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Unione regionale istituzioni e iniziative pubbliche e private di assistenza agli anziani UNEBA VENETO E URIPA - RASSEGNA STAMPA VENETA 30 SETTEMBRE 2012 REGIONE Disabili a pag 6 Anffas: le famiglie devono pagare i ceod perché la Regione ha donato il contratto sanità agli operatori del sociale pubblico?? a pag 7 Anffas sottolinea che i ceod pubblici costano di più di quelli privati perchè applicano a tutti il contratto sanitario Sociale a pag 9 Ai turnisti Ipab sarà pagato il lavoro festivo infrasettimanale a pag 10 Ecco come la giunta intende evitare il taglio del 5% alle cooperative che operano nel sociale a pag 12 L'impegno di Elisan, la rete europea del sociale guidata da Sernagiotto a pag 13 Quattro bandi di Sernagiotto per i giovani Sanità a pag 14 A inizio 2013 le schede ospedaliere del piano socio sanitario. Cinque Ulss commissariate in vista dell'accorpamento a pag 16 Coletto smentisce ogni voce di accorpamento di Ulss a pag 18 Taglio di 1000 posti letto negli ospedali veneti a pag 19 13 Ulss hanno il bilancio in attivo a pag 20 A fine giugno 2013 un assestamento del riparto sanitario, obbiettivo evitare riparti virtuali a pag 21 Riparto sanitario: 3 – 5 milioni in più del 2011 per Ulss. Ma +8 per Belluno e Feltre BELLUNO Anziani a pag 23 Apre l'ospedale di comunità ad Alano di Piave a pag 24 Da 300 a 600 euro per tre mesi a chi assiste a casa malato di Alzheimer Sociale a pag 25 Coop La Via di Agordo lavora per l'inserimento lavorativo di persone svantaggiate Sanità a pag 26 Bond: è grazie alla “specificità” che le Ulss bellunesi hanno ricevuto di più PADOVA Anziani a pag 27 48 posti subito e 72 a seguire nel nuovo centro servizi di Piazzola a pag 28 Ferro di Oic spiega che Civitas Vitae è “una infrastruttura di coesione sociale” a pag 30 Ferro spiega come Oic vuole creare un ponte tra anziani e bambini Disabili a pag 31 Nella Ulss 15 un nuovo centro diurno per disabili motori. E si pensa al “dopo di noi” Sociale a pag 32 Apre a Padova una casa rifugio per donne vittime di violenza a pag 33 Ulss 16 in campo contro lo stigma per i sofferenti psichici Uripa – Unione regionale istituzioni e iniziative pubbliche e private di assistenza agli anziani www.uripa.it [email protected] Uneba Veneto - Unione nazionale di istituzioni e iniziative di assistenza sociale www.uneba.org [email protected] 1 DI 85 Torna al sommario Materiale riservato ad uso interno esclusivo degli associati Uneba Veneto e Uripa

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UNEBA VENETO E URIPA - RASSEGNA STAMPA VENETA 30 SETTEMBRE 2012

REGIONEDisabili a pag 6 Anffas: le famiglie devono pagare i ceod perché la Regione ha donato il contratto sanità agli operatori del sociale pubblico??a pag 7 Anffas sottolinea che i ceod pubblici costano di più di quelli privati perchè applicano a tutti il contratto sanitarioSocialea pag 9 Ai turnisti Ipab sarà pagato il lavoro festivo infrasettimanalea pag 10 Ecco come la giunta intende evitare il taglio del 5% alle cooperative che operano nel socialea pag 12 L'impegno di Elisan, la rete europea del sociale guidata da Sernagiottoa pag 13 Quattro bandi di Sernagiotto per i giovaniSanitàa pag 14 A inizio 2013 le schede ospedaliere del piano socio sanitario. Cinque Ulss commissariate in vista dell'accorpamentoa pag 16 Coletto smentisce ogni voce di accorpamento di Ulssa pag 18 Taglio di 1000 posti letto negli ospedali venetia pag 19 13 Ulss hanno il bilancio in attivoa pag 20 A fine giugno 2013 un assestamento del riparto sanitario, obbiettivo evitare riparti virtualia pag 21 Riparto sanitario: 3 – 5 milioni in più del 2011 per Ulss. Ma +8 per Belluno e Feltre

BELLUNOAnziania pag 23 Apre l'ospedale di comunità ad Alano di Piavea pag 24 Da 300 a 600 euro per tre mesi a chi assiste a casa malato di AlzheimerSocialea pag 25 Coop La Via di Agordo lavora per l'inserimento lavorativo di persone svantaggiateSanitàa pag 26 Bond: è grazie alla “specificità” che le Ulss bellunesi hanno ricevuto di più

PADOVAAnziania pag 27 48 posti subito e 72 a seguire nel nuovo centro servizi di Piazzolaa pag 28 Ferro di Oic spiega che Civitas Vitae è “una infrastruttura di coesione sociale”a pag 30 Ferro spiega come Oic vuole creare un ponte tra anziani e bambiniDisabili a pag 31 Nella Ulss 15 un nuovo centro diurno per disabili motori. E si pensa al “dopo di noi”Socialea pag 32 Apre a Padova una casa rifugio per donne vittime di violenzaa pag 33 Ulss 16 in campo contro lo stigma per i sofferenti psichici

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a pag 34 L'impegno della Ulss 17 contro le patologie da gioco d'azzardoa pag 35 Nuovo bando Fondazione Cariparo: 3 milioni per disabilità, minori, anziani in provincia di Padova e RovigoSanitàa pag 36 Dipendenti fanno causa a Ulss 16 che ha tolto loro il part timea pag 37 Ecco i requisiti chiesti dalla Ulss 16 per mantenere il part timea pag 38 Controlli su rischio tubercolosi al centro anziani di Vigodarzerea pag 39 La Ulss 15 è una di quelle che ricevono meno dalla Regione

ROVIGOAnziania pag 40 Contributo regionale agli ospiti senza impegnativa della Casa del Sorriso di Badia a pag 41 Ottobre è il mese dell'anziano in provincia di Rovigoa pag 42 Gli obbiettivi del “Mese dell'anziano”a pag 43 Regioni e Comuni a confronto sull'integrazione della retta in casa di riposo

TREVISOAnziania pag 44 Bistacco (Opere Pie) chiede più attenzione ai Comuni a pag 45 Grazie al fotovoltaico rette calmierate al Cesana Malanottia pag 46 Rischio di commissariamento per il Bon Bozzollaa pag 47 Anche Sel attacca Sernagiotto, che risponde a pag 48 Alzheimer Cafè anche a MontebellunaDisabili a pag 49Nicoli accusata di aver truffato anche la Regione con fatture falsea pag 50 Corteo Fish il 5 ottobre a Treviso contro Sernagiotto e Gobboa pag 51 A tre anni dall'inaugurazione i primi anziani e disabili ospiti a Asilo Vascellari di ChiaranoInfanziaa pag 52 Ultimatum della materna parrocchiale al Comune di Castello di Godego: o ci aiutate o chiudiamoSocialea pag 53 15 ottobre inaugurazione dell'hospice a Vittorio VenetoSanitàa pag 54 Asolo chiede un'ospedale di comunitàa pag 55 Grande successo per il sito sull'Alzheimer di Riese Pio Xa pag 56 Riparto – Perché la virtuosa Ulss 9 ha ottenuto un aumento così ridotto?

VENEZIAAnziania pag 57 Per la nuova casa di riposo di Cavarzere appalto integrato o al massimo ribasso?Disabili a pag 58 Piccole Olimpiadi al Piccolo Rifugio

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Socialea pag 59 Anche la Casa dell'Ospitalità tra le mense dei poveri di Mestrea pag 60 400 i posti di lavoro a rischio nel Veneziano con l'applicazione della spending review alle cooperativeSanitàa pag 61 Inchiesta sugli incarichi nella Ulss 14a pag 62 Ci sono beghe politiche Pdl dietro l'inchiesta sulla Ulss 14?

VERONAAnziania pag 63 “Il Comune di Verona si prepari a pagare 20 milioni per le rette degli anziani”a pag 64 Verona all'avanguardia contro l'Alzheimera pag 65 Raddoppiano le Olimpiadi dei Nonni per le case di riposo di Veronaa pag 66 Finisce al Tar l'assunzione del segretario della casa di riposo di Cereaa pag 67 Si dimettono i due consiglieri figli di politici dalla casa di riposo di Legnagoa pag 68 La casa di riposo di Malcesine querela Sernagiotto per l'accusa di avere comprato un appartamento con l'avanzo di amministrazionea pag 69 La Regione viste le carte deciderà se commissariare la TobliniDisabili a pag 70 60 mila euro raccolti e il via libera della Conferenza dei sindaci: più vicina la comunità alloggio per disabili “Casa dei sogni” a pag 72 I disabili del Csi di Verona raccolgono fondi per i disabili terremotatia pag 73 Pronta a ripartire La Grande Sfida, novità sono atletica e boccea pag 74 Peschiera capitale del nuoto per persone con disabilità intellettiva relazionaleInfanziaa pag 75 La materna parrocchiale di Negrar rischia la chiusura, il Comune promette...Minoria pag 77 Festa dei 25 anni per la Piccola Fraternità di Cerea. Che vorrebbe assumere

VICENZA Anziania pag 78 I sindacati chiedono all'Ipab di Vicenza più trasparenza: fuori i bilanciDisabili a pag 79 35 in lista d'attesa per entrare al centro diurno nell'Ulss 6a pag 80 Grazie a Ipab La Pieve aprono gli alloggi per disabili di BreganzeInfanziaa pag 81 Nuovo nido parrocchiale a Zanè,aperto grazie al sostegno di tantiSocialea pag 82 Mobilitazione contro la “droga dello stupro”a pag 83 Il Comune di Arzignano scarica la fondazione “Città di Arzignano”Sanitàa pag 84 Accorpamento tra Ulss 5 e Ulss 6?a pag 85 Nuovo appalto per le pulizie nelle Ulss vicentine: meno spesa, ma anche meno lavoro

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REGIONE DISABILI Mattino 27 settembre

Anffas: le famiglie devono pagare i ceod perché la Regione ha donato il contratto sanità agli operatori del sociale pubblico??

L’Anffas regionale scende in campo per scongiurare l’adozione di un provvedimento che renderà onerosa la frequenza ai centri per disabili, fino ad oggi gratuita. L’associazione delle famiglie con disabilità intellettiva e relazionale contesta la nuova norma perché «discriminatoria». «È una questione di equità sociale – ha detto il consigliere nazionale Anffas Fabrizio Ferrari – per non scaricare il costo dell’assistenza su famiglie che, non volontariamente, sono già penalizzate». Con il consigliere nazionale anche i rappresentanti territoriali di Anffas, Alcide Palatron (vicepresidente regionale e presidente per la Riviera del Brenta) e Graziella Lazzari Peroni (presidente a Mestre) e alcuni rappresentanti delle cooperative sociali che garantiscono, come l’Anffas, la gestione di servizi e strutture. «Non possiamo accettare che passi l’idea che i servizi alle persone disabili debbano essere pagati – ha detto ancora Ferrari – solo per tappare un buco nei bilanci socio-sanitari regionali». La stoccata è va al cuore della scelta fatta a suo tempo dalla giunta Galan, quando agli operatori sociali del servizio pubblico vennero applicati i contratti di lavoro del comparto sanità. «Una decisione politica, clientelare ed elettoralistica – ha rincarato Ferrari – che ha fatto schizzare del 30% il costo dei servizi, e che ora vorrebbero far pagare alle famiglie». La proposta dell’Assessore regionale ai servizi sociali Remo Sernagiotto introdurrebbe una quota di compartecipazione alla spesa di 90 euro mensili per tutte le famiglie che abbiano un reddito lordo superiore ai 50 mila euro annui. Senza alcuna distinzione tra anziani e disabili, e ancora tra disabili psichici e fisici. Che hanno potenzialità diverse da un punto di vista produttivo e di impiego lavorativo. «Chiediamo – conclude Ferrari – un tavolo di confronto con la Giunta Regionale per affrontare una razionale ed economica gestione dei servizi». Roberto Massaro

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REGIONE DISABILI Difesa del Popolo 28 settembre

Anffas sottolinea che i ceod pubblici costano di più di quelli privati perchè applicano a tutti il contratto sanitario

Alta tensione nel mondo della disabilità veneta. Le preoccupazioni (per usare un eufemismo) vengono dall’idea, non certo nuova, dell’assessore regionale al sociale Remo Sernagiotto, di rivoluzionare la spesa per i ceod (centri educativi e operativi diurni). Quello appena iniziato rischia di essere, per le famiglie di persone con disabilità, un autunno rovente.«Il Veneto è rimasta l’unica regione in Italia a non prevedere alcuna compartecipazione alle spese per i ceod: paga tutto la regione. Ora, io penso che se una famiglia ha un reddito di 100 o 200 mila euro possa anche essere chiamata a dare un contributo, senza che per questo si debba gridare allo scandalo». Così Sernagiotto una settimana fa. Il riferimento è all’articolo 6 della legge regionale 30 del 2009, in cui al comma 3 si legge: «non è prevista alcuna compartecipazione alla spesa per le prestazioni a carattere semiresidenziale erogate presso i centri diurni a favore dei soggetti disabili».L’Anffas (associazione nazionale delle famiglie di persone con disabilità intellettiva o relazionale), che nel 2009 ha lottato duramente per arrivare all’approvazione della legge 30, al fianco dell’allora assessore Valdegamberi, non intende però accettare la versione di Sernagiotto.«Conosciamo la sua linea fin da quando è entrato in carica – commenta la presidente regionale, Maddalena Borigo Daniel – ma noi faremo tutto quanto è in nostro potere per impedire che ci venga sottratta questa conquista di civiltà. I ceod sono un salvavita per le famiglie, che hanno in carico i figli tutti i giorni dalle 16 in poi. Voglio ricordare anche che per le strutture di accoglienza in cui i disabili rimangono anche la notte le famiglie pagano, eccome».L’idea dell’assessore è di far contribuire ai ceod le famiglie che hanno un reddito alto (da 100 mila euro l’anno) individuando diverse fasce di contributo, da 30 a 100 euro mensili (per vitto e trasporto), in base ai modelli Isee ponderati da ulteriori parametri, come il numero dei figli. Il tutto sarebbe contenuto in una proposta di legge che abrogherebbe il famoso articolo 6 e che Sernagiotto proporrebbe come consigliere regionale per velocizzare l’iter.Di fronte a tutto questo, Anffas spiega che «la disabilità è un costo della riproduzione sociale che non può ricadere completamente sulle famiglie involontariamente penalizzate da un simile grave evento» e sottolinea che ogni famiglia di persona con disabilità, come tutte le altre, già si fa carico dei costi attraverso le imposte sul reddito. L’obiezione, apparentemente condivisibile, di chi osserva che non ci sarebbe nulla di scandaloso se famiglie con reddito alto fossero chiamate a contribuire, nasconde però una visione che intende la persona con disabilità un “problema” esclusivamente della famiglia di origine. La lotta contro la compartecipazione alle spese, dunque, più che sul piano economico si combatte su quello della civiltà, per riaffermare che la disabilità dev’essere

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cura di tutta la società.Nel Veneto i ceod sono 300, ospitano ogni giorno 6.348 giovani e adulti con disabilità e assorbono 78,5 dei 146 milioni che ogni anno la regione destina alla disabilità. In provincia di Padova i ceod sono 41, di cui 39 privati. Il 70 per cento dei costi riguarda il personale. Nelle due strutture pubbliche, l’Archimede di via Lonigo e l’Alice di via Tiepolo a Padova, un disabile costa il 30 per cento in più. La motivazione: «La regione Veneto, con un’operazione clientelare ed elettoralistica – riporta una nota dell’associazione – ha applicato il contratto sanitario a tutti i dipendenti», anche quindi a coloro ai quali spettava il contratto sociale. Per rientrare dai costi occorre dunque partire da qui.Per riaffermare i diritti, la Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish) ha indetto una manifestazione per venerdì 5 ottobre a Treviso con partenza da piazza della Vittoria.

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REGIONE SOCIALENuova 22 settembre

Ai turnisti Ipab sarà pagato il lavoro festivo infrasettimanale

L’annosa vertenza dei 6mila turnisti veneti delle Ipab (istituti pubblici di assistenza e beneficenza) sta volgendo al termine. A partire dal 2013, gli assistenti socio-sanitari che prestano servizio nelle case di riposo si vedranno riconosciuto il pagamento (o il riposo compensativo) del lavoro prestato durante i giorni festivi infrasettimanali. Fino a oggi, per effetto del contratto nazionale, il riconoscimento non era stato ottenuto ma il tavolo, istituito dal presidente del Consiglio regionale Clodovaldo Ruffato, con l’assessore regionale al Sociale Remo Sernagiotto, ha trovato ieri una via di uscita. Gli uffici legislativi di consiglio e giunta hanno chiarito che anche i turnisti hanno diritto al godimento dei 10-11 giorni di festività infrasettimanale nel corso dell’anno; qualora fossero chiamati a lavorare in tali giornate, anche ai turnisti spetta il riposo compensativo o, in alternativa, il pagamento degli straordinari. In Veneto, le case di riposo vantano un credito di 28 milioni nei confronti dei loro dipendenti e gli ultimi si sono visti recapitare avvisi di messa in mora per il recupero delle somme “indebitamente” percepite: in alcuni casi arrivano ai 6mila euro

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REGIONE SOCIALEGiornale di Vicenza 25 settembre

Ecco come la giunta intende evitare il taglio del 5% alle cooperative che operano nel sociale

Spunta a Venezia la soluzione anti-tagli del 5% nel sociale. I fornitori di prestazioni socio-sanitarie, ovvero le cooperative, fra cui quelle che utilizzano soggetti svantaggiati, i Ceod, i gestori di centri diurni per disabili, verrebbero considerati alla stregua del personale sanitario convenzionato. Tutti i servizi di natura sociale sarebbero quindi etichettati come “emanazione di strutture accreditate, cioè di case di cura e ospedali privati”. E sarebbe una soluzione, perché così su di essi le Ulss non taglierebbero più il 5 per cento in base all´obbligo imposto dal governo con il decreto legge 95 sulla spending review ma solo lo 0,5 per cento quest´anno e l´1 per cento nel 2013. Nel frattempo la Regione studierebbe un´ulteriore soluzione per cercare di drenare l´onere oggi a carico delle Ulss fra le pieghe del fondo sociale di 721 milioni. I contratti non si toccherebbero, ma la Regione, come fa con le strutture accreditate, detterebbe le tariffe standard.UNA DELIBERA-QUADRO. Tutto dovrebbe essere formalizzato in una delibera-quadro che confermerebbe per i prossimi 3 anni anche l´entità del fondo per la non autosufficienza. È questa l´ipotesi che avanza. Il governatore Luca Zaia ha chiesto al segretario regionale Domenico Mantoan di trovare una via di uscita a una questione che stava diventando assordante con prese posizioni molto critiche a palazzo Ferro Fini. Così Mantoan ha convocato a Venezia i rappresentanti del sociale, per poi concertare una misura che dovrebbe tranquillizzare il settore.L´ALLERTA DATO E LA FRETTA DI ALCUNI DG. Ma per capire andiamo con ordine. È infatti accaduto che, dopo la circolare spedita da Mantoan ai direttori generali del Veneto per ricordare la norma che riduce del 5 per cento la spesa per beni e servizi, ma anche per preannunciare l´invio di chiarimenti sugli ambiti verso cui indirizzare i tagli, parecchi dg non abbiano perso tempo. Hanno subito scritto a fornitori e ditte aggiudicatarie di appalti, comprese le cooperative sociali, per comunicare che tutte le fatture sarebbero state decurtate del fatidico 5 per cento. Fra le righe della circolare di Mantoan si sarebbe potuto leggere l´invito a stare fermi con l´applicazione della spending in nicchie particolari come le case di riposo e i disabili. Qualcuno lo ha fatto. Altri manager, nel dubbio o forse per il timore di incorrere in possibili future sanzioni da parte della Corte dei conti, non se la sono sentita di aspettare. Dura lex, sed lex.LA BUFERA NEL SOCIALE. A questo punto l´arcipelago del sociale è andato in crisi, perché la ricaduta potrebbe essere pesante su forniture e prestazioni. I prezzi sono già molto bassi. Spesso si impiegano nei servizi gli stessi disabili come formula di integrazione. In più pure il rischio della possibile revoca dei contratti nel caso di uno scostamento dei prezzi del 20 per cento rispetto alla spesa standard indicata dal ministero della salute. Preoccupati anche i sindaci e le conferenze delle Ulss, come noto, deputate alla programmazione dei servizi socio-sanitari.

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LA LETTERA DELLE CONFERENZE DEI SINDACI. «Ne abbiamo parlato con il commissario Bondi - spiega Mantoan - . Gli abbiamo detto che siamo una Regione virtuosa. Ma a Roma non ci sentono. Hanno deciso che il Veneto può risparmiare 450 milioni. Il fatto è che si continua a non capire come il nostro sia un sistema misto socio-sanitario». Ora, comunque, la soluzione escogitata rimetterebbe le cose a posto, rispondendo anche ai desiderata dei sindaci della Conferenza regionale permanente per la programmazione socio-sanitaria presieduta da Alberto Toldo, che sulla questione ha avuto un incontro con Mantoan, per poi inviare a Zaia, alla giunta regionale e alla quinta commissione un documento approvato all´unanimità, con cui si sollecita una delibera urgente. «È fondamentale – questa la sostanza - escludere l´applicazione della spending review in tutti quei servizi rivolti alle categorie deboli che solo nel Veneto sono strettamente connessi al servizio sanitario nazionale. Dipendenze, minori, disabilità, anziani, salute mentale non possono essere oggetto di tagli». Nel documento anche una pungente nota polemica. «Ci preoccupa il disordine sparso con cui si sono mossi alcuni direttori generali, con atteggiamenti da “più realisti del re”. È necessario un provvedimento che faccia chiarezza e ponga uniformità interpretativa, sgombrando il campo da forzature illegittime verificatesi anche nel Veneto». Al termine un invito preciso: «Chiediamo che siano approvate le linee di intervento proposte dal segretario Mantoan, attuando il taglio richiesto dal governo interamente in ambito sanitario».I PROJECT FINANCING. Non solo il sociale. Toldo, nell´odg della Conferenza, chiede che nella dgr sulla spending review ci siano esplicite indicazioni anche sui project financing che riguardano 4 Conferenze venete. «Le aziende devono essere chiamate ad un percorso di rivisitazione della spesa, distinta dai canoni collegabili all´investimento dei privati, dando luogo ad un osservatorio pubblico che monitorizzi l´impatto dei project financing sulla spesa sanitaria».

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REGIONE SOCIALEComunicato stampa della giunta 25 ottobre

L'impegno di Elisan, la rete europea del sociale guidata da Sernagiotto

“L'Europa deve capire che le politiche sociali sono importanti quanto quelle monetarie. L'abbandono dell'Europa mediterranea da parte dell'Europa sarebbe un gravissimo errore. Le buone pratiche nel campo delle politiche sociali sono fondamentali, basta che non diventino assistenziali perchè sarebbe un dramma. Il tema centrale è anche quello della disoccupazione. Elisan farà sentire la sua voce in Europa su questi punti di solidarietà, centralità della persona,e non abbandono dei Paesi in difficoltà”. Cosi l'assessore regionale ai servizi sociali Remo Sernagiotto, che oggi a Caorle presso la sede municipale ha aperto i lavori del Consiglio d'amministrazione di Elisan, il network europeo sulle politiche sociali di cui è presidente e che riunisce centinaia di enti pubblici tra città e regioni d'Europa pari a oltre trenta milioni di abitanti.

Al centro dei lavori, tra l'altro, le questioni relative alla prossima conferenza annuale di Elisan che si terrà il 27 novembre prossimo a Bruxelles dal titolo "Energia per tutti: il ruolo e l'azione dell'Unione Europea"; la consegna del Premio Alzheimer ai migliori progetti europei di prevenzione e assistenza di questa patologia che vede interessati il 20% dei over 70 e il 50% degli over 80 europei. Particolare attenzione da parte del CDA di Elisan e' stata posta anche sul tema della riconciliazione tra lavoro e vita familiare che sarà il tema dell'Anno Europeo 2014.

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REGIONE SOCIALEMattino 25 settembre

Quattro bandi di Sernagiotto per i giovani

Molto entusiasmo ieri al Palasport di Caorle, dove alla presenza di centinaia di ragazzi, di personalità istituzionali e di personaggi del mondo dello spettacolo, si è svolto il 2. meeting dei giovani “Il volo giova: dammi spazio. Noi giovani cittadini cre-attivi”. Sono giunti da ogni parte della regione e non solo, dopo essersi iscritti già da alcune settimane tramite il sito dedicato all’evento e promosso dalla Regione del Veneto, (www.osservatoriopolitichesociali.ve.it) per parlare del loro futuro, delle loro capacità e delle loro prospettive. Un futuro che, oggi, è sempre più compromesso dalla crisi mondiale che si è fatta sentire soprattutto sul mercato del lavoro. La Regione Veneto vuole accendere un barlume di speranza in questi giovani talenti attraverso questo incontro finalizzato a coinvolgere i loro progetti in qualcosa di concreto e reale. Remo Sernagiotto, assessore ai servizi sociali della Regione Veneto, ha avuto l’onere di spiegare e discutere direttamente con gli oltre mille giovani tra i 14 e i 34 anni presenti alla manifestazione. Oltre a Sernagiotto, presenti al tavolo inaugurale di questa seconda edizione del meeting, c’erano il sindaco di Caorle Luciano Striuli, gli assessori regionali Maria Luisa Coppola, Elena Donazzan e Marino Zorzato, più tre rappresentanze della politica estera: il vicesindaco di Marsiglia, l’assessore alle politiche giovanili della Regione Carinzia e l’assessore alle politiche sociali e alla giustizia di Valencia. Gradito ospite della manifestazione, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, giunto per un breve saluto e un discorso di incoraggiamento. Creatività, cittadinanza e mezzi per raggiungere i proprio obiettivi, di questo si è discusso e in questo sono stati coinvolti concretamente i ragazzi. Mezzi rappresentati da bandi di concorso che la regione mette a disposizione per il secondo anno di fila. Quattro bandi per i quali sono state predisposte somme di denaro diverse a disposizione dei progetti migliori nel campo del cinema, del lavoro, del volontariato e, novità 2012, della musica. L’evento è stato un momento creativo e didattico per tutti i presenti, un vero successo per Caorle, per la Regione, ma soprattutto fonte d’ispirazione per i giovani talenti veneti.

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REGIONE SANITA'Giornale di Vicenza 23 settembre

A inizio 2013 le schede ospedaliere del piano socio sanitario. Cinque Ulss commissariate in vista dell'accorpamento

Non più 22 ma 17 direttori generali. Arrivano i dg-commissari. Basta con i reparti-cloni e le sovrapposizioni. Si taglieranno 1000 posti-letto come ordinato dalla spending review, ma la scure dovrebbe abbattersi soprattutto sulle Ulss di Rovigo, Venezia, Verona. Poco o quasi nulla cambierebbe negli ospedali delle Ulss di Vicenza e Treviso, e si salverebbe anche tutta la rete di Belluno forte della sua etichetta di montagna. Queste, al condizionale, alcune delle principali ipotesi di lavoro sulla futura organizzazione ospedaliera del Veneto. IL SUMMIT. Prima riunione al vertice a Venezia sulle schede ospedaliere - cioè appunto la dotazione futura dei singoli ospedali veneti - e filtrano anche alcune succose anticipazioni su un provvedimento atteso e temuto. La riunione è quella che l'assessore alla sanità Luca Coletto ha avuto a palazzo Balbi con i capigruppo della maggioranza, Dario Bond del Pdl e Federico Caner della Lega Nord, con il presidente della quinta commissione “Sanità” Leonardo Padrin, e con il vice capogruppo pidiellino Piergiorgio Cortelazzo. Non un discorso fra quattro amici al bar, ma un inquadramento dei criteri generali e una riflessione ad alta voce sul possibile iter politico, leggansi incontri-confronto con maggioranza e opposizione, prima dei passaggi formali, allo scopo di evitare il rischio degli stessi “incidenti di percorso” verificatisi in occasione del Piano socio-sanitario. «L'assessore - spiega Leo Padrin - ha quasi concluso la stesura delle schede. Ci ha presentato le linee operative». TEMPI LUNGHI. Si è ormai in dirittura finale. Il testo è pressoché tutto scritto, e Coletto vuole accelerare, anche se non si rispetterà la tabella di marcia prevista in prima battuta. L'intenzione dell'assessore era di varare le schede, figlie del nuovo Piano socio-sanitario, entro il 2012, ma, calcolando i tempi tecnici, l'approvazione del provvedimento che dovrà sostituire la delibera numero 3223 dell'8 novembre 2002, slitterà ai primi mesi del 2013. L'iter istituzionale, infatti, non ammette deroghe. COMMISSIONE: PARERE VINCOLANTE. Dopo la presentazione della bozza a tutti i gruppi consiliari, le schede dovranno approdare in giunta e poi passare all'esame della quinta commissione, che avrà 90 giorni di tempo per approvarle in base all'ormai “famosa” norma del Prss impugnata dal governo davanti alla Corte costituzionale. Fino al pronunciamento della Corte varrà, perciò, l'articolo 9 del Piano che attribuisce alla commissione “Sanità”il parere obbligatorio e vincolante sulle schede di dotazione ospedaliera di aziende sanitarie pubbliche, strutture private e accreditate, compresi numero di posti-letto, aree funzionali e apicalità. LA NOVITÀ: COMMISSARIAMENTI. Ma ecco alcune delle probabili novità. La prima rivoluzione è che in 5 casi scatterebbe il commissariamento. Le Ulss in predicato sono la 2 di Feltre, la 5 di Arzignano, la 14 di Chioggia, la 19 di Adria, la 21 di Legnago. Feltre si aggregherebbe all'Ulss 1 di Belluno, Arzignano all'Ulss 6 di Vicenza, Chioggia

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all'Ulss 12 di Venezia, Adria all'Ulss 18 di Rovigo, Legnago all'Ulss 22 di Bussolengo. I nuovi dg che, dal 1 gennaio 2013, si insedieranno a Belluno, Vicenza, Venezia, Rovigo e Bussolengo, durante il triennio 2013-2015 farebbero pure i commissari delle Ulss, rispettivamente, di Feltre, Arzignano, Chioggia, Adria e Legnago. Attenzione: le schede sono indipendenti da confini, estensione e numero delle Ulss. La geografia delle aziende resterà la stessa di oggi in una rete di ospedali con bacino base di 200 mila utenti e 400 letti. Se l'ipotesi annunciata andrà avanti, i dg-commissari dovranno gestire la fase triennale dell'accorpamento fra Ulss-madre e Ulss-satellite, senza che cambi il profilo territoriale delle aziende. MENO DIRETTORI GENERALI, MENO REPARTI. Il governatore Zaia nominerà, quindi, non più 22 dg (gli odierni manager dell'azienda ospedaliera di Verona e dello Iov resteranno al loro posto fino al 31 dicembre del 2014), ma 17. Altra misura drastica: verranno soppressi tutti i doppi reparti all'interno delle Ulss che contano più ospedali, per eliminare duplicazioni e spese. I tagli riguarderebbero in particolare Mirano-Dolo (Ulss 13), San Donà-Portogruaro (Ulss 10), Cittadella-Camposampiero (Ulss 15). Fra le questioni più discusse la riorganizzazione dell'Ulss 22 nel Veronese che oggi conta 2 ospedali pubblici, Bussolengo e Isola della Scala, oltre ai centri polifunzionali di Caprino, Malcesine e Villafranca, e due ospedali convenzionati privati, Pederzoli di Peschiera e Sacro Cuore di Negrar. Altro punto fermo: le alte specialità (malattie infettive, chirurgia maxillo-facciale, chirurgia vascolare, neurochirurgia) saranno concentrate negli ospedali-hub di riferimento provinciale. Certa, poi, l'eliminazione di qualche struttura privata nel Veneziano. Nessuna purga, invece, per l'ospedale di Noventa, che manterrebbe immutato l'assetto generalista e day-surgery di oggi, tranne la definitiva eliminazione del punto-nascita, che dovrebbe cadere anche in altri ospedali minori.

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REGIONE SANITA'Arena 25 settembre

Coletto smentisce ogni voce di accorpamento di Ulss

Preferisce chiamarli «rumors». Peggio, «grandi farneticazioni». Qualcun altro, invece, dice che è già stato tutto deciso. Unica certezza è che, dopo l'approvazione in giugno del piano socio-sanitario della Regione Veneto, si è aperta ora la fase più delicata di applicazione del documento, quella delle «schede ospedaliere» che andranno a ridisegnare la rete dell'offerta specificando nel dettaglio la nuova organizzazione: dal numero dei posti letto a quello dei reparti, dalle strutture da riconvertire a quelle da chiudere o accorpare, dalle aree funzionali alle apicalità. Con la scure, su tutto, della scadenza a fine anno dei direttori generali delle Ulss. «Piccolo dettaglio», dicono quelli dell'opposizione a Venezia, «che fa la differenza perchè se tra tre mesi Zaia deve nominare i dg, vuol dire che sanno già se taglieranno o no qualche Ulss. E bisogna fermarli». Lui, il capo a palazzo Balbi della sanità veneta, quello che tiene in mano le forbici, se la ride: «Ma con quanti grandi chiacchieroni abbiamo a che fare! Si informassero, il bando di concorso regionale per i nuovi manager delle Ulss è già partito e a fine anno si sapranno i vincitori. Quindi, nulla è cambiato». «Davvero, sono del tutto infondate», si fa serio l'assessore Coletto, «le certezze di chi dichiara che 5 degli attuali 22 direttori generali salteranno perchè le loro aziende sanitarie si fonderanno con altre più grandi. Chi lo dice, se ne assume tutte le responsabilità». Chi lo dice va ben oltre fornendo anche il disegno della nuova geografia con l'elenco delle condannate a morte: la Ulss 21 di Legnago verrebbe assorbida dalla 22 di Bussolengo il cui direttore generale farebbe contemporanemente il dg dell'Orlandi e il commissario del Mater Salutis (le altre a saltare sarebbero l'Ulss 2 di Feltre, la 5 di Arzignano, la 14 di Chioggia e la 19 di Adria). «Lo ripeto», sottolinea nuovamente Coletto, «queste sono farneticazioni belle e buone uscite dalla testa di chi, evidentemente, conosce poco la macchina amministrativa: per tagliare una Ulss, serve una legge. E le leggi non le faccio io. Soprattutto, non è faccenda che si risolve in fretta e furia: a fine anno vengono rieletti i direttori generali e questo è sicuro, mentre è del tutto impossibile che per quella data si riesca a promulgare norme di abolizione di Ulss. Intanto facciamo i manager, poi il resto è tutto ancora da decidere e definire: chi racconta scenari già decisi a Venezia nel corso di summit clandestini, farnetica». Nessuna conferma ufficiale, quindi, della fusione dell'Ulss 21 con la 22. Nè tanto meno di Dall'Ora (attuale dg a Bussolengo) alla guida di entrambe. Che però quello dell'accorpamento sia il futuro per le due realtà veronesi, è indicato nel piano socio sanitario che fissa a 250mila utenti il «minimo vitale» per tenere in vita una Ulss. Quella di Legnago ne ha meno. Quindi, Legnago finisce male. «Quindi niente», risponde l'assessore, «sono chiacchiere che se dovessero mai avverarsi comporterebbero un ragionamento ben più ampio, un ri-disegno dei confini geografici con pezzi di un'azienda che potrebbero emigrare in un'altra e viceversa ma, a quel punto, coinvolgendo anche altre realtà». Candidata a ricevere pezzi della 22 ci sarebbe anche la 20, ad esempio. «Tutto è possibile, infatti», va avanti Coletto, «certo è che ci sono delle zone dove bisogna per forza mettere mano, ad esempio nel

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lago. C'è un vuoto strutturale tra Peschiera e Malcesine e almeno un presidio di pronto soccorso a metà strada, visti i milioni di turisti che arrivano in estate, bisogna metterlo. Ma, ripeto», conclude l'assessore, «chissà quanto a lungo discuteremo in Regione di queste questioni prima di arrivare a prendere delle decisioni. Chi pensa che sia già tutto deciso, sbaglia. E i fatti lo smentiranno».

LA POLEMICA. Franco Bonfante (Pd), vice presidente del Consiglio regionale, batte i pugni: «È no, coletto non deve continuare a scantonare. Deve essere chiaro, non lasciare aperti mille scenari. È semplice: saltano o no 5 direttori generali di Ulss in Veneto? Sì o no?». Il consigliere non crede «che sia ancora tutto da decidere: tra tre mesi c´è la nomina dei nuovi dg, coletto e i suoi devono sapere quanti ne servono. E se il piano socio sanitario indica il taglio delle Ulss con meno di 200mila utenti, significa che quella di Legnago c´è dentro e verrà commissariata. Significa la fine dell´ospedale Mater Salutis». Bonfante va oltre: «Sulla ridefinizione delle Ulss serve la legge ma nel momento in cui nomini i manager devi sapere che fine farà l´Ulss 21: se avrà ancora il suo o arriverà un commissario. La mancanza di chiarimenti da parte di coletto», conclude Bonfante, «va a confermare la notizia».

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REGIONE SANITA'Corriere Alpi 26 settembre

Taglio di 1000 posti letto negli ospedali veneti

Dai direttori generali delle Usl al segretario Domenico Mantoan, passando per la cabina di regia della sanità veneta. Poi un giro in giunta regionale per “volare” in V Commissione e tornare, riveduto e corretto, al mittente. Il percorso che porterà a una sforbiciata da mille posti letto agli ospedali veneti somiglia ad uno slalom tra i paletti della politica. Il nodo del nuovo piano socio sanitario e delle spending review è racchiuso nelle schede di dotazione ospedaliera, in altre parole quanti letti e quanti reparti avrà ogni singola struttura. Nel corso del vertice di maggioranza andato in scena lunedì, la sanità ha avuto un ruolo da protagonista. Superati gli attriti sulla cabina di regia istituita da Luca Zaia, restituito all’assessore Luca Coletto lo scettro della sanità, i lavori sono potuti iniziare. L’obiettivo è quello di tagliare mille posti letto e di dare avvio al processo di riduzione del numero delle Usl. Il 2013 per la sanità sarà caratterizzato da colpi di scure: i direttori generali da mesi sono al lavoro per realizzare il piano di riduzione di posti letto da presentare a Domenico Mantoan. Filo rosso sotteso alla rivoluzione sanitaria è l’eliminazione dei reparti doppione e delle unità operative che non raggiungono gli standard individuati a livello ministeriale ed europeo. Al taglio dei reparti farà seguito la riduzione dei direttori delle unità operative. Sul tavolo anche la questione “numero delle Usl”. Ripetuta la “filastrocca” degli accorpamenti, di cui si discute ormai da anni: Chioggia con Venezia, Arzignano con Vicenza, Legnago con Bussolengo, Feltre con Belluno. Ma se ne riparlerà a partire da gennaio 2013.

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REGIONE SANITA'Gazzettino 28 settembre

13 Ulss hanno il bilancio in attivo

Via al riparto, ma non solo a quello di quest’anno. La V. commissione ha fatto il lancio lungo: oltre al riparto per il 2012 sono stati approvati anche i criteri per il 2013-14-15. Per il 2012 sono stati assegnati 8,4 miliardi in totale, di cui 8 miliardi e 34 milioni per le 22 Asl, le due aziende ospedaliere e lo Iov, 83 per il fondo regionale per le attività trasfusionali, 70 milioni per il fondo investimenti e 226 milioni per la quota accentrata in Regione per progetti specifici. A favore hanno votato Pdl e Lega, contrari i consiglieri del Partito Democratico e di Verso Nord, astenuta l’Udc. La cura dimagrante imposta dalla rigorosa manovra imposta dalla Regione ha sensibilmente migliorato la situazione economica delle Asl: mentre nel 2010 le Aziende in attivo erano solo due (Pieve di Soligo e Thiene), oggi sono 13: Feltre, Bassano, Thiene, Arzignano, Pieve, Asolo e Treviso, Mirano, Alta Padovana, Este, Adria, Bussolengo e lo Iov. Soddisfatto il presidente Leonardo Padrin: «Entro il 31 dicembre di quest’anno si deve approvare il riparto triennale, nel quale mettiamo anche i piani di rientro e da lì scatterà il nuovo meccanismo. - spiega - A giugno 2013 ci sarà poi una sorta di assestamento. Di fatto lavoreremo sempre su dati certi e basta soldi a pioggia». E che si debba lavorare su dati certi e non più alla cieca, lo sostiene anche l’assessore Luca Coletto che sottolinea come le Asl siano riuscite a migliorare le performance, anche quelle che comunque sono ancora in passivo. «Non possiamo più continuare ad assegnare i fondi alle Asl a fine esercizio – ha spiegato il presidente Padrin – sapendo che si tratta di un riparto pressoché virtuale, che non tiene conto dei passivi storici, degli investimenti per i project financing e, soprattutto, che non ha certezza sulle risorse statali effettivamente erogate per la sanità veneta. E’ ora di cambiare metodo». Per il 2013 è stato chiesto alla Giunta di definire il riparto sociosanitario entro il 31 dicembre 2012 tenendo conto del bilancio consolidato e ripianato del 2011 e delle nuove schede di programmazione. A fine giugno, quando si sapranno con esattezza i trasferimenti dello Stato e le disponibilità della Regione (a bilancio di previsione approvato) si andrà all’assestamento. Ma la proposta passata in V. commissione prevede anche che le Asl in attivo possano trattenere i fondi per investimenti, mente quelle in rosso saranno vincolate da un piano di rientro: 5 per cento ogni anno, per tre anni. Anche questi soldi saranno poi rimessi nella sanità per migliorare i servizi. Soldi in più (2 milioni di euro) sono andati all’Asl di Bassano e di San Donà per la loro vocazione turistica e a Feltre. Un riparto che non ha convinto l’opposizione. Sotto accusa "metodo e tempi" per il Pd attraverso il vicepresidente Claudio Sinigaglia. Diego Bottacin (Verso Nord) lamenta le storiche sperequazioni tra Asl "ricche" e Asl "povere". Scoglio del riparto superato, la sanità deve affrontare due appuntamenti: il 2 ottobre l’assessore Coletto dovrà convocare la "cabina di regia" e il giorno 8 cominciare a discutere le schede socio-sanitarie.

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REGIONE SANITA'Giornale di Vicenza 28 settembre

A fine giugno 2013 un assestamento del riparto sanitario, obbiettivo evitare riparti virtuali

Ok al riparto dei fondi tra le ulss venete per l´anno 2012, ma a condizione che dal 2013 non si tratti più di un´operazione virtuale, praticamente condotta “alla cieca”, ma sia una suddivisione oggettiva delle risorse, alla luce di dati reali. Con voto unanime la commissione “Sanità” del Consiglio veneto, presieduta da Leonardo Padrin, ha approvato una nuova impostazione dei criteri e dei tempi di finanziamento delle ulss e delle Aziende ospedaliere, per avvicinare le previsioni di spesa ai costi effettivi della sanità veneta. «Non possiamo più continuare ad assegnare i fondi alle ulss a fine esercizio - spiega Padrin - sapendo che si tratta di un riparto pressoché virtuale, che non tiene conto dei passivi storici, degli investimenti per i project financing e, soprattutto, che non ha certezza sulle risorse statali effettivamente erogate per la sanità veneta. È ora di cambiare metodo».La proposta di Padrin, accolta con voto unanime da tutta la commissione, è quella di assestare il riparto “virtuale” (impostato dalla Giunta entro il 31 dicembre dell´anno precedente) al 30 giugno successivo, in modo da poter prendere come riferimento per la base di calcolo i consuntivi delle ulss (assestati con i relativi ripiani erogati dalla regione per quella “in rosso”), l´importo esatto dei trasferimenti statali concordati tra Stato e Regione, il bilancio approvato della Regione: tutti elementi che vengono definiti non prima di aprile-maggio e che, ogni anno, modificano significativamente le previsioni di spesa.«Per il 2013 chiediamo alla Giunta - ha spiegato Padrin - di definire il riparto sociosanitario entro il 31 dicembre 2012 tenendo conto del bilancio consolidato e ripianato del 2011 e delle nuove schede di programmazione. A fine giugno, quando sapremo con esattezza i trasferimenti dello Stato e le disponibilità della Regione (a bilancio di previsione approvato) andremo ad assestare il riparto, per dare certezze ai dg delle 23 aziende».

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REGIONE SANITA'Mattino 28 settembre

Riparto sanitario: 3 – 5 milioni in più del 2011 per Ulss. Ma +8 per Belluno e Feltre

Dopo nove mesi di attesa, la Regione ha partorito il riparto del fondo sanitario 2012. Il tesoretto della sanità veneta, circa 8 miliardi di euro, sarà consegnato alla squadra dei direttori generali, pronti a lasciare la poltrona tra meno di cento giorni. I manager non fanno i difficili: al grido di «meglio tardi che mai» aprono le casse e tirano un sospiro di sollievo. Tutti contenti? Se Belluno (Usl 1 e 2) gongola con 8 milioni di euro in più rispetto al 2011 (e 18 milioni ricevuti grazie al “bonus” per la specificità territoriale), Venezia esulta grazie ad un discreto più 12 milioni, così come Padova, a più 15,5. Se nella città del Santo l'Usl 16 ha giocato l'asso piglia tutto, l'azienda ospedaliera si è beccata un due di picche: 10 milioni in meno rispetto al 2011. Non se la passa meglio Verona, a meno 20 milioni. Bassano mette in saccoccia due milioni in più. Motivo? Deve curare tutti i turisti dell'Altopiano di Asiago. La V commissione consiliare presieduta da Leonardo Padrin ieri ha dato l'ok al fondo sanitario 2012. Ma con una promessa: chiudere con un passato fatto di ritardi nell'erogazione dei fondi e criteri di assegnazione ormai obsoleti. STOP AI FONDI IN RITARDO. «Non possiamo più continuare ad assegnare i fondi alle Usl a fine esercizio», ha spiegato Padrin, »sapendo che si tratta di un riparto pressoché virtuale, che non tiene conto dei passivi storici, degli investimenti per i project financing e, soprattutto, che non ha certezza sulle risorse statali effettivamente erogate per la sanità veneta. È ora di cambiare metodo». La proposta di Padrin, accolta con voto unanime da tutta la commissione, è quella di assestare il riparto “virtuale” (impostato dalla Giunta entro il 31 dicembre dell'anno precedente) al 30 giugno successivo, in modo da poter prendere come riferimento per la base di calcolo i consuntivi delle Usl, l'importo esatto dei trasferimenti statali, il bilancio appprovato della Regione. La proposta di nuovi criteri adottata dalla commissione prevede inoltre che le Usl in attivo possano trattenere gli utili di esercizio per investimenti e miglioramento dei servizi. Quelle storicamente “in rosso” dovranno invece essere vincolate a piani di rientro graduali. I NUMERI. Aziende ospedaliere e Iov a parte (l'istituto oncologico resta fisso a sei milioni di fondi), l'aumento medio di finanziamento per le singole Usl si attesta tra i tre ed i cinque milioni di euro. Finanziamento extra per Venezia (più 12), Mirano (più 10), Padova (più 15,5), Alta padovana (più 13,8), Verona (più 14). Belluno guadagna grazie al fondo per la specificità: «Alla faccia delle Cassandre e nonostante i tempi di crisi la Regione ha capito che la sanità in montagna costa più che altrove», spiega Dario Bond, capogruppo Pdl in Consiglio regionale, «Parliamo di un incremento che va dal 2,26 per cento per l’Usl 1 al 2,38 per l’Usl 2». IL VOTO IN COMMISSIONE. La spartizione della torta della sanità ha fatto imbufalire Pd e Verso Nord, entrambe hanno votato contro. L'Udc si è astenuta, mentre il riparto ha ricevuto il “sì” compatto di Pdl e Lega. Unica novità introdotta dalla commissione - in

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risposta a una precisa esigenza formulata dal consigliere Raffaele Grazia (Udc) un finanziamento aggiuntivo di 2 milioni di euro per l'Usl 3 di Bassano, al fine di coprire le maggiori spese determinate dai turisti sull'Altopiano di Asiago. «Esprimiamo voto contrario per i tempi e per il metodo di questo ripiano», ha dichiarato il vicepresidente della commissione Claudio Sinigaglia (Pd). Il collega Graziano Azzalin non ha mandato giù il mancato riconoscimento della specificità nei finanziamenti assegnati all'Usl 18 di Rovigo, a differenza della contigua Usl 19 di Adria. Per Diego Bottacin (Verso Nord) il riparto 2012 conferma le storiche sperequazioni tra Usl “ricche” e “povere”: «Non riduce la forbice nei finanziamenti pro-capite, e penalizza quelle Usl che si sono autofinanziate sul fronte degli investimenti invece di intraprendere la dispendiosa strada dei project financing».

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BELLUNO ANZIANIGazzettino 29 settembre

Apre l'ospedale di comunità ad Alano di Piave

Taglio del nastro, stamattina ad Alano di Piave, per il nuovo "ospedale di comunità". Nella sala polifunzionale della casa di riposo, dalle 11, il programma prevede il saluto del presidente del centro servizi e del sindaco, l’intervento delle autorità politiche e religiose presenti, la benedizione del nuovo servizio e la visita alla comunità alloggio "Casa Nani" con seguente inaugurazione. Per ulteriori informazioni sulla nuova struttura è possibile rivolgersi al centro servizi parrocchia S. Antonio Abate, di via Brigata Re 19, al numero telefonico 0439779286. Sito internet: www.cdralano.com. Email: [email protected].

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BELLUNO SOCIALECorriere Alpi 25 settembre

Da 300 a 600 euro per tre mesi a chi assiste a casa malato di Alzheimer

Arriva il “buono sollievo” per le famiglie. Nell'ambito del progetto Alzheimer, finanziato dalla Fondazione Cariverona, vi è anche l'assegnazione di un contributo economico che ha come finalità il sostegno alle famiglie che assistono a domicilio specifiche situazioni caratterizzate da alti livelli di complessità e bisogno (cioè persone con diagnosi di demenza e disturbi del comportamento). La finalità del “buono sollievo” è di contribuire a mantenere la persona nella propria casa e nel proprio ambiente di vita, riconoscendo e sostenendo anche in questo modo il ruolo della famiglia come cardine dell'assistenza. Le modalità di erogazione del contributo puntano a individuare i destinatari e i requisiti necessari per poterlo ottenere. L’assegnazione di tale contributo ha come finalità il sostegno alle famiglie che assistono a domicilio persone affette da demenza. In merito all’entità, l’assegnazione del “buono sollievo” verrà stabilita in base alla valutazione dell’équipe che si occupa del progetto relativamente alla situazione familiare, economica (tramite indicatore Isee) e al carico assistenziale che comporta la gestione della persona con demenza. L’ammontare del contributo sarà compreso tra i 300 e i 600 euro, erogati per un periodo massimo di 3 mesi. È prevista inoltre la predisposizione di un progetto assistenziale individuale che verrà redatto dall’équipe del progetto Alzheimer in collaborazione con quella territoriale che in Alpago fa capo al Centro socio assistenziale a Puos e alla Comunità montana. Tra gli strumenti per individuare le situazion in più critiche e dare agli utenti la possibilità di informare esaurientemente gli addetti all’iniziativa sulla loro situazione, è stato predisposto un semplice modello da compilare in parte a cura delle famiglie con le informazioni necessarie. Vengono presi in considerazione insieme ai dati anagrafici, la persona di riferimento che offre assistenza (care giver), i dati relativi alla composizione del nucleo familiare, la situazione sociosanitaria, i servizi già attivi e la situazione economica. Il Progetto Alzheimer, cofinanziato da Fondazione Cariverona, Comuni di Belluno e Pontei e Usl.1, è uno strumento operativo di intervento per il quale è attivo anche il numero verde 800001670, cui possono accedere i famigliari e i medici di famiglia. Sono stati inoltre istituiti dei corsi con i quali gli operatori di assistenza, famigliari e professionali, vengono istruiti e formati a mantenere il dialogo con il malato, attenuarne il disagio e in questo modo prevenire i disturbi comportamentali e migliorare la capacità di controllarli. Info: Centro Servizi Socio Assistenziali Alpago - 0437 454441; direttrice Mariaelena Merella; assistente sociale Carlo Pasqualin. Ezio Franceschini

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BELLUNO SOCIALECorriere Alpi 29 settembre

Coop La Via di Agordo lavora per l'inserimento lavorativo di persone svantaggiate

A.A.A. cercansi opportunità per inserire nel lavoro persone svantaggiate. È questa la ricerca che sta facendo la cooperativa La Via di Agordo che da un po’ di tempo a questa parte sta creando nuove opportunità di lavoro per soggetti svantaggiati, con enti e imprese sociali: l’obiettivo è quello di recuperare nel Bellunese le persone in difficoltà.Aumentano infatti le assunzioni di persone svantaggiate alla Cooperativa La Via.Una crescita stabile del 3 per cento medio annuo di uomini e donne con disagi psichici, fisici e sociali che ottengono un lavoro e la possibilità di ricominciare una nuova vita, avere l’opportunità di poter essere autonomi finanziariamente.Dal punto di vista della provenienza dei lavoratori svantaggiati assunti, l’agordino fa la parte del leone nelle cooperative sociali La Via, ma di fatto viene coperto tutto il territorio provinciale.I soggetti svantaggiati in generale risiedono per la maggior parte nelle varie zone della provincia di Belluno; in particolare il 55% in Agordino, il 15% nel Feltrino e altrettanto nel Bellunese. Innesti anche dal Trevigiano, sempre attorno al 15%. Tra loro il maggior disagio investe ancora una volta l’ambito psichiatrico (45%), seguito in ordine di grandezza da disabilità fisiche (30%), dipendenze da alcool e droghe (15%) e disagio sociale (10%).Continua dunque la corsa nel Bellunese nel recupero dei soggetti svantaggiati. In provincia di Belluno il settore del sociale è altamente significativo soprattutto per la comunità, dove la Cooperativa La Via offre una valida alternativa all’assistenzialismo, garantendo loro attenzione e progetti personalizzati. «È infatti da 18 anni che si opera nel settore del sociale e nel corso del tempo» la coop è riuscita «ad allargare i propri orizzonti, con l’obiettivo di inserire nel mondo del lavoro tutti coloro che necessitano di un aiuto» si spiega. «Opportunità di lavoro che risultano migliorare la vita delle persone meno fortunate e che hanno bisogno di un aiuto esterno alla famiglia».Secondo La Via è infatti afondamentale consolidare le collaborazioni con gli enti pubblici e le amministrazioni locali affinchè le cooperative di tipo B, e in generale le imprese sociali non assistite, acquisiscano un rapporto di partnership con l’ente pubblico nella promozione della salute. Senza trascurare lo sviluppo delle competenze economico-organizzative delle imprese sociali del Bellunese, la valorizzazione delle risorse umane con disagi e la competitività sul mercato per performance lavorative sempre migliori».Coop La Via - Tel. +39 0437 62099 - [email protected]

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BELLUNO SANITA'Corriere Alpi 28 settembre

Bond: è grazie alla “specificità” che le Ulss bellunesi hanno ricevuto di più

La Quinta commissione regionale licenzia il riparto della sanità 2012 confermando il piano della giunta veneta. Alla Usl di Belluno saranno quindi assegnati 240.063.352 euro, praticamente cinque milioni in più rispetto al 2011, mentre a Feltre 148.618.670 euro (oltre 3 milioni in più). Per Bond «la “specificità” in campo sanitario ha fruttato al Bellunese circa 18 milioni di euro», e parla apertamente di una «vittoria. Alla faccia delle Cassandre e nonostante i tempi di crisi la Regione ha capito che la sanità in montagna costa più che altrove». L’Usl 1 di Belluno porta a casa quest’anno 5.298.352 euro in più rispetto al 2011, mentre l’Uls 2 di Feltre 3.451.670 euro in più. Confermate anche le quote pro capite rispetto a quanto deciso dalla giunta che parlano di circa 50 euro in più rispetto allo scorso anno: per l’Usl 1 nel 2011 la quota era di 1.825 euro, quest’anno sarà di 1.872; per l’Usl 2 nel 2011 era di 1.708 euro, quest’anno di 1.753. «Parliamo di un incremento che va dal 2,26 per cento per l’Usl 1 al 2,38 per l’Usl 2», sottolinea Bond che aggiunge: «In particolare, il fattore “specificità” porterà nelle casse dell’Usl n.1, 15.533.038 euro, mentre in quelle dell’Usl 2 2.372.170. È un dato che va sottolineato», rimarca Bond. «Se infatti avessimo applicato il criterio dei 600 metri di altitudine introdotto nella scorsa legislatura, ci saremmo dovuti accontentare di poco più di 300mila euro a riprova del fatto che ci troviamo di fronte a un meccanismo che non funziona per il Bellunese come ho più volte denunciato». «Per le Usl della nostra provincia è un dato importante che ci mette al riparo da qualsiasi strumentalizzazione. Venezia sta operando bene e il nuovo piano socio-sanitario è uno strumento valido che consente di rispondere alle esigenze dei singoli territori», chiude Bond. «C’è un segno di miglioramento rispetto agli altri anni, un’inversione di tendenza, visto che per anni il nostro incremento è stato molto al di sotto di quello delle altre Usl», precisa Sergio Reolon consigliere regionale del Pd, partito che ieri ha votato contro comunque al riparto.«Perché non si può fare un riparto ad ottobre, dopo aver costretto i direttori generali a comprimere le spese. Inoltre non si tiene conto della medicina territoriale, ma solo di quella ospedaliera». Ma per Guido Trento, referente dei comitati ospedalieri provinciali le cose non sono così entusiastiche: «Il problema è che nel 2010 e nel 2011 Belluno e Feltre hanno perso rispettivamente 8,2 milioni per anno, e Feltrel 4.9 milioni. Belluno e Feltre sono rimaste bloccate, quindi, mentre le altre aziende sanitarie complessivamente hanno aumentato del 3.5%. Quindi, anche se ora ci danno qualche milione in più resta ugualmente impossibile recuperare quei milioni persi».

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PADOVA ANZIANIMattino 23 settembre

48 posti subito e 72 a seguire nel nuovo centro servizi di Piazzola

Una struttura all’avanguardia in grado di rispondere alla sempre crescente domanda di servizi residenziali per gli anziani. Il Centro servizi Camerini, inaugurato venerdì scorso da un parterre di autorità, è il frutto della condivisione di scelte tra l’Ipab di Cittadella, le amministrazioni pubbliche e l’Usl. In grado di ospitare 48 anziani, di cui 24 non autosufficienti, il Centro sorge in via Ventimiglia nel nuovo quartiere residenziale dell’Ostiglia, appena fuori dal nucleo storico ma ben collegato da un percorso ciclo-pedonale. Si sviluppa su tre piani e comprende una moderna “piastra dei servizi” con lavanderia, cucina e ambulatori. Si tratta del primo stralcio dei lavori, mentre con il secondo, che è già in fase di ultimazione, verranno ricavati altri 72 posti letto, per un totale di 120 e 5 nuclei funzionali. Non solo. Verrà aperto anche un centro diurno per 15 anziani non autosufficienti. «È un importante e attrezzato centro servizi» ha esordito il presidente del Centro residenziale per anziani di Cittadella Ornella Pettenuzzo «in grado di dare un’ampia risposta sociale al territorio dell’Alta padovana. Il risultato di un percorso iniziato nel 2000 e condiviso da tutti. Abbiamo scelto di farlo a Piazzola per diversificare i servizi che vengono erogati nei tre centri: Cittadella, Campo San Martino e Piazzola». La condivisione di intenti è stata manifestata in tutti gli interventi, dai sindaci Renato Marcon e Giuseppe Pan, come pure dal deputato Massimo Bitonci e dal direttore generale dell’Usl 15 Franceco Benazzi. Il Centro è stato titolato ai Camerini, in omaggio alla nobile famiglia che ha segnato le sorti della città. A battezzare la struttura c’era anche la duchessa Diana Lorena Camerini, nipote di Paolo Camerini (1868-1937), fautore della grande trasformazione del paese. Verso di lui è ancora forte il sentimento di riconoscenza della comunità, testimoniato dal calore con cui i piazzolesi si apprestavano a stringere le mani alla duchessa. «Sono felice dell’affetto della gente» ha ammesso la duchessa, 55 anni, già presidente dell’associazioni regionale Ville venete «Spesso vengono a trovarmi persone nella residenza di Montruglio. Io non sono nata qui però sono molto legata a Piazzola e mi sento onorata che questa bella struttura sia stata dedicata alla nostra famiglia: Silvestro, Luigi e Paolo avevano in comune la virtù di mettere in pratica la beneficenza».

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PADOVA ANZIANIMattino 23 settembre

Ferro di Oic spiega che Civitas Vitae è “una infrastruttura di coesione sociale”

DI ANGELO FERRO Giunto ormai alla quinta edizione, il nostro concorso letterario, superato l'abbrivio, si avvia a diventare un appuntamento di tradizione. L'allargamento dei partners editoriali - dall'iniziale Corriere del Veneto alle testate Finegil, Athesis ed a Il Gazzettino - è certamente un positivo segno del sempre più ampio coinvolgimento della società veneta, conseguito grazie alla grande sensibilità dei direttori Russello, Ramenghi, Papetti, Gervasutti e Cattaneo e dei loro Editori. Un vero lavoro di squadra che ha visto nella Presidente di Giuria Antonia Arslan un infaticabile motore di iniziativa e promozione, insieme a Cleup Editrice, Grafica Veneta e Dante Alighieri nelle varie fasi operative. Un ampliamento dei partners che mi pare felicemente coerente con il tema di quest'anno: racconti che parlano di "famiglie allargate", un concetto oggi consueto che qui però ci è piaciuto declinare secondo una diversa ma antica prospettiva, che affonda le radici nella tradizione veneta della famiglia, dove spesso si trovavano a convivere sotto il medesimo tetto diverse generazioni, dai neonati fino ai nonni e perfino ai bisnonni. Famiglie che erano dei veri e propri "incubatori" di società e rapporti sociali; famiglie come "contesti" in cui l'intreccio intergenerazionale e la solidarietà hanno permesso la nascita ed il cementarsi di valori e relazioni solide, basate su scambi reali, rifuggendo le deliranti logiche di quella virtualizzazione anche economica che ci ha fatto precipitare in questa durissima crisi. Ritrovare unità e coesione rappresenta quindi la chiave di questi nostri giorni, ripartendo proprio dal nucleo familiare, prima cellula di civiltà. Una coesione la cui preziosità risulta pienamente compresa solo nel momento in cui viene meno, quando cioè una logica basata su separatezze e specializzazioni (dei mestieri, del numero, della performance, degli ambiti, dei protocolli ecc ecc…) ha spazzato via anni di tessuto sociale intrinsecamente relazionale, sul quale era stato costruito, da tutti, un territorio florido, sano ed accogliente. Urge un cambiamento radicale, fondato su coesione sociale, sussidiarietà, intergenerazionalità, ossia sul recupero della capacità collettiva di raggiungere obiettivi comuni, riportando nella prassi quotidiana quelle antiche abitudini di cooperazione e collaborazione oggi paradossalmente matrici di molti successi di intraprese innovative (basti pensare al valore della conoscenza collettiva sviluppato da un'iniziativa quale wikipedia) mentre sostanzialmente purtroppo disattese, annegate in egoismi e particolarismi sterili. Un ritorno ai "fondamentali" che non intende restare a crogiolarsi nel rimpianto del mondo passato ma che invece significa avere fiducia e visione del futuro, operando lungo una prospettiva che è nelle nostre mani, specie quando l'impegno dell'Io riesce a farsi Noi. In questa logica è cruciale il ruolo dei longevi come risorsa, in quanto portatori di esperienze (hanno superato una guerra mondiale!) e di saperi da trasmettere alle sempre più rassegnate giovani generazioni convinte che la realtà non si possa modificare e riprogettare: i longevi sono qui a dimostrare che le difficoltà si possono, si debbano superare; che il mondo si può, si deve cambiare. E magari anche rapidamente, soprattutto se tutti partecipano, nelle differenze

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di ruoli e responsabilità, da protagonisti per il Bene Comune. Non è una ripartenza facile, ma è in questa direzione che da anni la Fondazione OIC insieme alla schiera di crescenti sostenitori si è fatta parte attiva, costruendo un percorso che inizia con la storica esperienza di assistenza alle persone longeve per arrivare ad occuparsi di tutte le persone in situazione di fragilità, sia dovuta ad accadimenti esterni (il mondo della disabilità) sia connessa alla fase iniziale della vita (la prima infanzia). In questa logica, con inesorabile concretezza, la Fondazione OIC ha voluto realizzare nel tempo una vera e propria palestra, un laboratorio sociale da mettere a disposizione del territorio veneto, un contesto per esercitarsi ed allenarsi, a partire dalle più giovani generazioni, a vivere e crescere in armonia di inclusione, sussidiarietà e solidarietà. Ecco la narrazione del Civitas Vitae (brevemente illustrata nelle pagine finali di questo libro), vera e propria "infrastruttura di coesione sociale" aperta e vitale perché generata da quell'agire donativo che, unendo, riesce sempre a ridare slancio ed energia per progredire.

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PADOVA ANZIANIGazzettino 24 settembre

Angelo Ferro spiega come Oic vuole creare un ponte tra anziani e bambini

«La cultura della longevità deve essere vista come una risorsa per la nostra società». Ed è attorno ad un mondo di persone che hanno fatto dell’esperienza il loro bagaglio più importante che la Fondazione Opera Immacolata Concezione ha costruito un percorso che ha come fine quello di creare un ponte virtuale tra le diverse età. Anziani appunto come risorse per un mondo giovane e in crescita. "A casa coi nonni" è il tema del concorso, che si è concluso ieri con le premiazioni dei partecipanti, dal quale è nato un libro distribuito ieri con il nostro quotidiano, nel quale vengono raccontate a più voci e da diverse angolazioni, storie di nonni. Come ha spiegato il professor Angelo Ferro, presidente e motore instancabile della Fondazione Opera Immacolata Concezione, la raccolta di queste storie mostra una sensibilità diffusa, un patrimonio di valori su cui riprogettare, mettendo insieme la freschezza delle energie giovanili con l’esperienza dei longevi per affrontare con fiducia le vicende della vita e del mondo. Giovani e anziani che insieme dimostrano quanto l’esperienza di vita e lavorativa, ma anche affettiva, se ben canalizzata, sia il bagaglio più importante da regalare ad una vita in crescita. Ed è la strada scelta dall’Oic: anziani attivi, inseriti in una comunità, come guide per i giovani.

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PADOVA DISABILI Gazzettino 29 settembre

Nella Ulss 15 un nuovo centro diurno per disabili motori. E si pensa al “dopo di noi”

CAMPOSAMPIERO Viene inaugurato oggi il nuovo centro diurno per disabili motori. La struttura è stata realizzata dall'Ulss 15 con la partecipazione della cooperativa Nuova Vita che si è fatta carico della realizzazione dell'opera, della Banca Padovana che ha dato un finanziamento etico alla cooperativa di 800.000 euro, e della Regione con un contributo di 500.000 euro. Il centro è dedicato a giovani con disabilità di tipo motorio determinata da traumi da incidenti o da patologie acute invalidanti. Lo scopo finale è di restituirli alla famiglia e alla società con autonomie personali che consentano loro una integrazione sociale e familiare dignitosa. Saranno trenta gli ospiti, per lo più giovani, che potranno trovare assistenza fisica e motoria, ma anche psicologica: gli operatori del centro infatti hanno il compito di prenderli in carico per elaborare il trauma e per valorizzare le abilità motorie e cognitive residue. «Nel corso degli ultimi anni è cresciuta la domanda di un servizio che coniugasse la riabilitazione ospedaliera con il rientro nella quotidianità e pertanto si è ritenuto necessario realizzare una nuova struttura capace di aumentare la capienza da 20 a 30 posti - ha detto il direttore generale dell'Ulss 15 Francesco Benazzi - Questo progetto, inserito nel piano di zona, è un esempio di partnership virtuosa tra pubblico e privato orientato ad offrire un servizio sempre più adeguato ai cittadini». Complessivamente all'interno dell'Ulss 15 sono 340 le persone in assistenza diurna e che possono contare su una famiglia di appoggio. «A questi vanno aggiunti i 40 giovani che saranno ospitati nel nuovo centro - aggiunge Amedeo Mattesco della Cooperativa Nuova Vita - Un fenomeno nuovo che stiamo seguendo perchè riguarda la cosiddetta "disabilità acquisita" e che sta aumentando in modo esponenziale (incidenti, traumi, patologie invalidanti). Una riflessione va fatta anche per una nuova categoria di disabilità, nel momento in cui verranno a mancare i legami familiari e dobbiamo pensare ad un progetto "Dopo di noi". Significa pensare a una residenzialità specifica, "domotica", dove i giovani con disabilità motoria possano mantenere la loro vita indipendente e comunque essere integrati nella comunità. Queste persone sono accolte in appartamenti protetti o in comunità alloggio: nell'alta Padovana saranno a breve disponibili 40 posti, rispetto ai 30 a disposizione».

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PADOVA SOCIALEGazzettino 25 settembre

Apre a Padova una casa rifugio per donne vittime di violenza

L'indirizzo viene mantenuto rigorosamente segreto, per motivi di sicurezza. Della prima casa padovana "di fuga" per le donne vittime di violenza, di proprietà del Comune e che aprirà i battenti ai primi di ottobre, è dato sapere solo che si tratta di un appartamento in città. L'abitazione, che potrà ospitare circa cinque donne in situazione di pericolo e bisognose di protezione, con o senza figli, è già stata arredata grazie ai 15 mila euro messi a disposizione dalla Regione. L'amministrazione comunale ha destinato invece 44 mila euro per i primi otto mesi di entrata in funzione della casa, che verrà gestita dal Comune attraverso Centro Veneto Donna e la cooperativa "Sestante". «Come Settore Pari Opportunità-Gabinetto del sindaco, da tempo portiamo avanti questo progetto», spiega il consigliere comunale del Pd Milvia Boselli, che annuncia l'entrata in funzione, già da alcuni mesi, anche di un'altra dimora, pure questa in città e con indirizzo segreto, cosiddetta "di sgancio", o seconda accoglienza, ovvero dedicata a donne vittima di violenza che hanno già compiuto un percorso e occuperanno l'appartamento per pochi mesi prima di ricostruirsi una vita. «Questo secondo appartamento, gestito da Croce Rossa, è stato acquistato lo scorso anno dal Comune con 210.000 euro di fondi della Regione e 190.000 della Fondazione Cassa di Risparmio, e arredato grazie ad Ikea - prosegue Boselli-. Si tratta delle prime case di proprietà del Comune rivolte esclusivamente a vittime di violenza. Prima di queste due nuove realtà c'erano in città altri punti d'accoglienza gestiti da enti no profit, ma dedicati a donne in difficoltà in generale e non specificamente alle vittime di violenza». La responsabile del Centro Antiviolenza di Padova che opera in convenzione con Comune e Ulss 16, Patrizia Zantedeschi, rivela che l'emersione del fenomeno della violenza sulle donne in città è in crescita. «Ogni anno rileviamo un aumento di richieste di aiuto del 20% - spiega la psicologa - con oltre 300 casi all'anno. Il 60% delle persone che ci contatta sono italiane, mentre il 40% straniere, spesso provenienti dal Marocco e dalla Romania. La maggior parte hanno tra 30 e 50 anni, con figli minori, e le violenze avvengono entro relazioni intime, spesso legate a una coppia stabile». Zantedeschi puntualizza che "il fenomeno è gravissimo", e che molte donne arrivano «terrorizzate e con lesioni fisiche anche gravissime». Oltre alle percosse, si riscontrano altre forme di violenza, come quelle psicologica ed "economica". «Si tratta ad esempio di atti di svalutazione della persona, anche davanti ai figli, di impedimento nel compiere scelte, come lavorare, o imparare l'italiano nel caso di alcuni stranieri. Oppure - conclude - di donne costrette a indebitarsi a favore dei compagni. Le straniere spesso fanno più fatica a trovare una via d'uscita, perché non hanno una rete familiare o amicale sviluppata attorno».

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PADOVA SOCIALEGazzettino 26 settembre

Ulss 16 in campo contro lo stigma per i sofferenti psichici

Il pregiudizio nei confronti della malattia mentale costituisce un grosso ostacolo nei percorsi terapeutici, riabilitativi e di risocializzazione. Lo stigma, sostanziato anche di schematismi mentali, semplificazioni e luoghi comuni negativi, favorisce l'insorgenza e l'aggravamento del disagio. Per contrastare i preconcetti, sostenere modelli di assistenza integrati, valorizzare le persone e quel che sanno fare in termini di creatività, Azienda ospedaliera e Ulss con i rispettivi reparti psichiatrici promuovono "Diversamente 2012", insieme agli assessorati alle politiche sociali e giovanili del Comune, a cooperative e associazioni. La manifestazione, dedicata alla memoria di Fortunato Rao con il contributo dell'omonimo Comitato e della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, prevede questa mattina (alle 9) per le scuole e sera (alle 21) per la cittadinanza la proiezione al cinema Fronte del Porto della Guizza della pellicola "Roba da matti", alla presenza del regista (ingresso libero). Venerdì alla Fornace Carotta (alle 17) tavola rotonda su "Paura e musica", quindi alle 20 rappresentazione teatrale "Il gobbo di Notre Dame" a cura dei centro sociale Ai Colli; sabato sera (alle 21) al bastione Alicorno spettacolo "Non si spolverano le farfalle" con la compagnia 180 Firenze (ingresso libero). Tutto questo precederà la festa vera e propria: "Diversamente" si terrà domenica a partire dalle 15 in Piazza delle Erbe. La Giornata padovana della Salute mentale prevede eventi e spettacoli aperti a tutti con stand e musica, "per contribuire a costruire - evidenzia il dottor Giancarlo Cuccato - un'adeguata percezione sociale delle persone affette da patologia psichica e sottolineare che le malattie mentali possono essere curate. Allo stesso tempo vogliamo creare una cultura dell'accettazione e della valorizzazione di chi è psichicamente sofferente. La costruzione di reti sociali e il lavoro di prevenzione e di assistenza psichiatrica impostato secondo il modello di reti integrate tra familiari, medici di base, enti pubblici e privati, è elemento basilare per una buona qualità della vita".

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PADOVA SOCIALEMattino 28 settembre

L'impegno della Ulss 17 contro le patologie da gioco d'azzardo

Otto cittadini su dieci hanno giocato almeno una volta. Tre ogni cento sono dipendenti dal gioco d’azzardo. Nella Bassa Padovana questa percentuale si traduce in 3.000 persone che hanno il gioco al centro del loro mondo e dei loro interessi. Se ne parla oggi a Este, dove l’Uoc Interdistrettuale Dipendenze dell’Usl 17 ha organizzato un convegno per operatori dedicato al fenomeno. I numeri. I dati nazionali possono essere applicati anche al locale. In Italia circa l’80% della popolazione adulta gioca o ha giocato a un gioco d’azzardo (nella categoria rientrano anche lotterie, scommesse e gratta&vinci) e circa 800 mila persone presentano un grado di dipendenza tale da poter parlare a tutti gli effetti di gioco d’azzardo patologico, con un’incidenza compresa tra l’1 e il 3% a seconda delle fasce socio-demografiche. Calcolando i 150 mila residenti adulti della Bassa Padovana, si parla dunque di 120 mila giocatori occasionali e almeno 3 mila malati di gioco. Il giocatore patologico è prevalentemente maschio di età compresa fra i 20 e i 60 anni (ma cresce il numero degli adolescenti), con la prima giocata effettuata già a 10-12 anni. Il giocatore medio appartiene soprattutto ai ceti bassi: giocano il 47% degli indigenti, il 56% di chi ha redditi medio-bassi e il 66% dei disoccupati. Giocano nella speranza di cambiare vita, ignorando che esiste una possibilità su 622.614.630 di vincere al Superenalotto. In media ogni padovano gioca 709 euro l’anno: poco meno del 2,5% del Pil provinciale. L’azione dell’Usl. Dal 2000 l’Usl 17 ha attivato due sedi (a Este e a Monselice) per combattere il fenomeno. Lo scorso anno è divenuto operativo il progetto per un Ambulatorio per la prevenzione, la diagnosi e la cura del Gioco d’azzardo patologico (Gap), che si avvale di un’équipe multidisciplinare formata da medico, psichiatra, educatori professionali, psicologo, assistente sociale e infermiere. Sono una cinquantina i pazienti in cura, anche se il numero è limitato dalla difficoltà del paziente di riconoscere il problema e di chiedere aiuto. Ai pazienti vengono offerte diverse strategie di presa in carico (psicoterapie individuali, terapie di gruppo per i giocatori e per i familiari, incontri psicoeducazionali che coinvolgano sia il paziente che il familiare). Si parte con quattro incontri di studio e si passa quindi al trattamento individuale, qualora non si richieda di partecipare a quello di gruppo, che si svolge in 10-12 sedute della durata di 90 minuti, con un massimo di 12 partecipanti per seduta. Le due figure di riferimento per l’Usl 17 sono il dottor Giancarlo Zecchinato e la dottoressa Arianna Camporese, rispettivamente direttore dell’Uoc e responsabile dell’ambulatorio Gap: «Chi termina il percorso terapeutico» affermano i medici «presenta un tasso ridotto di ricadute, circa il 6%, ben inferiore rispetto a chi lo interrompe precocemente (circa il 60%), a conferma di quanto sia difficile uscire da soli dalla dipendenza dal gioco e quindi di quanto sia importante farsi aiutare da un team di specialisti»

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PADOVA SOCIALEGazzettino 29 settembre

Nuovo bando Fondazione Cariparo: 3 milioni per disabilità, minori, anziani in provincia di Padova e Rovigo

Al via la seconda edizione del “Progetto Sociale”, bando promosso dalla Fondazione Cariparo con uno stanziamento di 3 milioni di euro per interventi concernenti i temi della socializzazione, dell’integrazione e della disabilità. Socializzazione: l’obiettivo è realizzare o recuperare strutture adibite a luogo di aggregazione, socializzazione e ricreazione per minori ed anziani. I progetti dovranno riguardare la realizzazione di opere edili o l’acquisto di beni. Integrazione: l’intento è quello di favorire la coesione sociale attraverso il sostegno di progetti che migliorino i servizi di assistenza, accoglienza e inserimento lavorativo di persone in condizioni di disagio o a rischio emarginazione. Saranno ammesse iniziative che prevedono la realizzazione di opere edili, l’acquisto di beni o il miglioramento dei servizi. Disabilità: lo scopo è sostenere progetti volti al miglioramento dei servizi di assistenza, accoglienza ed inserimento socio-lavorativo di persone affette da disabilità fisica, psichica o sensoriale. I progetti dovranno consistere nella realizzazione di opere edili, nell’acquisto di beni o prevedere il miglioramento dei servizi. La partecipazione è riservata ad enti e istituzioni non profit, compresi enti religiosi, associazioni e fondazioni, che siano proprietari o gestiscano senza finalità di lucro strutture o servizi le cui attività ricadano nell’oggetto del bando. L’assegnazione dei contributi e la relativa quantificazione avverranno a insindacabile giudizio della Fondazione, sulla base di un’analisi comparativa delle richieste pervenute. Le iscrizioni dovranno avvenire a partire da lunedì sul sito www.fondazionecariparo.it dove è reperibile la documentazione che dovrà essere inviata in Fondazione entro il 15 gennaio 2013. «I bisogni in ambito sociale - commenta Antonio Finotti, presidente della Fondazione - sono da alcuni anni in costante aumento: un fenomeno che colpisce soprattutto giovani, anziani, disabili e persone emarginate, alle prese molto spesso con situazioni di disagio. Con l’avvio di questa iniziativa il nostro ente conferma l’attenzione riservata a queste problematiche, proseguendo e rafforzando una programmazione di interventi volta a sostenere le necessità dei soggetti più deboli».

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PADOVA SANITA'Gazzettino 23 settembre

Dipendenti fanno causa a Ulss 16 che ha tolto loro il part time

Venticinque tra infermieri e operatori socio-sanitari trascinano il dg Cestrone in Tribunale. Sostenuti dalla Cisl Funzione Pubblica, hanno deciso di impugnare il provvedimento adottato da Azienda ospedaliera e Ulss 16, enti più convinti che mai nel procedere alla "revisione" dei part-time. Secondo la direzione un significativo numero di lavoratori (quasi tutte donne) non avrebbe più i requisiti per godere del "tempo corto". Loro la pensano diversamente, e si ribellano. «Riteniamo la decisione di trasformazione unilaterale del rapporto di lavoro da tempo parziale a tempo pieno illegittima sul piano giuridico e assolutamente inopportuna - commenta Fabio Turato della Cisl - sul piano organizzativo e motivazionale. Il giudice ha già fissato la data della prima udienza. È probabile che siano in arrivo altri ricorsi in quanto numerose dipendenti stanno ricevendo in questi giorni la lettera con cui i vertici dei due enti le convoca in amministrazione per la sottoscrizione del nuovo contratto di lavoro. Finora soltanto le lavoratrici che hanno dimostrato di avere i requisiti richiesti per poter usufruire del part time sono riuscite a sventare la minaccia. Ma il loro contratto scadrà inevitabilmente il 31 dicembre 2015, quando verranno sottoposte ad un'ulteriore verifica». Il malumore, serpeggiante prima dell'estate, si è dunque andato concretizzando in una chiara presa di posizione. Subdorandolo, Cestrone aveva risposto mettendo a bando sessanta posti part-time tra Azienda ospedaliera e Ulss 16, dedicati a quanti, con clausole precise, dimostrano la vera necessità di conciliare i tempi di cura dei figli, di congiunti anziani, o resi fragili da propri problemi di salute. I bandi (in scadenza rispettivamente il 16 e il 22 ottobre) riguardano l'assegnazione di 35 posti in Azienda e 25 in Ulss tra infermieri, amministrativi, assistenti sanitari, operatori tecnici, educatori professionali, logopedisti, fisioterapisti e tecnici di laboratorio. «È evidente - attacca Turato - che i sessanta posti a tempo parziale in due aziende che contano circa ottomila dipendenti di cui oltre il 75 % donne, rappresentano un'inezia, un numero assolutamente insufficiente a soddisfare le aspettative di tante madri. Un numero che non si giustifica visti i numerosi rientri volontari a tempo pieno».

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PADOVA SANITA'Gazzettino 23 settembre

Ecco i requisiti chiesti dalla Ulss 16 per mantenere il part time

Lottare contro il cancro o un'altra grave malattia, avere una disabilità riconosciuta dalla legge, dover assistere un familiare colpito da tumore o serio handicap, non autosufficiente o sofferente di sindromi psichiatriche, vivere con figli sotto i 13 anni: questi i requisiti richiesti da Azienda ospedaliera e Ulss 16, riconosciuti come "situazioni meritevoli di tutela" che consentono agli attuali lavoratori a part-time (tra i due enti, mille operatori del comparto tra infermieri, amministrativi, tecnici, programmatori, operatori socio-sanitari) di mantenere intatto il contratto «small». Ovvero la possibilità di lavorare 18, 24 o 30 ore settimanali anzichè le 36 standard. A tutti è stato chiesto di compilare e firmare una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, praticamente un'autocertificazione con valore legale nella quale ciascuno è chiamato a sottoscrivere se rientra in una delle succitate tipologie, altrimenti la prerogativa decade. Nelle intenzioni di Cestrone, solo la ciclicità del part-time consente di agevolare chi ha veramente necessità di conciliare lavoro e famiglia.

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PADOVA SANITA'Gazzettino 28 e 29 settembre

Controlli su rischio tubercolosi al centro anziani di Vigodarzere

É scattata la psicosi da epidemia. Un ospite del centro diurno per anziani "Casetta Michelino" ha contratto la tubercolosi. L’altro giorno è stata passata al setaccio tutta la struttura di via Pontevigodarzere dall’Ufficio igiene dell’Ulss 16. Oggi gli esperti presenteranno una dettagliata relazione alla Direzione sanitaria. In molti, tra ospiti e dipendenti della cooperativa che presta servizio nel centro, hanno paura di essere stati contaminati dalla Tbc. Non è escluso che nei prossimi giorni vengano sottoposti a profilassi.

Quaranta anziani frequentanti il centro diurno Casetta Michelino e venti operatori sono stati sottoposti ad accuratissima indagine epidemiologica: in 25 di loro, soprattutto ospiti avanti con l'età, ma anche personale sanitario, il test "Quantiferon" (utilizzato per la rilevazione sia di malattia tubercolare sia di infezione tubercolare latente) ha dato esito positivo. Ovvero è stato rilevato che l'organismo di venticinque soggetti è entrato in contatto, nell'arco della loro vita, con il batterio della tubercolosi (il Mycobacterium tuberculosis, chiamato anche Bacillo di Koch). Quando ciò sia avvenuto, per il momento è difficile dirlo con certezza. L'Ufficio igiene dell'Ulss 16, che ha adottato lo stringente protocollo del caso, sta procedendo in queste ore ad ulteriori accertamenti. Finora in nessuno è stata intercettata la malattia allo stato attivo ma le analisi potranno dirsi concluse solo martedì. Alla luce del quadro complessivo e definitivo si deciderà se e chi inserire in profilassi, una terapia farmacologica da somministrare sotto ferreo controllo medico. L'uomo risultato malato, un settantunenne debilitato da patologie pregresse, sie respiratorie che ortopediche, è già in cura al Centro di Malattie infettive e tropicali dell'Azienda ospedaliera universitaria, e non frequenta più la struttura di ritrovo per anziani. Intanto Casetta Michelino a Vigodarzere, gestita da Progetto Senes, continua la sua attività di sempre portata avanti all'interno di un'ampia e luminosa palazzina precedentemente adibita a scuola e a uffici comunali. Gli ospiti sono tutti anziani (con compromissione a vario livello dell'autosufficienza) che la notte dormono a casa propria ma di giorno possono incontrarsi e socializzare in questo Centro. La struttura si sviluppa su due piani, composta da sala polifunzionale, ambulatorio infermieristico, laboratorio artistico, sala da riposo, palestra, servizi per disabili e bagno assistito, sala da pranzo, cappella, giardino con gazebo, percorso alzheimer, orto per imparare a coltivare e gestire la terra. Casetta Michelino (intitolata a due amici scomparsi, Paolo Agostini e Michele Reato, i cui soprannomi erano appunto Casetta e Michelino), eroga prestazioni ad elevati contenuti socio-assistenziali, sanitari e riabilitativi. «La situazione è completamente sotto controllo - conferma Francesco Costantin, direttore dei servizi sociali dell'Ulss 16 - stiamo agendo nel pieno rispetto delle linee-guida, adottando un atteggiamento attento e prudenziale. Al momento non si sono verificati contagi ma i controlli continuano».

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PADOVA SANITA'Mattino 29 settembre

La Ulss 15 è una di quelle che ricevono meno dalla Regione

Le unità sanitarie virtuose, dal 2013, avranno la possibilità di fare più investimenti. Lo ha deciso all'unanimità la quinta commissione consiliare presieduta da Leonardo Padrin, che giovedì ha dato il via libera al fondo sanitario 2012. In base alla manovra, «le aziende ospedaliere più spendaccione dovranno pagare di più», ha annunciato ieri Padrin nel corso dell'inaugurazione del nuovo distretto socio-sanitario di Cittadella. Relativamente al riparto del fondo sanitario 2012, il presidente della Conferenza dei sindaci dell'Usl 15 Alta Padovana, Lorenzo Zanon, ha affermato: «Da parte della Regione c'è stata un'attenzione nei trasferimenti, ciò nonostante restiamo sempre gli ultimi». In effetti, la Regione ha innalzato da 1.457 a 1.500 euro pro capite (per i 256.697 abitanti censiti) il riparto annuale all’Usl 15, con un incremento totale dei fondi sanitari di 13 milioni 822.500 euro: l’unità sanitaria dell’Alta Padovana avrà dunque a disposizione un budget di 385 milioni e 45.500 euro. Meno di quella di Asolo (388 milioni 971.200 euro per 253.095 abitanti), che ha quasi la stessa “taglia”. Ecco perché Zanon, dopo un altro anno da fondo classifica, è pessimista: «Quello che ci riserva il futuro nell'ambito del sociale ci preoccupa enormemente». La proposta del piano triennale di Padrin, a questo punto, è l’unica prospettiva per uscire dall’impasse: «Non possiamo più continuare ad assegnare i fondi alle Usl a fine esercizio, sapendo che si tratta di un riparto pressoché virtuale, che non corrisponde alle effettive spese delle aziende sanitarie. Ho proposto di prendere i costi reali del 2011, l'unico dato reale che abbiamo, e su questo fare il riparto per il 2013, 2014 e 2015. Al 31 dicembre, quindi, consegneremo ai direttori generali le nuove schede e il riparto triennale», annuncia il presidente della quinta commissione regionale. «La manovra permetterà ai direttori generali delle unità sanitarie venete una maggiore capacità di investimento: se spendono meno, avranno più soldi da investire, se spendono di più dovranno progressivamente rientrare. Grazie a questa proposta, che è stata approvata all'unanimità dalla quinta commissione sanità e sociale, in tre anni avremo la possibilità di avere 120 milioni di euro da investire, anziché solo 70».

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ROVIGO ANZIANIGazzettino 25 settembre

Contributo regionale agli ospiti senza impegnativa della Casa del Sorriso di Badia Polesine

BADIA POLESINE Altri 11 mila euro sono stati stanziati dalla Regione a favore delle persone non autosufficienti ospiti della Casa del Sorriso. «Con questa ultima tranche -spiega una nota della casa di riposo - la Regione, tramite l'Aulss 18, ha quindi coperto tutto l'anno 2011 e una quarantina di anziani non autosufficienti che non risultano titolari di impegnativa di residenzialità, riceveranno entro 30 giorni, le somme assegnate». Qual è il significato della nota della Casa del Sorriso? Occorre tornare all'inizio di quest’anno quando il consiglio di amministrazione approvò le nuove rette e furono aumentate solo quelle relative ai «Dozzinanti non autosufficienti a libero mercato in stanza da due o più letti». La decisione comportò per questi ultimi una maggiore spesa annua di circa 620 euro. Però i «dozzinanti» non sono persone abbienti che possono pagare rette a libero mercato ma sono costretti a farlo perchè non hanno ancora riconosciuta la cosiddetta «residenzialità». L'allora presidente della Casa del Sorriso Fabrizio Rossi ai familiari degli ospiti disse che «per i dozzinanti la Regione sicuramente riconoscerà un contributo spese nell'anno corrente, alleggerendo di fatto l'onere momentaneamente a carico di quelle famiglie». In giugno, poco prima della chiusura del suo mandato, Rossi con una nota annunciò che «la Regione, nel rispetto dei parametri di cui alla propria delibera del 29 dicembre 2011, ha riconosciuto un contributo straordinario per l'anno 2011 alle persone ospiti dei Centri di Servizio prive di impegnativa di residenzialità, presenti pertanto in regime di libero mercato. Per la casa di riposo badiese gli ospiti beneficiari sono ben 45, per un totale complessivo di 130.326,00 euro di contributo erogato. Il CdA esprime soddisfazione per questa importante determinazione regionale, la quale "compensa" largamente l'incidenza degli aumenti retta applicati per tale tipologia di utenza». Ora dal nuovo CdA arriva una nuova buona notizia.

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ROVIGO ANZIANIGazzettino 25 settembre

Ottobre è il mese dell'anziano in provincia di Rovigo

Tutto un mese dedicato all'anziano, all'invecchiamento attivo, alla sua alimentazione e assistenza. Ritorna, infatti, "Ottobre mese dell'anziano". Per il terzo anno consecutivo l'iniziativa, promossa e organizzata dall'assessorato provinciale alle Politiche Sociali e della Famiglia, ha messo insieme una serie di incontri e convegni in collaborazione con 44 comuni, le due Ulss, le associazioni di volontariato e sindacali, il Csv, la Conferenza dei sindaci e il patrocinio della Regione. Il primo ottobre è la giornata internazionale dell'anziano, istituita dall'Onu nel 1990 e l'evento, che si snoderà nel mese di ottobre nel territorio polesano, prende spunto proprio da questo. L'apertura degli eventi sarà lunedì 1 alla sala Europa di Taglio di Po, a partire dalle 9, con il convegno incentrato su "Persona anziana risorsa del nuovo welfare", nel corso del quale sarà presentato il manifesto per una "Unione europea per tutte le età entro il 2020". «Ottobre: mese dell'anziano - ha detto l'assessore Marinella Mantovani - rappresenta un momento di confronto con i cittadini, i servizi, le associazioni, le aziende socio-sanitarie e tutti gli attori sociali che gravitano attorno al pianeta anziani, per promuovere e definire una collaborazione ed un reale sostegno nella proposta e nella promozione delle politiche sociali rivolte agli anziani».

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ROVIGO ANZIANIResto del Carlino 30 settembre

Gli obbiettivi del “Mese dell'anziano”

L’APPUNTAMENTO che si terrà domani mattina a Taglio di Po, dal titolo ‘Invecchiamento attivo e solidarietà intergenerazionale – Il ruolo della persona anziana nel nuovo welfare’, è stato scelto dalla commissione europea per rappresentare la celebrazione del Senior force day in Italia. L’incontro, alle 8,30 in sala Europa, aprirà ‘Ottobre mese dell’anziano’ e sarà un momento rappresentativo a livello nazionale per celebrare la giornata internazionale dell’anziano. «È motivo di grande soddisfazione ed orgoglio vedere riconosciuto il lavoro che da 4 anni come assessore sto portando avanti sul tema degli anziani — afferma Marinella Mantovani, assessore provinciale ai servizi sociali—. Ed è una soddisfazione che voglio condividere oltre che con il personale degli uffici della Provincia, con tutte le associazioni e gli enti pubblici e privati che si sono messi in rete e stanno lavorando assieme su tutto il territorio provinciale». Il 2012 è stato dichiarato dall’Unione europea l’ ‘Anno europeo per l’invecchiamento attivo e la solidarietà fra le generazioni’. La persona anziana è ritenuta una risorsa insostituibile. L’OBIETTIVO è incrementare la consapevolezza attorno a questo tema, considerando che i cambiamenti demografici avranno significative conseguenze economiche, sociali e finanziarie. «Si rende urgente più che mai rivedere radicalmente il modo in cui funzionano le nostre società e — conclude la Mantovani — fare tutto il possibile per far si che tutti, giovani e meno giovani, possano contribuire attivamente nel mercato del lavoro e nelle loro comunità a vivere autonomamente il più a lungo possibile».

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ROVIGO ANZIANI Gazzettino 29 settembre

Regioni e Comuni a confronto sull'integrazione della retta in casa di riposo

Parte da Arquà Polesine la risposta al sempre più sentito problema delle rette delle case di riposo. L'intera mattinata di ieri ha visto il tavolo dell'Anciveneto riunito in un interessante confronto riservato agli enti locali ma anche agli operatori degli istituti. Il quesito che tutti i numerosi convenuti si sono posti è a chi spetta integrare le alte spese per le rette. Comuni, cittadini, famiglie interessate o Regione? L'assessore regionale Maria Luisa Coppola ha indicato nel tavolo di trattative Stato-Regione-Comuni la via principale da seguire, visto che a suo dire con le carte bollate non si va da nessuna parte. «Il bilancio della Regione presenta numeri drammaticamente cambiati. Non c'è più margine di manovra nè per destinare risorse al sociale nè per dare risposte concrete. Siamo comunque la regione capofila a livello nazionale per quello che riguarda il coordinamento del sistema sanitario. È arrivato il momento di riflettere per dare un forte segnale di solidarietà». «L'Iras è sotto di 300mila euro, come mi ha confidato il suo direttore - ha affermato Cristiano Pavarin responsabile delle politiche sociali della Federazione della Sinistra - La stragrande maggioranza delle case di riposo polesane ha dal 2000 regolamenti interni che non trovano alcun fondamento giuridico. Ci sono palesi irregolarità stanti le sentenze e le famiglie sono sempre più in difficoltà. Il problema esiste più che mai nella nostra provincia, non a caso questo dibattito viene svolto proprio in Polesine». Il vicepresidente della Provincia Guglielmo Brusco ha evidenziato l'importanza della legge 328 dell'ex ministro Livia Turco. «Compito degli amministratori è quello di applicare la legge. La 328 garantisce il diritto di essere assistiti. Da 12 anni esiste questa legge che però non è ancora stata applicata. Intanto le famiglie hanno continuato a pagare cifre illegittime. Non sono i Comuni che devono dare i soldi alle famiglie ma è la Regione che ha il compito di reperire le risorse finanziarie agli stessi Comuni per far fronte alle necessità di bisogno». Il direttore di distretto dell'Ulss 18 di Rovigo, Gianpaolo Pecere ha posto l'accento sul fatto che le leggi spesso e volentieri non sono accompagnate da indicazioni sul dove andare a reperire i finanziamenti. «Da 12 anni siamo in attesa del Dpcm - ha aggiunto il vicesindaco di Rovigo, Gianni Saccardin - In questo momento i regolamenti dei Comuni non rispondono alla legge. In più le persone che hanno le rette dal 2000 al 2012 possono rivalersi per avere indietro i soldi spesi. Già quattro cittadini sono venuti da me per comunicarmi che non pagheranno più. C'è un vuoto legislativo che potrà dare seguito a conteziosi che affosseranno i Comuni». Il presidente del consiglio comunale di Rovigo, Paolo Avezzù ha promesso che tutti gli atti del convegno di Arquà saranno raccolti in un documento e portati all'attenzione del direttivo dell'Anci Veneto, ma anche di quello nazionale e la 328 verrà messa in discussione in Parlamento. «L'incontro di Arquà è partito da un mio sollecito - ha concluso il presidente della Conferenza dei Sindaci dell'Ulss 18, Antonio Bombonato - La Regione non può nascondersi sostenendo di non avere soldi».

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TREVISO ANZIANIGazzettino 25 settembre

Bistacco (Opere Pie) chiede più attenzione ai Comuni

«I sindaci pensano troppo alle sagre e troppo poco alle case di riposo». Questa volta Albino Bistacco, presidente delle "Opere Pie" di Onigo, è davvero un fiume in piena. Nell'occhio del ciclone, per la solita questione dei finanziamenti a disposizione della Rsa, che accoglie 28 malati non autosufficienti, finiscono i primi cittadini che, a suo dire, non avrebbero abbastanza a cuore il destino della struttura. O meglio, non lo dimostrerebbero con i fatti. «Prima vengono a vedere la Rsa e si complimentano per l'organizzazione -dice Bistacco- Qualcuno mette anche per iscritto la propria opinione positiva. Poi, però, non si passa dalle parole alla sostanza». E in qualche caso i sindaci sono, secondo Bistacco, poco presenti anche "fisicamente". «Abbiamo fatto, ad esempio, una conferenza dei servizi per parlare proprio dell’istituto di Pederobba e per individuare chi abbia la responsabilità dei finanziamenti. C'erano Regione, Usl, Comune di Pederobba. Mancava però proprio il presidente della conferenza dei sindaci, Fiorenzo Berton. E oggi è arrivata una lettera con cui spiega che l'orario non era stato concordato con lui, ma aveva l'invito da due mesi. Con tutto il bene che gli voglio, devo dire che è necessario prendere in mano la situazione. Senza rinvii». Per Bistacco, l'assenza di Berton è solo l'esempio di un atteggiamento diffuso. «Capisco che i Comuni sono alle prese con il patto di stabilità, ma resta il fatto che pensano più alle sagre che a problemi seri come questo». E i dati testimoniano la difficoltà della situazione: «Un malato come i nostri costa 140 euro al giorno a spanne, 70 sono versati dalla Regione, 35 dai familiari. Gli altri 35, che moltiplicati per i 28 ospiti fanno 300mila euro l'anno, non possono che uscire dai Comuni. Lo scorso anno il direttore generale dell'Usl 8 Renato Mason è riuscito a far scucire 100mila euro; ne servono però 300. Per rimanere a galla cerchiamo di prendere fondi anche da altri servizi nell'ambito del bilancio, ma i familiari chiedono sempre di più ed è giusto offrire loro il meglio. Del resto la tipologia di ospiti ce lo ordina».

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TREVISO ANZIANITribuna 26 settembre

Grazie al fotovoltaico rette calmierate al Cesana Malanotti

Grazie al fotovoltaico rette calmierate al Cesana Malanotti. Merito della maxi produzione di energia elettrica dall’impianto sistemato sui tetti delle case di riposo delle vie Carbonera e Palmanova. Circa 140 megawatt di energia prodotta, con un risparmio di quasi 12 mila euro in un anno. «Oltre ai vantaggi per l’ambiente», fanno sapere al Cesana Malanotti, «l’impianto fotovoltaico ha portato consistenti risparmi a tutto vantaggio degli anziani. Infatti, è anche grazie a questa politica di contenimento dei costi che l’istituto ha deciso di bloccare il costo retta». L’impianto ha infatti superato le più rosee aspettative. Il bilancio tra settembre 2011 e fine agosto 2012 parla chiaro. La produzione è stata di 139.154 kw, con minori emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera pari a quasi 740 quintali. Grazie al conto energia, l’ICM in un anno ha incassato oltre 56 mila euro. Una parte è destinata al pagamento dell’impianto, previsto nell’arco di vent’anni, ma il resto è risparmio puro. «A conti fatti», aggiungono i tecnici dell’istituto, «i vantaggi apportati in un anno dall’impianto fotovoltaico corrispondono a minore costo della bolletta dell’energia elettrica pari a 11.697 euro». In questi anni, il Cesana Malanotti ha spinto molto sulla politica ambientale e di risparmio dell’energia. Casa Arcobaleno è stata presa a modello dalla Regione per l’efficienza energetica. La casa di riposo, oltre a produrre corrente elettrica, garantisce l’acqua calda con l’impianto solare. Mentre l’irrigazione e la fontana di Parco Malanotti sono alimentati dall’acqua piovana raccolta in una cisterna sotterranea.

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TREVISO ANZIANITribuna 26 settembre

Rischio di commissariamento per il Bon Bozzolla

FARRA DI SOLIGO Casa soggiorno Bon Bozzolla, corsa contro il tempo per evitare il commissariamento dell’ente. Il 30 settembre scade il termine ultimo per nominare il revisore dei conti, senza il quale l’amministrazione dell’Ipab passerebbe nelle mani della Regione, che nominerà un commissario. Il presidente Alvise Dozza ha convocato il Cda per l’ultimo giorno disponibile, venerdì, nella speranza che i consiglieri convergano su un unico nome da promuovere a revisore dei conti. Eventuali frizioni interne al Cda farebbero slittare la decisione fuori tempo massimo. Intanto emergono nuovi particolari sui cinque consiglieri dissidenti dell’Ipab. In estate, dopo aver lamentato difficoltà di rapporti con Alvise Dozza, i cinque avrebbero presentato a voce le dimissioni al sindaco di Farra, Giuseppe Nardi, rendendosi disponibili a farsi da parte se il primo cittadino avesse azzerato l’intero Cda. A queste condizioni, il sindaco Nardi ha respinto le loro dimissioni.

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TREVISO ANZIANITribuna 25 e 26 settembre

Anche Sel attacca Sernagiotto, che risponde

«Le attenzioni di Sernagiotto sul caso dell’Israa, dietro questioni giuridiche che paiono piuttosto pretestuose, sembrano evidentemente finalizzate a piazzare in quello che è comunque un posto di potere, la presidenza di un grande istituto come l’Israa, un suo fedelissimo». Luigi Amendola, consigliere provinciale di Sel, spara sull’assessore regionale. »È una logica da casta, la sua, o meglio da clan, seguita con costanza, vedasi da ultimo il caso Amidevi in Provincia e le minacce di Sernagiotto a difesa dei “suoi”». Rimbalzano anche in Provincia gli attacchi di Sernagiotto all’Israa e al suo presidente Fausto Favaro, in scadenza il 15 gennaio 2013: un esposto in procura sui regolamenti e delibere dell’Israa sulla richiesta di cauzione (anticipo spese) – perché secondo l’assessore andrebbe contro la legge regionale. «Dietro le accuse all’attuale gestione dell’Isituto non si vedono proposte innovative o di miglioramento del servizio», continua Amendola, «ma solo la smania di liberare un posto per piazzarvi Caldato, consigliere comunale sernagiottiana, o altro sodale dell’assessore». Altri, per Amendola, dovrebbero essere i criteri per la successione. «La gestione della nomina del prossimo presidente va sottratta a dinamiche tribali e fameliche già in opera e va ricondotta in binari di massima trasparenza», conclude, «Senza variazioni allo statuto, la nomina resterà prerogativa del Presidente della Provincia. Non vogliamo neanche immaginare che Muraro si faccia strumento della cupidigia di poltrone del clan Sernagiotto. Il consiglio provinciale avvii subito una riflessione approfondita sul futuro dell’Istituto e sugli spazi di miglioramento dei servizi erogati».

«Non conosco questo pover’uomo di Sel. Vorrei solo ricordargli che indagato, con invio dell’avviso di garanzia, per presunte pressioni sulla nomina di un primario è Nichi Vendola». Risponde così, tirando in ballo nientemeno che i vertici nazionali di Sinistra ecologia e libertà, l’assessore regionale al Sociale Remo Sernagiotto alle accuse mosse dal capogruppo di Sel in Provincia Luigi Amendola. Il consigliere aveva attaccato l’assessore del Pdl sulla gestione del caso Israa riguardo alla cauzione chiesta agli ospiti dell’istituto. Anticipo vietato da una legge regionale e che ha spinto Sernagiotto a portare regolamenti e delibere dell’Israa in procura. Azione «pretestuosa», secondo Amendola, «finalizzata a piazzare in quello che è un posto di potere, la presidenza di un istituto come l’Israa secondo una logica tribale e da clan». Sernagiotto risponde: «Non ho mai parlato di successione all’Israa. Mi sono solo mosso per far rispettare una legge peraltro votata all’unanimità dal consiglio regionale. Inoltre, non sono mai stato sfiorato dal caso in Provincia. Se una persona che lavora nel mio dipartimento è stata coinvolta, nessuno può prendere provvedimenti contro di lei finché non vi è una sentenza. Lei si difenderà come tutte le altre persone»

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TREVISO ANZIANIVita del Popolo 28 settembre

Alzheimer Cafè anche a Montebelluna

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TREVISO DISABILI Tribuna 25 settembre

Nicoli accusata di aver truffato anche la Regione con fatture false

Non solo la Provincia, ma anche la Regione. Spuntano nuove contestazioni a Paola Nicoli: l’ex presidentessa delle onlus di assistenza ai disabili Amidevi e Sphera avrebbe messo a segno un raggiro ai danni di Palazzo Balbi intascando soldi pubblici che non le spettavano. Lo sostiene la Procura di Treviso che ha appena chiuso le indagini sulla truffa al Sant’Artemio rilevando ulteriori violazioni da parte della donna. E, individuando, appunto, la «pista veneziana». Più precisamente l’ex presidentessa avrebbe incassato 45 mila euro a titolo di contributo regionale attraverso la presentazione di pezze giustificative fasulle. I fatti contestati risalgono al biennio 2006-2008 quando la Regione Veneto era retta dal presidente Giancarlo Galan. Nicoli aveva chiesto e ottenuto dall’ente locale il contributo legato alla realizzazione di un progetto del settore Servizi Sociali. Per portare a casa la somma, la presidentessa aveva presentato un’autocertificazione del valore di 65 mila 322 euro allegando i relativi documenti di spesa. E qui sta il punto, almeno secondo il sostituto procuratore Iuri De Biasi che ha coordinato le indagini dei carabinieri della sezione di polizia giudiziaria del tribunale di Treviso. L’ex presidentessa di Sphera avrebbe presentato fatture fasulle perché contraffatte, alterate, relative a spese inesistenti o addirittura sostenute da un’altra associazione che non era stata ammessa al contributo regionale. Quattro i documenti finiti nel mirino degli inquirenti rispetto ai quali la difesa, rappresentata dall’avvocato Andrea Arman, intende fornire precise spiegazioni. In sostanza potrebbe essersi trattato di un pasticcio contabile. Certo è che per gli inquirenti i 45 mila euro si aggiungono ai circa 200 mila - «somma prudenzialmente stimata» precisa la Procura - sottratti alle casse provinciali sempre attraverso lo stesso meccanismo: la presentazione di documenti contabili fasulli. Accanto all’ex presidentessa delle onlus, l’inchiesta sulla truffa alla Provincia vede coinvolta anche l’attuale dipendente della Regione ed ex funzionaria provinciale Antonella Masullo, coordinatrice dell’Osservatorio Politiche Regionali. La donna è accusata di favoreggiamento personale e di abuso di potere: lo avrebbe «sviato», come sostiene la Procura, finalizzandolo al perseguimento di «interessi collidenti con quelli dell’amministrazione». Per gli inquirenti Masullo che al Sant’Artemio aveva funzioni di controllo sui rimborsi e che era amica di Paola Nicoli, avrebbe creato una corsia preferenziale a favore della presidentessa di Sphera. Masullo si è dichiarata innocente e l’assessore regionale ai Servizi Sociali Remo Sernagiotto le ha espresso solidarietà sostenendo che non la sospenderà. E a tutt’ oggi la Regione non ha presentato querela per i soldi che, secondo la Procura, sono stati sottratti da Paola Nicoli. Soldi dei veneti, sia chiaro: palazzo Balbi intende recuperarli presentando denuncia e costituendosi parte civile nell’eventuale processo o continuerà a ignorare il procedimento giudiziario in corso?

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TREVISO DISABILITribuna 27 settembre

Corteo Fish il 5 ottobre a Treviso contro Sernagiotto e Gobbo

Scenderanno in piazza per dire «no» ai tagli ai Servizi sociali e alla richiesta di compartecipazione alla spesa chiesta alle famiglie degli utenti dei Centri diurni. Sono i genitori dei disabili aderenti alla Fish del Veneto. La manifestazione si terrà il 5 ottobre, dalle 11. Il corteo partirà da piazza Vittoria per arrivare poi a piazza dei Signori. La protesta vuole essere una risposta concreta alle affermazioni dell’assessore regionale al Sociale Remo Sernagiotto e al presidente della conferenza dei sindaci dell’Usl 9 Gian Paolo Gobbo, sostenitori dell’imposizione che potrebbe essere messa a carico di chi usufruisce dei servizi alla disabilità del territorio. «Sernagiotto vuole obbligare le persone disabili che frequentano i Centri diurni a versare una retta mensile per il servizio di cui usufruiscono», spiega Flavio Savoldi, presidente della Fish, «Dice che non si può fare altro, che c’è la crisi, che il governo ha ridotto i finanziamenti alle regioni, e che le famiglie devono pagare»

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TREVISO DISABILI Gazzettino 27 settembre

A tre anni dall'inaugurazione i primi anziani e disabili ospiti a Asilo Vascellari di Chiarano

CHIARANO A gennaio o febbraio al massimo potrà riaprire la struttura dell’ex asilo Vascellari risistemato e inaugurato nel 2010. L'ex asilo quindi diviene residenza per anziani e disabili: sul tema di recente si è tenuto una riunione tra l’amministrazione comuanle e l’Usl 9 che segue il progetto. All'incontro erano presenti il direttore generale dell'Usl Claudio Dario, il sindaco di Chiarano Gianpaolo Vallardi, il direttore Servizi Sanitari dell'Usl Gerardo Favaretto, il responsabile, dottor Paolo Michielin e, per la Regione Veneto, gli assessori Remo Sernagiotto e Franco Manzato. Un vertice voluto per avviare il bando di gara finalizzato all'assegnazione della gestione del servizio. Spiega Gerardo Favaretto: «La struttura dall'inizio dell'anno prossimo sarà in grado di ospitare otto pazienti residenti e disabili con un certo livello di gravità; saranno seguiti 24 ore su 24. La struttura sarà poi in grado di ospitare attività diurne per un'altra ventina di ospiti. A breve prevediamo il bando per l'affidamento della gestione vera e propria. Per il futuro l'obiettivo è quello di poter ospitare fino a 20 ospiti 24 ore su 24. Perché Chiarano? Innanzitutto il Comune ha dato la disponibilità di uno spazio molto importante con la formula del comodato e questo è stato fondamentale. Poi perché strutture di questo tipo nel territorio non ce ne sono. Mi spiego: enti che seguono i disabili sono presenti in zona, ma non con le caratteristiche previste per l'ex asilo Vascellari». Dopo l'inaugurazione, la struttura è rimasta chiusa: «Purtroppo i tagli previsti dal Governo - spiega il sindaco Vallardi - hanno riguardato le Regioni e dunque, di conseguenza, anche le aziende sanitarie, compresa l'Uls di Treviso. Oggi però dopo due anni riusciamo ad aprire l'ex asilo: con l'inizio del 2013, gennaio o febbraio, arriveranno i primi ospiti. Torna a nuova vita una struttura amata dalla cittadinanza perché ha ospitato generazioni di bambini. Inoltre potremo avvicinare alcuni pazienti che, a causa della mancanza di strutture, si erano dovuti allontanare dalla propria zona di residenza. Penso a pazienti di Motta, Chiarano, Gorgo, Meduna, ma anche di tanti altri comuni limitrofi. C'è chi era costretto a venire ospitato in strutture distanti, con tutti i disagi del caso».

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TREVISO INFANZIAGazzettino 29 settembre

Ultimatum della materna parrocchiale al Comune di Castello di Godego: o ci aiutate o chiudiamo

CASTELLO DI GODEGOLa scuola materna chiude. Non bastavano la crisi di Giunta con le dimissioni di due assessori, e i prossimi problemi nell’approvazione del bilancio e e del Pat; non bastava un buco di bilancio di oltre 400 mila euro. Adesso per l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Francesco Luison arriva anche la grana della scuola materna. A scatenarla una lettera inviata nei giorni scorsi alllo stesso primo cittadino e ai capigruppo consiliari, dal presidente della scuola materna, nonché asilo nido, don Dionisio Salvadori, parroco di Godego. «Vi informiamo -si legge nella lettera che non lascia scampo ad interpretazioni- che la mancata erogazione da parte dell'amministrazione comunale da voi rappresentata del necessario sostegno economico, ha posto la scrivente scuola per l'infanzia in una insostenibile situazione finanziaria, tale da porre in dubbio il pagamento degli stipendi, contributi e ritenute di prossima scadenza». E poi l'affondo finale: «Il perdurare di questa situazione porterà necessariamente alla chiusura della scuola». Proprio nel momento in cui a Godego è in corso il dibattito sulla realizzazione del nuovo plesso scolastico - e le conseguenti discussioni scatenate sulla ipotetica collocazione per fargli spazio (con un interrogativo: ristrutturare le scuole vecchie in centro o costruirne di nuove nella lottizzazione Muson?) e pochi si chiedono se ci sono i soldi per l'eventuale realizzazione -, si è persa completamente di vista una realtà come la scuola materna che senza finanziamenti rischia seriamente di dover chiudere i battenti. E, a lamentarsi, non è solo il parroco.

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TREVISO SOCIALEGazzettino 28 settembre

15 ottobre inaugurazione dell'hospice a Vittorio Veneto

Sarà inaugurato lunedì 15 ottobre alla presenza delle autorità locali e del governatore del Veneto Luca Zaia l'hospice "Casa Antica Fonte", la struttura protetta per malati gravi in fase avanzata costruita in un terreno di Costa messo a disposizione dal Comune vicino alla casa di riposo e all'ospedale. L'annuncio della data è arrivato ieri dal sindaco Gianantonio Da Re a margine della presentazione del progetto della nuova farmacia comunale, che sorgerà non lontano dall'hospice. La costruzione di "Casa Antica Fonte" ha comportato un investimento di oltre 3,5 milioni di euro, in buona parte stanziati da Usl 7 e Regione. Per raccogliere i fondi rimanenti è nato un comitato che da tre anni lavora instancabilmente.

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TREVISO SANITA'Gazzettino 29 settembre

Asolo chiede un'ospedale di comunità

Un ospedale di comunità ad Asolo: Mason lo esclude ma la mozione passa all’unanimità. È su questo obiettivo che il sindaco Loredana Baldisser si dovrà impegnare nei prossimi mesi visto alla luce dell’indicazione emersa l’altra sera dal consiglio comunale, alla presenza dello stesso direttore generale dell’Usl 8, Renato Mason. La mozione era stata presentata dal gruppo di minoranza "Con te per Asolo", e ad illustrarla è stato il consigliere Marco Brolese, evidenziando ciò che il territorio ha pagato in questi ultimi venti anni (chiusi ospedali di Crespano, Valdobbiadene, Pederobba, Asolo), e l'evidente mancanza di interventi strutturali e di investimento tecnologico sull'ex struttura di Asolo, nonostante lo scorso anno siano state erogate 46.133 prestazioni, contro le 34.823 del 2007, e sulla mancanza di un futuro della stessa. La mozione approvata ha impegnato il sindaco «ad attivarsi presso la Conferenza dei Sindaci per difendere non solo i servizi dell'ex ospedale di Asolo, ma tutta la sanità pubblica, l'assistenza territoriale e ospedaliera». In altre parole, la Baldisser è stata invitata a contattare immediatamente gli enti preposti al fine di riprendere l'iter per l'apertura di un ospedale di comunità o un’altra struttura intermedia («come previsto dal Piano socio sanitario regionale», è sottolineato nel documento), ubicandolo negli spazi dell'ex ospedale di Asolo. Critico il consigliere di "Progetto Asolano", Gino Gregoris, nei confronti dell'Amministrazione: «Dopo tre anni di silenzio e inerzia da parte del sindaco Baldisser e della sua Giunta, ci sono volute interrogazioni e mozioni dei gruppi di minoranza (Con-Te per Asolo e Insieme per Asolo, ndr) per discutere finalmente sull'ex ospedale di Asolo e sul suo futuro». Mason, dal canto suo, ha escluso qualsiasi utilizzo per un ospedale di comunità o altra struttura e ha ipotizzato la vendita del complesso, invitando il Consiglio a votare favorevolmente la mozione proposta dal gruppo di minoranza per sostenere le eventuali future richieste della comunità asolana».

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TREVISO SANITA'Gazzettino 29 settembre

Grande successo per il sito sull'Alzheimer di Riese Pio X

Solo Usa e Gran Bretagna migliori di Riese. La speciale graduatoria riguarda i siti sull’Alzheimer e quello riesino, risulta uno tra i più cliccati del mondo. Questo grazie ai volontari del locale gruppo Alzheimer di Riese e della Castellana che da qualche tempo hanno anche il supporto di un sito internet. Seguito ed aggiornato al punto che ha raggiunto l'incredibile risultato di essere uno dei più visitati e seguiti della rete. Secondo i dati di Alexa.com, sito americano che assegna a più di 30 milioni di siti di tutto il mondo un indice giornaliero di traffico (combinazione di numero visitatori e pagine visitate), "alzheimerriese.it" è da diverso tempo al terzo posto al mondo, tra i circa 500 siti dedicati alla malattia di Alzheimer, preceduto solo da quelli delle Associazioni Alzheimer di Usa e Gb. Il sito è stato progettato con una grafica volutamente semplice, per privilegiare la facilità di accesso, e con una struttura degli argomenti diretta e intuitiva che permette di esplorare i vari livelli il "mondo Alzheimer". Sono state implementate molte decine di funzioni che vanno dalle informazioni su tutti gli aspetti della malattia, ai consigli per la gestione del malato di famigliari e caregivers (termine inglese che descrive bene chi si prende cura di qualcuno), alla gestione degli eventi organizzati dall'associazione, alle possibilità di fare test diagnostici orientativi, di associarsi o di inviare donazioni, ricevere una newsletter ogni giorno, trovare unità Alzheimer nel territorio per valutazioni o ricovero, acquistare online prodotti relativi o no alla malattia (per esempio sono offerti i localizzatori satellitari per il «wandering», il vagabondaggio e possibile smarrimento dei pazienti nelle fasi iniziali della malattia o prima della diagnosi).

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TREVISO SANITA'Tribuna 29 settembre

Riparto – Perché la virtuosa Ulss 9 ha ottenuto un aumento così ridotto?

Aumenta il riparto regionale dei fondi pubblici alle tre Usl trevigiane. Ma per l’Usl del capoluogo, la 9, è ancora beffa.Pur essendo virtuosa nelle spese, ottiene infatti solo 7 € in più di finanziamenti procapite, passando da 1.545 € a 1.552 per il 2012.Ben poca cosa rispetto ad altre Usl del Veneto. A Padova, ad esempio, si registra un aumento di 23 € procapite, a Verona di 26 €. Nell’Alta Padovana il riparto consente all’Unità sanitaria locale di portare a casa ben 43 euro procapite in più. Aumenti, questi delle colleghe venete, ben superiori anche rispetto alle altre Usl della Marca: l’Usl 7 di Pieve di Soligo ottiene 15 € in più procapite (da 1.561 a 1.576), nell’Usl 8 di Asolo 10 €. Insomma, al sollievo per aver scongiurato, almeno quest’anno (c’è chi dice l’ultimo), tagli ai fondi regionali, si unisce l’amarezza per un aumento non all’altezza delle aspettative. Soprattutto per l’Usl 9, che conta quasi 420mila utenti. Milioni che non arriveranno...Ne è convinto il consigliere regionale di Verso Nord, Diego Bottacin che da sempre è il più attento controllore dei (penalizzanti) riparti regionali.«L’incremento per Treviso è sicuramente insoddisfacente», sbotta. Tanto più che solo pochi mesi fa si parlava per Treviso di 1.583 €, 38 in più rispetto al 2011.Alla seduta della la V commissione regionale, la quota è stata drasticamente tagliata. Cosa è successo? «Nel frattampo è stato portato via un bel po’ di aumento a Treviso e Vicenza spostando i soldi per le specificità del Veneto», spiega Bottacin. Ovvero a Belluno, Feltre, Venezia, Chioggia, Adria, territori geograficamente con peculiarità tali da richiedere più denaro per garantire i servizi sanitari.Bottacin è critico anche su altri versanti. «Il leggero miglioramento nasce da una negoziazione, ma non da un cambiamento nel criterio di ripartizione dei fondi», continua, «Si fa riferimento ancora alla spesa storica e non a parametri quali abitanti, patologie più diffuse ed età media. E questo penalizza Usl come Treviso: unici elementi positivi, rispetto agli anni passati, il riconoscimento della funzione provinciale dell’ospedale di Treviso e la possibilità di usare l’avanzo di bilancio per investimenti nel territorio, e non per ripianare i debiti delle altre aziende sanitarie». Ma intanto i soldi prendono altre direzioni.

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VENEZIA ANZIANINuova 23 settembre

Per la nuova casa di riposo di Cavarzere appalto integrato o al massimo ribasso?

Dopo il siluramento dell'assessore Fabrizio Zulian da parte del sindaco, la lista Alleanza per Cavarzere contrattacca. Non sulla crisi crisi di maggioranza («Noi ormai siamo all'opposizione» dice il consigliere Renato Belloni «il problema è nel Pd») ma sulla casa di riposo, sul progetto di ampliamento atteso da anni. Sette milioni e mezzo di euro, la spesa prevista, che lo rendono il più grosso “affare” che sarà gestito da una pubblica amministrazione nei prossimi anni, visto che le casse comunali sono già sommerse dalle spese per i mutui accesi dall'ex sindaco Parisotto. Ma come gestire l'appalto per questo intervento? Il consigliere Gianni Franzoso, che nel cda dell'Ipab rappresenta Alleaza per Cavarzere, chiede un appalto al massimo ribasso, mentre il resto della ormai ex maggioranza «propende per un appalto integrato» dice Franzoso. La differenza? Almeno un milione di euro nel conto finale delle spese, secondo Franzoso. «Altri appalti, da Chioggia a Rovigo, col sistema del massimo ribasso, hanno consentito risparmi di oltre il 30% alle Asl. L'appalto integrato, invece, che le ditte presentino un progetto e un'offerta economica e chi vince viene deciso da una commissione che attribuisce un “peso” al progetto (almeno il 65% dei punti) e un altro “peso” al prezzo. Ovvio che si risparmia molto meno. Anzi, può vincere il progetto più costoso». La casa di riposo può permetterselo? Secondo Franzoso no, perché si rischia l'aumento spropositato delle rette oppure la vendita del patrimonio.

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VENEZIA DISABILI Vita del Popolo 28 settembre

Piccole Olimpiadi al Piccolo Rifugio

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VENEZIA SOCIALENuova 22 settembre

Anche la Casa dell'Ospitalità tra le mense dei poveri di Mestre

Ogni giorno, da metà luglio alla fine di agosto, ha accolto in media 150 persone che non sapevano dove andare a mangiare, e che, soprattutto, non avevano i soldi per procurarsene. È la Casa dell’Ospitalità di via Santa Maria dei Battuti, ai più nota per il servizio di dormitorio pubblico che ha svolto in modo quasi esclusivo fino a qualche anno fa. Da qualche tempo, però, la struttura accoglie non solo senzatetto, ma persone di diversa estrazione e nazionalità, impegnandoli anche in piccoli lavoretti di manutenzione. Sono i “nuovi poveri”: extracomunitari, disoccupati, lavoratori che a causa della crisi stentano ad arrivare a fine mese con occupazioni (e retribuzioni) saltuarie. «Per metà luglio e tutto agosto», spiega il direttore della Casa, Andrea Gabrieli «abbiamo sopperito alla chiusura estiva delle strutture ‘storiche’ di mensa sociale cittadina, i Cappuccini e Ca’ Letizia, impegnando una ventina di nostri utenti in un servizio di volontariato che ha incontrato il favore di circa 150 persone ad ogni mezzogiorno». Ma è in queste occasioni, quando la struttura apre le porte alla città, che gli operatori entrano in contatto con realtà fino a quel momento sconosciute. «Negli ultimi anni è cambiata, e molto, l’utenza», prosegue «e a noi si rivolgono per un pasto caldo persone che per pudore non si confidano con amici o parenti, non si rivolgono ancora ai servizi sociali del Comune per un aiuto, e magari dormono in macchina perché non hanno i soldi per un affitto. Ecco, vorremmo poter riorganizzare il nostro lavoro, andando a intercettare per strada e nei luoghi di lavoro questi nuovi poveri». «Nelle nostre sedi», prosegue il direttore, «possiamo ospitare 142 persone, che proviamo a seguire con progetti diversi per ognuno di loro, dai primissimi interventi di ospitalità agli stranieri fino alla sistemazione in una mini-comunità, in via delle Messi alla Bissuola, per piccoli gruppi di persone pronte a rientrare nel gioco della vita». Non solo dormitorio, quindi. «Stiamo garantendo anche una sorta di sportello lavoro, provando a incrociare domande e offerte. Nel frattempo abbiamo instaurato una collaborazione con i parchi di Mestre, in particolare con San Giuliano, dove gestiamo il prestito gratuito delle biciclette, e con il servizio mobilità che ha allestito in città i tre gazebo di consegna e restituzione di “Te presto ‘na bici”». Il 6 settembre hanno riaperto i tradizionali servizi di ristorazione sociale e la Casa dell’Ospitalità è tornata a servire solo gli utenti della struttura. In città a mezzogiorno il servizio è a cura dei frati Cappuccini, in via Costa, a partire dalle 11; a Venezia nel convento dei Cappuccini alla Giudecca e nella Casa San Giuseppe La Tana, all’Arsenale, dalle 11.30 alle 12.30. La ristorazione serale a Venezia è affidato a Betania a Cannaregio 2601/a, dalle 19. A Mestre (ore 18-19.30) c’è invece Ca’ Letizia, in via Querini, aperta anche a colazione (7.30-9). Vi si accede con un buono gratuito da ritirarsi nelle parrocchie di via Monte Santo o di Carpenedo, in via Manzoni.

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VENEZIA SOCIALENuova 25 settembre

400 i posti di lavoro a rischio nel Veneziano con l'applicazione della spending review alle cooperative

Sono circa 400 i posti di lavoro a rischio nel Veneziano con l'applicazione della spending review alle cooperative che gestiscono in appalto e accreditamento i servizi socio-sanitari delle Asl. Questo dato è emerso dall'incontro con le organizzazioni di rappresentanza del sistema cooperativo nella presso la sede provinciale del Pd. Secondo il responsabile sanità Gabriele Scaramuzza è «necessaria un'assunzione di responsabilità da parte della Regione che salvaguardi le imprese cooperative, in particolare per quanto riguarda il taglio del 5% dei valori degli appalti e degli affidamenti in essere. A queste cooperative infatti le Asl affidano la gestione di servizi costitutivi il sistema di welfare delle nostre città, nel campo della disabilità, della non autosufficienza, della psichiatria. Inoltre, molte di queste realtà cooperative impiegano lavoratori socialmente svantaggiati ovvero in condizioni di fragilità. La Regione ha applicato le determinazioni della Legge 135 con uno zelo eccessivo e gravi sono gli effetti. È forte la preoccupazione che dietro all'adozione così drastica della legge possa celarsi una manovra di recupero di risorse, sottratte ai servizi per i cittadini»

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VENEZIA SANITA'Gazzettino 28 settembre

Inchiesta sugli incarichi nella Ulss 14

Dubbi sui procedimenti per affidare incarichi di coordinamento infermieristico (caposala) fatti dall'Asl 14 guidata dal Direttore Generale Giuseppe Dal Bene. La Regione ha recentemente aperto un'inchiesta mandando gli ispettori a verificare tutta la documentazione. I bandi in questione riguardano quattro aree dipartimentali: il dipartimento chirurgico, emergenze e cure critiche e servizi, l'area medica e la direzione strategica e di staff. Gli ispettori avrebbero trovato, spulciando la documentazione, alcune incongruenze che ora dovranno essere spiegate dalla direzione sanitaria. L'ispezione è stata fatta lo scorso 20 settembre dagli incaricati Renata Fontana e Ladi De Cet. Giuseppe Dal Ben che è alla guida dell'Asl locale da meno di un anno si dice comunque tranquillo: «Non c'è nulla di definitivo e di irreversibile - afferma - si tratta di un procedimento amministrativo ancora aperto, abbiamo tutti i margini per correggerlo. Abbiamo ricevuto le osservazioni degli ispettori della Regione, le stiamo analizzando e verificheremo punto su punto se e dove abbiamo sbagliato per apportare le giuste correzioni». Quantomeno bizzarro che sia scattata un'inchiesta (su richiesta per altro di un consigliere della maggioranza come Moreno Teso) su procedimenti che, normalmente, sarebbero di secondaria importanza. Ora la direzione dell'Asl 14 dovrà rispondere a tutti i quesiti posti dai due ispettori per dissipare tutti i dubbi sulla questione

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VENEZIA SANITA'Nuova 28 settembre

Ci sono beghe politiche Pdl dietro l'inchiesta sulla Ulss 14?

Un’ispezione tecnica dal sapore politico. È questa l’impressione che emerge dai commenti dei consiglieri regionali di maggioranza e di opposizione in merito all’ispezione regionale che si è tenuta il 20 settembre per verificare presunte irregolarità sulla nomina di figure di coordinamento infermieristico per alcune unità operative dell’ospedale. L’ispezione è partita da una segnalazione del consigliere regionale Moreno Teso (Pdl). E già qui si aprono i primi punti interrogativi perché di solito le segnalazioni partono da consiglieri di minoranza. «Sapevo della segnalazione», commenta il consigliere regionale Carlo Alberto Tesserin (Pdl), «io faccio parte, al contrario di Teso, della V commissione che si occupa di sanità. È la prima volta che succede una cosa del genere. Ho l’impressione che si tratti più di una bega interna. Mi fa pensare che si facciano le segnalazioni quando le cose vanno bene, mentre nel periodo buio che abbiamo attraversato non ci sono state iniziative del genere». Sull’ipotesi di guerriglie intestine alla maggioranza e di una resa dei conti in vista delle imminenti nomine delle direzione generali delle aziende sanitarie propende anche il consigliere regionale Lucio Tiozzo (Pd). «Non conosco gli estremi dell’ispezione», spiega, «ma credo che se davvero ci sono delle difformità tra quanto prevedono le norme e quanto è stato fatto basti apportare gli aggiustamenti dovuti e correggere il tiro. Nessuno è infallibile né i direttori generali né gli ispettori, anche se devo dire che i nostri regionali hanno sempre lavorato con grande competenza. Mi fa specie che la segnalazione arrivi da Teso. Mi vien da pensare che dietro ci siano delle lotte per la spartizione delle Asl». Il dato su cui tutti concordano è che con il nuovo direttore generale, Giuseppe Dal Ben, subentrato a novembre dell’anno scorso ad Antonio Padoan, le cose abbiano iniziato a girare per il verso giusto. «Chioggia sta lavorando in tutti i modi per recuperare il tempo perduto», sottolinea Tiozzo, «Dobbiamo lavorare con serenità, trasparenza e senza alcuna tensione»

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VERONA ANZIANIArena 25 settembre

“Il Comune di Verona si prepari a pagare 20 milioni per le rette degli anziani”

La degenza nelle residenze specializzate degli anziani non autosufficienti e dei disabili gravi andranno a gravare sul Comune e non più sulle famiglie. Un nuovo capitolo di spesa che potrebbe costare alle casse, secondo quanto aveva stimato l'ex assessore ai Servizi sociali Stefano Bertacco, circa 20 milioni di euro. A renderlo effettivo manca solo la sentenza del Consiglio di Stato. Molto probabilmente, però, anche nel caso veronese la magistratura si pronuncerà confermando quanto previsto dalla legge e cioè che «se l'ammontare della retta supera le disponibilità della persona ricoverata, l'integrazione è a carico del Comune di residenza e non della famiglia». Un regolamento comunale approvato a marzo del 2005 recitava esattamente l'opposto ma contro la norma si è già pronunciato il Tar del Veneto. Ora, il Comune si è appellato al Consiglio di Stato ed è in attesa di conoscere l'esito della diatriba legale. «Ma sarà bene iniziare ad affrontare il problema e a capire dove e come trovare i fondi, considerato che i precedenti fanno già intuire che la sentenza sarà a sfavore del Comune», spiegano Fiorenzo Fasoli portavoce della Federazione della Sinistra e il capogruppo del Pd in Comune Michele Bertucco. I precedenti sono infatti numerosi non solo a livello nazionale ma anche locale. «Per un caso analogo, il Consiglio di Stato ha emesso sentenza a favore di una famiglia di Brentino Belluno», spiegano. «Dato che il problema riguarda parecchie famiglie veronesi e che gli oneri relativi sono piuttosto consistenti, chiediamo al Comune di intervenire affinché, fin dal prossimo bilancio, siano individuate le risorse necessarie a rispettare la legge», aggiungono Fasoli e Bertucco. «Mi farò portavoce del problema in Consiglio comunale quanto prima: dobbiamo riuscire a inserire la questione nel bilancio di previsione e dunque entro la fine dell'anno», precisa Bertucco. Dove pescare una cifra simile, però, difficile a dirsi. «Le Anci di tutto il Veneto potrebbero unirsi e chiedere alla Regione gli stanziamenti necessari per far fronte anche a questo nuovo e imponente capitolo di spesa», specifica Bertucco. «Di certo, è ora di affrontare la questione di petto, senza più prendere tempo, e iniziare quantomeno a delineare un nuovo regolamento comunale in materia», conclude Fasoli.

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VERONA ANZIANIArena 24 settembre

Verona all'avanguardia contro l'Alzheimer

Collaborazione è la parola chiave fornita al folto pubblico che ha partecipato alla diciannovesima giornata mondiale per l´Alzheimer che si è tenuta al Palazzo della Gran Guardia dove sono stati esposti e approfonditi in un convegno gli aspetti essenziali della malattia degenerativa di cui soffrono 600mila persone in Italia e seimila a Verona. L´evento è stato organizzato da Associazione Alzheimer Italia, Associazione familiari malati di Alzheimer e Promozione sociale Sigizia. Sono le tre associazioni di volontariato che nella nostra città danno man forte a medici e operatori del settore con la loro opera di assistenza gratuita ai malati e alle famiglie dei pazienti affetti da questo problema drammatico che non riguarda soltanto la terza età ma colpisce anche i giovani. Il luminare Nicolò Rizzuto (professore ordinario di neurologia, scienze neuropsicologiche, morfologiche motorie alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell´università degli Studi di Verona) ha presieduto e moderato il simposio sottolineando più volte che «l´Alzheimer è una guerra da combattere» e che Verona è all´avanguardia nella lotta contro alla malattia per il contributo fattivo del Comune e della Fondazione Cariverona di Verona Vicenza, Belluno e Ancona che sostiene economicamente i progetti in merito ed ha attivato dal 2005 «Progetto Alzheimer», ossia interventi coordinati a sostegno delle famiglie e dei volontari che assistono le persone affette da demenza: tutto ciò in collaborazione con l´Ulss 20, la Fondazione Pia Opera ciccarelli Onlus, l´Azienda Ospedaliera, l´Istituto assistenza anziani e le associazioni di volontariato che si occupano direttamente dell´Alzheimer. «Occorrono formazione e informazione», ha stigmatizzato Rizzuto, «e il fatto che il convegno sia stato organizzato da tutte le nostre tre associazioni, compatte e unite, costituisce il senso dell´iniziativa basata sul lavoro di gruppo».Ai presidenti delle tre onlus è quindi passata la parola. «La demenza rappresenta una priorità nel campo della salute pubblica e occorre aiutare le famiglie, favorire il più possibile la domiciliarità del paziente, creare una rete di solidarietà concreta e informare sui servizi, tra cui anche il nostro telefono amico Pronto Alzheimer e la rivista Alzheimer», ha detto Maria Grazia Ferrari di Alzheimer Italia. «Facciamo sentire la nostra voce affinché vengano applicate le leggi regionali riguardo la malattia, così le famiglie avranno assistenza e dignità. Le leggi infatti ci sono ma non vengono applicate correttamente», ha sottolineato Giorgio Pedron di Associazione Familiari malati di Alzheimer. «Il nome della nostra associazione deriva dall´astronomia, quando Sole, Terra e Luna si allineano provocando il massimo livello delle maree», ha spiegato Irene Tommasi di Sigizia. «Siamo una rete di professionisti che vengono da diverse discipline e riteniamo che sia possibile provare un percorso di felicità anche attraverso la malattia, a patto che vengano rotti il silenzio e l´isolamento in cui si trovano i malati e le famiglie dei malati». Sono seguite quindi gli interventi dei medici. «Dopo o 65 anni aumenta il rischio di incorrere in demenza», ha precisato Laura de Togni del Centro decadimento cognitivo del Palazzo della Sanità Ulss 20, «e in quanto alla solitudine delle famiglie, c´è, non perché i centri di informazione e gli ambulatori siano nascosti, ma perché la gente non sa come muoversi. Ecco perciò che l´informazione si rende indispensabile, andando noi verso chi ha bisogno».

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VERONA ANZIANI Arena 25 settembre

Raddoppiano le Olimpiadi dei Nonni per le case di riposo di Verona

Le «olimpiadi» dei nonni raddoppiano e a vincere, alla prima delle due tornate di giochi, è una delle squadre outsider, cioè quella composta dagli ospiti della Fondazione Monsignor Alessandro Marangoni di Colognola ai Colli. Il palasport di Monteforte ha ospitato la prima delle due date di «Mettiamoci in gioco», le olimpiadi dei nonni che da ormai quattro anni accolgono gli ospiti non autosifficienti di alcune delle case di riposo del veronese. Ad avere l´idea è stata la Fondazione Don Mozzatti d´Aprili, quella della casa di riposo di Monteforte, e quest´anno educatrici e fisioterapista che si occupano dei nonni montefortiani si sono ritrovati con una sorpresaa piacevolissima da gestire. «Quattro strutture della provincia hanno chiesto di poter partecipare alla manifestazione, e questo è indubbiamente il segno di un lavoro ben fatto», dicono alla Casa di riposo. Il presidente Carlo Bogoni ed il direttore Emilio Tessari si son tirati su le maniche e dato il via ai preparativi. Per poter gestire agevolmente le debuttanti, cioè le case di Illasi, Colognola ai Colli, Cologna Veneta, Albaredo d´Adige, che si sono aggiunte alle presenze storiche (cioè Monteforte, Soave, Cazzano di Tramigna, Arcole, San Bonifacio, Zevio e Gazzolo), s´è pensato di raddoppiare le giornate dei giochi. La prima l´ha vinta Colognola davanti a Cologna e Arcole (seguite da Illasi, Monteforte e Albaredo). La seconda è in calendario il prossimo 18 ottobre. Doppio appuntamento, doppi trofei per le prime tre classificate (consegnati stavolta dal direttore Tessari assieme al vice sindaco Roberto Costa), doppia bandiera multicolore che è il palio da conservare per un anno e riportare alla sfida successiva.Sette le prove di abilità nelle quali sono stati impegnati gli anziani: il tiro a canestro (posto ad un metro di altezza), il tiro al bersaglio (a terra), birilli, anelli, sagome, piastrelle e passapalla. Tutti giochi a misura di sedia a rotelle, tutte prove in cui gli anziani di ogni squadra si erano preparati per tempo anche con veri e propri allenamenti. «E´ vero, negli ultimi due mesi la fisioterapia diventa questo, un allenamento in cui l´obiettivo dei giochi è la spinta e la motivazione maggiore», riconoscono gli educatori della «Don Mozzatti». Non si gioca tanto per giocare, o meglio, si gioca facendo del bene a se stessi: «I giochi sono un momento importante dei percorsi di socializzazione, animazione, ginnastica. Le persone non autosufficienti tornano a sperare, si convincono che si può ancora vincere, migliorano la propria coordinazione, hanno più consapevolezza di sé tant´è che capiscono bene dove se la cavano meglio ed elaborano strategie e tecniche. Tornano padroni del loro tempo», aggiungono i responsabili della struttura, «ma soprattutto hanno qualcosa da raccontare». Ma anche da fare, perché se il copione resta quello degli altri anni, gli «olimpionici» degli anta appenderanno con orgoglio l´attestato di partecipazione al loro armadio, vivranno di emozioni per giorni, si sentiranno ancora importanti e inizieranno a progettare i prossimi giochi. Lo faranno tutti, soprattutto i più nonni dei nonni: Vittoria (95 anni di Monteforte), Emma (93 anni di Albaredo), Bruno (92 anni di Illasi), Lino (88 anni di Arcole), Elide ed Olinto che a quota 86 anni non solo sono i master della casa di riposo di Colognola, ma sono stati tra i giocatori determinanti per la vittoria della loro struttura. Ecco spiegate le loro lacrime.

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VERONA ANZIANIArena 26 settembre

Finisce al Tar l'assunzione del segretario della casa di riposo di Cerea

CEREA Dopo mesi di silenzio, si riapre la telenovela sul concorso per l´assunzione della figura di segretario-direttore a tempo indeterminato alla casa di riposo «De Battisti». L´ex segretario uscente dell´Ipab Giovanni Fazion, ha deciso di presentare ricorso al Tar di Venezia contro la delibera numero 45 del 29 maggio scorso con cui il nuovo consiglio d´amministrazione ha annullato il concorso mai portato a termine. La vicenda ha visto duramente contrapposti l´amministrazione comunale con gli ex vertici dell´Ipab guidati allora dall´ex presidente Alberto Bronzato. Questi ultimi, oramai prossimi alla scadenza del mandato, avevano bandito un concorso per l´assunzione di un direttore a tempo indeterminato nonostante il parere contrario dell´amministrazione. Il sindaco Marconcini, constatato che il cda non si sarebbe fermato, decise i revocare gli incarichi a 5 dei 7 membri del consiglio, sostituendoli con nuovi nomi tra cui quello dell´attuale presidente Gianni Sganzerla. La reazione di Bronzato e degli altri quattro defenestrati fu quella di presentare un ricorso al Tar con cui tornarono in carica senza però poi portare a termine il concorso perché «i giorni erano troppo pochi per completare l´iter burocratico», spiegò Bronzato. La decisione del nuovo consiglio è stata quella di annullare il concorso, da qui la decisione di Fazion di presentare il ricorso. Dei tre candidati presentatisi alle selezioni due erano stati scartati per scarsa documentazione e il direttore uscente era l´unico rimasto in gara. Toccherà ai giudici veneziani esprimersi sull´ingarbugliata storia. «Ho sentito il Consiglio della De Battisti per decidere la linea di difesa da adottare contro questo ricorso», spiega il sindaco, «il Comune resisterà in giudizio affianco all´Ipab, non mi sottraggo alle mie responsabilità, sono convinto che le scelte per fermare quel concorso siano giuste»

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VERONA ANZIANIArena 26 settembre

Si dimettono i due consiglieri figli di politici dalla casa di riposo di Legnago

LEGNAGO Dalle poltrone esposte in piazza alla rinuncia a quelle dei consigli di amministrazione di casa di riposo e Drv. La politica all´ombra del Torrione sta vivendo giorni cruciali. Ad infiammare il già incandescente confronto tra maggioranza ed opposizione, che ha raggiunto il culmine nella protesta di sabato contro la «parentopoli» legnaghese, promossa in piazza Garibaldi da «Uniti per Legnago» e «Facciamo per Legnago», sono arrivate le dimissioni a catena di tre dei sette consiglieri dell´istituto per anziani. Infatti, in pochi giorni, Roberto Groppello, presidente della struttura di corso della Vittoria, ha ricevuto le lettere con cui Matteo De Lorenzi, figlio dell´assessore allo Sport Maurizio (Lega), Angelo Levantino (area Pdl) e Luca Raganà, rampollo, quest´ultimo, del presidente del Consiglio comunale Maurizio, sempre del Pdl, hanno lasciato l´organo di gestione. Se le dimissioni di De Lorenzi e Levantino sono state dettate, rispettivamente, da «impegni di lavoro» e «motivi personali», è la rinuncia di Raganà jr, anch´essa per «questioni personali», quella che ha suscitato più clamore. Anche perché la lettera del giovane Raganà è stata spedita in contemporanea alla missiva con cui Gioia Mantoan, la sua fidanzata, ha comunicato al presidente di Drv Giammaria Spinelli la rinuncia ad entrare nel cda di Drv, la partecipata di Amia e Lese che lavora la plastica a Torretta.Come un fiume in piena, Maurizio Raganà elenca i motivi che hanno portato il figlio e la «morosa» a lasciare i ruoli per cui erano stati designati. «Visto», sbotta il presidente del Consiglio, «che si continua a parlare di nepotismo da parte mia, ricordo che non ho nessuno da sistemare in famiglia, né ho mai seguito la politica per interesse. A conferma di ciò Luca ha rassegnato le proprie dimissioni dalla casa di riposo. A noi le poltrone non servono». Sulla fidanzata del figlio rimarca: «Non è mia parente, quindi ha semplicemente espresso la propria candidatura in Drv. Credo non ci fosse niente che lo vietasse. Quindi, a seguito della campagna diffamatoria messa in piedi da qualcuno ai suoi danni, ha deciso di non accettare la nomina». Poi evidenzia: «La rinuncia di Mantoan non è dettata da sensi di colpa, bensì dal fatto che era diventata bersaglio di offese ed insulti totalmente gratuiti ed ingiustificati da parte di persone che nemmeno conosce. Lei stessa non accetta che questa nomina continui ad essere strumentalizzata per infangare il mio ruolo». In risposta alle manifestazioni di sabato, durante le quali «Uniti per Legnago» ha esposto una poltrona con la scritta «Riservata alla famiglia Raganà» e «Facciamo per Legnago» ha organizzato l´iniziativa «Fatti adottare da un politico», Raganà commenta: «Quella inscenata in piazza Garibaldi è stata una pagliacciata. Scandaloso è chi con la politica fa assumere i propri amici o chi la sfrutta per far funzionare il proprio studio. Forse qualche libero professionista ha bisogno di incarichi di lavoro, non certo io o la mia famiglia». Il sindaco ha espresso « stima e riconoscenza ai consiglieri che si sono dimessi». Groppello commenta: «Le questioni politiche con l´istituto non c´entrano. Dispiace soltanto che se ne siano andati dei consiglieri con cui abbiamo collaborato proficuamente». E Giuseppe Girardi, membro di minoranza del cda conferma: «Problemi interni, con i componenti che si sono ritirati, non ce ne sono mai stati».

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VERONA ANZIANIArena 29 settembre

La casa di riposo di Malcesine querela Sernagiotto per l'accusa di avere comprato un appartamento con l'avanzo di amministrazione

MALCESINE Il vespaio che dalla Regione si è sollevato a inizio settembre nei confronti della casa assistenza anziani Toblini non si placa. Prima l´interrogazione presentata dal consigliere Franchetto che denunciava l´acquisto di un appartamento, poi l´ipotesi di commissariamento giunta dall´assessore regionale ai servizi sociali Remo Sernagiotto insieme alla polemica che avrebbe accusato il presidente del cda Domenico Negri di utilizzare l´immobile per fini personali. Ora dal cda fioccano querele. La prima verso Sernagiotto: «Sarà querelato chi ha fatto dichiarazioni su fatti non accertati e affermazioni diffamatorie che hanno ingenerato nella pubblica opinione incertezze e diffidenza verso l´operato dell´ente, fatto ancor più grave poiché ascrivibile a dirigenti ed amministratori pubblici regionali», si legge nel comunicato stampa diffuso ieri pomeriggio. Che continua: «Il cda si riserva di agire in sede civile e penale anche contro chi si dimostri di aver volontariamente diffuso in maniera diffamatoria notizie che hanno gettato discredito sull´immagine dell´ente e dei suoi amministratori, in particolare del presidente».Nei giorni scorsi, inoltre, è stata inviata alla direzione servizi sociali della Regione tutta la documentazione legata alla vicenda, secondo la richiesta di Venezia. Centinaia di pagine con conto consuntivo 2011, copia del vecchio contratto di locazione fra privati, bilancio di previsione 2012, provvedimenti per l´aumento delle rette nel quinquennio amministrativo 2008-2012 e destinazione dell´avanzo di bilancio. «Gli avanzi di amministrazione conseguiti da quando è in carica questo cda», ha precisato Stefano Testa, uno dei consiglieri, «sono stati ottenuti non per semplice aumento delle rette ma soprattutto grazie ad una serie di numerosi risparmi, e sono stati sempre investiti per lavori di adeguamento della struttura e delle attrezzature».Il cda Toblini, in scadenza a novembre, si è espresso anche sulle polemiche legate all´acquisto dell´appartamento, al centro delle accuse secondo le quali con l´avanzo di bilancio si sarebbe potuto invece ridurre la retta chiesta agli ospiti. «La somma di 165.590 euro, costo complessivo dell´appartamento al lordo delle tasse, rappresenta solo il 58% dell´avanzo di amministrazione 2011, il resto è già stato destinato a lavori interni alla struttura, quindi a favore degli ospiti», ha precisato il presidente Negri. Che ha aggiunto: «Nel 2008 la Toblini non era proprietaria nemmeno dell´immobile in cui svolge l´attività istituzionale, noi ci siamo impegnati a trasferire la proprietà dal Comune all´ente, a ristrutturare un appartamento in centro a Malcesine derivante da un lascito e ora utilizzato a fini sociali, insomma ad incrementare l´esiguo patrimonio immobiliare dell´Ipab per renderlo solido: un parere legale ci conforta sulla piena legittimità del nostro operato». Tra i membri del cda, infine, resta il sospetto che le informazioni recepite a livello regionale siano state diffuse di proposito a scopo scandalistico o di utilità personale di qualche singolo.

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VERONA ANZIANI Arena 30 settembre

La Regione viste le carte deciderà se commissariare la Toblini

“Non ho paura delle querele. Anzi, se arrivano perché si stana qualcuno che non si comporta bene, per me sono solo delle medaglie». Risponde così Remo Sernagiotto, assessore regionale ai Servizi sociali, alla notizia secondo la quale il cda della Casa di assistenza anziani «Toblini» di Malcesine ha dato mandato agli avvocati di procedere a querela «verso chi ha fatto dichiarazioni su fatti non preliminarmente accertati e diffamatorie congetture che hanno ingenerato nella pubblica opinione gravi incertezze e diffidenze verso l´operato dell´ente. Fatto particolarmente grave», continua la nota diffusa nei giorni scorsi dal cda «poiché ascrivibile a dirigenti ed amministratori pubblici di livello regionale». E il riferimento è evidentemente all´assessore Sernagiotto, che attraverso la stampa aveva dichiarato di aver dato disposizione agli uffici del suo assessorato di procedere, in presenza dei requisiti di legge, al commissariamento della Casa Toblini di Malcesine.La vicenda inizia i primi giorni di settembre, quando un´interrogazione del consigliere regionale Franchetto chiede alla Giunta di far luce sull´acquisto, da parte della Casa di riposo, di un appartamento del valore di 150mila euro utilizzando l´avanzo di bilancio che, secondo il consigliere dell´Idv, sarebbe derivato dalle rette pagate dagli ospiti. «Gli Ipab, gli istituti di pubblica beneficenza, non sono fabbriche per le quali occorre capitalizzare con l´acquisto di immobili», aveva sottolineato l´assessore regionale motivando l´ipotesi di ricorrere a un commissario, «e l´acquisto dell´immobile non rientra nella mission di questi istituti».Un´accusa di mala gestione, unita all´insinuazione dell´utilizzo dell´immobile per fini personali, che il consiglio di amministrazione dell´ente ha rimandato al mittente, riservandosi anche «di agire in sede civile e penale contro chi si dimostri aver volontariamente diffuso in maniera impropria, parziale e diffamatoria, notizie atte a creare confusione e a gettare discredito sull´immagine dell´Ente e sulle persone degli amministratori», lasciando intendere, tra le righe, un sospetto: che le informazioni arrivate alla Regione siano state diffuse di proposito a scopo scandalistico. «L´assessorato è stato messo in allerta attraverso il canale ufficiale dell´interrogazione», chiarisce l´assessore, «e nessun´altra voce ci è giunta. In seguito, abbiamo semplicemente chiesto dei chiarimenti, ovvero che ci fosse consegnata della documentazione per le opportune verifiche del caso. Non capisco, quindi, la scelta di querelare». Intanto la documentazione (come l´atto d´acquisto dell´appartamento, i bilanci e la delibera dell´aumento delle rette) è già sulle scrivanie dei richiedenti. «L´abbiamo ricevuta qualche giorno fa ma non c´è stata ancora occasione di vagliarla», conferma il dirigente ai Servizi sociali della Regione, Mario Modolo. «Se le motivazioni espresse dalla Casa Toblini saranno ritenute valide, non ci sarà alcun commissariamento. Se, al contrario, la redditività dell´appartamento non risulterà tale da servire per valorizzare il patrimonio dell´ente o se l´acquisto non risulterà funzionale a una casa di riposo, invece, procederemo con il provvedimento». E per visionare la documentazione serviranno verosimilmente settimane, forse alcuni mesi. «Resta il fatto che, di questi tempi, utilizzare l´avanzo di bilancio per acquistare un appartamento anziché ridurre la retta richiesta alle famiglie», conclude sernagiotto, «è una scelta quantomeno discutibile».

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VERONA DISABILI Arena 25 settembre

60 mila euro raccolti e il via libera della Conferenza dei sindaci: più vicina la comunità alloggio per disabili “Casa dei sogni”

L´associazione «La Casa dei Sogni» cerca sede. La necessità sempre più impellente è sancita dall´ultimo atto pubblico: il via libera del consiglio comunale alla costituzione della Fondazione Casa dei Sogni onlus, il cui obiettivo principale è l´apertura di una comunità alloggio per disabili a Caprino. Questa casa, ha spiegato l´assessore al sociale Paola Arduini che sarà membro del Comune nel Cda della fondazione, «è una struttura residenziale destinata ad ospitare adulti disabili, impossibilitati a vivere nel proprio nucleo familiare».«Il nostro incubo di genitori è pensare che, quando invecchieremo, non potremo più seguire i nostri figli», dice Martina Maddinelli, socia fondatrice della costituenda fondazione, madre di Pietro Zanandreis, 13 anni, affetto, come lei spiega, da «tetraparesi spastica da encefalite post vaccinica».«Ci chiediamo dove saranno mandati, mancando qui una struttura che li accolga, e immaginiamo come soffrirebbero lontani dai fratelli e dagli amici che sono abituati a vedere tutti i giorni».Abitudine è una parola chiave. «Queste persone disabili», spiega mamma Martina, «sono molto abitudinarie. Abituati alle nostre terse giornate di sole e ai monti, che farebbero tra le nebbie della pianura? Chissà come si sentirebbero persi nel vedersi intorno un altro paesaggio. Pietro, quando torniamo dalle vacanze, si illumina. Il suo sguardo si distende come in un sospiro di sollievo».Perciò si cerca un luogo per la comunità. E perciò La Casa dei Sogni, che è anche il nome dell´associazione di volontariato che dal 2008 opera con i disabili, raccoglie fondi: «Finora siamo sui 60mila euro», informa il presidente e volontario Matteo Segattini, «e ci sentiamo di poter proseguire su questa strada anche contando sul fatto che, il 26 novembre 2010, la Conferenza di sindaci dell´Ulss 22 ha approvato il Piano di zona 2011/2015 inserendo tra le scelte operative anche l´avvio della struttura ricettiva per disabili proposta da La Casa dei Sogni».E Arduini, che lo aveva ricordato in consiglio, aggiunge: «L´esigenza di tale comunità, qui, deriva dal fatto che, nel Baldo Garda, vive un centinaio di disabili, di cui 25 persone residenti a Caprino. Perciò il Comune aderisce alla costituenda fondazione, individuando un sito idoneo a collocare la casa alloggio. Stiamo valutando due ipotesi». Si tratta di trovare un terreno dove la fondazione possa costruire la sede oppure un immobile adatto ad ospitarla.«Avere subito uno stabile disponibile sarebbe il massimo», premette Segattini, «ma, poiché pare una chimera, sarebbe interessante ricevere donazioni, grazie a cui perseguire il nostro obiettivo di creare una struttura a norma».«Una comunità alloggio deve osservare le esigenze imposte dalla Legge regionale 22/2002 autorizzazione e accreditamento delle strutture sanitarie, socio-sanitarie e sociali. Per la

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nostra comunità essa prevede 10 posti letto. La metratura di tali camere, se doppie, deve essere di almeno 16 metri quadri e, se singole, di almeno 9. Prescrive poi un servizio igienico ogni 2 stanze, cucina, magazzino, sala da pranzo, vano per gli operatori con servizi e 1-2 locali per i laboratori, lavanderia e stireria». Intanto, attendendo l´atto costitutivo della fondazione davanti al notaio, entro ottobre, si lavora sempre allo scopo: «Le prossime iniziative per raccogliere fondi sono la quinta edizione del concerto di beneficenza Progetto Emanuele, che sarà sabato alle 20,45 nella parrocchiale di Santa Maria Maggiore, e la festa di San Martino l´11 novembre», ragguaglia Maddinelli, «l´anno scorso avevamo raccolto un bel gruzzolo e i ragazzi si erano divertiti un mondo». Pare sia sempre così quando escono coi volontari de La Casa dei Sogni, che sono una ventina: «Proponiamo attività di svago, un´alternativa alle sole uscite che spesso scandiscono i giorni di un disabile, come centro diurno o riabilitazione. Noi siamo i loro amici, con noi sono contenti», dice Segattini. Martina, quando affida Pietro a loro, lo sa in buone mani: «Si diverte e posso farlo tranquillamente anch´io».Chi vive ed opera con un disabile è conscio di come sia un´esperienza dura che può dare però grandi soddisfazioni. Di volontari c´è sempre bisogno: chi vuole provarci può partecipare alle riunioni che La Casa dei Sogni fa ogni ultimo lunedì del mese, alle 21, all´Avis, in via General Cantore. Per informazioni telefonare a 347.1454517.

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VERONA DISABILI Arena 28 settembre

I disabili del Csi di Verona raccolgono fondi per i disabili terremotati

Una buona notizia, nel marasma dei continui scandali politici. I cittadini vengono ignorati da chi dovrebbe occuparsi di loro? Allora i cittadini provvedono a se stessi. Anche se sono disabili.Dai ragazzi portatori di handicap di Verona arriva un contributo per la ristrutturazione del Centro diurno «L´abbraccio» di Carpi: una struttura di sostegno ai disabili modenesi, danneggiata dall´ultimo terremoto. Non è una grande cifra, 4.430 euro, ma comunque preziosa per avviare alcune delle molte riparazioni necessarie.La somma è stata raccolta nell´ambito dei progetti per la disabilità condotti dal Csi scaligero (Centro sportivo italiano), in particolare durante la Grande Sfida: l´evento internazionale che ogni anno, nella nostra città, promuove l´integrazione sociale delle persone con handicap fisici o mentali, attraverso l´attività sportiva, l´arte e il lavoro.Come contrasta, tutto ciò, con la scarsa attenzione della politica in generale per il mondo dell´handicap. Appena prima che esplodesse l´ultimo scandalo, per dirne una, la Regione Lazio tagliava gli ausili per i disabili, causa crisi.Roberto Nicolis del Csi, responsabile del progetto, spiega: «Abbiamo raggranellato questi fondi con donazioni spontanee. È bello vedere come la gente risponda, se sa che è per una giusta causa. Ora vogliamo renderne pubblica la destinazione, non per farci pubblicità, ma per illustrare ai benefattori come verranno utilizzati i loro soldi».Nicolis prosegue: «L´idea è nata quando, la scorsa primavera, i gruppi emiliani non sono potuti venire a Verona per la Grande Sfida, com´è loro consuetudine da 15 anni. Si erano appena verificate le scosse. Ci è molto dispiaciuta l´assenza dei nostri amici, sommersi dai problemi del post-terremoto. Perciò abbiamo avviato la colletta tra le centinaia di spettatori che assistono alle nostre iniziative».Una delegazione del Csi si è recata, domenica, a trovare gli amici modenesi, in occasione di una gara interregionale per atleti disabili organizzata dall´associazione Ushac, l´Unione sportiva portatori di handicap di Carpi. Tra parentesi, i nostri hanno pure vinto.«In Emilia tuttora ci sono scuole chiuse, case inagibili e monumenti pericolanti», continua Nicolis. «Insomma, ci sarebbe tantissimo da fare. Ma ci è sembrata la cosa più giusta finanziare un progetto cui ci sentiamo particolarmente vicini, cioè la ristrutturazione del centro per disabili di Carpi. La cosa bella è stato l´incontro con le famiglie, vedere la loro grande dignità, l´entusiasmo con cui ci hanno accolti, e sentire dai loro racconti che la vita, un po´ alla volta, riprende»

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VERONA DISABILI Arena 30 settembre

Pronta a ripartire La Grande Sfida, novità sono atletica e bocce

È ancora tempo di «Grande Sfida». Da sabato prossimo, nelle palestre e nelle piscine di città e provincia, riprende il progetto del Csi focalizzato sull´attività motoria delle persone con disabilità. Corsi e tornei di nuoto, basket, calcetto, danza e - novità - anche atletica e bocce. Lo sport senza barriere, attraverso il divertimento, mette in relazione i portatori di handicap e i cosiddetti normodotati. I numeri della «Grande Sfida» parlano da soli: 399 ragazzi con disabilità tesserati al Csi, di cui 177 nel territorio cittadino, seguiti da una cinquantina di operatori e una settantina di volontari. Senza contare le centinaia di studenti che si uniscono ai giochi, entrando in contatto con il mondo della disabilità.Il calendario è stato presentato ieri, nel sede del Csi in via Gioia, dal presidente dell´associazione, Piergiorgio Schena, e del responsabile del progetto, Roberto Nicolis. I corsi termineranno in maggio, con l´ormai tradizionale manifestazione in centro.A sottolineare il sostegno di Comune, Ulss e Diocesi a quest´iniziativa fin dal 1990, sono intervenuti Anna Leso, assessore al sociale, e don Roberto Vesentini, direttore dell´Ufficio pastorale della salute. Nicolis spiega: «Quando parliamo di handicap, non ci riferiamo alle persone che frequentano le nostre attività, ma ai pregiudizi contro di esse che ancora ristagnano nella società. Noi, in questo senso, facciamo sport e abbattimento della disabilità. Ringraziamo le famiglie dei ragazzi disabili, le quali ci offrono l´opportunità di conoscere i loro figli».Ogni sabato a partire dal prossimo, dicevamo, si fa palestra. In città, al Coni (prima e quinta circoscrizione) e alla Forti (Borgo Trieste) dalle 9 alle 12; alla Fraccaroli (Borgo Trento) dalle 10 alle 11.30; e alla Ciliegi (Golosine) dalle 14.30 alle 16. In provincia, al palazzetto di Zevio dalle 9.30 alle 11; al palasport di Illasi dalle 9 alle 12; alla scuola media di Cologna Veneta dalle 15 alle 16.30; alla palestra Prova di San Bonifacio dalle 14.30 alle 17.30. L´attività si allarga anche al comune di Grezzana, nella palestra di Stallavena, dalle 9 alle 12.Per quanto riguarda gli sport, gli allenamenti sono infrasettimanali. Danza, il venerdì dalle 15 alle 19.30, nella palestra Massalongo (Veronetta). Nuoto, il mercoledì alla piscina Golosine e il giovedì alla Monte Bianco, sempre dalle 17.30 alle 19. Calcetto, il martedì dalle 17.30 alle 20 nella palestra Giuliari (Borgo Roma) e il venerdì dalle 18.30 alle 20 a San Bonifacio. Basket, il martedì dalle 17 alle 19 alle Stimate (centro). Atletica, il venerdì dalle 18.30 alle 20 alla Battisti (Borgo Trento). Bocce, il giovedì dalle 18 alle 19.30 al centro Ca´ Bianca di San Michele.Per informazioni: 045/8204031; [email protected].

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VERONA DISABILI Arena 30 settembre

Peschiera capitale del nuoto per persone con disabilità intellettiva relazionale

Questa mattina Peschiera del Garda ospita il primo trofeo interregionale di nuoto di atleti del settore agonistico della Fisdir (Federazione italiana sport disabilità intellettiva relazionale) «Città di Peschiera del Garda». Alla gara, ospitata nell´impianto Renato Signorelli, parteciperanno anche i 16 atleti della nazionale italiana della categoria C21 (ovvero atleti con la sindrome di Down) che in questi giorni si sono allenati proprio nella piscina arilicense in previsione dei prossimi Campionati mondiali in programma dal 15 al 23 novembre a Loano (provincia di Savona). «Da qui inizia il nostro conto alla rovescia per l´appuntamento internazionale», ha spiegato Giuseppe Bresciani che ha promosso la tappa gardesana della nazionale e ha collaborato con il Comune, le associazioni 3P (Progetto Parkinson Peschiera) e Futura Onlus di Cremona, all´organizzazione del trofeo. E in occasione di questa gara scenderà in acqua per le sue prime gare agonistiche anche la squadra di atleti Down che fanno riferimento proprio alla «3P» di Peschiera.Prima Bresciani e poi il presidente della Fisdir Marco Borzacchini, il delegato del Veneto Michele Biciato e il Ct della nazionale Marco Peciarolo hanno ringraziato l´amministrazione comunale e la cittadina di Peschiera così come tutto il personale dell´impianto sportivo per l´accoglienza riservata agli atleti e all´intero staff.«Questo è un territorio a vocazione turistica e credo che il connubio sport e turismo favorirà certamente questa vocazione», ha sottolineato Bresciani. A fare gli onori di casa il sindaco Umberto Chincarini, presidente della 3P che ha parlato di un evento «che è un ottimo modo per ricordare tutti insieme Renato Signorelli e il suo impegno a favore della disabilità. Mi associo al plauso al direttore dell´impianto, Marco Magagnotti, per il lavoro svolto in questi anni. E agli atleti in gara oggi va il mio “in bocca al lupo”: anche alla nostra squadra della 3P, agli esordi in campo agonistico».Borzacchini ha sottolineato l´impegno e i risultati ottenuti da questi atleti «che ci riportano al significato vero dello sport, una delle poche attività dell´uomo capace di abbattere ogni barriera. Siamo la seconda nazione, dopo l´Australia, a livello mondiale per risultati conseguiti. Sono tutti ragazzi, quelli della nazionale, dai 16 ai 24-25 anni che studiano o lavorano: perché fare sport aumenta il livello di autostima e dunque quello di integrazione. Ecco perché mi auguro davvero che stamattina vengano a vedere queste gare tanti genitori»

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VERONA INFANZIAArena 28 settembre

La materna parrocchiale di Negrar rischia la chiusura, il Comune promette di intervenire

NEGRAR Orecchie tese a sentire cosa ha da dire l'amministrazione comunale. Per loro parlano magliette e cartelli: «Vergogna, no contributi no asili», «State fermando il nostro futuro», «Dove porteremo i nostri bambini?», «Sindaco prepara i giochi che porteremo i nostri bambini in comune». Partecipano in massa al consiglio comunale i genitori dei bimbi della materna Santa Famiglia di Negrar, che rischia di chiudere. Tra i primi punti della seduta, un'interrogazione del consigliere di minoranza Roberto Grison. L'asilo parrocchiale paritario rischia di saltare se non arriva, e presto, la seconda parte dei contributi promessi dall'amministrazione Dal Negro alle scuole dell'infanzia del territorio e se non viene rinnovata la convenzione biennale scaduta: si tratta di 120mila euro, di cui 50 mila per la Santa Famiglia. I fornitori non vengono pagati, né gli insegnanti e gli ausiliari. Seduti in prima fila, hanno cartelli espliciti: si lavora gratis da mesi, niente tredicesima 2011. Lo dicono anche al sindaco, quando va tra il pubblico tentando di rassicurare gli animi. Giorgio Dal Negro approfitta della sospensione della seduta da parte della presidente Angiolina Boldo: urla e recriminazioni tra maggioranza e minoranza hanno superato il limite. Il pubblico assiste sconsolato. «Si danno colpi a vicenda e noi passiamo in secondo piano», afferma la presidente del comitato di gestione, Caterina Cardinale. «È da un anno che tentiamo il dialogo e va avanti così». I genitori avevano promesso, e mantengono, una battaglia civile. Ascoltano le rassicurazioni del sindaco e dell'assessore al bilancio Stefano Ceradini. Vogliono crederci. Ceradini parla data l'assenza per malattia di quello all'istruzione, Gianni Pozzani. «Il Consiglio vota un riequilibrio del bilancio in cui chiediamo sacrifici ai cittadini e alziamo le tasse per garantire i servizi, compresi gli asili», afferma Ceradini. Ammette: «Gli aumenti saranno considerevoli e pesanti, ma è l'unica strada». Si spinge oltre: «L'impegno c'è: eravamo a buon punto nel reperimento delle risorse quando ad agosto la Spending Review ci ha tagliato 150mila euro». L'atmosfera si scalda. Maggioranza e minoranza si accapigliano su tutto, dall'indebitamento del Comune al compenso degli assessori. Per la battaglia politica ognuno gioca le sue carte. Ma genitori, maestre e ausiliari pensano ai bambini e ai posti di lavoro. Categorico il sindaco Dal Negro nel chiudere il dibattito: «L'impegno lo manteniamo: arriveranno i 120mila euro della seconda tranche per le materne»

Al Consiglio comunale viene presentata oggi da Roberto Grison della minoranza un´interrogazione al sindaco Giorgio Dal Negro sulle difficoltà segnalate dalla scuola dell´infanzia di Negrar e sulle pressanti richieste. Grison chiede anche una presa di posizione sull´argomento ai capigruppo di maggioranza. «La situazione evidenziata per l´asilo Santa Famiglia si abbatterà su tutte le scuole del Comune, cioè su circa 400 bambini e sulle loro famiglie», afferma. «L´amministrazione ha ingessato le materne paritarie, tutte

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quante, al punto da portarle alla chiusura. In atto c´è un taglio imponente: dai 290mila euro lasciati dalla precedente giunta, a giugno ne sono stati promessi 240mila e ora si conferma solo la prima rata di 120mila. Con queste cifre nessuna scuola riesce a salvarsi, se non portando le rette per le famiglie a 200-250 euro».Secondo Grison si tratta «dell´ennesima disgraziata scelta di questa amministrazione. Serve più attenzione ai bisogni dei cittadini, soprattutto dei più piccoli. Mi sembra di vedere, invece, accanimento ingiustificato nei confronti di tanti e benevola accondiscendenza nei confronti di pochi. Ma, quando tocca alle scuole, non ci possono essere giustificazioni: un Comune che non sostiene educazione e socializzazione dei bambini fallisce in uno dei suoi compiti essenziali. Bloccando i contributi si affondano tutte le scuole e si creano fratture e attriti sociali che avranno bisogno di molti anni per essere risanati».

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VERONA MINORIArena 28 settembre

Festa dei 25 anni per la Piccola Fraternità di Cerea. Che vorrebbe assumere

La Piccola fraternità di Cerea compie 25 anni: un´occasione di festa ma anche di riflessione e solidarietà, in cui sarà possibile dare una mano ad un ente che tanto ha fatto in questo quarto di secolo per i bambini. Domani, alle 19, nel padiglione C dell´Area exp, si terrà l´evento benefico «Fai la tua parte», manifestazione messa a punto dall´agenzia «Hungry&Foolish events» con la collaborazione di «Roses American Bar» ed il patrocinio del Comune, per raccogliere fondi da destinare interamente al centro ceretano. Nata il 12 marzo 1987, grazie ad un gruppo di persone spinte a dare una risposta concreta alle varie richieste di aiuto provenienti da famiglie con figli disabili, la Piccola fraternità annovera tra i suoi soci fondatori l´allora parroco monsignor Dario Cordioli. Nel corso degli anni ´90 il servizio si è adeguato alle nuove esigenze del territorio e oggi la struttura collabora con varie istituzioni in rete sul territorio: Comuni, scuole, ulss 21, associazioni e realtà pubbliche, private e parrocchiali. L´associazione è, nello specifico, una casa famiglia residenziale, che può accogliere, di norma, fino a sei minori per i quali è stato predisposto l´allontanamento dalla famiglia d´origine. Lo scopo è quello di offrire un sostegno temporaneo per aiutare il minore a superare la situazione di disagio familiare e, quando è possibile, prepararne il reinserimento nella famiglia. Responsabile della onlus è Natalina Brunelli, socio fondatore e pilastro fondamentale nelle attività associative. L´iniziativa per festeggiare il quarto di secolo della comunità è stata suggerita invece da uno dei suoi volontari, Caterina Lorenzetti. «L´evento consisterà in una raccolta fondi che serviranno a ristrutturare l´edificio dove è ospitata la sede della Piccola fraternità», spiega Lorenzetti. «Tra gli obiettivi vi è poi anche quello di riuscire, se possibile, a contrattualizzare una figura professionale specializzata nei servizi per i ragazzi». Arte, musica, spettacolo e buon cibo sono gli ingredienti con cui si spera di riuscire ad ottenere fondi a sotegno dell´ente. Questo il programma: alle 19 discorsi di benvenuto del sindaco Paolo Marconcini e del presidente della Piccola fraternità Fabio Modenese, seguiti dall´inaugurazione dell´expò artistica, una mostra in cui sarà possibile acquistare opere d´arte donate da 15 artisti. Alle 19.30 aprirà il ristorante con i cuochi della Pro loco, mentre alle 22 ci sarà il lancio in cielo di lanterne giapponesi e prenderà il via la musica proposta da tre gruppi: Lucky&Leo, Luca Donini Quartet e Bottle Brothe

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VICENZA ANZIANIGiornale di Vicenza 24 settembre

I sindacati chiedono all'Ipab di Vicenza più trasparenza: fuori i bilanci

VICENZA Sembra di essere tornati indietro negli anni quando le vertenze sindacali all´ipab erano sempre aspre e tormentate. Da una parte Cgil, Cisl e Uil che puntano il dito sulla trasparenza e sulla correttezza nelle relazioni sindacali. Dall´altra l´Usb, Unione sindacale di base che ha organizzato nei giorni scorsi un picchetto davanti al centro diurno dell´istituto “Trento” assieme ai familiari degli ospiti con bandiere e striscioni contro l´esternalizzazione del servizio. Le richieste si equivalgono, anche se con sfumature diverse. «No all´affidamento di servizi che, a tutt´oggi, sono assicurati dal personale dipendente che riguardano i centri diurni di via Bachelet, del “Trento” e di Monte Crocetta, e ancora le prospettive gestionali del S. Camillo, la pulizia, la cucina». Insomma, strutture che ruotano attorno ad un istituto che conta oltre 500 dipendenti.E non è finita: gli echi della “rivolta” arrivano anche in sala Bernarda dove il Pdl con il capogruppo Francesco Rucco e Gerardo Meridio e la Lega con Sabrina Bastianello gettano ulteriore benzina sul fuoco e chiedono che venga convocata la quinta commissione consiliare. Cgil, Cisl e Uil hanno già chiesto un incontro al sindaco Variati. «Lo diciamo da tempo - interviene Giancarlo Puggioni della Cgil - prima di prendere qualunque decisione è importante che si parli di bilancio. Sappiamo che con il commissario straordinario e con il nuovo consiglio di amministrazione le cifre sono state aggiustate, poi ci sono state alienazioni importanti. Ma se non vediamo i conti, diventa inutile ipotizzare qualunque prospettiva futura. Lo abbiamo fatto presente anche nell´ultimo incontro del 12 settembre in cui il presidente Rolando non era presente ».I centri diurni occupano in tutto una trentina di dipendenti, che se dovesse arrivare una ditta esterna sarebbero costretti ad accettare altre mansioni. «Di fatto - prosegue Puggioni - non ci sarà turn over e non verranno sostitute nemmeno le figure tecnico-amministrative. La nostra preoccupazione nasce in prospettiva, anche perché non ci sono idee chiare sui futuri servizi che saranno di competenza all´ipab». Cisl e Uil non si discostano di molto e in un volantino unitario puntano il dito «sulla contrarietà di ulteriori appalti, sulla necessità di incrementare gli organici, sulla trasparenza nelle relazioni sindacali, sulla valorizzazione delle professionalità esistenti e infine sugli investimenti e sulla qualità dei servizi».«Vogliamo vedere i conti- dicono i sindacati - siamo disponibili ad esaminare assieme il bilancio per evitare ulteriori sprechi e diseconomie».

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VICENZA DISABILI Gazzettino 28 settembre

35 in lista d'attesa per entrare al centro diurno nell'Ulss 6

Lunghe liste d'attesa e tagli per quattrocentomila euro. All'Ulss 6 di Vicenza è allarme disabili. L'accesso a servizi come i centri diurni è sempre più difficile. Sono trentacinque i disabili che non riescono ad accedere a queste strutture per mancanza di risorse. Oltre ai sei di Vicenza, nove appartengono al distretto est, sette a quello ovest e tredici al distretto sud-est. Non solo. La Regione Veneto, nell'ambito della razionalizzazione delle spese sociosanitarie, prevede una riduzione dei fondi per un totale di 400 mila euro, in quanto non verrà riconosciuto il trasporto per i disabili. A ricordarlo è l'assessore alla famiglia del Comune di Vicenza Giovanni Giuliari, reduce da un incontro con i gestori dei centri. Quanto basta per sollevare le critiche dei sindacati. «La situazione è drammatica - tuona Fabiola Carletto della Cgil - La 'Spending review' colpisce ancora una volta le categorie più deboli. I tagli complicheranno ulteriormente la vita dei disabili e delle loro famiglie». Nel frattempo queste ultime, assieme all'Ulss 6 e al Comune, hanno sottoscritto una carta dei servizi che fissa gli standard qualitativi che dovranno fornire i complessi che ospitano i disabili. Il documento elenca le normative di riferimento, l'organizzazione delle attività, gli orari, i tempi di risposta alle domande di accoglimento e i costi. «I centri diurni dell'Ulss 6 - conclude Giuliari - coinvolgono 547 persone disabili. Di queste, 503 sono accolte in centri diurni privati e 44 in centri pubblici gestiti direttamente dall'Ulss. Per questo settore, il Comune ha impegnato 4 milioni di euro. I bisogni sono in continuo aumento perché i progressi della medicina allungano la vita media delle persone, ma anche perché aumentano i disabili in seguito agli incidenti stradali. I servizi sono ormai a rischio. Le cooperative, a cui chiediamo sempre più qualità, hanno raschiato il fondo del barile».

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VICENZA DISABILI Giornale di Vicenza 29 settembre

Grazie a Ipab La Pieve aprono gli alloggi per disabili di Breganze

È stata inaugurata alcuni giorni fa, a Breganze, la «Casa Castelletto» una struttura con alloggi indipendenti, che permetterà a persone con lievi disabilità fisiche e mentali di vivere in autonomia. La residenza è uno dei risultati del progetto "Le Chiavi di Casa" che ha il fine di facilitare l'uscita dei disabili dalle loro famiglie e renderli autonomi nel tempo, condividendo la vita e le esperienze quotidiane nella società di cui fanno parte. Davanti ad una folla di curiosi e varie autorità, ha aperto l'inaugurazione degli alloggi, Sante Bressan, direttore di «Ipab La Pieve», l'ente che è proprietario istituzionalmente della struttura. In qualità di primo cittadino di Breganze, Silvia Covolo ha apprezzato la grande presenza di pubblico e ha sottolineato che Breganze è un territorio molto fertile per il volontariato e la solidarietà verso chi ha più bisogno di sostegno. Le ha fatto eco Alberto Toldo, presidente della conferenza dei sindaci dell'Ulss 4 Alto Vicentino, che esprimendo compiacimento per il grande dinamismo dimostrato da «Ipab la Pieve», ha spiegato che il grande impegno nel sociale fa eccellere la città di Breganze. Soprattutto, ha continuato durante il suo discorso, in questi anni in cui i diritti e i servizi per i disabili vengono costantemente minacciati, è importante che il territorio reagisca per tutelarli. La cerimonia d'inaugurazione è poi proseguita con la benedizione impartita dall'arciprete di Breganze, Giacomo Prandina e con la visita delle abitazioni. Il concerto «Un mondo di note» del trio Dal Bianco, Nardon e Neri, ha concluso la cerimonia con il suono melodioso dei flauti e delle percussioni etniche che hanno allietato i molti cittadini accorsi per questo evento a livello sociale.

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VICENZA INFANZIAGdV 27 settembre

Nuovo nido parrocchiale a Zanè,aperto grazie al sostegno di tanti

Il nuovo nido parrocchiale San Giuseppe è finalmente realtà, grazie alle offerte della comunità di Zanè e al lavoro delle imprese del territorio. La nuova struttura è rivolta a 24 bambini dai 9 mesi ai tre anni, ed è stata realizzata accanto alla scuola dell'infanzia San Giuseppe, che dal 1980 accoglie ed educa i piccoli zanadiensi. Si tratta di un nido integrato, realizzato dalla parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, con la precisa intenzione di offrire non solo un servizio alle famiglie del paese, ma anche un lavoro alle imprese della zona cui è stato affidata la progettazione, la costruzione e l'arredamento del nido. Anche per il pagamento della nuova struttura, costata circa 800 mila euro, si devono ringraziare molti zanadiensi: in primis la Fondazione Pegoraro-Romanatti, che ha devoluto alla parrocchia un sostanzioso contributo, poi il Comune che ha stanziato 100 mila euro e regalato alla materna un terreno di 1.500 metri per il parcheggio, e moltissimi parrocchiani che, con le loro offerte, anche consistenti, hanno permesso alla parrocchia di saldare quasi tutto il debito. A questi si aggiunge la Regione, che ha stanziato un contributo di 63 mila euro. «Questo è un giorno importante - ha affermato il sindaco Alberto Busin durante l'inaugurazione - perché il nido è un servizio fondamentale per le famiglie e le mamme che lavorano. Ringrazio davvero tutti per aver contribuito a realizzare questa struttura in così breve tempo». «Nonostante il periodo di ristrettezze economiche - ha aggiunto l'assessore regionale Marino Finozzi – la Regione è riuscita a trovare un piccolo contributo da dedicare a questo progetto così importante». «Oggi si corona il sogno di Pierina Pegoraro (benefattrice zanadiense la cui eredità è gestita dalla Fondazione per scopi sociali n.d.r.) - ha affermato Giuseppe Pegoraro presidente della onlus - che ha fortemente voluto quest'opera e non ha potuto vederla realizzata; sono sicuro che oggi è qui con noi e che gode di questa giornata». «Questa struttura esprime la nostra vicinanza alle famiglie e alle loro esigenze - ha concluso don Luigi Codemo - punto di riferimento per tutta la comunità di Zanè, che con quest'opera dimostra la sua capacità di impegnarsi progettualmente per il suo futuro».

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VICENZA SOCIALEGdV 28 settembre

Mobilitazione contro la “droga dello stupro”

Vari episodi di cronaca, verificatisi anche sul nostro territorio, sono un segnale preoccupante. Lo sono per genitori, educatori e protagonisti della vita sociale per l'emergere di un nuovo, criminoso fenomeno collegato alla diffusione della droga cosiddetta “da stupro”. Succede quando un semplice drink, all'apparenza innocente, offerto con un sorriso accattivante, può far entrare una ragazza nel tunnel della violenza. LA DROGA. Si tratta di una sostanza inodore, insapore e incolore che, diluita in una bevanda, crea un effetto di euforia e di disinibizione. La conseguente perdita di lucidità consegna la vittima designata alla completa mercè dei malintenzionati, senza che avvenga un approccio sessuale aggressivo e senza segni di lesioni; per di più un vuoto di memoria impedisce una ricostruzione precisa dei fatti e l'individuazione dei responsabili. Qui se ne parla ancora poco, ma negli Stati Uniti è già emergenza, tanto il governo è corso ai ripari, istituendo un apposito dipartimento per contrastare il dilagare di questo subdolo strumento di violenza. Nasce ora, affidandosi a uno scelto e formato volontariato, con sede a Chiuppano, ma con riferimento per ora a tutta la Pedemontana e al Nord Est, l'associazione "Lanternadikai", che in breve tempo ha incassato non solo il sostegno del Comune locale, ma anche il patrocinio dell'Ulss 4 in previsione di una serie di progetti da lanciare sul territorio. L'obiettivo da raggiungere, con l'appoggio della Conferenza dei sindaci, è il coinvolgimento degli enti locali e possibilmente del mondo scolastico, con altri soggetti istituzionali interlocutori privilegiati dell'intera operazione. LINEA DIRETTA. Come primo passo concreto si pensa di istituire a breve, presso la sede comunale di Chiuppano, un servizio telefonico di assistenza continua, sostenuto da personale volontario formato e qualificato per dare un sostegno psicologico, indicazioni pratiche e consigli operativi alle eventuali vittime. L'associazione, che, fin dalla fase di fase di avvio, si è data dei precisi obiettivi, farà la sua prima uscita pubblica con un convegno, aperto ai cittadini e alle istituzioni, stasera, alle 20.30, a Chiuppano, all'auditorium del centro servizi. L'appuntamento servirà per presentare il proprio identikit, sensibilizzare i cittadini, fornire informazioni di carattere scientifico e raccogliere idee utili attraverso il dibattito. LA CRIMINOLOGA. Dopo l'introduzione del vicesindaco Susanna Gioppo, interverranno, per gli aspetti scientifici Sabrina Magris, nello specifico esperta in droga dello stupro, formatasi alla scuola americana, investigatore e criminologa e Maurizio Stanferla, tecnico in bioelettronica e naturopata. Del resto, è eloquente il titolo del convegno: “Un amore rubato", ma il sottotitolo è un inno alla speranza e recita: “Nel buio c'è sempre la chiave, che accende una luce .una via .". Con questa esperienza pilota, una volta tanto le forze � �sane di un competente volontariato, dopo aver tempestivamente individuato un nuovo gravissimo guasto sociale, reagiscono e chiamano alla reazione istituzioni e cittadini.

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VICENZA SOCIALEGdV 28 settembre

Il Comune di Arzignano scarica la fondazione “Città di Arzignano”

Frattura netta tra Comune e Fondazione “Città di Arzignano”, anzi, «sedicente Fondazione», come l´ha definita l´altra sera in Consiglio comunale il sindaco Giorgio Gentilin annunciando la sua uscita dal Consiglio d´amministrazione dell´associazione che da undici anni è impegnata a favore della sanità dell´Ovest Vicentino, raccogliendo fondi, fornendo apparecchiature all´ospedale, sostenendo ricerche.Ufficialmente la motivazione riguarda la «non più riscontrabile unitarietà d´intenti tra gli indirizzi di politica amministrativa perseguiti dall´Amministrazione e gli scopi della Fondazione». L´episodio cui si riferisce anche il dispositivo della delibera approvata dal Consiglio per sancire l´uscita del sindaco dal Cda è stata comunque l´iniziativa della Fondazione dello scorso luglio, che su una pagina acquistata sul nostro Giornale aveva criticato la scelta di investire 50 milioni di euro per l´ospedale di Montecchio.La cosa non era andata giù al sindaco Gentilin, che in Conferenza dei sindaci aveva votato a favore del nuovo ospedale castellano, ed è sfociata nella decisione di uscire dal Consiglio di amministrazione, del quale il sindaco pro tempore di Arzignano è stato membro fin dalla costituzione.Notevole il clamore che l´annuncio ha suscitato. In Consiglio critiche e perplessità si sono levate dalla minoranza per bocca di Michele Colasanto e di Lorella Peretti: «Un errore sotto il profilo giuridico e di opportunità politica», ha detto il primo; «Un atteggiamento di contrapposizione che impoverisce la città», ha aggiunto la seconda, sostenendo quanto la Fondazione ha contribuito alla sanità arzignanese in termini di apparecchiature donate al Cazzavillan. Nè ha convinto la minoranza la spiegazione del consigliere di maggioranza Andrea Pellizzari: «L´uscita del sindaco permetterà alla Fondazione di agire più liberamente: bisogna essere rispettosi dell´autonomia della Fondazione ed eliminare possibili elementi di confusione».A spiegare le cose con più chiarezza è stato a quel punto lo stesso Gentilin. «La sedicente Fondazione non è una onlus, non è iscritta al registro regionale nè alla Camera di commercio - ha detto - e quando è stata costituita nel 2001 alcuni industriali non sono stati ammessi perchè appartenevano a una determinata area. L´uscita del sindaco fa chiarezza sulla distinzione e i poteri. È vero che la Fondazione si è occupata di sanità e ha procurato tecnologie, però ha fatto politica sanitaria. Serve una distinzione dei ruoli. In questo settore le cose stanno cambiando, il modello sanitario è quello dell´ulss 5, non di Arzignano: oggi chi parla solo di ospedale di Arzignano parla del proprio interesse. Il problema è la diversa visione sociosanitaria, e io interpreto quella nuova».Il Comune ha reiterato alla Fondazione anche la richiesta di cambiare il proprio recapito, che da sempre è stabilito al palazzo comunale, e di modificare il suo simbolo, che praticamente riproduce lo stemma della città.

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VICENZA SANITA'GdV 25 settembre

Accorpamento tra Ulss 5 e Ulss 6?

L´ulss 5 verso la fusione con l´ulss 6. L´azienda che unisce la sanità pubblica di Arzignano, Montecchio, Valdagno e Lonigo verso l´accorpamento con Vicenza. È una delle ipotesi di lavoro sul tavolo dell´assessore regionale Luca Coletto. Le schede ospedaliere, che dovranno sostituire quelle vecchie di 10 anni, sono quasi completate. L´assessore ha spiegato i criteri ai capigruppo della maggioranza Lega-Pdl a palazzo Ferro Fini. E fra le probabili novità per il prossimo triennio spunta il commissariamento di cinque ulss, fra cui Arzignano. Le altre aziende in predicato sono la 2 di Feltre, la 14 di Chioggia, la 19 di Adria, la 21 di Legnago. Il nuovo direttore generale, che dal 1 gennaio 2013 si insedierà a Vicenza, avrebbe quindi un doppio ruolo: potrebbe fare anche il commissario di Arzignano in vista dell´unificazione amministrativa delle due aziende. Se l´ipotesi verrà confermata, nel percorso politico che porterà all´approvazione delle schede, non si tratterà di un commissario-liquidatore ma di un dg che dovrà gestire la fase di passaggio per l´aggregazione dell´ulss 5 con la 6. In altre parole, la dimensione e i confini territoriali dell´unità 5 resterebbero gli stessi di oggi, così il numero degli ospedali e dei reparti in una rete con bacino base di 200 mila utenti e 400 posti-letti. Anche il personale rimarrebbe incardinato all´ulss 5. L´azienda ha personalità giuridica, per cui medici, tecnici, infermieri, amministrativi assunti e stipendiati restano dipendenti a tutti gli effetti dell´azienda dell´Ovest vicentino. I processi di mobilità potrebbero iniziare solo dopo la soppressione dell´ulss, un atto che, però, può avvenire, solo per legge e con un altro iter. La stessa questione dell´ospedale di Valdagno, che graviterebbe più su Santorso e l´ulss 4, per il momento non si pone. È tutta un´altra storia rispetto alle schede ospedaliere, che hanno una ratio diversa rispetto alla composizione e alla geografia delle ulss. Servono solo a definire funzioni e dotazioni degli ospedali. Insomma, l´ulss 5 non verrebbe assolutamente smembrata e neppure toccata. Il dg-commissario, in questo periodo di transizione, avrà soltanto il compito di preparare la fusione attraverso la riorganizzazione di servizi di carattere generale. Ad esempio si potrebbero fare sinergie con il magazzino, con le gare per l´acquisto di apparecchiature, beni, presìdi sanitari e materiali di uso comune, con determinate attività come pulizie, mensa, calore. Niente di diverso da quanto accade già in altre ulss del Veneto, visto che il commissariamento, anche se per ragioni contingenti verificatesi nel corso del mandato, è un modello già praticato dalla Regione.

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VICENZA SANITA'GdV 26 settembre

Nuovo appalto per le pulizie nelle Ulss vicentine: meno spesa, ma anche meno lavoro

Dal primo ottobre comincerà a funzionare il nuovo appalto di area vasta (comprende tutte le ulss vicentine); un appalto vinto dal duo Manutencoop e Coopservice con un ribasso sostanzioso rispetto ai precedenti appalti in vigore. Leggendo i capitolati di appalto si capisce che si andrà ad una riduzione delle ore lavorate. «Nella Spending review - si legge in una nota di Usb - sono previsti tagli del 5% sulla spesa sanitaria; tagli che quasi interamente si riverseranno sui servizi appaltati». Si tratta di una media individuale di 4/6 ore settimana in meno su lavoratori che prendono meno di mille euro mese ma c´è anche chi prende poco più di 600 euro. Uno scenario in cui le ulss applicheranno la legge che prevede la richiesta di uno sconto alle ditte in appalto che abbiano superato del 20% i prezzi di riferimento dei servizi forniti. Pena: la rescissione dei contratti senza alcun onere per le aziende sanitarie.«Un attacco micidiale - continua l´Unione sindacale di base - questa "revisione di spesa": peggiora la qualità del Servizio Sanitario Pubblico, peggiora le condizioni dei lavoratori, peggiora l´igiene all´interno degli ospedali con conseguente aumento del rischio di infezioni. Questi tagli poi non centrano con le "inefficienze" o gli "sprechi" che la legge intenderebbe colpire, nei fatti si vuole solo tagliare qualità e quantità dei servizi sanitari pubblici». Usb inoltre interviene sulla questione degli accordi con le ulss vicentine: «Mai firmato accordi che vedano la riduzione delle ore lavorate, piuttosto abbiamo chiesto un incontro in Prefettura convocando le cooperative e i direttori generali delle ulss».

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