1 gennaio 1948. (“lepene … devono tenderealla rieducazione del con-dannato”).Questo moderno approc-cio, che intende esamina-re i fattori sociali del de-litto individuale, interessaparticolarmente i lcriminologo, il legislatore,quale creatore e operatoredella politica criminaleper introdurre nuovi stru-menti legislativi di profi-lassi criminale ed è certa-mente in armonia con lamoderna dottrinasociologica di FrancoFerrarotti che ha magi-

stralmente e reiteratamente insegnato che“collettivo sociale e universale singolaresi illuminano reciprocamente”.D’altra parte, anche Giuseppe Sotgiu, sindagli anni ’60 aveva insegnato che l’er-rore storico, politico e giuridico-parla-mentare con cui si affrontano in Italia leproblematiche inerenti alle riforme legi-slative penali sono imputabili ad un ori-ginario vizio metodologico seguito dallegislatore che pone al centro dell’atten-zione solo le soluzioni normative edordinamentali di mera politica penale sen-za esaminare approfonditamente letematiche inerenti alla sociologia giuridi-co-penale della devianza che investono ireali problemi di interazione tra il deviantee la società nonchè tra la tipologia del-l’autore e la potestà punitiva dello Stato.E’ proprio questo profilo che fa emergerel’esistenza di due metodi nello studio dellatipologia delinquenziale: uno oggettivo,formale, fondato sul legalismo ontologi-co dei rigidi automatismo normativi e l’al-tro soggettivistico socio-naturalistico ten-dente ad esaminare la condotta criminosacon riguardo alla capacità a delinquere delreo ed eventualmente, nell’ipotesi di una

prognosi postuma di reiterazione del de-litto, alla pericolosità sociale.Il primo procede al raggruppamento de-gli individui che delinquono secondo lecaratteristiche esteriori, formali, solo ap-parentemente rilevanti ai fini della cono-scenza della personalità dell’autore, qua-le ad esempio il resto commesso e la sua“gravità oggettiva”, la carriera criminaleed il danno sociale arrecato dall’azioneantigiuridica.Il secondo, al contrario, partendo da pro-spettive multifattoriali giunge ad una clas-sificazione di chi ha delinquito secondocriteri descrittivi e di contenuto sociolo-gico e psicologico delle loro personalità.Come è noto, questo genere di tipologiecriminologiche legali e socio-criminologiche sono stati studiati dallamoderna criminologia critica che, pur noneliminando il principio di personalità dellaresponsabilità penale, costituzionalmen-te garantito negli Stati di Diritto classiciliberali, avvalora maggiormente l’icasticafrase del giuspenalista cattolico Giusep-pe Bettiol racchiusa nell’espressione“ogni uomo è un tipo” e rimarca ancorpiù l’equazione del grande statista epenalista liberale Enrico De Nicola:delitto=individuo+ ambiente.In definitiva, la ricerca sociologica delladevianza incentrata sulla dottrina dellelabbeling’theories cerca di spiegare ilcomportamento sociale non attraversol’analisi delle singole azioni compiutedagli individui, ma attraverso i ruoli cheessi ricoprono individuando le modalitàdi sviluppo del processo interattivo frastigmatizzazione ed etichettamento delreo,che discriminando l’autore del reato,è certamente strumentale per determinarele cause della condotta deviante ai fini diuna nuova legislazione penale liberale egarantista incentrata certamente sulla di-fesa della società ma non per questo nondisgiunta dalla tutela della dignità e deidiritti della persona umana dell’autore delreato.

Avv. Antonino OrdilePenalista - Criminologo

un meteorite caduto dal cielo! Sulla lotteriaSteven Weinberg, Nobel in fisica nel 1979,ebbe a fare la seguente riflessione: “un gior-nalista con il compito d’intervistare i solivincitori della lotteria potrebbe arrivare fa-cilmente alla conclusione che per loro ab-bia operato una qualche forma di provvi-denza e scordarsi di quel grandissimo nu-mero di persone, che non intervisterà mai,per non aver mai vinto nulla.” Il guaio è cheogni giornalista sa che uno ‘scoop’ sullaprovvidenza che fa vincere alla lotteria faimpennare tirature e carriera. A questo pro-posito, nel 1993 un’inchiesta fatta in USA

Il caso fece scalpore. Un curiosone, però,s’accorse che l’inchiesta era basata su di unadoppia negazione, che pochi capirono e chefu fatta ad arte per dar luogo ad un risultatoclamoroso e vendibile. Eliminando la dop-pia negazione con una domanda diretta lapercentuale s’abbassava all’1% !Estratti da: J. Allen Paulos, AMathematician reads the Newspapers eOnce Upon a Number. The HiddenMathematical Logic of Stories (BasicBooks, 1995 e 1998); S. Weinberg, FacingUp (Harvard, 2003).

Una scena dal film Nosferatu (1921) diF.W. Murnau

Un ‘innocuo’ insieme di veicoli (1987)

A uscir di casa oggigiorno c’è da essereassassinati ! Ammettendo che vi siano 7miliardi di persone, la probabilità che unadi queste 7 miliardi ci uccida è minore dellaprobabilità di venire ‘arrotati’ da una vettu-ra o moto di passaggio. I media, però, pre-feriscono bombardarci con notizie di assas-sini, che finiscono col creare un’atmosferad’insicurezza, facilmente utilizzabile perscopi politici. Per migliorare la nostraincolumità basterebbe avere leggi serie,classi dirigenti serie, media seri ed un seriodesiderio di far rispettare le leggi. A propo-sito, avete mai sentito della proposta d’abo-lizione dell’automezzo privato ? Che siaun’idea più balzana di quella di scacciareintere comunità, invece di perseguire effi-cacemente criminali e facinorosi? E se al-l’estero prendessero sul serio il famoso ada-gio ‘italiani mafiosi’ ? Adagio cui dobbia-mo ringraziare non poco i nostri’‘beneamati’politici.E’ ora di scommettere !’La probabilità divincere alla lotteriaE’ di 1 su 14 milioni circa, mentre la proba-bilità d’andare all’aldilà grazie ad un inci-dente stradale E’ di 1 su 500.000. Il che cidice, che la probabilità di finire ‘spiaccicati’su di una strada, magari da un ubriacone,che non finirà nemmeno in galera, è di cir-ca 28 volte superiore di quella di vincerealla lotteria, mentre la possibilità di contrar-re AIDS eterosessualmente è circa 14 voltesuperiore di quella di vincere alla lotteria.Però, rincuoratevi in quanto la probabilitàdi vincere alla lotteria è di ben 200.000 vol-te superiore di quella d’essere centrato da

rivelò che il 25% degli americani dubitavadel genocidio degli ebrei nei campi nazisti.

Temi - Divinità del diritto

4 UNICAL

di Antonio Vanadia

“Alle ore undici del giorno tredici egli fu trasportato sudi una tavola con piccole ruote, con fortissimo apparato diforze militari e di polizia, alla Vicaria, e subito posto nellaCappella del Rifugio, dove ricevette con esmeplare devozio-ne i conforti religiosi. Alle ore dieci il funebre corteggio siavviò verso il Largo Cavalcatolo fuori PortaCapuana dove era innalzato il patibolo.

Colà ebbeto luogo tutti quei lugubri atti,che costituiscono, secondo il Codice Napo-letano, il quarto grado di pubblico esem-pio. Il condannato deve esservi condotto a

piedi nudi, vestito di nero, con un velo nero sul volto ed un cartellosul petto, ove a lettere cubitali sta scritto: L’UOMO EMPIO.

Durante tutto questo tempo Agesilao Milano pregava ad alta voce.Salì quindi animoso il patibolo, e si compià la giusitzia umana, ma inmodo così barbaro e crudele, che il popolo mandò un grido di indi-gnazione e quasi minacciava di sollevarsi. Durò un quarto d’ora l’ago-nia del condannato e dopo la morte il suo corpo venne indecentemen-te maltrattato dal carnefice. Nessun insulto è stato pronunziato con-tro il condannato; nell’atto che passava dalla Vicaria al supplizio, fuaccolto con preghiere e lacrime”.

E’ il commento che l’avvocato Giocondo Barbatelli difensore diAngesilao Milano consegnerà agli atti e alla storia.

Agesilao Milano era nativo di San Benedetto Ullano. Suo padre Benedetto, un libe-rale costretto a fare il sarto perchè espulso dall’Università di Napoli con decreto Regioin seguito ai moti rivoluzionari del ventuno, vive in paese in regime di sorvegliatospeciale. Agesilao Milano cresce sin da piccolo respirando l’aria del sopruso e dell’op-pressione borbonica. Poi gli anni al Liceo Marchianò, definito dal Re Borbone, “settatoree divulgatore degli infernali disegni di rivolta”, che nella rivoluzione calabrese delquarantotto, guiderà i contadini sandemetresi alla occupazione delle terre del baroneCompagna e gli studenti del liceo a combattere a Campotenese. E’ il sacerdote cheformerà le coscienze liberali di tanti giovani che in seguito si distingueranno nelle lotteper l’Unità d’Italia e poi in Parlamento.

Durante gli anni del liceo conosce e stringe amicizia con Edoardo Pace, GiovanBattista Falcone, Attanasio Dramis e Antonio Nociti. Edoardo Pace commemorandoloa Napoli nel 1869 lo ricorderà in questo modo: “...era una persona colta... la letteratu-ra, la storia romana e greca erano per lui un gioco divertente, quella latina un gioco aocchi chiusi. Non meno versato nellE omposizioni di metrica poetica... le sue poesieerano lette a tutti noi, che ascoltavamo in religioso silenzio quasi bloccati dal caloredel suo sentimento...”.

Frequenterà questi amici anche nel periodo universitario a Napoli. E’ proprio questacittà segnerà l’inizio e la fine della sua tragedia. Arrivati a Napoli i cinque amici, conlettera di presentazione degli avv.ti e deputati liberali al Parlamento Napoletano MuzioPace padre di Edoardo e Cesare Marini, si mettono in contatto con Giuseppe Fanelli,Carlo Mileti e Carlo Gambizzi del “comitato” napoletano attraverso la loggia massonicaVita Nuova. La giornalista e storica Gemma Caso sostiene addirittura, senza alcun fon-damento storico in un articolo apparso nel 1898, che i cinque amici facessero partedella Setta dei fratelli pugnalatori oppure della società segreta dei Figli della vendetta.Insieme decidono una strategia per un nuovo moto rivoluzionario, infiltrarsi nell’eser-cito borbonico e sobillare i soldati alla disobbedienza. Corrompendo l’uficiale addettoall’ufficio del comune di San Benedetto Ullano si fa sostituire al posto del fratello

di Nando Pace

AGESILAO MILANO

CRONACA DI UN ATTENTATO MANCATOAmbrogio, poi il giorno 14 maggio si imbarca a Paola e giunge il giorno dopo a Napolidove viene assegnato al terzo battaglione cacciatori. E’ il periodo in cui si immerge perpre in attente letture nella biblioteca borbonica, ora nazionale, fra la meraviglia di quan-ti notano nel giovane soldato, “smilzo e mobilissimo nella persona, con sguardo pene-trante e piccoli baffi”, un appassionato lettore di testi storici. Agesilao Milano propone

agli amici il regicidio in caso di fallimento della “missione rivolu-zionaria”, ma le sue parole non vengono prese in considerazione.L’8 dicembre festa della Immacolata Concezione, S.M., aveva odinatoche vi fosse al campo di Capodichino una grande parata militare......quando dalla settima compagnia del terzo battaglione cacciatoriche veniva dritto verso S.M. per indi convergere a dritta, uscì piùratto del fulmine un soldato, e furiosamente slanciandosi sul Re, indue salti gli fu sopra e gli diede un colpo di baionetta al fianco drit-to, che riuscì appena a toccarlo. Il soldato si apprestava a rinnovarel’assalto quando il tenente colonello La Tour, che veniva ad annun-ciare a S.M. che aveva fatto eseguire certi ordini da lui ricevuti,visto l’atto minaccioso del soldato, gli si avventò sopra con il caval-lo ed atterratolo al suolo che sorgento di bel nuovo, compiesse l’ese-crando attentato. In un batter d’occhio gli furono sopra molti solda-ti e gendarmi che lo afferrarono e legatolo lo condussero in prigio-ne...

Subì la tortura dalla notte del suo arresto fino al giorno successi-vo per otto ore. Volevano rivelazioni e nomi che non ebbero. Scatta-

rono le rappresaglie, vengono allontanati i Calabresi da Napoli, vengono arrestati sin-daco e l’addetto alla leva del comune di San Benedetto Ullano, viene chiuso momenta-neamente il Collegio di S. Adriano a S. Demetrio e infine vengono perseguitati i suoiamici più intimi. Giovan Battista Falcone si arruola con Carlo Pisacane e morirà a Sapri,Edoardo Pace fugge in Costa Rica, Antonio Nociti andrà a Malta in esilio e tornerannoper la battaglia del Volturno.

Al presidente del Tribunale militare, che gli chiedeva se avesse qualcosa da aggiun-gere in sua difesa disse: ...il sepolcro mi aspetta ed io vi scenderò fra poche ore... ma viprego di far giungere ai piedi del sovrano l’umile preghiera di visitare le sue Provinceper vedere a che sono ridotti i suoi sudditi... Il suo cadavere venne sepolto segretamentenel cimitero di Poggioreale.

Dopo la morte la figura di Agesilao Milano fu fonte di ispirazione per poeti e lettera-ti, il suo atto rivoluzionario verrà ripreso in seguito dagli anarchici individualisti, per igiornali inglesi e francesi sarà solo un assassinio sconveniente.

NoteRaffaele De Cesare La fine di un Regno, Longanesi EditoreDomenico Cassiano Attanasio Dramis, Marco EditoreDomenico Cassiano Risorgimento in Calabria, Marco EditoreGemma Caso Articolo dal titolo: Giovan Battista Falcone e la Setta dei Fratelli

Pugnalatori, Fascicolo V Italia Moderna del 15 marzo 1898.De Cesare, parte I, cap. X documento XVII. Carteggio dell’incaricato degli affari interinali

di Sardegna a Napoli conte Giulio Figarolo di Gropello dal 9 dicembre 1856 al 7 dicembre1857 sull’attentato di Agesilao Milano.

Lettera di Guglielmo Tocci a Raffaele De Cesare relativamente all’attentato. Doc. XVI,parte I, Cap. X

Edoardo Pace commemora il fraterno amico Agesilao Milano discorso fatto a Napoli nel1868. Archivio famiglia Pace

Dall’aprile2003 al-l ’ a p r i l e2007, i mili-tari dellacoalizionedeceduti inIraq sonostati 3.250.In Italia,nello stesso

arco di tempo, 5.252 morti sul lavoro. Unincidente ogni 15 lavoratori, un mortoogni 8.100, una media di 4 decessi al gior-

no (Rapporto Eurispes 2007). Cifre daGuerra nel Golfo. La prima e la seconda,per intenderci.Se vi piacciono le storie a lieto fine, non èla vostra giornata: quello che va in ondaè il film dei morti sul lavoro in Italia. Unastoria tragica cui contribuiscono in mol-ti. Anche solo con il disinteresse.Gli organi preposti al controllo sono unamiriade: dalle Procure all’Ispettorato dellavoro, dalle Regioni ai Comuni, dalleForze dell’ordine ai Comitati Pariteticialle ASL. E chissà quanti altri ancora.

Già, la Sanità, è titolare di buona partedelle attività di prevenzione, ma il prin-cipale interesse dei rispettivi managerssono i dati statistici, anche verosimili oindicativi, da presentare agli organi poli-tici ed ai convegni ufficiali. I cosiddettidati “salvapoltrona”.E i sindacati? Troppo occupati ad usarela sicurezza come strumento di pressioneper rivendicazioni salariali ed occupazio-nali. Salvo organizzare il “concertone”romano per la festa dei lavoratori.

Quale è, dunque il prezzo di questo an-dazzo? Più o meno il 3% del Pil per lacopertura finanziaria dei costi socio-sa-nitari-assistenziali derivanti da infortu-ni sul lavoro. All’incirca l’1,5% del Pil peri costi riferibili alle malattie professiona-li (Relazione Smuraglia). Totale: circa il4,5% del Prodotto Interno Lordo italia-no se ne va per ovviare alle storture del-l’emergenza sicurezza.Dimenticavo il costo marginale: qualchemorto, qualche orfano, qualche disabilea vita. Per questi basta versare una lacri-ma. Scorrono i titoli di coda.

Le morti bianche ed i sepolcri imbiancati delle nostre coscienze

5UNICAL

Ribellismi

Falcone, con Pisacane, per Mazzini alla “rivoluzione improvvisa” di SapriGenova, 25 giugno 1857.Nella lista ufficiale dei passeggeri del “Ca-gliari”, appena salpato al seguito di CarloPisacane, figura un “bel ragazzo, mingherli-no e asciutto” (1), si chiama GiambattistaFalcone, è poco più che ventenne, è calabre-se, di Acri.Condivide con il conterraneo GiovanniNicotera un sogno che sembra in quel mo-mento possibile, l’Unità d’Italia.Ma chi è quel giovane che, come Palinuro,si trova a solcare le acque del Tirreno di frontea Sapri poco prima di perder la vita oltre lacosta?La speranza, in famiglia, di farne un sacer-dote come lo zio ne aveva indirizzato gli studiin senso ecclesiale ma invano. Falcone era

sì, secondo An-tonio Marcianò,rettore del col-legio di SanDemetrio Coro-ne ”intelligente,studioso…alto,aitante e leggia-dro nella perso-na; quanto am-mirato, altret-tanto modesto,rispettoso edu b b i d i e n t e ”

“ma ribelle a qualsiasi atto di abuso e di in-giustizia” nè interessato alle agiatezze dellavita aristocratica.La svolta della sua vita avveniva a Napoli doveincontrava giovani rivoluzionari come Atta-nasio Dramis da San Giorgio Albanese eAgesilao Milano di San Benedetto Ullano, lostesso che a Piedigrotta, nel 1856, attentavasenza successo alla vita di Re Ferdinando II.

La reazione borbonica colpiva Milano eDramis mentre Falcone riusciva a fuggireriparando a Malta.Nell’isola conosceva l’esule Nicola Fabrizi,in disaccordo sul progetto mazziniano di unaspedizione a sud, impresa da preparare me-glio. In tal senso aveva convinto Falcone aportarsi a Genova da Mazzini e Pisacane conl’incarico di comprovare la necessità di rin-viare la spedizione.Ma giunto davanti a Mazzini, Falcone rima-neva affascinato dal leader persuadendosi asua volta dell’urgenza di prendere le armi perla patria.Decisa la spedizione, eccolo a bordo del “Ca-gliari”, la prua puntata verso l’isola di Ponza,seduto accanto al barone Nicotera, immersoin pensieri in cui gli ideali di repubblica siintrecciano con i ricordi privati.Lo si immagina “ con le pupille turchine scru-tava il ciel in cerca di un bene perduto chepiù non si rintraccia sulla terra...” (2)Il piroscafo prosegue la sua corsa verso Ponzadove i rivoltosi liberano 300 detenuti politi-ci e li imbarcano sul vapore per continuare ilviaggio in direzione Cilento.L’idea mazziniana della rivoluzione improv-visa sembra potersi realizzare.“La previsione s’era avverata: egli era il capodi trecento fuorilegge, il Fra’ Diavolo della ri-voluzione italiana. Come briganti, difatti, eglie i suoi saranno accolti sul lido di Sapri” (3).Accerchiato dalle truppe borboniche del co-lonnello Ghio, Pisacane con alcuni compa-gni si apre un varco per spostarsi versoPadula.Ma la gente del luogo, un migliaio fra uomi-ni e donne, “ubriacata da false notizie sulconto degli insorti” attacca la colonna dei“banditi” a Sanza.

“Quando Carlo Pisacane se lo vide venireincontro, quel popolo per il quale si era mos-so tanto ingenuamente e generosamente e peril quale ora dava la vita, una mandrainferocita di esseri che all’aspetto non avevanpi˘ d’umano che le sembianze, agitando learmi raccogliticce e gridando come forsen-nati il loro amore per la trista tirannide cheegli e i suoi compagni volevano abbattere,ebbe l’ultima ingenuità della sua vita: ordi-nò ai suoi di non sparare. Sperava ancora chetutta quella gente, vedendosi accolta senzaatti di ostilità, sarebbe rinsavita (…).Avvicinò con un gesto rapido e doloroso lapistola alla gola, sotto il mento e sparò…Battista Falcone che, all’ordine di non spa-rare, aveva abbassato l’arma e assistito conangoscia a quella scena, quando vide cadereil suo capo per la sua stessa mano, in un ge-sto d’impulso deciso, ne seguì l’esempio ecadde riverso sul corpo stesso di Pisacane”(4). Tra i superstiti resi prigionieri, seppureferito, c’è Nicotera, che subirà processo aSalerno e sarà condannato a morte con penapoi commutata nel carcere a vita.Ma la sentenza più ardua sarà quella dellastoria, su quei compatrioti sordi agli appellied alle spinte alla rivolta antistraniera.Un rischio peraltro messo in conto come sirileva dalla dichiarazione Ai fratelli d’Italiascritta il 24 giugno prima della partenza daGenova: “la provincia in cui speriamo dipiantare la bandiera italiana è abitata da gen-te buona ma ignorante a cui forse si farà cre-dere essere noi masnadieri o pirati scesi alsaccheggio. (5)Per citare Le Bon “per neutra che la si sup-ponga la folla si trova il più delle volte inuno stato di attenzione e di attesa, favorevo-le alla suggestione. E la prima suggestione

formulata si impone immediatamente percontagio a tutti i cervelli, stabilendone tostol’orientamento“ (6).Contadini e villici me-ridionali svolsero unruolo, in quell’occasio-ne, di reazione anche sepoi “quelli del luogo(…) l’ossa tue plache-ranno (…) con solennionoranze”(7)La folla non era anco-ra divenuta un movi-mento che facesse mas-sa cosciente, anzitutto,della propria identità unitaria di popolo.Era stato questo il passaggio che era manca-to alla visione di Mazzini e al suo pianod’azione rivelatosi prematuro. Una strategiache aveva portato al sacrificio di Pisacane,Falcone e degli altri giovani e forti di Sapri,Termopili di una missione impossibile.

Silvana PalazzoNOTE1) L. Pollini, La tragica spedizione di Sapri (1857),Milano, Mondadori, pag. 152) G. Tursi, La Calabria nel risorgimento nazio-nale, Cosenza, Pellegrini, 1967,3) L. Cassese, La spedizione di Sapri, Bari,Laterza, 1969, pag. 494) L. Pollini, cit. pp. 238-2405) N. Rosselli, Carlo Pisacane nel Risorgimentoitaliano, Torino,1932, pp 290 segg.6) G. Le Bon, Psicologia delle folle, 1895.7) Virgilio, Eneide, VI, v.n. 489-492. AnchePalinuro, pilota della nave di Enea, caduto fra leonde mentre osservava gli astri, venne ucciso dagenti costiere perchè creduto un mostro marino epoi onorato.

La questione delle vio-lenze domestiche è at-tuale, ricca di aspetti ecaratteri da rilevare conestrema attenzione e de-licatezza, il che rendeassai complesso affron-tare questo argomento.Difficoltà che tende alievitare quando si con-sidera anche il contesto

in cui i reati sessuali si verificano, come ad esempio quel-lo familiare.La famiglia, nel corso del tempo, si è trasformata in un’isti-tuzione chiusa, quindi rifugio da tutte le difficoltà delmondo esterno, soprattutto a cospetto di un accentuatogrado di complessità sociale che connota l’epoca contem-poranea (Saraceno 1996). Perdendo le funzioni tipicamen-te produttive delle famiglie di tipo tradizionale, la fami-glia moderna è, infatti, sede dell’amore romantico e ilmatrimonio Ë il coronamento di questo sogno, luogo divalori solidali di unione reciproca, di complicità, di pro-fonda intimità e di formazione primaria dell’individuo.Ma la famiglia è anche sede di conflitti: proprio in taleambito, che ai nostri occhi si mostra compatto ed armo-nioso, è più facile il manifestarsi di fenomeni e comporta-menti di estrema violenza, spesso a danno delle donne,infatti lo studio sarà specificamente concentrato sui reatisessuali in famiglia contro queste ultime, essendo tra le vit-time più sensibili di tali atti di violenza (Saraceno 1996).

LA VIOLENZA E’ DI CASAdi Emilio Pio Cosentino

Le questioni che mi sono posto e alle quali cercherò di dareuna risposta ed una spiegazione sono: perchè si commetto-no reati sessuali in famiglia contro le donne? Con qualefrequenza e modalità si verificano? E se, alla luce dei datia disposizione, c’è stato un cambiamento delle stesse mo-dalità, motivi e frequenze. E’ necessario considerare, peraffrontare l’argomento ed arrivare a dare una risposta aiquesiti sopra indicati, alcuni importanti elementi.In particolare si considererà l’evoluzione che la famigliaha subito dall’epoca pre-moderna a quella moderna, quin-di l’importante processo di individualizzazione erestringimento del domestico, con i relativi cambiamentidei suoi ruoli e delle sue funzioni che, inevitabilmente, sisono manifestati. Particolare rilievo verrà dato al contribu-to classico di Peter Laslett, cosÏ come a quello di autori piùvicini a noi, geograficamente e temporalmente, come, peresempio, Marzio Barbagli. Il processo di nuclearizzazionedelle famiglie ha fatto sì che queste costituissero un vero eproprio involucro, distaccato dall’esterno, un mondo a sèche nessuna forza esterna può stravolgere, diversamentedalle famiglie nucleari pre-moderne, le quali stringevanouna rete di rapporti, talvolta molto fitti, con altre famiglienucleari, ad esempio, per motivi di lavoro (Barbagli 1984).Infatti gli operai di una fabbrica vivevano con le loro fami-glie in luoghi adibiti ad accoglierli e, conseguentemente,frequentando gli stessi posti e svolgendo la stessa vita, erafacile il fiorire di scambi ed interazioni tra i diversi aggre-gati familiari. L’evoluzione della famiglia in generale nonè mai stata uniforme (Goode 1982), ma è altresì correttosottolineare gli inevitabili ed innumerevoli cambiamenti (continua in 8ª pagina)

che questa ha conosciuto nel corso del tempo, mutamentidovuti a più fattori che poi hanno portato a nuove tipologiedi aggregati domestici.Le ipotesi classiche riguardo gli studi attinenti la famigliahanno evidenziato un aggregato domestico improntato alpatriarcato, in cui l’uomo/pater familias occupava un ruo-lo autoritario e di potere nei confronti di tutti gli altri com-ponenti (Barbagli 1984). Inizialmente era solo il marito/padre ad essere perfettamente integrato nel mondo del la-voro, mentre la donna si dedicava alla famiglia e alla casa,essendo economicamente dipendente dal partner. Questasperequazione dei ruoli fra coniugi ha sempre contribuitoa consolidare ed alimentare ulteriormente pesanti pregiu-dizi e situazioni discriminanti soprattutto nei confronti delladonna. Nel tipo di famiglia patriarcale spesso l’uomo eser-cita un incontrastato dominio sul corpo femminile; la vo-lontà maschile sottomette quella della donna fino ad an-nullarla come persona.Nell’epoca moderna avvengono importanti mutamenti nel-l’ambito familiare, come sottolineato anche da autori comeBarbagli (1984). Tali cambiamenti sono indissolubilmentelegati anche al processo di emancipazione femminile, an-cora in atto, che negli ultimi decenni ha conosciuto unmaggiore sviluppo. Con esso il ruolo della donna nella fa-miglia si è modificato: soprattutto l’accesso femminile nel-l’ambito lavorativo ha permesso alla donna di ricoprire al-tri ruoli sociali, oltre a quelli tradizionali di madre e mo-glie. Oggi in quasi tutte le famiglie troviamo donne che

6 UNICAL

LABORATORIO DI SCRITTURA CREATIVA

APPUNTI SU UNA TEORIA DELLA CONGIURA

“Quel tredicenne rimase interdetto un po’più a lungo: ritornò al cinema, ma la ma-schera stava tirando già la saracinesca. Perquel giorno, niente più film. - Puoi tornaredomani - disse al giovane e deluso spettato-re - conserva il biglietto”.Vittorio Martinelli, il più grande storiografodel cinema muto italiano, morto ieri a Bo-

logna al-l’età di 82anni, di sa-racineschene ha fattetirare sutantissimedurante gliultimi quat-tro decenni,interrogan-do e immer-gendosi in

archivi, polverose carte, facendo parlare inmodo inusitato liste di censura, facendoaprire caveau e ritrovando film in tante par-ti del mondo e non ha consentito, a questodedicando ininterrottamente le sue energie,che ci fosse interdizione tra noi e il cinema,che per lui significava profondamente siala sala dove potere vedere i film (era pernoi tutti già una lectio magistralis scorger-lo immerso nella visione di un film) sia ifilm stessi, realizzando sulla propria pelledi spettatore e di ricercatore quel che il lin-guaggio già dice e di cui noi tutti non sem-pre siamo avvertiti, e attivando con la suagrande anima di detective del sommerso, delgià dimenticato, del … a un passo dallasparizione totale e assoluta dimenticanzauna ricerca continua, e nel contempo dandoavvio ad un metodo unico, necessario efondativo per la storiografia del cinemamuto.Quel “puoi tornare domani” che gli sottras-se per sempre quel lontano giorno del 1940a Napoli (la città dove era nato nel 1926 edove allora viveva) la visione del film che,come leggiamo nella intensa sua introdu-zione ad uno dei suoi recenti libri dal titoloUna frequentazione rarefatta. Il cinema in-glese fra le due guerre e la critica italiana

La teoria della congiura continua ad esseremolto di moda in film, programmi TV e sunon pochi periodici e libri. Proviamo a de-lineare alcuni elementi di una simile teoria:(1) “E se A fosse veramente B ? E se poi Bfosse in verità C ? Bisognerebbe conclude-re che A è C !”, (2) “Inoltre non è per nullaimpossibile, che ….”, (3) “E se questo equest’altro fossero letti in tal modo si po-trebbe affermare, che…”. (4) “E se accet-tiamo la scarsa evidenza come buona”, (5)“non mancano resoconti segreti, che …”.Gli autori di tale teoria (6) sfruttano nonpoco le coincidenze strane, che non solosono facilmente costruibili ma, contraria-mente a quanto si crede, abbondano nellastoria. In tal modo viene costruita una real-tà alternativa, che è pura creazione lettera-ria senza alcuna base storica. Spesso gliautori di tali teorie, che s’immaginano d’es-sere gli attori principali del dramma chehanno creato, finiscono col convincersi, checiò che raccontano non solo è vero ma cheil sistema vede nella loro indagine una mi-naccia. Fatto non secondario, spesso la teo-ria della congiura vende bene. Chi non hamai sentito di teorie che ci dicono, che lepiramidi sono state costruite da alieni, cheElvis Presley non è morto, anzi è resuscitato(i suoi seguaci evidentemente), che c’è unacongiura contro l’omeopatia, i cui prodottivanno ormai alla grande. Ma ecco altriesempi. Un gruppo fondamentalista USA èriuscito a costruire in rete, giocando su unaserie di coincidenze, di foto ben scelte e dia-loghi rifatti, la teoria che gli USA sulla lunanon ci sono mai andati e che è tutto un’in-venzione della CIA, in quanto la luna è sa-cra ed inviolabile. La teoria della congiuranell’assassinio di Kennedy è supportata danon poche coincidenze con l’assassinio (do-vuto a congiura) di Lincoln. Lincoln fu elet-to presidente nel 1860 e Kennedy nel 1960,entrambi i nomi sono di sette lettere, Lincolnaveva un segretario chiamato Kennedy eKennedy un segretario chiamato Lincoln.Lincoln e Kennedy furono assassinati, ilprimo da John Wilkes Both e Kennedy daLee Harvey Oswald, due uomini il cui nomedi mezzo è di sei lettere e che difendevanoentrambi posizioni politiche estreme.Oswald sparò a Kennedy da un magazzinoe si rifugiò in un cinema (theater in ingle-se), Both sparò a Lincoln in un teatro e sirifugiò in un magazzino. Un programmato-re dell’Università del Texas, John Leavy conuna ricerca sui presidenti americani assas-sinati (molti e includendo i falliti attentatise ne perde il conto) riuscì a trovare unaquantità sorprendente di coincidenze fra cuila seguente è la più ‘spassosa’. I due presi-denti sono William McKinley e JamesGarfield. I cognomi sono entrambi di ottolettere. I due nacquero e crebbero nell’Ohio,furono veterani della guerra di secessione efurono deputati al congresso. Entrambibaffuti. Entrambi furono repubblicani e con-

divisero esattamente le stesse idee. Entrambifurono assassinati durante il primo mese(Settembre) del loro mandato, a mani diCharles Guiteau l’uno e di Leo Czolgosz,l’altro, tutte e due stranieri. Alla loro mortefurono sostituiti dai rispettivi vice-presiden-ti, Theodore Rooselvet e Chester AlanArthur, tutti e due di New York, tutte e duecon i baffi ed i cui nomi sono di 17 lettere.Avete mai sentito parlare di questi due pre-sidenti? Eppure i media ad ogni estate ciriscodellano la saga dei Kennedy e diMarylin (entrambi di 7 lettere), comparte-

era il film Settimo: non rubare (Diamondcut diamond), ma infinito sarebbe il dire ititoli dei film, i nomi dei registi, degli atto-ri, delle attrici cui egli non solo tornò, madi cui ha consentito a noi tutti, sia semplicispettatori sia alla comunità degli studiosi dicinema, non solo italiani ma del mondo in-tero, di potere ritornare.Se per davvero tornare rimanda al tornio delfabbro, i trucioli che il grande fabbro del ci-nema muto italiano Vittorio Martinelli (fu conAldo Bernardini l’autore di una fondamen-tale opera in ventuno volumi sul cinema mutoitaliano) ci ha lasciato intravedere nel suoprezioso lavorìo, sono trucioli con bagliorinel contempo divini (alludo al suo libro Ledive del silenzio ad esempio, ma moltissimisono i suoi libri, le sue liste, i suoi articoli e isuoi testi in volumi collettanei, una verasumma del cinema muto) e tanto profonda-mente umani: leggere i suoi libri allo stessomodo che avere avuto la fortuna di frequen-tarlo e lavorare con lui (ho avuto il grandeprivilegio della sua amicizie e di avere rea-

IL GRANDE STORICO DEL CINEMA MUTO VITTORIOMARTINELLI CI HA PER SEMPRE LASCIATO

di Matilde Tortora

cipata dai due fratelli assassinati. Lo scrit-tore Conan Doyle (1859-1930), creatore diSherlock Holmes, fu un sostenitore accani-to della teoria della congiura. Egli fu un ‘fan’talmente sfegatato dell’illusionista HarryHoudini (1859-1926) da considerarlo unessere soprannaturale per le sue imprese, checredeva soprannaturali. Messo davanti al-l’evidenza del trucco dallo stesso Houdini,il quale, oltre che attore, era anche undemistificatore d’imprese ‘soprannaturali’(un aspetto su cui i media tacciono quandoparlano di lui), optò per la teoria della con-

di Lionello Pogliani

giura e cioè: ‘Houdini teme una congiuradel sistema, che vede nei suoi poteri un pe-ricolo e, dunque, per ringraziarsi il sistemaHoudini è costretto ad ammettere, che i suoipoteri soprannaturali non sono che dei truc-chi da circo!’ Comunque, alla morte diHoudini evitò di credere che fosseresuscitato.Estratti da: M. Gardner, Science: Good, Bad,and Bogus, Prometheus Books, 1989; C.Sagan, The Demon-Haunted World, Scienceas a Candle in the Dark, Ballantine Books,1996.

lizzato assieme a lui due libri) significavaogni volta toccare con mano quanto per dav-vero il cinema fosse faccenda umana primache culturale, faccenda a noi necessaria, pernoi feconda e amicale, parte viva e impre-scindibile della nostra vita.Pochi anni or sono, ad un’edizione de LeGiornate del Cinema Muto di cui VittorioMartinelli era da sempre stato anima, cosìcome lo è stato fin dall’inizio per Il CinemaRitrovato di Bologna, fino all’ultimo conambedue ha attivamente collaborato in ri-cerche, eventi, pubblicazioni (aveva inoltreda poco trasferito il proprio archivio allabiblioteca ‘Renzo Renzi’ della Cineteca diBologna), come tutti in sala, avemmo mododi sentire da un grande studioso stranierosul palco dire: il mondo intero vi invidia,magari lo avessimo anche noi un VittorioMartinelli!”.Purtroppo egli oggi se n’è andato, ma gran-de è l’eredità anche di intenti che egli ci halasciato: non lo dimenticheremo, nè lo po-tremmo mai.

NICOLA MISASI, SCRITTORE MILITANTEUna ricerca per rivalutarne la figura

E’ stato presentato lo scorso 17 maggio, a Cosenza, alla Casa delle Culture, il volumeNicola Misasi tra le righe. Una vita tante storie biografia coeditata da Brenner e CentroJazz Calabria, scritta dalla pronipote Claudia Misasi.

Il testo è un tentativo di far parlare Misasi “dietro e oltre le sue stesse parole scritte”tramite montaggio di testi sui ricordi di una vita”vissuta intensamente.

Il critico Andrea Monda, esperto di Tolkien, ha introdotto i lavori, esaminando l’ aspet-to fantasy/storico della poetica misasiana.

A seguire Raffaele Perrelli preside di Lettere all’Unical ha parlato di una biografiadiscontinua organizzata per temi e luoghi’“eccellente viatico alla lettura di Misasi” attentaalla dimensione sentimentale ed al tratto familiare da parte dell’autrice. Partendo dal con-cetto di attualità di Misasi, Margherita Ganeri docente di letteratura moderna all’Unical siè soffermata sulla “mancata canonizzazione di Misasi da parte della critica letteraria”. Ri-prendendo il caso di De Roberto, l’autore dei Vicerè, al centro del dibattito culturale con unritardo di 30/40 anni, la studiosa si è soffermata su un Misasi, tardoromantico più cheverista, di forte impegno civile nel raccontare la Calabria migliore, con sguardo talorademologico, uno scrittore la cui attualità sta soprattutto nella sua forma letteraria “nonlavorata, non finita” appassionata e militante. Maurizio Misasi, presidente della Fonda-zione R. Misasi “Ereditare la terra”, nel portare un interessante contributo in termini dimemoria familiare, ha definito lo scrittore moderno, finanche avveniristico, per la sua ac-cattivante capacità narrativa e la grande forza comunicativa.

L’autrice nel ringraziare il numeroso pubblico presente ha preannunciato l’uscita im-minente di un suo romanzo. Nel solco di famiglia.

7UNICAL

GLI OMICIDI RITUALI DELLA PESACH NEL TARDO MEDIOEVODESCRITTI DA ARIEL TOAFF

Bambini inchiodati su croci e poi uccisi,bambini sgozzati, macabri omicidi ritualisono le “Pasque di Sangue” descritte daAriel Toaff docente di Storia del Medioevoe del Rinascimento nella Bar Ilan Universi-ty di Tel Aviv in Israele.

Figlio di Elio Toaff già rabbino capo diRoma, Ariel con le sue accurate storie trat-te da cronacheYiddish di processi del quat-trocento, ci descrive l’aberrazione traviatadi un ebraismo fatto di sacrifici umani, bam-bini cristiani sacrificati nei rituali dellaPesach la Pasqua ebraica.

“I temi del sangue, della circoncisione,della crocifissione e dell’omicidio ritualeerano strettamente legati nell’immaginariocollettivo, trovando sollecita traduzionenelle espressioni artistiche del mondogermanico del tardo Medioevo, tra gli ebreicome tra i cristiani. (Cap. X del testo)

Le prove estorte con la tortura sono ilsolito tentativo da parte dei principi-vesco-vi di screditare gli ebrei tramite testimonian-ze accusatorie di ebrei convertiti. Di questepratiche vengono accusati gli ebreiashkenaziti provenienti dalla Germania.

“L’accusa di omicidio rituale rivolta agliebrei partiva da lontano. Talvolta era ac-compagnata da quella di cannibalismo, manon necessariamente. In ogni caso Ë assaiimprobabile che le testimonianze giuntecidall’antichità fossero conosciute e diffusenel Medioevo e potessero quindi costituireun punto di riferimento significativo per lepiù tarde accuse di crocifissione ecannibalismo rituali”. (Cap.VIII del testo)

Il libro ha suscitato all’interno della stes-sa comunità ebraica una forte polemica, lostesso Elio Toaff figura autorevole del mon-do ebraico contesta il libro scritto dal figliochiedendo il ritiro della prima edizione.

Nel mio libro si difende Ariel Toaff , hocercato di sfatare un’altra leggenda quellache identifica l’ebreo come vittima sacrifi-cale, inerme, passiva e sempre rassegnataal suo triste destino.

Uno scontro generazionale tra padri efigli, tra vecchi “anziani” che nell’ebraismohanno avuto peso e le nuove generazionicon grosse spinte di critica innovativa evoglia di dimenticare, dietro la polemica ifantasmi dell’antisemitismo, il risveglio sto-rico in cui la superstizione condizionava ilcostume di un epoca creando non pochi dan-ni e non poche vittime. Il momento buiosospeso tra memoria e oblìo. E’ da consi-derare che nello stesso periodo la esegesistorica- cristologica falsata dalla“chiesastica” dell’epoca, dominata dal pen-siero dei vescovi e eseguita dal braccio se-colare dei domenicani, ha seminato vitti-me come Giovanni della Croce, GalileoGalilei, Giordano Bruno e Tommaso Cam-panella. Lo stesso Franco Cardini storicocattolico ha scritto un testo sulla inquisizio-ne e nessuno ha gridato allo scandalo e poiTersilia Gatto Chanu’“Streghe. Storie e se-greti” e De Vesme con “Ordalìe, roghi etorture”documenti storici che oggi giornopotrebbero stuzzicare solo la fantasia diqualche regista gotico per un film surreale.

Il lettore di buon senso sa valutare lepagine di un libro e allora perchÈ privarlo?Ritirare un testo e chiuderlo nel magazzinoeditoriale Ë come condannarlo al rogo, ret-tificare il pensiero di uno scrittore significaprivarlo della libertà di pensiero. Scaturi-sce un ricorso storico che ci riporta al rogodi Parigi del 1242, di Milano del 1488 vo-luto da Ludovico il Moro, quello di RaffaelAquilino ebreo battezzato che nel 1545 fuincaricato dal Sant’Uffizio di sequestrare il

Talmud e provvedere al suo rogo nei terri-tori del Ducato di Urbino e della Marca epoi del Savonarola fino alla più recente rogodella Notte dei Cristalli voluto da Hitler.

Osteggiare un’ottica storica provocasempre una reazione di disturbo su deter-minate sensibilità, mettere il bavaglio sullelibertà d’opinione può essere addiritturapericoloso. Si ritorna all’epoca dei trattatigiuridici di Marquardo Susanni del 1558 DeJudaeis et allis infidelibus dove i giudei di-scendenti dai colpevoli di deicidio dovran-no espiare la loro colpa-maledizione.

E’ l’antico meccanismo teologico deiprimi Padri della Chiesa che ha innescato ilgerme dell’antisemitismo dalle Omelie diSant’Ambrogio alle prediche di San Gio-vanni Crisostomo e Basilio il Grande e ditutta la tradizione della teologia di stampoPaolino condizionando addirittura quasitutta la letteratura europea, dalla letteraturafrancese del “400, alla letteratura spagnoladel “500 a quella elisabettiana del ”600 dovel’ebreo è sempre il personaggio cattivo enegativo, lo strozzino che alla fine vienesempre punito.

Il libro è un atto di generosità. E’ il con-tenitore di un pensiero pronto ad essere di-vulgato, si offre al lettore con le sue parolefatte di silenzio.

Come infatti osserva con una punta diamarezza un dotto rabbino di Anconadell’Ottocento,”le parole uscite dalla tuabocca, volano via col vento, arriverannoall’orecchio del tuo prossimo. Chi ti vuolebene, sentirà quello che dici, chi ti vuolemale, sentirà quello che vuole sentire”.

Ariel Toaff Pasque di sangue Ebreid’Europa e omicidi rituali ed. il Mulinopp. 420.

Nando Pace

così silenziosa che Kant pensò che scienza esaggezza, scienza e verità dovessero esserecompletamente separate. Abbiamo vissuto conquesta dicotomia nel corso degli ultimi duesecoli. E’ tempo che essa giunga alla fine.[…]Una prima tappa verso una possibileriunificazione della conoscenza è stata la sco-perta, nel corso del XIX secolo, della teoriadel calore, delle leggi della termodinamica.Nella nostra attuale prospettiva latermodinamica appare dunque come la primascienza della complessità».Così, mentre la fisica mostrava i suoi progres-si scoprendo il tempo in modo parziale, maignorando ancora l’aspetto organizzazionale,la biologia, attraverso lo studio degli organi-smi, considerava il problema dell’organizza-zione e integrava il tempo con l’idea di evolu-zione. Nel 1950 e la scoperta del codice gene-tico, si giunse alla determinazione che nonesisteva materia vivente, ma sistemi viventi,cioè una particolare organizzazione della ma-teria fisico-chimica. Anche se questa scopertaconferma ancora una volta l’approccioriduzionista (che spiega i fenomeni viventi ai

fenomeni fisico-chimici), in realtà si trattavadi una vittoria dell’organizzazionismo che at-testava appunto, la specificità dell’organizza-zione vivente.Il costituirsi della crisi del riduzionismo scien-tifico e delle modalità di conoscenza, è datodunque, dalle nuove teorie scientifiche, le qualia partire dall’800, hanno proiettato sulla natu-ra un’immagine che ne ha modificato l’aspet-to in maniera decisiva,’è la storia del crollodell’immagine del mondo- orologio cartesianoe newtoniano e dell’ideale della scienza comeportatrice di verità, nonchè dell’affacciarsi diun nuovo modo di vedere il mondo.L’atteggiamento della scienza classica a par-tire da Galileo e Newton, era quello di sottoli-neare l’universalità e l’eternità delle leggi cheessi ritrovavano nella natura. La ricerca riguar-dava schemi onnicomprensivi, condivisibili datutti e quindi unificanti, un criterio generaleal cui interno si poteva mostrare che ogni cosaesistente è sistematicamente, logicamente ocasualmente connessa con ogni altra. Non do-vevano esserci nella scienza degli spazi lasciatiaperti a sviluppi spontanei o inattesi; tutto ciò

che accadeva doveva essere spiegabile. Era infondo l’antico sogno greco dell’epistème diuna conoscenza coerente e completa. I Grecierano acutamente consapevoli del caos di fron-te al quale si trovavano i nostri sensi, dellaconfusione del mondo così come si manife-stava. Essi, però, avevano la forte sensazioneche questa confusione non fosse la verità ulti-ma del mondo, che al di là ci fosse un princi-pio supremo, semplice e unitario. Comincia-rono gli Ionici, filosofi della natura, a cercarel’Uno sotto il molteplice; seguirono le rifles-sioni di Parmenide ed Eraclito che spostaronoil problema dall’individuazione di una sostan-za generale al problema dell’Essere e del mu-tare. Anche i filosofi di scuola atomista, comeDemocrito, Epicuro e Lucrezio, avevano ma-nifestato l’esigenza di ridurre entro uno sche-ma comprensibile all’uomo, entro una strut-tura concettuale, l’immenso e il mutabile,l’eterno e il divenire.La scuola di Platone e di Aristotele, in segui-to, dominò lo scenario filosofico: Aristotele,in particolare sistematizzò tutte le conoscen-ze entro una rigorosa struttura categoriale,

ponendo le basi della scienza occidentale che,in virtù della sua impostazione, si presentaorganizzata e suddivisa in settori ben distintie separati (la fisica, la chimica, la biologia,ecc.), con oggetti e metodi specifici.Ma dove inserire il termine complessità?Oggi la scienza ha compreso che attraverso laconoscenza della realtà tutti i fenomeni, so-prattutto quelli legati al mondo del vivente,mostrano una mancanza di ordine nella pro-pria evoluzione e a volte nella stessa struttu-ra, vi sono caratteristiche che non permettonodi ricostruire certe serie di eventi, proprioperchè “caotici” come avviene nell’ambitodella biologia.La scoperta della complessità inizialmentenell’ambito scientifico e successivamente intutti gli altri ambiti del sapere, rimanda allascoperta del carattere imprevedibile di alcunifenomeni, ma non solo…La cosiddetta “sfida della complessità” perse-guita da Edgar Morin nel suo percorso di stu-di e di vita che procedono in parallelo, èl’adeguamento ad un nuovo e rivoluzionarioapproccio alla conoscenza appunto comples-so in quanto:— concepisce inseparabilmente l’unità e ladiversità;— considera tutte le dimensioni o gli ambitidella realtà che oggi sono separati, isolati: fi-sici, biologici, psicologici, mitologici, econo-mici, sociologici, storici;— concepisce “homo” non solo come sapiens,faber, economicus, ma anche come demens,ludens e consumans;— tiene insieme verità disgiunte che si esclu-dono l’una con l’altra;— unisce la dimensione scientifica alle dimen-sioni epistemologica e riflessiva (filosofiche);— rivaluta e considera nelle scienze anchel’anima, la mente, il pensiero.Da ciò si evince che il nuovo soggetto cono-scente, è un essere a tutto tondo che interagiscecon l’ambiente che lo circonda e instaura unnuovo legame con l’oggetto, cioè un ripensa-mento globale del modo in cui questo rappor-to era istituito in precedenza.Questo nuovo tipo di approccio alla conoscen-za scaturisce come abbiamo visto, dall’eviden-za del limite intrinseco alle spiegazioni che lascienza “classica” aveva dato dei fenomeni,quelle cioè che puntano a semplificare, a ri-durre, a sminuire la portata di un fenomeno,ad ignorare le innumerevoli relazioni possibi-li fra fenomeni ed eventi diversi. Quindi, nelmomento in cui si è presa coscienza dell’esi-genza di una nuova situazione teorica si do-vrebbero, per cosi dire, ridisegnare anche glistrumenti e le procedure d’indagine dellascienza e il sistema delle pratiche sperimenta-li di ogni disciplina.La ricerca scientifica contemporanea purtrop-po, solo apparentemente rompe con la tradi-zione, ma nel contempo recupera il pensierosviluppatosi nell’antica Grecia: il pensiero di-namico dei primi atomisti, molto più vicini allameccanica quantistica e alla termodinamica diquanto non siano state le categorie di Aristo-tele e i miti demiurgici di Platone. Un dinami-smo che viene dal passato e coinvolge temicome l’evoluzione dell’universo, degli esseriviventi, dei sistemi sociali, un passato per trop-po tempo dimenticato, ma che con straordina-ria attualità contiene le modalità, gli strumen-ti per affrontare le nuove sfide che la naturalancia alla scienza.

Anna Chiara Greco

(continua dalla 1ª pagina)

EDGAR MORIN: A PROPOSITO DELLA COMPLESSITA’

8 UNICAL

RIVISTA EDITA

DALLA FONDAZIONE

ITALIANA JOHN DEWEY O.N.L.U.S.

ASSOCIAZIONE STAMPA ITALIANA SCOLASTICA ONLUS

DIRETTORE EDITORIALE

SILVANA PALAZZO

E-mail [email protected] RESPONSABILE

EUGENIO ORRICO

REDAZIONE:FLAVIA AMATO, MIHAY V. PUTZ, ANTONIO

VANADIA, ANNA CHIARA GRECO,LIONELLO POGLIANI,EMILIO COSENTINO

APRILE-GIUGNO 2008DISTRIBUZIONE GRATUITA

ANNO IV NUMERO 2REG. STAMPA - TRIB. DI COSENZA

N. 746 DEL 17/03/2005DIR. REDAZ. VIA G. MARINI SERRA, 55

COSENZA

STAMPA TIP. CHIAPPETTA - COSENZA

IMPAG. E GRAFICA - G. FILICE - COSENZA

UNICAL

L’apertura è affi-data alla voce lu-nare di PaolaArnesano nellasoffusa balladSecret o’ life. Mail cd è a nome delbassista PoldoSebastiani per itipi musicali del-la Dodicilune diLecce.Grazie al cielo ilvivaio nazionale

può contare ancora su buoni vir-tuosi dello strumento capaci anchedi ideare e produrre originali pro-getti “a tema”.E quando si accompagnano a unNicola Stilo, già flautista con ChetBaker e Toninho Horta, e all’es-senziale chitarrismo di VitoOttolino, allora il playing è fatto,con i percussionisti PippoD’ambrosio e Cesare Pastanella acompletarne il quadro coloristico.Night scorre all’ascolto come leore di una notte di mezza estate,in torpore estatico ante fase rem,

DISCHINIGHT

scossi appena dall’aurora che facapolino.I notturni di Sebastiani, morbida-mente teso a interpretare il suo ruo-lo di compositore (in tre brani)spesso inc h i a v es o l i s t i c a ,alla JohnP a t i t u c c i ,ondeggianoin fusion(e)calda fra ilpop diFrozen Mandi JamesTaylor comenel branosoprarichiamato e il jazz (LetterTo Evan di Bill Evans e LikeSomeone in Love di Van Heusen-Burke) fino al cantautorale .E’ Vedrai vedrai infatti a chiudereil disco ed è una cascata di atmo-sfere musicalmente rese nel segnodella grande poesia in note di Lui-gi Tenco.

A.F.

Autenticità e Sapienza d’Amore per il Cinema negli esiti del Festival Schermi d’AmoreSi è con-clusa sa-bato 19aprile la12ª edi-zione delFestivaldi Vero-n a“Scher-m i

d’Amore”, direttore artistico Pao-lo Romano, cui si deve anche l’ot-tima selezione operata di film pro-venienti da diversi continenti, chehanno consentito per i dieci giornidel Festival di tastare il polso di unacinematografia internazionale dav-vero interessante che non avremmoaltrimenti avuto modo di vedere noie i tantissimi spettatori che ad ogniproiezione hanno affollato il Cine-ma Filarmonico di Verona, in unafull immersion di “schermi” di li-vello e in una disamina ampia ditematiche e di prospettive anchestilistiche e contenutistiche di veramodernità. Sicchè non ci ha stupi-to che sia stato il bel film spagnolo“La soledad” di Jaime Rosales adavere vinto questa Edizione, meri-tando il premio Rosa d’oro Scher-mi d’Amore - Premio Calzedonia- «Per aver trovato una propria eoriginale cifra poetica nell’analiz-zare con discrezione la quotidiani-tà della vita senza compiacimentinaturalistici» - come si è espressala Giuria ufficiale del festival, com-posta quest’anno dal regista PeterDel Monte, dalla produttrice Dona-tella Botti e dagli attori Anita Ca-prioli, Cecilia Dazzi e DanieleLiotti.

nel contempo riescono a unirefascino e comicità, humour etrasgressione, riconoscendo allaGerini qualità d’interprete tali dapoter essere designata senz’altro adun cinema anche internazionale,erede unica forse della grandeMonica Vitti. L’interessantedialogo che la Detassis haintrattenuto nel pomeriggio delgiorno della premiazione con laGerini al cospetto di un pubblicoattento e motivato ha scandagliato,è stato proiettato anche unbellissimo video in cui la Geriniinterpreta Eva Kant sulle note diuna canzone di FedericoZampagliene, il desiderio segretodell’attrice di volere interpretareprima o poi un musical, ma non unrevival di musical quanto piuttostoun musical del tutto nuovo e creatooggi.Quanto alle Sezioni collaterali:IlCinema è femmina. Omaggio aGorge Cukor, un ben articolatoomaggio al “regista delle donne”che ha mostrato dodici suoi film apartire da “Giulietta e Romeo” del1936 a “Ricche e famose” del 1981,

5x2-Dieci Film di François Ozon,in dieci film appunto ha consentitoun excursus nell’universofemminile del regista francese,Panorama ha poi in quattordicifilm fatto vedere prezioseanteprime e curiosità provenientidagli schermi dei maggiori festivalinternazionali, con evidenti le tantecontaminazioni del mèlo con altrigeneri, oggi praticate dai registi nelmondo. E, in anteprime nazionali,sono stati proiettati in apertura e inchiusura i film “Il y a longtempsque je t’aime” (Francia/Germania2008) di Philippe Claudel e “TheOther Boleyn Girl” (GranBretagna/Usa 2008) di JustinChadwick.Tra i tanti meriti di questo Festivalc’è anche quello importantissimo,di consentire, grazie al PremioCalzedonia, che il film premiato siadistribuito nelle sale e noi ciauguriamo che anche tutti gli altrifilm premiati possano incontrare,distribuiti in Italia, il grandepubblico degli spettatori.

Matilde Tortora

Il premio è stato ritirato dallaintensa e bravissima SoniaAlmarcha, che in questo filmmadrileno del 2007 riesce a dire lacondizione di una giovane donna,la terribilità del quotidiano e pureil coraggio del vivere oggi e delvivere in una grande città espostaad attacchi proditori e letali.Il Premio Miglior interpretazioneE’ stato attribuito a WoodyHarrelson per “The Walker” di PaulSchrader - «Per l’intelligenza,l’artificio e la naturalezza con cuiha costruito il suo personaggio».La Rosa d’argento Schermid’Amore - Premio Speciale dellaGiuria è stato attribuito a “Lomejor de mì “di Roser Aguilar -«Per la semplicità e la profonditàcon cui la regista racconta lacomplessità dell’amore attraversoun personaggio femminile». Ilpremio è stato ritirato dalla registadel film Roser Anguilar(Barcellona, 1971) che ha portatocon vero piglio autoriale sulloschermo un’altra storia di giovanedonna, capace di scelte coraggiosee determinanti e di vero amore peril partner ma anche per se stessa.Il Premio dell’Ordine deiGiornalisti - Premio “StefanoReggiani”è stato attribuito ex-aequo, la Giuria dei giornalisti,composta da Alessandro Cuk(Cinit, Cineforum italiano), AdamoDagradi (L’Arena), GiampieroFrancesca (Close-Up), MarcoPalmese (Cinemaplus.it) e MatildeTortora (Conseil du Cinèma) lo haattribuito al film “Hallam Foe””diDavid Mackenzie e al film “Lo

mejor de mì” di Roser Aguilar, conla seguente motivazione «perchè,nella logica della contaminazionedei generi, si distinguono perautorialità e modernità. Sonoentrambe opere giovani e vitali,grazie alle quali Schermi d’Amoreconferma il suo stimolanteequilibrio tra classicità einnovazione».Il Premio del Pubblico (sponsorFimauto e Veronamotors - MINIItalia) è andato anch’esso al filmspagnolo’ “Lo mejor de m’ “ diRoser Aguilar.Il Premio Giuria Giovani, che èstato assegnato da 20 ragazzi dai 18ai 25 anni scelti in seguito allaselezione coordinata dal MaurizioZanetti ha decretato vincitore“Hallam Foe””del regista DavidMackenzie - «Per larappresentazione di una fragilegioventù, per le straordinarieinterpretazioni e per la colonnasonora che aggiunge emozione alleemozioni”.La Giuria Giovani ha anchesegnalato il film“Never Forever””di Gina Kim,auspicando che per esso non tardila possibilità che sia distribuito evisto nelle sale italiane.Al grande cineasta inglese JohnBoorman, il regista di “Untranquillo weekend di paura”(Deliverance, 1972), candidatoall’Oscar, di “Excalibur” (1981),”“La foresta di smeraldo” (TheEmerald Forest, 1995),”“Il sarto diPanama” (The Tailor of Panama,2001) e “In My Country”(2004),sull’apartheid in Sud Africa ilFestival Schermi d’Amore haassegnato un «riconoscimentospeciale come regista visionario delcinema contemporaneo».Anche “l’amore” per il cinemamusicale è stato protagonista diquesta edizione 2008 del Festival“Schermi d’Amore”, a partire daquello praticato dal cinema deglianni Sessanta (ad esempio i“musicarelli” del regista EttoreFizzarotti interpretati dai divi dellacanzone dell’epoca, GianniMorandi in coppia con LauraEfrikian la maggior parte) aivideoclip musicali, di cui la città diVerona è insuperata leader a livellonazionale, un impedibile occasioneofferta da MINILab per rifletteresui rapporti tra autori delle canzonie registi che ne trasformano inimmagini i testi e inoltrel’attenzione ai nuovissimi linguaggicon I Love You Too, uno spaziodedicato al cinema nell’era delletecniche di produzionedistribuzione digitale, dalla web aYouTube.Infine Piera Detassis, direttore diCiak, ha consegnato il PremioFemme Fatale, FemministeFatale all’attrice Claudia Gerini,che ha portato sullo schermoitaliano personaggi femminili che

godono di un’occupazione, il chevuol dire pensare autonomamentealla loro sussistenza ed essere ingrado di provvedere al soddisfaci-mento dei bisogni personali senzapiù essere alle dipendenze dei loromariti o partner. Sono importanticonquiste che rendono ancor piùproblematico l’ambito familiare ingenere, in cui gli equilibri di pote-re vengono ridefiniti. L’uomo en-tra in contatto con la visione di unadonna che non è più solo moglie emadre dei suoi figli, ma anche diuna donna in carriera, capace dicompetere con lui in ogni campo.In larga parte, nel mondo occiden-tale, la famiglia moderna ha unastruttura nucleare, ed è appuntocaratterizzata da questi importanticambiamenti (Durkheim 1888).Nonostante l’alterazione degliequilibri tradizionali la culturamaschilista e patriarcale continua,per certi aspetti, a permanere nel-la famiglia.La cultura patriarcale potrebbe es-sere una delle chiavi di lettura at-traverso le quali vengono spiegatii reati sessuali contro le donne infamiglia: la condizione di sotto-missione femminile al potere ma-schile nell’ambito domestico èspesso legata ad una situazione didominio dell’uomo sul corpo e sul-la sessualità della donna, ciò puòportare alla violenza (Siebert1991). E’ mio intento, però, allaluce di questa ridefinizione degliequilibri familiari, arricchire ilventaglio delle ipotesi riguardo i

LA VIOLENZA E’ DI CASA(continua dalla 5ª pagina)

(continua)

motivi per i quali vengono com-messi i reati sessuali contro le don-ne in famiglia, senza smentire, neavvalorare quelle elaborate finora.Partendo dalla consapevolezza cheoggi, nella nostra società e in fa-miglia, la cultura patriarcale emaschilista non è affatto scompar-sa, anzi, continua a persistere, siosserva che qualcosa sta cambian-do. Tali mutamenti della culturagenerale si riflettono anche sullaspiegazione e sull’interpretazionedei reati sessuali.

Emilio Pio Cosentino