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GENNAIO 2004 15 Un gladiatore “pentito” po- trebbe far riaprire, con le sue rivelazioni, alcune pagi- ne oscure della nostra storia recente, dal caso Moro fino alle strategie usate dai Ser- vizi per screditare i movi- menti di sinistra. Vediamo. SIMONE FALANCA nianza è emersa una struttura profonda- mente diversa da quella svelata in Parla- mento da Giulio Andreotti il 2 agosto del 1990: non una rete ideata per fron- teggiare una possibile invasione da parte delle truppe del Patto di Varsavia (la “Stay Behind”), ma una struttura infor- mativa e operativa che agiva esclusiva- mente all'estero. La storia ha cominciato a emergere dall'ombra lentamente e a fatica. L'allora ministro della Difesa Sergio Mattarella, rispondendo a un'interrogazione del se- natore di Rifondazione Giovanni Russo Spena sulla struttura supersegreta alla quale apparteneva Arconte, si è limitato a rispondere burocraticamente: «Dagli at- ti del Servizio non sono emerse evidenze in ordine a...». Risposta assolutamente insoddisfacente. Ma il racconto di Ar- conte non si ferma qui e qualche mese più avanti infittisce di nuovi particolari alcuni dei misteri italiani. Il "caso Moro" in particolare. G.71 ha infatti svelato che, nel marzo del 1978, venne inviato in missione in Libano per consegnare un documento al gladiatore G.219. Si trattava del colon- nello Mario Ferraro, passato poi al Si- smi, morto misteriosamente nel luglio del 1995, «suicidato», come si dice in gergo militare, visto che è stato ritrovato impiccato alla maniglia della porta del bagno benché fosse alto 1 metro e 90. Nel documento "a distruzione immedia- ta" (Arconte non ha mai distrutto il do- cumento e lo ha esibito alla magistratura inquirente, dalla quale attendiamo anco- ra un giudizio certo sull'autenticità) vie- ne ordinato di «cercare contatti con gruppi del terrorismo mediorientale, al fine di ottenere collaborazione e infor- mazioni utili alla liberazione dell'onore- vole Aldo Moro». L'aspetto inquietante di questa mis- sione è che il documento è datato 2 mar- zo 1978. Cioé 14 giorni prima del rapi- mento del presidente della Dc. Qualcu- no, quindi, sapeva che Moro sarebbe sta- to rapito. GLADIO & CENTURIE Facciamo qualche passo indietro. Gla- dio è il nome dato in Italia ad una struttura segreta, collegata con la Nato e istituita nel dopoguerra con la denomi- nazione "Stay Behind" (stare indietro), che aveva il compito di attivare una re- sistenza armata in caso di invasione so- vietica. L'esistenza di questa struttura segreta venne scoperta nel 1990 e suc- cessivamente confermata pubblicamen- te, nel febbraio del 1991, dall'allora pre- sidente del Consiglio Giulio Andreotti. Secondo quanto riferito in quell'anno dall'ex primo ministro italiano, la Gla- dio "Stay Behind" sarebbe stata compo- sta da 622 membri civili i quali aveva- no il compito di svolgere operazioni dentro il territorio nazionale riguardanti attività informative a carattere difensivo e sotto le direttive della Nato. Quella che racconta Antonino Ar- conte nel suo memoriale, invece, è tutta un'altra storia. Accanto alla cosiddetta Gladio "civile", infatti, sarebbe stata isti- tuita nel nostro Paese una struttura ar- mata dei servizi segreti militari, tenuta per 50 anni nascosta, che avrebbe ope- rato al di là dei confini italiani attraver- so un'attività regolata da direttive nazio- nali e non dalla Nato. Nel memoriale, Arconte spiega che Gladio era in realtà divisa in tre centurie. «La Prima Centuria era chiamata Aquile, erano cioé aviatori, alcuni paracadutisti della Folgore - scrive Arconte - la Secon- da Centuria era chiamata Lupi, io appar- tenevo a questa, composta da quelli pro- venienti dalla Marina e dall'Esercito. Poi c'era la Terza Centuria detta Colombe. Non era composta da militari ma da ci- vili, anche donne, che dovevano fare da supporto per le informazioni». Per conto dello Stato italiano, il "gla- diatore" G-71 avrebbe partecipato a di- verse operazioni estere: dalle repubbli- che dell'Est comunista al Nord Africa, dal Sahara spagnolo al Vietnam. Arconte rivela, tra l'altro, del ruolo svolto dai no- stri agenti segreti armati in Maghreb per la destituzione del presidente Burghiba. G-71 racconta anche di aver ricevuto un riconoscimento formale da parte di Betti- no Craxi il quale lo avrebbe invitato, co- me si evincerebbe da documenti, a tace- Q UELLA del gladiatore G.71 è una sto- ria scomoda, per anni tenuta sotto silenzio. Una storia tipicamente ita- liana, fatta di spie, imprevedibili retro- scena, rivelazioni importanti e supporta- te da documenti. Una vicenda talmente scomoda che anche quando, per fram- menti, è arrivata sulle pagine di alcuni giornali nazionali, non ha causato alcun sommovimento politico: il solito muro di gomma l'ha fatta tornare nell'ombra. E’ la storia di Antonino Arconte, 47 anni di Cabras, che fin dal 1997 ha affi- dato al web il racconto della sua vita al- l'interno dell'organizzazione Gladio. Agente di una struttura militare segreta facente capo al Sid, Arconte è stato pro- tagonista di operazioni che si sono svolte in mezzo mondo: dal Vietnam alla Rus- sia, dalla Cecoslovacchia al Libano, dagli Stati Uniti all'Africa. Dalla sua testimo- Nel documento viene ordinato di cercare contatti con gruppi del terro- rismo mediorientale al fine di ottenere informazioni utili alla liberazione dell’o- norevole Aldo Moro. ‘‘ ’’ UN ESPLOSIVO DOCUMENTO SUL CASO MORO MORIRE DI GLADIO GLADIO POTERE E PALAZZI

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Un gladiatore “pentito” po-trebbe far riaprire, con lesue rivelazioni, alcune pagi-ne oscure della nostra storiarecente, dal caso Moro finoalle strategie usate dai Ser-vizi per screditare i movi-menti di sinistra. Vediamo. SIMONE FALANCA

nianza è emersa una struttura profonda-mente diversa da quella svelata in Parla-mento da Giulio Andreotti il 2 agostodel 1990: non una rete ideata per fron-teggiare una possibile invasione da partedelle truppe del Patto di Varsavia (la“Stay Behind”), ma una struttura infor-mativa e operativa che agiva esclusiva-mente all'estero.

La storia ha cominciato a emergeredall'ombra lentamente e a fatica. L'alloraministro della Difesa Sergio Mattarella,rispondendo a un'interrogazione del se-natore di Rifondazione Giovanni RussoSpena sulla struttura supersegreta allaquale apparteneva Arconte, si è limitatoa rispondere burocraticamente: «Dagli at-ti del Servizio non sono emerse evidenzein ordine a...». Risposta assolutamenteinsoddisfacente. Ma il racconto di Ar-conte non si ferma qui e qualche mesepiù avanti infittisce di nuovi particolarialcuni dei misteri italiani. Il "caso Moro"in particolare.

G.71 ha infatti svelato che, nel marzodel 1978, venne inviato in missione inLibano per consegnare un documento algladiatore G.219. Si trattava del colon-nello Mario Ferraro, passato poi al Si-smi, morto misteriosamente nel lugliodel 1995, «suicidato», come si dice ingergo militare, visto che è stato ritrovatoimpiccato alla maniglia della porta delbagno benché fosse alto 1 metro e 90.Nel documento "a distruzione immedia-ta" (Arconte non ha mai distrutto il do-cumento e lo ha esibito alla magistraturainquirente, dalla quale attendiamo anco-ra un giudizio certo sull'autenticità) vie-ne ordinato di «cercare contatti congruppi del terrorismo mediorientale, alfine di ottenere collaborazione e infor-mazioni utili alla liberazione dell'onore-vole Aldo Moro».

L'aspetto inquietante di questa mis-sione è che il documento è datato 2 mar-zo 1978. Cioé 14 giorni prima del rapi-

mento del presidente della Dc. Qualcu-no, quindi, sapeva che Moro sarebbe sta-to rapito.

GLADIO & CENTURIEFacciamo qualche passo indietro. Gla-dio è il nome dato in Italia ad unastruttura segreta, collegata con la Nato eistituita nel dopoguerra con la denomi-nazione "Stay Behind" (stare indietro),che aveva il compito di attivare una re-sistenza armata in caso di invasione so-vietica. L'esistenza di questa strutturasegreta venne scoperta nel 1990 e suc-cessivamente confermata pubblicamen-te, nel febbraio del 1991, dall'allora pre-sidente del Consiglio Giulio Andreotti.Secondo quanto riferito in quell'annodall'ex primo ministro italiano, la Gla-dio "Stay Behind" sarebbe stata compo-sta da 622 membri civili i quali aveva-no il compito di svolgere operazionidentro il territorio nazionale riguardantiattività informative a carattere difensivoe sotto le direttive della Nato.

Quella che racconta Antonino Ar-conte nel suo memoriale, invece, è tuttaun'altra storia. Accanto alla cosiddettaGladio "civile", infatti, sarebbe stata isti-tuita nel nostro Paese una struttura ar-mata dei servizi segreti militari, tenutaper 50 anni nascosta, che avrebbe ope-rato al di là dei confini italiani attraver-so un'attività regolata da direttive nazio-nali e non dalla Nato.

Nel memoriale, Arconte spiega cheGladio era in realtà divisa in tre centurie.«La Prima Centuria era chiamata Aquile,erano cioé aviatori, alcuni paracadutistidella Folgore - scrive Arconte - la Secon-da Centuria era chiamata Lupi, io appar-tenevo a questa, composta da quelli pro-venienti dalla Marina e dall'Esercito. Poic'era la Terza Centuria detta Colombe.Non era composta da militari ma da ci-vili, anche donne, che dovevano fare dasupporto per le informazioni».

Per conto dello Stato italiano, il "gla-diatore" G-71 avrebbe partecipato a di-verse operazioni estere: dalle repubbli-che dell'Est comunista al Nord Africa,dal Sahara spagnolo al Vietnam. Arconterivela, tra l'altro, del ruolo svolto dai no-stri agenti segreti armati in Maghreb perla destituzione del presidente Burghiba.G-71 racconta anche di aver ricevuto unriconoscimento formale da parte di Betti-no Craxi il quale lo avrebbe invitato, co-me si evincerebbe da documenti, a tace-

QUELLA del gladiatore G.71 è una sto-ria scomoda, per anni tenuta sottosilenzio. Una storia tipicamente ita-

liana, fatta di spie, imprevedibili retro-scena, rivelazioni importanti e supporta-te da documenti. Una vicenda talmentescomoda che anche quando, per fram-menti, è arrivata sulle pagine di alcunigiornali nazionali, non ha causato alcunsommovimento politico: il solito murodi gomma l'ha fatta tornare nell'ombra.

E’ la storia di Antonino Arconte, 47anni di Cabras, che fin dal 1997 ha affi-dato al web il racconto della sua vita al-l'interno dell'organizzazione Gladio.Agente di una struttura militare segretafacente capo al Sid, Arconte è stato pro-tagonista di operazioni che si sono svoltein mezzo mondo: dal Vietnam alla Rus-sia, dalla Cecoslovacchia al Libano, dagliStati Uniti all'Africa. Dalla sua testimo-

Nel documento vieneordinato di cercare

contatti con gruppi del terro-rismo mediorientale al fine diottenere informazioni utilialla liberazione dell’o-norevole Aldo Moro.

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UN ESPLOSIVO DOCUMENTO SUL CASO MORO

MORIRE DI GLADIOGLADIOPOTERE E PALAZZI

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UN ESPLOSIVO DOCUMENTO SUL CASO MORO

16 G E N N A I O 2 0 0 5

re per il bene del Paese. L'attività di que-sta Gladio si svolgeva presso il ministerodella Difesa, direzione generale Stay Be-hind-personale militare della Marina e lamobilitazione dei gladiatori avveniva tra-mite Consubin (comando subaquei in-cursori di La Spezia). Un'attività segretacosì come quella degli Ossi (operatorispeciali servizio informazioni, alle di-pendenze di Gladio) che operavano ar-mati e i cui compiti sono stati ritenuti“eversivi dell'ordine costituzionale” dadue pronunciamenti della magistratura.

DA ARCONTE A MOROArconte è forse depositario di alcuni deisegreti che formano il filo nero che hacucito e legato il potere dello Stato alloStato occulto, attraverso il terrorismo na-zionale e internazionale, attraverso in-sabbiamenti e “suicidi” misteriosi. Il li-bro di Arconte, pubblicato qualche annofa negli Stati Uniti (ottenendo peraltroun discreto successo e diventando ogget-to di studio), ha aperto nuovi, inquietan-ti scenari sulla Gladio segreta. Vi compa-re anche l’immagine del documento topsecret sul caso Moro.

In quel documento si legge che il 2marzo 1978 - e cioè 14 giorni prima delrapimento di Moro e dell'uccisione dellasua scorta - la X Divisione "S.B." (StayBehind) della direzione del personaledel Ministero della Marina, a firma delcapitano di vascello, capo della divisio-ne stessa, inviava l'agente G71 apparte-nente alla Gladio "Stay Behind" (partitoda La Spezia il 6 marzo sulla motonaveJumbo M) a Beirut, per consegnare docu-menti all'agente G 129, ivi dislocato, di-pendente dal capocentro, colonnello Ste-fano Giovannone, affinchè prendessecontatti con i movimenti di liberazionenel vicino Oriente, perchè questi interve-nissero sulle Brigate Rosse, ai fini dellaliberazione di Moro.

Il nome del "gladiatore" G-71, Anto-nino Arconte, non figura nella lista dei622 resa nota in Parlamento, lista risulta-ta, comunque, "del tutto inattendibile".«Non è vero - ha scritto più volte FalcoAccame, ex presidente della commissio-ne difesa - che il "gladiatore" Arconte siaun "signor Nessuno": lo può testimoniareun altro agente di Gladio che operavacome civile, il cui nome di battaglia è"Franz». Nel 1997 "Franz" si fece riceve-re a Tunisi da Craxi e portò la lettera diArconte e di un altro gladiatore, TanoGiacomina (ucciso in circostanze miste-riose a Capoverde) che chiedeva al lea-der socialista di rendere pubblica la sto-ria della "Gladio delle Centurie". Secon-do "Franz", Craxi aveva chiesto di essere

ascoltato dalla Commissione Stragi (cosache era stata concessa al generale Malet-ti) e intendeva riferire in quella sede sul-la Gladio, ma l'incontro con la commis-sione non fu mai possibile.

L'ipotesi di una Gladio “segreta” cheoperasse all'estero con modalità di guer-ra non-ortodossa non è affatto peregrina,anzi, è in linea con modelli operativiispirati a quelli della Cia. I contatti conla Cia sono documentati fin dall'iniziodella nascita di Gladio, negli anni '50, esi svilupparono con il memorandum diRoma del 20 dicembre '72, di cui parlanel suo libro il generale Serravalle, capodell’organizzazione dal '71 al '74”.

Di Gladio come "scuola di eversio-ne" aveva parlato, nel dicembre 1991,Antonio Maria Mira in un articolo sul-l'Avvenire, in relazione all'OperazioneDelfino e a «uno strano documento diGladio che - scriveva Mira - sta preoc-cupando i magistrati padovani e roma-ni, il Comitato di controllo sui Servizi ela Commissione Stragi. E' datato aprile'66 e riguarda un'esercitazione denomi-nata "Delfino" che si svolse nella zonadi Trieste dal 15 al 24 aprile 1966, eche doveva procedere ad un program-ma di "attività provocatorie" coordinatedai servizi segreti ed in accordo con laCia, che prevedevano la partecipazionedelle unità di Gladio».

Sull'argomento interveniva AntonioGarzotto nel '92, scrivendo: «La "Delfi-no" altro non sarebbe che un "vademe-cum per la guerriglia", messo a punto

dalla Cia e concepito dal generale West-moreland, il comandante Usa in Viet-nam. Si trattava di un vero e proprio ma-nuale di strategia della tensione: agentidella Gladio avrebbero dovuto infiltrarsisia nelle file e nelle manifestazioni delPci, ma pure nelle frange della sinistraestrema per provocare "azioni violente,moti di piazza, uccisioni". Fare, insom-ma, "insorgenza", in modo tale da solle-citare una forte reazione, la "controinsor-genza", e legittimare un intervento di"stabilizzazione del potere" da parte del-l'Autorità di Governo».

GRADOLI STRASSERecentemente è sempre Falco Accame,in qualita' di presidente dell'Associazio-ne nazionale assistenza vittime arruolatenelle forze armate e famiglie dei caduti,a sollecitare la commissione parlamenta-re d'inchiesta sul dossier Mitrokhin, perapprofondire gli elementi riguardanti lavicenda Moro, che non si esaurisconocon le dichiarazioni di Arconte. Nel si-lenzio generale, infatti, alle affermazionidi Arconte (ricordiamo, sempre suppor-tate dal documento “a distruzione imme-diata” ancora da valutare), si sono ag-giunte negli ultimi mesi anche le dichia-razioni di un altro dei gladiatori cheoperava all'Est in maniera segreta, Pier-francesco Cangedda, il quale ha più vol-te dichiarato di aver ricevuto, mentreoperava nella Repubblica democratica te-desca durante i 55 giorni del sequestroMoro, una informazione che provenivadalla Stasi, contenente un'indicazionespecifica sulla base dei brigatisti in viaGradoli. Una base che era situata in“Gradoli Strasse”. Questa informazione,come risulta anche da alcune inchiesteancora in corso alla Procura di Roma,venne raccolta dal “terminale” dellastruttura, l'ufficiale dei servizi segreti To-nino La Bruna, l'uomo che avrebbe re-clutato personalmente lo stesso Arconte.

Le due “metà” della storia sembranocombaciare perfettamente. Vista la porta-ta di queste dichiarazioni, e le importan-ti conseguenze che potrebbero avere qua-lora ottenessero ulteriori riscontri, è giu-sto cominciare a fare chiarezza da subi-to senza tenere lontano i riflettori deimedia nazionali dalla vicenda. Siamo aun bivio nella ricostruzione della storiaitaliana degli anni '70 e '80, a partire dal-la genesi del terrorismo rosso fino al ca-so Moro. O i due gladiatori sono deicialtroni mitomani, e vanno perseguitidalla magistratura; oppure si dovrà tenerconto di quello che dicono e finalmentesi arriverà ad aprire un varco nel “murodi gomma”.

Il documento “ a distruzione immediata” sulsequestro Moro che il gladiatore Arcontepubblica nel suo libro.