Una Chiesa giovane 4-5 · 2018. 10. 15. · ci scivolano tra le mani e sotto i piedi. Fermarsi tre...

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«Dispongo che ogni cinque interventi ci sia una pausa di tre minuti». Parole di Papa Francesco nella prima sessione del Sinodo. E così quando i padri sinodali, gli esperti e gli uditori sono tutti riuniti per discutere, ogni venti minuti circa si ripete una scena curiosa. Nel maxischermo dell’aula viene proiettata l’immagine di un paesaggio di montagna. Sui trecento partecipanti scende il silenzio. Ognuno ha del tempo per interiorizzare quanto ha sentito. C’è chi rilegge gli appunti, chi si segna un pensiero. Chi, semplicemente, alza lo sguardo e riflette. Un istante di pausa e poi si torna a parlare e ascoltare. La trovata di Francesco ha un valore esemplare. Intanto è un “ordine” del Papa: dice che il silenzio è un bene prezioso e ce lo dobbiamo imporre, a costo di sacrificare un po’ di tempo. Perché ogni giorno, e non solo al Sinodo ma anche nella vita quotidiana, viviamo un pericolo: tra tante parole rischiamo di perdere la connessione intima con noi stessi. E poi i tre minuti di silenzio sono funzionali, perché così si lavora meglio. I mini-break rendono più scorrevole le sessioni, aiutano la concentrazione, permettono di rielaborare subito i contenuti. L’idea di proiettare un paesaggio, poi, è significativa: comunica un clima di raccoglimento che va rispettato, invita a disporsi in modo adatto alla riflessione. E se una cosa del genere si facesse anche a scuola? A metà della lezione, nel pieno di una spiegazione complessa, qualche istante di silenzio. Uguale per l’università. O anche sul lavoro: tra le riunioni di una mattinata intensa, perché non «disporre» a noi stessi di trovare lo spazio per fermarci qualche secondo? E magari leggere una poesia, o ascoltare una canzone: fare un’azione che distolga la mente dalla routine per fissarci su qualcosa che arricchisce l’anima. De-centrarsi un momento, liberarsi da ansie, prestazioni e preoccupazioni, per ri-centrarsi. Stessa dinamica per smartphone e computer: a intervalli regolari dovremmo forse provare a staccare internet, mettere il dispositivo offline e darci del tempo per stare soli e tranquilli. La vita oggi corre veloce, le giornate ci scivolano tra le mani e sotto i piedi. Fermarsi tre minuti è un regalo a noi stessi, e alle persone intorno a noi. In fondo, è un atto rivoluzionario. Gioele Anni Tre minuti di silenzio Una Chiesa giovane 4-5 I n questo mese di settembre e nella prima decina di giorni di ottobre, ho vissuto molte occasioni di incontro, alcune inaspettate e provviden- ziali, altre pensate e preparate, altre ancora attese con trepidazione. La gioia dell’incontro è sempre grande, perché inizia da lontano, giorni o settimane prima, in alcuni casi, mesi prima quando pensiamo di incontrare le persone e le associazioni ed iniziamo a confrontarci sui tempi, luoghi, bisogni, risorse, percorsi. Poi si decide l’avvio del processo generativo che ci conduce ad uscire, ad andare incontro, in una dinamica che si caratterizza come unica con ciascuno, perché ciascuno è unico: inviare una email, prendere contatto, scrivere un messaggio, fare e riceve- re una telefonata, organizzare una scaletta, predisporre i materiali, uscire di casa, passare a prendere qualcuno della presidenza, prendere gli ultimi accordi per gestire nel miglior modo possibile il momento, ritrovarsi con il desiderio di chiedere e raccontare l’estate appena trascorsa ed intravve- dere le aspettative sul nuovo anno, ascoltare gli interventi di ogni persona presente, prendere appunti per fare memoria, accogliere fragilità e risorse, sostenere i primi passi di nuove esperienze, farsi compagni di viaggio di ragazzi, giovani, adulti, dare concretezza alle idee e unitarietà alle singole parti nella certezza che la realtà supera l’idea e il tutto contiene le parti. Ma anche controllare qualche volta l’orologio, una volta usciti nel cortile dell’oratorio o sul sagrato della chiesa parrocchiale, dove i discorsi prose- guono, facendosi più personali, per condividere quell’intuizione che po- tremmo assumere e portare ad altre realtà. Ho riscontrato che tutti questi momenti sono stati caratterizzati dal movi- mento di idee, di persone, di cose: incontrare cambia sempre chi incontra e chi viene incontrato, siamo al contempo in entrambe le accezioni, perché ognuno porta le proprie attese che condivide con gli altri e ne riceve altre, magari neppure lontanamente pensate; in questo scambio, si cammina insieme in sentieri nuovi, è il passo della sinodalità e della corresponsabili- tà. Tutta la presidenza è stata coinvolta nelle molteplici iniziative, connotate dall’intergenerazionalità e da un’attenzione particolare per i giovani, che sono stati protagonisti della due giorni per vice presidenti giovani lombardi, dell’icona biblica, dell’incontro con il Vescovo, della festa ACR e dei diversi incontri vicariali e parrocchiali: ritrovarsi per fare insieme, dalla cena condivisa, al passaggio in auto, dalla gestione degli arrivi e delle partenza da e per le città lombarde alla stesura dei testi per pregare al Carmelo, dagli stand per i bambini dell’ACR all’incontro con i genitori, dall’ascolto di Gioele in partenza per il Sinodo alla celebrazione eucaristica con il nuovo assistente regionale, don Michele. Non ho voluto stilare un elenco ma riportare le azioni che hanno mosso l’associazione in questi mesi, nella consapevolezza che sono proprio i giovani il futuro presente dell’Azione Cattolica e della Chiesa. In queste giornate, in cui abbiamo seguito da vicino i lavori del Sinodo, ne abbiamo avuto la conferma: i giovani hanno lo sguardo all’orizzonte, danno concretezza ai sogni, fanno domande, chiedono coerenza per se stessi e per gli altri, stanno dentro questo tempo e questo mondo, cercano il Bene, la Verità, la Bellezza, sono preziosi compagni di strada. Facciamo tesoro e realizziamo l’invito ad ascoltare i giovani, curiamo relazioni significative, custodiamo questi fiori bellissimi, lasciamoci smuo- vere dai volti e dai silenzi eloquenti. Raffaella Rozzi C’è più gusto nell’incontro Anno 25- nr. 2 - Ottobre 2018

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  • Pagina: 11.10.2018 | LO | Dialogo1 , Orario bozza: 10/10/2018 14:35:54 , Autore: e.mastroni

    Pagina: 11.10.2018 | LO | Dialogo1 , Orario bozza: 10/10/2018 14:35:54 , Autore: e.mastroni

    «Dispongo che ogni cinque interventi ci sia una pausa di tre minuti». Parole di Papa Francesco nella primasessione del Sinodo. E così quando i padri sinodali, gli esperti e gli uditori sono tutti riuniti per discutere, ogniventi minuti circa si ripete una scena curiosa. Nel maxischermo dell’aula viene proiettata l’immagine di unpaesaggio di montagna. Sui trecento partecipanti scende il silenzio. Ognuno ha del tempo per interiorizzarequanto ha sentito. C’è chi rilegge gli appunti, chi si segna un pensiero. Chi, semplicemente, alza lo sguardoe riflette. Un istante di pausa e poi si torna a parlare e ascoltare. La trovata di Francesco ha un valore esemplare.Intanto è un “ordine” del Papa: dice che il silenzio è un bene prezioso e ce lo dobbiamo imporre, a costo disacrificare un po’ di tempo. Perché ogni giorno, e non solo al Sinodo ma anche nella vita quotidiana, viviamoun pericolo: tra tante parole rischiamo di perdere la connessione intima con noi stessi. E poi i tre minuti di silenziosono funzionali, perché così si lavora meglio. I mini-break rendono più scorrevole le sessioni, aiutano laconcentrazione, permettono di rielaborare subito i contenuti. L’idea di proiettare un paesaggio, poi, è significativa:comunica un clima di raccoglimento che va rispettato, invita a disporsi in modo adatto alla riflessione. E se unacosa del genere si facesse anche a scuola? A metà della lezione, nel pieno di una spiegazione complessa, qualcheistante di silenzio. Uguale per l’università. O anche sul lavoro: tra le riunioni di una mattinata intensa, perchénon «disporre» a noi stessi di trovare lo spazio per fermarci qualche secondo? E magari leggere una poesia,o ascoltare una canzone: fare un’azione che distolga la mente dalla routine per fissarci su qualcosa chearricchisce l’anima. De-centrarsi un momento, liberarsi da ansie, prestazioni e preoccupazioni, per ri-centrarsi.Stessa dinamica per smartphone e computer: a intervalli regolari dovremmo forse provare a staccare internet,mettere il dispositivo offline e darci del tempo per stare soli e tranquilli. La vita oggi corre veloce, le giornateci scivolano tra le mani e sotto i piedi. Fermarsi tre minuti è un regalo a noi stessi, e alle persone intorno a noi.In fondo, è un atto rivoluzionario.

    Gioele Anni

    Tre minuti di silenzio

    Una Chiesa giovane 4-5

    In questo mese di settembre e nella prima decina di giorni di ottobre,ho vissuto molte occasioni di incontro, alcune inaspettate e provviden-ziali, altre pensate e preparate, altre ancora attese con trepidazione.La gioia dell’incontro è sempre grande, perché inizia da lontano, giornio settimane prima, in alcuni casi, mesi prima quando pensiamo diincontrare le persone e le associazioni ed iniziamo a confrontarci sui

    tempi, luoghi, bisogni, risorse, percorsi. Poi si decide l’avvio del processogenerativo che ci conduce ad uscire, ad andare incontro, in una dinamicache si caratterizza come unica con ciascuno, perché ciascuno è unico:inviare una email, prendere contatto, scrivere un messaggio, fare e riceve-re una telefonata, organizzare una scaletta, predisporre i materiali, usciredi casa, passare a prendere qualcuno della presidenza, prendere gli ultimiaccordi per gestire nel miglior modo possibile il momento, ritrovarsi conil desiderio di chiedere e raccontare l’estate appena trascorsa ed intravve-dere le aspettative sul nuovo anno, ascoltare gli interventi di ogni personapresente, prendere appunti per fare memoria, accogliere fragilità e risorse,sostenere i primi passi di nuove esperienze, farsi compagni di viaggio diragazzi, giovani, adulti, dare concretezza alle idee e unitarietà alle singoleparti nella certezza che la realtà supera l’idea e il tutto contiene le parti.Ma anche controllare qualche volta l’orologio, una volta usciti nel cortiledell’oratorio o sul sagrato della chiesa parrocchiale, dove i discorsi prose-guono, facendosi più personali, per condividere quell’intuizione che po-tremmo assumere e portare ad altre realtà.Ho riscontrato che tutti questi momenti sono stati caratterizzati dal movi-mento di idee, di persone, di cose: incontrare cambia sempre chi incontrae chi viene incontrato, siamo al contempo in entrambe le accezioni, perchéognuno porta le proprie attese che condivide con gli altri e ne riceve altre,magari neppure lontanamente pensate; in questo scambio, si camminainsieme in sentieri nuovi, è il passo della sinodalità e della corresponsabili-tà.Tutta la presidenza è stata coinvolta nelle molteplici iniziative, connotatedall’intergenerazionalità e da un’attenzione particolare per i giovani, chesono stati protagonisti della due giorni per vice presidenti giovani lombardi,dell’icona biblica, dell’incontro con il Vescovo, della festa ACR e dei diversiincontri vicariali e parrocchiali: ritrovarsi per fare insieme, dalla cenacondivisa, al passaggio in auto, dalla gestione degli arrivi e delle partenzada e per le città lombarde alla stesura dei testi per pregare al Carmelo,dagli stand per i bambini dell’ACR all’incontro con i genitori, dall’ascoltodi Gioele in partenza per il Sinodo alla celebrazione eucaristica con il nuovoassistente regionale, don Michele. Non ho voluto stilare un elenco mariportare le azioni che hanno mosso l’associazione in questi mesi, nellaconsapevolezza che sono proprio i giovani il futuro presente dell’AzioneCattolica e della Chiesa.In queste giornate, in cui abbiamo seguito da vicino i lavori del Sinodo, neabbiamo avuto la conferma: i giovani hanno lo sguardo all’orizzonte, dannoconcretezza ai sogni, fanno domande, chiedono coerenza per se stessie per gli altri, stanno dentro questo tempo e questo mondo, cercano ilBene, la Verità, la Bellezza, sono preziosi compagni di strada. Facciamo tesoro e realizziamo l’invito ad ascoltare i giovani, curiamorelazioni significative, custodiamo questi fiori bellissimi, lasciamoci smuo-vere dai volti e dai silenzi eloquenti.

    Raffaella Rozzi

    C’è più gusto nell’incontro

    Anno 25 - nr. 2 - Ottobre 2018

  • Pagina: 11.10.2018 | LO | Dialogo2 , Orario bozza: 10/10/2018 14:36:00 , Autore: e.mastroni

    Pagina: 11.10.2018 | LO | Dialogo2 , Orario bozza: 10/10/2018 14:36:00 , Autore: e.mastroni

    II GIOVANI

    Ottobre 2018

    de ci ha parlato del Sinodo dei giovanie della lunga preparazione che si èsvolta in questi anni. Un periodo diascolto dei giovani, un momento diincontro di persone diverse con cam-mini diversi che hanno avuto la possi-bilità di dire qualcosa di importanteper loro. Gioele ci ha ricordato come

    noi giovani non siamo solo il futuro masiamo il presente, abbiamo la possibi-lità di chiedere ciò che per noi è im-portante e impegnarci in questo. Lanostra Chiesa consiste in un percorsoche facciamo insieme e “come anchetra noi in cammino quest’estate,c’erano i più giovani che correvano

    avanti ma poi ci aspettavamo sem-pre”.Dopo l’incontro ci siamo spostati nelcortile del vescovo per un rinfrescotutti insieme e un momento di solacondivisione e allegria. La pastoralegiovanile ha allestito un grande pro-iettore sul quale sono state proiettatetutta sera le foto del pellegrinaggio edè stato piacevole fermarsi a riguarda-re quei momenti dopo aver assaggiatole deliziose pietanze a disposizione.Alla fine della serata è stato conse-gnato ad ogni partecipante un ricordo

    dell’esperienza: un album con alcunefoto del pellegrinaggio e pensieriscritti da diversi partecipanti che ac-compagnano chi lo sfoglia a ripercor-rere giorno per giorno l’intera espe-rienza, anche attraverso alcune rifles-sioni che il Papa ha condiviso con tuttii giovani italiani nei due giorni a Ro-ma.È stato piacevole passare ancora unaserata insieme e ricordare i giorni delpellegrinaggio che a tutti noi hannolasciato un grande segno nel cuore.

    Roberta Zarcone

    stretti a ruotare; l’orientamento in entra-ta, in uscita e a metà percorso, solo peralcuni istituti.Quindi, sono stati divisi in diversi gruppi,in base al ruolo che gli era stato casual-mente affidato, ad esempio rappresen-tante d’istituto e dei docenti, personaleATA, dirigente scolastico... Finito questo primo step dell’attività, ab-biamo ridiviso i ragazzi in 3 gruppi, cherappresentavano tre diverse scuole, incui ciascun membro del Consiglio dove-va confrontarsi con gli altri cercando difar valere la propria idea e trovare unasoluzione comune. Conclusa l’attività cisiamo ritrovati per un momento di condi-visione e per la preghiera finale in cap-pellina. È stata una serata che ci ha per-messo di confrontarci su problematiche

    in cui ci imbattiamo oggi giorno tra i no-stri banchi di scuola, dove spesso pur-troppo non abbiamo l’occasione di di-scuterne con i nostri compagni e profes-sori. Abbiamo anche riflettuto su qualepotessero essere le soluzioni analizzan-do le nostre realtà scolastiche; l’inter-vento iniziale degli ospiti, i gruppi di lavo-ro e la preghiera, accompagnati dall’im-mancabile pizza, sono stati il mix perfettoper iniziare al meglio quest’anno di in-contri Msac. Perciò, non potete mancareal prossimo incontro che sarà il miticoOktoberFest!! Quindi vi aspettiamo Do-menica 21 Ottobre alle ore 19.00 pressoil Liceo G. Novello di Codogno. Non mancate!!!

    Samuele Landi,membro d’equipe

    Riparte l’itinerario del Movimento Studenti di Azione Cattolica

    Un percorso di corresponsabilità

    Domenica 16 settembre, siè tenuto il primo incontroMsac alla Casa della Gio-ventù di Lodi. L’orario diarrivo era previsto per le19.00, ma prima che ini-

    ziassero i giochi pre-cena, siamo statiraggiunti da tre ospiti: Raffaella Rozzi, lapresidente diocesana, che ha fatto un’in-troduzione, sopratutto per i nuovi arrivati;don Lorenzo Mancini, nuovo assistenteunitario regionale e Giovanni Boriotti, se-gretario di Pavia. Successivamente i se-gretari diocesani, Giuditta e Alessandro,con l’aiuto dell’equipe, hanno dato il viaai giochi. Il primo gioco è stato “cipolla”,nel quale i ragazzi, divisi in gruppi, hannodovuto darsi la mano con i loro compagnifuorché con i loro vicini. Si creava così unintreccio e, il gruppo che avesse scioltoprima il “nodo”, avrebbe vinto la sfida; ilsecondo gioco, invece, si chiama“freakout”, che consisteva nel formare un cer-chio e, a turno, ognuno con una serie dimosse, doveva completare il giro. Final-mente, verso le 20 è arrivato la tanto at-tesa pizza! Dopo la pausa per riprendere le energie,alle 20.45 sono cominciate le attività. Sitrattava di un gioco di ruolo, in cui i ra-gazzi dovevano immedesimarsi nei per-sonaggi che compongono un Consigliod’istituto e discutere delle seguenti 3 te-matiche: il problema di digitalizzare lelezioni; il problema della mancanza delleaule e quindi degli studenti che sono co-

    Il Vescovo Maurizio ha incontrato i partecipanti al pellegrinaggio vocazionale dell’agosto scorso

    Ri-vediamoci! Un’occasione per ricordaree riportare nel quotidiano i passi condivisi

    Il 28 settembre ci siamo ritrovaticon tutti i partecipanti al pellegri-naggio diocesano di quest’estateper rivivere insieme un nuovo mo-mento di incontro e un aperitivo.È stato bello rivedere tutti quei

    volti che qualche mese fa ci hannoaccompagnato e hanno condiviso connoi un’esperienza così intensa. Traquesti il vescovo Maurizio, che adagosto ci ha tenuto ad affrontare connoi l’intero cammino guidandoci e ac-compagnandoci fino alla fine, e chel’altra sera ha voluto ospitarci nel suocortile in occasione di questo nuovoincontro. La serata è iniziata con la lettura di unbrano del Vangelo secondo Matteo eun commento del vescovo Maurizio,che ha ripercorso con le sue parolel’intera esperienza del pellegrinaggioricordandoci, oltre agli intensi mo-menti di preghiera e riflessione, anchemomenti di festa e allegria, come lasera al Circo Massimo e momenti di-vertenti o di disagio riguardanti i per-nottamenti e i tratti di cammino sottola pioggia, il cui ricordo ci ha fatto sor-ridere. Il vescovo ci ha invitati a ripen-sare e ricordare quei giorni nella no-stra quotidianità, portando con noi leriflessioni, la spiritualità e la fede cheabbiamo respirato in quei luoghi, as-sicurandoci come “nulla e nessunocada nell’indifferenza”. Abbiamo assi-stito inoltre all’intervento di Gioele An-ni, che attraverso alcune semplici sli-

    Al via i cammini diocesani per i giovaniRiprendono a ottobre i percorsi di catechesi diocesani promossi dalSettore Giovani di Azione Cattolica.Dopo il positivo esito dello scorso anno, in cui il tema degli incontrierano i sette peccati capitali, quest’anno il percorso “Parola al centro”sarà imperniato sull’invito a “Non temere!” che tante volte ci vienerivolto nella Bibbia e nei Vangeli. In ciascuno dei sei incontri che siterranno fra ottobre e aprile, con ospiti diversi di volta in volta, il temasarà declinato in un modo differente: ad ottobre si parlerà di ascolto,a novembre di accompagnamento, a gennaio di conversione, afebbraio di discernimento, a marzo di sfide e a maggio di vocazionee di santità.Il percorso “La Parola aigiovani” quest’annoaffronterà il tema“L’amore oltre i lragionevole”. Nei primidue incontri, a ottobre ea novembre, don EmilioContardi svilupperà iltema a partire dal libro diOsea, mentre neisuccessivi due incontri,a febbraio e a marzo,don Guglielmo Cazzulanideclinerà lo stesso temaa partire dal Vangelo diGiovanni.“Parola al centro” e “LaParola ai giovani” sonopercorsi di catechesidedicati ai giovani ditutta la diocesi; il primo si rivolge ai giovani di età compresa fra i 19 ei 25 anni, mentre il secondo è destinato ai giovani adulti di età fra i 25e i 35 anni. Quest’anno gli incontri di entrambi i percorsi saranno ilvenerdì sera a Lodi, di volta in volta in un diverso oratorio della città, esaranno preceduti, per chi ne avrà voglia, da una pizza in compagnia!

    La commissione giovani

  • Pagina: 11.10.2018 | LO | Dialogo3 , Orario bozza: 10/10/2018 15:22:35 , Autore: e.mastroni

    Pagina: 11.10.2018 | LO | Dialogo3 , Orario bozza: 10/10/2018 15:22:35 , Autore: e.mastroni

    CAMMINI ASSOCIATIVI III

    Ottobre 2018

    rienza del blog, vede invece la luceil libro “La vita a colori” (EDB Bolo-gna, 2018): nei racconti e negliscritti qui raccolti possiamo scorge-re i tratti della vita adulta avvolgersicome in un gomitolo intricato, nellaloro intera complessità e bellezza. Illibro costituisce però solo una tappanel blog di Marco, che quasi quoti-

    dianamente, continua a pubblicarepost. Nel suo libro Marco narra la vita dellepersone, con uno sguardo particola-re, da una prospettiva originale, dal-l’interno e dall’esterno delle loro vite.Si è quindi cercato di mettere in dialo-go i temi affrontati nel libro e le prin-cipali tematiche del percorso formati-

    vo nazionale. In ogni momento di questo confrontosi è voluto partire dalla Vita, in parti-colare la vita degli adulti nella suacomplessità, varietà, livelli di profon-dità. È la vita che si racconta e questoracconto si sviluppa secondo una lo-gica “orizzontale” (la complessità del-la vita) e “trascendente” (la vita in cui

    Un’opera sola, ciascuno per la sua parte, ciascunosecondo la condizione di vita, di salute, l’età, leenergie ... in quella che la nostra fede chiamacomunione dei santi. Tutto questo è particolar-mente vero per un’associazione composta dibambini, giovani, adulti, anziani, singoli, coppiee famiglie: vite diverse, ma un’opera sola.Ricomincia anche Big Bang 2.0, cammino persposi e famiglie giovani, che da poco o da alcunianni stanno costruendo la loro strada insieme.Nessun obiettivo stratosferico, ma il desiderio se-rio e consapevole di condividere alcuni momenticon altri sposi e con altre famiglie: occasioni perfermarsi, per riflettere, per coltivare la dimensioneinteriore di sposi; e ascoltare gli altri, le loro fati-

    Anche quest’anno riparte l’iniziativa “Big Bang 2.0” per accompagnare la famigliaFinita l’estate, le vacanze sono un ricordo, l’ariafrizzante di queste mattine ci irrigidisce un po’ erichiama all’ordine: è tempo di ricominciare, diraccogliere le energie e di investirle in nuovetappe del nostro cammino.Il punto però non è: «In che cosa ci buttiamo acapofitto?», ma: «Che cosa scegliamo di fare, divivere? Qual è la ’parte migliore’ che ci aspetta?».C’è un pensiero di un padre del deserto, Poemen,un fratello nella fede vissuto tra il IV e il V secolo,che offre a noi, credenti del terzo millennio, uninsegnamento altissimo: «Se nello stesso luogovi sono tre, e l’uno vive nella solitudine e nellaquiete, l’altro è malato e ringrazia, il terzo servecon mente pura, i tre compiono un’opera sola».

    che, la domanda e il desiderio di senso che liabita, e capire che non si è soli in questa vita chea volte sembra scivolarci via da tutte le parti.Big Bang 2.0 è un cammino cristiano, il vangeloè e resta il nostro punto di riferimento sostanziale:insieme chiediamo gli uni per gli altri la Grazia diaccoglierlo nella nostra vita familiare, in semplicitàcerchiamo di sostenerci nell’impegno di radicarela fede nelle esperienze della quotidianità, che ciinterpellano su molti fronti. Il nostro desiderio è dipoter allargare ’il cuore’ del nostro gruppo ad altrecoppie, perché il cammino di fede e di amicizia siaancora più ricco e fecondo. Vi aspettiamo. Si parte domenica 4 novembre.

    Paola Sverzellati

    Itinerario Terza Età 2018 - 2019La Terza Età segue un programma che cerca diabbinare attività diocesane con l’avvicinamento allesingole parrocchie. Anche quest’anno il Cammino seguirà le sceltecompiute all’inizio del triennio e precisamente:- Mattinata di spiritualità in autunno (15 Novembre2018) dedicata ad argomento religioso-ecclesiastico- Mattinata di spiritualità in primavera (11 Aprile2019) dedicata ad argomento “sociale di attualità”.Gli incontri si terranno presso il Seminario conpossibilità di fermarsi a pranzo.- Pellegrinaggio in un Santuario Mariano delLodigiano (giovedì 9 Maggio 2019)- Esercizi Spirituali dal 24 al 26 Maggio 2019 pressola Casa di Preghiera dei Padri Passionisti a Caravate(Va).Altissima è l’attenzione alle relazioni come antidotofondamentale al rischio dell’isolamento. Inparticolare crediamo sia fondamentale creare ediffondere iniziative di incontro e scambiointergenerazionale.Infine, è necessario chiedere e favorire il naturalepassaggio degli adulti-maturi agli adultissimi, con lapossibilità di seguire un cammino adeguato al tempoche passa per ognuno di noi e come nuova linfa perrivitalizzare il settore.

    La commissione terza età

    Quali attese e speranze suscita in noi anziani il Sinodo sui GiovaniIl 3 ottobre ha preso avvio a Roma il Sinododei Vescovi 2018, che vede la Chiesariflettere sul tema “I Giovani, la Fede e ilDiscernimento”. Per questa circostanza ilPapa ha più volte cercato il coinvolgimentodei giovani nella fase preparatoria conincontri specifici dedicati a loro. Nel mese diMarzo 2018 si era svolto, infatti, l’incontro coigiovani provenienti dalle diverse parti delmondo: giovani cattolici, giovani di diverseconfessioni cristiane e di altre religioni,giovani non credenti. Il secondo momento dipreparazione ha riguardato in particolare igiovani italiani e si è tenuto l’11 e 12 agosto2018 a Roma dopo una settimana dipellegrinaggi.Queste iniziative hanno avuto lo scopo dimettere la Chiesa in ascolto della voce, dellasensibilità, della fede e anche dei dubbi edelle critiche dei giovani nei confronti dellaChiesa stessa.I giovani, ha più volte ripetuto il Papa,possono e devono esprimere le loroaspettative e i loro desideri, nonché le loroincertezze e le loro preoccupazioni nellevicende complesse del mondo attuale.L’importante avvenimento del Sinodo quale

    attese e speranze suscita in noi anziani? Checosa ci aspettiamo dalla riflessione che iVescovi stanno svolgendo sul mondogiovanile? Siamo tutti consapevoli che ilmondo attuale è complesso, pieno di difficoltàsoprattutto per i giovani. Oggi è difficile perloro fare progetti e costruire un percorso divita. Per superare la difficoltà attuale; pervincere la tentazione dell’individualismo cheè in antitesi con la cultura della solidarietà;per riacquistare la fiducia nel futuro occorreil contributo di tutti: giovani, adulti, anziani. Unfuturo migliore non può avvenire senzal’incontro tra le generazioni. Ci sono giovani che, per complesse ragionistoriche e culturali, vivono come scontro ilrapporto coi genitori, quasi a volersi liberaredal retaggio della generazione precedente. Cisono adulti e anziani che a loro volta non siimpegnano ad ascoltare e capire i ragazzi dioggi. Occorre recuperare l’armoniadell’incontro per trovare un equilibrio fecondofra le generazioni. Nella giornata dell’11 agosto Papa Francescoha sintetizzato in tre parole la sfida che igiovani devono lanciare per cambiare lasocietà attuale: sognare, amare, rischiare.

    Trasformare i sogni di oggi nella realtà didomani; fare scelte audaci quale frutto di veroamore che spinge, rischiando, a costruire ildomani di cui il mondo ha bisogno.Ci auguriamo che i giovani cattolici mettanoin campo la forza dei valori in cui credano esappiamo perseguire questo progetto di vita.Gli adulti e gli anziani devono aiutarli congenerosità, intelligenza e soprattutto con latestimonianza. E dalla Chiesa cosa ci aspettiamo? Che sfruttil’occasione di questo Sinodo per far sentirecon incisività soprattutto ai giovani che ilVangelo è parola gioiosa; che seguire Gesùè strada praticabile anche oggi; che ilcomandamento dell’Amore è l’insegnamentopiù rivoluzionario per cambiare veramente,per migliorare il presente e addentrarsi nelfuturo scardinando la mentalità dell’egoismoe della violenza che ci sta trascinando in unclima di incertezza e di inquietudine cheintrappola soprattutto i giovani. Si tratta di un impegno e di una responsabilitàgravi, ma stimolanti per aiutare i ragazzi ditutto il mondo a sognare, amare, rischiare.

    Angelo Pagani, Maddalena Negrie gli amici della terza età

    Presentata la proposta associativa del cammino formativo per accompagnare la fede nella vita adulta

    Il libro di Zanoncelli in dialogo col sussidio “Generatori” per iniziare il cammino annuale

    Martedì 18 Settembreil settore adulti del-l’Ac diocesana si èriunito presso la Sa-la Paolo VI per darel’avvio al nuovo anno

    associativo. In questo appuntamentoè stata presentata la proposta forma-tiva nazionale per i gruppi adulti conil sussidio “GENERATORI”.Dopo i saluti e la presentazione inizia-le della presidente diocesana, Raffa-ella Rozzi, l’incontro si è svolto se-condo una dinamica di dialogo tra idue vice-presidenti diocesani adulti(Stefano Milani e Reginella Guccione)e Marco Zanoncelli.Marco, aderente di lungo corso del-l’associazione, ha ricoperto diverseresponsabilità associative a livellodiocesano con l’Acr e gli adulti, e hacoltivato la passione della scrittura,accanto a quella dello studio. Alcunianni fa è così nato il blog Qiqajon( h t t p s : / / q i q a j o n b l o g . w o r d -press.com/), un piccolo spazio percustodire il senso e i sensi della vita.Lo scorso anno, a partire dell’espe-

    si incarna la Parola, la cura della vitainteriore). La serata si è sviluppataquindi lungo quattro momenti princi-pali in cui ciascun tema è stato intro-dotto da Stefano o da Reginella conun riferimento preciso al sussidio na-zionale; a seguire Marco ha fatto datrait d’union con la lettura di un branotratto dal suo libro o dal blog. La lettu-ra dei brani è stata eseguita dall’ami-co Mario Susani.I temi affrontati hanno quindi riguar-dato:- La complessità della vita adulta- La cura della vita interiore- Generare come capacità di crearenovità - Generare come capacità di prender-si curaAl termine dell’incontro è intervenutodon Luca Pomati, assistente unitariodell’Ac diocesana, che ha voluto ri-prendere il tema centrale della gene-ratività, sollecitando tutti noi ad esse-re generatori generosi e gentili, capaci di essere antidoto alla sterilitàche molte vite adulte portano con sé.

    La commissione adulti

  • Pagina: 11.10.2018 | LO | Dialogo4_5 , Orario bozza: 10/10/2018 14:36:17 , Autore: e.mastroni

    Pagina: 11.10.2018 | LO | Dialogo4_5 , Orario bozza: 10/10/2018 14:36:17 , Autore: e.mastroni

    IV SPECIALE SINODO GIOVANI

    Ottobre 2018

    Papa Francesco guida la Chiesa nell’ascolto fiducioso delle nuove generazioni

    un dibattito particolarmente vivacesui giornali? Ti sembra che questoSinodo sia seguito soprattutto dachi è più vicino alle dinamiche ec-clesiali o che ci sia un coinvolgi-mento più generale?Mi sembra che questo Sinodo sia unpo’ più sotto traccia. In merito alla fa-miglia si sapeva che si sarebbero do-vuti esprimere orientamenti pastoralisu alcuni temi sensibili. Però standoqui mi rendo conto che le scelte che siprenderanno sono il frutto di un per-corso lungo e articolato di confronto edialogo. Ad esempio, sono già emersidagli interventi in aula i temi dell’affet-tività e della sessualità. Mi sembra cheun certo tipo di narrazione miri a pre-sentare il Sinodo come l’occasione perun cambiamento nella dottrina moraledella Chiesa, mentre invece il processoè diametralmente inverso. La riflessio-ne sulla condizione dei giovani porta adevidenziare alcune tematiche, sui cuici si confronta e sui cui poi alla fine deldiscernimento si diranno alcune paro-le. Non sono le questioni giornalistichea influenzare il discernimento, ma èquest’ultimo che fa convergere su al-cuni punti. Nel mio gruppo è poi emer-so chiaramente come un Sinodo suigiovani è un Sinodo sulla Chiesa giova-ne, e potenzialmente le conclusioni po-trebbero forse avere implicazioni dellastessa portata del Sinodo sulla fami-glia, anche se l’attenzione mediatica èminore. Ma parlare di giovani e fedesignifica parlare di cosa significa oggiessere Chiesa nel mondo; perché tradieci anni i giovani di oggi saranno igenitori del futuro.In merito invece alla tua esperienzapersonale, al tuo essere presente alSinodo, c’è qualche passaggio chedesideri condividere? Cosa signifi-ca per il tuo cammino di fede parte-cipare a questo momento di Chie-sa?È un’esperienza che da un lato ti fatoccare con mano la grandezza e lavastità della Chiesa e quanto essa sia

    centrata sull’ascolto e l’analisi dellarealtà, interpretare, ovvero ciò che laChiesa deduce alla luce del Vangelo, escegliere, cioè definire le propostepastorali. Ogni fase è divisa in due. Pri-ma quattro riunioni in plenaria durantele quali i padri sinodali e gli uditori in-tervengono descri-vendo le varie real-tà nazionali e illu-strando le diversesensibilità. Poi ci sidivide in gruppi lin-guistici (di circa15-20 persone) ri-manendo sullaporzione di testoaffrontata, propo-nendo osservazionipuntuali e modifi-che per ciascunpunto dell’Instru-mentum laboris.Nel mio gruppo, incui sono presentipadri sinodali diarea italiana e del-l’Europa dell’Est,molto dibattuto ri-spetto all’analisidella realtà è il tema delle migrazioni;come integrare e includere i giovani neinostri percorsi ordinari e nella società,sapendo che il fenomeno migratorio vagestito sempre con prudenza, comedice anche il Papa.Un tema di stretta attualità. In que-sta fase storica, a livello geopoliti-co, l’Italia e alcuni paesi dell’Est Eu-ropa stanno prendendo una via dichiusura verso i migranti. Che ri-flessione pastorale possiamo fare,a fronte anche di un rifarsi, in modosuperficiale e strumentale, ai valorie alle radici cristiane?Mi ha colpito moltissimo l’intervento diun vescovo del Nord Africa, che è nelmio gruppo linguistico. Ci ha portato ariflettere sul tema dell’immigrazioneguardandolo dall’altra faccia della me-daglia, quella che noi non vediamo. In

    Tunisia non c’è guerra, e la migrazioneavviene essenzialmente per motivieconomici. Molti giovani tunisini sonoattratti da un benessere economico dicui molte volte non trovano poi riscon-tro. Fermo restando che dal punto divista della Chiesa, anche in ottica pa-

    storale, tutti mettiamo al primo postoil benessere della persona, e che nonvi sono dubbi che occorra fare tutto ilpossibile affinché non vi siano più mor-ti nel Mediterraneo, questi giorni miaiutano a capire quanto sia complessala questione migratoria, e l’universalitàdel Sinodo permette di avere una pro-spettiva più ampia, che va contro lesemplificazioni che invece offre la poli-tica. Anche il Papa lo ha affermato;un’accoglienza senza limiti non è so-stenibile. La risposta alla politica chesemplifica non può essere quella di di-re “accogliamo tutti” o “non accoglia-mo nessuno”.Tu ti intendi di dinamiche comuni-cative. Come ti sembra che vengaseguito dall’esterno il Sinodo ri-spetto anche ai lavori di quello de-dicato alla famiglia, che aveva visto

    Gioele Anni

    Il lodigiano Gioele Anni ci guida e ci accompagna alla scoperta delle dinamiche e dei temi del Sinodo

    Al Sinodo dei vescovi su “Igiovani, la fede e il di-scernimento vocaziona-le” c’è anche un po’ diChiesa lodigiana. Il ven-tottenne Gioele Anni par-

    tecipa infatti ai lavori sinodali in qualitàdi uditore per il Settore Giovani del-l’Azione Cattolica Italiana. Lo abbiamoraggiunto telefonicamente per condivi-dere questo importante momento diascolto per i giovani e la Chiesa.Gioele, dopo i primi giorni di lavorodel Sinodo, quali sono le tematicheche emergono e ritornano maggior-mente nei vari interventi?In questa prima fase stiamo lavorandosul tema del riconoscere, operandouna lettura della realtà giovanile. Ledeclinazioni dei veri temi sono tantequante le realtà qui presenti; è l’uni-versalità del Sinodo, data da una mol-teplicità di approcci e istanze differenti,ma il filo rosso che mi sembra emerge-re è quello del voler ascoltare i giovani.Tutti in questi giorni stanno affermandol’importanza di questo ascolto nellaconcretezza della vita dei giovani, ecredo che un passaggio che si sta ini-ziando a fare è chiedersi più concreta-mente cosa significa ascoltare davveroi giovani oggi. Nel Sinodo c’è la consa-pevolezza che nel nostro tempo, nelleregioni del mondo a maggioranza cat-tolica, la maggior parte dei giovani nonpassa più ordinariamente dalle espe-rienze proposte dalla Chiesa. Ci voglio-no quindi nuovi ponti per incontrare igiovani, sia nell’informalità che neimomenti di svolta della vita (la sceltadello studio, la ricerca del lavoro, perdirne alcuni).In merito a questi passaggi crucialidella vita dei giovani, per quantoriguarda le tematiche strettamentesociali, ti sembra che il Sinodo stiacompiendo una messa a fuoco piùmirata? Il Papa nel discorso inizialeha parlato infatti anche di precarie-tà e di esclusione sociale. Ci sonoesperienze e storie che sono statecondivise in questo senso, per capi-re come la Chiesa ascolta o potreb-be ascoltare i giovani che la societàmarginalizza?La parte relativa alle scelte pastoralisarà in una fase più avanzata. Il Papaha però fatto un intervento nella fase diconfronto libero nella restituzione ge-nerale in plenaria. Ha sottolineato, apartire dalla sollecitazione di un vesco-vo sudamericano, che oggi più che maila Chiesa nei confronti dei giovani devedare concretezza al messaggio evan-gelico che “la pietra scartata dai co-struttori è divenuta testata d’angolo”.Nell’ascolto è urgente che i giovani piùai margini siano invece privilegiati.Hai fatto riferimento alle varie fasidel Sinodo. Ci puoi delineare comesi strutturano i lavori, per aiutarci acapire a che punto siamo e qual è ladirezione?Si lavora sul testo dell’Instrumentumlaboris. Le tre parti sono riconoscere,

    significativa in alcune aree del mondoin cui non ce lo aspetteremmo. Mi hamolto colpito l’intervento del patriarcadi Babilonia dei Caldei in Iraq, Card.Louis Raphaël I Sako, che ha racconta-to di come, quando l’Isis devastò i loroterritori, quello che li ha salvati è statala celebrazione della fede, il ritrovarsiperiodicamente attorno all’Eucaristia.Personalmente il Sinodo mi mette mol-to in discussione, sia per la responsa-bilità affidata, sia per il desiderio di farsentire la voce dei giovani, che è il mo-tivo per cui sono qui. Ci vuole anche untempo per il silenzio e la preghiera, pertrovare le parole giuste per gli interven-ti. La dinamica è sempre molto coin-volgente, e nei gruppi c’è la giusta do-se di informalità.Puoi dirci qualcosa in merito ai tuoiinterventi, se sono centrati su ciòche l’Azione Cattolica può offrire intermini di riflessione pastorale? Co-me l’Ac è interpellata dalla dinami-ca del Sinodo, anche in vista del fu-turo?Riguardo ai primi giorni sul riconosce-re, credo che i miei interventi all’inter-no del gruppo linguistico italiano sianoriusciti a portare ciò che mi deriva dalladimensione popolare dell’Ac, unosguardo sulla realtà giovanile che nonfaccia distinzioni tra giovani che sono“dentro” e giovani che sono “fuori”dalla Chiesa. La percezione comune atutti i giovani, anche se talvolta nasco-sta dietro al rifiuto della Chiesa istitu-zione, è quella di un bisogno forte dispiritualità. Per questo occorre che laChiesa sappia mettersi al fianco di tuttii giovani, sena giudicarli prima di cono-scerli. Rispetto ai prossimi passaggidovrei intervenire nella terza parte, sul-le prospettive pastorali, e vorrei con-centrarmi sul protagonismo dei giovaninella Chiesa, dicendo che i giovani so-no attratti quando incontrano una testi-monianza di Chiesa credibile e sonocoinvolti da una Chiesa che gli chiedadi mettersi in gioco, ma senza perso-nalismi, senza volersi porre come gliunici in grado di risolvere tutti i proble-mi. Una Chiesa in cui tutti i giovani tro-vano spazio è una Chiesa in cui il primovalore è quello dello stare insieme.È quello che afferma anche PapaFrancesco, quando nel suo discorsointroduttivo tratta dell’importanzadel dialogo tra generazioni.Oltre al tema dell’ascolto, anche quellodell’intergenerazionalità sta infattiemergendo in modo molto evidente intutta questa prima fase. Gioele, grazie per il tuo contributoal Sinodo e per la tua condivisionecon noi in merito ai contenuti, magrazie anche per averci fatto perce-pire il clima che si respira quandola Chiesa si mette in ascolto delloSpirito, nel discernimento ecclesia-le.Grazie a voi per l’accompagnamento inquesto cammino.

    Intervista a curadi Simone Majocchi

    SPECIALE SINODO GIOVANI V

    Ottobre 2018

    Papa Francesco guida la Chiesa nell’ascolto fiducioso delle nuove generazioni

    piuttosto che un altro comporta una co-noscenza profonda di Colui che ci haamato e desiderati al mondo. Se cer-chiamo di comprendere quale sia lascelta migliore per noi dobbiamo soloesercitarci a guardare dritto negli occhiil Maestro, così da conoscerlo semprepiù profondamente ed imparare cosìsempre più celermente a prendere siascelte etiche che di vita. Il nostro spirito,se messo in condizione di rimanere incostante dialogo con Dio, ci guida allescelte giuste. E Chiara ne aveva fattoesperienza. Se penso al suo vissuto miviene in mente un giorno in cui le chiesiconsiglio in merito ad una decisione af-fettiva da compiere e lei sospirandoesordì dicendo: «Mamma mia, non vor-rei tornare indietro a quel periodo per

    nulla al mondo». Durante i sei anni difidanzamento infatti si era sentita mes-sa a dura prova nella fede. Per lei, lacosa più difficile fu mettere da partel’intuizione che aveva avuto, fin da subi-to, di trovarsi davanti a suo marito, perdare spazio al disegno di Dio che in quelmomento non poteva ancora compren-dere. Così racconta Chiara di quel peri-odo di discernimento: «Dopo 4 anni ilnostro fidanzamento ha cominciato abarcollare fino a che non ci siamo la-sciati. In quei momenti di sofferenza edi ribellione verso il Signore, perché ri-tenevo non ascoltasse le mie preghiere,partecipai ad un Corso Vocazionale adAssisi e li ritrovai la forza di credere inLui, provai di nuovo a frequentare Enri-co e cominciammo a farci seguire da un

    Qualcosa di inedito. E ciò che è inedito, non puoi prevedere doveti condurrà. Non sappiamo cosa aspettarci. Sappiamo però che ilmetodo, e al contempo l’obiettivo, è questo discernimento, che nelcuore di Papa Francesco appare così connotato:-UN “NOI”, perché - come ha detto ai giovani pellegrini radunati alCirco Massimo lo scorso 11 agosto - il contrario di “io” non è “tu”,ma “noi”: «Se io dico: il contrario sei tu, faccio la guerra; se io dicoche il contrario dell’egoismo è “noi”, faccio la pace, faccio la comu-nità».

    Cosa ci aspettiamo dal dialogo della Chiesa coi giovani?

    Più ci penso e meno risposte trovo. Perché a volte capitache si facciano riunioni e meeting, Sinodi e Conciliaddirittura, per far fronte alle emergenze, in stile taskforce o unità di crisi. Ma questa volta non pare proprioessere così. Perché se vogliamo proprio trovareun’emergenza a cui il Sinodo sui giovani intende far

    fronte, come potremmo chiamarla… futuro? Vita, addirittura? Enon solo della Chiesa e nella Chiesa. Diamo uno sguardo al titolo:I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. “Giovani” indicauna consistente fetta di popolazione mondiale che abbraccia ilmondo intero, al di là dei confini geografici, culturali e religiosi, ein continuo rinnovo (ogni anno c’è chi vi entra e chi ne esce), dunqueanche al di là dei confini temporali. “Fede” è un fenomeno antropo-logico universale: riguarda tutti, anche se per alcuni è abbandonoin Dio e per altri “semplice” fidarsi di qualcuno o qualcosa. “Discer-nimento vocazionale” dice qualcosa di più “nostro” come cristiani:un processo mai realmente concluso, quotidiano quindi, che miinvita a scoprire come l’amore di Dio possa incarnarsi nella miastoria.Quale emergenza, dunque? Come si può chiamare “emergenza”un fenomeno universale, che dunque non fa specie, non emergedall’ordinario? Un’emergenza quotidiana smette di essere emer-genza per diventare semplicemente quotidianità.Questo mi pare caratterizzi il Sinodo dei giovani: non una task forceche fa fronte a un problema (non chiamiamoli problema, questigiovani!), ma un dialogo che vuole ascoltare la quotidianità percondividerla con chi la percorre, alla ricerca dei segni che ci diconoche un senso c’è.

    -un “noi” CHE SA ASCOLTARE: «Se noi cristiani non impariamo adascoltare le sofferenze, ad ascoltare i problemi, a stare in silenzioe lasciar parlare e ascoltare, non saremo mai capaci di dare unarisposta positiva» (Papa Francesco, Veglia al Circo Massimo, 11agosto 2018); nel discorso di apertura del Sinodo, lo scorso 3ottobre, il Papa ha sottolineato: «Il cammino di preparazione aquesto momento ha evidenziato una Chiesa “in debito di ascolto”anche nei confronti dei giovani… Questo Sinodo ha l’opportunità,il compito e il dovere di essere segno della Chiesa che si mettedavvero in ascolto».-un “noi” che sa ascoltare PER ARRIVARE A FARE, a decidere, enon fermarsi al solo pensare. Perché il mondo ha bisogno di testi-moni, cioè di gente che vive ciò che ha pensato e riconosciuto comedecisivo per la propria storia. Così suggeriva il Papa al Circo Massi-mo: «Cercate maestri buoni capaci di aiutarvi a comprenderli (isogni) e a renderli concreti nella gradualità e nella serenità. Siatea vostra volta maestri buoni… Sì, un giovane che è capace disognare, diventa maestro, con la testimonianza». Testimoni chemediante dialogo, ascolto e confronto, animati dallo Spirito Santoe appassionati di Gesù Cristo e - insieme con lui - dell’umanità,sappiano «far uscire da questo Sinodo non solo un documento - chegeneralmente viene letto da pochi e criticato da molti -, ma soprat-tutto propositi pastorali concreti» per «far germogliare sogni, susci-tare profezie e visioni, far fiorire speranze…» (Papa Francesco,Discorso di apertura del Sinodo, 3 ottobre 2018).Questo genere di testimoni ci aspettiamo. E il Sinodo ci aiuterà. Mache sorgano, non dipende dal Sinodo: dipende da noi!

    don Stefano Ecobi

    Inizia la causa di beatificazione di Chiara Corbellala sorella Elisa racconta: “Semplicemente una di noi!”

    Il 21 settembre del 2018 si è uffi-cialmente aperta la causa di beati-ficazione e canonizzazione di Chia-ra Corbella Petrillo, ma quali sonostati i passi che l’hanno condotta aquesto giorno? Di chi stiamo par-

    lando davvero? Le normali fasi di vitacon le relative gioie e difficoltà cheognuno attraversa quotidianamente so-no state le stesse anche per Chiara, ese a questo punto sorge spontanea ladomanda su quale sia il segreto chel’ha condotta fin qui, si potrebbe ri-spondere che probabilmente avevachiaro l’obiettivo finale fin da subito,conosceva bene la meta, ed ha impie-gato i suoi giorni terreni per conosceresempre meglio il Padre speciale che laattendeva al traguardo. Lo ha preso permano e Lui ha preso lei, così passo do-po passo, seguendolo come modello divita, è riuscita ad incarnare perfetta-mente il Vangelo nella sua quotidianità.È riuscita a rendere attuali e vive le Pa-role scritte millenni di anni fa, rendendocosì, tutto ciò che faceva nell’ordinarioincredibilmente straordinario. Chiara è morta a 28 anni, ma se riper-corri tutta la sua vita noti che non haperduto neanche un istante per cosefutili e che la sua vita non è stata stron-cata all’improvviso come si potrebbepensare, ma che tutto si è compiutosecondo un disegno e che lei è riuscitaad essere quella “matita tra le mani diDio” menzionata da Madre Teresa.Lo dimostra il fatto che anche lei ha do-vuto attraversare le sue fasi di lotta e didifficoltà, come il periodo del suo di-scernimento, momento generalmentemolto complesso e spesso sofferto datoche la scelta di imboccare un sentiero

    padre spirituale, mail fidanzamento nonha funzionato fin tan-to che non ho capitoche il Signore non mistava togliendo nien-te ma mi stava do-nando tutto e che so-lo Lui sapeva con chiio dovevo condivide-re la mia vita e cheforse io ancora non ciavevo capito nien-te!».Aveva imparato aconsegnare semprei suoi progetti a Dio etramite questi conti-nui atti di abbandonoriuscì progressiva-mente ad avvicinarsia Lui tanto da nonavere dubbi neanche

    sulla scelta di dare alla luce i due figlicon patologie gravi che portava ingrembo, affermando che «Dio mettedentro ognuno di noi una verità che nonè possibile fraintendere» e non pren-dendo neppure in considerazione lapossibilità di abortire come molti leconsigliavano.Il più grande insegnamento di Chiara,resta la sua capacità di scorgere il buo-no in ogni persona, scegliendo di cer-care, e dunque trovare, il Signore inogni situazione che le si presentassedavanti. Ad esempio era capace di nondare peso ai difetti di Enrico ma di sot-tolineare continuamente a se stessa eagli altri gli sforzi che esso compiva perandarle incontro. A proposito dei veriatti d’amore raccontava come lei e suo

    marito avessero priorità differenti e co-me però lei, proprio in questo, scorges-se continui atti d’amore nei suoi con-fronti, più che se fossero stati all’uniso-no comprendendosi ad ogni battito diciglia. Non è la comprensione tra duepersone che ti rende appagato nel-l’amore ma il renderti conto che nono-stante possano esistere punti di vistadifferenti, l’altro si sforzi di essere mi-gliore per te! Lei questo riusciva a ve-derlo costantemente in Enrico e inchiunque le stesse accanto e, fino agliultimi attimi su questa terra riuscì a sor-prendersi dell’amore che lui continuavaa provare nei suoi confronti nonostantela malattia l’avesse resa visibilmentediversa da come lui l’aveva sposata.Allo stesso modo, come madre riuscìa donare tutta se stessa al piccoloFrancesco non dimenticando mai peròche le era stato a sua volta donato,quindi non lasciando mai che il pos-sesso nei suoi confronti prendesse ilsopravvento. Fino all’ultimo respiro fuin grado di sostenerlo e di amarlo pro-fondamente, ma riconoscendo umil-mente quando le sue forze non le con-sentivano di riuscirci. Così progressi-vamente lo affidò alle cure di chi le eraaffianco e, certa che avrebbe avuto unfuturo migliore anche se non ci fossestata più lei lo lasciò nelle mani di unPadre più grande che è nei Cieli, di cui,come diceva lei, puoi fidarti perché nevale la pena! E con questo ultimo attodi abbandono, con quell’ultimo sorriso,tipico di chi riconosce chi l’aspetta, haspiccato il volo nelle sue braccia, quel-le di un Padre e di uno sposo che lacorteggiava da sempre.

    Elisa Corbella

    Le foto di Chiara Corbella qui pubblicate sono gentilmente concesse dalla famiglia

  • Pagina: 11.10.2018 | LO | Dialogo6 , Orario bozza: 10/10/2018 14:39:21 , Autore: e.mastroni

    Pagina: 11.10.2018 | LO | Dialogo6 , Orario bozza: 10/10/2018 14:39:21 , Autore: e.mastroni

    VI PER APPROFONDIRE

    Ottobre 2018

    Dalla Consulta delle Aggregazioni Laicali: un approfondimento su Paolo VIS i cammina in punta di piedi o, meglio, in punta dianima, lungo la strada di Paolo VI, e così si avverteche nel ritmo dei passi di quel viandante c’è il ritmodei passi di Dio”.Martedì 2 ottobre la Consulta delle AggregazioniLaicali ha organizzato un momento di riflessione edi approfondimento su Papa Montini, che sarà pro-clamato Santo il prossimo 14 ottobre. L’accurato,dettagliato e innovativo intervento intitolato: “PaoloVI sulla strada dell’uomo con i passi di Dio”, è statoaffidato al giornalista, scrittore e presidente di Ace della CDAL di Como, Paolo Bustaffa, che ha per-corso 11 passi. Il primo passo su cui ci siamo soffermati è la Chie-sa. Paolo VI in Ecclesiam suam ci puntualizza chela Chiesa è mistero e ci indica un cammino interioreche porta all’incontro con il Signore presente nellaChiesa in uscita. Una strada dove la fede e l’intelli-genza si sostengono nella ricerca di Colui che ungiorno incontreranno e vedranno in piena luce. È inquel giorno che il mistero si svelerà.Il Secondo passo è il pensiero. Papa Montini parteda una convinzione profonda: quella che ognuno/adi noi è stato pensato/a da Dio. Tutti - sembra direPaolo VI - eravamo da sempre e quindi siamo ancheoggi nel pensiero di Dio, il suo pensiero diventa unatto di amore. Il nostro pensare è chiamato a essereun atto di amore per la Chiesa e per il mondo.

    Il terzo passo, i giovani, ci permette di intravederelo sguardo di un Papa educatore. I giovani per PapaMontini devono «tenere gli occhi aperti», cioè esse-re capaci di leggere dentro le cose, non soltantol’aspetto esterno, non soltanto la faccia esteriore,ma dentro. E solo così che sapranno di avere unagrande vocazione davanti! Il quarto passo è l’Europa, a cui ha sempre richia-mato il compito di non smarrire la sua anima, di nonrecidere le sue radici cristiane.Il quinto passo è la pace. Paolo VI èricordato come un uomo dal fisicoesile e dalla voce pacata. In diverseoccasioni, però, Paolo VI alzò la vo-ce: nel 1965 nell’aula della sedeOnu, a Bogotà nel 1968 in difesa deidiritti dei campesinos, a Ginevraquando espresse solidarietà ai lavo-ratori nella sede dell’Oil (1969). In-numerevoli furono le iniziative per lapace, i viaggi apostolici fino all’istituzione l’1° gen-naio 1968 della Giornata Mondiale della Pace. Il dialogo, il sesto passo, ci viene testimoniato daPaolo VI con l’abbraccio al patriarca ortodosso Ate-nagora nel 1964 a Gerusalemme; il bacio al piededel metropolita ortodosso Melitone nel 1975 e l’in-contro con il primate anglicano Ramsey nel 1966.Il settimo passo è la gioia. Paolo VI mediaticamente

    ci viene presentato come un uomo triste, solitario,preoccupato, rattristato. Eppure è stato il papa checon la Gaudete in domini ha scritto una delle paginepiù ricche sulla gioia cristiana. Le molteplici gioieumane che il Creatore mette già sul nostro cammi-no sono: la gioia esaltante dell’esistenza e della vita;dell’amore casto e santificato; della natura e delsilenzio; del lavoro accurato; del dovere compiuto;della purezza; del servizio; della partecipazione; del

    sacrificio. Il cristiano potrà puri-ficarle, completarle, sublimarle:non può disdegnarle. Ma il te-ma della presente Esortazioneè soprattutto di ordine spiritua-le. È l’uomo, nella sua anima,che si trova sprovvisto nell’as-sumere le sofferenze e le mise-rie del nostro tempo. Esse loopprimono quanto più gli sfug-ge il senso della vita; non è più

    sicuro di se stesso, della sua vocazione e del suodestino, che sono trascendenti. L’ottavo passo è il credo che viene richiamato daPapa Montini con parole di grande fermezza a con-clusione dell’anno della fede nel 1968. Il papa rifor-matore, che vuole una Chiesa in dialogo con lamodernità, ha le idee molto chiare. Egli sa che “ilcredo è tutto”: il credo non è un adesivo da applica-

    re alla vita, ma è un cammino personale e nellostesso tempo comunitario in risposta al bisogno diluce e di infinito di ogni uomo. È una lampada acce-sa nelle mani del mendicante della Verità. La prova è il nono passo. Le “tribolazioni” sonosempre state sue compagne di viaggio. Questapremessa ci aiuta a comprendere il singolare per-corso della Via Crucis al Colosseo come risposta aldolore. Le sue parole di fronte alla tragedia di AldoMoro e degli uomini della scorta sono rimaste scol-pite per l’immensa fiducia in un Dio vincitore dellavita. Il decimo passo è la morte. Fare della propriamorte un dono a qualcuno appare umanamenteimpossibile, appare una follia. Paolo VI volle che lasua morte fosse un dono alla Chiesa. A questa vettadell’amore può giungere solo chi ha fatto di un donoricevuto un dono offerto. La vita è il nome di questodono che per primo Dio ha fatto - e continua a fare- all’uomo.L’undicesimo e ultimo passo sono i laici a cui PaoloVI ha riposto sempre grande fiducia e attesa. «Lavocazione cristiana è per natura sua una vocazioneall’apostolato» (Apost. actuos., n. 2). Il Laico cattoli-co dovrebbe essere un perfetto cittadino del mon-do, un elemento positivo e costruttore, un uomomeritevole di stima e di fiducia, una persona amo-rosa della società e del suo Paese.

    Katiuscia Betti, Segretaria CDAL

    Direttore responsabileFerruccio Pallavera

    DirettoreRaffaella Rozzi

    Coordinamento di redazioneSimone Majocchi

    RedazioneRaffaella Bianchi,Annalisa Levati,Laura Torresani

    [email protected]

    Sito webhttp://www.aclodi.itDesign: PMP - Lodi

    StampaCSQ Spa - Erbusco (Bs)

    bachecaAuguri al Vescov

    o Maurizio

    L’Azione Cattolica di Lodi porge i

    migliori auguri al

    Vescovo Maurizio per l’anniversar

    io di ordinazione

    episcopale, si unisce nella preghier

    a di ringraziamen-

    to al Signore ed invita a partecipare

    alla Celebrazione

    Eucaristica che si terrà questa sera

    alle ore 21,

    a Sant’Angelo Lodigiano, in occasi

    one della

    consacrazione della chiesa della pa

    rrocchia

    Maria Madre della Chiesa.

    VicariatiMartedì 6 novembre, ore 21, presso la Casa della Gioventù a Lodi, in-

    contro per responsabili e assistenti vicariali in preparazione al momen-

    to di preghiera del 6 dicembre

    PresidenzaLunedì 29 ottobre, a Lodi, presso la Casa della Gioventù, alle ore 21Sabato 10 novembre, a Ospedaletto, presso l’oratorio, alle ore 15

    Convegno regionaleDomenica 4 novembre, a Mantova, le presiden-

    ze diocesane lombarde con la delegazione si ritrovano per confrontarsi sull’ambito sociopoli-

    tico, a partire dalla pubblicazione “La P maiuscola – Fare politica sotto le parti” di Matteo Truffelli. Sono invitati i consiglieri diocesani, le commissioni, gli aderenti e tutti

    coloro che sono interessati al tema.

    AcrIncontro educatori esperti, domenica

    11 novembre, presso la Casa della Gioventù, ore 21

    MSAC •Oktober Fest, domenica 21 ottobre, presso il Liceo Novello di Codogno,

    a partire dalle ore 19•Mo.Ca. MOvimento in CAntiere,

    dal 2 al 4 novembre, presso il Centro di Spiritualità Rogate, Morlupo (RM)

    Giovani•19-25 anni: primo incontro del percor-

    so “Parola al Centro”, il 26 ottobre, presso l’Oratorio della parrocchia S.

    Francesca Cabrini a Lodi, ore 21•25-35 anni: primo incontro del percor-

    so “Parola ai Giovani”, il 26 ottobre, presso l’Oratorio della parrocchia S.

    Francesca Cabrini a Lodi, ore 21

    Umanitá lodigiana in cammino

    •Appuntamento con Gabriele Del Grande che presenta il libro “Dawla - la storia dello Stato Islamico raccontata dai suoi diserto-ri”, lunedì 12 novembre, presso il cinema

    Fanfulla di Lodi, a partire dalle ore 19.

    Festa quattordicenniChi cerca… trova! Sabato 27 ottobre

    2018, ritrovo nel cortile del Seminario alle ore 17.00 e inizio attività per le vie del

    centro storico cittadino (in caso di mal-tempo ci si fermerà in Seminario). Pre-

    ghiera con il Vescovo Maurizio e conclu-sione verso le ore 21.00. Cena al sacco.

    Veglia missionaria diocesana

    Giovani per il Vangelo Sabato 20 ottobre, Cattedrale di Lodi, ore 21.00.

    Preghiera e raccolta di offerte per le giovani chiese.

    Al Carmelo di Lodi la presentazione dell’icona biblica

    Il primato dell’ascolto della Parola evangelica

    Per seguire Gesù bisognaessere capaci di scelte au-daci: con questa esortazio-ne è iniziata la meditazionedell’Icona Biblica, guidatada Stefania Rotondi e Si-

    mone Bossetti, responsabili del SettoreGiovani dell’Azione Cattolica Ambrosia-na e membri del gruppo teologico.Prendiamoci del tempo per riflettere sulcuore del messaggio che ci hanno con-segnato: ecco qualche spunto.Meditare nella cornice suggestiva delCarmelo è stato come essere accolti

    nella casa di Marta e Maria, luogo diaffetti. Anche noi, come Gesù, abbiamobisogno di luoghi “cari” in cui ricaricar-ci: dobbiamo trovare il giusto connubiotra la “Marta” e la “Maria” che abbiamodentro di noi. A volte ci lasciamo so-praffare dall’ottica dell’affanno, ci sen-tiamo “stanchi ed oppressi”... Ma èproprio in questi momenti che Dio cioffre il suo sostegno. Marta, la donna“del fare”, di per sé è buona, ha soloperso di vista il centro del suo servire,ovvero è dis-tolta, si è concentratacompletamente sulla concretezza. An-

    che a noi capita di metterci a servizio inmille modi diversi e, allo stesso tempo,di sentirci oppressi, lamentandoci delmoltiplicarsi degli impegni. Quanto sia-mo protagonisti del cambiamento?Quanto sappiamo metterci in gioco conscelte umili, ma audaci? Gesù ci invita a metterci in ascolto co-me Maria e ad affacciarci alla dimen-sione contemplativa. Cominciamo conil ritagliarci dei momenti in cui pregare!Non esiste alcuna dicotomia tra le figu-re di Marta e Maria: Maria ascolta e siferma, ma per ripartire a “fare” come

    Marta, rinnovata nel cuore.Lasciamoci quindi ispirare dalla casa diBetania per costruire il giusto equilibriotra vita quotidiana e spiritualità.

    Annalisa Levati

    L’icona biblica del nuovo annoassociativo è l’episodio evangelicodi Marta e Maria (Lc 10,38-42).Marta e Maria sono due donne checomplessivamente rappresentanol’ascolto, la preghiera e il servizio(ricordando però sempre che peril cristiano sono l’ascolto dellaParola e la preghiera ad orientareil servizio ai fratelli). Don Luca ci ha infatti ricordatoche la preghiera stessa puòessere una forma di servizio per ilbene degli altri e del mondo,anche quando si è impeditifisicamente a compierlo. Siamonoi stessi invitati a sostare nelsilenzio della preghiera, echiediamoci: “Riconosco cosa miimpedisce di mettermi in ascoltodel Signore?”

    Giulia Bruschi

  • Pagina: 11.10.2018 | LO | Dialogo7 , Orario bozza: 10/10/2018 14:36:34 , Autore: e.mastroni

    Pagina: 11.10.2018 | LO | Dialogo7 , Orario bozza: 10/10/2018 14:36:34 , Autore: e.mastroni

    AC, POLITICA E SOCIETÀ VII

    Ottobre 2018

    tra Ac e politica con chiarezza e corag-gio». La serata è proseguita poi con gli in-terventi degli altri relatori: da BeatriceDraghetti, ex presidente della provin-cia di Bologna, allo storico Guido For-migoni. Secondo Draghetti, responsabile na-zionale Acr dal 1986 al 1992, Il contri-buto formativo offerto dall’Ac è di fon-damentale importanza in un momentopolitico dominato dalla velocità della

    comunicazione. Contro questa «fret-ta», ha sostenuto Draghetti, l’Ac devefar valere i «tempi lunghi» del proprioprocesso di maturazione. L’intervento di Formigoni, invece, hacelebrato con grande passione la «ca-pacità degli uomini di dialogare e com-prendere la realtà». Contro chi utilizzauna dialettica eccessiva, preferiscecoloro che favoriscono una seria e at-tenta riflessione. Un’urgenza, secondo Formigoni, è

    quella di contribuire a dare una nuovaimportanza alla politica, in un momen-to in cui viene percepita irrilevante oinutile. Vi è bisogno, quindi, di amplia-re i confini ma anche di realizzareesperienze, come da lui affermato, di«imprenditorialità politica». All’incontro era presente un folto pub-blico, tra cui molti giovani, e parte deldibattito è ruotato intorno al ruolo pre-politico e formativo dell’Azione cattoli-ca. Si è discusso anche delle espe-

    rienze d’impegno “sul campo” comequella del Movimento Studenti di Ac,e sul tema sempre vivo dell’organizza-zione dei cattolici come realtà politica.A conclusione della serata il monito delpresidente Truffelli: «Non lasciamociconfinare, come cattolici, in una sortadi recinto». E poi: «Per formare cittadi-ni consapevoli occorre invitarli a pen-sare, e non dire loro cosa devono pen-sare».

    Jacopo Bosoni

    L’inizio dell’anno scolastico a Lodi haportato all’attenzione dell’opinionepubblica nazionale la sceltadell’amministrazione comunale dioperare un giro di vite per quantoriguarda l’assegnazione dei contributiper la mensa e l’autobus ai figli difamiglie provenienti da Paesi esteri,residenti in città. La modifica delregolamento per l’accesso alleprestazioni sociali agevolate prevedeinfatti che “ai fini dell’accoglimentodella domanda” debbano esseredichiarati “anche i redditi ed i beniimmobili o mobili registrati disciplinatidall’articolo 816 del Codice civile,eventualmente posseduti all’estero enon dichiarati in Italia”. Si precisainoltre, in un altro comma, che “icittadini di Stati non appartenentiall’Unione europea devono produrre -anche in caso di assenza di redditi obeni immobili o mobili registrati - lacertificazione rilasciata dallacompetente autorità dello Stato diprovenienza - corredata di traduzionein italiano legalizzata dall’Autoritàconsolare italiana che ne attesti laconformità”. Chi non produrrà taledocumentazione (ed è già acclaratoche in diversi Paesi non esiste uncatasto informatizzato) dovrànecessariamente pagare la rettamassima. Le reazioni non si sono fatteattendere, sia per quanto riguarda ladinamica politica interna al Broletto,sia a livello di cittadinanza e di

    associazionismo. L’Associazione deglistudi giuridici sull’immigrazione hainfatti presentato un ricorso al tribunaledi Milano, considerando tali nuovedisposizioni difformi dal diritto europeoe nazionale. Anche l’Azione Cattolicadiocesana, insieme alla CaritasLodigiana, alle Acli provinciali, aProgetto Insieme e al Movimento perla Lotta contro la Fame nel Mondo, conaltre realtà vicine al mondo dellascuola, aderisce alla raccolta fondi delCoordinamento Uguali Doveri peraiutare chi viene messo in difficoltà daquesta nuova disposizione. Questisono i fatti, una cronaca rapida eovviamente non completamenteesaustiva. A ciascuno di noi è affidata

    la responsabilità di compiere unariflessione pacata, scevra dapreconcetti ed intellettualmenteonesta. Sempre più nel nostro Paeseva profilandosi una mentalità chetende a vedere in ogni immigrato(bambino o adulto che sia) una sorta di“idrovora” che assorbe risorseeconomiche a discapito degli italiani.Il problema è tutto qui. Ecco perché adesempio si sente dire sempre piùspesso (ed erroneamente) che, se gliimmigrati venissero rimpatriati in quotemaggiori, i fondi per l’integrazionepotrebbero essere redistribuiti a favoredei disoccupati italiani. A dirlo sonoanche esponenti politici che, in virtùdelle proprie competenze in fatto di

    economia e politica comunitaria,dovrebbero ben sapere che i fondieuropei per l’integrazione non possonoessere usati per altri scopi. Tutto ciòcrea confusione nell’opinionepubblica. Molti Comuni devono fare iconti con le ristrettezze economiche ei vincoli di bilancio, ma siamo sicuriche burocratizzare ulteriormentel’accesso alle prestazioni socialiagevolate per i più piccoli sia la stradagiusta per spendere in modo piùvirtuoso e oculato le risorse adisposizione? Diamo un’occhiata allenostre scuole; quei bambini sono parteintegrante del futuro e del presentedell’Italia. Desideriamo che crescanosentendosi sempre soltanto tollerati

    (nel migliore dei casi), o che si sentanopienamente accolti? Fino ai 18 anni,anche se sono nati nel nostro Paese,non è riconosciuta loro neppure lacittadinanza italiana. Perché nessunoparla più di ius soli? Che serpeggi intutti il desiderio di inseguire il consensopopolare? Tornando sul caso di Lodi,ovviamente è corretto il principiosecondo il quale occorre assegnare lerisorse a chi ne ha primariamentebisogno; allora quali disposizioni siintendono attuare per coloro (cittadiniitaliani) che dovessero eventualmenterisultare non particolarmente solerti eprecisi nel compilare leautocertificazioni ISEE e simili peraccedere ai servizi? Le norme divigilanza in questo settore non eranoadatte e sufficienti anche per lefamiglie provenienti da altri Paesi eresidenti in Italia? Il tema andrebbeaffrontato diversamente. Se si temeche qualcuno (italiano o straniero chesia) possa approfittare di servizi eagevolazioni, millantando uno stato dinecessità non rispondente al vero, è loStato a doversi dotare di strumentiefficaci di controllo (non vessatori, maa vantaggio di ogni cittadino) perverificare e sanzionare situazioni diirregolarità rispetto a quantodichiarato; non si dovrebbero“incanalare” le famiglie in un vorticeburocratico infinito, e per di più dalladubbia efficacia.

    Simone Majocchi

    Il caso dei servizi scolastici a Lodi: anche l’Azione Cattolica aderisce al fondo di solidarietá

    Il presidente nazionale Truffelli ha presentato presso l’Auditorium San Carlo a Milano il suo ultimo libro

    “Fare Politica sotto le parti” per esserepresenza viva e attiva nel nostro Paese

    La P maiuscola - Fare Politi-ca sotto le parti: è la sintesiperfetta del discorso portatoavanti da Matteo Truffelli,presidente nazionale del-l’Azione Cattolica, che è

    stato protagonista della serata di mar-tedì 25 settembre presso l’AuditoriumSan Carlo, in zona San Babila a Mila-no. Relatori e pubblico hanno infatti avutomodo di confrontarsi per oltre due orea partire dall’ultimo libro del presiden-te nazionale: La P maiuscola - FarePolitica sotto le parti. L’incontro è stata un’occasione di dia-logo organizzato dall’Azione Cattolicadi Milano e dall’Ac regionale con lapartecipazione di Città dell’Uomo,l’Associazione fondata da GiuseppeLazzati e ormai da anni presente sulterritorio. Un discorso, quello di MatteoTruffelli, che identifica l’azione dei cat-tolici nella vita politica: «La parolachiave nel titolo del libro è il verbo “fa-re”. Oggi l’Ac è chiamata a “fare” poli-tica. Con modalità nuove rispetto alpassato, ma fedele alle intuizioni svi-luppate nella sua lunga storia e in par-ticolare alla scelta religiosa». Luciano Caimi, presidente di Città del-l’Uomo, moderatore dei lavori, ha in-trodotto la serata analizzando il corag-gio e la chiarezza del volume. «Il librooffre - ha spiegato - un ritratto maturodell’Ac dopo la scelta religiosa, e af-fronta il tema ineludibile del rapporto

  • Pagina: 11.10.2018 | LO | Dialogo8 , Orario bozza: 10/10/2018 14:36:39 , Autore: e.mastroni

    Pagina: 11.10.2018 | LO | Dialogo8 , Orario bozza: 10/10/2018 14:36:39 , Autore: e.mastroni

    VIII ACR

    Ottobre 2018