UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

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UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE 20 ottobre 2 novembre 2010 5 partecipanti dai circoli sardi in Argentina e negli USA per uno scambio culturale itinerante in Sardegna UN PROGETTO ORGANIZZATO DALLA FILEF SARDEGNA CON LA PREZIOSA COLLABORAZIONE DEI COMUNI DI ALLAI, DOLIANOVA, LULA, LOCULI, MANDAS, SERRI ASSESSORATO DEL LAVORO, FORMAZIONE PROFESSIONALE, COOPERAZIONE E SICUREZZA SOCIALE F.I.L.E.F. FEDERAZIONE ITALIANA DEI LAVORATORI EMIGRANTI E FAMIGLIE SARDEGNA

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un progetto della FILEF Sardegna ma con tanto, tanto supporto volontario da parte di Assonur

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UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

20 ottobre – 2 novembre 2010

5 partecipanti dai circoli sardi in Argentina e negli USA per uno

scambio culturale itinerante in Sardegna

UN PROGETTO ORGANIZZATO DALLA FILEF SARDEGNA

CON LA PREZIOSA COLLABORAZIONE DEI COMUNI DI

ALLAI, DOLIANOVA, LULA, LOCULI, MANDAS, SERRI

ASSESSORATO DEL LAVORO, FORMAZIONE

PROFESSIONALE, COOPERAZIONE E SICUREZZA SOCIALE

F.I.L.E.F.

FEDERAZIONE ITALIANA DEI LAVORATORI EMIGRANTI E FAMIGLIE – SARDEGNA

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Grafica e impaginazione Jan Lai FILEF Sardegna Disegno in copertina Mauro Carta

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PREMESSA

a cura della

FILEF Sardegna

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Il coraggio dei giovani

irca 13 anni fa la FILEF Sardegna iniziò un

percorso nuovo, un percorso che voleva

provare ad affrontare il discorso complesso

dell‟emigrazione sarda nel mondo da una nuova

angolazione, un nuovo punto di vista. Allora un

piccolo gruppo di giovani senza precedenti

esperienze si imbarcarono nella folle avventura del

Servizio Volontario Europeo ideando un progetto di

accoglienza di 10 giovani provenienti da diversi

paesi europei da ospitare per sei mesi in 5 piccoli

paesi dell‟interno della nostra isola. Immaginate

qualche adolescente di Londra o Madrid in un

paese di 300 abitanti della nostra Barbagia e

avrete una vaga idea di quanto fossimo folli.

Quel progetto venne premiato 8 anni dopo, dal

Presidente della Commissione Europea Luis

Barroso, come la migliore esperienza interculturale

per i giovani in Europa.

C

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Si trattava, evidentemente, della prova provata di

come, la follia o, meglio, il coraggio, di alcuni

giovani guidati dall‟entusiasmo potesse

raggiungere risultati significativi nel dialogo fra le

culture.

Nel 2008 quello stesso spirito ci faceva realizzare

un progetto per trasferire ai giovani dei circoli sardi

nel mondo le competenze che l‟esperienza di quel

primo progetto ci aveva dato in termini di

progettazione europea, mobilità giovanile e “follia”.

L‟avventura dei nostri “Campernauti” ha

pienamente confermato le nostre aspettative

riassumibili in quello che potrebbe essere il motto

della FILEF di oggi: «dai ai giovani i mezzi e loro

realizzeranno qualunque idea, e più questa sarà

folle, migliore sarà il risultato».

Nel mondo dell‟emigrazione sarda organizzata

spesso si parla di giovani perché “si deve” e molto

meno spesso gli si danno strumenti e carta bianca.

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Speriamo che il fantastico lavoro fatto dai “ragazzi

del camper” possa servire ad incoraggiare gli

scettici ad avere nei giovani la massima fiducia.

Noi l‟abbiamo avuta e non ce ne siamo pentiti!

Jan Lai

Presidente FILEF Sardegna

Un sincero ringraziamento a chi ha reso possibile questa

esperienza:

la Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato del

lavoro, Servizio Emigrazione; i Comuni e le cittadinanze

di Allai, Dolianova, Lula, Loculi, Mandas e Serri; lo staff

della FILEF e, soprattutto, Eduardo Toro, Fabiana Mabel

Ponce, Francesca Bandino, Magalí Misses e Santiago

Andrés Trapani.

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UNA RIFLESSIONE SULL’EMIGRAZIONE E SULL’IMMIGRAZIONE

a cura della

FILEF Sardegna

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1.1. IL PROGETTO

l progetto regionale “Corso di formazione sui

programmi di mobilità giovanile europea”,

rivolto ai giovani sardi emigrati “, presentato

dalla nostra associazione per il tramite della FAES

alcuni anni fa, si è realizzato attraverso due fasi

distinte, ma collegate.

La prima, svoltasi tra il 6 e il 12 aprile 2008, pochi

giorni prima della Conferenza internazionale

dell'emigrazione "I sardi nel mondo", aveva

coinvolto 14 figli e nipoti di emigrati sardi

provenienti da Argentina, Belgio, Canada,

Germania, Italia, Stati Uniti e Svizzera, in un corso

di formazione sulla progettazione di eventi di

mobilità giovanile e sull‟accesso ai fondi europei

per i giovani.

Come esito di questa fase formativa i partecipanti

avevano elaborato essi stessi il progetto relativo

alla fase successiva di applicazione concreta di

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quanto appreso, progetto che, sostanzialmente, è

rimasto invariato fino alla sua realizzazione qui di

seguito descritta.

Questa fase ha coinvolto cinque dei partecipanti

coinvolti già nel 2008, provenienti dall‟Argentina e

dagli Stati Uniti, che hanno avuto come obiettivo la

realizzazione di un‟indagine conoscitiva circa il

fenomeno dell‟immigrazione e dell‟emigrazione in

Sardegna. Il progetto, del quale è ancora in corso

la parte di analisi dei dati raccolti e della loro

sistematizzazione in un documento conclusivo, si è

realizzato a partire dal 16 ottobre e si concluderà il

7 novembre 2010.

Ad un primo periodo di formazione presso la sede

dell‟associazione (FILEF, dal 17 al 19 ottobre) ha

fatto seguito la fase itinerante tra i comuni

coinvolti, dal 20 ottobre al 1 novembre. Il progetto

ha avuto, infatti, uno sviluppo geografico itinerante

della durata di due settimane e le sedi di effettiva

realizzazione sono stati i comuni di Loculi, Lula,

Allai, Serri, Mandas e Dolianova. Qui i partecipanti

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hanno effettuato numerose interviste che hanno

permesso di raccogliere testimonianze significanti

sulla percezione dei movimenti di emigrazione ed

immigrazione nell‟isola.

Al fine di raggiungere e soggiornare nei centri, i

partecipanti hanno utilizzato un camper per gli

spostamenti, dove hanno avuto inoltre la

possibilità di dormire e cucinare i pasti. I

partecipanti si sono fermati in ogni paese per un

periodo di uno o due giorni.

A sua volta il viaggio è stato raccontato in un blog

su Internet (www.ildiariodelcamper.blogspot.com),

aggiornato durante le tappe del progetto itinerante

in modo tale da dargli maggiore visibilità.

L‟indagine conoscitiva non ha le caratteristiche e

l‟impostazione di una ricerca sociale con pretese

scientifiche, vuole piuttosto essere un tentativo di

comprendere meglio le realtà dell‟emigrazione e

dell‟immigrazione in Sardegna attraverso un

approccio informale. Per i partecipanti sia locali che

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stranieri coinvolti nel progetto, le interviste hanno

rappresentato un‟occasione di vero e proprio

scambio interculturale.

Gli intervistati sono stati:

● Emigrati sardi di ritorno (20 in totale)

● Immigrati in Sardegna, impiegati in settori

lavorativi nei paesi o nel territorio (21 in totale)

● Giovani di età compresa tra 18 e 30 anni (40 in

totale)

In ogni Comune c‟è stato un incontro con le

istituzioni e con la popolazione locale per far

conoscere e condividere gli obiettivi del progetto,

durante il quale i partecipanti hanno presentato le

loro culture di appartenenza. Durante tali incontri i

partecipanti hanno esposto, oltre al progetto e alle

sue finalità, le varie attività dei circoli di

appartenenza e introdotto argomenti inerenti al

progetto (aspetti linguistici, emigrazione ed

immigrazione in Argentina e negli USA) in modo

interattivo ed interessante.

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UNA RIFLESSIONE SULL’EMIGRAZIONE

a cura di

Francesca Bandino, Magali Misses, Santiago

Andrés Trapani, Eduardo Toro e Fabiana

Mabel Ponce

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2.1. IL LAVORO

l lavoro è uno dei grandi problemi che ha

influenzato l‟emigrazione italiana. Anche dalla

nostra indagine emerge che si tratta di un

aspetto essenziale. Abbiamo visto che esiste una

relazione tra il problema del lavoro e l‟emigrazione.

La principale motivazione è la mancanza di lavoro

in tutta la Sardegna. Le persone da noi intervistate

ci hanno raccontato che non avevano un lavoro

fisso nel loro paese e quindi ne cercavano un altro

nei paesi europei più vicini. Alcuni di loro, prima di

partire, avevano già un contratto di lavoro. Per

questo motivo era più facile lasciare la propria

terra d‟origine per emigrare, sebbene non si

sapesse come sarebbe stata la vita nel nuovo

paese.

Come motivazione alla partenza, i nostri intervistati

hanno inoltre raccontato che non erano soddisfatti

del loro lavoro in Sardegna (per esempio: pastore,

cameriere, lavapiatti, muratore o attività in

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campagna); anche i salari erano bassi e la qualità

della vita non era buona. Tra gli altri motivi è stato

citato anche lo studio, ma non riteniamo che

questo dato sia significativo (si tratta infatti di

persone più giovani, quindi di una emigrazione più

recente e a tempo breve).

Il legame tra la ricerca del lavoro e l‟emigrazione è

quindi ricorrente nella nostra indagine, come

emerge chiaramente da alcune risposte alla

domanda “perché è partito?”:

“Perché qui non c‟era lavoro, e il poco lavoro che

c‟era [non offriva] assicurazione” (EB1)1

“Non c‟era lavoro” (EC2)

“Lavoro, soldi” (ED3)

“Avventura, lavoro” (EC4)

“Per vedere il mondo, e anche per lavoro” (ED2)

1 Nelle citazioni viene riportato il codice di riferimento del

singolo intervistato.

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Si può dire che all‟estero gli emigrati sardi che

abbiamo intervistato hanno trovato un lavoro fisso,

stipendi più alti, e una qualità di vita migliore. Alla

domanda “Cosa faceva all‟estero?” un intervistato

(EA1) ci racconta che è partito con un contratto

per lavorare in edilizia. Dopo quasi un anno è

andato a lavorare alla Bosch, dove ha lavorato in

rettifica e in fonderia. In tutto ha lavorato 14 anni.

Un altro emigrato ha lavorato in una fattoria e non

ha avuto problemi a trovare lavoro fuori della

Sardegna (EA4), Molti sono andati con un

contratto di lavoro tramite l‟ufficio di collocamento

(ED2).

Dalle risposte raccolte si deduce che l‟ emigrato

cercava subito lavoro oppure aveva già un

contratto di lavoro e in alcuni casi restava all‟estero

molti anni. Molti hanno avuto la possibilità di fare

cose che in Sardegna non potevano fare, aspetto

che contribuiva a migliorare la loro qualità di vita.

Oltre alla motivazione che ha portato gli emigrati a

partire, abbiamo voluto analizzare anche i motivi

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per i quali alcuni Sardi sono tornati nell‟isola.

Abbiamo riscontrato diversi motivi, per esempio:

per la pensione o perché aveva trovato un altro

lavoro in Sardegna, come risulta dai seguenti

frammenti delle interviste (risposte alla domanda

“perché ha deciso di tornare?”):

“Volevo che le cose cambiassero anche qui. Era

sempre la mia volontà di tornare. Un anno ero

rientrato per le ferie di maggio, e uno del paese

[mi] ha offerto un lavoro” (EA1)

“Perche lì ci sono tanti problemi. Ad un certo

punto è mancato anche il lavoro li, adesso sono

in pensione. Quando sono tornato ho continuato

a fare gli impianti di riscaldamento” (EB1)

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2.2. LA FAMIGLIA

Al pari del lavoro, la famiglia risulta essere un

aspetto ricorrente nell‟analisi della motivazione per

la partenza al estero, l‟integrazione e il ritorno.

Il punto nel quale abbiamo maggiori riferimenti su

questo aspetto è stato la motivazione per tornare

in Sardegna. Gli affetti hanno un ruolo molto forte

al momento di prendere questo tipo di decisione.

Tra le motivazioni famigliari al rientro (in

Sardegna) troviamo abbastanza spesso che gli

emigrati da noi intervistati volevano che i loro figli

risiedessero nel loro paese d‟origine, la Sardegna,

o che volevano far crescere e educare i loro figli

nel territorio sardo:

“Ho deciso di tornare per dare una patria ai miei

figli. Perché lì erano stranieri. E rimarranno

sempre straneri. Anche i nipoti. E anche per

crescerli in un ambiente in cui io mi sono sempre

trovato bene” (ED2)

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In diverse interviste emerge che era la stessa

famiglia dell‟emigrato che voleva tornare, sia per

mancanza del resto della famiglia e dei parenti o

per difficoltà culturali, come la difficoltà di

relazionarsi con le persone del paese ospitante. In

alcuni casi abbiamo visto che la motivazione per

tornare era la famiglia più stretta: alcuni hanno

dovuto lasciare il coniuge e i figli e sono

successivamente tornati in Sardegna per ristabilire

i rapporti familiari o per paura di perderli (genitori

troppo anziani o parenti malati). Per quanto

riguarda la relazione tra famiglia e integrazione,

abbiamo scoperto che non è stato facile per gli

emigrati affrontare queste dinamiche. Alcuni non

volevano o non potevano formare una famiglia

all‟estero con una persona di altra nazionalità o

cultura (perché erano consapevoli che in quel caso

sarebbe stato molto difficile tornare al paese

d‟origine, o forse per problemi con la lingua o la

differenza di cultura) e hanno aspettato a rientrare

in Sardegna per cominciare a pensare alla propria

familia.

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“Ho vissuto fuori per 13 anni, poi sono tornato e

ho fatto la famiglia. Non mi trovavo come

ambiente per fare la famiglia all‟estero” (EB1)

Abbiamo visto che tanti hanno trovato difficoltà a

decidersi a lasciare le loro famiglie; chi è partito

con la famiglia, invece, ha incontrato difficoltà

quando qualche membro della famiglia non

riusciva o non voleva integrarsi alla nuova realtà e

voleva tornare al paese d‟origine.

Un intervistato ci racconta che è rientrato in

Sardegna per la prima volta dopo quattro anni, poi

rientrava ogni anno o ogni due anni. Dopo che si è

sposato tornava nel paese di origine più spesso.

Voleva tornare per far nascere i figli in Sardegna,

perché i genitori erano in paese, ma la moglie non

voleva tornare in Sardegna:

“è l‟unico sbaglio che ho fatto nella mia vita,

rientrarmene qua… tutto colpa mia. Mia moglie

non voleva tornare qua. Noi stavamo bene li…

mia moglie ha sofferto molto…. Solo per quello

mi sono pentito di essere rientrato qua. Perché

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non era più come io li ho lasciati qua, la gente…

quando non c‟è l‟amore tra la gente manca tutto”

(AE2)

In altri casi, invece, il fatto di non aver una

famiglia in Sardegna ha spinto gli emigrati a

provare una nuova vita all‟estero. Alcuni avevano

qualche parente o amico che era già emigrato e

che ha potuto aiutarli a sistemarsi. Un ultimo

gruppo di persone nelle interviste ci racconta che

la decisione di partire era stata presa

preventivamente dai loro genitori o dalla moglie o

dal marito, quindi non avevano un‟altra alternativa.

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2.3. LA LINGUA

Dalle nostre interviste, emerge che la lingua del

paese che ha ospitato gli emigrati sardi è stata una

delle difficoltà che hanno avuto all‟inizio ad

integrarsi, anche se in quasi tutti i posti di lavoro

c‟era l‟interprete.

Con molto orgoglio, le persone intervistate ci

raccontano che hanno fatto tutto il possibile per

imparare la lingua e che l‟hanno fatto in poco

tempo. Un intervistato (EA1) afferma, ad esempio,

di aver avuto qualche difficoltà con la lingua, ma

ha imparato a parlare dopo una settimana perchè

aveva la volontà di imparare. Dopo sei mesi non

aveva più bisogno dell‟interprete.

Alla nostra domanda “Che difficoltà ha avuto a

iniziare una nuova vita all‟estero?” abbiamo

ottenuto le seguenti risposte:

“Difficoltà con la lingua” (AE3- AE4-EE2)

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“Ho fatto l‟errore di non prendere subito la TV,

[ho avuto più difficoltà” (EC2)

“Lingua, costumi, gli usi ...” (ED2)

Nello stesso periodo in cui il flusso di emigrazione

sarda all‟estero era alto, si verificava anche una

emigrazione massiccia da altri paesi, quindi nelle

fabbriche gli operai parlavano tante lingue diverse

tra di loro. Per esempio un sardo emigrato in

Germania ci racconta che ha lavorato molto con

Spagnoli e Portoghesi e parlavano

“… un misto di sardo, italiano, spagnolo e

portoghese. Non abbiamo mai adoperato il

tedesco … tra di [noi]. Ci arrangiavamo cosi”

[ED2].

In un‟altra intervista un emigrato racconta:

“Non capivo la lingua, la parola piu‟ bella che

avevano verso di noi italiani...era quando mi

chiamavamo zingaro.” (EA2)

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Lo stesso intervistato sostiene di essersi abituato

subito al clima e al cibo e di aver avuto difficoltà

dopo che il compagno sardo era andato via.

Questo gli ha permesso però di imparare in fretta

la lingua.

Molti non hanno spiegato a fondo le difficoltà che

hanno avuto con la lingua, probabilmente perché

per loro era un ricordo distante. La lingua era

semplicemente un ostacolo che hanno dovuto

superare, hanno imparato la lingua per necessita e

quindi non avevano altra scelta che impararla.

Possiamo dire che quasi tutti gli intervistati hanno

vinto queste difficoltà, e si sentono orgogliosi di

aver superato questa prima tappa decisiva nella

loro integrazione nel paese ospitante.

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2.4. LE AMICIZIE/LE RELAZIONI

Per quanto riguarda le relazioni umane e di

amicizia, non abbiamo riscontrato che questo

fosse un motivo per decidere di emigrare. Questo

aspetto è invece fondamentale relativamente

all‟integrazione di quasi tutti nostri intervistati sardi

che hanno vissuto all‟estero. Molti dei nostri

intervistati ci hanno detto che sono riusciti ad

avere buone relazioni di amicizia all‟estero, tanto

con italiani che con persone di altre nazionalità.

Alla nostra domanda “Ha fatto amicizia con le

persone del paese dove viveva?” abbiamo raccolto

le seguenti risposte:

“Dopo un po‟, ho fatto amicizia con le persone di

tutte le razze.” (EA1)

“Ho fatto amicizia con tutti … c‟erano di tutte le

razze …” (EB2)

“Sì, molti amici e anche una fidanzata.” (EB4)

“Molte amicizie. Io questo lo consiglio … “ (ED1)

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Da alcune interviste però gli emigrati sottolineano

che, sebbene avessero stretto amicizia con tutti,

preferivano frequentare altri sardi che

consideravano come amici più stretti; questo

rapporto li aiutava a mantenere vive le loro

abitudini e la loro lingua, così si sentivano più vicini

alle loro radici e alla loro cultura, mantenendo le

proprie identità in una realtà culturale molto o

poco diversa a quella del paese d‟origine:

“Mi sono inserito bene, conoscevo tutto il paese;

ho fatto amicizia con Sardi, Italiani e Francesi. Più

che altro c‟era la relazione con gli Italiani.” (EB1)

“Ho fatto amicizia con persone dei paesi vicini [al

mio paese]. Frequentavo il Circolo Sardo.” (ED3)

Alcuni intervistati ammettono di aver avuto

problemi nel relazionarsi con persone di altri paesi,

infatti è stato difficile instaurare una relazione di

amicizia tenendo conto della differenza culturale:

“… con qualcuno sì, molti no perché … la

pensavamo di modo diverso” (ED2)

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Molti hanno confermato che il posto dove si

relazionavano con le persone del luogo era il

lavoro; alcuni hanno visto questo aspetto in modo

positivo e ha permesso loro di stringere amicizie.

Altri invece hanno valutato questo in modo

negativo:

“‟E stato difficile fare amicizia perché in realtà ci

frequentavamo solo a lavoro.” (EF2)

“più che altro ho fatto amicizia con i compagni di

lavoro.” (EC3)

Un gruppo ristretto di persone da noi intervistato

ha sentito una vera discriminazione all‟estero, solo

per il fatto di appartenere a un‟altra nazionalità e

ad un‟altra cultura:

“La più bella parola che avevano verso di noi

italiani … era quando mi chiamavano „zingaro‟…

Non ci potevano vedere a noi”. (EA2)

Queste differenze portavano alcuni degli emigrati

sardi a frequentare gli altri sardi per sentirsi come

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“in casa”. Un altro, invece, ha provato ad

identificarsi con la comunità locale:

“Alle feste degli italiani c‟era un casino … tutti che

parlavano male”. (ED3)

Abbiamo osservato che in diversi casi, l‟aspetto

delle relazioni umane e dell‟amicizia è stata una

vera motivazione per tornare in Sardegna. Alcuni

sono tornati perché tutti gli amici sardi erano già

tornati o perché così ha deciso la compagna.

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2.5. LA CULTURA

Nella nostra indagine abbiamo riscontrato che

l‟integrazione nella cultura del paese che ha

ospitato gli emigrati sardi è stata in alcuni casi

difficoltosa. Parlando di queste difficoltà sono stati

portati esempi come il cibo, il clima e le abitudini.

Una persona intervistata ci racconta che mangiava

solo pane e uva perché non gli piaceva il cibo del

paese dove abitava, altri dicono di non avere mai

avuto pretese perché conoscevano la povertà e

mangiavano quello che c‟era. Altri ancora hanno

trovato il clima del nuovo paese duro e freddo, e

sentivano tanto la mancanza del sole e delle belle

giornate. Ecco alcune risposte fornite dagli

emigrati intervistati alla domanda “Che difficoltà ha

avuto ad iniziare una nuova vita all‟estero? Cosa le

mancava della Sardegna quando viveva

all‟estero?”:

“Il sole … “ (EB4)

“Il clima” (EC1)

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“Il clima all‟inizio” (EC2)

“L‟aria, la temperatura, il sole, il mangiare” (EC3)

“All‟inizio il cibo non mi piaceva e quindi

mangiavo solo pane e uva” (ED4)

“Il cibo” (EA4)

“Il mangiare” (ED1)

“Cibo no perché si mangiava quello che c‟era …

quindi non c‟erano grandi pretese. Eravamo

contenti quando ci riempivamo la pancia” (ED2)

Anche se la mancanza di alcuni aspetti della

cultura sarda ha reso difficile l‟integrazione in

quella del nuovo paese, molti degli emigrati

intervistati hanno portato una parte della nuova

cultura al rientro in Sardegna, come la puntualità,

il rispetto delle regole e la precisione – cose che

molti sostengono mancare nell‟isola.

Pochi ci hanno parlato della loro sofferenza come

Sardi. Solo uno degli intervistati ha usato la parola

“razzismo” e solo uno ci ha raccontato che gli

emigrati venivano chiamati “zingari”. Un

intervistato ci dice che non si è mai trovato bene

nel paese che lo ha ospitato perché la popolazione

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era troppo diversa da quella sarda. Ecco tre

risposte date dai nostri emigrati:

“La più parola bella che avevano verso di noi

Italiani … era quando mi chiamavano „zingaro‟”

(EA2)

“Proprio pentito no, però sinceramente [quel

paese] non mi è mai piaciuta. Un popolo troppo

diverso, persone freddi. Noi sembriamo più

affettuosi … “ (ED4)

“[Ho fatto amicizia] con Sardi … con Italiani …

[anche] con qualche altro … molti no perché … la

pensiamo in modo diverso” (ED2)

Pochi dei nostri intervistati ci dicono che si sono

trovati bene e che si sono inseriti nella vita del

paese ospitante. Uno degli emigrati rientrati era

molto piccolo quando ha lasciato la Sardegna e

quindi le sue esperienze di integrazione culturale

erano diverse da quelle degli altri emigrati;

intervistato, ci ha raccontato di essersi abituato

alle usanze di entrambe le culture.

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Per alcuni dei nostri intervistati, la cultura era

anche una motivazione per il ritorno: Il fatto che

mancasse il paese di origine e che in Sardegna

fosse“tutto più genuino” mostrano che c‟è un

legame molto forte con la terra natìa. Un

intervistato ha dichiarato che non credeva nello

stile di vita del paese che l‟ha ospitato: questo è

bastato a riportarlo in Sardegna. Di seguito, due

esempi di emigrati che sono rientrati in Sardegna

per motivi culturali (“Perché ha deciso di

tornare”?):

“... per dare una patria ai miei figli. Perché lì

erano stranieri. E rimeranno sempre stranieri.

Anche i nipoti. E anche per crescerli in un

ambiente in cui io mi sono sempre trovato bene.”

(ED2)

“Non volevo vivere alla tedesca, non era la mia

filosofia di vita.” (EC4)

“Ho la casa qui … qui trovo tutto più genuino”

(ED3)

La cultura è legata ad altri aspetti, quali l‟identità

e i sentimenti. La maggior parte degli emigrati che

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abbiamo intervistato hanno continuato a sentire un

legame forte con la Sardegna, la sua cultura e la

sua terra. Nonostante ciò, al rientro hanno portato

un aspetto della cultura del paese dove hanno

vissuto, e alcuni hanno usato queste conoscenze

per migliorare la situazione nel proprio paese.

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2.6. GLI “EXTRA”

L‟indicatore “extra” comprende tutte quelle

risposte che non si possono includere negli altri

indicatori stabiliti. Troviamo aspetti inerenti la

“motivazione per tornare alla Sardegna” e, in

misura minore, “motivazione per emigrare”; non ci

risulta un aspetto significativo in relazione

all‟integrazione dei sardi con le persone locali

all‟estero.

Molti intervistati hanno segnalato come motivo

principale per tornare la mancanza “della casa”,

della terra” e “dell‟aria”, aspetti che implicitamente

o esplicitamente si trovano costantemente in quasi

tutte le risposte.

Anche la salute è stato un motivo ricorrente per

ritornare, sia per la propria salute, che per la

salute di qualche famigliare o perché la Sardegna

offriva un clima più favorevole in relazione a

determinate patologie.

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Nella maggioranza degli emigrati intervistati,

abbiamo osservato che tornavano spesso in

Sardegna, generalmente in occasione di elezioni o

per le ferie.

Alcune persone, dopo aver conosciuto all‟estero

un'altra realtà più favorevole, grazie a delle

comodità che in Sardegna non esistevano ancora,

sono tornati in Sardegna con la speranza e la

volontà di portare il loro contributo allo sviluppo

locale, in base a quello che avevano appreso nel

paese straniero.

In altri casi, la motivazione per tornare è stato lo

stimolo dello stesso governo italiano che attraverso

diversi progetti statali, offriva alcune opportunità ai

sardi emigrati che volevano tornare, come per

esempio un programma di borse di studio. Altri,

invece, sono tornati in Sardegna perché avevano

una casa propria, mentre all‟estero non era facile

riuscire ad averne una.

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Come abbiamo detto prima, tra gli indicatori

“extra” e le “motivazioni per emigrare” abbiamo

trovato una forte relazione. Alcuni hanno citato la

voglia di avventura come motivo per lasciare la

propria terra. Altri cercavano aspetti più generali

come la libertà, sentimento che non trovavano

nella loro terra d‟origine. Alcuni altri, infine,

cercavano di scappare dalla loro realtà: per

esempio, in alcune interviste, ci hanno detto di

aver deciso di andare via dell‟isola per non voler

condividere la “mentalità dei sardi”.

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40

Page 43: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

41

UNA RIFLESSIONE SULL’IMMIGRAZIONE

a cura di

Francesca Bandino, Magali Misses, Santiago

Andrés Trapani, Eduardo Toro e Fabiana

Mabel Ponce

Page 44: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

42

Page 45: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

43

3.1. IL LAVORO

on la nostra indagine abbiamo voluto capire

il passato, il presente e il futuro degli

immigrati intervistati. Riguardo le loro

aspettative al momento della scelta della Sardegna

come meta d‟emigrazione abbiamo riscontrato il

desiderio di trovare un lavoro fisso, guadagnare un

po‟ di soldi, e migliorare la propria qualità della vita

per poter ritornare nel paese d‟origine.

Relativamente alla motivazione che ha spinto gli

immigrati a partire, nelle interviste emerge in

maniera costante la mancanza di lavoro, soldi, e

qualità di vita.

Gli immigrati da noi intervistati hanno trovato

lavoro subito, grazie alla loro forte motivazione a

lavorare per il fatto di essere disponibili ad

accettare il lavoro che i sardi non volevano fare e

alla volontà di cambiare la propria qualità di vita e,

non ultimo, al desiderio di guadagnare soldi.

C

Page 46: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

44

Abbiamo riscontrato che tra i progetti di vita degli

immigrati intervistati c‟è quello di guadagnare soldi

per alcuni anni, per poi tornare nuovamente al

paese di origine.

Alla domanda “perché ha deciso di emigrare?”,

abbiamo raccolto le seguenti risposte:

“È una scelta personale e anche della chiesa, per

fare la teologia mi ha mandato a Roma dopo

[sono] rientrato [nel] mio paese. Miei superiori mi

hanno mandato per completare gli studi alla

facoltà di Cagliari” (ID2)

“Perchè i soldi non bastavano”. (IB2)

“Fuori si può guadagnare un po‟ di più” ( (IA3)

“Per il lavoro del mio marito” (IB1)

“Per la situazione economica. Purtroppo sono

dovuta venire qui. All‟ inizio non volevo lasciare la

famiglia a casa per trasferirmi qui” (IC1)

Relativamente alle attività svolte in Sardegna, di

seguito elenchiamo le risposte ottenute:

“La Badante” (IC1)

Page 47: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

45

“Raccolta di olive” (IF2)

“La casalinga, prima vivevo [in una città

dell‟Italia], avevo un‟ azienda e facevo la

ragioniera” (IA3)

“Sono casalinga” (IC2)

“Gestore di ristorante” (IF1)

“Agricoltura” (IA3)

“Sono arrivata come badante. ho conosciuto il

mio compagno cosi. Adesso non riesco a trovare

lavoro” (IB4)

Analizzando le risposte alla domanda “hai trovato

lavoro subito?”, si può vedere che gli immigrati

intervistati hanno risposto, in generale, in maniera

affermativa.:

“Sì veramente sì, si guadagnava poco prima però

dopo aver imparato bene la lingua si guadagna

meglio.” (IA3)

“Sì”. (IC2)

“Sì, ha parlato mia sorella con questa famiglia e

mi hanno fatto venire qui” (IC1)

“Non subito. Il problema è che io non posso

lavorare 24 ore su 24” (ID1)

Page 48: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

46

Con la nostra indagine avevamo l‟intenzione di

capire il progetto di vita degli immigrati intervistati.

Abbiamo rilevato che questi lasciano il paese d‟

origine per lavorare e per potere guadagnare soldi,

come si evince dalle risposte alla domanda “credi

che venire in Sardegna sia stata una buona

scelta?”:

“Non lo so, tutto dipende dal lavoro” (IB2)

E alla domanda “se tu fossi un politico, cosa faresti

per gestire al meglio l‟ immigrazione?”:

“Un buon lavoro per gl‟immigrati, facilitare le

pratiche per fare il documento” (IF3)

“Lavoro per non emigrare [nel paese d‟origine]”

(IB2)

In questi frammenti si vede che l‟aspetto più

ricorrente nei racconti degli intervistati è il lavoro.

Possiamo dire che per loro la Sardegna è una

buona scelta per potere cominciare una vita all‟

estero. Se prima erano i sardi che decidevano di

Page 49: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

47

andare fuori a cercare un lavoro e una vita

migliore, adesso ci sono tanti immigranti che

scelgono la Sardegna.

Page 50: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

48

3.2. LA FAMIGLIA

Secondi le informazioni raccolte nella nostra

indagine, insieme al lavoro, la famiglia è uno dei

motivi più importanti per emigrare.

Alcuni degli intervistati sono arrivati nell‟isola

seguendo i loro genitori, il loro partner o altri

parenti; altri arrivavano principalmente con il

desiderio di trovare una vita migliore in Sardegna,

quasi sempre legato alla possibilità di lavorare.

Alcuni sono arrivati prima, e quando hanno trovato

un lavoro e un poco di stabilità hanno portato in

Sardegna tutta la propria famiglia. Altri sono

arrivati in Sardegna seguendo la decisione di

qualche membro della famiglia. Un altro gruppo

invece ha lasciato la famiglia nel paese d‟origine,

alcuni avendo la possibilità di tornare a trovarli

periodicamente e aiutarli economicamente. Molti

dal momento della partenza hanno avuto pochi

contatti con le famiglie e si sentivano solo nei

giorni festivi più importanti (Natale; ferie).

Page 51: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

49

Per alcuni la scelta di emigrare dal paese d‟origine

è stata legata a una situazione famigliare

complicata (divorzio, morte di qualche famigliare),

e hanno scelto la Sardegna per lasciarsi dietro i

loro problemi:

“Sono andata in Sardegna perché la mia mamma

era morta” (IC2)

La distanza che c‟è tra gli immigrati e le loro

famiglie, il dispiacere di qualche famigliare per

essere fuori della propria terra, in vari casi ha

costituito un ostacolo per l‟integrazione dello

straniero nell‟isola.

Per quanto riguarda il matrimonio e la nascita dei

figli, da una parte notiamo che alcuni degli

immigrati sono arrivati in Sardegna senza un/a

compagno/a, e hanno deciso di formare le loro

famiglie qui. Da un‟altra parte, una piccola nucleo

degli intervistati ha affermato di preferire un

partner connazionale con il quale avere figli, forse

per non perdere le speranze di tornare.

Page 52: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

50

3.3. LA LINGUA

Nel caso degli immigrati intervistati, la necessità di

comunicare e di poter esprimersi è stata un forte

impulso per imparare la lingua e superare gli

ostacoli linguistici. Alcuni conoscevano la lingua

prima di arrivare in Sardegna perché erano già

stati in Italia. Quasi tutti capiscono e parlano

l‟italiano, ma non parlano il dialetto sardo, seppur

capendolo. Alla domanda “come ti trovi con la

lingua? (Sardo- Italiano)”, gli immigrati affermano:

“All‟inizio un po‟ duro,però dopo no. La lingua

sarda è molto difficile, parlo l‟italiano, capisco il

sardo” [IA1]

“Era facile perché nel mio paese parlavano il

francese, abbiamo fatto due settimane di corso e

l‟ho imparato bene, con la lingua sarda posso

seguire e ascoltarla, però non la parlo molto

bene” [FD2]

“ …non parlo bene l‟italiano, e quasi niente il

sardo” [IC4]

Page 53: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

51

“ ...non mi è sembrato difficile, anche noi siamo

latini. Il sardo poco, lo capisco ma non lo parlo”

[IC1]

“ Benissimo l‟italiano, il sardo lo capisco ma non

lo parlo” [IB1- IC2]

“[Mi trovo] bene con la lingua e con la gente.

Parlo bene l‟italiano, capisco il dialetto” [IA3]

Page 54: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

52

3.4. L’ AMICIZIA

Abbiamo cercato di comprendere le relazioni

umane e di amicizia delle persone immigrate

nell‟isola. In generale abbiamo ricevuto un gran

numero di risposte positive. La maggioranza degli

immigrati in Sardegna non hanno problemi a

relazionarsi con i sardi e riescono a fare amicizia

facilmente, soprattutto quelli che hanno la

possibilità di lavorare. Il lavoro è uno dei luoghi

preferiti per relazionarsi con le persone e creare un

rapporto di amicizia. Tanti dei nostri intervistati

continuano ad avere rapporto con i propri

connazionali.

Alcuni, invece, ci hanno dato delle risposte un po‟

più negative per quanto riguarda l‟integrazione. Ci

sono delle persone che hanno avuto difficoltà nello

stringere amicizia con i sardi per il fatto di essere

stranieri, ma hanno trovato un supporto

emozionale facendo amicizia con altri immigrati.

Page 55: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

53

“La famiglia del mio marito non ha accettato che

io fossi straniera” (IC3)

Alla domanda “Frequenti tuoi connazionali qui in

Sardegna?” abbiamo riscontrato della malinconia

da parte degli immigrati che non avevano relazione

con altri connazionali qui in Sardegna:

“Purtroppo no” (ID1)

“Ho pochi amici del [mio paese]” (IA1)

“Siamo pochi” (ID2)

Quelli che invece hanno più relazioni con persone

della loro nazionalità sono venuti in Sardegna con

le loro famiglie, mentre quelli che avevano già

qualche conoscenza sono stati aiutati a cominciare

una nuova vita in Sardegna.

Page 56: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

54

3.5. LA CULTURA

Le difficoltà d‟integrazione per motivi culturali sono

presenti in molti dei nostri intervistati immigrati.

Per alcuni le difficoltà sono relative al fatto di

essersi trasferiti da una grande città del loro paese

d‟origine a un piccolo paese all‟interno della

Sardegna. Questi paesi non offrono tutte le

comodità, tutte le opportunità di “svago” e di

“divertimento” a cui erano abituati nei loro paesi

d‟origine. Ecco esempi di risposte date da alcuni

degli immigrati intervistati:

“Ci sono più opportunità di svago [nella città del

mio paese d‟origine]” (IF2)

“Abitavo in un centro grande e c‟erano tutte le

comodità … in un paese piccolo [mi] devo sempre

spostare” (ID1)

“In paese devi avere per forza la macchina per

spostarti, lì era tutto a disposizione”. (IC3)

“Manca il divertimento in Sardegna” (IB2)

Page 57: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

55

Altri intervistati sono arrivati in un periodo nel

quale il paese dove abitavano non era ancora

sviluppato, quindi lo shock è stato ancora più forte.

Ecco qui un esempio offerto da uno dei nostri

immigrati intervistati. Abbiamo chiesto se gli

intervistati rilevassero degli aspetti peggiori in

Sardegna rispetto al paese d‟origine:

“… anni fa le differenze erano enormi. La

Sardegna si [è] sviluppata [dall‟ora], all‟inizio non

[mi] piaceva … quando sono arrivata non avevo il

frigo … il riscaldamento … avevo queste cose nel

mio paese” (IF1)

Nella nostra indagine non abbiamo chiesto come si

sono trovati con i sardi, ma nei loro discorsi si sono

presentati elementi inerenti alle differenze di

mentalità e all‟accoglienza. Non abbiamo

riscontrato un‟opinione condivisa da tutti, in

quanto alcuni sostengono che si sono trovati bene

nei loro paesi “adottivi”, mentre per altri c‟erano

poche differenze tra la gente dei loro paesi

d‟origine e la gente della Sardegna che hanno

Page 58: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

56

conosciuto. Alcuni ci dicono che la cultura del loro

paese e la cultura sarda sono molto simili, anche

riguardo al cibo e al paesaggio. Altri dicono che la

Sardegna è completamente diversa dal loro paese

d‟origine; a volte piace più la vita nuova, altre volte

la vita che hanno lasciato. Altri ancora ci hanno

raccontato anche dei problemi che hanno avuto i

loro figli a scuola e la “mentalità chiusa” che hanno

visto nei paesi della Sardegna. Ecco alcune risposte

alla domanda “Quali sono le differenze tra la

Sardegna e il tuo paese d‟origine? Quali le cose

simili?”

“Ci sono le cose simili, come le persone” (IA3)

“La mia gente è come la gente della Sardegna”

(IA1)

“È molto simile, il sardo è molto individualista”

(IE2)

“… la gente mi tratta bene qui” (IC1)

“È molto diversa … la vita è più bella [qui]” (IF3)

“È molto diversa … ci sono molte cose che non

posso fare qui” (IB2)

“La mentalità è molto diversa, è più chiusa quella

sarda”. (IC3)

Page 59: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

57

“Tantissime. Non c‟è niente in comune … ho

preso la mentalità [del mio paese] quindi mi

piacciono certe cose. La serietà, la mentalità, la

puntualità, il modo di affrontare le cose” (ID1)

“Quando mia figlia andava a scuola, i compagni

di classe le dicevano „vai a casa, questa non è

casa tua‟” (IB3)

“Una cosa che ho notato, qui … quando c‟è un

problema non c‟è più il dialogo” (ID2)

In questo modo vediamo la varietà di risposte date

dai nostri immigrati. C‟è da dire che le varianti

sono tante, tra queste il paese d‟origine, il paese

della Sardegna in cui abitano adesso, la

motivazione per la partenza, e lo stato economico.

Quindi, l‟integrazione culturale non è determinata

solo dallo spostamento da un paese all‟altro, visto

che i nostri immigrati ci hanno parlato più che altro

delle differenza tra una grande città e un piccolo

paese, e le differenze di mentalità che hanno

trovato.

Page 60: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

58

3.6. GLI “EXTRA”

Per finire con questo aspetto della nostra ricerca,

vogliamo fare presente i risultati di una delle

nostre domande che corrispondeva al loro

desiderio (o meno) di tornare alla loro terra

d‟origine:

“mi piacerebbe passare periodi in tutti e due i

paesi” (IF2)

Le risposte sono state diverse: un 50% degli

intervistati ha dato una risposta affermativa e un

altro 50% ha dato una risposta negativa alla

nostra domanda. Quelli che ci hanno dato una

risposta positiva mettono in chiaro che per tornare

dovrebbero cambiare favorevolmente tante cose

della realtà del paese d‟origine, cioè avere una

situazione che assomigli alla realtà sarda. Questo è

il motivo per cui tanti degli immigrati non vedono

come una possibilità (almeno nel breve termine)

tornare in modo permanente, ma si sentono

Page 61: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

59

disponibili a tornare per visitare le loro famiglie,

amici o per qualche evento speciale. Altri, per

esempio, sentono molto la mancanza dei loro

famigliari e del loro paese ma sentono di non

avere scelta, di dover continuare una vita fuori

casa perché altrimenti non ci sono possibilità di

crescita.

“Spero di non tornare … Le mie radice le ho

perse … per ritornare e rincominciare quelle cose

dalle quali sono scapata proprio nel mio passato

…” (IB3)

Infine, ci siamo soffermati sull‟analisi dell‟ultima

domanda della nostra indagine: Se tu fossi un

politico, cosa faresti per gestire al meglio

l‟immigrazione in Sardegna?

Possiamo dividere le risposte in tre gruppi. Ad un

primo gruppo appartengono quelli che hanno

risposto che insegnerebbero la cultura e

soprattutto la lingua italiana agli stranieri:

Page 62: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

60

“Il governo dovrebbe creare delle opportunità per

l‟inserimento, soprattutto corsi di lingua e corsi

per la conoscenza della cultura, opportunità di

scambio. Lo scopo sarebbe di rispettare le regole

del paese ma anche di fare conoscere la propria

cultura‟‟ (IF2)

Un secondo gruppo renderebbe più facile l‟accesso

alla documentazione necessaria per essere

residenti legali della Sardegna:

„‟Ti chiedono tante cose per avere i documenti in

regola. Solo questo cambierei‟‟. (IA1)

Per ultimo ci sono degli intervistati per i quali la

priorità sarebbe dare lavoro agli immigranti,

specialmente ai giovani, dando loro la possibilità di

inserirsi produttivamente nella società sarda e

italiana.

“Avere lavoro, aiutare le famiglie. Ma non si può

chiedere lavoro per gli stranieri se gli italiani non

ce l‟hanno” (IC4)

Page 63: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

61

UNA RIFLESSIONE SU GIOVANI E

MIGRAZIONI

a cura di

Francesca Bandino, Magali Misses, Santiago

Andrés Trapani, Eduardo Toro e Fabiana

Mabel Ponce

Page 64: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

62

Page 65: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

63

4.1. I GIOVANI

ltre all‟indagine conoscitiva sugli emigrati e

sugli immigrati in Sardegna, il terzo

obiettivo del nostro progetto è stato quello

di conoscere l‟opinione dei giovani sardi su questi

fenomeni; ci siamo posti in particolare l‟obiettivo di

capire se per gli intervistati l‟immigrazione è

percepita come una RISORSA o come un

PROBLEMA.

A tal fine abbiamo intervistato 40 giovani fra i 18 e

30 anni su diversi temi inerenti l‟immigrazione in

Sardegna. È indicativo che nel gruppo di giovani

intervistati solo pochi abbiano vissuto all‟estero e

pochi vorrebbero vivere fuori dall‟Italia. I dati

raccolti si possono riassumere nel seguente

schema, che evidenzia gli aspetti legati al

fenomeno dell‟immigrazione evidenziati dalle

risposte dei giovani:

O

Page 66: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

64

Relativamente agli aspetti economici, quasi tutti i

ragazzi intervistati ritengono che l‟immigrazione

abbia un impatto positivo nel lavoro e l‟economia.

Di seguito, elenchiamo le opinioni degli intervistati

alle domande del questionario.

“Pensi che l’immigrazione in Sardegna porti dei

cambiamenti nell’economia/occupazione?

Positivi o negativi?”.

Immigrazione

scuola

economia

lavoro

lingua

religione

cultura

Page 67: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

65

per molti di loro, più immigrati significa più

mano d‟opera, specialmente considerando quei

lavori che i sardi non intendono più svolgere; pochi

hanno detto che più immigrazione implica più

disoccupazione;

molti ragazzi hanno risposto che l‟ immigrazione

porta un cambiamento positivo e più vantaggi per

l‟economia.

“Daresti un lavoro ad una persona immigrata?

Che tipo di lavoro?”:

La maggior parte dei giovani darebbero

qualsiasi tipo di lavoro ad un immigrato, secondo

le sue capacità e preparazione; solo pochi hanno

detto che non darebbero lavoro a stranieri o che

darebbero un tipo di lavoro specifico (muratore,

agricoltore, operaio, manovale, badante, barista).

“Pensi che l’immigrazione in Sardegna porti dei

cambiamenti nella lingua, nella cultura, nella

religione, nella scuola?”:

Page 68: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

66

Per la lingua, più della metà ha detto che

l‟immigrazione non porta nessun cambiamento.

Secondo i giovani che sostengono che porti un

cambiamento, quasi tutti hanno risposto che si

tratterebbe di un cambiamento positivo.

Per la cultura, più della metà ha risposto che

l‟immigrazione produce un cambiamento e solo

uno ha risposto che questo è un cambiamento

negativo.

Pochi giovani hanno risposto che l‟immigrazione

provochi un cambiamento nella religione e di

questi quasi tutti hanno detto che si tratta di un

cambiamento positivo.

Un po‟ più della metà sostiene che

l‟immigrazione porti cambiamenti nella scuola o nel

sistema educativo, e anche in questo caso il

cambiamento viene ritenuto essere positivo.

Per le persone intervistate quindi l‟immigrazione in

Sardegna è un fattore positivo.

Page 69: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

67

Relativamente all‟aspetto della SICUREZZA,

abbiamo posto agli intervistati la seguente

domanda:

“Esiste una relazione tra immigrazione e

sicurezza?”:

È interessante vedere che le risposte si dividono in

maniera eguale: il 50% dei giovani intervistati ha

risposto che esiste una relazione, l‟altro 50%

sostiene che non ci sia una relazione tra i due

fenomeni.

Quando abbiamo chiesto:

“Se parliamo di immigrazione in Sardegna, che

nazionalità ti viene in mente?”:

Le risposte sono state Romania, Marocco, Senegal,

Albania, Ucraina, Pakistan, India, Polonia,

Thailandia, Spagna e Cina. La maggior parte dei

giovani ha risposto Romania. Altri invece non

hanno risposto citando paesi specifici, ma Medio

Page 70: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

68

Oriente, Magreb, Musulmani, Zingari, Nordafrica,

Africa, Europa dell‟Est.

L‟ultima domanda del questionario era la seguente

(domanda aperta):

“Se tu fossi un politico, cosa faresti per gestire

al meglio l’immigrazioni?”.

Queste le risposte dei nostri intervistati:

Intensificare il controllo delle persone che

entrano (valutare che siano in regola)

Prestare maggiore attenzione alla sicurezza e

alle possibilità di lavoro

Selezionare, limitare

Garantire uguaglianza fra immigrati e

popolazione locale

Liberalizzare l‟immigrazione

Dialogare con i politici degli altri paesi per

limitare l‟emigrazione dal paese d‟origine

Cambiare le leggi

Creare opportunità di lavoro per gli immigrati

Page 71: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

69

Controllare gli immigrati sul territorio

Offrire Informazioni per gli immigrati

Regolarizzare gli immigrati

Accogliere gli immigrati

Come si può notare, molte delle risposte dei nostri

intervistati si ripetono. La maggior parte di loro si

pone il problema del controllo dell‟immigrazione,

sia all‟ingresso in Italia che sul territorio sardo, per

garantire sicurezza alla popolazione locale e agli

immigrati stessi.

Un altro elemento che è emerso dalle interviste

riguarda proposte per la realizzazione di progetti

d‟integrazione e di accoglienza per gli immigrati

che permettano di garantire una uguaglianza

sociale ed un interscambio culturale mantenendo

nel contempo le diverse identità.

Dal punto di vista lavorativo, molti ritengono che

sia necessario dare agli immigrati e ai sardi le

stesse opportunità di trovare un impiego in modo

da garantire a tutti le risorse finanziarie minime e

Page 72: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

70

necessarie per vivere decentemente, limitando così

anche il problema dell‟insicurezza.

Alcuni degli intervistati si pongono il problema dei

rapporti fra i governi interessati dall‟immigrazione,

ritenendo indispensabile un dialogo, soprattutto

con quei paesi più soggetti all‟emigrazione, rivolto

a comprendere i motivi che spingono le persone a

lasciare il proprio paese.

Page 73: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

71

L’ESPERIENZA DEI “CAMPERNAUTI”

a cura di

Francesca Bandino, Magali Misses, Santiago

Andrés Trapani, Eduardo Toro e Fabiana

Mabel Ponce

Page 74: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

72

Page 75: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

73

5.1. LA VITA IN CAMPER.

uattordici giorni, sei paesi, cinque ragazzi, un

camper – un‟esperienza indimenticabile.

Queste è stata la prima volta in camper per

ciascuno di noi. Abbiamo avuto le nostre difficoltà

e problemi, ma alla fine del progetto si può dire

che siamo diventati una famiglia. Probabilmente

siamo stati i primi a fare un progetto del genere in

camper, e anche i paesi che ci hanno ospitato

erano curiosi della nostra scelta di viaggiare con

questo mezzo. Era diventata la nostra casa, in

scala molto piccola, con spazi molto ridotti. Allo

stesso tempo era il nostro ufficio che viaggiava

insieme a noi. Il camper ci ha aiutato a crescere e

a imparare come lavorare insieme.

Q

Page 76: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

74

5.2. LO SCAMBIO CULTURALE.

Nei giorni durante i quali abbiamo fatto le

interviste in giro per la Sardegna, in tutti i paesi

dove siamo stati abbiamo conosciuto tanti

simpatici ragazzi. Per non rischiare di dimenticarne

qualcuno, li salutiamo tutti!

In questi giorni di lavoro e avventura abbiamo

imparato molto della cultura dell‟isola: abbiamo

imparato alcune parole sarde, i costumi locali, il

ballo sardo di Loculi; siamo stati ospiti di una

cooperativa a Lula; abbiamo visitato la miniera

Santos Sos Enattos; abbiamo visto un

cortometraggio girato dai ragazzi di Allai; abbiamo

conosciuto un gruppo a Serri (i Giovani Bronzetti)

con il quale abbiamo fatto amicizia e che ci ha

accompagnato a Mandas, dove abbiamo assistito

ad una mostra fotografica sui costumi sardi di tutti

i paesi della Sardegna, abbiamo potuto visitare un

convento francescano del 1700, ed infine abbiamo

partecipato a una conferenza sullo sviluppo del

Page 77: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

75

turismo in Sardegna e a Mandas; a Dolianova,

ultima tappa, abbiamo visto posti veramente belli,

come la Cattedrale di San Pantaleo. In tutti i posti

dove siamo stati abbiamo pranzato benissimo e

abbiamo potuto condividere una bella serata con i

ragazzi del luogo.

Durante l‟incontro conclusivo con l‟assessore al

lavoro Francesco Manca, abbiamo potuto parlare

del nostro progetto, delle nostre esperienze e ci

siamo scambiati dei libri: alcuni fra di noi hanno

portato un libro che racconta la storia dei Circoli in

Argentina, mentre dall‟assessore abbiamo ricevuto

un libro sui costumi sardi.

Questa esperienza ci ha rafforzato nella

motivazione a partecipare in futuro a progetti simili

e ad impegnarci per diffondere la cultura sarda nel

mondo.

Page 78: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

76

5.3. I “CAMPERNAUTI”.

Mi chiamo Francesca Bandino e ho 24 anni,

faccio la traduttrice e sono la rappresentante

giovanile per il Circolo Shardana USA, con sede nel

New Jersey. Mio padre è di Serrenti e mia madre di

Cagliari. Anche io sono nata a Cagliari, ma quando

ero molto piccola i miei genitori si sono trasferiti

nel New Jersey. Torno in Sardegna una volta

all‟anno.

Mi chiamo Magali Misses, sono nata a San Isidro,

Buenos Aires, Argentina. Ho 24 anni e sono

studentessa di Grafica Pubblicitaria all‟Università di

Buenos Aires. Appartengo al circolo Raices Sardas

di San Isidro e ho attualmente l‟incarico di

delegata dei giovani appartenenti al circolo. Sono

legata alla Sardegna perché mio nonno,

Domenichino Serra, è nato a Tresnuraghes,

provincia di Oristano, ed è andato a vivere in

Argentina nel 1952.

Page 79: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

77

Mi chiamo Santiago Andrés Trapani, ho 28

anni, sono Dottore in Relazioni Internazionali e

lavoro nel campo delle risorse umane, in una ditta

nella mia città. Vengo dal Tucumán, una provincia

al Nordovest dell‟Argentina. Appartengo al Circolo

del Nordovest Argentino da due anni. Il cognome

sardo della mia bisnonna è Meloni. Mia bisnonna

era di Santa Teresa di Gallura, emigrata in

Argentina alla fine del secolo scorso.

Mi chiamo Eduardo Toro, ho 28 anni, lavoro in un

call center. Vengo da Tucumán, una città che si

trova nel Nordovest dell‟Argentina. Appartengo al

circolo sardo dal Nordovest argentino sin da

piccolo. Sono legato alla Sardegna perchè i miei

nonni (il cognome di mio nonno era Pinna-Vargiu)

erano di Chiaramonti, in provincia di Sassari. I miei

nonni si sono trasferiti in Argentina dopo la

seconda guerra mondiale e a Tucuman hanno

formato la loro famiglia.

Sono Fabiana Mabel Ponce, sono commercialista

e vengo dalla Provincia di Tucumán in Argentina.

Page 80: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

78

Sono legata alla Sardegna per via di mio nonno

Antonio Steri, nato a Pabillonis ed emigrato nel

1924. Conosco la storia dell‟emigrazione sarda

grazie a mia madre e mio nonno e al circolo Sardo

del NOA di Tucuman, fondato da Vittorio Vargiu

nel 1987, circolo che frequento dal 1989.

Page 81: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

79

ALLEGATI

a cura della

FILEF Sardegna

Page 82: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

80

Page 83: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

81

a) L’INDAGINE CONOSCITIVA: LA

METODOLOGIA DI LAVORO.

onsiderata l‟esiguità del campione e del

tempo a disposizione per l‟elaborazione e

l‟analisi dei dati, si è preferito dare alla

ricerca il profilo di un‟indagine conoscitiva; il lavoro

effettuato non ha quindi le caratteristiche e

l‟impostazione di una ricerca sociale con pretese

scientifiche, vuole piuttosto essere un tentativo di

comprendere meglio le realtà dell‟emigrazione

dalla Sardegna e dell‟immigrazione in Sardegna

attraverso un approccio informale. Inoltre è

necessario ricordare che il gruppo di lavoro che ha

effettuato le interviste e svolto le successive analisi

dei dati non è costituito da professionisti della

ricerca sociale, ma da persone motivate da un

forte interesse all‟approfondimento delle tematiche

dell‟emigrazione e dell‟immigrazione in Sardegna.

Definizione degli obiettivi

C

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82

Durante le tre giornate precedenti l‟inizio del

progetto itinerante, i cinque partecipanti hanno

ricevuto una formazione sulle fasi della ricerca

sociale e hanno avuto modo di elaborare

personalmente gli strumenti di rilevazione e analisi

dei dati.

Inizialmente, si sono definiti insieme gli obiettivi

dell‟indagine conoscitiva, elaborando tre obiettivi

specifici (per gli immigrati, per gli emigrati e per i

ragazzi residenti in Sardegna):

per gli emigrati, si è prefissato lo scopo di

comprendere le tre fasi dell‟emigrazione

(motivazione alla partenza; integrazione all‟estero;

motivazione per tornare in Sardegna);

per gli immigrati, si è voluto comprendere il

fenomeno dell‟immigrazione come “progetto di

vita” (nelle dimensioni del passato / presente /

futuro dell‟intervistato);

per i giovani residenti sardi, si è tentato di

comprendere come i giovani intervistati vedono gli

immigrati (problema o risorsa?); inoltre si è

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83

cercato di capire cosa si intende quando si parla di

“immigrati” (tutti gli “stranieri” o solo particolari

gruppi da alcuni paesi/aree del mondo?).

Scelta degli indicatori

Si è proceduto quindi ad elaborare gli indicatori per

le indagini sugli emigrati e sugli immigrati.

L‟operazione, come è facilmente intuibile, ha

presentato non poche difficoltà, dal momento che i

concetti presenti negli obiettivi dell‟indagine si sono

rivelati densi di molteplici sfaccettature ed aperti

ad innumerevoli interpretazioni. Si è reso quindi

necessario limitare il campo interpretativo a sei

aree di indicatori:

Il Lavoro

La Famiglia

La Lingua

Le Relazioni/Amicizie

La Cultura

Page 86: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

84

Gli “Extra2”

Gli indicatori sono stati successivamente utilizzati

per la formulazione delle interviste.

Metodo di rilevazione

Compatibilmente alle risorse e al tempo a

disposizione, si è preferito scegliere lo strumento

dell‟intervista “aperta” per raccogliere i dati relativi

agli immigrati e agli emigrati, mentre i ragazzi

residenti sardi sono stati intervistati utilizzando lo

strumento dell‟intervista “chiusa”, alla fine delle

quali era prevista un‟unica domanda “aperta” finale

per dare agli intervistati la possibilità di esprimere

le loro opinioni più liberamente. La scelta di

utilizzare due diversi strumenti di rilevazione va

collegata ai diversi obiettivi dell‟indagine: le

interviste “aperte” sono lo strumento più idoneo

per dare più libertà di espressione all‟intervistato e

2 L’indicatore “Extra” comprende dati non inclusi negli altri

indicatori.

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85

raccogliere storie ed episodi di vita, mentre

l‟intervista “chiusa” in forma di questionario risulta

più adatta a raccogliere tendenze ed opinioni circa

un particolare argomento.

Si è deciso di intervistare 4 persone emigrate e 4

persone immigrate, preventivamente contattate

dai comuni, in ogni paese visitato. Ogni persona è

stata intervistata da una coppia di intervistatori,

che hanno registrato l‟intervista con PC muniti di

microfoni. Le interviste hanno avuto una durata di

30 minuti. In ogni comune, un intervistatore

singolo ha inoltre somministrato i questionari ai

ragazzi residenti sardi (per un minimo di 4 fino ad

un massimo di 12 intervistati per paese).

Analisi dai dati

In tutto sono state effettuate 41 interviste aperte

(21 agli emigrati e 20 agli immigrati) e 40

interviste chiuse ai ragazzi residenti sardi (di età

compresa tra i 17 e i 35 anni). Le interviste aperte

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86

sono state trascritte al computer per essere

successivamente analizzate.

Una volta conclusa la fase di raccolta dati, durante

gli ultimi quattro giorni del progetto si è effettuata

l‟analisi e l‟interpretazione dei dati. Il gruppo ha

lavorato insieme riflettendo sui dati e sul materiale

raccolto, per giungere a delle conclusioni comuni

relativamente ai tre ambiti dell‟indagine. Come già

ricordato, i risultati e le conclusioni proposte dal

gruppo di lavoro non vanno considerate come dati

generalizzabili, ma possono comunque costituire

uno spunto interessante per ulteriori indagini o

futuri progetti di ricerca sul tema dell‟emigrazione

e dell‟immigrazione.

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87

b) QUESTIONARIO PER GLI EMIGRATI

Obiettivo: comprendere le tre fasi dell‟emigrazione

(motivazione alla partenza; integrazione; ritorno)

Data: ___________________________________

Luogo dell‟intervista: _______________________

Inizio dell‟intervista: _______________________

Fine dell‟intervista: _______________________

Intervistatori: _______________________

Note: ___________________________________

Età: ______________

M/F

Luogo di nascita: _______________________

1) Dove ha vissuto all‟estero?

2) Perché è partito?

3) Cosa faceva in Sardegna prima di partire?

4) Cosa faceva all‟estero? Quanto tempo ha

impiegato a trovare lavoro?

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88

5) Che difficoltà ha avuto ad iniziare una nuova

vita all‟estero? (lingua, lavoro, clima, cibo,

burocrazia, alloggio, soldi, salute)

6) Aveva già una famiglia prima di partire?

7) Ha formato una famiglia all‟estero?

8) Cosa le mancava della Sardegna quando

viveva all‟estero?

9) Ha fatto amicizia con persone del paese dove

viveva?

10) Ha fatto amicizia con persone sarde o

italiane? E con persone di altri paesi? ((altri

immigrati non sardi/italiani)

11) Ha mantenuto contatti con la Sardegna

mentre era all‟estero? (è tornato

periodicamente in Sardegna?)

12) Perché ha deciso di tornare?

13) Che attività svolge adesso?

14) Le manca qualcosa del paese dove ha

vissuto?

15) Ha notato delle differenze in Sardegna tra

quando è partito e quando è tornato?

16) Si è mai pentito della sua scelta di emigrare?

E di tornare?

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Indicatori

Motivazione alla partenza

Integrazione Motivazione per tornare

Lavoro

Famiglia

Lingua

Amicizie / relazione

Cultura (clima, cibo, stile di vita, abitudini)

Extra

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c) QUESTIONARIO PER GLI IMMIGRATI

Obiettivo: comprendere il fenomeno

dell‟immigrazione come “progetto di vita” (nelle

dimensioni del passato/presente/futuro

dell‟intervistato).

Scopo dell‟intervista è conoscere il passato della

persona intervistata e le sue motivazioni ad

emigrare (domande 1-5); il suo presente: livello di

integrazione nella società sarda (domande 6-12); e

le sue prospettive future (domande 13-15).

Età: ______________

Paese d‟origine: _______________________

M/F

1) Che lavoro facevi nel tuo paese? Ti piaceva,

eri soddisfatto?

2) Perché hai deciso di emigrare?

3) Perché hai scelto la Sardegna?

4) È stata la tua prima scelta?

Page 93: UNA RIFLESSIONE SU EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE

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5) Da quanto tempo sei qui in Sardegna?

6) Sei qui da solo o vivi con la tua famiglia?

7) Che attività svolgi qui in Sardegna?

8) Hai trovato lavoro subito? (Hai cambiato

lavoro?, Vorresti cambiare lavoro?)

9) Come ti trovi con la lingua? (Sardo, italiano)

10) Quali sono le differenze tra la Sardegna e il

tuo paese d‟origine? Le cose simili? Ci sono

delle cose che ti piacciono di più? Ci sono

delle cose peggiori?

11) Frequenti tuoi connazionali qua in Sardegna?

12) Frequenti persone sarde o italiane? Nel

lavoro? Fuori dal lavoro?

13) Credi che venire a vivere in Sardegna sia stata

una buona scelta?

14) Torneresti nel tuo paese d‟origine?

15) Se tu fossi un politico, cosa faresti per gestire

al meglio l‟immigrazione?

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Indicatori

Motivazione alla partenza

Integrazione Progetto

Lavoro

Famiglia

Lingua

Amicizie / relazione

Cultura (clima, cibo, stile di vita, abitudini)

Extra

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d) QUESTIONARIO PER I GIOVANI

RESIDENTI SARDI (età 18-30 anni)

Obiettivo: capire se per gli intervistati

l‟immigrazione è percepita come una risorsa o

come un problema.

Lo scopo del questionario è cercare di

comprendere come i giovani intervistati vedono gli

immigrati: problema (sicurezza, competizione per

l‟occupazione) o risorsa; inoltre, si cerca di capire

cosa si intende quando si parla di immigrati (tutti

gli “stranieri” o solo particolari gruppi da alcuni

paesi / aree del mondo)

Data: ___________________________________

Luogo dell‟intervista: _______________________

Intervistatore: _______________________

Età: ______________

M/F

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1) Città: ________________________________

2) Lavoro /Studio _________________________

3) Hai mai vissuto fuori dall‟Italia? SÌ NO

4) Se sì, dove e cosa hai fatto?

_____________________________________

5) Se no, hai mai pensato di vivere fuori

dall‟Italia? ____________________________

6) Secondo te, quanti immigrati ci sono in

Sardegna? ____________________________

7) Conosci direttamente qualche persona

immigrata? SÌ NO Quante? ___________

8) Pensi che l‟immigrazione in Sardegna porti

dei cambiamenti

nell‟economia / occupazione + -

nella lingua + -

nella cultura + -

nella religione + -

nella scuola/sistema educativo + -

9) Secondo te, esiste una relazione tra

immigrazione e sicurezza? SÌ NO

10) Daresti un lavoro ad una persona immigrata?

SÌ NO

11) Se sì, che tipo di lavoro?: ________________

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12) Se parliamo di immigrazione in Sardegna, che

nazionalità ti viene in mente?

_____________________________________

13) Se tu fossi un politico, cosa faresti per gestire

al meglio l‟immigrazione?

_____________________________________

_____________________________________

_____________________________________

____________________________________

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Indice

Premessa 3

Il coraggio dei giovani 5 Una riflessione sull’emigrazione e sull’immigrazione

9

1.1. Il progetto 11 Una riflessione sull’emigrazione 15

2.1. Il lavoro 17 2.2. La famiglia 21 2.3. La lingua 25 2.4. Le amicizie/le relazioni 28 2.5. La cultura 32 2.6. Gli “extra” 37

Una riflessione sull’immigrazione 41 3.1. Il lavoro 43

3.2. La famiglia 47 3.3. La lingua 50 3.4. L‟ amicizia 52 3.5. La cultura 54 3.6. Gli “extra” 58

Una riflessione su giovani e migrazioni 61 4.1. I giovani 63

L’esperienza dei “campernauti” 71 5.1. La vita in camper. 73 5.2. Lo scambio culturale. 74 5.3. I “campernauti”. 76

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Allegati 79 a) L‟indagine conoscitiva: la metodologia di lavoro.

81

b) Questionario per gli emigrati 87 c) Questionario per gli immigrati 90 d) Questionario per i giovani residenti sardi (età 18-30 anni)

93

Cagliari, dicembre 2010

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