Un’impresa della Prima Guerra Mondiale poco conosciuta Il ......l’operazione; il trasferimento...

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33 Marinai d’Italia Maggio/Giugno 2016 L’azione di Cattaro presentava non poche difficoltà soprattutto relativamente al percorso che avrebbero dovuto compie- re gli aeroplani, tragitto che ammontava a circa cinquecento chilometri - tra an- data e ritorno - di cui oltre quattrocento sul mare aperto, per un totale di circa sei ore di volo. Il velivolo scelto rappresentava quanto di meglio potesse offrire l’aviazione in campo interalleato, sia per quanto atte- neva l’affidabilità della macchina sia per autonomia e capacità di carico. Si tratta- va, comunque, di un velivolo prettamen- te terrestre che in caso di ammaraggio forzato non avrebbe galleggiato per più di un minuto e diciassette secondi la- sciando l’equipaggio, ancora valido, naufrago in attesa di un improbabile soccorso ed equipaggiati dei soli giub- betto di Kapok, del salvagente a collare e di sistemi di segnalazione ottica quali i fanali Donath e le pistole Very. Il rischio di ammaraggio forzato nelle previste sei ore di volo, non era del tutto da escludere, il reale pericolo era dovu- to a possibili avarie ai motori, ad avverse condizioni meteorologiche, all’autono- mia delle macchine che era appena suf- ficiente per effettuare il percorso di an- data e ritorno. Soprattutto va ricordato che gli appa- recchi erano sprovvisti di apparati radio e di strumentazione per la navigazione, in particolare la mancanza di bussola non permetteva la possibilità di control- lare eventuali possibili deviazioni dalla rotta, scostamenti resi ancora più pro- babili dalla mancanza di pratica, da par- te degli equipaggi, ai voli tanto lunghi su mare aperto. Per l’esecuzione dell’operazione fu costi- tuito un gruppo di volo formato da due squadriglie al comando del magg. Ar- mando Armani. I rischi che si paventava- no non impedirono di avere adesioni vo- lontarie più di quanto ne fossero necessa- rie, tanto che si dovette procedere ad estrarre a sorte gli equipaggi. Gabriele d’Annunzio, che aveva avanzato la sua disponibilità alla partecipazione fin 32 Marinai d’Italia Maggio/Giugno 2016 L a Marina italiana dovette constata- re, fin dall’inizio della guerra, la sfa- vorevole situazione geografico-stra- tegica in Adriatico che, ad una costa occi- dentale piatta e dotata di pochissimi porti sicuri e molto distanziati tra loro, oppone- va una costa orientale frastagliata e ric- chissima di porti e ridossi naturali e di ec- cellenti basi navali quali quelle di Pola, Se- benico e Cattaro. Il porto di Cattaro, in particolare, posizio- nato a sud della Dalmazia (Montenegro), grazie alla sua felicissima configurazione geografica e alla sua posizione meridio- nale, ospitava unità di superficie e som- mergibili austriaci che rappresentavano un serio pericolo per il traffico nel canale d’Otranto. Le marine alleate avevano concentrato, come compito principale, i loro sforzi in Basso Adriatico per il controllo del Canale d’Otranto; si voleva evitare che la flotta nemica e soprattutto i sommergibili, po- tessero uscire in Mediterraneo. Di con- tro, gli austriaci condensarono i loro sfor- zi per controbattere tale tendenza ren- dendo la base di Cattaro il perno di que- sto impegno. Dal canto suo la Regia Ma- rina aveva, in proposito, potenziato la ba- se navale di Brindisi. Diventava imperativo, quindi, oltre l’inter- dizione alla navigazione nel Canale d’O- tranto, un contrasto diretto contro le basi navali austriache delle quali quella di Cat- taro era la più meridionale e la più diffici- le da offendere. L’obiettivo infatti, data la sua particolare conformazione a fiordo, non poteva essere raggiunta con l’impie- go dei mezzi navali. Nel mese di Agosto del 1917, era stato elaborato un “Progetto di massima per un’azione sulla costa nemica da Gioia del Colle“ che prevedeva: affidare alla Regia Marina il controllo e la responsabilità del- l’operazione; il trasferimento di 14 appa- recchi del tipo Caproni “CA 33“, sul Cam- po Scuola di Gioia del Colle; il traccia- mento della rotta tra la spiaggia di Poli- gnano e la baia di Traste mediante la di- slocazione di unità navali lungo la rotta; il trasferimento delle munizioni a Gioia del Colle; l’indicazione di massima del perio- do d’esecuzione della missione individua- ta tra la fine di settembre e l’inizio di otto- bre, periodo ritenuto favorevole per pre- vedibili condizioni meteo e lunazione. I primi di settembre dello stesso anno fu dato inizio alle predisposizioni necessarie e preventive relative all’impresa. Grande Guerra Un’impresa della Prima Guerra Mondiale poco conosciuta Il bombardamento della base navale austro-ungarica nel golfo di Cattaro 4-5-ottobre 1917 Francesco Paolo Tarantino - Socio del Gruppo di Pescara D’Annunzio coniò, per l’impresa, il motto: Iterum rugit leo anche per ricordare le antiche glorie veneziane che proprio nel golfo di Cattaro, a Perasto, trovarono il loro epilogo. Successivamente ricordò la notte di Cattaro nel suo discorso dell’11 agosto 1918, tenuto dopo il volo su Vienna “… Ma per Cattaro eravamo sette e set- te e tutti partimmo e tutti tornammo. Che mai può dire a noi l’Orsa già lume di tante vie eroiche se non che quella via non può essere a noi impervia? … quasi ogni giorno quel compito mi por- ta sopra le terre dolorose, perciò io non dimentico. Perciò la mia piaga non si può ne chiudere ne alleviare. Penso che a Ca’ Gamba [cimitero di guerra del Reggimento Marina] dorme un mio fratello d’Abruzzo [Bafile], il quale dal giorno oscuro non aveva più potuto sorridere e non sorrise se non quando si sentì morire...” “…Ma per Cattaro eravamo sette e sette e tutti partimmo e tutti tornammo. Che mai può dire a noi l’Orsa già lume di tante vie eroiche se non che quella via non può essere a noi impervia? … quasi ogni giorno quel compito mi porta sopra le terre doloro- se, perciò io non dimentico. Perciò la mia piaga non si può ne chiudere ne al- leviare. Penso che a Ca’ Gamba [cimi- tero di guerra del Reggimento Marina] dorme un mio fratello d’Abruzzo [Bafi- le], il quale dal giorno oscuro non ave- va più potuto sorridere e non sorrise se non quando si sentì morire...” L’ingresso delle bocche di Cattaro, un insieme di bacini profondo e articolato, riparò una aliquota della flotta austro-ungarica per tutta la guerra

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L’azione di Cattaro presentava non pochedifficoltà soprattutto relativamente alpercorso che avrebbero dovuto compie-re gli aeroplani, tragitto che ammontavaa circa cinquecento chilometri - tra an-data e ritorno - di cui oltre quattrocentosul mare aperto, per un totale di circa seiore di volo.Il velivolo scelto rappresentava quantodi meglio potesse offrire l’aviazione incampo interalleato, sia per quanto atte-neva l’affidabilità della macchina sia perautonomia e capacità di carico. Si tratta-va, comunque, di un velivolo prettamen-te terrestre che in caso di ammaraggioforzato non avrebbe galleggiato per piùdi un minuto e diciassette secondi la-sciando l’equipaggio, ancora valido,naufrago in attesa di un improbabilesoccorso ed equipaggiati dei soli giub-betto di Kapok, del salvagente a collare

e di sistemi di segnalazione ottica quali ifanali Donath e le pistole Very.Il rischio di ammaraggio forzato nellepreviste sei ore di volo, non era del tuttoda escludere, il reale pericolo era dovu-to a possibili avarie ai motori, ad avversecondizioni meteorologiche, all’autono-mia delle macchine che era appena suf-ficiente per effettuare il percorso di an-data e ritorno.

Soprattutto va ricordato che gli appa-recchi erano sprovvisti di apparati radioe di strumentazione per la navigazione,in particolare la mancanza di bussolanon permetteva la possibilità di control-lare eventuali possibili deviazioni dallarotta, scostamenti resi ancora più pro-babili dalla mancanza di pratica, da par-te degli equipaggi, ai voli tanto lunghi sumare aperto.

Per l’esecuzione dell’operazione fu costi-tuito un gruppo di volo formato da duesquadriglie al comando del magg. Ar-mando Armani. I rischi che si paventava-no non impedirono di avere adesioni vo-lontarie più di quanto ne fossero necessa-rie, tanto che si dovette procedere adestrarre a sorte gli equipaggi.Gabriele d’Annunzio, che aveva avanzatola sua disponibilità alla partecipazione fin

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L a Marina italiana dovette constata-re, fin dall’inizio della guerra, la sfa-vorevole situazione geografico-stra-

tegica in Adriatico che, ad una costa occi-dentale piatta e dotata di pochissimi portisicuri e molto distanziati tra loro, oppone-va una costa orientale frastagliata e ric-chissima di porti e ridossi naturali e di ec-cellenti basi navali quali quelle di Pola, Se-benico e Cattaro.Il porto di Cattaro, in particolare, posizio-nato a sud della Dalmazia (Montenegro),grazie alla sua felicissima configurazionegeografica e alla sua posizione meridio-nale, ospitava unità di superficie e som-mergibili austriaci che rappresentavanoun serio pericolo per il traffico nel canaled’Otranto.Le marine alleate avevano concentrato,come compito principale, i loro sforzi inBasso Adriatico per il controllo del Canale

d’Otranto; si voleva evitare che la flottanemica e soprattutto i sommergibili, po-tessero uscire in Mediterraneo. Di con-tro, gli austriaci condensarono i loro sfor-zi per controbattere tale tendenza ren-dendo la base di Cattaro il perno di que-sto impegno. Dal canto suo la Regia Ma-rina aveva, in proposito, potenziato la ba-se navale di Brindisi.Diventava imperativo, quindi, oltre l’inter-dizione alla navigazione nel Canale d’O-tranto, un contrasto diretto contro le basinavali austriache delle quali quella di Cat-taro era la più meridionale e la più diffici-le da offendere. L’obiettivo infatti, data lasua particolare conformazione a fiordo,non poteva essere raggiunta con l’impie-go dei mezzi navali.Nel mese di Agosto del 1917, era statoelaborato un “Progetto di massima perun’azione sulla costa nemica da Gioia del

Colle“ che prevedeva: affidare alla RegiaMarina il controllo e la responsabilità del-l’operazione; il trasferimento di 14 appa-recchi del tipo Caproni “CA 33“, sul Cam-po Scuola di Gioia del Colle; il traccia-mento della rotta tra la spiaggia di Poli-gnano e la baia di Traste mediante la di-slocazione di unità navali lungo la rotta; iltrasferimento delle munizioni a Gioia delColle; l’indicazione di massima del perio-do d’esecuzione della missione individua-ta tra la fine di settembre e l’inizio di otto-bre, periodo ritenuto favorevole per pre-vedibili condizioni meteo e lunazione.I primi di settembre dello stesso anno fudato inizio alle predisposizioni necessariee preventive relative all’impresa.

Grande Guerra

Un’impresa della Prima Guerra Mondiale poco conosciuta Il bombardamento

della base navale austro-ungaricanel golfo di Cattaro

4-5-ottobre 1917

Francesco Paolo Tarantino - Socio del Gruppo di Pescara

D’Annunzio coniò, per l’impresa,il motto: Iterum rugit leo ancheper ricordare le antiche glorie venezianeche proprio nel golfo di Cattaro, a Perasto,trovarono il loro epilogo.Successivamente ricordò la notte di Cattaronel suo discorso dell’11 agosto 1918,tenuto dopo il volo su Vienna

“… Ma per Cattaro eravamo sette e set-te e tutti partimmo e tutti tornammo.Che mai può dire a noi l’Orsa già lumedi tante vie eroiche se non che quellavia non può essere a noi impervia? …quasi ogni giorno quel compito mi por-ta sopra le terre dolorose, perciò io nondimentico. Perciò la mia piaga non sipuò ne chiudere ne alleviare. Pensoche a Ca’ Gamba [cimitero di guerra delReggimento Marina] dorme un miofratello d’Abruzzo [Bafile], il quale dalgiorno oscuro non aveva più potutosorridere e non sorrise se non quandosi sentì morire...” “…Ma per Cattaroeravamo sette e sette e tutti partimmoe tutti tornammo. Che mai può dire anoi l’Orsa già lume di tante vie eroichese non che quella via non può essere anoi impervia? … quasi ogni giorno quelcompito mi porta sopra le terre doloro-se, perciò io non dimentico. Perciò lamia piaga non si può ne chiudere ne al-leviare. Penso che a Ca’ Gamba [cimi-tero di guerra del Reggimento Marina]dorme un mio fratello d’Abruzzo [Bafi-le], il quale dal giorno oscuro non ave-va più potuto sorridere e non sorrise senon quando si sentì morire...”

L’ingresso delle bocche di Cattaro,un insieme di bacini profondo e articolato,riparò una aliquota della flottaaustro-ungarica per tutta la guerra

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dai tempi dell’ideazione dell’impresa conuna lettera inviata al gen. Cadorna, fu tra ipartecipanti e, come nel suo stile, si dimo-strò uno dei principali animatori dell’azione. Gli equipaggi, che provenivano dal Squa-dra della Comina, (vds foto in alto) si radu-narono nel campo di Taliedo (Milano) perprendere possesso dei Caproni costruiti inquelle officine, e trasferirli in volo fino alcampo di Gioia del Colle con uno scalo aRoma – Centocelle per il rifornimento dicarburante. Già il semplice trasferimentodegli aeroplani costituì per l’epoca un volonon comune e il suo felice esito fu ad untempo prova di capacità per gli equipaggi edi efficienza delle macchine.Il 25 Settembre gli aeroplani atterrano nelcampo di Gioia del Colle, tranne tre, in ritar-do per avverse condizioni meteorologiche. D’Annunzio - come al solito - divenne l’in-stancabile animatore del gruppo, l’impre-sa doveva essere condotta tra il 29 Set-tembre e il 2 Ottobre giorno di plenilunio

ma si constatò che le bombe necessariead armare la squadriglia non erano arri-vate a Gioia. Il munizionamento era statospedito via ferrovia il 19 da Roma e, di es-so, si erano perse le tracce. I responsabi-li della missione furono afflitti dal contrat-tempo, il treno delle munizioni giunse aGioia il 30 Settembre e D’Annunzioespresse il suo disappunto in una lettera- rapporto inviata al gen. Porro, del Co-mando Supremo, con il rammarico pernon aver avuto la possibilità di approfitta-re delle giornate favorevoli.Marina Brindisi, responsabile dell’opera-zione, rese disponibile per il necessariocoordinamento tra il comando e la lineadi volo il T.V Andrea Bafile (all’epoca co-mandane della torpediniera Ardea). L’uf-ficiale intuì subito quanto fosse impor-tante seguire una rotta affidabile e pro-pose di dotare gli apparecchi di bussolenavali che lui stesso provvide a compen-sare indottrinando i piloti sul loro utilizzo.

Nacque anche un’intesa con il suo cor-regionale D’Annunzio che sarebbe conti-nuata con incontri ed un intenso scambioepistolare.Una delle principali preoccupazioni cheaffliggevano il maggiore Armani e gli equi-paggi era l’incognita delle condizioni me-teorologiche. Se fossero rimaste sfavore-voli sarebbe passata la lunazione renden-do impossibile effettuare l’operazione.Il servizio meteo della Marina emanavabollettini giornalieri sullo stato del tempoe sulle previsioni. Finalmente, il mattinodel 3 Ottobre, l’ammiraglio F. B. De Giorgi,da Marina Brindisi, comunicava che lecondizioni del tempo erano favorevoli ri-servandosi di confermarle lo stesso po-meriggio e autorizzare la spedizione. La snervante attesa era terminata; Bafile,che partecipava all’impresa in qualità diosservatore, raggiunse Gioia del Colle. Il 4 mattino vennero effettuati gli ultimipreparativi e i controlli sui velivoli, furonodistribuiti anche le tavolette di “fuochi in-dicatori” che Bafile aveva incluso nel ma-teriale di sicurezza e che, in caso di am-maraggio forzato, gettata in mare avreb-be sviluppato un fuoco che avrebbe faci-litato la localizzazione dei naufraghi.Alle 23.00 del 4 Ottobre il proiettore, sullatestata della pista del campo di Gioia di-resse verticalmente il suo fascio lumino-so, segnale convenuto per la partenzaagli aerei, che avvenne a distanza diquattro minuti l’uno dall’altro. Dopo il de-collo gli aerei seguirono la rotta indicatada proiettori posti sulla congiungenteGioia – Polignano, segnalazioni che sa-rebbero state utilizzate anche al rientro.Sulla costa due fasci convergenti indica-vano l’ultima direzione da seguire verso ilmare aperto. Lungo la rotta furono dislo-cate dieci unità navali (8 cacciatorpedi-niere e 2 esploratori) che con i proiettoriavrebbero dovuto indicare la rotta ai veli-voli, altre unità navali furono poste a pro-tezione delle prime. Due dei velivoli partiti rientrarono alla ba-se per problemi tecnici al motore, tutti glialtri eseguirono l’atterraggio sulla costadalmata facilmente riconoscibile ancheda coloro che derivarono a sud e che sirifasarono sul lago di Scutari. Tutti indivi-duarono la baia di Cattaro dalla inconfon-dibile conformazione. Le bombe furono lanciate da una quota dicirca tremila metri, eccessiva per l’esattaindividuazione degli obiettivi. I primi aereifurono facilitati dalla ottima visibilità e

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dall’illuminazione degli obbiettivi colti disorpresa, si scorsero le navi all’ancora manon i sommergibili, in tutti i casi furono bat-tute le zone dove era nota la presenza diimportanti obiettivi sia navali che terrestri.Durante il bombardamento fu impiegatotutto il munizionamento caricato e cioè 24granate-mine da 260mm. (75 kg.) e 72 gra-nate-mine da 162 mm. (25 kg.), per un pesocomplessivo di circa 3 tonnellate e mezzoche si videro quasi tutte esplodere. Furono notate le vampe e un incendiomolto probabilmente dovuto a un depo-sito di nafta. A causa della sorpresa ladifesa aerea fu scarsa e disordinata e

inefficace. Il volo di rientro fu, per molti,più impreciso di quello d’andata, densibanchi di nebbia formatisi sulla zona co-stiera, impedirono una buona visibilità ecompromisero l’orientamento degli avia-tori che avvistarono terra da Vieste aBrindisi, per molti furono provvidenziali lesegnalazioni luminose poste sulla costa.Fu infatti predisposto, per la durata dell’a-zione, l’accensione dei fari tra Vieste eCapo d’Otranto (Manfredonia, Barletta,Bari, Monopoli, Capo Gallo, S. Cataldo) ela loro identificazione con luce verde perquelli da Bari verso Nord e luce rossa daMonopoli verso sud.

Oltre al campo di Gioia del Colle fu an-che illuminata anche l’area d’atterraggiodi Foggia. Gli atterraggi degli aerei al campo di Gioiaavvennero tra le 4.10 e le 5.20 del 5 Otto-bre con una durata media di volo di circacinque ore e trenta e i serbatoi di carbu-rante a secco. Un solo aereo atterrò aFoggia e fece rientro nel pomeriggio dopoil rifornimento. Al termine dell’operazione, lo Stato Mag-giore Marina conferì a tutti i partecipantila medaglia di bronzo al valor militare,con la seguente motivazione:“Su apparecchio terrestre, percorrendoun lungo tratto di mare aperto, in condi-zioni avverse, riusciva a raggiungere leBocche di Cattaro ed a colpire con gran-de esattezza ed efficacia, gli obiettivi na-vali, ritornando con tutti gli altri alla base,nonostante le deviazioni inevitabili nellacrescente foschia.Anche se l’azione di Cattaro non ebbeconseguenze gravi per il naviglio austria-co, fu importante sia dal punto di vista psi-cologico per aver violato un porto nemicoritenuto inattaccabile, sia per gli aspettitecnici connessi all’operazione: operazio-ne aeronavale; volo notturno sul mare conl’impiego di aerei terrestri; impiego di bus-sole navali su aeromobili.

nnn

Il CA325

Il Caproni CA33

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