UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE
description
Transcript of UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE
UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE
20 ottobre – 2 novembre 2010
5 partecipanti dai circoli sardi in Argentina e negli USA per uno
scambio culturale itinerante in Sardegna
UN PROGETTO ORGANIZZATO DALLA FILEF SARDEGNA
CON LA PREZIOSA COLLABORAZIONE DEI COMUNI DI
ALLAI, DOLIANOVA, LULA, LOCULI, MANDAS, SERRI
ASSESSORATO DEL LAVORO, FORMAZIONE
PROFESSIONALE, COOPERAZIONE E SICUREZZA SOCIALE
F.I.L.E.F.
FEDERAZIONE ITALIANA DEI LAVORATORI EMIGRANTI E FAMIGLIE – SARDEGNA
Grafica e impaginazione Jan Lai FILEF Sardegna Disegno in copertina Mauro Carta
1
2
3
PREMESSA
a cura della
FILEF Sardegna
4
5
Il coraggio dei giovani
irca 13 anni fa la FILEF Sardegna iniziò un
percorso nuovo, un percorso che voleva
provare ad affrontare il discorso complesso
dell‟emigrazione sarda nel mondo da una nuova
angolazione, un nuovo punto di vista. Allora un
piccolo gruppo di giovani senza precedenti
esperienze si imbarcarono nella folle avventura del
Servizio Volontario Europeo ideando un progetto di
accoglienza di 10 giovani provenienti da diversi
paesi europei da ospitare per sei mesi in 5 piccoli
paesi dell‟interno della nostra isola. Immaginate
qualche adolescente di Londra o Madrid in un
paese di 300 abitanti della nostra Barbagia e
avrete una vaga idea di quanto fossimo folli.
Quel progetto venne premiato 8 anni dopo, dal
Presidente della Commissione Europea Luis
Barroso, come la migliore esperienza interculturale
per i giovani in Europa.
C
6
Si trattava, evidentemente, della prova provata di
come, la follia o, meglio, il coraggio, di alcuni
giovani guidati dall‟entusiasmo potesse
raggiungere risultati significativi nel dialogo fra le
culture.
Nel 2008 quello stesso spirito ci faceva realizzare
un progetto per trasferire ai giovani dei circoli sardi
nel mondo le competenze che l‟esperienza di quel
primo progetto ci aveva dato in termini di
progettazione europea, mobilità giovanile e “follia”.
L‟avventura dei nostri “Campernauti” ha
pienamente confermato le nostre aspettative
riassumibili in quello che potrebbe essere il motto
della FILEF di oggi: «dai ai giovani i mezzi e loro
realizzeranno qualunque idea, e più questa sarà
folle, migliore sarà il risultato».
Nel mondo dell‟emigrazione sarda organizzata
spesso si parla di giovani perché “si deve” e molto
meno spesso gli si danno strumenti e carta bianca.
7
Speriamo che il fantastico lavoro fatto dai “ragazzi
del camper” possa servire ad incoraggiare gli
scettici ad avere nei giovani la massima fiducia.
Noi l‟abbiamo avuta e non ce ne siamo pentiti!
Jan Lai
Presidente FILEF Sardegna
Un sincero ringraziamento a chi ha reso possibile questa
esperienza:
la Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato del
lavoro, Servizio Emigrazione; i Comuni e le cittadinanze
di Allai, Dolianova, Lula, Loculi, Mandas e Serri; lo staff
della FILEF e, soprattutto, Eduardo Toro, Fabiana Mabel
Ponce, Francesca Bandino, Magalí Misses e Santiago
Andrés Trapani.
8
9
UNA RIFLESSIONE SULL’EMIGRAZIONE E SULL’IMMIGRAZIONE
a cura della
FILEF Sardegna
10
11
1.1. IL PROGETTO
l progetto regionale “Corso di formazione sui
programmi di mobilità giovanile europea”,
rivolto ai giovani sardi emigrati “, presentato
dalla nostra associazione per il tramite della FAES
alcuni anni fa, si è realizzato attraverso due fasi
distinte, ma collegate.
La prima, svoltasi tra il 6 e il 12 aprile 2008, pochi
giorni prima della Conferenza internazionale
dell'emigrazione "I sardi nel mondo", aveva
coinvolto 14 figli e nipoti di emigrati sardi
provenienti da Argentina, Belgio, Canada,
Germania, Italia, Stati Uniti e Svizzera, in un corso
di formazione sulla progettazione di eventi di
mobilità giovanile e sull‟accesso ai fondi europei
per i giovani.
Come esito di questa fase formativa i partecipanti
avevano elaborato essi stessi il progetto relativo
alla fase successiva di applicazione concreta di
I
12
quanto appreso, progetto che, sostanzialmente, è
rimasto invariato fino alla sua realizzazione qui di
seguito descritta.
Questa fase ha coinvolto cinque dei partecipanti
coinvolti già nel 2008, provenienti dall‟Argentina e
dagli Stati Uniti, che hanno avuto come obiettivo la
realizzazione di un‟indagine conoscitiva circa il
fenomeno dell‟immigrazione e dell‟emigrazione in
Sardegna. Il progetto, del quale è ancora in corso
la parte di analisi dei dati raccolti e della loro
sistematizzazione in un documento conclusivo, si è
realizzato a partire dal 16 ottobre e si concluderà il
7 novembre 2010.
Ad un primo periodo di formazione presso la sede
dell‟associazione (FILEF, dal 17 al 19 ottobre) ha
fatto seguito la fase itinerante tra i comuni
coinvolti, dal 20 ottobre al 1 novembre. Il progetto
ha avuto, infatti, uno sviluppo geografico itinerante
della durata di due settimane e le sedi di effettiva
realizzazione sono stati i comuni di Loculi, Lula,
Allai, Serri, Mandas e Dolianova. Qui i partecipanti
13
hanno effettuato numerose interviste che hanno
permesso di raccogliere testimonianze significanti
sulla percezione dei movimenti di emigrazione ed
immigrazione nell‟isola.
Al fine di raggiungere e soggiornare nei centri, i
partecipanti hanno utilizzato un camper per gli
spostamenti, dove hanno avuto inoltre la
possibilità di dormire e cucinare i pasti. I
partecipanti si sono fermati in ogni paese per un
periodo di uno o due giorni.
A sua volta il viaggio è stato raccontato in un blog
su Internet (www.ildiariodelcamper.blogspot.com),
aggiornato durante le tappe del progetto itinerante
in modo tale da dargli maggiore visibilità.
L‟indagine conoscitiva non ha le caratteristiche e
l‟impostazione di una ricerca sociale con pretese
scientifiche, vuole piuttosto essere un tentativo di
comprendere meglio le realtà dell‟emigrazione e
dell‟immigrazione in Sardegna attraverso un
approccio informale. Per i partecipanti sia locali che
14
stranieri coinvolti nel progetto, le interviste hanno
rappresentato un‟occasione di vero e proprio
scambio interculturale.
Gli intervistati sono stati:
● Emigrati sardi di ritorno (20 in totale)
● Immigrati in Sardegna, impiegati in settori
lavorativi nei paesi o nel territorio (21 in totale)
● Giovani di età compresa tra 18 e 30 anni (40 in
totale)
In ogni Comune c‟è stato un incontro con le
istituzioni e con la popolazione locale per far
conoscere e condividere gli obiettivi del progetto,
durante il quale i partecipanti hanno presentato le
loro culture di appartenenza. Durante tali incontri i
partecipanti hanno esposto, oltre al progetto e alle
sue finalità, le varie attività dei circoli di
appartenenza e introdotto argomenti inerenti al
progetto (aspetti linguistici, emigrazione ed
immigrazione in Argentina e negli USA) in modo
interattivo ed interessante.
15
UNA RIFLESSIONE SULL’EMIGRAZIONE
a cura di
Francesca Bandino, Magali Misses, Santiago
Andrés Trapani, Eduardo Toro e Fabiana
Mabel Ponce
16
17
2.1. IL LAVORO
l lavoro è uno dei grandi problemi che ha
influenzato l‟emigrazione italiana. Anche dalla
nostra indagine emerge che si tratta di un
aspetto essenziale. Abbiamo visto che esiste una
relazione tra il problema del lavoro e l‟emigrazione.
La principale motivazione è la mancanza di lavoro
in tutta la Sardegna. Le persone da noi intervistate
ci hanno raccontato che non avevano un lavoro
fisso nel loro paese e quindi ne cercavano un altro
nei paesi europei più vicini. Alcuni di loro, prima di
partire, avevano già un contratto di lavoro. Per
questo motivo era più facile lasciare la propria
terra d‟origine per emigrare, sebbene non si
sapesse come sarebbe stata la vita nel nuovo
paese.
Come motivazione alla partenza, i nostri intervistati
hanno inoltre raccontato che non erano soddisfatti
del loro lavoro in Sardegna (per esempio: pastore,
cameriere, lavapiatti, muratore o attività in
I
18
campagna); anche i salari erano bassi e la qualità
della vita non era buona. Tra gli altri motivi è stato
citato anche lo studio, ma non riteniamo che
questo dato sia significativo (si tratta infatti di
persone più giovani, quindi di una emigrazione più
recente e a tempo breve).
Il legame tra la ricerca del lavoro e l‟emigrazione è
quindi ricorrente nella nostra indagine, come
emerge chiaramente da alcune risposte alla
domanda “perché è partito?”:
“Perché qui non c‟era lavoro, e il poco lavoro che
c‟era [non offriva] assicurazione” (EB1)1
“Non c‟era lavoro” (EC2)
“Lavoro, soldi” (ED3)
“Avventura, lavoro” (EC4)
“Per vedere il mondo, e anche per lavoro” (ED2)
1 Nelle citazioni viene riportato il codice di riferimento del
singolo intervistato.
19
Si può dire che all‟estero gli emigrati sardi che
abbiamo intervistato hanno trovato un lavoro fisso,
stipendi più alti, e una qualità di vita migliore. Alla
domanda “Cosa faceva all‟estero?” un intervistato
(EA1) ci racconta che è partito con un contratto
per lavorare in edilizia. Dopo quasi un anno è
andato a lavorare alla Bosch, dove ha lavorato in
rettifica e in fonderia. In tutto ha lavorato 14 anni.
Un altro emigrato ha lavorato in una fattoria e non
ha avuto problemi a trovare lavoro fuori della
Sardegna (EA4), Molti sono andati con un
contratto di lavoro tramite l‟ufficio di collocamento
(ED2).
Dalle risposte raccolte si deduce che l‟ emigrato
cercava subito lavoro oppure aveva già un
contratto di lavoro e in alcuni casi restava all‟estero
molti anni. Molti hanno avuto la possibilità di fare
cose che in Sardegna non potevano fare, aspetto
che contribuiva a migliorare la loro qualità di vita.
Oltre alla motivazione che ha portato gli emigrati a
partire, abbiamo voluto analizzare anche i motivi
20
per i quali alcuni Sardi sono tornati nell‟isola.
Abbiamo riscontrato diversi motivi, per esempio:
per la pensione o perché aveva trovato un altro
lavoro in Sardegna, come risulta dai seguenti
frammenti delle interviste (risposte alla domanda
“perché ha deciso di tornare?”):
“Volevo che le cose cambiassero anche qui. Era
sempre la mia volontà di tornare. Un anno ero
rientrato per le ferie di maggio, e uno del paese
[mi] ha offerto un lavoro” (EA1)
“Perche lì ci sono tanti problemi. Ad un certo
punto è mancato anche il lavoro li, adesso sono
in pensione. Quando sono tornato ho continuato
a fare gli impianti di riscaldamento” (EB1)
21
2.2. LA FAMIGLIA
Al pari del lavoro, la famiglia risulta essere un
aspetto ricorrente nell‟analisi della motivazione per
la partenza al estero, l‟integrazione e il ritorno.
Il punto nel quale abbiamo maggiori riferimenti su
questo aspetto è stato la motivazione per tornare
in Sardegna. Gli affetti hanno un ruolo molto forte
al momento di prendere questo tipo di decisione.
Tra le motivazioni famigliari al rientro (in
Sardegna) troviamo abbastanza spesso che gli
emigrati da noi intervistati volevano che i loro figli
risiedessero nel loro paese d‟origine, la Sardegna,
o che volevano far crescere e educare i loro figli
nel territorio sardo:
“Ho deciso di tornare per dare una patria ai miei
figli. Perché lì erano stranieri. E rimarranno
sempre straneri. Anche i nipoti. E anche per
crescerli in un ambiente in cui io mi sono sempre
trovato bene” (ED2)
22
In diverse interviste emerge che era la stessa
famiglia dell‟emigrato che voleva tornare, sia per
mancanza del resto della famiglia e dei parenti o
per difficoltà culturali, come la difficoltà di
relazionarsi con le persone del paese ospitante. In
alcuni casi abbiamo visto che la motivazione per
tornare era la famiglia più stretta: alcuni hanno
dovuto lasciare il coniuge e i figli e sono
successivamente tornati in Sardegna per ristabilire
i rapporti familiari o per paura di perderli (genitori
troppo anziani o parenti malati). Per quanto
riguarda la relazione tra famiglia e integrazione,
abbiamo scoperto che non è stato facile per gli
emigrati affrontare queste dinamiche. Alcuni non
volevano o non potevano formare una famiglia
all‟estero con una persona di altra nazionalità o
cultura (perché erano consapevoli che in quel caso
sarebbe stato molto difficile tornare al paese
d‟origine, o forse per problemi con la lingua o la
differenza di cultura) e hanno aspettato a rientrare
in Sardegna per cominciare a pensare alla propria
familia.
23
“Ho vissuto fuori per 13 anni, poi sono tornato e
ho fatto la famiglia. Non mi trovavo come
ambiente per fare la famiglia all‟estero” (EB1)
Abbiamo visto che tanti hanno trovato difficoltà a
decidersi a lasciare le loro famiglie; chi è partito
con la famiglia, invece, ha incontrato difficoltà
quando qualche membro della famiglia non
riusciva o non voleva integrarsi alla nuova realtà e
voleva tornare al paese d‟origine.
Un intervistato ci racconta che è rientrato in
Sardegna per la prima volta dopo quattro anni, poi
rientrava ogni anno o ogni due anni. Dopo che si è
sposato tornava nel paese di origine più spesso.
Voleva tornare per far nascere i figli in Sardegna,
perché i genitori erano in paese, ma la moglie non
voleva tornare in Sardegna:
“è l‟unico sbaglio che ho fatto nella mia vita,
rientrarmene qua… tutto colpa mia. Mia moglie
non voleva tornare qua. Noi stavamo bene li…
mia moglie ha sofferto molto…. Solo per quello
mi sono pentito di essere rientrato qua. Perché
24
non era più come io li ho lasciati qua, la gente…
quando non c‟è l‟amore tra la gente manca tutto”
(AE2)
In altri casi, invece, il fatto di non aver una
famiglia in Sardegna ha spinto gli emigrati a
provare una nuova vita all‟estero. Alcuni avevano
qualche parente o amico che era già emigrato e
che ha potuto aiutarli a sistemarsi. Un ultimo
gruppo di persone nelle interviste ci racconta che
la decisione di partire era stata presa
preventivamente dai loro genitori o dalla moglie o
dal marito, quindi non avevano un‟altra alternativa.
25
2.3. LA LINGUA
Dalle nostre interviste, emerge che la lingua del
paese che ha ospitato gli emigrati sardi è stata una
delle difficoltà che hanno avuto all‟inizio ad
integrarsi, anche se in quasi tutti i posti di lavoro
c‟era l‟interprete.
Con molto orgoglio, le persone intervistate ci
raccontano che hanno fatto tutto il possibile per
imparare la lingua e che l‟hanno fatto in poco
tempo. Un intervistato (EA1) afferma, ad esempio,
di aver avuto qualche difficoltà con la lingua, ma
ha imparato a parlare dopo una settimana perchè
aveva la volontà di imparare. Dopo sei mesi non
aveva più bisogno dell‟interprete.
Alla nostra domanda “Che difficoltà ha avuto a
iniziare una nuova vita all‟estero?” abbiamo
ottenuto le seguenti risposte:
“Difficoltà con la lingua” (AE3- AE4-EE2)
26
“Ho fatto l‟errore di non prendere subito la TV,
[ho avuto più difficoltà” (EC2)
“Lingua, costumi, gli usi ...” (ED2)
Nello stesso periodo in cui il flusso di emigrazione
sarda all‟estero era alto, si verificava anche una
emigrazione massiccia da altri paesi, quindi nelle
fabbriche gli operai parlavano tante lingue diverse
tra di loro. Per esempio un sardo emigrato in
Germania ci racconta che ha lavorato molto con
Spagnoli e Portoghesi e parlavano
“… un misto di sardo, italiano, spagnolo e
portoghese. Non abbiamo mai adoperato il
tedesco … tra di [noi]. Ci arrangiavamo cosi”
[ED2].
In un‟altra intervista un emigrato racconta:
“Non capivo la lingua, la parola piu‟ bella che
avevano verso di noi italiani...era quando mi
chiamavamo zingaro.” (EA2)
27
Lo stesso intervistato sostiene di essersi abituato
subito al clima e al cibo e di aver avuto difficoltà
dopo che il compagno sardo era andato via.
Questo gli ha permesso però di imparare in fretta
la lingua.
Molti non hanno spiegato a fondo le difficoltà che
hanno avuto con la lingua, probabilmente perché
per loro era un ricordo distante. La lingua era
semplicemente un ostacolo che hanno dovuto
superare, hanno imparato la lingua per necessita e
quindi non avevano altra scelta che impararla.
Possiamo dire che quasi tutti gli intervistati hanno
vinto queste difficoltà, e si sentono orgogliosi di
aver superato questa prima tappa decisiva nella
loro integrazione nel paese ospitante.
28
2.4. LE AMICIZIE/LE RELAZIONI
Per quanto riguarda le relazioni umane e di
amicizia, non abbiamo riscontrato che questo
fosse un motivo per decidere di emigrare. Questo
aspetto è invece fondamentale relativamente
all‟integrazione di quasi tutti nostri intervistati sardi
che hanno vissuto all‟estero. Molti dei nostri
intervistati ci hanno detto che sono riusciti ad
avere buone relazioni di amicizia all‟estero, tanto
con italiani che con persone di altre nazionalità.
Alla nostra domanda “Ha fatto amicizia con le
persone del paese dove viveva?” abbiamo raccolto
le seguenti risposte:
“Dopo un po‟, ho fatto amicizia con le persone di
tutte le razze.” (EA1)
“Ho fatto amicizia con tutti … c‟erano di tutte le
razze …” (EB2)
“Sì, molti amici e anche una fidanzata.” (EB4)
“Molte amicizie. Io questo lo consiglio … “ (ED1)
29
Da alcune interviste però gli emigrati sottolineano
che, sebbene avessero stretto amicizia con tutti,
preferivano frequentare altri sardi che
consideravano come amici più stretti; questo
rapporto li aiutava a mantenere vive le loro
abitudini e la loro lingua, così si sentivano più vicini
alle loro radici e alla loro cultura, mantenendo le
proprie identità in una realtà culturale molto o
poco diversa a quella del paese d‟origine:
“Mi sono inserito bene, conoscevo tutto il paese;
ho fatto amicizia con Sardi, Italiani e Francesi. Più
che altro c‟era la relazione con gli Italiani.” (EB1)
“Ho fatto amicizia con persone dei paesi vicini [al
mio paese]. Frequentavo il Circolo Sardo.” (ED3)
Alcuni intervistati ammettono di aver avuto
problemi nel relazionarsi con persone di altri paesi,
infatti è stato difficile instaurare una relazione di
amicizia tenendo conto della differenza culturale:
“… con qualcuno sì, molti no perché … la
pensavamo di modo diverso” (ED2)
30
Molti hanno confermato che il posto dove si
relazionavano con le persone del luogo era il
lavoro; alcuni hanno visto questo aspetto in modo
positivo e ha permesso loro di stringere amicizie.
Altri invece hanno valutato questo in modo
negativo:
“‟E stato difficile fare amicizia perché in realtà ci
frequentavamo solo a lavoro.” (EF2)
“più che altro ho fatto amicizia con i compagni di
lavoro.” (EC3)
Un gruppo ristretto di persone da noi intervistato
ha sentito una vera discriminazione all‟estero, solo
per il fatto di appartenere a un‟altra nazionalità e
ad un‟altra cultura:
“La più bella parola che avevano verso di noi
italiani … era quando mi chiamavano „zingaro‟…
Non ci potevano vedere a noi”. (EA2)
Queste differenze portavano alcuni degli emigrati
sardi a frequentare gli altri sardi per sentirsi come
31
“in casa”. Un altro, invece, ha provato ad
identificarsi con la comunità locale:
“Alle feste degli italiani c‟era un casino … tutti che
parlavano male”. (ED3)
Abbiamo osservato che in diversi casi, l‟aspetto
delle relazioni umane e dell‟amicizia è stata una
vera motivazione per tornare in Sardegna. Alcuni
sono tornati perché tutti gli amici sardi erano già
tornati o perché così ha deciso la compagna.
32
2.5. LA CULTURA
Nella nostra indagine abbiamo riscontrato che
l‟integrazione nella cultura del paese che ha
ospitato gli emigrati sardi è stata in alcuni casi
difficoltosa. Parlando di queste difficoltà sono stati
portati esempi come il cibo, il clima e le abitudini.
Una persona intervistata ci racconta che mangiava
solo pane e uva perché non gli piaceva il cibo del
paese dove abitava, altri dicono di non avere mai
avuto pretese perché conoscevano la povertà e
mangiavano quello che c‟era. Altri ancora hanno
trovato il clima del nuovo paese duro e freddo, e
sentivano tanto la mancanza del sole e delle belle
giornate. Ecco alcune risposte fornite dagli
emigrati intervistati alla domanda “Che difficoltà ha
avuto ad iniziare una nuova vita all‟estero? Cosa le
mancava della Sardegna quando viveva
all‟estero?”:
“Il sole … “ (EB4)
“Il clima” (EC1)
33
“Il clima all‟inizio” (EC2)
“L‟aria, la temperatura, il sole, il mangiare” (EC3)
“All‟inizio il cibo non mi piaceva e quindi
mangiavo solo pane e uva” (ED4)
“Il cibo” (EA4)
“Il mangiare” (ED1)
“Cibo no perché si mangiava quello che c‟era …
quindi non c‟erano grandi pretese. Eravamo
contenti quando ci riempivamo la pancia” (ED2)
Anche se la mancanza di alcuni aspetti della
cultura sarda ha reso difficile l‟integrazione in
quella del nuovo paese, molti degli emigrati
intervistati hanno portato una parte della nuova
cultura al rientro in Sardegna, come la puntualità,
il rispetto delle regole e la precisione – cose che
molti sostengono mancare nell‟isola.
Pochi ci hanno parlato della loro sofferenza come
Sardi. Solo uno degli intervistati ha usato la parola
“razzismo” e solo uno ci ha raccontato che gli
emigrati venivano chiamati “zingari”. Un
intervistato ci dice che non si è mai trovato bene
nel paese che lo ha ospitato perché la popolazione
34
era troppo diversa da quella sarda. Ecco tre
risposte date dai nostri emigrati:
“La più parola bella che avevano verso di noi
Italiani … era quando mi chiamavano „zingaro‟”
(EA2)
“Proprio pentito no, però sinceramente [quel
paese] non mi è mai piaciuta. Un popolo troppo
diverso, persone freddi. Noi sembriamo più
affettuosi … “ (ED4)
“[Ho fatto amicizia] con Sardi … con Italiani …
[anche] con qualche altro … molti no perché … la
pensiamo in modo diverso” (ED2)
Pochi dei nostri intervistati ci dicono che si sono
trovati bene e che si sono inseriti nella vita del
paese ospitante. Uno degli emigrati rientrati era
molto piccolo quando ha lasciato la Sardegna e
quindi le sue esperienze di integrazione culturale
erano diverse da quelle degli altri emigrati;
intervistato, ci ha raccontato di essersi abituato
alle usanze di entrambe le culture.
35
Per alcuni dei nostri intervistati, la cultura era
anche una motivazione per il ritorno: Il fatto che
mancasse il paese di origine e che in Sardegna
fosse“tutto più genuino” mostrano che c‟è un
legame molto forte con la terra natìa. Un
intervistato ha dichiarato che non credeva nello
stile di vita del paese che l‟ha ospitato: questo è
bastato a riportarlo in Sardegna. Di seguito, due
esempi di emigrati che sono rientrati in Sardegna
per motivi culturali (“Perché ha deciso di
tornare”?):
“... per dare una patria ai miei figli. Perché lì
erano stranieri. E rimeranno sempre stranieri.
Anche i nipoti. E anche per crescerli in un
ambiente in cui io mi sono sempre trovato bene.”
(ED2)
“Non volevo vivere alla tedesca, non era la mia
filosofia di vita.” (EC4)
“Ho la casa qui … qui trovo tutto più genuino”
(ED3)
La cultura è legata ad altri aspetti, quali l‟identità
e i sentimenti. La maggior parte degli emigrati che
36
abbiamo intervistato hanno continuato a sentire un
legame forte con la Sardegna, la sua cultura e la
sua terra. Nonostante ciò, al rientro hanno portato
un aspetto della cultura del paese dove hanno
vissuto, e alcuni hanno usato queste conoscenze
per migliorare la situazione nel proprio paese.
37
2.6. GLI “EXTRA”
L‟indicatore “extra” comprende tutte quelle
risposte che non si possono includere negli altri
indicatori stabiliti. Troviamo aspetti inerenti la
“motivazione per tornare alla Sardegna” e, in
misura minore, “motivazione per emigrare”; non ci
risulta un aspetto significativo in relazione
all‟integrazione dei sardi con le persone locali
all‟estero.
Molti intervistati hanno segnalato come motivo
principale per tornare la mancanza “della casa”,
della terra” e “dell‟aria”, aspetti che implicitamente
o esplicitamente si trovano costantemente in quasi
tutte le risposte.
Anche la salute è stato un motivo ricorrente per
ritornare, sia per la propria salute, che per la
salute di qualche famigliare o perché la Sardegna
offriva un clima più favorevole in relazione a
determinate patologie.
38
Nella maggioranza degli emigrati intervistati,
abbiamo osservato che tornavano spesso in
Sardegna, generalmente in occasione di elezioni o
per le ferie.
Alcune persone, dopo aver conosciuto all‟estero
un'altra realtà più favorevole, grazie a delle
comodità che in Sardegna non esistevano ancora,
sono tornati in Sardegna con la speranza e la
volontà di portare il loro contributo allo sviluppo
locale, in base a quello che avevano appreso nel
paese straniero.
In altri casi, la motivazione per tornare è stato lo
stimolo dello stesso governo italiano che attraverso
diversi progetti statali, offriva alcune opportunità ai
sardi emigrati che volevano tornare, come per
esempio un programma di borse di studio. Altri,
invece, sono tornati in Sardegna perché avevano
una casa propria, mentre all‟estero non era facile
riuscire ad averne una.
39
Come abbiamo detto prima, tra gli indicatori
“extra” e le “motivazioni per emigrare” abbiamo
trovato una forte relazione. Alcuni hanno citato la
voglia di avventura come motivo per lasciare la
propria terra. Altri cercavano aspetti più generali
come la libertà, sentimento che non trovavano
nella loro terra d‟origine. Alcuni altri, infine,
cercavano di scappare dalla loro realtà: per
esempio, in alcune interviste, ci hanno detto di
aver deciso di andare via dell‟isola per non voler
condividere la “mentalità dei sardi”.
40
41
UNA RIFLESSIONE SULL’IMMIGRAZIONE
a cura di
Francesca Bandino, Magali Misses, Santiago
Andrés Trapani, Eduardo Toro e Fabiana
Mabel Ponce
42
43
3.1. IL LAVORO
on la nostra indagine abbiamo voluto capire
il passato, il presente e il futuro degli
immigrati intervistati. Riguardo le loro
aspettative al momento della scelta della Sardegna
come meta d‟emigrazione abbiamo riscontrato il
desiderio di trovare un lavoro fisso, guadagnare un
po‟ di soldi, e migliorare la propria qualità della vita
per poter ritornare nel paese d‟origine.
Relativamente alla motivazione che ha spinto gli
immigrati a partire, nelle interviste emerge in
maniera costante la mancanza di lavoro, soldi, e
qualità di vita.
Gli immigrati da noi intervistati hanno trovato
lavoro subito, grazie alla loro forte motivazione a
lavorare per il fatto di essere disponibili ad
accettare il lavoro che i sardi non volevano fare e
alla volontà di cambiare la propria qualità di vita e,
non ultimo, al desiderio di guadagnare soldi.
C
44
Abbiamo riscontrato che tra i progetti di vita degli
immigrati intervistati c‟è quello di guadagnare soldi
per alcuni anni, per poi tornare nuovamente al
paese di origine.
Alla domanda “perché ha deciso di emigrare?”,
abbiamo raccolto le seguenti risposte:
“È una scelta personale e anche della chiesa, per
fare la teologia mi ha mandato a Roma dopo
[sono] rientrato [nel] mio paese. Miei superiori mi
hanno mandato per completare gli studi alla
facoltà di Cagliari” (ID2)
“Perchè i soldi non bastavano”. (IB2)
“Fuori si può guadagnare un po‟ di più” ( (IA3)
“Per il lavoro del mio marito” (IB1)
“Per la situazione economica. Purtroppo sono
dovuta venire qui. All‟ inizio non volevo lasciare la
famiglia a casa per trasferirmi qui” (IC1)
Relativamente alle attività svolte in Sardegna, di
seguito elenchiamo le risposte ottenute:
“La Badante” (IC1)
45
“Raccolta di olive” (IF2)
“La casalinga, prima vivevo [in una città
dell‟Italia], avevo un‟ azienda e facevo la
ragioniera” (IA3)
“Sono casalinga” (IC2)
“Gestore di ristorante” (IF1)
“Agricoltura” (IA3)
“Sono arrivata come badante. ho conosciuto il
mio compagno cosi. Adesso non riesco a trovare
lavoro” (IB4)
Analizzando le risposte alla domanda “hai trovato
lavoro subito?”, si può vedere che gli immigrati
intervistati hanno risposto, in generale, in maniera
affermativa.:
“Sì veramente sì, si guadagnava poco prima però
dopo aver imparato bene la lingua si guadagna
meglio.” (IA3)
“Sì”. (IC2)
“Sì, ha parlato mia sorella con questa famiglia e
mi hanno fatto venire qui” (IC1)
“Non subito. Il problema è che io non posso
lavorare 24 ore su 24” (ID1)
46
Con la nostra indagine avevamo l‟intenzione di
capire il progetto di vita degli immigrati intervistati.
Abbiamo rilevato che questi lasciano il paese d‟
origine per lavorare e per potere guadagnare soldi,
come si evince dalle risposte alla domanda “credi
che venire in Sardegna sia stata una buona
scelta?”:
“Non lo so, tutto dipende dal lavoro” (IB2)
E alla domanda “se tu fossi un politico, cosa faresti
per gestire al meglio l‟ immigrazione?”:
“Un buon lavoro per gl‟immigrati, facilitare le
pratiche per fare il documento” (IF3)
“Lavoro per non emigrare [nel paese d‟origine]”
(IB2)
In questi frammenti si vede che l‟aspetto più
ricorrente nei racconti degli intervistati è il lavoro.
Possiamo dire che per loro la Sardegna è una
buona scelta per potere cominciare una vita all‟
estero. Se prima erano i sardi che decidevano di
47
andare fuori a cercare un lavoro e una vita
migliore, adesso ci sono tanti immigranti che
scelgono la Sardegna.
48
3.2. LA FAMIGLIA
Secondi le informazioni raccolte nella nostra
indagine, insieme al lavoro, la famiglia è uno dei
motivi più importanti per emigrare.
Alcuni degli intervistati sono arrivati nell‟isola
seguendo i loro genitori, il loro partner o altri
parenti; altri arrivavano principalmente con il
desiderio di trovare una vita migliore in Sardegna,
quasi sempre legato alla possibilità di lavorare.
Alcuni sono arrivati prima, e quando hanno trovato
un lavoro e un poco di stabilità hanno portato in
Sardegna tutta la propria famiglia. Altri sono
arrivati in Sardegna seguendo la decisione di
qualche membro della famiglia. Un altro gruppo
invece ha lasciato la famiglia nel paese d‟origine,
alcuni avendo la possibilità di tornare a trovarli
periodicamente e aiutarli economicamente. Molti
dal momento della partenza hanno avuto pochi
contatti con le famiglie e si sentivano solo nei
giorni festivi più importanti (Natale; ferie).
49
Per alcuni la scelta di emigrare dal paese d‟origine
è stata legata a una situazione famigliare
complicata (divorzio, morte di qualche famigliare),
e hanno scelto la Sardegna per lasciarsi dietro i
loro problemi:
“Sono andata in Sardegna perché la mia mamma
era morta” (IC2)
La distanza che c‟è tra gli immigrati e le loro
famiglie, il dispiacere di qualche famigliare per
essere fuori della propria terra, in vari casi ha
costituito un ostacolo per l‟integrazione dello
straniero nell‟isola.
Per quanto riguarda il matrimonio e la nascita dei
figli, da una parte notiamo che alcuni degli
immigrati sono arrivati in Sardegna senza un/a
compagno/a, e hanno deciso di formare le loro
famiglie qui. Da un‟altra parte, una piccola nucleo
degli intervistati ha affermato di preferire un
partner connazionale con il quale avere figli, forse
per non perdere le speranze di tornare.
50
3.3. LA LINGUA
Nel caso degli immigrati intervistati, la necessità di
comunicare e di poter esprimersi è stata un forte
impulso per imparare la lingua e superare gli
ostacoli linguistici. Alcuni conoscevano la lingua
prima di arrivare in Sardegna perché erano già
stati in Italia. Quasi tutti capiscono e parlano
l‟italiano, ma non parlano il dialetto sardo, seppur
capendolo. Alla domanda “come ti trovi con la
lingua? (Sardo- Italiano)”, gli immigrati affermano:
“All‟inizio un po‟ duro,però dopo no. La lingua
sarda è molto difficile, parlo l‟italiano, capisco il
sardo” [IA1]
“Era facile perché nel mio paese parlavano il
francese, abbiamo fatto due settimane di corso e
l‟ho imparato bene, con la lingua sarda posso
seguire e ascoltarla, però non la parlo molto
bene” [FD2]
“ …non parlo bene l‟italiano, e quasi niente il
sardo” [IC4]
51
“ ...non mi è sembrato difficile, anche noi siamo
latini. Il sardo poco, lo capisco ma non lo parlo”
[IC1]
“ Benissimo l‟italiano, il sardo lo capisco ma non
lo parlo” [IB1- IC2]
“[Mi trovo] bene con la lingua e con la gente.
Parlo bene l‟italiano, capisco il dialetto” [IA3]
52
3.4. L’ AMICIZIA
Abbiamo cercato di comprendere le relazioni
umane e di amicizia delle persone immigrate
nell‟isola. In generale abbiamo ricevuto un gran
numero di risposte positive. La maggioranza degli
immigrati in Sardegna non hanno problemi a
relazionarsi con i sardi e riescono a fare amicizia
facilmente, soprattutto quelli che hanno la
possibilità di lavorare. Il lavoro è uno dei luoghi
preferiti per relazionarsi con le persone e creare un
rapporto di amicizia. Tanti dei nostri intervistati
continuano ad avere rapporto con i propri
connazionali.
Alcuni, invece, ci hanno dato delle risposte un po‟
più negative per quanto riguarda l‟integrazione. Ci
sono delle persone che hanno avuto difficoltà nello
stringere amicizia con i sardi per il fatto di essere
stranieri, ma hanno trovato un supporto
emozionale facendo amicizia con altri immigrati.
53
“La famiglia del mio marito non ha accettato che
io fossi straniera” (IC3)
Alla domanda “Frequenti tuoi connazionali qui in
Sardegna?” abbiamo riscontrato della malinconia
da parte degli immigrati che non avevano relazione
con altri connazionali qui in Sardegna:
“Purtroppo no” (ID1)
“Ho pochi amici del [mio paese]” (IA1)
“Siamo pochi” (ID2)
Quelli che invece hanno più relazioni con persone
della loro nazionalità sono venuti in Sardegna con
le loro famiglie, mentre quelli che avevano già
qualche conoscenza sono stati aiutati a cominciare
una nuova vita in Sardegna.
54
3.5. LA CULTURA
Le difficoltà d‟integrazione per motivi culturali sono
presenti in molti dei nostri intervistati immigrati.
Per alcuni le difficoltà sono relative al fatto di
essersi trasferiti da una grande città del loro paese
d‟origine a un piccolo paese all‟interno della
Sardegna. Questi paesi non offrono tutte le
comodità, tutte le opportunità di “svago” e di
“divertimento” a cui erano abituati nei loro paesi
d‟origine. Ecco esempi di risposte date da alcuni
degli immigrati intervistati:
“Ci sono più opportunità di svago [nella città del
mio paese d‟origine]” (IF2)
“Abitavo in un centro grande e c‟erano tutte le
comodità … in un paese piccolo [mi] devo sempre
spostare” (ID1)
“In paese devi avere per forza la macchina per
spostarti, lì era tutto a disposizione”. (IC3)
“Manca il divertimento in Sardegna” (IB2)
55
Altri intervistati sono arrivati in un periodo nel
quale il paese dove abitavano non era ancora
sviluppato, quindi lo shock è stato ancora più forte.
Ecco qui un esempio offerto da uno dei nostri
immigrati intervistati. Abbiamo chiesto se gli
intervistati rilevassero degli aspetti peggiori in
Sardegna rispetto al paese d‟origine:
“… anni fa le differenze erano enormi. La
Sardegna si [è] sviluppata [dall‟ora], all‟inizio non
[mi] piaceva … quando sono arrivata non avevo il
frigo … il riscaldamento … avevo queste cose nel
mio paese” (IF1)
Nella nostra indagine non abbiamo chiesto come si
sono trovati con i sardi, ma nei loro discorsi si sono
presentati elementi inerenti alle differenze di
mentalità e all‟accoglienza. Non abbiamo
riscontrato un‟opinione condivisa da tutti, in
quanto alcuni sostengono che si sono trovati bene
nei loro paesi “adottivi”, mentre per altri c‟erano
poche differenze tra la gente dei loro paesi
d‟origine e la gente della Sardegna che hanno
56
conosciuto. Alcuni ci dicono che la cultura del loro
paese e la cultura sarda sono molto simili, anche
riguardo al cibo e al paesaggio. Altri dicono che la
Sardegna è completamente diversa dal loro paese
d‟origine; a volte piace più la vita nuova, altre volte
la vita che hanno lasciato. Altri ancora ci hanno
raccontato anche dei problemi che hanno avuto i
loro figli a scuola e la “mentalità chiusa” che hanno
visto nei paesi della Sardegna. Ecco alcune risposte
alla domanda “Quali sono le differenze tra la
Sardegna e il tuo paese d‟origine? Quali le cose
simili?”
“Ci sono le cose simili, come le persone” (IA3)
“La mia gente è come la gente della Sardegna”
(IA1)
“È molto simile, il sardo è molto individualista”
(IE2)
“… la gente mi tratta bene qui” (IC1)
“È molto diversa … la vita è più bella [qui]” (IF3)
“È molto diversa … ci sono molte cose che non
posso fare qui” (IB2)
“La mentalità è molto diversa, è più chiusa quella
sarda”. (IC3)
57
“Tantissime. Non c‟è niente in comune … ho
preso la mentalità [del mio paese] quindi mi
piacciono certe cose. La serietà, la mentalità, la
puntualità, il modo di affrontare le cose” (ID1)
“Quando mia figlia andava a scuola, i compagni
di classe le dicevano „vai a casa, questa non è
casa tua‟” (IB3)
“Una cosa che ho notato, qui … quando c‟è un
problema non c‟è più il dialogo” (ID2)
In questo modo vediamo la varietà di risposte date
dai nostri immigrati. C‟è da dire che le varianti
sono tante, tra queste il paese d‟origine, il paese
della Sardegna in cui abitano adesso, la
motivazione per la partenza, e lo stato economico.
Quindi, l‟integrazione culturale non è determinata
solo dallo spostamento da un paese all‟altro, visto
che i nostri immigrati ci hanno parlato più che altro
delle differenza tra una grande città e un piccolo
paese, e le differenze di mentalità che hanno
trovato.
58
3.6. GLI “EXTRA”
Per finire con questo aspetto della nostra ricerca,
vogliamo fare presente i risultati di una delle
nostre domande che corrispondeva al loro
desiderio (o meno) di tornare alla loro terra
d‟origine:
“mi piacerebbe passare periodi in tutti e due i
paesi” (IF2)
Le risposte sono state diverse: un 50% degli
intervistati ha dato una risposta affermativa e un
altro 50% ha dato una risposta negativa alla
nostra domanda. Quelli che ci hanno dato una
risposta positiva mettono in chiaro che per tornare
dovrebbero cambiare favorevolmente tante cose
della realtà del paese d‟origine, cioè avere una
situazione che assomigli alla realtà sarda. Questo è
il motivo per cui tanti degli immigrati non vedono
come una possibilità (almeno nel breve termine)
tornare in modo permanente, ma si sentono
59
disponibili a tornare per visitare le loro famiglie,
amici o per qualche evento speciale. Altri, per
esempio, sentono molto la mancanza dei loro
famigliari e del loro paese ma sentono di non
avere scelta, di dover continuare una vita fuori
casa perché altrimenti non ci sono possibilità di
crescita.
“Spero di non tornare … Le mie radice le ho
perse … per ritornare e rincominciare quelle cose
dalle quali sono scapata proprio nel mio passato
…” (IB3)
Infine, ci siamo soffermati sull‟analisi dell‟ultima
domanda della nostra indagine: Se tu fossi un
politico, cosa faresti per gestire al meglio
l‟immigrazione in Sardegna?
Possiamo dividere le risposte in tre gruppi. Ad un
primo gruppo appartengono quelli che hanno
risposto che insegnerebbero la cultura e
soprattutto la lingua italiana agli stranieri:
60
“Il governo dovrebbe creare delle opportunità per
l‟inserimento, soprattutto corsi di lingua e corsi
per la conoscenza della cultura, opportunità di
scambio. Lo scopo sarebbe di rispettare le regole
del paese ma anche di fare conoscere la propria
cultura‟‟ (IF2)
Un secondo gruppo renderebbe più facile l‟accesso
alla documentazione necessaria per essere
residenti legali della Sardegna:
„‟Ti chiedono tante cose per avere i documenti in
regola. Solo questo cambierei‟‟. (IA1)
Per ultimo ci sono degli intervistati per i quali la
priorità sarebbe dare lavoro agli immigranti,
specialmente ai giovani, dando loro la possibilità di
inserirsi produttivamente nella società sarda e
italiana.
“Avere lavoro, aiutare le famiglie. Ma non si può
chiedere lavoro per gli stranieri se gli italiani non
ce l‟hanno” (IC4)
61
UNA RIFLESSIONE SU GIOVANI E
MIGRAZIONI
a cura di
Francesca Bandino, Magali Misses, Santiago
Andrés Trapani, Eduardo Toro e Fabiana
Mabel Ponce
62
63
4.1. I GIOVANI
ltre all‟indagine conoscitiva sugli emigrati e
sugli immigrati in Sardegna, il terzo
obiettivo del nostro progetto è stato quello
di conoscere l‟opinione dei giovani sardi su questi
fenomeni; ci siamo posti in particolare l‟obiettivo di
capire se per gli intervistati l‟immigrazione è
percepita come una RISORSA o come un
PROBLEMA.
A tal fine abbiamo intervistato 40 giovani fra i 18 e
30 anni su diversi temi inerenti l‟immigrazione in
Sardegna. È indicativo che nel gruppo di giovani
intervistati solo pochi abbiano vissuto all‟estero e
pochi vorrebbero vivere fuori dall‟Italia. I dati
raccolti si possono riassumere nel seguente
schema, che evidenzia gli aspetti legati al
fenomeno dell‟immigrazione evidenziati dalle
risposte dei giovani:
O
64
Relativamente agli aspetti economici, quasi tutti i
ragazzi intervistati ritengono che l‟immigrazione
abbia un impatto positivo nel lavoro e l‟economia.
Di seguito, elenchiamo le opinioni degli intervistati
alle domande del questionario.
“Pensi che l’immigrazione in Sardegna porti dei
cambiamenti nell’economia/occupazione?
Positivi o negativi?”.
Immigrazione
scuola
economia
lavoro
lingua
religione
cultura
65
per molti di loro, più immigrati significa più
mano d‟opera, specialmente considerando quei
lavori che i sardi non intendono più svolgere; pochi
hanno detto che più immigrazione implica più
disoccupazione;
molti ragazzi hanno risposto che l‟ immigrazione
porta un cambiamento positivo e più vantaggi per
l‟economia.
“Daresti un lavoro ad una persona immigrata?
Che tipo di lavoro?”:
La maggior parte dei giovani darebbero
qualsiasi tipo di lavoro ad un immigrato, secondo
le sue capacità e preparazione; solo pochi hanno
detto che non darebbero lavoro a stranieri o che
darebbero un tipo di lavoro specifico (muratore,
agricoltore, operaio, manovale, badante, barista).
“Pensi che l’immigrazione in Sardegna porti dei
cambiamenti nella lingua, nella cultura, nella
religione, nella scuola?”:
66
Per la lingua, più della metà ha detto che
l‟immigrazione non porta nessun cambiamento.
Secondo i giovani che sostengono che porti un
cambiamento, quasi tutti hanno risposto che si
tratterebbe di un cambiamento positivo.
Per la cultura, più della metà ha risposto che
l‟immigrazione produce un cambiamento e solo
uno ha risposto che questo è un cambiamento
negativo.
Pochi giovani hanno risposto che l‟immigrazione
provochi un cambiamento nella religione e di
questi quasi tutti hanno detto che si tratta di un
cambiamento positivo.
Un po‟ più della metà sostiene che
l‟immigrazione porti cambiamenti nella scuola o nel
sistema educativo, e anche in questo caso il
cambiamento viene ritenuto essere positivo.
Per le persone intervistate quindi l‟immigrazione in
Sardegna è un fattore positivo.
67
Relativamente all‟aspetto della SICUREZZA,
abbiamo posto agli intervistati la seguente
domanda:
“Esiste una relazione tra immigrazione e
sicurezza?”:
È interessante vedere che le risposte si dividono in
maniera eguale: il 50% dei giovani intervistati ha
risposto che esiste una relazione, l‟altro 50%
sostiene che non ci sia una relazione tra i due
fenomeni.
Quando abbiamo chiesto:
“Se parliamo di immigrazione in Sardegna, che
nazionalità ti viene in mente?”:
Le risposte sono state Romania, Marocco, Senegal,
Albania, Ucraina, Pakistan, India, Polonia,
Thailandia, Spagna e Cina. La maggior parte dei
giovani ha risposto Romania. Altri invece non
hanno risposto citando paesi specifici, ma Medio
68
Oriente, Magreb, Musulmani, Zingari, Nordafrica,
Africa, Europa dell‟Est.
L‟ultima domanda del questionario era la seguente
(domanda aperta):
“Se tu fossi un politico, cosa faresti per gestire
al meglio l’immigrazioni?”.
Queste le risposte dei nostri intervistati:
Intensificare il controllo delle persone che
entrano (valutare che siano in regola)
Prestare maggiore attenzione alla sicurezza e
alle possibilità di lavoro
Selezionare, limitare
Garantire uguaglianza fra immigrati e
popolazione locale
Liberalizzare l‟immigrazione
Dialogare con i politici degli altri paesi per
limitare l‟emigrazione dal paese d‟origine
Cambiare le leggi
Creare opportunità di lavoro per gli immigrati
69
Controllare gli immigrati sul territorio
Offrire Informazioni per gli immigrati
Regolarizzare gli immigrati
Accogliere gli immigrati
Come si può notare, molte delle risposte dei nostri
intervistati si ripetono. La maggior parte di loro si
pone il problema del controllo dell‟immigrazione,
sia all‟ingresso in Italia che sul territorio sardo, per
garantire sicurezza alla popolazione locale e agli
immigrati stessi.
Un altro elemento che è emerso dalle interviste
riguarda proposte per la realizzazione di progetti
d‟integrazione e di accoglienza per gli immigrati
che permettano di garantire una uguaglianza
sociale ed un interscambio culturale mantenendo
nel contempo le diverse identità.
Dal punto di vista lavorativo, molti ritengono che
sia necessario dare agli immigrati e ai sardi le
stesse opportunità di trovare un impiego in modo
da garantire a tutti le risorse finanziarie minime e
70
necessarie per vivere decentemente, limitando così
anche il problema dell‟insicurezza.
Alcuni degli intervistati si pongono il problema dei
rapporti fra i governi interessati dall‟immigrazione,
ritenendo indispensabile un dialogo, soprattutto
con quei paesi più soggetti all‟emigrazione, rivolto
a comprendere i motivi che spingono le persone a
lasciare il proprio paese.
71
L’ESPERIENZA DEI “CAMPERNAUTI”
a cura di
Francesca Bandino, Magali Misses, Santiago
Andrés Trapani, Eduardo Toro e Fabiana
Mabel Ponce
72
73
5.1. LA VITA IN CAMPER.
uattordici giorni, sei paesi, cinque ragazzi, un
camper – un‟esperienza indimenticabile.
Queste è stata la prima volta in camper per
ciascuno di noi. Abbiamo avuto le nostre difficoltà
e problemi, ma alla fine del progetto si può dire
che siamo diventati una famiglia. Probabilmente
siamo stati i primi a fare un progetto del genere in
camper, e anche i paesi che ci hanno ospitato
erano curiosi della nostra scelta di viaggiare con
questo mezzo. Era diventata la nostra casa, in
scala molto piccola, con spazi molto ridotti. Allo
stesso tempo era il nostro ufficio che viaggiava
insieme a noi. Il camper ci ha aiutato a crescere e
a imparare come lavorare insieme.
Q
74
5.2. LO SCAMBIO CULTURALE.
Nei giorni durante i quali abbiamo fatto le
interviste in giro per la Sardegna, in tutti i paesi
dove siamo stati abbiamo conosciuto tanti
simpatici ragazzi. Per non rischiare di dimenticarne
qualcuno, li salutiamo tutti!
In questi giorni di lavoro e avventura abbiamo
imparato molto della cultura dell‟isola: abbiamo
imparato alcune parole sarde, i costumi locali, il
ballo sardo di Loculi; siamo stati ospiti di una
cooperativa a Lula; abbiamo visitato la miniera
Santos Sos Enattos; abbiamo visto un
cortometraggio girato dai ragazzi di Allai; abbiamo
conosciuto un gruppo a Serri (i Giovani Bronzetti)
con il quale abbiamo fatto amicizia e che ci ha
accompagnato a Mandas, dove abbiamo assistito
ad una mostra fotografica sui costumi sardi di tutti
i paesi della Sardegna, abbiamo potuto visitare un
convento francescano del 1700, ed infine abbiamo
partecipato a una conferenza sullo sviluppo del
75
turismo in Sardegna e a Mandas; a Dolianova,
ultima tappa, abbiamo visto posti veramente belli,
come la Cattedrale di San Pantaleo. In tutti i posti
dove siamo stati abbiamo pranzato benissimo e
abbiamo potuto condividere una bella serata con i
ragazzi del luogo.
Durante l‟incontro conclusivo con l‟assessore al
lavoro Francesco Manca, abbiamo potuto parlare
del nostro progetto, delle nostre esperienze e ci
siamo scambiati dei libri: alcuni fra di noi hanno
portato un libro che racconta la storia dei Circoli in
Argentina, mentre dall‟assessore abbiamo ricevuto
un libro sui costumi sardi.
Questa esperienza ci ha rafforzato nella
motivazione a partecipare in futuro a progetti simili
e ad impegnarci per diffondere la cultura sarda nel
mondo.
76
5.3. I “CAMPERNAUTI”.
Mi chiamo Francesca Bandino e ho 24 anni,
faccio la traduttrice e sono la rappresentante
giovanile per il Circolo Shardana USA, con sede nel
New Jersey. Mio padre è di Serrenti e mia madre di
Cagliari. Anche io sono nata a Cagliari, ma quando
ero molto piccola i miei genitori si sono trasferiti
nel New Jersey. Torno in Sardegna una volta
all‟anno.
Mi chiamo Magali Misses, sono nata a San Isidro,
Buenos Aires, Argentina. Ho 24 anni e sono
studentessa di Grafica Pubblicitaria all‟Università di
Buenos Aires. Appartengo al circolo Raices Sardas
di San Isidro e ho attualmente l‟incarico di
delegata dei giovani appartenenti al circolo. Sono
legata alla Sardegna perché mio nonno,
Domenichino Serra, è nato a Tresnuraghes,
provincia di Oristano, ed è andato a vivere in
Argentina nel 1952.
77
Mi chiamo Santiago Andrés Trapani, ho 28
anni, sono Dottore in Relazioni Internazionali e
lavoro nel campo delle risorse umane, in una ditta
nella mia città. Vengo dal Tucumán, una provincia
al Nordovest dell‟Argentina. Appartengo al Circolo
del Nordovest Argentino da due anni. Il cognome
sardo della mia bisnonna è Meloni. Mia bisnonna
era di Santa Teresa di Gallura, emigrata in
Argentina alla fine del secolo scorso.
Mi chiamo Eduardo Toro, ho 28 anni, lavoro in un
call center. Vengo da Tucumán, una città che si
trova nel Nordovest dell‟Argentina. Appartengo al
circolo sardo dal Nordovest argentino sin da
piccolo. Sono legato alla Sardegna perchè i miei
nonni (il cognome di mio nonno era Pinna-Vargiu)
erano di Chiaramonti, in provincia di Sassari. I miei
nonni si sono trasferiti in Argentina dopo la
seconda guerra mondiale e a Tucuman hanno
formato la loro famiglia.
Sono Fabiana Mabel Ponce, sono commercialista
e vengo dalla Provincia di Tucumán in Argentina.
78
Sono legata alla Sardegna per via di mio nonno
Antonio Steri, nato a Pabillonis ed emigrato nel
1924. Conosco la storia dell‟emigrazione sarda
grazie a mia madre e mio nonno e al circolo Sardo
del NOA di Tucuman, fondato da Vittorio Vargiu
nel 1987, circolo che frequento dal 1989.
79
ALLEGATI
a cura della
FILEF Sardegna
80
81
a) L’INDAGINE CONOSCITIVA: LA
METODOLOGIA DI LAVORO.
onsiderata l‟esiguità del campione e del
tempo a disposizione per l‟elaborazione e
l‟analisi dei dati, si è preferito dare alla
ricerca il profilo di un‟indagine conoscitiva; il lavoro
effettuato non ha quindi le caratteristiche e
l‟impostazione di una ricerca sociale con pretese
scientifiche, vuole piuttosto essere un tentativo di
comprendere meglio le realtà dell‟emigrazione
dalla Sardegna e dell‟immigrazione in Sardegna
attraverso un approccio informale. Inoltre è
necessario ricordare che il gruppo di lavoro che ha
effettuato le interviste e svolto le successive analisi
dei dati non è costituito da professionisti della
ricerca sociale, ma da persone motivate da un
forte interesse all‟approfondimento delle tematiche
dell‟emigrazione e dell‟immigrazione in Sardegna.
Definizione degli obiettivi
C
82
Durante le tre giornate precedenti l‟inizio del
progetto itinerante, i cinque partecipanti hanno
ricevuto una formazione sulle fasi della ricerca
sociale e hanno avuto modo di elaborare
personalmente gli strumenti di rilevazione e analisi
dei dati.
Inizialmente, si sono definiti insieme gli obiettivi
dell‟indagine conoscitiva, elaborando tre obiettivi
specifici (per gli immigrati, per gli emigrati e per i
ragazzi residenti in Sardegna):
per gli emigrati, si è prefissato lo scopo di
comprendere le tre fasi dell‟emigrazione
(motivazione alla partenza; integrazione all‟estero;
motivazione per tornare in Sardegna);
per gli immigrati, si è voluto comprendere il
fenomeno dell‟immigrazione come “progetto di
vita” (nelle dimensioni del passato / presente /
futuro dell‟intervistato);
per i giovani residenti sardi, si è tentato di
comprendere come i giovani intervistati vedono gli
immigrati (problema o risorsa?); inoltre si è
83
cercato di capire cosa si intende quando si parla di
“immigrati” (tutti gli “stranieri” o solo particolari
gruppi da alcuni paesi/aree del mondo?).
Scelta degli indicatori
Si è proceduto quindi ad elaborare gli indicatori per
le indagini sugli emigrati e sugli immigrati.
L‟operazione, come è facilmente intuibile, ha
presentato non poche difficoltà, dal momento che i
concetti presenti negli obiettivi dell‟indagine si sono
rivelati densi di molteplici sfaccettature ed aperti
ad innumerevoli interpretazioni. Si è reso quindi
necessario limitare il campo interpretativo a sei
aree di indicatori:
Il Lavoro
La Famiglia
La Lingua
Le Relazioni/Amicizie
La Cultura
84
Gli “Extra2”
Gli indicatori sono stati successivamente utilizzati
per la formulazione delle interviste.
Metodo di rilevazione
Compatibilmente alle risorse e al tempo a
disposizione, si è preferito scegliere lo strumento
dell‟intervista “aperta” per raccogliere i dati relativi
agli immigrati e agli emigrati, mentre i ragazzi
residenti sardi sono stati intervistati utilizzando lo
strumento dell‟intervista “chiusa”, alla fine delle
quali era prevista un‟unica domanda “aperta” finale
per dare agli intervistati la possibilità di esprimere
le loro opinioni più liberamente. La scelta di
utilizzare due diversi strumenti di rilevazione va
collegata ai diversi obiettivi dell‟indagine: le
interviste “aperte” sono lo strumento più idoneo
per dare più libertà di espressione all‟intervistato e
2 L’indicatore “Extra” comprende dati non inclusi negli altri
indicatori.
85
raccogliere storie ed episodi di vita, mentre
l‟intervista “chiusa” in forma di questionario risulta
più adatta a raccogliere tendenze ed opinioni circa
un particolare argomento.
Si è deciso di intervistare 4 persone emigrate e 4
persone immigrate, preventivamente contattate
dai comuni, in ogni paese visitato. Ogni persona è
stata intervistata da una coppia di intervistatori,
che hanno registrato l‟intervista con PC muniti di
microfoni. Le interviste hanno avuto una durata di
30 minuti. In ogni comune, un intervistatore
singolo ha inoltre somministrato i questionari ai
ragazzi residenti sardi (per un minimo di 4 fino ad
un massimo di 12 intervistati per paese).
Analisi dai dati
In tutto sono state effettuate 41 interviste aperte
(21 agli emigrati e 20 agli immigrati) e 40
interviste chiuse ai ragazzi residenti sardi (di età
compresa tra i 17 e i 35 anni). Le interviste aperte
86
sono state trascritte al computer per essere
successivamente analizzate.
Una volta conclusa la fase di raccolta dati, durante
gli ultimi quattro giorni del progetto si è effettuata
l‟analisi e l‟interpretazione dei dati. Il gruppo ha
lavorato insieme riflettendo sui dati e sul materiale
raccolto, per giungere a delle conclusioni comuni
relativamente ai tre ambiti dell‟indagine. Come già
ricordato, i risultati e le conclusioni proposte dal
gruppo di lavoro non vanno considerate come dati
generalizzabili, ma possono comunque costituire
uno spunto interessante per ulteriori indagini o
futuri progetti di ricerca sul tema dell‟emigrazione
e dell‟immigrazione.
87
b) QUESTIONARIO PER GLI EMIGRATI
Obiettivo: comprendere le tre fasi dell‟emigrazione
(motivazione alla partenza; integrazione; ritorno)
Data: ___________________________________
Luogo dell‟intervista: _______________________
Inizio dell‟intervista: _______________________
Fine dell‟intervista: _______________________
Intervistatori: _______________________
Note: ___________________________________
Età: ______________
M/F
Luogo di nascita: _______________________
1) Dove ha vissuto all‟estero?
2) Perché è partito?
3) Cosa faceva in Sardegna prima di partire?
4) Cosa faceva all‟estero? Quanto tempo ha
impiegato a trovare lavoro?
88
5) Che difficoltà ha avuto ad iniziare una nuova
vita all‟estero? (lingua, lavoro, clima, cibo,
burocrazia, alloggio, soldi, salute)
6) Aveva già una famiglia prima di partire?
7) Ha formato una famiglia all‟estero?
8) Cosa le mancava della Sardegna quando
viveva all‟estero?
9) Ha fatto amicizia con persone del paese dove
viveva?
10) Ha fatto amicizia con persone sarde o
italiane? E con persone di altri paesi? ((altri
immigrati non sardi/italiani)
11) Ha mantenuto contatti con la Sardegna
mentre era all‟estero? (è tornato
periodicamente in Sardegna?)
12) Perché ha deciso di tornare?
13) Che attività svolge adesso?
14) Le manca qualcosa del paese dove ha
vissuto?
15) Ha notato delle differenze in Sardegna tra
quando è partito e quando è tornato?
16) Si è mai pentito della sua scelta di emigrare?
E di tornare?
89
Indicatori
Motivazione alla partenza
Integrazione Motivazione per tornare
Lavoro
Famiglia
Lingua
Amicizie / relazione
Cultura (clima, cibo, stile di vita, abitudini)
Extra
90
c) QUESTIONARIO PER GLI IMMIGRATI
Obiettivo: comprendere il fenomeno
dell‟immigrazione come “progetto di vita” (nelle
dimensioni del passato/presente/futuro
dell‟intervistato).
Scopo dell‟intervista è conoscere il passato della
persona intervistata e le sue motivazioni ad
emigrare (domande 1-5); il suo presente: livello di
integrazione nella società sarda (domande 6-12); e
le sue prospettive future (domande 13-15).
Età: ______________
Paese d‟origine: _______________________
M/F
1) Che lavoro facevi nel tuo paese? Ti piaceva,
eri soddisfatto?
2) Perché hai deciso di emigrare?
3) Perché hai scelto la Sardegna?
4) È stata la tua prima scelta?
91
5) Da quanto tempo sei qui in Sardegna?
6) Sei qui da solo o vivi con la tua famiglia?
7) Che attività svolgi qui in Sardegna?
8) Hai trovato lavoro subito? (Hai cambiato
lavoro?, Vorresti cambiare lavoro?)
9) Come ti trovi con la lingua? (Sardo, italiano)
10) Quali sono le differenze tra la Sardegna e il
tuo paese d‟origine? Le cose simili? Ci sono
delle cose che ti piacciono di più? Ci sono
delle cose peggiori?
11) Frequenti tuoi connazionali qua in Sardegna?
12) Frequenti persone sarde o italiane? Nel
lavoro? Fuori dal lavoro?
13) Credi che venire a vivere in Sardegna sia stata
una buona scelta?
14) Torneresti nel tuo paese d‟origine?
15) Se tu fossi un politico, cosa faresti per gestire
al meglio l‟immigrazione?
92
Indicatori
Motivazione alla partenza
Integrazione Progetto
Lavoro
Famiglia
Lingua
Amicizie / relazione
Cultura (clima, cibo, stile di vita, abitudini)
Extra
93
d) QUESTIONARIO PER I GIOVANI
RESIDENTI SARDI (età 18-30 anni)
Obiettivo: capire se per gli intervistati
l‟immigrazione è percepita come una risorsa o
come un problema.
Lo scopo del questionario è cercare di
comprendere come i giovani intervistati vedono gli
immigrati: problema (sicurezza, competizione per
l‟occupazione) o risorsa; inoltre, si cerca di capire
cosa si intende quando si parla di immigrati (tutti
gli “stranieri” o solo particolari gruppi da alcuni
paesi / aree del mondo)
Data: ___________________________________
Luogo dell‟intervista: _______________________
Intervistatore: _______________________
Età: ______________
M/F
94
1) Città: ________________________________
2) Lavoro /Studio _________________________
3) Hai mai vissuto fuori dall‟Italia? SÌ NO
4) Se sì, dove e cosa hai fatto?
_____________________________________
5) Se no, hai mai pensato di vivere fuori
dall‟Italia? ____________________________
6) Secondo te, quanti immigrati ci sono in
Sardegna? ____________________________
7) Conosci direttamente qualche persona
immigrata? SÌ NO Quante? ___________
8) Pensi che l‟immigrazione in Sardegna porti
dei cambiamenti
nell‟economia / occupazione + -
nella lingua + -
nella cultura + -
nella religione + -
nella scuola/sistema educativo + -
9) Secondo te, esiste una relazione tra
immigrazione e sicurezza? SÌ NO
10) Daresti un lavoro ad una persona immigrata?
SÌ NO
11) Se sì, che tipo di lavoro?: ________________
95
12) Se parliamo di immigrazione in Sardegna, che
nazionalità ti viene in mente?
_____________________________________
13) Se tu fossi un politico, cosa faresti per gestire
al meglio l‟immigrazione?
_____________________________________
_____________________________________
_____________________________________
____________________________________
96
97
Indice
Premessa 3
Il coraggio dei giovani 5 Una riflessione sull’emigrazione e sull’immigrazione
9
1.1. Il progetto 11 Una riflessione sull’emigrazione 15
2.1. Il lavoro 17 2.2. La famiglia 21 2.3. La lingua 25 2.4. Le amicizie/le relazioni 28 2.5. La cultura 32 2.6. Gli “extra” 37
Una riflessione sull’immigrazione 41 3.1. Il lavoro 43
3.2. La famiglia 47 3.3. La lingua 50 3.4. L‟ amicizia 52 3.5. La cultura 54 3.6. Gli “extra” 58
Una riflessione su giovani e migrazioni 61 4.1. I giovani 63
L’esperienza dei “campernauti” 71 5.1. La vita in camper. 73 5.2. Lo scambio culturale. 74 5.3. I “campernauti”. 76
98
Allegati 79 a) L‟indagine conoscitiva: la metodologia di lavoro.
81
b) Questionario per gli emigrati 87 c) Questionario per gli immigrati 90 d) Questionario per i giovani residenti sardi (età 18-30 anni)
93
Cagliari, dicembre 2010
99
Una riflessione su emigrazione e su immigrazione è una pubblicazione della FILEF Sardegna diffusa con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License. Permessi di utilizzo che esulino da questa licenza potranno essere richiesti alla mail [email protected].
FILEF Sardegna Via dei Colombi 1
09126 Cagliari Italia
www.filef.it
100