Una Voce Notiziario 56-57 ns
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7/26/2019 Una Voce Notiziario 56-57 ns
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UNA VOCE
OTTOBRE - DICEMBRE 4/2014GENNAIO - MARZO 1/2015
NN. 56-57 Nuova Serie
Tutto portava, dunque, unidea di sacriicio nella Cena di Nostro Signore: non da meravigliarsi sela Chiesa lha cosfatta propria. Non si deve obiettare che Ges Cristo ha istituito un sacramento,e lha istituito per mangiare e non per offrire, oppure che ha istituito non un sacriicio, ma lacommemorazione di un sacriicio. Infatti la ragione di sacramento non ripugna affatto a quelladi sacriicio, ancor meno il mangiare e la commemorazione. Ne testimone, senza andar pilontano, la festa di Pasqua che fu per gli Ebrei insieme un sacramento e un sacriicio, una cosache si offriva e che si mangiava come tante altre vittime. Era un vero e proprio sacriicio che siripeteva tutti gli anni, e insieme la commemorazione di un sacriicio mediante il quale il popolo
di Dio era stato liberato dalla gran piaga dEgitto. Richiamate qui alla memoria questa notte tanto funesta per gli Egizi, in cui lAngelo dovevapassare in tutte le loro case a sterminare i primogeniti. Gli Ebrei non meritavano di esserecastigati meno degli altri,perch tutti hanno peccato e hanno bisogno della bont di Dio.Ma Diovoleva risparmiarli e liberarli dun colpo dalla schiavit dEgitto. Voi sapete che per questo egliordin loro di sacriicare un agnello per ciascuna casa, mangiarlo e bagnare le porte di casa conil suo sangue. Passer, dice il Signore, e sopprimer tutti i primogeniti degli Egizi, ma quandovedr il sangue sulla porta delle vostre case, passer oltre e non vi perder come gli altri (Es. 12,12 ss.). Anzi, da questo stesso giorno voi uscirete dalla schiavit, e lEgitto sar ben contento dirimettervi in libert. Ecco il sacriicio della liberazione. Bisogna ancora che vi racconti come Dioordin che si rinnovasse ogni anno? In memoria di questa notte della liberazione del popolo
si doveva ancora immolare un agnello, ancora spargerne il sangue. Perch? il Signore passerancora una volta con la sua mano vendicatrice? Niente affatto, una commemorazione, e talecommemorazione come laltra un sacriicio, un agnello come allora, un sangue sparso inmemoria della liberazione compiuta, come allora era stato sparso per compierla. Voi ben capite,senza bisogno di dirlo, che il primo sacriicio la fonte e il principio e rappresenta la morte diGes Cristo, mentre i sacriici che si ripetono ogni anno rappresentano quello dellEucaristia,ove di conseguenza lagnello e il suo sangue devono esserci altrettanto veramente che nel primo.Ma non sia detto che la verit non abbia nulla di pi della igura. Nel nuovo Testamento non permesso offrire altro agnello che Ges Cristo. Vi sar dunque un agnello, ma sempre lo stesso.Questo agnello pu morire una sola volta, quindi la seconda oblazione non sar niente di pi cheuna morte e un sacriicio mistico. Lagnello comunque vi sar, altrimenti la igura che dovrebbeessere al di sotto della verit vi starebbe al di sopra. Anche il sangue vi sar tutto intero, e sarsparso, ma in modo nascosto e misterioso per applicare a ciascuno ci che stato offerto unasola volta per tutti. Se con lagnello e il suo sangue si trova qui pane e vino da consacrare, e le cuispecie continuano a comparire, perch Ges Cristo ha da compiere pi di una igura. Bisognache compia il sacriicio di Melchisedec, come dicono tutti i Padri, che compia la igura e dei pani
LEUCARISTIA ESSENDO LA NOSTRA PASQUA
E INSIEME UN SACRAMENTO E UN SACRIFICIO
Bollettino Trimestrale
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TTORI
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ai responsabili di esse; tutti gli altri invieranno le quote alla Segreteria nazionale, preferibilmente
mediante versamento sul c.c.p. 68822006 intestato a Una Voce Italia
Pasqua con voi prima di morire(Lc. 22, 15). Questa Pasqua tanto desiderata dal Figlio di Dionon era la Pasqua della legge che stava per "inire, che molti ritengono che non pot mangiarequellanno, essendo stato lui stesso immolato nello stesso tempo in cui si immolava la Pasqua,che in ogni caso aveva mangiato pi volte con i discepoli, e che non doveva essere loggettoultimo dei suoi desideri soprattutto perch essa doveva essere rigettata, come tutti gli altrisacramenti della legge, dalla croce di Ges Cristo. Il vero oggetto del desiderio del Salvatoreera la nuova Pasqua che egli stava per donare ai suoi discepoli nel suo corpo e nel suo sangue,e doveva compiere nel regno del Padre quando fosse stato chiaramente la vita e il nutrimentodi tutti i suoi "igli. E dunque una Pasqua e un sacri"icio. La Chiesa lo ha riconosciuto ed perquesto che ci ha detto in una delle preghiere della sua liturgia che il giorno della Cena GesCristo ha istituito un sacri"icio perpetuo in cui si offerto egli stesso per primo, e che ci ha
insegnato a offrire.
J#$%&'* B'+/4+' B7**&'9
da Explication de quelques dif!icultez sur les prires de la Messe un noveau catholique,pp. (cap. 23), trad. nostra.
Offertorium. Exodi 12, 14. Erit vobis hc dies memorilis, allelja : et diem festumcelebrbitis sollmnem Dmino in prognies vestras : legtimum sempitrnum diem, allelja,allelja, allelja.
(Missale Romanum,Feria sexta infra Octavam Paschae)
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IL SIGNOR CARDINALE RAYMOND LEO BURKEPREFETTO DEL SUPREMO TRIBUNALEDELLA SEGNATURA APOSTOLICA00120 CITT DEL VATICANO
IN OCCASIONE DEL PELLEGRINAGGIO A ROMA DEL COETUS INTERNATIONALISSUMMORUM PONTIFICUM, IL SANTO PADRE PAPA FRANCESCO RIVOLGE IL SUOCORDIALE PENSIERO AUGURALE, AUSPICANDO CHE LA PARTECIPAZIONE AL DEVOTOITINERARIO PRESSO LE TOMBE DEGLI APOSTOLI SUSCITI FERVIDA ADESIONE ACRISTO, CELEBRATO NELLEUCARISTIA E NEL CULTO PUBBLICO DELLA CHIESA, EDONI RINNOVATO SLANCIO ALLA TESTIMONIANZA DEL PERENNE MESSAGGIO DELLAFEDE CRISTIANA. SUA SANTIT INVOCA ABBONDANTI DONI DEL DIVINO SPIRITO E LAMATERNA PROTEZIONE DELLA MADRE DI DIO E, MENTRE CHIEDE DI PERSEVERARE
NELLA PREGHIERA A SOSTEGNO DEL SUO UNIVERSALE MINISTERO DI SUCCESSOREDELLAPOSTOLO PIETRO, IMPARTE DI CUORE A VOSTRA EMINENZA, AI PRESULI, AISACERDOTI E A TUTTI I FEDELI PRESENTI ALLA SACRA CELEBRAZIONE LIMPLORATA
BENEDIZIONE APOSTOLICA PROPIZIATRICE DI FECONDO CAMMINO SULLA VIA DELBENE.
Card. Pietro Parolin
Segretario di Stato di Sua Santit
. Ora, se voi siete contenti di trovarvi in questa
bella chiesa, immaginate se non contento il Papa di vedere i suoi !igliuoli, ma appena li
vede i buoni !igliuoli, mica batte loro le mani in faccia, e questo che sta davanti a voi il
Successore di san Pietro.
S"# G$%&"##$ XXIII
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grande pastore delle pecore, il Signorenostro Ges Cristo. Peculiare testimonianzadella Nostra benevolenza verso la medesima
nazione la lettera che lanno scorso abbiamo
rivoltoAgli inglesi che cercano il regno di Cristonellunit della fede: di questo popolo abbiamoricordato naturalmente, richiamandola alla
memoria, lantica unione con la Chiesa madre,
e, riacceso nelle anime lo zelo di pregare Dio,
ci siamo adoperati per portare a maturazione
una felice riconciliazione. E di nuovo, non
molto tempo fa, quando da un punto di
vista generale e con una lettera pubblica si
voluto trattare pi ampiamente dellunit
della Chiesa, non abbiamo certo dimenticatolInghilterra; con la chiara speranza che i nostri
documenti possano dare fermezza ai cattolici
e luce salutare ai dissidenti. E fa piacere
riconoscere, cosa che mette ugualmente in
evidenza sia la benevolenza della popolazione
che la preoccupazione della salvezza eterna
di molti, come dagli inglesi sia stata valutata
favorevolmente sia la Nostra premura che
la Nostra libert di espressione, poste in
essere senza nessuna sollecitazione di calcoloumano. Ora poi con la medesima intenzione
e con lo stesso spirito Noi abbiamo deciso di
rivolgere lattenzione ad una causa precisa di
non minore importanza, che in linea con lo
stesso problema e con i Nostri desideri. Presso
gli inglesi infatti, dopo un certo tempo dalla
separazione dal centro dellunit cristiana,
stato introdotto pubblicamente, sotto il re
Edoardo VI, un rito completamente nuovo
per il conferimento degli ordini sacri. Che
Ebr. 13,201
LETTERA APOSTOLICA
DEL SS.MO S. N. PAPA LEONE XIII
SULLE ORDINAZIONI ANGLICANE________
LEONE VESCOVO
SERVO DEI SERVI DI DIO
A PERPETUA MEMORIA
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, come
anche tutto ci che avessero pubblicato !ino
ad oggi le persone pi dotte da una parte e
dallaltra. Abbiamo voluto che costoro, forniti
di tali sussidi, si riunissero poi insieme in
sedute particolari; se ne sono tenute dodici,
sotto la presidenza di un Cardinale dellaSanta Romana Chiesa da Noi stessi designato,
essendo stata data a tutti la facolt di discutere
liberamente. Gli atti in!ine delle loro riunioni,
unitamente agli altri documenti, abbiamo
ordinato che fossero tutti consegnati ai Nostri
Venerabili Fratelli Cardinali, cos"# che questi,avendo ri!lettuto sul problema, ed avendoloin!ine dibattuto in Nostra presenza, potesseroesprimere ciascuno il proprio parere.
Dopo aver avviato questo modo di procedere,era giusto tuttavia che non si affrontasselintima valutazione della causa, se prima nonsi fosse esaminato con grandissima diligenzalo stato in cui essa gi si trovava secondole determinazioni della Sede Apostolicae la consuetudine consolidata; di questaconsuetudine era senza dubbio estremamenteimportante valutarelinizio e il suo valore. Sonostati cos"#esaminati prima di tutto i principali
documenti con i quali i Nostri Predecessori,su richiesta della regina Maria, dedicaronoparticolari premure alla riconciliazione dellachiesa dInghilterra. Giulio III, infatti, designa questo compito, come Legato a latere, ilcardinale Reginaldo Pole, di nazionalitinglese, esimio per molteplici meriti, quasi suoangelo di pace e di amore, e gli assegn compitie poteri dazione del tutto straordinari, chepoi Paolo IV conferm e de!in"# chiaramente.Per questo, al !ine di valutare esattamente
quale importanza abbiano in s i documentiricordati, necessario stabilire, come punto diriferimento fondamentale, che il loro propositonon fu mai astratto, ma totalmente riferitoalla speci!ica situazione e ad essa peculiare.Poich infatti le facolt attribuite da queiPonte!ici al Legato apostolico riguardavano
solo lInghilterra e la situazione della religionesul posto, anche le direttive di comportamentodagli stessi assegnate al Legato inquirente,non potevano affatto avere lo scopo dideterminare in linea generale quali sianole cose in assenza delle quali le ordinazionisacre non sono valide; dovevano invece mirareesclusivamente a prendere posizione riguardoagli ordini sacri in quel regno, per quel chemostravano le ben note condizioni dei tempie delle situazioni. Tutto questo, oltre al fatto
di essere evidente per la natura e la modalitdi quei documenti, risulta chiaramente ancheper il seguente motivo: sarebbe stato del tuttoassurdo, riguardo alle cose che sono necessarieper conferire il sacramento dellOrdine, volereche fosse istruito il Legato, proprio lui, la cuidottrina aveva brillato anche nel Concilio diTrento. A coloro che bene intendono queste cose,apparir subito chiaro per quale motivo nella
lettera di Giulio III al Legato apostolico, scrittal8 marzo 1554, ci sia un distinto riferimentoprima di tutto a coloro che, promossi secondoil rito e in modo legittimo, dovessero essereconservati nei loro ordini, e poi a coloro che nonpromossi ai sacri ordini potessero, se fosserostati trovati degni e idonei, essere promossi.Si indica infatti in modo certo e de!inito,come era in realt, una duplice categoria dipersone: da una parte coloro che avessero
veramente ricevuto la sacra ordinazione,sia prima della secessione di Enrico, o, seanche successivamente per mezzo di ministriimplicati nellerrore e nella separazione,tuttavia con il rito cattolico abituale; dallaltracoloro che fossero stati iniziati secondolOrdinale edoardiano, e che potessero quindiessere promossi, dato che avevano ricevutouna ordinazione invalida. E che altro non fossestato il proposito del Ponte!ice, lo confermachiaramente la lettera dello stesso Legato del
29 gennaio 1555, che demanda le sue facolt alvescovo di Norwick. Si deve inoltre soprattuttoconsiderare ci che la lettera stessa di Giulio
Ci fu fatto nel mese di agosto 1553 con le bolleSi ullo umquamtempore ePost nuntium Nobis, e altre.
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modo non pienamente conformeal rito e senza osservare la forma consuetadella Chiesa: con questa locuzione certamentevenivano designati coloro che erano stati
consacrati con il rito edoardiano; al di fuori diquesta forma infatti e di quella cattolica, nonne esisteva altra in quel tempo in Inghilterra.
Queste cose poi si fanno pi chiarericordando la missione che i re Filippo eMaria, persuasi dal Cardinale Pole, inviarono aRoma, al Ponteice, nel mese di febbraio 1555.Gli ambasciatori del re, tre uomini veramenteinsigni e forniti di ogni virt, fra i quali ThomasThirlby, vescovo di Ely, avevano lintenzionedi informare esattamente il Ponteice con pi
complete notizie sulla situazione della realtreligiosa in quel regno, e di chiedere chefossero ritenute valide e confermate le coseche il Legato aveva trattato e ottenuto per lariconciliazione del medesimo regno con laChiesa: per questo motivo furono portate alPonteice tutte le testimonianze scritte cheerano necessarie, e le parti del nuovo Ordinaleche riguardavano pi da vicino il problema.Accolta con grande solennit lambasceria,
Paolo IV, dopo aver discusso diligentemente lemedesime testimonianze con alcuni Cardinaliidati,pervenuto ad una deliberazione matura,pubblic la lettera Praeclara carissimiil giorno20 giugno del medesimo anno. In questa,essendosi data piena approvazione e conferitoeficacia alle cose compiute dal Pole, cos!"si prescrive a proposito delle ordinazioni:
... coloro che sono stati promossi agli ordiniecclesiastici ... da altri e non invece da un vescovo
ordinato secondo il rito e il diritto, sono tenutia ricevere di nuovo ... gli stessi ordini. Quali poifossero tali vescovi, ordinati non secondo il ritoe il diritto, lo avevano indicato gi a suficienzai precedenti documenti, e le facolt usate dal
Legato al riguardo: senza dubbio coloro che
fossero stati promossi allepiscopato, come
agli altri ordini, senza che fosse osservatala forma consueta della Chiesa, o senza chefosse osservata la forma e lintenzione dellaChiesa, come scriveva lo stesso Legato alvescovo di Norwick. Questi altri poi erano
certamente quelli promossi secondo la nuova
formula rituale, ad esaminare la quale si erano
attentamente impegnati i Cardinali prescelti. E
non bisogna tralasciare un passo della stessa
lettera del Ponteice, del tutto congruente
al problema, dove, con gli altri bisognosi del
beneicio della dispensa, vengono elencati
quelli che avevano ottenuto sia gli ordini chei bene!ici ecclesiastici in modo nullo e di fatto .
Avere ottenuto gli ordini in modo nullo lastessa cosa che con un atto invalido e coneffetto nullo, cio non validamente, comechiarisce lo stesso signiicato di quella parola
e il modo consueto di parlare; soprattutto
quando affermata la stessa cosa in ugual
modo degli ordini e dei bene!ici ecclesiastici,che secondo precisi istituti dei sacri canoni
erano manifestamente nulli, perch attribuiti
con un vizio invalidante. A questo si aggiunge
che, essendo certuni nel dubbio su chi potesse,
secondo la mente del Ponteice, dirsi ed essererealmente vescovo, ordinato secondo il ritoe il diritto, questi, non molto tempo dopo, ilgiorno 30 ottobre, fece seguire unaltra lettera,
in forma di Breve e disse: Noi, per toglieretale incertezza, e volendo adeguatamenteprovvedere alla serenit di coscienza di coloroche durante lo scisma furono promossi agliordini, esprimendo pi chiaramente il pensieroe lintenzione che abbiamo avuto nella Nostra
lettera, dichiariamo che solo quei vescovi earcivescovi che furono ordinati e consacratinon nella forma della Chiesa, non possono dirsiordinati secondo il rito e il diritto. Se questadichiarazione non avesse dovuto riferirsi
appositamente alla situazione presente
dellInghilterra, cio al rituale edoardiano,
certamente il Ponteice non avrebbe fatto
la nuova lettera, con cui togliere lincertezzae provvedere alla serenit di coscienza. Del
resto, anche il Legato non comprese affattodiversamente i documenti e i comandi della
Sede Apostolica, e ad essi ottemper nel modo
dovuto e con scrupolo: e ci fu ugualmente
fatto dalla regina Maria e dagli altri che con
lei si impegnarono afinch la religione e le
istituzioni cattoliche fossero ricondotte alla
precedente situazione.
Gli autorevoli comportamenti di Giulio III e
di Paolo IV, che abbiamo richiamato, mostrano
chiaramente linizio di quella dottrina a cui
in modo costante ci si attiene da pi di tre
secoli, e cio che le ordinazioni con il rito
edoardiano sono ritenute invalide e nulle; a
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consuetudine unottimainterprete delle leggi. Infatti, dato che nellaChiesa si sempre ritenuto in modo fermoe stabile che la reiterazione del sacramentodellOrdine fosse contro il diritto divino, nonavrebbe potuto veriicarsi in nessun modo chela Sede Apostolica sopportasse e tollerassetacitamente una tale consuetudine. Orbenenon solo non lha tollerata, ma ha anche
sempre valutato e sanzionato in modo univocoogni volta che nella medesima situazionesi dovuto giudicare un qualche eventoparticolare. Presentiamo ora due eventi dital genere, tra i molti che sono stati deferitidi volta in volta alla Suprema: uno nellanno1684, di un calvinista francese, il secondonellanno 1704, di Giovanni Clemente Gordon;entrambi avevano ricevuto gli ordini secondoil rituale edoardiano. Nel primo caso, dopo
unaccurata indagine del problema, molticonsultori misero per iscritto i loro responsi,i cosiddetti voti, e gli altri concordarono conloro in ununica sentenza, per linvaliditdellordinazione: tenendo quindi contosoltanto dellopportunit, piacque ai cardinalirispondere: Rinviata. Gli stessi atti poi sonostati ripetuti e riesaminati nel secondo caso:sono stati per questo richiesti nuovi voti deiconsultori, si sono interrogati dottori famosi fra
quelli della Sorbona e di Kilmacduagh, e non si trascurata nessuna risorsa di pi perspicacecompetenza nellesaminare profondamentela cosa. E deve essere tenuto presente che,anche se lo stesso Gordon, di cui si trattava,come pure alcuni consultori, abbiano addottoanche quella ordinazione, come si riteneva,di Parker fra le cause di rivendicazionedella nullit, tuttavia, nella sentenza chedoveva essere promulgata, quella causa stata totalmente trascurata, come palesano
documenti di fede certa, e nessunaltra ragione stata considerata se non il difetto di formae di intenzione. Riguardo poi a questa forma,
afinch il giudizio fosse pi completo e pisicuro, si era fatto in modo di avere davantiun esemplare dellOrdinale anglicano; e anchecon questo sono state confrontate le singoleforme di ordinazione, ricavate dai vari ritidegli orientali e degli occidentali. QuindiClemente XI, con i voti favorevoli dei cardinali
ai quali spettava, proprio lui personalmente,venerd!" 17 aprile 1704, decret: GiovanniClemente Gordon di nuovo e senza condizionisia ordinato a tutti gli ordini sacri e
particolarmente al presbiterato, e poich non
aveva ricevuto la confermazione, riceva per
primo il sacramento della Confermazione.
La sentenza, e questo deve assolutamente
essere tenuto presente, non attribu!" nessuna
importanza alla mancanza di consegna deglistrumenti: in quel caso infatti, sarebbe statoprescritto secondo la consuetudine che fossedisposta una ordinazione sotto condizione.Si deve poi soprattutto considerare che la
medesima sentenza del Ponteice si riferisce
in modo generale a tutte le ordinazioni
degli anglicani. Anche se ha riguardato una
situazione particolare, tuttavia non ha preso
le mosse da una qualche ragione particolare,
ma da un vizio di forma, vizio dal quale sonocolpite tutte quelle ordinazioni: al punto che,
tutte le volte che in seguito si dovuto deciderein situazioni simili, sempre ci si riferiti al
medesimo decreto di Clemente XI.
Stando cos!"le cose, non c nessuno che non
veda come la controversia oggi suscitata sia
gi stata deinita da molto tempo dalla Sede
Apostolica: senza conoscere quei documenti
in modo adeguato, come sarebbe stato
necessario, accaduto forse che un qualche
scrittore cattolico non abbia dubitato di poter
discutere liberamente al riguardo. Per, datoche, come abbiamo dichiarato allinizio, non
c nulla per Noi di pi caro e gradito che
poter essere utili con la pi grande indulgenza
e carit agli uomini rettamente disposti,
abbiamo ordinato di indagare di nuovo con la
massima cura nellOrdinale anglicano, che il
fondamento di tutta la causa.
Nel rito di conferimento e di amministrazione
di qualsiasi sacramento, si distingue
giustamente fra la parte cerimoniale e laparte essenziale, che si soliti chiamaremateria e forma. Tutti sanno che i sacramentidella nuova legge, in quanto segni sensibili
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, non signiicano affattoin modo determinato lordine del sacerdozio,o la sua grazia e potest, che in particolare lapotest di consacrare e di offrire il vero corpoe sangue del Signore3, con quel sacriicio chenon una pura commemorazione del sacri!iciocompiuto sulla Croce4. Tale forma poi stataarricchita pi tardi con le paroleper la funzionee il compito di presbitero. Ma questo dimostrapiuttosto che gli anglicani hanno visto loro
stessi che quella prima forma era imperfetta enon idonea alla situazione. La stessa aggiuntaper, se anche fosse in grado di apportare allaforma il legittimo signiicato, stata introdottatroppo tardi, quando ormai era trascorsoun secolo dalla ricezione dellOrdinaleedoardiano, e quando proprio per questo,essendosi estinta la Gerarchia, la potest diordinazione era ormai nulla. Inutilmente poiultimamente si cercato un aiuto alla causa
dalle altre preghiere dellOrdinale. Infatti,anche tralasciando tutto ci che nel ritoanglicano le dimostri insuficienti allo scopo,valga solo questo argomento fra tutti: dallestesse stato tolto di proposito tutto ci che nelrito cattolico designa chiaramente la dignit ele funzioni del sacerdozio. Non pu dunqueessere adatta e suficiente al sacramentoquella forma che passa sotto silenzio quelloche dovrebbe propriamente signiicare. Le cose stanno allo stesso modo per quanto
riguarda la consacrazione episcopale. Infatti,alla formula Ricevi lo Spirito Santo, non solosono state aggiunte troppo tardi le parole perla funzione e il compito di vescovo, ma ancheriguardo alle medesime, come subito diremo, sideve giudicare altrimenti che nel rito cattolico.E non aiuta certo la causa il richiamare la
preghiera del prefazio Onnipotente Dio, dalmomento che ugualmente priva delle paroleche dichiarano il sommo sacerdozio. In verit,non giova a nulla a questo proposito, esaminarese lepiscopato sia un completamento delsacerdozio, o un ordine distinto da quello; ose conferito, come si dice, per salto, cio adun uomo che non sia sacerdote, abbia effettooppure no. Ma lo stesso episcopato senzadubbio appartiene con assoluta verit alsacramento dellordine, secondo listituzione
di Cristo, ed sacerdozio di grado supremo;questo appunto, dalla voce dei santi Padri edalla nostra consuetudine rituale, dichiaratosommo sacerdozio, pienezza del sacro ministero.Dal momento che il sacramento dellordine eil vero sacerdozio di Cristo stato totalmenteeliminato dal rito anglicano, e che nellaconsacrazione episcopale del medesimo rito innessun modo conferito il sacerdozio, proprioda questo consegue che anche lepiscopato
non pu essere in alcun modo veramente egiustamente conferito; e questo tanto piperch tra i primi doveri dellepiscopato cappunto quello di ordinare i ministri per lasanta Eucaristia e il sacriicio. Tuttavia, per la retta e piena valutazionedellOrdinale anglicano, oltre a ci che stato osservato su alcune sue parti, nullavale sicuramente quanto il considerareattentamente in quali circostanze sia stato
composto e pubblicamente costituito. Sarebbelungo enumerare le singole cose, e non necessario: la storia di quel tempo infatti,dice abbastanza chiaramente quali fosseroi sentimenti degli autori dellOrdinale neiconfronti della Chiesa cattolica, quali fautorisi associassero dalle sette eterodosse, doveinine dirigessero i loro progetti. Ben sapendoinfatti quale vincolo esista fra la fede e ilculto, fra la legge del credere e la legge delpregare, con il pretesto di reintegrare la sua
forma primitiva, hanno alterato in moltimodi lordinamento della liturgia secondogli errori dei novatori. Per questo, in tutto
Trid. Sess. XXIIIde sacr. Ord., can. 1.Trid. Sess. XXIIde sacrif. Missae, can. 3.
3
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, Spirito che vieneinfuso nellanima con la grazia del sacramento;e non hanno alcuna consistenza le paroleper la funzione e il compito di presbitero o di
vescovo, e quelle simili, che restano nomi senzala realt che Cristo ha istituito. Moltissimifra gli stessi anglicani, interpreti pi fedelidellOrdinale, hanno ben conosciuto la forzadi tale argomento; e questa apertamenteoppongono a coloro che interpretando in modonuovo lo stesso Ordinale, con vana speranzaattribuiscono agli ordini con esso conferiti ilvalore e la forza che non hanno. Con questomedesimo argomento cade anche lopinionedi coloro che dicono che come legittima forma
dellordine possa essere suficiente la preghieraOnnipotente Dio, largitore di tutti i beni, che sitrova allinizio dellazione rituale; anche se
forse potrebbe essere ritenuta suficiente inun qualche rito cattolico che la Chiesa avesseapprovato. Con questo intimo vizio di forma,dunque, congiunto un vizio dellintenzione,che il sacramento, per poter essere, richiedein modo ugualmente necessario. Riguardo alladisposizione o intenzione, essendo di per s
qualcosa di inferiore, la Chiesa non giudica;ma dal momento che si manifesta allesterno,deve giudicarla. Ora poi, quando qualcunoper compiere o conferire un sacramento,ha adoperato seriamente e giustamente lamateria e la forma dovute, proprio per questosi ritiene che egli abbia inteso certamentefare ci che fa la Chiesa. Su questo principiosi fonda la dottrina che tiene per fermo che veramente un sacramento anche quello che compiuto mediante il ministero di un eretico
o di un non battezzato, purch con il ritocattolico. Al contrario, se il rito viene cambiatoper introdurne un altro non approvato dallaChiesa, e per respingere ci che fa la Chiesae che appartiene alla natura del sacramentosecondo lintenzione di Cristo, allora chiaroche manca non solo lintenzione necessaria alsacramento, ma che c anzi una intenzionecontraria e opposta al sacramento. Tutte queste cose a lungo e ripetutamente
le abbiamo considerate fra Noi e coi Nostrivenerabili fratelli giudici nella Suprema,lassemblea dei quali Ci piaciuto convocarepresso di Noi in modo straordinario ilvenerd 16 luglio, nella commemorazione diMaria, nostra Signora del Carmelo. Costoroconcordemente hanno convenuto che la causaproposta gi da tempo era stata conosciuta egiudicata dalla Sede Apostolica e che, istruitae trattata poi di nuovo la sua discussione, era
emerso nel modo pi chiaro con quale forza digiustizia e di sapienza la Sede Apostolica avevadeciso lintera problematica. Abbiamo tuttaviaritenuto che la cosa migliore da farsi fosse ilnon pronunciare subito una sentenza, permeglio valutare lutilit e il vantaggio di unanuova dichiarazione sul medesimo argomentoin virt della Nostra autorit, e per imploraresupplici una pi copiosa abbondanza diluce divina. Avendo poi Noi consideratoche lo stesso capitolo dottrinale, anche se
giustamente gi deinito, stato da certunirimesso in discussione, qualunque sia poi ilmotivo di questa nuova discussione; e che
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con cuici siamo adoperati per dimostrare la veritassoluta di una realt cos!" importante,vogliamo dare coraggio a coloro che con volontsincera desiderano e ricercano i bene#ici degli
Ordini e della Gerarchia. Forse #ino ad ora,
pur ricercando lardore della cristiana virt,
ri#lettendo pi devotamente sulle divine
Scritture, raddoppiando le pie preghiere, si
sono tuttavia arrestati, incerti e inquieti, di
fronte alla voce di Cristo che gi da tempo
esorta interiormente. Vedono gi esattamente
che Colui che buono li invita e li vuole. Se
ritornano al suo unico ovile conseguirannoveramente sia i bene#ici richiesti, sia i rimedi
della salvezza che ne conseguono, e di cui
egli stesso ha fatto ministra la Chiesa, quasi
custode perpetua e amministratrice della
sua redenzione fra le genti. Allora veramente
attingeranno lacqua con gioia dalle fonti delSalvatore, i suoi meravigliosi sacramenti; daquesti le anime fedeli, rimessi veramente i
peccati, sono restituite allamicizia di Dio,
sono nutrite e rafforzate con il pane celeste,e con gli aiuti pi grandi pervengono al
raggiungimento della vita eterna. Assetati
realmente di tali beni, il Dio della pace, ilDio di ogni consolazione, voglia benigno conquesti ricolmarli e appagarli. Vogliamo poi
che la Nostra esortazione e i Nostri desideri
riguardino soprattutto coloro che sono
considerati ministri della religione nelle loro
comunit. Gli uomini che per luf#icio stesso
sono superiori in dottrina e autorit, e ai
quali senza dubbio sta a cuore la gloria divina
e la salvezza delle anime, vogliano mostrarsi
particolarmente alacri e obbedire a Dio che
chiama, e dare di s un chiarissimo esempio.
Certamente la madre Chiesa li accoglier
con gioia specialissima e li abbraccer con
ogni bont e con ogni cura, perch una pi
generosa forza danimo li ha ricondotti al
suo seno attraverso ardue dif#icolt. Per tale
forza, impossibile dire quale lode sia loro
riservata nelle assemblee dei fratelli per lorbecattolico, quale speranza e #iducia davanti a
Cristo giudice, quali premi da lui nel regno
celeste$ Noi poi, per quanto sar possibile, con
ogni mezzo, non cesseremo di favorire la loro
riconciliazione con la Chiesa; dalla quale e i
singoli e gli ordini, cosa che desideriamo con
forza, possono prendere molto per imitarla.
Frattanto preghiamo tutti e supplichiamo
per le viscere di misericordia del nostro Dio
af#inch cerchino fedelmente di assecondare
labbondante #lusso della verit e della graziadivina.
Noi poi decretiamo che la presente lettera,
con tutte le cose in essa contenute, non
potr mai in nessun tempo essere censurata
o impugnata per vizio di surrezione o di
orrezione o di intenzione Nostra, o per un
qualsiasi altro difetto; ma che sar ed sempre
valida e in vigore, e che deve essere osservata
infallibilmente da tutti, di qualsiasi grado
e onore, nel giudizio e fuori; dichiarandoanche invalido e nullo se mai capitasse che
fosse portato contro di essa un attacco,
consapevolmente o inconsapevolmente, da
chiunque e con qualsiasi autorit o pretesto,
nonostante qualsiasi cosa contraria.
Vogliamo poi che alle copie di questa lettera,
anche stampate, sottoscritte per dalla mano
di un notaio e munite del sigillo da un uomo
costituito in dignit ecclesiastica, si debba
la medesima #iducia che si avrebbe allamanifestazione della Nostra volont mediante
lostensione di questa presente.
Roma, presso San Pietro, 13 settembre
dellanno dellincarnazione del Signore 1896,
anno XIX del Nostro ponti#icato.
C. C%&'. DE RVGGIERO
A. C%&'. BIANCHI
Pro-Datario
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che ricordi la nullit di tutti tali istitutidella Confessione anglicana sotto il proilosacramentale, ovvero per dirla semplicemente,la loro inesistenza. Si quindi creduto di poter riprendere alcuneannotazioni gi svolte dal presidente federaleMichele Davies, di venerata memoria, insigneapologeta della Tradizione non solo fra glianglofoni. 2. Le parole di Leone XIII deinitorie della
questione sono le seguenti: aderendo dunqueinteramente ai decreti dei Ponte!ici nostriPredecessori in questa materia, e rati!icandoli erinnovandoli pienamente con la nostra autorit,motu proprio et certa scientia, pronunciamo edichiariamo che gli ordini conferiti secondo ilrito anglicano sono stati e sono assolutamentenulli e invalidi. Il testo ci mostra, con il formulario proprio ditali atti, che la materia era gi stata oggetto di
decisioni papali.Pur dando origine allo scisma anglicano,
vale ricordare che Enrico VIII (1491-1547,re dal 1509) univa alla corruzione deicostumi una coltivata erudizione teologica:aveva, ad esempio, esteso il trattato Assertio
1. Con lespressione Comunioneanglicana viene indicato linsieme di quelledenominazioni cristiane che traggono le loro
origini dalla Church of England, la confessioneinstaurata da Enrico VIII che muovendo daintendimenti a tutti noti pass da uno statodi scisma rispetto al Cattolicesimo, al qualeaderiva il regno di Inghilterra, ad una indeinitaposizione ereticale unendo entro formeesterne episcopali, varie posizioni protestanti. Per semplicit di linguaggio, si parler inseguito di Chiesa di Inghilterra, ma si deveprecisare che non si in presenza di una Chiesa
come deinita, ad esempio, in Lumen Gentium
1
,ma di una comunit che si vuole cristiana. Ci tanto pi necessario quanto pi il linguaggio,le strutture, gli ufici clericali (ed anchelapparato esterno del culto, soprattutto dopoil XIX secolo) fanno uso di espressioni simili aquelle della Chiesa cattolica. Quellomologiafece sorgere la questione risolta da Papa LeoneXIII con la lettera apostolicaApostolicae Curaepromulgata il 13 settembre 18962. Il tema distante da quello proprio del
movimento Una Vocei cui ini sono tutto affattodiversi. In generale, la Chiesa di Inghilterraviene in discorso per lindubbia qualit dellatradizione musicale dei cori delle cattedralie la compostezza di quegli atti di culto, nonsenza qualche amareggiato confronto.
Alcune evenienze recenti hanno perconsigliato di offrire un breve memorandumaiSoci ed ai cortesi lettori. Pi volte, infatti, stata diffusa notizia dei
conlitti interni alla Comunione anglicana, epi particolarmente alla Chiesa di Inghilterra,sullammissione delle donne al ministerodi quelle comunit, che riprende i nomi dipresbiterato ed episcopato. Pi di recente, laChiesa di Inghilterra ha ammesso (dopo alcunianni nei quali fra i ministri anglicani eranoapparse delle donne) che anche la dignitepiscopale fosse conferita alle ministre.
IMAGO SINE REdi R!""#$%& T'$$!*! V!+#
C&*"!/!& E"';
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possibile che una forma sacramentale siaidonea e suf!iciente se sopprime ci che deve
distintamente signi!icare. Tale nullit fu del resto subito evidente. Nel breve regno di Maria Tudor (1516-1558) che succedette ad Edoardo VI nel1553, la libert del cattolicesimo fu restituitaallInghilterra.
Il cardinale Reginaldo Pole (1500-1558)fu creato Legato di Inghilterra da Giulio IIIe sollecit la deinizione della situazione
creatasi con la compresenza di sacerdoti
ordinati prima della riforma di Cranmer e di
ministri ordinati con le formule introdotte nel1550.
La risposta fu data da Paolo IV con la bolla
Praeclara Carissimidel 20 giugno 1555: il cleroordinato prima della riforma dei riti era stato
validamente ordinato e non andava riordinato
ma semmai assolto dal peccato e liberato dalla
censura canonica conseguente allo scisma. Al
contrario, i ministri deputati al culto con il rito
edoardiano, se ritenuti degni, dovevano essere
ordinati col rito cattolico.Le formule dellordinale modiicate nel
1662, sotto il regno di Carlo II, non poterono
rigenerare il sacerdozio nella confessione
anglicana.
A met dellOttocento, il tema fu riportato
alla considerazione universale.
Da parte anglicana, il movimento di Oxford
aveva ripreso a considerare la natura e la
dignit dei sacramenti.
Da parte cattolica, il ristabilimento dellagerarchia cattolica in Gran Bretagna, le igure
di insigni convertiti, quali il beato Giovanni
Enrico Newman (1801-1890) o il cardinal
Enrico Edoardo Manning (1808-1892), e
il crescente fenomeno delle conversioni,
ponevano la questione di cosa fare con i
ministri anglicani che avessero ambito al
sacerdozio cattolico.
Fu cosche Leone XIII consider e conferm la
dichiarazione di Paolo IV, ripetendo il giudizio
di nullit.
E appena il caso di aggiungere che la
Congregazione per la Dottrina della fede, nella
septem sacramentorum contra M. Lutherumdedicandolo a Leone X. Sicch pur con gli atti
scismatici del 1531 e del 1534 (il c. d. Atto di
supremazia), egli non era venuto a modiicare,
anche dopo aver elevato Tommaso Cranmer
allarcivescovato di Canterbury, le forme del
pontiicale, pur con altalenanti e dolorose
concessioni al partito protestante in moltealtre materie.
Con molta pi energia e libert pot agire
il Cranmer dopo il 1547, quando salal trono
il giovanissimo Edoardo VI (1537-1557)
cresciuto con istitutori aderenti alle correnti
protestanti che, con diversi accenti, correvano
in Inghilterra.
Dopo limposizione, nel 1548, di una prima
versione del Common Prayers Book,il Cranmerpropose e fece approvare dalla Camera
dei Lord nel gennaio 1550 un atto recanteautorizzazione alluso di un nuovo rito detto
sulla forma e maniera di consacrare i vescovi,
i sacerdoti, ed i ministri della Chiesa.
Fra i Lord spirituali alla votazione erano
mancati i vescovi Gardiner e Bonner, di idee
cattoliche, e perci in carcere.
La compilazione del testo, in principio,
sarebbe stata afidata ad una commissione ma
gi l8 febbraio il testo di tale ordinaleera stato
esaminato ed approvato, e il 7 marzo risultavastampato.
Il vescovo Tunstall fu arrestato dopo avere
votato contro il testo proposto dal Cranmer.
La cultura umanistica del Cranmer (e, di
pi, del Latimer) era certo migliore della sua
dottrina e sugger il modo di non formulare
espressioni formalmente eretiche ma di
elidere ogni chiara dichiarazione della potest
sacriicale che lessenza del ministero
ordinato. Un circiterismo, per cosdire, spinto tanto
in l da diventare abrasione e rimozione
dellesatta dottrina4. Si ritiene che il pensiero
di Cranmer sia stato sul punto inluenzato dal
Bucero5.
Si veda, per unanalisi letterale accurata di tale metodologia ancora
corrente, M. D!"#$%, The Liturgical Revolution, - I. Cranmers GodlyOrder, Fort Collins CO, Roman Catholic Books, 1995 (seconda ed.riveduta e accresciuta).
Martino Bucero (Buttzer) 1491-1551, prima domenicano, poi lu-
terano, quindi cripto-zwingliano, riformatore di Strasburgo, riparnel 1549 in Inghilterra, ospite del Cranmer, che gli ottenne una cat-
tedra a Cambridge.
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5
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del 1998,ha elencato la dichiarazione sulla nullit delleordinazioni anglicane come una delle veritconnesse con la rivelazione da tenersi in modode!initivo da parte dei cattolici6. Egualmente si condotta la Chiesa cattolicain applicazione della costituzione apostolica
Anglicanorum coetibusdi Benedetto XVI
7
. 3. Nel concludere questa breve esposizione
storica e dottrinale, torniamo a dire le ragioniprossime. La Confessione anglicana ha negli ultimidecenni ammesso le donne al suo ministero8:la diffusione di tale notizia e luso di egualinomi per cose diverse pu indurre confusione. Ed allora bene ricordare che, in quella
denominazione, non solo le ministre ma anchei ministri sono purtroppo imago sine re.
(trad. it. in http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/apost_constitutions/documents/hf_ben-xvi_apc_20091104_anglicanorum-coetibus.html
signi!icato dellacostituzione apostolica Anglicanorum coetibus, in La CiviltCattolica, CLX 4, 2009, p. 390. Cfr. +&' G#5
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Homo (Gv. 19, 5) a Natale Ecce Puer, il mostrarsie il manifestarsi di Ges che resta in silenzioavvolto in fasce e deposto in una mangiatoia (Lc.2, 7). La Messa molto di pi del mutuo guardarsi
Omelia alla messa tridentina celebrata il 28 dicembre 2014 allaRettoria di S. Toscana, Verona.
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Episcoporum ha parlato dellaltare, nelseguente parler del trono. Visto che vi
reciprocit tra la situazione delluno e quella
dellaltro, si presenta loccasione si esaminarelaltare ove si dice la Messa verso il popolo.
Gli ultimi decenni vedono la celebrazione
verso il popolo eccitare una infatuazione non
proporzionata con la realt. Molti ecclesiastici
di ogni rango si immaginano di ritornare in
questo modo alle origini del cristianesimo,
e se ne ripromettono risultati spirituali
prodigiosi, piuttosto chimerici. Alcuni non
hanno esitato a dare per certo che in origine
il ponte!ice celebrava verso il popolo, dunquevoltato verso loccidente, in quanto presso di
loro solo lassistenza guardava a oriente. La
verit non la pensa come loro. La celebrazione
verso il popolo non esiste nei riti orientali.
Questo uso, nei paesi occidentali, solamenteitalico, come si vede in numerose chiese diRoma e cattedrali italiane. Fu conosciuto neipaesi germanici, gallici, britannici e iberici, mala sua esistenza, le cui prove non sono tante,vi fu come eccezione e di breve durata. Spar"#intorno allVIII secolo, nello stesso tempodelle chiese costruite per esso. Laltare puben trovarsi allingresso dellabside, pressola navata, addirittura nella navata, ma questonon signi!ica che era verso il popolo. La regola dellorientazione, che vede labsidedelle chiese rivolto verso loriente, af!inchil celebrante allaltare guardi verso questopunto cardinale, sempre stata esigente ecoerente, checch se ne dica. Ne risulta che, nei
paesi italici, dove si voluto celebrare verso ilpopolo, si sono costruite le chiese occidentate,vale a dire con labside rivolto alloccidente,in modo che il celebrante allaltare guardassea oriente. Quale vantaggio presenta lacelebrazione verso il popolo? Uno solo, quelloche chi assiste possa vedere tutti i gesti delcelebrante, possibilit spesso pi teorica chepratica, possibilit inoltre che presuppone chei gesti siano eseguiti con una correttezza che
meriti di essere vista. Il rispetto dellorientazione ha dato luogoa due metodi opposti. Primo metodo, quelloantico e ancora in vigore nei paesi italici: in
una chiesa con labside rivolto a occidente,il vescovo al suo trono in fondo allabsideguarda laltare, il popolo, la porta e loriente.Allaltare occupa la stessa posizione. Da
notare linconseguenza che vi nel fatto cheil popolo volti le spalle alloriente verso ilquale il vescovo prega. Secondo metodo, delpari antico, gi in vigore nei paesi non italici,oggi scomparso ma conservato a Lione nel ritodetto lionese: in una chiesa che ha labsiderivolto a oriente, il vescovo al trono in fondoallabside guarda laltare, il popolo, la porta eloccidente. Allaltare si pone di fronte al tronoe al pari del popolo guarda a oriente. Notiamo
linconseguenza del fatto che il vescovo standoe pregando al trono volga le spalle a oriente,verso cui prega stando allaltare. Il secondo metodo, tra altre prove, dimostrato dal trono di pietra che si trovanella metropolitana di Lione, nella exmetropolitana di Vienne, e anche in qualchealtra. La stessa disposizione dei luoghi eraquella della basilica di S. Paolo fuori le muraa Roma, prima della sua distruzione causatadallincendio del 1823. Il difetto che inerisce atale metodo non si pu non avvertire. Al !ine dirimediarvi, diversi Ordines Romani, che vannodal VII allXIV secolo, vogliono che il ponte!iceal trono sia rivolto verso oriente, cio controil trono e il muro dellabside durante il cantodel Kyrie, del Gloriae della colletta. Ma ci detto in modo frammentario, senza unanimitn grande convinzione. Alcuni Ordines Romaniposteriori, accantonando il rimedio indicato,descrivono la Messa dove il ponte!ice, stando
allaltare si volge momentaneamente verso ilpopolo. Da tutto questo risulta chiaramenteche anche a Roma la celebrazione con le spalleal popolo non fu mai una rarit. Un terzo e nuovo metodo, che non rispettalorientazione, dovuto ai nostri tempi diagitazione e di anarchia, concepito da scadentiesploratori, da mediocri interpreti della liturgia,consiste semplicemente nel trasportare ilprimo metodo in una chiesa costruita per il
secondo. Allora il vescovo, sia al trono, taloraposto sul vero altare, sia allaltare, un altareposticcio innalzato allingresso del coro, pregaverso occidente, mentre il popolo prega verso
LALTARE DOVE SI DICE LA MESSA VERSO IL POPOLOdi L$%& G'%*+-'
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, 51) sotto laprotezione e la guida della Sacra Famiglia di Nazareth, modello di vita coniugale, dieducazione e di santiicazione, cosche le nuove generazioni di famiglie cattolichesiano il fermento della nuova evangelizzazione. Sabato 24 ottobre, il pellegrinaggio trover il suo momento culminante nellasolenne processione verso S. Pietro e nella celebrazione, a mezzogiorno, nella BasilicaVaticana, della Messa pontiicale nella forma straordinaria del rito romano. Il CoetusInternationalis Summorum Pontiicum desidera vivamente ringraziare S. Em.zail Cardinal Comastri, arciprete di S. Pietro, per lamabile sollecitudine con cui haaccettato di issare la data e lora della celebrazione.
Per pi dettagliate informazioni rivolgersi alla Segreteria Generale del Cisp:Guilloume Ferluc, tel. +39 366 7046023, email [email protected].
Nel 2015 la Federazione Internazionale Una Voce ha promosso la preghiera e la celebrazionedi sante Messe per i cristiani perseguitati in tutto il mondo. Una Voce Italia dintesa con la FIUVfa dire la Messa tridentina secondo questa intenzione in Roma alla Parrocchia personale dellaSs.ma Trinit dei Pellegrini (piazza omonima) i giorni 18 aprile, 20 giugno, 26 settembre e 28novembre 2015 alle 18:30. Per informazioni rivolgersi alla Segreteria Nazionale di Una VoceItalia, tel. +39 334 975 1609 email [email protected]
oriente. Combinazione bastarda se mai venefu una, per sostenerla non si hanno scrupoli diinventare una falsa teoria. Alcuni motivano illoro fragoroso zelo col fatto che allaltare, chesi trova in fondo a un lungo e immenso coro,chi assiste non vede pressoch nulla dellaMessa. Gli si risponde che coloro che assistono
con i propri mezzi non vedono meno checon il loro espediente, in quanto laltezza deidiversi piani di solito ben calcolata. In casodi bisogno niente impedisce di sollevare un polaltare. I vasti cori si trovano nelle non menovaste chiese, e le persone che sono vicino allaporta restano comunque lontane dallaltare.
da L. G!"#$%!, Commentaire du CaeremonialeEpiscoporum, Paris, La Colombe, 1959, pp. 125-126.Traduzione italiana di Fabio Marino.
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o anabolio, con cui viene designato negliOrdines Romanidal sec. VIII al XII, lo voglionoderivare dallo scapolare col quale i monacistringevano la tunica intorno al corpo peraver libero lesercizio delle braccia. Altri,invece, hanno voluto vedervi ilfocale, palliumorarium o sudarium dei romani, specie disciarpa che si metteva intorno al collo sottolapenulao dalmatica, per ripararsi dal freddoo dal sudore. Sulla colonna Traiana, a Roma,si possono vedere i soldati romani inviati inGermania, che portano al collo tale sciarpa.
Amalario la chiama a. (da amicire), perch sicingeva intorno al collo e alle spalle. Versoil sec. X si cominci a porlo anche sopra ilcapo, a modo di cappuccio. Tale uso dur pertutto il medioevo, ed in alcune chiese, speciedella Francia, anche !ino al sec. XVII e XVIII.Questo cappuccio fu ornato con ricami in oro,o con pietre preziose, e si poneva sul capocome un elmo. Poi, col tempo, ritorn alla sua
semplicit antica.Secondo le prescrizioni odierne, deve esseredi tela, di lino o di canapa, avere in alto o nelmezzo una croce ben distinta, che il sacerdotebacia prima di usarlo, ed essere benedetto
dal vescovo o da chi ne ha facolt. Si indossaprima del camice; ma a Roma, anticamente, losi metteva sopra di esso. Tale uso conservatotuttora nel rito ambrosiano e lugdunense;ed anche nel rito romano, in alcuni casi, sipone la. sopra la cotta o il rocchetto. La.simboleggia la fortezza con la quale si devecombattere il demonio. Bellissima, a taleproposito, la preghiera che il sacerdote recitanellindossarlo: Impone, Domine, capiti meo
galeam salutis ad expugnandos diabolicosincursus.
Bibl.: G. B"#$, De rebus liturgicis, Parigi 1672, p.226; J. B%$, I paramenti sacri, Torino 1924, p.56: M. R'*+-//', Storia Liturgica, I, Milano 1945,p. 474 sg.
Enrico Dante(in Enciclopedia Cattolica, I, Citt del Vaticano, 1948,
coll. 107631077)
CONOSCERE LA SACRA LITURGIA
Veste di lino bianca (detta perci inlinguaggio liturgico alba), lunga !ino aipiedi, usata dagli ecclesiastici nelle funzioniliturgiche. Deriva dalla tunica che i Grecie i Romani portavano sola, o sotto le altrevesti. Era senza maniche e giungeva alleginocchia, quella muliebre discendeva sinoai piedi, donde il suo nome di talare. Nelsec. III, sotto lin!lusso dei costumi orientali,furono aggiunte le maniche. Semplice e senzaornato da principio, ebbe in seguito dellelunghe strisce di porpora o di altro colore,che scendevano, dalle spalle ai piedi, tanto
di dietro che davanti. E< precisamente questatunica talare, bianca, senza ornato, con lemaniche lunghe e strette ai polsi, che i chiericiusarono per compiere i sacri ministeri. IlConcilio di Cartagine del =98 stabil>? che ildiacono indossasse la tunica solamente neltempo delloblazione o delle lezioni. Nel sec.VI anche i suddiaconi cominciarono a portarla.Nell8=0 Leone IV prescrisse per le funzionisacre un c. diverso dallordinario; cos>?quandoi civili cessarono di portare la tunica, questa fuconservata nella liturgia e divenne indumento
sacro. NellOrdo Romanus Ila tunica di lino gi certamente una veste liturgica.Lantica tunica era abbastanza ampia, e vi
furono applicati ornamenti di seta o di oro, non
solo alla estremit e alle maniche, ma anchesul petto, sulle spalle, alle falde. Con landardel tempo questi ornamenti scompaiono, perdar luogo, specialmente dal sec. XVI, a merlettie trine di vario genere. Oggi il c., secondo leprescrizioni canoniche, deve essere di telabianca, di taglio abbastanza ampio e scendere!ino ai talloni, stretto con il cingolo, intornoai !ianchi. Nessun ornato prescritto; si puquindi seguire luso invalso di applicarvi deimerletti intorno al collo, alle estremit dellemaniche, e dellorlo inferiore. I c. fatti di solimerletti non sono permessi; sono invece
tollerati i fondi di vario colore da sottoporsial merletto delle maniche e della frangia;rappresentando essi il colore della sottana delcelebrante. Luso del c. riservato dal sec. XII3XIII ai soli ministri in sacrisper la Santa Messa,e tutte le volte che si indossa la dalmatica ola tunicella. Il sacerdote non lusa nei vespri,matutino e lodi, e nelle esequie. Il c. deve esserebenedetto dal vescovo o da chi ne ha la facolt.
Bibl.: J. B%$, I paramenti sacri, Torino 1914, pp.70377; V. C$@$*%$#H-, Larte a servizio della Chiesa,
ivi 19=8, pp. 194397. Enrico Dante(in Enciclopedia Cattolica, III, Citt del Vaticano, 1949,
coll. 4=634=7)
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. Il presidente dellaFederazione Internazionale Una Voce (FIUV)col. James Bogle, nel corso delludienza generale stato presentato al Sommo Ponte!ice. Egli
ha consegnato a Sua Santit un documentatorapporto sullinteresse di un sempre crescentenumero di giovani per il rito romano classico,rilevato soprattutto dopo lemanazionedel motu proprio Summorum Ponti!icum. Ilpresidente federale ha guidato, in quei giorni,una delegazione della FIUV a Roma perillustrare lattivit della federazione e chiederealla Santa Sede di sostenere il rito tradizionalein tutto il mondo. La delegazione ha incontratoaltres"#gli em.mi signori cardinali George Pell,
Raymond Burke, Dar"$o Castrilln Hoyos, lecc.mo arcivescovo di Bagnoregio, mons. Guido
Pozzo della Ponti!icia Commissione Ecclesia
Dei. I delegati sono stati ricevuti in udienza
dal Principe e Gran Maestro del Sovrano
Militare Ordine di Malta. La federazione ha
espresso il suo compiacimento per la cortesia
e lattenzione ovunque incontrata.
UNA VOCE ITALIA
Roma, 23 ottobre 2014. Lassociazione italiana stata fra i promotori della bella iniziativa
di fede romana e cattolica che si mostra nel
pellegrinaggio Summorum Ponti!icum!in dallasua prima realizzazione. Come annunciato nel
precedente notiziario, molte occasioni di piet
liturgica hanno sostanziato il pellegrinaggio,
che ha di nuovo veduto nellautorevole
consocio, il cons. Giuseppe Capoccia, il
proprio delegato generale. Il devoto triduo
stato aperto nella chiesa della SS.ma
Trinit dei Pellegrini con i Vespri celebrati informa ponti!icale dellecc.mo arcivescovo di
Bagnoregio, mgr. Guido Pozzo, segretario della
Ponti!icia Commissione Ecclesia Dei. Egli harivolto una viva allocuzione al numeroso clero
ed ai fedeli che riempivano lampio tempio.
Ha rappresentato il presidente nazionale il
presidente di Una Voce Etruria, cav. gr. cr. cons.
dr. Riccardo Turrini Vita.
Roma, 24 ottobre 2014. Nel decennale della
fondazione del sodalizio Juventutem il rev.modon Mark Whitoos ha celebrato la s. Messa alla
parrocchia della Ss.ma Trinit dei Pellegrini in
rappresentanza dellem.mo signor cardinale
George Pell, prefetto della segreteria per
leconomia, impedito perch in!luenzato. Don
Whitoos ha dato lettura dellomelia preparata
per loccasione dallEminentissimo. Per Una
Voce Italia, che guarda con viva simpatia allafeconda azione di Juventutem, stato presenteil presidente donore di Una Voce Etruria, nob.
comm. Maurizio Bettoja.
Roma, 25 ottobre 2014. Il PellegrinaggioSummorum Ponti!icum ha avuto il suo culmine
nella celebrazione della s. Messa ponti!icale
nella basilica vaticana, allaltare della Cattedra.
La solenne processione del clero e delle
confraternite presenti iniziato alla basilica
di S. Lorenzo in Damaso e, di per se stessa, stata una nuova evangelizzazione donataalla Citt di Roma poich ha ricordato, sia ai
cittadini sia ai visitatori, la chiamata dellUrbe
a fedele presidio della pienezza cattolica. Con
la corale presenza di distinti presuli e prelati,
ha of!iciato lem.mo signor cardinale Raymond
Leo Burke. Il servizio corale stato curato
dal seminario nordamericano a Roma che ha
eseguito il proprio e lordinario gregoriani
della B. V. Maria e alcuni mottetti. Una Voce
Italia stata rappresentata dal tesoriere
nazionale, dr. Emiliano Villa, e dal cav. gr. cr.
cons. dr. Riccardo Turrini Vita.
Roma, 26 ottobre 2014. Il pellegrinaggio giunto alla sua conclusione nella festa di Cristo
Re alla chiesa della SS.ma Trinit dei Pellegrini,
ove lecc.mo arcivescovo di Gradisca, mgr.
Francesco Bacqu, nunzio apostolico, ha
cantato la s. Messa in forma ponti!icale, con
lassistenza del clero e dei ministri di quellaparrocchia. Il servizio musicale stato curato
da Sonos Ensemble, del m Dario Paolini,
che ha eseguito oltre al proprio gregoriano
lappropriatissima Missa O Rex Gloriae delPalestrina ed il mottetto Cantate Domino diHassler.
Norcia, 26 ottobre 2014. Nella stessa festa diCristo Re, parte dei pellegrini concludeva la
spirituale occasione con la s. Messa ponti!icale
celebrata dallem.mo signor cardinalWalter Brandmller, diacono di S. Giuliano
dei Fiamminghi, con lassistenza corale e
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Aderendo ad unapressante preghiera di Una Voce Sudafrica,anche a nome dei soci e simpatizzanti di quelcontinente, e di intesa con le FederazioneInternazionale, Una Voce Italia ha offertauna s. Messa per impetrare dal Cielo la !inedella epidemia di Ebola che !lagella lAfricameridionale. LOrganizzazione Mondiale della
Sanit ha infatti stimato al 15 gennaio 2015,che pi di 21700 persone siano affette daltremendo morbo e che 8641 ne risultasserodecedute. Per tale caritatevole intento, il rev.p. William Barker fsspx, ha celebrata una s.Messa, seguita dalle litanie dei Santi, alla chiesaromana della SS.ma Trinit dei Pellegrini. Ilpresidente nazionale stato rappresentatodal segretario nazionale, dr. avv. TommasoRaccuglia.
UNA VOCE MILANOMilano, 11 gennaio 2015. La s. Messa in ritoambrosiano antico a Milano stata celebrataalla chiesa di S. Maria della Consolazioneal Castello (L.go Cairoli 1), alle ore 10. Inquella chiesa, a partire dalla domenica 11, si trasferita la celebrazione che per trentanniininterrottamente, dal 1985, ha avuto luogoalloratorio di S. Rocco al Gentilino, promossa egestita dalla sezione Consolato di Milano di UnaVoce Italia. Lem.mo sig. cardinale arcivescovo
Angelo Scola ha destinato la nuova chiesa peril culto antico in seguito alla prossima chiusuraper restauri di S. Rocco.
UNA VOCE VENEZIAPadova, 8 dicembre 2014. La s. Messa ditabella festiva alla chiesa di S. Canziano (S.Rita) stata celebrata in forma cantata, con lapartecipazione dei cantori Massimo Bisson eNicol Pasello, nella ricorrenza della solennit
dellImmacolata Concezione.Venezia, 13 dicembre 2014. Nellintento dicompiere con le forme classiche del culto
cattolico, un atto di adorazione a Dio edi devozione verso la Santa, che procedelodevolmente nel senso di riprendere la liturgiatradizionale alle feste popolari veneziane inquegli stessi luoghi ove si conservano le loroinsigni Reliquie, il giorno della festa di santaLucia, alla chiesa parrocchiale dei SS. Geremiae Lucia, ove si conserva il corpo incorrotto
della Vergine siracusana, il reverendo padreCyrille Sow fsspx, ha celebrato la s. Messa.
Venezia, 31 gennaio 2015. Il giorno della festadella Traslazione di S. Marco da Alessandriaa Venezia, una s. Messa in rito tridentino stata celebrata dal rev. p. Sow allaltaredella Nicopeia nella Basilica di S. Marco,con lassistenza di non pochi fedeli. Harappresentato il presidente nazionale alla
sacra funzione il maestro Massimo Bisson delconsiglio di presidenza di Una Voce Italia.
UNA VOCE VERONAVerona, 28 dicembre 2014. Il rev. mons. prof.Marco Agostini, cerimoniere ponti!icio, hacantato alle ore 11 la s. Messa domenicale ditabella alla rettoria di S. Toscana. Ha tenutolomelia il cui testo pubblicato in questostesso numero del bollettino.
Verona, 28 dicembre 2014. Nel pomeriggio dellastessa domenica, lecc.mo vescovo di Veronamons. Giuseppe Zenti ha celebrato i s. vespriponti!icali secondo il rito romano antico nellarettoria di S. Toscana. Al termine della sacrafunzione, il presule ha rivolto elevate paroleai numerosi cristiani convenuti, affermando:il Vescovo rispetta e apprezza il rito che voiseguite. Mgr. Zenti ha esaltato la grandezza delcanto gregoriano, per lui linnoJesu Redemptoromnium, eseguito nellof!iciatura dei vespri,
vale unimmensit, trasporta oltre il cielo. Icanti sono stati eseguiti dallEnsemble VenetiCantores, diretto dal maestro Massimo Bisson.La funzione stata curata dalla sezioneveronese di Una Voce, San Pietro Martire, incollaborazione con il Coordinamento Nazionaledel Summorum Ponti!icum. Ha onorato il ritocon al sua presenza il presidente nazionaledi Una Voce Italia. Hanno assistito con labitoda chiesa i cavalieri della Delegazione di
Verona del Sovrano Militare Ordine di Maltaaccompagnati dal loro cappellano mons.Silvano Mantovani.
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7/26/2019 Una Voce Notiziario 56-57 ns
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SOMMARIO
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CONOSCERE LA SACRA LITURGIA
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