Un popolo gentile, cordiale e sorridente nel bellissimo ... … · Sebastajao; sfide a carte...

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92 - Avventure nel mondo 2 | 2017 RACCONTI DI VIAGGIO | Sao Tomè Un popolo gentile, cordiale e sorridente nel bellissimo LosT World di Sao Tomè. Dal viaggio SAO TOME’ gruppo Zati Testo e foto di Simona Zati 1° GIORNO. Prendiamo il nostro Pajero e risaliamo la COSTA NORD, ove ci aspettano le piantagioni di Agostino Neto, Roja Monte Forte, e Roja Ponta Figo. Da quest’ulti- ma partiamo per un trek nella foresta, con Cuco, fino a raggiungere, sperduti in mezzo al verde, tre tunnel, lunghi uno 150 metri, e gli altri due addirittura 400 metri. Questi tunnel convogliano l’acqua ad una centrale elettrica; e per arrivare alla bellissima cascata di Angolar non c’è altra strada. Ci togliamo le scarpe entriamo in acqua con le pile in testa e inizia l’avventura alla Indiana Jones. Primo ba- gno sotto la cascata. Un acquazzone ci costringe a rientrare. Direzione costa nord. Il tempo si riapre e scatta il secondo bagno, stavolta in mare, al Lago Azul, tra imponenti Baobab che arrivano fino in spiaggia. Poi tappa a Conchas tra mille conchiglie rotte dai variopinti colori. Lungo la strada si attraversano un paio di fiumi e scopriamo una bellissima tradizione lo- cale: tutte le domeniche le donne scendono al fiume per lavare i panni della famiglia e sulle sue sponde si creano tappeti dai mille colori per i panni stesi ad asciugare. Ma il top della prima giornata è certamente stato: l’incon- tro con Hippolito Lima, un personaggio di Morro Pixie che ci spiega tutto il suo trabajio per un progetto di protezione e salvaguardia delle tartarughe; ci racconta di questi mari al museo; e poi, al tramonto, con lui assistiamo a Playa de Tamarindo alla migrazione in mare di 5 piccole tartarughe (della specie “Oliva”), nate appena il giorno prima (infatti la schiusa delle uova finisce ad Aprile: abbiamo fatto ap- pena in tempo). E infine una tappa di pura libidine culinaria a Neves: gran- chi giganti e pesce, come mai ne avevo visti né in mare né www.viaggiavventurenelmondo.it/viaggi/2020

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RACCONTI DI VIAGGIO | Iran RACCONTI DI VIAGGIO | Sao Tomè

Un popolo gentile, cordiale e sorridente nel bellissimo LosT World di Sao Tomè.

Dal viaggio SAO TOME’ gruppo Zati

Testo e foto di Simona Zati1° GIORNO. Prendiamo il nostro Pajero e risaliamo la COSTA NORD, ove ci aspettano le piantagioni di Agostino Neto, Roja Monte Forte, e Roja Ponta Figo. Da quest’ulti-ma partiamo per un trek nella foresta, con Cuco, fino a raggiungere, sperduti in mezzo al verde, tre tunnel, lunghi uno 150 metri, e gli altri due addirittura 400 metri. Questi tunnel convogliano l’acqua ad una centrale elettrica; e per arrivare alla bellissima cascata di Angolar non c’è altra strada. Ci togliamo le scarpe entriamo in acqua con le pile in testa e inizia l’avventura alla Indiana Jones. Primo ba-gno sotto la cascata. Un acquazzone ci costringe a rientrare. Direzione costa nord. Il tempo si riapre e scatta il secondo bagno, stavolta in mare, al Lago Azul, tra imponenti Baobab che arrivano fino in spiaggia. Poi tappa a Conchas tra mille conchiglie rotte dai variopinti colori. Lungo la strada si attraversano un paio di fiumi e scopriamo una bellissima tradizione lo-cale: tutte le domeniche le donne scendono al fiume per lavare i panni della famiglia e sulle sue sponde si creano tappeti dai mille colori per i panni stesi ad asciugare. Ma il top della prima giornata è certamente stato: l’incon-tro con Hippolito Lima, un personaggio di Morro Pixie che ci spiega tutto il suo trabajio per un progetto di protezione e salvaguardia delle tartarughe; ci racconta di questi mari al museo; e poi, al tramonto, con lui assistiamo a Playa de Tamarindo alla migrazione in mare di 5 piccole tartarughe (della specie “Oliva”), nate appena il giorno prima (infatti la schiusa delle uova finisce ad Aprile: abbiamo fatto ap-pena in tempo). E infine una tappa di pura libidine culinaria a Neves: gran-chi giganti e pesce, come mai ne avevo visti né in mare né

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Un popolo gentile, cordiale e sorridente nel bellissimo LosT World di Sao Tomè.

RACCONTI DI VIAGGIO | Sao Tomè

tantomeno nel piatto, e a seguire meraviglioso pesce asado a Sentola, una sorta di baracca a due piani, che aveva tutta la dignità di un ristorante da gambe-ro rosso!!! Tappa irrinunciabile provare per credere!

2° GIORNO. Abbiamo programmato per lunedì la visita della CAPITALE. Ricordatevi che di domenica è tut-to chiuso. Tripudio al mercato del pesce a Praya Brasil; esplosione di colori e odori al mercato Municiipal; mercanteggiare dei locali al Mercato Novo in Avenida Giovany; pezzi del-la particolare storia di questa terra e della sua rivoluzione al Forte Sao Sebastajao; sfide a carte all’ultimo grido al Parque Popular e poi degu-stazione di almeno 6 – 7 tipi di cacao alla fabbrica di cioccolato di Claudio Corallo, una delle più famose di tutto il mondo (al 70/80/100 %, al ginger, all’arancia, al liquore, e al sale e pepe). Questo e molto altro è Sao Tomè….! Bellis-sima e unica vera città di questa isola.

3° e 4° GIORNO. Oggi e domani ci dedichiamo all’interno dell’isola pieno di ricche cascate, fitta ve-getazione, la parte più selvaggia. Passiamo per Nova Moka di Claudio Corallo, e dal rigoglioso giardino botanico di BOM SUCCESSO; sosta alla galleria d’ar-te della Casa Museo di Bom Successo, e a seguire tuffo nel passato, con il Dott Paolino, di Roja Monte Caffè, che ci racconta del tempo degli schiavi, in cui la gente di Sao Tomè veniva assunta, con falsi contratti di lavoro, e vestita con indumenti bian-chi solo in occasione delle visite dei forestieri; appena questi ultimi se ne andavano i lavoratori venivano subito rivestiti con terribili abiti di Liuta e ri-costretti a lavora-re in stato di semi-schiavitù. Gli uomini nelle piantagioni, le donne a sbucciare a mano uno ad uno tutti i chicchi di caffè. Iniziamo a conoscere la storia di questa isola che arriva tragica-mente fino ai nostri giorni. Qui la tratta degli schiavi iniziò nel 1510 fino al 1869, ma a Monte Forte ci spiegano, che, grazie a quei fittizi contratti di lavoro, i lavoratori continuarono a coltivare le piantagioni in condizioni molto simili alla schiavitù in molti casi, addirittura fino al 1975, cioè fino all’indipendenza dal Portogallo. Tutto ciò sembra incredibile: appena una 40ina di anni fa……..e nessuno in Europa ne parla. Anzi, in tanti, a casa, quando dicevo che partivo per Sao Tomè neanche sapevano quest’isola in che par-te del Mondo fosse. A sera raggiungiamo, in mezzo alla foresta, la casa padronale di BOMBAIN, altra tappa irrinunciabile del viaggio, un posto fuori del tempo. Ci immaginiamo vestiti con abiti sontuosi di ricchi signorotti dell’800, come calati in un film d’altri tempi. Persino le portate

a tavola ci vengono servite con sontuose zuppiere argentate, manca solo il ragazzetto a sventolarci il pannello di legno e stoffa che i portoghesi richiede-vano per realizzare l’effetto aria condizionata. A neanche 500 metri si trovano le vecchie case degli

schiavi, oggi occupate da una decina di persone che lavorano per mante-nere pulita Roja Bombain, il giardino, e per cucinare per gli ospiti. Insomma il personale di servizio della reggia padronale. Ma ecco la sorpresa: i pro-prietari oggi sono loro! Il responsabile di tutta la struttura è Diner, un ragazzo di 38 anni di Sao Tomè, semplice e buono come il pane. Il giorno dopo ci accompagna al trek alle rovine di Roja Zampalma, alla ca-scata di Bombain, e a quella di Uba Budo, nonché a visitare il vecchio ospedale di Roja Agua Izè, ora adibito a abitazione della gente del villaggio. Poi si riscende la costa est verso Boca

de Inferno, con le sue nere colate laviche di basalto, dove l’oceano si infrange con tutta la sua potenza, e verso la più tranquilla Praya Micondo. Lungo la strada, a al villlaggio di Ribeira Alfonso, un’incontro ci lascia sbalorditi: per strada un ragazzo di 25-30 anni porta sulla testa, tremante per lo sforzo di sop-portare il peso, un pesce Vela, con una sorta di bel-lissimo ventaglio/vela sulla schiena, che lo ricopre interamente dalla punta dei piedi davanti, fino quasi

ai calcagni dietro. Saranno stati 100 kg di pesce! Nem-meno al mercato del pesce di Puorto Lopez in Equador ho mai visto un pesce così grande! Eccezionale! Bhe, a pensarci bene, qui siamo nei pressi di San Juan de Angolares, la cittadina con la più antica tradizione di pescatori di tutta l’isola. Villaggio diciamo così della “resistenza”, ove una picco-la comunità di pescatori, in

passato, durante il colonialismo, si rifiutò di andare a lavorare nelle piantagioni, e fu così che fu costretta dai portoghesi a procurare il pesce per alimentare tutti gli schiavi delle colonie. I pescatori iniziarono a parlare una loro lingua, n’gola, non comprensibile dagli altri abitanti di Sao Tomè, e la loro tradizione orale (non scritta) continua ancora oggi a vivere nei loro dipinti, nel loro linguaggio, nei rituali, nella mu-sica bulanè . Sulla via principale di San Juan ci sono scritte poche parole nel loro linguaggio: “Ma Vira ò?” “Va tutto bene?”, “’N’sobòa!” “Va tutto bene!”. Pez-zi di questa storia si sono respirati anche passando una notte nella bellissima Roja Sao Joào (ferma-tevi assolutamente una notte qui!), da cui dall’alto si sovrasta tutta la baia e il villaggio dei pescatori. Venti anni fa, Joa Carlos Silva, riuscì nell’ambizioso progetto di trasformare questa casa padronale de-gli schiavi in un centro di cultura, dove sono esibite sculture di tutti gli artisti del villaggio. Potrete iscri-vervi ad una lezione di cucina di alto livello, che pro-

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prio niente avrebbe da invidiare ad una lezione di un famoso chef in Italia. Roba da non credere in Africa e anche qui tutto è gestito solo dai locali, nessun eu-ropeo!!! Richiediamo la cena con degustazione, che ha l’apparenza e la classe di una “novelle cuisine”, ma state certi che, invece, porterà il vostro palato a punte di gusto di alto livello, ma riempirà anche ab-bondantemente il vostro stomaco, con ben 7 portate, più la portata finale in grande abbondanza. 5° GIORNO. Si scenda ancora la COSTA EST ver-so sud, alla ricerca delle migliori inquadrature del simbolo di Sao Tomè, il Cao Grande, un “pistolone” roccioso che si innalza su una piana di palme e di banani, per ben 663 metri. Insolite montagne da Ju-rassik Park che non si vedono in nessun altra parte del mondo.Attraversiamo un paio di villaggi di pescatori fino alla spiaggia per noi la più bella di tutta l’isola: Praja Grande! Dei bimbi salgono sulle palme per prenderci dei cocchi freschi, di cui beviamo il latte e poi man-giamo il dentro, ancora morbido! Quasi un budino di cocco. Davanti a noi, un pescatore, con un sempli-ce filo da pesca, estrae un pesce dietro l’altro dal mare, quasi come fosse con un retino dall’acquario. Ci sono almeno 200/300 metri di battigia, con acqua fino alle caviglie, in una cornice di palme dietro di noi, e sulla nostra sinistra, una colata lavica nera di basalto, accanto alla quale si tuffa un fiume. Giria-mo lo sguardo per vedere i tuffi carpiati in aria di due bimbi, ed eccolo là, dietro di noi, in una cornice perfetta, inaspettatamente, si staglia il Cao Grande. Bellissimo. Si prosegue a sud per la spiaggia dorata, di Praya In-hame (dove nel 2012 è apparsa un enorme tartaruga l’Ambulancia, specie in via d’estinzione di 6 metri

di lunghezza, un bestione) e poi al tramonto tour in barca tra le mangrovie, a Manzana, dove tra gli alberi echeggiano i richiami dei Makaki (scimmie locali).

6° GIORNO. Ci imbarchiamo, a Punta Baleia, alle 9.30 (unico imbarco del giorno) per l’Isla Las Rolas,

sulla cima della quale raggiungiamo la marca dell’E-quatore. Sul mosaico del mondo foto di rito: ognuno di noi mette un piede sull’emisfero nord e uno sull’e-misfero sud. Scesi dalla cima del promontorio, ci aspetta un’altra caletta bellissima, incastonata tra le palme, Praya Caffè, dalla finissi-ma spiaggia bianca.

7° GIORNO Sveglia alle 4.30 per battuta di pesce a Porto Alegre. Con una sola lenza e qualche amo arrugginito, prendiamo tredici sgombri, un bar-racuda di un metro e due “pesci fumo” di un metro e trenta. Pescata incredibile! Sbarcati, a Porto Ale-gre, conosciamo Manuel, un uomo che si è inventato un lavoro che mai ci saremmo aspettati in Africa, un servizio di cucina creativa, catering a domicilio. Gli consegniamo uno dei nostri super-pescioni e la sera ce lo vediamo arrivare al bungalow, in moto, insieme a un suo socio, con tanto di pesce asado, polpo al sugo, banane fritte, riso, magnoca e kalilù (il piatto tipico di Sao Tomè, una zuppa di oltre 10 diversi tipi di erbe, e pesce essiccato, un piatto che richiede due giorni di preparazione).In quella moto non si capisce come, ma i due “cu-cineros creativi” sono riusciti a portare anche piatti, posate, bicchieri e luce, e meno male perché a Praya Yalè, alle 20.00 staccano il generatore. Eccezionale. Davvero bravissimi! Era tutto buono.

8° GIORNO. Ancora due chicche ci aspettano: Pra-ya Piscina e Praya Yalè, una lunghissima spiaggia dorata, tutta solo per noi, il lodge ha solo tre bungalow e due sono nostri. Proprio lost world. Ap-pena svegli liberiamo altre 5 tartarughe (specie: “Verde”) le piccole si tuffano di corsa in mare. E noi riprendiamo la via per Sao Tomè. Domani sarà il 1 maggio, giorno di cortei e festeggiamenti, e quindi chiediamo a dei ragazzi di realizzarci un anteprima. In mezz’ora scatta un gran via vai di taxi e telefonate a pren-dere i vari membri della band, a giro per il villaggio, e in 4 e 4, otto, …….ecco fatto. Ci mettono in scena una trage-

dia, cantata e ballata, tra le loro capanne, con abiti tradizionali. Racconta di intrighi tra due casate, di un amore conteso, una sorta di sfida tra Montecchi e Capuleti del nostro Romeo e Giulietta. Bravi davvero anche in questa occasione. L’intraprendenza e crea-tività di questa gente ci colpisce tutti.

E mentre consumiamo l’ultimo eccezionale pranzo di pesce, in attesa del nostro volo, portiamo tutti negli occhi il piacere di aver conosciuto un popolo che si

è riappropriato della sua terra, e ha conservato la sua identi-tà, che si è presentato a noi in modo genuino e generoso. Qui nessuno si è mai approfittato di noi e, al contempo, nessun europeo (grazie a dio) era lì a approfittare di loro. Tutte le strutture erano integralmente gestite, solo e soltanto, da lo-cali, e aggiungerei gestite egre-giamente!!! Persone insomma di una certa cultura e tradizio-ne, sebbene orale, che hanno saputo valorizzare alcune delle strutture coloniali delle Rojas

lasciate lì dai portoghesi, e le loro capacità di pesca-tori, nonchè le loro eccelse qualità in cucina. Certo non ci si aspetta standard europei, ma, credetemi, ci si dimentica anche degli standard africani ….., in-somma, qui, tutto fa “Mondo a sé”. Torniamo a casa, col cuore pieno di un incontro con un popolo gentile, cordiale, socievole, sorridente, che ci ha fermato, più volte, per strada, solo per far due chiacchiere o per conoscerci, che ci ha, spesso, ringraziato per essere andati a visitare la loro terra, o ci ha voluto offrire una birra in spiaggia, solo per il piacere di un bellissimo incontro. Ciao Sao Tomè, bellissimo Lost World. Ci hai sorpre-so tutti.

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