Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions...

44
Un popolo libero nella propria terra Democrazia e pluralismo in Israele

Transcript of Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions...

Page 1: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

Un popolo liberonella propria terra

Democrazia e pluralismo in Israele

Page 2: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

Editor: Dott. Yuval Karniel

Editor associato: Linda Reiss-Wolicki

Direzione progetto: Yehuda Attias

Traduzione dall’inglese: Dario Burgaretta e Ghila Piattelli

Page 3: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

Un popolo libero nella propria terra

Democrazia e pluralismo in Israele

Page 4: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)
Page 5: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

Indice

Saluto dell’Ambasciata ............................................................................................................................................. 5

Introduzione ............................................................................................................................................................................ 7

Le radici della democrazia israeliana ..................................................................................................... 9Democrazia e tradizione ebraicaRabbi Gilad Kariv ......................................................................................................................................................................... 11

Israele come democrazia parlamentare ............................................................................................... 12

La Dichiarazione di Indipendenza di Israele .................................................................................. 16Democrazia e rinascita della sovranità ebraica ......................................................................... 18

Libertà di espressione e libertà di stampaRuvik Rosenthal ........................................................................................................................................................................... 22

Parità tra sessi in uno stato ebraicoFrances Raday .............................................................................................................................................................................. 24

La condizione della popolazione araba in IsraeleIlan Jonas ......................................................................................................................................................................................... 27

I diritti dei bambini in Israele – il bicchiere mezzo pienoYitzhak Kadman e Vered Windman ................................................................................................................................. 30

Welfare e diritti socio-economici in IsraeleYoram Rabin .................................................................................................................................................................................... 33

L’Indice di DemocraziaAsher Arian ...................................................................................................................................................................................... 35

La democrazia israeliana in tempi di guerraYuval Karniel ................................................................................................................................................................................... 37

Israele – democrazia in Medio Oriente .................................................................................................. 40

Page 6: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)
Page 7: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

Saluto dell’Ambasciata

Cari amici,

siamo onorati di presentarvi questa pubblicazione, un’antologia di articoli, scritti da insigni esperti e studiosi

israeliani, sulle fondamenta democratiche israeliane. Abbiamo scelto di tradurre e pubblicare questo materiale,

qui in Italia, proprio per sottolineare il carattere democratico dello Stato d’Israele, distaccandoci, in effetti, dai

temi affrontati negli ultimi anni in maniera continua e ineluttabile, relativi alla politica estera e alla sicurezza di

Israele assieme alle numerose relative implicazioni.

Israele si trova in prima linea tra i paesi democratici occidentali e trae il proprio carattere e il proprio sistema di

vita sociale da legami culturali, storici e umani con il mondo occidentale.

Gli argomenti riportati in questa pubblicazione rispecchiano in maniera fedele le aspirazioni della società israe-

liana a una vita di valori moderni e avanzati, e a una trasmissione di tali valori anche ai vicini nella regione

mediorentale.

Siamo certi che la vasta gamma di informazioni sul sistema e lo stile di vita in Israele, presentata in questa pub-

blicazione, riuscirà ad affascinare molti lettori, contribuendo a una più profonda comprensione della realtà civi-

le e sociale in cui viviamo.

Come noto, Israele ha compiuto recentemente un passo molto importante e senza precedenti nel contesto del pro-

cesso di pace, il disimpegno da alcuni territori palestinesi. Questo passo è un’ulteriore testimonianza della forza

della democrazia e di quanto questa sia radicata nella società israeliana, come emerge chiaramente anche dagli

articoli qui presentati.

È opportuno in questa sede esprimere anche i ringraziamenti al Centro di Informazione del Ministero degli Esteri

israeliano, per la redazione dell’opuscolo, e ai curatori della traduzione italiana nella nostra Ambasciata.

Buona lettura!

Roma, settembre 2005 Shai Cohen

Consigliere per gli Affari Politici e le Relazioni EsterneAmbasciata d’Israele a Roma

5

Page 8: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)
Page 9: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

Introduzione

“La speranza, da duemila anni, di essere un popolo libero nella nostra terra: la terra di Sion e diGerusalemme”(da “Hatiqvàh”, inno nazionale d’Israele)

Come si narra nellaBibbia, il luogo di nascitadella nazione ebraica fula Terra d’Israele (EretzIsrael). Per oltre due mil-lenni, dopo aver perso lasovranità su Eretz Israele dopo essere stato esi-liato in paesi sparsi intutto il mondo, il popoloebraico non ha maismesso di anelare a

ritornare e a ricostruire la propria patria.

Nonostante il popolo ebraico fossestato disperso tra le nazioni delmondo, esso continuò ad aderire aiprincipi fondamentali della propriafede. Questi principi erano espressidalle parole della Toràh (i cinqueLibri di Mosè), dalle visioni dei pro-feti e dal Talmud, il corpus definitivodella legge ebraica. I principi egali-tari presenti in queste fonti hannocostituito un ambito naturale per laproliferazione di idee democratiche.

Tolleranza per gli altri, rispetto pertutte le persone e preoccupazioneper il benessere sociale di ogni sin-golo membro della società, insitinelle fonti ebraiche, sono stati lapietra angolare su cui si è fondata la vita ebraica nellaDiaspora. Dalle comunità di ebrei che hanno sempre mante-nuto una presenza in Eretz Israel alle comunità sparse sututta la terra, la vita comunitaria ebraica è sempre stata gui-data da istituzioni che hanno contribuito a porre le fonda-menta di quelle democratiche dell’Israele odierno. Inoltre leidee democratiche e liberali provenienti dalle emergentidemocrazie europee, nel corso del XIX secolo, hanno eserci-tato una loro influenza sullo sviluppo e la concezione delSionismo politico.

Il moderno Stato d’Israele, nato nel 1948, ha trasformato inrealtà il sogno nutrito per duemila anni nel cuore del popolo

ebraico. Lo stato appena sorto, in contrasto con quantoavveniva nella regione circostante, nota per i suoi regimitotalitari e autoritari, adottò sin dall’inizio per la propriasocietà delle linee ispiratrici egualitarie, democratiche e plu-ralistiche.

La Dichiarazione d’Indipendenza d’Israele (14 maggio 1948)proclamò la formazione di uno stato ebraico aderente a prin-cipi democratici. L’assorbimento di centinaia di migliaia diebrei da ogni parte del mondo fu un ulteriore apporto allanatura pluralistica della cultura d’Israele. Gli ideatori dellaDichiarazione, avendo bene in mente gli anni di persecuzio-ni sofferte dal popolo ebraico ad opera dei vari regimi sottoi quali vivevano, hanno messo in chiaro che Israele si sareb-

be fondato su principi di libertà,uguaglianza e tolleranza per tutti isuoi cittadini, senza alcuna distinzio-ne di religione, coscienza, razza,sesso o cultura.

Israele è ancora un giovane paese eha dovuto concentrare molte delleproprie risorse per la difesa dei suoiconfini e dei suoi residenti dalleminacce dei vicini ostili. In coerenzae continuità con le parole dellaDichiarazione d’Indipendenza,Israele continua a tendere la manodella pace ai suoi vicini. Inoltre, non-ostante i continui e incessanti attac-chi al suo popolo, esso continua adagire in conformità alle libertà e ai

valori ai quali è sempre stato pienamente impegnato. LoStato d’Israele è determinato, come sempre, ad avvalorare ilcredo dei fondatori secondo cui può esistere uno stato ebrai-co e democratico in mezzo alle sfide quotidiane alla suaintegrità. Con l’assistenza del potere giudiziario, con quellodel potere legislativo, esercitato dal Parlamento, la Knesset,e con l’aiuto di molte altre istituzioni presenti nella suasocietà, Israele ha dimostrato come un vero impegno peruna vita democratica non deve essere impedito e ostacola-to dalle circostanze esterne. In tal modo viene conferito unsenso concreto e tangibile alle parole “un popolo libero nellanostra terra”.

Israele è fondato suiprincipi di libertà,uguaglianza etolleranza per i suoicittadini, senzaalcuna distinzione direligione, coscienza,razza, sesso o cultura

7

Page 10: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)
Page 11: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

Le radici della democrazia israeliana

Israele è uno stato ebraico e democratico. Anche se questecaratteristiche possono sembrare incompatibili, la loro inte-grazione è stata una considerazione naturale dei fondatoridello Stato e ha costituito il principio guida per la Nazione sindalla sua rinascita nel 1948.Alcuni semi della democrazia politica moderna hanno origi-ne nei primi stadi della storia ebraica, e parte di quei princi-pi e di quei valori fonda-mentali che sono alla basedi una democrazia hannocostituito il fulcro del pen-siero e della pratica ebrai-ca per oltre due millenni.

L’autorevolezza dellalegge, l’interesse indivi-duale e umanitario, l’esor-tazione da parte dei profetidella Bibbia e poi dei rabbi-ni del Talmud (l’autorevolecorpus della legge ebraicacompletato circa nel ’400dell’era volgare), a pren-dersi cura dei membri piùdeboli della società e l’en-fasi posta sull’uguaglianzadavanti a Dio, sono tutticoncetti che sono emersi inseguito come principi dellafilosofia democratica mo-derna.

Abbracciando la dottrina monoteista, la tradizione ebraica hariconosciuto, attraverso i secoli, tendenze pluraliste nellesue usanze e nelle sue pratiche.Nel corso della storia ebraica questo pluralismo si è manife-stato attraverso la coesistenza di chassidim e mitnagdim,rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)e halachico (ritualista). Nel periodo del Tempio, i Sadducei,un gruppo sacerdotale che si atteneva all’interpretazionerigorosa della Torah, vivevano a fianco dei Farisei, sostenito-ri della tradizione orale e precursori dell’ebraismo rabbinicomoderno.Tutti questi movimenti si differenziano nel loro approccio

all’ebraismo e tuttavia sono universalmente riconosciuticome parte integrante del “klal Israel”, la Nazione ebraica.

Il Talmud, che documenta la formazione delle usanze e deiriti ebraici, è attento nel riportare i dibattiti e le opinionidivergenti tra gli studiosi del periodo della Mishnah (I-IIsecolo dell’era volgare). Le norme erano stabilite in base

all’opinione della maggio-ranza. Ciò nonostante, leopinioni della minoranzavenivano comunque ripor-tate accuratamente dalTalmud.Le dispute tra la scuola diShamai (Bet Shamai) equella di Hillel (Bet Hillel), ledue maggiori scuole inIsraele nel periodo dellaMishnah, sono spesso cita-te nel Talmud. Bet Shamaiera conosciuta per la rigo-rosa interpretazione deiprecetti biblici mentre BetHillel per il suo approcciopiù indulgente. Il Talmudriporta entrambi gli approc-ci, anche se i rabbini prefe-rivano le norme di BethHillel.

L’ebraismo moderno ècostituito da numerose usanze, liturgie e filosofie diverse,praticate da differenti movimenti all’interno dell’ebraismo,molti dei quali sorsero negli ultimi due secoli.Assieme alle prime espressioni di idee umanitarie e plurali-stiche concrete, le stesse istituzioni ebraiche seguironoalcuni degli aspetti che sarebbero diventati propri dellademocrazia moderna. Le prime comunità ebraiche nel perio-do del Talmud e in quello successivo, sia in Israele sia nelladiaspora, erano governate da rappresentanti eletti da ognicomunità (Kehilah), che erano separati dai Batei Din religio-si (i tribunali ebraici). I rappresentanti erano eletti dallecomunità presso le quali prestavano servizio, e supervisio-navano tutte le attività sociali della comunità stessa.

Alcuni semi della democrazia politica moderna hannoorigine nei primi stadi della storia ebraica

9

Page 12: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

L’assistenza ai membri della società, in particolare alle vedo-ve, agli orfani e ai poveri, costituiva una delle maggioripreoccupazioni delle istituzioni comunitarie; pratica che nelsistema democratico israeliano moderno si è tradotta nellapolitica del welfare.

Sebbene il Sionismo teoretico abbia trovato espressionenelle preghiere e nell’intenso desiderio, coltivato dagli ebreinel corso dei secoli, di far ritorno alla loro patria dalla qualeerano stati esiliati, il Sionismo politico ha avuto origine inseno alle democrazie emergenti in Europa in seguito all’e-mancipazione del XVIII secolo. Con l’emancipazione si con-cedevano agli ebrei i diritti di cittadinanza, attraverso i qualidiventarono sempre più coinvolti nei loro rispettivi paesi e ingrado di apprezzare il nuovo modello di sistema democrati-co di governo e i suoi valori.

Sin dagli inizi il movimento sionista politico, promosso dalleidee di Theodor Herzl, padre del Sionismo moderno, si basa-va su un sistema deliberativo democratico.

Il primo Congresso sionista, organizzato da Theodor Herzl, sitenne a Basilea in Svizzera, e vi parteciparono 197 delegati,rappresentanti delle organizzazioni sioniste di tutto il mondo.Il Congresso sionista aveva lo staus di assemblea nazionalerappresentante tutto il popolo ebraico. I partecipanti alCongresso vennero eletti a rappresentanti delle comunitàebraiche. Il congresso rappresentò un forum aperto aun’ampia gamma di opinioni e operò sulla base di libere ele-zioni, gettando le basi per la pratica del processo politicodemocratico e del dibattito parlamentare. Il parlamentoisraeliano, la Knesset, deriva il suo nome dalla “KnessetHagdolah” (grande assemblea), che costituiva il corpo legis-lativo degli ebrei in Israele durante il periodo del secondoTempio. La tradizione della Knesset e delle procedure demo-cratiche attraverso le quali questa opera, è stata influenzatadal Congresso sionista, dall’esperienza dell’Assemblea deirappresentanti (Assefat Hanivharim), il corpo rappresentati-vo supremo eletto dalla comunità ebraica della Palestinasotto il Mandato britannico, e, in parte, dalla pratica e dagliusi del Parlamento britannico.

Le radici delle inclinazioni democratiche di Israele, coltivateper oltre due millenni dalla Nazione ebraica, hanno avuto lapossibilità di maturare con la fondazione dello Stato. Questiprincipi non hanno solo portato all’accettazione di una cultu-ra democratica in una regione caratterizzata da regimi auto-ritari, ma hanno anche aiutato Israele a rimanere una demo-crazia vigorosa e florida tra le nazioni del mondo.

1 I Chassidim sono gli appartenenti al movimento, fondato inEuropa nel XVIII secolo, che si basa su un approccio espressivo alrito e al pensiero ebraico.

2 I mitnagdim erano dei talmudisti rigorosi, fedeli al puro studio deitesti ebraici.

Israele ai giorni nostri: una seduta della Knesset

Herzl concepì la fondazione di uno stato ebraico democratico

Theodor Herzl si rivolge al Secondo Congresso Sionista, 1898

10

Page 13: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

Democrazia e tradizione ebraicadi Rav Gilad Kariv

“Lo Stato d’Israele ... sarà fondato sulla libertà, sulla giustizia esulla pace come predetto dai profeti d’Israele”(Dalla Dichiarazione d’indipendenza, 14 maggio 1948).

Molti principi del sistema democratico moderno possono essererinvenuti nelle radici religiose, culturali e nazionali del popoloebraico.

Il primo principio comune è il riconoscimento del dovere, che ilgoverno ha, di promuovere e applicare i valori della giustizia e digarantire l’esistenza di una società civile e giusta. La legge ebrai-ca antica, come testimoniato dai Comandamenti della Torah, mettein evidenza l’obbligo del governo a istituire delle norme legali e acreare delle misure a vantaggio dei membri della società. “Porraidei giudici e dei funzionari in tutte le tue città, che il Signore tuoDio ti concede, per ogni tua tribù,e giudicheranno il popolo convera giustizia” (Deuteronomio16, 18).

La tradizione ebraica giudica ildiritto di un governo ad esistere ea rimanere al potere, in base allecure dedicate ai membri più debo-li della società.Infatti i profeti vissuti ai tempi deiregni di Israele e di Giuda eranocritici nei confronti di tutte leazioni dei monarchi che potevanoledere i diritti del popolo e in par-ticolare dei più deboli. Le profezie che descrivono la futura sovra-nità ebraica si concentrano intorno ai principi di legge e di giusti-zia: “Ecco: giorni vengono, oracolo del Signore, in cui io suscite-rò a Davide un germe giusto e regnerà qual re; sarà saggio edeserciterà diritto e giustizia nel paese” (Geremia 23, 5).

Il secondo aspetto comune condiviso dalla democrazia e dall’e-braismo è la sottomissione del governo a una autorità superiore. Adifferenza delle altre culture antiche, la tradizione ebraica nonpone i re e i governanti al di sopra della legge. La legge non erasoggetta ai capricci e ai desideri personali del monarca. IlDeuteronomio descrive una delle prime azioni che devono esserecompiute da un re prima della salita al trono: “Quando egli staràsul trono del suo regno dovrà scrivere per suo uso una copia diquesta legge su di un libro…la terrà con sé e la leggerà per tuttala sua vita per apprendere a temere il Signore suo Dio, per osser-vare tutte le parole di questa legge e questi statuti onde eseguirli”(Deuteronomio 17, 18-19).

I racconti biblici che narrano le vite dei re di Giuda e di Israelesono ricchi di esempi relativi all’importanza della legalità e dellostato di diritto.Uno degli episodi più importanti riguarda il re Achab, che, dietroconsiglio di sua moglie, la regina forestiera Jezebel, uccise il suovicino Nevot e ne confiscò le vigne. Questo atto, contrario allavera essenza della legalità, è spiegato nel Libro dei Re come laragione della caduta della dinastia di Achab e della perdita dipotere dei suoi eredi.

Un altro tema comune ai principi democratici e all’ebraismo è ilfatto che tanto il governo quanto il sovrano vengano sottoposti acontrollo e verifica. A differenza delle altre culture antiche, cheglorificavano i loro re e li consideravano delle divinità, i re dellaBibbia sono ritratti nient’altro che come esseri umani, con nume-rosi riferimenti alla loro naturale inclinazione ad abusare dei loropoteri. La Bibbia e in seguito il pensiero ebraico hanno chiaritoche il sovrano non è esente da critiche, controlli e rimproveri.Quasi tutti i grandi condottieri della Bibbia sono descritti nei loromomenti di debolezza. L’abilità del condottiero nell’accettare lecritiche e nell’assumersi la responsabilità per i suoi errori e le suemancanze, costituisce il metro con il quale può essere giudicato ungrande leader.

In quarto luogo la legge ebraica riconosce l’importanza del decen-tramento dell’autorità governati-va. Molte fonti ebraiche ricono-scono l’influenza traviante delpotere e l’importanza della sepa-razione tra le sue varie dirama-zioni. Nella maggior parte delleculture antiche il sovrano era tra-dizionalmente a capo del culto,l’incarnazione di un dio o la prin-cipale figura religiosa. Non c’eradistinzione tra i governanti e lareligione o il culto. Al contrario, ire della tradizione ebraica nonavevano alcun ruolo nell’ambito

della vita religiosa e rituale del popolo. Anche se in alcuni casi c’èstata una sovrapposizione di ruoli, ciò avvenne soltanto per dimo-strare che il re era vincolato alla legge suprema e tenuto a confor-marsi a essa.

Le antiche fonti ebraiche erano diffidenti nei confronti di regimi egovernanti onnipotenti, riconoscendo l’inclinazione umana all’a-buso di autorità e di potere. Anche se gli ebrei della Bibbia vive-vano sotto un sistema governativo monarchico, i principi basilaridel regime ideale, come descritto dai profeti, nel rispetto dei dirit-ti umani e della limitazione dei poteri, hanno trovato espressioneper centinaia di anni nella liturgia, nella letteratura e nel pensieroebraico. Sono diventati parte delle radici della cultura ebraica,emergendo in seguito come elementi del sistema democraticomoderno.

Il rispetto dei diritti umani edella limitazione dei poterihanno trovato espressione percentinaia di anni nella liturgia,nella letteratura e nelpensiero ebraico.

11

Page 14: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

Israele come democrazia parlamentare

La struttura delle istituzioni democratiche israeliane

Israele è una democrazia parlamentare costituita da tre poteri:legislativo, esecutivo e giudiziario. Come in altri sistemi simili, quel-lo parlamentare è caratterizzato dalla funzione esecutiva suppor-tata da quella legislativa attraverso il voto di fiducia. Nel governonon c’è una chiara divisione di poteri tra il legislativo (la Knesset, ilparlamento israeliano) e l’esecutivo (il Primo Ministro e il consigliodei ministri). Il potere giudiziario è indipendente, così come garan-tito dalla legge.

Il Capo dello Stato in Israele è il Presidente, che resta in carica persette anni come rappresentante dello Stato al di sopra delle parti.La sua carica è principalmente formale e i suoi doveri sono defini-ti dalla legge. Questi comprendono la nomina di un membro dellaKnesset per formare il governo, l’apertura della prima seduta di unanuova Knesset, l’accettazione delle credenziali dei diplomatici stra-nieri, la firma degli accordi e delle leggi adottati dalla Knesset, lanomina formale dei giudici, del governatore della Banca d’Israele,e dei capi delle missioni diplomatiche all’estero, dietro consigliodelle autorità competenti, la concessione della grazia ai detenuti ela commutazione della pena su proposta del Ministro dellaGiustizia.Il Presidente viene eletto dalla maggioranza semplice della Knesseted è nominato sulla base della levatura personale e del suo contri-buto allo stato.

La funzione legislativa

La Knesset è il Parlamento israeliano. Il suo nome e il numero deimembri (120) derivano dalla “Knesset Hagdolah” (grande assem-blea) che rappresentava gli ebrei riunitisi a Gerusalemme nel Vsecolo avanti era volgare. I membri della Knesset sono elettimediante elezioni generali (politiche). La Knesset opera attraversosedute plenarie e commissioni permanenti. Nel corso delle seduteplenarie si tengono dei dibattiti generali sulla linea di condotta e l’o-perato del governo come pure sulla legislatura. I dibattiti si svolgo-no nelle lingue ufficiali dello stato: l’ebraico o l’arabo.

Un progetto di legge può essere presentato da un singolo membrodella Knesset, da un gruppo di membri, dall’intero governo o da unsingolo ministro. Quando un ministro presenta un disegno di legge,questo deve essere approvato dal governo, prima di passare allaKnesset. I progetti presentati dai singoli parlamentari non hannobisogno dell’approvazione del governo.

Il disegno di legge viene presentato nel corso di una seduta plena-ria per una prima lettura e un breve dibattito sui suoi contenuti.Viene poi assegnato alle commissioni parlamentari competenti perla discussione dettagliata e per un’eventuale nuova stesura. Il pro-getto torna poi alla seduta plenaria per una seconda lettura, per lapresentazione di riserve o emendamenti da parte di membri dellacommissione e per una revisione generale. Se successivamente

Capo dello Stato

Legislativo

Presidente

Presidente delParlamento Primo Ministro Corte Suprema

Knesset Governo Tribunali Minori

Commissioni

Sindaci e Capi diConsigli

Controllore dello Statoe Difensore Civico

ProcuratoreGenerale

Ministri

Esecutivo Giudiziario

Consigli ComunaliLocali

Elettorato

12

Page 15: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

non si ritiene necessario sottoporre di nuovo alla commissione ildisegno di legge, ha luogo una terza lettura, nel corso della qualeviene votato l’intero progetto.

La Knesset viene eletta ogni quattro anni, ma si può sciogliere opuò essere sciolta dal Primo Ministro prima della fine del suo man-dato. Prima che venga formalmente costituita una nuova Knesset inseguito alle elezioni, restano pieni poteri al Parlamento uscente.

Le elezioni della Knesset sono generali, nazionali, dirette, eque,segrete e proporzionali, e l’intero paese costituisce un singolo col-legio elettorale. Tutti i cittadini di età superiore ai 18 anni hannodiritto al voto nelle elezioni nazionali e possono essere eletti allaKnesset dopo aver compiuto 21 anni.

Per l’importanza attribuita al processo democratico, il giorno delleelezioni è un giorno di vacanza. I trasporti sono gratuiti per gli elet-tori che quel giorno si trovano fuori dalla loro sezione elettorale evengono date disposizioni speciali affinché il personale militare e idiplomatici israeliani all’estero abbiano la possibilità di votare.

Il comitato elettorale centrale, diretto da un giudice della CorteSuprema e formato dai rappresentanti dei partiti che possiedonoseggi alla Knesset, è responsabile dello svolgimento delle elezioni.I comitati elettorali regionali sovrintendono al funzionamento dellesezioni elettorali locali e sono formati dai rappresentanti di almenotre partiti della Knesset uscente.

Le elezioni della Knesset sono basate sul voto ai partiti piuttostoche agli individui, e i numerosi partiti politici che competono alleelezioni riflettono un’ampia gamma di vedute e di opinioni.

I partiti rappresentati nella Knesset uscente possono automatica-mente candidarsi alla rielezione. Dei nuovi partiti possono presen-tare la propria candidatura previa raccolta di 2.500 firme di eletto-ri eleggibili e depositando una cauzione, che può essere recupera-ta, se il partito ottiene almeno l’1,5% del voto nazionale, percentua-le che dà diritto a un seggio alla Knesset.

Prima delle elezioni ogni partito presenta il proprio programmaelettorale e la lista dei proprio candidati alla Knesset, in ordine diprecedenza. I partiti selezionano i propri candidati per la Knessetattraverso delle primarie o altre procedure.

A ogni partito viene garantito un finanziamento per le spese dellacampagna elettorale, con fondi pubblici e in base ai seggi posse-duti nella legislatura uscente. I partiti nuovi ricevono un finanzia-mento simile, con effetto retroattivo, per ogni loro candidato even-tualmente eletto. Il Controllore dello Stato vigila sui finanziamentiper tutte le spese elettorali.

Il giorno delle elezioni gli elettori danno il proprio voto al partitoscelto secondo propria coscienza. I seggi della Knesset sono asse-gnati in proporzione alla percentuale di voti ottenuta da ogni parti-to.

La funzione esecutiva

Il Governo è composto dal Primo Ministro e dal Consiglio deiMinistri, e ha il compito di amministrare gli affari interni ed esteri,comprese le questioni di sicurezza. I suoi poteri decisionali sonomolto ampli, ed è autorizzato ad agire su questioni che per leggenon sono delegate a nessun’altra autorità. A molti Ministeri è asse-gnato anche un portafoglio ed essi sono guidati da un Ministro,mentre altri non possiedono un portafoglio, ma possono esserechiamati a realizzare importanti progetti. Il Primo Ministro puòanche svolgere la funzione di Ministro, con un portafoglio specifico.

Il nuovo governo viene formato dopo le elezioni. Il Capo dello Stato,dopo alcune consultazioni, designa un membro della Knesset e loincarica di formare un governo di cui sarà il Primo Ministro. Come laKnesset, anche l’Esecutivo dura solitamente quattro anni, ma la dura-ta può anche essere più breve, se il Primo Ministro viene a trovarsi nel-l’impossibilità di proseguire nell’espletamento dell’incarico per causenaturali, come il decesso, o per motivi politici, come dimissioni oimpeachment. In questo caso il Governo nomina uno dei suoi membri(che deve essere anche membro della Knesset) come Primo Ministroad interim. In caso di voto di sfiducia il Governo e il Primo Ministrorimangono in carica fino alla formazione di un nuovo governo.

È il Governo a determinare le procedure delle sue decisioni e deisuoi lavori. Generalmente esso si riunisce una volta la settimana,ma sedute straordinarie possono svolgersi ogni volta che si rendenecessario. Il Governo può anche agire per mezzo delleCommissioni Ministeriali. Fino a oggi tutti i governi sono stati retti

L’edificio della Knesset

13

Page 16: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

da una coalizione di vari partiti, dato che nessuna formazione poli-tica ha mai ottenuto una maggioranza di seggi alla Knesset, tale dapoter formare da sola un governo.

Il potere giudiziario

L’indipendenza assoluta del potere giudiziario è garantita per legge.I giudici sono nominati dal Capo dello Stato, su segnalazione di unaspeciale commissione nominativa, la quale è composta da giudicidella Corte Suprema, da membri dell’ordine forense e da figurepubbliche. La nomina di giudice è a vita, con un’età di pensiona-mento massima di 70 anni.

I magistrati e le corti distrettuali esercitano la propria giurisdizionesu questioni penali e civili, mentre le corti d’appello municipali,minorili, militari, sindacali e del traffico stradale si occupano di que-stioni che rientrano nelle loro rispettive competenze. In Israele neiprocessi non vi sono giurie.

Su questioni riguardanti lo status personale, come matrimoni,divorzi, mantenimento, tutela o adozione di minori, la giurisdizionespetta alle istituzioni giudiziarie delle rispettive comunità religiose:i tribunali rabbinici, i tribunali religiosi musulmani (tribunali dellaSharia), i tribunali religiosi dei Drusi e le istituzioni giuridiche dellecomunità cristiane in Israele.

La Corte Suprema, con sede a Gerusalemme, estende la propria giu-risdizione a tutto il territorio nazionale. È la suprema Corte d’Appelloper sentenze di tribunali minori. Nella sua funzione di Alta Corte diGiustizia (in ebraico riassunto nell’acronimo Ba.Ga.Tz.), la CorteSuprema raccoglie ricorsi e appelli contro qualsiasi esponente o rap-presentante del Governo ed è tribunale di prima e ultima istanza.

Sebbene il potere legislativo sia di esclusiva competenza dellaKnesset, la Corte Suprema può richiamare l’attenzione sull’oppor-

tunità di modifiche o cambiamenti legislativi. In qualità di Alta Cortedi Giustizia essa ha l’autorità di stabilire se una legge è pienamen-te conforme o meno alle “Leggi Fondamentali” dello Stato.

Il Controllore dello Stato e Difensore Civico

La carica fu stabilita per legge nel 1949, nel pieno riconoscimentodell’importanza di un sistema di controllo ed equilibrio ritenutocome cruciale in una società democratica. Il Controllore dello Statoesegue delle verifiche esterne e produce dei rapporti sulla legalità,la regolarità, l’economia, l’efficienza, l’efficacia e l’integrità moraledella pubblica amministrazione, al fine di assicurare la pubblicatrasparenza. Dal 1971 il Controllore dello Stato svolge anche la fun-zione di Difensore Civico, al quale si rivolge chiunque voglia pre-sentare ricorso o lamentela contro lo Stato ed enti pubblici sogget-ti alle verifiche del Controllore.

Il Controllore dello Stato è eletto dalla Knesset con voto segreto, ela carica ha una durata di sette anni. Il Controllore risponde soltan-to alla Knesset, non dipende dal Governo e gode d’accesso illimita-to a conti, documenti e materiale di qualsiasi ente o soggetto sot-toposto alle sue verifiche. Il Controllore svolge la propria attività incontinuo contatto con la Commissione parlamentare per le verifi-che e le revisioni dei conti.

Leggi Fondamentali : precorritrici della Costituzione

La Dichiarazione d’Indipendenza d’Israele afferma che unaCostituzione per lo Stato appena fondato sarebbe stata scritta daun’Assemblea Costituente eletta di lì a pochi mesi dalla nascitadello Stato. A causa della mancanza di consenso proprio sul conte-nuto della Costituzione, principalmente su ruolo della religione nelnuovo Stato, la stesura della Costituzione fu lasciata in sospesodalla prima Knesset. Invece la prima Knesset costituita tramite ele-zioni, cui era stato conferito il potere di formulare la Costituzione,adottò la risoluzione Harrari (dal nome del parlamentare che la pro-pose). Tale risoluzione prevedeva che la Knesset stilasse gradual-mente una Costituzione mediante l’adozione di Leggi Fonda-mentali, da promulgare una alla volta. Queste Leggi Fondamentali,una volta completate, saranno unificate, con l’approvazione dellaKnesset, in un solo corpus che sarà la Costituzione. Sebbene illavoro non sia ancora completato, undici Leggi Fondamentali sonostate emanate e alcune altre sono in fase di legislazione.

La maggior parte delle Leggi Fondamentali si occupa di logistica edel ruolo e delle funzioni delle varie istituzioni di un sistema politi-co democratico. Le Leggi Fondamentali esistenti sono le seguenti:Il Presidente dello Stato. Fonde un’ampia gamma di leggi per-tinenti alle funzioni e alla carica del Presidente;La Knesset. Stabilisce le procedure per poter essere eletti alParlamento israeliano e quelle che governano la Knesset stessa.

La sede della Corte Suprema con la Knesset sullo sfondo

14

Page 17: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

Una delle disposizioni più importanti di questa legge è un emenda-mento che vieta l’elezione alla Knesset di qualsiasi partito o perso-na i cui fini e ideali 1) neghino direttamente o indirettamente l’esi-stenza dello Stato in quanto ebraico e democratico, 2) incitino alrazzismo, o 3) sostengano la lotta armata di uno Stato ostile o diun’organizzazione terroristica contro lo Stato d’Israele;Il Governo. Stabilisce le norme e i principi che riguardano la cari-ca del Primo Ministro prescelto e del suo Gabinetto, la formazionedel Governo e le condizioni e i requisiti per poter diventare PrimoMinistro, il funzionamento e le procedure del Governo, e le questio-ni pertinenti alla continuità del Governo o alle condizioni necessa-rie alla successione di un altro Governo;La Magistratura. Assicura l’indipendenza del Sistema Giudiziarioe dei Tribunali, e si occupa della natura delle procedure giudiziarie,della nomina dei giudici e della struttura dei tribunali;Le terre di Israele. Stabilisce i principi che regolano le relazionidello Stato con le terre e la gestione delle transazioni di terreni;Il Controllore dello Stato. Stabilisce le autorità sottoposte allasupervisione di questo Ufficio relativamente alle attività delGoverno e ha anche funzione di Difensore Civico nazionale; inoltrenell’ambito delle proprie competenze è chiamato a rispondereesclusivamente alla Knesset;L’Economia dello Stato. Stabilisce il quadro di base per le atti-vità dell’Economia nazionale, del budget e della produzione dimoneta corrente.Le Forze Armate. Tratta tutti gli aspetti relativi alle Forze diDifesa Israeliane (IDF o Forze Armate Israeliane) in qualità di istitu-zione militare ufficiale d’Israele;Gerusalemme capitale d’Israele. Stabilisce Gerusalemmequale capitale d’Israele e pertanto conferisce alla città uno statusspeciale. Questa legge assicura altresì il diritto di tutte le religioni amantenere e preservare i propri luoghi sacri.

Due Leggi Fondamentali emanate nell’ultimo decennio sono statesalutate come la sezione della “Dichiarazione dei Diritti” della pro-posta di Costituzione, e contengono i principi fondamentali per ladifesa dei diritti umani, così come fissati già dalla stessaDichiarazione d’Indipendenza. Queste due Leggi Fondamentali sono:

Dignità umana e libertà. (1992). Preserva “la dignità umana e lalibertà, al fine di stabilire con una Legge Fondamentale i valori delloStato d’Israele quale stato ebraico e democratico”;Libertà di lavoro. (1994). Garantisce il diritto di ogni cittadino o abi-tante a svolgere qualsiasi attività professionale, impiego o mestiere.

Le Leggi Fondamentali, sebbene emanate dalla Knesset come leggiordinarie, hanno uno status di quasi-Costituzione. Alcune conten-gono delle “clausole blindate”, che richiedono una maggioranzaparticolare della Knesset per poter essere modificate. La CorteSuprema ha interpretato e continua a interpretare la legislazionesecondaria sulla base della conformità di quest’ultima a ciò che è

previsto dalle Leggi Fondamentali. Cercando di subordinare tutta lanormativa nuova ed esistente ai principi derivanti dalle LeggiFondamentali, la Corte Suprema israeliana sta fissando delle lineeguida ben chiare che devono caratterizzare le leggi di una verademocrazia.

Governo locale

Tre tipi di autorità locali sono riconosciuti dalla legge: le municipa-lità, che amministrano le maggiori aree urbane, con popolazionesuperiore alle 20.000 unità; i consigli comunali locali, che sono glienti governativi per i centri con popolazione tra le 2.000 e le 20.000unità, e i consigli regionali, responsabili per gruppi di vari villaggi olocalità minori all’interno di un determinato raggio.

Ogni autorità locale opera attraverso delle leggi suppletive localiche si rifanno alle leggi nazionali, approvate dal Ministerodell’Interno. Le autorità locali sono responsabili della riscossionedelle tasse, che, assieme ai finanziamenti erogati dallo Stato, ser-vono per provvedere ai servizi sociali, educativi, culturali e sanitariper i residenti.

Le autorità locali sono amministrate da un Consiglio presieduto da unsindaco o da un Capo del Consiglio Locale. Il numero di membri delConsiglio di ogni autorità è stabilito dal Ministero dell’Interno, in basealla popolazione di ogni autorità locale. Un ente centrale di volontari,l’Unione delle Autorità Locali, è stato costituito per rappresentare leautorità locali davanti agli enti governativi nazionali e anche per fun-gere da guida e consulenza per le stesse autorità locali.

Le elezioni per le autorità locali si svolgono con voto segreto ognicinque anni. Le votazioni si svolgono con le stesse modalità di quel-le per le elezioni nazionali. I residenti votano per una lista di parti-to o di candidati, e il numero di seggi ottenuti da ogni partito è pro-porzionale alla percentuale dei voti ricevuti dal partito. Tutti i resi-denti oltre l’età di 17 anni possono votare in elezioni locali e quellieletti devono aver compiuto i 21 anni di età.

Un elettore ripone la propria scheda elettorale durante le elezioninazionali

15

Page 18: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

La Dichiarazione di Indipendenza di Israele

In ERETZ ISRAEL [(in ebraico) Terra d’Israele] è nato ilpopolo ebraico, qui si è formata la sua identità spirituale,religiosa e politica, qui ha vissuto una vita indipendente,qui ha creato valori culturali di portata nazionale e univer-sale e ha dato al mondo l’eterno Libro dei Libri.

Dopo essere stato forzatamente esiliato dalla sua terra, ilpopolo le rimase fedele attraverso tutte le dispersioni e noncessò mai di pregare e di sperare nel ritorno alla sua terra enel ripristino, in essa, della libertà politica.

Spinti da questo attaccamento storico e tradizionale, gliebrei aspirarono in ogni successiva generazione a tornare estabilirsi nella loro antica patria; e nelle ultime generazio-ni ritornarono in massa. Pionieri, ma‘apilim e difensorifecero fiorire i deserti, rivivere la loro lingua ebraica,costruirono villaggi e città e crearono una comunità in cre-scita, che controllava la propria economia e la propria cul-tura, amante della pace e in grado di difendersi, portandoi vantaggi del progresso a tutti gli abitanti del paese e aspi-rando all’indipendenza nazionale.

Nell’anno 5657 (1897), alla chiamata del precursore dellaconcezione d’uno Stato ebraico Theodor Herzl, fu indettoil primo congresso sionista, che proclamò il diritto del popo-lo ebraico alla rinascita nazionale del suo paese.

Questo diritto fu riconosciuto nella dichiarazione Balfourdel 2 novembre 1917 e riaffermato col Mandato dellaSocietà delle Nazioni, che, in particolare, dava sanzioneinternazionale al legame storico tra il popolo ebraico edEretz Israel [Terra d’Israele] e al diritto del popolo ebrai-co di ricostruire il suo focolare nazionale.

La Shoàh [catastrofe] che si è abbattuta recentemente sulpopolo ebraico, in cui milioni di ebrei in Europa sono statimassacrati, ha dimostrato concretamente la necessità dirisolvere il problema del popolo ebraico privo di patria e diindipendenza, con la rinascita dello Stato ebraico in EretzIsrael, che spalancherà le porte della patria a ogni ebreo econferirà al popolo ebraico la posizione di membro a dirit-ti uguali nella famiglia delle nazioni.

I sopravvissuti alla Shoàh nazista in Europa, così comegli ebrei di altri paesi, non hanno cessato di emigrare inEretz Israel, nonostante le difficoltà, gli impedimenti e ipericoli, e non hanno smesso di rivendicare il loro diritto auna vita di dignità, libertà e onesto lavoro nella patria del

loro popolo.

Durante la seconda guerra mondiale la comunità ebraica diquesto paese diede il suo pieno contributo alla lotta deipopoli amanti della libertà e della pace contro le forze dellamalvagità nazista e, col sangue dei suoi soldati e il suosforzo bellico, si guadagnò il diritto di essere annoveratafra i popoli che fondarono le Nazioni Unite.

Il 29 novembre 1947 l’Assemblea Generale delle NazioniUnite adottò una risoluzione che esigeva la fondazione diuno Stato ebraico in Eretz Israel. L’Assemblea Generalechiedeva che gli abitanti di Eretz Israel compissero lorostessi i passi necessari da parte loro alla messa in atto dellarisoluzione. Questo riconoscimento delle Nazioni Unitedel diritto del popolo ebraico a fondare il proprio Stato èirrevocabile.

Questo diritto è il diritto naturale del popolo ebraico aessere, come tutti gli altri popoli, indipendente nel proprioStato sovrano.

QUINDI NOI, MEMBRI DEL CONSIGLIO DELPOPOLO, RAPPRESENTANTI DELLA COMUNITÀEBRAICA IN ERETZ ISRAEL E DELMOVIMENTO SIONISTA, SIAMO QUI RIUNITINEL GIORNO DELLA FINE DEL MANDATOBRITANNICO SU ERETZ ISRAEL E, IN VIRTÙDEL NOSTRO DIRITTO NATURALE E STORICO E

16

Page 19: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

DELLA RISOLUZIONE DELL’ASSEMBLEAGENERALE DELLE NAZIONI UNITE, DICHIA-RIAMO LA FONDAZIONE DI UNO STATOEBRAICO IN ERETZ ISRAEL, CHE AVRÀ ILNOME DI STATO D’ISRAELE.

DICHIARIAMO CHE, con effetto dal momento dellafine del Mandato, stanotte, giorno di sabato 6 di Iyar5708, 15 maggio 1948, fino a quando saranno regolarmen-te stabilite le autorità dello Stato elette secondo laCostituzione che sarà adottata dall’Assemblea costituenteeletta non più tardi del 1 ottobre 1948, il Consiglio delPopolo opererà come Consiglio di Stato provvisorio, e il suoorgano esecutivo, l’Amministrazione del Popolo, sarà ilGoverno provvisorio dello Stato ebraico che sarà chiamatoIsraele.

LO STATO D’ISRAELE sarà aperto all’immigrazioneebraica e alla riunione degli esuli, incrementerà lo sviluppodel paese per il bene di tutti i suoi abitanti, sarà fondatosulla libertà, sulla giustizia e sulla pace come predetto daiprofeti d’Israele, assicurerà completa uguaglianza di dirit-ti sociali e politici a tutti i suoi abitanti senza distinzionedi religione, razza o sesso, garantirà libertà di religione, dicoscienza, di lingua, di istruzione e di cultura, preserverà iluoghi santi di tutte le religioni e sarà fedele ai principidella Carta delle Nazioni Unite.

LO STATO D’ISRAELE è pronto a cooperare con leagenzie e le rappresentanze delle Nazioni Unite per l’ap-plicazione della risoluzione dell’Assemblea Generale del 29novembre 1947 e compirà passi per realizzare l’unità eco-nomica di tutte le parti di Eretz Israel.

FACCIAMO APPELLO alle Nazioni Unite affinchéassistano il popolo ebraico nella costruzione del suo Statoe accolgano lo Stato ebraico nella famiglia delle nazioni.

FACCIAMO APPELLO – nel mezzo dell’attacco che civiene sferrato contro da mesi – ai cittadini arabi delloStato di Israele, affinché mantengano la pace e partecipi-no alla costruzione dello Stato sulla base della piena euguale cittadinanza e della rappresentanza appropriata intutte le sue istituzioni provvisorie e permanenti.

TENDIAMO una mano di pace e di buon vicinato a tuttigli Stati vicini e ai loro popoli, e facciamo loro appello,

affinché stabiliscano legami di collaborazione e di aiutoreciproco col popolo ebraico sovrano stabilito nella suaterra. Lo Stato d’Israele è pronto a compiere la sua partein uno sforzo comune per il progresso del Medio Orienteintero.

FACCIAMO APPELLO al popolo ebraico dovunquenella Diaspora, affinché si raccolga intorno alla comunitàebraica di Eretz Israel e la sostenga nello sforzo dell’immi-grazione e della costruzione e la assista nella grande impre-sa per la realizzazione dell’antica aspirazione: la redenzio-ne di Israele.

CONFIDANDO NELL’ONNIPOTENTE, NOI FIR-MIAMO QUESTA DICHIARAZIONE IN QUESTASESSIONE DEL CONSIGLIO DI STATO PROVVI-SORIO, SUL SUOLO DELLA PATRIA, NELLACITTÀ’ DI TEL AVIV, OGGI, VIGILIA DI SABATO5 IYAR 5708 (14 MAGGIO 1948).

David Ben-GurionDaniel AusterRachel CohenDavid Zvi PinkasMordekhai BentovAharon ZislingYitzchak Ben ZviRabbi Kalman KahanaMoshe KolodnyEliyahu BerligneSaadia KobashiEliezer KaplanFritz Bernstein

Abraham KatznelsonRabbi Wolf GoldRabbi Yitzchak MeirLevinFelix RosenbluethMeir GrabovskyDavid RemezYitzchak GruenbaumMeir David LoewensteinBerl RepeturZvi LuriaMordekhai ShattnerDr. AbrahamGranovsky

Golda MyersonBen Zion SternbergEliyahu DobkinNachum NirBekhor ShitreetMeir Wilner-KovnerZvi SegalMoshe ShapiraZerach WarhaftigMoshe ShertokHerzl VardiRabbi Yehuda LeibHacohen Fishman

David Ben Gurion, primo Presidente del Consiglio israeliano, dichiara l’indipendenza d’Israele

17

Page 20: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

Democrazia e rinascita dellasovranità ebraica

“Lo Stato d’Israele sarà aperto all’immigrazioneebraica e alla riunione degli esuli”

In seguito alla loro espulsione dalla Terra d’Israele, circa2.000 anni fa, gli ebrei si dispersero in altre terre, principal-mente in Europa, Nord Africa e Medio Oriente. Sebbene visiano stati periodi in cui gli ebrei hanno prosperato nei paesiin cui risiedevano,essi hanno anche sofferto lunghi periodi didura discriminazione, pogrom ed espulsioni totali o parziali.Nel corso di tutti questi secoli il sogno di ritornare alla patriaancestrale e la fede nella “riunione finale degli esuli” sonorimasti intatti nel cuore della nazione ebraica. Il movimentosionista, fondato alla fine del XIX secolo, trasformò questoconcetto in un obbiettivo politico concreto: la rinascita dellasovranità ebraica, e lo Stato d’Israele lo ha tradotto in legge,garantendo la cittadinanza a qualsiasi ebreo che desideristabilirsi nel Paese.

Nel corso del decennio successivo alla dichiarazione d’indi-pendenza d’Israele, avvenuta nel 1948, circa 687.000 ebrei,di cui oltre 300.000 profughi dai paesi arabi, immigrarono inIsraele. Molti erano sopravvissuti alla Shoàh provenienti dapaesi europei, e si unirono alle precedenti ondate di immi-grati, in prevalenza russi e polacchi, giunti nei primi decen-ni del secolo. Questi primi immigrati avevano già posto lefondamenta per delle complete e complesse infrastrutturesociali ed economiche, avevano sviluppato l’agricoltura, fon-dato kibbutzim e moshavim (insediamenti rurali di caratterecomunale, unici nel genere, e cooperative), e avevano forni-to la mano d’opera per la costruzione delle case e delle stra-de nella nazione. Gli immigrati provenienti dall’Europa cen-trale e occidentale, giunti negli anni ’30, erano istruiti, pro-fessionalmente formati ed esperienti, e pertanto innalzaronogli standard economici, migliorarono le attrattive urbane erurali e ampliarono gli orizzonti della vita culturale dellapopolazione ebraica preesistente.

Nel corso degli anni Israele ha continuato ad accoglierenuovi immigrati, in numero maggiore o minore, provenientida paesi liberi del mondo occidentale, ma anche da areepovere. Dal 1989 oltre un milione di nuovi immigrati dall’exUnione Sovietica si è stabilito in Israele. Tra di loro molti pro-fessionisti con titoli di istruzione superiore, noti scienziati e

artisti e musicisti acclamati, ilcui talento e la cui esperienzahanno contribuito in manierasignificativa alla vita economi-ca, scientifica, accademica eculturale di Israele.

Gli anni ’80 e ’90 furono testi-moni dell’arrivo di due massic-ci gruppi di ebrei dell’antica

comunità etiope, le cui origini vengono fatte risalire, dallatradizione popolare, ai tempi di Re Salomone. Lo Stato haoperato per facilitare la transizione di questi 50.000 immi-grati da un ambiente africano prettamente agrario a unasocietà industrializzata di tipo occidentale.

Israele ha costituito agenzie ed enti, nel corso degli anni, peraiutare e facilitare l’integrazione di differenti gruppi di immi-grati nella società israeliana. Alcuni immigrati trovano piùfacile inserirsi autonomamente nell’ambiente socio-politico,mentre altri tendono ancora a relegare all’assistenza socia-le statale il compito di provvedere ai loro bisogni economicie sociali. Organizzazioni private e di volontariato, presenti ingran numero, fungono anche da strumento per provvederealle necessità dei vari immigrati e di varie minoranze dellapopolazione.

“Esso incrementerà lo sviluppo del paese per il benedi tutti i suoi abitanti”

Israele ospita una popolazione composita e molto variegata,caratterizzata da numerosi retroterra etnici, religiosi, cultu-rali e sociali. Dei suoi circa 6,6 milioni di abitanti, il 77% ècostituito da ebrei, il 19% da arabi (in maggioranza musul-mani), e il restante 4% comprende drusi, circassi e altrigruppi religiosi non classificati.

A differenza di altre società, in cui gli immigrati sono assor-biti dentro un “melting pot” culturale predominante, Israelepuò essere definito più correttamente un mosaico, formato

Immigrati dall’Etiopia

La visione espressa nella Dichiarazione d’Indipendenza delinea e stabilisce il carattere stessodi Israele, i principi sulla cui base è governato lo stato, e le libertà garantite a tutti i suoi citta-dini. La Dichiarazione esprime chiaramente l’intenzione di fungere da “manifesto” per la fonda-zione di uno stato democratico, con tutte le libertà fondamentali che permettono a questaforma di governo di fiorire e prosperare. Questi sentimenti sono stati gradualmente codificatinelle Leggi Fondamentali, la cui compilazione precorre la stesura della Costituzione finale, cosìcome concepito dai padri fondatori nella Dichiarazione. Nel frattempo, al fianco delle LeggiFondamentali, Israele ha sviluppato un insieme di politiche sociali e di norme giuridiche voltead attuare i principi espressi nella Dichiarazione.

18

Page 21: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

da gruppi individuali, ciascuno dei quali apporta la propriaidentità culturale, il proprio carattere etnico e linguistico,all’intera società. Le lingue ufficiali in Israele sono l’ebraicoe l’arabo. L’inglese è ampiamente impiegato e altre lingue –in particolare russo, spagnolo, francese, yiddish e aramaico– sono parlate da molti gruppi etnici o religiosi, che rappre-sentano larghe fette della società israeliana e mantengono ilproprio background culturale.

In seguito all’immigrazione di massa, dopo la fondazionedello Stato e nei decenni successivi, la struttura e il tessutosociale israeliano sono mutati drasticamente. Il gruppo socia-le ebraico che risultò comprendere la più ampia fascia dipopolazione era composto da due principali nuclei: una mag-gioranza, formata dalla comunità sefardita preesistente, daveterani immigrati askenaziti e da sopravvissuti alla Shoàh, euna minoranza di ebrei di recente immigrazione e provenien-ti dai paesi musulmani del Nord Africa e del Medio Oriente.

I due gruppi, inizialmente, sono coesistiti, senza interagiremolto socialmente e culturalmente. A differenza della mag-gioranza della comunità sefardita, ebrei di quella askenazitasi sono presto inseriti nella vita politica dello stato e hannoricoperto posti chiave in uffici e istituzioni governative.Tuttavia, con il passare del tempo, la popolazione sefardita èdivenuta politicamente più attiva e si è gradualmente inseri-ta nella classe politica dirigente israeliana. Sebbene alcunedisparità tra i due gruppi permangano, il comune denomina-tore della religione, della storia ebraica e della coesionenazionale è riuscito, nella maggioranza dei casi, a far supe-rare le barriere tra le due popolazioni.

Accanto a queste tensioni di carattere culturale vi sono quellegenerate dall’esistenza di vari movimenti dell’ebraismo. Ognimovimento è saldamente legato alla propria pratica individua-le dell’ebraismo, in quanto credo religioso e nazionalistico, ealla propria percezione del ruolo che l’ebraismo dovrebbe rico-prire nel carattere nazionale dello stato nel suo insieme.

In maniera analoga, la società ebraica in Israele è compostada ebrei osservanti e non osservanti, che formano uno spet-tro che va dagli ultraortodossi, che vivono in comunità isola-te e separate, a quelli che si considerano laici. Ma anchequesta distinzione non è così netta e univoca. Moltissimiebrei che non si autodefiniscono ortodossi, seguono, per varigradi, le regole, i precetti e i costumi religiosi tradizionali del-l’ebraismo. Israele è stato concepito come stato ebraico, epertanto lo Shabbat (il sabato ebraico) e tutte le festivitàsono state istituite come feste nazionali e sono osservate, inlinea generale, dall’intera popolazione ebraica.

La maggioranza della popolazione dello Stato d’Israele ècostituita da ebrei, mentre circa 1,5 milioni di persone,approssimativamente il 23% della popolazione, è costituito da

non ebrei. La maggior parte della popolazione non ebraicaviene definita collettivamente come “cittadini arabi d’Israele”,ma in effetti essa forma un insieme di vari gruppi, principal-mente arabofoni, ciascuno con caratteristiche distinte.

Gli arabi musulmani, quasi un milione di persone, la maggiorparte dei quali sunniti, risiedono in piccole città e villaggi, dicui oltre la metà nel nord del paese. Gli arabi beduini,anch’essi musulmani (stimati in circa 170.000), appartengo-no a circa 30 tribù, per la maggior parte sparse su un’ampiaarea nel sud del paese. Ex pastori o nomadi, i beduini sonoattualmente in una fase di transizione da un contesto socialedi carattere tribale a una società sedentaria permanente, estanno gradualmente inserendosi nella forza lavoro israeliana.

Gli arabi cristiani, circa 113.000, vivono principalmente inaree urbane. Sebbene siano ufficialmente presenti tutte leconfessioni, la maggior parte di essi appartiene alle chiesegreco-cattolica, greco-ortodossa e cattolica romana.

Celebrazione della festività ebraica di Simchat Torah

Una famiglia ebraica celebra la festa di Mimuna

Una ragazza beduina siede di fronte a un computer distribuito nelcontesto del programma “Un computer per ogni bambino”

19

Page 22: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

I drusi, circa 106.000 arabofoni che vivono in 22 villaggi nelnord d’Israele, costituiscono una comunità religiosa, socialee culturale separata. Se da un lato la religione drusa non èaccessibile a esterni, dall’altro un noto aspetto della loro filo-sofia è il concetto di taqiyya, che invita alla completa lealtà,da parte degli aderenti, al governo del paese in cui risiedo-no.

I circassi, circa 3.000 persone, sono concentrati in due vil-laggi del nord. Sono musulmani sunniti, sebbene non abbia-no in comune con la più ampia comunità islamica né l’origi-ne araba né il background culturale. Pur mantenendo unadistinta identità etnica, essi partecipano agli affari nazionalied economici, senza assimilarsi né alla società ebraica néalla comunità musulmana.

La maggior parte della popolazione cristiana è araba, ma23.000 sono non arabi, molti dei quali giunti in Israele con iloro consorti ebrei, durante l’ondata di immigrazione neglianni ’80 e ’90, principalmente dai paesi dell’ex UnioneSovietica e dall’Etiopia.

Anche se la maggior parte dei cristiani è costituita da arabi,il loro profilo demografico differisce molto da quello dellapopolazione musulmana, ed è più simile a quello della popo-lazione ebraica. La maggior parte dei cristiani vive in areeurbane e la comunità cristiana è caratterizzata da un altogrado di istruzione, in particolare tra le giovani generazioni.La maggioranza dei cristiani uomini ha un impiego e un terzodelle donne cristiane è inserito nella forza lavoro civile, moltein ambiente accademico, tecnico e in libere professioni.

Nonostante le differenze, le disparità economiche e una vitapolitica spesso “surriscaldata”, la società israeliana è abba-stanza bilanciata e stabile. Il fatto che le tensioni socio-eco-nomiche, e a volte politiche, tra i diversi gruppi si mantengo-no a un livello moderato o persino basso, può essere attri-buito ai sistemi politico e giudiziario del paese, che esprimo-no una stretta uguaglianza legale e civica nel contesto di unostato democratico. Il sistema politico israeliano, partitico eproporzionale, permette ai numerosi segmenti della popola-

zione di essere rappresentati nella democrazia israeliana.

“sarà fondato sulla libertà, sulla giustizia e sullapace come predetto dai profeti d’Israele, assicureràcompleta uguaglianza di diritti sociali e politici atutti i suoi abitanti senza distinzione di religione,razza o sesso”

Tutti i cittadini d’Israele beneficiano di un’ampia legislazionedi previdenza sociale. Israele è anche stato teatro di alcunedelle sentenze di tribunale e di legislazioni più progressistein tutto il mondo occidentale, riguardo a diritti degli omoses-suali, a pratiche discriminatorie e a molestie sessuali neiluoghi di lavoro.

Le istituzioni d’Israele sono molto attente alla difesa dellalibertà di espressione e di parola per tutti i suoi cittadini.

Allo stesso modo i media israeliani godono di libertà assolu-ta e fungono da “cane da guardia” indipendente sul gover-no. In Israele sono presenti, inoltre, numerose organizzazio-ni governative e no-profit, che vigilano contro la violazionedei diritti umani. L’attuazione e le conseguenti interpretazio-ni, da parte dei tribunali, della Legge Fondamentale “Dignitàumana e libertà” ha trasformato molte delle politiche socia-li israeliane in leggi saldamente stabilite.

“garantirà libertà di religione, di coscienza, di lin-gua, di istruzione e di cultura, preserverà i luoghisanti di tutte le religioni”

Tra tutte le libertà garantite dalla Dichiarazione d’Indipendenza,la libertà di professare e praticare la propria religione e quelladi agire secondo la propria coscienza sono due tra quelle rite-nute maggiormente fondamentali per una democrazia. Il popo-lo ebraico, avendo sofferto così tante volte, per mano di leaderintolleranti nei paesi in cui ha vissuto nei secoli, comprendebene l’importanza di queste libertà dell’individuo.

La Dichiarazione d’Indipendenza proclama la libertà di cultoper tutti i cittadini dello stato. Pertanto ciascuna comunitàreligiosa è libera, per legge e in pratica, di professare la pro-pria fede, osservare le proprie feste e i propri giorni di ripo-so settimanale, e di amministrare i propri affari interni.Ciascuna possiede i propri tribunali e consigli religiosi, rico-nosciuti dalla legge e con giurisdizione su tutti gli affari reli-giosi e le questioni riguardanti lo status personale, come, peresempio, matrimoni e divorzi. Ciascuna ha i propri e uniciluoghi di culto, con riti tradizionali e caratteristiche architet-toniche proprie sviluppatesi nei secoli.

Il diritto a queste libertà è descritto ancor meglio dalla CorteSuprema d’Israele:

Danzatori drusi

20

Page 23: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

“Ogni persona in Israele gode di libertà di coscienza, dicredo, di religione e di culto. Questa libertà è garantita a cia-scuna persona in ogni regime democratico e illuminato e,pertanto, è garantita a ciascuna persona in Israele. Essa èuno dei principi fondamentali su cui si fonda lo Statod’Israele. Questa libertà si basa in parte sull’Articolo 83 delPalestine Order in Council del 1922, ed è, in parte, uno diquei diritti fondamentali che non sono scritti su libri, e deri-va direttamente dalla natura del nostro stato, democratico eamante della pace”.1

“Sulla base delle normative, e in conformità allaDichiarazione d’Indipendenza, ogni legge e ogni poteresaranno interpretati nel pieno riconoscimento della libertà dicoscienza, credo, religione e culto”.2

Israele protegge la libertà, che hanno ebrei e non ebrei allostesso modo, di esercitare la propria pratica religiosa o ilculto prescelto. Pertanto, nella maggior parte dei casi, le isti-tuzioni dello stato riconoscono i precetti religiosi, come, adesempio, le proibizioni di lavorare nei giorni di riposo religio-si, e non obbligano ebrei e non ebrei a violare la dottrinadella propria fede prescelta.

Ciascun luogo santo o di culto è amministrato dalla propriaautorità religiosa, e libertà di accesso e di culto sono assicu-rate per legge. Per esempio, il Kotel, il Muro Occidentale (oMuro del Pianto, com’è noto in ambiente non ebraico), gliultimi resti del muro di cinta del Secondo Tempio diGerusalemme, è amministrato dallo Stato d’Israele, mentreil Duomo della Roccia e la Moschea di Al-Aqsa, situate sulMonte del Tempio direttamente soprastante al Kotel, sonosotto l’autorità del Waqf giordano. Le autorità cristianeamministrano e conservano la Via Dolorosa, il Cenacolo ealtre chiese, inclusa quella dell’Annunciazione (a Nazaret).Tra gli altri, anche luoghi santi e di culto drusi, bahai, sama-ritani e karaiti sono protetti.

Dato che il fine dello Stato d’Israele è quello di servire prin-cipalmente come madrepatria del popolo ebraico, amplidibattiti si sono svolti sul ruolo che la religione dovrebbericoprire nel fissare le politiche e le leggi dello stato. Israele,in quanto democrazia, è impegnata a sostenere e mantene-re le libertà fondamentali che tale sistema politico compor-ta, ma, in quanto stato con una chiara eredità ebraica, sisforza di preservare il proprio carattere particolare, derivatoin larga misura dalle fonti ebraiche.

Sebbene Israele non abbia nessuna religione di stato, non viè una chiara e netta distinzione tra religione e stato. Unadelle maggiori fonti di contrasto in seno alla società israelia-na è il dissenso tra il settore ortodosso e quello laico sui limi-ti dell’imposizione di norme religiose e restrizioni a tutti gliebrei, senza distinzione di grado della loro osservanza reli-giosa. Questioni come la definizione di un ebreo avente dirit-

to alla cittadinanza pervia della Legge delRitorno, applicazioneesclusiva di unanorma religiosa alegge personale, o ilfinanziamento di statoa scuole religiose,sono solo degli esem-pi del coinvolgimentodella religione negliaffari dello stato.

A causa della partico-lare natura del siste-ma politico israeliano,nessun partito politicoha mai ottenuto lamaggioranza neces-saria a vincere da solola maggioranza deiseggi della Knesset,rendendo pertantonecessaria la forma-zione di governi dicoalizione. Ne conse-gue che i partiti reli-giosi condizionano lapropria partecipazioneal governo a ogni tipodi legislazione o politi-ca su base religiosa.Questo tipo di inge-renza è fonte di ten-sione tra gli esponentilaici e quelli religiosidella società.

L’apparente natura di-cotomica dello statodemocratico israelianoviene risolta gradual-mente, attraverso l’in-terpretazione delleLeggi Fondamentali,

da parte dei tribunali, e dalla richiesta, avanzata dai partitipolitici laici, di cambiare lo status quo sulle questioni di statoe religione, che Israele aveva accettato nei decenni passati.

1 Giudice Landau in H.C. 243/62 Filming in Israel Ltd. contro Gueryet al., 16 P.D. 2407.

2 Giudice Zamir in H.C. 7128/96, Movement of the Faithful of theTemple Mount et al. contro Government of Israel et al., 97(1)Takdin-Elyon 480.

La “Chiesa del Santo Sepolcro” a Gerusalemme

Il “Muro Occidentale”, uno dei luoghi ebraicipiù sacri, proprio sotto il “Duomo dellaRoccia”, luogo sacro ai musulmani

21

Page 24: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

A partire dagli ultimi decenni del XIX secolo la cultura del gior-nalismo in Israele ha seguito i principi basilari della stampademocratica, fornendo, nel riportare le notizie con la massimaaccuratezza, una vasta gamma di vedute e di posizioni indipen-denti riguardo alle istituzioni politiche e pubbliche.

Le prime forme mediatiche in Israele hanno seguito il modelloeuropeo relativo al ruolo della stampa. La cultura europea schie-rata ha influenzato il modo in cui veniva gestita la stampa israe-liana, e i primi giornali israeliani avevano una chiara dipenden-za e identificazione con i partiti politici che determinavano il loroordine del giorno.

Nei primi anni dello stato i giornalisti israeliani, nonostante lavo-rassero per giornali dalle chiare impostazioni di parte, provaro-no a mantenere l’accuratezza nel riportare i fatti di cronaca,sforzandosi di coprire la maggiorparte delle notizie importanti delgiorno. Tuttavia ogni giornaleoperava come uno strumento perla diffusione di una particolarelinea politica e le notizie venivanopresentate secondo la singolaideologia delle varie testate.

Sebbene i giornali venissero per-cepiti come strumenti ideologici,testimoniavano lo sviluppo dellademocrazia ancora prima dellafondazione dello stato, dandospazio ad accesi dibattiti, all’in-terno di ogni giornale e tra i gior-nali stessi, riguardo al caratteredel futuro stato.

A questo modello di stampa schierata esistevano due alternati-ve. La prima era la vasta diffusione di giornali commerciali, rap-presentati principalmente dai due quotidiani nazionali che esisto-no ancora oggi: “Yedioth Aharonot” e “Maariv”. La seconda era ilgiornale anti-istituzionale “Ha‘olam Hazeh” edito da Uri Avneri.Questo giornale ebbe una profonda influenza sul ruolo dellastampa in Israele, giacché Avneri promuoveva una visione criti-ca del governo, pratica non molto diffusa tra le testate di quelperiodo.

Per molti anni la maggior parte dei giornali, ad eccezione di“Ha‘olam Hazeh”, aveva in comune lo stesso atteggiamento,talvolta eccessivo, caratterizzato dalla tendenza ad evitare ognicritica al governo, in nome di quello che era chiamato “interes-se nazionale”. Questo approccio raggiunse il suo apice primaalla vigilia della Guerra del Kippur nel 1973, quando la stampa

tenne conto della richiesta, fatta dall’esercito, di non preannun-ciare l’incombente scoppio della guerra. In seguito al disastrosoesito del conflitto, molti giornalisti si rimproverarono di nonessere stati rispettosi dei loro doveri e cambiarono il loro atteg-giamento rispetto alla loro responsabilità come giornalisti.

Gli anni ’80 testimoniano un importante cambiamento in positi-vo del ruolo della stampa nella democrazia israeliana. La stam-pa schierata iniziò a cambiare sembianze, riducendo significati-vamente la tendenza ad attenersi alla linea editoriale per attrar-re un pubblico più vasto. I lettori di “Ha‘olam Hazeh” infatti ini-ziarono a diminuire, dopo che le altre testate nazionali comin-ciarono a prendere posizioni sempre più aggressive e provoca-torie nei confronti dello stato. L’emergere di televisione e radiolibere ha avuto una grande influenza sui giornali. Questo proces-so di cambiamento è culminato nel 1982 durante la Guerra del

Libano, quando la stampa sisentì libera di esprimere la suadisapprovazione nei confrontidel governo, riportando costan-temente al pubblico notizie cri-tiche sulla guerra.

L’incremento della diffusionedei giornali locali insieme conl’introduzione di riviste innova-tive, ha contribuito all’incre-mento dell’attività dei medianegli anni ’80. La nascita delmagazine “Monitin” aiutò a pre-parare la strada per l’adozione,da parte delle altre formemediatiche, di questo tipo digiornalismo, e fu modello del

“magazin format”, che diventò popolare in televisione e allaradio. Il “magazin format” permetteva ai giornali di coprire unavasta gamma di temi (oltre alle notizie di attualità vere e pro-prie), come storie di interesse umano, che avevano moltoascendente sul vasto pubblico.I giornali schierati iniziarono a chiudere alla fine degli anni ’80per ragioni economiche, ma non solo. Soltanto tre quotidianinazionali sopravvissero: “Haaretz”, giornale che si richiama adun pubblico intellettuale; “Maariv” e “Yediot Aharonot”, che, conun giornalismo d’effetto e ricco d’immagini, si contendono lostesso pubblico. Queste tre testate sono di proprietà di alcunefamiglie, che, come risultato, detengono un enorme potere ehanno la facoltà di influenzare l’ordine del giorno dello stato edei media.

Il timore che queste famiglie potessero far uso del loro potere percontrollare i media e stabilire il loro ordine del giorno, si è rivela-

Libertà di espressione elibertà di stampa(Ruvik Rosenthal)

22

Page 25: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

to infondato, dato l’impegno della stampae dei media elettronici a fornire unacopertura completa e onesta delle notiziein Israele e nel mondo. Infatti quasi tuttigli episodi che denunciavano la corruzio-ne di funzionari pubblici sono stati rivela-ti dagli esponenti della stampa. Per di piùla naturale competizione tra i quotidianiper la conquista del pubblico aiuta i gior-nali a non essere oggetto delle aspirazio-ni dei rispettivi proprietari.

Tuttavia chi scrive ha difficoltà a convive-re con il fatto che ci siano solo tre quoti-diani nazionali. Chiaramente si viene acreare una situazione nella quale non molte voci, opinioni, puntidi vista e perfino informazioni possono idealmente raggiungereil pubblico come sarebbe auspicabile. Il motivo della mancanzadi giornali nazionali è sostanzialmente economico e risulta diffi-cile immaginare come un altro quotidiano potrebbe sopravvive-re nell’odierna situazione economica presente in Israele.

Gli esponenti della stampa israeliana accettano e si conformanoall’approccio occidentale al giornalismo, agendo naturalmentein accordo a un codice etico che vede nell’ approccio critico enell’informazione attendibile il suo principio di base. Per la mag-gior parte gli esponenti della stampa israeliana sono istruiti eben informati. Sono stati pochi i casi in cui questi principi sonostati compromessi o in cui i fatti sono stati distorti intenzional-mente da un reporter o un giornalista disonesto.

Israele è anche una società molto politica. Ogni decisione o pro-cesso politico può avere, e spesso lo ha, un impatto diretto sullavita della popolazione israeliana. Il modello del “giornalismotabloid”, molto popolare in altri paesi, non è pertanto tollerato inIsraele, dove la popolazione legge i giornali avidamente perconoscere precisamente i fatti e le notizie.Di conseguenza i quotidiani e gli altri media israeliani si occu-pano delle questioni principali del giorno, monitorando il gover-no e fornendo al pubblico un’informazione politica esauriente.

Gli israeliani sono conosciuti per il loro apprezzamento nei con-fronti del dibattito vivace, e la stampa si adegua, assolvendo allapropria funzione di forum per le polemiche e i dibattiti. Uno deiprogrammi televisivi più popolari in Israele è il dibattito - tavolarotonda, che vede come protagonisti personaggi pubblici e pri-vati che esprimono energicamente una serie di punti di vista suvari temi.

La diffusione di un’informazione attendibile, il rispetto per lavarietà di opinioni e l’incoraggiamento a un attivo criticismo nei

confronti del governo, sono indicativi dellacondotta della stampa nella societàdemocratica israeliana.

Recentemente, come nel resto del mondo,è entrato in scena un nuovo elemento:internet. L’attività in questo ambito è vastae variegata, permettendo a molte entità ea privati cittadini di prendere parte aldibattito pubblico. In Israele hanno sedemigliaia di portali e siti, e tutti i giornalihanno una versione online, nella quale tro-vano spazio animate discussioni, alcunedelle quali incentrate su tematiche politi-che e pubbliche. Le chat e le talk-back

forniscono un forum a migliaia di persone che, prima dell’avven-to di internet, non avevano la possibilità di esprimersi pubblica-mente. Complessivamente gli israeliani, che non si sottraggonomai al dibattito, traggono numerosi vantaggi da internet.

Israele è ancora una giovane democrazia in via di sviluppo. Benchéalcuni esponenti del pubblico si interroghino sulle ragioni per lequali la stampa critica lo stato in tempo di guerra, generalmente lasocietà israeliana capisce che una stampa libera e solida è di cru-ciale importanza per l’esistenza di una forte democrazia e costitui-sce un valore per il quale vale la pena lottare. Il graduale ricono-scimento dei pericoli derivanti dal porre restrizioni alla stampa, ela comprensione da parte del pubblico del ruolo giocato dai mediaisraeliani anche in condizioni difficili, fanno parte della sfida diIsraele a diventare una vera nazione democratica.

Ruvik Rosenthal è stato direttore della rubrica op-ed del quoti-diano Maariv tra il 1997 e il 2002 ed è un giornalista pluripre-miato e molto apprezzato, che si occupa degli aspetti culturali epolitici del linguaggio. È stato insignito nel 2004 del più presti-gioso premio giornalistico israeliano, il Premio Sokolov, per ilsuo lavoro in questo campo.

In generale la societàisraeliana capisce che unastampa libera e solida è dicruciale importanza perl’esistenza di una fortedemocrazia e costituisceun valore per il quale valela pena lottare.

23

Page 26: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

Parità tra sessi in uno stato ebraicoFrances Raday

La Dichiarazione d’Indipendenzad’Israele è stata tra i primi docu-menti costitutivi di uno stato agarantire uguaglianza politica esociale senza discriminazione disesso. Nel 1951 la Knessetapprovò la Legge dei pari dirittiper le donne, che, pur non confe-rendo ai tribunali l’autorità costi-tuzionale di annullare la legisla-zione esistente, servì da strumen-to interpretativo, per la CorteSuprema nella sua funzione diAlta Corte di Giustizia, per l’intro-duzione di una vasta gamma didiritti di parità per le donne.

Accanto a tali garanzie di parità per i diritti delle donne, laKnesset, adottando il sistema dei millet ereditato dal periodo del-l’impero ottomano e del mandato britannico, ha delegato le que-stioni di diritto personale alla giurisdizione esclusiva dei tribunalireligiosi delle varie comunità religiose: i tribunali rabbinici ebrai-ci, i tribunali della Sharia musulmana, e i tribunali canonici dellevarie confessioni cristiane. Questo ha portato in pratica a relega-re il diritto matrimoniale, relativo ai matrimoni e ai divorzi, a siste-mi religiosi patriarcali. Le disparità che ne risultarono per ledonne sono state espressamente sanzionate dalla Knesset nellaLegge per la parità di diritti delle donne, nella quale le norma-tive su diritti e limitazioni in matrimoni e divorzi sono state esclu-se dalle finalità delle sue garanzie di uguaglianza e parità.

Successivi tentativi di includere una clausola costituzionale diuguaglianza in varie proposte di disegni di legge sui diritti umanisono stati costantemente osteggiati e impediti dai partiti religiosi.Nel 1992 la Knesset ha aggirato ed eluso questa opposizione,introducendo un parziale pacchetto di leggi costituzionali inerentiai diritti, con la Legge Fondamentale Dignità umana e uguaglian-za, la quale garantisce, tra gli altri, il diritto alla dignità umana.Sebbene la Legge Fondamentale sulla dignità umana e l’ugua-glianza non includa espressamente il diritto alla parità, i giudici dialcuni tribunali israeliani hanno considerato la parità tra i sessicome se rientrasse nell’ambito del diritto alla dignità umana.

Per quanto riguarda le donnelavoratrici, le basi fondanti delSionismo socialista hanno resonaturale l’erogazione di agevola-zioni per le necessità delledonne, in particolare delle madrilavoratrici. Perciò dal 1950 in poile donne hanno diritto a un’in-dennità per assenza prolungataper maternità, retribuita dal-l’Istituto Nazionale di Previdenza

Sociale israeliano; hanno diritto a essere tutelate dal licenzia-mento durante la gravidanza e ad agevolazioni per assistenzaall’infanzia; tutto combinato e finalizzato a permettere alladonna di poter mantenere insieme una vita lavorativa retribuitae una vita familiare. Ci volle del tempo perché lo stereotipo dellamadre lavoratrice fosse percepito come un ostacolo al progres-so della donna. Inoltre esisteva già una nozione preconcetta diparità tra sessi, sin dai primi anni dello stato, derivante dallapartecipazione delle donne alle organizzazioni dei pionieri, alservizio militare, alla politica e alle professioni.

La nozione che le donne israeliane godessero già di pari oppor-tunità fu smontata negli anni ’70 e ’80, quando divenne chiaroche la presenza non equivaleva al potere, e che le donne eranosoggette a svantaggi e discriminazioni, in Israele come in ognialtro luogo. Questa nuova consapevolezza produsse una legis-lazione femminista, promossa dalle organizzazioni femministe,da membri della Knesset donne e da pubblici funzionari. A par-tire dal 1987 fu approvata una serie di leggi: la Legge per laparificazione dell’età di pensionamento, che capovolse ilsostegno del Tribunale del Lavoro per un pensionamento anti-cipato obbligatorio per le donne; la Legge per le pari opportu-nità di impiego, che offrì un rimedio alle discriminazioni nelcampo dell’impiego e la conversione dei diritti di assistenzaall’infanzia da materni a pertinenti a entrambi i genitori; l’e-mendamento alla Legge per le pari retribuzioni, del 1964,che impose l’obbligo di pagare pari retribuzione a parità di valo-re del lavoro svolto; leggi che richiedono maggiore affermazio-ne e presenza femminile in cariche di direttori di compagniegovernative e in impieghi statali; l’emendamentoall’Ordinanza per il fisco, che conferiva alle donne pari condi-zioni relativamente alla dichiarazione dei redditi; la Legge cheproibisce le molestie sessuali copre il luogo di lavoro e altritipi di rapporti di lavoro dipendente, come istruzione, assisten-za medica e servizio militare, nonché altri tipi di rapporti dilavoro non dipendente dove si verificano ripetuti casi di mole-stie sessuali; l’emendamento alla Legge della difesa, cheassicura alla donna il diritto di prestare servizio in qualsiasicarica e funzione durante il servizio militare, stabilito che essene abbiano la capacità; infine, l’emendamento alla Legge per

Nella legge israeliana esiste una dicotomia tra valori religiosi e secolari su questioni relative aisessi, e tale dicotomia pervade il sistema legale a tutti i livelli. A livello costituzionale i valori reli-giosi hanno avuto la precedenza sull’introduzione di un diritto esplicito alla parità delle donne.Questo limite, tuttavia, è stato ampiamente aggirato dall’introduzione del diritto costituzionalealla dignità umana e dalla giurisprudenza della Corte Suprema, che ha stabilito il diritto alla pari-tà come un diritto fondamentale. In altre aree del Diritto, non direttamente correlate a norme evalori religiosi, è stato sviluppato un forte concetto di parità tra sessi, sia nella legislazione sianei tribunali. In queste aree, pertanto, il sistema legale combina agevolazioni sociali per la mater-nità e per i genitori, garantisce pari opportunità per la partecipazione delle donne al mondo dellavoro e al servizio militare, oltre che la possibilità di affermarsi nel settore pubblico.

24

Page 27: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

la parità di diritti della donna, del 2000, che consolida i prin-cipi di pari opportunità, di affermazione e presenza femminile edi agevolazioni, riconosciuti in precedenza in pronunciamenti esentenze giudiziarie o in specifici statuti, stabilendoli comeprincipi basilari del sistema legale.

Dal 1980 sono state adottate varie misure per migliorare varieproibizioni legali e misure preventive relativamente alla violen-za contro le donne. È stata approvata la Prevenzione dellaViolenza nel Diritto Familiare, che conferisce ai tribunali l’au-torità di emettere ordinanze protettive per allontanare la perso-na violenta dall’abitazione familiare. Inoltre è stata estesa ladefinizione di stupro, e alla proibizione dello stupro coniugale,già stabilita dalla Corte Suprema in conformità ai principi didiritto ebraico, è stato conferito valore statutario. Sono statiapportati degli emendamenti alla legge sullo stupro, per miglio-rare la situazione processuale della vittima, abolendo, peresempio, la richiesta di una prova convalidante dello stupro, evietando l’esame delle esperienze sessuali passate della vitti-ma di stupro. Inoltre la Corte Suprema ha analizzato la neces-sità di prevenire le violenze contro le donne nel contesto deidiritti umani per la dignità umana e l’uguaglianza.

La regolamentazione statutaria relativa alla libertà di riprodu-zione è stata parzialmente influenzata dalle pressioni dei parti-ti religiosi. L’aborto è legale, se presenta certe ragioni approva-te: età (sotto i sedici anni o oltre i quaranta); relazioni proibite,extraconiugali o incesti; difetto fisico o mentale del feto; perico-lo per la vita della donna o per la sua salute fisica e mentale.Per la legge ebraica l’aborto è permesso solo laddove la conti-nuazione della gravidanza minaccia la madre, e negli ultimianni ’70 i partiti religiosi fecero pressioni, e con successo, perl’abrogazione di alcune circostanze economiche come motivoper ammettere l’aborto, le quali fino ad allora avevano permes-so l’aborto per difficili circostanze familiari o sociali. In seguitofu approvata una legge che permetteva degli accordi di “surro-ganza”, ovvero di adozione o gestione di gravidanza da parte dialtre donne, tuttavia la legalità fu ristretta effettivamente alla“surroganza” da parte di donne non sposate, per evitare la pos-sibilità che il figlio fosse il prodotto di una gravidanza adulteri-na di una donna sposata.

Lo sviluppo del principio giuridico di uguaglianza per le donnepresso l’Alta Corte di Giustizia ha dovuto contendere con lalegge patriarcale religiosa. Lo scontro fra le due parti ha avutoun certo impatto, provocando divergenze e dibattiti, nella sferaprivata (famiglie) e nella scena pubblica (vita pubblica ed eco-nomica). Mentre nel diritto familiare i valori religiosi esercitanouna forte restrizione sullo sviluppo della giurisprudenza relativaalla parità tra sessi, l’impatto inibitorio delle norme religiosenella sfera pubblica è molto più limitato, ed è stata prodottaun’impressionante mole di giurisprudenza sulla parità tra sessi.

Nella sfera privata, i tribunali israeliani non hanno interferitonella delega statutaria ai tribunali religiosi, relativamente aipermessi e alle proibizioni nell’ambito dei matrimoni e deidivorzi. Al di là di questo limite statutario, tuttavia, il principio diuguaglianza è stato applicato dalla Corte Suprema in numerosicasi, come, per esempio, riguardo ai diritti di domicilio e di pro-prietà. Nel 1994 l’Alta Corte di Giustizia impose ai tribunali rab-binici l’obbligo di conformarsi al principio di uguaglianza nelladivisione delle proprietà coniugali, che andava contro il princi-pio legale ebraico della separazione delle proprietà coniugali.1

Nella scena pubblica (politica, economia, esercito) l’Alta Cortedi Giustizia, non ostacolata da norme e sensibilità religiose, haintrodotto principi radicali di uguaglianza per le donne. Così, nel1990, nel contesto della questione della parità dell’età pensio-nabile per la donna, la Corte Suprema richiese di esercitare unostretto controllo nell’esaminare i reclami di discriminazioni digruppo contro donne. In una serie di regolamentazioni la Corteha reso il principio di uguaglianza per le donne in Israele fortee innovativo. Il Giudice della Corte Suprema Michael Cheshin hadescritto il principio di uguaglianza come:“Il re dei principi: il più elevato dei principi, sopra ogni altro.Così è nel diritto pubblico e così è in ogni singolo aspetto dellanostra vita sociale. Il principio di uguaglianza si infiltra in ognipianta del giardino della legalità, e costituisce una parte inse-parabile della conformazione genetica di tutti i principi legali, diciascuno di essi. Il principio di uguaglianza è, in teoria e in pra-tica, un principio generante, anzi dovremmo meglio dire unprincipio-madre”.

Nell’ultimo decennio del ventesimo secolo la Corte si è distac-cata dalle limitazioni dell’uguaglianza formale e ha introdotto

25

Page 28: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

dei concetti di affermazione e presenza della donna nel lavoroe in altri campi, e di agevolazioni. Il principio di affermazione edi presenza della donna è stato in più casi confermato e san-zionato da vari tribunali. Questi ultimi hanno riconosciuto chel’idea di affermazione nel lavoro deriva dal principio di ugua-glianza, e la sua essenza sta nell’ideazione di strumenti di poli-tica giuridica per l’attuazione dell’uguaglianza quale effettivanorma sociale (uguaglianza nei risultati).

Il principio di agevolazioni, quale modello di uguaglianza per ledonne da adottare da parte della Corte, fu introdotto dal GiudiceDalia Corner:“l’interesse nel garantire, da una parte, la dignità e la condizio-ne della donna e, dall’altra, la continuazione dell’esistenza dellasocietà e la crescita di figli, richiede, per quanto possibile, chealle donne non sia impedito di realizzare i propri potenziali, soloa causa di funzioni o caratteristiche fisiologiche naturali, con ilrisultato che esse siano discriminate rispetto agli uomini. Lenorme sociali, comprese quelle legali e giuridiche, devonoessere adattate alle loro esigenze.”2

Il sistema legale israeliano è segnato da una profonda dicoto-mia tra la conservazione tradizionalista della società patriarca-le in questioni relative alla religione, da una parte, e una politi-

ca legislativa e giuridica progressista e persino radicale, dall’al-tra, in questioni di parità tra sessi non relative a norme religio-se. Questa dicotomia è evidente anche nel divario esistente tral’elevato livello d’istruzione femminile e il relativo elevato livel-lo di rappresentanza nella vita professionale, in particolare nellostesso sistema legale sotto veste di avvocati e giudici, e, di con-tro, il basso livello di rappresentanza politica delle donne, sottoveste di ministri del governo o di membri della Knesset.

1 Corte Suprema 1000/92 Bavli contro Corte d’Appello Rabbinica, 48(ii) P.D. 2212 Corte Suprema 4541/94 Miller contro Ministro della Difesa, 49(iv) P.D. 94, 142.

Frances Raday regge la Cattedra Elias Lieberman di Diritto delLavoro presso l’Università Ebraica di Gerusalemme e insegnaalla Scuola di Management – Studi Accademici. È stata mem-bro, in qualità di esperta, della Commissione ONU per l’elimina-zione della discriminazione contro le donne, dal 2000 al 2003,ed è stata la Presidentessa fondatrice del Centro Legale diNetwork per le Donne. Attualmente presiede l’AssociazioneIsraeliana di Studi Femministi e dei Sessi. Frances Raday hascritto ampiamente su lavoro, diritti umani e parità tra sessi, edifende strenuamente i diritti delle donne in Israele.

Donne leader nelle Istituzioni democratiche dello Stato d’Israele

L’ex Primo Ministro Golda Meir

L’ex Controllore di Stato eDifensore Civico Miriam Porat

Il Giudice della Corte SupremaDorit Beinish

Il Ministro Limor Livnat Il Ministro Tzipi Livni Il Ministro Dalia Itzik

26

Page 29: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

La condizione della popolazione arabain IsraeleIlan Jonas

Israele, così come immaginato dal fondatore del Sionismo poli-tico moderno, Theodor Herzl, fu fondato come madrepatria peril popolo ebraico, e gli ebrei, infatti, costituiscono la maggioran-za della popolazione. Ciononostante, la società israeliana è for-mata da una molteplicità di culture, nazionalità e religioni. Almomento della sua fondazione, nel 1948, Israele, riconoscendoquesta realtà, dichiarò la propria aspirazione ad essere unasocietà libera ed equa, tendendo formalmente una mano dipace alle minoranza che si trovavano nei suoi confini, cosìcome ai suoi vicini arabi.

Lo stato nascente adottò anche un modo di vivere democratico,sin dall’inizio, scegliendo di definirsi non soltanto uno stato ebrai-co, ma uno “stato ebraico e democratico”. Per cui, impegnato, dauna parte, a realizzare l’obiettivo prefissato dalle Nazioni Unite,quello cioè di dare una madrepatria al popolo ebraico, dall’altraparte, Israele è impegnato a realizzare uno degli obbiettivi da essoadottati, quello cioè di essere una democrazia progressista, conpiena uguaglianza per tutti i suoi cittadini.

Gli arabi costituiscono approssimativamente il 20% della popo-lazione israeliana. Riconoscendo il fatto che la sua terra sareb-be stata condivisa da molti e differenti abitanti, Israele, nel suoprimo giorno di indipendenza, proclamava che:

“(Lo Stato d’Israele) assicurerà completa uguaglianza di dirittisociali e politici a tutti i suoi abitanti senza distinzione di religio-ne, razza o sesso, garantirà libertà di religione, di coscienza, dilingua, di istruzione e di cultura, preserverà i luoghi santi ditutte le religioni e sarà fedele ai principi della Carta delleNazioni Unite.” (Dalla Dichiarazione d’Indipendenza d’Israele)

I fondatori dello stato, a dispetto della guerra scatenata controdi loro, si rivolsero agli arabi in Israele: “Facciamo appello - nelmezzo dell’attacco che ci viene sferrato contro da mesi - ai cit-tadini arabi dello Stato di Israele, affinché mantengano la pacee partecipino alla costruzione dello Stato sulla base della pienae uguale cittadinanza e della rappresentanza appropriata intutte le sue istituzioni provvisorie e permanenti.” (DallaDichiarazione d’Indipendenza d’Israele)

Inviando questo messaggio ai suoi cittadini arabi, Israele hadeliberatamente compiuto la scelta di rispettare i principi diuguaglianza e di protezione dei diritti di tutti gli individui pre-senti all’interno dei suoi confini. Pertanto ciascun cittadinod’Israele ha diritto, per legge, a votare e a essere eletto, ognipersona ha il diritto, per legge, di seguire e praticare la propria

religione, la propria cultura e lapropria lingua; ogni persona èlibera di vivere la propria vitasecondo la propria coscienza.

La maggior parte della popola-zione araba israeliana vive in cit-tadine e villaggi autonomi nella

Galilea e nel Neghev, oltre che in centri urbani con popolazionemista. La popolazione araba è costituita principalmente daclasse operaia nel contesto di una società di classe media, ecostituisce una minoranza arabofona presente accanto allamaggioranza di lingua ebraica. Essenzialmente non tendenteall’assimilazione, l’esistenza separata di questa comunità èagevolata dall’uso dell’arabo, la seconda lingua ufficialed’Israele, da un sistema scolastico arabo separato, da massmedia, letteratura e teatro in arabo, e dal mantenimento di tri-bunali confessionali musulmani, drusi e cristiani indipendenti eseparati, che si occupano di questioni riguardanti la situazionepersonale.

Il modo in cui una società tratta le sue minoranze è un altro riflesso dei suoi valori democrati-ci. L’impegno a garantire uguaglianza a ciascun cittadino è parte integrante dei principid’Israele e il paese compie grossi sforzi per rispettare i duri parametri che si è assegnato a talriguardo. Sebbene forzato a un costante stato di conflitto con i palestinesi e gran parte delmondo arabo, Israele rimane impegnato alla sua promessa originale presente nellaDichiarazione d’Indipendenza, secondo cui lo stato avrebbe avuto “uguali diritti politici e socia-li per tutti i suoi cittadini, senza alcuna distinzione di religione, razza e sesso”.

Il villaggio arabo israeliano di Furadis

Abitazioni nel villaggio arabo israeliano di Ara

27

Page 30: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

Sebbene alcuni usi e costumi del passato siano ancora partedella vita quotidiana, l’indebolimento del sistema tribale epatriarcale, da una parte, e gli effetti di un’istruzione obbligato-ria e della partecipazione al processo democratico israeliano,dall’altra, stanno rapidamente influenzando i modi di vedere edi vivere tradizionali. Contemporaneamente la condizione delledonne arabe in Israele è stata liberalizzata in maniera significa-tiva grazie a leggi che stabiliscono uguali diritti tra uomini edonne e proibiscono la poligamia e i matrimoni tra minori.

Il coinvolgimento politico del settore arabo è particolarmenteevidente nelle elezioni politiche nazionali e in quelle municipa-li. Cittadini arabi gestiscono gli affari politici e amministratividelle proprie municipalità e rappresentano gli interessi degliarabi attraverso i loro deputati eletti alla Knesset, i quali opera-

no nella scena politica, perpromuovere la condizionedei gruppi minoritari e la loropartecipazione dei beneficinazionali.

Il settore arabo è diventatopoliticamente più rilevantenegli ultimi anni. Per laprima volta un magistratoarabo è stato nominatomembro della CorteSuprema, e vice-ministriarabi hanno prestato servi-zio nel governo israeliano.Cittadini arabi lavorano per il

Ministero degli Esteri israeliano, come diplomatici e ambascia-tori del paese.

Come per gli altri settori etnici del paese, anche le attività cul-turali arabe e la tutela del patrimonio culturale arabo sono inco-raggiate da vari enti volontari e governativi, che offrono assi-stenza di ogni genere, dallo stanziamento di premi e borse distudio per artisti e scrittori fino al sostegno a musei e centri dicultura.

Ciononostante, considerati i diritti fondamentali di uguaglianzagarantiti per legge a tutti i cittadini, e nello spirito dei principistabiliti dalla Dichiarazione d’Indipendenza, si riconosce lanecessità di superare le disparità in vari aspetti della società.Organizzazioni e attivisti arabi ed ebrei si incontrano concadenza settimanale, per mettere in luce questioni e casi diineguaglianza. Anche il sistema giudiziario riveste un ruoloimportante nella promozione dell’uguaglianza in seno allasocietà israeliana. I tribunali accolgono richieste e casi prove-nienti da qualsiasi ricorrente, indipendentemente dalla suanazionalità, religione o razza. Qualsiasi sentore di discrimina-zione o di cattiva condotta in questo campo è attentamente eseveramente investigato dagli organi israeliani competenti,

mentre viene fatta molta attenzione affinché errori già com-messi non si ripetano.

Nella relazione conclusiva di una commissione nominata perindagare sulla morte di un certo numero di cittadini arabi,durante alcuni disordini violenti, che ebbero luogo tra la popo-lazione araba nell’ottobre del 2000, si fa notare che:

“L’atteggiamento nei confronti della popolazione araba è unaquestione interna molto importante e sensibile, ai primi postinell’agenda dello stato… La questione richiede un’immediataattenzione, a breve e a lungo termine. Un obbiettivo principaledello stato deve essere quello di conseguire una reale ugua-glianza per tutti i cittadini arabi dello stato. I diritti dei cittadiniarabi all’uguaglianza derivano dalla natura democratica dellostato d’Israele, e l’uguaglianza è uno dei diritti basilari accorda-ti a ciascun cittadino dello stato. Qualsiasi discriminazione con-traddice il diritto fondamentale all’uguaglianza, insito, secondol’opinione di molti, nel diritto di tutte le persone alla dignitàumana. Ciò ha un’importanza ancora maggiore, se si ha a chefare con discriminazioni su base razzista o di nazionalità.Pertanto è nell’interesse dello stato agire, per cancellare lamacchia della discriminazione nei confronti dei suoi cittadiniarabi, in tutte le sue forme ed espressioni.” (Commissione Orr,settembre 2003)

L’ex Ministro della Giustizia, Yosef Lapid, presidente della com-missione parlamentare formata proprio in seguito alla commis-sione Orr, presentando i risultati della commissione, dichiaròche:

“Il governo d’Israele ha l’obbligo di compiere una modifica dellenormative nelle reciproche relazioni tra arabi ed ebrei, ricono-scendo a tutti i settori il diritto di essere diversi l’uno dagli altri.Ciò significa che ai cittadini arabi non può essere impedito diesprimere la propria cultura e la propria identità. La politica delgoverno è quella di conseguire piena e reale uguaglianza didiritti e doveri per i cittadini dello Stato, siano essi ebrei o arabi,nella maniera più rapida possibile.”

Il Giudice della Corte SupremaSalim Joubran

Il diplomatico Ali Yahya, primo ambasciatore d’Israele arabo

28

Page 31: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

La commissione ministeriale stabilì, tra l’altro, di creare un’au-torità governativa per il progresso e l’avanzamento delle mino-ranze in Israele, di stendere un piano generale per la popolazio-

ne araba e proget-ti di pianificazioneedilizia per lecomunità arabe.Inoltre essa racco-mandò l’osservan-za, una volta l’an-no, di una “giorna-ta della tolleran-za”, per dareespressione allenumerose e sfac-cettate culturedella societàisraeliana.

Mohammed Abu El Haija è un attivista che risiede a Ein Hod, unvillaggio arabo situato nella regione del Carmelo. Nel 1982,assieme ad altri arabi ed ebrei, fondò l’ “Associazione deiQuaranta”, un’organizzazione dedita alla coesistenza pacificatra ebrei e arabi, al cammino verso l’uguaglianza per tutti i set-tori della società israeliana e all’ottenimento del riconoscimen-to ufficiale dei villaggi arabi non riconosciuti. AttualmenteMohammed ricopre la carica di capo amministrazione del vil-laggio di Ein Hod ed è membro del Consiglio regionale delCarmelo.

Per molti anni Mohammed ha lottato per un riconoscimentoufficiale del villaggio di Ein Hod, e, nel 1992, il governo israelia-no ha conferito a quest’ultimo uno stato di ufficialità. Di conse-guenza la vita dei suoi abitanti sta subendo un radicale miglio-ramento. In precedenza gli abitanti vivevano in condizioni dipovertà e con il continuo timore di essere sfrattati perché abu-sivi, mentre oggi essi fanno parte di un villaggio che si sta tra-sformando in una cittadina moderna come tutte le altre diIsraele. Recentemente è stato anche approvato un piano rego-latore per il villaggio, che è entrato a far parte del Consiglioregionale del Carmelo. Alla domanda su quale fosse la sua opi-nione sull’esistenza di uguaglianza in Israele e su che cosapensasse del futuro al tal proposito, Mohammed rispose:

“Dopo aver lottato così a lungo per ottenere un riconoscimen-to, adesso vedo come un gruppo di persone, un villaggio, pos-

sono finalmente ottenere uno status di ufficialità per le lorocase, un riconoscimento del loro diritto a vivere nella legalità,nel proprio villaggio, dopo tanti anni. È vero che sono trascorsimolti anni, ma questa è un’enorme conquista per tutti noi, ungrande passo avanti. Lo Stato d’Israele ha finalmente applicatouna politica di uguaglianza nei nostri confronti, e io spero checiò avvenga anche per molti altri villaggi che si trovano in situa-zioni simili. Questo passo mostra che c’è speranza anche perulteriori cambiamenti in meglio. Mi aiuta a convincermi che l’u-guaglianza è raggiungibile, non importa quanto difficile ciòpossa sembrare.”

Al fine di poter conseguire l’eguaglianza in un paese dinamico,è necessario che siano prima poste delle solide fondamenta,per assicurare la stabilità della struttura dopo il suo completa-mento. Lo Stato d’Israele è un paese giovane ancora in costru-zione. Le fondamenta che sono state poste contribuiscono acostruire una società equa e progressista, nonostante tutte ledifficoltà implicate. Queste solide fondamenta, fatto ancora piùimportante, garantiscono che, nonostante qualsiasi difficoltà, lastruttura non collassi sui suoi abitanti e che la società israelia-na continui a progredire nel suo impegno per una piena ugua-glianza.

Ilan Jonas è docente di Giurisprudenza e avvocato specializza-to in diritti dei cittadini. È attivo e opera come consulente lega-le per organizzazioni che si occupano di diritti delle minoranzein Israele.

Mohammed Abu El Haija

Israele ha deliberatamentecompiuto la scelta dirispettare i principi di uguaglianza e di difesadei diritti di tutti gli individuipresenti all’internodei suoi confini

29

Page 32: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

Introduzione

L’opinione secondo cui i bambini debbano essere consideratipersone in pieno diritto fu colta dalle parole di Janusz Korczak,quando scrisse: “I bambini sono persone, non future persone,non persone domani, ma persone adesso, ora, oggi”.1

I 2.2 milioni di bambini israeliani costituiscono il 33% dellapopolazione. Anche se il tasso di natalità è sceso negli ultimi 30anni, Israele resta una società incentrata sui bambini. Di conse-guenza il governo e le organizzazioni non governative fornisco-no molti servizi mirati alla soddisfazione dei loro bisogni.

Le organizzazioni israeliane in difesa dei bambini generalmen-te tendono a concentrarsi sui numerosi problemi sociali chedevono essere risolti, vedendo, come si suol dire, il bicchieredei diritti dell’infanzia mezzo vuoto. Tuttavia bisogna apprezza-re l’altra metà del bicchiere, quella piena, considerando leinnovazioni, il progresso e i promettenti passi verso i cambia-menti. In seguito riporteremo un breve studio su alcune consi-derevoli conquiste nel campo legislativo, giudiziario e assisten-ziale.

Legislazione

Lo studio delle leggi sull’infanzia in Israele, costituisce un effi-cace strumento di analisi dell’atteggiamento del paese neiconfronti dei diritti dei bambini. Anche se è impossibile men-zionare ognuna delle centinaia di leggi che Israele ha promul-gato in questo campo, alcune tra le più importanti meritano unaccenno.

La legge sull’istruzione obbligatoria del 1949 stabiliscel’obbligo e il diritto del minore all’istruzione (dai 5 ai 16 anni).

La legge sull’età del matrimonio limita l’età in cui può esse-re contratto il matrimonio, per proteggere i minori da matrimo-ni coercitivi o prematuri.

La legge sul lavoro infantile del 1953 fu emanata per impe-dire il lavoro minorile e la manipolazione economica dei bam-bini, che rischia di comprometterne la salute, l’istruzione o ilnormale sviluppo. Questa legge è coerente con la Convenzionesui diritti dei bambini e con altre peculiari convenzionidell’Organizazzione internazionale del lavoro.

Leggi della testimonianza - protezione dei bambini del1955 è una legge eccezionale e progressista anche alla lucedegli standard internazionali. Emanata per alleviare il trauma dichi è sottoposto a indagini da parte della polizia o è tenuto atestimoniare in tribunale, la legge permette all’agente investi-gativo del bambino di testimoniare al suo posto. Inoltre nel valu-tare la necessità della testimonianza del minore, si riterrà prio-ritario l’interesse del bambino rispetto a quello delle indagini.

Insieme con le leggi appena menzionate gli anni ’50 videro lacodificazione dell’impegno dello Stato d’Israele nei confrontidei suoi bambini relativamente agli assegni familiari, indenni-tà di maternità e contributo per la nascita. Dal 1959 le famigliericevono dei contributi mensili in base al numero dei figli.

La legge sulla cura e la sorveglianza dei minori del 1960crea un particolare meccanismo atto a proteggere i bambinimediante i tribunali minorili e i funzionari in difesa dell’infanzia.

La legge su sentenza, pena e detenzione dei minori del1971 istituisce un sistema giudiziario apposito, dei funzionariprocessuali speciali e degli istituti di riabilitazione specializza-ti nella gestione dei delinquenti minorenni.

La legge sulla prevenzione degli abusi sui minori e sugliindifesi del 1989 obbliga a denunciare alle autorità ogni abusosospetto da parte di un genitore o di un altro tutore. Questalegge aggrava la pena per coloro che hanno abusato di bam-bini che appartengono alla famiglia o che sono sotto la lorotutela.

Nell’agosto 1991 lo Stato d’Israele fu uno dei primi stati a rati-ficare la Convenzione sui diritti dell’infanzia. Qualche annodopo il ministro della giustizia formò una commissione pubbli-ca, per esaminare la legislazione israeliana e per adeguarlaalle disposizioni della Convenzione. La commissione fu impor-tante per promuovere il tema dei diritti dell’infanzia in Israele.

Negli ultimi anni la legislazione israeliana ha iniziato a ricono-scere che i bambini hanno dei diritti e non sono solo soggettia protezione. Per esempio, il diritto del bambino ad esprimerela sua opinione e a partecipare in modo attivo alle azioni cheinfluenzano significativamente la sua vita, è stabilito da unemendamento alla legge sul lavoro minorile, riguardo allavoro nel campo della pubblicità e della moda. In questo

I diritti dei bambini in Israele – il bicchieremezzo pieno(Ytzhak Kadman e Vered Windman)

30

Page 33: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

campo si deve considerare il minore come parte attiva in ognidecisione relativa al suo benessere. Allo stesso modo, con unemendamento alla Legge sulla cura e la sorveglianza deiminori del 1995, i minori godono del diritto di opporsi al rico-vero per malattie mentali e del diritto ad essere rappresentatida un avvocato.

La legge fondamentale sulla dignità e la libertà umana del1992 ha anche importanti implicazioni sui diritti dei minori, sesi considera che la legge tutela la dignita dell’individuo, nonimporta se si tratti di un adulto o di un bambino. Come ha spie-gato Aharon Barak, presidente della Corte Suprema israeliana,questi diritti sono dati ad entrambi, adulti e minori.2

La legge sui diritti degli studenti del 2000 stabilisce che “èdiritto dello studente che la disciplina nelle istituzioni educati-ve venga applicata in mododignitoso, il che comprendeil diritto a non essere sotto-posti a punizioni corporali odegradanti”.

Anche i bambini accusati osospetti di aver commessoreati sono protetti dallaLegge. La Legge proibisce lapubblicazione e la divulga-zione dei nomi e di altri det-tagli che permettano l’iden-tificazione di minori accusa-ti di crimini. La Legge dàdiritto ai minori arrestati o incriminati ad avere un avvocato.

I tribunali assistono il legislatore nella tutela dei diritti deiminori. A volte i tribunali stessi stabiliscono norme di condottaauspicabili nei confronti dei bambini.

Ordinamento giudiziario

I tribunali hanno promosso inoltre un cambiamento di attitudineverso i bambini. Se in passato le delibere dei tribunali si riferiva-no ai bambini soltanto come a oggetto di tutela, oggi i tribunalivedono i bambini come entità autonome con diritti propri. Diseguito verranno menzionate alcune tra le leggi più innovative.

Divieto delle punizioni corporali come strumento educati-vo.In un verdetto precedente la Corte Suprema aveva stabilito chele punizioni corporali, anche se usate apparentemente a finieducativi, costituiscono un metodo punitivo illegittimo e immo-rale.3 Il giudice Dorit Beinish, in una relazione di maggioran-

za dichiarò: “Il bambino non è di proprietà del genitore; eglinon deve essere usato come un sacco da pugile, anche se ilgenitore crede sinceramente che, così facendo, adempia alsuo dovere e al suo diritto di educare il suo bambino. Il bambi-no dipende dal genitore, necessita del suo amore, della suaprotezione e del suo tocco delicato. L’uso di punizioni che sonocausa di dolore e umiliazione viola i suoi diritti di essereumano. Viola il suo corpo, i suoi sentimenti, la sua dignità e ilnormale corso del suo sviluppo”.4

Diritto del minore ad avere un rappresentante diversopresso il tribunale della famiglia

Il tribunale ha ritenuto inoltre che in alcune circostanze, quan-do i genitori agiscono secondo i propri interessi, il minore hadiritto ad essere rappresentato diversamente. Se il bambino ha

meno di 15 anni, avrà ildiritto di nominare untutore ad litem, allo scopodi rappresentare i suoiinteressi davanti allaCorte. Dai 15 anni in poiha il diritto ad un avvoca-to, che rappresenterà laposizione e le richiestedel bambino. In questomodo la Corte riconoscegli interessi e i diritti deibambini, diversi da quellidei genitori.

Il diritto alle cure genitoriali

La Corte Suprema ha stabilito inoltre che i doveri dei genitorinei confronti dei figli non sono solo di natura economica, macomprendono l’obbligo a fornire supporto e cure genitoriali. Inquesto caso un genitore assenteista che ignora un figlio natoda un matrimonio precedente, è stato ritenuto responsabile didanni emotivi causati al bambino.5 Questo fu il primo decretodi questo tipo in Israele e forse nel mondo.

I diritti al benessere del bambino in Israele si manifestanoanche nel sistema di assistenza speciale per i bambini, in par-ticolare nel campo della salute, dell’educazione e del welfare.

Assistenza ai bambiniIsraele ha un sistema sanitario e medico per i bambini moltoavanzato. Tutti gli ospedali hanno dei reparti pedriatici di altis-simo livello, ed esistono alcuni ospedali specializzati in pedia-tria. Il governo gestisce degli ambulatori per mamme e bimbi(Tipat Halav). Questi ambulatori sono attivi in tutte le zone delpaese come parte del servizio sanitario pubblico, fornendo

31

Page 34: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

assistenza sanitaria durante la gravidanza e, in seguito, albambino. Il successo di questo progetto risulta chiaro dal fattoche il 91-96% di tutta la popolazione è vaccinato.6

Inoltre i bambini hanno diritto sin dalla nascita a cure medichegratuite. Il tasso di mortalità infantile in Israele è più basso opari a quello degli altri paesi sviluppati (come la Gran Bretagnao l’Australia).7 Il successo che il sistema sanitario israelianoha avuto nell’abbassare il tasso di mortalità infantile è diretta-mente connesso ai servizi sanitari pubblici. Anche se esisteuna differenza del tasso di mortalità infantile tra i vari settoridella popolazione, questo è comunque relativamente basso esta diminuendo negli anni.

Il sistema educativo israeliano è degno di nota, in quanto for-nisce istruzione pubblica e gratuita ai bambini tra i 5 e i 18anni. Per di più ogni Comune ha un suo dipartimento per ilwelfare, provvisto di unità speciali per la salvaguardia deiminori, formate da assistenti sociali specializzati nella lorotutela.

Importanti sviluppi hanno caratterizzato l’ultimo decennionella cura dei bambini ad alto rischio, come l’istituzione diappositi alloggi di emergenza.

Degne di nota per il loro contributo innovativo nella cura dibambini vittime di abusi sono alcune organizzazioni di volon-tari come ELI (l’Organizzazione per la protezione dei bambini)e MEITAL (il Centro israeliano per la cura di bambini e ragazziche hanno subito abusi sessuali).

Conclusioni

Malgrado la costante minaccia del terrorismo, la disparità trai differenti settori della popolazione infantile, i numerosi bam-bini che vivono al di sotto della soglia di povertà, i tagli allasanità, all’istruzione e ai servizi del welfare, l’aumento dellaviolenza tra i giovani israeliani e la difficile situazione dei bam-bini palestinesi, i minori in Israele, nel breve periodo dell’esi-stenza dello Stato, hanno avuto prova di molte conquiste nelriconoscimento dei loro diritti e la tutela del loro benessere.

Israele è uno stato giovane che sta ancora affrontando proble-mi esistenziali sul piano della sicurezza e sul piano economi-co. Per di più è una società multiculturale che continua adassorbire immigranti da tutto il mondo. Tutti questi fattori con-tribuiscono alla difficile sfida di promuovere i diritti dei bam-bini.Rimane ancora molto lavoro da fare, per essere degni deinostri bambini, ma le fondamenta sono state gettate e moltoè stato fatto per i bambini in Israele e per i loro diritti.

1 Janusz Korczak (Polonia 1878-1942) è noto come uno dei più grandi educa-tori del XX secolo, uno dei primi difensori dei diritti dei bambini.L’indimenticabile immagine di questo grande psicologo che marcia a fiancodei bambini del suo orfanotrofio, mentre salgono sui carri bestiame direttiverso la morte nel campo di sterminio di Treblinca, è una delle più ricorrentidell’Olocausto. Egli rifiutò l’offerta di salvezza e volle accompagnare i piccoliche aveva sotto tutela nei campi della morte, dove presumibilmente morì.

2 Aharon Barak , Interpretation of Constitutionality, pag. 435 (vol. 3, NevoPress)

3 Caso penale 511/95 Stato d’Israele contro Jane Doe, 97 (3) Takdin District Ct.1898.

4 Id. Sezione 29 del verdetto.5 Appello civile 2034/98 Amin contro Amin, 56 Corte suprema (Dinim Elyon),

961.6 “Children in Israel” (Pubblicato dal Consiglio per il bambino 2003) tavola 8.7.7 Ibid. tavola 15C.

Iniziative e innovazioni tra le ONG per l’infanziaIn Israele dozzine di organizzazioni volontarie si occupano dei vari aspet-ti dei diritti dei minori. Queste organizzazioni sono per natura creative,innovative e flessibili nei loro metodi, reagendo velocemente alle realtàin continuo cambiamento. Molte di queste forniscono a tutti i bambini ein particolare alle vittime di abusi, assistenza terapeutica, sanitaria, edu-cativa e di welfare. Queste organizzazioni hanno il ruolo più importante ea volte sono le uniche a proteggere i diritti dei bambini in Israele.

La prima e attualmente la maggiore organizzazione non governativa inIsraele è il Consiglio Nazionale per il bambino (NCC), che opera a bene-ficio di tutti i bambini in Israele, senza limiti geografici, religiosi o econo-mici. Il NCC opera come organizzazione di sostegno, fornendo assisten-za educativa, informativa e legale in tutte le aree, compreso il welfare delbambino. Il NCC dà vita a progetti innovativi, gestisce centri speciali perl’educazione pubblica, un centro di ricerca per la raccolta e la diffusionedi dati e la definizione della linea di condotta. Inoltre il NCC gestisce uncentro legale che si concentra sull’introduzione e la promozione dellalegislazione minorile, fornendo pareri legali e consulenze a bambini, pro-fessionisti e gente comune. Il NCC lavora in generale per il miglioramen-to della situazione dei minori in Israele e in particolare per i bambini adalto rischio, promuovendo il loro benessere e proteggendoli dai pericoli.

Tra i progetti innovativi attuati dal NCC c’è il difensore civico per bam-bini e giovani, un corpo indipendente che, quando fu istituito nel 1990,era il primo nel suo genere nel mondo. Riceve annualmente circa 10.000denunce e richieste di aiuto dal pubblico generale e in particolare dabambini. Il difensore civico fornisce assistenza speciale nella loro linguaa popolazioni particolari, come agli arabi e ai piccoli immigranti.

Il rapporto statistico annuale sullo stato del bambino in Israele, pub-blicato dal Consiglio, contiene migliaia di statistiche e costituisce la pub-blicazione più eusariente nel suo genere. Il NCC gestisce anche un pro-gramma di assistenza per bambini vittime di crimini. Questi bambini, inparticolare coloro che sono stati oggetto di reati violenti o a sfondo ses-suale, vengono aiutati a gestire l’ansia di affrontare il sistema legale daun assistente, che segue il bambino e la famiglia per tutta la durata delprocesso.

L’unità mobile per i diritti dell’infanzia è un programma educativo chefa uso di attività sperimentali, per informare annualmente decine dimigliaia di bambini delle scuole elementari sulle loro responsabilità e suiloro diritti, insegnando loro ad affrontare la violazione di questi.

Il Dott. Itzhak Kadman è il direttore e il fondatore del Consiglio nazio-nale per il bambino; l’avvocato Vered Windman è consulente legaleaggiunto del Consiglio nazionale per il bambino.

32

Page 35: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

I pionieri dello Stato d’Israele, all’inizio degli anni ’20, prendeva-no spunto dalla rivoluzione russa del 1917 e vedevano il mondoattraverso il prisma di una prospettiva socio-nazionalistica (osocio-sionista). L’eroe di questo movimento pionieristico era lafigura del nuovo “lavoratore ebreo”, immigrato in Israele perlavorare la terra e vivere una vita libera e orgogliosa, fondata suiprincipi ebraici di lavoro, libertà, uguaglianza e cooperazionereciproca. Di conseguenza i partiti dei lavoratori, che governava-no l’insediamento ebraico prima e dopo la fondazione dello stato,fondarono e sostennero varie imprese socialiste, come i kibbut-zim (le comuni di lavoratori), insediamenti di cooperative e sinda-cati dei lavoratori.

La cultura del lavoro edella costruzione esistevaanche relativamente all’e-dificazione di città e centriabitati (come Tel Aviv, fon-data nel 1909) e alla fon-dazione e lo sviluppo del-l’industria. In queste aree,tuttavia, era ben visibileanche una forte ispirazio-ne liberal-democratica.

In coerenza con questavisione pratica, negli anniimmediatamente succes-sivi all’indipendenza Isra-

ele si mantenne strettamente legata a quelli che erano, per lamaggior parte, valori socialisti. La Knesset appena formataemanò varie leggi di carattere sociale, come, per esempio, laLegge per l’istruzione obbligatoria del 1949, che garantì a tuttii cittadini e residenti d’Israele il diritto a un’istruzione gratuita finoal dodicesimo grado, e istruzione obbligatoria fino al decimogrado, all’interno del sistema della scuola pubblica.

Il primo Ministro dell’Istruzione, Zalman Shazar, che in seguitosarebbe divenuto il terzo Presidente d’Israele, si rivolse allaKnesset in maniera eloquente in merito a tale legge:“In realtà il Governo sta introducendo una legge che è, nel prin-cipio, già attuata in Israele. La maggioranza delle località inIsraele è già abituata all’istruzione obbligatoria, nonostante l’as-senza di qualsiasi legge al riguardo. Non abbiamo ancora inizia-to a considerare come lo stato possa risolvere le nostre questio-ni esistenziali, e già le statistiche ci indicano che il 90% dei nostrifigli frequenta le scuole. Ritengo che una situazione del generesia molto rara, vale a dire, che una nazione possa dire di sé stes-sa che il 90% dei suoi figli e figlie frequenta la scuola senza alcu-na legge per l’istruzione obbligatoria che lo costringa a stare lì.”

Altre leggi emanate durante quel periodo includevano:la Legge sulle ore di lavoro e di riposo, del 1951, che stabili-sce il tetto massimo di ore e giorni di una settimana lavorativa, ildiritto a una retribuzione per le ore di straordinario, e delle pauseautorizzate durante la giornata di lavoro;la Legge dei giorni di assenza annua, del 1951, che garantisce

ai lavoratori la retribuzione dei giorni di ferie;la Legge per l’impiego della donna, del 1953, che garantisceun trattamento giusto ed equo per le donne sul posto di lavoro,inclusi i diritti e i benefici per la gravidanza e la maternità;la Legge dell’Assicurazione Nazionale, del 1953, che offre unpaniere standardizzato di servizi sanitari, inclusa l’ospedalizza-zione per tutti i residenti di Israele.

La legislazione israeliana iniziale in materia di welfare fu seguitada una seconda serie di leggi in materia sociale negli anni ’80,nonostante il fatto che il modello del welfare socialista fossemesso in discussione in Israele e in tutto il mondo. Tra le varienorme promulgate vi sono:un emendamento alla Legge sull’Assicurazione Nazionale, comu-nemente noto come Legge dell’Assistenza Infermieristica, del1986, che prevede assistenza a lungo termine, sia in abitazioneprivata sia in comunità, per tutti gli anziani divenuti dipendentidall’aiuto di altri per lo svolgimento delle attività quotidiane,ovviando quindi alla necessità di assistenza domiciliare;la Legge per Istruzione Particolare, del 1988, che dà diritto abambini con esigenze d’apprendimento particolari a un’istruzio-ne gratuita, per una fascia di età compresa fra i tre e i ventunoanni;la Legge per Cittadini di Vecchia Data, del 1989, che conferi-sce ai cittadini israeliani di vecchia data numerosi diritti e bene-fici;la Legge per la Giornata Scolastica Prolungata, del 1990,sostituita poi dalla Legge per la Giornata Scolastica e gli Studidi Arricchimento, del 1997, che prevede una giornata scolasti-ca più lunga rispetto alle cinque o sei ore al giorno standard;la Legge per l’Assicurazione Sanitaria Nazionale, del 1994,considerata il “diadema della corona” della riforma del welfare,che prevede assistenza medica gratuita in base a un predefinito“paniere sanitario”;la Legge per la Parità di Diritti per le Persone Portatrici diHandicap, del 1998, che tutela la dignità e la libertà di individuiportatori di handicap fisici o mentali, e assicura la loro equa eattiva partecipazione in tutte le aree della vita, inclusa quella pro-fessionale;la Legge delle Case Pubbliche (diritti di acquisto), del 1998,che garantisce agli affittuari di case pubbliche il diritto di acqui-stare i loro appartamenti a prezzi ridotti mediante sovvenzioni osussidi;la Legge degli Affittuari di Case Pubbliche, del 1998, che rico-nosce il diritto di un affittuario a quote di affitto ragionevoli e allacontinuazione del rapporto di locazione da parte dei familiari incaso di decesso o di ricovero dell’affittuario iniziale.

Negli anni recenti è stato emanato un numero di nuove leggi dicarattere sociale, come, per esempio:la Legge per Bambini ad Alto Rischio (Diritto ad AssistenzaQuotidiana) del 2000 e la Legge per l’Istruzione Gratuita perBambini Malati del 2001.

Come testimoniato dall’estensione e dall’ampiezza delle leggiemanate in materia sociale, Israele non ha trascurato la visioneebraico-sionista di uno stato sociale moderno, nonostante le

Welfare e diritti socio-economici inIsraeleYoram Rabin

33

Page 36: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

sempre più pressanti preoccupazioni di bilancio (come, peresempio, per la sicurezza) e un allontanamento ideologico dall’e-thos socialista originario dei fondatori. A causa della recenterecessione globale, avvertita anche in Israele, la legislazione inmateria sociale ha dovuto competere con l’obiettivo di ridurre ilbilancio dello stato, perseguito dal governo, e di minimizzare l’in-gerenza del governo nel mercato libero. Comprensibilmente ilmantenimento di uno stato sociale moderno richiede uno sforzoconsiderevole all’economia israeliana.

La bozza di Costituzione sottoposta al primo Governo, un annodopo la fondazione dello stato, conteneva un’ampia lista di dirittisociali. Tuttavia, nel 1950, la Knesset decise di rinviare l’adozio-ne di una Costituzione formale e decise per una promulgazionegraduale di alcune Leggi Fondamentali, che un giorno sarebberostate incorporate in una Costituzione finale.

Le prime leggi fondamentali per stabilire dei diritti sociali furonoadottate nel 1992, in forma di Legge Fondamentale: DignitàUmana e Libertà e di Legge Fondamentale: Libertà di Impiegoe Occupazione, che furono salutate come una “rivoluzione costi-tuzionale” dal Presidente della Corte Suprema Aharon Barak. Idiritti umani furono pertanto stabiliti per diritto supremo (che fadecadere le regolari legislazioni), e la legislazione della Knessetdivenne soggetta a revisioni giuridiche.

Queste Leggi Fondamentali diedero voce alla classica serie didiritti fondamentali, quali il diritto alla dignità, il diritto alla libertà,il diritto alla riservatezza e alla privacy, il diritto di proprietà, il dirit-to di uscire dal paese e il diritto di svolgere liberamente commer-ci e professioni. Sebbene mancasse una Legge Fondamentale chetrattasse espressamente della questione dei diritti socio-economi-ci, la Corte Suprema ha reputato che il “diritto a un minimo stan-dard di vita” deriva direttamente dal diritto alla dignità umana.Così come ha dichiarato il Presidente della Corte Suprema:

“La dignità umana comprende in maniera inerente… la garanziadi un minimo tenore di vita. Una persona che vive per strada esenza casa è una persona la cui dignità è stata intaccata; unapersona affamata è una persona la cui dignità è andata perduta;una persona che non ha accesso alle cure mediche più elemen-tari è una persona la cui dignità è stata danneggiata; una perso-na forzata a vivere in condizioni gravemente umilianti è una per-sona la cui dignità è stata violentata”1.

Alcune Leggi Fondamentali sono ancora in fase di formazione, ele leggi relative a istruzione, salute, e diritto di domicilio devonoessere incorporate nella Legge Fondamentale: Diritti Sociali,che si trova sotto esame presso le camere legislative dellaKnesset.

Finché non sarà passata la Legge Fondamentale: DirittiSociali, la Corte Suprema si è assunta il dovere di preservare egarantire questi diritti, e, in effetti, molti casi affrontati dalla CorteSuprema hanno sostenuto e rafforzato tale protezione. Per esem-pio, in un caso molto noto, il Giudice Dalia Dorner sostenne chevi è un diritto fondamentale all’istruzione in Israele.2 Questa sen-

tenza si basa su varie fonti: le varie legislazioni in materia diistruzione, la messa a fuoco sull’educazione e l’istruzione inIsraele e nella tradizione ebraica, il diritto internazionale che assi-cura il diritto all’istruzione e altri diritti sociali (con la ConvenzioneONU del 1966 sui diritti economici, sociali e culturali, che Israeleha ratificato nel 1991).

Nonostante il ritardo nell’adozione di una Costituzione e l’esisten-za di interessi contrapposti, la Corte Suprema ha compiuto sfor-zi enormi per tutelare i poveri. Così come ha dichiarato il GiudiceYitzhak Shamir:“Non si dovrebbe dichiarare che il compito del governo è di tute-lare i diritti umani, punto e basta. In effetti esso è sì un compitosupremo, tuttavia, è soltanto uno dei compiti. Bisognerebbeanche dichiarare, tutto d’un fiato, che un ulteriore compito èquello di promuovere lo stato sociale di tutti gli esseri umani. Unaltro compito è quello di creare giustizia sociale. Giustizia pertutti. I diritti umani non dovrebbero offuscare lo stato sociale e lagiustizia sociale. I diritti umani non possono essere al serviziosolo dell’uomo sazio e appagato. Ogni uomo dovrebbe esseresazio e appagato, in modo tale da poter godere in pratica, e nonsolo a parole, dei diritti umani.”3

1 Gamzu contro Yeshayahu, 55(3) P.D. 360.2 Bambini di “Yated” con sindrome di Down contro Ministero dell’Istruzione,

56(v) P.D. 843.3 Contram contro Ministero delle Finanze, Dogana e IVA 52(i) P.D. 289.

Il Dott. Yoram Rabin è professore di legge e autore di tre libri suidiritti costituzionali in Israele. Il suo libro più recente, scritto aquattro mani con il Dott. Yuval Shany, è Economic, Social &Cultural Rights in Israel (Tel Aviv, 2004).

Reparto nascite premature al Wolfson Hospital di Holon

Donne al Day Center nel villaggio di Shlomi

34

Page 37: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

L’essenza democratica di Israele in mezzo ad altri paesi occi-dentali è sottoposta a continuo e attento esame, alla luce dellecondizioni uniche e provanti sotto le quali esso si trova. Granparte di questa attenzione giunge da Israele stesso, che èimpegnato a mantenere i più alti standard internazionali fissa-ti dagli altri sistemi democratici. Due delle sfide maggiori alsuo impegno per aderire a tali standard sono le questioni dellasicurezza e la natura sfaccettata della sua società. Israele èuna delle pochissime democrazie riconosciute che affrontanocostantemente la sfida di minoranze nazionaliste, gruppi etni-ci e varie fazioni religiose.

Molti cittadini israeliani sono emigrati da o hanno legami per-sonali con paesi democratici. Mentre i vicini prossimi di Israelesono dei regimi autoritari o totalitari, la maggioranza degliisraeliani si identifica con la cultura e le norme dell’Occidente.I successi conseguiti da Israele nel campo della scienza, dellatecnologia, dello sport e in altri campi sono la chiara dimostra-zione del fatto che Israele si colloca ai primi posti accanto aglistati democratici meglio fondati, stabili e democratici delmondo. Stabilire se Israele riesce con successo ad attuare gliideali democratici fondamentali nel suo ambito circostante, ese l’opinione pubblica ritiene che tali ideali siano conseguiti inmaniera giusta ed equa, è l’oggetto dell’ “Indice diDemocrazia”, uno studio comparativo svolto per iniziativa delGutman Center presso l’Israel Democracy Institute.

L’Indice di DemocraziaAsher Arian

L’Indice misura vari elementi e aspetti democratici in Israelerispetto a un numero di indicatori principali internazionalmen-te accettati, che caratterizzano una democrazia in termini diaspetto rappresentativo e per le norme e i valori che accompa-gnano questo tipo di sistema politico. L’Indice colloca le carat-teristiche democratiche d’Israele rispetto a quelle di altre 35democrazie, e anche la sua posizione tra l’opinione pubblica.

Nello studio, Israele si piazza favorevolmente in ordine agliaspetti istituzionali propri della democrazia, per i quali si col-loca tra paesi come Danimarca, Olanda e Finlandia. Questiaspetti includono rappresentanza, partecipazione, livello dellacorruzione percepita e checks & balances.1 Israele ottienedegli ottimi voti anche nel campo della rappresentanza e si

colloca sesto fra trentacin-que paesi relativamente alproprio sistema di checks &balances. Nonostante il calodella partecipazione al votonegli ultimi anni, gli israelianirisultano partecipare ai pro-cessi elettorali in numeroabbastanza alto, se confron-tato con quello di altri paesidemocratici.

Il rispetto dei diritti sociali e dell’uguaglianza in Israele è similea quello di Stati Uniti e Inghilterra

Israele si colloca all’interno del primo terzo tra altri paesi occidentali,nel campo della valorizzazione dei sessi e della libertà economica

A causa dei problemi di sicurezza e della sfida di carattereunico e particolare che esso è costretto a fronteggiare in meri-to, Israele si colloca nel secondo gruppo di paesi su tre, rela-tivamente a diritti sociali e uguaglianza (assieme a paesi comeStati Uniti e Inghilterra) e a questioni relative a integrazione traattività militare e politica. In campi non correlati a materiesociali o alla sicurezza, come, per esempio, il campo economi-co o quello della parità tra sessi, Israele si colloca nel primo sutre gruppi di paesi (per esempio, Israele si colloca al fianco diInghilterra, Spagna, Argentina, Irlanda e Stati Uniti, nel campodella valorizzazione e affermazione dei sessi). Nelle categoriedei diritti umani, della parità di diritti per le minoranze, e dellalibertà di stampa, Israele non si colloca in posizioni molto alte.In queste categorie Israele è in linea con altre democrazie

nella protezione di questi valori, ma viene meno nel raggiun-gere l’alto standard che esso si è prefissato. L’indice ha inol-tre rilevato un più alto indice di avvicendamento nel governoisraeliano rispetto ad altri sistemi democratici.

D’altro canto Israele si è ben dimostrato capace di preservareil proprio carattere democratico anche trovandosi sotto fuoco.A causa della vita sotto quasi costante pressione, paura e con-tinue minacce e atti di violenza, la democrazia israeliana si èevoluta in maniera tale da poter rimanere intatta in condizioniquasi impossibili. Nonostante gli attacchi fisici e di altro gene-re contro lo stato, che ne mettono alla prova la natura demo-cratica, Israele rimane impegnato nel conseguimento dei piùalti standard di coinvolgimento democratico. Il successo

35

Page 38: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

d’Israele è basato sull’impegno dei suoi leader e dei suoi cit-tadini nel preservare un sistema di vita democratico, e sul suosforzo di aderire a quei valori e a quelle idee che caratterizza-no la vita in una società democratica.L’Indice misura anche la percezione, da parte degli israeliani,del carattere democratico dello stato, e la loro soddisfazionerelativamente ad esso. Il fatto che l’ultimo studio condotto harilevato un calo del grado di soddisfazione in questo campopuò essere visto come l’indicazione di un desiderio, da partedel pubblico, di una democrazia più progressista e pienamen-te sviluppata. A tal proposito, Ia collocazione di Israele relati-vamente al grado di soddisfazione del pubblico per la qualitàdella democrazia è al fianco di quella di Spagna, Svezia,Bulgaria e Polonia.

L’aumento di sensibilità, da parte della società israeliana, peraspetti sostanziali della democrazia, quali uguaglianza e giu-stizia sociale, libertà degli individui, diritti umani e libertà diespressione, può essere preso come segno del fatto che l’at-teggiamento israeliano verso queste libertà si sta facendo piùaffinato e aiuta a delineare il modo in cui la società percepi-sce il livello di democrazia nel paese. Questa tendenza puòessere vista nella crescente attenzione e preoccupazioneespressa dall’opinione pubblica riguardo alla condizione delleminoranze, in particolare del settore arabo, e degli elementipiù deboli della società. Gli intervistati hanno espresso mag-giore preoccupazione che negli studi precedentemente con-dotti, non soltanto rispetto alla condizione della minoranzaaraba, ma anche sulle disparità sociali ed economiche tra varigruppi e classi sociali nella popolazione in generale.

Un sondaggio di opinione pubblica è stato condotto anche trala popolazione più giovane, in parte, anche per avere una per-cezione di ciò che ci si potrà aspettare dalla prossima gene-razione. In maniera incoraggiante lo studio ha rivelato che lagioventù israeliana è più propensa a considerarsi soddisfattarispetto alla popolazione adulta, relativamente alle istituzionipolitiche della nazione e al funzionamento della democrazia inIsraele. La generazione più giovane mostra anche una mag-giore attenzione per le libertà e per le tendenze antidemocra-tiche, come, per esempio, restrizioni della libertà di espressio-ne. Di conseguenza la democrazia sembra che sia vista sem-pre più come un sistema di vita intrinseco apprezzato e pre-zioso per Israele, e pertanto da salvaguardare nel futuro.

Israele si colloca sesto fra trentacinque paesi relativamenteal proprio sistema di checks & balances

Il prof. Asher Arian è un autorevole membro dell’Israel Democracy Institute di Gerusalemme e Direttore del Progetto OpinionePubblica e Politica di Sicurezza Nazionale al Jaffa Center per Studi Strategici dell’Università di Tel Aviv. Egli è inoltre un eminenteprofessore alla City University del New York Graduate Center e professore di Scienze Politiche all’Università di Haifa. È inoltre auto-re di vari libri su politica e democrazia.

L’Israel Democracy Institute è un istituto di ricerca indipendente e imparziale fondato con il proposito di assistere e rinforzare leistituzioni democratiche d’Israele e di formarne i valori, che si trovano ancora in uno stadio di conformazione.

1 Sistema di restrizioni ed equilibri adottati da un governo percontrollare il potere dei propri organi.

36

Page 39: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

“Le nazioni democratiche devono portare avanti la battagliacontro il terrorismo con il giusto equilibrio tra due valori e prin-cipi contrastanti. Da una parte vanno presi in considerazione ivalori e i principi connessi alla sicurezza dello stato e dei suoicittadini. I diritti umani non possono essere motivo della distru-zione di una nazione; non possono giustificare la compromissio-ne della sicurezza nazionale in ogni caso e in ogni circostanza.Allo stesso modo, la costituzione non è un ordine di suicidionazionale. Ma dall’altra parte, dobbiamo considerare i valori e iprincipi relativi alla dignità umana e la libertà. La sicurezzanazionale non giustifica la compromissione dei diritti umani inogni caso e in ogni circostanza. La sicurezza nazionale non con-cede una licenza illimitata per recare danno agli individui”.1

La condotta tradizionale in tempi di guerra non è efficace nelcombattere il terrorismo. Le società democratiche odierne sonosfidate dalla minaccia terroristica, che mira ad attaccare lademocrazia stessa. Affrontare questo tipo di minaccia in modoveloce e risoluto, senza compromettere i valori democratici,costituisce un compito eccezionale affrontato da queste nazio-ni.

Ogni paese lotta, nei limiti della sua identità culturale e politica,per trovare la giusta soluzione a questo problema. Israele non èestraneo a questo dilemma.

Come stato impegnato a proteggere i valori relativi alla libertà

individuale e alla dignità umana, Israele è costretto a risponde-re agli attacchi sferrati dalle attività terroristiche, dalla violenzae dalla propaganda in conformità alle regole della legge demo-cratica. La Corte Suprema in Israele ha avuto un ruolo essenzia-le nella lotta per il mantenimento dei principi democratici delpaese. Nelle parole del Presidente della Corte suprema, ilGiudice Barak, “La lotta contro il terrorismo deve avvenire ‘den-tro’ la legge, e mediante mezzi ritenuti legittimamente appro-priati per uno stato democratico”.

Spesso in Israele la Corte difende posizioni contrarie alle opinio-ni di personaggi pubblici e politici.

Proprio a causa della particolare condizione di reale democraziain Medio oriente e del fatto che l’ondata di terrorismo continuaa mettere in pericolo l’esistenza d’Israele, devono essere presiprovvedimenti veloci e risoluti dalle istituzioni preposte alla sicu-rezza, per proteggere il pubblico israeliano e per prevenire ulte-riori attacchi. Qualche volta i mezzi di difesa entrano in conflittocon i diritti individuali di coloro che sono coinvolti nel terrorismo.

Il giudice Barak riconosce questo problema e dichiara: “Mentreil terrorismo costituisce una questione complicata per ognipaese, risulta essere invece un problema più che mai comples-so per paesi democratici, perchè non tutti gli strumenti efficacisono legali”. Riguardo a questo dilemma il Giudice Barak hanotato che: “Uno dei pilastri della democrazia, il governo del

popolo attraveso i rappresentanti da lui eletti,induce a prendere tutti i provvedimenti efficaciper combattere il terrorismo, anche se si rivela-no dannosi per diritti umani... l’altro pilastrodella democrazia, i diritti umani, induce a a pro-teggere i diritti di ogni individuo, compresi i ter-roristi, anche a costo di mettere a rischio laguerra contro il terrorismo”.

Dall’inizio della campagna terroristica dell’Inti-fada nell’ottobre del 2000, Israele non si è con-frontato solo con le attività terroristiche sottoforma di violenza fisica contro i cittadini, ma siè trovato anche a combattere contro una guer-ra mediatica per la conquista dell’opinione pub-blica sul fronte nazionale e internazionale.Entrambe queste forme di attacco costituisconouna grande sfida per Israele, in quanto statoimpegnato a proteggere i valori e le libertàdemocratiche individuali.

Tuttavia la fermezza di Israele a mantenersi fedele ai principidemocratici può essere rintracciata nelle sue reazioni ai tenta-tivi di limitare uno dei principi fondamentali della democrazia, lalibertà di espressione. In questo campo Israele ha istituito un

La democrazia israelianain tempi di guerraYuval Karniel

“Nei periodi di cambiamenti e di pericolo, quando l’uso dellaragione umana è risucchiato dalla paura, il senso di continuitàcon le generazioni precedenti è come una corda di salvataggiotesa sullo spaventoso presente”. John Dos Passos

La scena di un attentato terroristico su un bus di linea israeliano

37

Page 40: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

metodo secondo il quale una democrazia può affrontare un con-flitto nazionale e allo stesso tempo difendere le tradizioni dellademocrazia in generale, e in paricolare la libertà di parola.

La libertà di espressione è uno dei principi più preziosi per lademocrazia israeliana. Nel 1953 la Corte Suprema israeliana,nonostante mancasse una regolare costituzione scritta, riconob-be che la libertà di espressione costituisce un “diritto supremo”derivante dall’esistenza dello stato d’Israele come entità demo-cratica.

La convinzione della natura suprema della libertà di espressio-ne in Israele è sempre stata legata al riconoscimento del fattoche la libertà di parola è uno strumento necessario ed essenzia-le all’esistenza di una democrazia e importante per la ricerca eil chiarimento della verità attraverso “lo scambio delle libereidee”. Tuttavia a bilanciare questo diritto c’è il diritto di uno statoa proteggere i propricittadini. Come in tuttele altre nazioni demo-cratiche, quando que-ste vengono esposte alconfronto tra questidue diritti, il diritto allalibertà di espressionedeve essere attenta-mente bilanciato congli affari relativi allasicurezza nazionale.Nel 1953, pochi annidopo che lo Statod’Israele aveva finito dicombattere la Guerrad’Indipendenza control’invasione araba, laCorte Suprema emanò un importante decreto che sostenevache il governo non potesse interrompere l’attività di un giornalearabo che criticava lo stato, anche se queste critiche erano rite-nute dannose. La Corte, basandosi in parte sulla giurisprudenzaamericana, sosteneva che la libertà di espressione dovesseessere rispettata in ogni circostanza, ad eccezione di alcunesituazioni nelle quali c’è la quasi certezza di un grave rischio direcare seri danni alla sicurezza della nazione o all’ordine pub-blico. In assenza di un pericolo “chiaro e presente”, la libertà diespressione non può essere limitata.2

La campagna terroristica dell’Intifada, sin dalla fine del 2000,caratterizzata da esplosioni, operate da suicidi, contro civiliisraeliani, ha dato origine a una situazione dove l’impegnod’Israele a garantire le condizioni per una libera espressione eracompromesso da affari relativi alla sicurezza.

Per esempio, un regista di documentari, Mohammed Bakri,intervistò dei palestinesi nel campo profughi di Jenin, sulla bat-taglia che ebbe luogo nell’aprile 2002, nel corso della quale 23soldati israeliani e 52 palestinesi furono uccisi. Il film descrive-va solo la versione palestinese dei fatti, non offrendo la corri-spondente versione degli israeliani che erano altrettanto pre-senti ai fatti.

Il film fu sottoposto all’approvazione del consiglio direttivodell’Autorità Israeliana per la Censura dei Film, come stabilitodall’ ordinanza sui film cinematografici del 1927. Il consiglio, inuna rara decisione di maggioranza di otto contro tre, proibì laproiezione del film, sostenendo che distorceva gli eventi acca-duti, costituiva un atto di propaganda contro lo Stato, sconfi-nando nell’incitamento e che avrebbe minato la natura demo-cratica d’Israele. Un appello fu presentato davanti alla Cortesuprema nel ruolo di Alta Corte di Giustizia.

L’Alta Corte diGiustizia accordòl’appello e girò ladecisione al consigliodirettivo dell’AutoritàIsraeliana per laCensura dei Film.Mentre l’Alta Corte diGiustizia era d’accor-do sul fatto che il filmoffendeva la sensibili-tà di molte personedel pubblico israelia-no, specialmente lasensibilità dei soldatiche avevano combat-tuto e delle famiglie

dei caduti, constatò che il danno recato alla sensibilità, malgra-do le sue dimensioni, era il prezzo che Israele doveva pagareper il diritto alla libertà di espressione.3

Nel gennaio 2003 in Israele si tennero le elezioni nazionali perla Knesset. Anche i partiti arabi, composti da cittadini israeliani,hanno organizzato la loro campagna elettorale per la Knesset.Come parte della campagna, due partiti arabi esibivano, nelcorso delle trasmissioni elettorali, la bandiera palestinese, sim-bolo dell’identificazione con l’Organizzazione per la liberazionedella Palestina (OLP). Il presidente del Consiglio centrale per leelezioni della XVI Knesset, un giudice della Corte suprema,Michael Cheshin, censurò le trasmissioni, sostenendo che leelezioni si tenevano per il parlamento israeliano e che Israele“era coinvolto in un’amara e brutta guerra” con l’OLP.

Fu presentato un appello all’Alta Corte di Giustizia

Giudici della Corte Suprema in sessione

38

Page 41: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

dall’Associazione per i diritti dei cittadini in Israele (ACRI). Lacorte confermò l’importanza della libertà d’espressione nelcorso delle trasmissioni elettorali come parte integrante del pro-cesso democratico che consiste nel diritto di eleggere ed esse-re eletti al parlamento. La corte concesse l’appello e sostenneche le trasmissioni dovevano essere mostrate integralmente.4

In entrambi i casi, come in altre istanze simili, la Corte Supremaisraeliana, si mostrò all’al-tezza della sfida nel pro-teggere il principio demo-cratico della libertà d’e-spressione, mantenendo,allo stesso tempo, la fidu-cia della gente nellaLegge. Le decisioni dellaCorte riflettono l’opinionesecondo cui il dirittosupremo alla libertà d’espressione prevale sulle minacce ai sen-timenti del pubblico e su un poteziale danno per la sicurezza. Vanotato che questa difesa (del diritto alla libera espressione) èmolto più liberale di quella offerta da altri paesi democratici cheaffrontano situazioni simili.

Come il Prof. Alan Dershowitz ha notato nel suo libro “The Casefor Israel” (2003): “Israele è una piccola democrazia in lotta perla sua sopravvivenza, circondata da nemici ostili. Combatte unaguerra insidiosa contro i suoi nemici, sia all’interno che all’e-sterno dei suoi confini, e anche contro quelle nazioni e queigruppi ostili che cercano di delegittimarla agli occhi della comu-nità internazionale. Le sue azioni in difesa dei cittadini e del suoessere una nazione, non sono state perfette nel corso deglianni...lo stesso, anche peggio può essere detto di gran partedelle altre democrazie”.

La misura nella quale Israele lotta per proteggere le libertà indi-viduali, anche nei tempi di guerra, quando ha il diritto inaliena-bile a difendere sé stesso e i suoi cittadini dagli attacchi, dimo-stra il suo impegno a conservare un sistema giuridico democra-tico. Israele si confronta quotidianamente con questo tipo divalutazioni. Questioni come la demolizione delle case dei terro-risti, la detenzione amministrativa, e perfino l’interrogatorio disospetti terroristi, non sono esenti da limitazioni e controlli daparte della legge.

Di conseguenza, subito dopo la petizione contro la legittimità deltracciato di una barriera di sicurezza che avrebbe ridotto ilrischio dell’ingresso di terroristi in Israele per portare a termineattacchi mortali, ma che allo stesso tempo sarebbe passataattraverso i campi e i villaggi di molti palestinesi, la Corte supre-ma, in conformità alla legge internazionale e a quella israeliana,ha stabilito che la costruzione della barriera è legata alla sicu-

rezza e non a interessi politici. Tuttavia, allo stesso tempo, laCorte ha sottolineato che il tracciato debba tener conto delleconsiderazioni umanitarie e che ci debba essere equilibrio tra idue apsetti.5

Israele sta percorrendo la sua strada attraverso una realtàestranea a gran parte delle nazioni democratiche. La lotta per

essere una democraziasotto attacco costante e inun ambiente ostile ha unprezzo e questo prezzo è aspese del livello di tolleranzadel pubblico israeliano. Ilfatto che Israele sia riuscitoa conservare la sua naturademocratica attraverso que-sto percorso, testimonia il

suo forte impegno a rimanere tale.

“Ogni equilibrio tra sicurezza e libertà impone ad entrambealcune limitazioni. L’opportuno equilibrio non sarà raggiuntoquando solo i diritti umani saranno completamente tutelati osolo quando non ci sarà più il terrorismo. Allo stesso modo, l’e-quilibrio non verrà raggiunto nemmeno solo quando la sicurez-za nazionale garantirà una difesa totale, come se i diritti umaninon esistessero. L’equilibrio e il compromesso sono il prezzodella democrazia. Solo una democrazia forte, sicura e stabilepuò garantire e tutelare i diritti umani e soltanto una democra-zia costruita sulle fondamenta dei diritti umani può essere sicu-ra”. Giudice Aharon Barak.

1 Le citazioni del Presidente della Corte Suprema, Aharon Barak, sonoriportate dal suo articolo The Supreme Court 2001 Term: Foreword:A Judge on Judging: The Role of a Supreme Court in Democracy, 116(1) Harvard Law Review 16 (2002).

2 H.C. 73/53 Kol Haam ltd. contro il Ministro dell’Interno, 7 P.D. 871.3 H.C. 316/03 Mohammed Bakri contro il consiglio direttivo del-

l’Autorità Israeliana per la Censura dei Film 58(i) P.D. 249.4 H.C. 651/03 Associazione per i diritti dei cittadini in Israele contro il

presidente del Consiglio centrale per le elezioni della XVI Knesset, 57(ii) P.D. 62.

5 H.C. 2056/04 consiglio del Beit Sourik Village contro il Governo d’i-sraele, et al (30 giugno 2004).

Israele sta percorrendo la suastrada attraverso una realtàestranea a gran parte dellenazioni democratiche

Il Dott. Yuval Karniel, direttore di “Free People inOur Land”, è un eminente avvocato delle comu-nicazioni in Israele ed è docente di giurispruden-za e comunicazioni. È autore di due libri sullalegislazione dei media ed economica.

39

Page 42: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

“Israele è divenuto, attraverso duro lavoro, ingegnosità e,soprattutto, dedizione alla libertà e alla legalità, una democraziafiorente e svariata con un’economia pullulante, con dei mediacritici e vivaci, una cultura artistica creativa e un impegno all’u-guaglianza relativamente a sessi, orientamento sessuale erazza. Altri paesi della regione, che dispongono di maggioririsorse naturali e di somme equivalenti di aiuti stranieri, nonsono riusciti a tradurre tali vantaggi in benefici per la loro popo-lazione.” Alan Dershowitz in The Case For Israel (Wiley, 2003)

Per la maggior parte dei cinquantasei anni trascorsi dalla suafondazione lo Stato d’Israele è rimasto un’oasi di democrazia epluralismo in una regione ben nota per i suoi regimi autoritari.Sebbene alcuni di questi regimi offrano svariati gradi di diritti ailoro cittadini, nessuno di essi si avvicina ai valori e alle libertàdemocratici di tipo occidentale, che caratterizzano la societàisraeliana. Alcuni stati del Medio Oriente, come, per esempioSiria e Iran, sono delle per-fette dittature, note sia perle loro repressioni all’inter-no, sia per il loro sostegnoal terrorismo all’esterno.

In numerosi paesi arabi ein Iran le minoranze sonorepresse. In pieno contra-sto con ciò, le minoranze inIsraele godono per legge dieguali diritti e dispongonodi una tutela giudiziaria cuipoter far ricorso per recla-mi e rimostranze. Questestesse minoranze sonorappresentate alla Knesset israeliana.

Presso numerosi regimi arabi alle donne è vietato ricoprire inca-richi politici o pubblici, ed esse non possono votare e, in moltialtri campi di attività, sono fortemente limitate. In Israele la real-tà è opposta: le donne svolgono dei ruoli chiave in ogni aspettodella vita d’Israele.

La nozione di una stampa libera, di una libera espressione delleproprie vedute nonché della professione di diverse e svariateidee e opinioni è tristemente inesistente in quasi tutti i paesiarabi, come pure in Iran. Sebbene alcune nazioni arabe offranoai propri cittadini un limitato diritto di libera espressione, giorna-listi ed editori sono continuamente imprigionati o puniti, per averpubblicato le proprie opinioni o per aver divulgato fatti e notiziesu un determinato regime. Di contro, Israele offre un contestoaperto e vivace nel quale i mass media fioriscono e prosperano.

Recentemente dei venti di cambiamento hanno iniziato a soffia-re in Medio Oriente. Paesi come Afghanistan e Iraq, in passato

tristemente noti come bastioni di totalitarismo, stanno oggi ini-ziando a mostrare segnali di trasformazione in democrazie infasce, grazie agli sforzi degli Stati Uniti e di altri paesi occiden-tali. Le elezioni tenutesi nell’Autorità Palestinese sono un inco-raggiante segno di speranza per una svolta verso l’emergere diuna leadership moderata che sappia porre fine al terrorismo eall’istigazione, e che intraprenda altresì le indispensabili riformedell’attuale sistema amministrativo palestinese.Sebbene molti paesi arabi rimangano ostili all’idea di una nazio-ne ebraica in mezzo a loro, la maggior parte dei paesi arabi sista gradualmente muovendo verso l’accettazione di Israele con-siderato come una reale entità politica e non come un semplicepaese anomalo e transitorio. L’atteggiamento delle nazioniarabe nei confronti di Israele è migliorato nel corso degli anni.Nonostante l’iniziale rifiuto di riconoscere l’esistenza legaled’Israele, due vicini di quest’ultimo, Egitto e Giordania, hanno

firmato con esso dei trat-tati di pace, con un conse-guente sviluppo di relazio-ni reciproche.Un Medio Oriente privo ditensioni di civiltà e barrie-re economiche potrebbegradualmente divenire unobbiettivo realistico per laregione nella misura in cuii valori democratici pre-valgano gradualmentesempre più in società chein passato erano chiuse.Israele ha imparato adadattare l’ideale di demo-

crazia alla sua società particolare ed è ottimista circa il fatto cheun graduale progresso verso una maggiore tolleranza, da partedei paesi del Medio Oriente, permetterà l’emergere di democra-zie in quella regione, con la speranza che questi paesi si unisca-no alla società delle nazioni, ponendo l’interesse e i diritti deipropri cittadini in alto sulla scala dei valori nazionali.Tutto ciò servirà anche la causa della pace.

Israele – Democrazia in Medio Oriente

40

Page 43: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)
Page 44: Un popolo libero nella propria terra - Israeli Missions …embassies.gov.il/rome/Documents/democrazia e pluralismo...rito sefardita e ashkenazita, e gli approcci kabalista (mistico)

Gerusalemme, 2005