UNA NATO TRASFORMATA · 2012-01-16 · cooperazione con l'Unione Europea, l'Organizzazione per la...

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UNA NATO TRASFORMATA

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UNA NATO TRASFORMATA

N. b.: ogni volta che in questa pubblicazione viene citata la Repubblica ex jugoslava di Macedonia, essa è indicata da un asterisco (*) cui si riferisce la seguente nota:

La Turchia riconosce la Repubblica di Macedonia con il suo nome costituzionale.

UNA NATOTRASFORMATA

> SOMMARIO

1. Lo scopo e i fondamentali compiti di sicurezza dell'Alleanza 2

2. Alla base del partenariato transatlantico 6

3. Rafforzare le capacità della difesa 9

4. Cambia il ruolo delle forze della NATO 12

5. Ampliare la sicurezza attraverso il partenariato 16

6. Aprire l'Alleanza a nuovi membri 20

7. Creare nuove relazioni con la Russia 22

8. Un partenariato specifico con l’Ucraina 26

9. Il dialogo con i paesi del Mediterraneo 28

10. Mantenimento della pace e gestione delle crisi 30

11. Rispondere alle emergenze civili 34

12. La collaborazione in campo scientifico e ambientale 36

13. Il modo in cui la NATO funziona 40

14. Cambiamento e continuità 44

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Lo scopo fondamentale dell'Alleanza NordAtlantica è quello di salvaguardare la libertà e lasicurezza di tutti i suoi membri in Europa e nelNord America, secondo i principi dello Statutodelle Nazioni Unite. Per conseguire tale scopo,l'Alleanza ricorre sia alla sua influenza politicache alla sua capacità militare, secondo la naturadelle sfide alla sicurezza che gli stati membridell'Alleanza fronteggiano. Con il mutare del con-testo strategico, è mutato pure il modo in cuil'Alleanza risponde alle sfide nel campo dellasicurezza. Continua a salvaguardare la stabilità intutta l'area euro-atlantica e si evolve per affrontarenuove minacce, come il terrorismo ed altre sfidealla sicurezza al di fuori della sua tradizionalearea di responsabilità.

L'Organizzazione del Trattato Nord Atlantico(NATO) è una delle strutture fondamentali attra-verso cui i membri dell'Alleanza attuano i loroobiettivi nel campo della sicurezza. È un'organiz-zazione intergovernativa in cui i paesi membrimantengono la loro piena sovranità ed indipen-denza, e svolge un ruolo di foro di consultazionein cui prendere insieme decisioni su questioniriguardanti la sicurezza. Le strutture della NATOconsentono una continua consultazione, coordi-nazione e cooperazione tra i membri sugli aspettipolitici, militari, economici e su altri aspetti dellasicurezza, come pure sulla cooperazione in set-tori non militari, quali la scienza, l’informazione,l'ambiente e gli aiuti in caso di calamità.

In cinque successivi momenti, ai 12 membri fon-datori della NATO - Belgio, Canada, Danimarca,Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, PaesiBassi, Norvegia, Portogallo, Regno Unito e StatiUniti – si sono affiancati Grecia e Turchia (1952),Germania (1955), Spagna (1982), RepubblicaCeca, Ungheria e Polonia (1999), e, da ultimi,Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania,Slovacchia e Slovenia (2004).

Difesa collettiva

L'Alleanza si basa sul principio che la sicurezza diciascuno paese membro dipende dalla sicurezzadi tutti gli altri. Se la sicurezza di uno di essi èminacciata, ciò riguarda tutti. Aderendo al Trattatodi Washington, atto istitutivo della NATO, ognistato membro si impegna verso gli altri a rispet-tare questo principio, condividendo i rischi e leresponsabilità come pure i vantaggi della difesacollettiva. Ciò significa anche che molti aspettidella pianificazione e dell’organizzazione delladifesa che ciascun paese prima intraprendevaindividualmente, sono ora attuati insieme. Cosìpure vengono condivise le spese per provvederealle installazioni necessarie perché le loro forzemilitari si addestrino e cooperino in modo effi-cace.

Ciascun paese rimane indipendente e libero diprendere le sue decisioni, ma, grazie ad unacomune pianificazione e all’uso condiviso dellerisorse, tutti possono godere collettivamente di unlivello di sicurezza assai più elevato di quello cheognuno potrebbe ottenere individualmente.Questo rimane il principio fondamentale dellacooperazione nel campo della sicurezza in ambitoNATO.

Il legame transatlantico

La firma del Trattato di Washington (1949) nontrova precedenti nei tempi moderni. Non solo haridotto i rischi di aggressione esterna, ma haanche progressivamente riunito i principali paesieuropei che spesso in passato si erano scontratimilitarmente, garantendo che non vi sarebbe piùstato alcun rischio di conflitto militare tra loro.Infatti, in questo modo si sarebbe determinatauna mutua dipendenza l'uno dall'altro e, condivi-dendo insieme la sicurezza, avrebbero potuto col-laborare efficacemente in molti altri settori peraccrescere la loro prosperità. Il Trattato diWashington è andato anche oltre: ha creato unpartenariato nel campo della sicurezza tra i mem-bri europei dell'Alleanza e gli Stati Uniti e ilCanada e ha determinato un permanente legame

Lo scopo e i fondamentali compiti di sicurezza dell'Alleanza

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transatlantico tra Europa e Nord America.La trasformazione della NATO

Quando l'Alleanza è stata fondata nel 1949,l'Unione Sovietica era considerata come la princi-pale minaccia alla libertà e all’indipendenzadell’Europa occidentale. L’ideologia comunista, gliobiettivi e i metodi politici e le capacità militariindicavano che, quali che fossero state le realiintenzioni dell’Unione Sovietica, nessun governooccidentale avrebbe potuto permettersi di igno-rare la possibilità di un conflitto. In conseguenza diciò, dal 1949 alla fine degli anni ’80 - periodo notocome quello della Guerra Fredda - il compito prin-cipale dell'Alleanza è stato quello di manteneresufficienti capacità militari per difendere i suoimembri da ogni forma di aggressione da partedell'Unione Sovietica e del Patto di Varsavia. Lastabilità fornita dalla NATO durante questoperiodo ha consentito all’intera Europa occiden-tale di tornare alla propria prosperità dopo laSeconda Guerra mondiale, accrescendo la fiduciae la prevedibilità, che sono essenziali per lo svi-luppo economico.

Le politiche stabilite dai paesi membri della NATOsono evolute continuamente alla luce dei cambia-menti nel contesto strategico. Dopo la fine della

Guerra Fredda, le politiche e le strutturedell'Alleanza sono state trasformate radicalmenteper riflettere il completo cambiamento avvenutonel contesto politico e militare dell’Europa e lacomparsa di nuove minacce alla sicurezza. Inoltre,il concetto di difesa è stato ampliato per includereil dialogo e la cooperazione pratica con altri paesinon membri dell'Alleanza, quali ottimali soluzioniper rafforzare la sicurezza euro-atlantica.

Ai giorni nostri, la NATO è molto più di un’Alleanzadifensiva. Infatti, ha teso una mano agli antichiavversari e si prodiga ora per creare e preservarela pace e la sicurezza in tutta l'area euro-atlantica.A tal fine, l'Alleanza assume un numero sempremaggiore di compiti e adotta in modo crescenteapprocci flessibili, innovativi e pragmatici per risol-vere quelle che costituiscono delle questionisenza dubbio complesse. Contemporaneamente,è stato rafforzato il ruolo principale della NATO,cioè quello di garantire la sicurezza dell'areaeuro-atlantica, e molti paesi partner chiedono didivenirne membri.Tre paesi dell’Europa centrale eorientale - la Repubblica Ceca, l’Ungheria e laPolonia - già hanno raggiunto questo obiettivo nel1999. Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania,Romania, Slovacchia e Slovenia lo fanno ora, nel2004.

La trasformazione della NATO nello scorsodecennio è stata caratterizzata da una serie di ini-ziative di grande spessore, che rappresentanodelle risposte concrete e assai pratiche alle nuovesfide nel campo della sicurezza e alle opportunitàesistenti nel contesto del dopo Guerra Fredda.Queste includono il Partenariato per la Pace, lerelazioni speciali con Russia ed Ucraina, un dia-logo con i paesi del Mediterraneo, il Piano d’a-zione per l’adesione per aiutare i paesi candidatia raggiungere gli standard della NATO, e l’efficacecooperazione con l'Unione Europea,l'Organizzazione per la sicurezza e la coopera-zione in Europa e le Nazioni Unite. La NATOaffronta peraltro attivamente l’evolversi delle sfidealla sicurezza effettuando operazioni di gestionedelle crisi nei Balcani e impegnandosi ad operarequando e dove necessario per combattere il ter-rorismo e le altre nuove minacce al di fuori dell'a-

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rea euro-atlantica.

Inoltre, per accrescere la propria capacità ad assu-mere nuove missioni, la NATO sta adattando emigliorando le proprie capacità. A tal fine, tre ini-ziative principali sono state avviate nel vertice diPraga del novembre 2002: la creazione di unaForza di risposta della NATO; la riforma della strut-tura del comando militare; e l’Impegno sulle capa-cità di Praga, che consente di affrontare le carenzenelle capacità attraverso impegni individuali ed ini-ziative in cooperazione dei paesi membri.

I fondamentali compiti nel campo dellasicurezza

Il Concetto strategico dell'Alleanza, un importantedocumento sugli obiettivi e sui compiti fondamen-tali dell’Alleanza nel campo della sicurezza,elenca i mezzi politici e militari che devono essereusati per attuarli. La pubblicazione di questodocumento, avvenuta per la prima volta nel 1991,ha costituito una chiara rottura con il passato.Perché è ovvio che durante la Guerra Freddadocumenti di questo tipo sulla pianificazione stra-tegica venissero tenuti segreti.

L’attuale Concetto strategico della NATO, pubbli-cato nel 1999, definisce i rischi nel campo dellasicurezza che l'Alleanza ha di fronte come "pro-venienti da differenti direzioni e difficili da preve-dere". I fondamentali compiti di sicurezzadell’Alleanza vengono definiti come:

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L’articolo 5 è la clausola fondamentale delTrattato di Washington, atto istitutivo dellaNATO, in cui si afferma che un attacco armatocontro un alleato verrà considerato come unattacco contro tutti. Se si invoca l’articolo 5,ciascun alleato stabilisce, in consultazione congli altri alleati, come può contribuire meglio adogni azione ritenuta necessaria per ripristinaree mantenere la sicurezza dell'area nord atlan-tica, incluso l'uso della forza armata.

L’articolo 5 è stato invocato per la prima volta il12 settembre 2001 subito dopo gli attacchi ter-roristici dell’11 settembre contro gli Stati Uniti.Dapprima in via provvisoria - in attesa di stabi-lire se gli attacchi fossero stati diretti dall'e-sterno - venne confermato il 2 ottobre 2001,dopo che il governo USA sottopose alConsiglio Nord Atlantico i risultati delle indaginisugli attacchi, e dichiarò di essere pervenutoalla conclusione che ne era responsabile larete terroristica di al Qaida.

Il 4 ottobre gli alleati stabilirono una serie dimisure per contribuire alla campagna contro ilterrorismo guidata dagli Stati Uniti. Questeincludevano una rafforzata condivisione e coo-perazione nel campo dell’intelligence, un gene-rale permesso di sorvolo e l’utilizzo di porti eaeroporti da parte dei velivoli USA e degli altrialleati per operazioni contro il terrorismo, e lospiegamento di parte delle forze navali perma-nenti della NATO nel Mediterraneo orientale edi aerei del sistema aviotrasportato di avvista-mento a distanza e controllo dell'Alleanza(AWACS) negli Stati Uniti. Inoltre, singoli alleaticontribuiscono in base alle loro risorse e capa-cità alle richieste degli Stati Uniti. Tale aiutoprevede il sostegno militare, come pure misurelegali e finanziarie per interrompere il flusso didenaro alle organizzazioni terroristiche.

Per la prima volta si ricorre all’articolo 5

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Alla base del partenariato transatlantico > 2

I ruoli della NATO, consistenti nel provvedere allasicurezza dei propri membri e nell’intraprenderenuovi compiti per ampliare ulteriormente la sicu-rezza e la stabilità anche in aree lontane, sibasano su un partenariato di lunga data tra i suoipaesi membri europei e nordamericani. A causadelle devastazioni subite, i paesi europei dopo laSeconda Guerra mondiale si trovarono ad esserefortemente dipendenti, per ciò che riguardava laloro sicurezza, dagli Stati Uniti e dal Canada. Glialleati nordamericani, dal canto loro, schierarononotevoli forze armate sul suolo europeo. E, daglialbori dell'Alleanza, hanno continuato a svolgereun ruolo vitale per la sicurezza dell’Europa: unruolo che è fondamentale per il concetto di sicu-rezza transatlantica e che costituisce un pilastroindispensabile dell'Alleanza.

Nel corso degli anni, le forze nordamericane inEuropa si sono gradualmente ridotte. La maggiorparte delle forze a disposizione dell'Alleanza perla difesa dell’Europa è da molti anni fornita daisuoi alleati europei. Così pure, la maggior partedelle forze per il mantenimento della pace a guidaNATO nei Balcani, affiancate peraltro da significa-tivi contingenti di paesi partner e di altri paesi nonmembri della NATO, è fornita dagli alleati europei.

Ciononostante, gli Stati Uniti continuano a sop-portare una quota sproporzionata dei costi dellasicurezza dell'Alleanza e così pure delle respon-sabilità per le azioni dell'Alleanza, per effetto deldisequilibrio esistente tra gli Stati Uniti e gli altri

alleati in termini di capacità militari. Avendo bene-ficiato all’inizio degli anni ’90 dei dividendi dellapace del dopo Guerra Fredda, gli alleati europei eil Canada non hanno compiuto gli investimentinecessari per adattare le loro capacità militari allenuove sfide della sicurezza. Rimangono dipen-denti dagli Stati Uniti in molti settori fondamentali,come la capacità di trasporto aereo necessariaper il rapido spiegamento di forze militari, lecomunicazioni satellitari ed altri settori ad avan-zata capacità tecnologica.

Le carenze europee nelle capacità della difesasono state per la prima volta percepite chiara-mente durante i conflitti nei Balcani degli anni ‘90,che hanno dimostrato come i paesi europei nonfossero in grado di agire senza l'appoggio degliStati Uniti per impedire l’espandersi di un conflitto.Alla fine degli anni ‘90, la NATO e l'UnioneEuropea (UE) avviarono delle iniziative separateper rafforzare le capacità di difesa. Nel 1999, ledue organizzazioni stabilirono di dar vita ad unpartenariato strategico.

Le lezioni apprese nei Balcani

Quando in Bosnia Erzegovina scoppiò la guerracivile all’inizio degli anni ‘90, l'Unione Europea viinviò degli osservatori per controllare l’attuazionedelle risoluzioni dell’ONU, ma non aveva né ilmandato politico né le forze militari per fare di più.Le Nazioni Unite vi schierarono delle forze ma

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queste erano più adatte per operazioni di mante-nimento della pace che per operazioni volte adimporre la pace - e presto divenne evidente chenulla salvo la forza avrebbe posto fine ai combat-timenti. L'Alleanza, all’inizio, fu riluttante a farsicoinvolgere, dato che le implicazioni di schierareforze della NATO al di fuori della tradizionale areadella NATO non erano state ancora affrontate.Comunque, siccome la situazione andava peggio-rando, tra il 1992 e il 1995 la NATO venne semprepiù coinvolta, fornendo sostegno militare per ilmonitoraggio e l’attuazione delle risoluzioni edelle sanzioni economiche dell’ONU. Alla fine,quando un accordo di pace propiziato dagli StatiUniti venne firmato alla fine del 1995, fu una forzaa guida NATO di 60.000 uomini, con una compo-nente USA di 20.000, a sostenerne l’attuazione.

Quattro anni più tardi, mentre aumentava la vio-lenza in Kosovo e peggiorava la crisi umanitaria,fu di nuovo la NATO ad entrare in azione, dopo ilfallimento di tutti i tentativi per trovare una solu-zione negoziata. Questa crisi confermò le carenzeche già erano state individuate nelle capacità didifesa europee. Durante la campagna aerea, lamaggior parte delle missioni furono effettuate daaerei USA e, quando si trattò di schierare la forzadi mantenimento della pace in Kosovo, occorseromolti mesi perché la forza raggiungesse la pienacapacità.

Attualmente, l’Europa manca delle necessariecapacità per avviare e sostenere un'operazionemilitare del tipo di quella che ha posto fine ai con-flitti sia in Bosnia che in Kosovo.

Comunque, l'Unione Europea sta compiendovalidi passi per rafforzare le sue capacità ed èstata sviluppata una struttura di cooperazioneUE-NATO (descritta più avanti). Ciò ha consentitoalla NATO di affidare all'Unione Europea la suamissione nella Repubblica ex jugoslava di

Macedonia*, dove le forze della NATO erano pre-senti dal 2001, su richiesta del presidente di quelpaese, per superare la crisi in cui si trovava ilpaese (vedi capitolo 10). Nel marzo 2003,l'Unione Europea, utilizzando le strutture dellaNATO, ha avviato l’Operazione Concordia persostituire la NATO, che dal canto suo forniva unrilevante sostegno sia logistico che di pianifica-zione alle truppe a guida UE. Inoltre, nel luglio2003 la NATO e l'Unione Europea hanno stabilitoun comune approccio strategico per i Balcanioccidentali, e sono state vagliate delle opzioni nelcaso l'Unione Europea avesse assunto la respon-sabilità per la sicurezza in Bosnia Erzegovina, conil sostegno della NATO, dalla fine del 2004.

Rafforzare le capacità europee

Inizialmente, fu l’esperienza dei Balcani a stimo-lare i paesi europei all’azione. L'Unione Europeacompì ulteriori sforzi per sviluppare una Politicaeuropea di sicurezza e di difesa, che sarebbestata affiancata dalle capacità necessarie perrispondere alle crisi. In passato, le questioni didifesa e di sicurezza erano state trattate per contodell’Unione Europea da un'organizzazione sepa-rata, nota come Unione dell’Europa occidentale(UEO)1. Comunque, nel suo vertice di Helsinki deldicembre 1999, l'Unione Europea decise che infuturo avrebbe sviluppato un proprio ruolo nelcampo della sicurezza e della difesa, e iniziò acreare le strutture necessarie per farlo. Si prefisseanche il cosiddetto Obiettivo primario, di esserecioè in grado dal 2003 di schierare e sostenereuna forza di reazione rapida fino a 60.000 uominiper almeno un anno.

Dal canto suo, l'Alleanza si impegnò a rafforzare ilsuo pilastro europeo attraverso lo sviluppo di unaefficace Identità di sicurezza e di difesa europea.Lo scopo di questa iniziativa era quello di soste-nere l'Unione Europea nei suoi sforzi per svilup-

1Unione dell’Europa occidentale: istituita in base al Trattato di Bruxelles (1948) per la collaborazione economica, sociale e culturale eper l’autodifesa collettiva, firmato da Belgio, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Regno Unito. Successivamente, vi aderirono Germania,Grecia, Italia, Portogallo e Spagna. In seguito alle decisioni prese nel vertice UE di Helsinki nel 1999, le funzioni relative alla gestione dellecrisi e alle attività umanitarie sono state assunte dall'Unione Europea. Gli impegni contemplati nel Trattato di Bruxelles relativi alla difesacollettiva rimangono immutati e sono garantiti da un ridotto segretariato UEO.

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pare un credibile ruolo nel campo della sicurezzae, allo stesso tempo, per aiutare a creare un rap-porto transatlantico più forte e più equilibrato cosìda permettere agli alleati europei di dare un con-tributo più efficace e coerente alle missioni e alleattività dell'Alleanza. A tal fine, nel corso degli anni’90, la NATO aveva avviato un processo destinatoa dar luogo ad una vera capacità europea digestione delle crisi che non desse luogo ad inutiliduplicati di risorse e di capacità militari già dispo-nibili nell’ambito della NATO. Fondamentale perquesto processo fu il concetto di "forze separabilima non separate", che avrebbe consentito di uti-lizzare risorse e capacità della NATO in possibilioperazioni a guida UEO in risposta ad una crisi.

Nell’aprile 1999, riconoscendo che l'UnioneEuropea intendeva divenire un attore della sicu-rezza indipendentemente da altri, i leader dellaNATO nella loro riunione di Washington si disseropronti a stabilire e ad adottare le disposizioninecessarie per le componenti essenziali dellerisorse e capacità militari della NATO da renderedisponibili per operazioni a guida UE in risposta asituazioni di crisi in cui la NATO in quanto tale nonsarebbe stata coinvolta militarmente. In seguitoalle decisioni della UE prese a Helsinki, la NATOavviò discussioni e consultazioni direttamente conla UE in merito alla loro collaborazione.

Da allora, sono state stabilite nuove forme di coo-perazione. La NATO e l'Unione Europea hannopubblicato una dichiarazione congiunta nel dicem-bre 2002 sull’evolversi del loro partenariato strate-gico e nel marzo 2003 hanno approvato una seriedi documenti sulla cooperazione nella gestionedelle crisi, tra cui disposizioni - note come le dispo-sizioni "Berlin Plus" - per l'utilizzo di risorse e capa-cità della NATO per operazioni a guida UE, chedanno concretezza a questo partenariato strate-gico e aprono la via ad azioni coordinate. Deidispositivi permanenti di collegamento consenti-ranno una maggiore cooperazione e consultazionea livello operativo. Si è deciso di creare una celluladella UE presso il Quartier generale supremo dellepotenze alleate in Europa (SHAPE) con sede aMons (Belgio) ed una rappresentanza della NATOpresso lo Stato maggiore militare della UE.

La NATO e l'Unione Europea hanno anche con-cluso un accordo volto a garantire coerenza, tra-sparenza e reciproco rafforzamento nello sviluppodelle esigenze di capacità comuni alle due orga-nizzazioni. Nel maggio 2003, ha avuto luogo laprima riunione del Gruppo congiunto NATO-UEsulle capacità. Le iniziative prese per rafforzare lecapacità di difesa dell’Alleanza (vedi Capitolo 3)dovranno essere in sintonia con il Piano d’azioneeuropeo sulle capacità dell'Unione Europea e conil perseguimento del suo Obiettivo primario, econsentiranno di conseguire i miglioramenti rive-latisi più necessari nelle capacità degli alleatieuropei in settori chiave.

L'Alleanza continua ad essere il mezzo attraversocui tutti i membri della NATO garantiscono la lorodifesa collettiva. Rimane la pietra angolare dellasicurezza euro-atlantica e conserva il suo man-dato e le capacità per attuare i compiti per lagestione delle crisi, per imporre la pace e per ilmantenimento della pace. L'obiettivo della coope-razione UE-NATO nel campo della sicurezza èquello di aumentare le opzioni disponibili peraffrontare crisi e conflitti, pur evitando le duplica-zioni. Ciò rafforzerà le capacità militari europee,cosicché si potrà prevedere che in futuro sarannole operazioni a guida UE ad occuparsi delle crisiquando Alleanza in quanto tale non è coinvolta.

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Gli alleati stanno effettuando un’azione concertataper rafforzare le loro capacità di difesa per far sìche la NATO sia in grado di mettere in campo delleforze che possano essere dislocate rapidamente edovunque siano necessarie, di sostenere opera-zioni in luoghi lontani e di una certa durata, e diconseguire i loro obiettivi nel modo più rapido edefficace possibile pur limitando i danni non inten-zionali alle popolazioni civili. Nell’odierno contestodi sicurezza rimane di fondamentale importanzapossedere delle adeguate capacità militari ed unabuona preparazione ad agire collettivamente. Nelcaso di crisi che potrebbero minacciare la sicu-rezza dei membri dell'Alleanza, le forze dellaNATO devono essere in grado di affiancare erafforzare le azioni politiche, e di contribuire allagestione di tali crisi e alla loro pacifica soluzione.

L’impulso a migliorare le capacità iniziò quando ileader alleati, riuniti a Washington nell’aprile 1999,delinearono la loro visione di una Alleanza per ilXXI secolo: più vasta, più capace e flessibile,impegnata nella difesa collettiva e in grado di intra-prendere nuove missioni, tra cui contribuire allaprevenzione dei conflitti e impegnarsi attivamentein operazioni di gestione delle crisi e in rispostaalle crisi. E avviarono l’Iniziativa sulle capacitàdella difesa (DCI) per migliorare le capacità delladifesa della NATO in settori fondamentali.

Nei successivi tre anni, la DCI compiva progressiin alcuni settori, particolarmente in quelli cherichiedevano meno risorse, ma rimanevano dellecarenze nelle capacità critiche e la realizzazioneera lenta. Nel frattempo, cresceva l'urgenza diadattamento e modernizzazione a causa dei peri-coli costituiti da minacce nuove e asimmetriche, inaltre parole, le minacce da parte di avversari checercano di sfruttare le vulnerabilità delle societàcontemporanee e delle potenze militarmente piùforti, spesso utilizzando spietatamente mezzi nonconvenzionali, specialmente il terrorismo. Gliattacchi terroristici contro gli Stati Uniti del set-tembre 2001 hanno messo in evidenza la minac-cia posta dal terrorismo ed il successivo inter-vento in Afghanistan guidato dagli Stati Uniti haevidenziato il perdurare delle carenze di capacitàdegli alleati.

Così, al vertice di Praga del novembre 2002, i lea-der alleati si sono impegnati ad assumere unapproccio più focalizzato per rafforzare le capa-cità militari della NATO, quale parte di un pac-chetto di misure per accrescere l'efficacia dellefuture operazioni nell’intera gamma di missionidell'Alleanza, tra cui quelle contro il terrorismo. Siè dunque adottato un triplice approccio per miglio-rare le capacità di difesa dell’Alleanza: una nuovainiziativa sulle capacità, l’Impegno sulle capacitàdi Praga; una Forza di risposta della NATO; eduna snellita struttura di comando. Inoltre, sonostate avviate una serie di iniziative di difesa spe-cificamente indirizzare alle nuove minacce.

Affrontando le carenze nelle capacità della difesaeuropea, i miglioramenti realizzati nell’interopera-bilità alleata e nelle capacità fondamentali con-sentiranno agli alleati europei di dare un contri-buto più forte e più coerente alle missioni dellaNATO. Tali miglioramenti dovrebbero anche raffor-zarsi reciprocamente con gli sforzi dell’UnioneEuropea per sviluppare le capacità militari e perraggiungere il suo Obiettivo primario di creare unaforza di reazione rapida dispiegabile della dimen-sione di un corpo d’armata.

L’Impegno sulle capacità di Praga

La DCI ha individuato le capacità di cui l'Alleanzanecessitava, ma non ha richiesto specifici impegnida parte delle nazioni. Comunque, in baseall’Impegno sulle capacità di Praga, i singoli alleatisi sono impegnati fermamente ed esplicitamentead apportare specifici miglioramenti alle fonda-mentali capacità militari entro determinate sca-denze e di effettuare controlli ad alto livello sullerealizzazioni.

I settori fondamentali delle capacità includono tra-sporti strategici aerei e marittimi; rifornimento involo, unità combattenti dispiegabili di supporto e diservizio; comando, controllo e comunicazioni; sor-veglianza aerea del territorio; intelligence, sorve-glianza ed acquisizione dell'obiettivo; efficacia incombattimento, tra cui munizionamento a guida diprecisione ed eliminazione delle difese aeree del

Rafforzare le capacità della difesa> 3

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nemico; e capacità di difesa chimica, biologica,radioattiva e nucleare.

Rafforzare le capacità della difesa richiederà unulteriore ordine di priorità nei bilanci della difesa dimolti alleati, per esempio, ridurre i livelli delle forzee trasferire le risorse alla modernizzazione degliequipaggiamenti. Comunque, in molti casi, laspesa più oculata non sarà sufficiente e potrannoessere necessarie ulteriori risorse finanziarie. Perridurre le carenze di capacità della difesa vengonovagliate delle soluzioni costo-efficacia, come met-tere in comune le capacità militari, aumentare laspecializzazione dei ruoli, acquisire equipaggia-menti in comune, e ricorrere al finanziamentocomune e multinazionale.

Una volta attuato, l’Impegno sulle capacità diPraga quadruplicherà quantomeno il numero deigrandi aerei da trasporto in Europa e, mettendo leloro risorse in comune, gli alleati europei aumen-teranno anche la loro capacità di rifornimento involo. Si è stabilito che la scorta di munizioni aguida di precisione per aerei non degli USAaumenti del 40% entro il 2007.

La Forza di risposta della NATO

La Forza di risposta della NATO costituirà una forzaad alta tecnologia, flessibile, rapidamente dispiega-bile, interoperabile e sostenibile, con una compo-nente terrestre, navale ed aerea, capace di eseguirel’intera serie di missioni dell'Alleanza. Lo sviluppo diquesta forza ad alta capacità di reazione fungeràanche da catalizzatore per promuovere migliora-menti ed una maggiore interoperabilità nelle capa-cità militari dell’Alleanza. Si assicurerà così la lorocontinua trasformazione per far fronte alle mutevolisfide nel campo della sicurezza.

In seguito ad una prima riunione nel luglio 2003 sullacreazione della forza, un prototipo della forza è statoapprontato nell’ottobre 2003. Si prevede che taleforza avrà un'iniziale capacità operativa dall’ottobre2004 e che sarà pienamente operativa dall’ottobre2006. Conterà allora circa 21.000 uomini e appositiaerei da combattimento, navi, veicoli per il trasportotruppe, sarà dotata di supporto alle unità combat-tenti, di una logistica, di comunicazioni, e di intelli-gence all’avanguardia. Sarà in grado di schierarsi inun'area di crisi entro cinque giorni e di sostenersi per30 giorni.

La nuova struttura di comando

I leader alleati a Praga hanno approvato le lineegenerali di una struttura di comando militare piùsnella, più efficiente, effettiva e dispiegabile chedipenderà da due comandi strategici, uno opera-tivo e l'altro funzionale. I dettagli della nuova strut-tura di comando sono stati completati nel giugno2003. Ciò riflette l’esigenza di forze di minoreentità, più flessibili e rapidamente dispiegabili, piùadatte alle nuove missioni della NATO. Il numerodei comandi è stato ridotto da 20 a 11 e i lorocompiti sono stati ridefiniti.

Tutti i quartier generali operativi dipendono ora dalComando alleato per le operazioni, ubicatopresso il Quartier generale supremo dellepotenze alleate in Europa (SHAPE), che ha sedein Belgio. Questo è coadiuvato da due comandiinterforze, in grado di generare un quartier gene-rale terrestre per i Gruppi operativi interforze mul-tinazionali (CJTF), e da un valido ma più limitatoquartier generale permanente interforze dal qualesi può estrapolare un quartier generale navale deiCJTF. I CJTF sono strutture di comando flessibiliche consentono ai comandanti militari di attingerele unità dai vari paesi per affrontare le specificheesigenze di una particolare operazione militare.

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Un nuovo Comando alleato per la trasformazione(ACT) sovrintende alla continua trasformazionedelle capacità della NATO e promuove l’interopera-bilità delle sue forze. Sostituisce il precedenteComando dell'Atlantico, con base a Norfolk,Virginia (USA), ma ha anche una presenza inEuropa. Il fatto che il Comandante supremo alleatoper la trasformazione sia anche il Comandante delComando interforze degli Stati Uniti, il fulcro delcambiamento interno per le forze USA, comportaevidenti vantaggi. L’ACT svolgerà un ruolo chiavenell’adattare le capacità e nello sviluppare la dot-trina per la nuova Forza di risposta della NATO.

Affrontare nuove minacce

Numerose iniziative sono state prese a Praga permigliorare le capacità dell’Alleanza contro il terro-rismo ed altre nuove minacce alla sicurezza. Èstato approvato un concetto militare per la difesacontro il terrorismo. È stata inoltre avviata la coo-perazione con i paesi partner sotto forma di unPiano d’azione contro il terrorismo per scambiaredati di intelligence e per migliorare lo stato di pre-parazione civile in caso di possibili attacchi chi-mici, biologici o radioattivi contro popolazioni civilie per aiutare ad affrontare le loro conseguenze.

Cinque iniziative sono state avviate per rafforzarele capacità dell'Alleanza contro le armi nucleari,biologiche e chimiche: un prototipo di laboratoriodi analisi dispiegabile; una squadra di rispostaall'attacco; un centro virtuale di eccellenza nelladifesa contro tali armi; una riserva della NATO diagenti per la difesa biologica e chimica; ed unsistema di vigilanza contro le malattie. Inoltre, unostudio di fattibilità sulla Difesa antimissile dellaNATO esamina le alternative per proteggere il ter-ritorio, le forze e le popolazioni dell'Alleanza dal-l’intera gamma delle minacce missilistiche. Sonostate anche rafforzate le capacità di difesa daattacchi cibernetici.

L’1 dicembre 2003, un nuovo Battaglione multina-zionale per la difesa chimica, biologica, radioat-tiva e nucleare (CBRN) ha raggiunto la sua capa-cità operativa iniziale. Di stanza a Liberec, nellaparte settentrionale della Repubblica Ceca, il bat-taglione si prevede raggiunga la completa capa-cità operativa per operazioni della NATO nel luglio2004. Al momento dell’iniziativa, 13 paesi parteci-parono alla formazione del battaglione: Belgio,Canada, la Repubblica Ceca, Ungheria, Italia,Norvegia, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna,Turchia, il Regno Unito e gli Stati Uniti.

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Dalla nascita della NATO, il ruolo fondamentaledelle forze alleate è stato quello di garantire lasicurezza e l’integrità territoriale degli stati mem-bri. Il compito di fornire sicurezza attraverso la dis-suasione e la difesa collettiva restano un fonda-mentale compito ma, dalla fine della GuerraFredda, il ruolo e l’organizzazione delle forze dellaNATO hanno subito notevoli cambiamenti peradeguarsi al mutare del contesto di sicurezza eper promuovere la cooperazione militare con ipaesi partner.

Durante la Guerra Fredda, la pianificazione delladifesa della NATO era principalmente indirizzata amantenere le capacità necessarie per difendersida una possibile aggressione dell'UnioneSovietica e del Patto di Varsavia. Con la cadutadel muro di Berlino, qualcuno ha ritenuto che laNATO non fosse più necessaria. Però, benchébasata meno sul confronto, la sicurezza euro-atlantica era divenuta più complessa e moltenuove sfide erano emerse al di fuori dell’Europa,tra cui gli stati in disfacimento, la proliferazionedelle armi di distruzione di massa e dei loro vet-tori, e il terrorismo. Questa nuova agenda dellasicurezza è divenuta evidente all’inizio degli anni’90 con i conflitti etnici nei Balcani, dove infine leforze della NATO sono state chiamate a svolgereun ruolo a sostegno della pace e di gestione dellecrisi.

Più recentemente, gli attacchi terroristici del set-tembre 2001 e le successive operazioni inAfghanistan per sradicare al Qaida, il gruppo ter-rorista responsabile degli attacchi, hanno portatoa un crescente interesse per le minacce poste dalterrorismo, dagli stati in disfacimento e dal diffon-dersi delle armi di distruzione di massa. Le forzedella NATO ora contribuiscono alla difesa contro ilterrorismo e svolgono un ruolo più ampio nellemissioni internazionali a sostegno della pace, cheimpegnano la NATO al di fuori dell'area euro-atlantica per la prima volta nella sua storia. Così,mentre le minacce che l'Alleanza ha oggi di frontesono potenzialmente meno apocalittiche rispettoa quelle della Guerra Fredda, sono assoluta-mente reali, urgenti e spesso imprevedibili.

Le forze convenzionali della NATO

Dopo la fine della Guerra Fredda, l’entità globaledelle forze convenzionali è stata significativa-mente ridotta: dall'inizio degli anni ’90 le forze ter-restri assegnate all'Alleanza dai paesi membrisono state ridotte del 35%; le principali unitànavali sono state ridotte del 30% e le unità aereeda combattimento circa del 40%. La maggiorparte delle forze non sono più mantenute ad altilivelli di reazione e sono state ristrutturate perdare maggiore rilievo alla flessibilità e alla mobi-lità, e per consentire loro di assumere nuovi ruolia sostegno della pace e della gestione delle crisi,come pure per operare efficacemente con forze dipaesi non NATO.

Un esempio del modo in cui le nuove circostanzehanno condotto a cambiamenti nel modo in cui leforze militari alleate sono organizzate è costituitodall'introduzione del concetto militare di Gruppioperativi interforze multinazionali (CJTF). Questoconcetto fornisce una struttura flessibile che con-sente ai comandanti militari di avvalersi delle unitàdi vari paesi per fronteggiare le specifiche esi-genze di una particolare operazione militare.Facilita anche l'integrazione di paesi non NATO inoperazioni a sostegno della pace a guida NATO econsente possibili operazioni militari a guida UEche utilizzino risorse e capacità della NATO.

I nuovi ruoli della NATO di gestione delle crisi e asostegno della pace (descritti più in dettaglio nelCapitolo 10) hanno assunto una crescente impor-tanza dalla metà degli anni ‘90. Tra il 1992 e il1995, le forze della NATO sono state coinvoltenella guerra di Bosnia a sostegno delle NazioniUnite, contribuendo a monitorare e ad imporre lesanzioni dell’ONU in Adriatico come pure nellazona di interdizione al volo sopra la BosniaErzegovina e fornendo uno stretto appoggioaereo alla Forza di protezione dell'ONU sulcampo. Gli attacchi aerei, lanciati in agosto e set-tembre 1995 per spezzare l'assedio di Sarajevo,hanno contribuito a modificare il rapporto di forzae a garantire una soluzione pacifica.Successivamente - nel dicembre 1995 - la NATO

Muta il ruolo delle forze della NATO > 4

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ha schierato una forza multinazionale su mandatodell’ONU per l’attuazione degli aspetti militari del-l'accordo di pace.

Nella primavera del 1999, era stato accresciuto ilruolo nella gestione delle crisi della NATO quandogli alleati lanciarono un'operazione aerea contro ilregime jugoslavo per costringerlo ad osservare lerichieste internazionali di porre fine alla repres-sione politica ed etnica nella provincia del Kosovo.Venne quindi inviata una grande forza multinazio-nale a guida NATO per contribuire a ripristinare lastabilità.

Due anni più tardi, agli inizi del 2001, la NATO, incooperazione con il nuovo governo democraticojugoslavo, si impegnò nella prevenzione della crisinella Serbia meridionale, un'area con una vastapopolazione di etnia albanese. Più tardi nellostesso anno, la NATO insieme con l'UnioneEuropea si impegnò in attività di diplomazia pre-ventiva per contribuire ad evitare lo scoppio di unaguerra civile nella Repubblica ex jugoslava diMacedonia*, incoraggiando i negoziati per unpiano di pace. Una ridotta forza della NATO vennedispiegata nell'estate per disarmare pacificamentei ribelli e fornire sicurezza agli osservatori interna-zionali, e la stabilità venne presto ristabilita.

Le operazioni nei Balcani hanno consentito alleforze della NATO di acquisire una vasta espe-rienza nelle operazioni a sostegno alla pace e digestione delle crisi, e nel guidare coalizioni multi-nazionali che coinvolgono anche paesi non NATO.Ciò rende la NATO qualcosa di insostituibile nel-l’odierno contesto della sicurezza. Dopo gli attac-chi terroristici dell’11 settembre, l'Alleanza è chia-

mata sempre più a contribuire a creare sicurezzain zone di instabilità al di fuori della sua tradizio-nale area euro-atlantica.

In Afghanistan, l'Alleanza ha accettato nell’agosto2003 di assumere il comando della Forza interna-zionale di assistenza alla sicurezza (ISAF) percontribuire a portare stabilità in uno stato in dis-soluzione, a lungo afflitto dalla guerra civile esicuro rifugio per i terroristi. La NATO aveva giàsvolto un significativo ruolo di pianificazione asostegno degli alleati che erano stati alla guida diISAF. Il rafforzato ruolo della NATO assicura con-tinuità e risolve il problema di dover trovare ognisei mesi delle nuove nazioni per guidare la mis-sione. Il personale della NATO opera sotto la ban-diera di ISAF e nell’ambito di un mandatodell’ONU, che è stato ampliato nell’ottobre 2003per consentire operazioni al di fuori della capitale,Kabul.

L’impegno della NATO in Afghanistan è la primamissione dell'Alleanza al di fuori dell'area euro-atlantica. Riflette la basilare decisione presa daiministri degli esteri alleati nella riunione diReykjavik del maggio 2002, che la "NATO deveessere in grado di mettere in campo delle forzeche possano essere dislocate rapidamente edovunque siano necessarie, di sostenere opera-zioni in luoghi distanti e per periodi di tempo pro-lungati". Inoltre, in seguito all’intervento guidatodagli USA contro il regime di Saddam Hussein, laNATO ha accettato di sostenere la divisione mul-tinazionale guidata dai polacchi nell’Iraq centralecon creazione della forza, logistica, comunica-zioni ed intelligence. È in grado pure di offrire unsimile sostegno ad altri alleati che lo richiedano.

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Il contesto di sicurezza successivo all’11 settem-bre ha incluso anche l’impiego classico della forzanavale contro le nuove minacce. Dall’ottobre2001, nell’ambito dell’Operazione ActiveEndeavour, le navi della NATO hanno pattugliatoil Mediterraneo orientale, controllato il trafficomarittimo per scoprire ed impedire azioni terrori-stiche. La missione è stata da allora estesa perincludervi la scorta a navi non militari, su richie-sta, attraverso lo Stretto di Gibilterra, come pureper includervi la sistematica ispezione di navisospette. Oltre a dissuadere il terrorismo, l'opera-zione navale ha portato alcuni benefici inaspettatie ha avuto un effetto tangibile sulla sicurezza e lastabilità nel Mediterraneo, il che è positivo per leattività commerciali ed economiche.

Le forze nucleari della NATO

La politica della NATO riguardo alle armi nuclearicostituisce uno dei settori di politica militare in cuinell’ultimo decennio si sono verificati i cambiamentipiù radicali. Durante la Guerra Fredda, le forzenucleari della NATO svolgevano un ruolo centralenella strategia dell'Alleanza. L'esistenza di significa-tive quantità di queste forze e la volontà manifestatadai governi alleati di detenerle e di prevedernel’uso, era concepita per fungere da deterrente, nonsolo in risposta all'uso di armi nucleari da parte dialtri paesi, ma come un supremo deterrente controogni forma di aggressione.

Alla metà degli anni ’50, una strategia cosiddettadella "risposta massiccia" enfatizzava la dissua-sione basata sulla minaccia che la NATO avrebberisposto all’aggressione contro chiunque dei suoimembri con ogni mezzo a sua disposizione,incluse in modo particolare le armi nucleari. Nel1967, veniva poi introdotta la strategia della"risposta flessibile", che mirava a scoraggiarel’aggressione creando nella mente di un poten-ziale aggressore incertezza riguardo a quella chepoteva essere la natura della risposta della NATO,convenzionale o nucleare. Questa è rimasta lastrategia della NATO sino alla fine della GuerraFredda.

Le armi nucleari svolgono un ruolo assai ridottonell’attuale strategia dell'Alleanza. Ciascuna delletre potenze nucleari della NATO - Stati Uniti,Regno Unito e Francia - ha ridotto notevolmente ilnumero delle proprie armi, in alcuni casi di circal’80%. Le ipotesi in cui l'uso di tali armi potrebbeessere contemplato sono state considerate comeestremamente remote e queste non sono piùrivolte contro un determinato paese o una speci-fica minaccia.

L’obiettivo fondamentale delle rimanenti forzenucleari è politico: preservare la pace e impedire lacoercizione rendendo i rischi di una aggressionecontro la NATO incalcolabili ed inaccettabili.Insieme con le capacità convenzionali nonnucleari, creano incertezza in qualsiasi paese che

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Le forze della NATO

Il termine forze della NATO può risultare fuor-viante. La NATO non ha un esercito perma-nente. Invece, i singoli paesi membri si sonoimpegnati sul tipo e sull’entità delle forze cheverranno messe a disposizione dell’Alleanzaper eseguire i compiti o le operazioni stabilite.Queste forze rimangono sotto il controllo nazio-nale finché non vengono richieste e quindiposte sotto la responsabilità dei comandantimilitari della NATO.

Di fatto, la NATO ha poche forze militari perma-nenti. Dei ridotti stati maggiori integrati nei variquartier generali multinazionali costituiscono lastruttura militare integrata dell'Alleanza. Alcuneforze operative, come la Forza aviotrasportatadi avvistamento a distanza della NATO, hannodelle installazioni permanenti per le comunica-

zioni o la difesa aerea e la sorveglianza. E leForze navali permanenti, che comprendono unlimitato numero di unità navali e di personaledelle marine militari di alcuni alleati, sonodispiegate a rotazione.

Mentre la NATO non ha un esercito perma-nente, può mobilitare le forze di 26 alleati. Lasua struttura integrata multinazionale ha conse-guito un livello storicamente senza precedentidi interoperabilità fra forze armate, equipaggiatee addestrate ad operare insieme, secondocomuni standard e procedure. Ciò, aggiunto adanni di esperienza nel condurre operazioni mul-tinazionali di gestione delle crisi e di manteni-mento della pace, rende la NATO un elementoinestimabile nell’odierno contesto di sicurezza,dove, per affrontare le nuove minacce, sirichiede un’azione internazionale coordinata.

potrebbe pensare di ottenere un vantaggio politicoo militare attraverso la minaccia o l’uso di arminucleari, biologiche o chimiche contro l'Alleanza.

Allo stesso tempo, gli alleati della NATO hanno unimpegno di lunga data sul controllo degli arma-menti nucleari, sul disarmo e la prevenzione del

diffondersi delle armi nucleari, e la NATO sostienegli sforzi per ridurre le armi nucleari in modo pru-dente e progressivo come pure quelli per limitarela proliferazione delle armi di distruzione di massa(WMD). Un Centro per le WMD è stato istituitopresso la NATO per individuare le esigenze e perscambiare informazioni in questo campo.

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L'Alleanza si è adattata al contesto strategico deldopo Guerra Fredda adottando una definizionepiù ampia di sicurezza e avviando una strategiaampiamente basata sul partenariato e la coope-razione in tutta l'area euro-atlantica, aspetti chevengono ora considerati come uno dei fondamen-tali compiti di sicurezza della NATO. Il processo èiniziato nel 1990, quando i leader alleati teserouna mano amica per superare l’antica divisioneEst-Ovest, proponendo un nuovo rapporto di coo-perazione con i paesi dell’Europa centrale eorientale e con le ex repubbliche sovietiche.

Ciò ha determinato le premesse per la creazionenel dicembre 1991 del Consiglio di cooperazionenord atlantico (NACC), quale foro di consulta-zione mirato ad accrescere la fiducia reciproca.Alcuni anni più tardi, il processo di partenariatocompiva un significativo balzo in avanti con l’av-vio, nel 1994, del Partenariato per la Pace (PfP) -un importante programma di cooperazione praticabilaterale tra la NATO e singoli partner.

Oggi, i paesi NATO e partner si consultano rego-larmente su questioni relative alla sicurezza e alladifesa nel Consiglio di partenariato euro-atlantico(EAPC), che ha sostituito il NACC nel 1997. Leforze dei paesi NATO e partner frequentementeinteragiscono e conducono esercitazioni con-giunte, ed i loro soldati sono dispiegati gli uni afianco degli l'altri nelle operazioni di manteni-mento della pace guidate dalla NATO nei Balcani.Nel vertice di Praga del novembre 2002 si sonocompiuti progressi nel rafforzare la cooperazionetra la NATO ed i partner e nel focalizzare megliole attività di partenariato nell’affrontare le sfidealla sicurezza del XXI secolo.

Il Partenariato per la Pace

Negli ultimi dieci anni, uno dei risultati internazio-nali più straordinari nel campo della sicurezza èstato il programma di Partenariato per la Pace(PfP). Dal suo avvio nel 1994, 30 paesi hannoaccettato l'invito ad aderire al partenariato:Albania, Armenia, Austria, Azerbaijan,Bielorussia, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca,

Estonia, Finlandia, Georgia, Ungheria, Irlanda,Kazakistan, Repubblica Kirghisa, Lettonia,Lituania, Moldavia, Polonia, Romania, Russia,Slovacchia, Slovenia, Svezia, Svizzera, laRepubblica ex jugoslava di Macedonia*,Tagikistan, Turkmenistan, Ucraina ed Uzbekistan.Di questi, dieci sono divenuti alleati: RepubblicaCeca, Ungheria e Polonia nel 1999 e Bulgaria,Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchiae Slovenia nel 2004.

Anche Bosnia Erzegovina e Serbia e Montenegrohanno espresso il loro desiderio di aderire alPartenariato per la Pace e al Consiglio di parte-nariato euro-atlantico. La NATO è favorevole adaccogliere questi due paesi nel partenariato, unavolta che avranno soddisfatto le condizioni richie-ste dall'Alleanza, che includono la piena coopera-zione con il Tribunale penale internazionale perl'ex Jugoslavia, in particolare l’arresto e la conse-gna al Tribunale di individui accusati di crimini diguerra.

Basato sulla cooperazione pratica e sull’impegnoad attuare i principi democratici che sono allabase della stessa Alleanza, l’obiettivo delPartenariato per la Pace è quello di accrescere lastabilità, ridurre le minacce alla pace e crearerafforzate relazioni nel campo della sicurezza tra isingoli paesi partner e la NATO, come pure conaltri paesi partner. L'essenza del programma delPfP è il partenariato creato individualmente traciascun paese partner e la NATO, configurato inbase alle necessità individuali e attuato congiun-tamente al livello e al ritmo scelto da ciascungoverno partecipante.

Il Documento quadro costituisce il fondamentoformale del Partenariato per la Pace. Prevedeimpegni specifici per ciascun paese partner einclude l’impegno degli alleati di consultarsi conogni paese partner che percepisse una minacciadiretta alla propria integrità territoriale, alla propriaindipendenza politica o alla propria sicurezza.Ogni partner assume un numero di impegni poli-tici di vasta portata per salvaguardare le societàdemocratiche; per sostenere i principi del dirittointernazionale; per adempiere agli obblighi deri-

Ampliare la sicurezza attraverso il partenariato > 5

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vanti dallo Statuto dell'ONU, dalla Dichiarazioneuniversale dei diritti umani, dall’Atto finale diHelsinki2 e dagli accordi internazionali sul disarmoe sul controllo degli armamenti; per astenersidalla minaccia o dall’uso della forza contro altristati; per rispettare i confini esistenti; e per la solu-zione pacifica delle controversie. Impegni specificivengono inoltre presi per promuovere la traspa-renza nella pianificazione e nella preparazionedel bilancio della difesa nazionale allo scopo diattuare il controllo democratico sulle forze armate,e per sviluppare la capacità di azioni congiuntecon la NATO nelle operazioni di mantenimentodella pace e umanitarie.

Tra la NATO e ciascun paese partner viene svi-luppato e stabilito congiuntamente un Programmadi partenariato individuale. I programmi, delladurata di due anni, sono composti da attività tratteda un lungo elenco – il Programma di lavoro delpartenariato – in base agli interessi e alle specifi-che esigenze di ciascun paese. La cooperazione,che si concentra in particolare su attività con-nesse alla difesa, include la cooperazione pratica,che tocca di fatto ogni campo di attività dellaNATO. Il Programma di lavoro offre attività in oltreventi settori, che variano dalla politica e dalla pia-nificazione della difesa, ai rapporti tra settori civilie militari, dalla formazione e dall’addestramento,alla difesa aerea, dai sistemi di comunicazione einformatici, alla gestione delle crisi, e ai piani civilidi emergenza.

Per assicurare che le forze dei partner siano mag-giormente in grado di operare con le forze armatedella NATO in operazioni di mantenimento dellapace, delle linee guida sull’interoperabilità o suirequisiti di capacità vengono fornite in base a unProcesso di pianificazione e di riesame del PfP.Questo meccanismo è modellato sul sistema di

pianificazione delle forze proprio della NATO ed èofferto ai partner come opzione. Gli obiettivi dellapianificazione, o Obiettivi del partenariato, ven-gono negoziati con ciascun paese partecipante edettagliati riesami ne verificano i progressi.Questo processo ha contribuito in modo significa-tivo alla stretta cooperazione dei paesi partnernelle operazioni di pace nei Balcani.

Nel corso degli anni, è stato accresciuto l’obiettivooperativo del Partenariato per la Pace e così ilcoinvolgimento dei paesi partner nel processodecisionale e nella pianificazione del PfP. UnConcetto di capacità operative è stato introdottoper sviluppare una cooperazione militare piùstretta e focalizzata, mirata a migliorare l'efficaciamilitare delle forze multinazionali. Inoltre, è statosviluppato un Quadro politico-militare per raffor-zare la consultazione con i paesi partner durantel’intensificarsi di una crisi, che può richiedere lospiegamento di truppe per il mantenimento dellapace, e per coinvolgerli dal primo momento nellediscussioni dei piani operativi e nel processo dicreazione della forza.

Per integrare meglio i paesi partner nell’attivitàquotidiana del Partenariato, sono stati istituitidegli Elementi di stato maggiore del PfP, costituitida ufficiali dei paesi partner, presso molti quartiergenerali della NATO. Inoltre, al Quartier generalesupremo delle potenze alleate in Europa(SHAPE), a Mons (Belgio), una Cellula di coordi-namento del partenariato aiuta a coordinare l’ad-destramento e le esercitazioni del PfP ed unCentro di coordinamento internazionale forniscecorsi teorici e di pianificazione a tutti i paesi nonNATO che partecipano con proprie truppe alleoperazioni di mantenimento della pace a guidaNATO nei Balcani e in Afghanistan.

2L’Atto finale di Helsinki: fu adottato nel 1975 dall'allora Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione inEuropa (CSCE) per stabilire degli standard di comportamento internazionale, per introdurre misure volte adaccrescere la fiducia tra Est ed Ovest, per promuovere il rispetto dei diritti umani, e per incoraggiare la coo-perazione economica, culturale, scientifica e tecnica.

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Il Consiglio di partenariato euro-atlantico

Il Consiglio di partenariato euro-atlantico riuniscemembri della NATO e partner, attualmente 46paesi, in un foro multilaterale per regolari dialoghie consultazioni su questioni politiche e relative allasicurezza. Serve anche da contesto politico perrelazioni individuali bilaterali sviluppate tra laNATO e i paesi che partecipano al Partenariatoper la Pace.

La decisione, nel 1997, di creare l'EAPC riflettevaun desiderio di andare oltre i risultati del NACC edi creare un foro della sicurezza che armoniz-zasse le relazioni sempre più sofisticate sviluppatecon i partner nell’ambito del Partenariato per laPace e nel contesto dell'operazione di manteni-mento della pace in Bosnia Erzegovina, dove, nel1996, erano stati dispiegati soldati di 14 paesipartner a fianco dei loro colleghi dell'Alleanza.

L’istituzione dell'EAPC si affiancava anche ai passicompiuti in parallelo per rafforzare il ruolo delPartenariato per la Pace aumentando il coinvolgi-mento dei paesi partner nel processo decisionalee nella pianificazione nell’intero ambito di attivitàdel partenariato.

Oltre alle consultazioni a breve termine nell'EAPCsulle questioni politiche correnti e su quelle rela-tive alla sicurezza, un Piano d’azione dell’EAPCbiennale prevede delle consultazioni a lungo ter-mine e forme di cooperazione in un’ampia gammadi settori. Senza limitarsi al successivo elenco,possono includere: operazioni di gestione dellecrisi e a sostegno della pace; questioni regionali;controllo degli armamenti e questioni relative allaproliferazione delle armi di distruzione di massa;terrorismo internazionale; questioni di difesa,come pianificazione, bilancio, politica e strategia;piani civili di emergenza e stato di preparazione incaso di calamità; cooperazione nel campo degliarmamenti; sicurezza nucleare; coordinamentocivile-militare nella gestione del traffico aereo; ecooperazione scientifica.

Le riunioni dell'EAPC si tengono mensilmente alivello di ambasciatori, annualmente a livello di

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ministri degli esteri e della difesa e di capi di statomaggiore della difesa, come pure qualche volta alivello di vertice. Dal 2005, una riunione annualead alto livello, tratterà importanti questioni politi-che concernenti la comunità euro-atlantica. Lamaggior parte dei paesi partner ha stabilito mis-sioni diplomatiche presso la sede della NATO aBruxelles, il che facilita regolari comunicazioni econsente che le consultazioni abbiano luogo ogniqualvolta ciò si renda necessario. Gli ambasciatoridella NATO e dei paese partner sono stati, peresempio, in grado di riunirsi con breve preavviso il12 settembre, subito dopo gli attacchi terroristicidel settembre 2001 contro gli Stati Uniti. La soli-darietà espressa quel giorno dai membridell’EAPC – che rappresentavano Nord America,Europa e Asia centrale - e la cooperazione che siè manifestata in seguito alla campagna guidatadagli USA contro il terrorismo internazionalemostrano come le iniziative del partenariato dellaNATO hanno diffuso il seme di una vera culturadella sicurezza euro-atlantica.

Il Partenariato dopo Praga

Con l’avvio, al vertice di Praga, di un Piano d’a-zione del partenariato contro il terrorismo si ègiunti a dare concreta espressione alla comunedeterminazione di unire le forze contro la minac-cia del terrorismo. Sono stati anche effettuatipassi per accrescere la cooperazione tra la NATOe i paesi partner. Un riesame globale dell'EAPC edel Partenariato per la Pace ha raccomandato unpiù rafforzato dialogo politico con i partner e un

ulteriore miglioramento del loro coinvolgimentonella pianificazione, conduzione e supervisionedelle attività cui partecipano. Inoltre, è stato intro-dotto un nuovo meccanismo di cooperazione, ilPiano d’azione del partenariato individuale, ilquale, piuttosto che scegliere da una lista di atti-vità, consente all'Alleanza di adattare la propriaassistenza ai paesi partner che hanno richiestoun sostegno più strutturato per le riforme interne,in base alle specifiche esigenze e circostanze.Costruendo sui progressi compiuti a Praga, leproposte vengono sviluppate per la prossima riu-nione al vertice della NATO a Istanbul nel 2004 alfine di rendere il Partenariato per la Pace ancorpiù idoneo ad affrontare le questioni fondamentalie le esigenze e le capacità dei singoli partner; apromuovere la riforma della difesa che incoraggiala trasformazione e l’interoperabilità delle forzearmate; e ad accrescere la cooperazione regio-nale e il sostegno reciproco.

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L’adesione alla NATO è aperta ad ogni paeseeuropeo. L’articolo 10 del Trattato di Washingtonconsente ai membri esistenti di invitare "qualsiasistato europeo in grado di favorire i principi di que-sto Trattato e di contribuire alla sicurezza dell'areadel Nord Atlantico" a divenirne membro. I 12membri fondatori della NATO sono divenuti oggi26 dopo cinque fasi di allargamento.

La porta della NATO rimane aperta. Dopo l’ultimafase di allargamento, che ha visto Bulgaria,Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchiae Slovenia diventare membri nel 2004, altri treaspiranti, Albania, Croazia e la Repubblica exjugoslava di Macedonia*, auspicano di essereinvitati ad aderire in futuro.

Lo scopo di ciascuna fase di allargamento è statoquello di ampliare la sicurezza euro-atlantica e diaccrescere la forza, la coesione e la vitalità dellaNATO, e non è stata diretta contro gli interessi disicurezza di alcun paese terzo. Ciascuna fase diallargamento ha contribuito ad ampliare la sicu-rezza e la stabilità in Europa e a guarire le ferite diun continente, che ha subito due guerre nella primametà del XX secolo ed è stato poi diviso da unaCortina di Ferro per quaranta anni. Grecia e Turchiasono divenute membri nel 1952. Nel 1955, solodieci anni dopo la fine della Seconda Guerra mon-diale, ha aderito la Repubblica federale diGermania, integrando solidamente il paesenell'Occidente e ponendo le premesse per la defi-nitiva riunificazione tedesca. Dopo notevoli e accesidibattiti negli ambienti politici, la Spagna ha aderitonel 1982, pur non partecipando alla struttura mili-tare integrata dell'Alleanza fino al 1998. La deci-sione presa al vertice di Madrid del 1997 di invitarela Repubblica Ceca, l’Ungheria e la Polonia adavviare i colloqui di adesione per aderire alla NATOha costituito un importante passo verso il supera-mento delle divisioni della Guerra Fredda, aprendola via all’adesione all'Alleanza per gli ex avversaridel Patto di Varsavia.

L’allargamento del dopo GuerraFredda

La prima fase di allargamento del dopo GuerraFredda non ha rappresentato una conclusione

scontata e la decisione ha richiesto l’unanimità fratutti i paesi membri. Si è tenuto soprattutto contodi salvaguardare la capacità dell'Alleanza nelprendere decisioni basate sul consenso e che l’al-largamento avrebbe rafforzato la sicurezza euro-pea. Uno Studio sull’allargamento della NATO,commissionato nel 1994 e pubblicato un annodopo, era pervenuto alla conclusione che l'am-missione di nuovi membri e le implicazioni politi-che, militari ed economiche dell’allargamentoavrebbero favorito l’obiettivo basilare dell'Alleanzadi rafforzare la sicurezza e di estendere la stabi-lità in tutta l'area euro-atlantica. Insieme allo svi-luppo delle relazioni dell’Alleanza con la Russia,l’Ucraina ed altri paesi partner, il processoavrebbe favorito gli interessi dell’intera Europa.

Un importante aspetto, presente in tutte le deci-sioni di questa prima fase di allargamento deldopo Guerra Fredda, consistette nel correggere lapercezione della Russia, che vedeva l'Alleanzacome un blocco militare ostile ai propri interessi.Gli alleati convenivano che la Russia aveva unimportante contributo da dare alla stabilità e allasicurezza europea e riconoscevano che le preoc-cupazioni russe riguardo al processo di allarga-mento andavano affrontate. Ciononostante, ildiritto di ciascuno stato indipendente europeo dicercare le proprie soluzioni nel campo della sicu-rezza e di appartenere a organizzazioni interna-zionali doveva essere rispettato, come del restoera diritto dei membri dell'Alleanza prendere leloro decisioni. Prima di rivolgere gli inviti al verticedi Madrid, la NATO cercò di consolidare e di isti-tuzionalizzare il dialogo con la Russia attraversol’Atto istitutivo del 1997 (vedi Capitolo 7) e ribadìil proprio impegno a non schierare armi nucleari oa dispiegare soldati stranieri sul territorio deinuovi membri.

Basandosi sulle raccomandazioni dello Studiosull’allargamento della NATO e in seguito ad unintensificato dialogo individuale con i paesi part-ner interessati e ad ampie consultazioni fra glialleati, la Repubblica Ceca, l’Ungheria e laPolonia vennero invitate ad avviare i colloqui diadesione nel 1997 e il 12 marzo 1999 divenneroformalmente membri dell'Alleanza.

Aprire l'Alleanza a nuovi membri > 6

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Molti paesi rimasero delusi di non essere statiinclusi nella prima fase di allargamento del dopoGuerra Fredda, ma i membri della NATO hannochiarito che l'Alleanza sarebbe rimasta aperta aglialtri paesi che in futuro avessero desiderato ade-rirvi. Al vertice di Washington dell’aprile 1999, glialleati avevano avviato un Piano d’azione per l’a-desione (MAP) per assistere i paesi candidati aprepararsi alla futura adesione all'Alleanza (vediriquadro). Sette degli originari partecipanti alMAP, e cioè Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania,Romania, Slovacchia e Slovenia, sono stati invi-tati ad avviare i colloqui di adesione al vertice diPraga nel novembre 2002.

Dopo numerosi giri di consultazioni con i settepaesi, gli alleati firmarono i protocolli di adesionerelativi ai sette invitati nel marzo 2003. Una voltaratificati questi protocolli da tutti i paesi membri,

secondo le loro rispettive procedure nazionali eparlamentari, il 29 marzo 2004 i sette nuovi mem-bri hanno potuto aderire al trattato istitutivo dellaNATO. Ci si attende che i nuovi alleati compianoulteriori progressi in merito agli importanti impegniriguardanti le riforme, in particolare nel settoredella difesa.

La NATO continuerà nella sua politica della portaaperta anche dopo questa seconda fase di allarga-mento del dopo Guerra Fredda. A tal fine ha inco-raggiato gli altri tre paesi che partecipano al MAP -Albania, Croazia e la Repubblica ex jugoslava diMacedonia* - a continuare a perseguire i loro sforzidi riforma, particolarmente nei settori della difesa edella sicurezza. Nel caso della Croazia, un’impor-tanza fondamentale verrà attribuita anche alla pienacollaborazione con il Tribunale penale internazionaleper l'ex Jugoslavia.

Il Piano d’azione per l’adesione

Avviato nel 1999, basato sulle esperienze dellaprima fase di allargamento del dopo GuerraFredda, il Piano d’azione per l’adesione (MAP),assiste i paesi che aspirano ad aderireall'Alleanza nella loro preparazione per diveniremembri della NATO. Nove paesi - Albania,Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania,Slovacchia, Slovenia e la Repubblica ex jugo-slava di Macedonia* - vi hanno partecipato sin dalsuo inizio. A questi si è aggiunta la Croazia nelmaggio 2002. Sette di questi paesi sono divenutimembri nel 2004.

Per divenire un membro della NATO, i paesi can-didati devono dimostrare l’esistenza di un effettivosistema democratico, politico e di economia dimercato; il rispetto per quanti appartengono aminoranze nazionali conformemente agli standarddell’OSCE; la risoluzione di tutte le divergenzeinsolute con i propri vicini e un impegno senzariserve alla pacifica soluzione delle divergenze; lacapacità e la volontà di apportare un contributomilitare all'Alleanza e di conseguire l’interoperabi-lità con le forze degli altri membri; e l’opportunofunzionamento delle relazioni tra settori civili emilitari secondo gli standard democratici.

La partecipazione al MAP non garantisce lafutura adesione. Comunque, ciò consente atutti i paesi interessati di centrare la loro prepa-razione sugli obiettivi e le priorità indicate nellapianificazione e di ricevere valido aiuto e valu-tazioni dalla NATO. Questi coprono tutti gliaspetti dell’adesione, tra cui i requisiti politici,economici, relativi alla difesa, alle risorse, alleinformazioni, alla sicurezza e agli aspetti giuri-dici.

Ciascun paese partecipante sceglie gli ele-menti del MAP che più si adattano alle sue esi-genze e stabilisce obiettivi e tempi. La parteci-pazione allo stesso Partenariato per la Pace, eparticolarmente al Processo di pianificazione edi riesame del PfP, costituisce parte integrantedel processo, dato che consente ai paesi can-didati di sviluppare forze e strutture delle forzeche sono maggiormente in grado di operarecon le forze dell'Alleanza. Vengono tenuteregolari riunioni di riesame con gli alleati peresaminare i progressi ed assicurare che ven-gano forniti consigli e riscontri. L’attuazione delMAP è tenuta sotto costante riesame dalConsiglio Nord Atlantico.

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Dall’inizio degli anni ’90, la NATO ha stabilito con-tatti e sviluppato la cooperazione con la Russia. Ilprincipio fondamentale per la cooperazione tra ipaesi della NATO e la Russia è ovvio: le comunisfide alla sicurezza possono essere meglioaffrontate attraverso la cooperazione e il coinvol-gimento della Russia è fondamentale per un glo-bale sistema di sicurezza europeo del dopoGuerra Fredda.

In seguito agli attacchi terroristici del settembre2001, che hanno rafforzato l’esigenza di un’azionecoordinata per rispondere alle minacce comuni, ilpartenariato NATO-Russia ha ricevuto nuovovigore e sostanza nel vertice di Roma del maggio2002. È stato creato un nuovo Consiglio NATO-Russia (NRC), che riunisce gli alleati della NATO ela Russia come partner uguali per identificare eperseguire le possibilità di un’azione comune. Lacooperazione è stata intensificata in importantisettori di reciproco interesse e preoccupazione.

La decisione di approfondire il loro partenariatodimostra la risoluzione condivisa dei paesi dellaNATO e della Russia di collaborare più stretta-mente all’obiettivo comune di creare una pacedurevole e che comprenda tutti i popoli dell'areaeuro-atlantica, concetto che per la prima volta erastato espresso nell’Atto istitutivo NATO-Russiasulle relazioni reciproche, la cooperazione e lasicurezza del 1997, stabilendo la base per il par-tenariato NATO-Russia.

Lo sviluppo delle relazioni

La Russia è stata un membro fondatore delConsiglio di cooperazione nord atlantico nel 1991e ha aderito al Partenariato per la Pace nel 1994,e i soldati della pace russi hanno operato fianco afianco con i loro colleghi della NATO nei Balcanidal 1996 fino al loro ritiro nell'estate 2003 (vediriquadro a pagina 25). Comunque, la vera baseper un partenariato forte e durevole tra la NATO ela Russia è stata fornita dall'Atto istitutivo, firmatoa Parigi il 27 maggio 1997. Questo ha determinatola creazione del Consiglio congiunto permanente(PJC) quale foro di regolari consultazioni su

comuni questioni di sicurezza e per lo sviluppo diun programma di consultazione e cooperazione.

Molti progressi sono stati fatti nei successivi cinqueanni nell’accrescere la fiducia reciproca e nel supe-rare le erronee percezioni attraverso il dialogo. Nel1999, malgrado le divergenze sulla campagnaaerea in Kosovo che determinarono l'interruzioneper un anno delle riunioni del PJC, molte attività, tracui il mantenimento della pace in BosniaErzegovina, hanno continuato senza interruzione.

Peraltro, le ambiziose aspirazioni cui mirava l'Attoistitutivo non si erano mai pienamente realizzatenell’ambito del PJC. La sua configurazione “NATO+ 1" voleva dire che la NATO si presentava con leposizioni dell’Alleanza già stabilite, e la NATO e laRussia si scambiavano informazioni ed effettua-vano consultazioni in una forma più o meno "bila-terale", che si è rivelata inefficiente quando èvenuto il momento di andare oltre la consultazionee di cercare una più autentica cooperazione.Quando, all’indomani degli attacchi dell'11 settem-bre, divenne urgente un’azione concertata per con-trastare il terrorismo internazionale e le altre nuoveminacce alla sicurezza gli alleati e la Russia furonosolleciti a cogliere l’opportunità di portare i loro rap-porti a un livello più alto, creando il ConsiglioNATO-Russia per promuovere la cooperazionecome partner eguali (vedi riquadro).

Per facilitare la cooperazione, la Russia nel 1998ha istituito una propria missione presso la NATO eun Ufficio informazioni della NATO è stato ubicatoa Mosca per spiegare la nuova NATO e renderenoti i benefici del partenariato NATO-Russia.Sempre a Mosca, è stata anche creata unaMissione militare di collegamento della NATO, checontribuisce ad accrescere la trasparenza e lo svi-luppo della cooperazione pratica in campo militare.

Approfondire la cooperazione

L’NRC sta diventando un efficiente meccanismo diconsultazione, per la creazione del consenso, lacooperazione, le decisioni comuni e le azionicomuni. Già nei suoi primi 18 mesi di esistenza

Creare nuove relazioni con la Russia > 7

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hanno avuto luogo consultazioni politiche sullasituazione in Afghanistan, in Serbia e Montenegroe in Bosnia Erzegovina, e la cooperazione praticaha prodotto concreti benefici in molti settori.

L’NRC ha creato numerosi gruppi di lavoro e comi-tati sul terrorismo, la proliferazione, il manteni-mento della pace, la difesa contro i missili di tea-tro, la cooperazione per la gestione dello spazioaereo, le emergenze civili, la riforma della difesa,la cooperazione scientifica e sulle sfide dellasocietà moderna. Degli esperti sono stati incari-cati di effettuare singoli progetti in un’ampiagamma di altri settori. Non passa giorno senzache vi sia una riunione dell’NRC, a un livello o adun altro, determinando un'intensità senza prece-denti di contatti e di consultazioni informali.

Tra i settori fondamentali della cooperazione, lalotta contro il terrorismo e le nuove minacce allasicurezza sono quelli che stanno generandoalcuni dei primi tangibili risultati dei rafforzati rap-porti NATO-Russia. Vengono sviluppate e tenutesotto esame le comuni valutazioni di specificheminacce terroristiche nell'area euro-atlantica eviene valutato il ruolo delle forze armate nel com-battere il terrorismo. È stata intensificata la coo-perazione per quanto riguarda la proliferazionedelle armi nucleari, biologiche e chimiche e l'e-spansione della tecnologia dei missili balistici: èstata preparata una comune valutazione sulle ten-denze generali della proliferazione delle armi didistruzione di massa e la cooperazione nelladifesa contro i missili di teatro affronta il pericolosenza precedenti posto dall’accresciuta disponibi-lità di missili balistici sempre più perfetti. UnaIniziativa in cooperazione sullo spazio aereo miraad incoraggiare la cooperazione sulla gestionedel traffico aereo e la sorveglianza aerea, chemigliorerà la sicurezza aerea e la trasparenza edaiuterà anche a neutralizzare la minaccia dell'usopotenziale di aerei civili per scopi terroristici.

Un obiettivo fondamentale della cooperazionemilitare è quello di migliorare l’interoperabilità,dato che le moderne forze armate, se richieste di

Il Consiglio NATO-Russia

La Dichiarazione di Roma del 2002, che sibasa sugli obiettivi e sui principi dell’Atto isti-tutivo del 1997, istituisce il Consiglio NATO-Russia (NRC) quale meccanismo per la con-sultazione, la creazione del consenso, lacooperazione, le decisioni comuni e le azionicomuni, in cui i singoli alleati e la Russiaoperano come partner uguali in un’ampiagamma di questioni della sicurezza euro-atlantica di comune interesse. Il continuo dia-logo politico su questioni di sicurezza con-sente di identificare rapidamente i problemisin dal loro sorgere, di decidere gli approccicomuni e di effettuare delle azioni comuni,secondo opportunità.

Il nuovo Consiglio, che sostituisce il PJC,opera sul principio del consenso. È presie-duto dal Segretario generale della NATO. Leriunioni si tengono almeno una volta al mesea livello di ambasciatori e rappresentanti mili-tari; due volte l’anno a livello di ministri degliesteri e della difesa e capi di stato maggiore;e di quando in quando a livello di vertice. IlComitato preparatorio dell’NRC costituisceun'importante innovazione, si riuniscealmeno due volte al mese per preparare lediscussioni degli ambasciatori e per sovrin-tendere a tutte le attività degli esperti cheoperano per conto dell’NRC.

L’attività nell’ambito dell’NRC si concentra sututti i settori di reciproco interesse indicatinell'Atto istitutivo. La cooperazione vieneintensificata in numerosi settori fondamen-tali, che includono la lotta contro il terrori-smo, la gestione delle crisi, la non prolifera-zione, il controllo degli armamenti e lemisure per accrescere la fiducia, la difesacontro i missili di teatro, la logistica, la coo-perazione tra settori militari, la riforma delladifesa e le emergenze civili. Si possonoaggiungere nuovi settori all'agenda dell’NRCcon il reciproco consenso dei suoi membri.

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operare insieme in operazioni a sostegno dellapace o di gestione delle crisi, devono essere ingrado di farlo sotto un comando multinazionale enell’ambito di strutture di forza multinazionali. Unconsiderevole programma di esercitazioni e diaddestramento viene attuato sotto l’NRC. La logi-stica, tra cui prove di interoperabilità per gli equi-paggiamenti e le procedure in settori come il tra-sporto aereo e il rifornimento in volo, costituisceun altro punto focale delle attività. Una intensifi-cata cooperazione nella ricerca e salvataggio inmare è stata avviata dopo l’affondamento nell'a-gosto 2000 del sottomarino nucleare russo Kurske la perdita dei suoi 118 uomini di equipaggio. Unaccordo quadro tra la NATO e la Russia sul sal-vataggio ed il recupero di equipaggi di unitàsubacquee è stato firmato nel febbraio 2003.

La riforma della difesa rappresenta un altro set-tore di interessi condivisi. La Russia e i paesi dellaNATO hanno bisogno di forze armate che siano didimensioni appropriate, addestrate ed equipag-giate per affrontare l’intera gamma delle minaccedel XXI secolo. In assenza di un piano per lariforma delle forze armate, la Russia potrebbetrarre profitto dall'esperienza dei paesi dellaNATO, molti dei quali hanno introdotto delle fon-damentali riforme durante lo scorso decennio peradeguare le loro forze armate alle esigenzeattuali. Dopo una iniziale riunione nell’ottobre2002, è stata avviata la cooperazione su diversiaspetti della riforma della difesa, come la gestionedelle risorse umane e finanziarie; le questionifinanziarie e sociali a livello macro-economico; ela pianificazione delle forze. Vengono ampliate leattività di un progetto comune che ha avuto suc-cesso per la riqualificazione del personale militarerusso in pensione, avviato a Mosca nel luglio2002. Inoltre, nel 2003, il Collegio di difesa dellaNATO a Roma ha istituito due borse di studio per

ricercatori russi per promuovere la ricerca sullariforma della difesa.

La Russia e la NATO cooperano dal 1996 per svi-luppare una capacità per azioni comuni in rispo-sta ad emergenze civili, come terremoti ed inon-dazioni, e per coordinare la localizzazione e laprevenzione dei disastri prima che si verifichino.Ed è stata una proposta russa che ha condottonel 1998 alla creazione del Centro euro-atlanticodi coordinamento per la reazione in caso di cala-mità (vedi riquadro a pagina 35). Diverse eserci-tazioni e seminari sul tema dell’assistenza in casodi calamità, spesso con partecipanti di altri paesipartner, contribuiscono a sviluppare la coopera-zione civile-militare. Nell’ambito dell’NRC, l’attivitàin questo settore si concentra inizialmente sulmiglioramento dell’interoperabilità, delle proce-dure e dello scambio di informazioni e di espe-rienze.

La cooperazione in campo scientifico e tecnolo-gico con la Russia, avviata nel 1998, si è concen-trata su tre settori specifici di particolare interesseper la Russia, cioè la fisica dei plasmi, la biotec-nologia delle piante e la previsione e prevenzionedi catastrofi naturali ed industriali. Sotto l’egida delComitato scientifico dell’NRC, comunque, vi è unnuovo settore di cooperazione che consiste nel-l’applicazione della scienza civile per la difesacontro il terrorismo e le nuove minacce, come nelrilevamento degli esplosivi o nell’esaminare l'im-patto sociale e psicologico del terrorismo. I pro-blemi di protezione ambientale determinati da atti-vità civili e militari costituiscono un altro nuovosettore di cooperazione, sotto l’egida del Comitatoper le sfide della società moderna, istituito nel-l’ambito dell’NRC nel 2003.

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Il mantenimento della pace

Per oltre sette anni (fino al suo ritiro da SFORe KFOR nell'estate 2003), la Russia ha fornitoil più grande contingente non NATO alle forze dimantenimento della pace a guida NATO neiBalcani sotto mandato dell'ONU. I soldati russihanno operato fianco a fianco con i loro colle-ghi della NATO e dei paesi partner per soste-nere gli sforzi della comunità internazionalevolti a creare una sicurezza e stabilità durevolinella regione.

I soldati della pace russi inizialmente si sonodispiegati in Bosnia Erzegovina nel gennaio1996, dove facevano parte di una brigata multi-nazionale in un settore settentrionale, respon-sabile di una estesa area, effettuando pattu-gliamenti quotidiani, controlli di sicurezza, con-tribuendo alla ricostruzione e svolgendo com-piti umanitari, come aiutare i rifugiati e i profu-ghi a ritornare alle loro abitazioni.

La Russia ha svolto un importante ruolo diplo-matico nel porre fine al conflitto del Kosovo,nonostante le divergenze politiche sulla campa-gna aerea della NATO in Kosovo nel 1999. Isuoi soldati, il cui dispiegamento era iniziato nel

giugno 1999, hanno svolto fino al loro ritiro unaparte fondamentale nella Forza per il Kosovo,operando nelle brigate multinazionali nei settoriorientale, settentrionale e meridionale dellaprovincia per mantenere la sicurezza; avendola co-responsabilità della gestione dell’aero-porto di Pristina, insieme ad un contingentedella NATO con responsabilità per i movimentiaerei; e fornendo strutture e servizi sanitarinella zona di Kosovo Polje.

La stretta cooperazione tra NATO e Russia neiBalcani è stata decisiva per migliorare le rela-zioni e accrescere la fiducia tra militari russi edalleati. La fiducia reciproca che si è determinatadovrebbe fornire una solida base per un ulte-riore ampliamento della cooperazione tra set-tori militari. Inoltre, nell’ambito dell’NRC, si èstabilito un concetto generale per operazionicongiunte di mantenimento della pace, che svi-luppa approcci comuni, stabilisce un quadroper la consultazione, la pianificazione e il pro-cesso decisionale durante una crisi emergente,e definisce gli aspetti relativi all’addestramentoe alle esercitazioni congiunti.

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Un partenariato specifico con l’Ucraina > 8

Il rapporto della NATO con l’Ucraina riconoscel'importanza di un’Ucraina indipendente, stabile edemocratica e la manifesta intenzione del paesedi accrescere la propria integrazione nelle strut-ture europee ed euro-atlantiche. Ciò è statodichiarato nella Carta per un Partenariato speci-fico del 1997, che fornisce la base formale per leconsultazioni con la NATO sulle questioni di sicu-rezza euro-atlantica e che istituisce laCommissione NATO-Ucraina (NUC) per sovrin-tendere alle attività di cooperazione.

Le relazioni NATO-Ucraina risalgono al 1991,allorché l’Ucraina aderì al Consiglio di coopera-zione nord atlantico, subito dopo aver ottenutol’indipendenza in seguito al distacco dall'UnioneSovietica. Le aspirazioni del paese all’integra-zione euro-atlantica si sono manifestate anchepiù tardi, nel 1994, quando è divenuto il primopaese della Comunità di stati indipendenti ad ade-rire al Partenariato per la Pace. L'impegnodell’Ucraina nel contribuire alla sicurezza euro-atlantica si è quindi manifestato nel sostegno datoalla NATO ed ai suoi alleati nelle operazioni dimantenimento della pace e di gestione delle crisi.

Per facilitare la cooperazione, l’Ucraina nel 1997ha istituito una missione presso la NATO e nellostesso anno è stato creato a Kiev un Centro diinformazione e documentazione della NATO peraiutare a spiegare la nuova NATO e per far cono-scere i benefici del partenariato NATO-Ucraina.Nel 1999, è stato inoltre creato un Ufficio di colle-gamento della NATO a Kiev per sostenere glisforzi nel campo della riforma della difesa com-piuti dall’Ucraina e la sua partecipazione alPartenariato per la Pace.

Nel novembre 2002 a Praga si è proceduto adapprofondire ed ampliare le relazioni NATO-Ucraina, in particolar modo con l'adozione delPiano d’azione NATO-Ucraina (vedi riquadro).

Cooperazione nel campo della sicurezza

La NATO e l’Ucraina cooperano attivamente nelmantenere la sicurezza e la stabilità nell'areaeuro-atlantica. Nei Balcani, l’Ucraina ha per annicontribuito con un battaglione di fanteria, un bat-taglione di fanteria meccanizzata e con un gruppoelicotteri alla forza di mantenimento della pace a

guida NATO in Bosnia Erzegovina; i dispiegamentiper l'operazione in Kosovo hanno compreso ungruppo elicotteri come pure un contributo sostan-ziale al battaglione misto polacco-ucraino. Adulteriore conferma della determinazione delpaese a contribuire alla stabilità internazionale,l’Ucraina consente il sorvolo alle forze della coali-zione dispiegate sotto la bandiera della Forzainternazionale di assistenza alla sicurezza (ISAF)in Afghanistan, in cui singoli alleati svolgono i ruoliprincipali e della quale la NATO ha assunto ilcomando nell’agosto 2003. L’Ucraina ha anchedispiegato 1800 soldati quale parte di una forzamultinazionale a guida polacca in uno dei settoridella forza internazionale di stabilizzazione inIraq, che comprende soldati della pace prove-nienti da numerosi paesi NATO e partner.

Sostegno alle riforme

Mediante consigli ed assistenza pratica, la NATOe singoli alleati sostengono gli sforzi dell’Ucrainaper realizzare l'ambizioso programma delleriforme incluse nel Piano d’azione NATO-Ucrainae nei collegati Piani annuali degli obiettivi. Benchémolto resti da fare, dei progressi sono stati com-piuti. Le iniziative legislative hanno aiutato a porrele basi per riforme politiche, economiche e relativealla difesa, e numerose strutture governative sonostate create per sorvegliare l’attuazione e il coor-dinamento degli sforzi della riforma.

La riforma della difesa costituisce una priorità fon-damentale, ed è un settore in cui l’Ucraina puòavvalersi dell'esperienza e della competenza deipaesi della NATO. Le attuali priorità dell’Ucrainaconsistono nello sviluppare un nuovo concetto disicurezza ed una nuova dottrina militare e nel por-tare a termine un riesame globale della difesa. Lacooperazione NATO-Ucraina si focalizza sulrafforzamento del controllo democratico e civiledelle forze armate, sul miglioramento dell’intero-perabilità con le forze della NATO e nell'aiutarel’Ucraina a trasformare il suo retaggio post sovie-tico di una massiccia struttura delle forze, ecces-sivamente pesante, e mal equipaggiata, in unaforza di minori dimensioni, moderna e più effi-ciente, capace di far fronte alle sue esigenze disicurezza, come pure di contribuire attivamentealla stabilità e alla sicurezza dell’Europa.

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Un Gruppo di lavoro congiunto sulla riforma delladifesa (JWGDR) facilita la consultazione e la coo-perazione pratica su questioni come la prepara-zione del bilancio e la pianificazione della difesa,il ridimensionamento e la trasformazione delleforze armate, la transizione da un esercito dicoscritti ad uno di volontari, e sulle relazioni trasettori civili e militari. La NATO inoltre promuove laformazione di ufficiali superiori per contribuire alprocesso di trasformazione della difesa e parte-cipa all’organizzazione di programmi di riqualifica-zione per facilitare il passaggio alla vita civile delpersonale militare ucraino in esubero. Il Comitatomilitare con l’Ucraina completa il lavoro delJWGDR fornendo la necessaria competenza invari settori che contribuiscono alla cooperazionetra settori militari con l’Ucraina nel quadro delPiano di lavoro NATO-Ucraina in campo militare.L’assistenza da parte di singoli alleati in alcuniprogetti di smilitarizzazione, volti alla distruzionein sicurezza dei depositi di mine terrestri ucrainein eccedenza ed obsolete, è stata incanalata in unfondo di garanzia del PfP.

L’impulso dell’Ucraina a migliorare l’interoperabi-lità trae vantaggio anche dalla sua partecipazioneal Partenariato per la Pace. Il Processo di pianifi-cazione e di riesame del PfP individua le fonda-mentali esigenze per gli obiettivi della pianifica-zione della difesa, ed una ampia gamma di attivitàe di esercitazioni militari del PfP consentono alpersonale militare ucraino di acquisire esperienzapratica operando con le forze della NATO.

Una più ampia cooperazione

La cooperazione nella pianificazione civile diemergenza e nello stato di preparazione in casodi calamità offre all’Ucraina dei diretti benefici pra-tici. Un obiettivo importante è stato quello di aiu-tare l’Ucraina, le cui zone occidentali sono sog-gette a gravi inondazioni, a prepararsi meglio pertali emergenze e a gestire le loro conseguenze inmodo più efficace. Le esercitazioni del PfP, tra cuiuna svoltasi nella regione transcarpaticadell’Ucraina nel settembre 2000, contribuiscono amettere alla prova le procedure di intervento incaso di calamità. Inoltre, i paesi della NATO edaltri partner hanno prestato aiuto all’Ucraina dopole gravi inondazioni del 1995, 1998 e 2001.

La cooperazione scientifica con l’Ucraina è ini-ziata nel 1991. Da allora, la partecipazionedell’Ucraina ai programmi scientifici della NATO èstata seconda solo alla Russia. La cooperazioneè stata accresciuta sotto la direzione di unGruppo di lavoro congiunto sulla cooperazionescientifica ed ambientale. Oltre ad utilizzare lascienza per la difesa contro il terrorismo e lenuove minacce, in base al nuovo indirizzo del pro-gramma scientifico della NATO, le attuali prioritàdell’Ucraina per la cooperazione nel campo dellascienza e della tecnologia includono le tecnologiedell'informazione, la biologia cellulare e la biotec-nologia, i nuovi materiali e l'uso razionale dellerisorse naturali.

Il Piano d’azione NATO-Ucraina

Il Piano d’azione NATO-Ucraina del 2002 si basasulla Carta del 1997, che resta il fondamentobasilare di tale rapporto. Questo fornisce un qua-dro strategico per intensificate consultazioni suquestioni politiche, economiche e di difesa edespone gli obiettivi strategici e le prioritàdell’Ucraina sulla via della piena integrazionenelle strutture di sicurezza euro-atlantiche.Elenca i principi e gli obiettivi stabiliti in comune,comprendendo questioni politiche ed economi-che; questioni nel campo dell’informazione; que-stioni nel campo della sicurezza, della difesa edelle forze armate; la protezione e la sicurezzadell'informazione; e questioni giuridiche.

I paesi della NATO contribuiscono alle riformecon assistenza e consigli. Comunque, il pesodell’attuazione ricade soprattutto sull’Ucraina,che viene sollecitata a far procedere il pro-cesso di riforma in modo vigoroso per raffor-zare la democrazia, lo stato di diritto, i dirittiumani e l'economia di mercato. Particolareenfasi è necessaria per conseguire una trasfor-mazione di vasta portata dei settori della difesae della sicurezza.

I Piani annuali degli obiettivi, che comprendonotanto specifiche misure adottate dall’Ucrainaquanto azioni comuni NATO-Ucraina, contribui-scono all’attuazione degli obiettivi stabiliti nelPiano d’azione. Delle riunioni di valutazionehanno luogo due volte l’anno ed un rapporto suiprogressi compiuti viene preparato annualmente.

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Diversi membri della NATO nell’Europa meridio-nale sono bagnati dal Mediterraneo e la sicurezzae la stabilità nell'area del Mediterraneo sono per-ciò di notevole importanza per l'Alleanza. Infatti, lasicurezza dell’intera Europa è strettamente legataalla sicurezza e alla stabilità della regione delMediterraneo.

Per queste ragioni, nel 1995, la NATO dette vita aun nuovo dialogo con sei paesi nella parte meri-dionale della regione del Mediterraneo, cioèEgitto, Israele, Giordania, Mauritania, Marocco eTunisia. L’Algeria aderì nel febbraio 2000. IlDialogo Mediterraneo, che è parte integrante del-l'approccio in cooperazione dell'Alleanza allasicurezza, è volto a contribuire alla sicurezza ealla stabilità della regione, a conseguire unamigliore comprensione reciproca e a correggerele erronee percezioni riguardo alla NATO tra ipaesi del Dialogo. Il Dialogo si affianca ad altresimili ma distinte iniziative internazionali, comequelle avviate dall'Unione Europea edall'Organizzazione per la sicurezza e la coope-razione in Europa.

Il dialogo politico e la cooperazione pratica

Il Dialogo contempla un dialogo politico e unacooperazione pratica con i paesi partecipanti. Atutti i partner del Mediterraneo viene offerta lastessa base di discussione e di attività comuni,ma il livello di partecipazione varia da paese apaese secondo la loro volontà.

Il dialogo politico consiste in regolari discussionipolitiche bilaterali a livello di ambasciatori. Questeoffrono un'opportunità per uno scambio di punti divista su una serie di questioni riguardanti la sicu-

rezza nel Mediterraneo, come pure sul futuro svi-luppo del Dialogo. Le riunioni multilaterali delConsiglio Nord Atlantico con i sette paesi delDialogo hanno luogo anche per spiegare le atti-vità della NATO e scambiare punti di vista suimportanti eventi. Tali riunioni hanno luogo disolito dopo ciascuna riunione ministeriale e cia-scun vertice della NATO, o in circostanze ecce-zionali. Il 23 ottobre 2001, per esempio, si ètenuta una riunione con i partner delMediterraneo riguardo alla risposta della NATOagli attacchi terroristici dell’11 settembre.

La cooperazione pratica è organizzata in base adun programma di lavoro annuale. Questo prevedeinviti a funzionari provenienti dai paesi del Dialogoper partecipare ai corsi presso la Scuola dellaNATO a Oberammergau (Germania), e il Collegiodi difesa della NATO a Roma (Italia). Tali corsicoprono le tematiche relative al mantenimentodella pace, al controllo degli armamenti, alle atti-vità contro la proliferazione delle armi di distru-zione di massa, alla protezione ambientale, allacooperazione civile-militare nelle emergenzecivili, e alla cooperazione europea nel campodella sicurezza.

Altre attività includono visite alla NATO di leader diopinione, accademici, giornalisti, e parlamentariprovenienti dai paesi del Dialogo. Grazie al pro-gramma scientifico della NATO, il Dialogo pro-muove inoltre la cooperazione scientifica. Dal2000, oltre 800 scienziati provenienti dai paesi delDialogo hanno partecipato alle attività scientifichepromosse dalla NATO.

Gli aspetti più operativi della dimensione militaredel programma offrono l’occasione agli ufficialiprovenienti dai paesi del Dialogo di assistere alle

Il dialogo con i paesi del Mediterraneo > 9

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esercitazioni del PfP, di frequentare seminari egruppi di lavoro organizzati dai Comandi

Strategici, e di visitare i quartier generali dellaNATO. Inoltre, le Forze navali permanenti dellaNATO nel Mediterraneo visitano i porti dei paesidel Dialogo. Nel 2002, 300 ufficiali dei paesi delDialogo hanno partecipato ad oltre cinquanta dif-ferenti attività organizzate nell’ambito del pro-gramma militare offerto dalla NATO.

Tre dei partner del Mediterraneo - Egitto,Giordania e Marocco - hanno nel passato contri-buito alle missioni di mantenimento della pace aguida NATO nei Balcani. Dal maggio 2002, solo ilMarocco è ancora presente con propri soldati nellaSFOR e nella KFOR.

Un processo in evoluzione

Il Dialogo è graduabile in termini di partecipazionee di materie. Questa flessibilità consente che conil tempo il suo contenuto evolva ed il numero deipaesi che partecipano al Dialogo cresca. Con ilpassare del tempo, le discussioni politiche sonodivenute più frequenti e più intense. Da quando ilDialogo è stato avviato, la dimensione pratica si èampliata in modo significativo ed ora comprendela maggior parte delle attività cui partecipano glialtri paesi partner.

La creazione nel 1997 di un Gruppo di coopera-zione del Mediterraneo ha fornito al Dialogo unsenso nuovo e più dinamico. Costituisce un foro incui i paesi membri della NATO e quelli del Dialogopossono scambiare i rispettivi punti di vista sullasituazione della sicurezza nel Mediterraneo e sulfuturo sviluppo del Dialogo. Al vertice diWashington del 1999, vennero compiuti ulteriori

passi per rafforzare sia la dimensione politica chequella pratica del Dialogo, accrescendo le oppor-tunità per rafforzare la cooperazione in settori incui la NATO può apportare un valore aggiunto, inparticolare in campo militare, e in altri settori per iquali i paesi del Dialogo hanno manifestato inte-resse.

Dopo l’11 settembre, i paesi della NATO e quellidel Dialogo si sono riuniti più frequentemente perconsultazioni con il Consiglio Nord Atlantico, sia alivello individuale che di gruppo. Un incrementodell'iniziativa è stato annunciato al vertice di Pragadel novembre 2002. I leader dell'Alleanza hannostabilito un pacchetto di misure per aumentare ladimensione politica e pratica del Dialogo, ren-dendo il rafforzamento e l’approfondimento di que-sto rapporto una priorità dell'Alleanza.

Queste misure includevano un processo di consul-tazione più regolare ed efficace, l'individuazione diattività più focalizzate ed un approccio più speci-fico alla cooperazione. Mentre da un lato siapprofondivano i settori di cooperazione già esi-stenti, ne venivano proposti pure di nuovi. Questiincludono delle attività particolarmente selezio-nate per migliorare la capacità dei paesi delDialogo a contribuire alle operazioni a guida NATOin risposta ad una crisi non prevista dall’articolo 5,alla riforma della difesa e agli aspetti economicidella difesa, alla consultazione sul terrorismo esulla sicurezza dei confini, come pure allagestione delle calamità. La realizzazione di questemisure contribuirà a trasformare la natura del rap-porto tra la NATO e i paesi del Dialogo. Inoltre, deiprogetti per una più ambiziosa e ampliata strutturaper il Dialogo Mediterraneo sono stati preparatiperché vengano valutati prima della prossima riu-nione al vertice della NATO a Istanbul nel 2004.

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Uno degli aspetti più significativi della trasforma-zione della NATO è stata la decisione di attuareoperazioni a sostegno della pace e di gestionedelle crisi nell'area euro-atlantica e anche altrove.Nei Balcani, dove la NATO per la prima volta siimpegnò nel 1995, l’instabilità e i conflitti costitui-vano delle sfide dirette agli interessi di sicurezzadei suoi membri, come pure alla pace e alla sta-bilità dell’Europa. Più recentemente, con il suoimpegno nel mantenimento della pace inAfghanistan, l'Alleanza ha dimostrato di esserepreparata ad affrontare le sfide alla sicurezza al difuori della sua tradizionale area di responsabilità.

Inoltre, il coinvolgimento della NATO in tali opera-zioni ha richiesto accresciuti contatti e coopera-zione con i paesi non membri della NATO che par-tecipavano con proprie truppe, come pure conaltre organizzazioni. Ciò fornisce un esempio deltipo di cooperazione nel campo della sicurezzaoggi necessaria, allorché sono fondamentali deglistretti rapporti di lavoro con le organizzazioniinternazionali e non governative e con i paesi nonmembri della NATO, come quelli che partecipanoal Partenariato per la Pace.

Bosnia Erzegovina

Avendo sostenuto tra il 1992 e il 1995 gli sforzidell’ONU per porre fine alla guerra in Bosnia (vedianche il Capitolo 4), la NATO, sei giorni dopo lafirma dell’Accordo di pace di Dayton il 14 dicem-bre 1995, dispiegò in Bosnia Erzegovina unaForza di attuazione multinazionale (IFOR) sumandato dell’ONU, per attuare gli aspetti militaridell'accordo di pace. La sua missione era quella diporre fine alle ostilità; di separare le forze armatedelle entità di recente create nel paese sconvoltodalla guerra, la Federazione di Bosnia Erzegovinae la Repubblica Srpska; e di trasferire il territoriotra le due entità. IFOR completò il suo compitoentro un anno e venne sostituita da una ridottaForza di stabilizzazione (SFOR) nel dicembre1996.

Oltre ad impedire una ripresa delle ostilità e a pro-muovere un clima in cui il processo di pace potevaprocedere, la missione di SFOR venne ampliataper includere il sostegno alle agenzie civili coin-volte nell’attività della comunità internazionale percreare una durevole pace nel paese. I soldati dellapace aiutano i rifugiati e i profughi a ritornare alleloro case e contribuiscono a trasformare le forzearmate bosniache. Inoltre, SFOR è impegnatanell’arresto dei criminali di guerra ricercati e nelloro trasferimento al Tribunale penale internazio-nale per l'ex Jugoslavia a L’Aia.

Man mano che la situazione della sicurezza èmigliorata, il numero dei soldati è stato progressiva-mente ridotto. Nella primavera 2004, SFOR com-prendeva 7.000 uomini, una notevole riduzionerispetto ai 60.000 che erano stati dispiegati sottoIFOR, per effetto dei progressi compiuti dalla BosniaErzegovina verso una pace autosufficiente. Si stavalutando la futura dimensione e struttura di SFOR,tra cui una possibile conclusione dell'operazione perla fine del 2004 con un passaggio probabilmente auna forza a guida UE, anche se la NATO continueràa mantenere una presenza nel paese.

Kosovo

Nel corso del 1998, l’aperto conflitto nella provin-cia jugoslava del Kosovo, con popolazione preva-lentemente di etnia albanese, costrinse oltre300.000 persone a fuggire dalle loro case.Belgrado ignorava le ripetute richieste internazio-nali di ritirare le forze serbe e di cooperare a porrefine alla violenza e consentire il ritorno dei rifu-giati. Quando nell’ottobre 1998 la NATO minacciòl'uso di attacchi aerei, il Presidente jugoslavoSlobodan Milosevic decise di adeguarsi e gliattacchi aerei vennero annullati. L'Organizzazioneper la sicurezza e la cooperazione in Europa(OSCE) inviò degli osservatori, mentre la NATOeffettuava la sorveglianza aerea e dispiegava unaforza di intervento nella Repubblica ex jugoslavadi Macedonia*, pronta ad evacuare gli osservatoriOSCE se il riaccendersi del conflitto li avessemessi in pericolo.

Mantenimento della pace e gestione delle crisi > 10

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Gli scontri divamparono di nuovo all'inizio del1999. Le forze serbe intensificarono le loro opera-zioni. Gli intensi e concertati sforzi diplomaticiinternazionali per risolvere il conflitto fallirono; lamissione degli osservatori dell’OSCE si ritirò inmarzo. Pochi giorni dopo il ritiro dell’OSCE, qualeestremo tentativo, una campagna aerea alleatavenne lanciata contro obiettivi nella Repubblicafederale di Jugoslavia. Occorsero 78 giorni diattacchi aerei per costringere il regime diMilosevic a porre fine alla repressione e ad ade-guarsi alle richieste della comunità internazionale.La NATO rimase unita, badando a colpire solo ilregime e gli obiettivi militari e a ridurre al minimole vittime civili. Allo stesso tempo, le forze alleatecontribuivano ad alleviare la crisi determinata dairifugiati nella confinante Albania e nellaRepubblica ex jugoslava di Macedonia*, dove,quale punta massima, l’entità dei rifugiati di etniaalbanese raggiunse rispettivamente le 445.000 ele 330.000 unità. Inoltre, i profughi all’interno delKosovo furono stimati in circa 400.000.

In seguito alla conclusione di un Accordo tecnicomilitare tra i comandanti della NATO e quelli jugo-slavi, una Forza per il Kosovo (KFOR) a guidaNATO venne dispiegata nella provincia sotto man-dato dell’ONU. La sua missione era quella diimpedire una ripresa delle ostilità, di stabilire unsicuro contesto e di smilitarizzare l’Esercito diliberazione del Kosovo, come pure di sostenerel’attività umanitaria internazionale e quella dellaMissione per l’amministrazione provvisoriadell'ONU in Kosovo (UNMIK).

Al completo, lo spiegamento iniziale di KFOR fu dicirca 43.000 uomini. Le progressive riduzionihanno più che dimezzato questa cifra. Nel giugno2003, KFOR comprendeva truppe della maggior

parte dei paesi membri della NATO, di 15 paesipartner e di tre altri paesi, cioè Argentina,Marocco e Nuova Zelanda.

Dopo lo scioglimento dell’Esercito di liberazionedel Kosovo, KFOR raccolse e distrusse un note-vole numero di armi di piccolo calibro e contribuìa creare il Corpo di protezione del Kosovo, unaforza locale per l’emergenza civile, che operasotto l'autorità di UNMIK e la supervisione quoti-diana di KFOR. Le truppe di KFOR pattuglianoanche i confini del Kosovo e presidiano i punti diattraversamento e sorvegliano i luoghi sensibili.Un considerevole numero di uomini è impegnatonel proteggere gli abitanti di etnia serba che sonoritornati nella provincia.

In stretta cooperazione con UNMIK, KFOR aiuta acreare un sicuro contesto in cui tutti i cittadini,senza distinzione di origini etniche, possonovivere in pace e in cui la crescita della democra-zia può essere promossa con l’aiuto internazio-nale. Questo sarà un compito difficile e a lungotermine. Ma la ricostruzione civile è in corso e gliabitanti locali godono ora di una parvenza di sicu-rezza e di vita normale.

Serbia meridionale

All’inizio del 2001, la NATO, l'Unione Europea el'OSCE hanno attuato una concertata strategia diprevenzione del conflitto per riuscire a trovare unapacifica soluzione ad un conflitto armato nellaSerbia meridionale, che minacciava la stabilitàdella regione. Disordini erano scoppiati alla finedel 2000 nella Valle di Presevo, dove una vastacomunità di etnia albanese era rimasta sotto ladiretta autorità serba, priva di adeguati diritti poli-

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tici e sociali. I combattenti di etnia albanese conarmi leggere avevano lanciato una serie di attac-chi contro le forze di sicurezza serbe nella Zona disicurezza terrestre (una zona cuscinetto larga cin-que chilometri lungo il confine interno del Kosovocon la Serbia, interdetta all'esercito jugoslavo)che era controllata dalla Forza per il Kosovo aguida NATO in base alle disposizioni di unAccordo tecnico militare tra l'Alleanza e l'esercitojugoslavo.

Il rapido espandersi del conflitto costituiva unserio rischio per la sicurezza con immediate impli-cazioni per il Kosovo. Una soluzione politica eranecessaria sia per garantire maggiori diritti allepopolazioni di etnia albanese nella Serbia meri-dionale che per confermare l'integrità territoriale ela sovranità della Repubblica federale diJugoslavia.

Durante la primavera del 2001, una serie di con-tatti ad alto livello tra la NATO ed il nuovo governojugoslavo di Belgrado portò la NATO ad accettareuna graduale e progressiva riduzione della Zonadi sicurezza terrestre per consentire all'esercitojugoslavo di ristabilire il controllo sull'area. Incambio, si richiese al governo di Belgrado di intro-durre alcune misure per accrescere la fiducia, chealla fine persuasero i combattenti di etnia alba-

nese a deporre in maggio le armi. Una commis-sione della NATO accompagnata da un rappre-sentante della UE aiutò a negoziare il cessate ilfuoco e a stabilire dei diretti canali di collega-mento tra le autorità serbe e i gruppi armati dietnia albanese.

Fu stabilita una vasta serie di misure per facilitarela rapida integrazione della popolazione di etniaalbanese nelle strutture politiche ed amministra-tive della regione e il ritorno dei rifugiati. La comu-nità internazionale ne controllava e ne aiutava l’at-tuazione. L'OSCE avviò un programma per adde-strare una forza di polizia multi etnica da impie-gare nei villaggi a prevalente popolazione alba-nese precedentemente in mano ai ribelli e contri-buì ad organizzare le elezioni locali, tenutesi poinell’agosto 2002, per garantire una più equa edeguale rappresentanza dei gruppi etnici.

La Repubblica ex jugoslava diMacedonia*

Dal 2001, le forze della NATO hanno assuntodelle missioni di gestione delle crisi chiaramentedefinite nella Repubblica ex jugoslava diMacedonia*, su richiesta di quel governo.Disordini interni si erano manifestati nella prima-

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vera 2001, allorché dei gruppi armati di etnia alba-nese avevano contestato le autorità. La NATOcondannò gli attacchi armati e irrigidì i controllilungo il confine con il Kosovo, mentre sollecitava ilgoverno ad intraprendere delle riforme costituzio-nali per fronteggiare il malcontento delle popola-zioni di etnia albanese, con il Segretario generaledella NATO che vi svolgeva un importante ruolo.

In giugno, la NATO acconsentiva ad una formalerichiesta di assistenza militare per smilitarizzare ilcosiddetto Esercito di liberazione nazionale dietnia albanese, a condizione che venisse attuatoun cessate il fuoco e che venisse stabilito un pianodi pace. In agosto veniva definito un accordo qua-dro, il che consentì alla NATO di inviare 3.500uomini in una missione della durata di 30 giorniper disarmare i gruppi armati di etnia albanese.

Alla fine di settembre, quale seguito di questamissione, alla NATO fu richiesto di mantenere unapiccola forza nel paese per contribuire alla prote-zione degli osservatori della UE e dell’OSCE, checontrollavano l’attuazione dell'accordo quadro.Per partecipare a questa operazione, vennerodispiegati circa 700 uomini della NATO, insieme aun piccolo contingente di uomini della NATO giàpresenti nel paese per assicurare le linee dicomunicazione e logistiche di KFOR. Questa ope-razione della NATO è terminata nel marzo 2003,quando la responsabilità della missione è statatrasferita all'Unione Europea, grazie agli accordiUE-NATO che consentono l'uso delle risorse edelle capacità militari della NATO per operazioni aguida UE (vedi Capitolo 2). Dal 15 dicembre 2003,grazie al successo conseguito nello stabilizzare lasituazione, l’operazione militare a guida UE è ter-minata per essere sostituita da una operazione dipolizia civile della UE.

Afghanistan

Nell’agosto 2003, la NATO ha assunto la respon-sabilità della Forza internazionale di assistenza allasicurezza (ISAF) IV in Afghanistan per aiutarel’Autorità provvisoria afgana a creare un ambientesicuro per i cittadini di Kabul e dell'area circostante.Il paese cerca di riprendersi da due decenni diguerra civile e più recentemente, dal nefandoregime dei Talebani, che offriva asilo ai terroristi.

ISAF è una forza internazionale su mandatodell’ONU, inviata sul posto alla fine del 2001. Laprima missione è stata guidata dal Regno Unito econsisteva di forze di altri paesi, la maggior partedei quali erano paesi membri della NATO. ISAF IIa sua volta è stata guidata dalla Turchia, ed ISAFIII congiuntamente da Germania e Paesi Bassi. Ilmandato originale limitava le operazioni di ISAF aKabul e alle aree circostanti, però, nell’ottobre2003, una risoluzione del Consiglio di sicurezzadell’ONU ha autorizzato l'estensione delle opera-zioni al di fuori di Kabul.

La NATO ha stabilito di ampliare la propria missionein Afghanistan, in particolare attraverso temporaneidispiegamenti fuori Kabul e assumendo il comandomilitare di numerosi Gruppi per la ricostruzione pro-vinciale (PRT), che aiutano a stabilizzare le regioni.Cominciando con l’aiutare la PRT a guida tedescadi Kunduz, ISAF progressivamente estenderà il pro-prio ruolo per sostenere altre PRT. Molte serie sfidevengono affrontate in Afghanistan, dato che lacomunità internazionale lavora per aiutare gliAfgani a ricostruire il loro paese. La NATO si èimpegnata a rimanere in Afghanistan fintanto chesarà necessario. Una strategia globale per l'impe-gno della NATO in Afghanistan deve essere svilup-pata in tempo per la prossima riunione al verticedella NATO ad Istanbul nel 2004, in stretta consul-tazione con le altre organizzazioni internazionali econ l’Autorità provvisoria afgana.

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Tutti i paesi hanno la responsabilità di assicurareche vi sia una pianificazione a livello nazionaleper fronteggiare emergenze come incidenti cheimplichino fuoriuscite di sostanze chimiche o tos-siche, valanghe, inondazioni e terremoti o pergestire le conseguenze di attacchi terroristici. Mai disastri, sia quelli causati dall’uomo che quellinaturali, non tengono conto dei confini nazionali,di conseguenza la cooperazione e la pianifica-zione a livello internazionale sono indispensabili.

La cooperazione tra i paesi della NATO nel campodella pianificazione civile di emergenza avvienegià da molti anni. Più recentemente, questa coo-perazione è stata estesa per includervi i paesipartner. Importanti progressi sono stati compiutinel modo in cui le risorse vengono organizzateper fronteggiare le emergenze civili nell'areaeuro-atlantica.

Coordinamento nell’ambito della NATO

Per reagire con efficacia alle calamità è necessa-rio il coordinamento dei sistemi di trasporto, dellerisorse sanitarie, delle comunicazioni, delle capa-cità di risposta in caso di calamità e di altre risorsecivili. La NATO ha svolto un ruolo vitale nell’armo-nizzare la pianificazione fra i suoi paesi membri,assicurando che la pianificazione funzioneràquando necessario e garantendo che sono dispo-nibili le risorse da cui questa dipende.

Nell’ambito della NATO, il sistema utilizzato percoordinare la pianificazione in questo campo con-siste in una serie di comitati e di gruppi tecnici dipianificazione, che operano sotto la generaledirezione di un Alto Comitato per i piani civili diemergenza. Questi organi riuniscono regolar-mente esperti dei governi nazionali, dell’industriae delle forze armate per coordinare la pianifica-zione riguardo ai trasporti interni di superficie inEuropa, ai trasporti oceanici, all’aviazione civile,all’alimentazione e all’agricoltura, alla produzionee alle scorte industriali, al sistema postale e ditelecomunicazioni, agli aspetti sanitari, alla prote-zione civile, e alla produzione e alle scorte dipetrolio.

Una più vasta cooperazione

Oggi, l’esperienza e la competenza della NATOnella pianificazione civile di emergenza vieneresa ancor più disponibile e simultaneamenteacquisisce le conoscenze e le capacità di altripaesi che partecipano al Consiglio di partenariatoeuro-atlantico. Sempre più i paesi partner dellaNATO vengono attivamente coinvolti in forme con-crete di cooperazione nell’attività dei comitati edei gruppi di pianificazione, e, nel 1998, è statoistituito un Centro euro-atlantico di coordinamentoper la reazione in caso di calamità (vedi riquadro).

I piani civili di emergenza costituiscono inoltre unimportante aspetto dei programmi di generalecooperazione con i paesi partner ed ora rappre-sentano la più vasta componente non militaredelle attività poste sotto l'egida del Partenariatoper la Pace. Tali attività includono seminari, riu-nioni di lavoro, esercitazioni e corsi di formazione,che riuniscono personale civile e militare di diversilivelli dei governi locali, regionali e nazionali.Anche altre organizzazioni internazionali, comel’Ufficio dell'ONU per il coordinamento degli affariumanitari e l’Alto Commissario dell'ONU per i rifu-giati, l'Agenzia internazionale per l'energia ato-mica e l'Unione Europea, ne sono protagonistiimportanti, così pure le organizzazioni umanitarienon governative.

Gli eventi dell’11 settembre 2001 hanno fattocomprendere l'urgenza della cooperazione per

Rispondere alle emergenze civili > 11

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L’esigenza di una più coordinata capacità euro-atlantica di risposta in caso di calamità hadeterminato l’istituzione presso la sede dellaNATO, nel giugno 1999, di un Centro euro-atlantico di coordinamento per la reazione incaso di calamità (EADRCC), basato su unaproposta avanzata dalla Russia. Il Centro fungeda punto focale per la condivisione delle infor-mazioni e coordina fra la NATO e i paesi part-ner le reazioni alle calamità nell'area euro-atlantica. Organizza anche importanti esercita-zioni di emergenza civile che mettono in praticale risposte a situazioni simulate di calamitànaturali e causate dall’uomo.

L'EADRCC ha contribuito a operazioni di aiutiumanitari durante la crisi dei rifugiati delKosovo e ha svolto un prezioso lavoro in rispo-sta alle più gravi inondazioni in Ucraina,Romania, Ungheria, Albania e nellaRepubblica Ceca; in occasione del terremoto inTurchia del 1999; negli incendi boschivi nellaRepubblica ex jugoslava di Macedonia* e in

Portogallo; e nel caso di temperature estremein Ucraina e in Moldavia.

Il Centro collabora strettamente con le agenziedell'ONU che si occupano principalmente direagire alle calamità internazionali – l’Ufficiodell'ONU per il coordinamento degli affari uma-nitari e l'Ufficio dell’Alto Commissario per i rifu-giati – e con altre organizzazioni.

I paesi vengono incoraggiati a perfezionaredegli accordi bilaterali o multilaterali per risol-vere questioni come la regolamentazione deivisti, accordi per il superamento dei confini,accordi di transito, sdoganamento e status delpersonale. Tali misure evitano i ritardi burocra-tici nel dispiegamento di mezzi e squadre disoccorso nel luogo di una reale calamità.

È stata anche predisposta una Unità euro-atlantica di reazione in caso di calamità, costi-tuita da più componenti nazionali, da costituirsiquando necessario e da inviarsi nei luoghi del-l'emergenza.

prepararsi a possibili attacchi terroristici contro lepopolazioni civili che utilizzassero armi chimiche,biologiche, radioattive o nucleari (CBRN). Il Pianod’azione del partenariato contro il terrorismo, isti-tuito nel vertice di Praga del novembre 2002,incoraggia la condivisione delle relative informa-zioni e la partecipazione ai piani civili di emer-genza per valutare i rischi e ridurre la vulnerabilitàdelle popolazioni civili nei confronti del terrorismoe delle armi di distruzione di massa. La NATO ed

i suoi paesi partner stanno predisponendo unelenco di capacità nazionali che sarebbero dispo-nibili nel caso di un tale attacco. Inoltre, un Pianod’azione per i piani civili di emergenza è statoapprovato per assistere le autorità nazionali amigliorare il loro stato di preparazione civile pereventuali attacchi terroristici con armi CBRN. Èstato anche avviato un confronto sui rispettivi ruolie capacità della NATO e dell'Unione Europea nelcampo dei piani civili di emergenza.

Una capacità euro-atlantica di risposta in caso di calamità

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Due distinti programmi della NATO riunisconoregolarmente scienziati ed esperti per lavorare suquestioni di comune interesse – il programmascientifico civile del Comitato scientifico dellaNATO e il programma sull'ambiente e la societàdel Comitato per le sfide della società moderna(CCMS). I collegamenti creati attraverso la colla-borazione, che è una consuetudine tra scienziatied un’esigenza del progresso scientifico, perse-guono inoltre l’obiettivo politico di aumentare lacomprensione e la fiducia tra comunità di diffe-renti culture e tradizioni.

Al programma scientifico, che esiste da oltre 45anni, è stato di recente attribuito un nuovo orien-tamento, quello di concentrarsi esclusivamente suaspetti prioritari della ricerca nella difesa contro ilterrorismo o per affrontare altre minacce alla sicu-rezza. Conformemente alle iniziative dell'Alleanzanel combattere le nuove minacce, il programmascientifico civile della NATO ora concentra il pro-prio sostegno nella collaborazione su progetti diquesti settori. Per riflettere questo fondamentalemutamento, al programma è stato attribuito unnuovo nome, ora noto come programma dellaNATO per la "Sicurezza attraverso la scienza".

Il CCMS si occupa delle questioni relative all'am-biente e alla società consentendo agli organisminazionali di collaborare su studi pilota in questisettori. Il Comitato ha recentemente stabilito

alcuni obiettivi fondamentali relativi alla sicurezzaperché guidino la sua futura attività. Il programmarafforza la cooperazione tra la NATO e i paesipartner affrontando problemi di comune interesse.

Così pure, promuovendo importanti attività in coo-perazione tra scienziati ed esperti dei paesi dellaNATO e partner, delle speciali iniziative dientrambi i comitati incoraggiano un’accresciutacooperazione con le comunità che si occupano discienza e di ecologia in Russia, in Ucraina e neipaesi del Dialogo Mediterraneo.

La scienza per la sicurezza, la stabilitàe la solidarietà

Le origini del Programma scientifico della NATOrisalgono agli anni ‘50, allorché il progresso dellascienza e della tecnologia veniva considerato digrande importanza per il futuro della comunitàatlantica. Era stato dunque creato un programmaper promuovere la collaborazione scientifica, enei successivi 40 anni, si è sostenuta la collabo-razione tra scienziati dei paesi della NATO, deter-minando alti livelli di valore scientifico.

Sin dai primi anni ‘90, dopo la fine della GuerraFredda, il programma è stato aperto gradual-mente alla partecipazione dei paesi non membri

La collaborazione in campo scientifico e ambientale

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della NATO, finché nel 1999 è stato completa-mente modificato per fornire sostegno alla colla-borazione tra scienziati dei paesi della NATO equelli dei paesi partner o dei paesi che parteci-pano al Dialogo Mediterraneo. L’evidente obiettivoè stato quello di promuovere il progresso e la pacecreando legami tra scienziati di queste comunitàprecedentemente separate.

Dal 2004, un ulteriore e fondamentale cambia-mento è stato introdotto nel programma in seguitoalla nuova minaccia del terrorismo, come pure acausa delle altre minacce alla sicurezza delmondo contemporaneo. Il programma in futurooffrirà sostegno alla collaborazione solo perquanto riguarda gli aspetti prioritari della ricercanei due settori della "Difesa contro il terrorismo" edel "Neutralizzare le altre minacce alla sicurezza".

Lo scopo del nuovo programma la “Sicurezzaattraverso la scienza” è quello di contribuire allasicurezza, alla stabilità e alla solidarietà franazioni, utilizzando la scienza per risolvere i pro-blemi. La collaborazione, la creazione di una retee la creazione di capacità rappresentano i mezziutilizzati per raggiungere tale scopo. Diversi tipi diborse di studio vengono offerte agli scienziati deipaesi della NATO, partner e del DialogoMediterraneo perché collaborino sugli argomentidi ricerca prioritari. Delle borse vengono inoltreassegnate per aiutare i paesi partner a creare una

La Via della seta virtuale

Il progetto più vasto e più ambizioso patrocinatodal Programma scientifico della NATO è statoavviato nell’ottobre 2001. Chiamato la Via dellaseta virtuale - un riferimento alla grande Via dellaseta utilizzata per collegare l’Europa all'EstremoOriente, promuovendo lo scambio di beni, diconoscenze e di idee - il progetto ha fornito uncollegamento in rete e l’accesso ad Internet allecomunità accademiche e scientifiche di ottopaesi del Caucaso meridionale e dell’Asia cen-trale.

Armenia, Azerbaijan, Georgia, Kazakistan, laRepubblica Kirghisa, Tagikistan, Turkmenistan edUzbekistan si trovano ai margini dell'area di col-legamento in rete europea ed il loro livello di svi-luppo è tale che non potranno usufruire del colle-gamento a fibre ottiche nel prevedibile futuro.

Grazie a questo progetto della NATO, basato suiprincipi del costo-efficacia, la più avanzata tec-nologia satellitare ora collega a Internet le comu-nità scientifiche ed accademiche dei paesi parte-cipanti, attraverso un comune collegamentosatellitare. Il contributo della NATO ha finanziatola larghezza della banda satellitare e l'installa-zione di nove antenne paraboliche - otto più pic-cole nei paesi collegate ad una più grande adAmburgo (Germania), che fungerà da nodo euro-peo. Altri co-finanziatori contribuiscono in natura.

Nel 2003 si è deciso di estendere la rete della Viadella seta virtuale all’Afghanistan installando unastazione satellitare terrestre a Kabul.

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infrastruttura di base per il collegamento in retetra computer.

La scienza civile ha dimostrato di essere un vei-colo assai efficace di dialogo internazionale per lasua universalità e la sua capacità di creare nuovied altamente efficaci collegamenti internazionali.La capacità acquisita in questi collegamentiscientifici può essere applicata alle minacceemergenti per l’Alleanza. La scienza è al con-tempo un mezzo per dare risposte a domandecruciali e un modo per collegare le nazioni.

Affrontare le sfide della societàmoderna

Il CCMS è stato creato nel 1969 per risponderealle preoccupazioni riguardo alle questioniambientali. Il Comitato costituisce un foro diesperti di differenti organismi nazionali per condi-videre conoscenze ed esperienze su aspetti tec-nici, scientifici e politici nelle questioni sociali edambientali, sia nei settori civili che militari.

I progetti avviati sotto gli auspici del CCMS pro-muovono la cooperazione affrontando i problemirelativi all'ambiente e alla qualità della vita, comel’inquinamento ambientale e acustico, i problemi

urbani, l’energia, la salute, ed i problemi ambien-tali collegati alla difesa. In questo ultimo ambitotipici settori di ricerca sono le questioni come ilriutilizzo del territorio precedentemente destinatoa scopi militari, le metodologie di bonifica, e lasicurezza ambientale, per esempio, per quantoriguarda gli oleodotti.

Il CCMS opera in modo decentrato, includendoattività come studi pilota, progetti, riunioni dilavoro e seminari, tutti finanziati a livello nazio-nale. Uno o più paesi assumono l’iniziativa e laresponsabilità per la pianificazione e il coordina-mento dell’attività. Negli ultimi anni, le attivitàsono state ampliate per includervi riunioni dilavoro e nuovi studi su argomenti di particolareinteresse per i paesi partner.

Il CCMS ha anche individuato alcuni obiettivi fon-damentali per indirizzare la sua futura attività;questi sono: ridurre l'impatto ambientale delle atti-vità militari; effettuare studi regionali che inclu-dano attività transfrontaliere; prevenire conflittideterminati dalla scarsità di risorse; affrontare irischi emergenti per l'ambiente e la società chepotrebbero determinare instabilità economica,culturale e politica; ed affrontare le minacce nontradizionali alla sicurezza.

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La società contemporanea è più vulnerabile diquanto lo fosse prima a causa delle sempremaggiori connessioni a tutti i livelli. Una comu-nità globale più aperta, sistemi tecnologici piùcomplessi, una accresciuta dipendenza daisistemi elettronici di informazione e di comuni-cazione, l’intreccio dei sistemi di produzione edi trasporto dei prodotti alimentari, sistemi ditrasporto interconnessi e sempre più fitti - tuttociò dà luogo a nuove e mutevoli manifestazionidi vulnerabilità. L’interruzione delle telecomuni-cazioni e dei rifornimenti di energia per un pro-lungato periodo di tempo, per esempio,potrebbe causare importanti sconvolgimenti. E,in seguito all’11 settembre 2001, sono aumen-tati i timori di minacce terroristiche non tradizio-nali, come gli attacchi biologici o la guerracibernetica.

Salvaguardare la sicurezza e proteggere lasocietà da una vasta tipologia di sfide richiede

cooperazione e coordinamento tra diversi orga-nismi in molti settori, sia a livello nazionale cheinternazionale. Ciò si è verificato nella campa-gna contro il terrorismo a guida USA, che nonha incluso solo la cooperazione militare maanche quella diplomatica, finanziaria, econo-mica, nel campo dell’intelligence, dei servizidoganali e di polizia.

Un progetto a breve termine è stato avviato nelmarzo 2001, sotto l’egida del CCMS, per riesa-minare le sfide comuni ed individuare i settori dimaggiore cooperazione internazionale perridurre la vulnerabilità di sistemi complessi einterdipendenti, vitali per il funzionamento dellasocietà contemporanea. La Norvegia haassunto la guida di questo progetto, che coin-volge Danimarca, Georgia, Ungheria, Lituania,Moldavia, Polonia, Romania, Svezia, Svizzera,Turchia, Ucraina, Regno Unito e Stati Uniti.

La vulnerabilità di una società interconnessa

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La NATO non è un'organizzazione sovranazio-nale, ma intergovernativa. È un'alleanza di statisovrani indipendenti, che si sono uniti nell'inte-resse della comune sicurezza e della difesa deicomuni valori. Le decisioni vengono prese sullabase del consenso.

Per facilitare la consultazione, ciascun paese mem-bro è rappresentato da una delegazione permanentepresso la sede politica della NATO a Bruxelles, for-mata da un Rappresentante permanente, che è acapo della delegazione, e da un Rappresentantemilitare. Entrambi sono affiancati da uno staff di con-siglieri civili e militari, che rappresentano i loro paesinei differenti comitati della NATO.

All’interno della NATO, sono state create dellestrutture separate, civili e militari, che si occupanorispettivamente degli aspetti politici e militari del-l’attività dell'Alleanza. Entrambe le strutture coa-diuvano il Consiglio Nord Atlantico, il principaleorgano decisionale della NATO.

Il consenso e il comune accordo

L'Alleanza è basata su un impegno comune allacooperazione pratica e reciproca sulle questioni didifesa e di sicurezza. Nella NATO non vi sono pro-cedure di voto, e le decisioni vengono raggiuntesulla base del consenso o del comune accordo.Ciò vuole dire che la consultazione politica è unaparte vitale del processo decisionale. Tutti gliorgani della NATO sono costituiti dai rappresen-tanti dei paesi membri, il cui ruolo è quello di rap-presentare il punto di vista del loro paese ai loroalleati e di tenere informati i loro governi sulleposizioni degli altri alleati.

Pur essendo la consultazione politica nella NATOuna componente essenziale della gestione dellecrisi, e perciò spesso associata a periodi di ten-sione e di difficoltà, in effetti si tratta di un'attivitàquotidiana, che consente ai paesi membri diesplorare le possibilità per raggiungere l’accordoe formulare politiche a lungo termine. La consul-tazione assume molte forme. Può semplicementeriguardare la condivisione o lo scambio di infor-mazioni ed opinioni; la comunicazione di iniziativeo decisioni che i governi hanno preso, o possono

essere sul punto di prendere, che potrebberoavere un effetto sugli interessi dei loro alleati; for-nire preventive informazioni sulle azioni o deci-sioni del governo ed un'opportunità per gli altri dimanifestare i loro commenti o di approvarle; aprireuna discussione con lo scopo di raggiungere unconsenso su politiche da adottare o su azioni daintraprendere in parallelo; o effettuare una consul-tazione per consentire ai paesi membri di appro-vare le decisioni collettive o l’azione comune.

Il processo di consultazione è continuo. Dato chei rappresentanti degli stati membri sono tutti ubi-cati all’interno della stessa sede a Bruxelles, laconsultazione tra alleati può aver luogo su richie-sta di uno di essi, o su iniziativa del Segretariogenerale della NATO, con breve preavviso. Il mec-canismo di consultazione assicura che vi sia unpermanente dialogo e molte opportunità perdiscutere e spiegare il proprio punto di vista.

Qualche volta i paesi membri si trovano comple-tamente d’accordo e prendere delle decisioni nonpone problemi. Qualche volta c'è un punto di vistadella maggioranza, ma se uno o più paesi hannoun'opinione diversa, allora ci si sforza di ridurre ledistanze e, se necessario, raggiungere un com-promesso. Ovviamente, è possibile che non si rie-sca a riconciliare le divergenze. Nel qual caso isingoli paesi membri sono liberi di seguire la linead’azione da essi preferita. Nessuno paese mem-bro è costretto ad agire o a prendere decisionicontro la sua volontà. In genere, comunque, unospirito di compromesso ed una consapevolezza diinteressi ed obiettivi comuni garantiscono chemalgrado le differenze di opinione si possa tro-vare quasi sempre una base sufficientementecomune per un accordo. Una volta prese, le deci-sioni dell'Alleanza rappresentano la decisionecomune di tutti i paesi che ne fanno parte.

La struttura civile della NATO

L’organo decisionale più importante è il ConsiglioNord Atlantico. Responsabile per tutte le decisionidella NATO, è il solo organo previsto dal TrattatoNord Atlantico. Il Consiglio è, innanzitutto esoprattutto, un foro politico che riunisce i rappre-sentanti di tutti paesi membri per discutere di poli-tica o di questioni operative. Si può riunire a

Il modo in cui la NATO funziona > 13

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diversi livelli, di solito almeno una volta alla setti-mana con gli ambasciatori di ciascun paese, ealmeno due volte l’anno con i ministri degli esterio della difesa, o di tanto in tanto con i capi di statoo di governo. A qualunque livello si riunisca, le suedecisioni hanno la stessa autorità e riflettono ipunti di vista di ciascun governo. Normalmente, siriunisce per discutere questioni di comune inte-resse o questioni che richiedono decisioni collet-tive ma non vi è alcun limite agli argomenti che ilConsiglio può discutere.

Il Comitato di pianificazione della difesa si occupasoprattutto delle questioni della difesa e degliaspetti relativi alla pianificazione della difesa col-lettiva. Fornisce le linee guida alle autorità militaridella NATO e ha la stessa autorità del Consigliosulle materie di sua competenza. Come ilConsiglio, normalmente si riunisce a livello diambasciatori ma, almeno due volte l’anno, si riu-nisce a livello di ministri della difesa. I ministridella difesa si riuniscono regolarmente anche nelGruppo di pianificazione nucleare, che effettua ilriesame della politica nucleare dell'Alleanza e sioccupa di una vasta gamma di specifiche que-stioni politiche relative alle forze nucleari e diargomenti più vasti come il controllo e la prolifera-zione delle armi nucleari. La Francia, che non faparte della struttura militare integrata della NATO,non partecipa né al Comitato di pianificazionedella difesa né al Gruppo di pianificazionenucleare.

Vi sono poi numerosi comitati subordinati cherispondono al Consiglio e al Comitato di pianifica-zione della difesa, che si occupano di specificiaspetti della politica e che preparano raccoman-dazioni per le decisioni finali. Ogni paese membroè rappresentato in ciascuno di questi comitati. IlComitato politico, ad esempio, si riunisce regolar-mente, a diversi livelli, per consigliare il Consigliosulle principali questioni politiche del giorno cheriguardano l'Alleanza. Un altro è il Comitato per ilriesame della difesa; esso sovrintende al pro-cesso di consultazione finalizzato alle decisionirelative al livello delle forze armate che i paesimembri metteranno a disposizione della strutturamilitare integrata della NATO nel successivoperiodo di pianificazione. Il Comitato delle infra-strutture della NATO esamina le proposte di

finanziamento comune delle strutture in uso alleforze della NATO. Il Comitato economico sioccupa degli sviluppi economici che hanno uneffetto diretto sulla politica di sicurezza. I Comitatidel bilancio sottopongono le proposte al Consiglioper la gestione dei bilanci civile e militare cui cia-scuna nazione contribuisce.

La consultazione avviene su tutte le attivitàdell'Alleanza. Una Conferenza dei direttori nazio-nali degli armamenti si riunisce regolarmente pervalutare gli aspetti politici, economici e tecnicidello sviluppo e dell’approvvigionamento degliequipaggiamenti per le forze della NATO. Nelcampo dell’informazione, un Comitato della NATOper la diplomazia pubblica si occupa delle attivitàvolte a migliorare la conoscenza e la compren-sione della NATO e delle sue politiche tanto neipaesi della NATO che nei partner. Le questioniriguardanti le attività scientifiche e i programmiambientali dell’Alleanza vengono discusse nel-l’ambito del Comitato scientifico e del Comitatoper le sfide della società moderna. Altri comitati egruppi, come il Comitato d’indirizzo politico-mili-tare per il Partenariato per la Pace, contribuisconoa sviluppare e a verificare la cooperazione con ipaesi partner.

Le attività dell'Alleanza che coinvolgono i paesipartner, come il mantenimento della pace o il pro-gramma del PfP, vengono discusse con i governiinteressati. Le consultazioni vengono avviate neifori a ciò delegati, come il Consiglio di partena-riato euro-atlantico, il Consiglio NATO-Russia e laCommissione NATO-Ucraina. Allo stesso modo,le attività del Dialogo Mediterraneo sono discussecon i paesi partecipanti nel Gruppo per la coope-razione nel Mediterraneo. La NATO attribuisceun’importanza fondamentale alla continua attivitàdi questi organi. Specie in tempo di crisi, questicostituiscono degli utili fori, in cui affrontare ledivergenze e scambiare i rispettivi punti di vista.

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La struttura militare della NATO

Al vertice della struttura militare della NATO sta ilComitato militare, che è la più alta autorità militaredell'Alleanza ma sottoposto all'autorità politica delConsiglio Nord Atlantico. Il Comitato forniscepareri militari all'Alleanza. Al suo livello più altoriunisce i Capi di stato maggiore della difesa ma,normalmente, i paesi membri vi sono rappresen-tati dai loro Rappresentanti militari.

Il Comitato militare fornisce anche direttive aiComandanti strategici della NATO. I Comandantistrategici sono due, cioè il Comandante supremoalleato in Europa (SACEUR), la cui sede – ilQuartier generale supremo delle potenze alleatein Europa (SHAPE) - è a Mons (Belgio), e ilComandante supremo alleato per la trasforma-zione (SACT), che è ubicato a Norfolk, Virginia(USA).

Il SACEUR è al vertice del Comando alleato delleoperazioni, che comanda le forze armate che ipaesi membri hanno stabilito di mettere a disposi-zione della NATO. È perciò responsabile di tutte leoperazioni della NATO, senza tener conto dellaloro ubicazione, e ricopre un doppio incarico inquanto è anche Comandante del Comando delleforze USA in Europa.

Il SACT ha un ruolo funzionale. In quanto respon-sabile del Comando alleato per la trasformazione,ha il compito di promuovere e sorvegliare la con-tinua trasformazione delle forze e delle capacitàdell’Alleanza. Ha un doppio incarico in quanto èanche Comandante del Comando interforze USA.

La divisione delle responsabilità tra i due coman-danti era prima di tipo geografico con SACEUR acapo delle operazioni della NATO in Europa e conil Comandante supremo alleato dell'Atlantico(SACLANT) responsabile per le operazioninell'Oceano Atlantico. La riduzione della strutturadi comando militare è stata avanzata e approvatanel vertice di Praga del novembre 2002. Ciò riflet-teva l'impegno della NATO a sviluppare le capa-cità e a mantenere la capacità di risposta delle

forze necessarie per i compiti di gestione dellecrisi, a sostegno della pace e di tipo umanitarionell’ambito e al di fuori della sua tradizionale areadi responsabilità. A completamento di questa tra-sformazione vi è stata pure la creazione di unaForza di risposta della NATO e l’avviodell’Iniziativa sulle capacità di Praga (vediCapitolo 3).

L’Assemblea parlamentare della NATO

L'Alleanza è un'organizzazione intergovernativa,con ciascun governo membro responsabile difronte al proprio parlamento. È perciò importanteche i rappresentanti parlamentari eletti democrati-camente siano favorevoli agli obiettividell'Alleanza. L’Assemblea parlamentare dellaNATO costituisce il foro interparlamentare deipaesi membri della NATO, dato che riunisce par-lamentari europei e nordamericani per discuterequestioni di comune interesse e preoccupazione.

L’Assemblea è completamente indipendente dallaNATO, ma costituisce un legame tra i parlamentinazionali e l'Alleanza che stimola i governi a tenerconto di ciò che riguarda l’Alleanza quando pre-parano le leggi nazionali. Aiuta anche a nondimenticare che le decisioni intergovernative rag-giunte nell’ambito della NATO dipendono in ultimaanalisi dall’approvazione politica ottenuta attra-verso i processi democratici nazionali.L’Assemblea parlamentare della NATO ha ancheestesi contatti con i parlamenti dei paesi partner,che inviano i propri rappresentanti a parteciparealle sue discussioni e decisioni.

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Il ruolo del Segretario generale della NATO

Il Segretario generale promuove e dirige il pro-cesso di consultazione e decisionale nell’intera

Alleanza. Presiede il Consiglio Nord Atlantico edaltri importanti comitati e ha una considerevoleinfluenza sul processo decisionale. Può proporreargomenti di discussione e può usare la sua posi-zione di presidente indipendente ed imparziale perguidare la discussione verso il consenso nell’inte-resse dell'Alleanza in quanto tale. Comunque, ilSegretario generale non ha il potere di prendereda solo delle decisioni politiche e può agire innome della NATO solo nei limiti che i governi mem-bri stabiliscono di attribuirgli.

È anche il principale portavoce dell'Alleanza ed èa capo del Segretariato internazionale, chesostiene l’attività dei paesi membri nei diversicomitati.

Come viene finanziata la NATO?

I contributi ai bilanci della NATO sono calcolatiin base a formule stabilite di ripartizione deicosti e rappresentano solo una piccola parte deibilanci globali per la difesa dei paesi dellaNATO.

I bilanci finanziati in comune sono gestiti attra-verso dei bilanci separati civili e militari ed unprogramma di investimenti per la sicurezza.

• Il Bilancio civile copre i costi di funziona-mento del Segretariato internazionale e dellasede della NATO; i programmi e le attivitàcivili; ed i costi di costruzione, gestione emanutenzione di strutture quali i servizi diconferenza per le riunioni dei comitati e deigruppi di lavoro.

• Il Bilancio militare copre i costi di funziona-mento e di manutenzione della struttura mili-tare integrata, incluso il Comitato militare; loStato maggiore militare internazionale e leagenzie collegate; i due Comandi strategici;e i relativi sistemi di comando, controllo e

informatici, la ricerca, lo sviluppo, l’approvvi-gionamento e le agenzie della logistica; e laForza aviotrasportata di avvistamento adistanza della NATO.

• Il Programma di investimenti per la sicurezzafinanzia le installazioni e le strutture neces-sarie alla NATO che non siano quelle createdai singoli paesi membri per propri scopi disicurezza nazionale, per esempio, sistemi dicomunicazione e informatici, radar, quartiergenerali militari, aeroporti, oleodotti, depositi,porti e assistenza alla navigazione.

Questi bilanci sono controllati dai Comitati delbilancio civile e militare e da un Comitato per leinfrastrutture, che è responsabile per il finanzia-mento delle strutture finanziate in comune persostenere le forze della NATO. UnaCommissione ad alto livello per le risorse con-trolla la politica del finanziamento comune mili-tare. Ciascun paese membro è rappresentato inquesti organi. Tutti i bilanci della NATO sonoanche soggetti a controlli esterni.

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La NATO oggi è un'istituzione assai differente daquella creata nel 1949. Tanto essa che il mondoesterno sono così cambiati che i fondatoridell’Alleanza difficilmente avrebbero potuto preve-derlo. La NATO è un'istituzione differente daquella che ha difeso l’Europa occidentale perquattro decenni durante la Guerra Fredda oanche da quella che, negli anni ’90,ha sorvegliatola transizione dell’Europa dopo la Guerra Fredda.In pochi anni, si sarà senza dubbio trasformata dinuovo in base allo sviluppo delle risposte coordi-nate alle sfide alla sicurezza che gli stati membrifronteggiano agli inizi del XXI secolo. Infatti, sic-come muta il contesto strategico, la NATO dovràprobabilmente evolvere sempre più rapidamenteper fronteggiare le nuove minacce ai suoi statimembri. Comunque, i principi fondamentali dellacooperazione nell’ambito dell'Alleanza, cioè icomuni valori ed interessi, rimangono fedeli aiprincipi del suo trattato istitutivo.

In seguito agli attacchi del settembre 2001 controgli Stati Uniti e alla richiesta di applicazione del-l’articolo 5 per la prima volta nella sua storia, laNATO è impegnata in un riesame fondamentaledel modo in cui essa opera per fronteggiare laminaccia posta dal terrorismo. Anche prima degliattacchi terroristici, l'Alleanza era impegnata in unprogramma estremamente intenso di attività,attuando tre operazioni di gestione delle crisi nellaex Jugoslavia, predisponendosi all’ingresso dinuovi membri e attivando dei partenariati semprepiù vasti con paesi ed organizzazioni sia nell'areaeuro-atlantica che nel resto del mondo. Oggi,

essendo divenuto sempre più complesso il com-pito di fornire sicurezza, la NATO si è dovutaimpegnare in moltissimi settori ed è impossibilesintetizzare le sue attività in una breve frase.

La NATO del futuro

Siccome l'Alleanza continua ad ampliarsi, la NATOdovrà conciliare gli interessi di un crescentenumero di paesi che cercano di agire all’unisono.Allo stesso tempo la zona di stabilità in Europasarà probabilmente cresciuta e con essa le pro-spettive di prosperità economica. Infatti, mentrel'Alleanza stabilisce relazioni più strette con laRussia, l’Ucraina ed altri paesi europei, l’Europasupera il suo passato di divisioni e diviene un con-tinente sempre più stabile. Queste positive ten-denze dovranno essere attentamente seguite.

Mentre cambiano la natura delle minacce fronteg-giate dai paesi membri e il modo in cui la NATO siorganizza per affrontarle, il fondamentale presup-posto dell'Alleanza rimane sempre lo stesso. LaNATO fornisce una struttura politico-militare tran-satlantica per gestire le sfide alla sicurezza.L'Alleanza unisce Europa e Nord America, ebilancia una moltitudine di interessi nazionali.Inoltre, dato che la NATO si trasforma da baluardodella difesa collettiva in un manager della sicu-rezza nel senso più ampio, diviene in grado di rap-presentare una comunità di valori, quali la demo-crazia e i diritti umani, come pure una comunità diinteressi.

Cambiamento e continuità > 14

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